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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 Immaturi. Tutti. Ma se l’aggettivo può trovare mille giustificazioni se riferito a Nastasic, Salifu, Ljajic e altri giovani vio- la, per tutti gli altri che domenica erano in campo (si fa per dire) contro il Lecce è un’autentica condanna. Immaturi. Perché la squadra che gioca nel proprio stadio contro un avversario ad un passo dalla retrocessione, praticamente in ginocchio, non può presentarsi così svuotata, sen- za alcuna tensione, come se quello che sta per accadere non la riguardi. Imma- turi, in particolare giocatori come Mon- tolivo, Cerci, Vargas, Gamberini, Natali, tutti. Perché anche se le cose si mettono male non puoi esimerti dal lottare, non puoi limitarti ad accettare che tutto sci- voli pian piano verso il basso. La parti- ta di domenica è stata una vergogna, di quelle che restano nella storia del calcio e del proprio club, del proprio pubbli- co e della propria città. Non è stata una sconfitta, è stata una debacle. Rossi ha chiesto scusa, ma prima di lui e più di lui lo dovevano fare i giocatori. Non possono bastare le poche parole di capitan Gam- berini, anche gli altri devono dimostrare di provare vergogna per lo spettacolo in- qualificabile mostrato al Franchi. ANNO 86 - N. 02 - MARTEDÌ 17 GENNAIO 2011 COPIA OMAGGIO ORA E’ IL MOMENTO DI METTERCI LA FACCIA DA DIEGO DELLA VALLE AI COSIDDETTI ‘CAMPIONI’ di Alessandro Rialti

Il brivido sportivo n. 02 del 17 gennaio 2012

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Il brivido sportivo n. 02 del 17 gennaio 2012

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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

Immaturi. Tutti. Ma se l’aggettivo può trovare mille giustificazioni se riferito a

Nastasic, Salifu, Ljajic e altri giovani vio-la, per tutti gli altri che domenica erano in campo (si fa per dire) contro il Lecce è un’autentica condanna. Immaturi. Perché la squadra che gioca nel proprio stadio contro un avversario ad un passo dalla retrocessione, praticamente in ginocchio, non può presentarsi così svuotata, sen-za alcuna tensione, come se quello che

sta per accadere non la riguardi. Imma-turi, in particolare giocatori come Mon-tolivo, Cerci, Vargas, Gamberini, Natali, tutti. Perché anche se le cose si mettono male non puoi esimerti dal lottare, non puoi limitarti ad accettare che tutto sci-voli pian piano verso il basso. La parti-ta di domenica è stata una vergogna, di quelle che restano nella storia del calcio

e del proprio club, del proprio pubbli-co e della propria città. Non è stata una sconfitta, è stata una debacle. Rossi ha chiesto scusa, ma prima di lui e più di lui lo dovevano fare i giocatori. Non possono bastare le poche parole di capitan Gam-berini, anche gli altri devono dimostrare di provare vergogna per lo spettacolo in-qualificabile mostrato al Franchi.

anno 86 - n. 02 - Martedì 17 Gennaio 2011 COPIAOMAGGIO

ORA E’ IL MOMENTO DI METTERCI LA FACCIA DA

DIEGO DELLA VALLE AI COSIDDETTI ‘CAMPIONI’

di Alessandro Rialti

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La sconfitta con il Lecce ha de-finitivamente suggellato il fatto

che Stevan Jovetic non può fare la prima punta. E’ un attaccante mo-

derno, questo è vero, ma ama svariare sulle fasce e retrocedere a centrocampo

a recuperare palloni se serve. Questo porta a sguarnire l’area di rigore che resta presidiata da un Ljajic che non è certo il massimo sotto porta e che an-che contro il Lecce ha mancato un paio di occasioni ab-bastanza facili. Ci si potrebbe aspettare gli inserimenti dei centrocampisti, ma quelli solitamente in campo non hanno certamente il piede vellutato e una grande dime-

stichezza con il gol. E allora cosa fare? Corvino dovrà accelerare la ricerca e l’acquisto di una punta perché Jovetic, anche lui domenica a scartamento ridotto, può giocare accanto ad una prima punta capace di presi-diare l’area e di portarsi sulle spalle il peso dell’attacco. Come alternativa a questo 3-5-2 Rossi potrebbe torna-re al 4-2-3-1 per ridare spazio a Cerci che però, dopo le improvvide uscite della fidanzata su Facebook, non pare avere più troppo spazio a Firenze e feeling con il cuore del tifo viola. Giocare poi con tre mezze punte porterebbe sicuramente ad esporsi un po’ troppo e in questo momento la Fiorentina deve pensare solo alla salvezza che non è un’impresa difficile, ma c’è pur

sempre da raccattare il numero giusto di punti per ar-rivare quanto prima alla quota salvezza. Ricapitolando Rossi dovrebbe continuare con questo modulo che ga-rantisce maggiore copertura centrale e quindi in genere difensiva. L’unica alternativa è costituita dal sempre af-fidabile 4-4-2, modulo che garantisce la migliore coper-tura degli spazi in tutte le zone del campo. Ma tra i due di attacco ci deve essere anche un attaccante di ruolo e non solo mezze punte riciclate ad improbabili ruoli di centrattacco di sfondamento.

SERVE UN ATTACCANTE DI RUOLOo’ proFeSSoredi Saverio Pestuggia

DIRETTORE RESPONSABILELuca [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Federico Pettini, Alessandro Latini, GiampieroTosi, Cristina Mattioli,

FOTO La Presse

L’era Della Valle ha solcato le competizioni più di-sparate, toccando l’apice con la Champions League e partendo dal punto più basso del professionismo, ovvero dalla serie C2. Ma il punto più basso dell’umo-re collettivo si registra probabilmente nel dopogara di Fiorentina-Lecce. L’inattesa sconfitta casalinga, pre-ceduta da un paio di campionati tutt’altro che esaltanti, innesca il fermento dei tifosi, che si soffermano a lun-go all’esterno dello stadio per manifestare il loro forte disappunto e per cercare il dialogo con i protagonisti viola. Alle 18 circa, mentre continua la contestazione del post-partita, Jovetic e Ljajic si concedono un pic-colo break in un ristorante di fronte allo stadio. Non si nascondono, non fuggono, semplicemente si rilassano un attimo. Sono seduti ad un tavolino, dalla vetrina del locale si possono intravedere ed infatti vengono avvistati da alcuni tifosi. Un gruppo di essi entra nel ristorante e parla brevemente con i giocatori viola. Il dialogo dura cinque minuti, tutto si svolge tranquil-lamente, dopodiché i tifosi escono. Una mezz’oretta dopo escono anche i due giocatori, nel viale Fanti (sul lato della tribuna) non c’è più nessuno e tutto è tornato alla normalità, compresa la circolazione del traffico. Chiediamo a Jo-Jo di raccontare, per i lettori del Brivi-do, quel breve colloquio. Jovetic si conferma gentilis-simo e cordiale, è amareggiato ma non si sottrae alle domande. E’ amareggiato per il risultato, gli si legge in volto, ma

ha un appello da rivolgere a Firenze. «E’ stata una chiacchierata molto civile - spiega - nella quale i tifosi ci hanno chiesto il massimo impegno ed hanno espresso le loro ragioni. Noi li abbiamo ascol-tati con attenzione e con rispetto». Cosa vorrebbe dire alla tifoseria? «Che capiamo la delusione e che ce la metteremo sempre tutta. Pensiamo già a Cagliari, noi non inten-diamo mollare». Ma c’è un messaggio che vorrebbe trasmettere? «Sì, vorrei dire ai tifosi di starci vicino. Queste sem-brano frasi fatte, ma non è così. Loro sono realmente importanti per noi. E’ giusto sapere che ogni giocato-re, durante la partita, dà grande rilievo ai cori e alle reazioni del pubblico. Se il pubblico fischia un giocato-re dopo un errore, il giocatore sarà meno tranquillo e rischierà di commetterne altri». Però può comprendere che la tifoseria stia perden-do un po’ la pazienza… «Certo che lo capisco, e ne ha tutte le ragioni. Voglio solo dire che l’apporto dei nostri tifosi durante la par-tita è indispensabile per noi. L’atteggiamento dei tifosi lo sentiamo molto mentre giochiamo, lo assicuro, ecco perché il loro sostegno è vitale. Viceversa, i fischi non ci aiutano. Poi, se a fine gara abbiamo fatto schifo, meritiamo tutte le contestazioni, anche le più aspre. Ma fino al triplice fischio, cari tifosi, non abbandonate-ci. E’ per il bene della Fiorentina».

