60

design focus interview - multimedia.b2b24.itmultimedia.b2b24.it/Flipit/bui_are_1009271500/megazine/pdf/bui_are... · L’affannosa ricerca di appartenenza ai social network mostra

Embed Size (px)

Citation preview

design focus interview

design focus interview

design focus

wellnessessayMarco EliaobjectOne, design Stefano Giovannoni/Alessi, Laufen, OrasCup, design Meneghello Paolelli Associati/Art CeramAxor Bouroullec, design Ronan + Erwan Bouroullec/AxorThe shower world 50-60, design Ceramica Cielo/Ceramica CieloInipi, design EOOS/DuravitMidas, design Antonio Pascale/GalassiaLosanga Element Free, design GSI/GSIMister, design Meneghello Paolelli Associati/HidraPaper, design Studio Talocci/TeucoreviewfactoryCeramica Flaminia

il design del benessere: capriccio ed estemporaneità dell’etica contemporaneawellness design: caprices and extemporaneities of contemporary ethics

text by Marco Elia

design focus essay

Non credo sia difficile ammettere che viviamo in un’epoca nella quale, in tutto quello che facciamo – nel lavoro come nella vita privata – la ricerca del piacere sia al primo posto. Un piacere che possiamo trovare in un gesto, in una visione, ma anche nella performance di un oggetto.Tendiamo a circondarci di prodotti che rendono la vita più piacevole, artefatti in grado di coinvolgere tutti i sensi e di orientarli verso uno stato di relax; operiamo scelte molto precise, indicative di un percorso di crescita che pone noi stessi al centro di un universo del quale rappresentiamo cluster di benessere che, nella molteplicità dei segni e segnali espressi, al servizio dei settori marketing aziendali, restituiscono un panorama piuttosto omogeneo (nei caratteri strutturali) di condivisione della realtà. Ma piacere è anche aspettativa: un piacere talvolta anche maggiore.Un’affinità elettiva, una proiezione di soddisfazione della nostra libido.Cos’è il piacere, dunque? Quali sono i meccanismi che riescono a determinarlo? Ovvero, il piacere di cui siamo costantemente alla ricerca, può essere ascritto alla sfera del benessere?Non c’è dubbio che il benessere presupponga il raggiungimento di un piacere personale. Meno certa è la concorrenza dei fattori che possono far si che il piacere ricercato individualmente connoti un benessere universalmente condiviso, quanto meno nella sfera del sociale.Provando ad analizzare la natura del benessere, del quale il piacere (i piaceri) ne rappresenta lo stadio intermedio, non c’è dubbio che questo sia il risultato di una serie di esperienze sensoriali elaborate attraverso le nostre estensioni sensibili: dal tatto, alla vista, dall’udito, al gusto e l’olfatto. Ma è altrettanto corretto sostenere che il benessere arrivi dalla mente e dal cuore, “dal momento che i nostri sensi sarebbero sordi e muti senza la voce dell’anima” (De Angelis). Alla base di ogni emozione c’è sempre il cervello, il centro motore del nostro comportamento, che reagisce, oltreché in modo automatico, in base a un codice genetico individuale mai più classificabile in termini di appartenenza razziale, quanto nell’essere trasversale, in grado cioè di elaborare e decodificare messaggi crittografici e attribuire loro valori universali (ancorché interpretati in funzione dell’orientamento culturale dominante).Volendo dare una definizione di benessere si può dire che è prima di tutto una situazione psicologica, uno stato d’animo che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano e, solo secondariamente, una condizione fisica. “Uno stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società” (dal Rapporto della Commissione Salute dell’Osservatorio europeo su sistemi e politiche per la salute, a cui partecipa il distaccamento europeo dell’OMS).Occorre, a questo punto, fare un passo indietro cercando di rappresentare quello che nella condizione attuale appare il nuovo concetto di wellness, di ricerca del benessere. Cosa intendiamo oggi con questa espressione di derivazione anglosassone? L’esibizione sfrenata di ricchezza, come lo si riteneva

fino a non molto tempo fa, o piuttosto la capacità di godere piaceri universalmente condivisi? Il possesso di oggetti preziosi o, semplicemente, la capacità di disporre e utilizzare strumenti e tecnologie in grado di porci al centro dell’universo? Sicuramente molte di queste cose, ma, ancor più, la capacità riversare noi stessi in un sistema omologante per condividere e fruire di piaceri raffinati, presumendo la partecipazione al godimento universale, tuttavia mascherando la necessità, tra clamori ed esibizioni, di un mero appagamento personale.Il bisogno di accumulare e accelerare l’esperienza in un mondo più complesso e carico di segni, stimoli e informazioni, è oggi un’esigenza sempre più condivisa che si esprime a diversi livelli. Accumulo e intensificazione intesi non come semplice aggiunta, collazione o moltiplicazione delle esperienze vissute o da vivere quanto come sintesi irrazionale di comportamenti adottati per un coinvolgimento sensoriale ed estetico dell’io; in uno spazio aumentato privato di confini, nel quale la ricerca del piacere si sviluppa su rotte parallele che attraversano, senza incrociarsi, la mente e il corpo, l’alienazione diventa la nuova dimensione temporale del benessere. In una sorta di New Age riletta in chiave post-tecnocratica (ovvero digitale, governata dai bit e dalla virtualità dei comportamenti sociali) il corpo e la mente si separano per attraversare, in solitaria, aree inesplorate, impedendo il necessario coinvolgimento l’una dell’altro per raggiungere stadi di benessere relativo in grado di soddisfare, benché parzialmente, una ricerca di piacere istantaneo.Era il 1974 quando Jean Baudrillard, alludendo a un presunto senso di colpa nei confronti del benessere, nel volume La società dei consumi affermava che “un gigantesco processo di accumulazione primitiva di angoscia, di colpevolezza, di rifiuto, corre parallelo al processo di espansione e di soddisfazione”, affermando come sia “questo contenzioso ad alimentare la sovversione violenta, impulsiva, gli action out omicidi contro l’ordine stesso della felicità”.A questo cambiamento di modelli e comportamenti non poteva non corrispondere una diversa concezione estetica dell’ambiente e degli oggetti che lo compongono. Una trasformazione che ha toccato gran parte delle protesi di cui ci serviamo per arredare il nostro corpo (le nostre case e le nostre città) esprimendo il nostro essere in questa società che Vattimo ha chiamato trasparente, in cui “la parola d’ordine è: incantare, trasmettere suggestioni che catturino la nostra attenzione, che emozionino e alludano a un presunto benessere”.Scrive Baudrillard, “lo strip-tease senza speranza è quello della realtà, che si dérobe in senso letterale, offrendo allo sguardo dei guardoni creduli l’apparenza della nudità”. Lo scenario che si prospetta ai nostri occhi appare, dunque, nudo. Senza vestiti, ma anche senza la possibilità di rivelare gerarchie e vincoli. “… una scena piatta dove tutto scorre sullo stesso schermo eliminando, contemporaneamente, ogni alterità, ogni possibilità di scelta”.Liberato dalla schiavitù del tempo e dello spazio, ancorché fortemente instabile e mutevole nei propri desideri, l’uomo oggi richiede più attenzione per il proprio corpo, i propri piaceri, per il proprio tempo e i propri sogni, e pretende la possibilità di scegliere.

Ma, come sostengono i filosofi Zygmunt Bauman e Harvie Ferguson, “capriccio e casualità sembrano destinati a sostituire per sempre il posto lasciato vacante dall’assenza di un’etica contemporanea del consumo. […] lo Spiritus Movens dell’attività del consumatore non è più la gamma misurabile dei bisogni articolati, bensì il desiderio, un’entità molto più volatile ed effimera, evasiva e capricciosa […], una forza autoprodotta e autoalimentata che non abbisogna di altra giustificazione o causa. Nonostante le sue svariate e sempre effimere reificazioni, il desiderio ha quale oggetto costante se stesso e per tale motivo è destinato a restare insaziabile […]”.Cosa significherà tutto questo per chi ha la responsabilità del progetto e della produzione? In altre parole: come si tradurrà questo bisogno edonistico, effimero in termini di prodotto, artefatto o protesi che dir si voglia? Se il piacere è legato a un’aspettativa, l’attrazione che un oggetto sarà in grado di esercitare su di noi sarà ancora legata a una purezza o ricchezza delle forme, ovvero alle capacità performanti, alle potenzialità prestazionali che quella stessa forma farà trasparire?Negli ultimi anni, gli straordinari progressi delle tecnologie digitali hanno letteralmente stravolto il modo di vivere e condividere il nostro habitat (città, casa, corpo) alterando, contestualmente, ogni manifestazione proiettata al raggiungimento di un benessere, reale o presunto che sia.Sorvolando rapidamente sulle trasformazioni in atto delle nostre città e dei nostri spazi domestici, cambiamenti percepibili solo a medio e lungo termine (delle quali esemplificativi sono il sistema di reti digitali delle pubbliche amministrazioni o il lento affermarsi della domotica, della casa intelligente) gli esempi più eclatanti di questa nuova sensibilità, di questo mutato concetto di benessere, sono forniti dall’uso instancabile – ossessivo direi – in occasioni outdoor di accessori e apparecchiature digitali per l’immersione multisensoriale in mondi descritti attraverso l’acustica preconfezionata, la connettività

diffusa e la potenziale virtualizzazione dello spazio visivo.L’incessante incremento delle vendite di telefoni cellulari, di palmari e lettori MP3, di micro stazioni hardware e quant’altro possa essere un complemento a tutto ciò (memory card, pen drive, internet key, …) restituiscono, infatti, una nuova condizione di comfort apparente del quale, tuttavia, ne percepiamo solo gli aspetti superficiali. Detto in altre parole, comunicare, connettersi, trasferire, scaricare, taggare, appaiono i nuovi imperativi da declinare nelle più diverse modalità mediali per il raggiungimento di uno stadio di benessere che è sempre più estasy e alienazione.Si è affermato, cioè, un nuovo concetto di “star bene” che non può più prescindere dallo “star senza” comunicare, perché è proprio questa possibilità di connettersi in tempo reale da qualsiasi angolo del mondo, ad allargare la nostra fantasia e le nostre capacità, aumentando, al pari di queste, la fiducia in noi stessi, quindi la gioia di vivere.L’affannosa ricerca di appartenenza ai social network mostra il profilo più drammatico di questo apparente benessere. La condivisione, se di reale condivisione si può parlare, il raggiungimento di un apparente benessere diffuso, avviene in rete, in modalità mediata (attraverso i media ma anche mediata in senso stretto, tradotta) e il benessere, da azione sociale mirata alla collettività – ristretta o allargata che sia – si trasforma in azione individuale che nella presunta familiarizzazione (nel trasferimento del sé verso un altro non immediatamente visibile) trova appagamento e promette esperienze istantanee di comfort, la cui reiterazione, tuttavia, produce dipendenza psicofisica, trasformando un embrionale benessere in una disarticolata successione di malesseri. Una perdita di controllo che trasforma l’individuo in predatore galattico pronto a rapire, violentare, divorate, distruggere, manipolare, modificare, trasfigurare, deturpare tutto ciò che riesce a depredare nell’ambiente reale proprio

Con l’Ambiance Tuning Technique Dornbracht presenta una nuova tecnologia che consente di utilizzare l’acqua per la creazione di scenari esclusivi (Balancing, De-Stressing, Energizing). Simbiosi tra architettura estetica, design minimalistico, comfort di utilizzo e tecnologia innovativa di regolazione per una nuova esperienza con l’acqua, l’Ambiance Tuning Technique definisce la doccia in modo completamente nuovo. L’innovativa tecnologia è stata sviluppata con il concept “Transforming Water”.With Ambiance Tuning Technique, Dornbracht presents a new technology that lets us use water to create unique scenarios (Balancing, De-Stressing, Energizing). Symbiosis between architectural aesthetic, minimalist design, comfortable use and innovative control technology, for a new water experience, Ambiance Tuning Technique defines the shower in a very original way. The innovative technology has been developed with the concept “Transforming Water”.

come farebbe, privato di regole e di schemi inibitori, all’interno della sua realtà inventata, fantastica.A questo cambiamento di modelli e comportamenti non poteva non corrispondere una diversa concezione estetica dell’ambiente e degli oggetti che lo compongono. Una trasformazione che ha toccato gran parte delle apparecchiature e accessori dei quali siamo instancabili utilizzatori.“Nokia. Connecting people”. È la mission dell’azienda finlandese che racchiude in questo apparentemente semplice, tuttavia complesso slogan, il futuro dei nuovi artefatti. Nokia connette le persone, connette stati d’animo, trasferisce emozioni ed esperienze. Piccoli oggetti nati per comunicare vocalmente, i mobile phone rappresentano, quanto le nuove architetture, la nuova generazione di prodotti tesi a produrre soprattutto esperienze sensoriali, stati di istantaneo benessere. Esili e delicate interfacce spesse poco più di 8 millimetri, racchiudono in sé mondi virtuali, ideali, accessibili attraverso sistemi videoguidati che utilizzano la superficie, l’interfaccia, quale mezzo regale di accesso al mondo possibile e impossibile. Seducenti artefatti al limite del palpabile che hanno delegato l’involucro a strumento per generare appartenenza tribale. Un concetto, quest’ultimo, esasperato dalla Apple con i device I-Mac, I-Pod, I-Phone, I-Pad, il cui impiego della prima persona associata all’oggetto pone al centro dell’universo la brand come sistema di appartenenza a una tribù instancabilmente interconnessa in cui si sperimenta la fusione tra la feeling economy (economia delle esperienze) e una nuova funzionalità, un nuovo valore d’uso per il quale l’immaginario è la componente strutturale del prodotto, della sua desiderabilità, del suo essere strumento di benessere.Silent Music è, altrettanto pragmaticamente, l’azione strategica adottata da numerosi brand digital oriented per confezionare ovattanti cuffie acustiche in grado di trasmettere, in modalità wireless,

musica assordante, con l’obiettivo di distribuire sincronicamente, in pillole personalizzabili, alienazioni sonore a masse di utenti vaganti o semplicemente radunati in spazi per la produzione di benessere artificiale.Viviamo in un’epoca in cui siamo già in grado di scegliere quale suono, armonia o rumore che sia, debba accompagnarci nel trascorrere e attraversare le ore del nostro tempo. Siamo in grado di governare a distanze planetarie tutto ciò che amorevolmente custodiamo in luoghi pressoché remoti del nostro pianeta. Vivremo un tempo in cui saremo in grado di trasformare visivamente, seppur provvisoriamente e in modalità reversibile, tutti i luoghi ai quali temporaneamente apparteniamo.In questo bailamme, il design ha un ruolo fondamentale, che comunemente definiamo strategico. È l’attore protagonista di quest’incontenibile, irrequieta coreografia che tende a spendere nel segno del benessere ogni sorta di droga tecnologica appetibile alle masse. Confeziona prodotti performanti in grado di aumentare lo spazio del comfort individuale propagandandolo sotto forma di progresso sociale. In buona parte ciò è vero. È agli occhi di tutti che la connettività, la possibilità di comunicare costantemente e ininterrottamente con chiunque sia, realmente o irrealmente, rintracciabile costituisca un balzo in avanti della nostra condizione psicofisica, sociale ed economica. Tuttavia, a ben guardare, il consumo sfrenato che giustifica l’incremento d’uso delle nuove protesi digitali sottintende un generale stato di irrequietudine sociale le cui manifestazioni si materializzano in superficiali, istantanee condizioni di benessere alterato, non ascrivibili alle condizioni di comfort ambientale sulle quali si confrontano teorici e tecnici di diversa estrazione sociale e culturale.Il design dovrebbe entrare maggiormente nel dibattito tra tecnologia e ambiente.

