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ANIMA
VERITA’
LIBERTA’
Noi parliamo di queste cose non con parole insegnate dalla sapienza umana,
ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali.
2
Impressioni di una credente
Dal momento in cui sono venuta a conoscenza dello
studio, è subentrato il desiderio di leggerlo, sapendo
che mi avrebbe portato profondi benefici.
Ho iniziato la lettura con attenzione e col fine di
rilevare le potenzialità salvifiche dello Spirito
rivelatore; dopo aver cominciato mi è stato impossibile
smettere, nonostante si fosse fatta notte.
Il primo effetto ricevuto è stata un vero senso di pace
derivante da un’analisi interiore che, avviatasi, stava
operando benefici cambiamenti.
Molte domande sono sorte durante la lettura, come se al
mio interno si stessero non solo assimilando dei
contenuti fondamentali, ma anche si stesse innescando
una auto-diagnosi alla ricerca di eventuali influenze
spirituali secondo le indicazioni fornite dallo studio.
Era un lavorio interiore, una sorta di “scanning” che
avveniva producendo gioia e serenità.
Tutto questo potrebbe sembrare anomalo e bizzarro a chi
si accosta per la prima volta alle situazioni
spirituali; la mia anima era cosciente di ricevere una
rivelazione ed anche una forza salvifica che la portava
a riflessioni nuove; stabiliva così quali potessero
essere stati gli stimoli fino a quel momento giunti e
quali i comportamenti condizionatamente prodotti.
Accanto a tutto questo sorgeva più forte la
consapevolezza del grande amore di Dio per la Sua
creatura e quanto complessa e profonda fosse la nostra
natura, tanto da accogliere in sé meccanismi metafisici
e determinanti per il nostro bene o male.
Questi sarebbero rimasti ancora occulti se non fosse
intervenuto il nostro potente Dio a rivelarli, tramite
lo Spirito e le Scritture.
Constatavo, inoltre, la mia debolezza e la mia
impotenza a potere umanamente far fronte agli attacchi
spirituali, che continuamente avvolgono la vita di ogni
uomo (il peccato che facilmente ci avvolge); essi
operano per scardinare anche le fondamenta più solide
3
del nostro animo, per detronizzare il nostro Signore e
la Sua Parola; veniva dimostrato ancora come sottili e
subdole siano le macchinazioni del male. Solo
l’intervento dello Spirito Santo e della Sua potenza
riescono a smascherare le astuzie del diavolo.
Tutte queste considerazioni, nonostante la vastità del
fenomeno spirituale, non causavano angosce, paure o
ansie, ma un profondo senso di sicurezza e di
convinzione in Dio, sapendo con certezza che avrebbe
continuato ad assistermi e proteggermi, vincendo le
strumentalizzazioni delle tenebre ed esercitando verso
me il suo intervento liberatore.
Sono stata spinta alla vigilanza, affinché ciò che Dio
mi aveva fatto conoscere rimanesse un tesoro prezioso
di cui servirmi per contrastare gli stimoli del male e
per scardinare quanto di negativo si fosse insinuato
nella mia vita a causa della superficialità con cui ho
trattato le cose spirituali.
Concludo dicendo che questa purificazione interiore,
innescata tramite la lettura dello studio non si è
conclusa al termine della stessa, ma continua, ancora
adesso, a produrre certezza di salvezza ed effetti
profondi che mi porteranno ad una maggiore
consacrazione a Gesù.
Il risultato riscontrato è stato seguito da una
ulteriore dichiarazione di volontà, che adesso
riconosco come fondamentale, a volere mantenere e
conservare il Suo Regno al centro degli interessi, al
di là delle circostanze esterne, delle condizioni
afflittive e delle influenze degli stimoli del male.
Sono riuscita a comprendere, inoltre che il desiderio
di conoscere il male, ed avere una intelligenza
deduttiva delle cose che gli appartengono, è il vero
inizio del malessere dell’umanità e di ogni anima in
particolare.
Il Creatore ha destinato la vita eterna nella
conoscenza del solo bene; infatti Adamo ed Eva, nella
mancanza di conoscenza delle tenebre e
dell’intelligenza disponibile a tali investigazioni,
vivevano in ogni bene e nella gioia con Dio; in queste
4
condizioni potevano scegliere di mangiare il frutto
della vita eterna col consenso del Signore.
Dio evitò che i due vivessero in eterno a motivo della
conoscenza del male che genera angosce e dolori; Egli
non vuole che le sofferenze siano protratte per sempre.