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Tutto si può dire della Fio-rentina, ma non che al suo staff dirigenziale e tecnico manchi la fantasia. Quel-la viola, infatti, è l’unica squadra del mondo, e sot-tolineo del mondo, senza punte in organico, e non per epidemie di colera nello spogliatoio degli at-taccanti ma per precise

scelte di mercato. Via Gilardino e via anche Santiago Silva, giocatore del quale nella gara con il Lecce si è ri-usciti addirittura a sentire la mancanza, non si è pensato che convocare un’attaccante della Primavera, degli al-lievi o finanche dei giovanissimi poteva tornare utile in una gara come quella casalinga con i salentini. Invece in panchina sono finiti alcuni soprammobili la cui utilità è tutta da dimostrare, e purtroppo qualcuno di questi è sci-volato anche in campo a rimarcare ancora di più quanto certe scelte di mercato siano state senza logica. I viola, tra l’altro, sono riusciti in un’altra impresa, e cioè quel-la di far sembrare il tran tran al quale ci aveva abituato la Fiorentina di Mihajlovic quasi brillante al confronto dell’orrendo spettacolo messo in mostra dalla squadra di Delio Rossi il quale, beninteso, non ha particolari re-

sponsabilità. Certo, rimettere in panchina Camporese che a Roma era stato il migliore della difesa può essere discutibile, ma non è certo quello il motivo che ha fatto perdere la partita ai viola. Certe scelte, poi, sono anche frutto del mercato di gennaio perché proporre certi gio-catori, leggi Vargas, significa nelle intenzioni favorirne la cessione visto che sulla carta un giocatore che fa la panchina non migliora di certo le sue quotazioni. Nei fatti, poi, è proprio giocando che il peruviano peggiora come il rating dei paesi dell’euro, ed oggi venderlo è facile come piazzare un titolo di stato greco. Sarebbe bello addor-mentarsi oggi e risvegliarsi a giugno con una squadra senza più molti dei protagonisti di questa stagione che Delio Rossi definisce di lacrime e sangue, ma che a me

fa venire in mente altre imma-gini, meno suggestive ed an-che meno ripetibili. A poco serve, purtroppo, anche la rabbia dei tifosi e gli ormai consueti viaggi negli spo-gliatoio delle delegazioni di tifosi che vanno a parlare di rispetto, se non di amore, per la maglia a persone che questa lingua proprio non la capiscono, si-ano essi dirigenti o calciatori. Non era facile dilapidare in così poco tempo il piccolo capitale accumulato con la partita di Novara, celebrata da tutti noi con enfasi nella speranza fosse la scintilla di un nuovo inizio. Alla fine su questo, verrebbe da dire che ha avuto quasi ragione la fidanzata di Cerci...

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OLIVEIRA: A CAGLIARI SARA’ DURA, SERVONO ALMENO TRE RINFORZI

Firenze è rimasta molto attaccata al suo nome, lui è rimasto molto legato al capo-luogo toscano e alla maglia viola. Si tratta di Luis Airton Barroso Oliveira, attac-cante belga che ha regalato ai tifosi del-la Fiorentina gol, assist, serpentine e la sua frizzante simpatia. La celebre esul-tanza imitando il volo del suo falco è entrata nel cuore dei fiorenti-ni, così come gli origi-nali cori a lui dedicati. Lulù è arrivato in Italia nel 1992. La sua pri-ma squadra italiana è stata il Cagliari e con la maglia rossoblu in poco tempo è riuscito a diventare il giocatore più rappresentativo del-la società sarda degli anni Novanta in serie A. Dopo 42 reti in 121 presenze, nel 1996 è arrivato a Firenze per rinforzare un attacco già formato da Batistu-ta, Baiano, Robbiati e Rui Costa. A Firenze è rimasto per tre anni conoscendo tre allena-tori (Ranieri, Malesani, Trapattoni), disputando una semifinale di Cop-pa delle Coppe contro il Barcellona, vincendo una Supercoppa italiana e segnando 27 gol in 95 presen-ze. Adesso vive a Cagliari (è nella mera-vigliosa Sardegna che Lulù, amante degli animali e della natura, ha deciso di pian-tare le sue radici), ma Firenze è e rimarrà sempre nel suo cuore. È la sua seconda casa. Da doppio ex, Oliveira ha espres-so la sua opinione sulla situazione attua-le della Fiorentina mettendola in guardia dalla sempre difficile trasferta di Cagliari. Lulù, partiamo dalla sconfitta della Fio-rentina contro il Lecce. «La Fiorentina poteva passare in vantag-gio ma ha sprecato con Ljajic e poi ha per-so una partita che non doveva perdere. La gara di domenica era quella che do-veva far fare alla squadra di Delio Rossi il salto di qualità in questa stagione. Do-veva essere quella della svolta, del rilan-cio. Il Lecce non è una squadra che può venire a vincere a Firenze. O meglio, può capitare ma se rigioca altre dieci partite perde altrettante volte». Decisivo è risultato un calcio di rigore. «Un giocatore esperto come Natali non può fare errori così banali. Ha volu-to cercare di intervenire sul pallone per anticipare il giocatore, in realtà doveva accompagnarlo sul fondo. Non sarebbe successo nulla». E adesso?«Adesso diventa tutto più difficile. È una situazione brutta soprattutto per i gioca-tori: gli occhi dei tifosi sono tutti puntati su di loro e magari loro possono pensare sia colpa della società. La Fiorentina ri-schia perché, ora come ora, ho la netta sensazione che sia una squadra che dif-ficilmente sarà sempre concentrata, anzi

avrà sempre paura. Ha tanti giovani e gli errori possono condizionarli, così come eventuali fischi o contestazioni. Tocca ai giocatori di esperienza dare loro una mano, dare qualcosa di più sotto l’aspetto del gioco, altrimenti sarà difficile. I giovani devono anche essere coccolati».

Oltre all’esperienza dei giovani servo-no anche i gol… «Hanno venduto Gilardino da due setti-mane e ancora non è arrivato nessuno. Credo sia un errore privarsi di una pun-ta importante fino a quando non si ha la certezza di avere un rimpiazzo. La Fio-rentina ha un giocatore che spesso fa la differenza – ed è Jovetic – ma quando il montenegrino non è in giornata cosa succede? La squadra non vince. Ljajic è giovane ma ancora non incide, pure do-menica ha avuto la possibilità di segnare ma si è allungato troppo la palla. Serve una punta che faccia da punto di riferi-mento. È troppo importante, perché non puoi sempre aspettare le giocate del sin-golo». Quindi serve un attaccante per risol-vere i problemi? «No, anzi. Sarebbe sbagliato pensare che con l’arrivo di un attaccante la squa-dra possa risolvere tutti i suoi problemi. In realtà alla Fiorentina servirebbero alme-no un difensore, un centrocampista e un attaccante. Se la società ha voglia di con-tinuare a fare qualcosa di importante non può non intervenire sul mercato». Si parla di Amauri, El Hamadoui, Cha-makh. Che ne pensa? «L’ultimo, l’attaccante dell’Arsenal, non lo conosco. La punta dell’Ajax neanche, ma parlano bene di lui. Qualcuno dice che ri-corda me però bisogna vederlo nel cam-pionato italiano prima di giudicare. Amauri invece lo conosco bene. È bravo e for-te fisicamente. Con Jovetic credo possa formare una coppia ben assortita. Però, ripeto, un solo giocatore non farà la diffe-renza».

Arriviamo alla prossima partita: Cagliari-Fiorentina. I sardi arrivano da un otti-mo pareggio a Torino con-tro la Juve. Difficile fare un pronostico? «Il Cagliari gioca bene e nelle ultime due partite ha ottenuto 4 punti. Dopo aver vinto col Genoa ha pareggiato a To-rino, su un campo dove non aveva niente da perdere, con-tro una grande squadra. Mi ricordo che Mazzone, ai tem-pi di Cagliari, quando affron-tavamo una grande ci diceva

sempre: “Noi abbiamo già perso. Almeno proviamo a fare qualcosa di bello, gio-

chiamo”. E così succedeva che qualche sgambetto finivamo per farlo alle squadre più forti di noi. Tornando a Cagliari-Fio-rentina sicuramente la squadra di Ballar-dini in virtù degli ultimi risultati è carica e con le motivazioni a mille. La partita sarà molto difficile per la Fiorentina che, a mio modo di vedere, parte svantaggiata. Cer-to, il calcio è strano e può succedere di tutto. Voglio dire anche che mi dispiace molto vedere la Fiorentina in questa si-tuazione. Sono molto legato alla squadra viola perché mi ha fatto crescere molto calcisticamente ed ho tanti bei ricordi. E poi è pur sempre la quarta-quinta squadra d’Italia e mi piacerebbe tornasse ad esse-re protagonista».

l’eScluSivadi Michela Lanza

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Dopo una partita come quella con il Lecce è difficile cercare di sal-

vare qualche giocatore e di dargli quanto meno la sufficienza. Gare così

meriterebbero per certi aspetti una bocciatura totale, dell’intera squadra.