Un problema che ha caratterizzato, e caratterizza tutta la nostra cultura materiale. Un passaggio scandito non tanto dalle forme dei prodotti o dall’introduzione di nuovi materiali e tecnologie, quanto dal concetto stesso di comfort, delle capacità performanti degli artefatti – di ogni epoca – di fornire sollecitazioni strutturali alla rimodulazione di un possibile, auspicabile, star bene per sé e, soprattutto, per gli altri. Al design spetta ritrovare un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente, tra il suo corpo e i piaceri dello spirito, per dare nuova linfa vitale a un concetto, quello di benessere, che da pura e semplice comodità individuale deve necessariamente tradursi in miglioramento della qualità della vita, di approccio più rilassato e profondo nei confronti della vita quotidiana e di attenzione a un corpo che insieme al tempo, sempre più ridotto a frammenti di spazio condiviso, costituisce il bene più prezioso di questa nuova epoca: tempo e corpo come nuovi – in realtà molto antichi – lussi del terzo millennio.I do not think it is hard to admit that we live in an epoch in which we put the pursuit of pleasure first in everything we do, both at work and in our private lives. A pleasure we may find in a gesture, a vision, but also in the performance of an object.We tend to surround ourselves by products which make life more pleasant, artefacts capable of involving all our senses and to orient them towards a state of relax; we make very precise choices, indicative of a growth process in which we see ourselves as the centre of a universe where we represent clusters of well-being which, thanks to the great variety of signs and signals conveyed in the interest of corporate marketing departments, result in a quite homogeneous scenario (in structural terms) of a shared reality. But pleasure is also expectation: which is sometimes an even greater pleasure. An elective affinity, a plan aimed at satisfying our libido.So what is pleasure? What mechanisms make it possible to achieve it? Or, can the pleasure we constantly pursue be ascribed to the sphere of well-being?There is no doubt that well-being presupposes the attainment of a personal pleasure. What is less certain is the concurrence of factors capable of assuring that the pleasure pursued by the individual connotes a universally shared pleasure, at least in the social sphere.If we try to analyze the nature of well-being, in which context pleasure (pleasures) represents an intermediate stage, there is no doubt that it is the result of a series of sensorial experiences elaborated through our senses: touch, sight, hearing, taste and smell. But it is equally correct to assert that well-being comes from the mind and from the heart, “as our senses would be deaf and mute without the voice of the soul” (De Angelis). At the basis of every emotion there is always the brain, the driving force of our behaviour, which reacts, not only automatically but on the basis of an individual genetic code which can no longer be classified in terms of race but rather on the basis of its transversal nature, or in other words its ability to elaborate and decode cryptographic messages and to give them universal values (not to mention interpret them according to the dominant cultural orientation).If we want to define well-being, we may say that it is first of all a psychological situation, a state of mind which involves every aspect of the human being and, only secondarily, a physical condition. “An emotional, mental, physical, social and spiritual state which enables people to attain and maintain their personal potential in society” (from the Report of the Health Commission of the European Observatory on health systems and politics, in which the European section of the WHO participates).At this point it becomes necessary to take a step back, and try to represent what appears to be, in the present-day condition, the new concept of wellness, of the pursuit of well-being. What do we mean with this expression today? An unrestrained flaunting of wealth, as it was considered until not so long ago, or rather an ability to arrange and use instruments and technologies

that can make us conquer a central place in the universe? Many of these things, certainly, but above all the ability to make us become part of a standardized system in order to share and enjoy refined pleasures, presuming a participation in the universal enjoyment, but at the same time concealing the need, among clamour and display, for a mere personal gratification. The need to accumulate and accelerate experience in a world that is becoming ever more complex and loaded with signs, stimuli and information, is today an increasingly shared requirement, which is manifested on different levels. Accumulation and intensification, understood not so much as mere addition, collation or multiplication of past or future experiences as an irrational synthesis of behaviours assumed for a sensorial and aesthetic involvement of the I; in an expanded space deprived of borders, where the pursuit of pleasure unfolds along parallel courses which cross the mind and the body without intersecting, alienation becomes the new temporal dimension of well-being. In a kind of New Age reinterpreted in a post-technocratic key (i.e. digital, governed by bits and by the virtuality of social behaviours) body and mind go their separate ways, to travel through unexplored areas alone, avoiding the necessary involvement with one another to attain stadia of relative well-being capable of satisfying, even if partially, a pursuit of instantaneous pleasure.It was the year 1974 when Jean Baudrillard, suggesting a presumed feeling of guilt towards well-being, in his volume The consumer society asserted that “a gigantic process of primitive accumulation of anguish and guilt runs parallel to the process of expansion and satisfaction”, asserting that it is “this conflict which fosters the violent, impulsive subversions, the homicides against the very order of happiness”.This change of models and conducts could not but correspond to a different aesthetic concept of the environment and the objects it is formed of. A transformation which has involved a large part of the prostheses with which we furnish our bodies (and homes and cities) to show that we are part of this society, which Vattimo has called transparent, in which “the motto is: charm, make suggestions that catch our attention, excite and suggest a presumed well-being”.As Baudrillard writes, “that hopeless striptease is the very striptease of reality, which undresses in the literal sense, offering up to the eyes of the gullible voyeurs the appearance of nudity” The scenario which appears before our eyes therefore appears to be nude; without clothes, but also without the possibility to reveal hierarchies and bonds. “… a flat scene where everything appears on the same screen, at the same time eliminating every alterity, every possibility to choose”.Liberated from the slavery of time and space, even if highly instable and fickle in his desires, today’s Man requires more attention to his body, his pleasures, his time and dreams, and he demands freedom of choice.But, as philosophers Zygmunt Bauman and Harvie Ferguson assert, “it seems as if caprice and casualness are bound to definitively occupy the place vacated by the absence of a contemporary ethics of consumption. […] the Spiritus Movens of the consumer’s activity is no longer the measurable range of the expressed needs, but rather desire, a much more volatile and ephemeral, evasive and capricious entity […], a self-produced and self-powered force which needs no other justification or cause. In spite of its varied and always ephemeral reflections, desire has itself as constant aim, and is therefore bound to remain insatiable […]”.What is the meaning of all this for those in charge of design and production? In other words: how will this hedonistic, ephemeral need be translated in terms of product, artefact or prosthesis, however we want to call it? If pleasure is linked to an expectation, will the attraction an object may wield on our will still be linked to a purity or richness of forms, or to the performance, the functions that self-same form suggests? In recent years the extraordinary advancement of digital technologies have literally distorted the way we live and share

design focus essay

our habitats (city, home, body), at the same time changing every manifestation aimed at attaining well-being, be it real or presumed.If we briefly consider the transformations our cities and homes are undergoing, changes that can only be appreciated on a medium and long term basis (as for instance the digital networks of public administrations or the gradual diffusion of domotics or intelligent homes), the most glaring example of this new sensibility, of this changed concept of well-being, consists of the constant – I would say obsessive – outdoor use of digital accessories and apparatuses allowing a multisensorial immersion in worlds staged through ready-made acoustics, diffused connectivity and the potential virtualization of the visual space.In fact, the steadily growing sales of mobile phones, handheld computers and MP3 readers, of micro hardware stations and all the relative accessories (memory cards, pen drives, internet keys, …) provide a new condition of apparent comfort. However, we only perceive the superficial aspects of the latter, that is to say: communicating, connecting, transferring, downloading, tagging seem to be the new priorities, which have to be achieved in a great variety of media modes if we are to reach an increasingly ecstatic and alienated state of well-being.In other words, a new concept of “well-being” has asserted itself, which cannot exist independently of the possibility to communicate, because it is precisely this possibility to get connected in real time from any corner of the world that expands our fantasy and our abilities, at the same time heightening our self-confidence and thus our joy of living. The feverish race to join social networks reveals the most dramatic profile of this apparent well-being. The sharing, if we can speak of real sharing, the attainment of an apparent diffused well-being, takes place in the web, in a mediated manner (through the media but also mediated in the strict sense of the term, translated) and the well-being, from social action addressed to the community – whether small or large – is transformed in individual action which in the presumed familiarization (in the transfer of the self towards another who is not immediately visible) provides gratification and promises instantaneous feelings of comfort, the repetition of which however results in psychophysical dependency, as the embryonic well-being is transformed in a disorganized succession of moments of anguish. This loss of control turns the individual into a galactic raider ready to rob, rape, devour, destroy, manipulate, modify, transfigure, disfigure everything he can pray on in the real environment just as he would, deprived of inhibitory rules and schemes, within his invented, fantastic reality. This change of models and behaviours perforce corresponds to a different aesthetic concept of the environment and the objects it contains. A transformation which has involved a large part of the apparatuses and accessories we use so assiduously. “Nokia. Connecting people”. This is the mission of the Finnish company, which puts the future of the new devices in this apparently simple yet complex nutshell or slogan. Nokia connects people, it connects states of mind, it transfers emotions and experiences. Small objects created to communicate by voice, mobile phones represent, just as much as the new architectures, the new generation of products aimed at producing above all sensorial experiences, states of instantaneous well-being. Slender and delicate interfaces, not more than 8 millimetres thick, hold within them virtual, ideal worlds, accessible through screen-guided systems that use the surface, the interface, as magnificent means of accessing possible and impossible worlds. Seductive artefacts, only just tangible, whose shells serve as instruments of tribal affiliation. This concept has been carried to extremes by Apple with its I-Mac, I-Pod, I-Phone, I-Pad; the use of the first person in association with the object poses the brand in the centre of the universe, as a system of allegiance to a tribe that is interconnected in every moment, in which one experiences a merger between the feeling economy (the economy of experiences)

and a new functionality, a new meaning of use where the imagery is an essential part of the product, its attractiveness, its value as instrument of well-being.Silent Music is, equally pragmatically, the strategic action adopted by numerous digital-oriented brands to prepare padded acoustic earphones which transmit deafening music through wireless devices, in order to distribute synchronically, in customizable pills, sonic alienation to masses of users, who are roaming or simply gathered in a certain place to reach an artificial well-being.We live in an epoch in which we are already able to choose the sound – harmony or noise – we want to be accompanied by while we spend or kill our time. We are able to control, from planetary distances, everything we keep safe with loving care in more or less remote places of our planet. We will be living in a time when we will be able to transform visually, even if temporarily and reversibly, all the places to which we temporarily belong.In this uproar design plays a fundamental role, which we normally define strategic. It is the lead actor in this incontrollable, restless choreography which tends to use, in the name of well-being, every kind of technological drug that has an appeal to the masses. It develops performing products capable of expanding the spaces of individual comfort, propagating it in the form of social progress. This is, to a large extent, true. It is before the eyes of everyone that connectivity, the possibility to communicate constantly and uninterruptedly with anyone who is, really or unreally, retraceable represents a leap ahead in terms of our psychophysical, social and economic condition. But if we consider carefully, the unrestrained consumption which justifies the growing use of the new digital prostheses implies a general state of social unrest, of which manifestations are materialized in superficial, instantaneous conditions of altered well-being, which are not attributable to the conditions of environmental comfort on which theoreticians and technicians with different social and cultural background measure swords.Design should play a more active role in the debate between technology and environment. A transition where the pace is set not so much by the form of the products, or the introduction of new materials and technologies, as by the very concept of comfort, by the performing capacities of the artefacts – from every age – to provide stimuli that may serve to re-modulate a possible, auspicious wellbeing for oneself and, above all, for others.It is the duty of design to find a new relationship between man and the environment, between his body and the pleasures of the spirit, to bring new lifeblood to a concept, that of well-being, which must be translated from pure and simple individual convenience to an improvement of the life quality, a more relaxed and profound approach to everyday life and a care for the body, which, along with time and the increasingly reduced fragments of shared space, represents the most precious asset of our new epoch: time and body as new – and actually very ancient – luxuries of the third millennium.

onestefano giovannoniazienda Alessi, Laufen, Orasanno realizzazione prodotto 2010materiale ceramica, vetro, acrilico, legno, acciaioone sanitari, cabina doccia, vasche da bagno, elementi d’arredo, rubinettifirm Alessi, Laufen, Orasyear of realization 2010material ceramics, glass, acrylic, wood, stainlessone sanitary ware, shower cabin, bath tub, furniture, faucets

Nuove ceramiche, nuove cabine doccia, nuovi pezzi di arredo bagno e un nuovo rubinetto elettronico touchless vanno a completare il progetto del bagno One disegnato da Stefano Giovannoni nel 2002, confermando versatilità, capacità di evolversi e completezza assoluta, di uno dei più completi scenari della stanza da bagno mai realizzati a livello industriale. La stanza da bagno è diventata nel tempo uno dei luoghi più interessanti di espansione per l‘immaginario domestico delle persone. Lo scenario complessivo del bagno non è più solo il luogo dove puliamo il nostro corpo ma molto di più. Partendo da queste riflessioni il progetto di One si è orientato su un linguaggio espressivo di matrice ludico-onirica nel quale il designer ha saputo fondere con grande ispirazione i quattro gruppi dei codici affettivi. Elementi marcatamente centrati sul codice materno (in particolare le porcellane, tonde e soft) sono così messi in scena insieme con elementi di chiaro codice paterno (i mobili dalle linee geometriche semplici e rigorose), di codice erotico (come i rubinetti, robustamente fallici) e di codice bambino (come il gioco del movimento a scomparsa del rubinetto del mixer per la vasca da bagno, o l’apertura della cassettiera nel mobile alto). L’esito formale di questo progetto è fortemente innovativo ed esemplare: componendo in equilibrio armonico i quattro codici affettivi Giovannoni ha infatti saputo superare la pratica del cifrario stilistico personale che ha caratterizzato praticamente tutto il design di grido degli anni ’80 e ’90. Utilizzando un approccio progettuale fortemente innovativo, che definirei meta-stilistico, ha saputo attingere con libertà e maestria al grande vocabolario delle forme che sono state messe a disposizione dell’uomo per creare degli oggetti insieme più emozionanti e più umani. Spicca per la sua originalità il lavabo Tuna, nelle versioni da parete e da appoggio. Disegnate da Giovannoni in geometrie essenziali senza essere minimali, le nuove forme offrono una grande flessibilità che permettono una facile integrazione con ogni stile abitativo, sia esso elegante e borghese, zen, oppure ludico e divertente.

