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Brivido Sportivo 27 aprile 2012

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di Alessandro Rialti La Fiorentina sta davvero uscendo dal tunnel. Per la verità in questi ultimi giorni la squadra viola ha ac-celerato con convinzione vincendo due gare ‘storiche’, la prima a San Siro con il Milan, la seconda addi-rittura all’Olimpico contro la Roma, cosa che non accadeva ormai dal 1992. Qualcosa è cambiato, e non è poco. Probabilmente anche Delio Rossi ha iniziato a trovare connotati giusti per la sua squadra. Bisogna rendere merito al tecnico viola per-ché in queste ultime settimane ha conseguito risultati che neppure Cesare Prandelli era stato capace di raggiungere nei suoi anni d’oro. Parliamo appunto delle vittorie con-tro le grandi e per di più in trasfer-ta. L’attuale ct azzurro, l’allenatore amatissimo da tutta la città, ci era riuscito soltanto a Torino contro la Juve e quel risultato divenne ad-dirittura un piccolo miracolo. Ora invece il meno sorridente Rossi, il meno elegante tecnico viola si è preso delle importanti rivincite pro-prio contro le grandi avversarie. La Fiorentina ha percorso un bel tratto di strada e poco dopo l’ultima curva si intravede la salvezza, un ultimo passo magari a Bergamo o subi-to dopo in casa con il Novara e la grande paura sarà archiviata.Ma com’è che Rossi è riuscito a cambiare l’anima di questa squa-dra? Davvero è bastato togliere

( quasi

)

FUORI

DAL

TUNNEL

C’è a Firenze chi lo chiama ‘matto’, chi ‘grullo’. Chi non co-nosce la realtà fiorentina, forse non sa che la parola ‘grul-lo’ a Firenze è un vezzeggiativo ironico che trabocca di affetto. Lo sa bene Vittorio Cecchi Gori, presidentissimo arrivato fino ad essere inviso ai sostenitori viola ma in fon-do anche sempre amato per il suo modo di essere spon-taneo, istintivo, tifoso, passionale, insomma ‘uno di noi’. Quindi non si offenda Alessio Cerci se accostiamo al suo ‘personaggio’ l’aggettivo che fu di Vittorione perché è solo un modo non offensivo per dimostrare benevolenza, nono-stante tutto. Noi del Brivido Sportivo, come abbiamo fatto dal primo giorno, vogliamo ribadire la nostra posizione nei confronti del talento di Valmontone, che è quella di cerca-re di tutelare, difendere e proteggere un giocatore dall’e-stro come il suo, nonché un ricco patrimonio della società.

CONFERMA O ADDIO? Alessio Cerci è un talento puro, ‘svezzato’ niente di meno da un signor allenatore come Fabio Capello, uno che di fenomeni del calcio se ne intende: è stato lui a farlo esordire in A nella Roma a soli 16 anni. Oggi Cerci di anni ne ha 25 anni però ha già do-vuto fare i conti con numerosi infortuni che gli hanno certa-mente rallentato la carriera soprattutto per quanto riguarda l’esperienza nella massima serie. Questo però non gli ha impedito né gli impedisce di essere un elemento che riesce a fare la differenza se messo in condizione di farla. Un po’ genio, un po’ sregolatezza, continua ad essere senza om-bra di dubbio il calciatore tecnicamente più valido della rosa della Fiorentina insieme a Jovetic. Veloce quanto basta per aver fatto a fette l’intera difesa dell’Inter con le sue incursioni e le sue iniziative e per aver offerto un’altra prestazione di alto livello all’Olimpico contro la ‘sua’ Roma fino a quando non è stato costretto ad uscire dal campo per un problema

Cedere o tenere il talento genio&sregolatezza? Risponde il tecnico dello Zenit

LUCIANO SPALLETTI: CERCI FA qUALCHE ‘BISCHERATA’ MA HA TUTTO PER ESPLODERE

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all’adduttore che gli ha impedito di continuare a correre come piace a Rossi e che lo costringerà a saltare alme-no la trasferta di Bergamo e la successiva gara interna con il Novara. Imprevedibile quanto basta per dribblare uno, due, tre uomini e garantire alla squadra una netta superiorità numerica in fase offensiva. Geniale e ‘cattivo’ quanto basta per poter graffiare e gonfiare le reti avver-sarie. Eppure c’è chi non vede l’ora di vederlo lontano dalla maglia viola e da Firenze. La domanda che nasce spontanea non può essere che una: è davvero giusto cedere un giocatore come Cerci? Oppure una società importante insieme ad un grande allena-tore dovrebbero essere in grado di te-nerlo, gestirlo e farne il proprio gioiello?

PRANDELLI E I SUOI ‘MATTI’. Del re-sto c’è chi ci è riuscito (o ci sta riuscendo) a puntare su talenti un po’ ‘matti’ diventati i simboli di tutte le squadre che nel tempo ha allenato e portato a grandi traguardi. Di esempi se ne potrebbero fare fin troppi, ma uno (soprattutto a Firenze) basta e avanza per portare avanti la tesi che se un giocatore riesce a fare la differenza, pur ‘pazzerello’ che sia, un allenatore non può che tutelarlo, difenderlo e volerlo nel proprio gruppo. Ce-sare Prandelli, per esempio, ha difeso, gestito e fatto rendere al meglio geni sre-golati come Domenico Morfeo e Adrian Mutu e, visto che siamo alle porte di un importante Europeo, l’attuale ct azzurro non pensa neanche lontanamente ad una Nazionale (la sua) priva di Mario Balotelli e Antonio Cassano. La realtà dei fatti sta tutta nel bilancio finale e nel capire se sul piatto della bilancia pesa più la loro capacità di fare la differenza in campo o la loro abilità nel creare disagi a causa di qualche colpo di testa. I geni vanno compre-si affinché possano regalare sogni. E Prandelli, non ci sono dubbi, li comprendeva spesso assecondandoli e facendoli sentire importanti (come del resto lo sono).

L’ANALISI DI SPALLETTI. Certo, non tutti gli allenatori la pensano alla stessa maniera. C’è anche chi probabil-mente teme di non riuscire a gestire gli alti e bassi di un

calciatore che nel bene e nel male fa parlare di sé. E chi pensa agli equilibri della propria squadra. Ma questo non sembra essere il caso di Luciano Spalletti, tecnico che Cerci ha incrociato sulla propria strada quando era anco-ra giovanissimo e che stima molto (tanto che si sussurra che proprio Spalletti sia l’allenatore preferito dall’esterno romano). Il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva l’allenatore dello Zenit di San Pietroburgo (sogno nean-che troppo proibito dei tifosi della Fiorentina) per il qua-le la possibilità che il numero 7 viola possa esplodere è concreta e il quale ha fatto capire che sarebbe meglio

pensarci due volte prima di cederlo: «Quando l’ho cono-sciuto io, Alessio aveva le qualità per emergere e diven-tare un calciatore di livello. Qualità che si vedevano già all’epoca. Qualità che fanno la differenza in una squadra ma che, allo stesso tempo, vanno comparate agli equili-bri della squadra stessa. Nelle sue corde scarseggia ad esempio la fase difensiva – ha sottolineato Spalletti – ma Cerci ha comunque molte altre doti: scatto, tecnica, estro, gran piede e l’uno contro uno è il suo marchio di fabbri-ca. Qualità indubbie. Però essendosi trovato a giocare così giovane in grandi squadre come Roma e Fiorentina, è naturale che il ragazzo abbia un po’ sofferto l’impatto, l’urto nel ritrovarsi in un grande club, sotto i riflettori. Non

è una cosa facile per nessuno. Alessio – ha continuato il tec-nico toscano che già vanta un ricco palmarès – per esprimersi al meglio deve riuscire a trova-re un suo equilibrio personale e va sostenuto nel bene e nel male. Gli è successo tutto velocemente e quando un giovane brucia le tappe qualche ‘bischerata’ ci sta che la faccia. Capita a tutti. Tutti i giovani hanno un po’ di difficoltà a gestire la fama a questi livelli. I talenti

nascono, ci sono, tutto sta poi nell’in-dividuare come e dove farli esplodere, come e dove farli emergere». Quanto ad un possibile paragone con Cassano ha risposto: «Tecnicamente sarebbe un bel confronto, caratterialmente An-tonio è più estroverso di Cerci». Infine il grande dilemma: cederlo o tenerlo? Ecco l’autorevole parere di Spallet-ti: «Dipende da tante cose, prima di lasciare andar via un giocatore si devo-no fare tante valutazioni. Secondo me Alessio è un giocatore che ha grandi qualità e può esplodere… poi, è chia-ro, la Fiorentina farà le sue scelte». E insieme alla Fiorentina, le farà il nuovo direttore sportivo viola in accordo con l’allenatore: chissà se sarà un amante di quei giocatori che fanno del genio e della sregolatezza la loro prerogativa

oppure no. Il futuro di Cerci è legato alle figure della rina-scita viola. Altrimenti qualcuno che lo aspetta a braccia aperte lo troverà di sicuro.

27 APRILE 2012www.brividosportivo.it

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4 DIRETTORE RESPONSABILEMichela [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli, Chiara Baglioni, Duccio Magnelli.

