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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 Ormai è davvero una caduta libera quella della squadra viola. Anche l’u- nico punto fermo che pareva ancora sostenere la fragile impalcatura della Fiorentina ha iniziato a mostrare preoc- cupanti crepe. Parliamo di Delio Rossi che - numeri alla mano - sta facendo addirittura peggio di Mihajlovic. E’ la prova provata che gli errori sono stati fatti in fase di costruzione della squadra stessa. La rosa della Fiorentina ha mil- le falle, mille problemi, mille elementi discutibili. Una sola punta centrale tor- nata in campo dopo mesi di lontanan- za, una seconda punta come Jovetic rientrato dopo un anno di paura, e poi i dubbi che entrambi gli allenatori hanno avuto a trovare una sola formula. A Roma contro la Lazio Rossi non sa- peva dove mettere le mani. E si è visto perché anche un tecnico esperto come lui ha finito poi per sbagliare tutto. IMBIANCATURE VERNICIATURE STUCCHI E PATINE 339 7592975 Belardi Giancarlo Vuoi imbiancare? ANNO 86 - N. 08 - MARTEDI 28 FEBBRAIO 2012 COPIA OMAGGIO E ORA... IO HO PAURA Pane... A LIEVITAZIONE NATURALE CON FARINA MACINATA A PIETRA DI KAMUT PAN PAILLASSE CECI E FAGIOLI ...e Dolci TORTINE CON MARMELLATA, CREMA, CIOCCOLATO E RISO CAMPIGIANE BISCOTTI DI FROLLA COLOMBE PASQUALI Via Rucellai, 40 Campi Bisenzio (Fi) - Tel. 055 8952719 anche su ordinazione Continua in ultima Giornata aperta per visitare la struttura e conosere il personale eduativo Piazza VIII Marzo, 7/8 - Signa Per informazioni: Simona 339.2886703 & Francesca 349.440199 tel. 055 0119125 - www.stellastellinasigna.it Open Day Sabato 17 marzo - Sabato 21 aprile Sabato 19 Maggio dalle ore 9.00 alle ore 12.30 CALDAIE ASSISTENZA TECNICA AUTORIZZATA Aspettando la salvezza e la ricostruzione I DELLA VALLE NON POSSONO GIRARE LA TESTA DALL’ALTRA PARTE di Alessandro Rialti

Brivido sportivo n 8 del 28 febbraio 2012

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il Brivido Sportivo n 8 del 28 febbraio 2012

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Page 1: Brivido sportivo n 8 del 28 febbraio 2012

Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

Ormai è davvero una caduta libera quella della squadra viola. Anche l’u-nico punto fermo che pareva ancora sostenere la fragile impalcatura della Fiorentina ha iniziato a mostrare preoc-cupanti crepe. Parliamo di Delio Rossi che - numeri alla mano - sta facendo addirittura peggio di Mihajlovic. E’ la

prova provata che gli errori sono stati fatti in fase di costruzione della squadra stessa. La rosa della Fiorentina ha mil-le falle, mille problemi, mille elementi discutibili. Una sola punta centrale tor-nata in campo dopo mesi di lontanan-za, una seconda punta come Jovetic rientrato dopo un anno di paura, e poi i

dubbi che entrambi gli allenatori hanno avuto a trovare una sola formula.A Roma contro la Lazio Rossi non sa-peva dove mettere le mani. E si è visto perché anche un tecnico esperto come lui ha finito poi per sbagliare tutto.

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Sabato 19 Maggio dalle ore 9.00 alle ore 12.30

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Aspettando la salvezza e la ricostruzione I DELLA VALLE NON POSSONO GIRARE LA TESTA DALL’ALTRA PARTEdi Alessandro Rialti

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28 fEbbRAIO 2012www.brividosportivo.it

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o’ proFeSSoredi Saverio Pestuggia

DIRETTORE RESPONSABILELuca [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Federico Pettini, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli, Chiara Baglioni

FOTO La Presse

la 25a oradi Luca Caneschi

Riproporre LAzzARI dietro le punte E’ UN SUICIDIO TATTICO

Dai e dai, alla fine ce l’ha fatta la Fiorentina a trovare un obiettivo in questa stagione fino ad ora senza senso. Le tre sconfitte consecutive

ed i risultati ottenuti dal Lecce con l’avvento di Serse Cosmi (allenatore giudicato da queste parti troppo poco elegante per il “Della Valle Style”) hanno

infatti ridotto a soli quattro punti il divario con il baratro della retrocessione e, anche se gli sviluppi dello scandalo delle scommesse porterà probabilmente conseguenze pesanti per le società coinvolte, ad oggi lottare per i fatidici quaranta punti è passato da snobismo minimalista a traguardo difficile da centrare. Lo spettro Sampdoria, sinceramente, io lo evoco da qualche mese, e non per fare il profeta di sventura ma perché appare chiaro ormai da tempo che la squadra viola non ha nessuna delle caratteristiche che deve avere chi si batte per l’obiettivo minimo: gioca da fare sincera pena, non lotta, non ha la minima coesione di ambiente e di spogliatoio e non ha trovato nel cambio di allenatore alcun beneficio, se non nelle corde vocali di alcuni tifosi che si risparmiano qualche coro su zin-gari e dintorni. Intendiamoci: rimpiangere Mihajlovic è come pensare che si invecchiava meglio quando non c’erano gli impianti di riscaldamento perché il freddo conserva, ma i mancati risultati dell’avvento di Delio Rossi, onesto buon allenatore che diventa bravo, e anche bravissimo, quando ha le spalle coperte dalla società ed i giocatori giusti, dimo-

strano che il problema non era quello. Oggi la difficoltà maggiore è rappresentata dal fat-to che non si vede come si possa correre ai ripari, perché è difficile scovare 11 giocatori che, di fronte allo spettro della B, abbiano voglia di battersi fino alla morte (sportiva, ovviamente). Chi è a scadenza di contratto, chiaramente, se ne frega, chi si ritiene co-munque troppo bravo per la cadetteria sa

che troverà un’altra sistemazione, e poi ci sono i menefreghisti congeniti, quasi sempre stranieri, che comunque il loro lo fanno ma prima che capiscano quello che succede è già finito il campionato. Dividete i calciatori viola visti contro la Lazio in queste categorie, e fate la conta di chi vi rimane. Se riuscite a organizzarci una briscola siete, a mio avviso, inguaribili ottimisti.

Cosa sta succedendo alla Fiorentina? Quando sembrava che il gioco cominciasse a fluire e le vittorie anche, ecco le tre sconfitte consecutive

che fanno ripiombare la Fiorentina in una posizione pericolosa visto che Lecce e Siena hanno un buon ruolino di marcia e stanno alzando la quota sal-

vezza. Rossi a Roma ha cambiato il modulo che aveva dato qualche soddisfazione nei mesi precedenti ed ha proposto dapprima un 4-5-1 con Romulo e Ljajic esterni, oltre al solito terzetto di centrocampo composto da Montolivo, Lazzari e Behrami. Il risultato non è

certo stato dei migliori e per la copertura difensiva il cambio di difesa non ha avuto effetti di sorta: stessi problemi (rete subita per un fuorigioco non riuscito) e stesse amnesie. Non con-tento, Delio Rossi nella ripresa ha operato un’altra rivoluzione copernicana: fuori i due esterni e ritorno all’origine con la riproposizione del trequartista, nella fattispecie Lazzari, unitamente a Cerci in appoggio di Jovetic. Il risultato non è mutato, la Fiorentina ha giocato in maniera decente senza infastidire più di tanto la porta difesa da Marchetti. Cerci ha anche segnato un gol ma in chiara posizione di fuorigioco, poi sul finire, nonostante la Lazio avesse nelle gambe la fatica di Madrid e nella testa le ruggini societarie, niente di niente. Solo qualche sporadico affondo senza nessuna velleità di fare male. E adesso arriva il derelitto Cesena, la migliore possibilità per prendersi tre punti d’oro per la classifica sempre più traballante. Tanti gli ex e per i romagnoli una delle ultime spiagge per salvare il campionato, ma anche per i viola a questo punto diventa un match spareggio e non deve essere fallito. Quale sarà il modulo proposto da Rossi? La difesa a quattro non è andata male con De Silvestri giudicato fra i migliori che potrebbe essere sostituito da Cassani e il giovane Nastasic un po’ in difficoltà che potrebbe rifiatare per il rientrante Gamberini. E’ il centrocampo che preoccupa: Behrami non sta bene, Montolivo e Lazzari giocano su una mattonella e il trequartista non esiste. Un bel problema per Rossi che non ha molte alternative a disposizione visto che Olivera sarà fermo altre due settimane. In avanti dentro Amauri (se recupera in tempo dall’affaticamento muscolare) accanto a Jovetic anche se potrebbe essere rischiata una formazione ultra offen-siva con JoJo di appoggio ad Amauri e Cerci apparso abbastanza pimpante contro la Lazio. Riproporre Lazzari dietro le punte è un suicidio tattico non più sopportabile se si vuole bene alla Fiorentina. A Rossi le non facili risposte.

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Meno male che c’è Valon Behrami, un lot-tatore autentico, uno che non molla mai. Per fortuna la Fiorentina ha un giocatore come lui, l’unico a tenere in piedi il centrocampo, a contrastare chiunque capiti nella sua zona e a cercare di impostare, sia pure vanamente e non per colpa sua, le manovre offensive vio-la. Anche all’Olimpico, nel suo vecchio sta-dio contro la sua ex squadra con la quale debuttò in serie A nell’agosto del 2005 (con il Messina) lo svizzero-kosovaro ha dato di-mostrazione di tutto il suo valore. Ha cercato di tenere in piedi la baracca. E non era facile, perché dai suoi compagni di reparto il sup-porto era davvero scarso. A contrastare i la-ziali, in formazione completamente rimaneg-giata, per lunghi tratti della gara era da solo. Ma non si è mai arreso. Da vero leader. Ecco quello che è Behrami. E’ un leader in campo e negli spogliatoi. Se c’è qualco-sa che non va lo dice sempre. Con educa-zione ma lo dice. E i compagni lo rispetta-no, perché è uno che dà l’esempio, che non si tira mai indietro e che si assume le proprie responsabilità. Delio Rossi lo co-nosceva bene, perché lo aveva avuto alla

