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VETRO - CRISTALLO CERAMICA - PORCELLANA ACCIAIO RIVESTIMENTO ANTIADERENTE casa s tile La competenza dei materiali a cura di Rossella Conte

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V E T R O - C R I S T A L L O

C E R A M I C A - P O R C E L L A N A

A C C I A I O

R I V E S T I M E N T O A N T I A D E R E N T E

casastile

La competenzadeimateriali

a cura di Rossella Conte

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materiali 3

PREFAZIONE 4

Capitolo primo IL VETRO 5

1.1 Le origini del vetro 1.2 Che cos’è il vetro?1.3 La lavorazione manuale vs la lavorazine industriale1.4 L’arte del decorare1.5 Il vetro rispetta l’ambiente e non soloBox Ottimizzazione del lavaggio

Capitolo secondo LA CERAMICA 19

2.1 Le origini della ceramica2.2 Che cosa è la ceramica?2.3 Le tecniche di lavorazione2.4 Le tecniche di decorazione2.5 Curiosità

Capitolo terzo L’ACCIAIO 31

3.1 Le origini dell’acciaio3.2 Che cos’è l’acciaio? 3.3 Come nasce la pentola?3.4 E le posate?3.5 La cultura del recupero

Capitolo quarto L’ANTIADERENTE 41

4.1 Le origini dell’antiaderente4.2 Che cos’è l’antiaderente?4.3 Come scegliere la pentola antiaderente4.4 La manutenzione delle pentole antiaderenti

GLOSSARIO 47

INDICE

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4 materiali

Il fascino della competenza

Un mercato sempre più difficile da interpretare...Un consumatore che se da una parte ha accesso a un

quantitativo incontrollato e in incontrollabile di informazioni,dall’altra manca però di una conoscenza basata sulla tradizio-ne e radicata nel vivere.

Sono elementi che fanno sì che la figura del retailer diven-ti fondamentale nel processo d’acquisto: la sua capacità di en-rare in empatia con il consumatore e il suo spessore culturalefanno la differenza.

Proprio per supportare i dettaglianti in questo percorso,anche in seguito agli stimoli giunti dagli incontri di formazio-ne Casastileducational, ART-Arti della Tavola e del Regalo(Associazione Nazionale Distributori, Produttori e Rivenditoridi prodotti per la tavola, la cucina, il regalo e la decorazionedella casa) ha pensato di realizzare in collaborazione conCasastile un book dedicato ad alcuni fra i materiali più diffu-si negli assortimenti.

Il conoscere a fondo caratteristiche, metodi di produzione,peculiarità dei materiali può infatti offrire input per argomen-tare le vendite.

Questo book vuole essere perciò un utile strumento di lavo-ro che ci auguriamo anche di piacevole lettura, una provaulteriore della volontà dell’Associazione di svolgere un compi-to di sviluppo dei consumi e di sensibilizzazione sui prodottirappresentati e sul valore della distribuzione specializzata.

Un ringraziamento speciale va a Macef che, dimostrando-si fiera di idee e non solo di business, nonché elemento fonda-mentale nella filiera di settore, ha voluto supportare questainiziativa.

Buona lettura!

Donatella GalliPresidente ART

Arti della Tavola e del Regalo

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materiali VETRO 5

VETRO

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6 materiali VETRO

1.1 Le origini del vetro

Un’antica leggenda

Secondo una antica leggenda una nave di mercan-ti fenici, trasportante un carico di soda, approdòalla foce del fiume Belo in Siria. Per caso questimarinai stanchi ed affamati per il loro viaggiare,utilizzarono i blocchi di soda naturale come sup-porti per cucinare. Questi con il calore del fuoco sifusero e si mescolarono con la sabbia del litorale,dando origine al primo materiale vetroso.Una leggenda, ma che contiene comunque delleverità sulla composizione del vetro e sulla diffusio-ne di questo materiale ad opera dei Fenici. Il vetro infatti nasce dalla combinazione della silice,minerale contenuto nelle sabbie dolci, combinatacon la calce (carbonato di calcio); la fusione è favo-rita da una sostanza alcalina, la soda che venivaricavata nell'antichità dalle ceneri delle alghe o dipiante costiere. La sabbia del fiume Belo, in Feni-cia, era molto adatta e ricercata per la fabbricazio-

Capitolo primoIL VETRO

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ne del vetro. Inoltre quasi sicuramente, furono imercanti e i navigatori Fenici a diffondere gli ogget-ti e le tecniche del vetro nel bacino del Mediterra-neo.

In realtà

La scoperta vera e propria della materia vetrosa, informa di faïence o di pasta vitrea, si data alla metàdel III millennio a.C. in Mesopotamia (Iraq e Si-ria), preceduta solo dall’uso dell’invetriatura nel-l’Alto Egitto. Durante il II millennio a.C., grazie alle navigazio-ni dei fenici, il vetro si è diffuso lungo tutto ilMediterraneo. Successivamente poi, intorno al Isecolo a.C., i siriani introdussero la tecnica dellasoffiatura con canna. Solo in epoca romana ebbe il via la produzionedelle prime bottiglie a forma geometrica, mentre inOriente i vetrai si specializzarono nella lavorazionedel vetro soffiato. Venezia in questo periodo divenne il massimo cen-tro di produzione vetraria e nel 1291 le vetrerie cit-tadine furono trasferite nell’isola di Murano, perproteggerla dagli incendi. La produzione artigianale continuò fino al 1800quando nacque e si sviluppò l’attività industriale,che oggi affianca quella manuale con nuove tecni-che di produzione sempre più efficienti.

1.2 Che cos’è il vetro?

Il mix del vetro

Il vetro è un materiale solido amorfo formatosi perprogressiva solidificazione di un liquido viscoso,ottenuto per fusione di minerali cristallini.Il vetro è composto da una miscela omogenea diossidi in proporzioni variabili, distinti in formatorie modificatori del reticolo vetroso. I principali for-matori di reticolo (per questo detti anche vetrifican-

Parte del corredo di unatomba della necropolidell’Area Pleba

materiali VETRO 7

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8 materiali VETRO

ti) sono la silice (SiO2) e l’anidride borica (B2O3).I modificatori si distinguono in fondenti (ossidi al-calini, principalmente di sodio e potassio) e stabiliz-zanti (ossidi alcalino-terrosi di calcio, magnesio,bario, ..).Le diverse sostanze che compongono il vetro sonomiscelate tra loro secondo le seguenti percentuali:72% di silice (sotto forma di quarzo o sabbia); 15% di soda (carbonato di sodio e potassio); 10% di carbonato di calcio e magnesio; 2% di allumina; 1% di altri ossidi (che servono come coloranti).

Le caratteristiche del vetro

La miscela di elementi che compongono il vetro gliconferiscono:• bassi valori di elasticità con conseguente fragilità; • elevata trasparenza (la trasmissione della lucedipendente in modo sensibile dalla lunghezza del-l’onda incidente) e durezza (5-7 nella scala diMohs); • resistenza agli agenti chimici con l’esclusione del-l’acido fluoridrico che aggredisce la silice (la corro-sione in presenza di acidi è di 0,05 mm/anno e di0,3 in presenza di basi); • indice di rifrazione 1,5-1,8 con specifici valori per

CuriositàIl MIT ha realizzato un

rivoluzionario sistema per

per produrre energia solare

utilizzando comuni vetri

al posto delle costose celle

fotovoltaiche al silicio.

(Andrea Porta, 21 luglio

2008)

Un semplice vetro ricoperto

con una pellicola colorata

permetterà di catturare

i raggi solari per produrre

energia elettrica con una

maggior efficienza rispetto

al passato

Canna da soffio immersa nel crogiuolo di vetro fuso

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materiali VETRO 9

ogni tipo di vetro; • coefficiente di dilatazione termica compreso tra5-100 x 10 alla - 70 °C e resistenza agli sbalzi ter-mici inversamente proporzionale al coefficiente didilatazione);• bassa conducibilità elettrica (alta resistività elettri-ca superficiale, fino a 10 alla 17 ohm/cm al qua-drato che ne fa un prodotto isolante) e termica.Inoltre:• è un buon isolante e, nel vetro in silice, la condu-cibilità termica è di 1,3 W/m°C; • nei vetri normali non avviene alcuna deformazio-ne prima della frattura (resistenza meccanica com-presa tra 100-10.000 kg/cm al quadrato);

Diversi impieghi diversi tipi

Esistono numerosi tipi di vetro che possono essereclassificati in diversi modi, di seguito viene riporta-ta la suddivisione più comune, che classifica il vetroin base al suo impiego. - Vetro comune è trasparente ed è usato per fine-stre, specchi e servizi da tavola. Il vetro per bottiglieviene spesso colorato con ossidi di ferro o altre so-stanze. - Vetro neutro viene impiegato nell’industria far-maceutica. - Vetro atermico o Pyrex è resistente al calore, vieneimpiegato nella vetreria domestica e per recipientiusati nei laboratori chimici. - Vetro ottico limpidissimo e trasparente, viene usa-to per lenti, occhiali, apparecchi scientifici. - Cristallo è formato da silicati di piombo e dipotassio ed è caratterizzato da una notevole brillan-tezza e sonorità metallica. Si presta per la molatu-ra e l’incisione ed è utilizzato per articoli di elevataqualità. È stata concordata una classificazione dei diversitipi di vetro cristallo in funzione delle differenti per-centuali di ossido di piombo contenute.

