1
L iberi dal di schiena. Non per “miracolo”, ma grazie ad una innovativa nuova tecnica chirurgica speri- mentata e brevettata da un chirur- go ortopedico che i suoi pazienti chiamano “mani d’oro”. Si tratta di Luigi Tarricone, salentino trapian- tato in Emilia Romagna, attento studioso specializzato nella cura delle patologie della colonna ver- tebrale. Se ne contano 123, tra quelle note, di cui 76 diretta con- seguenza di un malfunzionamen- to della colonna vertebrale. Tutto ha inizio nel 2010 quando Tarri- cone avvia una ricerca scientifica che lo porta all’università “Miguel Hernandez” di Alicante. Deciso a non rassegnarsi alle sof- ferenze conseguenti da malattie molto diffuse o invalidanti quali l’ernia del disco, la stenosi del canale vertebrale (restringimen- to di una o più aree del canale vertebrale), i postumi di trauma vertebrale, le fratture vertebrali, le patologie congenite, le patolo- gie reumatiche, nella Facoltà di Medicina dell’università spagnola sperimenta sui cadaveri la tecnica chirurgica che ha poi brevettato in America rendendolo noto oltreo- ceano. Voleva ridare ai suoi pazienti la libertà di movimento e voleva ri- solvere i problemi che lamentava- no alla colonna vertebrale con un intervento chirurgico non troppo invasivo. Così trovò una “strada” più “breve” per arrivare alla colon- na vertebrale. Basta un’incisione di tre centimetri, a Tarricone, nel corridoio retroperitoneale (la pa- rete posteriore dell’addome) per arrivare direttamente sulle fibre muscolari e da qui passare nella colonna dove si posiziona la cage, un piccolo congegno che decom- prime le vertebre ed elimina il mal di schiena con grande soddisfa- zione dei pazienti che si mettono in piedi a poche ore di distanza dall’intervento. La tecnica chirurgica è stata affi- nata fra il 2011 e il 2013 e da al- lora Tarricone ricorre all’artrodesi delle vertebre lombari (unione delle ossa del tratto lombare della colonna vertebrale con o senza l’inserimento di viti, uncini, barre di titanio) solo in presenza di dischi completamente degenerati. Nel 2013, poi, la tecnica è stata ulte- riormente affinata per montare ne- gli spazi intervertebrali delle cage di titanio cannulate. Fra il 2014 e il 2015 sono state impiantate 108 cage cannulate con la tecnica chi- rurgica di accesso retroperitonea- le in decubito prono. Dal momento del brevetto e dalla presentazione della tecnica chirurgica nei con- gressi scientifici, la tecnica si è diffusa anche negli Stati Uniti tan- to che Tarricone e la sua equipe stanno formando schiere di chi- rurghi ortopedici che intendono utilizzare la “strada” chirurgica dell’ortopedico salentino. Sul sito www.lacolonnavertebrale.it è descritta dettagliatamente la tecni- ca chirurgica poco invasiva per la cura di patologie della spina dorsale che incidono profondamente sulla possibilità di vivere pienamente la propria vita e tutte le informazioni sull’attività del dottor Tarricone. Per contatti 0832 362778 «C i sono ancora frontiere che voglio superare». Ha da relativamente pochi anni brevettato una tecnica innovativa che permette di curare molte patologie determinate dal malfunzionamento della colonna vertebrale, ma già sta lavorando a una nuova ricerca scientifica di cui non può ancora rendere noti gli esiti. Si tratta del chirurgo ortopedico salentino, Luigi Tarri- cone, che quattordici anni fa fece le valigie, rassegnò le dimissioni dal reparto di Ortopedia del Fazzi di Lecce e salutò tutti alla ricerca di nuovi stimoli professionali. Da qualche mese ha deciso di tornare nel Salento, senza – ovviamente – abbandonare la sua attività profes- sionale al Nord. Dottore Tarricone, anche lei è “vittima” della sindrome di Ulisse? «Se la intendiamo come nostalgia per la