Comunque non tutto è da buttare. Ci sono de-gli elementi come ad esempio Mattia Cassani che alla fine un incontro onorevole lo ha pur sempre disputato. Certo non ha giocato un match sfavillante, di quelli che resteranno impressi nella memoria di un tifoso. Tuttavia rispetto ai suoi compagni ha sicuramente fatto qualco-sa in più. Intanto c’è da sottolineare come sia perfetta-mente guarito dall’infortunio che lo aveva a lungo tenu-to lontano dai campi di gioco. Si era fatto male a Verona contro il Chievo il 6 novembre scorso nell’incontro che portò all’esonero di Sinisa Mihajlovic dalla guida tecni-ca della Fiorentina. Ed è tornato a giocare una parti-ta ufficiale soltanto domenica scorsa a Novara. Il suo ritorno in campo è stato più che positivo tanto è vero che Delio Rossi gli ha chiesto gli straordinari, facendo-gli disputare tre gare in otto giorni. Anche con il Lecce la sua prova è stata discreta. Cassani ha dimostrato di trovarsi perfettamente a suo agio nel modulo che l’ex tecnico di Lazio e Palermo ha scelto dopo lo stop del campionato. Con il 3-5-2 il giocatore piemontese è di-

ventato l’unico padrone della corsia di destra. Contro i giallo-rossi ha fatto il pendolino su e giù per la fascia, difendendo e nel contempo spingendosi in avanti. Ha corso tanto nel match in cui si è trovato di fronte un ex viola, Davide Brivio,

che esordì a Treviso con Prandelli in panchina alla vigilia di Pasqua del 2006 nell’incontro vinto dai gigliati per 3-1. Sulla corsia di destra la Fiorentina non ha mai sofferto e i salentini nel contempo da quella parte non hanno creato problemi alla

difesa viola. Talvolta Cassani cambiava posizio-ne con Behrami, quando la formazione di Delio Rossi attaccava. Era il giocatore svizzero di tanto in tanto, in fase offensiva, ad andare sulla fascia per cercare di mettere in difficoltà il Lecce. Nono-stante il tanto correre e una partita giocata a mille all’ora, Cassani, alla sua ottava presenza in cam-pionato (al suo attivo 638 minuti) non è riuscito ad evitare l’ottava sconfitta stagionale della Fio-rentina, tenendo conto anche della Coppa Italia (3-0 a Roma), la seconda al Franchi dopo quella subita all’inizio di ottobre con la Lazio. L’ex terzino del Palermo di Delio Rossi alla fine era strema-to. Così l’allenatore viola a dieci minuti dal novan-tesimo lo ha sostituito con il brasiliano Romulo. Ora Cassani ha qualche giorno di tempo per ripo-sarsi e per presentarsi in buone condizioni per la partita con il Cagliari. Deve confermarsi a buoni livelli anche perché tra meno di un mese e mezzo tornerà in campo la Nazionale di Prandelli. E lui sogna una maglia azzurra per i Campionati Euro-pei in programma a giugno in Polonia ed Ucraina.

l’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna SALVIAMO CASSANI ANCHE IN OTTICA AZZURRA

Dopo due scudet-ti vinti a distanza

di tredici anni l’uno dall’altro (il primo nel

1956, il secondo nel 1969) a Firenze sognavano il tris nel

1982. Guarda caso proprio tredici anni dopo il secondo trionfo. Tutto sembrava an-dare per il verso giusto. C’era anche un filo conduttore a legare la Fiorentina del 1969 a quella del 1982: della prima era capitano Giancarlo De Sisti, della seconda lo stesso De Sisti era l’allenatore. E invece tutto svanì al Sant’Elia di Cagliari. Quello è uno stadio a dire il vero che non ha mai portato troppa for-tuna alla formazione gigliata. E’ lì che la squa-dra viola il 16 maggio 1982 perse la possibili-tà di giocare quanto meno lo spareggio con la Juventus per la conquista del tricolore. Rac-contiamola quella infausta giornata di quasi trent’anni fa, nella quale è in programma l’ul-timo turno di campionato. Al comando della classifica con 44 punti ci sono, dopo un lungo testa a testa, i bianconeri di Giovanni Trapat-toni e i gigliati di Picchio De Sisti. Entrambe le formazioni sono impegnate in trasferta. La Juve va a Catanzaro contro una squadra già salva, la Fiorentina appunto a Cagliari con-tro i rossoblu isolani, che hanno bisogno al-meno di un punto per rimanere in serie A. E’

evidente come sia diversa la difficoltà delle due partite. De Sisti al Sant’Elia, dove sono presenti diverse migliaia di tifosi viola, man-da in campo la seguente formazione: Galli; Contratto, Ferroni; Casagrande (Sacchetti dal 78’), Vierchowod, Galbiati; Bertoni (Monelli dal 78’), Miani, Graziani, Antognoni, Massa-ro. La giornata è caldissima e forse è anche per questo motivo che il primo tempo si gioca a ritmi molto bassi. Le emozioni sono prati-camente inesistenti. Al Cagliari, comunque, vanno bene questi ritmi, perché con il pareg-gio ottiene la salvezza. I giocatori gigliati si avvicinano di continuo alla panchina per chie-dere notizie della gara di Catanzaro. Alla fine del primo tempo anche in Calabria il risultato è fermo sullo 0-0. Ma i giallorossi di Mazzo-ne recriminano per un rigore non concesso dall’arbitro Pieri per una gomitata in area di Brio sul centravanti Borghi. A Catanzaro i gio-catori bianconeri rimangono nel frattempo sbigottiti nel vedere tante bandiere viola su-gli spalti. Il fatto è che gli ultrà calabresi sono gemellati con quelli gigliati. Dopo l’intervallo, intanto, a Cagliari la Fiorentina parte all’at-tacco e conquista un calcio d’angolo. Dalla bandierina va a battere Giancarlo Antognoni che mette in area un pallone invitante per la testa di Graziani. “Ciccio” non si fa pregare due volte e segna il gol del vantaggio. L’arbi-

tro Mattei, però, non è d’accordo e lo annulla per un presunto o meglio inesistente fallo del centravanti gigliato sul portiere rossoblu Corti. Le proteste dei giocatori viola ed in particolare di capitan Antognoni sono veementi. Ma Mat-tei è irremovibile. I ragazzi di De Sisti si ab-battono e si demoralizzano. Il contraccolpo a livello psicologico è fortissimo. La squadra si affloscia. Il caldo e la stanchezza cominciano a farsi sentire. Il Cagliari, invece, prende co-raggio e si difende con ordine. A Catanzaro, intanto, a un quarto d’ora dalla fine, l’arbitro Pieri concede un rigore alla Juve. E’ un rigore che c’è, perché effettivamente il centrocam-pista giallorosso Celestini commette un fallo di mano. Ma c’era in precedenza an-che quello per il fallo su Bor-ghi. Comunque l’irlandese Brady, alla sua ultima partita in bianconero, va sul dischet-to e realizza il gol del vantag-gio della Juve. La notizia in un attimo arriva al Sant’Elia. I giocatori della Fiorentina la apprendono dalla panchina. Per loro è una mazzata. Pro-vano ad attaccare ma non ce la fanno. Il morale è basso, le energie scarseggiano e la

lucidità viene meno. La partita finisce così 0-0. Lo scudetto va alla Juventus, vittoriosa a Catanzaro. A Firenze intanto monta la rabbia per come sono andate le cose in quell’ultima giornata. Il rigore negato al Catanzaro e il gol annullato a Graziani non vanno giù ai tifosi viola. Se i calabresi avessero avuto il penalty a favore e la rete di Graziani fosse stata giu-stamente convalidata, la Fiorentina sarebbe diventata per la terza volta campione d’Italia. E allora in quei giorni lo storico direttore del Brivido Sportivo Paolo Melani coniò uno slo-gan che è passato alla storia: “Meglio secondi che ladri”.

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l’uomo in menodi Ruben Lopes Pegna

Quasi tutti bocciati, in blocco, dopo la sconfitta interna con il Lecce. Senza attenuanti. La Fiorentina, è inutile na-sconderselo, contro i pugliesi di Serse Cosmi ha giocato dav-vero male. Non c’è stato un solo colpevole per questa sconfit-ta. Sarebbe facile e semplicistico prendersela con un solo gio-catore dopo una gara disputata a questi livelli, anche se c’è chi si è espresso peggio di altri. Ci sono stati errori un po’ da parte di tutti, errori che poi sono stati determinanti ai fini del risul-tato. Ma è la squadra nel suo insieme che ha fallito la prova. E’ questo il punto. Così come aveva complessivamente bene impressionato almeno per un’ora mercoledì sera all’Olimpico contro la Roma in Coppa Italia nonostante la sconfitta per tre a zero, così ha deluso come squadra contro il Lecce al Franchi. Ci si aspettava la conferma da parte della Fiorentina. Erano fiduciosi i tifosi, poi inferociti a fine partita, e tutto l’ambiente. I segnali di questo inizio di 2012 erano stati incoraggianti, nono-stante la cessione di Gilardino al Genoa e la mancanza fino ad

ora di un centravanti vero, di un punto di riferimento offensivo. Invece contro il Lecce la squadra è apparsa stanca, poco lu-cida, poco reattiva ed anche un po’ nervosa. Lo si è capito subito, sin dalle prime battute di gioco. Magari forse – è facile dirlo comunque con il senno di poi – sarebbe stato opportuno un maggiore turn over. Certo è che ad ogni modo Rossi non aveva molte alternative a propria disposizione. La Fiorentina così faticava a creare le occasioni da rete come era avvenuto, invece, a Novara e a Roma. E quando comunque se le pro-curava (non molte volte per altro) le falliva sistematicamente. Forse magari il pareggio alla fine ci poteva anche stare, ma il giudizio negativo sulla squadra nel suo insieme non sarebbe mutato. Poi ci sono stati anche diversi errori in fase difensiva, tanto più gravi visto il valore non eccelso dell’avversaria. La Fiorentina aveva di fronte, infatti, l’ultima della classe, una for-mazione in grande crisi almeno di risultati. Se il Lecce aves-se perso al Franchi, probabilmente avrebbe dato addio alle re-

sidue speranze di rimanere in serie A. E, invece, la squadra salentina che aveva vinto finora soltanto due partite e che nelle ultime sette giornate aveva conquistato appena un punto (3-3 a Parma) è riuscita a punire i viola, sia pure con una rete realizzata su calcio di rigore. Ora la Fioren-tina, bocciata come squadra nel suo insieme nel match con il Lecce, ha il dovere di riscattarsi domenica contro il Cagliari nell’ultima giornata del girone di andata. Non sarà facile per-ché i sardi hanno iniziato il 2012 alla grande, battendo il Ge-noa al Sant’Elia per tre a zero e pareggiando per uno a uno a Torino contro la Juventus. Ma se la squadra di Rossi giocherà con lo spirito e la determinazione messe in mostra a Novara e a Roma potrà regalare ai propri tifosi una nuova gioia, magari anche grazie a qualche nuovo acquisto.

