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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 Non puoi camminare lungo il cornicione di un palazzo alto di 10 piani se soffri di vertigi- ni, prima o poi cadi di sotto. E’ quello che sta succedendo alla Fiorentina che ormai sta laggiù, nella parte bassa della classifica, a due passi dalla re- trocessione, e ha dentro di sé una sola forza: la paura. E’ una squadra terrorizza- ta. Lo era in parte prima con Mihajlovic e lo è ancor di più oggi con Rossi. Quando c’e- ra Sinisa almeno contava su un allenatore che cercava di fare da paravento, oggi cerca di capire un professore che forse spiega tanto e bene ma che in questa battaglia rischia di diventare solo accademico. Ma detto questo intendiamo chiudere senza alcuna esita- zione l’elenco delle giustifica- zioni per tutta la formazione viola. E’ vero, il mercato di quest’anno è stato sbagliato, è vero che la società pare in perenne confusione, è vero che ci sono stati momenti di sfortuna, è vero che Firenze è una città che dà molto e molto chiede, ma i giocatori devono finirla di piangere. ANNO 86 - N. 13 - MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012 COPIA OMAGGIO Vieni a scoprire la prima pizzeria con il semaforo PIZZERIA SANTONI stop al prezzo via libera all’appetito!! Campi Bisenzio (FI) via Palagetta n. 143 C/O Circolo La Fratellanza San Cresci (“IL RACCHIO”) 340.3046310 - aperto giov./dom. dalle 19,00 giovedì e venerdì menu semaforo a 10,00 euro Continua in ultima CARTONGESSO I NOSTRI SERVIZI colonne controsoffitti di cartongesso pareti divisorie tagliafuoco contropareti pannelli di cartongesso pareti divisorie termoisolanti controsoffitti pareti divisorie cartongesso fibre minerali VITO ANGELASTRO via Cherubini, 8 - Scandicci (FI) tel 328 2315626 - [email protected]t Tel. 055 7090777 e-mail: icio@lacantinadisoffiano.com www.lacantinadisoffiano.com Basta piagnistei, questi giocatori sono scarsi. SE ROSSI PENSA DI FARCELA, BE NE. SENNO’ SI DIMETTA di Alessandro Rialti tutti sul

Il Brivido Sportivo n. 13 del 4 aprile 2012

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Il Brivido Sportivo n. 13 del 4 aprile 2012

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Page 1: Il Brivido Sportivo n. 13 del 4 aprile 2012

Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

Non puoi camminare lungo il cornicione di un palazzo alto di 10 piani se soffri di vertigi-ni, prima o poi cadi di sotto. E’ quello che sta succedendo alla Fiorentina che ormai sta laggiù, nella parte bassa della classifica, a due passi dalla re-trocessione, e ha dentro di sé una sola forza: la paura.E’ una squadra terrorizza-ta. Lo era in parte prima con Mihajlovic e lo è ancor di più oggi con Rossi. Quando c’e-ra Sinisa almeno contava su un allenatore che cercava di fare da paravento, oggi cerca di capire un professore che forse spiega tanto e bene ma che in questa battaglia rischia di diventare solo accademico. Ma detto questo intendiamo chiudere senza alcuna esita-zione l’elenco delle giustifica-zioni per tutta la formazione viola. E’ vero, il mercato di quest’anno è stato sbagliato, è vero che la società pare in perenne confusione, è vero che ci sono stati momenti di sfortuna, è vero che Firenze è una città che dà molto e molto chiede, ma i giocatori devono finirla di piangere.

anno 86 - n. 13 - Mercoledì 4 aprile 2012 COPIAOMAGGIO

Vieni a scoprire la prima pizzeria con il semaforo

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Basta piagnistei, questi giocatori

sono scarsi.SE ROSSI PENSA

DI FARCELA, BENE. SENNO’

SI DIMETTAdi Alessandro Rialti

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4 aprile 2012www.brividosportivo.it

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o’ proFeSSoredi Saverio Pestuggia

DIRETTORE RESPONSABILEMichela [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli,

FOTO La Presse

la 25a oradi Luca Caneschi

SIAMO TORNATI AL ‘NON GIOCO’ e non convincono certe scelte di Rossi

Delio Rossi ha detto più volte che non vuole essere un traghettatore, ma rischia

di diventare Caronte e portarci all’inferno. Pur essendo un problema che nessuno si pone, una guida tecnica che porta a casa risultati così deludenti deve ne-cessariamente essere messa in discussione e quello che a suo tempo, esattamente un girone fa, definimmo “Switch off”, visto che eravamo nei giorni del passaggio al digitale terrestre, ha fatto purtroppo l’effetto di certe località di montagna, dove con l’analogico si vedeva poco e con il digitale non si vede niente. Nessuno se lo sarebbe aspettato, anche se ho più volte sottolineato che nella storia recente è stata l’accoppiata Walter Sa-batini-Delio Rossi a portare risultati e gioco mentre il tec-nico romagnolo, orfano del suo ds, si è invece spesso

smarrito come l’anno scorso a Palermo, quando dopo l’addio di Sabatini arrivò un periodo nerissimo culminato con lo 0-7 con l’Udinese. Con questo non voglio dire che Delio Rossi abbia biso-gno di un tutore, ma che probabilmente i due compen-sano pregi e difetti e che, e lo stiamo vedendo, Sabatini ha anche la non trascurabile qualità di mettere a dispo-sizione dei propri allenatori giocatori veri e non ipotesi di calciatori o scarti del Lecce in quantità industriale. A questo punto, per onestà intellettuale, bisogna prima di tutto rivalutare il lavoro di Sinisa Mihajlovic, al qua-le ho più volte rimproverato di puntare troppo sull’or-ganizzazione del gioco difensivo. Oggi, infatti, è facile capire che il tecnico serbo aveva intuito le difficoltà della squadra, i suoi deficit strutturali ed aveva quindi fatto la

cosa più logica, cioè rinforzare le fondamenta per evita-re quantomeno crolli clamorosi. Oggi non è più così, la fase difensiva è da incubo ed ogni pallone vagante nella metà campo viola è un pericolo per la porta di Boruc, che infatti ha incassato nove reti nelle ultime tre partite. Più che lo spettro della B, con tre squadre che vanno in retromarcia ed uno scandalo scommesse che rivoluzio-nerà la classifica, c’è da pensare a quanto le sofferenze di oggi potranno essere utili per il futuro. Se è vero, ed io penso che lo sia, che ogni tifoso viola desideri perdere le tracce degli undici scesi in campo contro la Juventus, è altrettanto vero che il pesce puzza sempre dalla testa e che il primo limite è stato quello di non avere una diri-genza all’altezza. Mai come oggi si sente la necessità di fare piazza pulita.

E’ già finito l’effetto della revisione del modulo da parte di Delio Rossi. Dopo una prova discreta contro il Genoa, con il Chievo siamo tornati al ‘non gioco’ di tutto il campionato e l’organizzazio-ne dei clivensi ha avuto la meglio sulla derelitta Fiorentina che non ha mai messo in difficoltà i ragazzi di Di Carlo. Una difesa costantemente in difficoltà contro i veloci Pellissier-Paloschi, un centrocampo che non produce gioco e azioni in verticale per gli attaccanti che così faticano, e non poco, ad arri-vare alla sufficienza. Non capiamo perché Rossi abbia invertito le posizioni di Behrami e Monto-livo. Lo svizzero sulla sinistra gioca contromano ed è costretto a movimenti poco ortodossi che gli fanno perdere quei decimi di secondo importantissimi nel calcio moderno. Montolivo invece potrebbe giostrare senza problemi nei due ruoli.E poi Amauri. Cosa succede all’ex juventino? Sta peggiorando partita dopo partita e nei 45 minuti in cui è stato in campo domenica non è mai stato pericoloso per Sorrentino e non ha mai fornito palloni invitanti ai compagni. E Jovetic? Ha giocato un campionato oltre ogni previsione e adesso paga fisicamente lo stress accumulato negli ultimi dodici mesi. La crisi della Fiorentina coinci-de con il calo di rendimento del campione montenegrino.Sabato a San Siro sarà una gara impossi-bile senza l’unico centrocampista in grado di proporre gioco, Montolivo, contro una squadra arrabbiata, molto forte, a caccia di una vittoria per proseguire la lotta per lo scudetto. Che Dio ce la mandi buona e senza vento...

ROSSI? NON E’ UN TRAGHETTATORE ma rischia di diventar Caronte

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E’ stata comunque la sua partita, la migliore senza dubbio tra quelle disputate in questa stagione. Peccato che la buona pre-stazione di Adem Ljajic, molto spesso tra i peggiori in campo (quante volte purtroppo lo abbiamo ospitato nella nostra ru-brica ‘l’uomo in meno’), non sia stata sufficiente alla Fiorenti-na per vincere o quantomeno per non perdere con il Chievo. Con i gialloblu ad ogni modo il ventenne talento serbo, entrato in campo all’inizio del secondo tempo al posto di Amauri, si è sbloccato. E al 26’ della ripresa con un perfetto calcio di puni-zione ha battuto imparabilmente Sorrentino. Il suo tiro di destro su calcio di punizione dal limite dell’area è andato ad infilarsi nell’angolino alla destra del portiere clivense, che pure aveva intuito la sfera ma non ha potuto fare niente per evitare di su-bire questa rete. Era il gol del momentaneo pareggio, quello che ridava le speranze alla formazione di Delio Rossi e ai tifosi viola. E con circa venti minuti di tempo da giocare c’era da spe-rare anche che la Fiorentina potesse ribaltare il risultato come era già avvenuto proprio contro il Chievo tre anni fa (ma allora c’erano Gilardino e Mutu). Ljajic comunque si era sbloccato. Anche prima del gol non si era espresso male. Ma da quel mo-mento giocava ancora meglio. Lottava su ogni pallone, andando a pressare i giocatori del Chievo. Provava senza esito anche qualche timido tiro. Insomma finalmente da parte sua c’erano quei segnali di ripresa che in tanti si aspettavano.

