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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 Forse a qualcuno può apparire una piccola partita, un pari sen- za gioia, amaro. Forse a qualcu- no non è piaciuto il modo con cui la squadra ha preso per l’enne- sima volta gol o come i suoi at- taccanti abbiano sbagliato occa- sioni nitide. Però la gara di Ge- nova a noi è apparsa comunque un risveglio. Avevamo paura, dopo i 5 gol subiti con la Juve, che la Fiorentina definitivamente si afflosciasse. Ne temevamo il crollo sospinta nel baratro pro- prio dalla peggiore delle nemi- che, appunto la Juve. Abbiamo paventato un crollo psicologico, un cedimento strutturale che coinvolgesse lo stesso Rossi il quale, non dimentichiamolo mai, dopo la sconfitta con i biancone- ri aveva detto: <Se il problema sono io sono pronto a farmi da parte>. Invece la Fiorentina si è rialzata dopo quel clamoroso e terribile ko. È tornata in piedi e seppur a fatica ha mostrato di essersi ri- svegliata. Insomma non s’è trat- tato di colpo mortale, semmai di un affronto tremendo per tutta la città. Ma la salvezza è ancora lì, a portata di mano, e siamo con- vinti che pur soffrendo ancora un poco i viola torneranno sulla terra ferma. IMPIANTI ELETTRICI CIVILI E INDUSTRIALI ALLARMI - RISTRUTTURAZIONI VIDEOSORVEGLIANZE CANCELLI AUTOMATICI illumina i tuoi desideri illumina i tuoi desideri LA CASA DELLA LUCE di Bartalini Massimiliano Via della Torricella 15 - Firenze [email protected] PRONTO INTERVENTO 331 3228823 ANNO 86 - N. 12 - MARTEDÌ 27 MARZO 2012 COPIA OMAGGIO L’elettricista dei tifosi viola! via Luca Signorelli 18/2 FI tel 055/785118 cell 336/602178 [email protected] B & B di Bondi Simone & IMPIANTI CIVILI, INDUSTRIALI E RIPARAZIONI ... DA LORO INIZIA LA RIPRESA VIOLA Montolivo, Vargas, Behrami, Natali... Continua in ultima MACCHINE DA CAFFÉ - FERRI A CALDAIA FERRI DA STIRO - FORNI ELETTRICI ASPIRAPOLVERI via D. M. Manni, 38 B/C - Firenze 055 610830 www.elettrodomesticisperanza.it RIPARAZIONE E VENDITA AL DETTAGLIO DI ELETTRODOMESTICI E DI ACCESSORI FIOR PANE di Pasticceria produzione propria Biscotti di Prato Guanciale lievitazione naturale Bozza pratese Pane integrale Prime macine GRASSINA Via Costa al Rosso 28/32 tel. 055 640480 IL LINGOTTO COMPRO ORO CERTALDO - VIA XX SETTEMBRE, 23 CELL. 329/3021966 TEL. 0571/1721354 ARGENTO-DIAMANTI-ROLEX PAGAMENTO IMMEDIATO IN CONTANTI IL LINGOTTO Compro Oro Temevamo il crollo e una caduta nel baratro INVECE A GENOVA LA FIORENTINA S’E’ RITROVATA IN PIEDI di Alessandro Rialti

il brivido sportivo n. 12 del 27marzo 2012

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il brivido sportivo n. 12 del 27marzo 2012

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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

Forse a qualcuno può apparire una piccola partita, un pari sen-za gioia, amaro. Forse a qualcu-no non è piaciuto il modo con cui la squadra ha preso per l’enne-sima volta gol o come i suoi at-taccanti abbiano sbagliato occa-sioni nitide. Però la gara di Ge-nova a noi è apparsa comunque un risveglio. Avevamo paura, dopo i 5 gol subiti con la Juve, che la Fiorentina definitivamente si afflosciasse. Ne temevamo il crollo sospinta nel baratro pro-prio dalla peggiore delle nemi-che, appunto la Juve. Abbiamo paventato un crollo psicologico, un cedimento strutturale che coinvolgesse lo stesso Rossi il quale, non dimentichiamolo mai, dopo la sconfitta con i biancone-ri aveva detto: <Se il problema sono io sono pronto a farmi da parte>.Invece la Fiorentina si è rialzata dopo quel clamoroso e terribile ko. è tornata in piedi e seppur a fatica ha mostrato di essersi ri-svegliata. Insomma non s’è trat-tato di colpo mortale, semmai di un affronto tremendo per tutta la città. Ma la salvezza è ancora lì, a portata di mano, e siamo con-vinti che pur soffrendo ancora un poco i viola torneranno sulla terra ferma.

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Meglio due feriti che un morto, recita una vecchia massima del calcio che ama citare sempre Aldo Agroppi, ed in effetti alla vi-gilia la divisione della posta tra Genoa e Fiorentina poteva sem-brare anche figlia della logica di due squadre che ormai han-no come solo obiettivo in questo campionato quello di salvarsi senza patemi, e che se potessero firmare per chiudere qui la stagione al quart’ultimo posto mandando tutti a casa probabil-mente lo farebbero. La partita però ha detto qualcosa di più ed il pari scaturito non è frutto di calcoli, ma anzi è maturato proprio nel finale quando ormai il successo dei viola sembrava cosa fatta. Le occasioni fallite per andare sul 3-1, con la firma del solito Lazzari e, più per sfortuna che per demerito, da un Var-gas tornato finalmente su buoni livelli servono per aumentare il rammarico e mangiarsi le mani fino ai gomiti, ma tutto sommato la reazione che ci si attendeva dopo la ‘notte della vergogna’ con la Juventus c’è stata, anche se unita ai soliti limiti già mani-festati più volte nel corso della stagione. Delio Rossi, qualcuno ha scritto con il suggerimento della squadra, ha fatto ricorso alla logica scegliendo la medicina più semplice e più efficace per le squadre in crisi. Il 4-4-2 nel calcio è, infatti, l’equivalente dell’a-spirina, che non ti guarisce ma ti rimette in piedi ed è utile per quasi tutti i mali. La scoperta è arrivata un po’ tardiva, anche

perché Rossi ritiene, a ragione, di essere l’allenatore del futuro ed in quest’ottica ha ragionato nelle settimane scorse. Il ricor-so all’usato sicuro rappresentato da una vecchia guardia che è arrivata addirittura fino al ripescaggio di Marchionni è stata scelta saggia, oltre ad aver dimostrato che il laterale messo in naftalina non è certo peggio di alcuni acquisti estivi o di gennaio. Con la filosofia della squadra “aspirina” di Genova, però, contra-sta la scelta di sostituire Amauri perché nel 4-4-2 scolastico un centravanti ci vuole ed anche perché la sua prestazione, certo condizionata da questo gol che non arriva, non era però stata negativa sul piano fisico e su quello tattico. Potremmo definirla quasi una scelta alla Mihajlovic, quella di Delio Rossi, e per que-sto non condivisibile, anche perché su quelle due palle capitate a Lazzari e a Vargas nel finale probabilmente Amauri avrebbe trovato il modo di mettere la sua prima firma nel tabellino con la maglia viola. Se comunque i tifosi della Fiorentina possono recriminare, diventano pazzi quelli del Genoa alle prese con una squadra scombiccherata alla quale un allenatore come Marino non può dare molto. I fischi finali di Marassi significano anche che chiunque, con la Fiorentina, pensa di avere l’obbligo di vin-cere e smentire questa certezza potrebbe già essere un buon obiettivo per il finale di stagione.

Come avevamo scritto la setti-mana scorsa la Fiorentina targata

Rossi è scesa in campo a Marassi con un modulo più pratico senza tanti svolazzi, quel 4-4-2 che da sempre assicura solidità a scapito di guizzi legati a trequartisti e giocatori di fan-tasia. La nostra perplessità era legata al gioca-tore da scegliere per la fascia destra davanti a Cassani. Rossi ha scelto Marco Marchionni che quest’anno era stato impiegato pochissimo e mai comunque da inizio partita. Ed è stato pro-prio dalla prova positiva dell’ex juventino e, sul fronte opposto, di un ritrovato Vargas che arri-vano le note più liete della Fiorentina che ha ‘ri-schiato’ di uscire dal campo con tre punti che sarebbero stati più che meritati alla luce delle occasioni capitate durante la partita ad Amau-

ri, Vargas e Lazzari. Jovetic è rientrato ma non era chiaramente al meglio fisicamente e non ha inciso come sa fare di solito. Anche Behrami, pur se autore di una buona gara, non ha potuto “mordere” come suo solito nel mezzo del campo. Senza i due pezzi pregiati al meglio delle possi-bilità è uscita la grinta della squadra, la voglia di rivincita contro tutto e contro tutti sottolineata anche da Rossi a fine gara. Adesso serve come l’oro una vittoria contro il Chievo domenica pros-sima perché le due partite successive saranno proibitive per i colori viola ed il Lecce, anche se non ha più la brillantezza del mese di febbra-io, è sempre un cliente pericoloso che andrà in-contrato fra le mura amiche (le sue, quindi in Sa-lento) nella penultima di campionato con almeno quattro punti di vantaggio.

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Il suo ritorno in campo, dopo due partite di assenza ed altrettante sconfitte a Catania e al Franchi contro la Juventus, è stato impor-tante. Valon Behrami a Marassi con il Genoa, la prima squadra che lo portò in Italia (in serie B) nell’estate del 2003 prelevandolo dal Lugano, ha disputato un’altra buona partita, l’ennesima in questa tormentata stagione della Fiorentina. Il suo rientro è servito a dare spessore e compattezza al centrocampo viola, reparto rivelatosi troppo leggero e arrendevole senza di lui. Ha lottato come un leone in mezzo al campo su ogni palla. Cercava di contrastare con tutte le proprie energie le incursioni dei rossoblu. Non si arrendeva mai. E così nella foga, dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa, ha anche rimediato un’ammonizione per un fallo su Belluschi. Meno male che non era in diffida, perciò questo cartellino giallo non avrà, almeno nell’immediato, alcuna conseguenza. Per arrivare alla salvezza, in-fatti, ci vogliono più che mai elementi come lui. Delio Rossi che già lo aveva conosciuto alla Lazio ne è pienamente consapevole. A Maras-si Behrami, una volta riconquistato il pallone, faceva subito ripartire le manovre dei viola. Era lui più di altri a dare il via alle ripartenze della squadra gigliata. Schierato da Rossi nel 4-4-2 al fianco di Montolivo, in posizione centrale, lo svizzero-kosovaro è stato ancora una volta una delle anime della Fiorentina. Dovunque un allenatore lo schieri, l’ex giocatore del West Ham lo ripaga con prestazioni più che po-sitive. E’ uno sul quale ci si può contare e fare pieno affidamento. Sempre. Era così con Mihajlovic prima, è così con Rossi ora. Eppure

il suo recupero era rimasto in dubbio fino alla vigilia della delicata sfida di Marassi. Il tecnico ro-magnolo voleva essere certo che Behrami stesse bene e avesse recuperato completamente dall’infortunio. Non valeva la pena mandarlo in campo in condizioni precarie per poi rischiare di perderlo per più gare in questo delicato finale di stagione. Il centro-campista è un gladiatore, uno che sente l’attaccamento alla maglia viola. E i tifosi questo lo hanno capito sin dal suo arrivo a Firenze nel gennaio dello scorso anno. Subito lo hanno eletto come proprio beniamino. E Behrami li ripaga sempre con prestazioni di carattere, mettendoci il cuore e l’anima. Poi magari anche lui sbaglia qualche prestazione, ci può stare, mica può sempre giocare al massimo. Ma nei quasi quindici mesi di permanenza in riva all’Arno sono poche le partite (quarantuno presenze, diciassette nella scorsa stagione, ventiquattro in questa) in cui ha rimediato l’insufficienza. A Behra-mi manca solo la ciliegina sulla torta a suggello del suo ottimo e costante rendimento, ovvero il primo gol con la maglia viola. Non è uno che segna facilmente lui. Però negli unici tre campionati di serie A disputati prima di venire a Firenze – tutti con la Lazio - ha sempre realizzato almeno una rete. Sarebbe bello cha la prima con la Fio-rentina la siglasse domenica prossima con il Chievo in un’altra sfida delicata in chiave salvezza e in una gara che per lui è una sorta di derby, visto che nel 2004/05 aveva giocato nel torneo cadetto nelle file del Verona. I tifosi gigliati ne sarebbero doppiamente felici.

l’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna

l’uomo in menodi Ruben Lopes PegnaGAMbERINI: ovvero quando il capitano smarrisce la rotta

bENTORNATO VALON, il gladiatore di questa Fiorentina

Non ci siamo proprio. Alessandro Gamberini purtroppo sta vivendo un periodo di grande difficoltà in questa fase calda e concitata del campionato. Dispiace dirlo, perché il capitano viola è uno fra i giocatori più attaccati alla Fiorentina. Ma la realtà è questa. E non c’è dubbio che il difensore sia giù di forma. A Marassi con il Genoa se ne è avuta un’ulteriore conferma: proprio nel finale di gara non è riuscito a frenare l’incursione di Palacio che lo ha saltato di netto, segnando così il gol del 2-2. Già era stato graziato dall’argentino nel primo tempo, un minuto dopo il gol siglato da Belluschi. Un errore del ‘Gambero’ aveva infatti permesso a Palacio già allora di battere indisturbato in porta: avrebbe potuto essere la rete del due a zero. Per fortuna della Fiorentina però la sua conclusione era terminata abbondantemente alta. Poi il capitano si era ripreso anche se nel secondo tempo aveva subito un’ammonizione per un fallo su Palacio. Nel finale, però, c’è stato l’erroraccio che ha portato il Genoa a pareggiare il match quando i viola già pregustavano il secondo successo in trasferta della stagione dopo quello ottenuto a Novara all’inizio di gennaio. Peccato davvero per Gamberini che già era stato lasciato fuori squadra da Delio Rossi contro la Juventus dopo la brutta prestazione di Catania, quando aveva provocato un rigore per gli etnei con un inutile fallo su Ber-gessio. Per la sfida di Marassi, però, il tecnico romagnolo gli aveva dato nuovamente fiducia. In una

gara difficile aveva preferito puntare su un giocatore esperto e maturo come lui piuttosto che su un elemento giovane, anche se molto bravo, come Nastasic. Peccato sia andata così. Rossi dovrà decidere già dome-nica prossima contro il Chievo se confermare il suo capitano o se puntare di nuovo su Nastasic. Sarà una scelta difficile anche sotto il profilo psicologico perché l’esclusione di Gamberini avrebbe il sapore di una bocciatura. L’allenato-re romagnolo dovrà fare molta attenzione a trovare la soluzione migliore nell’interesse naturalmente della Fiorentina. Rossi è uno che giustamente non guarda in faccia a nessuno, non guarda né al carisma né alla carta di identità dei suoi giocatori. Fa bene a fare così. E siamo certi che alla fine non sbaglierà nella scelta. Tuttavia crediamo che se vedrà Gamberini tranquillo e sereno alla fine manderà in campo ancora una volta lui. Sicuramente il tecnico romagnolo par-lerà a lungo con il proprio capitano nei prossimi giorni. Lo guarderà negli occhi e si affiderà al suo istinto di tecnico navigato ed esperto. E se alla fine il ‘Gambero’ giocherà anche contro il Chievo riteniamo che non deluderà, perché già da domenica sera negli spogliatoi di Marassi sta covando una grandissima voglia di riscatto.