QUANDO UNA SCONFITTA HA TUTTI COLPEVOLI

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Retroscena e affari sfumati all’ultimo istante sono la parte più gustosa e interessante del calciomercato, che si sta snodando in questo mese di gennaio. Pochi soldi, qualche idea suggestiva, ma soprattutto la prospettiva di qualche calciatore tenuto fin qui in naftalina. Succede quindi che un club ti prepari la maglia con il nome, sia tutto pronto per la presentazione e all’improvviso cam-bino le carte in tavola. E quando già credevi di passare i prossimi mesi in Sardegna ti ritrovi poi in Puglia. E’ la storia di Marco Augusto Romizi, centrocampista della Fiorentina classe ’90, cresciuto nel vivaio viola. I suoi giorni migliori li ha vissuti con la Primavera gigliata e nella stagione 2008/2009 ha vinto addirittura il premio come miglior centrocampista dell’intero campionato. Ha disputato buone stagioni alla Reggiana (prima in compro-prietà e poi prestito dopo la risoluzione della compartecipazione in favore della Fiorentina) che lo hanno portato fino all’azzurro disputando da titolare il Mondiale Under 20 in Egitto nell’ottobre 2009 e dodici mesi più tardi conquistando l’attenzione dell’Un-der 21 di Ciro Ferrara. Il ritorno a Firenze però non è di quelli da raccontare ai nipotini. Il ritiro estivo con la prima squadra a Cortina (e parte di quello a San Piero a Sieve) lo passa a recu-perare da un infortunio con conseguente operazione alla spalla, tanto da essere schierato raramente anche nelle amichevoli di inizio stagione. Corvino decide di tenerlo in rosa ma Mihajlovic non va oltre qualche convocazione premio per l’impegno in al-lenamento e Rossi si deve ‘arrendere’ all’esplosione di Salifu, che rispetto alle gerarchie di inizio stagione lo ha ampiamente scavalcato. Ed eccoci a qualche giorno fa e a quel dietrofront tanto inaspettato quanto curioso. Il Cagliari preme per avere la comproprietà del giocatore e l’interesse di una squadra di serie A inorgoglisce Romizi, che in un primo momento accetta di buon grado il trasferimento. Il club del presidente Cellino prepara la maglia con il nome e si prodiga per organizzare la presentazione.

La notte, come spesso accade, porta consiglio e il giorno dopo lo scenario appare completamente ribaltato. Si inserisce il Bari che garantisce al ragazzo una maglia da titolare e la prospettiva di poter riconquistare un posto nell’Under 21 di Ferrara. Romizi ci pensa, ringrazia Cellino, fa dietrofront e si trasferisce in Puglia con buona pace di chi lo aveva addirittura già inserito (in pan-china) nella probabile formazione del Cagliari che domenica ha affrontato la Juventus.PALLINO CONTI. Cosa hanno in comune Romizi e Daniele Conti? Probabilmente niente, anche se una certa affinità nel ruolo potremmo pure riscontrarla. Il fatto è che non possiamo dimenticarci del capitano del Cagliari in questa pagina dedicata al mercato nella settimana che precede la sfida con i sardi. Da-niele Conti è uno dei colpi inseguiti e rimasti (pur-troppo) in canna a Pantaleo Corvino. Il ds viola, fin dal suo arrivo a Firenze, ha provato in più modi a piazzare Conti nel centrocampo della Fiorentina. L’esperienza e la propensione al gol del capitano del Cagliari sarebbero piaciuti a Prandelli e quindi a Mihajlovic ma il ds viola ha dovuto fare i conti (è proprio il caso di dirlo) con la tenacia del club sardo, che ha sempre costruito la squadra intorno al regista romano, e con la stessa volontà del gio-catore - legatissimo a quel club e alla Sardegna - di non muoversi. Il momento in cui è stato più vicino alla Fiorentina è stato nell’ottobre 2010. I suoi dis-sapori con l’allora tecnico Pierpaolo Bisoli gli costa-rono l’esclusione dalla squadra (insieme all’ex vio-la Agostini) e il suo status di ‘fuori rosa’ non passò inosservato a Firenze. Corvino provò a prenderlo per l’ennesima volta, ma Cellino sgombrò il cam-po da ogni possibile partenza e fece in modo di

far riappacificare tecnico e giocatore. Da lì in avanti si può parlare solo di indiscrezioni più o meno fondate. L’ultima risale a qualche settimana fa con la Fiorentina, si sussurra, disposta a proporre Ljajic o Felipe per il centrocampista di Nettuno. Ora però appare diffici-le credere che Corvino si privi di un giocatore di prospettiva come il serbo per un altro (pur bravo ed esperto) con la carta d’identità ormai ingiallita. Le bandiere nel calcio non esistono più, ma un giocatore che con la maglia rossoblù ha messo insieme 337 pre-senze ed è recordman nella storia del club sardo (ha strappato di recente il primato a Brugnera) è molto vicino ad esserlo. Occorre insomma uno sforzo di fantasia, ad oggi, per immaginarsi Conti con una maglia diversa da quella del Cagliari.

ROMIZI DIETROFRONT, CONTI INSEGUITO E MAI RAGGIUNTO

Intrecci di MERCATOdi Alessandro Latini

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PER DIVENTARE ARBUSTI LE PIANTICELLE VANNO CURATE

mattinata Fiorentinadi Cristina Mattioli

Le piccole pianticelle affinché crescano bene e diventino degli arbusti belli e forti vanno curate e annaffiate. Così la Fiorentina dovrebbe fare con i suoi giovani viola. Un settore giovanile molto promettente quello gigliato che negli ultimi anni ha sfornato degli ottimi elementi, che hanno regalato momenti di gioia ai tifosi viola tanto avviliti per le prestazioni della prima squadra da tre anni a questa parte. Solo di qual-che mese fa la vittoria della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana da parte della Primavera che ha fatto e sta facendo delle ottime cose; da non dimenticare inoltre il primo posto in campionato degli Allievi Nazionali nella stagione 2008-2009. Queste tre vittorie qualcosa ce l’hanno in comune, eccome, e si chiamano: Babacar, Camporese, Iemmello, Agyei, Car-raro e Piccini. Sì, sono proprio loro che crescendo in punta di piedi nel settore giovanile lo hanno portato al trionfo per

ben tre volte, due delle quali sotto la guida del tecnico Renato Buso. Ragazzi tutti molto promettenti, tutti na-zionali, che ancora però non sono riusciti a ‘sbocciare’, chi per un motivo, chi per un altro.L’ABBANDONO DEL NIDO. Quella finale di Coppa Ita-lia all’Olimpico tra Fiorentina e Roma del 3 marzo 2011 è ancora davanti agli occhi di ognuno di noi. Un trofeo quasi scontato, quello viola, vista l’ottima stagione della Primavera dello scorso anno; partita alla grande in cam-pionato aveva poi completato l’opera arrivando in finale al Torneo di Viareggio contro l’Inter. Un match quello della Coppa Carnevale, tiratissimo che però ha visto uscire vincitori i nerazzurri. Certo è che da un gruppo di ragazzi così affiatati e promettenti non ci si poteva che aspettare grandi cose. Il merito va anche a Rena-to Buso che se li è cresciuti e coltivati nel tempo fa-cendoli diventare, nel loro piccolo, dei campioni. Alcuni hanno in cassaforte una vittoria del campionato Allievi (stagione 2008-2009) e la conquista della Coppa Italia, ma purtroppo non hanno potuto godersi il trionfo del-la Supercoppa Italiana perché ‘spediti’ a giocare altro-ve. Carraro, Piccini e Iemmello in primis. Tre giocatori che sono stati mandati in prestito a farsi le ossa in altri campionati con la speranza che possano tornare pronti per il grande salto. Una mossa sicuramente pensata ma

che purtroppo potrebbe avere un riscontro negativo: finire nel ‘dimenticatoio’ come è successo a molti altri ragazzi, uno su tutti Samuel Di Carmine. Tutti e tre questi giovani avevano sostenuto la preparazione con la prima squadra, ancora sotto la guida di Sinisa Mihajlovic, mettendosi in mostra e cercan-do di convincerlo a dar loro una possibilità, ma così non è stato. Corvino quindi, non avendo altra soluzione, è riuscito a piazzarli ognuno in posti diversi: Federico Carraro al Mo-dena in serie B, Cristiano Piccini alla Carrarese che disputa il campionato di Lega Pro Prima divisione e Pietro Iemmello alla Pro Vercelli, squadra che milita nello stesso campionato di quella toscana. Una gavetta che, come in ogni lavoro, ci deve essere e che speriamo dia davvero buoni frutti. Adesso l’unico modo per non rovinarli è cercare di seguirli nelle loro