FOTO La Presse

Con la Fiorentina ha condiviso gioie e dolori: una retrocessione in serie B (1992-93), ma anche una finale di Coppa Uefa (1989-90) e una promozione in serie A (1993-94). L’ex difensore Ma-rio Faccenda, intervistato in esclusiva dal Brivido Sportivo, ha ricordato quella ‘maledetta’ partita del lontano 16 maggio 1993 contro l’Atalanta, finita 2-1 per i nerazzurri a causa di uno sfortunato quanto decisivo autogol di Batistuta. Un match che condannò in qualche modo la Fiorentina alla retrocessione in B e lasciò a tutti delusione e tristezza.Domenica andrà in scena Atalanta-Fiorentina, quart’ultima giornata di campionato. Nel 1992-93 anche la ‘sua’ Fiorenti-na affrontò i bergamaschi proprio alla quart’ultima di cam-pionato e quella gara influì non poco sulla retrocessione viola. Ce la racconta?«Giocammo una buona partita, ma fummo molto sfortunati nella fase finale. Recuperato il gol di svantaggio che aveva-mo sull’Atalanta, ci fu quella ‘maledetta punizione’ battuta dalla trequarti, che lì per lì sembrava innocua: la palla infatti stava andando fuori, ma inaspettatamente Bordin ci arrivò alle spalle e riuscì a rimetterla in mezzo, sfortunatamente colpì la coscia di Batistuta. Fu una giornata un po’ particolare. Ricordo che dopo il match successe un po’ di confusione, non tanto a causa del risultato, quanto perché i media avevano parlare di cose riguar-danti la sera prima che ci avevano un po’ destabilizzato. Quella gara era molto importante per noi: se anche fossimo riusciti a portare via un solo punto, forse le cose sarebbero andate in modo diverso. La Fiorentina deve andare a Bergamo e ‘fare’ la partita, giocare come a Milano e a Roma, imponendo il proprio gioco e non aspettando le mosse degli altri».Lei fu l’autore della rete del momentaneo 1-1.«Quando si fa un gol è una grande gioia, soprattutto per un difensore come me che non segnava quasi mai (ride ndr). Quella rete poi sarebbe stata molto importante (se la Fiorentina non avesse poi perso) perché ci avrebbe permesso di portare a casa almeno un punto che significava la salvezza. Il gol è la ciliegina sulla torta. Se una prestazione è buona, la rete la rende ottima».Dopo aver pareggiato, lei e i suoi compagni eravate già convinti di avere in tasca il pari e quindi che la retroces-sione si stesse allontanando?«Sì, a noi sarebbe bastato un punto. L’Atalanta giocò una di-screta partita, ma noi stavamo sicuramente giocando meglio. Se non fosse arrivato l’autogol del Bati, loro non avrebbero più segnato. Avevano praticamente tirato i remi in barca».Batistuta ‘condannò’ con quell’involontario autogol la Fio-rentina. Quale fu la reazione dell’argentino una volta finita la partita?«Bati era molto giù di morale. Sentiva molto quella partita per-ché sapeva quanto sarebbe stato importante portare a casa un risultato utile. Noi, al termine, cercammo di stargli vicino. Io lo capivo bene: era successo un paio di volte anche a me di fare autogol e, credetemi, si sta malissimo. Inoltre Batistuta era un ragazzo (allora ventiquattrenne ndr) che faceva gruppo, come ha dimostrato negli anni successivi diventando il punto fermo della Fiorentina. Tutti noi gli volevamo un gran bene». Cos’è che non funzionò in quella squadra, visto che era stata costruita per approdare almeno in Coppa Uefa?«C’era troppa confusione. Molti miei compagni parlavano trop-po con il presidente e questo non andava bene. Il giocatore deve fare il giocatore e il presidente deve fare il presidente.

Quando iniziano a saltare certe gerarchie non va più bene e la squadra si ritrova nel caos più totale. Alcuni giocatori si sentiva-no troppo sicuri nei confronti della società e si permettevano di scavalcare l’allenatore: ciò è deleterio perché così il gruppo si divide e se non c’è gruppo, è normale andare incontro a risultati negativi e quindi anche ad una retrocessione, come accadde a noi».Al seguito della squadra, in quella trasferta, c’era il pre-sidente Mario Cecchi Gori. Parlò con voi prima e dopo il match? Cosa vi disse?«Mario era veramente una persona eccezionale, ci trasmette-va sempre una grande tranquillità anche nei momenti difficili. Trovava sempre la parola giusta per tirarci su di morale, non era uno che perdeva la testa ed insultava, come fanno tanti presidenti. Ci dava sempre dei consigli positivi».Quanto fu importante la sua presenza?«Moltissimo, ci seguiva sempre, anche in trasferta. Quando parlava lui, tutti ascoltavano perché aveva una grossa perso-nalità, aveva rispetto di ognuno di noi. Non si risparmiava mai con i complimenti, anche nelle situazioni di maggiore difficoltà».I tifosi di allora, nonostante vedessero che la squadra pia-no piano scivolava sempre più giù in classifica, vi sostene-vano sempre e comunque.«I tifosi di allora ci stavano molto vicini, quelli di adesso non li posso giudicare perché non vivo la piazza. Ai nostri tempi ave-vamo sicuramente un contatto molto più ravvicinato con loro: andavamo spesso alle cene dei Viola Club e ai ‘campini’ c’era-no tantissimi tifosi che venivano a vedere gli allenamenti svolti sempre a porte aperte. Li sentivamo molto vicini e questo ci aiutava tanto. La forza, anche nei momenti difficili, te la danno i tifosi».Torniamo a parlare di figure carismatiche: Diego Della Val-le è riuscito con una sola visita prima della partita con il Milan a trasmettere qualcosa di positivo ai suoi giocato-ri. Pensa che una presenza più attiva da parte del patron, come era quella di Mario Cecchi Gori, avrebbe in qualche modo aiutato la Fiorentina nei momenti di difficoltà che ha affrontato?«Penso proprio di sì. Quando colui che ‘comanda’ e crede in te si fa sentire vicino, allora anche tu giocatore ti senti molto più tranquillo e sicuro. E’ importante anche a livello morale che il patron si faccia vivo più spesso, soprattutto perché fa sentire che la società è vicina alla squadra nel bene e nel male. Anche per i tifosi è importante che il patron sia più presente perché dimostra un attaccamento alla squadra. Purtroppo Diego Della Valle è impegnato moltissimo e non può farlo, è un vero peccato perché ha dato dimostrazione di tenerci tanto alla Fiorentina».Cosa non ha funzionato nella Fiorentina quest’anno?«Non sono stati azzeccati gli acquisti e le cessioni. Sono sta-ti dati via giocatori importanti, punti fermi della Fiorentina, che non sono stati rimpiazzati con atleti della stessa caratura. Un po’ di colpa però ce l’ha anche l’allenatore perché, quando c’e-ra Prandelli, la squadra viola era riuscita a raggiungere degli ottimi risultati. La Fiorentina deve ricominciare da zero se vuole togliersi delle soddisfazioni. In primis deve cercare un direttore sportivo perché c’è da ricostruire la squadra e da fare un pro-gramma per il prossimo campionato, qualunque esso sia».Lei è un ex difensore: come giudica Nastasic?«L’ho visto giocare. Mi piacciono molto sia lui che Camporese. Nastasic forse ha ricevuto un po’ più di fiducia da parte degli al-

lenatori. Ha sicuramente un grande avvenire e potrebbe essere uno di quei giocatori che rifonderanno la Fiorentina visto che è molto giovane».A fine campionato Natali potrebbe lasciare la Fiorentina per il Milan. E’ giusto lasciarlo andare?«Un esperto in difesa ci vuole sempre, per aiutare e dare tran-quillità ai giovani. Penso che la Fiorentina avrebbe potuto rinno-vare il contratto a Natali, perché sta facendo molto bene e sono sicuro che farà bene anche il prossimo anno». La Fiorentina sta però già pensando ad una vera e propria rivoluzione, a partire dal ds. In questi giorni a Firenze si è parlato di Oriali: secondo lei potrebbe essere la scelta giusta?«Oriali lo vedrei molto bene come direttore generale, con ac-canto un uomo di fiducia e di esperienza che svolga il compito del ds. Ci sono molti direttori sportivi bravi come Foschi, Saba-tini, Lo Monaco… Firenze è indubbiamente una piazza molto difficile che vuole vedere subito risultati positivi e pretende di avere giocatori importanti che lottino per la Fiorentina».

Intervista all’ex difensore viola che parla di Atalanta, Cecchi Gori, Della valle e Oriali

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l’eScluSivadi Alfredo VerniL’ex libero viola parla dei due giovani difensori che sono il presente ma soprattutto il futuro.

NASTASIC&CAMPORESE, ATTENTI A qUEI DUE: LA PAGELLA DI PASqUALE PADALINO

Quarant’anni in due. Una delle note liete di questo campionato è rappresentata da Matija Nastasic e Michele Camporese, im-portanti per il presente ma non solo: su di loro si basa la difesa della Fiorentina di domani, il futuro. I primi passi del nuovo pro-getto parte proprio dai due baby. Prima l’ottima prestazione a Milano contro i campioni d’Italia in carica, poi la bella prova in casa contro l’Inter, infine la conferma all’Olimpico con la Roma. Per parlare di Nastasic e Camporese il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva un apprezzato ex difensore della Fioren-tina, Pasquale Padalino.Nastasic e Camporese sono due giovani che stanno dimo-strando grande personalità. Deve ripartire da loro il nuovo progetto della Fiorentina?«Penso che i risultati siano evidenti, le prestazioni di entrambi

sono state importanti. Penso che la Fiorentina debba assolu-tamente ripartire da loro. Da qui a fine campionato saranno i titolari».Tutto merito di Corvino e Saturni che li hanno scoperti?«Sono un under 19 e un under 20 di grandi qualità, averli indi-viduati è una nota di merito. Ma questi due giovani sarebbero comunque emersi».Proviamo a fare un’analisi tecnica su questi due talenti a confronto: chi è più veloce dei due?«Sono entrambi molto veloci, nella capacità di leggere la situa-zione Nastasic ha però qualche punto in più».Come giudica la loro fase difensiva e la loro capacità d’im-postazione, di costruzione del gioco?Camporese nella fase difensiva è più attento, è molto rapido e ha un buon anticipo. Quest’anno ha avuto poco spazio ma quando è stato chiamato in causa si è fatto trovare sempre pron-to. Nastasic ha più visione di gioco nell’insieme, verticalizza di più».Entrambi hanno una buona predisposizione fisica: nei con-trasti chi è più efficace?«Come conformazione fisica sono entrambi avvantaggiati: Na-stasic è molto forte nei contrasti, fisicamente riesce a contenere attaccanti di grande peso, mentre Camporese in questo senso sfrutta più l’anticipo».Passiamo al gioco aereo, un punto di forza per entrambi?«Tutti e due sono dotati di una buona statura, il colpo di testa è una caratteristica che li accomuna: Nastasic ha un senso della posizione che gli permette di anticipare lo stacco, Camporese ha una buona elevazione».Tecnicamente quale dei due è più preparato?«Nel controllo della palla Nastasic è più bravo, esce da situa-zioni difficili con molta personalità. Camporese deve ancora migliorare sotto questo profilo. In generale penso che entrambi debbano ancora lavorare molto».Meglio nella difesa a tre o a quattro?«Innanzitutto bisognerebbe capire chi sono gli altri partner, sull’uomo Camporese è molto bravo, Nastasic lo vedo meglio in quella a quattro. Con il tempo capiranno anche quale sarà il ruolo migliore per loro».