Lazio per tre stagioni. Con lui, però, giocava in un altro modo, da esterno destro in difesa o a centrocampo. Ora, invece, ricopre il ruolo di interno destro. E’ in quella posizione di campo che lo ha impiegato l’anno scorso, sin dal suo arrivo a Firenze a gennaio, Sinisa Mihajlovic. Lì è più nel vivo del gioco, sempre pronto a dare il proprio contributo in fase di interdizione della manovra e in fase di impostazione. Corre ininter-rottamente come un forsennato. Ce ne fossero di elementi come lui. Non per nulla è diventato subito uno dei beniamini della curva Fiesole. Alla gente piace perché si impegna, forse più di altri. Non si dà mai per vinto. E queste cose i tifosi le notano e le apprezzano. Behrami ama la ma-glia viola e dimostra grande attaccamento alla squadra. Nel mercato di gennaio ha resistito alle lusinghe della Juventus. Conte lo voleva a tutti i costi per rinforzare il centrocampo bianconero. A Torino avrebbe potuto togliersi grandi soddisfa-zioni già da quest’anno. Ma ha detto di no, prefe-rendo rimanere a Firenze. Sono belli questi gesti e queste prove di affetto. Non sono da tutti, so-prattutto di questi tempi. In campo poi Behrami non tradisce mai. E’ una certezza. Difficilmente le sue prestazioni sono al di sotto della sufficien-

za. Non che all’O-limpico, dove l’anno scorso contro la La-zio aveva debuttato in maglia viola subentrando a Donadel a un quarto d’o-ra dalla fine, abbia giocato in maniera trascendentale. Ma almeno il suo lo ha fatto. Ha provocato tra l’altro l’ammo-nizione di Biava e nel primo tempo ha dato il via all’unica azione degna di nota della Fiorentina. Behrami ha fatto quello che ha potuto. Quando è uscito dal campo a poco più di dieci minuti dalla fine per fare posto a Vargas era strema-to e anche un po’ demoralizzato. Capiva, infatti, che difficilmente la squadra viola avrebbe potuto raddrizzare questa partita e che la terza sconfitta consecutiva era alle porte. Lui almeno, però, ha provato ad evitarla. Su questo non c’è il minimo dubbio. Come non c’è dubbio che proprio intor-no a Behrami l’anno prossimo vada rifondato il centrocampo della Fiorentina. Delio Rossi dovrà indicare alla società i giocatori che meglio sono in grado di giostrare accanto allo svizzero-koso-varo, l’unico autentico leader di questo reparto e non solo.

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Questa volta a bocciarlo è stato direttamente Delio Rossi. Dopo quarantacinque minuti la partita contro la Lazio di Adem Ljajic (non solo la sua comunque) era già finita. Era a lui che si era af-fidato il tecnico romagnolo per sostituire l’infortunato Amauri. Ma anche contro i biancazzurri il giocatore serbo ha fallito la prova. L’Olimpico proprio sembra essere stregato per lui. Lo scorso mese di gennaio contro la Roma in Coppa Italia in questo stesso sta-dio si era ‘mangiato’ due reti nel primo tempo sullo 0-0, prima che i giallorossi nella ripresa prendessero il sopravvento per vincere alla fine per 3-0. Contro la Lazio l’altra sera la sua presenza in campo è stata impalpabile. Praticamente non si è mai visto. Do-veva aiutare Jovetic in fase offensiva. Ma il suo apporto non c’è stato. E’ mancato in pieno insomma. Non ha mai saltato l’uomo (le riserve della Lazio, con tutto il rispetto) e non si è mai fatto trovare smarcato. E poi non ha mai tirato in porta a meno che non si voglia considerare come tiro una sua debole conclusione effet-tuata poco prima della mezz’ora che ha fatto il solletico al portiere

biancazzurro Marchetti. Insomma, purtroppo per lui e per la Fioren-tina quella di Roma è stata un’altra serata deludente. Certo non è stato il solo a fallire la partita contro la formazione di Reja. Ma da un elemento come Ljajic, che ha sicuramente dei notevoli mezzi tecnici (li deve però dimostrare, almeno con la casacca viola) è lecito attendersi molto di più. Con l’arrivo di Amauri per il ventenne serbo le possibilità di giocare tra l’altro sono diventate più scarse. E allora deve approfittare delle occasioni che gli vengono riservate. Deve sfruttarle. Quella di Roma era per lui la nona presenza in campionato, anche se di minuti, compresi quelli dell’Olimpico, ne ha messi insieme 361 appena. E francamente da ricordare in ma-niera positiva della stagione di Ljajic c’è solo una partita, quella di Novara quando fornì un assist a Jovetic e dette il via all’azione che provocò il rigore per la Fiorentina. L’ex fantasista del Partizan di Belgrado non giocava da titolare dalla gara di Cagliari di più di un mese fa (il 23 gennaio), ovvero quella prima dell’arrivo di Amau-ri, mentre non scendeva in campo (sia pure solo per gli ultimi tre

minuti) dalla settimana successiva (dal match con il Siena a Firenze). Insomma quando un elemento come lui che non viene quasi mai impiegato ha un’occasione per dimostrare il proprio valo-re deve sfruttarla. Altrimenti sono dolori, ovve-ro panchine e tribune. Intanto all’Olimpico è uscito per fare posto a Alessio Cerci dopo i primi deludenti 45’. Difficil-mente per il momento Delio Rossi gli darà nuovamente fiducia, almeno dall’inizio della partita. Ljajic, però, non si deve arrendere e non si deve demoralizzare ma deve continuare ad impegnarsi ancora più di prima in allenamento per dimostrare al suo tecnico che merita un posto da titolare. Certo, non ha molto tempo a di-sposizione, solo poco meno di due mesi e mezzo, ovvero quanto resta da qui alla fine del campionato. E se in questo frangente non dimostrerà tutto il suo autentico valore la sua avventura a Firenze potrebbe anche concludersi nel mese di maggio.

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Doveva essere un giocatore ‘finito’. Era l’uo-mo che destabilizzava lo spogliatoio. Era diven-

tato l’elemento che, dal fare la differenza in positivo sul campo, la faceva in negativo dentro e soprattutto fuori. Insomma era arrivato al capolinea: svogliato e poco ‘digerito’ dalla quasi totalità dello spogliatoio. Stiamo parlando dell’ul-timo Adrian Mutu fiorentino, il ‘Fenomeno’ che è stato rega-lato in estate al Cesena pur di non averlo più tra i piedi. Una situazione descritta forse in maniera cruda, fredda, schietta, brutale, pure sgradevole, ma reale. La presenza del romeno a Firenze non era più gradita (anche perché toccava a Jovetic ricevere il testimone di ‘Fenomeno’, di leader, di uomo del fu-turo), ma siamo davvero sicuri che le sue reti non avrebbero potuto far comodo anche a questa Fiorentina che sembra non riuscire più a segnare se non con il talento montenegrino?POCHE BRAVATE. Dal punto di vista comportamentale Mutu, sembra aver risposto presente da quando è approdato in Romagna. Non si è sentito più parlare di risse nei locali, scappatelle notturne o eclatanti colpi di testa. Se si esclude la bravata che risale al mese di agosto 2011, quando avrebbe passato la vigilia di una gara amichevole della sua nazionale contro il San Marino a giro per locali ritornando in ritardo in ritiro e facendo infuriare il ct Piturca, non sembra esserci altro da registrare. Insomma, dopo quella serata particolare che secondo voci lo avrebbe visto un po’ alticcio, nessuno più ha sentito parlare di spacconate del Fenomeno. A meno che non si voglia considerare bravate le vicende del campo: e allo-

ra tutti ricorderanno l’espulsione subita nel match d’andata proprio contro la ‘sua’ Fio-rentina allora allenata da Mihajlovic. Quella domenica il romeno perse la testa e rifilò un pugno a Cassani, un gesto che gli costò 3 giornate di squalifica. Ma queste azioni dettate dall’istinto sul rettangolo verde non hanno niente a che vedere con i fatti extra campo che lo hanno messo sotto la lente d’ingrandimento nell’ultimo anno fiorentino. Mutu non è mai stato un santo – e proba-bilmente mai lo sarà – ma di fatto a Cese-na non si è mai lamentato nessuno del suo comportamento. Questo gli fa onore perché in qualche modo si è riqualificato dimo-strando di saper essere un professionista. Certo un professionista che si prende delle pause, che non sempre riesce ad essere il fuoriclasse che tutti conoscono. Come se a volte scendesse in campo senza accendere la sua comunque immensa luce. Ma di fatto, quando vuole, sa essere ancora oggi un cal-ciatore capace di fare la differenza. E anche i suoi compagni hanno imparato ad apprezzarlo. Quando non ha potuto allenarsi in Romagna a causa del maltempo il Ce-sena si è spostato a Coverciano e, in una serata libera con-cessa dal tecnico, Mutu ha portato tutta la squadra a cena nel

suo ristorante fiorentino, un noto locale del centro. Un modo come un altro per fare gruppo, per cer-care l’unione da riversare poi sul terreno di gioco. Anche questo, quando ne ha voglia, è Adrian Mutu.I NUMERI ANCORA DALLA SUA PARTE. Que-stione campo. Se il Cesena può nutrire ancora del-le speranze salvezza – ridotte al lumicino, ma di fatto esistenti – lo deve soprattutto a Mutu, oltre che ai nuovi arrivati Iaquinta e Santana. Tutta la cit-tà romagnola, i tifosi e i compagni sono aggrappati al numero 10 romeno, alle sue giocate, alle sue in-venzioni e in particolare ai suoi gol. E, numeri alla mano, quelli continuano ad arrivare, a non manca-re: sono già 7 in 20 presenze. Adrian ha iniziato la stagione sottotono tant’è vero che dopo le prime giornate parte della tifoseria si era spazientita con lui: non era mai riuscito ad essere decisivo, c’era la sensazione che col tecnico Giampaolo non ci fosse feeling e che la posizione in campo a lui riservata non gli fosse congeniale (o di suo gradimento). Per non parlare poi di quei tre turni di squalifica dopo il match contro la Fiorentina. Insomma, nelle prime 11 giornate Mutu è andato a segno una sola volta (portando comunque in vantaggio il Cesena contro la Lazio nella gara di andata, prima che poi Klose & Co. ribaltassero il risultato a loro favore per 2-1) e il Cesena è riuscito a mettere insieme solamente 6 punti. Poi il cambio dell’allenatore (Arrigoni) oltre al raggiungimento di una migliore condizione fisica e psicologica hanno favorito la rinascita del cam-pione. I primi gol decisivi sono arrivati alla tredice-sima giornata (dodicesima se si considera che la prima era stata rimandata al mese dicembre): una