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Con la Fiorentina ha esordito in serie A a 18 anni ed ha conquistato una coppa Italia nella stagione 1974-75: Moreno Roggi, ex terzino viola intervistato dal Bri-vido Sportivo, ha parlato dell’attuale situazione della Fiorentina e di quelli che potrebbero essere gli scenari dopo il ‘divorzio’ tra la società viola e il direttore sportivo

Pantaleo Corvino soffermandosi anche sul mercato, lui che è procuratore di diversi giocatori di A tra i quali Am-brosini e Mesto.Pochi giorni fa è arrivato il divorzio tra Corvino e la Fiorentina. Cosa ne pensa? Crede che il direttore sportivo, come a suo tempo Mihajlovic, abbia paga-to anche colpe non sue?«Diciamo che il rapporto tra Corvino e la Fiorentina si era esaurito: sette anni sono tanti e credo che tutto som-mato sia stato un ‘divorzio’ consensuale. Più che parlare di esonero, diciamo che Corvino era arrivato alla sca-denza del contratto e la Fiorentina ha dato l’annuncio prima per prendere, credo, delle decisioni importanti. Corvino ha fatto delle cose buone e altre ottime. Negli ultimi due anni però la squadra ha avuto sicuramente delle difficoltà e l’auspicio è che finiscano con la conclu-sione di questa stagione».Quali sono le caratteristiche e le qualità fondamen-tali che dovrà avere il prossimo direttore sportivo della Fiorentina?«Corvino concentrava su di sé tutte le responsabilità. Penso che in una società come la Fiorentina, il direttore sportivo si debba occupare principalmente del lato tecni-co, avere l’ausilio di un responsabile del settore giovani-le e debba comunque relazionarsi, per quanto riguarda il lato economico, con la società attraverso il suo presi-dente e l’amministratore delegato». In questi ultimi giorni sono stati fatti i nomi di pos-sibili successori di Corvino: Oriali, Lo Monaco, Car-boni sono tra i più gettonati. Ci dà un giudizio su ognuno di loro?«Partiamo da Lo Monaco: penso che il ds del Catania sia molto simile a Corvino perché incentra su di sé tutte le responsabilità a differenza ad esempio di un Foschi che è un direttore sportivo che si occupa più del lato tecnico. Oriali è invece molto tecnico, ha grande espe-rienza, inoltre avendo vissuto a Firenze da giocatore ca-

pisce bene gli umori e il modo di vivere la città e questo è importante. Carboni invece ha vissuto una sola espe-rienza come ds a Valencia, si occupa in particolar modo del settore tecnico, è un ottimo elemento e inoltre ha già collaborato con Macia che attualmente è dentro la Fiorentina».In questa fase in cui la Fiorentina deve scegliere il nuovo ds e ridisegnare il quadro societario, lei cre-de ancora ad un inserimento nel club di Antognoni? Oppure ormai è un discorso chiuso?«Mi auguro che Antognoni possa avere spazio dentro la società indipendentemente da chi sia il presidente. Per tutti noi Giancarlo è il personaggio più rappresentativo della Fiorentina. Mi farebbe molto piacere se entrasse a far parte della famiglia viola».Lei si aspettava che Delio Rossi facesse peggio di Mihajlovic in termini di punti?«Sinceramente non me lo aspettavo anche perché ave-va un grande consenso popolare e ciò avrebbe dovuto rendere l’ambiente più sereno».Secondo lei la Fiorentina, a fine campionato, allon-tanerà Rossi?«A giugno secondo me può succedere di tutto, tutti gli scenari sono aperti».Come, secondo lei, i Della Valle potranno riacquista-re la fiducia dei propri tifosi?«Le cose purtroppo, quando non vanno bene, portano alla contestazione. Anche se a mio avviso non c’è stata

Moreno Roggi: Jovetic non lo venderei per meno di 60 milioni.DALL’ADDIO A CORVINO AL FUTURO: ROSSI?

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una grande contestazione, semmai più disapprovazione, non dobbiamo dimenticarci che perdere 5-0 contro la Ju-ventus è umiliante per chi tifa viola. C’è stata una resa da parte dei giocatori, perché si può vincere o perdere, ma bisogna sempre dare l’anima».Se dovesse scegliere lei, da quali giocatori dell’attuale rosa della Fiorentina ripartirebbe il prossimo anno?«Non è compito mio. Mi auguro però che chi rimane, lo dico da tifoso, investa nella Fiorentina e abbia un pro-gramma ben preciso, che sia chiaro nel comunicarlo e che vada avanti con persone legate storicamente alla squadra perché la Fiorentina è una ‘cosa’ che bisogna vi-vere e sentire. Se ci fossero più persone come Antognoni e Galli all’interno della società la Fiorentina riuscirebbe ad integrarsi di più nel tessuto cittadino e ciò porterebbe a raggiungere più facilmente i risultati».

Lei è il procuratore di Mesto, accostato spesso alla Fiorentina. L’affare però non è mai andato in porto: come mai? Nello scorso mercato si era parlato pure di uno scambio De Silvestri-Mesto.«Solo voci di mercato, il giocatore è sempre piaciuto alla Fiorentina ma non c’è mai stato un avvicinamento. Interessava indubbiamente al club viola, ma per ragioni societarie ed economiche, l’affare non è mai andato in porto. Lo scambio De Silvestri-Mesto? Niente di vero».Alessio Cerci è uno dei giocatori che da quanto ha messo piede a Firenze è stato, in un modo o nell’altro, contestato, più che mai dopo la sua espulsione contro la Juventus. Ci dà un giudizio su questo giocatore?«Per quanto riguarda Cerci come ragazzo non lo posso giudicare perché non lo conosco. Come giocatore invece penso che sia un talento naturale: quando gioca bene, come ha fatto nella seconda parte del campionato scor-so, risulta determinante per la propria squadra. Quando invece non c’è sintonia tra mente e fisico il suo rendimento non è buono e quindi viene criti-cato. Se le cose andasse-ro bene gli sarebbe per-donato tutto o quasi, ma visto che le cose vanno male viene additato per qualsiasi tipo di atteggia-mento e qualsiasi parola detta».Da ex terzino che pensa di Mattia Cassani? Cre-de che la Fiorentina lo riscatterà a giugno?«Non so se la Fiorentina lo riscatterà a giugno, so che è un ottimo giocato-re che ha fatto parte del giro della Nazionale, nel suo ruolo però ci sono anche De Silvestri e il giovane Piccini che nel-la Carrarese sta facendo molto bene e sono sicu-ro che avrà un grande avvenire».

A giugno scadrà il contrat-to di Amauri: la Fiorentina cosa deciderà di fare?«Se Amauri non avrà un’impen-nata da qui alla fine non credo che gli rinnoveranno il contratto, se invece d’ora in poi riuscirà a tornare ai livelli di gioco dello scorso anno nel Parma, penso che abbia ottime probabilità di essere confermato».Se alla Fiorentina dovesse arrivare un’offerta da 25-30 milioni per Jovetic, secondo lei la società viola fareb-be bene ad accettarla?«No assolutamente. Jovetic è un campione di altissimo livello, un giocatore da Manchester, da Real Madrid, io parlerei di una sua eventuale cessione a partire solo da 60 milioni di euro in su».

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Dopo l’annuncio della Fiorentina di non rinno-vare il contratto di Pantaleo Corvino in sca-denza a giugno è scattato il toto-diesse. Tanti i nomi nella lista dei probabili pretendenti al ruolo di nuovo direttore sportivo viola. Tra questi c’è anche quello di Giovanni Sartori, attuale ds del Chievo Verona, prossimo av-versario della Fiorentina al Franchi. Un nome accostato da tempo alla società viola, un di-rigente contattato dalla famiglia Della Valle diversi anni fa, prima della scelta di puntare su Corvino. Il Brivido Sportivo ha intervistato Sartori in esclusiva.

La notizia della settima-na scorsa è quella della fine del rapporto profes-sionale tra la Fiorentina e Pantaleo Corvino. Che idea si è fatto?«Non è facile entrare in casa altrui e cominciare a emanare giudizi. Prima di parlare bisogna cono-scere bene l’ambiente. Quello che posso dire, dal di fuori, è che mi dispiace moltissimo per Pantaleo. Negli anni che ha vissuto

a Firenze ha lavorato molto bene e non sono solo io a dirlo, lo dicono i risultati. Quelli ottenuti sono sotto gli occhi di tutti».Può darci un giudizio sull’operato di Corvino durante i 7 anni di gestione dell’a-rea tecnica della Fiorentina?«Non può che essere giudicato positivo: Corvino ha riportato la Fiorentina a calca-re palcoscenici importanti come quello della Champions League, ha lanciato tanti giocato-ri, ha costruito un settore giovanile vincente. Questo è stato Corvino nella Fiorentina».Negli ultimi due anni però sono stati com-messi alcuni errori.«Gli errori fanno parte del gioco ma non pen-so sia solo colpa di Pantaleo, non è giusto ad-dossare a lui tutte le responsabilità degli ultimi periodi in casa viola. Parlerei invece di anni sfortunati, di fine di un ciclo, che non può co-munque macchiare l’ottimo operato del diesse viola».La Fiorentina è da considerarsi ancora una grande piazza?

«Assolutamente. Un paio di anni al di sotto delle proprie possibilità non significano che la squadra viola non potrà più lottare per l’alta classifica. La Fiorentina è e sarà sempre una grande piazza per storia, società e tifoseria».Da anni il suo nome è accostato al club vio-la: le farebbe piacere avvicendare Corvino?«Lo ripeto, la Fiorentina è una grande squa-dra e io sono il direttore sportivo del Chievo. Andiamo avanti, mi faccia la domanda di riser-va…»Mettiamola così: le piacerebbe vivere a Firenze?«Premesso che vivo benissimo sul lago di Garda, Firenze è una città d’arte, di cultura, di storia: a chi non piacerebbe viverci?».In questo momento qual è in casa viola il ruolo più scomodo tra diesse e allenatore?«Quando le cose vanno male tutti diventano scomodi. Entrambi i posti sono ‘bollenti’, ma a Firenze si critica spesso anche la famiglia Della Valle. Diciamo che tutti i ruoli in questo momen-to sono nel mirino dei tifosi».Che lavoro aspetta il nuovo direttore spor-tivo viola?«Dovrà ricominciare. Sarà l’anno zero per tutti: dirigenti, direttore sportivo e allenatore. Il mo-dello da ripetere è quello con allenatore Cesare Prandelli: un modello forte che la Fiorentina riu-scirà sicuramente a riproporre».Domenica prossima il suo Chievo sarà ospi-te al Franchi: uno scontro diretto per la sal-vezza. Che sfida sarà?«Una partita difficile, nessuna delle due squadre può permettersi una sconfitta. Sia la Fiorentina che il Chievo sono costretti a fare punti. La po-sta in palio è importante, mancano poche partite alla fine del campionato e tutte le gare d’ora in

poi sono da considerarsi decisive».Teme qualche giocatore viola in particolare?«Amauri è un ex della gara e un grande at-taccante. è stato il Chievo che lo ha lanciato anni fa, non il Palermo come a volte si legge. Abbiamo un ricordo straordinario di lui, speria-mo che non si sblocchi proprio contro di noi».