Non poteva essere un bluff l’ex gio-catore del Partizan come sembrava in questa stagione nella quale aveva disputato una sola partita sopra la suf-ficienza, quella di Novara, l’unica tra l’al-tro vinta dalla Fiorentina in trasferta. Prima e dopo quella c’erano state solo delle prestazioni negative. Gare giocate male e gol facili sbagliati. Sem-brava che Ljajic fosse stato bocciato definitivamente da Delio Rossi: l’ultimo suo incontro lo aveva disputato alla fine di feb-braio all’Olimpico contro la Lazio. Aveva giocato davvero male, tanto da essere giustamente sostituito con Cerci all’inizio del secondo tempo. Da allora non era più stato impiegato, saltan-do le gare con il Cesena, il Parma, il Catania, la Juventus e il Genoa. Con il Chievo, invece, è tornato in panchina. E Rossi gli ha dato fiducia a partita in corso. Alla sua decima presenza in campionato, la 45esima in maglia viola in A, finalmente ha rea-lizzato la prima rete stagionale dopo le tre reti messe a segno nello scorso torneo. Speriamo che questo gol dia morale al gio-catore serbo e d’ ora in avanti possa dare il proprio apporto alla Fiorentina in questo finale di stagione che si presenta davvero difficile sin dalla trasferta di sabato prossimo a San Siro contro il Milan. C’è bisogno dell’apporto di tutti per centrare il traguardo della salvezza.

l’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna

l’uomo in menodi Ruben Lopes Pegna

Ora ci si mette anche lui a sbagliare. Se anche i giocatori esperti come Manuel Pasqual cominciano a fare degli errori determi-nanti (sul primo gol del Chievo c’era stato quello di Cesare Natali) allora per la Fiorentina c’è da preoccuparsi per davvero. E’ notte fonda sul serio. Il terzino veneto è stato – e ci auguriamo lo sarà di nuovo da qui alla fine del campionato – uno degli elementi dal rendimento più costante in questa difficile annata dei viola. E’ stato sempre bravo e puntuale in fase difensiva ma anche in fase offensiva. Non per nulla vanta al suo attivo cinque assist vincenti nelle venticinque partite disputate. E anche domenica contro la formazione di Mimmo Di Carlo era stata sua la prima conclusione pericolosa all’inizio del match. A due minuti dal 90’ Pasqual, però, l’ha combinata davvero grossa. Si è fatto soffiare il pallone da Paloschi quando era nei pressi dell’area di rigore. E’ stata questione di un attimo. Ha tergiversato quel tanto che basta per combinarla proprio grossa. Poteva fare tutto il terzino viola in quella circostanza ma non certo farsi portare via la sfe-ra (bastava rilanciarla semplicemente in avanti), oltre tutto in un momento così delicato del match. Non è proprio da lui fare cose del genere. E’ stata un’ingenuità clamorosa. E così, grazie al suo errore, Paloschi ha potuto servire su un piatto d’argento un assist straordinario a Rigoni che, appostato al centro dell’area di rigore, ha battuto facilmente Boruc. Per il Chievo è stato il gol della vit-

toria e forse della salvezza. Per la Fiorentina, invece, quel gol ha determinato la terza sconfitta nelle ultime quattro partite disputate al Franchi. Peccato davvero per Pasqual che, comunque, non si deve abbattere. E’ risorto da situazioni ben più difficili di questa quando ad esempio, con Prandelli in panchina (se non in tribu-na), all’inizio della stagione 2008/09, era addirittura considerato la riserva della riserva (giocava Vargas titolare e quando man-cava il peruviano Gobbi). Saprà certamente riprendersi anche in questa circostanza. D’altronde in questa annata era stato tra i migliori della squadra. E nel suo ruolo, oltre tutto, non ci sono alternative. Era stato accantonato da Delio Rossi in due partite soltanto quando il tecnico romagnolo, all’inizio del 2012, aveva optato per la difesa a tre e a centrocampo sulla sinistra gli aveva preferito Vargas. Ma dopo aver saltato le gare di Novara e con il Lecce al Franchi aveva ripreso la maglia di titolare. E non l’ave-va più mollata. Finora aveva deluso in poche circostanze. Con il Chievo, però, forse per l’eccessiva tensione ha fatto questo erro-re che di fatto è costato la sconfitta alla Fiorentina. E a differenza di quello di Natali al suo non è stato più possibile porre rimedio. L’occasione per il riscatto, però, ci sarà già sabato prossimo a San Siro contro i campioni d’Italia. E siamo sicuri che Pasqual saprà tornare di nuovo ad esprimersi ai suoi livelli cancellando così il brutto errore commesso con il Chievo.

Pasqual: se sbaglia anche un esperto E’ DAVVERO NOTTE

Ljajic: se ci sei batti un colpo! E ADEM L’HA BATTUTO

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Nella Fiorentina ha giocato una sola stagio-ne, nel ’94-’95, quando a Firenze arrivarono anche giocatori come Rui Costa e Sandro Cois. Con la maglia viola Angelo Carbo-ne ha collezionato 27 presenze e quattro gol. In vista della partita di sabato sera contro il Milan, nel quale l’ex centrocampista ha mi-litato per due anni, il Brivido Sportivo lo ha intervistato in esclusiva. Il doppio ex ha le idee molto chiare relative alla prossima ses-sione di mercato, ma ha anche voluto dare un piccolo consiglio alla famiglia Della Valle riguardante il possibile sostituto di Pantaleo Corvino. A fine stagione dirà addio alla Fiorentina Riccardo Montolivo: si è parlato molto di un suo probabile trasferimento al Milan che non ha mai negato di essere interes-sato al giocatore. Sarà davvero così? E soprattutto Montolivo riuscirà a trovare spazio in rossonero? «Se il Milan metterà a segno l’operazione-Montolivo, lo farà soprat-tutto dal punto di vista economico perché il centrocampista viola a giugno sarà svincola-to e quindi per i rossoneri sarà un affare sicu-ramente vantaggioso. Secondo me Riccardo

al Milan potrà essere utilizzato ma perlopiù a livello part-time. E’ un giocatore molto for-te che però rischia fortemente di non partire titolare». Anche Natali sembra destinato al Milan. Che ne pensa? «Quello che posso dire è che il Milan negli ultimi anni ha fatto spesso operazioni di questo tipo, prendendo gioca-tori a parametro zero. Ma da qua a dire che Natali possa o non possa vestire la maglia rossonera ce ne corre».Sabato pomeriggio andrà in scena Milan-Fiorentina. Una partita importante per en-trambe le squadre: da una parte la Fioren-tina che deve raggiungere il prima possi-bile la salvezza, dall’altra il Milan che non può permettersi passi falsi per non perde-re il primato. «Il Milan sta viaggiando molto bene in campionato, l’ha dimostrato anche negli ultimi incontri. È al top fisicamente e sabato proverà di sicuro a fare la partita. La Fiorentina nell’ultimo periodo ha avuto grandi difficoltà. Sarà durissima: i rossoneri cerche-ranno in ogni modo di vincere per mantene-re il distacco sulla Juve e puntare dritti allo scudetto».Da ex centrocampista, come giudica Kharja? «E’ un giocatore che nella sua carriera ha avuto molti alti e bassi, non ha mai avuto grande continuità. Probabilmente quest’anno aveva puntato molto sulla Fio-rentina, ma purtroppo non è stato all’altezza delle aspettative e questo dispiace».E di Olivera che pensa? «Olivera è arrivato in Italia con aspettative altissime, passando attraverso squadre blasonate, però anche lui, come Kharja, ha fatto dei buoni campionati ma troppo altalenanti. Probabilmente la Fio-rentina lo ha portato a Firenze perché ave-va dei problemi di rosa a livello numerico e aveva bisogno di un giocatore di sostanza. Posso dire che lo reputo un buon giocatore».Cosa sta succedendo, secondo lei, a Lo-renzo De Silvestri? «Forse lo si è un po’ troppo elogiato prima definendolo addirit-tura campione, e adesso sta attraversando un periodo ‘normale’. Purtroppo a questo va aggiunto che la Fiorentina non sta facendo bene e che quindi lui può averne risentito. De Silvestri è un giocatore che ha bisogno che la propria squadra giochi in un determinato

modo per poter fare delle buona prestazioni e per adesso ciò non accade».Chi invece riesce quasi sempre a portarsi a casa la sufficienza è Mattia Cassani. Lei pensa che la Fiorentina lo riscatterà? «E’ difficile da dire. E’ evidente però che Cassani è un buon giocatore. È stato fino a qualche tempo fa nel giro della Nazionale quindi pen-so che se anche ci sarà una rifondazione e qualche cambiamento da parte della società, il difensore viola possa rientrare nel nuovo progetto della Fiorentina, anche perché non potranno essere cambiati tutti e venticinque i giocatori. Se poi le condizioni economiche per portarsi a casa il giocatore ci sono, penso che la Fiorentina possa benissimo ripartire da uno come lui».In questi giorni si continua a parlare di un possibile rientro di Cassano proprio nella partita contro la Fiorentina: ipotesi reale?«Sinceramente non lo so, non sono al cor-rente della situazione riguardante Cassano, quindi preferisco non espormi».La scorsa settimana è stato il compleanno di Manuel Rui Costa, suo ex compagno di squadra che è stato accostato alla Fioren-tina come probabile sostituto del ds Cor-vino. «Mi auguro che Manuel possa essere il nuovo ds della Fiorentina: ha dimostrato in questi due anni al Benfica di essere compe-tente, di saper prendere dei giocatori e va-lorizzarli, adotta una politica molto positiva, conosce bene il campionato italiano e la Fio-rentina: quindi perché non ingaggiarlo? E’ un dirigente emergente ma ha tutti i presupposti per essere la persona adatta per la squadra viola». Oltre a Rui Costa però sono stati fatti al-tri nomi: i più probabili sembrano essere Oriali e Sartori. Chi sarebbe più adatto a ri-coprire questo ruolo in Fiorentina? «Oriali non lo conosco bene. Sartori, dal punto di vi-sta lavorativo, è molto competente, è sempre sul pezzo, è un conoscitore a 360° del calcio, è sempre in giro per il mondo per cercare nuovi giocatori. E’ inoltre appoggiato da un ottimo staff. Il ds del Chievo ha sempre fatto le cose molto bene, ma bisogna vedere se in un contesto come quello della Fiorentina potrà fare altrettanto. Le pressioni psicologi-che che ci sono a Verona sono molto diverse

da quelle che ci sono a Firenze: i tifosi viola sono molto esigenti e quindi si possono cre-are delle situazioni particolari. Oriali ha lavo-rato all’Inter, a Bologna, a Parma. Inoltre è un ex viola, come Antognoni. Proprio riguardo a quest’ultimo, da esterno penso che sia la per-sona giusta per ricoprire un ruolo all’interno della società ed è un vero peccato che una persona come lui, tanto stimata a Firenze, non faccia parte della Fiorentina».