deliziosa doppietta all’ex compagno Frey è servita per batte-re il Genoa. Poi un gol a Palermo che è valso altri 3 punti e una doppietta interna con il Novara, diretta concorrente per la salvezza, che ha portato al Cesena un’altra vittoria pesante. Inutile il suo 7° gol segnato contro Lazio (a dire il vero, quel gol insieme a quello di Iaquinta aveva illuso la squadra bian-conera che dal risultato di 2-0 ha finito per perdere il match per 3-2). Morale della favola: le sue 7 reti (o perle, perché quando si parla di gol di Mutu, non si può mai essere bana-li) hanno fruttato 9 dei 16 punti del fanalino di coda Cesena. Il che significa che nel dna dell’ex campione viola c’è ancora l’abilità di essere decisivo. Importante. Fondamentale. Mutu è sempre Mutu, il solito Fenomeno.L’ULTIMO GRANDE 10 VIOLA. Piccolo dettaglio da non sot-tovalutare. Domenica arriverà al Franchi da ex giocando la sua prima partita nel suo vecchio stadio da avversario. Sarà davvero curioso capire quali saranno le sue emozioni, i suoi gesti, il suo atteggiamento in caso di gol. Probabilmente non esulterebbe perché ha ancora troppo rispetto per una tifose-ria alla quale più volte si è… inchinato e dalla quale è sempre stato apprezzato. E poi: quale sarà l’accoglienza a lui riser-vata? Verrà applaudito, fischiato o ignorato? Sicuramente un giocatore del suo calibro, l’ultimo ad essere stato degno di in-dossare la maglia numero 10 a Firenze, andrebbe applaudito. Del resto, anche se nel finale della sua avventura in viola ha commesso degli errori, anche gravi, ha sempre saputo dare il suo (gran) contributo alla squadra sia in campionato che in Europa grazie a prestazioni e gol di pregevole fattura. È il giocatore che ha restituito ai tifosi la possibilità di sognare traguardi impensabili, palcoscenici raffinati del calcio: le sue magie hanno consentito alla Fiorentina di sedersi al tavolo con le grandi e non per fare la comparsa, ma per divertire e far divertire. Almeno per questo, per i suoi 5 anni viola e i suoi 69 gol in 143 partite, gli andrebbe riservato un applauso. E dopo, in quei 90’, ‘nemici’ come prima e testa al risultato senza guardare in faccia nessuno. Neppure quel viso furbetto e vispo di uno degli ultimi veri campioni viola.

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E’ stata indubbiamente una delle cessioni passate inosser-vate e che ha fatto meno clamore nel mercato estivo del 2011, quando la Fiorentina ha dato il via libera ai vari Frey, Santana e Donadel. Eppure Gianluca Comotto è sempre

riuscito a dare, da gran professionista, il suo contributo alla Fiorentina e avrebbe continuato a darlo se la socie-tà viola gli avesse chiesto di rimanere. In ‘punta di piedi’ ha chiuso l’esperienza nel capoluogo toscano e con clas-se, senza sollevare polveroni, ha ringraziato e se n’è an-dato. Eppure il suo spazio nella Fiorentina era riuscito a ritagliarselo, diventando titolare prima con Prandelli e poi con Mihajlovic. Proprio quest’ultimo si era in qualche modo opposto alla sua cessione, ma quando non si arri-va all’accordo tra la società e il giocatore anche il volere dell’allenatore non conta più. Nei tre anni nei quali ha in-dossato la maglia viola, Comotto non è mai uscito dalle righe, ha sempre lavorato a testa bassa senza mai farsi coinvolgere in situazioni poco piacevoli. Un vero e proprio ‘gregario’ che, giorno dopo giorno, portava avanti il pro-prio lavoro e grazie al quale si è tolto anche qualche sod-disfazione come quella di giocare in Champions League.

GIROVAGANDO. La carriera calcistica di Gianluca Comotto inizia nel 1994-95 con la squadra dell’Ivrea. Il suo esordio in serie A però lo fa nella stagione 2000-2001 con il Vicenza, squadra con la quale aveva conquistato la promozione nel-la massima serie, l’anno prima. Successivamente giocherà con il Torino e per la prima volta con la Fiorentina nella stagione 2003-2004, quando la squadra militava in B. Con i viola colleziona 15 presenze. Nel gennaio del 2004 però sceglie di andarsene da Firenze per passare alla Reggina, che in quell’anno disputava il campionato di A. A fine stagio-ne torna a giocare nel Torino con il quale festeggerà la pro-mozione alla massima serie. Svincolatosi dai granata, nel 2005-2006, sottoscrive un contratto con la Roma che però lo cede in prestito all’Ascoli, ma la stagione successiva vie-ne ceduto ancora una volta ai granata per 700.000 euro. E’ destino per lui indossare la maglia del Torino di cui diventa capitano nel 2007. Nel mercato estivo del 2008 viene acqui-

stato dalla Fiorentina grazie anche alla volontà del giocatore di trasferirsi nel capoluogo toscano invece che a Palermo, nonostante le pressioni insistenti della squadra rosanero. La

sua esperienza a Firenze non comincia nel migliore dei modi visto che subisce, ad inizio campionato, un brutto infortunio che porterà la società viola ad escluderlo momentaneamente dalla lista Champions. Successivamente reintegrato, farà il suo esor-dio nella competizione europea contro lo Sporting Lisbona. Da quel momento sarà tutto in discesa vista la fiducia ripo-sta in lui, prima da Prandelli e successivamente da Mihajlo-vic. Nel luglio del 2011, arrivato a fine contratto, il giocato-re firma un contratto biennale con il Cesena e nello stesso anno completa gli studi laureandosi in scienze economiche.

DAL LAMPREDOTTO ALLA PIADINA. Dalla Toscana all’E-milia Romagna: non molti i chilometri che Comotto ha do-vuto fare per trasferirsi nella sua nuova ‘casa’ nel giugno scorso. L’ex viola è stato finora uno dei pochi che è riuscito a collezionare, nella sua nuova squadra, ben 19 presenze su 25 partite di campionato giocate. Si pensi a Donadel o a Santana che lasciata Firenze per Napoli hanno giocato veramente poco: il primo una partita in Coppa Italia, mentre il secondo può contare solo 8 presenze nella formazione campana prima di decidere, nel mercato di gennaio, di rag-giungere lo stesso Comotto a Cesena. Tutto sommato quindi il difensore, rispetto agli ex compagni, è riuscito a ritagliarsi un posto anche nelle fila della squadra romagnola convincendo tutti e tre i tecnici che dall’estate scorsa fino ad oggi si sono seduti sulla panchina del Cese-na Comotto nel firmamento calcistico non è mai stato considerato un ‘fenomeno’, ma a volte non è necessa-rio essere calciatori fuori dal normale per riuscire a conquistare la fiducia degli allenatori e dei compagni di squadra e per ritagliarsi, co-munque, un posto al sole.

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il perSonaggiodi Cristina MattioliGIANLUCA COMOTTO:

quando calciatore fa rima con professionista

Arriva a Firenze il 27 maggio del 2006 dal Palermo. Mario Al-

berto Santana resta nella Fiorentina per cinque anni. La sua avventura con la maglia viola è stata caratterizzata da numerosi infortu-ni che non gli hanno permesso di dimostrare il suo valore fino in fondo. Ma non ci sono dubbi che l’argentino sia stato uno dei giocatori più importanti della storia recente viola in quanto ha garantito a Prandelli sacrificio e duttilità, oltre a tecnica e gol (18 in 137 presenze in viola). E poi il suo grande campionato con Mihajlovic, forse il migliore, prima di lasciare Firenze.NUMEROSI INFORTUNI. Nella partita di esor-dio in maglia viola in Coppa Italia contro il Giarre riporta il primo dei molti infortuni che lo accompa-gneranno nella sua avventura con la Fiorentina. A farlo fermare un problema al retto femorale che lo tiene lontano dal rettangolo di gioco per alcuni mesi, problema che con il riacutizzarsi lo ha poi costretto per gran parte della stagione ai box. In quella successiva del 2007-2008 le sue condizio-ni fisiche migliorano e lui disputa un campionato che vale la sufficienza anche se le sue presta-zioni non convincono (a fine campionato colle-ziona 26 presenze e 2 gol). La terza stagione parte bene ma a gennaio nella partita contro il Bologna, dopo aver subito un intervento da parte di Zenoni, riporta una duplice microfrattura asso-ciata a tibia e perone: si chiude così il suo terzo campionato in maglia viola. Dopo il suo rientro, la sorte gli gioca nuovamente contro. I guai non sono ancora finiti, c’è spazio per un nuovo infor-tunio: corre l’anno 2009-2010 e Santana in alle-namento, durante un’amichevole, si procura la

lesione parziale del legamento crociato anteriore che lo costringe ad un nuovo stop di cinque mesi.FESTA AL GOODISON PARK. Nei periodi in cui la sua condizione fisica è stata ottimale Santana ha contribuito comunque a rendere una Fioren-tina ancora più forte sia in Italia, sia in Europa. Come dimenticare la sfida di Coppa Uefa al Go-odison Park contro l’Everton? 120’ di sofferenza, poi la freddezza dal dischetto ha fatto il resto. L’accesso ai quarti di finale di Coppa Uefa sem-bra essere già nelle mani dei viola, ma la partita di ritorno è una battaglia. Santana parte dalla panchina. Il primo tempo si chiude con i viola sot-to di un gol. La seconda frazione di gioco vede la squadra viola subire il secondo gol che vuol dire supplementari (avendo vinto la Fiorentina all’an-data per 2-0) e infine calci di rigore. Santana en-tra proprio durante l’extra-time in previsione dei penalty. E’ l’ultimo dei giocatori viola a batterlo. Dopo i due errori dei giocatori dell’Everton tocca a lui andare sul dischetto: con freddezza calcia, la palla finisce in rete e quell’esultanza rimarrà sempre nella mente dei tifosi che dopo una parti-ta al cardiopalma festeggiano l’approdo ai quarti della competizione europea. E rimarrà sempre anche nella mente dell’argentino.VERO SANTANA. L’ultima stagione con la ma-glia viola sarà quella che farà conoscere alla Fio-rentina il vero Santana. Sulla panchina arriva un nuovo tecnico, Sinisa Mihajlovic ed è proprio con l’allenatore serbo che il centrocampista argentino si riscopre anche nel ruolo di mediano, oltre che essere devastante sull’esterno. Una stagione nel segno della continuità (28 presenze in campio-nato e 4 gol). La stagione viola è deludente ma il

giocatore grazie alle sue ottime prestazioni si fa applaudire dai tifosi che gli riconoscono impegno e cuore. A fine stagione però, non rinnovando il contratto, sceglie di andare a Napoli. Nell’ultima gara di campionato interna con il Bologna i sup-porter del 7Bello viola lo salutano alla loro manie-ra dedicandogli uno striscione: “Non a caso il set-te ci accomuna. Grazie Mario e buona fortuna”.NAPOLI POI CESENA. Dopo cinque stagioni viola, Santana il 12 luglio 2011 passa a parame-tro zero al Napoli, nella squadra di Mazzarri. Per il giocatore arrivare a Napoli rappresenta un salto di qualità: va a giocare al San Paolo, tempio un tempo di un asso come Maradona. Tutto questo

per il centrocampista argentino valeva la realiz-zazione di un sogno. Ma le aspettative a volte deludono: Santana arriva per rinforzare la rosa e principalmente per essere il sostituto di Lavezzi. Il suo spazio però è limitato (11 presenze e nes-suna rete tra campionato e coppe) e nel mercato di gennaio decide di andare in prestito a Cesena, la squadra che durante la scorsa estate lo ave-va corteggiato insieme al Napoli. Così domenica tornerà proprio coi bianconeri al Franchi, in una delicatissima sfida. L’emozione sarà tanta per lui che nel giorno della sua partenza disse: <E’ solo un arrivederci…>. E chissà se dalla Fiesole gli sarà dedicato un coro o uno striscione.