Parla il ds del Chievo accostato ai viola: ‘La nuova Fiorentina? Riparta dal modello-Prandelli’GIOVANNI SARTORI: IO, L’EREDITA’ DI

CORVINO E IL PERICOLO-AMAURI

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Come brindano adesso i nemici di CorvinoMA LA GUERRA E’ INTESTINA

ED E’ SOLO ALL’INIZIO

Premesso che l’addio era cosa certa e che francamen-te l’avevo preannunciato da tempo, voglio raccontarvi com’è che è maturato il giorno della rottura fra Pantaleo Corvino e la Fiorentina, complice ovviamente quella maledetta sconfitta con la Juve senza la quale i Della Valle avrebbero atteso fino alla conclusione del campio-nato prima di prendere una decisione fra il no e il sì alla conferma del loro ds. Ma nella Fiorentina esiste da tempo un partito avverso all’uomo di Vernole: consiglieri, amici di consiglieri, pro-

curatori e direttori sportivi esterni al gruppo, amici degli amici che a Pantaleo da tempo l’hanno giurata. Un po’ perché lo vedono diverso da loro essendo tipo tosto e testardo. Un po’ perché lui li ha ‘sculacciati’ tenendoli lontani dalla stanza dei bottoni. Un po’ perché è indiscu-tibile che questi ultimi mercati, specie quello dell’attuale stagione, siano stati ampiamente negativi. Resta il fatto che l’amore tra Corvino e la Fiorentina si era via via affievolito e che questo partito anti-Pantaleo si stava progressivamente rafforzando. Ma temendo che il Nostro potesse risorgere dalle proprie ceneri i leader del partito davanti alla sconfitta con la Juve hanno preso la palla al balzo e contando sulla paura montante di una crisi definitiva hanno spinto Andrea Della Valle a chiudere anzitempo con Corvino archiviando così il loro grande nemico. Certo, le cose anda-vano male e questo non si può disconoscere. Però pur di fermarlo in modo definitivo hanno rischiato di rendere ancora più difficile la situa-zione, peraltro facendo scattare il tutto proprio il giorno prima della scomparsa della madre dello stesso ds viola.Ma questo è il passato. Adesso il problema più grosso riguarda la successione: è proprio su quella, sull’eredità di Corvino che si stanno fa-cendo la guerra i leader del partito. I Della Valle sono molto tentati dalla possibilità di dare in mano a Lele Oriali, uomo di esperienza e con un’immagine importante, le redini del futuro. Ma dentro il Cda viola o nella sua immediata peri-feria i complottanti di un tempo stanno cercando di capitalizzare al massimo la decapitazione di Pantaleo puntando su propri candidati: riusciran-no a mettere alla guida del mercato viola il loro

uomo? Oppure alla fine i Della Valle stufi di cospiratori riprenderanno in mano la situazione mettendo Oriali sul futuro trono viola? E’ questo il motivo che più mi intriga e state sicuri che la vostra Gola Profonda, alla prossima puntata, vi racconterà i nuovi intrighi viola.

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La caccia al ds è partita già da qualche giorno e dovrebbe trovare il

suo compimento entro un paio di settimane, al massimo tre. Il divorzio da Pantaleo Cor-vino ha alimentato diverse soluzioni per la sua successione e nel frattempo il club manager Guerini è sempre più affiancato alla squadra. Voci sui possibili successori dell’ormai ex dirigente viola? Ne circolano da tempo e sono delle più svariate, a partire da Rui Costa proseguendo col ritorno del-la coppia Galli-Lucchesi. Ma stringi stringi al momento sono due i nomi che paiono in vantaggio su tutti.

GABRIELE ORIALI. Rappresenta il candi-dato tipo della famiglia Della Valle e infatti è a lui che i proprietari viola stanno pensando in modo particolare. Personaggio di classe e di stile, ex viola che quindi conosce benis-simo l’ambiente, stimato dai tifosi. Protago-nista del ‘Triplete’ dell’Inter di Mourinho in qualità di consulente di mercato, ma anche a Bologna e Parma Oriali ha ottenuto grandi successi.

In rossoblu ha conquistato due promozioni, dalla C1 alla B e dal campionato cadetto alla A, ma il colpo per il quale è passato alla storia è uno solo: Roberto Baggio. A Parma i successi sono ancora più fragorosi, ha vinto una Coppa Uefa (in finale contro il Marsiglia) e una Coppa Italia (nell’ultimo atto proprio contro la Fiorentina), oltre a conquistare il quarto posto in campionato che ha significato preliminari di Champions League. Dicono che lui non disdegnerebbe un ritorno all’Inter specie se Branca a giu-gno dovesse lasciare il club nerazzurro. E non a caso nel 2010 rifiutò il Bologna che gli offriva nuovamente la carica di diretto-re sportivo. Per convincerlo ad accettare la Fiorentina serve appunto l’intervento deciso di Diego Della Valle.

PIETRO LO MONACO. Il suo lavoro a Ca-tania è terminato e, un po’ come Corvino a Firenze, ha finito gli stimoli dopo un rap-porto molto intenso. Lascerà certamente il club del presidente Pulvirenti, resta da ca-pire se arriverà a Firenze oppure no. E’ un ds vecchio stile, dicono… alla Corvino. Le operazioni di mercato passerebbero solo ed esclusivamente da lui. Con Lo Monaco la Fiorentina scoprirebbe ancora di più il pano-rama sudamericano e rivolterebbe la rosa come un calzino. Gode della stima della piazza. Tutti i sondaggi lo vedono ‘trionfare’ per distacco, segno che i fiorentini hanno imparato ad apprezzare il suo lavoro. Fra le operazioni migliori alla guida del Catania ne citiamo tre su tutte, che sono fruttate in totale quasi 30 milioni di euro. Juan Manuel Vargas (ceduto alla Fio-rentina per una cifra vicina ai 13 milioni di euro), Jorge Martinez (ceduto alla Ju-

ventus per la stessa cifra) e Matias Silve-stre (finito al Palermo in cambio di 7,3 mi-lioni di euro). Operazioni che testimoniano la bontà del lavoro svolto in Sicilia e non casuali perché il club etneo realizzerà plu-svalenze di questo tipo, se lo vorrà, anche la prossima estate. Giocatori come Gomez e Barrientos fanno gola a molti club europei, senza dimenticarsi di Maxi Lopez (in pre-stito oneroso al Milan e con il riscatto già fissato a 8 milioni). Per tutti questi motivi, Lo Monaco è finito sotto la lente d’ingrandi-mento dei Della Valle.

ALTRE CANDIDATURE. Poi c’è l’ampis-sima rosa di tutti gli altri candidati che in questo momento sembrano inseguire i due sopra citati. Sembra resistere sempre Ame-deo Carboni, che ha collaborato con Ma-cia (attuale capo degli osservatori viola) ai tempi del Valencia, così come Giovanni Sartori, ds del Chievo per il quale c’è chi dice che un sondaggio sarebbe già stato fatto. Il problema maggiore in questo caso è rappresentato dal contratto che lega Sar-

tori al Chievo: per liberarlo la Fiorentina do-vrebbe presentare un’offerta al club veneto. Circolano pure i nomi di Riccardo Bigon (per il quale si parla di un addio al Napoli) e Stefano Capozucca (nel suo caso la se-parazione dal Genoa è ritenuta scontata), insieme a quello – nelle ultime ore - di Pino Vitale, storico dirigente dell’Empoli. In salita appare la pista che porta a Walter Sabati-ni (ha rinnovato per un anno il contratto con la Roma anche se questo può non essere necessariamente un ostacolo insormonta-bile), mentre il lavoro svolto a Bergamo ha fatto drizzare le antenne anche per quan-to riguarda Pierpaolo Marino. Infine una piccola nota a margine. L’addio a Corvino porterà cambiamenti anche per quanto ri-guarda il settore giovanile: da valutare quin-di la posizione di Vincenzo Vergine. Il tutto mentre al club viola viene accostato Mauro Pederzoli, ex direttore sportivo del Novara, proveniente dal settore giovanile del Milan.

UN CANDIDATO IN MENO. Fino a lunedì pomeriggio il nome di Pietro Leonardi era fra quelli ritenuti più caldi per il dopo Corvi-no. La firma per il rinnovo del contratto con il Parma che non arrivava aveva fatto pen-sare che i problemi con la proprietà fossero più seri del previsto. Poi però è arrivata la fumata bianca, con Ghirardi che ha confer-mato il rinnovo: “Avrei voluto dare l’annun-cio alla fine del campionato, ma ho rinno-vato il contratto con Leonardi per i prossimi cinque anni. Spero con questa mia dichia-razione di mettere a tacere le chiacchiere sul suo conto”. Alla Fiorentina, quindi, non resta che depennare un candidato dalla rosa di direttori sportivi in corsa per la sosti-tuzione di Corvino.

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Jovetic e la Juve: Firenze, l’ombra di baggio E L’INCUbO DI RIVIVERE ATTIMI DI GUERRIGLIA

Il divorzio tra la Fiorentina e Pantaleo Corvino ha messo in discussione anche alcune operazioni per il futuro che sem-bravano scontate fino a pochi giorni fa. Vero che il ds aveva il contratto in scadenza ma è altrettanto vero che lui aveva già cominciato a muoversi per la prossima stagione. Due colpi pra-ticamente messi a segno, quelli di Hegazy e Pizarro e una se-rie di trattative intavolate che si sarebbero potute concludere in maniera positiva. Il nome buono era quello di Lucas Biglia, ma anche per Teofilo Gutierrez e Marcos Arouca i viola avevano cominciato a sondare il terreno. In questo gruppo pure Luuk De Jong, fortissimo attaccante del Twente (che ha letteralmente stregato Corvino) e Bas Dost (attaccante olandese dell’Hee-renveen classe ’89). Il destino per alcuni di loro sembra a que-sto punto lontano dalla Fiorentina, in particolare per Mounir El Hamdaoui, fortemente voluto a gennaio proprio da Corvino.

IN SOSPESO. Andiamo con ordine e partiamo da Ahmed He-gazy, centrale di difesa egiziano classe ’91, che in patria hanno soprannominato il Nesta delle Piramidi. Un colosso alto 194 cm di 83 kg di peso, a dispetto dei quali è anche molto veloce oltre che competitivo sulle palle alte. Punto fermo dell’Ismaily da di-verse stagioni, nonostante la giovane età fa già parte in pianta stabile della Nazionale egiziana. Corvino, prima del siluramen-

to, lo aveva già preso e il 22 dicembre scorso il club egiziano ha comunicato sul suo sito ufficiale che il calciatore si aggregherà alla Fiorentina a partire da giugno prossimo previo il pagamento della somma stabilita per il costo del cartellino: 1,5 milioni di euro. Per Guido Pizarro la situazione è praticamente identica, anche se il volante argentino poteva già essere un giocatore viola da gennaio. Corvino ha fatto di tutto per anticiparne l’arrivo e velocizzare le pratiche per il suo passaporto comunitario, ma l’ultimo documento utile per sancire il trasferimento è arrivato il giorno dopo la chiusura del mercato. Una beffa, anche perché Pizarro era già arrivato a Firenze ed era pronto per mettersi a disposizione di Delio Rossi. Soprannominato in patria El Conde, il conte, per via del suo stile di gioco molto elegante, fa della fisicità e del dinamismo le sue armi migliori, anche se ha pure una buona visione di gioco. Si ispira a Veron e Corvino aveva raggiunto l’accordo con il Lanus sulla base di 2,8 milioni di euro. La domanda da farsi a questo punto è una sola: che ne sarà di Hegazy e Pizarro? La risposta, ad oggi, è difficile da dare, anche perché la decisione spetterà alla Fiorentina congiunta-mente al nuovo direttore sportivo. La sensazione è che l’eredità di Corvino sarà raccolta dal suo successore anche perché dei giocatori in questione si parla molto bene in giro per l’Europa, specialmente di Hegazy.

SPERANZE ANCORA VIVE. Il nuovo direttore sportivo, chiunque esso sarà, avrà la facoltà di decide-re se continuare o meno a seguire gli input lanciati negli scorsi mesi da Corvino. Nel caso in cui fosse Pietro Lo Monaco il pre-scelto, potremmo scommettere che le piste che portano a Lucas Biglia e a Marcos Arouca non sarebbero abbandonate. I due centrocampisti sudamericani sono da tempo sul taccuino di Corvi-no e il regista argentino dell’Anderlecht era stato individuato come possibile sostituto di Riccardo Montolivo. Centrocampista centrale con un bel piede destro e un’ottima visione di gioco, nelle settima-ne scorse anche il Barcellona lo avrebbe visionato. E’ chiaro che la Fiorentina non potrebbe competere con certi club, ma se il nuo-vo ds fosse affascinato dal giocatore avrebbe la strada agevolata dal lavoro di Corvino quantomeno per provare a prenderlo. Stesso identico discorso per Arouca, anche se in questo caso ha un peso enorme il suo status di extracomunitario. In stand-by la trattativa per Teofilo Gutierrez, nonostante la totale apertura dell’entourage del giocatore alla maglia viola. Il colombiano costa circa 10 milioni di euro, Corvino era rimasto interdetto proprio per l’alta valutazione del cartellino.

PISTE ABBANDONATE? Chi invece vede allontanarsi sempre di più la maglia viola è Mounir El Hamdaoui. Dopo essere stato protagonista (suo malgrado) di una delle querelle più curiose della storia del calciomercato nel mese di gennaio, nutriva la speranza di poter arrivare a Firenze a giugno. Un sogno, il suo, andato in frantumi nel momento in cui Corvino e la Fiorentina si sono detti addio. Difficile a questo punto che il club viola torni sul giocato-re marocchino. Oltre ad El Hamdaoui, potrebbero anche essere abbandonate le piste che portano ai due attaccanti olandesi più promettenti per il futuro e che Corvino aveva cominciato a lavorare ai fianchi. Luuk De Jong e Bas Dost costano infatti più di 10 mi-lioni di euro e sembra proprio che il nuovo corso viola non preveda spese folli per i singoli giocatori.