Nella preghiera sacerdotale Gesù inizia dicendo che
conoscere Dio ed il suo figliolo Gesù Cristo è la vita
eterna; a questo si deve dedicare la Chiesa evitando
un’ulteriore ricaduta nella intelligenza del negativo
secondo le provocazioni e le continue seduzioni del
serpente antico.
5
Introduzione
La fede nella Parola dell’Evangelo di Gesù Cristo
chiama i credenti all’amore fraterno; Pietro, nella
prima lettera (1,22), scrive:
”amatevi di cuore intensamente, poiché siete stati
rigenerati non da seme corruttibile ma da seme
incorruttibile, mediante la Parola di Dio vivente
e permanente.”
La citata scrittura, fa riferimento alla Parola di Dio
che nei credenti rigenera, producendo una nuova
nascita, secondo quanto indicato anche nell’Evangelo di
Giovanni (Giovanni 1:13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. Giovanni 3:5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare
nel regno di Dio.).
Da questa realizzazione evangelica della promessa fatta
da Dio tramite il profeta Ezechiele (Ezechiele 36:24 Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; 25 vi aspergerò d'acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. 26 Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. 27 Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie
leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni.), la cristianità vive una vita nuova nella natura cristiana,
realizzando nello Spirito i sentimenti che sono stati
in Cristo Gesù; unitamente a questi, trova il riposo
dell’anima nella pace, nella gioia e nella giustizia.
La vita del credente si sposta dalle influenze
afflittive, generate dalla natura carnale, in quelle
liberatorie e consolanti, generate dalla nuova nascita.
Chi vive con i pensieri e i desideri dell’anima nella
nuova natura spirituale, nata dalla Parola, è
vittorioso sulle circostanze della vita e realizza in
sé la forza e la potenza che provengono dal Regno di
Gesù Cristo.
Nella realtà del Cristianesimo si trovano, oltre a
questo tipo di credenti, anche altri con testimonianze
di vita diverse.
Una di queste categorie è fatta di quanti, dopo il loro
ingresso nella comunità dei Cristiani, mostrano una
6
realtà caratterizzata da continue lotte, con poche
vittorie e molte afflizioni.
La predicazione della Parola appare per loro diversa da
ciò che vivono nell’esperienza giornaliera e, a volte,
anche inapplicabile alle situazioni in cui operano;
oltre alla proclamata vittoria in Cristo alcuni
sperimentano depressioni e sofferenze, perché non del
tutto fiduciosi alle promesse di Dio e senza la
speranza di raggiungere quella pace e quella gioia
tanto desiderate.
Costoro vivono una vita di fede in modo superficiale e
distaccato, quasi come fosse un’abitudine non più in
grado di suscitare in loro alcuno stimolo: nessun
sentimento buono.
Quanti subiscono le condizioni esaminate finiscono col
chiedersi se il Cristianesimo prospettato dalle Sacre
Scritture sia una condizione irraggiungibile nella vita
quotidiana, oppure se occorra che siano rivisti gli
insegnamenti e le convinzioni dottrinali avuti.
Dalle esperienze di alcuni emerge, molte volte, un
conflitto tra ciò che il Signore chiama a fare e ciò
che essi vorrebbero fare: conflitto di sentimenti e
desideri, spesso, opposti tra loro.
La Scrittura spiega questo stadio della crescita
spirituale e stima costoro come “ancora carnali e
bambini in Cristo” (1Corinzi 3:1 Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. 3 Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate come
qualsiasi uomo?); infatti, nella lettera ai Galati, (Galati 5:16 Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. 17 Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare
quello che vorreste.), Paolo consiglia ai credenti di camminare per lo Spirito, onde non adempiere i desideri della
carne, ed aggiunge che queste due realtà hanno desideri
tra loro contrari e, quindi, opposti, tali da non
permettere all’anima di fare ciò che vorrebbe.
7
Nel citato passo, è facile notare come il credente sia
chiamato a scegliere un compagno di viaggio, lungo il
percorso della vita: o la carne con i suoi desideri o
lo Spirito. Nessun uomo, sostiene la Bibbia, potrà
mettere a tacere la sua dimensione carnale; tuttavia
quest’ultima, con tutti i suoi stimoli, deve essere
sottoposta allo spirito di Cristo Gesù.
La Bibbia sostiene che l’anima, sottoposta alla carne,
manifesta sempre le seguenti opere: fornicazione,
impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria,
inimicizia, discordia, gelosia, ira, contesa,
divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie ed
altre simili cose.