New ceramics, new shower enclosures, new bathroom furniture pieces and a new touchless electronic faucet have been added to the One bath line designed by Stefano Giovannoni in 2002, confirming the versatility, ability to evolve and absolute thoroughness of one of the most complete bathroom collections ever created in the industry. The bathroom has steadily become one of the most interesting parts of the home in terms of expanding the imagination. The bathroom is no longer just a place where we perform our ablutions. Parting from this premise, the One collection is founded upon an expressive language belonging to the realms of dreams and play, wherein the designer has ingeniously integrated the four groups of affective codes. Elements clearly based on the maternal code (the porcelain components in particular, which are rounded and soft) are thus combined with those of the paternal code (the furniture items, with their simple and precise geometric lines), the erotic code (the conspicuously phallic taps and fittings) and the childhood code (the playful retractable movement of the bathtub, or the drawer mechanism in the tall cabinet). The resulting designs are powerfully innovative and exemplary. By harmoniously balancing the four affective codes, Giovannoni has succeeded in transcending a designer’s own personal stylistic paradigm, which was typical of almost all popular design in the 80’s and 90’s. Using this highly innovative design approach, which can be called metastylistic, he has freely and masterfully drawn from the timeless encyclopedia of forms made available to humankind, to create objects that are both more exciting and more human. The Tuna wash basin stands out for its originality and is available in wall mounted and counter top versions. Designed by Giovannoni in simple geometric forms without being minimal, the new shapes provide great flexibility, enabling easy integration with any home décor style, be it elegant and bourgeois, Zen, or just playful and fun.

design focus object

nuove forme per

differenti codici affettivi

new forms for different sentimental

codes

cupmeneghello paolelli associatiazienda Art Ceramanno realizzazione prodotto 2010materiale Livingtec®

dimensioni versione centrostanza 500x690x800mm, versione appoggio 500x690x400mmcolori bianco, bianco/nerofirm Art Ceramyear of realization 2010material Livingtec®

dimensions freestanding version 500x690x800mm, counter top version 500x690x400mmcolors white, black/white

Se il buongiorno si vede dal mattino un’ottima colazione e un ambiente bagno confortevole e perché no divertente rimangono per gli italiani, e non solo, due punti fermi per iniziare la giornata col piede giusto. Ecco perché il nuovo lavabo presentato da Art Ceram al Cersaie non poteva che avere la forma di una tazzina da caffè. Cup è un chiaro riferimento alla Pop Art che attinge provocatoriamente i propri soggetti dall’immaginario collettivo legato all’uso e al consumismo quotidiano. Nel disegnare questo elemento, Paolelli e Meneghello giocano al contrario, proponendo un nuovo oggetto di culto, ruolo assunto dal lavabo da appoggio nel lifestyle contemporaneo, interpretato in versione Disneyana. I due progettisti, che dall’inizio della collaborazione con l’azienda (datata 2005) hanno ormai all’attivo un considerevole numero di collezioni, propongono con Cup una citazione leggera, un ironico omaggio alla tazzina da caffè, icona italiana al massimo livello, espressione evidente di una “normale quotidianità”. Il lavabo è disponibile nella versione centrostanza o da appoggio, nelle finiture bianca o bianca e nera. La perfetta funzionalità è garantita anche dal manico della tazza che diventa un “utile” porta salviette. Cup è realizzato interamente Livingtec®, un materiale composito a base di tri-idrato di alluminio (minerale derivato dalla bauxite) legato a una bassa percentuale di polimeri acrilici e poliestere. Consente di ottenere una superficie solida, omogenea, non porosa ed estremamente liscia. È facile da pulire, non ingiallisce nel tempo e resiste agli UV e all’usura quotidiana, ideale quindi proprio per l’ambiente bagno nel quale assicura un’igiene estrema. Atossico, anallergico e ignifugo, Livingtec® è inoltre uno dei materiali più ecologici esistenti in commercio, in quanto completamente riciclabile. Cup riassume il perfetto equilibrio di progetto, funzione e innovazione che l’azienda persegue ormai da anni attraverso la continua ricerca tecnologica sui materiali e l’investimento costante nel ruolo del designer e nell’accompagnare la crescita dei suoi progettisti.

If well begun is half done, then for Italians (and not only) a good breakfast and a comfortable, fun bathroom are two important things for starting the day off on the right foot. That’s why the new wash basin presented by Art Ceram at Cersaie could not be shaped liked anything but a coffee cup. Cup makes a clear reference to Pop Art, which provocatively draws its subjects from the collective imagination of everyday objects. Paolelli and Meneghello do the opposite with this design, taking the everyday coffee cup and proposing it as a new cult object instead: a Disneyfied version of a counter top wash basin. The two designers have produced a considerable number of collections since 2005, when they began their collaboration with Art Ceram. Their whimsical design for Cup is an ironic homage to the coffee cup, the ultimate Italian icon, an object that clearly epitomizes “ordinary, everyday life.” Cup is available in free standing or counter top versions, in white or black and white finishes. Its perfect functionality is also complemented by the cup handle, which becomes a “useful” towel holder. Cup is made entirely of Livingtec®, a composite material of aluminum trihydrate (a mineral derived from bauxite) bonded with a low percentage of acrylic polymers and polyester. Livingtec® delivers a solid, homogeneous, non-porous and very smooth surface. It is easy to clean, does not yellow over time, is UV-resistant and stands up well to everyday wear, ensuring extreme hygiene and making it the ideal choice for the bath area. Non toxic, hypoallergenic and flame retardant, Livingtec® is also one of the most environmentally-friendly materials available commercially, as it completely recyclable. Cup summarizes the perfect balance of design, function and innovation that the company has pursued for years through its continuous technological research of materials, constant investment in design, and nurturing the growth of its designers.

design focus object

690mm

500m

m

400m

m40

0mm

100mm

210m

m

ironico omaggio

ad un’icona italianaan ironic

homage to an italian

icon

axor bouroullec ronan + erwan bouroullecazienda Axoranno realizzazione prodotto 2010materiale ottone cromato (rubinetteria), materiale minerale (sanitari)dimensioni miscelatore monocomando lavabo 64x32Ømm H204mm, miscelatore esterno da lavabo a mensola 64mm H80mmfirm Axoryear of realization 2010material chrome-plated brass (taps), mineral material (bathroom fixtures)dimensions mixer with single control sink 64x32Ømm H204mm, external mixer for shelf-type sink 64mm H80mm

“Vorremmo che fossero i nostri progetti ad adattarsi alle esigenze delle persone e del loro stile di vita e non il contrario! Ognuno dovrebbe poter scegliere come usare i nostri oggetti”. Ronan ed Erwan Bouroullec riassumono così la filosofia che ha ispirato la loro prima collezione bagno: Axor Bouroullec farà certamente parlare di sé per la portata innovativa e il messaggio “de-strutturante” che i fratelli Bouroullec hanno voluto portare nell’ambiente bagno. Axor Bouroullec più che una collezione è di fatto un sistema, modulare e completamente personalizzabile, caratterizzata da forme razionali e luminose, pensato per essere composto in base a diverse esigenze con un grado di flessibilità decisamente innovativo e finora inarrivabile che permette a chiunque di progettare il proprio spazio in autonomia, secondo il proprio stile abitativo. Perfino il lavabo e la vasca cambiano forma, funzione e dimensione a seconda delle speciali aggiunte/mensole con cui possono essere combinati. Di fatto l’elemento mensola costituisce il “fil-rouge” dell’intera collezione non solo a livello estetico ma soprattutto in termini di design e funzionalità. Permette di intervenire su bagni preesistenti o di crearne di nuovi senza importanti (e costose) opere di muratura, dando vita a veri e propri spazi “nomadi” pronti a seguire gli utenti nei sempre più numerosi spostamenti dell’abitazione. Nell’area del lavabo, per esempio, le speciali mensole integrate alla rubinetteria permettono di ridefinire la consueta disposizione del punto acqua. Bocche di erogazione, manopole di comando, accessori come porta-sapone o porta-spazzolino possono essere posizionati liberamente su pannelli verticali o orizzontali, soprattutto senza spaccare il muro o rifare un rivestimento. “Anche la sostenibilità gioca un ruolo importante. La collezione pone infatti nuovi standard anche riguardo all’uso ecologico delle risorse, grazie all’utilizzo minimo di metallo per i miscelatori e al flusso ridotto dell’acqua del miscelatore di 5 litri al minuto, invece dei 7 precedenti” Philippe Grohe.

“We would like our designs to fit people’s individual needs and lifestyles, not the other way around! Everyone should be able to choose how to use our designs.” With these words, Ronan and Erwan Bouroullec sum up the philosophy that inspired their first bathroom collection. The Axor Bouroullec line will certainly create a lot of buzz, both for its innovative design and the “deconstructed” concept the Bouroullec brothers wanted to bring to the bath space. Axor Bouroullec is more a system than a collection, composed of fully customizable modules featuring bright, rational forms. It is designed to give the user the freedom to compose the bath ensemble and position it in a way that best suits their needs. The collection offers a degree of flexibility that is very innovative and was up to now unattainable, that allows anyone to design their own space freely, according to their lifestyle. Even the shape, position and size of the wash basin and bathtub can be changed according to the combination of special accessories/shelves chosen. In fact, the shelf element is the running theme of the whole collection, not only esthetically but also in terms of design and functionality. The modules make it possible to work with existing bathroom spaces or create new ones without having to do major (and expensive) masonry work, giving life to real “nomadic” spaces that are ready to follow its users from dwelling to dwelling. In the wash basin area, for example, the special shelves integrated into the tap fittings let you decide where to position the faucet. The faucets, taps and other accessories such as soap and toothbrush holders can be positioned freely on vertical or horizontal panels, without having to split the wall or redo the wall tile. “Sustainability also plays an important role. In fact, the collection also sets new eco standards, thanks to its minimal use of metals in tap fittings and the reduced water flow of its faucets, which allow only 5 liters per minute, instead of the 7 liters of previous models,” says Philippe Grohe.

design focus object

“forme che non

possono essere definite totalmente

da noi...” (Bouroullec)“forms that cannot be totally constrained by

us…” (Bouroullec)

the shower world 50-60ceramica cieloazienda Ceramica Cieloanno realizzazione prodotto 2010materiale ceramicadimensioni 720x900mm, 700x1000/1200mm, 800x800/1000/1200/1400mm finiture bianco e nero lucidi, antracite, Stonefirm Ceramica Cieloyear of realization 2010material ceramicdimensions 720x900mm, 700x1000/1200mm, 800x800/1000/1200/1400mmfinishes glossy black and white, slate, Stone

In occasione del Cersaie 2010, l’azienda presenta la nuova collezione di piatti doccia dall’appeal moderno ed essenziale, dalle linee geometriche e minimali, per una doccia effetto scultura: le collezioni 50 e 60 di The Shower World assicurano la massima possibilità di personalizzazione grazie all’opportunità di scegliere tra sette dimensioni: sono proposti infatti in 6 formati rettangolari e un formato quadrato, tutti declinati nelle versioni 50 senza bordo e 60 con bordo. Caratteristica della nuova collezione sono le differenti finiture: i piatti doccia sono disponibili nella versione bianco e nero lucidi, antracite e Stone. Particolarmente innovativo, Stone è un nuovo smalto dall’effetto grezzo, sviluppato appositamente da Ceramica Cielo, capace di rendere l’essenza stessa della ceramica appena spruzzata e prima di essere cotta. Una finitura tridimensionale e materica, assolutamente igienica, contraddistinta da una ruvidità accentuata, che conferisce al piatto un naturale grip antiscivolo oltre ad un aspetto estremamente contemporaneo. Stone nasce dalla precisa volontà di continuare la ricerca nel campo delle superfici, intrapresa dall’azienda ormai molto tempo fa, per proporre un modo tutto inedito di vedere e lavorare la ceramica. Da sempre identificata con il concetto di lucido, il materiale si scopre invece in una versione industriale, totalmente matt, dall’effetto poroso e caldo. Il riferimento concettuale è quello dell’architettura post-industriale, in grado di proporre una resa visiva e tattile che ricorda la pietra naturale. Uno degli obiettivi essenziale del progetto era la voglia di conferire ad un prodotto come il piatto doccia, spesso anonimo, le caratteristiche di una scultura vera e propria, non solo a livello formale ma anche tattile e materico. Un ulteriore novità è rappresentata dalla piletta in ceramica tono su tono a filo del piatto doccia che assicura grande pulizia formale ed enfatizza il carattere sofisticato della linea. L’installazione può essere d’appoggio o filo pavimento.

At Cersaie 2010, Ceramica Cielo presents a new collection of shower trays with a pared-down contemporary appeal, in a shower with a sculptural look featuring minimal geometric lines: The Shower World (collection 50 and 60) leave as much room as possible for customisation, permitting choice of seven different sizes. They come in 6 rectangular sizes and one square size, all available in either version 50 without edge or 60 with edge. The new collection features different finishes: shower trays are available in glossy black and white, slate and stone. Stone is a particularly innovative new enamel with a rough look capable of expressing the very essence of ceramic, just sprayed

and before it is fired, developed by Ceramica Cielo. A three-dimensional, highly material finish, perfectly hygienic, distinguished by accentuated roughness, which makes the tray naturally anti-slip with a highly contemporary look. Stone is the product of the company’s specific intention of continuing its research into new surfaces, a path Ceramica Cielo undertook a long time ago, to propose an entirely new way of viewing and working with ceramics. Traditionally identified with gloss, the material is now discovered in a matt industrial version with a warm, porous look. The conceptual reference is post-industrial architecture, offering the visual and tactile effect of natural stone.One of the project’s key goals was to give the shower tray, often an anonymous product, the features of a true sculpture, not only at the formal level but at the tactile and material levels too. Another new factor is the tone-on-tone ceramic drain trap level with the shower tray, ensuring great formal cleanliness and emphasising the line’s sophistication. The collection 50 and 60 may be installed above floor level or flush with the floor.

design focus object

tattile e materico

per percezioni a 360°tactile

and material for all-round perception

inipieoosazienda Duravitanno realizzazione prodotto 2009materiale legno, vetrodimensioni Solo 235x117cm H222cm, Ama 335x117cm H222cm/235x220,5 H222cm, Compact 117x180cm H222cm finiture laccato bianco lucido, Rovere sbiancato, Teak, Wengè, Ciliegio americano, Noce americano, Frassino olivato, Palissandro, Ebano o Macassarfirm Duravityear of realization 2009material wood, glassdimensions Solo 235x117cm H222cm, Ama 335x117cm H222cm/235x220,5 H222cm, Compact 117x180cm H222cmfinishes lacquered glossy white, bleached oak, light cherry, Teak, Wengè, American walnut, olive beech, jacaranda, ebony or macassar

“Una pietra viene scaldata nel fuoco e trasportata all’interno di una tenda su un palco di corna di cervo”: è la descrizione di solo una piccola parte di un rituale complesso che gli Indiani del Nord America utilizzavano per la pulizia cerimoniale e per mantenere la loro salute fisica. Questo rituale di purificazione attraverso la sudorazione, chiamato “Inipi” dagli indiani Lakota, avveniva all'interno di un'apposita “capanna sudatoria”. Da sempre la peculiarità dei designer di EOOS è quella di attingere alla forza dei modelli arcaici per le proprie creazioni di design. Dall’idea delle originarie capanne di sudorazione è nata così una moderna sauna di design, che vuole portare la sauna fuori dalla cantina, dentro il bagno o persino in salotto. Grazie alla tecnologia nascosta, la cabina si presenta con un design straordinariamente chiaro e trasparente. La base è costituita da un telaio in legno con pannello in vetro anteriore e posteriore. Tubi a LED illuminano la parete in vetro posteriore dal basso rendendola “emozionale”. L’effetto luminoso che scaturisce non ha pari in termini di intensità. Sottili listelli in legno corrono parallelamente alle sedute, fungono da comodo poggiaschiena decorano la parete. Le sedute, disposte su due piani, grazie alla loro larghezza offrono ampio spazio per sedersi o sdraiarsi; due elementi aggiuntivi permettono inoltre di creare due panche uniche. Tutti gli elementi, compresi i poggiatesta optional, sono in pioppo chiaro. Chi utilizza la sauna non vede tutti i componenti tecnici che si celano dietro le diverse funzioni. Tutte le parti sono montate su un supporto estraibile, che è completamente nascosto dietro il pannello in legno apribile nel prolungamento della parete laterale. In questo modo i comandi, la stufa con ventilatore e l’evaporatore sono sempre accessibili, ma mai visibili. Rimane a vista solamente una piccola botola di legno apribile sulla parte frontale. Dietro si nasconde una seconda “pietra” cioè l’unità di comando fissa, un collegamento AUX e un ripiano per gli eventuali apparecchi elettronici da collegare.