Toh chi si rivede: ecco Santana, 5 ANNI DI INfORTUNI E SUPER RIGORI

il perSonaggiodi Alfredo Verni

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28 fEbbRAIO 2012www.brividosportivo.it

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Più passano i giorni e più prende corpo la ‘rivoluzione’ in mezzo al campo che a

giugno subirà la Fiorentina. Il futuro tecnico della squadra di Delio Rossi passa per il rinnovamento

quasi totale del centrocampo e Pantaleo Corvino (dovreb-be essere ancora lui il ds della Fiorentina, almeno nella prossima stagione) sta già muovendosi in questa direzione.

BLINDARE BEHRAMI. L’obiettivo principale intanto è quello di trattenere Valon Behrami. A giugno la Juventus ritornerà alla carica ma probabilmente i bianconeri non saranno i soli. Potrebbe occorrere uno sforzo (e quindi

un nuovo contratto) da parte della famiglia Della Valle per convincere il giocatore a respingere con forza ogni eventuale altra proposta. I tifosi si aspettano che il loro beniamino sia messo al centro del progetto (oltre che del campo) e in molti lo vedrebbero volentieri con la fascia da capitano al braccio. Il primo step del prossimo mercato è proprio questo: riuscire a trattenere Behrami vorrebbe dire mettere il primo mattone sulla ricostruzione, assolu-tamente fondamentale. Se ne andranno, e si sa da tem-po, Montolivo e Marchionni a parametro zero, ma quasi sicuramente non verrà riscattato nemmeno il cartellino di Kharja. Il franco-marocchino dovrebbe tornare al Ge-noa senza troppi rimpianti. C’è poi Lazzari, che in questa fase della stagione sta mettendo in mostra dei timidissimi miglioramenti. Per lui parlerà (e deciderà) Rossi che lo stima fin dai tempi di Bergamo: anche per questo non è esclusa una conferma della compartecipazione con il Cagliari. ENTUSIASMO SUDAMERICANO. Detto di chi non ci sarà più, possiamo già parlare del primo rinforzo. Guido Pizarro, giocatore del Lanus classe ’90, è considerato uno dei migliori centrocampisti dell’intero campionato ar-gentino. Gran fisico, ma soprattutto buona tecnica e abi-le nel palleggio. Andrà ad occupare una casella lasciata vuota sulla linea mediana e a Rossi spetterà il compito di renderlo utile per il campionato italiano. La Fiorentina ha fatto di tutto per anticipare a gennaio l’arrivo del giocatore, ma il documento decisivo per sancire il suo status di co-munitario non è arrivato entro il 31, ragion per cui Pizarro ha rifatto le valige e si è rimesso a disposizione del Lanus, per la gioia di compagni e dirigenti. Da sottolineare come Corvino lo abbia strappato dalle mani di Napoli e Catania. Non che quella degli etnei sia una concorrenza particolar-mente agguerrita economicamente, ma quando in ballo ci sono talenti sudamericani (Pizarro fa già parte dell’Argen-tina Under 20) l’interesse di Pietro Lo Monaco è sinonimo di garanzia assoluta. Oltre a lui arriveranno almeno altri due centrocampisti a rinforzare la rosa viola: i nomi buoni (da spendere in questo momento, a tre mesi dalla fine del campionato) sono quelli già circolati a gennaio. Corvino è rimasto affascinato dall’elegante potenza di Lucas Biglia: argentino anche lui, classe ’86, ha il solo ‘difetto’ di aver attirato a sé l’interesse di squadre importanti tanto che nei giorni scorsi si è parlato addirittura del Barcellona: stare-mo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi, anche se a dire il vero il ds viola avrebbe strappato più di una pro-

messa all’An-derlecht (con il club belga i rapporti sono ottimi). In se-conda fila ci sono i nomi di Marcos Arouca (se-guito a lungo, ma è extracomunitario e il Santos pretende qualche milione in più rispetto all’offerta di Corvino) e Clau-dio Yacob, che diventerebbe un colpo assolutamente ap-petibile a parametro zero nel caso in cui (come sembra in questi giorni) decidesse di non rinnovare il proprio contrat-to con il Racing Avellaneda. Passaporto spagnolo e ri-chiesta d’ingaggio non esosa ne fanno un nome da tene-re in alta considerazione anche perché ci sarebbero già stati contatti con il suo procuratore. Oltre a loro restano sempre da tenere d’occhio i nomi di Ledesma, Cigari-ni e Borja Valero. ADESSO O MAI PIU’. E poi c’è lui, Marco Parolo. La Fiorentina lo segue da almeno due anni, lui ringrazia e rimane concentrato adesso sul suo Cesena, consape-vole che buona parte dell’eventuale salvezza del club di Campedelli passerà anche dalle sue giocate e dai suoi assist per Mutu e Iaquinta. Salvezza o meno, questi tre mesi di campionato dovrebbero essere gli ultimi per Pa-rolo in Romagna: un certo interesse intorno a sé l’ha cre-ato per davvero, specialmente per la stagione scorsa as-solutamente straordinaria. In questa stagione è rimasto impigliato nei problemi tecnico-tattici della squadra e non è riuscito a fornire quelle prestazioni che in passato han-no stregato anche Cesare Prandelli. L’imminente rivolu-zione nel centrocampo viola lascia pensare che possa essere arrivato finalmente il momento buono per un suo approdo in viola, mentre Corvino si frega le mani: il costo del cartellino si è abbassato molto rispetto allo scorso anno. Da non sottovalutare, infine, il buon rapporto che nelle ultime stagioni si è instaurato tra le due società, con la Fiorentina che ha addirittura regalato a Campe-delli il cartellino di Adrian Mutu. I presupposti dunque ci sarebbero tutti, il futuro centrocampo della Fiorentina potrebbe davvero comprendere anche lui. Una cosa è certa per Parolo: se dovesse perdere anche il treno che passerà in estate, le porte di Firenze per lui potrebbero chiudersi definitivamente.

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Arriva domenica il Cesena dei grandi ex, Adrian Mutu, Mario Santana e Gianluca Comotto. Una sfida, dunque, particolare per tutti i tifosi,

che evoca grandi emozioni. Ma tra le gare con la formazione romagnola ce n’è una che nessun so-stenitore gigliato potrà mai dimenticare. E’ quella

del 21 marzo 1982, quando Giancarlo Antognoni tornò in campo quattro mesi dopo il grave inci-dente alla testa che poteva costargli anche la vita (gli era accaduto nell’incontro con il Genoa del 22 novembre 1981 a Firenze). In quel periodo la Fiorentina aveva continuato la sua corsa nelle zone alte della classifica. “Antonio” fu sostituito da Luciano Miani, un centrocampista (ma ave-va giocato anche da difensore) con altre carat-teristiche il quale, comunque, seppe fare molto onestamente la propria parte. La squadra viola arrivò così alla partita con il Cesena valida per la 23esima giornata al 2° posto in classifica, a un punto dalla capolista Juventus.L’allenatore Picchio De Sisti per la partita con i bianconeri romagnoli noni in classifica (il cam-pionato è a sedici squadre) manda in campo la seguente formazione: Galli; Contratto, Miani; Casagrande, Vierchowod, Galbiati (Sacchetti dal 46’); Daniel Bertoni (Ferroni dall’88’), Pecci, Graziani, Antognoni, Massaro. Nelle file del Ce-sena ci sono tra gli altri il centravanti austriaco Schachner e l’ex centrocampista della Juven-tus Verza. Il Comunale è pieno come un uovo in questa calda domenica di inizio primavera. I tifosi sono tutti lì per tributare l’applauso al loro

capitano, al mitico “Antonio”, all’u-nico vero dieci della storia gigliata. E quando Antognoni, fisico tirato e asciutto ma con i capelli più corti del solito (in seguito all’opera-zione alla testa), sale le scalette che dagli spo-gliatoi portano sul terreno di gioco il pubblico è tutto in piedi ad acclamarlo. E’ commosso il capitano viola. Cerca di ma-scherare l’emozione ma non è facile. La curva Fiesole lo accoglie con uno striscione stupendo. “Antonio, - vi si legge – l’inferno è finito… il Pa-radiso ci attende”. Il Cesena che non ha niente da perdere gioca una partita tranquilla. La Fio-rentina, invece, incontra delle difficoltà imprevi-ste. Sarà forse per il primo caldo della stagione o magari anche per l’emozione per il ritorno di Antognoni, ma la squadra di De Sisti non ap-pare tonica come al solito. Di emozioni non ce ne sono molte. Dopo pochi minuti dall’inizio del secondo tempo arriva, invece, la notizia che la Juve a Torino è passata in vantaggio sul Genoa grazie a un autogol di Mario Faccenda, futuro di-fensore gigliato. Il gelo cala sul Comunale. Ora i punti di distacco dai bianconeri di Trapattoni di-ventano due. La Fiorentina comunque continua ad attaccare, trascinata anche da Antognoni che

palesa una buona condizione fisica. A dieci minuti dalla fine gli sforzi degli uomini di De Si-sti vengono finalmente premiati. E’ proprio il capitano ad iniziare l’azione. Il suo passaggio per Francesco Casagrande è per-fetto. E l’ex mediano del Cagliari non fallisce l’appuntamento con la rete, la terza per lui in questo campionato dopo quelle rea-lizzate al Comunale al Como e al Torino. E’ il gol della vittoria che consente alla Fiorentina di rimanere a un punto dalla Juve a cui contenderà lo scudetto fino all’ultima giornata.

Ieri presso il Centro Tecnico di Coverciano a Firenze si sono riuniti tutti gli allenatori della serie A, B e C che hanno votato, come succe-de ogni anno da oltre vent’anni, quelli che sono stati i migliori tecnici della stagione 2010-2011. Un premio prestigioso ambito da ogni allenato-re a maggior ragione perché a scegliere il vinci-tore sono i colleghi.A trionfare quest’anno e quindi a ricevere l’am-bita Panchina d’Oro come miglior tecnico del-la serie A è stato Francesco Guidolin, che è stato in passato vicinissimo alla panchina viola, e protagonista assoluto della stagione scorsa per la splendida cavalcata che ha visto la sua Udinese arrivare al quarto posto in classifica e qualificarsi per i preliminari di Champions League. L’allenatore dei friulani è apparso vi-sibilmente felice: «Non me l’aspettavo – ha commentato – e sono davvero emozionato. Ringrazio i colleghi che mi hanno votato e an-che quelli che non l’hanno fatto. Nella mia dura-tura carriera ho inseguito questo premio a lungo e ora che l’ho ricevuto sono davvero contento. Ringrazio anche la mia società, l’Udinese, il mio staff e i miei splendidi giocatori: se ho vinto è anche grazie al lavoro di tutti loro. Poi una de-dica particolare è per i miei genitori, le persone più importanti della mia vita. Se oggi sono qui è anche merito loro». Guidolin, terzo allenatore

dell’Udinese a ricevere la Panchina d’Oro (pri-ma di lui avevano trionfato Alberto Zaccheroni per la stagione 1998-99 e Luciano Spalletti per la stagione 2004-05) ha battuto la concorrenza di altri due tecnici che si sono particolarmen-

te messi in mostra nella passata stagione: Massimiliano Allegri e Walter Mazzarri, che hanno entrambi disputato un campionato im-peccabile rispettivamente con Milan (campione d’Italia) e Napoli (terzo classificato).