Dal momento in cui avviene la nuova nascita e lo
Spirito Santo entra nel cuore di una persona, questa
mette sotto il suo controllo i desideri della carne;
solo così l’anima avrà una reale svolta e godrà i
frutti che nasceranno dalla nuova guida. Essi sono:
amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà,
fedeltà, dolcezza, temperanza. Contro tali cose non
esiste la legge, poiché esse la superano; l’azione
cristiana, quindi, non sarà più limitata da alcun
divieto.
Quanto chiarito sfata le convinzioni sostenute da
taluni secondo le quali le coscienze umane, mature ed
autonome, sono capaci di vivere al di sopra del bene e
del male e dimostra come chi non farà il bene sarà
costretto a fare, inevitabilmente, il male.
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CAPITOLO 1
Sistema dell’intero essere cristiano
Nella prima lettera ai Tessalonicesi (5,23 sgg) sta
scritto:
“[23]Il Dio della pace vi santifichi fino alla
perfezione, e tutto l’intero essere vostro,
spirito, anima e corpo, sia conservato
irreprensibile per la venuta del Signore nostro
Gesù Cristo.”
La citazione biblica sopraccennata evidenzia il sistema
che opera nell’uomo; esso si compone dei seguenti
elementi principali:
. spirito,
. anima,
. corpo.
Questo sistema, formato da nature di ordine fisico
(corpo) e metafisico (l’anima e lo spirito),
interagisce con la realtà terrena e, quindi, con tutto
ciò che, di massima, è stato rilevato dalla psicologia.
La nostra attenzione si rivolge al bisogno psichico di
coloro che hanno scelto il Cristianesimo e subiscono,
addolorati, le opere della carne, tanto da volerle
evitare, date le angosce, le paure e le sofferenze
ricevute quotidianamente.
In questa fascia di credenti si sviluppa una continua
ricerca della verità di ciò che stanno vivendo,
stimolata dalla necessità di raggiungere condizioni di
pace, onde stare nel riposo dalle proprie opere e
ottenere la libertà della vera vita.
Nel momento in cui aumenta la sofferenza, ed il
pensiero che forse questa non avrà mai fine, le anime
subiscono un perverso giogo, dal quale sentono la
necessità di sgravarsi e, quindi, pregano per esserne
liberate.
Nello stesso tempo, però, le logiche di una dottrina
poco chiara le spingono alla introversione ed alla
chiusura verso tutto e tutti, sia per il timore di
manifestare agli altri i propri problemi e di essere
giudicate, sia perché ignare dell’inganno che stanno
vivendo.
9
Alla fine, stanche di lottare e di non giungere a veri
risultati, terminano con l’arrendersi, aspettando
inermi e passive la conclusione delle loro sofferenze e
la consumazione della loro sconfitta, mentre
continuano, nella loro resa, a testimoniare della fede
e dichiarare la vittoria della resurrezione di Gesù
Cristo.
Nel fare ciò evidenziano un reale sdoppiamento ed una
perdita della integrale visione della verità del
Cristianesimo nella realtà del vivere terreno.
Elementi da considerare
Lettera ai Romani, (7,12 sgg):
“...la legge è certamente santa, e il comandamento
santo, giusto e buono.
13 Ciò che è buono è dunque diventato morte per
me? Così non sia; anzi il peccato mi è diventato
morte, affinché appaia che il peccato produce in
me la morte per mezzo di ciò che è buono, affinché
il peccato divenisse estremamente peccaminoso per
mezzo del comandamento. 14 Infatti noi sappiamo
che la legge è spirituale, ma io sono carnale,
venduto come schiavo al peccato.
15 Giacché non capisco quel che faccio, perché non
faccio quello che vorrei, ma faccio quello che
odio. 16 Ora, se faccio ciò che non voglio, io
riconosco che la legge è buona. 17 Quindi non sono
più io ad agire, ma è il peccato che abita in me.
18 Infatti io so che in me, cioè nella mia carne,
non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la
volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo
di compierlo. 19 Infatti il bene che io voglio,
non lo faccio; ma il male che non voglio, quello
faccio.
20 Ora, se faccio ciò che non voglio, non sono più
io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.
21 Io scopro dunque questa legge: che volendo fare
il bene, in me è presente il male.
22 Infatti io mi diletto nella legge di Dio
secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra
legge nelle mie membra, che combatte contro la
legge della mia mente e che mi rende schiavo della
legge del peccato che è nelle mie membra. 24 O
miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da
questo corpo di morte? 25 Io rendo grazie a Dio
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per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Io
stesso dunque con la mente servo la legge di Dio,
ma con la carne la legge del peccato”.
