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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 ANNO 86 - N. 23 - GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012 COPIA OMAGGIO Via di Signano, 27 Loc. San Giusto Scandicci (Fi) Tel. 055 2571893 Aperto dal martedi’ alla domenica . Chiuso il lunedi’ DA NOI PUOI TROVARE LE VERE SPECIALITA’ COCCOLI , PEPOSO, PASTA FRESCA .. UN ANGOLO DI CHIANTI A SCANDICCI. OSTERIA PIZZERIA C.M. Interni PITTURA E VERNICIATURA RISTRUTTURAZIONE D’INTERNI OPERE EDILI DI ALTA QUALITÀ Pistoia - via IV Novembre, 55 cell. 348 7622800 - tel/fax 0573 20213 [email protected] - www.cminternipistoia.it sconto 10% valido per i lavori eseguiti nei mesi di luglio 2012 e gennaio, febbraio e marzo 2013 All’interno NOVITÀ PER I TIFOSI Scegli la tua TOP 11 IN QUESTO NUMERO I CENTRALI: Chiappella, Brizi, Galdiolo o Repka? Continua in ultima pagina A PAGINA 14 ECCO IL TRIO PER LA RICOSTRUZIONE MA SERVE IL SOSTEGNO PIENO DEI DELLA VALLE di Alessandro Rialti Quello che conta è che adesso la Fiorentina ha un gruppo di lavoro. Tre uomini che devono co- struire una squadra con la condizione di chi vuole riportare la gente al Fran- chi. Tre uomini che ci cre- dono e hanno accettato la sfida di una Fiorentina che negli ultimi due anni e un mese aveva soltan- to ingoiato fiele: Eduardo Macia, l’uomo che era stato scelto da Pantaleo Corvino per la sua co- noscenza straordinaria del calcio internazionale; Daniele Pradè, il diretto- re sportivo che prima con Fabrizio Lucchesi, poi con Franco Baldini aveva RIVOLUZIONE All’interno Una vacanza da

IL BRIVIDO SPORTIVO DEL 07.06.2012

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IL BRIVIDO SPORTIVO DEL 07.06.2012

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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

anno 86 - n. 23 - Giovedì 7 GiuGno 2012 COPIAOMAGGIO

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In questo numeroI centralI:chiappella, Brizi,Galdiolo o repka?

Continua in ultima paginaa paGIna 14

ECCO IL TRIOPER LA RICOSTRUZIONE

MA SERVEIL SOSTEGNO

PIENO DEI DELLA VALLE di alessandro rialti

Quello che conta è che adesso la Fiorentina ha un gruppo di lavoro. Tre uomini che devono co-struire una squadra con la condizione di chi vuole riportare la gente al Fran-chi. Tre uomini che ci cre-dono e hanno accettato la sfida di una Fiorentina che negli ultimi due anni e un mese aveva soltan-to ingoiato fiele: eduardo macia, l’uomo che era stato scelto da Pantaleo Corvino per la sua co-noscenza straordinaria del calcio internazionale; Daniele pradè, il diretto-re sportivo che prima con Fabrizio Lucchesi, poi con Franco Baldini aveva

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stevan Jovetic divide Firenze. Da una parte ci sono i tifosi che non vor-rebbero vederlo andare via, dall’altra quelli che, invece, non avrebbero problemi a non vederlo più al Franchi a patto che i soldi ricavati dalla sua cessione vengano tutti reinvestiti in nuovi arrivi. Ci sono quelli che vedono in Jovetic il beniamino dalla faccia pu-lita, nuovo capitano del corso viola, che viene sacrificato dalla società, al-tri che lo ritengono né più né meno un professionista (o ‘mercenario’?) come tutti gli altri che pensa al proprio inte- resse economico nonché alla meritata gloria. Nonostante la sua appurata classe cristallina, comunque, nessuno in città sembra traumatizzato da una sua eventuale partenza anche se, com’è normale che sia, infrangerebbe molti cuori che avevano creduto che lui fosse un nuovo Antognoni (ma sia chiaro, nessuno sarà come Giancarlo e neanche come le ultime bandiere che Firenze ha avuto, ormai è un cal-cio diverso, fatto da calciatori e uomini da valori diversi rispetto anche a 10-15 anni fa). Viso da bravo ragazzo, piede da fenomeno, dà e dava la per-fetta impressione del giocatore inna- morato di Firenze e della maglia viola. Del ragazzo fedele che aveva firmato un contratto fino al 2016 per onorarlo, non per proforma. In realtà le cose potrebbero prendere un’altra piega.

Per volontà del giocatore in primis.perDIta DI un Fenomeno. È in-negabile che nell’ultima stagione Jo-Jo sia diventato, dopo la partenza di Mutu e il recupero dall’infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi da gioco per un anno intero, il gio-catore tecnicamente più forte della rosa della Fiorentina. E anche quello più decisivo sotto porta e a livello di presenza in campo. Colui nel quale la squadra riponeva le proprie speranze di velleità offensive, piuttosto ridotte negli ultimi mesi. Non a caso è stato lui il capocannoniere della stagione viola con 14 centri all’attivo. E non è

un caso che quando è mancato lui, la squadra abbia vinto una sola volta (a Lecce) andando spesso incontro a pesanti sconfitte o scialbi pareggi. Del resto uno come lui è determinante e in campo si fa sentire grazie alle sue accelerazioni, alle sue invenzioni, alle sue giocate. Il numero 8 della squadra di Mihajlovic e Rossi ha convinto tutti gli scettici, coloro che temevano non potesse tornare a grandi livelli ed ha entusiasmato per la sua crescita fisica e anche psicologica. È tornato più convinto dei suoi mezzi, irresistibile sul manto verde e con un riscoperto fiuto del gol. Infatti, prima del suo in-

cidente, contava in viola sole 8 reti in 58 presenze di campionato (media gol 0,13). Numeri che ha ampiamente mi-gliorato proprio nell’ultimo campionato grazie ai suoi 14 gol in 27 partite (me-dia 0,51). Non solo: lo si è visto mag-giormente ‘cattivo’ e con una spiccata personalità. Del resto, è un giocatore dalla classe invidiabile e non gli man-ca praticamente niente: corsa, drib-bling, tecnica, fiuto del gol. Il monte-negrino, in sostanza, è un numero 10 vestito da numero 8 (solo e soltanto perché ama quel numero e non ha mai voluto lasciarlo), uno di quei geni del calcio che fanno innamorare la gente

con un tocco di palla, con una veroni-ca o con un gol al giro (alla Del Piero, per intenderci: avete presente la rete segnata alla Juventus in trasferta? Ecco…). L’eleganza in campo è il suo marchio di fabbrica e un pubblico dal palato fino come quello fiorentino non poteva che andare in delirio da-vanti ad un giocatore del suo calibro. E pensare che quando Corvino lo ha portato a Firenze Stevan davanti ave-va un certo Adrian Mutu. E pensare che dopo pochi mesi in viola, se non si fosse fatto male proprio il fenomeno romeno, Jovetic avrebbe potuto lasci-are prima del previsto. Invece Firenze ci ha creduto, lo ha coccolato, lo ha cresciuto, aspettato, curato e rigen-erato non lasciandolo mai solo e sup-portandolo a livello morale e psico-logico con affetto e passione. Il bello di Jo-Jo è questo. Ed è un peccato pensare di togliere dall’undici titolare tanta fantasia. La stessa che più volte è stata paragonata a quella di Baggio. Ma il suo è un destino ‘europeo’, da grande club.ma non e’ BaGGIo. Ma lui Baggio non è. Non lo è perché il Divin Codi-no era obiettivamente un’altra cosa (se Jovetic è fortissimo, Roberto era appunto… divino). Non lo è perché Baggio non voleva lasciare Firenze, lui invece sembra non aver mai fatto alcuna resistenza né fasulla, né veri-

I DOLORI DEL GIOVANE STEVAN:JOVETIC SI INTERROGA, FIRENZE ANCHE

il perSonaggiiodi michela lanza

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tiera. Ha firmato nell’autunno scorso un contratto fino al 2016 e così facen-do non esporrà la Fiorentina al rischio di perderlo a costo zero (Montolivo docet). Però è anche vero che dalla sua bocca, soprattutto negli ultimi mesi, non è mai uscita una frase con-vincente circa la sua volontà di restare senza se e senza ma a Firenze. Prima della partita contro il Napoli (guarda caso proprio il club partenopeo è uno tra quelli interessati a lui) dichiarò: «Io resto a Firenze, sono riconoscente alla Fiorentina, poi del mercato non mi interesso e non so niente. Sono voci che leggo. Di solito non guardo tanto al futuro ma penso all’anno in corso. Penso alla Fiorentina». Tra le righe non è certo leggibile la sua volontà di permanenza in viola bensì un ‘la-varsi le mani’ e rimandare tutto alla fine della stagione. E a proposito del finale di campionato sono state troppe le assenze del montenegrino nelle partite che contavano, quelle contro le ‘piccole’ per intendersi. Quelle dove avrebbe dovuto coi suoi gol e le sue magie prendere per mano la squadra (in virtù anche della fascia di vice capitano che gli è stata conferita) e portarla (lui) alla salvezza. Invece è toccato al contestatissimo Montolivo salvarla dal naufragio casalingo col Novara e a Cerci mettere la parola fine alla stagione con un gollettino a Lecce

che ha chiuso il discorso-salvezza. E poi? E poi quel suo primo ‘mal di pancia’ post Fiorentina-Chievo che fece intendere le sue (reali?) inten-zioni, o quantomeno le sue perples-sità (alla domanda “Te la senti di dire che rimarrai alla Fiorentina al 100% il prossimo anno?, rispose: «Ora sono concentrato solo su questa stagione. A chi mi chiede del futuro dico che non dipende solo da me e che dovremo riparlarne con la società»). Non sono certo grandi parole d’amore nei con-fronti di una piazza che lo ha adottato come idolo del futuro. E come dimen-ticare quell’assenza (giustificata?) nell’ultimo match di campionato contro il Cagliari e il mancato saluto a tifosi e compagni che proprio a qualcuno non è andata giù? Senza pensare che, da quando è andato in vacanza (si sta riposando a Formentera), anche in seguito alle voci di mercato che lo ve-

dono sempre più lontano da Firenze, lui ha sempre preferito tacere. Non lo sentiamo più parlare da troppo tempo e quel silenzio è inquietante. È il ‘silen-zio degli innocenti’?troppe rIcaDute e moDulo non GraDIto. Detto delle sue infi-nite qualità tecniche e anche della sua poca convinzione a vestire ancora la maglia viola (vuole andare a giocare in un grande club per poter puntare a vincere Champions e Pallone d’Oro), è giusto ribadire che la società è sempre stata chiara. La parola d’ordine era: ri-partire da Jovetic. Ma è anche vero che non si può tenere un uomo in Paradiso a dispetto dei santi, a maggior ragione se quest’uomo un santo non è. Che non inganni il suo volto gentile (come del resto ha sempre dimostrato di es-sere con i tifosi, sempre sorridente e disponibile al massimo), ma la realtà è un’altra ed è più semplice che mai: an-

che lui, come gli altri, pensa al proprio tornaconto. E probabilmente andare via da Firenze lo lascerebbe indiffe-rente. A maggior ragione dopo l’arrivo di un allenatore (Vincenzo Montella) che predilige il 4-3-3, modulo da lui mai apprezzato né accettato fino in fondo. E allora il suo destino sembra scritto. Se non ci sono la massima volontà e l’entusiasmo giusto di giocare con la maglia viola addosso è giusto che Jo-vetic lasci Firenze e lasci il suo posto ad un giocatore più affamato di lui. Così eviteremo di sentir parlare an-cora dei suoi improvvisi ‘mal di pancia’ e delle sue continue ricadute (piccoli infortuni o dolori di ogni genere anche leciti che lo hanno costretto a saltare 11 partite) che hanno portato qualche tifoso, scherzosamente ma non troppo, a soprannominarlo Ohi-Ohi invece di Jo-Jo. Firenze ha già mantenuto per troppo tempo campioni scontenti. Ora

è il momento di ritrovare le giuste mo-tivazioni, ma non a parole. Servono i fatti. E se Jovetic dovesse essere fe-lice di restare e voglioso di mettere sempre la gamba per la causa viola, ben venga la sua permanenza perché la sua classe non potrebbe che giovare ad una squadra come la Fiorentina. Anzi, potrebbe essere quasi un lusso. Se però avesse delle ombre, che vada. Una cosa è certa: ad oggi, il numero 8 montenegrino non ha mai sgom-brato il campo da dubbi circa il suo futuro. Perché dire “Sono concentrato solo su questa stagione” e “Dovremo riparlarne con la società” non significa propriamente “Amo Firenze”. Anzi… E forse è per questo che Jovetic a Fi-renze è amato sì ma allo stesso tempo nessuno si strapperebbe i capelli per una sua eventuale partenza. Neanche quel 50% di tifosi che vorrebbero che restasse ancora.