In alto, i minerali cristallini

Sopra, la bacinella d’acquaper il raffreddamento

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10 materiali VETRO

La tabella in alto ne spiega le caratteristiche e le de-nominazioni.

- Specchio viene utilizzato per fabbricare gli spec-chi. Si parte da lastre di vetro perfettamente paral-lele, senza difetti. Per ottenere la superficie riflettente si fa depositaresul vetro uno strato sottile di argento per gli specchipregiati, di stagno e alluminio per gli specchi comu-ni, di piombo per gli specchi scuri. Gli strati metallici vengono poi protetti con vernici.

1.3 La lavorazione manuale vs la lavorazine industriale

Vetro piano e vetro cavo.

Un’ulteriore classificazione dei vetri basata sui me-todi di produzione distingue il vetro piano da quel-lo cavo.Il vetro piano è costituito dall’insieme di produzio-ne delle lastre piane ed è utilizzato nei mezzi di tra-

Sabbia di silicio, soda e carbonato di calcio e magnesio

Chi ha inventato la bottiglia?Nel corso dei secoli l’uomo

ha utilizzato ogni tipo

di oggetti come contenitori

di liquidi, ma furono gli

egiziani a creare il primo

esemplare di bottiglia

di vetro. Erano recipienti

primitivi, fabbricati

modellando uno stampo di

terra o d’argilla attorno a un

cilindro di legno, spalmando

poi lo stampo con vetro

polverizzato misto a

sostanze adesive e quindi

immergendolo in un forno

pieno di vetro fuso.

Niente tappi. I recipienti

in vetro soffiato, invece,

non apparvero fino all’anno

200 avanti Cristo.

Un particolare curioso: le

prime bottiglie non erano

fornite di tappo e potevano

quindi essere impiegate

soltanto per servire le

bevande in tavola, ma non

per conservarle a lungo.

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materiali VETRO 11

TABELLA 1 – CATEGORIE VETRI DI QUALITÀ

Categoria Ossidi metallici Densità gr / cm3 Indice rifrazione Etichetta

Cristallo superiore PbO >30% >3,00 nD = >1,5450 Rotonda colore oro

Cristallo al piombo PbO >24% >2,90 nD = >1,5450 Rotonda colore oro

Vetro sonoro ZnO – BaO >2,45 nD = >1,5200 Quadrata superiore PbO – K2O colore argento

singolarmenteo combinati > 10%

Vetro sonoro BaO - PbO - K2O >2,40 Triangolare singolarmente colore argentoo combinati > 10%

Fonte: RCR (2008)

sporto e nell’edilizia. La formatura del vetro pianoavviene per stiratura verticale oppure con il sistemafloat.La stiratura verticale consiste nel sollevare da unamassa fusa un velo di vetro di sufficiente plasticitàda poter essere innalzato evitando il restringimentolaterale. Il vetro, ridotto a forma di nastro continuo,viene spinto a sollevarsi attraverso una fessura oriz-zontale, ricavata in un blocco refrattario mantenu-to sommerso nel vetro fuso, e quindi viene fattopassare attraverso due serie di rulli. A partire dalla fine degli anni Cinquanta invece, èstato introdotto il processo float (Pilkington) insostituzione dei precedenti metodi di tiratura.Il prodotto che si ottiene (float glass) ha sostituito ilcristallo ottenuto da molatura di vetro greggio tira-to. Nel processo denominato float glass, la pastavitrea, proveniente dal crogiolo alla temperatura di1.100 °C, assume forma perfettamente piana in unforno a tunnel la cui base è formata da un letto di7cm di stagno fuso. Questo è posto in atmosfera

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12 materiali VETRO

condizionata debolmente riducente, contenenteazoto e idrogeno, in modo da non essere ossidato.Lo stagno leviga la superficie inferiore del vetro perdiretto contatto, mentre la parte superiore siappiattisce per gravità essendo ancora allo statosemifuso. Il vetro cavo invece è quello tipico di tutti i conteni-tori e, in particolar modo, delle bottiglie. Due sonoi tipi di lavorazione: manuale e industriale.

La lavorazione manuale

La lavorazione manuale acquistò massimo sviluppocon l’invenzione della canna da soffio ed è fondatasull’energia di cui sono capaci i polmoni umani:l’aria introdotta attraverso la canna nell’interno diuna massa di vetro incandescente, tolta dal crogio-lo in quantità commisurata all’oggetto da produrre,riscaldandosi, agisce per pressione sulle pareti in-terne, genera lo stiramento della massa che manmano assume la forma voluta dall’abilità del mae-stro soffiatore.L’operaio immerge una canna da soffio nel crogio-lo contenente il vetro fuso e, soffiando, trasforma ilvetro in globo al quale far assumere spessore eforma diversi, avvalendosi di appropriati movimen-

La rifinitura di un pezzo in cristallo

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ti e di utensili come pinze e spatole. Talvolta, l’ope-ratore, per ottenere oggetti di uguale dimensione,soffia il vetro prelevato con la canna in uno stampoapribile di legno o metallo. Tale operazione, dettadi stampaggio, può essere eseguita in maniera auto-matica e continua, utilizzando macchinari di eleva-ta produttività, capaci di lavorare fino a 70 t. divetro in 24 ore.

La lavorazione meccanica

Nella lavorazione meccanica la formazione dell’ab-bozzo viene in genere ottenuta in un primo stam-po, detto appunto stampo abbozzatore, dal quale,con sistemi diversi a seconda del tipo di macchina,l’abbozzo viene trasferito al secondo stampo, finito-re, dove avviene la soffiatura finale.L’abbozzo, come inizialmente accennato, può esse-re ottenuto per soffiatura o per pressatura, mentrela forma definitiva si ottiene sempre mediante sof-fiatura.

Le fasi di produzione si possono così sintetizzare:• le materie prime, contenute in silos, vengonoopportunamente dosate, miscelate ed immesse nelforno fusorio per mezzo di nastri trasportatori.• Il forno, costruito in materiale refrattario in gradodi resistere per anni alle elevate temperature difusione (1.600°C), è prevalentemente alimentatocon gas metano e autoregolato in tutte le sue fun-zioni. Attivo 24 ore su 24, è controllato da monitore calcolatori di processo che consentono di verifica-re costantemente i parametri di funzionamento e diottenere la corretta vetrificazione delle materie pri-me.• Il liquido fuso in uscita dal forno, entra in canalidi condizionamento termico e, raggiunta l’oppor-tuna viscosità, viene “tagliato” in gocce di dimen-sione e peso proporzionale all’oggetto che si vuolerealizzare. La goccia di vetro incandescente (1.200

Operazione di stampaggio

materiali VETRO 13

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14 materiali VETRO

°C circa) giunge, per caduta verticale guidata, allostampo della macchina formatrice.“Il processo tradizionale di “formatura” di un con-tenitore con il procedimento “soffio-soffio” ha tro-vato le sue evoluzioni nel processo “presso-soffio”dapprima applicato a contenitori con imboccaturadi grande dimensione e recentemente anche neipiù difficili contenitori con imboccatura stretta.Queste nuove tecnologie consentono di ottenerecontenitori più leggeri con migliori prestazionimeccaniche.“Alla formatura segue la fase di “ricottura”, proce-dimento che consente di eliminare le tensioni delvetro mediate riscaldamento preliminare e succes-sivo raffreddamento graduale dell’oggetto fino araggiungere la temperatura ambiente. Dopo l’avve-nuta formatura il contenitore è infatti sottoposto afortissime tensioni poiché la superficie esterna, acontatto della temperatura ambiente, tende a raf-freddarsi più velocemente della superficie interna.Le tensioni generate da questo squilibrio termicopotrebbero compromettere la resistenza meccanicadel contenitore.“Segue un accurato controllo qualitativo automati-co che sottopone a verifica tutte le caratteristiche di