Panchina d’Argento di serie B invece per Attilio Tesser che ha con-dotto ad una ineccepibile e brillante promozione nella massima serie il suo Novara. Premiati an-che Vincenzo Torrente con la Panchina d’Oro per la Prima Divisione per il campionato vinto lo scorso anno alla guida del Gubbio e Rocco Boscaglia con la Panchina d’Argento per la Seconda Divisione per la splendida stagione disputata con il Trapani.Premio speciale consegnato ad un maestro del calcio italiano, Azeglio Vicini, per il lungo lavo-ro svolto con grande personalità e passione per il gioco del calcio.Da segnalare le assenze alla kermesse di due allenatori: quella dell’attuale tecnico viola Delio Rossi e del suo predecessore Sinisa Mihajlovic: certo, nessuno dei due sarà stato in vena di festeggiare, né dispensare sorrisi. Il serbo viene da un deludente esonero dopo aver comunque disputato una buona seconda parte di stagione nel 2010-2011, il romagnolo inve-ce è sempre più preoccupato per le sorti della squadra viola, sempre più invischiata nella lotta per non retrocedere. Però chissà, magari un giorno non troppo lontano saranno in ballottag-gio anche loro per un premio così prestigioso. Per adesso, i complimenti vanno tutti ai vincito-ri, Guidolin in primis.

ARRIVA IL CESENA e Antognoni ritorna dall’inferno

amarcorddi Ruben Lopes Pegna

ALLUMINIO

Il Giardino di

l’eventodi Michela LanzaPANChINA D’ORO A GUIDOLIN

Assenti a Coverciano Rossi e Miha

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28 fEbbRAIO 2012www.brividosportivo.it

8OrariO COntinuatO

Martedì/Venerdì 10:00/19:00

Sabato 10:00/20:00

Firenze - Via Giampaolo Orsini 53/R

055 6814321

Una rinomata pasticceria di Sesto Fiorenti-no (il Caffè Neri) ha deciso di offrire la cola-zione a tutti gli abbonati viola che, in segno di protesta, rinunceranno ad andare allo sta-dio per Fiorentina-Cesena. Un’iniziativa de-cisamente inedita, nella quale si rispecchia quella frangia della tifoseria che dice ‘ora basta, non ci credo più’. Un’altra corrente di pensiero, al contrario, ritiene doveroso con-tinuare a presenziare allo stadio soprattutto in un periodo delicato come quello attuale. Ad essa appartiene Filippo Pucci, presi-dente del Centro di Coordinamento Viola Club. «Non conosco i dettagli di questa ini-ziativa - commenta - ma ritengo non sia il

momento di lasciare sola la Fiorentina. C’è bisogno di riportare la gente allo stadio, non certo il contrario». A proposito, rivedremo mai 30mila per-sone ogni domenica? Oggi sembra un’u-topia, eppure succedeva poco più di due anni fa. «La risposta è semplice: servono i risultati. Lo stadio è divertimento e passio-ne, ma se non vinci mai lo spettatore tende automaticamente ad allontanarsi. E’ così dappertutto, basta vedere ad esempio Na-poli o Torino. Quando i risultati arrivano, la gente torna». Ma in generale è giusto fare lo ‘sciopero’ del tifo o la Fiorentina non si abbandona

mai neanche per un quarto d’ora? «Di-pende dai momenti. Quando è utile, noi sia-mo sempre in prima fila per scioperi o ma-nifestazioni di protesta. Ma adesso, ripeto, non vedo le finalità per quel tipo di iniziativa, se non pubblicitarie». Alla ricerca delle finalità, non resta che spostare i microfoni del Brivido Sporti-vo all’interno della pasticceria Neri, dove il titolare Simone Bellesi chiarisce la sua posizione. «L’iniziativa serve per dare una scossa ad un ambiente dove secondo me c’è una società che non ha lavorato bene. Ciò ha causato il crollo del numero di spetta-tori e, ancor più grave, il calo dell’amore dei fiorentini per la loro squadra». Per la precisione, chi non ha lavorato bene in società secondo lei? «I proprieta-ri. Ritengo che il loro modo di fare e le loro teorie abbiano creato un malcontento cre-scente. Hanno parlato di lotta per lo scudetto nel 2011, di progetto, ma a me sembra che questo progetto non porti a niente. La gente non ci crede più, lo stadio è quasi vuoto e non ci credono più neanche i giocatori. Un progetto deve basarsi sui dipendenti». In che senso? «Le faccio l’esempio, nel mio piccolo, della nostra pasticceria. Siamo partiti, sei anni fa, con dodici dipendenti. Abbiamo avviato un progetto incentivando il personale e se oggi siamo ventinove per-sone è proprio grazie alle motivazioni, oltre che al lavoro. Il proprietario deve trasmette-re stimoli ai suoi collaboratori». E’ comunque idea diffusa che non ci si-ano alternative migliori dei Della Valle. «Svolgo la mia attività ormai da svariati anni, prima di questa pasticceria ne gestivo un’altra, ed entro in contatto con molta gente e molte notizie. Prima che Zamparini pren-desse il Palermo, girava voce di un suo inte-

ressamento alla Fiorentina e la transazione sarebbe avvenuta prima del fallimento viola. Non è andata in porto, sono arrivati i Della Valle che hanno acquisito una squadra dal valore nettamente superiore al prezzo che hanno pagato. Poi abbiamo saltato la C1, passando direttamente alla B, da cui siamo approdati in serie A grazie all’allargamento delle promozioni nel 2004. Insomma, in due anni i Della Valle si sono ritrovati nella mas-sima serie, con una squadra per la quale non erano mancati i potenziali acquirenti».Sì, ma adesso ce ne sarebbero? «Più o meno un anno fa si era fatta avanti una per-sonalità araba, e questa non è una voce, lo so per certo». Lo sceicco al vertice di una compagnia aerea araba? «Esattamente, proprio lui. Era realmente interessato alla Fiorentina».Tornando a cifre un po’ più basse… la sua iniziativa della colazione gratis è una forma pubblicitaria? «Faccia questo calcolo: se 10mila persone non vanno allo stadio e vengono da me, anche ipotizzan-do un valore di due euro per ogni colazio-ne offerta… beh, sarà dura arrivare a gua-dagnarci! Aggiungo un aneddoto: quando la Fiorentina fallì nel 2002, contattai il mio amico David Guetta per esporgli il proposito di elargire il 30 per cento dei miei guadagni a favore della squadra, fosse anche servi-to a comprare solo i palloni. Sono nato in via del Sole, mia mamma è sanfredianina e mio padre di San Pierino; sono da sempre innamorato di Firenze e della Fiorentina, la pubblicità non c’entra niente». Ma è anche un appassionato di gastrono-mia. A quale piatto o ricetta paragonereb-be la Fiorentina attuale? «Sia come gioca-tori, sia come credibilità davanti all’Italia, io direi… il bollito!».

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28 fEbbRAIO 2012www.brividosportivo.it

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Angelo Ardito, nipote del già campione italiano dei medi Gaetano, sognava il tricolore, invece si è arreso an-cora una volta a Benoit Manno, campione italiano in cari-ca dei superpiuma, che lo ha battuto ai punti in un match comunque interessante. Sabato sera il pugile fiorentino (è nato in San Frediano, cresciuto in Piazza Tasso) ha sfidato Manno sul ring di Sovigliano, nel sottoclou del titolo Eu-ropeo dei pesi gallo tra De Vitis e il belga Fegatilli. Ed ha perso all’unanimità con il punteggio di 97-92, 96-93, 97-92.SCONFITTO, MA CON ONORE. Ardito aveva già sfidato Manno in due occasioni e in entrambe era uscito sconfit-to, ma era carico e motivato a battere la sua ‘bestia nera’. Purtroppo per il 33enne di Firenze, il match non ha avuto l’evoluzione che ci si aspettava. Ardito ha perso l’incontro a causa dei primi tre round durante i quali è apparso un po’ troppo timoroso, forse emozionato, e non riusciva a prendere le misure a Manno che, nel frattempo, portava a segno colpi che alla fine sono risultati decisivi. Dalla quar-ta ripresa è iniziato a venire fuori anche Ardito portando anch’egli qualche colpo all’avversario e riportando – round dopo round – in equilibrio un incontro tra due pugili che non si sono risparmiati. Ardito ha incassato partendo in sordina per poi finire l’incontro in crescendo. Al contrario, Manno ha scaricato molto nelle fasi iniziali e centrali del match arrivando poi alla fine stremato: è nell’ultima ripresa, la decima, che Ardito ha dimostrato la sua lucidità, la sua esplosività e la sua voglia di rivincita, colpendo l’avversario con una serie di colpi che lo hanno fatto barcollare in più di un’occasione e che hanno rischiato di mandarlo ko. Avesse avuto a disposizione un altro round, l’esito dell’incontro sa-rebbe potuto essere diverso. Angelo Ardito aveva in pugno l’avversario e avrebbe potuto batterlo. Resta il rammarico

di quelle prime riprese timorose, ma la certezza e la consapevolezza di aver messo in difficoltà il campione in carica. La cintura dei titolo italiano l’ha alzata al cielo ancora una volta il calabrese Manno. IL PUGILE TIFOSO. Archiviata la sconfitta sul quadrato, Angelo Ardito ha forse pensato di di-menticare quei primi tre round magari sperando e sorridendo per la vittoria della sua squadra del cuore, la Fiorentina. Sì perché il pugile di San Frediano è anche un tifoso viola sfegatato. Per molto tempo non si è mai perso le gesta della sua squadra né in casa, né spesso in trasferta. Per dieci anni ha addirittura fatto l’abbonamento in curva Fiesole, anche se le ultime vicende gli hanno raffreddato l’entusiasmo tanto da rinuncia-re allo stadio da due anni. Nonostante tutto la sua fede rimarrà viola per sempre, anche in un momento come questo in cui la squadra sta soffrendo, è brutta da vedere, senz’anima e in una posizione di classifica pe-ricolosa. Considera il momento più importante della storia recente la semifinale di Coppa Uefa e non dimentica il suo idolo: il re leone Gabriel Omar Batistuta. Tempi lontani di gioie indescri-vibili. Ma anche oggi che la Fiorentina regala più delusioni che soddisfazioni, il cuore resta viola. A prescindere. E se tra sabato e domenica non ha trovato sorrisi in virtù delle sconfitte rimediate da Manno e Lazio, arriveranno tempi migliori. Alme-no per lui, che la grinta sul ring la mette sempre. Fino all’ultimo gong.