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Manca ancora da mettere nero su bianco ma Facundo ronca-glia pare essere più di un semplice nome fra i tanti accostati in questo periodo alla Fiorentina. Difensore argentino di origini italiane e quindi dotato di passaporto comunitario, arriverebbe a costo zero. Macia nei mesi scorsi ha sfruttato i tentenna-menti del Boca Juniors in sede di rinnovo del contratto e lo avrebbe convinto a scegliere la Fiorentina, per la verità senza nemmeno fare troppa fatica visto che il giocatore desidera con tutte le sue forze ap-prodare in Italia. Nell’ultima stag-ione è stato il perno della difesa del Boca e ha trovato la continuità giusta per attirare su di sé le at-tenzioni di diversi club italiani, Ata-lanta, Parma, Napoli, pure il Genoa particolarmente agguerrito nelle ultime ore. Anche molti dirigenti erano sulle sue tracce, uno su tutti è Pietro Lo Monaco. Per Roncaglia a Firenze sarebbe pronto un con-tratto triennale da 500.000 euro a stagione. Tra l’altro, per quanto ri-guarda il compenso, possiamo sve-lare anche una piccola curiosità. Nonostante che sia da tre anni un giocatore del Boca Juniors a tutti gli effetti, Roncaglia ha continuato a percepire lo stipendio che preve-deva il suo contratto nelle giovanili.

La cifra? Bassissima per essere un calciatore da prima squadra: fino ad oggi ha guadagnato meno di 90.000 euro a stagione, assai meno di tantissimi giocatori di serie B. Discorsi economici a parte, il classe ’87 argentino andrebbe a rinforzare una difesa che, almeno nel reparto centrale, è destinata a subire alcuni cambiamenti considerando intanto i due avvicendamenti (via Natali e Kroldrup in scadenza di contratto) e l’arrivo certo di ahmed Hegazy, il difensore egiziano classe ‘91 lasci-ato in ‘eredità’ da Pantaleo Corvino e il cui acquisto è stato perfezionato

e ufficializzato proprio martedì scor-so da Pradè e Macia. L’egiziano è il nuovo che avanza insieme a Nasta-sic e Camporese che dopo essersi rivelati fra le pochissime note liete dell’ultima stagione (specie il primo) rappresentano anche e soprattutto il futuro e in questo senso il no del neo ds viola al Catania che li aveva chiesti nell’ambito dell’operazione-Montella è stato più che eloquente. Adesso rimane da decifrare la po-sizione di Gamberini: il centrale bo-lognese avrebbe chiesto un rinno-vo biennale in assenza del quale potrebbe davvero fare le valige.

Anche perché cinque difensori cen-trali in rosa (Roncaglia può fare an-che il terzino destro all’occorrenza) potrebbero essere troppi.la carrIera. Roncaglia è nato venticinque anni fa a Chajarì, è alto circa 180 cm e pesa 76 kg. Fisico asciutto, forte sulle palle alte e piut-tosto mobile per essere un centrale. Quando viene spostato sulla fascia destra è naturale che possa pagare qualcosa dal punto di vista della velocità pura. Soprannominato ‘El Torito’ (il toro) per la veemenza con cui contrasta gli avversari e per la tenacia che mette in campo, an-che se dobbiamo sottolineare una certa disciplina. Nonostante faccia dell’agonismo la sua dote migliore non eccede fino ad essere ammoni-to, come succede spesso a qualche collega sudamericano. Dal 2007 fa parte della prima squadra del Boca Juniors e dopo una prima stagione su buoni livelli (nella quale è stato uno dei protagonisti nella vittoria del Torneo di Apertura) ha tentato l’avventura in Europa. All’Espanyol (club pieno di argentini dove ha tro-vato anche Pochettino, allenatore suo connazionale) l’esperienza non è stata totalmente da buttare via, ma al termine del campionato è tor-nato in patria. Il Boca opta nuova-mente per il prestito e questa volta

(siamo nel 2010) è l’Estudiantes ad avvalersi delle sue prestazioni. Ri-trova una certa continuità, tanto che al termine della stagione il club gial-loblu decide di riprenderselo nella propria rosa. E la scelta è azzec-cata, perché Roncaglia dopo un inizio titubante si carica sulle spalle il peso dell’intera difesa, risultando uno dei migliori a fine stagione con 25 presenze impreziosite da 2 gol. Chiudiamo questa scheda racco-ntando un episodio piuttosto curioso andato in scena circa un mese fa nel corso di Boca Juniors-Independ-iente. I padroni di casa sono sotto di un gol quando spiove una punizione in area. Santiago Silva (non troppo vecchia conoscenza dei tifosi viola) colpisce la palla di testa anticipando il portiere in uscita e coglie in pieno il palo. Il ‘Tanque’ si scaglia sul pal-lone ma prima di lui arriva Ronca-glia che realizza un gol facile fac-ile beffando lo stesso attaccante. Risultato sul 3-3 e Silva che va su tutte le furie, raccoglie il pallone in fondo alla rete e gli dà un morso, mentre i compagni festeggiano il di-fensore-goleador. Il ‘Tanque’ voleva segnare a tutti i costi e solo dopo le congratulazioni dei compagni riesce a digerire il boccone amaro. Un piccolo aneddoto che testimonia la personalità del centrale argentino.

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Dunque Vincenzo montella è praticamente il nuo-vo allenatore della Fiorentina. Come potrebbe far giocare la sua nuova squadra? Il giovane tecnico ha cambiato rotta a metà della scorsa stagione passando dal 3-5-2 ad un più aggressivo 4-3-3 che ha dato decisamente i frutti sperati dal presidente Pulvirenti e dai tifosi del Catania.Logico quindi pensare che Montella arrivi portando in dotazione il suo modulo preferito, quel 4-3-3 che ha dato qualche problema al suo predeces-sore Sinisa Mihajlovic. Ma i giocatori attualmente in rosa nella Fiorentina sono adatti per giocare in questo modo?Vediamolo insieme. Ovviamente nessun pro-blema per il portiere e per gli esterni di difesa come Pasqual, Cassani e De Silvestri anche se l’ex lazia-le ha evidenziato qualche problema in fase difensi-va e potrebbe essere agevolato da una difesa a tre.

I centrali attualmente in rosa hanno cambiato sche-ma nel corso della stagione e sono quasi tutti pronti per il ritorno alla linea a quattro. L’unico ad avere qualche problema potrebbe essere Felipe che ha for-nito le migliori prestazioni nell’Udinese schierata da sempre con i tre centrali.Il centrocampo a tre prevede un regista abbastan-za mobile, un incontrista bravo a distruggere il gioco degli avversari ed infine un incursore ca-pace di inserimenti pericolosi per le avversarie. I giocatori attualmente in rosa sono pochi: Behrami che è intoccabile, Lazzari e Kharja in attesa di un eventuale riscatto da parte della Fiorentina mentre Salifu sarà mandato a farsi le ossa proprio a Cata-nia. Inoltre c’è Vargas che a nostro avviso non può assolutamente giocare in un centrocampo a tre ma solo esterno offensivo.Ricapitolando: Behrami è l’ideale incontrista di questo

centrocampo, mentre Lazzari ha dimostrato quest’anno di essere un po’ troppo lento per fare l’incursore e non ha tra l’altro le caratteristiche per giocare negli altri due ruoli. Kharja potrebbe fare il regista ma ha il difetto di partire molto spesso in dribbling. Gli altri due ruoli non sono decisamente per lui visto il “passo” lento mostrato al Franchi dal giocatore marocchino. Infine l’attacco: Cerci e Vargas sarebbero giocatori adatti, soprattutto il primo, ma molto probabilmente saranno ceduti per fare cassa. Infine il grosso punto interrogativo costituito da Jovetic che avrebbe potuto giocare centravanti solo con Zeman e che non vuole, e fa bene, adattarsi al ruolo di esterno che lo allontanerebbe dalla porta e lo costring-erebbe a rincorse sfiancanti. Per Amauri ovviamente il ruolo di centravanti del 4-3-3 fa al caso suo, ma dubi-tiamo fortemente che sarà confermato qui a Firenze. In pratica pochi problemi in difesa, ma centrocampo e at-tacco completamente da rifare. Buon lavoro Pradè.

Altissimo e riccioluto: questo il somma-rio identikit del nuovo difensore cen-trale della Fiorentina. ahmed Hega-zy è giunto a Firenze martedì scorso e, dopo aver svolto alcuni test fisici, ha firmato il un contratto quadriennale con la società viola. Come raccontato nelle passate settimane, Hegazy rap-presenta l’eredità lasciata da Pantaleo Corvino che lo aveva bloccato già nel corso del mercato di gennaio. Il suo approdo a Firenze è sempre apparso scontato anche perché l’anello di con-giunzione tra Corvino e Daniele Pradè, ovvero il neo direttore tecnico Edu-ardo Macia, ne è sempre rimasto fa-vorevolmente impressionato. Durante questi mesi le relazioni arrivate sulla sua scrivania non lasciavano dubbi e Macia ha quindi deciso di avallare una trattativa a cui mancavano solo le firme. D’altra parte era già stato tutto deciso (compreso il milione e mezzo di euro che finirà nelle casse dell’Ismaily Sporting Club, la società dove Hegazy ha giocato finora riuscendo anche a esordire a 20 anni nella nazionale mag-giore) e sembrava un peccato lasciarsi sfuggire il ‘Nesta delle Piramidi’ (suo soprannome in patria). La sua scheda racconta di un difensore centrale nato il 25 gennaio del 1991, alto 193 cm e con un peso forma di 83 kg. L’altezza lo agevola sul gioco aereo e gli toglie qualcosa dal punto di vista dell’agilità,

ma chi lo ha seguito di recente racco-nta anche di una discreta mobilità. Il suo piede preferito è il destro. In car-riera ha giocato come professionista solo nell’Ismaily, ma tanto gli è bastato per diventare in breve tempo il perno della difesa dell’Egitto, nazionale con la quale conta già 9 presenze nonostante la giovane età.

momento pIu’ Bello. Nel giorno della firma del nuovo contratto, un rag-giante Hegazy ha rilasciato le prime battute al canale tematico della socie-tà viola: «Arrivare qui ed indossare la maglia viola è praticamente un sogno. Questo è uno dei momenti più belli della mia vita e della carriera. Sono un centrale difensivo e mi metto a dis-

posizione del nuovo allenatore della Fiorentina. Forza viola!». L’italiano è stentato ma giura di mettersi a studi-arlo fin da ora per arrivare in ritiro e potersi ambientare subito all’interno del gruppo. Il suo ingaggio compensa la partenza di Natali (anche per carat-teristiche fisiche) e va ad arricchire un reparto nel quale la Fiorentina dovreb-

be essere ben coperta per diversi anni: Nastasic, Camporese e lo stesso Hegazy rappresentano il presente, ma soprattutto il futuro della difesa viola. Il difensore egiziano apre dunque il mer-cato della Fiorentina e dà il via a quella che dovrebbe essere la stagione del riscatto, prima pietra dell’auspicata e necessaria ricostruzione.