Rifinitura automatica dei bordi

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materiali VETRO 15

ogni singolo pezzo prodotto: dimensioni, forma,spessore, calibratura delle bocche, integrità, resi-stenza. I contenitori non considerati idonei vengo-no espulsi automaticamente dalla linea di imballag-gio ed immediatamente riciclati nel medesimo pro-cesso produttivo per essere rifusi. L’impiego dellepiù recenti tecnologie consente la gestione e il mo-nitoraggio di tutto il ciclo produttivo per mezzo diapparecchiature computerizzate, mentre strumentialtamente sofisticati e specializzati assicurano ilcontrollo su base statistica, al fine di ottenere illivello qualitativo del prodotto finito rispondentealle esigenze degli imbottigliatori, della distribuzio-ne fino al consumatore.Con queste macchine automatiche il contenitore(bottiglia, vaso, ecc.) si forma in pochi secondi. Si èpassati così da una produzione di alcune centinaiadi pezzi in un laboratorio artigianale, a centinaia dimigliaia che escono ogni giorno da un singolo im-pianto.

1.4 L’arte del decorare

Molti lavori vetrari sono frutto dell’abilità di arti-giani che successivamente abbelliscono le superficicon tecniche cosiddette a freddo. In molti lavoril’abilità del decoratore trasforma manufatti vitreisemplici in vere e proprie opere d’arte.Vediamone alcuni:- L’incisione. Consiste in una graffiatura sottile conuna punta di un materiale più duro del vetro (accia-io vidiam, corindone, diamante) sulla superficie. Sitratta di una tecnica molto antica che è stata appli-cata al vetro come derivazione dalle pietre dure.Il solco appare opaco ed in tal modo si possonotracciare disegni o decorazioni o semplicementescrivere sul vetro.- L’acidatura. Immergendo un vetro in una misce-la di acido fluoridrico e solforico si ha la corrosione

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16 materiali VETRO

della superficie. Le parti dell’oggetto che non devono venire a con-tatto con l’acido sono ricoperte con materialeimpermeabile (cere o materie grasse) in modo chel’acido agisce solo sulle zone scoperte. - La sabbiatura. La superficie del vetro può essereattaccata e quindi smerigliata anche per effetto diun getto di sabbia spinta dall”aria compressa con-tro la superficie.La finezza della smerigliatura dipende dal tipo edalla violenza del getto e dalla granulometria dellasabbia. Le parti della superficie che non devonoessere smerigliate vengono protette con delle ma-schere di metallo nelle quali sono ritagliati i disegnida riprodurre sul vetro.- La pittura su vetro. Vi sono tre tecniche per la pit-tura sul vetro.1 - La tecnica tradizionale delle vetrate che utilizzalastre colorate: con il pennello vengono segnati icontorni e le ombreggiature; si usa quindi la grisa-glia che per cottura in forno viene fissata irreversi-bilmente al vetro.2 - La pittura con smalti fusibili colorati, trasparen-ti od opachi, che vengono fissati per cottura inforno.3 - La pittura a freddo con colori che si fissano peressiccamento del legante e senza cottura. Quest’ul-tima può essere facilmente rimossa per abrasione.- La serigrafia. Con questa tecnica, la decorazioneviene impressa attraverso un cliché appoggiatosulla superficie del vetro. Per fare questo si utilizzaun telaio metallico sul quale viene teso un tessutosintetico (in origine era di seta da cui deriva il nomedella tecnica ). Il cliché si ottiene con un sistemafoto-meccanico che permette di aprire le maglie deltessuto nelle parti del disegno che deve essere ripro-dotto. Un vetro bassofondente, polverizzato emescolato ad un pigmento, viene messo sopra iltelaio e fatto passare attraverso le maglie aperte del

Produzione seriale

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materiali VETRO 17

tessuto con una spatola di gomma.- Gli smalti. Sono vetri facilmente fusibili, conte-nenti per questo molti ossidi bassofondenti comequelli di piombo,boro e bismuto. Essi sono coloraticon gli stessi ossidi e composti usati per i vetri, main concentrazioni molto più elevate, dato il sottilespessore con cui vengono applicati. Possono esseresia opachi che trasparenti.I colori per la pittura si compongono quindi di unvetro facilmente fusibile (fondente), che serve adancorare il colore alla superficie dell’oggetto e daun preparato colorante. Il miscuglio dei due com-ponenti in polvere finissima, sospesi in un leganteorganico oleoso, sono applicati sul vetro a pennelloo a spruzzo, lasciati essiccare e quindi scaldati inuna muffola a temperatura relativamente bassa(circa 500°C) per evitare la deformazione del ma-nufatto, fino alla fusione del fondente.

1.5 Il vetro rispetta l’ambiente e non solo

Numerose sono le qualità del vetro

Il vetro è innanzitutto un materiale inerte, cioè noncontamina l’ambiente dal quale viene lentamentetrasformato in silicati ed è anche un materiale idea-le per bloccare componenti pericolosi che possonoessere fusi nel vetro e inertizzati nella sua struttura.Non solo, il contenitore in vetro è anche il più adat-to per confezionare alimenti e bevande in quantonon determina reazione con le sostanze con cuiviene a contatto, conservandone meglio caratteri-stiche chimiche ed organolettiche (gusto e profu-mo).

Il vetro oltre il risparmio energetico.

A differenza di altri materiali, il vetro può essererifuso infinite volte conservando le sue proprietà. Ilsuo riciclo è un processo ecologico in tutti i suoiaspetti. Esso riduce la quantità di rifiuti da trattare

Decorazione con la tecnicadell’incisione

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18 materiali VETRO

o gettare in discarica, consentendo, oltre a ridurreil danno ambientale, un risparmio sui costi di tra-sporto e smaltimento dei rifiuti.Il rottame riduce l’inquinamento dovuto ai fumi dicombustione. Milioni di quintali di olio combustibi-le sono risparmiati ogni anno in Europa grazie alriciclo del vetro; alcuni forni, usati per la produzio-ne di contenitori colorati, utilizzano oltre il 90% dirottame nella miscela vetrificabile. Inoltre è ridottal’emissione di CO2, il gas che provoca l’effettoserra, in quanto viene eliminato il contributo dianidride carbonica derivante dalla decomposizionedei carbonati presenti nelle materie prime.Il vetro che non può essere completamente ricicla-to per fusione (ad esempio gli schermi TV, il vetrocolorato dei finestrini delle auto...) trova altri impie-ghi, per esempio viene utilizzato nella produzionedi fibre di vetro per l’isolamento termico, comeadditivo nella produzione di asfalti, ecc.La ricerca è oggi orientata a studi finalizzati al rici-clo totale: nel prossimo futuro in Europa tutto ilvetro prodotto sarà interamente riciclato.

Ottimizzazione del lavaggio

Il lavaggio manuale è sempre preferito.

Nel caso dell’utilizzo di una lavastoviglie:

• Scegliere detergenti possibilmente liquidi a bassa alcalinità;

• evitare il più possibile i multidetergenti solidi;

• scegliere un programma di lavaggio idoneo:

1. Tempi brevi di lavaggio (max.20-30 min.)

2. Basse Temperature di lavaggio (max.50°C)

3. Evitare di mettere il vetro assieme a vasellame e pentole con residui di grasso

• evitare possibilmente il Brillantante se il tempo di risciacquo è breve;

• controllare che non manchi mai il sale nella lavastoviglie;

• durezza H2O ideale (10-14°F);

• aggiungere 1 bicchiere di aceto di vino durante il ciclo di lavaggio;

• togliere i bicchieri solamente dopo che sono completamente asciutti.

Decorazione con la tecnicadell’incisione

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materiali CERAMICA 19

CERAMICA

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20 materiali CERAMICA

2.1 Le origini della ceramica

Una scoperta casuale

Il termine ceramica deriva dal greco kéramos, ar-gilla, e comprende una vastissima gamma di pro-dotti ottenuti modellando impasti di argilla e di al-tre terre. Successivamente questi sono cotti e, spes-so, ricoperti di un rivestimento impermeabile dismalto o vernice.Si tratta di una delle maggiori conquiste dell’etàneolitica, la cui scoperta è stata del tutto casuale:una volta compreso che l’argilla, impastata e lavo-rata, sotto l’azione del fuoco si consolidava, si capìche era comodo foggiarla prima della cottura perpoi poterla sfruttare come recipiente e contenitore.La pasta era di solito argilla naturale non decanta-ta; le forme si ricavavano dalla manipolazione delblocco di pasta, oppure con la sovrapposizione aspirale di cilindretti di terra che poi venivano livel-lati: in ogni caso, il fondo veniva essiccato a tempe-ratura ambiente e poi cotto vicino al fuoco.