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in Sardegna (Lazzari ci è rimasto fino alla fine del campionato 2010-11, Allegri è stato esonerato da Cellino nella stagione 2009-10 alle 33° giornata in seguito alla sconfitta su-bita contro la Juventus ma soprattutto dopo 9 partite consecutive senza conseguire suc-cessi), hanno permesso al tecnico di Livorno di conoscere e apprezzare da vicino le qualità tecniche del centrocampista dotato di ottimo sinistro e capace di inserirsi bene, di dettare l’ultimo passaggio e andare anche alla con-clusione. Tra i due professionisti è nato un ottimo feeling, un rapporto di stima e fiducia.

Lazzari era diventato un ‘uomo di Allegri’, il centrocampista sul quale poter fare sempre affidamento. E mai il giocatore aveva tradito le aspettative del suo allenatore. Un ‘amore’ vero che ha portato Allegri a desiderare di portare il calciatore addirittura al Milan.ROSSONERO A META’. Dopo la parentesi importante di Cagliari dove comunque Allegri ha potuto farsi le ossa in serie A e consacrarsi come tecnico emergente (vincendo anche la Panchina d’Oro come miglior tecnico della se-rie A della stagione 2008-09), ha messo gli oc-chi su di lui nientemeno che il Milan bisogno-

so di spazzare via lo stra-potere interista dei prece-denti ultimi cinque anni e di ricominciare un nuovo ciclo divertente a livello di gioco e vincente in termini di ri-sultati. La società rossone-ra senza remore né dubbi si è affidata a Massimiliano Allegri sottoponendogli un contratto di due anni. Lui, dal canto suo, ha vestito i panni di allenatore giovane e capace cercando di se-guire le orme del più famo-

so Guardiola e, pronti via, senza avere Messi, si è seduto sulla panchina del club più titolato al mondo vincendo subito uno scudetto. Non poteva iniziare nel migliore dei modi l’avven-tura rossonera di Allegri a Milano. Non sono tanti gli allenatori che hanno vinto al primo colpo sulla panchina rossonera: Fabio Capel-lo che, dopo essere subentrato ad un certo Liedholm nelle ultime sei gare di campionato nella stagione 1986-86, ha preso per la prima volta in mano i rossoneri nel 1991-92 vincen-do subito il titolo di campioni d’Italia; poi Arri-go Sacchi subito vincitore col Milan di Gullit e Van Basten nel 1987-88; e tornando indietro nel tempo troviamo Nereo Rocco vincitore dello scudetto al primo colpo nel 1961-62. E Lazzari? Allegri ha provato a portarlo con sé per ben due volte. Già nel mercato estivo 2010 si era vociferato di un trasferimento del centrocampista al Milan con il club rossonero pronto a girare ai sardi Astori. Del resto Laz-zari alla sua seconda stagione con la maglia del Cagliari aveva convinto in virtù delle sue prestazioni impreziosite da ben 6 gol in cam-pionato (suo record di segnature stagionali in serie A). Poi il trasferimento è sfumato, così Lazzari è rimasto a Cagliari (per quella che è stata la sua terza stagione in terra sarda), dove ha continuato ad offrire un rendimento positivo tanto da convincere Allegri, che con occhi furbi e vigili non lo ha mai perso di vista, a riproporlo in via Turati. Così nel mercato in-vernale, nel mese di gennaio 2011, le voci di un possibile approdo di Lazzari al Milan han-no cominciato a rincorrersi di nuovo. Ma an-che il secondo tentativo (o pseudo tale) non è andato a buon fine. Allegri – come detto – ha vinto il suo primo scudetto in rossonero anche senza il suo uomo di fiducia, mentre Lazzari ha concluso la sua stagione a Cagliari con un po’ di delusione per non aver potuto seguire il

suo allenatore e la voglia matta di confrontarsi con una realtà più ambiziosa rispetto a quella del club sardo.CHI RIDE, CHI PIANGE. Oggi che siamo arri-vati quasi alla conclusione del campionato c’è chi ride e chi piange. Allegri, nonostante le po-lemiche della scorsa settimana che lo hanno visto rispondere a coloro che insinuavano (a ragione?) che il patron Berlusconi non fosse soddisfatto del gioco del suo Milan, resta in cima alla classifica nonostante i (presunti) torti arbitrali e una Juve che non si ferma, e veleg-gia verso il suo secondo scudetto consecuti-vo; come se non bastasse ieri sera si è gio-cato al Camp Nou il passaggio alle semifinali di Champions contro la squadra più forte del mondo. Quel Barcellona che lo stesso Allegri,

con molta intelligenza, aveva arginato tattica-mente nella gara di an-data costringendolo ad uno 0-0 che obbligava la squadra di Guardiola ad un solo risultato nel match di ritorno: la vit-toria. Insomma, Allegri anche tra mille difficoltà legate ai tanti infortuni subiti dai suoi giocatori e alla lente d’ingran-dimento che patron e media gli tengono pun-tata addosso, continua il suo percorso vincen-te e non può che gioire della propria escalation. Dall’altra parte c’è un giocatore, Lazzari, che dopo aver visto sfuma-re la grande chance di

approdare al Milan, ha scelto Firenze per il suo salto di qualità trovandosi coinvolto però in uno dei periodi più sfortunati e grigi della storia del club gigliato e in un personale mo-mento di crisi. Il suo rendimento non ha mai convinto, non è riuscito quasi mai ad essere incisivo. Quel giocatore abile negli inserimenti e portato ad offendere (meglio nella seconda parte della stagione dove lo abbiamo visto proporsi più spesso e, purtroppo, anche fallire buone occasioni da gol) è parso in uno stato confusionale come del resto tutta la squadra viola anche se (a sua parziale discolpa) po-tremmo ammettere che non ha potuto godere né di continuità, né di una collocazione fissa in campo: ha giocato interno di centrocam-po, trequartista e addirittura punta. L’arrivo di Rossi, che aveva iniziato a dargli fiducia, sembrava avergli restituito un parziale sor-riso. Poi l’ennesimo cambio di modulo (col passaggio al 4-4-2) e il ripescaggio di Mar-chionni lo hanno ancora ridimensionato. C’è chi giura che il vero Lazzari sia un altro (ne siamo convinti anche noi del Brivido Spor-tivo), che lasciarlo andare via senza una controprova potrebbe portare a recrimina-zioni e rimpianti. Proprio per questo potreb-be esserci la possibilità di vederlo ancora in viola nella prossima stagione. Chissà poi se Allegri (che non può certo essersi sbagliato nel valutare le qualità del giocatore) lo starà ancora tenendo d’occhio. Forse lo sta se-guendo con un po’ di dispiacere pari a quel-lo di un padre che scopre che un figlio non riesce a raggiungere un obiettivo prefissato, a superare uno scoglio e non può aiutarlo. Il calcio però è strano e talvolta va in con-trotendenza: e se Lazzari dopo aver fallito la sua prima stagione in viola rimanesse e Allegri dopo aver magari vinto due scudetti lasciasse Milano?

il perSonaggiodi Michela Lanza

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Viola a San Siro: chissà se nell’uovo di Pasqua TROVERANNO LA SORPRESA-CASSANO

E se con la Fiorentina rientrasse Antonio Cas-sano? Forse è difficile. Forse è ancora presto, ma

scientificamente sembra davvero possibile. Dopo il lun-go periodo passato dal barese lontano dai campi di gioco (ben 5 cinque mesi) a causa di una “sofferenza cerebrale su base ischemica”, Fantantonio è tornato a correre, ma non solo. E chis-sà, davvero potremmo rivederlo presto sul terreno di gioco.IL MALORE. Sabato 29 ottobre 2011, di ritorno dalla trasferta di Roma dove il Milan si è imposto sui giallorossi per 3-2, Antonio Cassano è stato colpito da un malore all’arrivo all’aeroporto Mal-pensa di Milano. La notizia in pochissimo tempo ha fatto il giro del mondo e ha sconvolto l’ambiente del calcio. Principio di sve-nimento, annebbiamento della vista e difficoltà a parlare sono stati i primi sintomi: il giocatore è stato trasportato immediata-mente all’ospedale Policlinico di Milano (reparto neurologia) dove è stato sottoposto a controlli e accertamenti. Nella giornata di domenica 30 ottobre, poi, Cassano è stato sottoposto a una serie di esami accurati, cardiologici e neurologici per capire le cause che hanno determinato il problema. Poi dopo un paio di giorni, il 2 novembre 2011, ecco il comunicato congiunto firmato dall’ufficio stampa del nosocomio e del club rossonero: “Gli esa-mi strumentali e neuroradiologici – si legge nel documento – han-no richiesto 72 ore per il loro svolgimento e hanno evidenziato la sofferenza di un’area cerebrale circoscritta che non ha determi-nato deficit neurologici persistenti. La causa è stata identificata nella presenza di un forame ovale pervio cardiaco interatriale, evidenziabile solo con sofisticati esami specialistici. La tempe-stività della terapia instaurata ha permesso un rapido recupero e miglioramento delle condizioni cliniche che sono buone. Il calcia-tore verrà sottoposto nei prossimi giorni a un piccolo intervento di cardiologia interventistica (chiusura del forame ovale), i tem-pi di recupero per il ritorno all’attività agonistica saranno meglio definiti dopo l’intervento, ma verosimilmente saranno di qualche mese”. Morale della favola: a Cassano, che non potrà giocare per un periodo di circa cinque-sei mesi, è stata diagnosticata un’ano-malia cardiaca congenita che necessitava di intervento.L’OPERAZIONE E IL RECUPERO. Il 4 novembre, dunque, An-tonio è stato sottoposto ad intervento chirurgico eseguito dal professor Carminati. L’operazione necessaria per chiudere il “fo-rame ovale pervio” che ha causato l’ischemia transitoria respon-sabile dell’annebbiamento del barese di ritorno dalla trasferta di Roma, è durata poco più di mezz’ora ed è stata eseguita con successo. Da quel momento in poi, per il barese è iniziato il calvario del recupero verso l’attività agonistica: quello che mag-giormente poteva abbattere Cassano era l’assenza dal campo.