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Dal ’90 qualcosa è cambiato…Ventidue anni fa: ventimila manifestanti o forse più, tutti dietro allo striscione “Baggio con noi Pontello alla Juve”. A quei tempi, detto in parole povere, a nessuno fregava niente delle casse societarie e del pareggio di bilancio. Poi è suc-cesso quello che è successo, c’è stato il fallimen-to di Cecchi Gori, sono subentrati nuovi canoni nel pensiero e nuovi termini nel linguaggio dei tifosi: il fair play finanziario, l’ammortamento, il dare avere, le plusvalenze. Ed ora eccoci qua, arricchiti di tali nozioni di ‘ragioneria sportiva’, a disquisire sull’ipotetica partenza del maggior talento viola, stevan Jovetic. C’è chi rabbrivi-disce all’idea, e sono molti, ma non sono la to-talità come accadde per Baggio. Anzi, sul finale di campionato c’è stata polemica, come si dice a Firenze. In pratica, girava voce fra i tifosi che l’entourage del giocatore vedesse la retroces-sione in B come un acceleratore per trasferirlo altrove. stefano sartoni è in contatto quotidiano con la gente viola, non solo perché è un ultras storico (ex presidente del Collettivo) ma anche perché conduce una trasmissione sportiva su Lady Ra-dio. «In effetti in quelle settimane c’erano strane voci - ricorda Sartoni - e c’era qualche malumore in giro. Io stesso non ero contento, lo dissi anche alla radio, perché avrei voluto che tutti stringes-sero i denti andando in campo, Jovetic invece saltò le ultime partite». Veniamo al presente: oggi la tifoseria ti sem-bra compatta e granitica sull’incedibilità di Jovetic? «Sentendo un po’ in giro mi rendo conto che i tifosi parlano molto di questa cosa, e ci sono anche quelli che dicono: ‘Se ci danno 30

milioni e poi li reinvestiamo tutti per la squadra ne vale la pena’. D’altra parte, secondo me Jo-vetic è destinato ad andar via, se non quest’anno magari il prossimo o fra due. E’ vero che in due anni il suo valore può aumentare, magari invece che 30 te ne danno 50. Ma può anche scendere a causa degli infortuni o quant’altro, com’è suc-cesso a Giuseppe Rossi che ora ti vendono per tre palanche. Poi ci sono gli innamorati di Jovetic che non lo venderebbero mai, ma io penso che i soldi di un’eventuale cessione potrebbero ser-vire». cosa potrebbe fare la Fiorentina con questi ipotetici 30-35 milioni? «Io direi che tre pezzi da novanta li potrebbe prendere. L’importante, ripeto, è reinvestire tutta la somma incassata». leonardo Vonci, tifosissimo viola e conduttore di un altro programma dedicato ai sostenitori gi-gliati, stavolta su Radio Blu, ha una percezione simile della situazione: «Ci sono quelli ancora legati al giocatore simbolo, specialmente coloro che hanno vissuto le epoche di Baggio e Anto-gnoni. Una mentalità romantica e anche un po’ provinciale, se pensiamo che attorno a questi simboli alla fine abbiamo vinto molto poco, pur essendoceli goduti. Per ora dobbiamo credere nel lavoro di Pradè e Macia, poi a Moena conter-emo le facce e valuteremo». quindi serve ancora qualche settimana di pazienza, il ritiro estivo inizia il 16 luglio. «Il problema è che ormai la gente non ha più pazien-za nemmeno quando fa la fila alla Coop…». ma fra quelle facce che conteremo a moena, ci dovrà essere anche Jovetic? «L’importante è che venga fatta chiarezza. Da parte della Fio-

rentina, che adesso è obbligata a far le cose per bene e credo che le farà, perché la gente è in-viperita. E da parte del giocatore, che dovrà es-sere sincero visto che ha firmato un contratto. Se resta volentieri siamo tutti contenti, la gente lo ama; se invece vuol giocare dodici partite in un anno, allora è meglio che vada. Importante sarà anche valutare la tenuta fisica, questo lo sanno i medici, e l’aspetto psicologico, cioè la paura di rifarsi male, una paura che alla fine influisce sul rendimento e sulle presenze in campo». la decisione è quindi piena di variabili. «Sì, però dico una cosa: molte società vendono i loro campioni e riescono a migliorare lo stesso. Prendiamo l’Udinese, che ha venduto San-chez, Inler e Zapata, eppure ha fatto addirit-tura meglio dell’anno scorso. Tutto dipende dall’organizzazione tecnica e societaria. A questo punto serve sincerità e chiarezza: se il ragazzo non restasse volentieri sarebbe meglio far cassa. Ed in questo caso preferirei liquidità, non una masnada di giocatori come contropar-tita». 30-35 milioni sarebbe un importo soddisfacen-te? «Con questa somma si può ricostruire una rosa, tutto dipende dall’abilità di Macia e Pradè. Mi risulta stiano scandagliando il mercato su-damericano, che non è solo Brasile e Argen-tina ma anche Uruguay, Cile, Bolivia e altro. Devono seguire la strategia dell’Udinese, scoprendo talenti anche non famosi, è la strada del fair play finanziario. An-che perché, se vai sui nomi con-osciuti, con 35 milioni una squadra non la rifai».

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l’angolo del tiFoSodi luca capanniQUANTI CAMPIONI NEL RICORDO

DEL GRANDE ANDREA PAZZAGLIUn pomeriggio indimenticabile quello di sabato 2 giugno allo stadio delle Due Strade. “In ricordo di Andrea” era la denominazione della mani-festazione per celebrare andrea pazzagli a quasi un anno dalla sua morte, avvenuta lo scorso 31 luglio. Per disputare una partita tra le Glo-rie Viola e il Club Italia Master over 35 sono venuti fior di campioni del passato recente, tutti grandi amici di Andrea. In diversi si sono sobbar-cati alcune centinaia di chilometri pur di non mancare all’appuntamento. E questi sono gesti che si compiono solo per amicizia, perché il portiere fiorentino, oltre ad essere stato un bravissimo giocatore, è stato soprat-tutto un grande uomo. Chi l’ha conosciuto non lo potrà mai dimenticare. Ecco perché in tanti si sono dati appuntamento nello stadio della rinascita calcistica di Pazzagli, quello della Ron-dinella nella quale Andrea nel 1983/84 si mise in luce definitivamente.La partita è stata un’occasione importante per ricordare Pazzagli e per fare anche della beneficenza. Diverse centinaia sono stati gli spettatori presenti e l’incasso è stato sud-diviso tra la fondazione Borgonovo e una famiglia bisognosa di Firenze indicata dalla signora Isa, la moglie di Andrea. Hanno parte-cipato all’incontro anche i figli del grande portiere: Edoardo (nell’ultima stagione alla Fiorentina) che gioca in porta come il papà e ha annunciato il suo pas-saggio al Milan (con un contratto triennale) e il fratellino Riccardo di nove anni che, invece, gioca all’attacco. Entrambi hanno vestito per un tempo (il primo) la maglia della Fiorentina e per un altro (il secondo) quello della Nazionale. Riccardo (il figlio più piccolo di Andrea) ha tra l’altro realizzato l’unico gol dei viola nella sfida terminata 4-1 a favore dell’Italia, una formazione nettamente più giovane di quella gigliata. An-che Giancarlo antognoni, tra i più acclamati come sempre, ha giocato il primo tempo con la casacca viola e il secondo con quella azzurra.Tra i giocatori in maglia viola ha ricevuto grandi applausi luciano spal-letti, che in tanti sognano sulla panchina della Fiorentina, e poi lorenzo amoruso, celeste pin, roberto Galbiati, stefano carobbi, luigi

sacchetti, Daniele carnasciali, Domenico caso, alberto Di chia-ra, aldo Firicano, cristian riganò, alberto malusci, enrico chie-sa, andrea Ivan, mario paradisi e anche i figli di Giancarlo Galdiolo, l’ex giocatore viola colpito due anni fa da demenza frontale temporale. In panchina moreno roggi. E poi erano presenti Kurt Hamrin, alessio tendi e luciano chiarugi.Nel Club Italia c’erano tra gli altri l’ex sampdoriano moreno mannini, il ter-zino dello scudetto blucerchiato, luigi apolloni, roberto mussi, alberi-go evani, alessandro costacurta, in forma straordinaria come ales-sandro Bianchi, campione d’Italia nell’Inter di Trapattoni, massimo

Bonini, l’ex portiere gigliato marco landucci (preparatore dei portieri del Milan) e massimo agostini, autore di

una bella rete da vero “Condor” (questo il suo so-prannome quando giocava). Giovanni Galli in

panchina guidava gli azzurri.E poi c’era paolo rossi che pur senza scendere in campo suscita sempre splen-didi ricordi ed emozioni (ricordate il Mon-diale in Spagna nel 1982?) che raccon-

tava come da bambino con il padre andava sempre in curva Fiesole e non si perdeva una

partita della Fiorentina. Il suo idolo ce l’aveva di fronte sabato ed era Kurt Hamrin. Ha voluto esserci

pure serse cosmi che con il suo Lecce, nella stagione appena terminata, ha creato tanti problemi alla Fiorentina. E con lui

anche due ex compagni di squadra di Pazzagli ai tempi della Rondinel-la, palazzi e Destro, il papà dell’attaccante del Siena, oltre a Giovan-nelli e nofri. Gli spettatori presenti applaudivano i vecchi campioni e di tanto in tanto si commuovevano. Ma l’emozione è stata grandissima so-prattutto quando prima della partita, nell’intervallo e alla fine, dopo le premiazioni, sono state trasmesse dall’altoparlante le canzoni di Andrea Pazzagli, composte e cantate da lui. E allora i lucciconi erano negli occhi di tutti. Andrea ci manchi davvero tanto!(Si ringrazia Paolo Lamuraglia per le foto gentilmente concesse al Brivido Sportivo)