Dal Neolitico ai giorni nostri

I primi manufatti quindi risalgono al Neolitico, e sicompongono di vasellame cotto direttamente sulfuoco. In seguito l’arte vide l’introduzione del tor-

Capitolo secondoLA CERAMICA

Argille del periodo Neozoico

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nio, che consentì di ottenere facilmente oggetti ag-graziati e di perfetta simmetria rispetto all’asse dirotazione. L’introduzione della verniciatura vetro-sa, in uso dal II millennio a.C. in Mesopotamia,migliorò ulteriormente la resistenza all’usura e lecaratteristiche estetiche. Una vera rivoluzione siebbe, tuttavia, con la scoperta della lavorazionedella porcellana, che si fa risalire all’VIII secolo d.c.in Cina.Verso la fine del 1800 poi, la produzione diceramica prende corpo, grazie all’introduzione dialcune tecniche industrializzate. Ma è solo neglianni 60 e 70 del secolo scorso che il mercato dellaceramica in Italia vide una vera impennata. La pro-duzione viene completamente automatizzata in tut-te le sue fasi e vede l’introduzione di un nuovo mac-chinario: l’atomizzatore. Questo consentì di sostitui-re i filtri pressa usati nella preparazione ad umidodegli impasti. Dagli anni 80 in poi, ci si è concentra-ti soprattutto sulle tecniche di cottura veloce e sullariduzione dell’impatto ambientale della produzione.

2.2 Che cosa è la ceramica?

La composizione della ceramica

La ceramica è un materiale composto inorganico,non metallico, rigido e fragile (dopo la fase di cot-

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tura), molto duttile allo stato naturale, con cui siproducono diversi oggetti, quali vasellame e statui-ne decorative. È inoltre usato nei rivestimenti adalta resistenza al calore per le sue proprietà chimi-co-fisiche e il suo alto punto di fusione. Solitamentedi colore bianco, può venire variamente colorata esmaltata. La ceramica moderna è usualmente com-posta di diversi materiali: argilla, feldspato, sabbia,ossido di ferro, allumina e quarzo.Una composizione così articolata determina la pre-senza di strutture molecolari appiattite dette fillosi-licati. La forma di questi, in presenza di acqua,conferisce all’argilla una certa plasticità e ne rendela lavorazione più facile e proficua.

I diversi tipi di ceramiche

I prodotti ceramici possono essere suddivisi in duemacrocategorie:• Ceramiche a pasta porosa. Sono tipicamente le terra-cotte, le maioliche e le terraglie. Hanno pasta tene-ra e assorbente, più facilmente scalfibile. La terracotta è il più elementare degli impasti argil-losi. Ha consistenza porosa e dopo la cottura assu-me toni rossastri, dovuti alla presenza di compostiferrosi che vanno dal rosso rosato al rosso porporaintenso, dipendentemente dal fuoco impiegato per

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la cottura e dal tipo di argilla. Sono utilizzate siacon che senza rivestimento superficiale. Le primecome ceramica strutturale e ornamentale: mattoni,tegole, coppi, vasi, brocche, ecc. Le seconde soprat-tutto come vasellame da cucina: tazze, piatti, pen-tole. Un perfezionamento di questo sistema consi-steva nella cosiddetta ceramica a freddo, in cui laterracotta veniva ricoperta con colori o patinaturedi varia specie. Il metodo, molto usato dagli antichigreci, è oggi praticamente abbandonato e sostituitocon la rivestitura a fuoco.Nella maiolica (nome derivato da Maiorca, dove gliArabi avevano impiantato una vasta produzione)l’impasto sottoposto a una prima cottura e chiama-to biscotto, viene ricoperto da vernici solitamente abase di stagno (bianche) interamente coprenti inmodo da mutare totalmente l’aspetto e il pregio delprodotto. La decorazione è effettuata sopra tale ri-vestitura e s’incorpora alla maiolica durante la se-conda cottura.La maiolica è detta anche faenza dal nome dellanotissima città italiana che nel Rinascimento fuuno dei più importanti centri di produzione e an-che oggi, le cosiddette ceramiche di Faenza sonoconosciute e apprezzate in tutto il mondo. Di impiego più recente è la terraglia. Si tratta di un

CuriositàCosa può accumunare un

piatto decorato a mano con

i freni di un’auto sportiva?

La composizione fisica della

materia. La ceramica,

infatti quest’ultima è

utilizzata da alcuni

costruttori come Porsche per

costruire i dischi dei freni.

Da qui, in occasione del

“Meissen Porcelain

Exhibition” organizzata

nel giugno 2008 per

celebrare il 300esimo

anniversario dalla scoperta

della porcellana, l’idea di

affiancare antiche stoviglie

in porcellana che per tre

secoli hanno imbandito le

tavole delle famiglie più

nobili d'Europa ai freni di

alcune Porsche.

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tipico prodotto inglese che vide il nascere della pro-pria diffusione nel primo quarto del XVIII secolo,principalmente grazie alle creazioni di J. Wedg-wood.Sotto il nome terraglia è compresa una grandissimaquantità di prodotti che vanno dalle classiche pen-tole e tegami ricoperti di vernice al piombo, fino aicaratteristici orci per l’acqua di produzione paesa-na. Questo tipo di stoviglie di basso costo è general-mente costituito di terra bianca verniciata ed èdetto anche terraglia tenera. Di maggior pregio è laterraglia dura, sempre bianca o in tinta avorio,raramente di pasta colorata artificialmente, piùresistente perché cotta a temperature più alte ericoperta con smalto più fine.

• Ceramiche a pasta compatta. Rientrano nel gruppo ilgrés, la bone china e la porcellana. Hanno una bas-sissima porosità e buone doti di impermeabilità aigas e ai liquidi. Il grès è una particolare ceramica caratterizzata dauna pasta compatta, impermeabile e opaca, otte-nuta con la cottura di un impasto di fondenti eargille speciali ad altissime temperature. Il grés fulargamente utilizzato fin dalle antiche civiltà orien-Articoli in grès

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Fasi della produzioneartigianale

tali e si diffuse in Europa nel XV secolo.I colori variano a seconda dei composti ferrosi pre-senti. Per ottenere grés bianchi si utilizzano impastiartificiali a base di argille cuocenti bianche e roccequarzoso-feldspatiche che inducono la greificazio-ne della massa. La bone china o spode china è unprodotto ceramico nato in Inghilterra in rispostaalla porcellana europea che imperava dal 1740.Nel 1780 il ceramista Josiah Spode per migliorarela qualità estetica e funzionale della classica terra-glia inglese inventò la bone china. La composizio-ne tipica della bone china è:- 50% cenere d’ossa; - 25% caolino;- 25% cornish stone pietra di Cornovaglia o misce-la di quarzo e feldspato.La porcellana è considerata il più “alto” livello diproduzione ceramica per gli orientali. È statainventata in Cina attorno al VIII secolo ed è realiz-zata con caolino, silice (o sabbia quarzosa) e fel-dspato. Il caolino le conferisce le proprietà plastichee il colore bianco; il quarzo è il componente inertee svolge la funzione di sgrassante, consentendoneinoltre la vetrificazione; infine il feldspato, vienedefinito fondente, perché, fondendo a temperaturepiù basse, abbassa notevolmente la cottura dell’im-pasto ceramico (1280 °C). A differenza delle altre ceramiche la pasta dellaporcellana è bianca, compatta, traslucida, imper-meabile e si presta benissimo a decorazioni pittori-che e plastiche.

2.3 Le tecniche di lavorazione

Produzione artigianale

L’elemento di partenza è l’argilla che deve essereopportunatamente selezionata in base alla lavora-zione che si intende portare avanti. Una volta sele-zionata e ripulita delle impurità si può procedere

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26 materiali CERAMICA

con l’impasto che tende ad eliminare eventualibolle d’aria e a rendere l’argilla compatta, in mododa prevenire il formarsi di crepe nel prodotto fini-to.