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Mattinata Fiorentinadi Chiara Baglioni

Solo 5 giorni hanno separato la sconfitta contro la Roma (e la conseguente uscita dalla Viareggio Cup

ad un passo dalla finale) dalla sconfitta contro la Juventus in se-mifinale di Coppa Italia. La doppia delusione viene solo in parte ripagata dall’analisi degli eventi: alla luce di questi, infatti, le consi-derazioni che se ne deducono non sono soltanto negative.

DA SALVARE. La Fiorentina Primavera ha iniziato la stagione calcistica 2011/12 con in rosa Babacar, Camporese e Salifu. Con questi elementi, i pochi con un minimo di esperienza, ha battuto in campionato la stessa Juve per 1-0 ed ha vinto la Supercoppa italiana all’Olimpico contro la Roma. I problemi che hanno riguar-dato la prima squadra hanno però reso necessaria la chiamata dei tre giovani ed i loro sostituti nel gruppo di Leonardo Semplici sono arrivati dagli Allievi o dalle riserve, naturalmente più piccoli di età e con meno continuità di prestazione. Ragazzi di 16 o 17 anni, ovvero giovanissimi e con scarsa esperienza, che si sono dovuti confrontare con ventunenni già abituati alla categoria. E’ vero che la Fiorentina è uscita dal Torneo di Viareggio soltanto ai rigori e ha perso contro i bianconeri lo scorso venerdì avendo avuto più di una occasione per rispondere al gol di Spinazzola. Ma è altrettanto vero che proprio le due squadre che hanno bat-tuto la Fiorentina, ovvero Juve e Roma, sono attualmente le “Pri-mavere” più forti d’Italia. E la formazione viola, con una media età di giocatori di 18 anni circa, di fatto ha subito solo un gol, nei 90’ di gioco regolari, in queste ultime due partite. Pur cambiando molti elementi della rosa, dunque, la Fiorentina è rimasta compe-titiva in entrambe le competizioni e questo lo deve in gran parte

alla rapida crescita tecnica dei nuovi leader del gruppo: Daniel Agyei e Maxwell Aco-sty. I due giocatori ghanesi hanno trascinato la squadra trasmettendo voglia di lotta-re, grinta, prendendosi le re-sponsabilità e permettendo, spesso, di superare ostacoli apparentemente insormonta-bili come il Vicenza nel quarto

di finale del Viareggio, che l’anno scorso fece soffrire fino alla fine la squadra di Renato Buso e la eliminò dal torneo.

DA MIGLIORARE. Naturalmente ci sono anche gli aspetti ne-gativi da prendere in considerazione. Non tutto è funzionato, a partire dai singoli. Un giocatore tecnicamente dotato come Matos può e deve fare la differenza, ciò nonostante in que-sta stagione non è sembrato ancora in grado di riuscirci. Troppo lezioso nelle sue giocate, poco concreto nelle conclusioni. Stessa cosa per Campan-haro: cerca la giocata, molte volte gli riesce, ma spesso anche vuole strafa-re peccando di presunzione. Dovreb-be curare di più la tenuta atletica, nei secondi tempi il più delle volte si per-de a centrocampo e scompare dalle azioni salienti. Quanto al nuovo arri-vato Zohore, poco di più poteva fare: 16 anni, fisicamente gigante, è troppo lontano dalla forma fisica per incidere.

TESTA AL CAMPIONATO. Da dove si riparte? Dal campionato. La stagione prosegue comunque e l’obiettivo da raggiungere c’è: la qualificazione ai play off di campionato. La Fiorentina è seconda in classifica nel girone A, dietro alla Juve. E il processo di matu-razione di alcuni giovanissimi calciato-ri (come Ashong, Bittante, Cenciarelli e Panatti) che rappresentano il futuro di questa Primavera, e le speranze di una qualificazione, non devono comunque far dimenticare che sono valori in prospettiva. E il tanto agogna-to ciclo che sta investendo la prima

squadra è stato già affrontato dalla Primavera. Ripartita dopo due stagioni di buon calcio con Carraro, Iemmello & Co., la Fiorentina si affida ad Agyei, Acosty e Zohore. Perché i giocatori passano ma la Primavera resta.

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Mi son partite le api con i pungiglioni arro-ventati appena letto quel documento sullo “sviluppo di Firenze” emanato dall’ordine degli architetti e apertamente contrario alla variazione del piano regolatore pre-sentata da Renzi per l’area Mercafir, che ha come scopo la costruzione dello stadio con annessi e connessi. Avanzano dubbi sulla necessità di un nuo-vo stadio (evidentemente son tutti tifosi strisciati che le partite vanno a vederle nel nuovo stadio della Juve), e dicono che ci sono altre priorità, finendo con quattro righe in “architettico” delle quali il comu-ne mortale, anche se laureato in altra disciplina come il sottoscritto, ben poco

riesce a raccapezzare se non una possi-bile, larvata richiesta di una miscellanea di piccoli interventi che siano più facilmente lottizzabili (honny soit qui mal y pense). Forse non hanno chiaro che il progetto, se realizzato, sarà un project financing con fondi privati che non peserà sulle casse comunali. Parlare di priorità avrebbe quin-di senso solo se si presentassero progetti alternativi, più utili, e realizzabili con ugua-le esborso (zero) nell’area. Non mi sem-bra se ne parli, almeno non ho mai sentito parlare di niente all’orizzonte. Insomma “gli interventi complessivi di ben altra por-tata” potranno esser realizzati lo stesso o, se no, non certo perché dei privati faranno

lo stadio. E allora perché questi comuni-cati? Cui prodest? Di certo a coloro che non vedono di buon occhio la realizza-zione del progetto da parte di “stranieri”, a coloro che sempre hanno osteggiato la proprietà viola. Aspettiamocene altri di questi comunicati, magari quello del comitato per la salva-guardia del Tritone Maculato autoctono della Piana di Sesto che, già, insieme a Rossi (Enrico, non Delio) ha contribuito a sabotare il progetto della Cittadella nella piana di Castello, e simili amenità. Tutto quello che servirà a mettere i bastoni tra le ruote ho paura che verrà usato. Ed io li pungo!

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Giohare a i’carcio senza centrattacco gli è come anda’ co’ una donna senza icche serve di più. E tu ha’ voglia di datti da fare, di fare i’ cicisbeo, d’insistere… ’n porta e un tu c’entri! Go’? Zero! E la Fiorentina ‘nfatti, anche a Roma co’ gli aquilotti spennacchiati dell’immonezzaio e gli è rimasta con lo zero nella su’casella de’ go’ fatti. E ci s’era rotto i’Mo-cio, appena comprato! Così i’Corvo e gl’impara a comprare a i’mercatino dell’usato icche gni serve pe’ quella fobia che ci ha di risparmiare che sembra la mi’nonna bonanima. “E vo’ a i’ mercato a comprare un po’ di verdura pe’ la zuppa”, poi e la tornaa con un fagotto di pesche. “Guarda qui, a metà prezzo perché gli era tardi! E n’ho prese du’ chili!” “Ma un si dovea fa’ la zuppa?” “No, e si mangia le pesche!”. Così anche a i’ poe-ro Delio e gni tocca a mangia’ le pesche, e se gni ci volea la verdura e dee cambia’ menù. E l’avea abituao male, Pantaleo, quello prima che un brontolaa mai pe’ contratto. Così quando Gargamella e gni ha detto a gennaio “Piglia armeno un par d’at-taccanti, se no go’ e se ne fa pochi”, lui e l’ha preso ‘n coglio-

nella (un po’ anche pe’ fa’ rima) e gni ha preso i’Mocio, tanto e l’avean messo n’un angolo e un l’adopraan più, quegli scialoni de’ su’ padroni, ‘nsieme a Lucone e Giaquinta (un trentino ‘n tre di spesa d’ingaggio). Pe’ questo e gliel’hanno regalao e lui, i’Corvo, ratto come la forgore e l’ha preso (perché nono-stante e cencinquanta chili, quando c’è da prende’ a gratis-se e corre che pa’ Mennea). Poi però e s’era stancao pe’ lo sforzo, e d’andare a Amstetrdamme e gni facea fatiha, lì e c’era anche da paga’ un par di milioni… pe’ un marocchino ! E allora gli ha ‘nventao quella storia di’ burocrato, di mes-saggini (ma ‘n olandese o chi glieli traducea? Sfido che gli han fatto casino e un si son capiti), ‘nsomma e gni è riuscio di non prende’ più nulla. Morale, i’Mocio che gli era un anno che un giohaa e s’è fatto male e noi e si va a Roma, a donne, senza pimpero! Se poi e s’ha la bella pensaa di fare i forigioho a i’ limi-te dell’aria di rigore e se ne lascia quattro soli davanti a i’portiere pigliando i’solito go’ a bischero o ‘ndo tu vo’ andare? A donne di facili costumi? Sì, ma come sopra detto, senza pimpero, che gli

è i’cormo della furbizia! E dice “Ma i sehondo tempo e s’è giohato beni-no!” Ma se un si fa go’ e me ne fo una smania di’ gioha’ benino! A forza di gioha’ benino que’ piercoli di berrettone che giohan male (ma che ci hanno preso tre punti ‘n casa anche di recente) e ci sono a quattro punti! I’nonno e un vo’ discorsi, svegliaevi bambini perché un artr’anno come sett’anni fa e un lo reggo! A i’ pensiero e m’imbriaho subito! Ma prima di casca’ ni’ coma etiliho e un po’ manca’ sempre e comunque, che si vinca o che (più spesso) e si perda i’ crassico: Forza Violaaaaaaaaaaaaaa!