A VEDELLI CON LA RUSSIA E SEMBRAA DI RIVEDE’LA VIOLA DELL’ULTIMO PRAGNELLI

E bisogna rassegnassi, di viola per ora e un c’è che discorsi e l’uniho carcio che si gioha e gli è quello azzurro. Meglio che nulla marito vecchio, e dicea la mi’ moglie quando l’era ‘n vena di comprimenti. Però questo

e rischia d’esse’ decrepito, perché se si gioha come nell’urtima amichevole co’ borsce-vihi e la dura poho e si batte i’ rehorde di mister simpatia, i’viareggino, di du’ anni fa. Si scommette che un s’arria a i’ sehondo turno… icche ho detto? La parolina magiha! No, e scherzavo, i’nonno e un ni scommette nemmen su quanti gotti di vino e bee n’un giorno (anche perché a un certo punto e perdo i’conto) figurassi nelle partie di carcio. A scommettere gli eran quegli artri e i cicrone gli è arrivao a Coverciano, ndoe l’uniho che un n’era gobbo (anche se ci avea studiato) e l’hanno rimandao a casa e quegli artri, con la licenza a strisce, come 007, e gli hanno tenuti. Ora poi e s’è capio perché Buffon e s’è operao alla spalla, e se l’era slogaa a fa’ gli assegni a i’ tabaccaio, con tutti quegli zeri… e ora l’ha avuo una ricaduta, ma e sembra che possa giohare, meno male perché De Santisse e fa tutto fori che miraholi, bischerate sì, dimorte. Se Mazzarri gli è arrivao terzo e quinto con qui’ portiere e deve esse’ ganzo forte.A vedelli gioha’ con la Russia e sembraa di rivede’ la Fiorentina dell’urtimo Pragnelli. Tutta spenzolaa ‘n avanti, ma senza ritmo (e un s’avea nemmen la panda), senza sape’ come fa’ a pungere, e con delle buhe di dreo che ci passava anche e TIRRE. Que due ni’ mezzo e saranno anche un po’ pellegri, ma se tu li lasci soli contro e’ nemici tutti che corrano e fanno la figura de’ cioccolatai. Speriamo che si scherzasse, che fosse perché un n’avean potuo scommettere (o sì?), ‘nsomma che sia staa una cosa episodiha, perché se si gioha così con la Spagna, quando e conta, e ci vole i’pallottoliere pe’ ricordasseli, come e gotti di’nonno! E dice che porta bene, quando e si vince l’amihevoli prima e si perde dopo e, all’incontro, se si fa schifo all’inizio poi e si vince quelle che contano. Un c’è che spera’ nel-la scaramanzia e tocca’ ferro pe’ chi se lo troa perché, a logiha, e siam su una brutta china.A i’nonno e un gni riesce pati’ pe’ l’azzurro come pe’ i’ viola, e un n’è miha un segreto, e l’ho scritto ‘n tutte le sarse, però, quando e sonan l’inno, i’ciglio e si bagna, e fa’ le figure a bischero e dispiace, perciò, pe’ un par di settimane, carcioscommesse o no, e dee sortire i’bercio: Forza Italiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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UN INCROCIO DI SOGNI DESTINATI A REALIZZARSI“Prima o poi allenerò la Fiorentina, non so quando, ma di sicuro lo farò”. Parola di luciano spalletti da Certaldo, classe 1959, presente al Memorial Andrea Pazzagli lo scorso 2 giugno.Pur fresco di rinnovo di contratto con lo Zenit (fino al 2015), il tecnico toscano si è lasciato an-dare – e non è la prima volta – ed ha espresso il suo desiderio. Questa frase ha avuto un impatto forte sui tifosi viola che hanno già iniziato a so-gnare e a sperare di averlo finalmente a Firenze alla scadenza del suo oneroso contratto russo.Tornando con i piedi per terra, il presente si chiama Vincenzo montella, che ha incrociato più volte la propria carriera di calciatore proprio con Spalletti. E chissà che Montella non sia solo l’antipasto per arrivare alla ‘ciliegina’ sulla torta di nome ‘Lucio’.GIoVanIlI In VIola. La carriera di calciatore di Luciano Spalletti inizia all’età di 12 anni quando, iscritto al NAGC della Fiorentina, tirò i suoi primi calci al pallone. Al club Sportivo Firenze rimase due soli anni per poi passare ai campionati dilet-tantistici nel Certaldo, Cuoiopelli e Castelfioren-tino. Nella stagione 1985/86 giocò a Chiavari, facendosi notare come centrocampista dai 7 polmoni, tanto che l’anno successivo passò allo Spezia in C1, allenato a quei tempi da Giamp-iero Ventura. Vi rimase 5 anni diventando l’atleta simbolo della squadra e sfiorando addirittura la serie B in due campionati distinti.esploso a empolI. Nel 1991 Luciano tornò ad Empoli, dove a 34 anni chiuse la carriera ago-nistica sotto la guida di Francesco Guidolin, ma non aspettò molto prima di diventare allenatore, anzi, l’anno successivo prese il posto di Donati,

allenatore della squadra toscana, nel campio-nato C1. Il destino volle che nel 1994 Spalletti al-lenasse un certo Vincenzo montella per la prima volta, per poi ritrovarselo alla Sampdoria e alla Roma: incroci che hanno instaurato tra loro un bel rapporto. Il 1996 fu l’anno che ha consacrato definitivamente Luciano-allenatore: l’Empoli vince la Coppa Italia di serie C ed ottiene la pro-mozione in B. La squadra era stata costruita tal-mente bene che in un solo anno di serie cadetta riuscì nel doppio salto e a proiettarsi nel calcio importante, la serie A, grazie anche a giocatori che avrebbero scritto pagine importanti nel calcio italiano anche in futuro: da Montella a Birindelli, fino a Totò Di Natale. Un tale exploit non poteva passare inosservato ai grandi club, infatti il tec-nico di Certaldo fu chiamato ad allenare la Samp nel ‘98, ma le cose non andarono bene, anzi. L’anno successivo venne esonerato, poi richiam-

ato a metà campionato, ma non evitò comunque la retrocessione dei blucerchiati. Non andò molto meglio a Venezia dove andò incontro ad un altro esonero. E questo mise in dubbio il metodo e le qualità di Spalletti, ‘accusato’ di essere capace di allenare soltanto in una realtà come Empoli, dove aveva trovato comunque giocatori buoni e un ambiente familiare. la sVolta. Fu l’Udinese nel 2001 a rilancia-re Luciano facendolo subentrare a De Canio. La squadra bianconera era in crisi profonda, sembrava destinata ad una imminente re-trocessione. Il nuovo tecnico riuscì a salvarla guadagnandosi la riconferma. L’anno dopo con-quistò la partecipazione alla Coppa Uefa e nel 2004/05 una storica qualificazione alla Cham-pions League (la prima della società friulana). Ad Udine si fece notare per il gioco offensivo e corale lanciando uomini come Iaquinta, Muntari, Di Michele, Di Natale e Pizarro. Risultati, questi, che non passarono inosservati agli occhi attenti dei dirigenti dei grandi club italiani.Infatti nel 2005 venne ingaggiato dalla Roma con grandi prospettive di classifica. Il tecnico fiorentino, dopo un inizio abbastanza negativo fatto di risultati che non arrivavano, iniziò pian piano a far volare la sua squadra. Importante fu il suo consenso alla cessione di Antonio Cas-sano. La società giallorossa incassò molti soldi dalla vendita di “Fantantonio” al Real Madrid e Luciano aveva tolto un ‘peso’ dallo spogliatoio. Una mossa che alleggerì i giallorossi anche in campo dove nel frattempo avevano iniziato a capire i meccanismi del calcio-spettacolo del tecnico. Spalletti ottenne il quinto posto ma per

le vicende legate a Calciopoli guadagnò grazie alla penalizzazione di Juventus, Milan e Fiorentina il passaggio in Champions. La sta-gione 2006/07 significò per la Roma perdere la Supercoppa con l’Inter, un umiliante 7-1 a Manchester, ma il secondo posto in classifica in campionato dietro l’Inter e la conquista della Coppa Italia. L’anno seguente i giallorossi vin-sero la tanto agognata Supercoppa italiana e in campionato collezionarono ben 24 vittorie che valsero ancora il secondo posto: contro la corazzata interista di allora c’era poco da fare. Unica consolazione (ancora una volta) la Coppa Italia. Nel 2008, forse perché orientata a traguardi europei più che al campionato, ma nonostante una rosa non stratosferica, la Roma arrivò prima nel girone, davanti al Chelsea. Con la squadra in emergenza cadde poi contro l’Arsenal ma solo ai rigori. La Roma finì sesta e qui si chiuse anche il rapporto con Spallett fatto soprattutto di sfide infinite contro la grande Inter e di sogni Champions. Ma la carriera di Spalletti non si esaurisce certo a Roma, anzi. Ingaggiato dallo Zenit San Pietro-burgo con un contratto per 3 stagioni a oltre 4 milioni netti l’anno, ha vinto finora lo scudetto russo, la Coppa di Russia e la Supercoppa: il triplete. Di recente ha prolungato fino al 2015 e due mesi dopo ha vinto il secondo campionato alla guida dello Zenit. Intanto i tifosi viola sog-nano. Consapevoli che per riportare Luciano a Firenze bisogna aspettare un altro po’. La pazienza è la virtù dei forti.(Si ringrazia Paolo Lamuraglia per le foto gentilmente concesse al Brivido Sportivo)

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GIANCARLO GALDIOLO

GIUSEPPECHIAPPELLA

Page 12: IL BRIVIDO SPORTIVO DEL 07.06.2012

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Nasce a Macerata il 19 marzo 1942. Arriva a Firenze nell’estate del 1961. La Fiorentina lo acquista dalla Mace-ratese, con cui ha già disputato un campionato di serie D. Rimane in riva all’Arno per quindici stagioni, dal 1961/62 al 1975/76. A quel punto appende le scarpe al chiodo. L’ul-tima partita della sua carriera è Fiorentina-Verona del 16 maggio 1976 terminata due a due. Disputa in campionato 374 incontri. L’esordio con la casacca gigliata ed anche in serie A avviene il 10 marzo 1963 al Comunale nel match con la Spal vinto dai viola per due a zero. Una rete la segna anche Brizi. Sarà una delle due reti realizzate nel corso della sua carriera. L’altra la siglerà all’Inter, ancora al Comunale, nel 1970/71 alla penultima giornata al no-vantesimo. E sarà una rete importante, perchè regala alla Fiorentina il pareggio (due a due è il risultato finale) e una parte di salvezza (conquistata poi la settimana successiva con l’uno a uno a Torino con la Juventus). Quando arriva a Firenze Brizi gioca a centrocampo, da mediano. E in que-sto ruolo esordisce in serie A. E’ Beppe Chiappella a cam-biargli posizione e ad avere, perciò, un’importanza fonda-mentale per la sua carriera. Si accorge che può rendere meglio come difensore centrale, ovvero da stopper come si diceva allora, di quelli che si appiccicano al centravanti avversario e non lo mollano mai. Il tecnico viola prova e riprova Brizi in allenamento nel nuovo ruolo e si convince che è quello giusto. Il giocatore è d’accordo e l’allenatore gli fa acquisire la giusta mentalità per giostrare nella nuova posizione. Nel 1964/65, complice l’infortunio di Marchesi, disputa così undici partite da stopper. Nel 1965/66 è il tito-lare in questo ruolo. Brizi ha un comportamento signorile in campo. Ha grande rispetto per l’avversario e commette pochi falli. Basti pensare che nel corso della sua carrie-ra subisce una sola espulsione, nell’incontro Sampdoria-Fiorentina (2-2) del 1970/71. Blocca i centravanti con la tecnica, il tempismo e il grande senso dell’anticipo. E’ forte nei contrasti ed è valido nel gioco aereo. L’unica sua pecca forse è che non è troppo veloce. Ma è bravo nel rilanciare l’azione, anche grazie al suo passato da centrocampista. Calcia il pallone sia con il destro che con il sinistro. Con la Fiorentina vince lo scudetto nel 1968/69, due Coppe Italia, nel 1965/66 e nel 1974/75, una Mitropa Cup nel 1966 e una Coppa di Lega italoinglese nel 1975. Nelle ultime sue quattro stagioni a Firenze gioca come libero. E’ davvero ingiusto che uno come Brizi non abbia mai disputato una partita in Nazionale. r.l.p.