mia terra, sì. Io amo questi luoghi dove sono nato e cresciu- to, dove c’è la mia famiglia e sono nati i miei figli. Sono andato via dal Fazzi perché la ricerca e la cura della colonna vertebrale richiede innovazione continua. Purtroppo il sistema sanitario pubblico annega nella burocrazia, per avere stru- mentazioni nuove bisogna aspet- tare anni prima che si concludano le gare d’appalto e per questo ho pensato che l’unica soluzione fos- se quella di andare altrove e non me ne sono mai pentito». E ora perché ritorna? «Perché arriva un momento in cui hai voglia di portare nella tua terra il patrimonio di conoscenza che hai costruito. Sono tanti i pazien- ti salentini che vengono al Nord e ora dedicando un po’ di tempo in più allo studio di Lecce posso dare la possibilità, a chi soffre di malattie della colonna vertebrale, di affrontare la prima fase, quella della diagnosi, qui, senza doversi sobbarcare il viaggio prima ancora dell’intervento. Una corretta dia- gnosi è importantissima per affron- tare il problema nel modo giusto e con la cura giusta». Quali vantaggi dà la sua tecnica chirurgica? «Ci sono vantaggi che non sono tangibili per il paziente, ma impor- tanti per il chirurgo e per la buona riuscita dell’operazione. La mia tecnica chirurgica dà la possibili- tà di completare l’intervento solo dopo aver raggiunto un equilibrio accettabile fra le proiezioni an- tero-posteriore e latero-laterale. Riduce la durata dell’intervento di oltre due terzi, rispetto allo stan- dard delle tecniche comuni. Non ci sono perdite di sangue dovute alla via chirurgica e non ci sono complicazioni neurologiche e o funzionali superati i quattro giorni dall’intervento». E i vantaggi per il paziente? «Lo mettiamo in piedi a distanza di poche ore dall’intervento e si sente subito bene». Come si arriva a questi risultati? «Con il lavoro di squadra. L’equi- pe è la cosa più importante e io ho costruito la mia negli anni sce- gliendo uno ad uno i colleghi che mi affiancano sia in sala operatoria che nel percorso post operatorio. Dall’anestesista, al radiologo, agli strumentisti, siamo un’equipe così affiatata che durante l’intervento basta un cenno per capirsi». LA SANITÀ I.P. a cura della PIEMME SpA Mal di schiena: fine del “supplizio” con una nuova tecnica chirurgica Malattie della colonna vertebrale: ricerca e cura partono dal Salento È del chirurgo ortopedico Luigi Tarricone l’esclusiva procedura interventistica per la spina dorsale Intervento su restringimento del canale vertebrale «I miei pazienti sono in piedi a poche ore dall’intervento» Parla Luigi Tarricone , l’ortopedico salentino “emigrato” per proseguire i suoi studi L’INTERVISTA LA NOTIZIA Il chirurgo ortopedico Luigi Tarricone Dall’ospedale “Vito Fazzi” agli States, l’ascesa di Tarricone LA BIOGRAFIA L’INTERVISTA LA NOTIZIA È nato sotto il segno del cancro, Luigi Tarrico- ne, il chirurgo ortopedico salentino 65enne che nel 2002 decise di lasciare il Salento per andare in Emilia Romagna e avere maggiori possibilità di fare ricerca. Laureato in Medicina e Chi- rurgia all’Università Bologna si è specializzato in Or- topedia e Traumatologia a Bari. Dal 1980 al 2002 ha lavorato nel reparto di Ortopedia dell’ospedale “Vito Fazzi” con l’incarico di responsabile della traumatologia da Rianimazione. Autore di diverse pubblicazioni scien- tifiche, attualmente ha una collaborazione di ricerca con l’Accademia di Biomeccanica dell’Università di Montpel- lier diretta dal professor Pierre Rabischong, è consu- lente della società Smp (Spine Motion Preservation) a Lugano e consulente chirurgo in strutture sanitarie con- venzionate dell’Emilia-Romagna e della Toscana. Da sinistra professor Pierre Rabischong, il chirurgo ortopedico Luigi Tarricone