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Una domenica indimenticabile, quella dello scorso 19 febbraio, per la sezione

di ginnastica artistica maschile del Centro Ginnastica Firenze. Con Lorenzo Brandini,

Gabriele Fibbi, Davide Fregonas, Lorenzo Gabrielli e l’innesto del triestino Jacopo Siroki, la squadra di serie B conquista a Livorno l’oro nella prima prova del campionato regionale, seguita dalla squadra A di serie C che – con Daniele Bedini, Nicola Poeta e Niccolò Vannucchi sale sul gradino più alto del podio nel primo appuntamento toscano. Quinta la squadra B (Riccardo Chiti-Jacopo Gaito-Sovann Vitellozzi); esordio per la squadra C (Lorenzo Giani-Marco Silei-Pietro Venni), che chiude sedicesima, e per i piccoli ginnasti della ginnastica generale (Duccio Abbate, Enrico Cavina, Pietro Sansom per la squadra D; Mirko Bigazzi, Leonardo De Mattia, Cosimo Donati, Niccolò Falciani, Pietro Sacchi per la squadra E), che alla prima esperienza agonistica si sono cimentati subito con il programma di serie C.L’ultimo fine settimana, invece, non ha lasciato un attimo di respiro al settore femminile: esordio a Montevarchi nel campionato federale di Categoria per le allieve Giorgia Banchi (1° livello) e Ginevra Gai (2° livello), entrambe quarte classificate ed entrambe componenti della squadra – insieme ad Elena Gensini e Saramay La Rocca – che domenica 26 febbraio ha conquistato l’oro nella prima prova del campionato regionale di Terza categoria UISP, presso la palestra di Sorgane. La domenica di gare è andata avanti fino a tarda serata, passando per il podio sfiorato da Anita Bartolozzi, quarta in Terza categoria junior, e per il bronzo di Viola Vanzi tra le senior; ottimo quinto piazzamento per la senior Ilaria Materassi, esordiente in Quarta categoria, come la junior Lisa Menghini, che chiude undicesima. Tocca poi alle categorie superiori, dove l’intera rappresentativa del CGF (tutte ginnaste senior) finisce sul podio: argento per Ambra Buglioni in Quinta categoria e per Bianca Boretti in Sesta, concorso B; doppietta oro-argento

in Sesta categoria, concorso D, rispettivamente con Maristella Bonafede e Sofia Spulcioni. Chiudono la maratona domenicale le atlete di Seconda categoria, le senior Chiara Cortese, Irene Gensini, Costanza Mugnai e Camilla Vannucchi, tutte piazzate tra il 12esimo e il 19esimo posto in una competizione con più di quaranta partecipanti, a pochi decimi di punto dalla top ten.Infine, da segnalare i tanti podi conquistati dalle ginnaste fiorentine nella prima prova regionale UISP di Acrobatica, disciplina che si compone di una prova al trampolino e una al corpo libero: oro per Sofia Giannandrea tra le allieve di Prima categoria, bronzo per Giulia Raviglione; ancora primo posto, per Arianna Giannelli, tra le junior di Seconda categoria, terzo per Emilia Mannucci e Alessia Ravenni; argento per Ricciarda Nencini tra le senior; un altro oro, con Chiara Cortese, junior di Terza categoria, e un bronzo senior per Irene Gensini.

Doppio successo nella trasferta livornese; per la femminile weekend di gare UISP

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Le ginnaste del CGF alla gara di Acrobatica

Bonafede, Buglioni, Spulcioni, Boretti

Cortese, Vannucchi, Gensini, Mugnai (Seconda categoria)

La junior Lisa Menghini e la senior Ilaria Materassi (Quarta

categoria)

Viola Vanzi, bronzo in Terza

categoria

Anita Bartolozzi,

quarta classificata in

Terza categoria

Il presidente del CGF Fattorini premia la squadra d’oro

di Terza categoria La squadra d’oro di serie B maschile

Squadra di serie B, squadre di serie C e tecnici della sezione maschile.

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28 fEbbRAIO 2012www.brividosportivo.it

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Al Palanovoli domenica pomeriggio davanti al pubbli-co delle grandi occasioni (zero persone sugli spalti) si è disputata una delle annuali partite fra delegati e arbitri Midland. Da una parte la formazione LDA1, capitanata dal responsabile generale Luca Maré mentre dall’altra il coordinatore era il delegato Luca Poli. Una sfida quindi fra “Luca” che però ha visto primeggiare il secondo, che ha sfruttato il maggior fiato a disposizione e le ripartenze de-vastanti proprio del fantasista pratese. La prima frazione conclusasi sul 4-0 a favore della LDA2 sembrava aver già chiuso i giochi e invece nel secondo tempo è successo di tutto. La grinta (solo quella non ce ne voglia il boss) di Luca Maré e l’estro di Leonardo Giuliani hanno ripor-tato il match quasi in equlibrio fino ad uno svantaggio di

un solo gol (9-8) ma poi ancora una volta Poli&co. hanno piazzato altri 2 gol nati da belle azioni manovrate e da giocate d’alta scuola che hanno definitivamente tagliato le gambe ai ragazzi della LDA1. Per l’occasione l’arbitro del match è stato il grande Attilio, autorevole e disponibile al dialogo, anche sulle continue proteste del capitano della LDA1 che ha rischiato più volte il cartellino. A fine partita Luca Maré ha rilasciato qualche dichiarazione a caldo ai microfoni di Midland Channel: “Era dal ‘78 che non perdevo una partita, l’arbitraggio è stato pessimo e non meritavamo la sconfitta. Sono certo di rifarmi al prossimo in-contro”. Nicola Cecconi

Dopo un misero pareggio contro il quasi fanalino di coda Mera, la Trallaltro affronta il Levante Tappami, un’oppor-tunità sia di riscatto che di crollo più totale. La partita è finita con un positivo 3 a 2, frutto di una rimonta che vede i galletti sempre in svantaggio fino agli ultimi minuti di gioco. L’avversario è la classica squadra messa ab-bastanza bene in campo e con un solo tramite offensivo che con le sue leve lunghe è riuscito più volte ad eludere la nostra difesa arrivando spesso al tiro. Il primo tempo rispecchia a pieno il momento attuale dei galletti, in balia del gioco avversario con spunti rari e spesso non suppor-tati dalla squadra che tende a rimanere compatta in dife-sa. La rete avversaria nasce da un triangolo ben riuscito che Capua non può di certo parare. Malgrado la palla sia

sempre tra i piedi degli avversari, con una bella azione “Scannello” Zagara mette davanti alla porta il difensoro-ne con licenza di segnare Carissimo, che insacca. Come spesso capita il primo tempo finisce solo 1 a 1 grazie al capitan Bandone Capua che in porta blocca o devia qual-siasi cosa anche grazie ai pali. Il secondo tempo però la musica cambia: la Trallaltro inizia ad attaccare con più coraggio, Capua inizia ad esser meno “disturbato”, D’An-gelo e Carissimo bloccano più facilmente la forte punta avversaria e il gioco delle punte Bocchino-Chiapparello inizia a dare i suoi frutti grazie anche alla coadiuvazione del buon Zagara. Bocchino risponde al nuovo vantag-gio avversario con una doppietta messa a segno grazie al secondo assist di Zagara e all’assist di Chiapparello

dopo un’azione “alla Muriel” sulla fascia sinistra. La Tral-laltro porta a casa un risultato che vale tanto in questo periodo e che le garantisce un accesso sicuro alle fasi finali principali. PAGELLE: CAPUA 7: c’è poco da dire, ormai ci ha abituati troppo bene. BANDONE ATOMICO Carissimo 6+: ci mette un tempo per prendere le misure all’attaccante ma il gol e il suo secondo tempo sono de-gni del suo passato. BLACK WALL D’Angelo Daniele 6: come tutta la difesa il primo tempo a rincorrere e poco preciso. Il secondo tempo è un misto di grinta, impegno e soprattutto tante sgaloppate. STANTUFFO LATERALE Zagara 6: è fuori forma e si vede. Pieno di acciacchi. Tatticamente è da censurare ma come al solito si impe-gna più di tutti e fa la differenza con due assist al bacio. SCANNELLO SCIOCCO Bocchino 6,5: la sua piena suf-ficienza è ben solida grazie alla doppietta che ha portato i tre punti. In tante azioni viene da dire: ”un tempo lo avrebbe saltato netto” ma la forma fisica è quella che è. E’ l’unico a concludere il 90% delle azioni. TRACCE DI CLASSE PASSATA Chiapparello 6+: rappresenta il clas-sico giocatore un pò sulle gambe e tutto fantasia. Tatti-camente è il migliore con interventi difensivi da tornante puro. Dovrebbe tenere qualche pallone in più davanti ma la ciliegina nell’azione per il gol del definitivo vantaggio è da youtube. EL FLACO DI MAASTRICHT D’Angelo Massimiliano 7+ UOMO SKY: la Trallaltro è lui! C’è l’e-mergenza in rosa? Masi è pronto. Non brillerà per le sue doti atletiche ma sfodera una prestazione di semplicità, copertura difensiva e soprattutto tanto cuore. Il numero sulla fascia sinistra strappa applausi a Mister Bertini che lo inserisce più volte in campo per punzecchiare gli av-versari. VIBRAZIONI DELL’ANIMA Lorenzo Bertini

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Page 14: Brivido sportivo n 8 del 28 febbraio 2012

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Girone A - Vincendo lo scontro diretto del 16 febbraio

l’I.G.M. ha operato il sorpasso in vetta alla classifica ai danni del Real Cerveza: adesso la capolista (37 punti) ha un punto di vantaggio sui diretti rivali. Il Real Cerveza a sua volta ha avuto la meglio la settimana successiva nella sfida contro gli Stempiaz FC C5: una gara interpretata da questi ultimi più come un match di calcio a 11 che non di calcio a 5, con la rete del successo di Cappini arrivata, non a caso, su tiro libero. Approfittano di questo risultato I Terroni C5 che, imponendosi sull’A.C. Derbolina, raggiungono a quota 30 punti gli Stempiaz FC C5 (che hanno una gara in meno). Rientrano in lotta per la terza posizione (che vale la Top League) I’Blues che superando il G.S. - O.P.A. raggiungono quota 28 in classifica. L’ultimo posto utile per la partecipazione alla Golden League dovrebbe essere dei Cloghendantes che hanno 5 lunghezze di vantaggio sulla coppia formata da S.C.N Italia ed Italcerniere Viesseux. Queste ultime due formazioni saranno con ogni probabilità costrette a disputare la Silver League, alla quale prenderà parte anche il G.S. - O.P.A. (che deve difendere i quattro punti di vantaggio che ha sulla coppia The Kevin Prince - S.S. Cantera).

Girone B - Prosegue senza ostacoli la marcia vincente della Gelateria Dalmazia La Portuguesa che ha colto la sua dodicesima vittoria in altrettante gare disputate: la capolista mantiene 5 punti di vantaggio sull’Antella 92, e dovrebbe riuscire a conquistare la vittoria del campionato. L’Antella 92 dovrà accontentarsi di un quasi certo posto in Top League. Lottano invece per il terzo posto (che vale la Top League) A.S. Tronzi (25 punti) e La Seleste (24 punti): una battaglia avvincente nella quale farà fatica ad entrare il Real Granacci che ha

6 punti da recuperare su La Seleste. Il Real Granacci dovrà piuttosto cercare di non perdere la qualificazione alla Golden League: infatti Real Prosekko (15 punti) ed Atletico Boskè (12 punti), cercheranno di recuperare punti sulla formazione che li precede. Se non dovesse riuscire l’aggancio al Real Granacci le due formazioni andranno in Silver League assieme al FC Pasqualini che ha 6 punti di vantaggio sul Real Raccattati.