imprese e chi lo sa, magari un giorno, ci auguriamo non troppo lontano, qualcuno di loro sarà utile alla causa viola e riuscirà a far rialzare questa Fiorentina, oggi così poco convincente. ‘Puntare sui giovani’ è lo slogan della società viola, auguria-moci che sia così.PORTA SEMIAPERTA. Per tre che se ne vanno, tre che re-stano: Camporese, Babacar e Agyei. Dopo le tante sod-disfazioni che si sono tolti con la Primavera: per Campo-rese e Agyei un vero e proprio triplete (campionato Allievi, Coppa Italia e Supercoppa), mentre per Babacar solo due trionfi (campionato Allievi e Coppa Italia), adesso è arrivato per loro il momento di ‘crescere’ e di fare quel salto di qualità che non a tutti riesce. La carta ancora da giocare questi tre ragazzi ce l’hanno, se gliene verrà data l’occasione, e starà solo a loro conquistare il ‘cuore’ del tecnico viola Delio Rossi. Babacar e Camporese sono sicuramente i due che con la pri-ma squadra hanno preso più confidenza, visto che sono stati impiegati negli anni passati anche da Prandelli e Mihajlovic. Poco, per adesso, l’attaccante e il difensore centrale han-no fatto vedere, forse anche a causa della troppa fiducia in loro stessi che a tutto li ha portati tranne che a combinare qualcosa di buono. Per Agyei la storia è sicuramente diver-sa: mai fuori dalle righe, il ghanese si sta facendo strada un passo alla volta. Ottimo destro naturale, bravissimo anche con il sinistro, spicca per la sua ottima visione di gioco e per l’istintiva capacità di recuperare palloni. Anche lui come tutti gli altri, tranne Iemmello, ha fatto il suo debutto in serie A con la Fiorentina, ma da allora purtroppo non è più riuscito a rita-gliarsi nemmeno un piccolo spazio in prima squadra. Ma chi lo sa, Rossi nei giovani ci crede, e tanto, ed è pronto a dare un’occasione ad ognuno di loro a patto che si comportino da professionisti e che non pretendano di bruciare le tappe, come spesso accade ai giovani talenti. Adesso per loro c’è da lavorare, aspettando e sperando di riuscire a prendere al volo quel treno che si dice passi solo una volta, e non finire tristemente nell’album dei ricordi della Fiorentina.

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RIZZO: OK I BABY MA E’ DIFFICILE RIPETERE LA VIOLA YE’-YE’

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Due rappresentanti storici della tifoseria hanno accettato di partecipare al nostro “cin-

que contro cinque”, che non è un match di calcet-to. Da una parte Valter Tanturli, presidente dell’Associa-

zione tifosi fiorentini (ATF) e del glorioso Viola Club Viesseux, il cui striscione campeggia in Curva Ferrovia. Dall’altra Stefano Sartoni, ex presidente del viola club Collettivo il cui striscione con l’indiano “navajo” è stato ammainato in curva Fiesole l’anno scorso ma resta indelebile negli annali e nei cuori viola. Cinque domande uguali per entrambi, cinque risposte diverse e indi-pendenti, perché l’uno non conosce le risposte dell’altro. 1) Jovetic potrà diventare un idolo come accadde a Baggio, Batistuta o addirittura Antognoni? TANTURLI - «Io penso di sì, quantomeno è sulla buona strada. Però gli serve una spalla di alto livello. Antognoni riusciva a reggere la squadra da solo, ma erano altri tempi. Baggio invece formava la famosa ‘B2’ insieme a Borgonovo e Batistuta face-va coppia con Baiano». SARTONI - «Il calcio moderno, purtroppo, ci ha insegnato che le bandiere non esistono più. Come tifoso mi auguro che Jove-tic resti qui a lungo, ma non mi illudo troppo». 2) Tutti pazzi per Jo-Jo: piace a De Laurentiis, all’Inter, al City… I tifosi giallorossi hanno perfino organizzato una pe-tizione online per portarlo a Roma. Il contratto che lo “blin-da” a Firenze fino al 2016 reggerà? T - «Per far reggere la ‘blindatura’ c’è un solo modo: creare una squadra competitiva intorno a lui e trattenere gli altri giocatori importanti. Ovvero Montolivo, Behrami e Vargas, visto che gli altri sono già partiti». S - «I contratti secondo me non contano più nulla. Contano i progetti e le ambizioni della società. Se Jovetic si confermerà a questi livelli e la Fiorentina non farà il salto che tutti ci auguria-

mo, nel giro di un paio di anni rischiamo di perderlo». 3) Attualmente che valore dareste al cartellino di Jo-Jo? T - «Le logiche attuali di mercato dicono che un’offerta di 50 milioni sarebbe irrinunciabile. Ma io rimango dell’idea che i gio-catori buoni vadano tenuti, sempre e comunque». S - «Il suo valore secondo me arriverebbe già a 25 milioni. Ma per ora, fortunatamente, non è sul mercato». 4) I Della Valle si giocano tutto con Jovetic? Se lo vendono si giocano anche Firenze? T - «Indubbiamente sì. Come ho detto, negli ultimi anni sono partiti troppi giocatori. Si è parlato della fine di un ciclo, ma per me un ciclo finisce quando si vince qualcosa. Spero anche in una maggiore presenza da parte dei Della Valle: ritengo sia basilare per il Progetto, come lo chiamano loro, anche se a me questa parola fa paura. L’ho sentita pronunciare da troppi presidenti in passato e poi è andata com’è andata». S - «No, ormai i giocatori vanno e vengono. L’aspetto fonda-mentale, quando vendi un giocatore, è come lo sostituisci. Jo-vetic è molto importante ma non si può ridurre tutto a lui. Ciò che lega i Della Valle alla città non è Jovetic, bensì il Progetto, gli obiettivi del Patto per Firenze e la voglia di investire. Io penso che questa voglia ce l’abbiano ancora». 5) Qual è la particolarità di Jovetic che ha fatto innamo-rare i tifosi? T - «Non si è montato la testa, almeno questa è l’impressio-ne che emerge dall’esterno. Non finisce sulle copertine delle riviste, non ha una vita notturna chiacchierata. Fa tornare in mente Baggio quand’era giovane, e anche sul campo gli so-miglia. Inoltre i due sono accumunati dal fatto di aver superato un lungo infortunio. Baggio poi ha vinto tanto, ma mi auguro che Jovetic vinca a Firenze! Mi girerebbero le scatole se noi lo crescessimo a ‘mollichine’ di pane e poi venissero l’Inter o la

Juve a portarcelo via». S - «Non lo conosco personalmente ma mi sembra un ragaz-zo semplice. Dà l’impressione di amare il calcio, di fare il suo lavoro con passione. Quando segna non fa versi da esaltato, quando subisce fallo non fa sceneggiate. Se ricorda un po’ Baggio nel modo di fare? Sì, ma tecnicamente gli è ancora in-feriore, Baggio vinceva le partite da solo o quasi. Jo-Jo però ha ancora tanto tempo». E per il tifoso non è vietato sognare. Anzi, vietato smettere di farlo.

E’ stato uno dei centrocampisti del-la Fiorentina scudettata 68/69. Arrivò a

Firenze dal Cagliari nell’estate del 1968 in cambio di Brugnera ed Albertosi. Francesco Riz-

zo fu protagonista di quel tricolore, uno scudetto nato nell’in-credulità settimana dopo settimana, vinto da una squadra molto giovane: la chiamavano la Fiorentina yè-yè dei vari Amarildo e De Sisti, di Merlo ed Esposito, di Chiarugi e Ma-raschi, di Superchi e Brizi, di Rogora e Mancin, ma anche del Petisso Pesaola. La Fiorentina, oggi, prova a seguire le orme di quella squadra yè-yè e con Rossi riparte dai giovani, ma serve pazienza, tanta. L’ex giocatore viola non nascon-de un po’ di dispiacere per il periodo negativo che sta attraversando la squa-dra gigliata, ma è convinto che la strada da percor-rere sia quella giusta. Un nuovo progetto, la cresci-ta dei giovani e qualche campione possono essere gli ingredienti fondamenta-li per riportare la Fiorentina nella posizione di classifica che le gli compete: Rizzo ne è sicuro.Iniziamo proprio dai gio-vani: quale baby viola l’ha colpita maggiormen-te? «La Primavera viola è una squadra molto forte, la società sta facendo un ottimo lavoro. A me piace molto Salifu, ha le carte in regola per diventare bravo, ma ha bisogno ancora di crescere, gli manca un po’ di padro-nanza con la palla».A differenza della gara con il Lecce, dove tutti hanno sbagliato la gara, a Roma in Coppa Italia la Fiorentina ha perso, però, anche a causa dei peccati di gioventù. «Con-sidero Rossi un allenatore bravo, mi è sempre piaciuto. E’ lui il tecnico e fa le sue scelte, scelte che in poco tempo gli han-

no dato ragione dal punto di vista della crescita di alcuni elementi. Gli errori dei giovani a Roma? E’ l’altro lato della medaglia. Gli sbagli ci sono sempre stati, sono dietro l’angolo. A Roma poteva

capitare, Nastasic è stato autore di un primo tempo notevo-le, Salifu al di là dell’errore ha giocato bene, il recupero di Camporese è stato importante, bisogna insistere su questa strada. Sbagliare aiuta a crescere».Dai giovani alle cessioni: cosa pensa della partenza di Gi-lardino? «E’ difficile capire cosa è successo, se la società ha fatto questa scelta vuol dire che ci saranno dei motivi. E’