ChE NE SARA’ DI LORO? Futuro rebus per hegazy e Pizarro bloccati da Corvino

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Una partita abbordabile, ma solo sulla carta, quella che affronterà la Fiorentina al Franchi domenica prossima contro il Chievo. Intanto c’è da vendicare la scon-fitta patita nel match d’andata al Ben-tegodi che costò la panchina a Sinisa Mihajlovic: sembra passato un secolo da quella gara e le cose purtroppo non sono molto migliorate in casa viola. La formazione di Mimmo Di Carlo, inve-ce, dimostra di sapere il fatto suo e sta disputando una stagione tutto sommato positiva. Tra le sfide con i gialloblu ve-ronesi (la prima fu disputata il 26 agosto 2001 e fu vinta dai veneti all’esordio in serie A per 2-0) una citazione particolare la merita quella giocatasi il 22 febbraio 2009 valida per la venticinquesima gior-nata e vinta dai viola per 2-1.La Fiorentina la affronta con tanta rab-bia in corpo per la sconfitta casalinga (per 1-0) patita tre giorni prima al Fran-chi con l’Ajax nel match d’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa. Per l’incontro con il Chievo Prandelli manda in campo la seguente formazione schie-rata con il 4-3-1-2: Frey; Zauri, Gambe-rini, Kroldrup, Vargas (Pasqual dal 46’); Kuzmanovic (Bonazzoli dal 68’), Felipe Melo, Montolivo; Jovetic (Semioli dal 46’); Gilardino, Mutu. E’ una formazione spiccatamente offen-siva con Jovetic alle spalle di Gilardino e Mutu. E la Fiorentina così inizia la partita all’attacco come è negli intenti del suo

allenatore. I viola, però, non riescono a sbloccare il risultato mentre il Chievo, da parte sua, si difende con ordine e senza correre eccessivi rischi. Prandelli capisce che la sua squadra è troppo sbilanciata in avanti e soffre a centrocampo. Così nell’intervallo decide per una doppia sostituzione: lascia negli spogliatoi uno spento Jovetic ed inse-risce al suo posto l’ex di turno, Franco Semioli, cambiando assetto tattico (pas-sa al 4-4-2). Inoltre inserisce Manuel Pa-squal, mandando sotto la doccia Vargas, anch’egli in giornata no. La Fiorentina sembra più equilibrata. Ma è il Chievo, invece, a passare inaspettatamente in vantaggio al 13’ con un’azione dei suoi difensori centrali. L’assist di Yepes è raccolto da Morero per il gol del vantaggio gialloblu. I vio-la, che fino a quel momento non hanno effettuato nemmeno un tiro in porta, ri-schiano il tracollo. E’ bravo Frey a salvarsi su una conclu-sione di Pellissier. Prandelli a quel punto gioca il tutto per tutto, toglie Kuzmanovic ed inserisce un attaccante, Bonazzoli, ridisegnando la squadra con un nuovo assetto tattico, il 4-2-4, con Semioli e Mutu sulle fasce e Gilardino e Bonazzoli appunto al centro. I frutti delle mosse del tecnico viola non tardano a vedersi. Al 28’ Pasqual pennella un cross per la testa di Gilardino che, con la complici-tà di un tocco di un difensore clivense,

batte il portiere Sorrentino. La Fiorentina insiste alla ricerca della vittoria. Il Chievo arretra e al 36’ si ritrova con un uomo in meno per l’espulsione di Italiano per doppia ammonizione. Al 49’, al quarto minuto di recupero, i viola segnano il gol partita con Mutu su assist di Bonazzoli. Ma i veronesi prote-stano perché l’azione, a loro dire, è vizia-ta in partenza da un fallo del giocatore rumeno su Mandelli.

Per la Fiorentina questi comunque sono tre punti preziosi nella corsa al quarto posto. Prandelli ha l’ulteriore conferma della bravura della sua coppia di attaccanti ti-tolari, Gilardino e Mutu, che con le reti rifilate al Chievo salgono a quota 27: 15 per Gila e 12 il ‘Fenomeno’. Altri tempi quelli per la Fiorentina. Eppure da quella partita sono trascorsi appena poco più di tre anni.

CONTRO IL ChIEVO UNA RIMONTA ChE AVVICINO’ IL 4° POSTO

Ciao Paolo

QUANTI RICORDI. Ci sono persone che quando se ne vanno lasciano indubbiamen-te un’impronta indelebile per quello che sono state, per quello che hanno dato, per quello che hanno rappresentato. Una di queste per-sone è Paolo Melani, scomparso lo scorso 20 marzo all’età 82 anni. Il giornalista fioren-tino, figlio del fondatore del Brivido Sporti-vo (nato nel lontano 1927), è stato colui che ha certamente dato lustro alla nostra testata, ma era conosciuto anche come autore di mol-teplici volumi sul calcio tra i quali la collana sulla storia della Fiorentina (“Fiorentina 80 anni di storia”) e sugli azzurri (“Storia della Nazionale italiana”). Inoltre è stato colui che con semplicità e genialità tipica fiorentina ha coniato il motto ‘Meglio secondi che ladri’ nel 1982, subito dopo che la Juventus vinse lo scudetto a scapito dei viola allenati da Gian-carlo De Sisti tra le polemiche legate a quelle che notoriamente vengono chiamati torti ar-bitrali.

Paolo Melani è stato quello che è possibile definire padre professionale di tanti giorna-listi che, all’inizio della loro carriera, hanno brillantemente e orgogliosamente collabo-rato con la storica testa del Brivido Sporti-vo. Grandi firme che, quando raccontano se stessi, non possono fare a meno di nominare il settimanale storico del popolo viola, quello che è servito loro come palestra di vita e ov-viamente colui che ne è stato proprietario e direttore per molti anni. Tutti ricordano il gior-nale ma soprattutto Paolo Melani con affetto e grande stima oltre che con un bel pizzico di riconoscenza. E in tanti lo hanno voluto fare in questo speciale a lui dedicato.

MARIO SCONCERTI (Corriere della Sera e Sky): «Di Paolo Melani ricordo soprattutto le grandi partite a ping-pong disputate a Gavi-nana. Mia madre aveva una casa là, spesso Paolo capitava da noi e giocavamo insieme. Ma al di là di questa immagine di noi che ci sfidavamo a ping-pong, ricordo la grande energia, la fede e la fiducia con le quali Pa-olo portava avanti il giornale che ha sempre avuto grandi difficoltà come capita a tante cose a Firenze. Gli piaceva scrivere anche se non era la cosa che sapeva fare meglio. Ma cento bravi giornalisti capaci di scrivere non avrebbero potuto mandare avanti il Brivido Sportivo, Melani sì. Quanto ho collabora-to col Brivido? Avevo venti anni e nel breve periodo in cui ci ho scritto c’erano Massimo Sandrelli e Manuela Righini. Nonostante ab-bia scritto poco su questo storico settimanale ne sono sempre stato un grande lettore e so-prattutto sono sempre stato un grande tifoso di Paolo».

MASSIMO SANDRELLI (RTV38): «Il mio ri-cordo di Melani è semplice. Io nella vita mi occupavo di altro. Lui un giorno venne in cer-ca di pubblicità e io gli dissi: “Io vorrei fare il giornalista”. E lui mi rispose: “Vieni da me al Brivido Sportivo”. Gli chiesi se fosse quel giornale che distribuivano gratuitamente allo

stadio con i gelati, lui mi rispose di si. Mi pre-sentai in via Settembrini e iniziai a collaborare con una rubrichina. Dopo una settimana circa dal mio primo giorno al Brivido, apparve in redazione una ragazza rossa di capelli: così conobbi Manuela Righini. Da quel momento iniziammo a lavorare insieme. Dopo circa un anno dal nostro ingresso al Brivido, Paolo e suo fratello Marcello avevano deciso di cede-re il giornale e di affidarlo a tre professionisti oltre a noi due ragazzi di bottega. I tre giorna-listi rinunciarono e allora i fratelli Melani ven-nero da me e Manuela e ci dissero: “Il giorna-le lo fate voi”. Io e Manuela abbiamo lavorato fianco a fianco al Brivido Sportivo dal 1969 al 1975, prima di intraprendere entrambi stra-de diverse. Ma sono stati anni fantastici, ricchi di ricordi, di passione e amore nei confronti di un’esperienza professionale indimenticabile. Una cosa curiosa: quando andammo via io e Manuela, Paolo non ci rimase molto bene. Dopo un po’ organizzò una festa del Brivido Sportivo ma non fummo invitati. Allora noi gli mandammo un biglietto con scritto: “Nono-stante tutto, W il Brivido”. Questa cosa Melani me la rinfacciava sempre. Un altro aneddoto carino da ricordare risale al 1974 quando l’al-lenatore della Fiorentina era Gigi Radice. Era un periodo che la squadra non si esprimeva come tutti si aspettavano, la situazione era stagnante. Emersero dei dissapori. Melani andò da Manuela e le chiese di inventarsi qualcosa affinché il giornale prendesse vi-

gore. Allora noi iniziammo a mordere Radice con titoloni grandi come per esempio “Il male alla Radice”. Lavoravamo fino a notte fonda e ricordo come fosse ora quando dalla pigatri-ce (Paolo era l’unico in grado di gestire quel macchinario) Melani tirava su le copertine con i titoloni e diceva sarcasticamente: “Ecco la fine di due giovani giornalisti promettenti”. Quando uscivamo di lì alle 4 di notte, andava-mo a mangiarci una brioche calda. In seguito emerse che la Fiorentina aveva proposto a Radice di continuare a fare l’allenatore viola ma con Rocco direttore tecnico. Radice rifiu-tò e in seguito dichiarò: “Mi sono accorto che qualcosa non stava andando dalle pagine di un giornale vicino alla società…”. Infine un ricordo dell’uomo Paolo: era una miniera di idee, aveva voglia di fare e la faccia tosta. Riusciva a ottenere tutto da tutti grazie alla sua simpatia e alla sua forza. Non gli faceva paura niente. Un personaggio devastante. Il giornale per Paolo e Marcello era la dolce memoria del padre che lo fondò nel lontano 1927. Giovedì scorso sono andato al funera-le. C’era tanta gente. E’ stato come assistere ai funerali del nostro passato».

GABRIELLA LESCAI (ex Città, Rai, Nazio-ne): «Ho un ricordo molto affettuoso di Paolo Melani. Mi lega a lui un sentimento di gratitudi-ne e stima perché è grazie a lui che ho iniziato la mia carriera di giornalista. Ero ancora una

ragazzina quando ho iniziato a scrivere i primi pezzi per il Brivido Sportivo. Era il 1973. Mi piaceva lo sport, mi piaceva scrivere. Mi ap-passionava. Così provai questa esperienza in un ambiente come quello del Brivido molto familiare. è lì che ho imparato le prime regole fondamentali di questo lavoro, quelle che poi ti porti dietro per sempre. Per me e per molti ragazzi come me quel giornale è stato come una vera e propria scuola. All’inizio mi occupa-vo di sport minori, poi dopo poco tempo iniziai a scrivere addirittura di Fiorentina. Sempre al Brivido trovai due fratelli maggiori con i quali ho lavorato insieme e con i quali in pochissi-mo tempo nacque un grande affiatamento: mi riferisco a Massimo Sandrelli e Manuela Ri-ghini. Tra noi si cimentò un’amicizia. Non era-vamo solo colleghi, tra noi c’era sentimento. Quel posto di lavoro si basava su valori che rimangono e ti porti dietro per sempre. Infatti, giovedì scorso ai funerali di Paolo per me è stato come rivedere sprazzi di vita passata. Che dire poi di Melani? Era il rettore di quella azienda e quel ruolo lo ricopriva molto bene. Era una persona molto intelligente, anche molto risoluta ma pronta al dialogo e quindi ad uno scambio di idee. Era sempre pronto ad ascoltare le opinioni di tutti. Se non fosse stato così, non avrebbe potuto dare fiducia a tanti giovani. Con quel piccolo giornale era riuscito a fare grandi cose, a essere considerato nella vita e nella politica societaria della Fiorentina. Una cosa grandiosa».

27 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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il ricordodi Michela Lanza Rettore, maestro,

toscano vero e appassionato: COSI’ RICORDANO PAOLO MELANI

I tanti giornalisti che hanno conosciuto il direttore e considerano il brivido una palestra di vita e carriera

Ciao Paolo

VITTORIO BETTI (Tele 37): «Ho una marea di ricordi e di aneddoti relativi a Paolo Melani e al Brivido Sportivo. Ho iniziato a collabo-rare col Brivido nel lontano 1975. Eravamo una redazione formata da me, Manuela Ri-ghini, Massimo Sandrelli, Marcello Mancini e tanti altri colleghi che oggi hanno diciamo qualche capello bianco… Dunque Paolo è stato per tutti noi un personaggio straordina-rio. Non era uno di quei proprietari-direttori che restano ai margini, anzi. Lui partecipata quotidianamente e attivamente alla vita di redazione. Ci dava carta bianca per alcune cose, mentre era severissimo nel controllo dei servizi: voleva che fossero tutti svolti con la massima cura. Io scrivevo di Fiorentina, ma anche di basket e pallavolo e lui preten-deva che ogni argomento venisse trattato con attenzione. Tutti noi ragazzi che lavora-vamo lì lo chiamavamo il ‘buon padre’. Aveva sempre la pipa in bocca, una figura alla San-dro Pertini. Stiamo parlando di trentacinque anni fa, lui era ancora giovane, ma per noi diciassettenni era una figura di riferimento. Ci ha seguiti passo dopo passo. Ti racconto un aneddoto. Ai nostri tempi non esistevano né sala stampa, né addetti stampa. Per in-tervistare un giocatore dovevamo aspettarlo ed essere bravi a fermarlo. Non sapevamo a che ora c’era un allenamento, non sapeva-mo quanto durava, né quando finiva. Insom-ma facevamo la posta davanti alla porticina che portava agli spogliatoi (quella davanti allo stadio che poi era diventata negli anni la porta d’ingresso dell’ACCVC) per ore ed ore in cerca di notizie. Lui, Melani, era fantastico nel darci preziose dritte per incunearci, ad esempio, nel garage dove i giocatori ave-vano le proprie auto parcheggiate. Oppure ci diceva come fare per entrare negli spo-gliatoi di soppiatto. “Nascondetevi dietro la colonna”, “Scendete giù quando entrano in auto…”. Tutto questo era strepitoso. Ricordo infine che lui non ci ha mai promesso niente, ma ha dato a tutti la possibilità di fare questo lavoro. Ci ha insegnato non solo un percorso professionale, ma anche di vita. Eravamo la manovalanza, ma ci ha sempre fatto sentire giornalisti, giovani cronisti. Noi tutti dobbia-mo molto Paolo Melani. Ognuno di noi poi ha preso strade diverse, ma siamo partiti tutti dal Brivido Sportivo».