Quali sono i limiti più evidenti da correggere?«Il limite maggiore è dato dall’inesperienza, ma su questo limite non hanno molte responsabilità. L’esperienza si acquisisce parti-ta dopo partita. Solo giocando e magari commettendo degli errori riusciranno a migliorare sotto quest’aspetto, la maturità calcistica arriva con i minuti giocati».Quanto margine di miglioramento hanno?«Parecchio, giocare con i bravi insegna molto e il fatto che abbia-no un allenatore importante come Rossi li farà crescere molto».Chi ha più personalità?«Hanno esordito a diciotto anni, tutti e due hanno personalità da vendere, devono però rimanere con i piedi per terra».Le ricordano qualche difensore del passato o attuale?«Confrontarli a questa età mi sembra prematuro, prima di arri-vare ad essere accostati a qualcuno devono dimostrare ancora tanto».La Fiorentina il prossimo anno avrà il ‘coraggio’ di ripartire da loro?«La Fiorentina il prossimo anno deve ripartire da loro. Solo così potrà dare inizio a qualcosa di nuovo, inoltre i giovani sono un’e-sigenza non solo della Fiorentina ma del calcio italiano da cui non si può più prescindere».

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Credibilità. E’ questa la parola chiave del lavoro che Delio Rossi ha fatto nelle ultime settimane e che ha portato fi-nalmente fieno in cascina e due gioie che mancavano da tempo immemorabile, le vittorie a Milano e Roma. Prima che scelte tecniche o tattiche, infatti, l’allenatore viola è riu-scito a guardare negli occhi e nel cuore dei suoi calciatori facendo le scelte che, al di là della carta d’identità e della durata dei contratti, gli con-sentivano di mettere in cam-po calciatori che mettessero gambe e cuore al servizio del-la causa. Per qualcuno di loro questo significa prestazioni super e per altri magari solo strappare la sufficienza, ma impegno e dedizione sono di-ventate patrimonio comune di tutti i calciatori in campo con risultati evidenti. Una squadra compatta, e comunque ben disposta in campo, aveva ed ha anche un patrimonio di freschezza, anche atletica, che diventa fondamentale nel finale di una stagione per molti lun-ga e lacerante. Il primo atto di coraggio è stato quello di puntare (meglio tardi che mai) sulla coppia di difensori del-la quale oggi tutti parlano, e cioè Camporese e Nastasic,

rendendo sempre più incomprensibile la decisione di far fare un passo indietro a Camporese, rimandato con la Pri-mavera, dopo la sua stagione di lancio dell’anno scorso. Con loro Natali riesce a fare bene da chioccia, da pro-

fessionista serio quale indubbiamente è, ed a garantire una solidità fino ad ora sconosciuta. Positivo anche il ri-lancio di De Silvestri, così come quello di Kharja che, pur con i limiti che ormai abbiamo imparato a conoscere,

ha avuto quello che possiamo definire un ‘rendimento mini-mo garantito’ che è comun-que stato utile alla causa. Su Behrami è inutile spendere troppe parole: rappresenta il presente ed il futuro di questa squadra, come spirito prima che sul piano tecnico, mentre per Lazzari l’assist ed il gol di Roma rappresentano il moti-vo per ricordare una stagione fino ad ora francamente molto deludente, anche se il gioca-tore è inappuntabile sul piano dell’impegno ed anche del ca-rattere, visto che ha sempre retto bene all’evidente disap-punto del pubblico di fronte alle sue prestazioni. Una nota finale va dedicata ad Alessio Cerci: anche De-lio Rossi ha rinunciato a ca-pirlo, e questa forse è la ma-niera migliore per sfruttarne la caratteristiche. Se in campo corre bene, altrimenti lo togli e chi si è visto si è visto, an-che perché quando corre non è che ce ne sono tanti di gio-catori così.

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Il gol salva-stagione arriva quasi sempre da chi non ti aspetti. E che all’O-limpico, in pieno recupero, spuntasse dal niente Andrea Lazzari lo potevano prevedere proprio in pochi. La sua è stata una stagione al di sotto delle aspettative, ma ha saputo reagire bene alle critiche e ha risposto sul campo. In quest’ultima parte di campionato è diventato insostituibile, anche se Rossi non se ne è mai privato ben sa-pendo quello che Lazzari può dare sotto il profilo dell’equilibrio tattico alla squadra. E le recenti prestazioni stanno convincendo tutti che il riscatto da parte della Fiorentina non è poi così lontano: la permanenza di Rossi sulla panchina viola è infatti una garanzia per l’ex giocatore del Cagliari. Il gol segnato all’Olimpico, che regala ossigeno e spe-ranza ai viola, ha avuto una dedica speciale da parte di Lazzari. Il giocatore della Fio-rentina è uno dei tre del gruppo viola ad essere rimasto maggiormente sconvolto dalla tragica scomparsa di Piermario Morosini. Gli altri due sono Montolivo e Natali, che in tempi e squadre diverse hanno giocato insieme allo sfortunato giocatore del Livorno. E Lazzari il gol contro i giallorossi lo ha voluto dedicare proprio a Piermario, compagno di tanti viaggi per raggiungere il centro sportivo dell’Atalanta entrambi facevano parte del settore giovanile. Li accomunava la passione per il calcio, con il ‘Moro’ che prendeva spesso ad esempio Lazzari, più grande di due anni e che qualche consiglio gliel’ha dato con il cuore. Un bel segnale per tutto il movimento, testimone del fatto che il calcio crea anche amicizie vere e legami sinceri, che vanno oltre l’agonismo sportivo.

Minuto 77 di Roma-Fiorentina. Rossi effettua una logica so-stituzione per preservare Stevan Jovetic da problemi fisici e manda in campo Adem Ljajic. Prima di uscire, Jo-Jo percorre qualche metro in direzione centrocampo, si sfila la fascia da capitano dal braccio e la consegna a Valon Behrami. Chi ha visto la partita da casa ha fatto giusto in tempo ad accorgerse-ne, anche perché a livello nazionale è stato dato poco risalto alla notizia. A noi del Brivido Sportivo piace però celebrare la prima volta da capitano della Fiorentina di Valon Behrami. Battesimo migliore non avrebbe potuto sceglierlo. La prova tutto cuore dell’Olimpico (partita che per lui vale un derby) meritava di per sé gli onori della cronaca, anche se ormai ci abbiamo quasi fatto l’abitudine a vederlo schizzare da una parte all’altra del campo all’inseguimento degli avversari. In realtà sarebbe tutto ‘normale’ se il guerriero svizzero non gio-casse con un ginocchio incerottato da mesi e se non fosse costretto ogni settimana a saltare gran parte degli allenamenti con il gruppo. Rossi ha sempre saputo di poter contare su di lui per salvare la Fiorentina e la fascia al braccio nel mo-

mento del trionfo a Roma se la meritava più di tutti gli altri. E’ stato il primo (da leader vero, lo avrebbe fatto an-che senza fascia) ad andare con Lazzari sotto il settore dello stadio occupato dai tifosi viola. Il suo pugno al cielo - con la fascia biancorossa al braccio - ha riempito il cuore dei fioren-tini, che quel ragazzo biondo lo hanno eletto a simbolo della squadra gigliata e (quasi) di una città intera. Ma come fa a lottare e correre così tanto pur non stando bene fisicamente? Valon sorride e confida: «E’ la testa che funziona… ». Ed è proprio da lì, dalla sua testa, che partono gli input giusti per non mollare mai. L’obiettivo ce l’ha sempre ben presente, dal pre partita al recupero. Andare a casa da sconfitto non gli pia-ce, soprattutto se sa di non aver dato il cento per cento. Per essere in pace con la sua coscienza, prima ancora che con i tifosi e i compagni, si è ‘tarato’ per dare tutto in campo. Stupo-re e meraviglia a questo punto devono lasciare lo spazio ad una certezza: Valon Behrami non ha bisogno della fascia al braccio per essere leader, ma quella piccola striscia di stoffa è come se l’avesse stretta intorno al cuore.

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Meglio di così Stevan Jovetic non poteva fe-steggiare la sua centesima partita ufficiale in ma-

glia viola, ovvero con un gol all’Olimpico con la Roma, in uno stadio dove non aveva mai segnato. E’ stata una rete pesan-te e determinante per conquistare un successo che vale in pratica la salvezza. Una gara perfetta quella di Jo-Jo, a segno di testa su assist di Lazzari, dopo meno di due minuti. Eppoi un primo tempo ad altissimi livelli nonostante fosse reduce da un infortunio che lo aveva costretto a saltare il match di domenica al Franchi contro l’Inter. Oltre alla rete, altre tre conclusioni nei primi 45 mi-nuti (un’altra nella ripresa di poco fuori) e un assist per Cerci, non sfruttato a dovere dall’ex giallorosso. Stanchissimo, è uscito nel finale sostituto da Ljajic. Ora sono quattordici, suo record perso-nale, i gol messi a segno da Jo-Jo nelle ventisei partite disputate, con una media dello 0,53 a gara. Il 41% delle reti viola (trenta-quattro) portano la sua firma. E a queste vanno aggiunti anche tre assist vincenti a testimoniare il valore di questo giocatore.E’ uno spettacolo veder giocare Stevan Jovetic. Riconcilia davve-ro con il calcio. Il montenegrino è un autentico fuoriclasse, uno di quegli elementi in grado di fare la differenza. E quando manca la Fiorentina ne risente, eccome se ne risente. Non è certo un caso

se quando Jo-Jo è stato assente (in otto occasioni) la squadra viola, pur magari disputando buone partite, non abbia mai vinto. Non è un caso neppure che le uniche tre vittorie in trasferta (tutte sotto la gestione di Delio Rossi) siano venute quando il campione montenegrino ha segnato: due gol a Novara, uno a San Siro con il Milan e appunto uno all’Olimpico con la Roma nelle gare in cui la Fiorentina si è imposta rispettivamente per 3-0 e per due volte per 2-1 (un’altra rete, inutile purtroppo, l’aveva siglata allo Juventus Stadium ai bianconeri). E cinque delle dodici reti realizzate dai vio-la lontano dal Franchi (ancora il 41%) portano la sua firma. Sono tutti numeri che spiegano più di migliaia di parole l’importanza di Jo-Jo per la formazione di Delio Rossi. Senza di lui l’attacco viola è spuntato. Non c’è niente da fare. Il ragazzo è maturato tantissimo e l’anno di assenza per il grave infortunio patito nell’agosto del 2010 a San Piero a Sieve lo ha reso più forte anche sotto il profilo carat-teriale. Quella fascia di capitano che ha indossato a San Siro e l’al-tro giorno all’Olimpico (per l’assenza di Gamberini) nelle due parti-te più belle disputate in questa stagione dalla Fiorentina lo deve far sentire orgoglioso. Un altro campione che ha fatto la storia del club viola, Giancarlo Antognoni, fu scelto da Carletto Mazzone come capitano proprio all’età di Jo-Jo. Su di lui punta tanto la società gi-

gliata con cui ha prolungato il contratto fino al 2016. Sembra passato un secolo da quel 31 agosto 2008 quando, contro la Juventus al Franchi, vestì per la prima volta la casacca viola. Da allora ha disputato

84 gare di campionato, 5 di Coppa Italia, 9 di Champions League e 2 di Coppa Uefa, realizzando complessivamente 27 reti (22 in serie A, 5 in Champions). E più della metà le ha siglate in questo campionato. Tra due giorni Jo-Jo tornerà in uno stadio al quale rimarrà sempre legato: contro l’Atalanta a Bergamo il 5 aprile 2009 su calcio di rigore segnò il suo primo gol con la maglia della Fioren-tina. Sarebbe bello che domenica si ripetesse.