Girone C - L’equilibrio di questo gruppo ha avvantaggiato l’Amico Pane che, nonostante gli 8 punti persi in 14 gare, comanda la classifica con 6 lunghezze di vantaggio su I’Sgemenaurs: campionato quindi quasi in archivio per quel che riguarda il primo posto. La lotta si concentra tutta sulle altre posizioni: I’Sgemanaurs (28 punti) rischiano ora di perdere pure il secondo posto, dal momento che il Firenze Gardenia (26 punti) ha già osservato il proprio turno di riposo. A 26 punti troviamo anche l’Atletico Micatanto che nell’ultimo turno ha pareggiato contro La Taverna (diretta rivale che al momento occupa con 22 punti la settima posizione). Nella lotta per il terzo posto inoltre sono in corsa CS Sorgane C5 (24 punti) e FC Barrettino (23 punti). Difficile fare previsioni sulle squadre che riusciranno a conquistare la Top League e la Golden League: addirittura una di queste formazioni andrà a giocare la Silver League assieme ad altre due compagini. Ed in lotta per questi due posti ci sono tre squadre: Gli Imprevedibili (11 punti), Deportivo Dude (10 punti) e Galli Neri (9 punti).

Girone D - Sempre al comando la Stella Rossa C5 (28 punti in 10 gare) in un raggruppamento nel quale ci sono tre gare da recuperare e pertanto troviamo tre squadre che hanno giocato 11 gare, tre che ne hanno giocate 10 e tre che hanno disputato solamente 9 incontri. Al secondo posto ci sono i Los De La Nasa (26 punti in 11 gare): le prime due formazioni di questo girone accederanno alla Top League, mentre la terza, la quarta e la quinta classificata andranno in Golden League. Al terzo posto troviamo con 19 punti (in 10 gare) l’Auto Atelier, mentre a 15 punti insegue la Polis Multietnic C5 che di partite ne ha giocate soltanto 9. Gli Old Boys

(15 punti in 11 gare) dovranno difendere il quinto posto dall’assalto del Firenze Sud (13 punti in 9 gare) intenzionato a sorpassarli e relegarli in Silver League. Quasi sicuri della qualificazione in Silver League sono invece i Cani Al Sole (10 punti in 11 gare) che mantengono 6 lunghezze di vantaggio sui 20TH Century Boys.

Girone E - Si sono ridotti a tre i punti di vantaggio della capolista Deportivo Chiesanuova VP sul Club 70: la formazione che milita nel campionato di serie C1 impatta per 5-5 col F.C. Invicta e rimette in discussione un campionato che dovrebbe aver già vinto. Il Club 70 (31 punti) ora spera in un nuovo passo falso dei primi della classe in modo da potersi giocare la vittoria del girone nello scontro diretto in programma alla penultima di campionato. Per il terzo posto valevole per l’accesso in Golden League ci sono Spartans FC (26 punti) e FC Silenzio...Si Gioca (25 punti). Continua ad ambire al terzo posto

anche Il Fortino (22 punti) che però dovrà guardarsi bene le spalle per non rischiare di retrocedere in Silver League: a 20 punti troviamo F.C. Invicta ed Athletic Sultans, e soltanto una di queste due andrà in Golden League. Cullano il sogno Golden League anche I Mongoli (18 punti) e D.L. Firenze C5 (17 punti). Poche infine le speranze per l’Atletico Far Oer (12 punti) di arrivare in Silver League, che è quasi irraggiungibile per Corte Dei Conti (8 punti) ed Atletcio Magari (4 punti).

Girone F - Sorpasso in classifica: i Nastyboys FC (33 punti) sono la nuova capolista e precedono di 3 lunghezze lo Zanzibar. Tutto è cominciato due settimane fa con la vittoria dei Nastyboys FC (nello scontro diretto) che ha permesso loro di raggiungere in classifica i diretti rivali, per poi superarli la settimana seguente grazie. Un episodio grave ha però fatto passare in secondo piano l’importanza

dello scontro al vertice: un giocatore dello Zanzibar ha aggredito l’arbitro che mentre cadeva a terra, è stato colpito al volto da un calcio. La gara è stata sospesa (sul 3-2 per i Nastyboys FC) ed il giocatore dello Zanzibar è stato sospeso cautelativamente in attesa della decisione del Giudice Sportivo. Un gesto che non ha affatto bisogno di commenti e che sarà giudicato nelle opportune sedi. Tornando al campo, si mantiene viva la lotta per il terzo posto: Istopanasto F.C. e Pes United sono appaiate a 24 punti e lottano per l’ultimo posto utile per accedere alla Top League. Per gli altri due posti che valgono la Golden League ci sono FCS San Giustao (18 punti), Secretkick 08 C5 (16), Diamante9 (15) e Torracchione (13): due di queste andranno a disputare la Silver League, assieme allo Staff Magnum che nonostante i 5 punti all’attivo può dormire sonni abbastanza tranquilli dato che il Mucho Sbucho non ha ancora conquistato nemmeno un punto.

Girone G - Si avviano verso la vittoria del loro undicesimo campionato consecutivo i Final Blow: la capolista (43 punti) ha portato a 6 le lunghezze di vantaggio sull’AB Ceres grazie alla vittoria nello scontro diretto. Adesso per la vice-capolista si fa davvero dura recuperare questo margine ad una formazione che difficilmente lascia punti per strada e che va in rete con una media di quasi 10 gol a partita. Per la terza piazza in lotta due compagini: l’Atlerico Ragnaia (32 punti) è tallonato ad una sola lunghezza dall’Atletico Casentino VF. Al quinto posto troviamo la Steaua (26 punti): la formazione vincitrice del Torneo Precampionato di Sesto Fiorentino è quasi certa della partecipazione alla Golden League in quanto è staccata 6 lunghezze dal terzo posto ed è difficilmente raggiungibile dal Firenze Caffè, che dovrebbe recuperare 9 punti. Lottano per l’ultimo posto valevole per l’accesso alla Golden League tre squadre: Trilogy (20 punti), Firenze Caffè (17) e Celtic Sesto (16). Ed anche la lotta per l’ultimo posto che vale la Silver League è ristretta a tre formazioni: Body Star (14 punti), Footjob (12) e Fc Tortellona (11). Steto

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Se chiedessimo ai tifosi viola che

cosa invidiano alla squadra del Napoli,

qualcuno risponderebbe Cavani o Lavezzi o magari

anche Mazzarri, nonostante non sia particolarmente simpatico essendo un toscano non di Firenze. Ma siamo certi che una parte della tifoseria direbbe De Lauren-tiis, il presidente. E non perché è uno che fa cinema e potrebbe suscitare sussulti no-stalgici di antica memoria, e nemmeno per

i soldi. Ma perché, ogni volta che il Napoli gioca al San Paolo o fuori, le telecamere immancabilmente lo inquadrano appollaia-to in tribuna ad assistere alla partita. Lui c’è sempre. E non è il solo. Perché se poi chie-dessimo ai soliti immalinconiti tifosi viola che cosa invidiano all’Inter, qualche imman-cabile nostalgico direbbe Pazzini (anche se oggi sembra caduto in disgrazia), qualcuno risponderebbe Cambiasso perché è uno che in campo urla e strepita e “sa quanto ce ne sarebbe bisogno in questa squadra di morti!”, altri ancora direbbero Milito o

Zanetti. Ma siamo certi che anche qui una parte della tifoseria risponderebbe Moratti. E non per i soldi o per il petrolio (vuoi met-tere lo stile e l’eleganza delle scarpe Tod’s confrontati con il fetore delle sue raffinerie) ma per le solite telecamere che immanca-bilmente lo inquadrano spettatore (seppu-re angosciato) dell’Inter di quest’anno. E purtroppo non finisce qui l’invidia del tifo-so viola, perché anche Preziosi del Genoa (sempre piuttosto accigliato) finisce spesso nell’occhio delle telecamere e il presidente del Catania siede addirittura in panchina a

incitare i giocatori come un qualsiasi ultra. Per non parlare di Galliani, presidente-om-bra del Milan, o di Lotito con il fedelissimo Tare a fianco. Qualcuno, adesso, si chie-derà perché tutta questa invidia da parte dei tifosi viola verso i presidenti delle altre società, alcuni dei quali (vedi Preziosi o Lo-tito) nessuno si sognerebbe mai di volere a Firenze. Anche perché la Fiorentina, in fon-do, ha il suo presidente che, sia pure non spessissimo, siede in tribuna. No, la rabbia del tifoso viola è che anche se lo inquadra-no non sempre si riesce a riconoscerlo.

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Ha messo esterni giocatori come Romu-lo e Ljajic che non sono veri attaccanti di fascia e non sono certo portati a costruire gioco sulle corsie. Ha preferito lasciare in panchina Cerci e Vargas che almeno sulla carta dovrebbero essere più efficaci nel ruolo. Ha lasciato il 3-5-2 utilizzato nelle ultime settimane per infilarsi in un 4-3-2-1 che in realtà è apparso una sorta di caos gene-rale. La squadra tutta appare frastornata, incredula e impaurita. Siamo ormai arriva-ti al paradosso che la Fiorentina promes-sa dai Della Valle come possibile prota-gonista nella lotta per andare in Europa è adesso allo scontro diretto con il Cesena per la salvezza.Insomma, siamo davanti ad una sconfitta di tutti, nessuno escluso. Ma in testa ov-viamente non possono esserci che loro, i Della Valle. Ora hanno l’intero peso sulle spalle, il peso delle responsabilità. E non possono girare la testa dall’altra parte. Questo riguarda Andrea ma anche Die-go. Se vogliono davvero ricostruire una squadra, se intendono restituire alla città la soddisfazione di un gruppo nel quale riconoscersi, se vogliono tornare nella tribuna d’onore del Franchi per ricevere un applauso invece che schivare fischi e sputi non hanno che una strada: quella di ricostruire quanto ormai appare com-pletamente sfilacciato. Come segnalato a ripetizione da questo giornale fin dall’e-state scorsa, ci vuole sempre più un coin-volgimento diretto dei proprietari del club. Ci vuole un ripensamento generale, guar-dare dentro i propri errori e trovare anche i colpevoli. Quello che sta accadendo non succede per caso. E far finta di nulla non serve a risolvere.Ora a ciascuno il proprio compito: Rossi cerchi di individuare una Fiorentina cre-dibile, Jovetic ritrovi la polvere magica che in tante gare ha dato qualità e gol alla squadra per aiutarla e la società viola fac-cia meno sbagli possibili nella speranza che il gruppo reagisca e almeno raggiun-ga al più presto la quota-salvezza. Poi non ci sarà che una strada, quella della rivoluzione del gruppo e quella dell’inve-stimento diretto dei Della Valle nella rico-struzione della squadra. Ci vogliono soldi, idee e costanza. In caso contrario questo triste planare arriverebbe fino all’ultimo scalino.