Però non è stato così perché Fantantonio, indipendentemente da un po’ di lecita paura, non ha mai perso il suo spirito e ancor di più non è mai rimasto solo. L’affetto dei compagni di squadra è stato fondamentale per lui e per il suo morale. Il gruppo lo ha sempre sostenuto, gli ha dato forza, lo ha caricato. Lui non ha mai smesso di essere Antonio Cassano, è stato forte psicologicamen-te e non ha mai perso la voglia di scherzare. Così il suo recupero – grazie anche alla sua reazione psico-fisica – non ha subito in-toppi né rallentamenti. Il fantasista ha ripreso a correre all’inizio di gennaio e da qualche giorno a questa parte ha ripreso anche ad usare il pallone allenandosi col gruppo a fasi alterne. Il suo cuore ha retto bene agli sforzi e tutto sembra pronto per il suo rientro.MANCA SOLO L’IDONEITA’. Un rientro che potrebbe addirittura arrivare proprio sabato contro la Fiorentina. Cosa manca perché ciò avvenga? Solo l’idoneità. Il Milan infatti ha ufficializzato sa-bato scorso l’inizio dell’iter per il ritorno all’attività agonistica del proprio tesserato attraverso un percorso di valutazione medico-scientifica e legislativa. Per questo lunedì mattina si è riunita a Milanello una commissione di professori (come richiesto alla Fe-derazione Medico Sportiva Italiana) che ha sottoposto Cassano a test specifici utili a verificare se concedergli o meno quell’idoneità necessaria a renderlo convocabile. La commissione, composta da ben 10 professori, ha espresso parere positivo: le condizio-ni del barese consentono di procedere all’iter medico legislativo previsto dalle norme attuali per la definitiva certificazione all’i-doneità agonistica di Cassano presso l’Istituto di medicina dello sport dell’FMSI di Milano diretta dal professor Emilio Rovelli che

potrebbe arrivare già oggi (mercoledì 4 aprile). Questo significa che il tecnico Allegri potrebbe convocare Fantantonio già per la gara contro la Fiorentina. Dall’ambiente rossonero arrivano voci secondo le quali, comunque, la prima apparizione del rientrante Cassano sarebbe gradita tra le mura amiche, a San Siro. Questo per concedere al giocatore, nel momento dell’ingresso in campo (magari nei minuti finali) il gusto della festa, degli applausi e degli incoraggiamenti del suo pubblico.QUASI VIOLA. Il destino, qualora questa passerella gli venisse concessa con la Fiorentina, non potrebbe riservargli gara migliore per calcare nuovamente il terreno di gioco. Contro la squadra viola, contro quei colori che per una notte sono stati marchiati sulla sua pelle. Sì perché nel mese di gennaio del 2010 il talento di Bari Vecchia stava approdando last-minute in viola. Un colpo di genio e sregolatezza che avrebbe comunque esaltato un am-biente che già andava sgonfiandosi. Alla notizia del suo arrivo in città per sostenere le visite mediche, Firenze era già impazzi-ta. Già circolavano on-line foto di Cassano con la casacca viola. L’entusiasmo era andato alle stelle e in poche ore era scoppiata la Cassano-mania. Non tutti avrebbero accettato Fantantonio a Firenze, qualcuno lo riteneva un clone di Mutu (a livello calci-stico, ma soprattutto a livello di testa). Ma la maggior parte dei tifosi aveva già negli occhi le sue ‘cassanate’ e nel cuore le sue giocate. Era scoppiato l’amore già prima del suo approdo in riva all’Arno. Poi il ripensamento e la doccia fredda per chi già aveva prenotato la sua maglia viola… Cassano ha deciso di rimanere alla Sampdoria e il sogno geniale è sfumato. Di certo la maglia viola non sarà indifferente agli occhi del talento barese. E pro-babilmente, nel caso in cui dovesse tornare in campo contro la Fiorentina dopo 20 partite vissute da spettatore, sarebbe felice di farlo contro una squadra che in cuor suo le è sempre stata simpatica (non ha mai nascosto che Firenze è piazza a lui gra-dita). Noi del Brivido Sportivo, tifosi viola ma amanti del bel calcio, non possiamo esimerci nel gridare a Cassano un sincero “Bentornato Antonio”.

il perSonaggiodi Michela Lanza

Quanti rimpianti per lo sfogo di Diego DOPO QUEL 6-0 CON IL MILAN

Storia violadi Alfredo Verni

A poco più di due settimane dal tracollo subito con la Juventus la Fiorentina si prepara per la difficilissima trasferta di San Siro con-tro i campioni in carica del Milan. I precedenti sono poco confor-tanti se si pensa che per risalire all’ultimo successo viola bisogna tornare indietro di undici anni. Correva il campionato 2000-2001 e l’11 maggio il tabellone dello stadio Meazza indicava la vittoria degli giocatori viola per 2-1 con doppietta di Chiesa e gol di Shev-chenko per il Milan. Il ricordo più triste legato a questa sfida invece si riferisce a otto anni fa. Un ricordo che ha ferito il cuore dei tifosi viola esaltando il gusto estetico dei tifosi milanisti. La Fiorentina affrontò il momento più alto del ciclo rossonero targato Carlo An-celotti: collettivo devastante, armonia di gioco, singoli eccezionali. Non ci fu storia in quel pomeriggio del 12 dicembre a San Siro: la Fiorentina di Sergio Buso si mostrò troppo piccola e fu schiacciata dalla straripante superiorità dell’avversario. Alla fine dei novanta

minuti il tabellino decretò un verdetto inappellabile: 6-0. La forma-zione rossonera dilagò con tre doppiette a firma Seedorf, Crespo e Shevchenko e con un Kakà che sul campo mise in mostra arte e poesia. Una goleada alla quale la Fiorentina non seppe reagire, rimanendo inerme: una squadra irriconoscibile, mai pericolosa, un gruppo in totale balia dell’avversario. L’allora tecnico viola Sergio Buso aveva disegnato una gabbia per contenere il centrocampo del Milan con Miccoli e Riganò nelle vesti di guastatori in attacco, ma in quella partita il problema della Fiorentina fu la fase difen-siva: il dispositivo viola riuscì a reggere per soli quindici minuti, i necessari per arrivare al calcio di rigore per un fallo di Delli Carri su Crespo. Iniziò così la passeggiata del Milan sulla Fiorentina. All’indomani della pessima prestazione seguirono le scuse da parte di giocatori e società nei confronti della tifoseria e di una città come Firenze umiliata in una delle partite più brutte dell’e-poca-Della Valle. In quella gara ci fu anche qualcosa di diverso, un presidente o, meglio, il Presidente Diego Della Valle che negli spogliatoi tuonò furioso contro la squadra, gridando e pretenden-do rispetto per la maglia che indossavano. Una rabbia esplosa per un risultato indegno che fece sì che nella domenica successi-va gli uomini viola rimediarono alla figuraccia del Meazza con una bella vittoria contro il Chievo tra le mura amiche. Una reazione d’orgoglio spronata da quel presidente, da quella figura oggi va-cante ma che invece mai come adesso farebbe davvero comodo. Alla Fiorentina manca il patron che dopo le vicende di Calciopoli ha deciso di farsi da parte, di dedicarsi pienamente agli affari di famiglia. Un proprietario che tutto il popolo viola riconosce come base solida di quel ciclo pieno di soddisfazioni percorso anni fa dalla Fiorentina. Come il proprietario che ha dato il via a suo tempo ad un progetto ambizioso e divertente. Quel patron senza il quale, al contrario, la Fiorentina negli ultimi anni ha iniziato a navigare in cattive acque. E allora la partita di sabato prossimo a Milano, oltre a quel risultato amaro, rievoca anche il ricordo di Diego Della Valle: la presenza autoritaria di un presidente vicino

alla propria squadra in un momento duro, diffici-le. A Firenze oggi c’è un popolo triste che protesta e mugugna, che si divide anche profondamente ma che nono-stante le critiche in fondo non ha smesso del tutto di essere anche grato ai Della Valle. Basta che questi scendano in campo in prima linea per tornare a difendere la causa viola. Insieme ad Andrea, anche Diego. E se si infuriasse qualche volta in più, forse…

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Nella settimana che conduce al match di San Siro contro il Milan, non possiamo esimerci dal parlare di due giocatori che in que-sto momento sono concentrati nel salvare la Fiorentina, ma che a fine stagione potrebbero davvero raggiungere Milano sponda rossonera. Stiamo parlando ovviamente di Cesare Natali e Ric-cardo Montolivo, la ‘strana coppia’ di leader viola. Di cose in comune ne hanno diverse, a cominciare dal contratto in scaden-za, passando per la professionalità che ha contraddistinto questa loro stagione. Nonostante la valigia in mano (per Natali c’è an-cora qualche possibilità di rinnovo) i due hanno ancora un peso importante all’interno del gruppo. Sono proprio loro che in diverse circostanze hanno alzato la voce nello spogliatoio nonostante il loro status di ‘precari di lusso’.CONCORRENZA PER MONTOLIVO. Per l’ex capitano la sta-gione è iniziata sotto i peggiori auspici. Dopo aver perso la fascia ha subìto l’ira dei dirigenti e di un gruppo (nutrito) di tifosi, che con il passare delle giornate hanno però cambiato idea su di lui. Il giudizio tecnico (discordante, a Firenze non può che essere