“A stone is heated in the fire and then taken into a tent on a deer horn stand”: this description represents only a small part of a complicated ritual enacted by certain native peoples of North America for ceremonial cleansing and to maintain physical health. This ritual of purification through sweating, called “Inipi” in the language of the Lakota Nation, took place in a special “sweat hut”. EOOS designers have always had a particular ability to draw on the power of archaic models in creating their designs. The idea of the original sweat huts inspired the design of a modern sauna, meant to be taken out of the basement and into the bathroom or even the living room. The technology is concealed to present the sauna cabin as an extraordinarily clean, transparent design. The base consists of a wooden frame with glass panels at the front and back. LED pipes light up the glass wall at the back from below to give it “emotional” power. The light effects created are incomparable in intensity. Thin strips of wood run parallel to the seats, acting as a comfortable backrest and decorating the wall. The width of the seats, arranged on two levels, offers plenty of room for either sitting or lying down; two additional elements make it possible to create two unique benches. All the elements, including the optional headrest, are made of light poplar wood.Sauna users do not see all the technical components concealed behind the different functions. All parts are assembled on a removable support, completely hidden behind the wooden panel that opens up in the extension of the side wall. This ensures that the commands and the stove with its fan and evaporator are always accessible but never visible. All that remains in view is a small wooden trapdoor opening on the front. Behind this is a second “stone” which is the fixed command unit, an AUX and a shelf for any electronics the owner may wish to connect.

design focus object

midasantonio pascaleazienda Galassiaanno realizzazione prodotto 2010materiale ceramicacolori oro, platino, bronzo, nero, viola, verde, azzurro, giallo, grigio perla, grigio antracitefirm Galassiayear of realization 2010material ceramiccolors gold, platinum, bronze, black, purple, green, blue, yellow, pearl grey, dark grey

Un nome prestigioso dal sapore antico per una collezione preziosa, dai riflessi sorprendenti e cangianti… quasi magici. Mida, mitico re della Frigia, aveva la capacità, donatagli da Dioniso, di trasformare in metallo prezioso qualsiasi cosa toccasse: Galassia riprende colori preziosi e di grande eleganza e li ripropone per conferire smalto e brillantezza ai lavabi e sanitari della collezione Midas, nella quale proprio il tema del colore diventa il filo conduttore dell’intero progetto, declinato secondo diverse prospettive e molteplici finalità. Da una parte le finiture speciali: oro, platino, bronzo e nero accostate in differenti combinazioni per arricchire e dare nuova identità ad ambienti bagno eleganti ed esclusivi. Dall’altra, viola, azzurro, verde e giallo (proposte all’interno dei lavabi e associate al bianco dell’esterno) per ambienti più informali, frizzanti e vivaci. Grigio perla, grigio antracite e nero sono infine le tonalità riservate a sanitari e lavabi, in un gioco di contaminazione, che permette di abbinare prodotti diversi, ma “accomunati” dalla stessa filosofia, portatori dello stesso messaggio di “elegante semplicità”.Disegnate dall’ufficio tecnico Galassia e rivisitate da Antonio Pascale, le bacinelle hanno forme e linee semplici, quasi “neutre”, proprio per lasciare alle differenti tonalità cromatiche scelte di volta in volta, il compito di assegnare nuove valenze estetiche e di suscitare emozioni sempre nuove. I lavabi della collezione Midas sono disponibili nella versione da appoggio o a colonna. Grande attenzione è stata dedicata perciò anche alle strutture e alle mensole di sostegno; finiture e materiali disponibili sono stati scelti per offrire una soluzione estetica nuova, con un sapore e uno stile vagamente classico o retrò, ma con un’interpretazione assolutamente moderna dei materiali e delle finiture. Forte caratterizzazione formale deriva ad esempio dal piedistallo in legno, disponibile nelle laccature nero e bianco, sinuoso e armonioso nelle sue curve, che ricordano le morbidezze del corpo femminile.

Midas – a prestigious name that recalls the past – is the name of this precious collection full of surprising, ever-changing, and almost magical highlights. Midas, the legendary king of Phrygia, possessed the gift (given to him by Dionysus) of transforming anything he touched into precious metal. Like Midas, Galassia takes very elegant, unique colors and transforms them to give polish and shine to its Midas collection of wash basins and bathroom fixtures. Color itself is the leitmotif of the entire line, rendered according to different perspectives and multiple purposes.On the one hand are the collection’s special finishes – gold, platinum, bronze and black are layered in different combinations to enrich and give a new look to elegant and exclusive bathroom decors. On the other are the colors – violet, light blue, green and yellow (used on the inside of the basin, coupled with a white exterior) for use in more informal, exuberant and bright bathroom settings.Bathroom fixtures and wash basins are available in pearl grey, grey anthracite and black. At play is the idea of blending different products which “share” the same philosophy and carry the same message of “elegant simplicity”.Designed by Galassia’s technical department and revisited by Antonio Pascale, the basins have simple, almost “neutral” lines and shapes. This leaves the different colors (added from time to time) the task of giving new esthetic value to the design and arousing new emotions.Midas collection wash basins are available in counter top or pedestal versions. As such, great attention has also been paid to the structures and basin shelves – available materials and finishes have been chosen to provide a new esthetic solution, with a flavor and style that is vaguely classic or retro, yet coupled with a thoroughly modern interpretation of materials and finishes. Strong statements such as the wood pedestal – available in glossy black and white finishes – feature smooth, sinuous curves inspired by the female form.

design focus object

colori preziosi,

riflessi cangianti.. magici

precious colors, changing

reflections..magical

losanga element freeGSI

azienda GSIanno realizzazione prodotto 2010materiale ceramicadimensioni 560x400mm H850/450mmcolori bianco, nero lucido, nero matte firm GSIyear of realization 2010material ceramicdimensions 560x400mm H850/450mmcolors white, glossy black, matte black

Nuove linee e nuove forme per sensazioni uniche nell’ambiente bagno: una matrice geometrica romboidale, declinata in differenti dimensioni e tipologie, caratterizza la collezione Losanga, un sistema completo composto da 13 lavabi che si distinguono per l’innovazione tipologica, essendo installabili sia sospesi che ad appoggio oppure a semincasso e dal nuovo centro stanza element free; 3 coppie di wc e bidet di cui 2 sospese, un wc monoblocco e 7 piatti doccia a spessore ridotto installabili anche a filo pavimento, il più grande dei quali misura 1400x800mm. Tutti i prodotti sono corredati da specchi e portasciugamani dedicati. Losanga, come le altre collezioni GSI, testimonia la continua ricerca dell’azienda di uno stile proprio rivolta ad un design originale e comunque sobrio ed elegante, unitamente all’introduzione della tecnologia, consente uno studio delle forme e della funzionalità più efficiente e con tempi ridotti, il tutto senza mai rinunciare alla propria tradizione. L’attenzione quasi maniacale per i particolari e lo stile, poi, garantiscono una produzione di alto valore estetico, che si fa riconoscere sul mercato per l’eccellente fattura made in Italy. Il continuo ampliamento di gamma delle collezioni presentate ai più importanti appuntamenti fieristici nazionali e internazionali, le soluzioni tecniche adottate, l’esclusivo smalto White Europe e l’eccellente servizio di supporto strutturato sulle esigenze della clientela, confermano altresì la crescente fase di sviluppo progettuale e di espansione commerciale dell’azienda. Del lavabo Losanga Element Free sarà prodotta una particolare versione con altezza ridotta a 450mm per un’installazione su panca nelle finiture rovere sbiancato e grigio cenere (anche quest’ultima sarà presentata come novità).Il grande successo di Losanga Element Free di GSI è testimoniato dall’assegnazione del Reddot Design Award 2010 e dalla nomination per il Designpreis.

New lines and new forms for a unique bathroom experience: a geometric diamond shape, rendered in different sizes and styles, is the defining feature of the Losanga collection. This complete line consists of 13 wash basins that stand out for their innovative configurations, available in either suspended wall-mounted or semi-recessed versions, as well as a new freestanding version. The line also includes 3 toilet and bidet sets, available in two suspended wall-mounted versions; plus one single-piece toilet; and 7 slim shower trays, which can also be flush mounted to the flooring, in sizes up to 1400x800mm.The line also features matching mirrors and towel racks. Losanga, like other GSI collections, is a testament to the company’s continued search for a unique style which looks to combine original, simple and elegant design with technology. The line is a quest for a more efficient form and function in less time, at the same time in keeping with its own traditions. The almost obsessive attention to detail and style ensure a ‘Made in Italy’ product of high esthetic value, recognized by the market for its excellent workmanship. The continued expansion of the collection, presented at the most important national and international trade shows, the technical solutions adopted, its exclusive White Europe enamel and excellent support service tailored around its customers’ needs, also confirm the company’s growing design development and commercial expansion phase. A special counter top version of Losanga Element Free will be produced with a reduced height of 450mm, available in bleached oak or ash gray finishes (to be presented as a new product). The great success of Losanga Element Free by GSI is reflected in its having been awarded the Red Dot Design Award 2010 and nominated by Designpreis.

design focus object

geometria romboidale per nuove

caratterizzazioni di stile

a diamond shape defines an original

new style

mistermeneghello paolelli associatiazienda Hidraanno realizzazione prodotto 2010materiale Livingtec®

dimensioni 500x500mm H850mmcolori bianco, bianco/nero, verniciato nero, in foglia oro ed argentofirm Hidrayear of realization 2010material Livingtec®

dimensions 500x500mm H850mmcolors white, white/black, black gloss, gold or silver leaf

Dopo due anni di dolce attesa Miss ha finalmente un fratello: al Cersaie di Bologna Hidra presenta Mister, il lavabo centro stanza elegante e ben proporzionato, disegnato da Meneghello Paolelli Associati, nel quale carattere e signorilità sono messi in evidenza da pochi elementi: un quadrante, una colonna svasata ed un catino che sfuma delicatamente nella piletta. Colonna e catino si sviluppano senza soluzione di continuità in un movimento di linee fluido e sinuoso che conferisce unitarietà all’elemento. Proprio queste superfici avvolgenti che convergono verso il centro man mano che si sale dalla base della colonna per poi riallargarsi nel catino, conferiscono un aspetto scultoreo al lavabo generando sfumature inedite e delicati giochi di luce. Proprio per questo un miscelatore a colonna dalle linee rette ed essenziali può costituire un connubio perfetto nel quale le identità dei due elementi si esaltano a vicenda.Il lavabo centrostanza viene realizzato in Livingtech® (speciale materiale composito a base di tri-idrato di alluminio legato a una bassa percentuale di polimeri acrilici e poliestere). È disponibile nella versione cm 500x500x850mm, con scarico a terra o a parete. Il nuovo lavabo conferma la vocazione dell’azienda nel proporre prodotti con una forte identità in linea con le ultime tendenze del design internazionale e capaci di esprimere i nuovi modi dell’abitare contemporaneo attraverso l’eleganza e la purezza del materiale ceramico. Mister è un prodotto 100% made in italy, realizzato negli stabilimenti aziendali con un know-how produttivo consolidato e massimi standard qualitativi, accompagnato all’interno del punto vendita da una comunicazione coordinata. Accanto a Mister, Hidra porta in fiera le evoluzioni delle collezioni Hi-line, Miss, Dial, ABC con i nuovi colori bianco, oro, nero e lilla.After a two-year wait, Miss finally has a mate. At Cersaie Bologna, Hidra will present Mister, its elegant and well-proportioned free standing wash basin designed by Meneghello Paolelli Associati.