FRANCO LIGAS (Mediaset): «Paolo Melani lo ricordo come un uomo molto… toscano, ironico, ma sempre pronto e disponibile ad aiutare gli altri. La mia esperienza al Brivido

Sportivo? Avevo una scuola tennis a Sesto ed ero segretario del Comitato Regionale Toscano. Il fratello minore di Paolo veniva a giocare a tennis da me e un giorno mi disse: “La Coppa Davis è alle porte, perché non scrivi di tennis sul Brivido?”. Così parlai an-che con Paolo e nel 1975 iniziai a collabo-rare sul giornale. Ma il Brivido lo conoscevo già da prima, già dal mio arrivo a Firenze nel 1969, anno in cui la Fiorentina vinse il suo secondo scudetto. Io ero tifoso cagliaritano, il mio Cagliari si classificò secondo. Quando andavo dal barbiere, c’era sempre in nego-zio una copia del Brivido Sportivo che mi ricordava la vittoria dello scudetto dei viola a scapito dei sardi… Sono stato un solo anno al giornale, lavorando insieme a Massimo Sandrelli e Manuela Righini, ma è stato un anno importante».

CARLO PALLAVICINO (procuratore): «Sono molto dispiaciuto per la scomparsa di Paolo, tra l’altro inaspettata. Mi ricordo bene il primo giorno che l’ho conosciuto. Avevo 16 anni, volevo scrivere e come regalo di com-pleanno ebbi da mio padre la possibilità di entrare al Brivido Sportivo attraverso Gior-dano Goggioli (giornalista fiorentino amico che mio padre aveva in comune con Melani). La sede del giornale era a Firenze nord. Ero molto emozionato di conoscere il direttore del Brivido, un personaggio apparentemente burbero che poteva incutere timore. Entrai a 16 anni, il primo articolo lo ricordo anco-

ra: un’intervista a Galbiati nel febbraio del 1978. Posso dire che il Brivido era diventata la mia casa, ricordo un episodio in partico-lare: Paolo mi dette la possibilità di andare in tv, di parlare a Tele Regione (televisione legata al giornale). Io avevo il vizio di guar-dare il monitor e una volta lui ad un certo punto, mentre parlavo, mi mise un telo sullo schermo. Io rimasi spiazzato. Quello era il suo modo di educarmi e farmi smettere di continuare a guardare quel monitor. Poi a 18 anni ebbi l’onore di diventare caporedat-tore del giornale e dunque la possibilità di crearlo da zero, a partire dal menabò fino a vederlo uscire impaginato e pronto per es-sere letto. Fu l’anno del ‘Meglio secondi che ladri’: vivemmo insieme quell’esperienza incredibile che credevamo fosse un impor-tante battage pubblicitario. Purtroppo dopo un po’ di tempo venimmo a conoscenza del fatto che il Brivido Sportivo fu querelato. Ma raggiungemmo un record eccezionale di 12 mila copie pubblicate e distribuite. Ho lavorato al Brivido dal 1978 al 1983, erano gli anni divertenti del Liceo e dell’Università. In quegli anni ho lavorato al fianco di Alber-to Polverosi, Luca Calamai, Gianluca Tenti, Laura Alari e altri nomi che sono diventa-ti noti giornalisti. All’epoca, del resto, quel giornale era l’unica possibilità per un giova-ne di fare giornalismo. Non c’erano siti inter-net, né altro. Quella era l’unica vera scuola. Posso concludere dicendo che ricordo Paolo Melani con un affetto incredibile».

ALBERTO POLVEROSI (Corriere dello Sport): «Ho passato un solo anno al Bri-vido Sportivo, ma ancora oggi considero quell’esperienza fondamentale per quella che è stata ed è tuttora la mia carriera. Face-vo il militare quando iniziai a collaborare con il Brivido. La sede era vicino a via Baracca e con me lavoravano Luca Calamai, Laura Alari, Aldo Gaggini, Franco Picchiotti. Fino a quel momento avevo lavorato ad Anteprima dello Sport, un settimanale non concorrente del Brivido, che si occupava di calcio dilet-tantistico. Al Brivido, insieme a Luca (Cala-mai ndr) mi occupavo di ciclismo: io avevo 20 anni, Calamai 21. Melani? Una figura molto fiorentina, soprattutto per uno come me che

veniva dalla campagna cioè da Montelupo e che quindi doveva imparare a cogliere certe sfumature dell’essere fiorentino. E questo suo modo di essere si rispecchiava nel suo modo di lavorare. Era uno caustico. Organiz-zava ma delegava. Aveva l’ironia di Firenze, il sarcasmo di Firenze, il graffio di Firenze. Melani racchiudeva queste caratteristiche e qualità nella sua figura. Era un uomo che non s’arrendeva mai e aveva creato un gior-nale importante, un giornale piccolo ma che era di assoluto riferimento per Firenze, forse più di altri e mi auguro che possa tornare ad essere così. La redazione del Brivido la si

poteva para-gonare ad una bottega di ar-tigianato però altamente spe-cializzata. Il Brivi-do Sportivo poteva tranquillamente stare alla mostra dell’artigia-nato proprio per l’amore e l’attenzione con le quali veniva costruito, elaborato. Chi collaborava per il Brivido aveva passione per il proprio lavoro e per la Fiorentina. Questo grazie anche a Paolo Melani».

LUCA CALAMAI (Gazzetta dello Sport): «Il Brivido Sportivo era una gran-de scuola e Paolo Melani era una persona che realmente godeva nel mettere a dispo-sizione la sua esperienza e il suo giornali per i ragazzi. Un padre di famiglia che dice-va: “Vi piace fare questo lavoro? Provateci”. Ho lavorato al Brivido per un’estate, alla fine degli anni Settanta (1978). Mi occupa-vo di ciclismo e ricordo che in redazione si respirava la vera aria del vecchio giornale dove era possibile montare e smontare un pezzo più volte e dove era necessario met-tersi alla ricerca di fotografie. Niente però era lasciato al caso. Tra l’altro sul Brivido di allora c’era la pagina de ‘Il Processo alla Fiorentina’, idea dalla quale hanno preso spunto negli anni successiva emittenti te-levisive e radiofoniche locali che stavano affiorando in quel periodo. Cosa successe? Che il ‘Processo’ che faceva il Brivido ai vio-la il martedì, fu ‘bruciato’ dai processi tv e radiofonici in onda il lunedì. Anche questo, però, denota la sua efficacia professionale, la sua ricchezza di idee. Inoltre Melani era una persona correttissima. Trasportandolo ai giorni nostri, potrebbe essere parago-nato ad un direttore-manager. Non era uno di quei direttori che andava alla ricerca di protagonismo, ma lavorava per il gruppo e soprattutto per la testata. Ha sempre la-vorato solo ed esclusivamente per il bene del Brivido Sportivo, un giornale che era riuscito a farsi strada, a farsi apprezzare. In mezzo a tanti giornali istituzionale, c’era questa ‘navicella impazzita’ chiamata Brivi-do che riusciva a fare opinione. Poi come tutti sanno, questo storico settimanale era fallito. Di solito, quando una testata giorna-listica sparisce la gente se ne fa una ragio-ne. Invece col Brivido è successo qualcosa di diverso, un qualcosa che ha certamente riempito di orgoglio Melani: nel momento in cui è stato riproposto il giornale, c’è stata un’affezione spaventosa. è bastato il mar-chio per riavvicinare la gente al giornale. Certo, poi il marchio non basta per farlo tornare ad essere un punto di riferimento come ai vecchi tempi, ma è sufficiente per far capire l’importanza della storia del Bri-vido Sportivo e del lavoro svolto da Melani nel corso degli anni».

ALESSANDRO BOCCI (Corriere della Sera): «Ho iniziato a lavorare con Pao-lo Melani nel 1982. Prima di andare a La Città, ho collaborato svariati anni col Brivi-do Sportivo e devo dire che per me, oltre che una vera palestra, è stata un’esperien-za umana e giornalistica di grande valore, quella che mi ha dato la spinta per fare il giornalista. A Paolo mi legava un affetto par-ticolare e ci sentivamo ancora ogni tanto. Mi è dispiaciuto non essere a Firenze nei giorni scorsi, quando purtroppo è scomparso. Lui era un giornalista e un editore, non vedo all’orizzonte un altro Paolo Melani nell’am-bito della carta stampata: una persona che abbia la voglia e capacità di insegnare agli altri il mestiere del giornalista. E credo an-che che il Brivido senza Paolo non sarà mai lo stesso giornale. Il vero Brivido Sporti-vo era con Melani»

27 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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il ricordodi Michela Lanza

Ciao Paolo

Il vulcanico Paolo ci ha lasciato, pro-prio all’indomani della storica scop-pola casalinga subita dai viola contro la Juventus. Pensare che proprio lo scudetto vinto dalla ‘Vecchia Signora’ per un punto sui gigliati nel 1982, fece assurgere ancor più agli onori del-la cronaca il burbero Paolo grazie a quella fantastica intuizione mediatica del “Meglio secondi che Ladri”, tuttora viva nei tifosi viola nonostante siano passati 30 anni. Proprio il Brivido Sportivo, da lui diretto, visse in que-gli anni una sorta di seconda giovi-nezza, dopo che aveva scandito tutti i momenti essenziali della storia della Fiorentina dal 1927, ovvero quando la squadra di Firenze vestiva ancora biancorosso e scendeva in campo nell’ex Velodromo della Libertas in via Bellini. La dipartita di Paolo lascia sicuramente un vuoto considerevole

fra coloro che apprezzano la storia della Fiorentina anche sotto l’aspetto crono-storico. Celebre rimase la sua pubblicazione delle “1.000 partite in viola” che pubblicò in occasione della tournée della Fiorentina negli States nell’aprile del 1965. Personalmente ho conosciuto Paolo ed ho apprezza-to il fatto che avesse sempre un aned-doto o una curiosità da sviscerare nel-le intense chiacchierate su ogni pe-riodo storico della storia gigliata che, via via, veniva intavolato. Secondo il mio parere, Paolo negli ultimi anni (o forse da ancora più tempo) era sem-pre molto preso dal consapevole fatto che lui rappresentasse un pezzo del-la storia del giornalismo (e non solo) fiorentino e raramente si concedeva qualche sorriso, al punto che, se fac-cio mente locale, le uniche volte che l’ho visto abbozzare un mezzo ghigno

di contentezza, sono da ricondurre ai momenti in cui, giocando a tressette, si accorgeva di avere in mano qual-che nappola. Paolo è stato un inter-prete concreto di più periodi dell’epo-ca gigliata ed ha coinvolto nelle sue “filippiche” più di una generazione degli appassionati viola. Anche negli ultimi anni il suo spirito originario non era cambiato, nonostante le innova-zioni tecnologiche che, nell’ultimo de-cennio, hanno letteralmente cambiato il modo di fare informazione. Senza passare troppo da sacrilego, mi sono immaginato Paolo che, al momento dell’incontro con il Creatore, abbia proferito queste parole “Non mi dica che, anche Lei, sostiene che quel gol di Graziani era da annullare!”Ciao Paolo.

Roberto Vinciguerra

Si sono avvicendate tre presi-denze che hanno costruito il pa-tatrac, si parte dalla presidenza Pontello a quella dei Della Valle, logicamente con quella intramez-zata dalla sciagura Vittorio Cec-chi Gori.I Pontello con la scellerata ces-sione di Baggio e l’altrettanto scellerata cessione della società ai Cecchi Gori con l’accettazione di acquistare senza il fuoriclasse. Questo fu il primo errore costru-ito da questa infame decisione condivisa dai due contendenti alla presidenza; il secondo errore è da attribuire sia al successore della presidenza Vittorio Cec-chi Gori, erede del padre Mario incolpevole in quanto deceduto, che agli sportivi rappresentanti dal centro Coordinamento V.C. Fu una proverbiale contestazio-

ne a Vittorio che causò la bestia-le ritorsione tanto da portare la Fiorentina al fallimento. E pen-sare che qualche anno prima gli sportivi furono capaci di portare Vittorio ad essere eletto al Sena-to della Repubblica. Eccoci arrivati ai Della Valle che sostenuti dai responsabili politici della città si sono fatti ammaliare dal buon affare per il costo esi-guo della combinazione; arrivare a rappresentare nel campionato di serie A la città di Firenze in-dubbiamente un’occasione d’oro mal gestita per la mancanza di cuore (chiamatelo sentimento)occorrente in tali operazioni. Il calcio sostanzialmente non solo ha bisogno di finanziamenti, ma soprattutto ci vuole insieme ai quattrini la passione per la pro-pria appartenenza al territorio.

I Della Valle hanno difettato so-prattutto nel ricusare le radici di questa compagine, che sono la base di quello che gli anni arric-chiscono e inanellano stagione dopo stagione il cuore di ogni sportivo. Ecco la costruzione dell’anima di ogni società di calcio, quando vie-ne a mancare questo importante elemento viene a verificarsi ciò che è successo in questo inizio di stagione: la cancellazione di uno dei più importanti Club Viola che hanno costruito a realizzare in curva Fiesole il folclore che tutta Italia ci ha copiato soste-nendo amorevolmente i propri colori. Anche in questo partico-lare un’accusa sia ai vertici dei Viola Club sia alla società che ben poco ha fatto per mantene-re alto l’entusiasmo tra i propri

aficionados, ai quali non si può solo chiedere, in qualche modo bisogna anche dare: passione, ricordi, successi, anche se po-chi, non si può solo rispondere no, ma alla prima occasione far-ci sapere del contratto allungato a Jo-Jo per aumentarne il valo-re e cederlo al primo offerente (come fecero i Pontello venden-do Baggio alla nostra maggiore rivale). I passionari di una volta, vedi Antognoni, col cavolo che si sarebbero disfatti del gioiello di allora. Ecco come si fa a distruggere l’anima di una gloriosa società come noi abbiamo sempre ama-to, anche con solo due scudetti che amiamo come se fossero venti.