Lettera ai Romani, cap. 8 dal vers. 1:
“Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro
che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano
secondo la carne, ma secondo lo Spirito”
Dalla lettera ai Galati, (5,16), alla lettera ai Romani
scorre lo stesso consiglio dello Spirito Santo. Perché
Paolo dice di trovarsi costretto a fare ciò che non
vuole e di non poter fare ciò che vuole? Il chiarimento
può esser dato solo mediante la comprensione del
sistema metafisico che opera nei cristiani, dove alla
natura fisica, carnale ed animica si aggiunge quella
del figlio di Dio, mediante la nuova nascita.
La Bibbia sostiene, infatti, che i credenti in Gesù
nascono di nuovo in una natura spirituale come quella
del figlio di Dio. In costoro, oltre alla natura
fisica, appartenente ad un corpo terreno, esiste – come
sopra accennato - anche una natura carnale, che è di
ordine spirituale; ad essa, come precisato, si aggiunge
la nuova natura. Questa è generata dalla fede nella
Parola, che annuncia l’ubbidienza di Gesù fino alla
croce, e ne perpetua nel credente le tendenzialità
benigne e benefiche.
L’Apostolo, in più occasioni, tratta la questione
inerente il sistema umano, considerando la sua
tripartita natura: fisica, animica e spirituale. Lo
stesso sostiene, inoltre, che la legge è santa, buona e
giusta, nonostante sia incondivisibile con la natura
carnale ed appaia in un primo tempo contraria all’uomo.
La chiarificazione non si presta ad alcun dubbio: le
cose che Dio dice sono incontestabili; siamo noi che,
per comprenderle, abbiamo bisogno dello Spirito Santo.
La sua prima illuminazione sulla legge, rispetto alla
realtà dell’uomo, che pur vive in un corpo fisico e
terreno (spesse volte lasciato intendere erroneamente
come “carne”), consiste nel fatto che il comandamento
ha reso il peccato (lo stimolo a violare la legge)
ancora più forte, proprio mediante il divieto. Esso,
divieto, produce nella natura carnale una reazione di
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disubbidienza, secondo il suo precipuo istinto, e,
quindi, di contrasto e desiderio di opposizione.
La natura carnale, insita nell’essere umano, reagisce
sempre con disubbidienza alle regole date da Dio,
dimostrando in tal senso che il cosiddetto “peccato
originale” la condiziona ancora oggi, tant’è che
l’Apostolo dichiara nei versetti successivi:
“...chi mi libererà da questo corpo di morte?.
Infatti noi sappiamo che la legge è spirituale, ma
io sono carnale, venduto come schiavo al peccato”.
In effetti, a motivo del peccato di Adamo, il corpo non
è più spirituale ma carnale, ovvero non è più condotto
dagli stimoli e dai desideri della Parola di Dio, e
pertanto l’uomo si trova a vivere in condizioni che non
gli permettono di adempiere alla legge, riservata alla
natura spirituale (infatti, solo la nuova nascita
operante nel credente può adempierla).
Al di sotto di questo livello di comprensione della
verità sorgono gli innumerevoli fraintendimenti:
1. alcuni sostengono che la fede in Gesù renda
l’uomo libero dalla sua natura terrena,
influenzata da quella carnale generata dal
peccato di Adamo,
2. altri ritengono che quanto è prodotto dalla
propria natura umana non incida sulle
condizioni spirituali.
Lo Spirito Santo, invece, attraverso Paolo, informa la
Cristianità che ogni credente porterà sempre con sé la
natura post-edenica come porterà anche quella del
figlio di Dio, secondo il nuovo Adamo. La condizione
che l’Apostolo vuole far comprendere è indicata nella
lettera ai Romani (8,5):
“5 Coloro che son secondo la carne, pensano, ed
hanno l'animo alle cose della carne; ma coloro che
son secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6
Ciò a cui la carne pensa, ed ha l'animo,produce
morte; ma ciò a che lo Spirito pensa, ed ha
l'animo, è vita e pace. 7 Poichè il pensiero, e
l'affezione della carne, prima o poi, portano
all’inimicizia dell’uomo con Dio; essa, la carne,
non si sottomette alla legge di Dio; né può farlo.
8 E coloro che son nella carne (perché vi pensano
e vi hanno l’animo) non possono piacere a Dio”.
12
Nella citazione viene ripetuto il verbo “pensare”, che
ha un significato diverso del verbo “operare”: il
pensiero sorge nella mente ed è stimolato dal cuore,
soggetto a diversi sentimenti e pulsioni, secondo lo
spirito che lo governa.