The character and elegance of the new design is highlighted with just a few elements: a square basin, a flared column and a bowl that glides gently into the drain. The basin flows seamlessly into the column in fluid and sinuous lines that lend uniformity to the piece. Enveloping surfaces converge toward the center as they rise from the base of the column, and then widen again into the bowl, giving the wash basin a sculptural feel while creating nuanced shadows and delicate plays of light. A floor standing column tap features simple, straight lines and serves as the perfect complement, with each element enhancing the other. The free standing wash basin is made of Livingtech®, a special composite material of aluminum trihydrate bonded with a low percentage of acrylic polymers and polyester. Mister is available in 500x500x850mm size, with floor or wall drain.The new wash basin confirms the company’s commitment to offering products with a strong identity, in step with the latest international design trends and capable of expressing new forms of contemporary living through the elegance and purity of porcelain. Mister is 100% made in Italy, where it is produced in Hidra’s manufacturing plants, benefiting from the company’s consolidated production experience and utilizing the highest standards of quality. The company follows its product through to point of sale with a coordinated communication plan. At Cersaie, Hidra will also be presenting the newest additions to its Hi-line, Miss, Dial, and ABC collections, featuring new colors such as white, gold, black and lilac.

design focus object

420mm

500mm

500m

m85

0mm

paperstudio talocciazienda Teucoanno realizzazione prodotto 2010materiale Duralight®

dimensioni 600x450mm, 800x450mmfirm Teucoyear of realization 2010material Duralight®

dimensions 600x450mm, 800x450mm

Giovanna Talocci progetta i nuovi lavabi Paper con la stessa filosofia che ha ispirato la realizzazione delle omonime vasche: linee pulite che si adattano ad ogni ambiente, versatilità di installazione estrema, modularità, possibilità di personalizzazione. Ciò è possibile grazie alle caratteristiche dell’innovativo materiale di cui la serie Paper è costituita, il Duralight®, un esclusivo composito brevettato, prodotto e lavorato in esclusiva da Teuco, che regala piacevoli sensazioni alla vista e soprattutto al tatto, grazie alla sua consistenza “setosa”, e si presta a qualsiasi interpretazione da parte dei designer poiché è liberamente plasmabile. Il fatto di produrre e lavorare direttamente il Duralight®, con diverse tecnologie di trasformazione oltre a quelle tradizionali, conferisce all’azienda una padronanza totale del materiale e le consente di trovare sempre la migliore soluzione progettuale, grazie alla possibilità di creare forme complesse, oggetti di grandi dimensioni e linee curve senza giunzioni, alti spessori senza alcun incollaggio, prodotti e ambienti su disegno. L’ampia gamma di lavabi disponibili consente di trovare la soluzione migliore per il proprio ambiente. Lo stile lineare e la pulizia del design garantiscono la sempre perfetta integrazione nel singolo progetto d’arredo. I lavabi sono disponibili nelle versioni 600x450mm e 800x450mm, ma tagliando a misura le falde esterne si possono ottenere dimensioni personalizzate. Il progettista ha voluto connotare il progetto con un tocco di creatività che al tempo stesso testimonia le potenzialità del materiale: le falde laterali di ciascun lavabo sono proposte anche in versione asimmetrica, di spessore diverso tra loro; in questo modo si possono posizionare le coppie di lavabi in modo da originare un effetto visivo irregolare estremamente piacevole.I lavabi Paper sono disponibili in versione da appoggio su ripiano in legno (in diverse essenze) o in Duralight®, oppure semi-incassati nel ripiano in Duralight®, con dimensioni del piano personalizzabili.

Giovanna Talocci has designed the new Paper wash basins with the same philosophy that inspired the creation of the line’s eponymous bathtubs: clean lines that blend into any setting, extreme flexibility of installation, modularity, and customization. This is possible thanks to the features of the innovative material used to create the Paper collection: Duralight®, a unique patented composite produced and used exclusively by Teuco that is pleasing to the eye and especially to the touch. Thanks to its “silky” consistency and malleability, designers can configure it to any setting. Because Teuco produces and directly works with Duralight®, using both traditional and diverse production technologies, the company’s complete mastery of the material allows it to always find the best design solution, creating complex shapes, large objects, seamless curves, high thickness without bonding, and customized products and settings. The line’s wide range of wash basins provides the ideal solution for any bath setting. The design’s clean-cut lines always ensure seamless integration in any décor project. Wash basins are available in 600x450mm and 800x450mm sizes, but the edges of the basin shell can also be trimmed to obtain customized sizes. The designer sought to give the design a touch of creativity and at the same time demonstrate the material’s potential. The side edges of each basin are also proposed in an asymmetrical version, with varying thicknesses, allowing one to position a pair of basins in such a way as to produce an irregular visual effect that is extremely pleasing to the eye.Paper wash basins are available in a counter top version mounted either on a wood panel shelf (with choice of different wood finishes) or a Duralight® shelf; or an inset version with raised edge mounted on a Duralight® shelf, available in customizable shelf sizes.

design focus object

design focus review

Serie di canne snodabili da piano e da parete, ricoperte in gomma siliconica colorata con erogatore in acciaio inossidabile AISI 316L e aeratori con limitatore di portata dell’acqua a cinque litri al minuto. Appartengono alla serie anche il doccino e il getto Kneipp idroterapico. Costituite di materiale totalmente riciclabile e atossico le bocche di erogazione del programma Flex hanno un’esclusiva funzionalità e utilità.

Top and wall-mounted adjustable shower hoses covered with colored silicone rubber, with AISI 316L stainless steel spouts and aerators equipped with a device to limit water flow to five liters per minute. The series also includes Kneipp jets and shower heads for hydrotherapy. Made of non-toxic and totally recyclable materials, Flex nozzles offer unique, playful features and uses.

Flex CEA Designdesign CEA Design

CEA Design srl strada Cartigliana, 125/C – 36061 Bassano del Grappa (VI) tel 0424 572309 – fax 0424 573121 www.ceadesign.it – [email protected]

La collezione Zero Star si caratterizza per la sua sottigliezza e per una linea elegante e slanciata, assolutamente unica e distintiva. Una ricerca che è tutta ascrivibile al design contemporaneo, che da anni tende al binomio leggerezza/semplicità come chiave vincente e sostenibile. Riduzione degli spessori che significa anche minore impiego di materiale e quindi risparmio di materie prime e di energia per la loro trasformazione.

Zero Star Collection is distinguished by its subtlety and sleek, slim lines, rendering it absolutely unique and distinctive. The result is entirely attributable to contemporary design, which for years has leaned towards lightness and simplicity as the key to successful and sustainable design. Slimmer lines also mean less material is used to produce pieces, thus creating savings in both raw materials and energy.

Zero Star Ceramica Catalanodesign CDC Catalano

Ceramica Catalano srlstr. Provinciale Falerina Km 7,200 – 01034 Fabrica di Roma (VT)tel 0761 5661 – fax 0761 574304www.catalano.it – [email protected]

Penisola è il nuovo box doccia creato per permettere l’ottimale organizzazione degli spazi. Nato per suddividere la zona sanitari dall’area benessere del bagno, può godere di differenti utilizzi in quanto eclettico e versatile. Il vetro divide gli ambienti senza precludere la vista e permette alla luce di filtrare. Il piatto doccia OX, realizzato in Corian, ha un piano superiore in doghe removibili.

Peninsula is the new shower enclosure designed to allow optimal space organization. Created as an element to divide the toilet and spa areas of the bathroom, its eclecticism and versatility allow it to be used in different ways. The glass separates areas in the room without blocking the view and lets light filter in. The OX shower tray, made of Corian, has removable floor slats.

Penisola Antonio Lupi

Antonio Lupi Design spa via Mazzini, 73/75 – 50050 Stabbia, Cerreto Guidi (FI) tel 0571 586881 – fax 0571 5868685www.antoniolupi.it – [email protected]

Modelli ispirati alle linee di un passato remoto, interpretate alla luce di un’estetica essenziale e attuale: diversamente dalle antiche vasche in ghisa, gli elementi della linea Ottocento (collezione Memory), sono realizzati con un moderno materiale composito che mantiene il calore dell’acqua e assicura la massima resistenza agli urti. Il lavabo, dalle forme morbide e armoniose, è disponibile in versione a parete o con struttura metallica.

Models inspired by styles of bygone days, reinterpreted in keeping with a clean, modern aesthetic. Instead of the cast iron tubs of yesterday, the bath tubs featured in the Ottocento line (Memory collection) are made of a modern composite material that keeps the water temperature warm and ensures maximum impact-resistance. The smooth, harmoniously-shaped basin is available in wall-mounted or metal-framed versions.

Memory Ottocento Agapedesign Benedini Associati

Agape srlvia A. Pitentino, 7 – 46037 Governolo Roncoferraro (MN)tel 0376 250311 – fax 0376 250330www.agapedesign.it

design focus review

Un segno essenziale e sinuoso che asseconda la natura del materiale, caldo e morbido al tatto. La perfezione della forma richiama una voluttuosa corolla e al tempo stesso un oggetto avveniristico. La ricerca nel campo dei tecnopolimeri ha portato alla scelta di un elastomero igienico e ad alta resistenza dalla cui superficie è sorprendentemente calda e morbida con effetto insonorizzante sullo scroscio dell’acqua.

A simple and sinuous gesture complements the nature of the material, which is soft and warm to the touch. The perfection of the form evokes a voluptuous corolla that is at the same time futuristic. Research in the field of technopolymers has led to the choice of a hygienic and highly resistant elastomer, whose surface is surprisingly warm and soft, and even muffles the sound of running water.

Kalla Karoldesign Marc Sadler

Karol srlloc. Belvedere – 53034 Colle Val d’Elsa (SI) tel 0577 90571 – fax 0577 930222www.karol.it – [email protected]

Caratterizzato da una linea squadrata ma senza spigoli, morbidamente arrotondata e declinata su forme rettangolari, Kerasan Ego prevede le più piccole misure sul mercato: solo 46cm di profondità per vaso e bidet disegnati per rispondere efficacemente ad ogni esigenza di ristrutturazione. Vaso e bidet nella versione sospesa, ottimizzano gli ingombri pur garantendo linee confortevoli e funzionali.

Featuring square lines without sharp angles, and softly rounded rectangular shapes, Kerasan Ego offers the smallest sizes available on the market: only 46cm deep for sanitary ware designed to accommodate any renovation. Toilets and bidets available in suspended versions, while at the same time offering a comfortable and functional design.

Ego Kerasan Sanitari

Kerasan Sanitari srlzona industriale loc. Prataroni – 01033 Civita Castellana (VT)tel 0761 542018 – fax 0761 540627www.kerasan.it – [email protected]

Flessibilità e integrazione: in Allos, la trasparenza fluida del vetro e la solidità organica del cemento creano un connubio inequivocabilmente riconducibile alla vena creativa bio-essenzialista del famoso designer gallese. Due semplici elementi, un monoblocco e una vasca che fuoriesce sospesa, si uniscono in un oggetto dalla straordinaria valenza estetica, che esprime allo stesso tempo solidità e leggerezza.

Flexibility and integration: Allos combines the fluid transparency of glass and the organic solidity of cement, to create a union that unequivocally carries the ecoessential style of renowned Welsh designer Lovegrove. Two simple elements – a single unit and a suspended overhanging tub – are blended into one element to extraordinary aesthetic effect, expressing both solidity and lightness.

Allos Glass Idromassaggio design Ross Lovegrove

Glass Idromassaggio srl via Baite, 12/E (Z.I.) – 31046 Oderzo (TV) tel 0422 7146 – fax 0422 816839www.glassidromassaggio.it – [email protected]

Continua l’attività di ricerca per la definizione di nuovi prodotti della collezione docce, a completamento delle rubinetterie bagno già esistenti. Il soffione della collezione Belvedere può essere posizionato a piacere all’interno dello spazio doccia, configurandosi sia come soffione superiore, sia come soffione laterale da usare in coppia e pezzi multipli. È dotato di ugelli anticalcare posizionati lungo tutta la superficie.

The search continues for new products to add to its shower collection, to complement the existing line of bathroom taps and fittings. The Belvedere shower head can be positioned to one’s liking within the shower space, either as an overhead or side-mounted shower head, to be used in pairs or multiple fittings. Is head features rows of nozzles along its entire surface, all equipped with water softener.

Belvedere Fratelli Fantinidesign Franco Sargiani

Fratelli Fantini spa via Buonarroti, 4 – 28010 Pella (NO) tel 0322 918411 – fax 0322 969530www.fantini.it

design focus review

La serie Tiber propone una visione logica stringente: dell’oggetto si gode solo la forma, le linee esterne, mentre dell’ambiente interno il volume, una sorta di positivo e negativo che non ha senso fondere insieme e, per questo, viene tenuto separato. Dal punto di vista tecnico, la collezione è stata studiata per nascondere alla vista tutti gli impianti di alimentazione e di scarico, premiando così la purezza della forma di ogni elemento.

The Tiber series offers a logical, compelling look – only the form and external lines of the pieces are visible, not the inner workings – a sort of positive and negative which does not need to be merged and is therefore kept separate. From a technical standpoint, the collection has been designed to hide from view all the supply and outlet pipes within each piece, thereby enhancing the purity of form of each element.

Le icone storiche, testimoni di particolari momenti di costume e di design, sono state il punto di partenza per rielaborare e progettare in chiave moderna tutti gli elementi della nuova collezione Evolution: come gli oggetti vintage, conserva funzionalità, caratteristiche, fascino, qualità ed estetica per rifarsi a pezzi che hanno acquisito nel tempo doti di irripetibilità e irriproducibilità.

Historical icons, as witnesses of special moments in tradition and design, were the starting point for designing a modern reworking all the elements in the Evolution new collection. Like vintage items, the collection preserves functionality, features, charm, quality and esthetics, offering pieces that have acquired uniqueness over time and are impossible to reproduce.

Twin è un progetto basato sui temi dell’organizzazione dello spazio e del coordinamento estetico, che arriva a trasformare nuove molteplici funzionalità in benessere percepito. In due percorsi paralleli e indipendenti, Idelfonso Colombo e Daniele Di Vito hanno sviluppato un concept molto suggestivo che vede la doccia come spazio utile e attivo, con una serie di elementi-optional che lo trasformano in un vero e proprio sistema d’arredo.

Twin is a design centered on well organized space and esthetic coordination, able to transform multiple new functions into perceived wellbeing. Idelfonso Colombo and Daniele Di Vito have followed two parallel and independent paths in developing a highly suggestive concept that turns the shower area into a useful, active space, with a series of optional elements that transform the shower into a true furnishing system.

Tiber Rocadesign Carlo Urbinati

Evolution Simasdesign Terri Pecora

Twin Vismaravetrodesign Idelfonso Colombo

Roca srl via Leonardo da Vinci, 24 – 20080 Casarile (MI) tel 02 900251 – fax 02 9052174 www.it.roca.com

Simas spavia Falerina km 3 – 01033 Civita Castellana (VT)tel 0761 518161 – fax 0761517897www.simas.it – [email protected]

Vismaravetrovia Furlanelli, 29 – 20050 Verano Brianza (MI)tel 0362 992244 – fax 0362 992255www.vismaravetro.it – [email protected]

Vintage è una serie completa che comprende lavabi, vasca, rubinetteria, specchi, mobili, due serie di accessori e, primo esperimento per Regia, i sanitari. La vasca è realizzata in livintech®, un materiale di nuova formulazione studiato per soddisfare i più alti standard di qualità e tecnologia: si tratta di una resina completamente atossica, ipoallergenica e ignifuga ma soprattutto eco-compatibile.

Vintage is a complete series including basins, tubs, faucets, mirrors, bath furniture, two lines of accessories, plus toilets and bidets – a first for Regia.The tub is made of livintech®, a new material designed to meet the highest standards of quality and technology. A completely non-toxic resin, livintech® is not only hypoallergenic and flame retardant, but also eco-friendly.