un attaccante che ha dato molto a Firenze, è difficile privarsi di un uomo d’area di questi livelli».Che tipologia di attac-cante servirebbe alla Fio-rentina? «Io andrei su un giocatore che il campionato italiano lo conosce già. La Fiorentina ha bisogno di un rinforzo subito, che si integri in poco tempo con la squa-dra e che non abbia proble-mi di ambientamento».La convince Amauri? «Amauri è un giocatore un po’ contro-verso, ma da Fiorentina. Firenze è l’ambiente giusto per lui».Dove può arrivare Jovetic? «E’ un giocatore incredibile, sta dimostrando di essere un fuoriclasse e con il tempo entre-rà di diritto tra i big della storia viola».Lei è stato uno degli artefici del secondo scudetto viola. Quella Fiorentina era molto giovane: trova qualche ana-logia con questa attuale nonostante gli attuali passi fal-si? «7/11 di quella squadra era composta da giovani. Io, De Sisti e Amarildo eravamo i più anziani. Non trovo riferimenti a questa squadra. Quando sono arrivato alla Fiorentina avevo già otto campionati alle spalle. Erano altri tempi, il calcio era diverso, quella era una squadra irripetibile».Quanto tempo dovrà passare per tornare a vedere il Franchi pieno di tifosi? «La Fiorentina è dei fiorentini che la amano in maniera incondizionata, ma col passare degli anni sono cambiate le necessità della gente. C’è bisogno di uno stadio di una certa grandezza. In quegli anni avevamo di domenica 60 mila spettatori che venivano a vederci».Pensa ci sia bisogno di un nuovo stadio? «Più che di un nuovo stadio avrei pensato a coprire questo: al Franchi c’è molto freddo. Ho qualche dubbio sulla realizzazione di un nuovo stadio».Ci racconta un aneddoto divertente che ricorda di quei due anni trascorsi a Firenze? «Ho tutti ricordi positivi, al di là di qualche storia con Pesaola. Ero amico di tutti i compagni di squadra, non dimenticherò mai quelle giornate al mare con tutte le famiglie. Andavamo spesso a Viareggio».

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Quando mi è stato detto che avrei dovu-to fare un’intervista a Enrico Albertosi,

indimenticabile portiere di Fiorentina, Cagliari e Milan, in redazione già si ricordava-

no i tempi quando la figurina Panini di Ricky ve-niva scambiata e ricercata come una delle più appetibili sul “mercato”. Albertosi valeva bene un Bordon, un Beccalossi e uno Spillo Altobelli, ma anche uno Zoff, che divenne poi un tormentone nella Nazionale azzurra. Ho avuto il piacere e l’o-nore di parlare con lui in questo momento così delicato della stagione della Fiorentina, con l’interesse verso il presente ma con un occhio anche al futuro.Sig. Albertosi, cosa pensa di questo momento così disa-stroso della Fiorentina?«E’ un momento particolare. La squadra ha molti giovani in rosa, soprattutto in attacco e per questo tutta la squadra ne risente. Con i giovani si vivono momenti di alti e bassi. Hai fatto benissimo a Novara, bene a Roma nonostante il risulta-to ma poi hai perso in casa con il Lecce. E’ sicuramente una squadra che ha un futuro, ma per il presente c’è bisogno di esperienza».Dopo le contestazioni di domenica, crede davvero che i Della Valle torneranno ad investire nel mercato?«Mi sembra che Della Valle sia stato chiaro, si torna sul mer-cato. A gennaio però non hai una grande scelta sugli acquisti da fare. Puoi prendere quello che c’è. O andare nel merca-to estero per trovare un giocatore pronto. Tevez a Firenze sarebbe come il cacio sui maccheroni, ma è ovviamente un nome fuori mercato. Jovetic da solo comunque per questa squadra non basta».Tra mercato e polemiche, domenica c’è la delicata tra-sferta di Cagliari, che lei conosce molto bene.«Si, il Cagliari lo conosco benissimo. A Torino ha dimostrato di saper giocare a calcio, e bene. E’ andato sotto subito, ma è riuscito a reagire e non gli sono stati concessi anche un paio di rigori. Se avesse pareggiato già nel primo tempo avrebbe potuto portare a casa il risultato. In casa la domenica prece-dente ha stravinto. Le contestazioni possono un po’ distrar-re la squadra, specie i giovani che possono rimanere un po’ scossi. Firenze è così. Vuole vedere giocare a calcio e vuole vincere. O bene bene, o male male».Secondo lei come si è arrivati a questa situazione?«Secondo me perché sono stati dati via, anche regalati, gio-catori di grande esperienza. Gilardino, ma soprattutto Frey è

stato un errore madornale. Perché anche a Genova sta dimo-strando cosa un portiere può fare per una squadra. Perché quando salvi il risultato tre, quattro volte a partita, allora sei un giocatore decisivo. E Frey lo è».Ha nominato Frey, a Firenze ci sono Boruc e Neto. Quale il futuro dei portieri della Fiorentina?«Quando un portiere è giovane e gioca una partita ogni tanto, specie in Coppa Italia, non può far vedere il suo reale valore. Magari ha del potenziale, magari è anche più bravo del tito-lare ma se non gioca almeno una decina di partite non si può vedere. Non gioca mai, perché c’è Boruc. Ma non so se la Fiorentina possa permettersi di rischiare di giocare con Neto titolare, magari con un altro portiere giovane in arrivo».Il mercato appunto. Si è parlato di cedere Boruc per pro-vare magari a prendere Viviano, tifosissimo viola, ora in comproprietà al Palermo.«Ecco, anche Viviano può essere un punto interrogativo. Si è rotto il crociato, non gioca per sei mesi e per un portie-re l’inattività si sente. Neto non lo conosco, l’ho visto solo

in Coppa Italia con la Roma. Non è andato troppo male, ma non è andato neanche benissimo».La Fiorentina a Cagliari prova a riprendere una stagione ormai compro-messa, o la sconfitta con il Lecce ha escluso del tutto la squadra viola dalla rincorsa all’Europa?«Con una squadra giovane non lo puoi mai sapere. C’è e ci sarà sempre un’alternanza di risultati. Hanno perso in casa con il Lecce, ma magari pos-sono vincere a Cagliari. Cagliari è un campo difficile, difficilis-simo, ma la Fiorentina, anche i miei tempi, è sempre andata bene in territorio sardo».Cagliari campo difficile, ma visto i mancati permessi sembra che la partita possa esser giocata a Trieste.«Di sicuro è un grandissimo vantaggio per la Fiorentina. Ma alla fine troveranno un permesso o una proroga. E’ impensa-bile pensare che i tifosi del Cagliari debbano seguire la pro-pria squadra addirittura a Triste».Ad oggi, si rivede in qualche portiere della Serie A?«Per come ero io, mi rivedo un po’ in Buffon».Preferisce il calcio di oggi o quello dei suoi tempi?«Degli anni in cui ho giocato non rimpiango nulla, perché ci si divertiva. Certo, magari mi sarebbe piaciuto giocare oggi. Dove i giocatori si divertono un po’ meno, ma con tutte le trat-tative e i procuratori guadagnano quello che vogliono, cifre impensabili per i miei tempi».Un’ultima battuta: secondo lei chi vince il campionato quest’anno?«Penso che lo vinca la Juventus. Il pareggio con il Cagliari e la sconfitta del Milan nel derby sono segnali che questa è l’annata giusta. Ma sarà una lotta fino alla fine tra Milan e Juve».Sarebbe stato bello sfogliare oggi l’album Panini e trovare un Ricky Albertosi. Chissà che valore potrebbe avere una figuri-na come la sua. Magari in un Milan che lotta per lo scudetto, o in una Fiorentina o in un Cagliari che cercano le porte dell’Eu-ropa League. A pensarci bene, sicuramente oggi varrebbe un Buffon, un Pirlo e un Del Piero. Solo ad averlo doppione, certo. E poter dire: celo, celo, celo.

ALBERTOSI: COME SI FA A REGALARE FREY! NETO HA BISOGNO DI CONTINUITA’ PER DIMOSTRARE SE VALE

l’interviStadi Federico Pettini

A costo di sem-brare di sparare

sulla Croce Rossa, la pun-cicata alla Cercina non può mancare. Si mostra

chiaramente immatura per il ruolo, perché chi si accompagna ad un personaggio pubblico del-lo sport, del calcio in primis che è lo sport più

popolare, non può dare sfogo ai suoi pensieri come se fosse la ragazza di un ragioniere di Banca. Nella lauta prebenda che il suo fidanza-to prende c’è anche l’indennità per un compor-tamento consono e provocare i tifosi e la società non rientra in questi canoni. E’ comportamento oltre tutto autolesionista. Mai sfidare aperta-mente le masse perché nelle masse c’è di tut-

to, anche il peggio del peggio e non è salutare stuzzicarle. Usi quindi Internet per altri scopi, anche culturali (studiare il congiuntivo non sa-rebbe cattiva idea) e lasci al dr. Teotino di usarlo come tribuna per rivolgersi al popolo. Non è che nemmeno lui eccella nel saper scegliere tempi e materie, ma, almeno, lo pagano per quello. Di passaggio una puncicatina la diamo comunque

anche a Delio che, a nostro parere, alla mate-ria ha dato troppo peso in conferenza stampa. Quello che ha detto meglio dirlo a quattrocchi, “coram-populo” ha altra valenza ed importanza. Quando uno sbaglia si getta acqua sul fuoco, non benzina.