SquAdRE dI CLub

Stagione Squadra Presenze Reti

1959-1962 Maceratese 62 1

1962-1976 Fiorentina 374 2

1976-1977 Maceratese 17 0

Nasce a Zlavicin Zlin, nella Repubblica Ceca, il 2 gennaio 1974. La Fiorentina lo acquista dallo Sparta di Praga nell’estate del 1998, quando sulla panchina viola arriva Giovanni Trapattoni. Il Trap vuole irrobustire il reparto arretrato e, insieme a lui, vengono comprati Torricelli ed Heinrich. A magnificare le sue qualità ai di-rigenti viola c’è anche Gabriel Batistuta. Il bomber argentino ha avuto Repka come avversario nelle due partite giocate dalla Fiorentina contro lo Sparta negli ottavi di finale della Coppa delle Coppe della stagione 1996/97. I gigliati passa-no il turno, vincendo due a uno a Firenze nel match d’andata e pareggiando in quello di ritorno per uno a uno. Ma a Praga Batistuta praticamente non vede la palla. Repka lo sovrasta. Lo anticipa. Insomma lo annulla. Le referenze del campione argentino unitamente a quelle di Giancarlo Antognoni sono ottime. E così il giocatore ceco, accompagnato da credenziali straordinarie, arriva in riva all’Arno. Non delude le aspettative. Rimane alla Fiorentina fino al settem-bre del 2001 (nella stagione 2001/02, quella della retrocessione e del fallimento disputa solo la prima partita), quando viene ceduto alla squadra inglese del West Ham per la considerevole somma di cinque milioni e mezzo di sterline (cifra record all’epoca per gli acquisti del club londinese) per tentare di aiutare la Fiorenti-na - cosa rivelatasi vana - a salvarsi dalla grave crisi economica. Prima di lui, a luglio, erano stati ceduti Toldo all’Inter e Rui Costa al Milan. A Firenze Repka colleziona 89 gettoni di presenza in campiona-to, senza mai realizzare una rete. Debutta in maglia viola il 12 settembre 1998 al Franchi nel vittorioso derby (due a zero) con l’Empoli alla prima giornata di

campionato. Dotato di grande carattere e temperamento, forte nel gioco aereo, bravo nell’anticipo, il difensore ceco diventa una colonna della formazione di Tra-

pattoni. E poi, quando la Fiorentina si trova in svantaggio, molto spesso nel finale delle partite, Repka viene mandato dai suoi allenatori all’at-

tacco a fare una sorta di centravanti aggiunto, vista la sua abilità nel gioco di testa. Con i viola conquista un trofeo, la Coppa Italia nel 2000/01, vinta nella doppia finale con il Parma. Si aggiudica inoltre per quattro volte lo scudetto nella Repubblica Ceca con

lo Sparta: nel 1996/97, nel 1997/98 e, poi, una volta terminata la sua esperienza con il West Ham, nel 2006/07 e nel 2009/10. Vince

anche in tre occasioni nel suo paese, sempre con lo Sparta, la coppa nazionale: nel 1995/96, nel 2006/07 e nel 2007/08. Disputa inoltre quarantasei partite in Nazionale, tra il 1993 e il 2001, realizzando una rete. r.l.p.

SquAdRE dI CLub

Stagione Squadra Presenze Reti

1991-1995 B.Ostrava 77 31995-1998 S. Praga 82 61998-2001 Fiorentina 89 02001-2006 West Ham 167 02006-2011 S. Praga 130 22011- Budějovice 0 0

naZIonale

Stagione Squadra Presenze Reti

1993-2001 Rep. Ceca 46 1

TOMASREPkA

GIUSEPPEBRIZI

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TOP 11 VIOLA

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Nasce a Villafranca Padovana, in provincia di Padova, il 4 novembre 1948. La Fiorentina lo acquista dall’Almas di Roma, che milita in serie D, nell’estate del 1970, quando Galdiolo ha quasi ventidue anni. Nei primi mesi trascorsi a Firenze non gioca mai e non va neppure in panchi-na. Poi, però, all’improvviso le cose cambiano per il di-fensore. Il 5 dicembre 1970, un sabato pomeriggio, la Nazionale di Ferruccio Valcareggi disputa un’amichevole al Comunale in preparazione del match con l’Eire, in pro-gramma sempre in riva all’Arno, tre giorni più tardi. L’av-versaria degli azzurri per l’amichevole è una formazione giovanile della Fiorentina, una sorta di Primavera rinfor-zata. E in questa squadra c’è anche Galdiolo che deve controllare Pierino Prati, il centravanti titolare dell’Italia. Ebbene Galdiolo non gli fa toccare palla. Lo marca a uomo in ogni zona del campo. Lo pressa. Gli sta addos-so. In pratica lo cancella dal campo. Allo stadio ci sono quasi venticinquemila persone che rimangono estasiate dalla prova di Galdiolo, anche perché la Fiorentina in quel momento in campionato soffre alquanto soprattut-to in difesa. Alla ripresa del torneo, dopo la gara della Nazionale, il tecnico viola Bruno Pesaola lo fa debuttare a Genova nel match con la Sampdoria terminato due a due, dopo che i gigliati erano stati in vantaggio per due a zero. E’ il 13 dicembre 1970. Da quel giorno Galdiolo diventa un perno della difesa della Fiorentina. Talvolta viene schierato terzino destro. Ma per lo più gioca come difensore centrale, ovvero stopper. E’ il giocatore incari-cato di marcare a uomo il centravanti avversario. Forte fisicamente, deciso nelle entrate, abile nel gioco aereo, è dotato anche di un tiro molto potente. Insomma il ragaz-zone che dalla serie D in pochi mesi è arrivato in serie A si fa ben volere ed apprezzare da tutti gli allenatori che in quegli anni si susseguono sulla panchina viola. A Fi-renze rimane per dieci stagioni, dal 1970/71 al 1979/80. Disputa 229 partite in campionato, realizzando tre reti. Nell’estate del 1980 viene ceduto alla Sampdoria. Con la casacca gigliata conquista la Coppa Italia nel 1974/75 e la Coppa di Lega Italoinglese nel 1975. Gioca anche due incontri nella Nazionale Under 23, debuttando a Klagen-furt il 21 novembre 1971 nel match Austria-Italia, perso dagli azzurri per due a uno. Nell’agosto del 2010 la fa-miglia annuncia che Giancarlo è gravemente malato per una forma di demenza frontale temprale. E contro questa malattia Galdiolo sta ancora combattendo. r.l.p.

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1967-1968 Padova 0 01968-1969 San Donà 33 01969-1970 Almas Roma 27 01970-1980 Fiorentina 229 31980-1982 Sampdoria 39 31982-1984 Forlì 43 3

naZIonaleStagione Squadra Presenze Reti

1971 Italia U-23 2 0

Nasce San Donato Milanese il 28 settembre 1924. Muore a Milano il 26 dicembre 2009. La Fiorentina lo acquista dal Pisa nell’estate del 1949. Chiappella debutta in maglia viola ed anche in serie A l’11 set-tembre di quello stesso anno a Torino contro la Juventus nel match perso dai gigliati per cinque a due. Peggio di così non può iniziare la sua avventura con la nuova squadra. Ma poi saranno molte più gioie che dolori. Chiappella rimane a Firenze da giocatore per undici stagioni, dal 1949/50 al 1959/60. Disputa in campionato 329 partite, realizzando cinque reti. Ed è secondo, dopo Giancarlo Anto-gnoni, nella graduatoria di presenze con la casacca gigliata. E’ un giocatore di una grandezza tattica straordinaria. E’ sempre al posto giusto nel momento giusto. E’ in pratica lo stopper della Fiorentina che

vince e convince. Gioca molto sull’anticipo, una delle sue caratteristiche peculiari. E’ ruvido quanto basta. I suoi interventi sui centravanti avver-sari sono molto decisi ma mai cattivi. Sono straordinari soprattutto quelli in scivolata, perché in quelle circostanze ci vuole un niente per commet-tere un fallo. Ha carattere, temperamento da vendere e un cuore enor-me. Sprona i suoi compagni, li incita, li sollecita. Quanto urla Chiappella durante le partite! E’ in pratica una sorta di allenatore in campo anche da giocatore. Con la Fiorentina vince lo scudetto nel 1955/56, quando ha quasi trentadue anni. E poi ci sono i quattro secondi posti consecu-tivi, dal 1956/57 al 1959/60, alcuni dei quali gridano ancora vendetta. Nel 1959/60 è capitano della squadra. Nella primavera del 1960 Beppe Chiappella attacca le scarpe al chiodo. Rimane ancora alla Fiorentina

come allenatore in seconda. E nel 1960/61 come vice di Nandor Hidegkuti vince lo la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia.

Sarà il tecnico della squadra viola dal 1962/63 (quando subentra a Valcareggi) al 1967/68 (quando viene sostitu-ito da Ferrero e Bassi) e nel 1977/78, quando salverà la squadra gigliata all’ultima giornata, prendendo il posto di

Mazzone e Mazzoni. Da allenatore (e non più da secondo) vince nel 1965/66 la Coppa Italia e la Mitropa Cup. Collezio-

na 17 presenze in Nazionale (non segna neppure un gol, ma non è quello il suo compito). Debutta al Cairo il 13 novembre 1953 nel match vinto dall’Italia sull’Egitto per due a uno. r.l.p.

SquAdRE dI CLubStagione Squadra Presenze Reti

1976-1977 Mantova 0 0

1946-1949 Pisa 97 4

1949-1960 Fiorentina 329 5

naZIonaleStagione Squadra Presenze Reti

1953-1957 Italia 17 0

GIANCARLO GALDIOLO

GIUSEPPE CHIAPPELLA

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celeste pin, 200 presenze in viola dal 1982 al 1991 quando fu ceduto al Verona, il mestiere di stopper lo ha conosciuto da vicino. I campioni viola ha imparato a conoscerli con il tempo e non li ha mai dimenticati. Né i se-natori, gli interpreti del gioco vincente, quello capace di regalare scudetti e secondi posti, né i più recenti: la Fio-rentina gli è rimasta dentro fin dal pri-mo giorno del suo arrivo. celeste pin, che ricordo ha di Bep-pe chiappella?«Chiappella era un condensato unico di perfezione: elegante nei movimen-ti, deciso negli interventi. Sapeva ogni volta come ‘fregare’ l’attaccante av-versario di turno soffiandogli sempre (o quasi) il pallone».non faceva molti gol, ma ne ha evi-tati tantissimi.«Sì, oltretutto in un ruolo che a volte lo portava a passare da centrocampi-sta a stopper in perfetta sintonia con Rosetta».Ha vinto tanto da giocatore, ma pure da allenatore non ha scher-zato.«Si è tolto tante soddisfazioni, dallo scudetto fino ad una sfilza di secondi posti, più due Coppe Italia. Da allena-tore ha dimostrato di sapersi imporre sia con i ragazzi del settore giovanile che con la prima squadra».e Giuseppe Brizi, invece, chi era?