così) è passato inesorabilmente in secondo piano nel mo-mento in cui Montolivo ha dimostrato di essere uno di quelli più devoti alla causa. Ma anche per lui è (quasi) tempo di pensare al futuro. Già da mesi si parla con insistenza di un suo approdo al Milan e la squalifica (dopo l’ammonizione rimediata contro il Chievo) che lo terrà fuori dalla trasfer-ta di San Siro ha fatto ‘malignare’ qualche tifoso. A parte questo piccolo fuoriprogramma, c’è già chi ha scritto cifre e durata del contratto e chi addirittura si è sostituito ad Allegri schierandolo come vertice basso del rombo di centrocam-po. Un matrimonio annunciato con largo anticipo insomma, ma attenzione agli inserimenti di qualche altra società. La Fiorentina osserva ormai la situazione e si tiene a debita distanza, con Galliani che nelle ultime settimane sembra aver corso più di un brivido. Sullo sfondo rimane sempre il Bayern Monaco, soluzione gradita a Montolivo, ma anche il Wolfsburg ha fatto più di un sondaggio in passato. Le pi-ste tedesche non sono per niente di secondo pia-no, non fosse altro che la madre del giocatore è nata in Germania e lui sembrerebbe allettato dal-la Bundesliga. Ma nelle ultime ore per il Milan si è aggiunta un’insidia di non poco conto. Wenger ha cominciato a muoversi per portare Montolivo

all’Arsenal e due domeniche fa ha spedito a Genova uno dei suoi migliori osservatori, Boro Primorac, pro-prio per visionare il 27enne centrocampista di Cara-vaggio. Più defilata, ma comunque ancora vigile, c’è anche l’Inter dell’amico fraterno Pazzini. I nerazzurri al momento sembrano però penalizzati dalle poche certezze in vista del futuro. Moratti non sa ancora chi sarà l’allenatore del prossimo anno, così come non sa quali saranno i dirigenti su cui contare. Ecco quindi che l’Inter nel corso dei mesi ha perso posizioni nella corsa a Montolivo. Il giocatore, ad oggi, rimane vicinissimo al Milan, ma è innegabile che abbia mezza Europa alle costole. Galliani è avvisato.PENSIONAMENTO DORATO? Un capitolo a parte lo merita anche Cesare Natali, visto che è stato lui stes-so a riaprire una porta alla Fiorentina dopo la rottura di qualche mese fa. Il divorzio tra Corvino e la società in

questo caso ha avuto l’effetto di riaccendere la fiammella della speranza. Il ds aveva infatti offerto al difensore un rinnovo annua-le, periodo ritenuto troppo breve dall’esperto ex granata. Nel cor-so degli anni abbiamo però imparato a conoscere il ds di Vernole, che in questi casi è irremovibile. Ai giocatori over 30 non concede rinnovi pluriennali e la trattativa si è spezzata irrimediabilmente. Ora però lo scenario è cambiato. Anche Natali, lo ribadiamo con chiarezza, ha un piede a Milanello, ma è stato lo stesso giocatore che ha parlato di un incontro con Andrea Della Valle per decidere il proprio futuro. La palla dunque passa nelle mani della proprietà, che deciderà se lasciare andare il difensore verso un ‘pensiona-mento’ dorato o se puntare su di lui per un altro paio di stagioni. Ad oggi è una possibilità remota (la seconda), con Natali orienta-to ad accettare al Milan il ruolo che in queste stagioni è stato di Mario Yepes. La prospettiva è quella di giocare partite di Coppa Italia e spezzoni di campionato per far rifiatare i titolari. A 33 anni e a fine carriera può andare bene anche così.

Montolivo&Natali: I PRECARI DI LUSSO CON VISTA SAN SIRO

Prima Diaz poi Roby Baggio: QUEL MIRACOLO VIOLA A MILANO

Intrecci di MERCATOdi Alessandro Latini CONTINUA IL TOTO DS. Pregi e difetti dei nomi più caldi

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E’una delle squadre con cui ha vinto di meno in trasferta nel corso della sua storia. Contro il Milan a San Siro la Fiorentina ha quasi sempre sofferto, ottenendo in campionato appena otto successi (ben 3 dei quali nella gestione-Cecchi Gori) nelle settantuno partite giocate.

Tra le vittorie merita una citazione particolare quella conquistata il 20 settembre 1987. Sulla carta è una gara senza storia quella che si disputa a San Siro per il secondo turno di campionato tra il Milan stellare di Arrigo Sacchi e la Fiorentina di Sven Goran Eriksson, che l’anno prima si era salvata solo alla penultima giornata. Il pronostico è tutto a favore dei rossoneri, che schierano giocatori del calibro di Gullit, Van Basten, Donadoni, Ance-lotti e l’ex portiere viola Giovanni Galli. C’è un altro ex gigliato in campo, il centrocampista Mario Bortolazzi. Un terzo, Daniele Massaro, siede in panchina ed entrerà soltanto nel finale del match. La Fiorentina, che al debutto in campionato ha pareggiato al Comunale per zero a zero con il Verona, si schiera con questa formazione: Landucci; Contratto, Carobbi; Gelsi, Battistini (un ex), Hysen; Berti, Onorati, Diaz, Baggio (Davide Pellegrini dall’87’), Di Chiara (Bosco dall’81’). In cam-po inizialmente ci sono dieci undicesimi della squadra dell’anno precedente, quando in panchina sedeva Eugenio Bersellini. L’unica novità è rappresentata dal difensore centrale svedese Glenn Hysen voluto fortemente dal suo connazionale Eriksson. A San Siro l’incontro sembra mettersi male per i viola. Il Milan stringe d’assedio la metà campo della Fiorentina. Il portiere viola Marco Landucci, quel giorno, però non fa rimpiangere il suo predecessore Galli e fa gli straordinari. Compie infatti diversi interventi da campione, salvando più volte il risultato. I rossoneri attaccano

ma non sfondano. La difesa viola regge alle sfuriate della squadra di Arrigo Sacchi, un altro ex (aveva gui-dato la Primavera della Fiorentina). Poi, però, nell’ul-timo quarto d’ora, quando la fatica e il caldo estivo cominciano a farsi sentire nelle gambe dei giocatori milanisti, la Fiorentina in contropiede compie un au-tentico miracolo. In due minuti stecchisce il Milan e gela San Siro. E’ il centravanti argentino Ramon Diaz a portare in vantaggio la squadra di Eriksson al 31’ della ripresa. E due minuti più tardi Roberto Baggio realizza un gol da antologia, il suo secondo in serie A. I tifosi viola, sotto la cui curva vengono realizzate entrambe le reti, vanno in delirio. Vincere in questo modo a Milano non capita così spesso. Il Milan non demorde però e negli ultimi minuti continua ad attac-care. Ma la Fiorentina resiste e porta a casa il suc-cesso. Sembra profilarsi un’annata straordinaria per la squadra viola. Non sarà così purtroppo. La forma-zione viola concluderà il campionato all’ottavo posto. Tra le perle di quella stagione resterà comunque la vittoria di San Siro contro il Milan, che si aggiudicherà lo scudetto, perdendo nel prosieguo del torneo soltan-to un’altra partita.

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L’annuncio ufficiale della separazione tra Corvino e la Fiorentina ha avuto l’effetto di far saltare il coperchio di una pentola a pressione che bolliva già da tempo. Che parte dello spogliatoio non fosse più con-tento della gestione Corvino era noto a tutti, ma che persino Valon Behrami entrasse a gambe tesa sul ds se lo aspettavano in pochi. Vuoi per i tempi sbagliati (dopo il ‘licenziamento’ da parte della Fioren-tina è stato fin troppo facile per Behrami rilasciare certe dichiarazioni “Corvino ha commesso degli errori ed è giusto che abbia pagato”), vuoi perché anche il giocatore svizzero deve la rinascita a Corvino che è andato a prenderlo al West Ham in un periodo assolutamente negativo della sua carriera. In ogni caso dobbiamo prendere atto del fatto che all’interno della Fiorentina gli ‘amici’ dell’ormai ex ds si conta-no sulle dita di una mano. Lo dimostra anche il fatto che Behrami non è stato multato, nonostante che un precedente con protagonisti Pa-squal e Mencucci (il giocatore dichiarò in conferenza stampa che il di-rigente lo aveva accusato di scarsa professionalità, salvo poi ritrattare con un comunicato) facesse pensare il contrario, visto che al terzino sembra essere stata comminata a suo tempo una multa salata. A par-te questo spaccato della realtà viola, la cosa che interessa è capire chi possa essere il nuovo direttore sportivo viola. Una sola certezza in questo momento: la decisione sarà presa dopo Pasqua dalla famiglia Della Valle, quando Diego e Andrea si saranno messi alle spalle (per quanto possibile) il lutto che li ha colpiti negli ultimi giorni. La giostra di tutti i candidati continua a girare vorticosamente. Qualcuno è già sceso o sta scendendo (Leonardi ha rinnovato con il Parma e Sa-batini ha fatto altrettanto con la Roma), mentre altri provano in tutti i modi a salirci. In questo senso resistono i nomi di Marino (che tanto sta facendo bene all’Atalanta), Pradè, Bigon, Capozucca e Carbo-ni. Saldi al loro posto di candidati anche Sartori, Oriali, Vitale e Lo Monaco, i quattro da cui alla fine dovrebbe uscire il nome giusto per la Fiorentina. E allora proviamo a capire quali sono i pregi e i difetti di questi dirigenti, analizzando le loro carriere.GIOVANNI SARTORI. L’artefice del miracolo Chievo è, ad oggi, il primo della lista. Ha scalzato Oriali dalla vetta e, nonostante le dichia-razioni di rito, un contatto con qualche emissario viola ci sarebbe già stato. Si è detto orgoglioso di essere accostato ad un club importante come quello viola e tutti i suoi giocatori ne parlano benissimo e lo ‘consigliano’ alla dirigenza viola. La sua carriera da direttore sportivo si è sviluppata fin’ora solo nel club del presidente Campedelli, che dal lontano 1992 si avvale della sua competenza calcistica e del suo intuito per gli affari.