Il Pungiglione MANCO FOSSE LA RAGAZZA DI UN RAGIONIERE DI BANCA

Anche i’2012 e gli ha buttao la maschera! Pe’ chi, come i’non-no, e s’era illuso dopo Novara che fosse arrivaa la vita nova, gni ha rivogao du’labbrae da non rimane’ ritti! La prima la ci si potea anche aspettare e ormai, abituati a contentassi di nul-la, e la s’era anche presa bene: “ e s’è giohato! I’primo tempo e un n’hanno visto palla..” poi e ce n’hanno fatti tre, ma icche vor dire… errori di gioventù. Ma oggi, o icche si dice? Sper-nacchiati ‘n casa da i’ Lecce urtimo e solo, dopo ave’ ritirao fori una prestazione sinisiana di’ periodo peggio! Oggi anche chi s’è abituao a manda’ giù ogni cosa e un po’ non ave’ gli urti di vomito! A i’nonno e gni dà i’rivortone anche i’vino cosa che cre-deo la sarebbe successa sortanto ‘n tempo di tiro secco. E t’ha voglia di pigliattela con la Cercina che, poerina, an-

che a lei icche gni avranno ìnsegnao a fare a adopra’ ‘nter-nette! ‘Nternata e l’andrebbe, ‘n un be’ posto tranquillo! O co’ i Corvo che ormai e gli svolazza su’ cadaveri che ci ha portao e che, tutte le vorte che scendano ‘n campo e sembran più mor-ti ancora. Ma Delio e dice che Lazzari e risorgerà! Un si sarà miha montao i’capo anche lui che crede d’esse’ Berlusconi? ‘Ntanto e ci è riuscio di liberacci di Romizzi che, essendo l’unico che sa fare i’mediano magari e ci potea risorvere anche quarche probrema. ‘N qui ruolo e se n’ha tanti! E pullulano sì che gni toc-ca a inventasseli anche quelli che c’entran come e cavoli a me-renda. Perché uno che pensa che Salifu e sia un regista e ci fa dubita’ forte, anche a noi che pe’ i’ masticatore e ci s’ha sempre avuo un occhio di riguardo. Ma Romizi no e Romulo nemmeno, e

ce l’ha co’ Romme iDDelio e un c’è discussione! Ecco per-ché gli hanno regalao Mutu! E gli era Rom-eno. E siam messi male, anzi peggio. Ridotti a elemosina’ alla Juve Amauri che gli hanno messo ‘n purgo come le lumache da se’ mesi, o piglia’ i’ primo marocchino fuori squadra all’Aiasse, nella ricerca dispe-raa d’uno peggio di’ tanche! Peggio e un ce n’è e gli han detto a i’Corvo! Volete vede’ che ve lo trovo! E gli ha risposto lui. Gli è alla ricerca! Se potessi e mi mettere’ a corre’ lontano pe’ fa’ l’urlo alla luna come i’Fantozzi. ‘Nvece, ‘mbullettao a questa seggiola, ‘n questa cantina puzzolente e con quello schermo nero che e un mi porta che brutte notizie, e mi sembra d’esse’ alla gogna! O perché vu ci fae pati’ così? Ma comunque e sempre Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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C7 Girone A - Dopo 7 giornate una cop-pia comanda la classifica di questo rag-gruppamento: con 18 punti conquistati Futbol Club Nuoto Extremo e Stempiaz FC C7 hanno tre lunghezze di vantaggio sui campioni in carica del Meeting Place. Un girone nel quale i reparti difensivi delle due capoliste la stanno facendo da padro-na: lo Stempiaz FC C7 ha subìto solamen-te 5 reti, mentre ancora meglio ha fatto il Futbol Club Nuoto Extremo che mantiene la miglior difesa del gruppo con sole 2 reti incassate (entrambe nell’unica sconfitta patita per mano dell’AC Bandino Papaya Viaggi). Non sarà quindi facile per il Mee-ting Place recuperare i tre punti di svantag-gio dalla coppia di testa: proprio la sconfit-ta patita prima della sosta col Futbol Club Nuoto Extremo ha causato la perdita del primo posto per i campioni in carica che

si trovano al momento in svantaggio an-che nello scontro diretto con lo Stempiaz FC C7 (che si era imposto per 4-2 nella terza giornata). A tre punti dal Meeting Place un’altra coppia: AC Giglio C7 e Dagnene Secche difficilmente riusciran-no a lottare per la vittoria del campiona-to, ma cercheranno di conquistare un posto nella Top League, forti anche del piccolo margine di vantaggio (3 punti) su AC Bandino Papaya Viaggi e Ruzzo Albi-seleste. C7 Girone B - Sempre in fuga il CS Sor-gana C7: con 7 successi in altrettante gare disputate la capolista mantiene 7 punti di vantaggio su I Terroni C7 ed 8 lunghezze sull’AC Peruzzi. Un margine che permette ai primi della classe di dor-mire sonni abbastanza tranquilli: anche

perché il CS Sorgane C7 si è mostrato sinora squadra molto solida, tant’è che vanta sia il miglior reparto offensivo (39 reti all’attivo) sia la miglior difesa (8 gol in-cassati) del girone. Per I Terroni C7 ed AC Peruzzi la scalata verso la vetta è davvero ardua: oltre a non sbagliare più, do-vranno anche sperare in qualche (difficile) passo falso della capolista. E se la lotta per la vittoria del campionato sembra al momento lontana dal potersi riaprire, apertissi-ma è la sfida per la con-quista del quarto posto: nel giro di 3 soli punti ci sono ben 5 formazioni. La coppia Telerama C7 ed Atletico Coverciano (11 punti) ha un leggero vantaggio sul terzetto di squadre composto da FC

Montalunga, Sporting Pampero e Caripar-ma (8 punti). Infine, in fondo alla classifi-ca, una sola squadra è ancora ferma a 0 punti dopo 7 giornate: si tratta degli X-Man che detengono il primato negativo quale peggior difesa di tutti e 4 i giro-ni del calcio a 7 con 52 reti al passivo. C7 Girone C - Lotta a due per la vittoria del campionato: Flamurtari e Polis Mul-tietnic C7 sono divise da un solo punto e tengono a debita distanza le principali inseguitrici. Il Flamurtari, che comanda la classifica con 19 punti, è l’unica for-mazione imbattuta in questo raggruppa-mento e vanta il miglior reparto difensivo con 8 reti subìte. La Polis Multietnic C7 insegue a 18 punti: per la formazione a cui il titolo era sfuggito per soli 2 punti nella passata stagione, vi è la possibilità

di riprovarci, nonostante il ko patito nello scontro diretto col Flamurtari che è valso la perdita della vetta. Ma il campionato è ancora lungo e queste due formazioni si daranno senz’altro battaglia sino alla fine. A sei lunghezze dal primo posto trovia-mo la coppia formata da Avavava FC ed I Soliti Ignoti, mentre hanno un punto in meno Sangue Blues e Gli Spartani: lotta apertissima pertanto per la terza posizio-ne, con i Sangue Blues che si faranno forza del proprio reparto offensivo (mi-gliore del girone con 26 reti) anche se detengono la peggior difesa di questo quartetto nel quale Gli Spartani primeg-giano con sole 11 reti incassate. Infine un record curioso in questo gruppo: il Secretkick 08 C7 ha realizzato appena una rete in 7 gare, col risultato di trovarsi con un solo punto all’ultimo posto della classifica. C7 Girone D - Classifica rivoluzionata in questo raggruppamento dopo la delibe-ra (relativa al sesto turno) che ha inflitto a FC Breccia e Groove Street la sconfitta a tavolino per entrambe, responsabili della sospensione (al 18’ del secondo tempo) della partita disputatasi il 14 dicembre 2011. Adesso un terzetto comanda la clas-sifica con 16 punti: oltre a FC Breccia e Groove Street è l’Ardigliona FC che be-neficia della decisione del Giudice Sportivo e si porta in vetta al girone. Il FC Breccia ha il miglior attacco del gruppo con 31 reti (alla pari della Dinamo Florentia), mentre il Groove Street è la squadra che ha subìto meno reti di tutti (appena 2). L’Ardigliona ha comunque dimostrato di poter compe-tere con questi due squadroni, e la prova del nove sarà nel prossimo turno (merco-ledì 18 gennaio) allorquando il match col Groove Street ci dirà quale sarà la princi-pale rivale dei campioni provinciali in carica del FC Breccia. Molto combattuta anche la lotta per il quarto posto dove quattro for-mazioni sono divise da sole tre lunghezze: Dinamo Florentia (12 punti), Cral Nuovo Pi-gnone e Real Florentia (entrambe a quota 10), e Riddim (9 punti). Infine da segnala-re l’esclusione da questo girone del Fu-sion 2012 a causa della terza rinuncia alla partecipazione ad una gara del campionato.

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È finita la prima settimana di partite dopo la ripresa dalla pausa natalizia e con tutti i risultati sottomano possiamo dichiararla “settimana nera per le squadre ATLETICO”: solo nel femminile del girone Argentina le Atl. Smile F hanno battuto per 4-2 le A.C.Clo, poi una serie di sconfitte che hanno fatto iniziare male questo 2012 sportivo alle formazioni ATLETICO. Nella Grioli Cup girone A sia l’Atl. Passera che l’Atl. Disagio hanno perso rispettivamente con Sparta FI e Fiorucci AC per 2-8 e 1-4. Nell’Inghilterra C7 è stata l’Atl. Tanta Roba a subire una sconfitta per mano dei Pipela, vittoriosi per 4-1. Spagna C5 e Spagna C7 hanno visto entrambi una sconfitta per gli “Atletico”:

nel C5 il Maracanà ha fatto fuori l’Atl. Pampero per 20-1 (ben 7 qui le reti di bomber Grassi) mentre nel C7 i Ficalakcicciocer hanno sconfitto l’Atl. Poco FC per 16-0! Insomma settimana davvero poco fortunata per queste formazioni che già dalla prossima cercheranno di riscattarsi.