Paolo Melani

L’ultimo pezzo scritto da Paolo Melani, un mese fa

La Fiorentina non ha piu’ l’anima, SENZA QUELLA

DIFFICILE E’ RIPARTIRE

27 MARZO 2012www.brividosportivo.it

14 Ciao Paolo

Dalle 1000 partite viola alle sfide a tressette: QUANTI RICORDI CON PAOLO

L’ultimo pezzo scritto da Paolo Melani, un mese fa

27 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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Oggi le api non pungeranno nessuno. Sono tutte sull’attenti in commosso silenzio per salutare chi ha dato loro vita su questo giornale e notorietà. Paolo Melani, direttore storico e figlio del fondatore di questa testata che ha accompagna-

to dalla nascita la Fiorentina, non è più con noi. Lo sapete di già, la notizia non è certo di oggi, ma di martedì scorso, ma è la prima opportunità che si presenta per un saluto su quello che si può definire sempre come il suo giornale. Nel suo pezzo preferito, perché, bastian contrario come era, e come era orgoglioso di essere (di qui il titolo di una fortu-nata trasmissione televisiva con Lapi e Chiappella e, qualche volta, il sottoscritto), era questo “pungiglione” che aveva inventato, una delle sue rubriche preferite. Stuzzicare, non per polemica sterile, ma per incitare al meglio, nell’interesse della squadra che ama-

va, era quanto, quasi per DNA, amava più fare. Forse di più amava solo difenderla dalle ingiustizie, ed il conio del famoso “Meglio secondi che ladri” all’indomani di quella famo-sa conclusione del campionato 1981-82, ne è stata la più chiara dimostrazione. Contro le prepotenze esterne e contro le incertezze interne, per istinto grande rappresentante della classe giornalistica, ha formato la maggior parte dei giornalisti fiorentini, ora sparsi un po’ per ogni dove. Parecchi dal Brivido son partiti, con Paolo Melani han preso l’avvio. Ora non ci sei e mi mancherà soprattutto l’amico, quello che ha permesso anche a me di entrare nel gruppo. Le mele cotogne resteranno quest’anno sull’albero, non verrai a prenderle per la marmellata e mentre il ciglio si inumidisce nel rimpianto di non averti visto abbastanza negli ultimi tempi, spero che ci sia un domani nel quale continueremo a tifare insieme per questa Fiorentina. Ciao Paolo.

Il Pungiglione

I bambini, si sa, bisogna saperli prendere. Chiedete a Mihajlovic,

che di esperienza ne ha da vendere. «Ho cinque figli - disse l’estate scorsa - e con ognuno di loro mi comporto a seconda del suo carattere. C’è chi ha biso-gno di essere pungolato, chi re-agisce bene ai rimproveri e chi invece no. Farò lo stesso anche con i giocatori». E’ andata com’è andata, sono passati più di otto mesi da quel luglio 2011 ma il di-lemma shakespeariano rimane tuttora irrisolto. Contestare o in-citare? Bastone o carota? L’ane-mico campionato viola dimostra che ancora non ne siamo venuti a capo. E dopo un sondaggio all’interno della curva Fiesole si evince che la metà circa degli interrogati è attonita: per dirla a modo nostro… non sa che pesci pigliare. L’altra metà è suddivisa in due tronconi pressoché equi-valenti: quello pro-contestazione e quello favorevole ad una tregua fino al raggiungimento della quo-ta salvezza. Sul tema, dunque, la curva è comprensibilmente indecisa. Ma resta fortemente decisa - ecco un altro dato che emerge dalla nostra inchiesta - a continua-re con iniziative e manifestazioni volte a tra-smettere segnali e impulsi alla Fiorentina, già a partire dalla gara di domenica col Chievo. Un altro valido ‘termometro’ per misurare la febbre alla tifoseria è sicuramente Le-onardo Vonci che, oltre a frequentare lo stadio e i ‘campini’ da decenni, conduce una nota trasmissione radiofonica (‘Vio-la nel cuore’), nella quale non manca mai il filo diretto con gli appassionati viola. «A questo punto del campionato i tifosi sono confusi - afferma - e anche annichiliti, qua-si increduli. Non ci saremmo mai aspetta-ti, con una capacità imprenditoriale come quella dei Della Valle, di ritrovarci in questa sorta di improvvisazione teatrale, con un rendimento così ‘bighellone’ dei giocatori». Ma qual è il trattamento appropriato per i nostri giocatori? «Guarda, la cosa che dispiace è che, dopo la sconfitta per 5-0 con la Juve, questi gio-catori non siano stati fatti passare fra due ali di persone giustamente inferocite. Non violente né cattive, sia chiaro. Un corridoio di gente per far capire ai giocatori lo stato

d’animo e la rabbia dei tifosi. Invece sono stati portati via, allontanati da Firenze, e que-sta mossa ha fatto ancor di più incavolare la gente. A proposito di come trattare i gio-catori, ti dirò che era molto meglio Sinisa».

Stiamo parlando di ‘quel’ Sinisa, quello di Vukovar che sembrava la causa di tutti i mali?«A me piace guardare l’aspetto pratico, Mihajlovic ha saputo capire il gruppo. Delio Rossi non è entrato nelle ‘cheche’ dei gio-catori, Sinisa invece c’era riuscito. Parlo del lavoro psicologico, ribadisco, ma in queste condizioni è più importante di quello tattico». Traduciamo la parola ‘cheche’ per chi non è erudito in slang fiorentino. «Le ‘che-che’ sono le paranoie, le paturnie, le ango-sce. I nostri nonni lo dicevano spesso: ‘nini, tu hai le cheche’. Ecco, Rossi ha portato la cultura del lavoro, quella che ha professato dovunque sia andato. Ma Sinisa ha saputo scavare nelle ‘cheche’ molto meglio di lui». Nello studio della terapia più adatta per le ‘cheche’ viola, il parere di Gianfranco Mon-ti può rivelarsi prezioso. Lo showman radio-fonico e televisivo, infatti, non è solo un acca-nito tifoso fiorentino ma è anche legato da un rapporto d’amicizia con alcuni calciatori giglia-ti. «Credo che contestare i giocatori in questo momento aggraverebbe la situazione. Finito il campionato, però, bisognerà fare i conti».

E nel frattempo? «Questi giocatori ormai hanno dato. Secondo me la squadra andava rifatta due anni fa. Ma non voglio fare il ‘figo’, anzi, ad inizio campionato ero tra quelli con-vinti di lottare per l’Europa».

Ne era convinto anche il ‘Patto per Firen-ze’… «Chi si intende di calcio, però, già da tempo la pensava diversamente. Renzo Ulivieri, ad esempio, nel dicembre dell’anno scorso mi disse: ‘Guarda che con questa squadra devi puntare a salvarti’. Io gli dissi di non esage-rare, invece aveva ragione lui. Fra l’altro un sacco di giocatori sanno che a fine stagione se ne andranno e questo porta ad un calo di motivazioni; non è un fatto di cattiveria o di malafede, bensì una cosa fisiologica. Se ti dicessero, per assurdo, che il Brivido chiude fra due mesi, lavoreresti con la stessa se-renità ed energia? Ecco, per non togliere ai giocatori l’ultima energia, credo che si debba evitare di contestare. Il mio invito è questo: chi va allo stadio deve sostenere, mentre a chi vuole contestare chiedo il favore di far-lo attraverso l’indifferenza, cioè non andan-do allo stadio. Poi, conquistati 40 punti, fate come vi pare».

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Angolo del tiFoSodi Luca Capanni

CARO PAOLO ti scrivo da una

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27 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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Charlie era rimasto ancora qualche minuto seduto sul seggiolino delle postazioni dedicate alla stampa, lì a sinistra della tribuna d’o-nore dell’Artemio Franchi. Aveva aspettato che tutti i giocatori uscissero, aveva visto di come la curva diventasse ancor

più vuota di quello che era, di come esultassero le maglie bianconere sotto il formaggino gremito.Sembrava Delio Rossi, fermo davanti la sua pan-china, incapace di capire bene cosa fosse successo e

se tutto quello che aveva visto altro che non era che un sogno.Ci pensò Trevor, gongolante, a svegliarlo da quel torpore quasi ipnotico.“Charlie, forza. Zio Mimmo ci aspetta...!”, fece.Charlie si girò con calma, quasi come se quelle parole fossero arrivate secoli dopo. Poi si alzò, prese tutte le sue cose e cominciò ad incammi-narsi verso l’uscita.“Grazie, Fiorentina. Un bel modo di vivere la pri-ma partita di Radio Senza Filtro dal vivo”, pensò.Mentre scendeva le scale dentro lo stadio, gli balenò in mente un pensiero. Doveva in qualche

modo esprimere il malessere e la delusione per quella sconfitta. Che non voleva dire solo perdere con la Juve, ma per dio, perdere cinque a zero in casa con la Juve.Non poteva parlare però in prima persona. Jack poi avrebbe preso il sopravvento e un paio di gior-ni dopo gli sarebbe arrivata per posta prioritaria una squillante lettera di licenziamento. No, do-veva fare in altro modo. Ecco l’idea. Trovare una persona posata, tranquilla, che, ai microfoni della Radio, raccontasse tutto.Trevor era ancora lì che se la rideva, senza far-si vedere troppo. In fondo, da buon juventino, avrebbe trovato più tardi il modo di esultare, ma non certo lì.Charlie si girò intorno per vedere un possibile ti-foso da intervistare e poi eccolo, il personaggio perfetto.Un ragazzo sui trent’anni, scuro in volto ma non urlante, che si aggirava senza meta proprio da-vanti alla tribuna.“Ciao, scusami. Sono Charlie di Radio Senza Fil-tro. Se ne hai voglia volevo farti raccontare come vivi tutta questa situazione, questa sconfitta, que-sta Fiorentina”.Il ragazzo si girò con calma, proprio come Charlie con Trevor poco tempo prima. Sembrava che tutti i tifosi viola fossero caduti in una specie di trance.“Come? Ah, va bene. Quando posso comincia-re?”, gli disse.“Aspetta che sistemo il microfono e vai... mi rac-

comando, sei in diretta. Come ti chiami?”“Mario...”.“Buonasera anche se per modo dire, cari amici di Radio Senza Filtro. Siamo qui dopo la terribile sconfitta con la Juventus e abbiamo chiesto qui a Mario di raccontarci come un tifoso viola può descrivere questo agghiacciante momento della Fiorentina. Mario, a te”.“Sì, buonasera a tutti. Beh, che cosa posso dire. Parlare di una sconfitta così, di una prestazione così, non ha forse neanche senso. Io in questo momento sono una persona distrutta. Perché vedo questi giocatori che di stare qui, a Firenze, non gliene frega più nulla. E se per caso si va in serie B, magari dicono “pazienza, troverò posto da un’altra parte”. Una vergogna come questa sarà incancellabile. Questi giocatori sono indegni di indossare la maglia viola. Vedere poi un nume-ro 10 indossato da un non giocatore come Olive-ra. E poi di cosa dovrei parlare, di Cerci? Di un personaggio che forse può finire solo nel mondo dei fumetti, perché la realtà è un’altra cosa. Sono deluso e affranto di vedere una società che non ci sta capendo niente. Tante grazie, a tutti. Ma una macchia come questa resterà sempre addosso. E poi vedere che alle sette di sera non arriva un contratto e ci vengono a raccontare che questo è un calcio burocratico. Di cosa si può parlare? Di come i nostri giocatori erano spaesati e impauriti di fronte alla nemica di sempre, e che non hanno capito cosa voleva dire per noi tifosi. Nonostante

la coreografia, le parrucche e l’aver riempito lo stadio come o quasi i vecchi tempi. Ma non per loro, ma per noi. E loro ci ri-pagano così. Cosa si può dire. E’ triste, perché stanno riuscendo a fare una cosa impensabile. Togliere a Firenze l’amore per la Fiorentina. A Fi-renze, che in C2 faceva diciassettemila abbonati. Ci stanno togliendo l’amore”.“Beh, Mario, sei stato chiarissimo. E allora buo-nanotte, amici di Radio Senza Filtro. Sperando di riprendersi da questo schiaffo a mano aperta prima possibile...”.“Scusa, Charlie, posso aggiungere una cosa...?”“Tutto quello che vuoi, Mario...”.“Volevo dire a quello che scrive sul giornale... bra-vo, complimenti, la partita dei sogni che si vince cinque a zero... vai a letto e copriti bene! Buona-notte a tutti!”, e Mario andò via di passo svelto.Charlie accusò il colpo, ma continuò.“Buon... buonanotte amici ascoltatori, Charlie e Trevor chiudono qui il collegamento con lo stadio Franchi”.Trevor intervenne subito. Una pacca sulla spalla.“Su Charlie non ci pensare. Ora andiamo da Zio Mimmo, una birretta, quattro risate a facciamo in modo di farti tornare Conte-nto”.Charlie accusò anche la frecciatina, ma non ri-spose.Poco convinto seguì l’amico verso la moto. Il cielo e il cuore un po’ più cupi, quella sera.

radio Senza Filtrodi Federico PettiniTroppo spaesati e impauriti

DAVANTI ALLA NEMICA DI SEMPRE

I’ nonno piladedal nostro

inviato in cantina

Dopo Parma, Genova: ma come e si faA ESSE’ COSI’ bAGGIANI?