Perché puntare su di lui: Molto stimato nell’ambiente, rappresen-ta il giusto mix tra lo stile ricercato dai Della Valle e l’esperienza nel settore. A Verona ha costruito praticamente da solo la storia del piccolo Chievo, puntando su giocatori che altri avevano dato per finiti o su giovani dalle belle speranze. Se ha fatto così bene con un portafogli assolutamente limitato, può fare ancora meglio (in proporzione) con un budget maggiore. L’equazione non è ma-tematica, ma le probabilità di riuscita sarebbero alte.Perché non puntare su di lui: Nel corso della sua carriera da direttore sportivo si è misurato solo con la realtà di Verona. Una piazza non esigente quanto quella di Firenze, che lo ha sempre lasciato lavorare tranquillo anche quando i risultati stentavano ad arrivare. Un’incognita il suo feeling con una tifoseria così calda come quella della Fiorentina.GABRIELE ORIALI. Fino a qualche giorno fa era in pole position nei nostri schemi, ma come potete vedere è stato sopravanzato da Sartori. Anche lui sarebbe già stato contattato, ma ancora non ha dato una risposta definitiva ai Della Valle. Spera in cuor suo in un ritorno all’Inter, ma chi gli è vicino racconta di probabilità pra-ticamente nulle. Protagonista del Triplete nerazzurro in qualità di consulente di mercato, ha raccolto grandi risultati come direttore sportivo a Bologna (regalando Roberto Baggio ai tifosi rossoblu) e a Parma (dove in dono ha portato campioni come Veron e Balbo, oltre a una Coppa Uefa e una Coppa Italia).Perché puntare su di lui: E’ il personaggio (tra quelli in corsa) con più stile, dote che ha fatto drizzare le antenne ai Della Valle, specialmente a Diego. Pacato, ma incisivo, conosce già l’ambien-te per essere stato quattro anni a Firenze come calciatore. Gode della stima della piazza, dalla stampa ai tifosi. Si mormora già che in caso di un suo approdo in viola potrebbe portarsi dietro qualche giocatore importante dal passato nerazzurro, come ad esempio Goran Pandev.Perché non puntare su di lui: Nonostante si sia già dichiarato orgoglioso di essere accostato alla Fiorentina, non è convinto al cento per cento. E questo potrebbe essere un aspetto penaliz-zante. C’è da sottolineare anche che non lavora dal 2010 e i suoi detrattori non mancano di far notare che per lui sia stato più facile trovare un contratto per fare l’opinionista televisivo, piuttosto che il dirigente.PINO VITALE. Fiorentino di nascita e tifoso viola finché la pro-fessione gliel’ha consentito, ha iniziato la sua carriera da direttore

sportivo nella Rondinella, prima di pas-sare due vite calcistiche alla Lucchese e all’Empoli. Conoscitore di calcio come pochi, ha fatto le fortune del presidente Corsi piazzan-do cessioni clamorose come Marchionni (al Parma per 15 milioni di euro), Maccarone (venduto al Middle-sbrough per 13 milioni di euro) e Bresciano (anch’esso ceduto al Parma per 12 milioni).Perché puntare su di lui: Senza dubbio per le sue doti manage-riali (all’Empoli è direttore generale) oltre che per la sua elevata conoscenza calcistica. Le origini fiorentine lo rendono un privile-giato agli occhi dei tifosi e per lui potrebbe essere questo l’ultimo treno da prendere. La deludente stagione dell’Empoli ha incrinato i rapporti con la società e con i sostenitori azzurri, a giugno potreb-be lasciare la sua carica nell’Empoli e sarebbe libero di accettare un’eventuale proposta viola.Perché non puntare su di lui: L’Empoli quest’anno ha sofferto molto (anche se la recente vittoria interna sul Torino ha fatto tirare un sospirone) e lui stesso ha ammesso che le colpe sono princi-palmente le sue. Per lui vale lo stesso discorso fatto per Sarto-ri: in carriera si è misurato solo con realtà medio-piccole, difficile prevedere come reagirebbe agli stimoli di una piazza calda come Firenze.PIETRO LO MONACO. Più i giorni passano e più perde terreno rispetto alla concorrenza, anche perché nei giorni scorsi è venuta fuori una voce che lo vuole nel mirino dell’Inter. Dei suoi successi e delle sue intuizioni il Brivido Sportivo ha già scritto in abbondan-za, per adesso ci basta ricordare che in Sudamerica è uno degli operatori di mercato più apprezzati. La sua fitta rete di osservatori gli consente di arrivare a dei talenti ai più sconosciuti.Perché puntare su di lui: Lascerà il Catania a fine stagione e sarà libero di scegliersi la nuova destinazione. Intriga il suo fiuto per i ta-lenti sudamericani (in prevalenza argentini), rappresenterebbe una linea di continuità con Corvino, essendone praticamente l’erede designato per il modo in cui intende il calcio.Perché non puntare su di lui: Va in contrasto con la linea guida che sembra stata dettata dalla famiglia Della Valle. Dopo i sette anni con Corvino, l’intenzione dovrebbe essere quella di non affi-darsi ad un direttore sportivo ‘accentratore’ di potere. Se tutto ciò dovesse essere confermato Lo Monaco sarebbe il meno adatto in assoluto.

CONTINUA IL TOTO DS. Pregi e difetti dei nomi più caldi Intrecci di MERCATOdi Alessandro Latini

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tivo di almeno vent’anni fa (consigliate quelle del giugno ‘56 o del maggio ‘69). Mettete in moto, cercate con le ‘ruzzole’ dell’autoradio

una hit dei Ricchi e Poveri (che ne dite di “Sarà perché ti amo”?) e date gas. Destinazione? Ovviamente Milano, più esattamente San Siro, settore ospiti. Avete fatto l’en plein di elementi vintage, l’ultimo dei quali consiste proprio nel fatto di andare in trasferta. Già, perché i mutamenti socio-culturali (e soprattutto commerciali) degli ultimi vent’anni hanno trasformato l’idea di seguire fuori casa la propria squadra in una roba da mercatino delle rarità, in una di quelle cose che non si trovano quasi più. O meglio, ci hanno provato a trasfor-marla in tutto ciò, ma non ci sono ancora riusciti e non ci riusciranno finché esisteranno tifosi e tifose come Maria (del viola club ‘Ves-sillo’), una delle più note e assidue ‘trasfertiste’ del popolo gigliato. «Seguo la Fiorentina da trent’anni - racconta - sia in casa, sia fuori. La mia prima trasferta la feci non appena compii 18 anni. L’avrei fatta anche prima, ma a quei tempi era dura per una ragazza minorenne, non mi mandavano». Ma che sapore ha la trasferta rispetto alla partita in casa? «E’ tutta un’altra cosa. Ha il sapore dello stare insieme, di vedere uno spettacolo e di farne parte. E’ una sensazione di presenza, una sen-sazione più forte rispetto alle gare casalinghe, nelle quali la presen-za del pubblico non è in discussione, nonostante negli ultimi anni si stia riducendo anche lì. La trasferta ha un gusto vintage e a me il vintage piace, mi piaceva quando la partita non veniva trasmessa in televisione e tutti dovevano vederla allo stadio. Beh, per quanto mi riguarda è uguale a prima». In che senso? «Nel senso che io non la guardo mai in TV. Se per qualche motivo eccezionale devo rinunciare a vederla dal vivo, la ascolto alla radio. La TV è asettica, non posso guardarci la Fioren-tina. Vedo le partite delle altre squadre, perché non me ne frega niente dell’esito finale, ma non quelle in cui gioca la Viola». Quanto tempo e denaro costano le trasferte? «Per quanto riguar-da il tempo, ormai è un vero incubo: si gioca in qualsiasi giorno e si sa tutto all’ultimo momento. La gente lavora ed è sempre più dura organizzarsi. Le spese, poi, sono molto alte, è una scelta personale che comporta delle rinunce. Io ad esempio non vado in vacanza, solo così riesco a permettermi tutte le trasferte. Considera che in alcuni casi serve anche l’aereo e non puoi prenotare voli low-cost in anticipo perché non sai mai in che data ti faranno giocare». Diamo un po’ di numeri, quanta gente c’era nelle ultime gare? «A Catania eravamo una quarantina, supportati anche dai tifosi viola del ‘Gruppo Sicilia’. A Genova eravamo ovviamente di più, direi centoquaranta. Hanno reso tutto più complicato sotto tanti aspetti. Anche la bellezza di ritrovarsi in gruppo davanti al cancello ed entrare allo stadio è stata ridimensionata e incanalata nei tor-nelli. A Catania siamo stati filmati durante il pre-filtraggio: prima di

arrivare al tornello c’era una videocamera che faceva un primo piano sul nostro documento d’identità e poi sulla nostra persona. Ma non è una novità, ci era già successo altrove. Sono tante le cose che han-no ridotto il numero di presenze: l’anno scorso ogni tanto si apriva qualche ‘finestra’ per i non tesserati, c’era qualche gara consentita anche a loro, quest’anno invece la trasferta è sempre stata inibita a chi non aveva la tessera». E’ favorevole o contraria alla tessera del tifoso? «Contrarissima. Non tanto per il fatto della ‘schedatura’, dato che ormai siamo già ‘schedati’ in mille modi, quanto per il fatto che essa è riuscita a divi-dere le tifoserie. Ecco perché l’ho fatta». Prego? «Ho aderito alla tessera del tifoso proprio perché sono con-traria ad essa. Chi non si tessera ha le sue ideologie ma secondo me la dà vinta a loro, a chi non ci vuole, a chi vuole liberarsi dei tifosi in trasferta». Cosa possiamo dire per spingere più tifosi viola possibi-le verso la prossima trasferta? «A Milano, nel terzo anel-lo dove non si vede niente, il sabato vigilia di Pasqua, dopo un campionato così deludente? L’unico motivo che ti posso dare è che i giocatori vanno e vengono, come tutto il resto, ma noi tifosi restiamo sempre. Ecco cosa mi spinge ad esserci». E se proprio non potete andare a Milano per cause di forza maggio-re… accendete la radio.