La chiave della spiegazione di Paolo sta in ciò che
l’uomo “pensa ed a cui ha l’animo” e non in ciò che
subisce ed in cui è coinvolto. Nel caso in cui il
credente sceglie di camminare nella nuova nascita,
nulla può imporgli la natura carnale, che resta ancora
in lui, sebbene incapace di operare nel suo cuore,
arreso ormai agli stimoli dello Spirito Santo:
“9 Or voi non siete nella carne (ovvero, non avete
i pensieri e l’animo alle cose della carne, visto
che il primo posto dei pensieri e dell’animo è
alle cose di Dio) anzi nello Spirito, se pur lo
Spirito di Dio abita in voi (tutto ciò opera pur
vivendo in un corpo fisico terreno, che è quindi
cosa diversa dalla natura carnale)”.
Infatti, quando lo Spirito di Dio abita nell’uomo, i
suoi pensieri e la sua anima sono rivolti alle cose di
Cristo, agli affetti che nascono nell’opera di Cristo,
quindi, alle comunioni che sorgono per cercare il Regno
di Dio e la sua giustizia, alla consolazione che c’è
nella Parola di Dio e nella speranza delle sue
promesse, alla potenza che si manifesta mediante i doni
ed i ministeri.
La natura carnale continuerà ad esistere, sempre più
piccola e aggricciata, nel cristiano che cammina nello
Spirito, visto che ha messo al primo posto del cuore le
cose di Dio e contrastato, vincendo, gli stimoli della
carne.
Onde evitare qualunque fraintendimento legato al fatto
che il Signore abbia voluto in qualche modo disprezzare
la natura fisica dell’uomo, occorre invece
puntualizzare come Egli conferisca dignità ed intenda
conservare nel modo migliore la realtà terrena
dell’uomo, al fine di poter serbare anche quella
spirituale: il corpo fisico di chi vive nello Spirito
Santo viene reso, infatti, sempre più un “aiuto
convenevole” ai pensieri ed all’animo che ha scelto il
Regno di Dio.
13
A conferma di quanto sostenuto, nella Bibbia troviamo
molti esempi di come il Signore abbia grande cura dei
nostri corpi fisici e, quindi, della nostra natura
terrena ed umana: su di essa, infatti, interviene con
liberazioni, guarigioni e purificazioni da ogni forma
di male.
Dio, dopo aver posto Adamo nel giardino dell’Eden, fece
spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a
vedersi, ed il cui frutto era buono a mangiarsi; Dio si
preoccupò di rispondere alle esigenze del corpo fisico
dell’uomo, non solo alla sua necessità di nutrirsi, ma
anche alle sue soddisfazioni mediante il piacere.
Il diavolo sedusse Eva, mostrando le qualità
dell’albero della conoscenza del bene e del male ed
evidenziando in primo luogo che le sue virtù erano pari
a quelle di tutti gli altri alberi, con una sola
aggiunta: era desiderabile per chiunque volesse
divenire intelligente, mediante la conoscenza del bene
e del male.
Lo stimolo ad aumentare il grado di intelligenza umana,
mediante la conoscenza del bene e del male, diventò in
Eva, che credette, un momento di reale concupiscenza,
ovvero di forte desiderio; esso, acquistò una forza che
si arricchì col concorso della volontà e si concluse
con la disubbidienza.
Il desiderio è la molla che spinge all’azione. Gli
alberi erano piacevoli; questo ci fa ritenere che il
piacere è un elemento voluto nell’ambito del giardino.
Prendere ciò che è buono ed è bello non costituisce
peccato ma soddisfazione. Cosa diversa appare il
desiderio egoistico, che, sostenuto dallo spirito
dell’iniquità, diventa concupiscenza, ovvero forza in
grado di prevalere il bisogno naturale e di rivestirsi
di una volontà operante contro il comandamento di Dio.
Vale notare come il buon pensiero di Dio avesse
costituito l’uomo per la conoscenza del bene soltanto e
lo volesse preservare dalla conoscenza del male e
dall’amaritudine mortale. Se l’uomo si fosse attenuto
alla volontà di Dio, la sua conoscenza del bene sarebbe
stata illimitata e, con essa, la gioia e la pace, nella
più ampia libertà.
14
L’uomo ha rigettato il santo consiglio del Creatore e,
pensando in opposizione alla Parola della vita, ha
deciso, su consiglio delle tenebre, di sperimentare
anche la conoscenza del male, ignaro dei frutti che
tale soluzione avrebbe prodotto (depressioni,
svuotamenti, tenebre e disordine).