E mi faranno morire, e gli hanno deciso: condannato a i’corpo apoprettiho sotto a i’predde, la mi’ portrona e la diventerà la mi’ sedia elettriha! Ma come e si fa a esse’ così baggiani? I’capitano poi, che a Parma e mi si mette a potare ‘n area di rigore senza che ce ne sia i’minimo di bisogno e ora e gli ha paura a sdraiare a i’limite qui’ rediholo che un n’avea toccao boccia fin lì? O piglialo pe’ i codino, strappagni e carzoni, o fa’ un de tu’ scivoloni che ti garban tanto ‘n area e che ti fanno schifo fora, ma un lo fa partire co’ i’ turbo. O un tu lo sa’ che dreo e ci hanno l’accelerata statiha, che prima di mettessi ‘n moto e gni ci vole i’ preavviso? ‘N tre a fagni la scorta d’onore, uno che l’aesse preso! Così scopa con Parma, du’ punti buttai via lì e artri due qui. Qui anche peggio per-ché a Parma la vittoria e la potea essere anche un po’ esageraa

da un punto di vista morale, ma qui e gli era nostra, i’Genoa e gli era ‘n ginocchioni, alla mercè, e noi di mercè e se n’ha sempre troppa e si finisce co’ i’ pigliallo ni’ bucagigi. Dopo i’ 2-1 e un ci s’era che noi ‘n campo, go’ sbagliati a raffiha. L’Inca che sembra tornato un giohatore di carcio, e si dee però ancora dare i’ crosè a’ piedi, gli è della serie “o che tiri ‘ndo tu guardi o ‘ndo tu miri?”. Meno male che una di quelle raffiche alla ranfranzò e gli è capitaa a i’portapennelli di Caravaggio che l’ha buttaa dentro e s’è fatto perdonare l’ave’ perso un duello aereo con i’ Belusci (ma un fa-cea i’ comiho ‘n Ameriha?) che sarà arto un metro e venti e gni ha fatto fa’ go’ di testa. E Nasello? Non pervenuto, e volea fa’ come Codino, ma di là e gli eran meno dorci de’ nostri (ma anche loro e un ni scherzan miha) e l’ha compicciao pohino pohino. I’Mocio e

gli avuo anche un po’ di scarogna a i’principio, l’ex gatto (di marmo) gli unici miraholi e glieli ha fatti a lui e i’ go’ e si fa ancora aspettare. Però gli ha giohato e Gargamella e dovrebbe ave’ capito che i’ centravanti, a cinque minuti dalla fine su’ i’ vantaggio da difendere e un si lea mai! Ortre tutto e porta anche cicia. E l’ha levao a Parma e verga da 2-1 a 2-2, e l’ha levao oggi e riverga, da 2-1 a 2-2. Appena e l’ha levao ho toccato ferro ma, forse perché un lo troo più, (i’ ferro, e diho, a i’massimo e troo la ruggine) forse perché lo scongiuro e un n’è bastevole, ritonfa pareggio.Ora e ci tocca a vince’ co’ i Chievo, e un c’è alternative e l’uniha cosa bona che si po’ dire, gli è che oggi, armeno, e s’è corso, sempre, da baggiani che gni riesce a butta’ via tutta la fatiha n’u-na bischerata, ma che un s’è corso e un si po’ dire. E po’ anche non esse’ poho, se Dio e ci conserva la salute di quelli che contan di più… Ma un diciam nulla, co’ un mezzo fiasco di quello bono e mi son ripreso, e se un vincano e gobbi e qui’ rompiballe di sopra e un ni scende a ridacchiare, magari e mi riesce a arrivare anche a questo lunedì. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

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Guardarsi alle spalle più che guardare davanti. Diventerà questa la nuova filosofia della Fiorentina Primavera, ora-mai sempre più lontana dalla prima in classifica Juventus e sempre più obiettivo sensibile delle inseguitrici. Una delle quali, il Torino, è stata l’ultima avversaria dei viola imponen-dosi per 1-0 nel campo delle Caldine. Doveva essere una settimana cruciale per la squadra di Leonardo Semplici e lo è stata in negativo: nelle due partite casalinghe ha totaliz-zato soltanto un punto.

MOMENTO OPACO. L’ottimo inizio di campionato era stato propiziato da giocatori del calibro di Babacar (poi ceduto a gennaio in Spagna), Salifu, Camporese e Acosty, quest’ul-timi tre da tempo ormai aggregati stabilmente in prima

squadra. Così Semplici si è dovuto ridisegnare la squadra, pescando dalla formazione Allievi e adattando i giocatori a ruoli non proprio congeniali alle loro caratteristiche. Il modu-lo è rimasto il 4-2-3-1, ma davanti alla difesa, per esempio, è stato posizionato insieme ad Agyei anche Panatti. Il ruolo in realtà apparteneva a Salifu, ma Semplici ha preferito ri-adattare i giocatori che cambiare modulo. Matos che agi-va come seconda punta sulla sinistra rispetto al centrale, è stato spostato dietro a Zohore, lasciando di fatto il ruolo di unica punta all’attaccante danese. A destra, nel posto di Acosty, è stato provato Da Silva, mentre Ashong, terzino sinistro, addirittura centrale di difesa. I risultati? Tutte que-ste novità, anche se forzate dalle esigenze, non possono essere assimilate dai giovani in breve tempo, ed i risultati sono effettivamente stati scarsi. A tutto ciò aggiungiamo le prestazioni incolori di Campanharo, visibile solo sui calci piazzati, l’evanescenza di Matos e la scarsa forma fisica di Zohore. Ecco evidenziati gli attuali problemi di questa Fio-rentina Primavera.

KO CON IL TORO. Dopo ben 30 partite di imbattibilità tra le mura amiche, la Fiorentina di Semplici è caduta sabato scorso in casa contro il Torino, diretta inseguitrice per il se-condo posto del girone. Dopo appena sette minuti di gioco Fiore ha messo dentro con un colpo di testa e, nonostante nel secondo tempo i viola abbiano messo sotto assedio la porta avversaria, non sono riusciti a pareggiare i conti. Nel finale di partita sono stati espulsi sia Bittante per doppia ammonizione che il tecnico Semplici per proteste: l’arbitro non ha concesso un angolo nettissimo ai viola e l’allenatore viola è entrato praticamente in campo per protestare. La partita, anche da questi episodi apparentemente non de-terminanti, si è innervosita. Tutta la Fiorentina è diventata aggressiva e fallosa. Segno evidente di una situazione non proprio serena.Il prossimo impegno, sabato 31 marzo contro il Modena in trasferta, potrebbe essere l’occasione giusta per raccoglie-re punti e allontanare lo spettro delle inseguitrici.

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Classifica: Juventus 43; Fiorentina 40; Torino, Empoli 36; Livorno 33; Sampdoria 32; Novara, Genoa 31; Sassuolo, Parma 27; Cagliari 23; Siena 20; Modena 18; Grosseto 11

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Una vittoria dietro l’altra. Un campione come pochi. Un pugile che migliora col passare del tempo. Un combattente vero. Stiamo parlando di Leonard Bun-du che venerdì scorso, 23 marzo, ha combattuto e mantenuto il titolo europeo dei pesi welter. Il pugile fiorentino, nativo della Sierra Leone, è salito sul ring del Palasport EIB Fiera di Brescia per difendere il titolo di campione d’Europa conquistato al Mandela Forum di Firenze il 4 novembre scorso. Il suo sfidante doveva essere l’esperto Gianluca Branco ma a cir-ca dieci giorni dall’incontro il pugile laziale ha dovuto rinunciare al match ed è stato chiamato a sostituir-lo Antonio Moscatiello, nipote del campione Gia-cobbe Fragomeni (che Bundu conosce molto bene come racconta nel suo libro In Tensione, la storia di Leonard Bundu), boxer più giovane del campio-ne di ben 8 anni, ma anche meno esperto soprattutto meno abituato ad affrontare match di livello. Il cambio di avversario avrebbe potuto comunque turbare Bun-du, ma non è stato così e Leonard ha disputato un incontro perfetto, devastante, concentrato come non mai. Con la sua boxe essenziale, veloce, fatta di colpi corti portati rapidamente, ha mandato ko il suo av-versario alla quinta ripresa con un preciso montante al fegato. Neanche una evidente e sanguinante ferita alla fronte procuratagli da una testata involontaria al terzo round lo ha bloccato, anzi. Da quel momento in poi, forse un po’ innervosito o quantomeno infastidito, ha premuto sull’acceleratore per cercare di chiudere il match quanto prima. Ha continuato imperterrito a combattere, nonostante l’emorragia non si fermasse e facesse scorrere sangue sul suo volto, dimostran-do di essere il solito campione con continui cambi di guardia e velocità di esecuzione: è così che Bundu ha sfiancato il suo avversario. La sua supremazia è

stata totale e Moscatiello, che era stato catapultato a combattere per un titolo europeo senza avere un ba-gaglio tecnico e di personalità all’altezza di un cam-pionissimo come Bundu, non ha potuto fare altro che andare al tappeto, tentando di rialzarsi invano alla fine del conteggio dell’arbitro Cavalleri. Va premiato il coraggio dello sfidante e anche qualche sua re-plica interessante ai colpi numerosi e pesanti subiti da Leonard. Ma la vittoria non poteva che andare al pugile toscano.Ancora braccia al cielo per il nostro campione, per il fiore all’occhiello dello sport fiorentino. È sempre lui il campione europeo dei pesi welter della boxe. La prima difesa volontaria è vinta e il suo score sale a 28 match, 26 vittorie (8 delle quali per ko), 2 ‘no contest’ e zero sconfitte. Con questo bottino che determina il suo essere campione si porta in tasca il sogno mondiale. Prima, però, c’è un’altra tappa. Adesso l’obiettivo è volare all’estero per la difesa uf-ficiale del titolo europeo EBU dei pesi welter. C’è già il nome di colui che potrebbe essere lo sfidante: si tratta di Matthew Hatton, pugile molto esperto (clas-se 1981, 50 incontri disputati, 42 vittorie, 6 sconfitte e 2 ‘no contest’), reduce da una brutta sconfitta nel Mondiale. Location? Probabilmente il Regno Uni-to. Potrebbe essere l’incontro della consacrazione, quello definitivo prima di realizzare il grande sogno e affrontare un titolo mondiale… magari a Firenze. Non è detto, però, che non possa essere ‘recupera-to’ il match contro Gianluca Branco. Vedremo quello che succederà. Intanto il 37enne Bundu si gode l’en-nesima vittoria e la sua famiglia accorsa in massa a sostenerlo in quel di Brescia come di consueto. Poi penserà al prossimo futuro con la solita determina-zione accompagnata dal suo contagioso sorriso.

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“Un appuntamento immancabile del capoluogo toscano […] Un impianto degno di un mondiale”. Queste le parole (un auspicio?) apparse sul sito della Federazione Ginnastica d’Italia all’indomani della seconda prova del campionato nazionale di serie A1 e A2 di ginnastica artistica maschile e femminile e del campionato di So-cietà di trampolino elastico, organizzata sabato 24 marzo dal Cen-tro Ginnastica Firenze A.S.D. presso il Nelson Mandela Forum.I timori legati alla nuova collocazione oraria della serie A2, an-data in scena a partire dalle ore 10, sono spariti quando – già dalle prime ore del mattino – oltre 1.500 persone hanno affollato gli spalti del palazzetto (illuminato in modo innovativo solo sugli attrezzi, lasciando in penombra il pubblico) per assistere alla vit-toria, tra gli uomini, dei campani del Centro Ginnastica Artistica Stabia (trascinati da Giancarlo Polini, figlio della neo-direttrice tecnica nazionale della sezione Ginnastica per Tutti, Emiliana Po-lini), seguiti dalla Ginnastica Sampietrina e dai toscani dell’Aurora Montevarchi, alla cui medaglia di bronzo ha contribuito anche il ginnasta del CGF Alessandro Gori, con la sua prova agli anelli.

Sulla sponda femminile, oro alle piemontesi della società Forza e virtù 1892, che hanno staccato di quasi quattro punti le seconde classificate, le bresciane di Lograto della Estate’83 Galleria del Tiro; ha chiuso il podio la Ginnastica Romana, che ha portato a casa anche il 2° Trofeo Mandela Forum, assegnato alla squadra composta dai ginnasti con la minore età media (lo hanno conqui-stato anche la Pro Patria Bustese, per il settore maschile, e laSo-cietà Ginnastica Torino per il trampolino elastico); none le ginnaste della Polisportiva Casellina di Scandicci (FI).Alle 15.30 è stata poi la volta della massima serie e del trampolino elastico, e allora, alzando la testa, è arrivato il colpo d’occhio di cinquemila spettatori (almeno il doppio rispetto all’edizione 2010) che hanno fatto a gara sulle gradinate, contendendosi i posti mi-gliori dove ammirare i campioni azzurri, alla vigilia degli Europei di maggio e soprattutto dei Giochi di Londra. Al termine della gara, nessuna sorpresa per la vittoria in A1 maschile, con la Ginnastica Meda del neopapà Matteo Angioletti ancora una volta sul primo gradino del podio, secondi i toscani dell’Associazione Ginnastica Livornese, tra le cui fila c’è – anche per il 2012 – il ginnasta gigliato ed ex azzurrino Jacopo Desolati, impegnato nella prova alle pa-rallele pari; terzi i lombardi della Pro Patria Bustese.Ma – gli addetti ai lavori lo sanno bene – l’attesa maggiore era per il testa a testa in A1 femminile tra le bresciane della Brixia, capi-

tanate dalla campionessa mondiale ed europea Vanessa Ferrari, seguitissime ancor più che altrove qui in Toscana, grazie alla pre-senza in squadra della senese Giulia Leni, e le milanesi della Gin-nastica Artistica Lissonese, trainate da Carlotta Ferlito, recente-mente diventata famosa anche tra il pubblico televisivo, grazie ad un noto reality che ha seguito la squadra italiana in preparazione agli ultimi mondiali di Tokyo. A spuntarla stavolta – per meno di un punto – sono state proprio le milanesi, lasciando così aperta la sfida scudetto fino alla finalissima di Padova del prossimo 21 aprile; bronzo alle triestine dell’Artistica’81 delle azzurre France-sca Benolli e Federica Macrì; ha chiuso invece sesta la Ginnica Giglio di Montevarchi (AR). Nel trampolino elastico, primo e terzo gradino del podio occupato dalla società Milano 2000 – arrivata a Firenze con ben tre squadre – con in mezzo la Ginnastica Brindi-si a portarsi a casa la medaglia d’argento.Presenti al Mandela Forum, oltre a diversi consiglieri, anche il pre-sidente federale Riccardo Agabio e il presidente del Coni provin-ciale e del Consiglio comunale Eugenio Giani, i primi a congratu-larsi con il presidente del Centro Ginnastica Firenze A.S.D. Fran-cesca Fattorini per l’impeccabile gestione dell’evento e quello che si può chiamare un vero e proprio trionfo di pubblico.