Così non si fa. Non è ammissibile. Bisogna ragionare sempre quando si va in campo e

rimanere concentrati e freddi per tutta la partita. Così nel giorno del trionfo viola all’Olimpico, in una par-

tita quasi perfetta della Fiorentina, ha deluso Artur Boruc per il suo atteggiamento. Non tanto per il gol subito o per alcuni errori sulle conclusioni della Roma (anzi è stata pregevole una sua parata su un tiro di Totti sull’1-1) ma per un altro motivo: il portiere polacco è stato molto ingenuo a farsi ammonire. Era diffidato e sapeva be-nissimo che con un altro cartellino giallo sarebbe stato squalificato dal giudice sportivo. E allora un giocatore esperto come lui doveva prestare la massima attenzione a non incorrere in un nuova san-

zione disciplinare. Non è un ragazzino alle prime armi Boruc. E’ un elemento che ha più di 32 anni, è un ex nazionale che ha parteci-pato a competizioni importanti come i campionati mondiali e quelli europei. Insomma uno come lui deve prestare attenzione a queste cose. Non sono dettagli. Tutt’altro. Possono determinare anche l’e-sito di una stagione. Invece, soprattutto nel secondo tempo, il por-tiere polacco ha cominciato a perdere tempo nell’effettuare i rinvii da fondo campo. Certo lo faceva ad arte, semplicemente per far rifiatare la Fiorentina. Ma conoscendo la sua situazione disciplinare avrebbe potuto farne a meno. Dopo alcuni richiami l’arbitro Brighi, dopo poco più di dieci minuti dall’inizio della ripresa, lo ha ammo-nito. Così Boruc sarà costretto a saltare per squalifica il delicato

incontro di domenica prossima a Bergamo contro l’Atalanta. Delio Rossi dovrà fare far esordire in serie A allo stadio Atleti Azzurri d’I-talia il portiere Neto: il ventiduenne brasiliano che quando è arrivato a Firenze era riserva in Nazionale di Julio Cesar (ora non viene più convocato), da quando è alla Fiorentina (gennaio 2011) ha disputa-to soltanto due partite di Coppa Italia, l’ultima all’Olimpico contro la Roma nel gennaio scorso quando purtroppo commise errori deter-minanti. Insomma è inesperto. Speriamo comunque che dimostri tutto il valore di cui è accreditato. Ma anche per lui sarebbe stato meglio debuttare in una partita più tranquilla e meno importante di quella con l’Atalanta. Auguriamoci insomma che l’errore di Boruc non pesi sulla sfida di Bergamo. Sarebbe davvero un peccato

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Come 19 anni fa, quando lottava per non retrocedere, la Fiorentina va a Bergamo alla quart’ultima giornata. Allora i viola, arrivati a pari punti con Udinese e Bre-scia, retrocessero per la peggiore classifica avulsa (le due formazioni disputarono uno spareggio e furono i friulani a rimanere in serie A). Quindi è lecito fare gli scongiuri.La sfida con l’Atalanta, persa allora dalla Fiorentina, fu giocata in una delle date più infauste della storia viola, il 16 maggio. Nel 1982, all’ultimo turno, la Fio-rentina con il pareggio di Cagliari e la vittoria della Juve a Catanzaro (le due squadre erano appaiate in testa alla classifica) perse quanto meno la possibili-tà di giocare lo spareggio per lo scudetto. Nel 1990, sul campo neutro (si fa per dire) di Avellino, la squa-dra viola pareggiò sempre con i bianconeri nella fi-nale di ritorno di Coppa Uefa dopo la sconfitta nel match d’andata a Torino, e il trofeo finì in Piemonte. Nel 1993, poi, ci fu la sconfitta con l’Atalanta di Mar-cello Lippi che in pratica determinò la retrocessione, perché con un punto in più la Fiorentina si sarebbe salvata. Quel giorno allo stadio Atleti Azzurri d’Italia Luciano Chiarugi e Giancarlo Antognoni, cui era stata affidata la responsabilità tecnica della squadra dopo la sconfitta con la Juve (sempre lei!) del 25 aprile e l’e-sonero di Aldo Agroppi, mandano in campo la seguen-te formazione: Mannini; Carnasciali, Carobbi; Iachini, Pioli, Faccenda; Effenberg, Laudrup (D’Anna dall’86’), Batistuta, Di Mauro (Dall’Oglio dal 90’), Baiano. L’A-talanta, che naviga a metà classifica, parte subito in quarta e il portiere Alessandro Mannini deve compie-re gli straordinari sulle conclusioni di De Agostani e Bordin. Poi è la traversa a salvare il portiere gigliato su un tiro di Perrone. Alla mezz’ora i nerazzurri pas-sano meritatamente in vantaggio con un gol di Pisani. E la Fiorentina? Nel primo tempo impegna Pinato solo con una conclusione di Batistuta. Nella ripresa, però, i viola scendono in campo con ben altra determina-zione. Diverse sono le conclusioni di Effenberg, Lau-drup e Batistuta. Poi, però, poco dopo il quarto d’ora la squadra di Chiarugi ed Antognoni rimane in dieci per l’espulsione di Iachini per doppia ammonizione.

La Fiorentina, comunque, continua ad attaccare anche se rischia di subire il gol del 2-0 quando Perrone colpisce per la seconda volta la traversa. Quando tutto sembra per-duto, a cinque minuti dal novantesimo, in una mischia davanti alla porta atalantina il libero Mario Faccenda realizza il gol del pareggio. La gara sembra finita ma, purtroppo, non è così. Due minuti più tardi una devia-zione maldestra di Batistuta, su conclusione di Bor-din, spiazza Mannini con il più classico e sfortunato degli autogol. A quel punto la partita è praticamente finita. La Fiorentina è stanca e provata e non ce la più a trovare il pareggio. Se il campionato finisse quel giorno i viola andrebbero, comunque, allo spareggio con l’Udinese. A seguire la squadra a Bergamo è arri-vato anche il presidente Mario Cecchi Gori. Alla fine la delusione gli si legge sul volto. “Ho sofferto tanto – di-chiara al termine della gara – e sono proprio amareg-giato. Peccato davvero aver subito in quel modo il gol del 2-1. Provvedimenti tecnici? Nessuno. Ci manche-rebbe altro a sole tre giornate dalla conclusione del campionato. La salvezza? Prima di questa partita ne ero assolutamente sicuro. Ora, visto come sono an-date le cose, lo sono un po’ meno”. Purtroppo Cecchi Gori aveva avuto un giusto presentimento. Speriamo dunque che per la Fiorentina domenica la musica sia diversa, anche perché per fortuna (la scaramanzia in certi casi è d’obbligo) non si gioca il 16 maggio ma il 29 aprile. E proprio con una vittoria per 4-1 sull’A-talanta a Firenze, all’ultima giornata, il 29 aprile del 1990 la squadra viola ottenne la salvezza.

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Il futuro tra 20 giorni, esattamente quelli che mancano alla fine di un campionato sofferto e complicatosi maledettamen-te nell’ultimo periodo. Andrea Della Valle ha ribadito pochi giorni fa il concetto che già in precedenza aveva snocciola-to ai fiorentini. Le idee della proprietà sono chiarissime su quelli che dovranno essere i nuovi interpreti a livello dirigen-ziale, ma il rilancio del progetto non può prescindere dalla permanenza in serie A. E’ dunque una questione di priorità. Nessuno pensi che i Della Valle stiano brancolando nel buio, alla ricerca disperata di un direttore sportivo, se l’annuncio ufficiale ancora non è stato dato. Il nome sarebbe già stato scelto (al massimo resiste ancora un ristretto ballottaggio), ma adesso l’attenzione di tutti è spostata sulla squadra. E poi c’è una questione di stile e rispetto. Di stile perché i candidati principali (e quindi anche il prescelto) stanno tutti lavorando da altre parti e non è elegante andare a disturbare altri club. Di rispetto nei confronti di Pantaleo Corvino, che fino al termi-ne di questa stagione è il direttore sportivo della Fiorentina. Motivazioni forti che richiedono pazienza ai tifosi, smaniosi di conoscere i personaggi attraverso i quali passerà il rilancio della squadra.TORNA IN CORSA LO MONACO. A proposito di personaggi, nei giorni scorsi è caduta la candidatura di Riccardo Bigon, che ha firmato un rinnovo quadriennale con il Napoli. Non che il ds di De Laurentiis abbia mai acceso le fantasie dei tifosi, ma uno spiffero suggestivo riportava di un possibile suo approdo a Firenze con tanto di Mazzarri al seguito. Ipotesi a questo punto da scartare, mentre gli eventi degli ultimi giorni hanno fatto tornare fra i favoriti il nome di Pietro Lo Mona-co. Lunedì scorso ha sancito il suo addio al Catania con una conferenza stampa: «Tra due giorni presenterò ufficialmente le mie dimissioni al presidente. Andrò comunque avanti fino a giugno, favorendo il passaggio di consegne con chi verrà al mio posto, visto che ci sono stipendi da pagare e iscrizio-ni ai campionati da definire. Il mercato? Ho già in pugno un giocatore in Sud America e altri sono vicinissimi, ma non è detto che chi verrà possa avere le mie stesse idee». Dice di