La modellazione

La seconda fase è la cosiddetta modellazione, chepuò avvenire con diverse tecniche. Tra le più im-portanti possono essere citate le seguenti.La modellazione a mano libera è la più antica ericorda il gioco dei bambini con la plastichina: siprende una porzione di argilla e, con il solo usodelle mani, si modella fino ad ottenere la formadesiderata. La modellazione al tornio è usata soprattutto per laproduzione di vasellame caratterizzato da una sim-metria rispetto all’asse di rotazione. Il tornio è unsupporto girevole, simile ad un piatto, la cui veloci-tà viene stabilita per mezzo di un pedale. La massadi argilla viene posta al centro del piatto e qui vienemodellata con l’uso delle mani o di altri strumenti.La modellazione a stampo utilizza uno stampo ingesso, precedentemente preparato in ottica dellaforma che si vuole dare all’impasto. L’argilla liqui-da viene versata nello stampo. Una volta essiccataLa modellazione a stampo

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viene estratta e rifinita a mano. È molto importante che i manufatti in argilla essic-chino completamente all’aria. Attraverso l’essicca-zione l’oggetto perde l’umidità residua e la sua pla-sticità. L’ultima fase è la cottura che modifica la strutturadel prodotto finale. In base alla temperatura adot-tata si possono ottenere risultati diversi:• terracotta - si ottiene tra 960 e 1030 °C ;• terraglia tenera - si ottiene tra 960 e 1070 °C; • terraglia dura - si ottiene tra 1050 e 1150 °C; • grés - si ottiene tra 1200 e 1300 °C; • porcellana tenera - si ottiene tra 1200 e 1300 °C,previo utilizzo di caolino; • porcellana dura - si ottiene tra 1300 e 1400 °C; è di solito di uso industriale.

La produzione industriale

Il manufatto prende il via dalla preparazione dellematerie prime: la composizione dell’impasto deveessere omogenea, con una distribuzione granulo-metrica e forma dei grani appropriata. La granulo-metria fine permette una giusta velocità di essicca-mento e una corretta reattività in fase di cottura.La forma dei grani e l’umidità dell’impasto influen-zano l’uniformità del pressato.L’impasto deve inoltre presentare un contenutod’acqua adatto al sistema di formatura che si è scel-to. I sistemi di formatura sono:• pressatura - interessa soprattutto il settore dellepiastrelle e comporta un 5-6% di acqua;• estrusione - è in uso soprattutto per i laterizi ecomporta un 20 % di acqua; • colaggio - è il sistema adottato per i sanitari e pre-senta un contenuto di acqua del 40%.Dopo la formatura ha luogo il processo di essicca-

zione e successivamente quello di cottura, che con-ferisce maggiore resistenza meccanica ai manufattied elimina l’acqua residua.

La modellazione a stampo

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28 materiali CERAMICA

2.4 Le tecniche di decorazioneEsistono diversi modi di decorare e colorare laceramica in base al tipo di risultato che si desideraottenere ed alla cottura cui si sottoporrà il pezzo. Icolori da ceramica sono essenzialmente di tre tipi:- Ingobbio: sono specifici colori per la decorazionedella ceramica composti da argille già cotte e finis-simamente triturate, caolino, sostanze minerali eossidi. Si tratta di smalti adatti ad essere applicatisull’oggetto essiccato, ma ancora da cuocere.L’oggetto è cotto una sola volta, dal momento chequesto tipo di colori tollera l’alta temperatura cui sisottopone la ceramica. Gli ingobbi non sono moltodiffusi, essendo costosi e di tonalità piuttosto tenui. - Cristalline: sono smalti di tipo vetroso, impermea-bili e lucidi. Usualmente trasparenti (solo occasio-nalmente sono colorati) lasciano intravedere l’argil-la sottostante. Alle cristalline si aggiungono i fon-denti, quali il germano, gli alcali o i borati con loscopo di abbassare il punto di fusione. - Smalti: sono anch’essi di tipo vetroso ma, a diffe-renza delle cristalline, non sono trasparenti bensìcoprenti. Ciò è determinato dalla presenza di com-ponenti quali il feldspato potassico o sodico, bento-nite, stagno, e altri ancora.

Modellazione manuale dei dettagli

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La smaltatura di un pezzo in ceramica ha lo scopodi proteggere il pezzo dall’usura, di facilitarne lapulitura e la manutenzione e di decorarlo.Se il pezzo non viene colorato all’ingobbio la smal-tatura avviene dopo la cottura ed è definita in gergo“applicata al biscotto”, ovvero all’oggetto già passa-to in cottura. Anche per la smaltatura vi sono sva-riate tecniche, tra le quali ricordiamo:• smaltatura ad aerografo; • smaltatura per immersione; • pittura a smalto; • smaltatura a campana; • smaltatura elettrostatica. Una volta smaltata la superficie dell’oggetto sipassa alla decorazione pittorica che è usualmentefatta a mano con pennello e colori ceramici ottenu-ti da ossidi minerali oppure da ossidi metalliciarricchiti di fondenti o indurenti. Dopo la smaltatura e la decorazione si procede conuna seconda cottura, il cui scopo è quello di fissarelo smalto all’oggetto.

2.5 Curiosità

La porcellana e la pietra filosofale

La prima porcellana europea fu fabbricata aDresda, nel principato di Sassonia, nell’anno 1709.Questa invenzione ebbe una strana origine. II prin-cipe Federico Augusto, appassionato cultore d’arte,possedeva una ricca collezione di porcellane cinesiche acquistava attraverso la Compagnia delleIndie.Al pari di molti altri sovrani europei avrebbe volu-to strappare ai cinesi il segreto della loro mirabileporcellana dura; e vi riuscì nel modo più impensa-to.Nel 1701 si era rifugiato in Sassonia un tale JohanFriedrich Bóttger, fuggito dalla Prussia dove il reFederico Guglielmo l’aveva incarcerato per assicu-

Preparazione degli smalticolorati

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30 materiali CERAMICA

rarsi la sua opera di scienziato. Infatti il Bòttger,esperto chimico, assieme a un alchimista greco,stava compiendo una serie di esperimenti per laricerca della famosa “pietra filosofale” che dovevatrasformare in oro gli altri metalli. Federico Augusto, venuto a conoscenza di questasua attività, si affrettò a sua volta a imprigionarlo.Questa era la consuetudine di allora: in mancanzadi brevetti industriali ci si assicurava il possesso del-l’inventore! Finalmente nel 1708, invece della fantomatica pie-tra filosofale, egli otteneva un materiale dall’impa-sto durissimo, tipo grès, di colore rosso scuro: era ilprimo antenato della porcellana. Ma Bòttger, in-soddisfatto, continuava gli esperimenti per arrivarealla famosa porcellana dura e candida di tipo cine-se.Un giorno, esaminando un nuovo tipo di cipria perla parrucca portatogli dal cameriere, s’accorse chequella polvere finissima aveva l’apparenza di unminerale: era infatti caolino purissimo, di cui nellevicinanze esistevano delle vaste giacenze. Con quel-la preziosissima materia prima Bòttger il 28 marzo1709 presentava alla Cancelleria di Corte la primaporcellana dura fabbricata in Europa.

In Italia

II nome deriva dall’italiano “porcella”, denomina-zione di una conchiglia dall’aspetto traslucido tra-sparente; e probabilmente fu Marco Polo il primo ausare questo termine per indicare i prodotti cinesidi tale tipo.

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materiali ACCIAIO 31

ACCIAIO

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32 materiali ACCIAIO

3.1 Le origini dell’acciaio

L’acciaio alle sue origini

L’acciaio affonda le sue radici nell’antica India. Ilprimo metodo per produrre acciaio propriamentedetto, ovvero quello di alta qualità, è stato il sistema“Wootz”, simile al moderno sistema a crogiolo,usato nell'India meridionale almeno dal 300 d.C.,anche se alcuni lo fanno risalire addirittura al 200a.C..Veniva preparato in crogioli chiusi sigillati, checontenevano minerale di ferro ad alta purezza, car-bone e vetro. I crogioli venivano poi messi alla fiamma e riscalda-ti fino ad avere la fusione del miscuglio, per cui ilferro si arricchiva di carbonio, e il vetro assorbiva leimpurità man mano che fondeva, galleggiandosulla superficie. Il risultato era un acciaio ad altotenore di carbonio e di elevata purezza, chiamatopoi acciaio di Damasco, famoso per la sua resisten-za e la capacità di mantenere il filo. La tecnica indiana mise molto tempo a giungere inEuropa. Solo dal XVII secolo gli olandesi portaro-no l’acciaio di Damasco dall’India nel sud al-l’Europa, dove in seguito si avviò la sua produzionein larga scala, con il nome di tecnica del crogiolo.