Affluenza di pubblico oltre le più rosee previsioni per la seconda prova di serie A

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Il successo della scorsa settimana nello scontro di-retto con il Cral I.D.A. ci permetteva di affrontare gli ultimi tre impegni del girone con la certezza che una vittoria sarebbe bastata a confermare il titolo conquistato nel 2010-2011. Anche il calendario ci dava involontariamente una mano mettendoci di fronte al Tragedia, squadra composta da ragazzi simpatici e cordiali ma, fortunatamente per noi, che si trova a fare da fanalino di coda.

Appuntamento alla Sales lo scorso 22 marzo. Pri-ma della partita solite raccomandazioni ma una in particolare: massima concentrazione, guai a di-strarsi. Invece, come sempre accade in queste cir-costanze, la testa era già altrove e il Tragedia, che giustamente si è impegnato a fondo e anche bene, ci ha messo alle corde. La ciliegina sulla torta è arri-vata quando un difensore del Tragedia ha effettuato un rinvio dal fondo, la palla innocua, ha attraversato tutto il campo e, senza che sia stata toccata da nes-suno, si è infilata in porta. Rimessa dal fondo per noi? No, l’arbitro con una personalissima interpre-tazione della regola 16 del gioco del calcio dice che è gol, quindi 1-0 per i nostri avversari.

Non è successo niente e abbiamo ripreso a gioca-re, ma sempre con i pensieri altrove, così un bel pasticcio difensivo ha permesso al Tragedia di rad-doppiare, 2-0. Nulla da dire, ce la stavamo meritan-do. Abbiamo rischiato di prendere anche il terzo e ci è andata bene, poi qualcuno tra gli avversari si è commosso e vedendoci in difficoltà e ci ha regalato un fallo di mano in area: rigore.Preferisco non commentare la scelta del tiratore, l’esito lo immaginate ma lo confermo: palo e palla fuori, siamo rimasti sul 2-0 e così è finito il primo tempo.

Durante l’intervallo non sono stato certo tenero con i miei ed all’inizio del secondo tempo le cose erano sembrate migliorare anche perché siamo riusciti a far gol su un gentile cadeau della difesa del Tra-gedia. Abbiamo rimontato? Ma no, perché, in una serata di gloria siamo riusciti a prendere gol anche con un tiro da centrocampo.Poi all’improvviso le cose sono cambiate. I giocatori del Tragedia hanno cominciato ad accusare la stan-chezza e hanno corso di meno, mentre noi abbia-mo acceso finalmente il cervello e abbiamo messo

in campo tanto cuore e quella “cattiveria” agonistica che era mancata fino a quel mo-mento.Mancavano 20 minuti, quelli che bastavano per vin-cere la partita. Il risultato numerico non importava, l’importante era vincerla per portare a casa questo benedetto titolo.

Il doppio successo nello scontro diretto con il Cral I.D.A. ci ha messo al riparo da qualsiasi sorpresa, teoricamente saremmo potuti anche essere rag-giunti al primo posto, ma tutte le possibili combina-zioni sono state a nostro favore.

All’inizio della stagione, ancora memori del gran-de percorso dello scorso anno e consapevoli dei cambi che avevamo effettuato nell’organico, ero fermamente convinto che più che un posto tra le prime quattro non lo avremmo conquistato. Poi, pian piano sono venuti i risultati e questa nuova vittoria finale. Grazie quindi a tutti i miei giocatori, per questa nuova soddisfazione, e grazie a tutti i giocatori di tutte le squadre che hanno diviso con noi il percorso del girone Croazia.

Mai come quest’anno vin-centi o perdenti, siamo sem-pre usciti dal campo con il sorriso sulle labbra e senza astio o rancori nei confronti nessuno e se ciò è acca-duto è dovuto alla grande correttezza che tutti hanno espresso.Un grazie anche alla MIDLAND, che mette sem-pre grandissimo impegno nell’organizzare questi tor-nei e alla quale va sicura-mente perdonato qualche errore degli arbitri, d’altro canto si sbaglia anche in serie A.Un saluto a tutti e, se non ci ritroveremo nella Top League, al prossimo anno. Sub Pedibus Alae

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Ha preso il via ieri, lunedì 26 marzo 2012, la Fase Regio-

nale della Coppa Toscana di calcio a 5 e di calcio a 7: sono 10 (6 nel C5 e 4 nel C7) le formazioni che rappresente-ranno la provincia di Firenze.La formula prevede che le 15 squadre ammesse alla Fase Regionale (sia per il calcio a 5 che per il calcio a 7) ven-gano suddivise in 5 gironi da 3 squadre ciascuno (con partite di sola andata): le prime squadre classificate di ciascun girone e la miglior seconda accedo-no direttamente al tabellone finale ad eliminazione diretta, mentre le altre 4 squadre seconde classificate effettue-ranno uno spareggio per stabilire quali saranno le altre due formazio-ni che accederanno alle gare ad eliminazione diretta (a par-tire dai quarti di finale). Gli in-contri avranno la durata di due tempi da 20 minuti (25 minuti per il calcio a 7); nelle gare ad eliminazione diretta sono previsti, in caso di parità al termine dei tempi regolamen-tari, due tempi supplementari di 5 minuti ciascuno (in caso di ulteriore parità saranno ef-fettuati i calci di rigore). Per individuare le due migliori se-conde classificate (al termine dei gironi eliminatori), si terrà conto, nell’ordine, di: punti re-alizzati, differenza reti, gol fat-ti, gol subiti, sorteggio. A parità di punti tra due o più squadre, per stabilire il piazzamento in classifica nei rispettivi gironi eliminatori, si terrà conto, nell’ordine, di: classifica avulsa (scontri diretti), differenza reti (scontro diretto), differenza reti (complessiva), gol fatti, gol subiti e, in caso di ulteriore parità, si procederà al sorteggio ufficiale di qualificazione.

COPPA TOSCANA C5Per il calcio a 5 oltre a La Taverna, Il Fortino e Steaua (che avevano vinto i rispettivi gironi eliminatori della Fase Provinciale), si sono qualificate per la provin-cia di Firenze anche Atletico Ragnaia, I.G.M. ed At-

letico Micatanto (che hanno vinto i rispettivi spareggi contro Los De La Nasa, Firenze Gardenia e FC Barretino). Quattro di queste formazioni esordiranno nella set-timana in corso: domani, merco-ledì 28 marzo, toccherà ad I.G.M. e Steaua. Questi ultimi dispute-ranno in casa (allo Spazio Rea-le) la gara contro il F.C. Samanta De Chirico Hair Dress (formazio-ne livornese), mentre i campioni provinciali in carica andranno a Livorno per affrontare il QFT Termoidraulica Boldrini. Giovedì 29 marzo invece sarà la volta di Atletico Ragnaia (impegnata a Livorno contro il Pescherie Mare Blu) ed Il Fortino (che ospiterà, al

D.L.F. Calcio Firenze, i livornesi del Cecchi Elettro-nica): quattro sfide Firenze-Livorno nel primo turno di questa Fase Regionale della Coppa Toscana C5.

COPPA TOSCANA C7Nel calcio a 7 sono 4 le formazioni che rappresen-tano la città di Firenze: CS Sorgane C7 (che si sono appena laureati vincitori nel proprio girone di cam-pionato), Lokomotive Oxfam, Florence Patriots e Gli Spartani. Il CS Sorgane C7 aveva vinto il pro-prio girone eliminatorio di coppa, mentre le altre tre formazioni sono reduci dagli spareggi: Florence Patriots e Gli Spartani avevano centrato il successo qualificandosi di diritto alla Fase Regionale, mentre la Lokomotive Oxfam è subentrata al Riddim che, benché avesse vinto il proprio girone eliminatorio, si è successivamente ritirata dalla manifestazione. Ieri lunedì 26 marzo sono stati Gli Spartani la pri-ma formazione fiorentina ad esordire in questa Fase Regionale: la trasferta livornese sul campo della

Mediterranea Legnami è stata l’ennesima sfida fra formazioni di Firenze e di Livorno in questo primo turno della Coppa Tosca-na. Invece il CS Sorgane C7 giocherà contro una formazione di Empoli/Signa: oggi, martedì 27 marzo, sul campo della Sales, i fiorentini ospi-teranno I Garosi in un match che si preannun-cia avvincente.Pertanto non resta che fare un grosso in bocca al lupo a tutte e dieci le formazioni fiorentine im-pegnate in queste mani-festazioni, con la speran-za che ci possano rega-

lare delle grandi soddisfazioni!Steto

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Diciamocelo fran-camente: molti a

Firenze, prima della partita con il Genoa, te-

mevano il disastro. Forse più che dalla sconfitta, la vera

paura era rappresentata da un possibi-le gol di Gilardino. Sarebbe stato tristissi-mo per i tifosi viola vederlo non esultare dopo una rete sapendo che dentro di sé stava urlando “Avete visto, voi che non credevate in me, che pensavate che io fossi finito, avete visto di che cosa sono ancora capace!”. E in quel momento

esatto i detrattori di Mihajlovic avrebbero scosso la testa mormorando “Avevamo ragione noi, quel tecnico lo lasciava trop-po solo!”. D’altra parte, molti erano anche convinti che proprio con il Genoa sareb-be arrivato il primo gol di Amauri con la maglia viola, visto che tutte le settimane l’ex juventino ha assicurato che quella successiva sarebbe stata la volta buona (e speriamo che c’indovini, prima o poi). Il cuore dei tifosi viola avrebbe potuto reg-gere alla delusione di un gol di Gilardino solo con un gol di Amauri, magari quel-lo della vittoria, che tanti davano come

possibile pensando ai trent’anni trascorsi dall’ultimo successo a Marassi (e quella volta, mamma mia, segnarono Pecci, An-tognoni e Bertoni). Bene, non è successo niente di tutto questo e il cuore dei tifosi viola non ha subito traumi. Si va ormai avanti a minuzzoli di pane, un po’ intristiti dal non-gol di Amauri (che però ci è an-dato vicino) ma piuttosto fieri di aver visto in che condizioni versa Gilardino (forse non era tutta colpa di Sinisa se non se-gnava mai…). Quindi mal comune mezzo gaudio, come si dice. Le due tifoserie si consolino visto che le rispettive squadre

si assomigliano moltissimo: scombina-te, confusionarie, distratte, con difese da mal di testa e il cui destino, curiosa-mente, sembra più legato all’incapacità di altre squadre − tipo Lecce, Novara e Cesena − che alla propria abilità tecnica. Due squadre da rifare, con la differenza però che Preziosi ci ha già provato (con scarsi risultati) a fare la rivoluzione, men-tre i Della Valle devono ancora comincia-re. L’unica consolazione è che Gilardino il Genoa l’ha pagato caro al contrario di Amauri per la Viola. E visti i risultati, non è cosa da poco.

FuoriGiocodi Duccio Magnelli Amauri&Gilardino: DESTINO INCROCIATO SQUADRE FOTOCOPIA

Segue dalla prima

Alessandro Rialti

Fa piacere che a ‘risvegliarsi’ siano stati proprio quei giocatori più criti-cati e probabilmente meno attesi: Montolivo ad esempio e Natali che a detta di tutti il prossimo anno ve-stiranno la maglia del Milan. Ma il risveglio riguarda anche altri due elementi che per motivi diversi era-no mancati moltissimo ai tifosi viola: parliamo di Behrami e di Vargas. Se Montolivo, pur con rendimento mol-to altalenante, ogni tanto si ricorda di essere un giocatore importante e, fino a giugno, un giocatore della Fiorentina, Natali con i suoi tanti li-miti conferma di essere e di restare un professionista vero. Se, come appare certo, i due se ne andranno a fine stagione, per noi meriteranno comunque per la gara con il Genoa l’onore delle armi. Un gol a testa in una partita che i viola avrebbero meritato ampiamente di vincere.Ma se loro sono il passato e sol-tanto il passato, Behrami e Vargas possono essere decisivi per il futu-ro. Il primo ha stretto i denti ed è tornato in campo: con lui la Fioren-tina – statistiche alla mano – perde poco, quasi mai. E’ un combattente e poi porta fortuna, quest’ultima una qualità da non sottovalutare. Quan-to a Vargas gran merito indiscutibil-mente va a Delio Rossi: il peruviano pareva essersi definitivamente per-so, affogato in mezzo alla continua pioggia di mormorii. Pian piano in-vece sta ritrovando il meglio di sé che per noi è anche il meglio della Fiorentina. Non sappiamo se il futu-ro ds viola saprà tenere il primo che è appetito da tanti club importanti, per primo la Juve, e se il secondo diventerà un pilone del futuro viola o se servirà sul mercato per riporta-re denaro fresco da impiegare nella costruzione della squadra. Comun-que sia Montolivo che Natali, sia Behrami che Vargas rappresentano la voglia di non arrendersi di una Fiorentina che è ancora viva. Solo poco tempo fa davanti all’umilian-te sconfitta con la Juve temevamo davvero il collasso. Il pari in fondo ingiusto che i viola avrebbero me-ritato di trasformare in una vittoria col Genoa ci racconta invece di questo risveglio, un ritorno in piedi per affrontare le prossime gare con la consapevolezza di avere ancora forza e coraggio da spendere.