non fare già il mercato per la sua futura squadra, che diversi esperti del settore avevano individuato in una tra Napoli e Fiorentina. Visto che Bigon ha rinnovato a Napoli resterebbe in ballo solo la squa-dra viola, ma in tal senso fanno riflettere le parole del Presidente Pulvirenti: «La sua mi sembra la storia della ballerina di Siviglia. Tutti lo vogliono e nessuno se lo piglia». Battute al veleno a parte, il nome di Lo Monaco è da considerarsi spendi-bile in chiave viola, perché rappresente-rebbe una linea di continuità con il lavoro di Corvino: c’è anche chi mormora che avrebbe già trovato un accordo con la fa-miglia Della Valle.TANDEM TECNICO? Fra i candidati au-torevoli restano ancora Gabriele Oria-li e Giovanni Sartori. Tante le ipotesi intorno ai loro nomi, una li vorrebbe ad-dirittura compatibili per lavorare insieme. Il primo in veste di direttore generale e il secondo come direttore sportivo. La sen-sazione è che si tenterà il possibile per mettere sotto contratto Oriali, ex viola che tanto sarebbe utile per ridare entusiasmo alla piazza. Sartori invece è in concor-renza con Lo Monaco. Due uomini mercato puri, senza fron-zoli, abituati a lavorare in trincea e con pochi soldi a disposi-zione. Gente che potrebbe tranquillamente convivere con un Oriali in versione direttore generale, anche se Lo Monaco non è mai stato abituato a confrontarsi con altre figure dirigenziali nella sua positiva esperienza di Catania. L’intento della fami-glia Della Valle è quello di suddividere incarichi e responsa-bilità ed è da vedere proprio in quest’ottica la probabile ac-quisizione di due dirigenti di alto livello. Da non sottovalutare neanche la posizione di Eduardo Macia, che in questo mo-mento di confusione sta lavorando alacremente per trovare

i giocatori giusti da sottoporre al nuovo direttore sportivo. Il talent scout spagnolo in questi giorni sta visionando tantis-simi calciatori attraverso i filmati arrivati sulla sua scrivania e attraverso le valutazioni che hanno fatto gli osservatori viola. Il suo lavoro di queste settimane è fondamentale per non farsi sorprendere dalla concorrenza nel mercato estivo. Non è una novità che tutti i club abbiano già cominciato a muoversi per concludere affari nei mesi estivi e anche la Fiorentina (no-nostante manchi di un direttore sportivo) è perfettamente in linea con la concorrenza proprio grazie a lui. Con l’avvento dei nuovi dirigenti, Macia rimarrà saldamente al suo posto, perché il rilancio del progetto passa anche (e forse soprattut-to) dalle sue intuizioni.

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Boruc; Natali-Kroldrup-Felipe; Marchionni (Romulo)-Kharja-Montolivo-Olivera-Vargas; Cerci-AmauriLa Fiorentina, che sta portando a termine lottando questo cam-pionato, è piena di interpreti che nella prossima stagione ve-stiranno la maglia di qualche altra squadra. Con i calciatori in partenza noi del Brivido Sportivo ci siamo divertiti a mettere in campo un undici completo schierato con il 3-5-2, lasciando da parte (o ‘in panchina’) giocatori con il destino in bilico come Gamberini, De Silvestri e Ljajic. Ciò non toglie che alla fine dell’estate qualche interprete della nostra formazione possa es-sere rimasto in viola, viceversa potrebbe lasciare Firenze qual-cuno che al momento non sembra sulla lista di partenza.PORTIERE. Il ballottaggio con Neto è stato vivo fino all’ultimo, ma abbiamo scelto di schierare Artur Boruc. Il portiere polacco potrebbe concludere la sua esperienza fiorentina al termine di questa stagione, anche perché nel suo caso ha un peso im-portante la posizione contrattuale. Ad oggi Boruc ha il contratto in scadenza nel prossimo giugno, ma la Fiorentina può vanta-

re un’opzione (che scade alla fine di maggio) con la quale farà scattare il rinnovo automatico di un anno. A quel punto i viola (se non offriranno un rinnovo pluriennale al portiere) dovranno cederlo per non perderlo a parametro zero la prossima estate. E poi c’è anche il ‘fattore Neto’. La Fiorentina su di lui ha investito soldi e un posto da extracomunitario: potrebbe essere arrivato il momento di dargli una chance da titolare. Resta comunque viva l’ipotesi opposta, che vedrebbe la partenza di Neto e la per-manenza di Boruc. Recentemente il portiere brasiliano ha fatto sapere (tramite il procuratore) di non essere soddisfatto del suo ruolo di riserva e in caso di conferma del polacco chiederebbe certamente la cessione. Non c’è più spazio dunque per tutti e due. Uno partirà e ad oggi il favorito è Boruc.DIFESA. Optiamo per una difesa a tre, dove almeno un paio di ruoli sono assegnati già da tempo. Per Kroldrup è il simbolo della sfortunata stagione della Fiorentina. Neanche un minuto in campo, ad un certo punto del campionato ha rappresentato un vero e proprio mistero. Lo staff medico non è riuscito nell’intento di guarirgli la fastidiosa tendinopatia achillea che lo perseguita da agosto, tanto che Rossi si è trovato costretto a gettare la spugna, capendo che non avrebbe potuto usare il danese nem-meno nelle ultime gare del torneo. Ha il contratto in scadenza e quindi se ne andrà a parametro zero. Le pretendenti non gli mancano (soprattutto all’estero), ma per un nuovo contratto sarà decisiva la sua condizione fisica. Il discorso di Felipe è piutto-sto diverso, ma anche lui trova posto nella nostra formazione di partenti. Con l’approdo di Rossi sulla panchina viola è tornato qualche volta nell’elenco dei convocati, ma il suo contributo sta-gionale è racchiuso nei 22 minuti giocati a San Siro in occasione dell’impresa pre pasquale della Fiorentina al cospetto del Milan. Cederlo a titolo definitivo non è semplice. Ha un ingaggio impor-tante (900.000 euro) e ancora due anni di contratto con la Fio-rentina. Le squadre interessate a lui sono di medio-basso livello e non possono garantirgli uno stipendio così elevato, anche se i viola regalassero il cartellino. Per questo motivo, nelle ultime sessioni di mercato, ha rifiutato ogni prospettiva presentata da Corvino. Per il terzo posto nella linea arretrata abbiamo scel-to Cesare Natali, nonostante che negli ultimi tempi si sia aperto qualche spiraglio per il rinnovo. D’altra parte la nostra formazio-ne è composta da giocatori con la valigia in mano e nessuno può negare che il perno della difesa viola abbia convissuto con questo status per tutta la stagione. L’addio di Corvino (di questa situazione ne abbiamo parlato nel Brivido Sportivo del 4 aprile) regala ai tifosi una speranza per il rinnovo di Cesarone, che a salvezza acquisita parlerà direttamente con Andrea Della Valle. La situazione è estremamente chiara: se la Fiorentina gli offrirà almeno un biennale resterà a Firenze, in caso di conferma della proposta di Corvino (un solo anno di contratto) si apriranno per lui le porte di Milanello. CENTROCAMPO. Lo abbiamo scelto bello folto, come piace a

Rossi. Marco Marchionni nel nostro schieramento agisce largo a destra. Contratto in scadenza anche per lui che non sarà rinno-vato, la Fiorentina si ‘libererà’ di un ingaggio pesantissimo figlio delle stagioni in Champions League. Nel ruolo c’è anche una riserva di nome Romulo, jolly mai realmente preso in conside-razione e fortemente indiziato per tornare in Brasile. Sul centro destra ecco Houssine Kharja, che in quest’ultima parte di sta-gione sembra aver finalmente trovato un po’ di spazio, ma il suo riscatto è ancora appeso ad un filo. Difficile che la Fiorentina versi al Genoa i 2,5 milioni di euro che occorrono per l’altra metà del cartellino, più facile che le due società si accordino per un prestito o risolvano la questione alle buste. Davanti alla difesa non possiamo non schierare Riccardo Montolivo che, almeno nella nostra formazione, si riprende anche la fascia di capitano. Della sua situazione si è detto e scritto fin troppo. Noi ci limi-tiamo a sottolinearne una volta di più la professionalità con la quale è stato in campo per tutta la stagione e la serietà che lo ha contraddistinto fuori dal rettangolo verde. Lo aspetta il Milan, da giugno in avanti per i tifosi viola farà parte del passato. Al suo fianco spazio per Ruben Olivera, vero e proprio flop dell’ultimo mercato invernale. Uno degli ultimi colpi di Corvino, si è rivelato praticamente inutile; starà al nuovo direttore sportivo trovargli una sistemazione perché Rossi sembra tenerlo poco in consi-derazione. Sulla sinistra il posto è ovviamente per Juan Manuel Vargas. Il giocatore peruviano (colpito dall’ennesimo infortunio stagionale che gli ha fatto chiudere in anticipo la stagione) è uno dei pochi su cui conta la Fiorentina per racimolare una bella manciata di milioni di euro. Ha voglia di cambiare aria e potreb-be essere accontentato. Su di lui rimane molto vigile il Liverpool, che al momento sembra in vantaggio sullo Zenit San Pietrobur-go di Spalletti.ATTACCO. In questo caso abbiamo scelto una coppia ben as-sortita. La potenza di Amauri con la velocità di Cerci, due che potrebbero salutare a breve la Fiorentina. L’italo-brasiliano ha ampiamente deluso le aspettative, mettendo a segno un solo gol (seppur pesantissimo a Milano) e fornendo talvolta presta-zioni sotto la sufficienza. Peserà molto il parere di Rossi, anche perché per restare Amauri pretende un biennale da 1,5 milioni di euro a stagione. Ingaggio troppo pesante per un’alternativa, discorso diverso se l’allenatore indicasse in lui un titolare dell’at-tacco. Per il momento risulta difficile credere a quest’ipotesi, tan-to che l’entourage del giocatore starebbe già prendendo contatti con altre squadre (il Parma su tutti). Alessio Cerci invece è il secondo (dopo Vargas) che può portare denaro nelle casse vio-la. Il poco feeling con Firenze lo penalizza agli occhi dei tifosi, che non si strapperebbero i capelli nel caso di una sua cessione. Talento immenso e classe cristallina che in pochi hanno saputo usare con continuità. Rossi non ci è riuscito e probabilmente darà parere favorevole alla cessione. Il Torino di Ventura (in caso di promozione di serie A) farà di tutto per accaparrarselo.