«Era la migliore interpretazione di Beckembauer ma pochi se ne sono accorti fin dall’inizio».

si spieghi meglio.«Era un giocatore arcigno, uno di quelli che era sempre difficile da su-

perare. Un giocatore che alla Fiorenti-na ha dato tanto. Giocatore estrema-mente corretto, tanto da rimediare un solo cartellino rosso in viola in tanti anni di permanenza». Il suo debutto fu segnato anche da un gol.«E’ vero, tanto che qualcuno lo sotto-lineò subito. Peccato che nei restanti quattordici anni della sua permanen-za in viola, Brizi segnò solo un’altra volta (ride, ndr)».era anche un giocatore estrema-mente corretto.«Ricordo che in carriera ha rimedia-to pochissime sanzioni arbitrali. Una volta però fu addirittura espulso: era una gara contro la Sampdoria, a Ge-nova. Brizi si arrabbiò con il direttore di gara, ma quella fu l’unica volta».e Galdiolo?«Marcava duro. Lui sul pallone ci ar-rivava sempre. E, alla fine, contava questo. Non giocava di fino ma non sbagliava un movimento».Il gol che non ha mai segnato, sul campo di pescara nella stagione ’77/’78, per la Fiorentina ha signifi-cato tantissimo.«La Fiorentina aveva un piede un se-rie B. C’era un calcio di punizione da battere e sulla palla ci andò lui, Gal-diolo, tra la sorpresa dei suoi stessi compagni. Tirò una botta di quelle da far spavento: il pallone non centrò la

porta ma Sella ribadì in gol».oggi c’è un erede di questi grandi interpreti del calcio?«Deve fare ancora tanta, tanta stra-da ma le qualità di Leonardo Bonucci (nonostante il suo nome sia oggi tra quelli accostati alla vicenda del calcio scommesse ndr) sono sotto gli occhi di tutti. Ha personalità, carattere e in campo ha dimostrato di farsi valere. Sarà il tempo a dare poi il responso definitivo».tomas repka, invece, che cosa ha lasciato?«Era un mastino, uno di quelli capace di mordere le caviglie agli avversari senza fermarsi neppure un secondo. Giocatore roccioso, di grande spes-sore tecnico e umano. Non è stato un caso che la Fiorentina abbia realizza-to, a distanza di qualche anno da suo arrivo, una plusvalenza straordinaria dalla sua cessione».tra l’altro il suo acquisto fu sugge-rito da Batistuta.«Gabriel non ha mai forzato la mano sul mercato ma lo aveva colpito quel giocatore che lui aveva incontrato una sola volta. Tra i due, in campo, da avversari non erano certo volate carezze. Antognoni volò subito per provare a convincerlo. La plusvalen-za che la Fiorentina riuscì a ricavare tre anni dopo il suo arrivo fu pazze-sca, oltre sei miliardi di lire».

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17

FIORENTINA, AI PIEDI DELLE DOLOMITIPER RISALIRE IN VETTAAlla scoperta di Moena, sede del ritiro viola: parla il direttore dell’Azienda Turismo Val di Fassa

Speciale ritirodi Federico pettini

Continua il viaggio alla scoperta di Moena e della Val di Fassa, prossi-ma sede del ritiro della Fiorentina. Questa settimana tocca al direttore dell’Azienda per il Turismo della Val di Fassa, andrea Weiss.Direttore finalmente è ufficiale: la Fiorentina dal 16 luglio sarà a mo-ena.«Si, è stata una trattativa chiusa da pochissimo, si aspettava che il club definisse la guida tecnica. Il taccuino di lavoro che ci siamo dati è dal 16 luglio al 7 di agosto. Ma sulla durata e sulla conferma del periodo complessi-vo la Fiorentina ha chiesto che l’ultima parola sia data dal nuovo allenatore».l’accordo è stato raggiunto per più stagioni?«Abbiamo un accordo per il primo anno con l’opzione per i successivi due. Alla fine di questo ritiro ci saran-no delle valutazioni sia da parte della Fiorentina sia da parte nostra. Trova-ta la reciproca soddisfazione si potrà definire la volontà di essere ancora in Val di Fassa per le prossime stagio-ni».moena e la Val di Fassa: ci faccia da guida.«Moena è il primo paese della valle, una sorta di porta d’ingresso. Si trova in una delle principali valli dolomiti-che, la Marmolada, soprannominata la regina delle Dolomiti. Il contesto paesaggistico e ambientale dove i tifosi viola si troveranno sia d’estate che d’inverno è qualcosa di straordi-nario».avete già pensato a qualche inizia-tiva per i tifosi che seguiranno la squadra in ritiro?«Quello che stiamo cercando di crea-re è una vacanza attiva. Oltre a segui-re la squadra negli allenamenti e nelle partite c’è la possibilità di fare escur-sioni, passeggiate in quota, percorsi in mountain bike. Molte infatti sono le piste ciclabili nella zona, come quella lungo il Fiume Avisio, che è in piana ed è un percorso percorribile per tut-ta la famiglia. Come ogni anno poi ci sarà la manifestazione ‘I Suoni delle Dolomiti’. Concerti in quota, all’aper-to, di grandi artisti della musica folk e pop, che da anni raccoglie migliaia di

partecipanti».Insomma, il tifoso non vivrà di solo calcio.«No, la Val di Fassa ha una storia e una cultura millenaria. Per questo motivo, interessante è il Museo La-dino di Pozza di Fassa. Un museo interattivo. Oltre ad oggetti, abiti o maschere del carnevale locale, si può trovare tutta una serie di filmati e ricostruzioni sulla storia della Val di Fassa. Terra tra l’altro ricca di chiese gotiche, specie nelle piccole frazioni. E’ bello infatti uscire ogni tanto dalla realtà urbana e trovare questi posti che offrono degli spettacoli importan-ti. E da provare assolutamente c’è la cucina ladina, anch’essa legata alla cultura millenaria della zona. Piatto tipico sono i casoncelli ripieni con fichi secchi o spinaci».Date casa alla Fiorentina dopo die-ci anni che avete ospitato la samp-doria.«Con la Sampdoria è stata una rela-zione bellissima e ci tengo a ringra-ziare la famiglia Garrone e Genova. A livello turistico però avevamo deci-so di valutare un nuovo percorso. Di evolvere lo stesso messaggio turistico della Val di Fassa. Per questo Firenze e la Toscana sono stati scelti come un bacino decisamente interessante».Vi siete ‘corteggiati’ a vicenda o uno dei due ha fatto il primo pas-so?«Con la Fiorentina abbiamo avuto re-lazioni da anni, specie a Vigo di Fas-sa, prima con Roberto Mancini, poi con Emiliano Mondonico. Conosco

personalmente l’Ad viola Mencucci e l team manager Ripa. E quando si pensa di far partire un nuovo proget-to, si va subito a pensare agli ‘amici’, a quelle relazioni già in essere. Così, visto il peso turistico della Toscana, ci siamo proposti al club viola. Per noi l’obiettivo è quello di consolidare la presenza delle persone provenienti dalla Toscana».potete già fare una stima su quanti tifosi seguiranno la squadra in riti-ro?«Credo che per i nostri ospiti che vengono qui dalla Toscana ogni anno avere il proprio club in ritiro è un mo-tivo di ulteriore interesse. Non parlo solo di tifoseria, ma anche di chi ha il piacere di vivere le Dolomiti. Tutto questo va a rafforzare la bontà della scelta. Non possiamo fare ancora una stima precisa, ma siamo molto contenti di inserirci in un momento di ripartenza per la squadra. Quello che vogliamo portare è l’inizio di un nuo-vo ciclo per fare una buona stagione sportiva. Ci auguriamo che la Firenze calcistica possa ritrovare fin da subito i valori sportivi e la giusta collocazio-ne che le compete».si parlava di moena quando la Fio-rentina era ancora in lotta per la salvezza con la sampdoria in serie B. può immaginare le battute che sono venute fuori…«Sicuramente. Ma posso dire che in dieci anni abbiamo avuto la Sampdo-ria sia in serie B (anche con Novel-lino), che in Champions League. La Val di Fassa ha dato risposte ai diver-

si livelli sportivi. Per questo ci siamo detti che la Val di Fassa meritava una grande squadra e abbiamo sposato la Fiorentina. L’obiettivo è quello di contribuire a farla tornare in alto, un obiettivo perseguibile anche e soprat-tutto dall’importante proprietà che fa dell’immagine un aspetto d’assoluta importanza».come vi state preparando al ritiro?«Stiamo lavorando dal punto di vista organizzativo. Vogliamo migliorare lo standard per le infrastrutture, per far trovare alla squadra e ai suoi tifosi le migliori situazioni possibili. C’è una grande aspettativa perché c’è voglia di cambiamento. Voglia di capire come la tifoseria vivrà un ritiro diverso. Moena e la Val di Fassa sono state subito motivo di gradimento per la società. Da una parte l’importanza delle attrattive tu-ristiche, dall’altra il rapporto qualità-prezzo che sicuramente è migliore di Cortina. Per questo motivo è ac-cessibile ancora a più persone, altro aspetto apprezzato dalla dirigenza del club viola».Il calcio, però, sta vivendo un mo-mento molto particolare.«C’è preoccupazione legata al mondo del calcio. La difficoltà di tornare a vi-vere ogni aspetto del calcio emerge a più riprese. E’ di sicuro una situazione che non aiuta, ma mi auguro che que-sta situazione rientri prima possibile e che si possano ritrovare i valori e la correttezza dello sport, che sono an-che alla base della stessa economia turistica».

SCIAMI DIRETTI A COVERCIANODOVE S’E’ FATTO A GARAA ESTERNARE

IL PUNGIGLIONE

Ce ne vorrebbe di questi tempi di pun-giglioni, e le api non ne possan più a forza di pungere. Prandelli tutte le volte che apre bocca se la merita. Adesso fa l’offeso e dice che per lui se non se ne fa di nulla l’è uguale e se l’allenatore ca-rica così le sue truppe si può capire poi perché scendono in campo come a Zu-rigo. Ora si può capire che tutto questo bailamme alla vigilia della competizione europea, preparata per due anni, possa aver fatto più danni della grandine. Però quando grandina ci si ripara e si cerca di rimettere a posto. Delle volte queste “persecuzioni” esterne ser-vono a compattare in-vece che a sgre-tolare in grup-po. Perché s u c c e d a però si de-vono tenere comporta-menti inattac-cabili all’interno e non fare figli e figliastri come è stato fatto e tenere dentro ogni reazione. In-vece qui fanno a gara ad esternare. E’ come una pentola che bolle, se la tappi e tieni il vapore dentro la pressione sale e può addirittura essere incanalata per ottenere reazioni positive sul campo. Se apri la valvola fai solo casino. Anche Buffon che dice che dei suoi soldi ne fa quello che gli pare se fosse stato zitto avrebbe guadagnato qualcosa, o alme-no, non ci avrebbe perso in immagine. Non ne puoi fare quel che ti pare, per-ché, ad esempio, scommettere ti è ne-gato dai regolamenti federali e sportivi e se c’è il dubbio che tu lo abbia fatto per cifre ingenti, devi giustificare ciò che hai fatto e senza fare tanti discorsi a gazzo-sina. Perciò sciami di api dirette ancora a Coverciano a pungere chi se lo merita ed a spronarlo, perché ora, a parte tutti i discorsi, è ora di svegliarsi, figure come quelle di Zurigo sono inaccettabili.