Capitolo terzoL’ACCIAIO

Acciaieria a due archi di fornace

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materiali ACCIAIO 33

Dall’acciaio di Damasco all’acciaio inox

Per la scoperta dell’acciaio inossidabile bisogna aspet-tare il 1913 quando l’inglese Harry Brearley diSheffield sperimentando acciai per canne di armi dafuoco, scoprì che un suo provino di acciaio con il 13-14% di cromo e con un tenore di carbonio relativa-mente alto (0,25%) non arrugginiva se esposto all’at-mosfera. Successivamente questa proprietà vennespiegata con la passivazione del cromo, che formasulla superficie una pellicola di ossido estremamentesottile, continua e stabile. I successivi progressi dellametallurgia fra gli anni ’40 e ’60 hanno ampliato illoro sviluppo e le loro applicazioni. Tuttora sono per-fezionati e adattati alle richieste dei vari settori indu-striali, come il petrolifero/petrolchimico, minerario,energetico, nucleare ed alimentare.

3.2 Che cos’è l’acciaio?

La composizione dell’acciaio

L’acciaio è una lega di ferro e carbonio che contie-ne una percentuale di carbonio inferiore al 2% epiù piccole quantità di altri elementi come il silicio,il manganese, lo zolfo e il fosforo. Le materie primeper la produzione dell’acciaio sono:

Harry Brearley (1871 – 1948)

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34 materiali ACCIAIO

• la ghisa greggia, proveniente dall’altoforno, cheviene affinata (riduzione della percentuale del car-bonio e delle impurità) e che è la materia primaprincipale;• il rottame di ferro, derivato da recuperi civili eindustriali;• le ferroleghe, che sono leghe di ferro particolari,che non hanno impiego autonomo, ma sonoappunto preparate per essere usate nella produzio-ne di acciai e ghise speciali; contengono una per-centuale di carbonio generalmente molto bassa(dallo 0,1% all’1%), con massiccia presenza (chepuò superare l’80%) di altri elementi come silicio,manganese, cromo, nichel, cobalto ecc... che ven-gono aggiunte agli acciai per migliorarne le carat-teristiche.

Le caratteristiche

Le proprietà dei vari tipi di acciaio dipendono prin-cipalmente dalla quantità di carbonio presente edalla sua distribuzione nel ferro, dalle ferrolegheaggiunte e dai trattamenti termici subiti. Le carat-teristiche principali dei contenitori in acciaio sonole seguenti:• robustezza; • totale riciclabilità; • protezione dagli agenti esterni tra cui la luce.

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materiali ACCIAIO 35

Le cinque macro categorie dell’acciaio

L’acciaio è commercializzato in una gran varietà ditipi, ciascuno con caratteristiche diverse, classifica-bili secondo la composizione chimica, la struttura,il processo di produzione, l’impiego prevalente.Una classificazione molto comune distingue cinquegrandi categorie.

Acciai al carbonio

Costituiscono oltre il 90% di tutti gli acciai e con-tengono una quantità variabile, generalmente infe-riore all’1,5%, di carbonio, un massimo di 1,65%di manganese, lo 0,60% di silicio e lo 0,60% di rame.

Acciai legati

Sono caratterizzati dalla presenza di quantità va-riabili di uno o più elementi, quali vanadio, molib-deno, manganese, silicio, rame, in percentuali supe-riori a quelle contenute negli acciai al carbonio. Gliacciai legati sono usati nella produzione di moltielementi meccanici: bielle, alberi, perni, sterzi, as-sali dei veicoli, ecc.

Acciai debolmente legati ad alta resistenza

Sono la più recente categoria di acciai, noti con lasigla HSLA (acronimo di high-strength low-alloy).Contengono solo piccole quantità di altri elementiquali, ad esempio, vanadio, e dunque sono in gene-rale più economici dei normali acciai legati.

Acciai da utensili

Si usano per produrre la maggior parte degli uten-sili per lavorazioni meccaniche. In particolare, sonodetti acciai rapidi quelli che contengono tungsteno,molibdeno e altri elementi leganti che ne aumenta-no la resistenza all’usura in lavorazioni ad alta velo-cità; extrarapidi o super-rapidi quelli che contengo-no anche cromo.

Da sapere…È accertato che i primi

laminati di ferro ricoperti

di stagno erano impiegati

per gli usi più vari fin dal

medioevo. Ma il primo ad

intuire che l’accoppiamento

tra la robustezza dell’acciaio

e la duttilità e purezza dello

stagno poteva garantire

un’ottima conservazione

dei cibi, fu un francese,

Nicolas Appert, che nel 1810

brevetto un metodo di

sterilizzazione sotto vuoto

che prese il suo nome.

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36 materiali ACCIAIO

Acciai inossidabili

Contengono cromo (in quantità variabile tra il 12%e il 30%), nichel (fino al 35%) e altri elementi le-ganti, che li rendono brillanti e li proteggono dal-l’attacco degli agenti atmosferici e di gas e acidicorrosivi. Presentano una resistenza meccanicanon comune, che possono mantenere anche perlunghi periodi a temperature molto alte o basse. Labrillantezza della loro superficie li rende utilizzabi-li anche per scopi puramente decorativi. Trovanoimpiego nella realizzazione di tubature e serbatoidi raffinerie petrolifere e impianti chimici, di aereia reazione e capsule spaziali, di apparecchiature estrumenti chirurgici, di protesi dentarie e chirurgi-che. Molto diffuso l’impiego nella produzione dipentolame, posate e utensili da cucina.

3.3 Come nasce la pentola?

Le fasi produzione

Per la produzione di pentole in acciaio l’elementodi partenza è il disco con caratteristiche qualitative(purezza del metallo) e dimensionali (diametro espessore) predefinite. Nel caso di recipienti di for-ma rettangolare invece, si parte dal quadro ed è

Le fasi di imbutitura

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La fase di rifinitura del bordo

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38 materiali ACCIAIO

richiesta durante la lavorazione, la tranciatura delleparti in eccedenza. Per il corpo della pentola vieneimpiegato acciaio inox 18/10 (AISI 304), in dischicon spessore da 1,5 mm, specifico per profondostampaggio, per il fondo, rame con spessore da 1mm e per il coprifondo acciaio inox 18/C (AISI 430).Tutte le deformazioni plastiche per ottenere ilcorpo cilindrico della pentola vengono eseguite,come per il vasellame, a freddo, esercitando unapressione statica e interponendo tra gli stampi e idischi da stampare una pellicola di lubrificante perevitare rigature sulla superficie. Le principali fasi diproduzione possono essere così sintetizzate:• imbutitura per dare la profondità al corpo pentola;• laminatura con tornio a lastra per allungare ilcorpo pentola fino all’altezza desiderata;• calibratura del corpo pentola per creare uno sca-lino uniforme sotto il bordo e poter dare nel mo-mento della pulitura l’effetto lucido e satinato;• imbutitura bordo per creare il bordo della pentola;• rifilatura e bordatura per dare rotondità ed uni-formità al bordo e al fondo;• sgrassaggio, per togliere gli oli di lavorazione;• saldobrasatura per creare il triplo fondo dellapentola. Consiste nell’inserire il disco di rame sotto

Il secondo disco in acciaioviene applicato a quello in alluminio per permetterea fondo di essere utilizzatoanche su fonti a induzione

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materiali ACCIAIO 39

il corpo pentola e incapsularlo ad esso con il copri-fondo tramite saldobrasatura con lega d’argento;• lucidatura del corpo pentola;• saldatura dei manici in acciaio inox 18/10.

Il fondo

Le pentole in acciaio sono provviste di un fondodetto “termodiffusore” in grado di sopperire allascarsa conduttività di calore di questo metallo.Il procedimento per la sua produzione consiste nel-l’applicazione di un disco di alluminio di forte spes-sore (6-7 mm.) sul fondo della pentola facendoloaderire con un processo di saldo-brasatura.A questo viene applicato un secondo disco, questavolta in acciaio, sul quale viene esercitata una fortepressione ad alta temperatura che ne facilita l’ade-renza; di qui il nome di “sandwich bottom”. La composizione ferritica di tale disco supplemen-tare fa sì che la pentola sia utilizzabile anche per lacottura ad induzione.