Una Fiorentina con la valigia: ECCO LA SqUADRA DEI PARTENTI

27 APRILE 2012www.brividosportivo.it

11Intrecci di MERCATOdi Alessandro Latini

A Bergamo la Fiorentina perderà altre due pedine: Boruc e Amauri. Il primo ammonito a Roma viene fermato dal giudice sportivo, il centravanti invece dovrà star fermo per l’infortunio patito nel finale della gara di mercoledì non solo contro l’Atalanta (per lui stagio-ne quasi finita come da report medi-co viola “l’ACF Fiorentina comunica che Amauri Carvalho de Oliveira ha subìto una lesione della giunzione miotendinea degli adduttori. I tem-pi previsti per la guarigione sono nell’ordine delle 3 settimane”). In porta dunque vedremo finalmen-te il brasiliano Neto in predicato di vestire la maglia di titolare nel pros-

simo campionato. Per lui un vero e proprio esame di maturità dopo un paio di stagioni di panchina. Diver-so il discorso legato ad Amauri che quando è stato impiegato da Rossi a Roma ha deluso molto non combi-nando niente di buono e soprattutto mostrando un’indolenza che solita-mente non gli è propria. Forse il brasiliano non avrà digerito l’esclusione per far posto ad Alessio Cerci. L’infortunio lo rimette ai box e forse per lui la stagione viola, non certo eccezionale, deve considerarsi terminata.Come presentarsi per il resto a Ber-gamo? Sicuramente con lo stesso

3-5-2 e con la stessa formazione di partenza con l’unico dubbio legato all’eventuale rientro di Pasqual a si-nistra. Nell’ipotesi del ritorno del ter-zino veneto dovrà uscire uno fra De Silvestri e Cassani. Personalmente confermeremmo il primo che a Roma ha mostrato ottimi segnali sia in fase offensiva che in quella difensiva.In attacco infine ancora spazio alla velocità di Cerci, uomo capace di rinascere ad ogni primavera, e alla classe di Jovetic, vero e proprio fuo-riclasse capace di prendere per mano la squadra viola per portarla fino alla salvezza.

A BERGAMO ALLA SCOPERTA DEL DEBUTTANTE NETO

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La trasferta di Bergamo vista con gli occhi del ‘Passarella’SPERANZE DI SALvEZZA, RICORDI DI GRANDI

GIOIE E qUALCHE SASSATAIn trasferta a Bergamo per conquistare un trofeo, con 10mila tifosi viola al seguito. «Ma anche qualche migliaio in più», ri-corda Stefano Sartoni. Sì, perché ovviamente di ricordo si tratta, data astrale 18 maggio 1996: Atalanta-Fiorentina 0-2, reti di Amoruso-Batistuta e Coppa Italia issata al cielo, per poi esser condotta a notte fonda al Franchi dove c’era-no 40mila persone ad attendere noncuranti delle ore piccole. A quei tempi Stefano Sartoni, detto il ‘Passarella’, presiede-va il Collettivo Autonomo Viola, adesso non più perché il club si è sciolto l’anno scorso. «Ormai c’ho una certa età, son bell’e vecchio», risponde ridendo a chi gli chiede se tornerà mai a rappresentare un gruppo di curva. Ride e mente sapendo di mentire sulla sua pseudo vecchiaia, perché se la vita ricomin-cia a quarant’anni lui va ancora alle elementari. E comunque, che sia o non sia presidente, che sia o non sia ‘bell’e vecchio’, continua a seguire la Fiorentina praticamente dappertutto. Quanti sarete domenica all’Atleti Azzurri d’Italia? «Dicia-mo che difficilmente ci sarà un esodo. Prevedo fra i cento ed i centocinquanta tifosi viola a Bergamo. A San Siro contro il Mi-lan il numero era ancora più basso, non più di una settantina». D’altra parte, anche l’umore alla vigilia di quella partita era basso, forse il più basso della stagione visto che veniva-mo dalla sconfitta interna col Chievo che si accumulava all’altra disfatta in casa contro la Juve. Invece nell’ultima sfida a Bergamo, quella di due anni fa (che terminò 2-1 per gli orobici), eravate più numerosi? «Sì, pur essendo passato poco tempo sono cambiate molte cose. Quella volta eravamo diverse centinaia, più o meno cinquecento. Sai, an-cora non c’erano la tessera del tifoso e tutte le altre minch…». ‘M’inchino alla legge’, certo, è l’assioma da cui partire anche per quanto riguarda l’ordine pubblico allo stadio. A proposito, è mai venuto in trasferta qualche non tesse-rato accompagnato da un titolare di tessera, come pre-vedrebbe una delle ultime idee dell’Osservatorio? «Per quanto mi risulta no. D’altra parte anche quest’idea mi sembra molto all’italiana e poco chiara. Se per ipotesi vai a Bergamo e vieni coinvolto in un ‘assalto’ dei bergamaschi o in qualche

casino, poi ne risponde anche l’altro a cui sei associato? Chi vuoi che sia disposto a prendersi una responsabilità così?». A proposito, c’è stato qualche ‘assalto’ in cui ve la sie-te vista brutta lassù? «Sempre in quella famosa finale ci fu qualche attrito. Non direi che ce la siamo vista brut-ta, forse più il contrario. Diciamo che loro tentarono di ag-gredirci, ci fu la risposta nostra e… io mi presi trenta giorni». Trenta giorni di che? Sgombriamo il campo da equi-voci… «Trenta giorni di referto medico. Mi arrivò un sas-so in una gamba e quindi la prognosi fu di trenta giorni». Che rapporto c’è ora fra le due tifoserie? Anche loro hanno un po’ calmato gli ardori o sono sempre ‘irrequieti’? «Come fra quasi tutte le tifoserie, c’è un rapporto di rivalità ma anche di conoscenza reciproca. Conosco alcuni di loro, ad esempio il ‘Bo-cia’ (un capo ultras della Curva Nord bergamasca, ndr), anche se non sono più informatissimo su queste cose. So che si sono riuniti tutti sotto lo striscione ‘Bergamo’, non so se si sono sciolti anche loro oppure no».C’è una partita di campionato in casa dell’Atalanta rimasta parti-colarmente impressa? «Mi viene in mente quella in cui Baggio segnò e Pellicanò parò un rigore. Vincem-mo 1-0 e ci divertimmo parecchio». Sfogliare l’almanacco e soffer-marsi sul 19 marzo 1989: Pellica-nò sostituiva tra i pali l’infortu-nato Landucci; Baggio formava con Borgonovo la famosa ‘B2’ che avrebbe collezionato 29 gol a fine campionato e trascinato la Fiorentina, guidata da Eriks-son, al settimo posto quindi in Coppa Uefa. E quella di dome-nica, invece, che partita sarà?

«Sarà una trasferta importante, secondo me la no-stra salvezza passa da lì, sarà una gara decisiva». A che ora inizia e finisce l’avventura? «Partiremo ver-so le nove di mattina e saremo di nuovo a casa ver-so le otto o le nove di sera, presumo; questo dipen-de da quanto tempo ci terranno dentro lo stadio». Pasti e costi? «Per i pasti ci organizziamo con ‘mangiare a sac-co’ o prendiamo qualche panino durante il viaggio. Niente di più, anche perché le spese non sono indifferenti. Se vai in una mac-china di quattro o cinque persone, ti costa 50-60 euro a testa solo di benzina, autostrada e biglietto».50-60 euro spesi comunque bene perché quando torneranno a casa, alle otto o alle nove di sera, avranno un’altra pagina perso-nale di vita vissuta per l’album dei ricordi viola. Quello dei ricordi belli, si spera.

Angolo del tiFoSodi Luca Capanni

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Le api con contente, sono felici e non hanno nemmeno tanta voglia di pungere, però, se proprio lo devono fare, volano questa volta in casa alla ricerca di quel-li che, anche in momenti così, cercano lo spunto per la po-lemichetta, per la malignità. “Montolivo li avrà davvero quei dolorini muscolari o sono una scusa per giustificare un’uscita di scena un po’ alla chetichella?” Ma chi se ne frega? Mezza Firenze lo ha infamato con più o meno ragione fino a ieri, spesso inventando anche prestazioni indecorose quando son

sempre state magari non entusiasmanti ma sempre coscienti ed impegnate, chiedendone l’esclusione per tradimento e ora che non gioca due partite vuol sapere perché? Come dare insufficienze nella partita di Roma (ad uno solo poi) è roba da puncicata immediata. Lo si sa che Amauri sta giocando trascinandosi un problema da tempo e che l’infortunio patito oggi potrebbe essere più serio del previsto? Non è stato poi affatto insufficiente, ha fatto quel che poteva fare un centra-vanti delle sue caratteristiche con una squadra che gioca a

baricentro arretrato. Sponde, pizzicate, interventi difensivi nelle situazioni di palla ferma, non c’erano poi tante occasioni per fare sfracelli nei 35’ che è stato in campo. A Firenze si va un po’ a fissazioni contro questo o contro quello per eserci-tare l’arte primaria che è quella del brontolo. Bisognerebbe capire che, nelle situazioni in cui siamo, non ce lo possiamo permettere. Chi non lo capisce verrà punto, senza esitazione e misericordia.