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Bundu: “Per me un onore”E poi testa alla seconda difesa del titolo Europeo

Calcio Storico: Magnifici Messeri, Magnifici fiorentini

Sta per avere inizio l’edizione del 2012 del Calcio Storico Fiorentino e anche quest’anno ci saranno tre Magnifici Messeri d’eccezione: si tratta del fio-rentino leonard Bundu, campione Europeo di pugilato per la categoria del pesi welter, e luciano spalletti, uno degli allenatori di calcio maggiormente stimati ed amati in Italia, all’estero e, so-prattutto, a Firenze. Attesa e curiosità, invece, per il Magnifico Messere della finalissima del 24 giugno: si mormora che possa essere uno tra Vincenzo montella (prossimo allenatore viola) o martin castrogiovanni, campionis-simo dell’Italrugby.Ma concentriamoci su Leonard Bundu. Sono anni che il boxer nato in Sierra Leone, ma di madre fiorentina, grazie alla sua boxe e alle sue meritatissime vittorie ha restituito credito e il meritato interesse al pugilato in terra di Tos-cana, esportando la sua nobile arte fino a diventare campione continentale e portando in alto il nome di Firenze. E proprio in questi anni tra lui e la sua città si è cimentato un rapporto di sin-cero affetto, di stima e amore reciproco. Anche per questo, per quello che Bun-du ha regalato e sta continuando a re-galare allo sport fiorentino (e non solo), è stato scelto come ‘stella’ che il 16 giu-gno prossimo illuminerà Piazza Santa Croce per la partita Bianchi vs Verdi: sarà proprio lui il Magnifico Messere del primo match del Calcio Storico 2012. Negli ultimi 10 anni, prima di Bundu, sono stati pochi gli sportivi che hanno beneficiato di questo onorevole ruolo senza bisogno di far parte del dorato e più famoso mondo del calcio e uno

di questi è stato il pugile campione del mondo Mario D’Agata (2004). Ecco per-ché per il nostro Leo questo compito as-sume un significato ancor più profondo. Il giorno dopo (il 17 giugno), invece, per la partita Azzurri vs Rossi toccherà al tecnico dello Zenit San Pietroburgo, nato a Certaldo e tifoso della Fiorentina. Suspense, come detto, per il nome della finalissima: se fosse Montella, sarebbe per lui un benvenuto di tutto rispetto da parte di Firenze.Per Bundu, Spalletti e il terzo ‘nomi-nato’, che vanno ad aggiungersi ad una lunga lista di Magnifici Messeri speciali (personalità del mondo dello sport, dello spettacolo, della politica e della cultura) che hanno impreziosito ogni anno con la loro presenza il prestigioso Calcio Storico Fiorentino (Ricordiamo tra gli altri: emiliano mondonico, alberto Gilardino, Giancarlo antognoni, san-dro mencucci, angelo Di livio, ce-sare prandelli, Innocenzo mazzini, andrea Benelli. mario D’agata e, andando indietro negli anni, Gabriel Batistuta, mario cecchi Gori, Vit-torio Cecchi Gori, Franco Zeffirelli, Giorgio albertazzi, mario luzi e tanti altri), sarà una giornata speciale. E non potrebbe essere altrimenti.Proprio il campione di pugilato leonard Bundu, che presto sarà impegnato in un’altra difesa volontaria del titolo Eu-ropeo (il 14 luglio combatterà a Udine contro un altro italiano, Stefano Cas-tellucci), ha raccontato in esclusiva al Brivido sportivo le sue sensazioni in vista del 16 giugno quando scen-derà dal quadrato, toglierà i guantoni e vestirà i panni del Magnifico Messere.

Bundu, dopo tante onorificenze, è arrivata anche la chiamata del cal-cio storico Fiorentino che l’ha voluta come Magnifico Messere il 16 giug-no per la partita Bianchi vs Verdi. la emoziona la cosa?«Moltissimo. Sono orgoglioso di fare il Magnifico Messere al Calcio Storico Fiorentino, evento storico e importan-tissimo per la mia città. So che sono stati tantissimi i grandi personaggi che lo hanno fatto prima di me e fare parte di questi nomi eletti per me è motivo di soddisfazione. È un onore vestire i pan-ni del Magnifico Messere».tra l’altro, per la maggior parte delle volte, sono stati invitati a farlo grandi campioni del calcio.«Esatto. Il fatto che quest’anno sia un

pugile a ricoprire questo ruolo, dopo che lo aveva ricoperto Mario D’Agata, mi rende ancora più orgoglioso per me e per il mio sport. E, anche se ormai non ce n’è più bisogno, anche questo gesto mi fa capire quanto è forte il mio legame con Firenze. Sento sempre l’affetto della gente, l’amore della mia città mi travolge. Adesso come sapete abito lontano, nel Lazio, ma quando torno ad allenarmi dal grande Bonci (Alessandro Boncinelli ndr) sento di tornare a casa. La gente di Firenze, con la sua passio-ne e tutto il suo affetto, mi gasa».passiamo ad altro. adesso si sta preparando per il suo prossimo in-contro, una difesa volontaria che la vedrà protagonista a udine presso il palacarnera contro il trentunenne castellucci.«Sì, adesso sono ancora nel Lazio e mi sto allenando qui. Poi il 16 giugno verrò a Firenze per il Calcio Storico e ci rimar-rò per perfezionare la preparazione col Boncinelli in vista del match contro Castellucci, un pugile forte, abbastanza duro, che ha uno score di 21 incontri da professionista (20 vittorie, 1 sconfitta)».e dopo?«E dopo, se tutto va bene, dovrei com-battere per la difesa ufficiale del titolo. Fino ad ora non c’era lo sfidante a causa di un contrattempo. Adesso c’è: si tratta dello sloveno Jan Zaveck, ex campione del mondo che ha perso il titolo nel mese di settembre del 2011 contro l’americano Berto».e potrebbe tornare a combattere a Firenze per la difesa ufficiale del ti-tolo?«Più probabile in Slovenia, ma sarà

come sempre un’asta a decretare il luogo del match».e poi c’è il sogno mondiale.«Ehi sì. Poi ci sarebbe quel sogno… se riuscissi a vincere questi due match, sa-rei a buon punto. Ma non sarà facile».ma si sente in forma?«Sì, sì, lo sono».Allora la speranza è che il fiorentino Bundu continui la sua scalata al Mon-diale. Firenze come sempre lo seguirà e tiferà per lui. Intanto si goda la gior-nata da Magnifico Messere e vada or-goglioso di questa riconoscenza: la città del giglio non regala niente a nessuno ed evidentemente, se c’è tutto questo amore nei confronti del pugile Bundu, significa che è tutto meritato.

Alcuni Magnifici Messeridel passato:Emiliano Mondonico, Alberto Gilardino e Giancarlo Antognoni (2011), Paolo Bacciotti (2010), il pianista Michael Ny-man (2009), l’ex presidente del Calcio Storico Fiorentino Massimo Mattei e l’olimpionico di tiro a volo Andrea Benel-li (2008), tre rappresentanti donne del corpo consolare ovvero Nora Dempsey (Usa), Maria Angeles Velloso Mata (Spagna) e Fernanda Martelli (Capo Verde) e Cesare Prandelli (2006), Sandro Mencucci, Paolo Hendel e il sindaco di Kyoto Yorikana Masmoto (2005), Emiliano Mondonico e Mario D’Agata (2004), Angelo Di Livio e Nar-ciso Parigi (2003), Innocenzo Mazzini, Irene Grandi e Carlo Conti (2002), l’ex prefetto Achille Serra e il presidente del-la federazione rugby francese Bernard La Passet (2000).

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Chi comincia e chi finisce. Men-tre per la Federazione Ginnas-tica d’Italia è già tempo di far ripartire i campionati regionali – la prima prova di Specialità si è svolta lo scorso fine settimana in tutte le regioni italiane – la UISP (Unione Italiana Sport per tutti) è nel pieno dei suoi campionati nazionali, organiz-zati per il 2012 dall’Atletica’75 di Cattolica (RN). Il Centro Gin-nastica Firenze era presente in entrambe le competizioni e così, domenica 3 giugno, le “specialiste” della sezione femminile erano impegnate a Montevarchi (AR); intanto le atlete della ginnastica generale disputavano la finale di Prima categoria UISP a squadre. Quattro le ginnaste che forma-vano il team del livello junior: sara corsini e arianna Gi-annelli, che hanno eseguito la trave e il corpo libero, alessia ravenni e annachiara sottili, impegnate al volteggio e alle parallele asimmetriche; due le squadre senior, una formata da Bianca aterini e laura pieri; l’altra formata dalla sola ric-ciarda nencini che, nonostan-te l’assenza della compagna

Irene signorini (infortunatasi a poche settimane dalla gara), ha voluto essere comunque presente ed onorare i campio-nati italiani eseguendo, come le sue compagne, le prove a tutti e quattro gli attrezzi. Una buona gara, condita da un po’ di emozione, in una cornice che – nel totale di tutte le catego-rie distribuite su due weekend – vedrà più di 1.200 ginnaste, provenienti da tutta Italia, esi-birsi nel campo gara del palaz-zetto “Andrea Ercolessi” della

città romagnola. Spicca il quar-to posto – con una medaglia sfiorata di soli cinque centesimi di punto, praticamente un pari merito – ottenuto dalla Sottili alle parallele asimmetriche, in attesa di conoscere tutti gli ef-fettivi piazzamenti, quando le classifiche omologate saranno pubblicate sul sito nazionale UISP.Intanto in Toscana piovevano medaglie di Specialità, con l’argento di ambra Buglioni alle parallele (quarto posto di

lisa menghini allo stesso at-trezzo), la doppietta oro-ar-gento di Viola Vanzi e Sofia spulcioni al volteggio e un quinto piazzamento alla trave, con maristella Bonafede, tutte ginnaste junior; tra le se-nior, invece, non una, ma due medaglie d’argento per ales-sia Giannitrapani, alle pa-rallele e alla trave, seguita a quest’ultimo attrezzo da Ilaria materassi, che conquista il bronzo, ma che al volteggio sale sul gradino più alto del po-

dio, e da Bianca Boretti, quar-ta proprio alla trave e medaglia di bronzo nella specialità corpo libero. Ora toccherà anche a queste atlete – e alle piccole ginnaste della squadra di serie C – disputare i campionati na- zionali UISP, nelle catego-rie dalla Terza in poi, previsti ancora a Cattolica a partire da domani venerdì 8 giugno, quando in campo gara entre-ranno anche le senior di Sec-onda categoria, della sezione di ginnastica generale.