3.4 E le posate?

Le fasi di produzione

Per la lavorazione delle posate viene impiegato nor-malmente acciaio inossidabile AISI 304 con unapercentuale di nichel del 10% e di cromo del 18%.Le acciaierie lo forniscono alle aziende in coil o inlastre (fogli) da 1x3 metri, in spessori variabili da0,8 a 4 mm. Le fasi di lavorazione a freddo delleposate da lastra o da coil possono essere sintetizza-te nel modo seguente:• tranciatura degli sviluppi, cioè del profilo del pez-zo;• laminatura, per assottigliare la tazza del cucchia-io o la spina della forchetta;• tranciatura della tazza del cucchiaio o della spinadella forchetta;• sgrassaggio, per togliere gli oli di tranciatura;

Lo sapevate che…Lo spessore più alto dà più

valore all’oggetto, sia

perché la lavorazione è più

complessa, sia perché il peso

e, di conseguenza, il costo

della materia prima

aumentano notevolmente

a vantaggio dell’estetica

e della robustezza.

È importante perciò

verificare al momento

dell’acquisto lo spessore

delle posate.

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40 materiali ACCIAIO

• coniatura, per dare la forma e il disegno finale;• lucidatura, con l’impiego di paste abrasive;• lavaggio, per toglierei residui delle paste abrasive • eventuale doratura.

3.5 La cultura del recupero

Riprodurre l’acciaio

L’acciaio, per le sue caratteristiche, è il materialepiù riciclabile per eccellenza: in Italia ogni annovengono prodotte circa 400.000 tonnellate di rifiu-ti di imballaggi in acciaio e il 40% della produzio-ne mondiale di acciaio è costituita da materiali diriciclo. Per la maggior parte provengono da rifiutisolidi urbani, mentre all’incirca 60.000 tonnellatesono costituite da imballaggi ad uso in-dustriale.Notevoli sono i benefici economici ed ambientali.La raccolta differenziata degli imballaggi di acciaiooltre a sottrarre rifiuti alla discarica, costituisceanche un notevole risparmio di materie prime.L’innovazione tecnologica ha inoltre consentito didiminuire in modo rilevante il peso dei contenitoriin acciaio e banda stagnata riducendone lo spesso-re delle lamiere utilizzate, ottenendo conseguente-mente una riduzione nell’utilizzo di materie prime.

Una fase della coniatura del cucchiaio

Lo sapevate che…• Il peso di 19.000 barattoli

in acciaio per conserve è la

quantità necessaria per

produrre un’automobile;

• 7 scatolette da 50 g

potrebbero diventare un

vassoio;

• con l’acciaio riciclato da

2.600.000 scatolette da 50 g

si può realizzare 1 km

di binario ferroviario.

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ANTIADE

RENTE

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4.1 Le origini dell’antiaderente

Il PTFE

Le origini dell’antiaderente risalgono al 1938, annoin cui fu scoperto il PTFE, registrato poi con il mar-chio commerciale di Teflon. Si tratta di una gran-de scoperta destinata a rivoluzionare le tecniche dicottura. Infatti, solo qualche anno più tardi, esatta-mente agli inizi degli Anni '60, il Teflon fu impie-gato per la produzione di rivestimenti per pentole.Nel 1976 e nel 1986 vengono sperimentati duenuovi materiali con caratteristiche di antiaderenzamaggiori: il Silver Stone e il Silver Stone Supra. Daallora la ricerca nel settore è continuata e oggi pos-siamo usufruire in cucina di strumenti particolar-mente resistenti all'usura e con proprietà di antia-derenza ancora più elevate. Un grande aiuto perchi ama alimentarsi in modo sano, col minimodispendio di tempo e sapendo di avere una buonaresa dai cibi. In Italia la produzione industriale del PTFE iniziònel 1954 ad opera della Montecatini, che lo com-mercializzò con il nome di Algoflon. Oggi i rivesti-

Capitolo quartoANTIADERENTE

42 materiali ANTIADERENTE

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menti antiaderenti vengono prodotti da differentiaziende chimiche che ne controllano anche la cor-retta applicazione.

4.2 Che cos’è l’antiaderente?

La qualità delle vernici

L’antiaderente è un materiale inerte, molto igieni-co e non tossico che può venire tranquillamente incontatto con i cibi. Esistono diverse tipologie chehanno prestazioni diverse e rispondono a specificheesigenze. Le vernici antiaderenti, come detto, sonobasate sulla chimica del PTFE, un composto inor-ganico che dona la caratteristica “scivolosità” e laproprietà di “non attaccare”.In linea generale, la qualità si differenzia in base alnumero degli strati del sistema:• vernici “a due strati”, composte da una “base”,che si attacca bene al substrato metallico e una“finitura” non-stick;• vernici “a tre strati” composte da una base, dauno strato intermedio, il cui ruolo è quello di incre-mentare l’adesione tra i due strati estremi, e unafinitura.Le vernici possono essere ulteriormente rinforzatedai cosiddetti “rinforzi”: sistemi che servono ad au-mentare la durabilità dei manufatti verniciati.I rinforzi esterni sono procedimenti in cui particel-le metalliche o di altra natura vengono spruzzatesul manufatto prima della verniciatura, in modo daaumentarne la durezza e creare rugosità.I rinforzi interni sono invece, sistemi dati dalla pre-senza di particelle ceramiche o di altra natura(molto dure) nella vernice; anch’esse creando aspe-rità, contrastano l’azione abrasiva e di taglio degliutensili metallici.

I metodi di applicazione

Oggi si utilizzano due distinte metodologie d’appli-

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cazione del PTFE, con risultati molto differenti intermini di qualità.Il rullato consiste nell’applicazione del rivestimentodirettamente tramite passaggi a rullo sul disco, pri-ma che la pentola abbia assunto la sua forma defi-nitiva. Si tratta di un tipo di lavorazione che viene impie-gato unicamente per la realizzazione di prodottidestinati all’uso domestico. È facilmente riconosci-bile da striature orizzontali presenti sulla superficie.Lo spruzzato consiste nell’applicazione del mate-riale, tramite appositi apparecchi, direttamente sul-la parte interna del corpo già stampato nella suaforma definitiva, evitando in questo modo che ulte-riori lavorazioni sul pezzo ne compromettano l’at-taccatura. I prodotti che si ottengono presentanouna migliore qualità, infatti è un tipo di lavorazio-ne che viene utilizzata per la produzione di articolidestinati anche ad un utilizzo professionale.L’uniformità della superficie, quasi granulare, necontraddistingue l’aspetto.

Le caratteristiche

Le pentole antiaderenti presentano una serie divantaggi.Innanzitutto i cibi cuociono in tempi brevi, senzaattaccarsi. Anche i cuochi meno esperti riescono a

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preparare pietanze difficili, senza pericolo di com-mettere sbagli.Inoltre, la quantità di grasso da usare è veramenteminima, anzi se ne può fare del tutto a meno e l'ag-giunta di olio o burro ai cibi è solo una questione digusto e non più un mezzo indispensabile per porta-re a cottura gli alimenti. Ma soprattutto i materiali antiaderenti sono inerti,quindi non esercitano alcuna azione negativa sulnostro organismo: i cibi con cui vengono a contat-to non possono subire contaminazioni.

4.3 Come scegliere la pentola antiaderente

Acquistando una pentola antiaderente, per valutar-ne la qualità bisogna prendere in considerazione ilpeso, lo spessore, la presa del manico che deve esse-re salda e robusta per non rischiare di deteriorarsicon l'uso. Lo spessore deve essere almeno di 5 mm.Se è più basso, il calore si diffonde in modo nonuniforme e i cibi bruciano in superficie e non cuo-ciono bene all'interno. La durata media di unapentola antiaderente standard è di 3-5 anni, con ilpassare del tempo, lo strato che ricopre l'alluminiosi scrosta e i cibi si attaccano. Continuare ad usarele pentole non ha però effetti nocivi, perché anchel'alluminio sotto il rivestimento è igienico.

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46 materiali ANTIADERENTE

I materiali antiaderenti sono inerti, quindi nonesercitano alcuna azione negativa sul nostro orga-nismo. Questo vale anche nel caso di una pentolache, usata in modo improprio o per troppo tempo,cominci a sfaldarsi all'interno. Naturalmente è op-portuno non usare utensili troppo logorati: anchese non sono nocivi, non forniscono più prestazionidi antiaderenza adeguate.