Dopo i’miraholo a Milano che ci avean fatto anche un firme quan-do ero giovane, ecco i’miraholo a Roma. Attori e’ viola, regia di SuperDelio. Lezione di gioho nostro, casereccio, bono come i’vin bono a qui’montao di spagnolo che credea d’ave’ ‘nventao l’acqua carda. A i’carcio e t’ha voglia di rigogola’ discorsi, se un tu’ corri e un tu ci ha le palle e tu vedi vince’ quegli artri! Oddio, partio Corvino, che dovea porta’ anche cicia, un acquisto ‘mpor-tante e s’è fatto, peccato che l’è uno che gioha quando e gli pare a lui, e un ne vo’ sape’ di contratti, però, quando e c’è, e decide. Chi gli è? Come chi gli è: Culovic. Senza di lui e’ miraholi e un si fanno, e go’ a i’novatesimo e passa e si pigliano ‘nvece di falli (vedi Parma, Genova e Chievo), ‘nsomma e si va poho lontano. ‘N fondo oggi, e anche a Milano, e un n’è che l’abbia poi giohato una grande partita, però e c’era, quando e ce n’è stao bisogno, e l’ha tirao ‘n giù, ‘n porta sua. Pe’ sarva’ l’apparenze un aiutino e l’ha dao anche a loro, perché i’pareggio deviato co’ e’ tasselli da i’nonno Cecco e m’avea ‘nsin fatto pensare che e fosse passao a i’nemiho, ma no, e si tenea ‘n serbo pe’ i’capolavoro finale. E

pensa’ che aveo ‘nfamao l’arbitro pe’ que’ 5 minuti di recupero, un po’ esagerati. Se ce ne daa due e un si vincea miha!Dieci punti ‘n quattro partie, da non credici, media scudetto! E poi che partie! Milan, Inter e Roma e i’Palermo che da butta’ via e un n’era (anche se gli sta pe’ doventa’), e avre’ messo la firma pe’ la metà! Mai contentassi, ni’ carcio i’certo e un esiste mai. E mentre e diho così e penso che ora e dovrebbe esse’ tutto ‘n discesa e mi vien subito da toccare icche resta di’ ferro! Sì perché noi e siam capaci di perdere ìn casa co’ i’ Chievo che pe’ un pareggio e gli arebbe fatto le capriole e poi andare a vincere a Milano co’ i’ Milan e fagni perde’ lo scudetto (e un penso a chi e si fa vincere perché e mi vien male) e a Roma con la Roma e fagni scorda’ della Scempionse. O icche tu ci vo’ fare? E ci garba i’difficile, i’facile e un ci diverte. Ma ora e gli è bene che ci diverta, perché e siam quasi che arrivati, ma quasi gli è quasi, o chiedeelo a uno che gli ha quasi trombao! 41 punti e un ba-stano e poi ora che ci s’è preso gusto, o che ci s’ha a fermare? Quattro partie sulla carta facilotte (a parte lo scontro diretto di

Lecce) per artri tre o quattro punti pe’ esse’ tranquilli. E un n’è un’impresa titaniha e se poi e se ne facesse anche sette o otto pe’ dacci quarche soddisfazione anche a noi, ora che s’è trovao i’filotto o che ci sarebbe da offendisi? E allora avanti tutta capitan Nasello, se gli è sopravvissuto i’nonno a’ corpi che vu gni avee dato o che dee mori’ la Fiorentina!I’gobbo e gli ha chiuso un occhio dopo i’piacere che gni s’è fatto e i’nonno e ne profitta, e ci ho belle la boccia ‘n mano, pe’ festeg-giare e pe’ augurio pe’ la prossima. Forza Violaaaaaaaaaaaaa!

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E così saranno play off. La Fiorentina Primavera è riuscita in un’impresa non facile: farsi recuperare 9 punti di vantag-gio in un mese e scendere dal secondo al terzo posto in classifica. Un rischio che si poteva evitare: un solo punto ha avvantaggiato il Torino, proprio quel punto che la Fiorentina ha perso per strada in partite sulla carta abbordabili come contro il Livorno in casa (gara persa per 1-0) e il Novara in trasferta (pareggio 1-1).PARABOLA DISCENDENTE. Guardando però tutto il per-corso stagionale della squadra di Semplici non si può fare a meno di notare una netta parabola discendente iniziata a gennaio, dopo l’arrivo di Delio Rossi e la convocazione dei migliori talenti a dar man forte alla prima squadra. La Fio-rentina, pur avendo uno dei settori giovanili più importanti d’Italia, ha sempre adottato la linea di preferire un serbatoio di talenti da portare più in alto possibile, alla possibilità di vincere. Ed è stato così anche quest’anno: senza Campo-rese, Salifu, Babacar e Acosty la Primavera si è afflosciata.

Così sabato 28 aprile al Poggioloni ecco che i viola affron-teranno il Genoa nella prima partita secca dei play off, a cui eventualmente seguirà la seconda contro la vincente tra Varese ed Albinoleffe. Le altre squadre che puntano alle Final Eight di Gubbio sono Palermo-Napoli e Chievo-Ca-tania. Le 6 squadre già qualificate sono Roma, Juventus, Lazio, Inter, Milan e Torino.SQUADRA A DUE VOLTI. Il Brivido Sportivo ha contat-tato in esclusiva l’ex tecnico della Primavera, Re-nato Buso, quest’anno impegnato in un brillan-tissimo campionato con il Gavorrano. Nel maggio 2011 anche la sua Fiorentina dovette affrontare i play off pur essendo i due organici completamente diversi: «Ho sempre seguito la Fiorentina fin dall’i-nizio del campionato e non mi sono perso una partita del Torneo di Viareggio» ci ha svelato Buso «Una squadra da due volti: un inizio scintillante con Acosty, Camporese e Salifu e un finale un po’ in difficoltà. I nomi che ho citato sono individuali-tà importanti e Semplici si è ritrovato a cambiare completamente volto alla squadra dopo la loro convocazione con Rossi. Non è mai facile inserire giovanissimi senza esperienza in corsa. Secondo me Babacar e Camporese sono insostituibili per una Primavera. Così come Salifu, padrone in un centrocampo di ragazzini, uno dei più importanti ragazzi che ho visto crescere alla Fiorentina e che adesso, non a caso, si trova a giocare per obiettivi importanti come un posto in prima squadra».Quindi secondo lei Leonardo Semplici ha la-vorato bene?«Leonardo ha gestito la situazione di difficoltà in maniera esemplare. Ho visto che senza deter-minati giocatori è stato costretto a rimodellare la squadra, a cambiare modulo in più di una partita. Non è certo colpa sua se si è trovato in una situa-zione del genere».I ragazzi che hanno esordito in prima squadra come le sono sembrati?«Contro l’Inter Michele Camporese è stato il mi-gliore in campo ed io che lo conosco benissimo, praticamente fin dagli Allievi, non avevo nessun dubbio riguardo alle sue potenzialità. Ha un futuro radioso davanti. Poi con la Fiorentina che deve salvarsi è logico che pochi altri abbiano trovato spazio. Ma io spero che la società sappia valoriz-zarli tutti e mantenerli. Maxwell Acosty, per esem-pio, deve ancora migliorare e visto l’esiguo nu-mero di attaccanti nella rosa viola potrebbe approfittarne. Senza ovviamente caricare troppo di responsabilità questi giovani».

A proposito di attaccanti, Zohore ha un po’ deluso...«Zohore non lo conoscevo molto bene, da quello che ho visto però è molto bravo nel proteggere la palla e nei movi-menti in area. Non sbaglia quasi mai posizione. Però deve migliorare moltissimo nell’aspetto fisico. Deve lavorare in palestra e diventare più agile. E’ un classe 1991, deve cre-scere, ha ampi margini di miglioramento, ma adesso si con-centri sul potenziamento del fisico visto che la parte tattica

la fa già molto bene».Come si affrontano questi play off? Quante possibilità ha la Fiorentina di passare?«Sabato contro il Genoa sarà una partita difficilissima, no-nostante sia in casa. Al di là dell’avversario, le partite sec-che sono sempre complicate, un episodio può decidere la gara, ed è difficile per me dare un giudizio. Posso dire però che il Genoa, al contrario della Fiorentina, è molto migliorato nel finale di stagione. Ha avuto uno sviluppo opposto: inizio altalenante e un gran finale. Probabilmente il mercato lo ha aiutato. La Fiorentina ha venduto Babacar e mandato in prima squadra i migliori senza avere sostituti di pari livello. Comunque nelle partite secche è tutto da decidere».C’è qualche giovane interessante nel suo Gavorrano? Una squadra settima in classifica che accede ai play off deve avere qualche talento.«Abbiamo fatto un campionato stratosferico: sono arriva-to ed il Gavorrano era in zona play out, adesso giochia-mo i play off contro L’Aquila. In formazione ho 5 giocatori del ‘91 ed altrettanti del ‘90. Molti di questi l’anno scorso giocavano nella Primavera dell’Empoli, come ad esem-pio Pucciarelli, Tognarelli e Rosati. Di certo ambiscono a palcoscenici più alti della seconda divisione e scendono sempre in campo con orgoglio e voglia di fare perché an-cora devono dimostrare tutto. Ecco qual è il nostro spirito vincente».

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Si avvicina il termine dell’anno sportivo e allora cominciano le fasi inter-regionali (e poi nazionali) dei campionati federali. Dopo l’ottimo sesto posto della prima squadra di artistica maschile di serie C (Daniele Be-dini, Nicola Poeta e Niccolò Vannucchi), che ha staccato il biglietto per la finale nazionale – in attesa delle ammissioni ufficiali, per quanto riguarda gli altri ginnasti del Centro Ginnastica Firenze – è arrivato an-che l’ottavo piazzamento (e un probabile accesso alla fase nazionale) di Elena Gensini al Torneo interregionale Allieve di prima fascia, che ha visto sulla pedana di Rosignano Solvay (LI) anche Saramay La Rocca (classe 2002, come la sua compagna di squadra) e Anita Bar-tolozzi, quest’ultima tra le ginnaste di seconda fascia.E ancora, in quel di Padova, il ginnasta gigliato Jacopo Desolati ha

contribuito, con il suo esercizio alle parallele pari, al quinto posto dell’Associazione Ginnastica Livornese (società presso la quale è tes-serato per il 2012) nel campionato italiano di serie A1, conclusosi pro-prio nella città veneta lo scorso 21 aprile con la partecipazione di un altro atleta fiorentino, Alessandro Gori, quinto classificato in serie A2 con la società Aurora Montevarchi.La domenica del 22 aprile è stata intensissima per la palestra di Sorga-ne: il CGF ha infatti organizzato la finale regionale di Seconda e Terza categoria UISP e fin dalle prime ore del mattino un gran viavai di ginna-ste, accompagnatori, allenatori, genitori ha animato un’intera giornata all’insegna della ginnastica. Si è cominciato subito con un oro a squa-dre junior, perché Giorgia Banchi,Ginevra Gai, Elena Gensini e Sa-

ramay La Rocca sono sta-te le prime a salire sul po-dio di Terza categoria, sia in classifica generale, sia ai vari attrezzi, conquistan-do l’accesso alle finali di Cattolica così come Viola Vanzi, che nella stessa ca-tegoria – ma da senior in-dividualista – ha ottenuto il bronzo nella gara del gior-no e il quarto piazzamento in campionato regionale, oltre ad una meritatissima medaglia d’oro a pari me-rito con un’altra ginnasta alla specialità trave. Tra le junior individualiste, Anita Bartolozzi è quarta e con un settimo posto regionale ha ottenuto agevolmente la qualificazione al nazio-nale.