Dopo la disubbidienza mutò il cuore dell’uomo, mentre
rimase intatto ed invariato il corpo fisico, ovvero la
sua natura terrena. Purtroppo, errate interpretazioni
dei Testi hanno portato a reprimere le istanze
fisiologiche della natura terrena, confondendola con
quella carnale e favorendo le mortificazioni del corpo
con ogni sorta di oppressione e contrasto, fino ad
ossessionare la coscienza dell’uomo con inutili sensi
di colpa. Il corpo terreno è stimato da Dio come tempio
per lo Spirito Santo; esso è lo strumento del piacere
di vivere e, come tale, del piacere di gustare il
frutto dell’albero della vita, che è la Parola di Gesù
Cristo, ed ogni altro frutto degli alberi buoni che ci
è permesso di godere.
Dunque, sono i desideri che devono essere valutati e
promossi o impediti, secondo la loro provenienza
spirituale e la loro tendenzialità a produrre frutti di
bene o di male, prediligendo i primi per averne la
conoscenza che fa vivere e non i secondi per una
intelligenza che uccide (sospetti di male, amaritudini,
depressioni, gelosie, invidie e quant’altro simile).
Gli stimoli e la conoscenza del male, come si può
notare, si propongono quali elementi di deduzione
intellettiva e capacità di comprendere nel male quanto
gli altri non possono. L’intelligenza del sospetto
avuto fa parte di presunte virtù superiori, fino a
stimolare nel mal capitato il sentimento dell’orgoglio,
che lo mette in sintonia col fautore del primo di tutti
i peccati.
Le due nature, dunque, quella spirituale ( che vince ed
impedisce alla natura carnale di manifestarsi) e quella
terrena (diversa da quella carnale), devono convivere,
mantenendo ciascuna il proprio ruolo: a quella
spirituale deve essere affidata la direzione e la guida
della vita, a quella naturale deve essere concesso il
posto di servizio convenevole. Entrambe le nature
devono convivere in armonia per scongiurare situazioni
15
di conflittualità, che creano traumi, depressioni e
nevrosi.
Per concludere, possiamo sostenere che il corpo fisico
sta allo Spirito come il tempio sta al Signore. Questa
è la condizione dove lo Spirito Santo ci porta a vivere
quando sappiamo spogliarci della natura di peccato, che
è quella carnale e non quella fisica (Romani 6:6 Sappiamo
infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato
fosse annullato e noi non serviamo più al peccato).
16
Legge e corpo fisico
Il conflitto conoscitivo (e di vita) sorge tra il
rapporto che si deve avere col corpo fisico e quello
che si deve mantenere con i comandamenti della legge.
La legge per i nati di nuovo deve intendersi come
superata dalla grazia. Essa non è più la via da seguire
per ottenere la salvezza, nonostante resti la via per
ricevere la prosperità e la benedizione con le quali
Dio vuole condurci nel corso della vita terrena.
Paolo, a chiarimento della libertà dei cristiani dalla
osservanza dei comandamenti della legge, ottenuta per
la grazia, in Romani, scrive:
cap. 14:16. “Perciò quel che per voi è bene non diventi
motivo di biasimo 17 poiché il regno di Dio non è
mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello
Spirito Santo”.
Cap. 15: “Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare
le debolezze dei deboli e non compiacere a noi
stessi. 2 Ciascuno di noi compiaccia al prossimo
nel bene, per l'edificazione”.
Inoltre, nella Prima lettera ai Corinzi (6,12) sta
scritto:
“Ogni cosa m’è lecita ma non tutto è utile
(quindi, deve essere utile).
Ogni cosa m’è lecita ma non mi lascerò dominare
da cosa alcuna” ( quindi, devo restare libero).
Anche in 10,23 della stessa lettera, Paolo scrive:
“Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile (deve
essere utile);
ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica (deve
edificare).
Nessuno cerchi il proprio vantaggio ma ciascuno
cerchi l’altrui (devo amare altruisticamente,
secondo Dio)”.
Dalle scritture, quindi, emergono i vasti confini della
libertà cristiana, data da Dio solo agli amministratori
(nati di nuovo) e non ai servi, credenti privi della
nuova nascita (essi sono chiamati ad osservare tutta la
legge).
Pertanto la libertà e la liceità di ogni cosa fatta
dagli amministratori è sottoposta non a regole bensì a
condizioni:
17
1. utilità delle azione compiute;
2. libertà dalle azioni compiute;
3. utilità delle cose fatte;
4. produrre frutto di edificazione per il Regno;
5. determinare con ciò che si fa un vantaggio per
gli altri;
6. evitare lo scandalo e la contaminazione.