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C’è lo spettro della B, perché far gli offesi? Il Pungiglione

Le api vo-lano in curva

Fiesole. C’è pericolo, qualcuno la pi-glierà male, ma le api hanno anche coraggio e non ci guardano. Non si

può, nelle condizioni in cui siamo, con lo spet-tro della B che diventa sempre più reale, andar dietro alle fisime, fare gli offesi, e far sentire il primo timido grido d’incitamento al 4’ della ripresa, per richetarsi subito e cominciare a

urlare “Fate ridere”. Ridere in campo faceva-no davvero, ma proprio per quello dovevano essere sostenuti, spinti, incitati. In molti han-no giocato male, la squadra come tale non è esistita (il Chievo pure nel minor peso tecnico dei singoli, gioca molto meglio, sa stare meglio in campo, mantenere le distanze e ripartire) però, ci duole dirlo, il peggiore è stato proprio il dodicesimo questa volta. Atteggiamento che riteniamo di dover stigmatizzare. Finché la pal-la ruzzola tutti devono giocare, tutti e dodici. Cosa si vuol pretendere se non si dà? Si perde

perché si gioca male ma sempre in seguito ad episodi che denotano una mancanza assoluta di tranquillità. Gli errori di Gamberini a Catania, di Cassani a Parma, di quasi tutta la difesa a Genova, e di Natali e Pa-squal col Chievo sono tutti caratteriz-zati da ingenuità colossali e, almeno in tre occasioni, dall’essere avvenuti a tempo quasi scaduto. E’ paura e mancanza di sicurezza. Hanno bisogno di sostegno, non di pernacchie. I conti si fanno alla fine,

a bocce ferme, non finché la palla ruzzola sen-nò alle sconfitte ci si contribuisce e poi poco si può dire.

Anche iCChievo e ci chieva. A i’peggio e un c’è ma’ fine e ormai e un c’è più che attaccassi a quegli artri, che siin più baggiani di noi o che si faccin piglia’ con le mani nella marmellata di’ carcio scom-messe. I’Lecce d’impegno e ci si mette perché a pareggia’ ‘n casa co’ i’Cesena ormai belle che esposto, e gli è ‘mpresa quasi più ti-taniha che perde’ co’ i’Chievo. Speriamo che seguitin così, perché se si dee pensare a cavacci da’ guai con le nostre forze ho paura che la sia dura. Quell’antipatiho ex-gobbo di Marocchi con quella faccina a Mastro Geppetto e l’avea detto domeniha: “Un so ‘ndo la Fiorentina la possa fare e sette punti che gni mancano” e gni aveo dao di briaho ma, se si seguita così e rischia d’ae’ ragione.Siccome e s’era perso cinque punti a bischero tra Catania, Parma e Genova, tutti ‘n base a episodi da fassi rinchiudere pe’ tentato suicidio, co’ i’Chievo e se vorsuo fare anche peggio. Du’ cazzate ‘n una partita sola! Prima Natalone e s’inventa un assiste a i’ cen-travanti di’ Chievo che se lo facessero a i’Mocio e marcherebbe anche lui, poi, dopo che c’era riuscio a raddirizza’ le cose co’ una bella punizione di Icce 2 (Toh! Guarda chi si riede!), a du’ minuti dalla fine e gli è Pasqualino Marajà che, siccome gli era Domenica delle Parme, quindi vicino alla su’ festa, e ti fa la corbelleria che la

t’ammazza. Passaggio all’avversa-rio ‘n area pe’ piglia’ tutti gli amici ‘n contropiede e facce-lo butta’ ni’ bucagigi senza rimedio! E la dovea esse’ la partia di’ rilancio, della fine de’ pensieri e, se si fosse vinto, a 36 co’ i’ Lecce a 28 e la sarebbe anche staa, e ‘nvece e siam quarturtimi e con la trasferta di S. Siro davanti sabato.I’nonno gli è depresso ma ‘n B e un ci vole andare e perciò e dice che bisogna butta’ giù, ‘ngollare, scordassi di tutto e berciare, e tifare, perché se si casca di sotto, dimorti di questi e gli andranno a fa’ danni da quarche artra parte, ma ‘n giù e ci si va noi, a gioha’ co’ i Sassolo e i’ Cittadella. “In silenzio per non dimenticare” gli è una cazzata, bociate ‘n vece, pe’ scordavvelo! O che vi garba proprio tanto ricordavvi quest’obbrobri? A bocce ferme poi e si po’ anche organizzare i’campionato di corse pe’ i’ viale de’ Mille ma, finché e la ruzzola, e bisogna fa’ di tutto perché e la ruzzoli ‘ndo la dee ruzzolare, maremma bonina! Sabato e la sembra segnaa, ma un si sa mai e, anche se e la sarebbe l’uniha partita che a vincila e la comporterebbe anche fare un piacere a’ gobbi, soprattutto a uno, e ci passere’ sopra. Magari e succedesse! E’ miraholi esi-stano, armeno e dihano. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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Neanche un giorno di riposo per le ginnaste del Centro Ginnastica Firenze che, dopo aver partecipato all’organizzazione dell’emozionante tappa fiorentina del campionato di serie A di ginnastica artistica maschile e femminile al Nelson Mandela Forum, il giorno seguente – domenica 25 marzo – erano già pronte per la trasferta di Rosignano Solvay (LI), dove si è disputata la seconda prova del campionato regionale di Seconda categoria UISP.Chiara Cortese, Irene Gensini, Costanza Mugnai e Camilla Vannucchi – tutte atlete senior individualiste – si sono cimentate nelle prove ai quattro attrezzi volteggio, parallele

asimmetriche, trave e corpo libero, come da rotazione olimpica. Si parte proprio dal volteggio – l’attrezzo dove si sono evidenziati maggiormente i progressi delle atlete, rispetto alla prima prova di febbraio – e, al termine di una gara decisamente buona da parte di tutte e quattro le ginnaste, la Cortese guadagna un meritatissimo sesto piazzamento a una manciata di decimi dal podio; poco fuori dalle prime dieci le altre tre ginnaste, anche se le posizioni in graduatoria non devono trarre in inganno: basti pensare che il tredicesimo posto della Gensini è staccato di meno di un punto dal terzo gradino del podio. Per il verdetto definitivo sul passaggio alla fase nazionale bisognerà attendere la finale regionale del prossimo 22 aprile, che si svolgerà in casa delle ginnaste gigliate, presso la palestra di Sorgane, e si collocherà in mezzo ai due impegni federali del Torneo GpT (15 aprile) e del campionato regionale di serie D (29 aprile), quest’ultimo anticipato dall’autunno alla primavera.

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Si sono conclusi i campionati di calcio a 5 femminile ed è stato un finale di campionato

che più vibrante ed appassionante non si sarebbe potuto immaginare: gioie e delusioni si sono inevitabilmente mescolate in una giornata (l’ultima) che il destino ha voluto ren-dere indimenticabile, perché le sorti dei gironi si sono decise (in 2 raggruppamenti su 3) con dei veri e propri “spareggi”. Alla fine hanno fatto festa Jolly Ferruccia ed Amiche Della Con-cordia (nei due raggruppamenti Csen), mentre per il Calcio Toscana l’ASD Firenze 2008 ha potuto finalmente dar vita al suo urlo liberatorio.C5 femminile Girone A (Csen) - Con un sorpasso all’ultima curva il Jolly Ferruccia (41 punti) ha ribaltato le sorti di questo raggruppamento conquistando la vittoria del campionato. Al termine della 18^ giornata infatti il Prato Nord (40 punti) aveva due punti di vantaggio sul Jolly Ferruccia, ma rimaneva una gara da giocare: la neve caduta a febbraio aveva causato il rinvio del big match fra le prime due della classe che così avrebbero dovuto recuperare la sfida il 16 marzo. Al Prato Nord (che in 17 gare aveva perso solo una volta, guarda caso il match d’andata contro il Jolly Ferruccia) anche il pareggio sarebbe stato suffi-ciente per tenersi alle spalle le dirette rivali che dal canto loro si giocavano il tutto per tutto. Gli ultimi 50 minuti di questo girone non hanno deluso le aspettative: partita bella ed equilibrata, ma anche stavolta a prevalere di un solo gol (3-2), come nella gara d’andata (terminata 2-1), è stato il Jolly Ferruccia che così ha potuto dare il via alla festa. Oltre alle prime due della classe, da questo gruppo accedono alla Fase Finale Provinciale Top League Unisports anche Florence SC (terza classificata con 35 punti) e Firenze Calcio A 5 (quarta con 28 punti, ed unica forma-zione ad aver sconfitto le vincitrici del campionato).C5 femminile Girone B (Csen) - Anche in questo girone tutte le emozioni si sono concentrate nell’ultimo turno di campiona-to: alla fine sono state le Amiche Della Concordia a conqui-stare l’ambìto titolo. Ennesimo scherzo del calendario, che ha messo di fronte il 15 marzo (ultima del girone di ritorno) Amiche Della Concordia (51 punti in 17 gare) e Forever Gogo (48 punti in 17 partite): queste ultime obbligate a vincere, mentre la ca-polista (a punteggio pieno) potrebbe “macchiare” con un pari il proprio cammino pur di mantenere il primato. Va detto che il re-golamento Csen prevede che a parità di punti a prevalere è la squadra che ha il miglior punteggio (inteso come più basso) in coppa disciplina (e le due squadre sono in parità, in quanto non hanno subìto espulsioni), quindi si fa riferimento agli scontri diretti (ma in caso di vittoria del Forever Gogo si sarebbe in pa-rità: un successo ciascuno) ed infine alla miglior differenza reti (ed in questo caso il Forever Gogo è largamente in vantaggio). La partita prende una buona piega per la vice-capolista che si porta in vantaggio, ma un epi-sodio cambia completamente la situazione: l’aver salvato il pallone sulla riga di porta con le mani per evitare un gol, costa l’espulsione ad una giocatrice del Forever Gogo che, nonostante la vittoria per 8-2 (e quindi l’aver raggiunto in classifica le dirette rivali), vede sfumare la possibilità di vincere il campionato a causa della peggior coppa di-sciplina. Una beffa per le ra-gazze del Forever Gogo che stavano coronando una gran-de rimonta, mentre tirano un sospiro di sollievo le Amiche Della Concordia che, con-quistato il titolo, si preparano ora ad affrontare la Fase Fi-nale Provinciale Top League Unisports assieme a Forever Gogo e Ci Si Gi (terze classi-ficate in questo girone con 37 punti). Parteciperanno invece alla Fase Finale Provinciale