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Sono giunte alla terza giornata (quarta per il girone A della Golden League) le Fasi Finali Unisports del calcio a 5 fem-minile. In ognuna delle tre categorie (Top, Golden e Silver League), al termine della Fase Eliminatoria (con le squadre suddivise in due gironi, in ciascuno dei quali si sfideranno con gare di andata e ritorno), le prime quattro squadre classi-ficate di ciascun girone accederanno ai quarti di finale (gare ad eliminazione diretta). La migliori squadre classificate per il Calcio Toscana e per lo Csen in ciascuna categoria pren-deranno parte alle Fasi Finali Assolute dove incontreranno le formazioni della Midland per stabilire le squadre campioni della provincia di Firenze. Top League - Sono solamente due le formazioni del Calcio

Toscana presenti in questa categoria (cau-sa la rinuncia del Cral Dipendenti Comunali Femminile che ha deciso di partecipare alla Golden League): Club Sportivo Firenze (giro-ne A) ed ASD Firenze 2008 (girone B) pren-deranno pertanto sicuramente parte anche alle Fasi Finali Assolute. Grande equilibrio nei due raggruppamenti: ad esclusione di Fore-ver Gogo (girone A) e delle campionesse in carica del Prato Nord (girone B) che hanno già lanciato l’allungo per la vittoria dei rispet-tivi gironi (con 9 punti conquistati in tre gare), è molto accesa la lotta per accedere ai quarti di finali.Le ragazze del Club Sportivo Firenze hanno conquistato un punto in due gare: dopo il be-naugurante pareggio contro il Jolly Ferruccia (vincitrice del girone A del campionato Csen) nella gara d’esordio, è arrivato l’inaspettato ko contro il Florence SC (3 punti). Queste due formazioni precedono in classifica il Club Sportivo Firenze, ma il cammino è ancora

lungo ed inoltre il Jolly Fer-ruccia (4 punti) ha disputato una gara in più. Unica forma-zione ferma a 0 punti è il Ci Si Gi che cercherà di lottare per ribaltare il pronostico e conquistare il preziosissimo quarto posto.Ancora maggiore è l’incer-tezza nel girone B, nel quale l’ASD Firenze 2008, dopo la sconfitta di misura nella gara d’esordio contro il forte Pra-to Nord, si è riscattata supe-rando per 4-2 l’ASD San Lo-renzo Campi Giovani. Ades-so la formazione vincitrice del campionato per il Calcio Toscana dovrà affrontare le due squadre che l’affianca-no in classifica, vale a dire Firenze Calcio A 5 ed Ami-che Della Concordia (prime classificate nel girone B del campionato Csen): c’è an-cora tanto da pedalare, ma la qualificazione ai quarti di finale è pienamente alla por-tata delle nostre ragazze. Golden League - Ben 5 (su 10) le formazioni che rap-presentano il Calcio Tosca-na nella Golden League, e migliore avvio non ci poteva essere per queste squadre in entrambi i raggruppamen-ti.Nel girone A le prime tre po-sizioni sono occupate pro-prio dalle nostre tre compa-gini: l’Aton Green comanda con 7 punti, seguito ad una sola lunghezza dalla coppia

formata da Cral Dipendenti Comunali Femminile e Pol. San Quirico. Un bel biglietto da visita per queste tre squadre: non solo la corsa per l’accesso ai quarti di finale si è messa in discesa per le nostre formazioni, ma è forte anche la speran-za di riuscire a centrare i primi tre posti del girone. Il Floria 2000 (quarto in questo gruppo) ha infatti conquistato 4 punti, mentre sono ancora ferme a 0 punti le Mad Cows. Occorre comunque non abbassare la guardia perché le squadre dello Csen hanno dimostrato sul campo di voler dare del filo da torcere alle formazioni del Calcio Toscana.Il girone B ha messo ai nastri di partenza 4 squadre che per-tanto hanno già garantito l’accesso alla fase ad eliminazione diretta: tuttavia sarà importante il piazzamento finale per non dover affrontare un quarto di finale proibitivo. Le due com-pagini del Calcio Toscana si sono messe subito in evidenza: nel terzetto di squadre al comando (con 6 punti) sono infatti presenti sia l’ASD Quinto Alto che il Cral Ataf Bella Vita, che contenderanno la vittoria del girone al Non Piangere T (l’al-tra formazione a quota 6). Quasi inesorabilmente destinato al quarto posto è l’ASD Boomerang che, a parte lo zero nella casella dei punti, ha solamente una rete al proprio attivo con-tro le 18 incassate.Silver League - A seguito della rinuncia dell’ASD Grevigiana sono 4 le squadre iscritte per il Calcio Toscana a questa com-petizione: due provengono proprio dal campionato del Calcio Toscana (Smatte F.T. e PGS Torregalli), mentre le altre due hanno disputato il campionato Csen nel girone B (US Sales e FC Athena).Il girone A vede la presenza del solo FC Athena che purtroppo è fermo a 0 punti (con due gare disputate): dopo la sconfitta al termine di un match equilibrato contro l’Ellepi, è arrivato il pesante ko per mano della capolista Il Giglio Verde (9 punti). Decisiva sarà per le nostre ragazze la sfida con Le Morelline FC (altra formazione ferma al palo), il cui esito sarà con ogni probabilità fondamentale per l’accesso ai quarti di finale.Nel girone B invece sono maggiori le soddisfazioni per il Cal-cio Toscana: le due formazioni al comando (con 6 punti) sono infatti il PGS Torregalli (che ha giocato tre partite) e le Smatte F.T. (che sono a punteggio pieno). E’ comunque incerto l’esito di questo raggruppamento, nel quale Outsider e Le Turche inseguono a tre sole lunghezze la coppia di testa. Infine è fer-ma a quota zero l’US Sales che dovrà iniziare a fare punti per centrare l’obiettivo della qualificazione alla fase successiva.

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che Riccardo Montolivo ha firma-

to per il Milan e qualcu-no avrebbe anche indica-

to la possibile data del “nero su bianco”: lunedì 6 febbraio. Non avrebbe dunque perso tempo, il ragazzo di Ca-ravaggio. Probabilmente era già pron-to con la penna dalla mattina del primo giorno utile in cui gli svincolati potevano firmare per un’altra società. Forse ave-

va paura che Galliani ci ripensasse... Del resto il giocatore aveva preso da tempo la propria decisione, in città lo si sapeva da un pezzo. Quello che appare poco comprensibile, mentre cala il sipa-rio, è la grande indulgenza che Firenze ha spesso mostrato verso questo gioca-tore viste anche le prestazioni sempre più in calo. Curioso, perché i tifosi della Fiorentina difficilmente perdonano l’in-dolenza. Eppure a Firenze Montolivo ha avuto molti estimatori, che spesso hanno incolpato gli allenatori di non aver capi-

to quale fosse il ruolo in cui sfruttarne al meglio le sue capacità. Naturalmen-te alla domanda su quale fosse questo ruolo tutti davano risposte diverse. Molti poi, in tono quasi rassegnato, dicevano che il ragazzo è sì un buon giocatore ma non un fuoriclasse. Altri infine erano con-vinti che il fatto di giocare in Nazionale con Prandelli ne certificasse l’eccellenza calcistica. Alla fine però rimane una sola certezza: Firenze ha sopportato le mo-deste prestazioni di Montolivo liquidando in tempi molto più rapidi altri giocatori

(vedi quest’anno Kharja e Lazzari). For-se perché i tifosi hanno sempre sperato che il fiore di Caravaggio, prima o poi sbocciasse, mostrando tutti i suoi colori ed emanando tutto il suo profumo. L’at-tesa purtroppo è stata vana e il dubbio rimane: un fenomeno inespresso oppure uno come tanti? A Milano, di certo, sco-priranno la verità. Anche perché lì non avranno la pazienza dei fiorentini. Se il fiore deve sbocciare, lo faccia in inverno, perché a primavera potrebbe già essere troppo tardi.

FuoriGiocodi Duccio Magnelli SE IL FIORE DI CARAvAGGIO SBOCCIA A META’

Segue dalla prima

Alessandro Rialti

dal gruppo dei titolari quei giocatori che parevano più arresi e meno motivati? L’uscita di scena di uno come Monto-livo ormai proiettato verso il suo futu-ro rossonero ha di fatto tolto il freno a mano alla squadra viola? Forse questa è una visione un po’ troppo semplicisti-ca. Preferiamo guardare l’altra metà del bicchiere e verificare che a fare risultato hanno contribuito quei giocatori che in un modo solo ironico possiamo defini-re i ‘ciucci’. Se i professori, se non pro-prio morti erano comunque mezzi vivi, i piccoli ‘ciucci’ affidati a Rossi hanno saputo trovare (o ritrovare) quelle qua-lità che indiscutibilmente pensiamo già possedessero: pensiamo a Lazzari che sembrava il grande errore di mercato di Corvino, l’ex cagliaritano che proprio nelle ultime gare è stato protagonista procurandosi un rigore contro l’Inter (poi sbagliato da Ljajic), offrendo a Jo-vetic l’assist del primo gol con la Roma e infine a tempo scaduto segnando la rete che ha dato ai viola un successo storico. Pensiamo a Kharja, centrocam-pista franco-marocchino passato alla storia perlopiù per i suoi viaggi sul Frec-ciarossa e che invece in questo finale di stagione ha ricordato che seppur non in grandi condizioni possiede grande personalità, quella che aveva affasci-nato addirittura l’Inter quando lo aveva portato dentro il gruppo a disposizione di Leonardo. Potremmo continuare con Cerci croce e delizia di tecnici e tifosi, che passa rapidamente dalla luce dei riflettori all’anonimato ma che pone a tutti la stessa domanda: è campione o solo miraggio? Quindi i ragazzi che lo sono per davvero, intendiamo Nastasic e Camporese, che sul campo hanno confermato di avere davvero la faccia tosta e quella voglia di vincere che fan-no fare anche salti tecnici di qualità. In chiusura una nota di merito per i due campioni viola, Jovetic e Behrami, tutti e due con problemi fisici ma che in un modo o nell’altro scendono in campo e vincono le partite. Sono loro la locomoti-va che ci sta portando fuori dal tunnel. E il macchinista che getta il carbone è De-lio Rossi che non sarà elegante come Mihajlovic o accattivante come Prandelli ma che sul piano dell’impegno persona-le sa benissimo che cosa vuol dire l’im-portanza del sudore e del lavoro.