L’analisi evidenzia la grande differenza esistente tra
i credenti nel vecchio patto ed i figli di Dio: i primi
chiamati, come già accennato, a seguire tutta la legge
e ad essere condotti dai comandamenti, in ogni pur
minimo aspetto della loro vita; i secondi liberi, come
lo possono essere solo i figli, di amministrare i beni
ricevuti, con l’impegno, però, di produrre e mostrare
un frutto stabile; ed ancora, i primi chiamati
all’ubbidienza pedissequa, i secondi alla proficuità
dell’azione.
Il concetto evidenziato viene ripreso in più occasioni.
Infatti, in Atti (15,20) davanti alla sottoposizione
della Cristianità ai comandamenti della legge, gli
Apostoli scrivono ai credenti di astenersi solo: “da
cose contaminate dai sacrifici agli idoli, dalla
fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue”;“state
sani” è la conclusione della lettera apostolica,
quindi, il motivo di rispetto dei quattro punti appare
soprattutto teso ad impedire la diffusione delle
malattie e delle contaminazioni spirituali.
Una particolare spiegazione della funzione che ha la
legge, per i cristiani, è indicata in Romani (3,20):
“poiché, per le opere della legge, nessuno sarà
giustificato al suo cospetto; giacché mediante la
legge è data la conoscenza del peccato”.
La legge serve, quindi, a far conoscere il peccato ed a
far capire che l’uomo carnale non ha la forza di
praticarla; per questo egli necessita della nuova
nascita e della nuova natura spirituale.
Da queste scritture possiamo meglio comprendere in
quale percentuale la legge debba operare sui cristiani
e come la grazia debba essere conservata nel cuore,
mediante l’assegnazione del primo posto ai pensieri ed
all’animo rivolto alle cose del Signore.
18
Sono questi gli elementi che devono stare sempre al
centro dell’interesse, poiché saranno questi stessi che
regoleranno gli equilibri tra natura terrena dell’uomo,
collegata a quella carnale della disubbidienza, e
natura cristiana.
Sarà lo Spirito Santo a dare la libertà, a suo tempo e
senza traumi, tanto da produrre pace e gioia, e non
sofferenze da privazioni e tensioni o paure derivanti
da sensi di colpa; la crescita cristiana e la
conversione avvengono con gradualità, libera scelta e
desiderio del Regno.
In questo particolare momento, simile a quello in cui
visse l’Apostolo quando fu chiamato “Simone-Pietro”,
appare forte ed evidente il ruolo della libertà e della
dignità dei credenti, che Dio con dolcezza e garbo
rispetta, aspettando che la sua proposta di amore e di
bene venga prima o dopo compresa, accettata ed
incarnata per stabilire la gioia e l’allegrezza.
La conversione è un percorso di vita fatto di
esperienze nella conoscenza, con cadute e rialzamenti,
con gioie ed afflizioni: tutte fasi necessarie ed utili
per portare nel bene l’antica condizione dell’uomo che,
diventato credente e postosi nelle mani dello Spirito
Santo, viene guidato di valore in valore e di fede in
fede.
19
L’uomo prima del peccato
Adamo nel giardino aveva:
. una natura terrena (corpo fisico proveniente dalla
polvere della terra);
. una natura spirituale (proveniente dal soffio
di Dio);
. una natura animica (proveniente dalla volontà divina
ed esistente solo sulla base delle prime due
nature).
Queste erano tra loro in perfetta armonia ed
esprimevano, nelle loro azioni, un’unica volontà.
Adamo nel giardino era libero di fare ogni cosa,
eccetto mangiare il frutto vietato; egli stava con Eva,
sua moglie, ed in quanto tale il rapporto era completo.
Le funzioni vitali dell’uomo nel giardino seguivano le
pulsioni naturali in ogni necessità fisiologica, tant’è
che per Adamo ed Eva nulla era “carnale” bensì tutto
naturale: benedetto, perché voluto e creato da Dio.
La Parola di Dio ed il servizio alle cose sue stavano
al primo posto del cuore di Adamo e di Eva. Tutto il
resto seguiva, con piena soddisfazione dei bisogni
naturali, collegati alla gioia e privati da ogni senso
di colpa.
La grande svolta avvenne nell’uomo quando ascoltò la
voce del serpente e vi credette, fino ad agire secondo
quella nemica volontà e scalzare, di conseguenza, la
Parola del Signore dal primo posto, là dove dimora il
principale interesse.