4.4 La manutenzione delle pentole antiaderenti

Come usare al meglio una pentola antiaderente?Le regole da seguire sono poche e facili.Prima di tutto è necessario "condizionare" la pen-tola, cioè ungerla, prima di usarla la prima volta,con un filo di olio o di burro fuso e lavarla poi conacqua e sapone. Non si devono mai pulire queste pentole con spu-gnette abrasive, che sono, del resto, superflue: se itegami sono stati usati correttamente il cibo nonrimane attaccato.È vietato utilizzare utensili graffianti per mescolarei cibi: niente forchette o cucchiai in metallo, masolo posate di legno o spatole di materiale plasticospeciale.Le superfici antiaderenti resistono benissimo alletemperature molto elevate, fino a 300°C, non è tut-tavia il caso di dimenticarsele sul fuoco. Anzi se neraccomanda l'impiego su fonti di calore moderate.Le pentole antiaderenti possono essere lavate nellalavastoviglie senza subire alcun danno.

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materiali GLOSSARIO 47

Le parole del vetro

CANNA DA SOFFIO tubo di materiale ferroso, cavo,con il quale si attinge nel crogiolo del forno per toglierela parte di vetro fuso che verrà successivamente lavorato.

FILIGRANA consiste nell’inserimento in una canna divetro trasparente (cristallo) di un’anima colorata, spessobianca, che risulta immersa, nella parte centrale, dellacanna. Questa è la base di tutta una serie di particolarilavorazioni, dal reticello allo zanfirico. Quando più can-ne vengono attorcigliate assieme si ottengono forme par-ticolari che sembrano dei ricami all’interno del vetro.

FORMA è il modello nel quale la massa vischiosa, sottol’aspetto di pallina, viene insufflata per essere trasforma-ta in vetro cavo. Questa forma è solitamente di legno edeve essere mantenuta umida. La forma può essere an-che metallica, e il maggior costo è compensato dal mag-gior numero di pezzi che si possono produrre.

INCALMO tecnica di accostamento di diversi colori divetro saldati assieme a caldo, così da creare un unicopezzo soffiato con distinti colori. Solo alcuni colori pos-sono essere uniti con questa tecnica, in quanto ogni colo-re ha proprie caratteristiche di raffreddamento che, ov-viamente, debbono essere compatibili, altrimenti le ten-sioni diverse finirebbero per rompere l’oggetto creato.

INCISIONE è la tecnica più pregiata di decorazione delvetro. L'incisione si effettua per mezzo di piccole rotelli-ne di rame di diverso diametro.

MESCOLA indica quella miscela fatta in base alla ricet-ta che stabilisce la quantità delle diverse materie primenecessarie per la produzione di un determinato tipo divetro. È ovvio che ogni vetro, a seconda degli scopi cui èdestinato, richiede una particolare ricetta e quindi unaspeciale mescola.

MOLATURA è un’operazione con cui si toglie alla su-perficie dell’oggetto in vetro, con un determinato crite-rio, parte della sua massa con l’aiuto di mezzi meccanici.Gli attrezzi principali per l’esecuzione del processo dimolatura sono dei dischi, che possono essere di ghisa o di

GLOSSARIO

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48 materiali GLOSSARIO

acciaio, di carborundum, di pietra arenaria, di legno o disughero pressato, talvolta anche di feltro. Essi possonoessere disposti sia verticalmente sia orizzontalmente, esono dotati di un rapido movimento di rotazione intornoal proprio asse.

MURRINA è un pezzo di canna tagliata. Di solito la siottiene con l’accostamento di vari tipi di colori in pastavetrosa accostati per formare il disegno voluto e portati afusione. Il risultato è una lunga canna la cui sezione ha laforma e i colori voluti. Tagliata in dischi della lunghezzavariabile (da pochi millimetri a 3-4 centimetri) la formaottenuta è la murrina. L’accostamento di più murrine suuna piastra permette la lavorazione della murrina stessasia per la preparazione di vari oggetti, sia per la decora-zione con l’attaccatura a caldo di oggetti più grandi.

SABBIATURA è un sistema di decoro che si effettua nelmodo seguente: le parti di vetro che non devono esseresabbiate vengono ricoperte da sagome di gomma; le partiscoperte rimangono colpite da minuscoli granellini insuf-flati con aria compressa, e in tal modo vengono opaciz-zate.

Le parole della ceramica

ARGILLA materia prima della ceramica, costituita daminerali di vari tipi, rientra nel gruppo delle rocce sedi-mentarie.

BISCOTTO il termine indica un prodotto smaltato nelmomento in cui non ha ancora nessun tipo di rivestimen-to, ma ha già subito una prima cottura ad alta tempera-tura.

COMPOSIZIONE PORCELLANA è costituita da circa50 parti di caolino, 25 di quarzo e 25 di feldspato, chevengono legate mediante un’adeguata lavorazione. II caolino è un’argilla bianca il cui nome ha origine cine-se e significa “alta cresta” (con evidente derivazione dailuoghi d’origine). È l’elemento che conferisce la plastici-tà alla porcellana. II quarzo è un minerale di colore bian-co latte, definito scientificamente ossido di silicio (SiO2),che viene aggiunto all’impasto sotto forma di macinatooppure di sabbia. II feldspato è un minerale che si pre-

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senta sotto vari colori: biancastro o giallognolo, verdo-gnolo o rossastro. serve da fondente.

FORNACE struttura fabbricata per la cottura dei manu-fatti. Può essere strutturata con due camere separate, unaper il combustibile e una per i manufatti da cuocere(camera di cottura) oppure con una camera sola, nellaquale si inseriscono entrambi i prodotti. Del primo tipose ne trovano svariate differenziazioni (fornace verticaleoppure orizzontale).

MAIOLICA nome dato alla ceramica italiana con rive-stimento a base di smalto stannifero, cotta a 950-1050°C.

MASSA s’intende il prodotto, allo stato plastico o fluido,proveniente dall’impasto delle singole materie prime.

VETRINA rivestimento a base di silice ed ossidi di piom-bo od alcali (vetrine piombifere oppure alcaline) applica-to sui prodotti solo essiccati (vetrine in monocottura) op-pure sui biscotti (invetriate). La vetrina è trasparente e im-permeabile. Può essere colorata aggiungendo ossidi metallici.

Le parole dell’acciaio

ACCIAIO è il nome dato ad una lega composta princi-palmente da ferro e carbonio.

ACCIAIO INOX O ACCIAIO INOSSIDABILE è ilnome dato correntemente agli acciai con un tenore dicromo indicativamente superiore al 13%, per la loro pro-prietà di non arrugginire se esposti all’aria e all’acqua: ilcromo, ossidandosi a contatto con l’ossigeno, si trasformain ossido di cromo (CrO2) che crea uno strato aderente emolto resistente, impedendo un’ulteriore ossidazione.

ACCIAIO INOX 18/10 è composto da ferro, carbonio,18% cromo (per la durezza) e 10% nichel (per la brillan-tezza una volta effettuato il processo di lucidatura).

IMBUTITURA è un processo tecnologico attraverso ilquale una lamiera viene deformata plasticamente edassume una forma scatolare, cilindrica o a coppa.Consente di realizzare oggetti aventi profonde cavitàcome ad esempio pentole e altri contenitori.

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50 materiali GLOSSARIO

FORGIATURA è un processo di produzione industrialedi trasformazione plastica di pezzi metallici a sezionevaria, solitamente portati allo stato rovente in corrispon-denza del cambiamento di forma del cristallo di ferro daalfa a gamma e lavorati quindi con ripetute scosse di unmaglio, una pressa per forgiatura ecc.Una variante della forgiatura è la forgiatura a stampo,detta anche stampaggio. Consiste nella trasformazione dipezzi mediante una pressa, il cui utensile è costituito dadue stampi che, oltre a malleare il metallo, imprimonouna determinata geometria al pezzo lavorato.

Si ringraziano per le immagini

Akzo Nobel, Alessi, Arnolfo Di Cambio, Baccarat, Barazzoni,

Bugatti, Ceramiche Virginia, Colle Vilca, Gino Cenedese,

Iittala, Kosta Boda, Laboratorio Pesaro, Lagostina,

Lladrò, Piral, RCR Cristalleria Italiana, Reichenbach

Porzellanmanufaktur, Richard Ginori, TVS, Waterford.

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Editore: Il Sole 24Ore Business Media - Gruppo 24Ore

Direttore responsabile: Antonio Greco

Direttore di redazione: Laura Tarroni

Progetto grafico e impaginazione: Fabio Anselmo / studiofans

Stampa: Faenza Industrie Grafiche

Supplemento a Casastile 346-347

Registr. al Trib. di Milano n. 394 del 20-X-72 - ISSN: 0390-1513

R.O.C. n° 6357 del 10 dicembre 2001

Associato ANES USPI

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