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Sono AC Peruzzi e Stella Rossa C5 le due formazioni che si sono aggiudicate la vittoria, rispettivamente nella Top League C7 e nella Top League C5 del Calcio Toscana. Sempre nel cal-cio a 5 maschile si sono concluse la Golden League C5 e la Silver League C5 che hanno visto trionfare Il Fortino ed il D.L. Firenze C5. Termineranno invece questa settimana le Fasi Fi-nali del calcio a 5 femminile.top league c5 - Dopo un secondo ed un terzo posto nelle due precedenti stagioni, la Stella Rossa C5 si è aggiudicata il titolo di campione provinciale di Firenze del Calcio Toscana. Nella finalissima che si è disputata martedì 29 maggio è stato netto il successo dei neo campioni che si sono imposti con un sonoro 7-1 ai danni dell’Amico Pane di Christian Riganò ed Alessandro Chiarelli. La gara è stata senza storia: al gol iniziale dell’ex viola è seguito il dominio tecnico e tattico della Stella

Rossa C5 che, trascinata dai gol del suo bomber Francesco Pucci (capocannoniere di questa Fase Finale), ha legittimato il successo finale. Al terzo posto è giunto il Real Cerveza che nella finale di consolazione ha superato per 4-3 l’Istopanasto F.C.: dopo il 4-0 a metà del primo tempo, la formazione di En-rico Cerreti ha subìto la rimonta degli avversari che però si è fermata ad una sola rete dai tempi supplementari.Golden league c5 - Al termine di una gara incerta e molto combattuta Il Fortino si è aggiudicato la vittoria nella Golden League C5 e ha potuto alzare al cielo la coppa del primo pos-to. Il FCS San Giustao, dopo aver avuto il merito di eliminare squadre provenienti dalla Top League (Gelateria Dalmazia La Portuguesa e Stempiaz FC C5), si è dovuto arrendere per la seconda volta in questa Fase Finale a Il Fortino. Questa volta però i neo campioni si sono imposti di misura (8-7 il risultato

finale), lasciando con l’amaro in bocca il FCS San Giustao a cui non sono bastate le 26 reti messe a segno nella manifestazio-ne da Gianluca Castiglione (capocannoniere della Golden League). Il terzo posto è andato agli Stempiaz FC C5 che nella finalina hanno superato per 9-6 il Torracchione.silver league c5 - E’ il D.L. Firenze C5 la formazione che succede nell’albo d’oro di questa manifestazione ai Melopuppi: niente hanno potuto i Cani Al Sole che in finale si sono dovuti arrendere per 7-4 ai forti avversari. Il D.L. Firenze C5, reduce dai gironi eliminatori della Golden League (dalla quale sono stati eliminati a seguito della classifica avulsa), ha rispettato il pronostico pur trovando sulla sua strada formazioni che se la sono comunque giocata alla pari. Per i Cani Al Sole un altro secondo posto dopo quello conquistato quasi un anno fa nella Sahara Cup. Al terzo posto chiude lo Staff Magnum che si è imposto per 8-4 sul Firenze Sud.top league c7 - La rivincita della finale della scorsa Top League del calcio a 7 è andata all’AC Peruzzi che al termine dei tempi supplementari ha avuto la meglio sul FC Breccia ed ha così conquistato il titolo di campione provinciale di Firenze del Calcio Toscana. Il match che si era concluso sul 3-3 al termine dei tempi regolamentari, ha avuto il suo epilogo grazie alle rete messa a segno nei tempi supplementari dei neo vincitori che così si sono imposti per 4-3. Per l’AC Peruzzi un’altra grande soddisfazione dopo il successo nell’ultimo torneo Grand-Prix, mentre il FC Breccia ha dimostrato ancora una volta di essere una delle formazioni più complete e competitive nel calcio a 7. Il terzo posto infine è andato al Groove Street che ha avuto la meglio (4-2 il punteggio) sul Dagnene Secche.Fasi Finali c5 femminile - Nel calcio a 5 femminile grande prova delle ragazze del Calcio Toscana che hanno portato cinque formazioni nelle semifinali delle tre manifestazioni in cui hanno sfidato o sfideranno le forti squadre dello Csen. Nella Top League è stata finale per il Club Sportivo Firenze: le ragaz-ze di Saimo Manetti hanno superato Amiche della Concordia (quarti di finale) e Florence SC (semifinali) ed ora se la vedran-no con le vice-campionesse in carica del Jolly Ferruccia. Ben tre compagini rappresenteranno il Calcio Toscana nelle semifi-nali della Golden League: derby fra Aton Green ed ASD Quinto Alto, mentre il Cral Dipendenti Comunali Femminile sfiderà il Non Piangere T (formazione dello Csen che nei quarti di finale ha superato le nostre ragazze della Pol. San Quirico). Infine in Silver League amara è stata la semifinale per le Smatte F.T. che si sono arrese solamente al termine dei calci di rigore a Il Giglio Verde, formazione dello Csen che aveva vinto tutte le precedenti gare di questa competizione: le ragazze di Matteo Cecconi sfideranno ora nella finale di consolazione il Torregalli (sconfitto nell’altra semifinale dalle Outsiders). steto

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7 GIUGNO 2012www.brividosportivo.it

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Alla terza edizione consecutiva, il Centro Sportivo Anchetta dà il via domani al torneo nel quale il ricavato sarà devoluto alla fondazione “tommasino Bacciotti”. Anche quest’anno saranno 10 le formazioni che si daranno battaglia per ag-giudicarsi il titolo. Questi i nomi: REMOLE, POL. ELLERA, ASD LE PISELLE, PROLOCO COMPIOBBI, ANCHETTA C5, I CONSIGLIERI, LEMURE TEAM, GALACTICOS, PAPPAGALLO TEAM e LUDUS 90 C11.I vincitori nel 2010 furono i ragazzi della Proloco Compiob-bi che batterono in finale la Ludus 90 C11 (quell’anno su richiesta degli organizzatori anche le riprese della nostra web-tv a documentare le finali), mentre lo scorso anno fu-rono quelli de La Rocca a vincere il torneo sempre in finale contro la Ludus 90 C11.Riusciranno quest’anno i giallo-verdi capitanati da Alessio Berchielli a portare a casa il titolo? Di sicuro faranno di tutto per perdere la nomea di ‘eterni secondi’ e dimostrare a tutti il loro valore.Per la prima volta ci saranno anche Le Remole (squadra di C2) e l’Anchetta C5 (squadra di serie D).Il torneo, con grado di difficoltà estremamente elevato, ve-drà ogni settimana degli scontri davvero entusiasmanti!Midland rinnova i complimenti agli organizzatori per l’inizia-tiva e li ringrazia per avergli anche quest’anno rinnovato la fiducia nella gestione completa della manifestazione.

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LA PRIMA GIORNATA

05/06 /2012 21 .00

PRO LOCO FUTSAL COMPIOBBI - POL. ELLERA

05/06 /2012 22 .00

PAPPAGALLO TEAM - I CONSIGLIERI

07/06/2012 21.00

LE PISELLE ASD - LEMURE TEAM

07/06/2012 22.00

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Page 24: IL BRIVIDO SPORTIVO DEL 07.06.2012

Lo spot che pub-blicizza uno dei

tantissimi giochi ‘statali’, quindi ‘leciti’ si

conclude con la frase (quasi sussurrata) “gioca il giusto”. Una frase così ti fa sentire un verme: pensi ai due euro giocati il giorno precedente e hai la certezza che sarai divorato dal de-mone del gioco, che porterà alla rovina te e la tua famiglia per le prossime cin-que generazioni. Poi, passata la paura

e il senso di colpa, ti chiedi quant’è ‘il giusto’. Certo, ‘il giusto’ non è uguale per tutti, ma quando leggi sui giornali che un ‘tizio’ in 10 mesi ha giocato oltre un milione e mezzo di euro, il mondo ti sembra davvero in-giusto. Pensando anche che si chiama Buffon, è il capita-no della nazionale di calcio e dovrebbe essere un punto di riferimento almeno dal punto di vista morale. Quindi pen-si che o lui dimostra di non aver mai scommesso un centesimo sul calcio

oppure, in caso contrario, che dovreb-be salutare la compagnia e − invece di essere agli Europei di calcio − dare una mano ai terremotati in Emilia. Per-ché purtroppo, nonostante quello che lui racconta, i tre miliardi di vecchie lire scommessi non sono, non posso-no essere solo fatti suoi. Peraltro d’ora in avanti ogni suo sbaglio rischierà di essere guardato con sospetto e questo farà scendere definitivamente a zero la già scarsa fiducia che i tifosi hanno

verso i loro beniamini. Quindi Buffon si prenda un momento di pausa, tiri fuori le ricevute del gioco e ci dimostri che le sue scommesse riguardavano le corse dei cani da slitta in Lapponia oppure i combattimenti di galli in Cina. Tra l’al-tro se come ha detto il suo avvocato i soldi servivano a “tutelare il patrimonio del giocatore”, verrebbe da dirgli che i soldi si depositano in banca, non da un tabaccaio. E poi ci dicono “gioca il giusto”!

Fuorigiocodi Duccio Magnelli GIOCARE IL GIUSTO (PIÙ QUALCHE SPICCIOLO)

Alessandro Rialti

contribuito a realizzare la Roma più bella degli ultimi anni. E in-fine Vincenzo montella che la Toscana conosce bene perché Silvano Bini, un uomo che il cal-cio lo ha vissuto fino in fondo, a Empoli lo aveva voluto prima come giocatore e poi lo aveva sponsorizzato come allenatore.Come si vede la ‘grande pau-ra’ che avevamo avuto nel re-cente passato di restare prigio-nieri delle incertezze e senza una guida tecnica che sapes-se gettare le fondamenta del-la ricostruzione sta ottenendo finalmente le risposte giuste. E’ evidente che gli occhi sono puntati principalmente su Mon-tella: è giovane e, si dice, non ha ancora l’esperienza neces-saria per gestire una squadra che ha dietro una città intera. Però Vincenzo ha saputo inter-venire nei momenti di difficoltà di una Roma che aveva chiuso con Claudio Ranieri e ha sapu-to gestire molto bene il Catania portandolo addirittura sulla so-glia dell’Europa League. Quin-di il gruppo che è nato ci pare interessante: nessuna promo-zione anticipata – ovvio – ma neppure nessuna bocciatura. E in ogni caso pensiamo che tutti e tre abbiano una dote straordi-naria: la voglia di vincere, di riu-scire a creare a Firenze qualco-sa che resti nella memoria della città.Ma è indiscutibilmente vero che tutti e tre, nonostante il grande entusiasmo, hanno bisogno del sostegno totale della famiglia Della Valle. E’ adesso che Die-go e Andrea devono tornare in campo, il presidente onorario per la verità ci è sempre stato, ma ora che si è creato questo gruppo giovane soltanto la sua presenza costante può dare un sostegno fondamentale. Dopo l’entusiasmo di Eduardo Macia, dopo quello di Daniele Pradè e dopo quello di Vincenzo Mon-tella c’è bisogno soprattutto e oltretutto di quello di Andrea Della Valle, senza il quale man-cherebbe il collante per costitu-ire davvero quel pilone d’accia-io su cui andare ad edificare la possibilità di un altro sogno. E di questo, si sa da tempo, Fi-renze ne ha un assoluto biso-gno.