LA NOTIZIA Malattie della colonna vertebrale: ricerca e ... · vertebrale), i postumi di trauma vertebrale, le fratture vertebrali, le patologie congenite, le patolo-gie reumatiche,

  • Upload
    vudat

  • View
    233

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Liberi dal di schiena. Non per “miracolo”, ma grazie ad una innovativa nuova tecnica chirurgica speri-

mentata e brevettata da un chirur-go ortopedico che i suoi pazienti chiamano “mani d’oro”. Si tratta di Luigi Tarricone, salentino trapian-tato in Emilia Romagna, attento studioso specializzato nella cura delle patologie della colonna ver-tebrale. Se ne contano 123, tra quelle note, di cui 76 diretta con-seguenza di un malfunzionamen-to della colonna vertebrale. Tutto ha inizio nel 2010 quando Tarri-

cone avvia una ricerca scientifica che lo porta all’università “Miguel Hernandez” di Alicante.

Deciso a non rassegnarsi alle sof-ferenze conseguenti da malattie molto diffuse o invalidanti quali l’ernia del disco, la stenosi del canale vertebrale (restringimen-to di una o più aree del canale vertebrale), i postumi di trauma vertebrale, le fratture vertebrali, le patologie congenite, le patolo-gie reumatiche, nella Facoltà di Medicina dell’università spagnola sperimenta sui cadaveri la tecnica chirurgica che ha poi brevettato in America rendendolo noto oltreo-ceano.

Voleva ridare ai suoi pazienti la libertà di movimento e voleva ri-solvere i problemi che lamentava-no alla colonna vertebrale con un intervento chirurgico non troppo

invasivo. Così trovò una “strada” più “breve” per arrivare alla colon-na vertebrale. Basta un’incisione di tre centimetri, a Tarricone, nel corridoio retroperitoneale (la pa-rete posteriore dell’addome) per arrivare direttamente sulle fibre muscolari e da qui passare nella colonna dove si posiziona la cage, un piccolo congegno che decom-prime le vertebre ed elimina il mal di schiena con grande soddisfa-zione dei pazienti che si mettono in piedi a poche ore di distanza dall’intervento.

La tecnica chirurgica è stata affi-nata fra il 2011 e il 2013 e da al-lora Tarricone ricorre all’artrodesi delle vertebre lombari (unione delle ossa del tratto lombare della colonna vertebrale con o senza l’inserimento di viti, uncini, barre di titanio) solo in presenza di dischi completamente degenerati. Nel 2013, poi, la tecnica è stata ulte-riormente affinata per montare ne-

gli spazi intervertebrali delle cage di titanio cannulate. Fra il 2014 e il 2015 sono state impiantate 108 cage cannulate con la tecnica chi-rurgica di accesso retroperitonea-le in decubito prono. Dal momento del brevetto e dalla presentazione della tecnica chirurgica nei con-gressi scientifici, la tecnica si è diffusa anche negli Stati Uniti tan-to che Tarricone e la sua equipe stanno formando schiere di chi-rurghi ortopedici che intendono utilizzare la “strada” chirurgica dell’ortopedico salentino. Sul sito www.lacolonnavertebrale.it è descritta dettagliatamente la tecni-ca chirurgica poco invasiva per la cura di patologie della spina dorsale che incidono profondamente sulla possibilità di vivere pienamente la propria vita e tutte le informazioni sull’attività del dottor Tarricone.

Per contatti 0832 362778

«Ci sono ancora frontiere che voglio superare». Ha da relativamente

pochi anni brevettato una tecnica innovativa che permette di curare molte patologie determinate dal malfunzionamento della colonna vertebrale, ma già sta lavorando a una nuova ricerca scientifica di cui non può ancora rendere noti gli esiti. Si tratta del chirurgo ortopedico salentino, Luigi Tarri-cone, che quattordici anni fa fece le valigie, rassegnò le dimissioni dal reparto di Ortopedia del Fazzi di Lecce e salutò tutti alla ricerca di nuovi stimoli professionali. Da qualche mese ha deciso di tornare nel Salento, senza – ovviamente – abbandonare la sua attività profes-sionale al Nord.