Vintage Regiadesign Bruna Rapisarda/Franca Lucarelli

Regia srlvia Vigevano zona industriale – 20053 Taccona di Muggiò (MI)tel 039 2782510 – fax 039 2782571www.regia.it – [email protected]

ceramica flaminia nuovi linguaggi per il bagnonew for the bathroomidioms

text by Davide Cattaneophoto by Ferdinando Sacco

Un distretto che occupa da sempre il primo posto nel settore dei sanitari e dei prodotti ceramici, un’area industriale dalla forte connotazione naturalistica caratterizzata da una grande attenzione all’ambiente e al corretto inserimento di nuove attività nel territorio: abbiamo visitato a Civita Castellana il sito produttivo di Ceramica Flaminia per seguire ogni fase del processo che da più di cinquant’anni consente ad un materiale povero come l’argilla di trasformarsi in pezzi d’arredo esclusivi per l’ambiente bagno; qui nascono, crescono e vengono realizzati lavabi, sanitari, piatti doccia dalle forme e dalle finiture più ricercate, pezzi di grande qualità estetica e tecnologica.Il processo si sviluppa totalmente all’interno dell’azienda, tutto viene “fatto in casa”, per riaffermare e consolidare il valore di un prodotto 100% made in Italy, da sempre garanzia di qualità ma oggi ancor più importante in un mercato così difficile. Le numerose presenze nelle selezioni per il Compasso d’Oro dell’ADI ne sono prova evidente, così come il crescente riscontro avuto dal mercato nazionale (circa l’80% del fatturato) e internazionale (con i mercati asiatici e del Far East a capo delle richieste) anche in un periodo di crisi globale.Proprio per questo sin dall’inizio del processo deve necessariamente svilupparsi quell’attenzione alla materia, agli uomini, ai processi, indispensabile perché la qualità del prodotto possa emergere, diventare tratto distintivo e valore aggiunto allo stesso tempo. Potremmo dire fin dalla preparazione e dallo stoccaggio della barbottina, l’impasto fluido nel quale l’argilla è unita all’acqua in quantità opportune, che costituisce la materia prima di tutti i prodotti ceramici. La barbottina che arriva in azienda è composta da due impasti differenti: Vetrochina (vitreous china) o Fire-Clay che presentano una specifica granulometria dell’argilla, una diversa quantità d’acqua e conseguenti caratteristiche tecniche differenti. La materia prima viene verificata e lasciata riposare in appositi contenitori prima di avviarla al ciclo produttivo. L’impianto Flaminia si contraddistingue per l’affiancamento di linee manuali, che consentono di rendere flessibile l’organizzazione produttiva e di far fronte a esigenze momentanee ed eventuali picchi di lavoro, ad altre completamente automatiche con le quali si realizzano ormai la maggior parte dei pezzi. Nelle linee manuali la barbottina viene colata direttamente dall’operatore all’interno dello stampo in gesso, all’interno del quale verrà lasciata solidificare. Il gesso, materiale molto poroso, assorbirà l’acqua presente nell’impasto permettono allo stesso di depositarsi e solidificarsi lungo le superfici interne dello stampo fino a raggiungere lo spessore di materiale necessario. Questo procedimento può avvenire forzando lo spessore entro un limite stabilito (“spessore obbligato”) attraverso l’inserimento dell’impasto tra due superfici collocate a distanza opportuna, oppure lasciando lo spessore libero così da permettere alla barbottina in eccesso di defluire dallo stampo (eventualmente recuperandola per il processo) e allo strato di materiale di crescere e arrestarsi naturalmente. Alcuni pezzi possono contemplare la combinazione di parti trattate con spessore libero o obbligato.

L’impasto rimane nello stampo “tradizionale” per due o tre ore prima di essere estratto. Il pezzo così ottenuto, che ha già forma e dimensioni pressoché definitive, resterà ad asciugare a temperatura controllata (essiccatura naturale e/o forzata) per circa 24 ore. Le nuove linee automatizzate permettono di montare in sequenza su un’unica macchina più stampi di forma e dimensione diversa e di eseguire la formatura del pezzo più rapidamente e con assoluta precisione. In questo caso l’evoluzione degli stampi in resina microporosa consente di effettuare un colaggio a pressione e di ridurre drasticamente i tempi di rassodamento dell’impasto.Gli stampi in resina hanno poi l’enorme vantaggio di poter essere impiegati consecutivamente per più di 10.000 volte senza necessità di intervento alcuno, mantenendo perfettamente intatte le caratteristiche della superficie. Si possono così ottenere pezzi con un maggiore controllo e uniformità delle caratteristiche, contraddistinti da un minor ritiro dovuto alla minor quantità d’acqua che rimane nell’impasto e da un conseguente tempo di essicazione ridotto.Il pezzo così ottenuto viene sottoposto ad alcune lavorazioni manuali di rifinitura della superficie, come l’eliminazione di eventuale materiale in eccesso, la perfetta sagomatura dei bordi, la realizzazione di fori per gli impianti, l’applicazione del marchio e di eventuali codici di riconoscimento.In questo momento ogni pezzo viene controllato e verificato; qualora non corrispondesse perfettamente alle caratteristiche richieste viene scartato. In questa fase infatti il materiale può ancora essere recuperato al 100% reinserendolo nel ciclo produttivo.Ogni pezzo è dunque pronto per la smaltatura. Un robot meccanico guida un aerografo a spruzzo e si occupa delle tonalità più utilizzate (bianco in particolare); la smaltatura manuale viene invece eseguita direttamente da un operatore per colori inediti o per forme particolarmente complesse. Proprio in questo senso grande attenzione merita la nuova tonalità Latte di Flaminia, studiata appositamente dall’azienda per affiancare gli elementi d’arredo realizzati in Corian, sempre più presenti nell’ambiente bagno, riuscendo a ottenere soluzioni dalla cromia uniforme e omogenea nonostante i materiali diversi.Tutti i prodotti smaltati vengono preparati per il forno. Si tratta di una fase del processo molto delicata, perché una corretta e uniforme cottura assicura una durata superiore del prodotto nonché caratteristiche costanti in tutte le parti che lo compongono. Il ciclo di cottura vero e proprio, che può durare dalle 24 alle 32 ore, comincia con un fase di preriscaldamento a 60/70° per seguire poi una curva di temperatura controllata che raggiunge il suo picco a circa 1.300°.Il pezzo finito così ottenuto viene sottoposto ad un’accurata fase di controllo della qualità, aspetto fondamentale al quale Flaminia dedica grandi risorse e un ampio spazio all’interno del suo stabilimento (o meglio l’azienda ha realizzato una nuova struttura proprio dedicata a questo aspetto); uno sforzo notevole ma allo stesso tempo necessario per mantenere un livello qualitativo molto elevato sia a livello estetico che di durata del prodotto.Il magazzino spedizioni completamente automatizzato prepara poi

design focus factory

Ceramica Flaminia è presente dal 1955 nel distretto di Civita Castellana. Occupa attualmente un’area di 80.000m2 con tre stabilimenti di produzione di cui due a Civita e uno a Fabrica di Roma, sempre in provincia di Viterbo. Flaminia produce idrosanitari sia in vitreous china che in fine Fire Clay; il sistema produttivo totalmente rinnovato, prevede la meccanizzazione dei vari processi (colaggio, smaltatura, cottura) favorendo notevolmente il controllo tecnico e formale del prodotto. Nonostante il ciclo automatizzato, i pezzi più impegnativi subiscono ancora speciali lavorazioni manuali. Proprio la capacità di mantenere la totalità dei processi produttivi al suo interno consentono all’azienda di garantire il più alto livello qualitativo dei propri prodotti. Dal 2005 l’azienda è membro dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale). Nel 2003 ha ottenuto la certificazione del sistema di qualità UNI EN ISO 9001-2000; nel 2005 la certificazione del sistema ambientale UNI EN ISO 14001-2004.Ceramica Flaminia has been operating in Civita Castellana since 1955. It currently occupies 80,000m2 of space with its three production plants, two of which are in Civita and one in Fabrica di Roma, also in the province of Viterbo. Flaminia produces bathroom fixtures made of both vitreous china and fine Fire Clay; it has renewed its whole productive system to mechanise various processes (casting, enamelling, firing) , significantly improving technical and formal control over the results. Particularly difficult pieces undergo manual work after coming off the automated line. The ability to keep all productive processes in-house allows the company to guarantee top quality standards in all its products.Ceramica Flaminia has been a member of ADI (Italy’s Industrial Design Association) since 2005. In 2003 it obtained UNI EN ISO 9001-2000 quality certification, followed by UNI EN ISO 14001-2004 environmental certification in 2005.

Ceramica Flaminia spas.s. Flaminia Km 54,63001033 Civita Castellana (VT)tel 0761 542030 fax 0761 540069www.ceramicaflaminia.itceramicaflaminia@ceramicaflaminia.it

l’imballaggio per ogni singolo ordine, associando sempre ai sanitari la componentistica metallica e non e le istruzioni per il corretto montaggio degli elementi.Flessibilità e capacità di evolversi in base alle peculiarità di ogni progetto sono i due aspetti fondamentali che abbiamo riscontrato in tutte le fasi del processo produttivo. Caratteristiche essenziali e indispensabili per proseguire nel percorso di collaborazione con designer di fama internazionale che l’azienda ha avviato ormai da tempo. Il progettista viene affiancato lungo tutto l’iter creativo e conseguentemente produttivo, dall’elaborazione dell’idea alle prime valutazioni sulla fattibilità e sulla congruenza delle forme ottenute. Solo così ad esempio, dalla creatività e dalla disponibilità a mettersi in gioco di Fabio Novembre sono potute nascere le forme fluide e sinuose di Void, presentato lo scorso anno. A ciò si affianca la forte impronta evolutiva data dal settore Ricerca e Sviluppo dell’azienda che permette di realizzare prodotti innovativi sia dal punto di vista estetico che tecnologico, elementi che sappiano cambiare le abitudini di chi li utilizza, sistemi capaci di creare una tendenza, di indirizzare un trend di stile e gusto. In questo senso si colloca la recente collaborazione con l’Atelier Mendini che ha portato l’azienda a confrontarsi con il tema del colore e nel concreto a sviluppare le decorazioni dall’inconfondibile DNA mendiniano, applicate al lavabo Monowash (disegnato da Giulio Cappellini), ma soprattutto a proporre Rocchetto, lo sgabello multifunzionale in ceramica con il quale Flaminia realizza per la prima volta un elemento d’arredo vero e proprio.Numerose novità anche per il Cersaie 2010. Geometria di ogni singolo dettaglio, pulizia delle forme e compattezza caratterizzano l’innovativa linea Como; lavabo, vaso e bidet, disegnati da Rodolfo Dordoni, evocano l’immagine di un placido lago e si presentano oggi anche nella versione sospesa per un effetto ancora più suggestivo. Il progetto nasce dall’esigenza di mettere a disposizione più basi di appoggio direttamente integrate nei sanitari; gli elementi risultano essere perfettamente continui e integrati, oltre che estremamente funzionali. Sono stati infatti ricavati nella ceramica superfici ribassate sulle quale riporre oggetti e strumenti che accompagnano i gesti legati all’igiene quotidiana, evitando così fastidiosi gocciolamenti sul bordo. Protagonista, dopo l’acclamata anticipazione al Salone del Mobile, è anche l’innovativa doccia Albero, che Massimiliano Abati ha volutamente trasformare da oggetto familiare e di uso quotidiano in qualcosa di molto evocativo. Le forme della struttura che riproducono un tronco e il colore verde dei comandi che ricordano le foglie rendono quest’oggetto simbolico e divertente ma anche estremamente pratico per l’utilizzo domestico.A district that has always led the way in bathroom fixtures and ceramics, an industrial zone of great natural beauty characterised by a focus on the environment and on proper inclusion of new businesses in the local context. We visited Ceramica Flaminia’s plant in Civita Castellana to observe all the stages in the process that has been transforming humble clay into exclusive items for interior decoration in the bathroom for more than fifty years; this is where sinks, toilets and shower stalls in the most elegant shapes and finishes are created, items reflecting advanced aesthetics and technologies.The process is completed entirely in-house, consolidating the value of a product that is 100% made in Italy, traditionally a guarantee of quality but even more important on today’s difficult market. The many finalists for the ADI’s Compasso d’Oro award clearly demonstrate this, as does the company’s growing success on the Italian market (accounting for about 80% of its sales) and world markets (primarily in Asia and the Far East) despite the global financial crisis.This is why, right from the start of the process, it is important to develop that focus on materials, people and processes that is indispensable for top quality to emerge and become a distinctive

feature adding value to the product. We might say that this is true right from the stage of preparation and storage of slip, the fluid in which an appropriate quantity of clay is mixed with water to form the raw material for all ceramic products. The slip that comes to the company is made from two different mixes: vitreous china or fire-clay, each with a specific clay granulometry, a different amount of water and therefore different technical properties. The raw material is inspected and left to rest in special containers before being sent to the production cycle. The Flaminia plant combines manually operated lines, permitting flexible organisation of production in response to temporary requirements and peaks in demand, with the fully automatic lines used to make the majority of products. On the manual production lines, workers cast slip directly into chalk moulds, in which it solidifies. Chalk, a highly porous material, absorbs the water in the mix, allowing it to deposit and solidify on the inside surfaces of the mould until the required thickness is reached. This procedure may be performed by forcing thickness up to a specified limit (“obligatory thickness”) by inserting mix between two surfaces an appropriate distance apart, or thickness may be left free to allow excess slip to flow out of the mould (and be collected for re-use in the process where possible) and allow the layer of material to grow and settle naturally. Some pieces require a combination of parts produced with free and obligatory thicknesses.The mix stays in the “conventional” mould for two or three hours before it is removed. The piece thus obtained, which already has just about its final size and shape, will be left to dry under controlled temperature conditions (natural and/or forced drying) for about 24 hours.The new automated lines permit assembly in sequence on a single machine of multiple moulds of different shapes and sizes to permit rapid forming of the piece with perfect precision. In this case the evolution of micro-porous resin moulds makes it possible to cast under pressure, drastically reducing the time it takes for the mix to solidify. Resin moulds also offer another important advantage: they can be used more than 10,000 times in a row with no maintenance, as their surface properties remain unaltered. This permits creation of pieces with greater control and more uniform properties, with less shrinkage due to the smaller amount of water remaining in the mix and the resulting reduced drying time.The piece thus obtained is subjected to a number of manual surface finishing processes, such as elimination of any excess material, perfect forming of the edges, creation of holes for installations, and application of the trademark and any identification codes that may be required.At this point each item is inspected and rejected if it does not correspond perfectly to the requirements. For at this point the material is still 100% recyclable if it is returned to the production cycle.The pieces are now ready for enamelling. A mechanical robot guides a spray painting device to apply the most common hues (especially white); unusual colours and particularly complex shapes are painted manually by a worker. Flaminia’s new Latte (milk) colour is designed specifically for use with Corian furnishings, increasingly popular in the bathroom, permitting creation of even, uniform colours on different materials.The enamelled products are then prepared for the kiln. This is a highly critical stage in the production process, because proper uniform firing will make the product longer lasting and ensure constant characteristics in all its parts. The firing cycle proper, which may last from 24 to 32 hours, starts with preheating at 60/70° and continues with a controlled temperature curve gradually rising to about 1300°.The finished piece thus obtained is subjected to thorough inspection for quality control, an essential aspect of production to which Flaminia dedicates a lot of people and space in its plant (having built a new

design focus factory

Tradizione e innovazione per collezioni in grado di dar vita a nuovi linguaggi per l’ambiente bagno.Tradition and innovation in collections that come up with new idioms for the bathroom.