NEL CROAZIA C5 PdM e MCL DI PARI PASSO! Nessuno vuole mollare la vetta nel girone Croazia, entrambe in testa prima della pausa natalizia ed entrambe in testa dopo. Il Pian del Mugnone ha trovato la vittoria in casa del Coffee Team vincendo per 6-2, grazie anche alla tripletta del loro bomber Riccardo Frati, ed è arrivato a quota 25 pt in classifica. L’Mcl Quinto Alto ha portato a casa i 3 punti contro i No Beghe (che in realtà di beghe gliene hanno create più di una mollando solo al triplice fischio, sul risultato di 5-6), appaiandosi in testa con i PdM. Alla cooperativa del gol dell’Mcl ha risposto a suon di reti Alessandro Gurgone, autore di tutti e 5 i gol dei No beghe, che però non sono serviti ad ottenere punti importanti per il campionato. Poco sotto anche i cugini del Mugnone FC che hanno vinto fra le mura amiche per 7-4 contro gli Ais Firenze – ci piace

sottolineare la splendida tripletta di Filippo Ignesti – e seguono così (ad un solo punto di distanza) le due battistrada, sperando anche in qualche possibile passo falso. A “spezzare” la classifica in due è la vittoria dei Muppet FC per 13-6 contro i Fenomeni-Cecam, che si sono portati così a 22 punti in classifica al quarto posto, vedendo i quinti già a 9 lunghezze di distacco dopo sole 10 giornate di campionato. Ce la faranno le inseguitrici a recuperare il gruppo di testa? Restiamo sintonizzati. Nicola Cecconi

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Il 24 marzo al Nelson Mandela Forum i ginnasti qualificati all’Olimpiade inglese

di Maria Consiglia Grieco Non poteva andar meglio la trasferta delle squadre nazionali ma-

schile e femminile di ginnastica artistica, con la doppia qua-lificazione ottenuta rispettivamente lo scorso 10 e 11 gennaio in occasione del Test Event di Londra, che rappresentava l’ultima possibilità – per la ginnastica artistica italiana – di ac-cedere ai Giochi del 2012. E così le ginnaste d’oro Vanessa Ferrari (che ha conquistato anche l’oro individuale al cor-po libero), Carlotta Ferlito (oro alla trave), Chiara Gandolfi, Elisabetta Preziosa, Francesca Deagostini ed Erika Fasa-

na, e i ginnasti Matteo Angioletti, Alberto Busnari, Paolo Principi, Matteo Morandi (argento agli anelli), Paolo Ottavi, Enrico Pozzo e Lorenzo Ticchi (qualificati con il quarto pun-teggio) vestiranno la maglia azzurra nella prossima edizione dei Giochi Olimpici, quelli di Londra 2012. Ma prima, il pros-simo 24 marzo, incanteranno il pubblico del Nelson Mandela Forum di Firenze, dove – in forza ai rispettivi team – dispute-ranno la terza prova del campionato nazionale di serie A1 e A2 di ginnastica artistica maschile e femminile, in contempo-ranea con la terza prova del neonato campionato di Società di trampolino elastico, disciplina che sarà presente anch’essa in azzurro a Londra, grazie alla qualificazione di Flavio Can-

none. Il Centro Ginnastica Firenze A.S.D. si prepara dunque ad accogliere con orgoglio gli artefici di questa storica impre-sa, che sta rendendo ancor più febbrile l’attesa per il grande evento del Mandela Forum, forse la più attesa delle quattro prove in programma, quella dove spesso si fanno i giochi in chiave scudetto. Una prova che oltretutto si svolgerà a pochis-simi mesi di distanza dall’avventura a cinque cerchi, e che per-ciò permetterà di ammirare gli atleti quasi pronti a disputare la competizione olimpica. Già in vendita i biglietti per assistere alla competizione, presso il circuito BoxOffice, o prenotando i tagliandi direttamente scaricando il modulo dal sito della so-cietà organizzatrice www.centroginnasticafirenze.it.

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La Petrognola

Il birrificio è nato nel 2002 nella piccola fra-zione di Petrognola, nel territorio di Piazzaal Serchio in Garfagnana, grazie alla pas-sione per la birra e all’amore per la sua terradel birraio Roberto Giannarelli. La produ-zione è iniziata con tre tipi di birra al maltodi farro ed ha subito ottenuto un meritato

successo nel mondo delle birre artigianali.Oggi le birre al farro del birrificio La Petro-gnola sono considerate l’eccellenza dellebirre artigianali prodotte con “altri cereali”.Nel 2010 inizia la produzione delle cinque“Magnifiche” che si sono subito affermatetra le migliori birre artigianali italiane.

Garfagnana

La Petrognola - via San Felice, 1 - Fraz. Petrognola - 55035 Piazza al Serchio (LU)Tel. 0583 605825 - cell. 338 1533845 - info@lapetrognola - www.lapetrognola.com

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Si aspetta, a Fi-renze, si aspet-

ta con fiducia. Si aspetta, per esempio,

che Vargas torni quello di prima (quanto prima non

si sa). Nel frattempo, accontentia-moci dei suoi chili persi (ma si fa presto anche a riprenderli) mentre qualcuno ha già provveduto a vendere il centravanti e a cambiare modulo alla squadra. Meglio cautelarsi, nel caso che il peruviano abbia disimparato a fare i cross. Si aspetta che

De Silvestri torni quello di Roma (anche se i tifosi laziali asseriscono di non aver-lo mai visto). Nel frattempo è stato com-prato Cassani, così il giocatore può ma-turare con calma. Si sta facendo ormai spasmodica l’attesa per i lampi di classe di Babacar, comunque ora infortunato. Nel frattempo spazio per adesso a Ljajic anche se l’attesa per il talento serbo, che qualcuno pensava fosse un fenomeno vi-sto il prezzo pagato, si sta facendo un po’ lunga. Intanto, abbiamo scoperto che non è proprio una punta visto che non ‘fiuta’ la

porta. Speriamo che non siano necessari altri due anni per scoprire come e dove può giocare. Qualche simpaticone si è messo in testa anche di aspettare Ales-sio Cerci rimandando alle prodezze del giocatore nelle ultime partite dello scorso campionato. Il problema è che la Viola non può aspettare la fine del campionato per vederlo giocare bene. L’investimento apparirebbe poco proficuo. Si sta facendo spasmodica l’attesa per i prossimi sche-mi di Delio Rossi che, ormai, li ha provati tutti.

Adesso sta giocando con la difesa a tre, un centrocampo più folto e due attaccan-ti. Sarà la scelta definitiva? Ma l’attesa più grande per i tifosi viola è quella che, probabilmente, si rivelerà del tutto vana. La speranza sarebbe che la sagoma inconfondibile di Diego possa materia-lizzarsi al Franchi. Probabilmente il suo avverarsi renderebbe ininfluenti tutte le altre. Ma forse è più facile che un cam-mello… come diceva qualcuno molti anni fa. Però chissà, visto che si è com-prato anche un treno…

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Non bastano i ragazzini a spiegare una gara come quella, anzi quel-li come Salifu (lo prendiamo come esempio) in fondo qualcosa nel match lo hanno messo, sbaglian-do a ripetizione, magari finendo sulle ginocchia, però almeno un po’ di cuore lo hanno mostrato. Gli altri no. E non può Rossi giu-stificare sempre tutti, dire che non cerca colpevoli. Perché invece i responsabili principali sono loro, i cosiddetti ‘campioni’, quelli che alla fine del mese prendono un tir di euro. Sono loro che devono provare vergogna guardandosi allo specchio, consapevoli in que-sto campionato di non avere dato finora nulla. I tifosi lo hanno detto chiaramente: chi vuole andarse-ne che se ne vada, non piangerà nessuno. Quindi Pantaleo Cor-vino ha via libera anche a costo di svendere. Certe facce nello spogliatoio viola non le vuol ve-dere più nessuno. Ripartire subito vuol dire fare un bagno d’umiltà e tornare in campo con un altro spi-rito già a Cagliari. Ora non è più una richiesta ma una pretesa per evitare il peggiore degli sberlef-fi, quello di finire davvero a dover lottare per non retrocedere. Sareb-be una situazione assolutamente inaccettabile per una squadra che in estate Andrea Della Valle aveva indicato come possibile protagoni-sta nella lotta per un posto n Euro-pa. Infine una segnalazione che ci appare doverosa: ad acquistare 10 anni fa la Fiorentina fallita era stato Diego Della Valle, ci mise la faccia e andò dall’allora sindaco di Firen-ze Leonardo Domenici offrendosi per il rilancio viola. Ha fatto mol-to Diego Della Valle, ha portato la squadra fino in Champions, l’ha sostenuta ma poi, diciamo la verità, l’ha abbandonata, certo nel-le mani del fratello Andrea, ma è lui, Diego, che andò allora a prele-vare il club viola. Ed è lui che ora deve tornare ad assumersi in prima persona la responsabilità di evitare la beffa di una stagione ormai al li-mite del collasso.