Dottore Tarricone, anche leiè “vittima” della sindromedi Ulisse?«Se la intendiamo come nostalgia per la mia terra, sì. Io amo questi luoghi dove sono nato e cresciu-to, dove c’è la mia famiglia e sono nati i miei figli. Sono andato via dal Fazzi perché la ricerca e la cura della colonna vertebrale richiede innovazione continua. Purtroppo il sistema sanitario pubblico annega nella burocrazia, per avere stru-mentazioni nuove bisogna aspet-tare anni prima che si concludano le gare d’appalto e per questo ho

pensato che l’unica soluzione fos-se quella di andare altrove e non me ne sono mai pentito».

E ora perché ritorna?«Perché arriva un momento in cui hai voglia di portare nella tua terra il patrimonio di conoscenza che hai costruito. Sono tanti i pazien-ti salentini che vengono al Nord e ora dedicando un po’ di tempo in più allo studio di Lecce posso dare la possibilità, a chi soffre di malattie della colonna vertebrale, di affrontare la prima fase, quella della diagnosi, qui, senza doversi sobbarcare il viaggio prima ancora dell’intervento. Una corretta dia-gnosi è importantissima per affron-tare il problema nel modo giusto e con la cura giusta».

Quali vantaggi dà la sua tecnica chirurgica?«Ci sono vantaggi che non sono tangibili per il paziente, ma impor-tanti per il chirurgo e per la buona riuscita dell’operazione. La mia tecnica chirurgica dà la possibili-tà di completare l’intervento solo dopo aver raggiunto un equilibrio accettabile fra le proiezioni an-tero-posteriore e latero-laterale. Riduce la durata dell’intervento di oltre due terzi, rispetto allo stan-dard delle tecniche comuni. Non ci sono perdite di sangue dovute alla via chirurgica e non ci sono

complicazioni neurologiche e o

funzionali superati i quattro giorni

dall’intervento».

E i vantaggi per il paziente?

«Lo mettiamo in piedi a distanza di

poche ore dall’intervento e si sente

subito bene».

Come si arriva a questi risultati?«Con il lavoro di squadra. L’equi-pe è la cosa più importante e io ho costruito la mia negli anni sce-gliendo uno ad uno i colleghi che mi affiancano sia in sala operatoria che nel percorso post operatorio. Dall’anestesista, al radiologo, agli strumentisti, siamo un’equipe così affiatata che durante l’intervento basta un cenno per capirsi».

LA SANITÀ I.P. a cura della PIEMME SpA

Mal di schiena: fi ne del “supplizio” con una nuova tecnica chirurgica

Malattie della colonna vertebrale: ricerca e cura partono dal Salento

È del chirurgo ortopedico

Luigi Tarricone

l’esclusiva procedura

interventistica

per la spina dorsale

Intervento su restringimento

del canale vertebrale

«I miei pazienti sono in piedi a poche ore dall’intervento»Parla Luigi Tarricone, l’ortopedico salentino“emigrato” per proseguire i suoi studi

L’INTERVISTA

LA NOTIZIA

Il chirurgo ortopedico Luigi Tarricone

Dall’ospedale “Vito Fazzi” agli States, l’ascesa

di Tarricone

LA BIOGRAFIAL’INTERVISTA

LA NOTIZIA

È nato sotto il segno del cancro, Luigi Tarrico-

ne, il chirurgo ortopedico salentino 65enne

che nel 2002 decise di lasciare il Salento per

andare in Emilia Romagna e avere maggiori

possibilità di fare ricerca. Laureato in Medicina e Chi-

rurgia all’Università Bologna si è specializzato in Or-

topedia e Traumatologia a Bari. Dal 1980 al 2002 ha

lavorato nel reparto di Ortopedia dell’ospedale “Vito

Fazzi” con l’incarico di responsabile della traumatologia

da Rianimazione. Autore di diverse pubblicazioni scien-

tifiche, attualmente ha una collaborazione di ricerca con

l’Accademia di Biomeccanica dell’Università di Montpel-

lier diretta dal professor Pierre Rabischong, è consu-

lente della società Smp (Spine Motion Preservation) a

Lugano e consulente chirurgo in strutture sanitarie con-

venzionate dell’Emilia-Romagna e della Toscana.

Da sinistra professor Pierre Rabischong, il chirurgo ortopedico Luigi Tarricone