facility dedicated specifically to this activity); quality control may take a lot of effort, but it is necessary to maintain high aesthetic quality and product durability.The fully automated shipping warehouse then prepares packs containing individual orders, always associating metal components and other parts along with instructions for correct assembly with each order of bathroom fixtures.Flexibility and the ability to evolve in response to the particular features of each project are two essential aspects of all stages in the productive process and key qualities indispensible for continuing to work with internationally renowned designers, as the company has been doing for some time. Architects are assisted throughout the process of creation and production, from coming up with the concept to assessment of its feasibility and inspection of the consistency of the forms created. Only in this way can Fabio Novembre’s bold creativity become the fluid, sinuous shapes of Void, presented last year. Flaminia’s research and development office works hard to allow the company to come up with products that are innovative not only aesthetically but technologically, items that can change the lifestyles of the people who use them and systems capable of setting the trends, of leading the way in trends and tastes. For instance, the company recently worked with Atelier Mendini on the theme of colour, which took concrete form in decorations immediately recognisable as coming from Mendini’s drawing table, applied to the Monowash sink (designed by Giulio Cappellini), and above all in the creation of Rocchetto, a multi-purpose ceramic stool representing Flaminia’s first true item of furniture. There will be lots of new developments at Cersaie 2010. The geometry of every little detail, cleanliness of form and compactness characterise the innovative Como line; the sink, toilet and bidet designed by Rodolfo Dordoni bring to mind a calm lake,

now also available wall-mounted for an even more evocative effect. The project is inspired by the need to build multiple bases right into the bathroom fixtures, so that the pieces appear perfectly continuous and integrated, as well as highly practical. There are little shelves directly in the ceramic on which to place the objects and utensils required for daily hygiene, so that they do not sit dripping on the edge. After the successful preview at the Salone del Mobile, Cersaie will also feature the innovative Albero shower which Massimiliano Abati has transformed from a familiar everyday object into a highly evocative item. The trunk-like shape of the structure and green commands like leaves make it a fun, symbolic object which is also very practical for domestic use.

design focus factory

direttore responsabileeditorMarco Casamonti

vicedirettoredeputy editorLaura Andreini Philipp Meuser

comitato di direzione editorial commiteeAlessandro AnselmiAugusto Romano BurelliAurelio CortesiClaudio D’AmatoGiangiacomo D’ArdiaNicola PagliaraFranz PratiFranco Stella

comitato di redazioneeditorial committeeMaria ArgentiLaura P. BertolacciniDavide CattaneoIsotta CortesiNicola FloraPaolo GiardielloMaura ManzelleAlessandro MassarenteEfisio PitzalisGiovanni Polazzi Gennaro Postiglione

consulenticonsultantsLuca Basso PeressutAntonio D’AuriaAldo De PoliSergio Polano

corrispondenticorrispondentsCristiano Bianchi, LondraAnnegret Burg, BerlinoJorge Carvalho, PortoGalina Kim, TaschkentCristiana Mazzoni, ParigiThomas Mc Kay, New YorkPhilippe Meier, GinevraAntonio Pizza, BarcellonaYoshio Sakurai, TokioJamal Shafiq A. Ilayan, Amman Zhi Wenjun, ShanghaiMarco Zuttioni, Pechino

hanno collaboratocontributionsMaria AmaranteFederica ArmanValentina BeatiniCecilia BianchiMonica BruzzoneMario FerrariBarbara GherriEmanuele Mazzadi

traduzionitranslationsIlaria CiccioniFrancesca GamurriniJorunn MonradSeligSilvia Rodeschini

fotolitophotolitoArt and Pixel, Firenze

stampaprintingFaenza Industrie Grafiche, Faenza

distribuzione esclusiva Italiadistribution in Italym-dis distribuzione media spa, Milano

distribuzione esterodistribution abroadm-dis distribuzione media spa, Milano

distribuzione libreriebookshop distributionJoo Distribuzione, Milano

area 112Informativa ex D. Lgs 196/3 (tutale della privacy)

Il Sole 24 ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i Suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od aquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarLe la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il Direttore Generale dell’Area Professionale, presso Il Sole 24 ORE S.p.A., per le testate gestite dalle sedi di Milano: l’Ufficio Diffusione c/o la sede di via Patecchio 2 – 20141 Milano.Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dell’editore.L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio Privacy, Via Monte Rosa 91, 20149 Milano. I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati alla società di Gruppo 24 ORE per il perseguimento delle medesime finalità della raccolta, a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale.Annuncio ai sensi dell’art. 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”“La società Il Sole 24 ORE S.p.A., editore della rivista Area rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali. Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lgs. 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso il coordinamento delle segreterie redazionali (fax 02 39844802)”.

area n°112 anno XXI2010 settembre/ottobrerivista bimestralebimonthly magazineregistrazione Tribunale di Milanon. 306 del 1981 08 08R.O.C. n° 6553 del 10 dicembre 2001spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Bologna

abbonamenti Italia: abbonamento annuo 75,00 una copia 12,00 Foreign subscription by priority mail:

114,00

customer service tel +39 02 4587010 fax +39 02 30225402/30225406 www.shopping24.it

amministrazione venditefax +39 02-06 30225402-5406

associato a

in copertinaChristian de Portzamparc, Cidade da Musica, Rio de Janeiro, fotografia di Nelson Kon

18

2

50

presentazione/introduction

la bellezza del costruire non coincide con la ricerca della bellezzatesto Marco Casamonti

editoriale/editorial

Costruire da dietro: l’architettura e l’estetica del ”retro”testo Spyros Papapetros

saggi/essays

L’architettura strutturale: dalla ricerca della forma al free form designtesto Massimo Majowiecki

scenari di architettura/architectural scenario

Christian de PortzamparcPhilarmonic Hall

Kengo Kuma & AssociatesMuseum of Kanayama Castle Ruin

UNSANGDONG Architects CooperationGallery Yeh

Ateliers Jean NouvelSerpentine Gallery

Toyo ItoTorre Porta Fira

NHDRO - Neri Hu Design and Research OfficeThe Waterhouse at South Bund

Nieto Sobjano ArquitectosBarceló Market

Cherubino GambardellaPalazzo del commercio

Pietro Carlo PellegriniPolo tecnologico lucchese

Giancarlo Mazzanti, Felipe MesaColiseum

Chartier - CorbassonFootball Training Center

dooa arquitecturasMenjarosa

Tabuenca&Leache ArquitectosSan Jorge Church

Juan Miguel OtxotorenaErmita de la Virgen de la Antigua

MGM Morales-Giles-MariscalSocial Housing in Monte Hacho

bakarquitectosJD House

bibliographical journey

itinerario contemporaneo: Johannesburg

esiti concorsi/competitions

recensioni mostre e libri/exhibition and book reviews

new media

66

98

4

12

58

38

108

118

126

138

146

154

beauty of built

90

132

80

166

174

176

184

190

196

realizzazione editorialeeditorial productionArchea Associativia della Fornace 30/r50125 Firenze

redazione editorial staff Archea Associaticoordinamento redazionaleeditorial coordinationBeatrice PapucciIlaria BrogiSara Castellucciotelefono +39 055 683199 fax +39 055 [email protected]

progetto graficographic designA G Fronzoni

direttore editoriale Business Media: Mattia Losi

proprietario ed editore:Il Sole 24 ORE spasede legale: Via Monte Rosa, 9120149 Milanopresidente: Giancarlo Ceruttiamministratore delegato: Donatella Treu

sede operativa: Via G. Patecchio, 220141 Milano tel. +39 02 396461ufficio pubblicità: Lorena Villa tel. +39 02 39646836 [email protected] traffico: Sandra Forlanitel. +39 051 6575842sandra.forlani@ilsole 24ore.comsegreteria di redazione: Caterina Zanni

L

a be

llezz

a de

l cos

truire

no

n co

inci

de c

on la

ric

erca

del

la b

elle

zza

M

arc

o C

asa

monti

L’attività progettuale e successivamente la costruzione esprime una propria interna bellezza – tuttavia il termine più appropriato potrebbe essere felicità – che non deve essere confusa con l’inutile quanto fragile ricerca di valori estetici e formali codificati. Concepito al di fuori di una mera pratica tecnica, il progetto svela sempre un’attività intellettuale, una genesi conseguente ad un travaglio interiore da cui scaturiscono, a partire dalle medesime condizioni – il sito, il programma, un budget – esiti, quindi architetture, sempre diverse al variare dell’autore cioè dell’interprete dei dati di partenza. L’architettura, e quindi il progetto che la prefigura, coincide, come tutte le attività umanistiche, con la risoluzione di un’equazione che oltre ad avere infinite variabili consente infiniti risultati anche totalmente contrastanti eppure ugualmente corretti e legittimi, addirittura stupefacenti. Questa è l’interna bellezza dell’architettura, quella meraviglia che accomuna tutte le arti della composizione, del com-ponere, del mettere insieme elementi, che siano note, colori, lettere, mattoni, la cui combinazione genera un’idea trasmissibile indipendentemente dal fatto che questa sia percepibile come immagine, come suono o come testo. La celebre, consumata ma pur sempre attualissima indicazione proposta da Paul Valéry all’inizio del secolo scorso sull’architettura parlante che comunica, sposta i termini della ricerca estetica dall’apparire all’essere. Una modificazione di valori che appare decisiva poiché impone di stabilire un dialogo tra le differenze dove lo scambio assume un significato etico ed in ultima analisi estetico, in grado di contrapporsi all’omologazione dilagante di una bellezza preconfezionata, globale, internazionale, indipendente dai contenuti, dai luoghi e dalle persone. Per questa via il progetto si libera dalle “mode” e dai “modi” tornando a quella “bellezza interna” che, archiviato l’arido assunto per cui la “forma segue la funzione”, può cogliere ed esprimere quell’esigenza attuale dove la “forma segue i contenuti”, le idee, le suggestioni, proposte e interpretate da un “io narrante” che il pubblico consciamente o incosciamente percepisce. Conseguentemente abitare non significa subire passivamente e acriticamente l’ipotesi di vivere all’interno di contenitori più o meno aggiornati formalmente e appropriati all’uso, quanto, piuttosto compiere un’esperienza che attiva ricordi e conoscenze, come leggere un libro, guardare un film, ascoltare musica. La bellezza del costruire, al pari della bellezza dello scrivere, del fare musica o compiere una qualsiasi esperienza artistica, si consolida ed estrinseca nell’opportunità di poter usare qualsiasi espressione umana per comunicare e scambiare conoscenze, condividere nozioni ed emozioni.

Architectural planning and the subsequent construction bears witness to an own interior beauty – the most appropriate term would however be felicity – which must not be confused with the pursuit, as futile as it is fragile, of codified aesthetic and formal values. Conceived beyond a mere technical practice, architectural planning always reveals an intellectual activity, a genesis that is the consequence of an interior labour which produces, with the same conditions – site, program, budget – results and in other words architectures that always differ as the author, and in other words the interpreter of the premises, changes. Architecture, and thus the project which prefigures it, coincides – like all humanistic activities – with the solution of an equation which not only has infinite variables but which allows infinite results, that are sometimes completely contrasting yet equally correct and legitimate, even amazing. This is the inner beauty of architecture, that intimate marvel which characterizes all arts of composition, of com-posing, putting together elements, be they notes, colours, letters, bricks, whose combination generates an idea which may be conveyed regardless of whether it is perceived as image, sound or text. The famous, somewhat trite but still very topical indication proposed by Paul Valéry in the early years of last century on speaking architecture – which communicates – shifts the terms of the aesthetic research from appearing to being. A change in values which appears decisive, because it requires a dialogue between differences, where the exchange assumes a significance that is ethical, and in the final analysis aesthetic, capable of opposing the rampant standardization of a readymade, global, international beauty independent of contents, places and people.By choosing this path, design frees itself from ”fashions” and “manners”, returning to that “interior beauty” which, having discarded the barren assumption according to which “form follows function”, may appreciate and express the present-day requirement according to which “form follows the contents”, the ideas and suggestions proposed and interpreted by a “narrating I”, consciously or unconsciously perceived by the public.

3 p

rese

nta

zione

intro

duct

ion

Ensamble studio,Hemeroscopium house, Lasrozas-Madrid, Spain 2008.Photo by Roland Halbe

Consequently, living does not mean to suffer, passively and uncritically, the hypothesis of living inside containers that are more or less formally up-to-date and suited for their use, but rather to enjoy an experience which brings to mind memories and knowledge, as when one reads a book, watches a movie, listens to music. The beauty of building, analogously to the beauty of writing, of composing music or performing any artistic activity, is consolidated and manifested in the opportunity of being able to use any human means of expression to communicate and exchange knowledge, share notions and emotions.To analyse and meditate on this “inner beauty of building”, in addition to presenting a reasoned selection of works that the editors consider to be examples express, with different accents and manners, of this idea of architectural “felicity”, Area has asked various authors to make a free reflection on the theme: Massimo Majowiecki, designer, builder and professor at the University Institute of Architecture of Venice, expert in structures and themes related to building; Spyros Papapetros, critic and professor at Princenton University and Christian De Portzamparc, architect, interviewed just after the completion of his last important work: La Cidade da Musica in Rio De Janeiro. The results of these synthetic “incursions”, which are obviously fragmentary and partial, reveal unexpected and paradoxical visions which range from the assertion of a structural and constructive incoherence to an analysis of the role of the facade and the rear in modern architecture, to the relationship between shell and internal space interpreted by the French architect in his gigantic work in Rio.

Per approfondire e meditare su questa “interna bellezza del costruire”, oltre a presentare una selezione ragionata di opere che, a parere della redazione, esprimono con diversi accenti e modalità questa idea di “felicità” del progetto, Area ha chiesto una libera riflessione sul tema ad un progettista-costruttore come Massimo Majowiecki, docente all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, esperto di strutture e temi costruttivi, ad un critico, Spyros Papapetros, docente alla Princenton University, e ad un architetto, Christian de Portzamparc, intervistato sulla sua ultima importante opera: La Cidade da Musica di Rio de Janeiro. Il risultato di queste sintetiche “incursioni”, ovviamente frammentario e parziale, rivela inaspettate e paradossali visioni che spaziano dall’affermarsi dell’incoerenza strutturale e costruttiva, all’analisi del ruolo della facciata e del retro nell’architettura moderna, al rapporto tra involucro e spazio interno declinato dall’architetto francese nella sua gigantesca opera di Rio.