Silver League Unisports le due formazioni del Calcio Toscana: US Sales e FC Athena.C5 femminile Girone C (Cal-cio Toscana) - L’ASD Firenze 2008 detronizza il Club Sporti-vo Firenze (che aveva vinto gli ultimi tre campionati) e conqui-sta il successo nel girone del Calcio Toscana. Una lotta che si è conclusa con le due squa-dre che hanno terminato il campionato in parità (49 punti, frutto di 16 vittorie, un pareggio ed una sconfitta per entram-be): in tal caso, il regolamento del Calcio Toscana recita che si prendono in considerazio-ne gli scontri diretti, contando anche la miglior differenza reti nelle due sfide dirette. Il 5-2 inflitto il 15 novembre 2011 dall’ASD Firenze 2008 al Club Sportivo Firenze è stato deter-minante nonostante si fosse appena ad inizio campionato (seconda giornata): infatti il Club Sportivo Firenze ha poi vinto la gara di ritorno (4-3 il 30 gennaio 2012), ma non è ri-uscita a colmare lo svantaggio nella differenza reti rispetto al match d’andata. Pertanto, grazie alla vittoria (per 8-1) ottenuta nell’ultima giornata (il 19 marzo) contro il Cral Ataf Bella Vita, l’ASD Firenze 2008 ha potuto iniziare la festa: un campionato condotto in testa dall’inizio alla fine, ma vinto in modo tutt’al-tro che agevole. Queste due formazioni andranno a giocarsi la Fase Finale Provinciale Top League Unisports, nella quale insieme al Cral Dipendenti Comunali Femminile (che ha termi-nato il campionato al terzo posto con 37 punti) cercheranno di portare in alto il nome del Calcio Toscana, provando a conqui-stare un titolo che detiene lo Csen (grazie all’ASD AC Figline, ora Prato Nord, che nella stagione scorsa si impose nelle Fasi Finali Provinciali Top League Unisports).Accedono invece alla Fase Finale Provinciale Golden League Unisports ben quattro formazioni del Calcio Toscana: ASD Quinto Alto (quarta classificata con 34 punti), Aton Green (29 punti), Cral Ataf Bella Vita (24 punti) e Pol. San Quirico (20

punti). Queste squadre cercheranno di portar via sempre allo Csen il titolo conquistato nella passata stagione dal Firenze Calcio A 5 (che quest’anno parteciperà alla Top League): nella scorsa stagione l’Aton Green riuscì ad arrivare alle semifinali, conquistando il quarto posto.Infine parteciperanno alla Fase Finale Provinciale Silver Le-ague Unisports due formazioni del Calcio Toscana: a segui-to della rinuncia dell’ASD Grevigiana, soltanto Smatte F.T. e PGS Torregalli rappresenteranno i coloro del Calcio Toscana in questa manifestazione. A loro, così come a tutte le altre nostre formazioni femminili impegnate in queste Fasi Finali Unisports, facciamo un grosso in bocca al lupo.Steto

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L’altra sera a Campi si sono disputate le finali del 12’ torneo Metropoli C5, Audax AS e Blucerchiati per il 3°-4° posto, Red Hot e Caribou FC per 1°-2°. Nella finale per la terza piazza è stata l’Audax a spuntarla per un solo gol, in un match davvero tiratissimo e sof-fertissimo da entrambe le parti: il risultato finale di 5-4 ne è la conferma. Bellissima poi la tripletta messa a segno da Vitiello Damiano nell’incontro, inutile per la sua squadra (i Blu-cerchiati) ma utilissima per confermarsi super-cannoniere del torneo con 27 reti all’attivo! Nella finalissima i Caribou FC ripetono lo stesso percorso del 2011 ma con decisamente maggiori rimpianti avendo assaporato la vittoria finale in più di una occasione. Dopo un in-contro molto equilibrato e ben giocato da entrambe le compagini e dove la squadra dei blu è stata sempre in vantaggio, i Red Hot trovano il pareggio ad un minuto dal termine grazie ad un gol del loro capitano, che li porta alla lotteria dei rigori, dopo il triplice fischio arrivato sul 4-4. Dal dischetto sono 2 gli errori dei giovani ragazzi del Caribou ma quello fatale è calciato pro-prio dalla loro punta di diamante nonché capitano D’Ambrosio Elia, che di potenza tira ad-dosso al portiere dei Red Hot ed apre le danze alla festa bianco-rossa. Magra consolazione oltre al secondo posto, anche la miglior difesa del torneo con soli 20 gol subiti in tutta la ma-nifestazione per i Caribou FC. Dopo le partite si sono effettuate le premiazioni ufficiali sugli spalti del Campi Arena, con le foto che hanno immortalato tutti i premiati. I complimenti della Midland vanno a tutte le formazioni che hanno preso parte alla manifestazione, per il rispetto reciproco che hanno dimostrato sempre in campo, per l’onestà e la sportività dimostrata fuori. Nicola Cecconi

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Il giocatore riparte da qui... ora è ufficiale: Luca Saudati, classe 1978, è un giocato-re della Seleçao Argentinos. L’attaccante è stato tesserato l’altra sera, giovedì 29 mar-zo al campo della Sales prima del match con i Finti Tecnici. Il nuovo acquisto sarà ufficialmente disponibile per le fasi finali, che si svolgeranno dal 10 aprile in poi. Ul-tima entry dell’anno col botto: il giocatore, che ha chiuso la carriera in serie C1 allo Spezia Calcio 1908, si unisce alla Seleçao come sponsor ma soprattutto come presen-za in rosa. Tesseramento di prestigio anche per Midland Firenze, che, dopo aver visto l’ingresso di Francesco Flachi nelle file del Castello Huelva, ha l’onore di ricevere an-che un altro campione. Un caloroso ben-venuto va ancora a Luca, che indosserà la maglia numero 7 (alla Pato, come vuole lui). Benvenuto Luca, questo gruppo ti attende. Federico Gennarelli

Page 16: Il Brivido Sportivo n. 13 del 4 aprile 2012

Il sindaco Renzi aveva dichiarato

che la prima pietra sarebbe stata posata

nel 2012. Tutti pensavano che si riferisse al nuovo

stadio. Il dubbio, adesso, è che invece il riferimento fosse al tumulo sotto il quale si stanno seppellendo le speranze dei poveri e immalinconiti tifosi viola. Anche perché la costruzione di nuovi e mirabolanti stadi, o di improbabili cittadelle, appare in questo momento un’idea perlomeno grottesca. Ora ci sono ben altre urgenze.

E poi giugno è dietro l’angolo e gli introiti per il nuovo mercato estivo non potranno certo arrivare dal nuovo stadio, a meno che non si vogliano utilizzare dei gonfiabili per la sua costruzione. Quindi le risorse per risollevare questa squadra dovranno necessariamente arrivare da altre direzioni. Da quali, però, ancora non lo sappiamo, visto che ogni settimana il futuro appare sempre più nebuloso se non addirittura oscuro. E dire che qualcuno, dopo la partita di Marassi con il Genoa, aveva intravisto un barlume di speranza nel domani della Viola.

La prestazione di qualche singolo era apparsa confortante (in tempi di magra bisogna sapersi accontentare), ed erano state ben accolte le dichiarazioni di qualche “senatore”, che si era sentito così forte da poter prendere il peso della squadra sulle spalle. Spalle che poi si sono rivelate oltremodo fragili. Natali e Pasqual hanno combinato cose inenarrabili nei due gol del Chievo, Montolivo ha raccolto un bel cartellino giallo e quindi non giocherà con il Milan (ma forse è solo un caso da malelingue), mentre anche l’ottimo e sempre positivo Behrami ha pensato bene

di immettere ulteriore caos nel sistema sparando in settimana su Corvino come se fosse al tiro al bersaglio al Luna Park. E, in una giornata in cui si è “festeggiato” il ritorno al gol del giovane Ljajic, tutto quanto appare ancora più disarmante (ma quando si decideranno a formare una squadra vera?). Visto allora che da qui alla fine della stagione il Franchi si svuoterà ancora, i pochi affezionati che continueranno a frequentarlo staranno così larghi e comodi da non sentire certo la mancanza di un nuovo stadio. Per il futuro si vedrà. Per la posa delle prime pietre c’è sempre tempo.

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E’ stato emblematico lo sfogo di uno come Behrami che ha cercato di giustificare lo scarso rendimento della sua Fiorentina per… l’assenza del direttore sportivo Corvino. Devono smetterla i giocatori di dire che sentono la pressione di Firen-ze. E devono pure smetterla di ri-petere fino alla noia che loro non si sentono garantiti o protetti.La verità è quella che racconta la classifica: la Fiorentina perde e chi perde sta laggiù. Se questi giocato-ri sono scarsi la responsabilità è di chi li ha comprati e su questo non ci piove. Ma se poi si liquefanno ogni volta che la partita si fa dura, allora vuol dire che oltre ad essere scarsi sono anche inconsistenti dal punto di vista caratteriale. Quel che più conta però è sempre ed esclusiva-mente la serie A: da tempo ci siamo accorti che questo sarebbe stato l’ennesimo anno deludente. Ma adesso cerchiamo di non trasfor-marlo in drammatico. Conta la sal-vezza poi si apra una discussione fra i Della Valle e Firenze per capire esattamente dove può andare que-sta società. Gli alibi che non devo-no essere concessi ai giocatori allo stesso tempo non saranno conces-si neppure ai fratelli Tod’s. La città che sempre ha dato adesso chie-de qualcosa in più. E non possono essere soltanto promesse o buone intenzioni.Nel calcio vince chi investe e chi sa ben gestire. Ultimamente la Fioren-tina fa poco e male la prima cosa e malissimo la seconda. Urge dunque una svolta ma per parlare di questo c’è tempo. Ora tocca solo alla squa-dra: Rossi faccia un ultimo esame di coscienza e se è convinto di ave-re la squadra in pugno, se è sicuro di essere l’uomo giusto per portarla alla salvezza lo faccia, senza esita-zioni e senza tormenti interiori. Se invece inizia a sospettare di essere una delle concause del progressivo crollo viola allora abbia il coraggio davvero di dimettersi. Lasciando a Mihajlovic la possibilità di rimediare a quello che pure lui ha contribuito a trasformare in un incubo. Non ci interessa chi sarà seduto sulla pan-china viola, ma solo che quella pan-china rimanga in serie A.