90

B

arce

ló M

arke

t

Mad

rid, S

pain

N

ieto

So

bej

ano

rqu

itec

tos

A

Fuensanta Nieto and Enrique Sobejano are graduated Architects of the Escuela Técnica Superior de Arquitectura Madrid and the GSAP Columbia University, New York. USA. They teach currently at the Universidad Europea de Madrid (UEM) and at the Universität der Künste of Berlin (UdK), and are partners of the office Nieto Sobejano Arquitectos S.L.Both have been visiting critics and/or referents at various Spanish and international universities and institutions.From 1986 to 1991 they were editors of the architectural journal ARQUITECTURA edited by the Architectural Association of Madrid (Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid). Their work has been published in various Spanish and international magazines and books and has been exhibited all around the world.

www.nietosobejano.com

project: Barceló Market location: Madrid, Spainclient: Madrid City Councilarchitects: Nieto Sobejano Arquitectos, S.L.P.Fuensanta Nieto – Enrique Sobejanoproject architects: Alfredo Baladrón, Alexandra Sobralproject coordinator: Patricia Grande collaborators: Pedro Guedes, Juan Carlos Redondo, Heitor García Lantarón, Borja Ruiz-Apilánez, Marta Torrecillas, Rocío Domínguez, Ernesto García Pizasite supervision: Nieto Sobejano Arquitectos S.L.P.Fuensanta Nieto – Enrique SobejanoMiguel Mesas Izquierdo, Technical Architectproject: 2008construction: 2009

photo by Roland Halbe

Il progetto per il nuovo mercato Barceló e le aree limitrofe è la somma di numerosi interventi diversi: si tratta infatti di un complesso urbano costituito da elementi differenti per dimensioni e destinazione, che trasformerà in misura significativa il quartiere centrale e densamente popolato di Madrid in cui si trova. Il progetto vincitore del bando è incentrato sulla definizione di nuovi vuoti urbani capaci di mettere in comunicazione e correlare fra loro i diversi volumi e le funzioni coesistenti di mercato, centro commerciale, centro sportivo, biblioteca pubblica, parcheggio e spazi outdoor. Durante il periodo di esecuzione dei lavori, è stato necessario costruire una struttura temporanea che resterà in servizio fino all’inaugurazione del nuovo complesso. Il Mercato Temporaneo è stato quindi concepito come un’unità riciclabile, in grado di esprimere una nuova percezione dell’ambiente circostante, a dispetto del suo carattere transitorio. Nella sua ubicazione di Plaza del Arquitecto Ribera, sopra un parcheggio interrato, il progetto evoca i mercati tradizionali che si svolgono nelle pubbliche piazze e prevede una serie di strutture autonome dislocate sullo stesso livello che possono essere utilizzate per scopi diversi. Dovendo ospitare i numerosi stand del mercato preesistente, il complesso si articola in sei stabili a pianta pentagonale, con altezze e dimensioni eterogenee, evitando così la presenza di un volume architettonico eccessivo rispetto agli edifici circostanti. Un corpo lineare a due piani, che costeggia Calle Beneficencia, ospiterà la zona di carico e scarico, i magazzini, le celle frigorifere e gli impianti. I padiglioni sono stati concepiti come un esercizio combinatorio: condividono la stessa impostazione pentagonale, che si ripropone in moduli architettonici di due misure diverse, ciascuna presente tre volte con angolazioni differenti, creando un insieme apparentemente casuale, ma che in realtà è una trama di variazioni e combinazioni dello stesso elemento base. In tal modo, si evita la monotonia di un design sostanzialmente ripetitivo, variando nel contempo la scala della costruzione in rapporto agli edifici circostanti. L’assenza di spigoli vivi nelle strutture nonché il loro rivestimento leggero e traslucido incentivano la sensazione di leggerezza e transitorietà del progetto nel tessuto urbano. Fondamentali in questa istallazione sono i pannelli esterni in policarbonato bianco opalescente dei cilindri ,poligonali, che permettono il passaggio della luce durante il giorno e trasformano i volumi in grandi lanterne che illuminano la piazza nelle ore notturne. Una volta terminati i lavori per il mercato stabile, i cilindri poligonali del ercato emporaneo potranno m tessere smontati e ricollocati in un altro luogo della città, lasciando che la piazza dove sono attualmente installati ritorni alla sua funzione precedente di spazio pubblico, completando la trasformazione di questa area storica di Madrid.

The project for the new Barceló Market and its surroundings is actually the sum of various different interventions: an urban complex featuring elements of differing scale and purpose which are destined to transform quite remarkably a densely inhabited and central district of Madrid. The winning proposal of the competiton stems from the idea of defining new unoccupied urban spaces which connect and interrelate the different volumes and uses that will have to coexist: market, shopping centre, sports facility, public library, parking and outdoor zones. During the work in progress on the final building, a temporary structure had to be built which will run until the new facilities are opened.

Therefore, the Temporary Market has been conceived as a recyclable complex which, despite its provisional nature, is able to prompt a new perception of its urban surroundings. Situated in Plaza del Arquitecto Ribera, on top of an underground car park, the idea of the project evokes traditional markets in public squares consisting in self-contained structures on a single level which can be used in a variety of different ways. Given the need of hosting the many stalls of the former market, the complex is made up by six pentagonal constructions, of different heights and sizes, thus avoiding excessive volume with respect to the surrounding buildings.

A linear, two-storey construction running along Calle Beneficencia will host the loading and unloading bays, warehouses, cold store and utilities. The design of the pavillions is conceived as a combinatorial exercise: a common pentagonal plan, with two different scales, each repeated three times, rotated at different angles, creating an apparently random complex, but which in fact is simply variations and combinations on a single original feature. In this way, the monotony of a basically repetitive design is avoided, while simultaneously varying the scale of the construction with respect to the surrounding buildings.

01. Constitutional Court, designworkshop : sa + urban solutions 02. Womans Jail Precinct - Constitution Hill, Kate Otten Architects03. Sci-bono Discovery Centre, MMA Architects/Albonico + Sack Architects & Urban Designers04. The South African Ballet Studio, GLH & Associates Architects05. Faraday Station Precinct, MMA Architects/Albonico + Sack Architects & Urban Designers06. Fashion district, Johannesburg Development Agency07. Ellis Park Stadium, Arup Associates08. Forest Town Long House (Epping Road House), studioMAS architects + urban designers09. Courtyards on Oxford, studioMAS architects + urban designers10. House Hamburger, daffonchio + associates architects11. The Energy works, daffonchio + associates architects12. Circa, studioMAS architects + urban designers13. Discovery Health, Paragon Architects14. 4 Sandown Valley Crescent, Paragon Architects15. Brian rd house, Nico van der Meulen & Associates16. Khaya Emithini, Don Albert & Partners17. Little Cliff House, Sarah Calburn Architects18. High Street Shops, Kate Otten Architects19. Paul Smith Shop, Sarah Calburn Architects20. Gallery Momo, Sarah Calburn Architects21. Gabriel’s Garden, Kate Otten Architects22. University of Johannesburg art centre, Mashabane Rose Architects + ARC Architects

23. Casa Patel, Paragon Architects24. Soccer City Stadium, Boogertman Urban Edge and Partners in partnership with Populous25. De Beers Headquarters, GAPP Architects & Urban Designers/ Van der Merwe Miszewski Architects/Lucien Le Grange Architects & Urban Planners26. The Apartheid Museum, Mashabane Rose Architects, GAPP Architects and Urban Designers, Bannie Britz/Roodt Vennootskap27. Maropeng Cradle of Humankind, MMA Architects/GAPP Architects & Urban Designers28. Kindergarten in Orangefarm, Peter Fattinger and 20 students of Vienna University of Technology29. Highveld Pavilion (Vaal River Pavilion), studioMAS architects + urban designers30. Magalula Skills Centre, Dustin A. Tusnovics Architects31. Fairlands Office, Continuum Architects a JV between MDS Architecture, Fairburn Architects, MMA & CNN Architects 32. Alexandra Interpretation Centre, Peter Rich Architects33. Johannesburg Ecocity, ERA Architects34. Midrand water tower, GAPP Architects35. Oracle Head Office, Paragon Architects36. Indigenous system, Noero Wolff Architects37. Mapungubwe Interpretation centre, Peter Rich Architects38. The Cradle, daffonchio + associates architects39. Mbombela Stadium, R&L Architects40. Singita Lebombo Lodge, designworkshop : sa

contemporary itinerary: Johannesburg

edited by Antonello Boschi, Andrea Bulleri

photo by Boogertman Urban Edge and Partners in partnership with Populous, Angela Buckland (copyright of the Constitutional Court of South Africa and courtesy of David Krut Publishing), Peter Fattinger, Tristan McLaren, Caroline Suzman

Johannesburg

project Constitutional Courttypology courthouse architect designworkshop : sa + urban solutionsrealization 2003address Braamfontein - Constitution Hill, Hospital Street, 1

project Sci-bono Discovery Centretypology science museum and educational facilities architect MMA Architects/ Albonico + Sack Architects & Urban Designersrealization 2009address Newton - Cnr Miriam Makeba & Presidents St.

03

project Fashion district typology mixed-use development architect Johannesburg Development Agencyrealization 2004-2005address Von Wielligh and End streets

06

project Womans Jail Precinct - Constitution Hilltypology jailarchitect Kate Otten Architectsrealization 2009address Braamfontein - Corner of Kotze and Joubert Streets, Constitution Hill

02

project The South African Ballet Studiotypology theatrearchitect GLH & Associates Architectsrealization 2004address Loveday, 158 & Hoofd Street

0401

project Faraday Station Precincttypology station and marketarchitect MMA Architects/ Albonico + Sack Architects & Urban Designers realization 2004address Eloff street extention

05

project Ellis Park Stadiumtypology sportarchitect Arup Associates realization 1995address Staib Street, 48

07

project Forest Town Long House (Epping Road House)typology family house architect studioMAS architects + urban designersrealization 2004address Forest Town - Epping Road, 14

08

A A AA

A A A B

A

B

CD

E

F

G

project House Hamburgertypology family house architect Daffonchio + associates architectsrealization 2007address Houghton

10

project The Energy workstypology officearchitect Daffonchio + associates architects realization 2008address Parktown North - Cnr Avenue East, 1st and Chester Road

11

project Courtyards on Oxfordtypology mixed-use developmentarchitect studioMAS architects + urban designersrealization 2005address Forest Town - Oxford Road, 25

09

project Discovery Healthtypology corporate head office architect Paragon Architects realization 2004-2006address Sandton - corner of West Street / Fredman Drive

13

project Khaya Emithinitypology family housearchitect Don Albert & Partnersrealization 2006address Bryanston

16

project 4 Sandown Valley Crescenttypology corporate head office architect Paragon Architectsrealization 2007-2008address Sandton - Sandown Valley Crescent, 4

14

project Brian rd housetypology family housearchitect Nico van der Meulen & Associatesrealization 2007-2009address Brian Road, 5

15

project Circatypology multi-media art gallery architect studioMAS architects + urban designersrealization 2009address Rosebank - Jellicoe Avenue, 2

12B BB

CC

B

C D

A

B

CD

E

F

G

project Paul Smith Shoptypology shoparchitect Sarah Calburn Architects realization 2007address Parkhurst - cnr 7th Street & 4th Avenue

project Gabriel’s Gardentypology pavilion architect Kate Otten Architectsrealization 2008address Westcliff - Westcliff Drive, 80

21

project University of Johannesburg art centretypology art centrearchitect Mashabane Rose Architects + ARC Architectsrealization 2003address University of Johannesburg, Auckland Park Kingsway Campus

22

project Casa Pateltypology family housearchitect Paragon Architectsrealization 2004address Brixton Ridge

23

project Soccer City Stadiumtypology sportarchitect Boogertman Urban Edge and Partners in partnership with Populousrealization 2009address Nasrec Road

24

project Little Cliff Housetypology family house architect Sarah Calburn Architectsrealization 2004-2006address Craighall Park

17

project High Street Shops typology shopsarchitect Kate Otten Architects realization 2008address Parkhurst - 4th Avenue

18 19

F F F G

E CE E

project Gallery Momotypology art galleryarchitect Sarah Calburn Architectsrealization 2002address Parkhurst - 52 7th Avenue

20E

A

B

CD

E

F

G

project Alexandra Interpretation Centretypology cultural centrearchitect Peter Rich Architectsrealization 2001address Alexandra - Hofmeyr street

32

project Magalula Skills Centretypology educationarchitect Dustin A. Tusnovics Architectsrealization 2006address Heidelberg - Tamboekiesfontein, 36

30

project Highveld Pavilion (Vaal River Pavilion)typology holiday housearchitect studioMAS architects + urban designers realization 2008address Sasolburg small holdings

29

project Fairlands Officetypology office buildingarchitect Continuum Architects a JV between MDS Architecture, Fairburn Architects, MMA & CNN Architects realization 2003-2007address Fairland - Enterprise Road

31

project The Apartheid Museumtypology museumarchitect Mashabane Rose Architects, GAPP Architects and Urban Designers, Bannie Britz/ Roodt Vennootskaprealization 2001address Ormonde - Northern Parkway Road

project De Beers Headquarters typology headquartersarchitect GAPP Architects & Urban Designers/Van der Merwe Miszewski Architects/Lucien Le Grange Architects & Urban Plannersrealization 2004address cnr Diamond Drive and Crownwood Road Theta

25

project Maropeng Cradle of Humankindtypology museum and hotel complexarchitect MMA Architects/GAPP Architects & Urban Designersrealization 2006address Magaliesberg - Cradle of Umankind, R400

27

project Kindergarten in Orangefarmtypology educationarchitect Peter Fattinger and 20 students of Vienna University of Technologyrealization 2006address Orange Farm - Stretford Ext., 9

2826

I

G H H

M ML

G

A

B

CD

E

F

G

H

I

L

N

O

M

project Singita Lebombo Lodgetypology lodgearchitect designworkshop : sa realization 2004address Kruger National Park

project Indigenous systemtypology office buildingarchitect Noero Wolff Architects realization 2003address Midrand

36

project The Cradletypology restaurant, conference and paleoanthropology architect Daffonchio + associates architectsrealization 2003address Kromdraai - Kromdraai Road

38

project Oracle Head Officetypology office buildingarchitect Paragon Architectsrealization 2008address Midrand - Woodmead North Office Park

project Johannesburg Ecocitytypology housingarchitect ERA Architectsrealization 1999address Ivory Park

33

project Midrand water towertypology urban sculpturearchitect GAPP Architects realization 1996address Midrand - Grand Central Airport

34

project Mapungubwe Interpretation centretypology cultural centrearchitect Peter Rich Architectsrealization 2009address Mapungubwe National Park

37

project Mbombela Stadiumtypology sportarchitect R&L Architectsrealization 2010address Nelspruit

39 40

35M M M M

N N O O

H

I

L

N

O

M