Dopo aver mangiato il frutto vietato, il cuore cambiò
natura, mentre il corpo fisico conservò tutte le sue
esigenze da soddisfare quotidianamente, rimanendo così
come era stato creato, nella sua forma e nelle sue
funzioni; non cambiò dunque la natura terrena e fisica
dell’uomo, ma solo la sua natura spirituale, poiché
egli accettò il soffio e le parole del male, tanto da
crederle e praticarle, scalzando il soffio di Dio e la
sua Parola, ossia la Vita a la sua Signoria.
L’anima (e quindi il cuore in essa ospitato) da
spirituale divenne carnale, cosicché l’uomo subì una
metamorfosi da amministratore delle cose di Dio in
20
servo venduto al male. Lo schema seguente mostra le
caratteristiche del cambiamento dall’uomo libero
all’uomo toccato dal peccato:
PRIMA CONDIZIONE –
uomo nel giardino
SECONDA CONDIZIONE –
Uomo fuori dal giardino
TERRENA TERRENA
SPIRITUALE CARNALE
AREA - DIVINA AREA - DIABOLICA
L’unica natura che rimase uguale fu quella terrena,
ovvero quella fisica, con tutte le sue esigenze, mentre
l’influenza spirituale, dapprima divina, divenne
diabolica (questi sono i termini che usa la Bibbia:
parole spirituali per cose spirituali).
L’opera della Croce di Gesù Cristo ha riordinato
l’essere umano, annullando, col sangue versato, gli
effetti del peccato e sostituendo lo spirito delle
parole del serpente con lo Spirito Santo contenuto
nella Parola (Giovanni 6,63). E’ il Verbo che genera
nell’uomo una nuova creatura spirituale, ovvero quella
cristiana, posta in opposizione ed in coabitazione con
quella carnale (che ripetiamo non significa corpo
fisico).
Pertanto, nel corso della storia, le condizioni
dell’uomo sono state le seguenti:
1. prima del peccato: corpo fisico, natura umana,
anima, libertà, volontà, Spirito proveniente da
Dio.
2. Dopo il peccato: corpo fisico, natura carnale,
anima, volontà, spirito del mondo.
Le condizioni del Cristiano sono invece quelle sotto
riportate.
3. Sulla terra: corpo fisico terreno, natura carnale, natura cristiana, anima, libertà, volontà, Spirito
Santo.
4. Nel corpo di resurrezione: corpo fisico
sovrannaturale (stessa forma di quello terreno, ma
sano ed eterno), natura cristiana, anima, libertà,
volontà, Spirito Santo.
Nella vita terrena dell’uomo cristiano restano le
tracce delle sue esperienze; rimane, dunque, la natura
carnale, ricevuta tramite la disubbidienza, con
21
l’aggiunta di una nuova natura, che è quella ubbidiente
del figliolo di Dio.
La dimensione carnale dell’anima, nel cristiano, non
prevale, perché lo Spirito Santo la fa prigioniera e
rende libero il corpo fisico, che opera in armonia con
la natura di Gesù Cristo, il nuovo Adamo, il vero uomo.
Passioni e sentimenti
La parola seduttrice creò in Adamo un’immagine
spirituale nella quale gli stimoli e le esigenze della
natura fisica e terrena furono recepiti e collocati al
primo posto del cuore, fondando nell’uomo il potere
della “carne”, sotto il tipico aspetto dell’egoismo,
che è opposto all’atteggiamento altruistico dell’amore
di Dio.
La carne è indicata dalla Bibbia come cosa diversa dal
corpo fisico, creato da Dio e condiviso dall’uomo nel
corso della sua vita terrena. La natura carnale,
sovrapposta a quella terrena, approfitta di ogni
bisogno e desiderio dell’uomo , li inserisce al centro
degli interessi del cuore, ed il più delle volte li
trasforma in passioni, rendendoli, comunque, elemento
di dominio dell’intero essere.
Così come lo spirito del peccato, anche lo Spirito
Santo giunge nel cuore (mediante la Parola
dell’Evangelo della grazia) e genera una nuova creatura
spirituale, che porta, a differenza dello spirito della
disubbidienza, l’immagine di Gesù Cristo, la sua natura
buona, il suo carattere benigno, la sua intelligenza
per il bene e la gioia nel conoscere la bontà.
La Parola di Dio è potente a scalzare dal centro del
cuore lo spirito della carne e a dare all’uomo gli
stimoli appartenenti alla natura del figlio di Dio,
natura che ama il corpo fisico (terreno), ne approva
tutti i bisogni ed è in grado di soddisfarli,
garantendo all’uomo una grande libertà di azione.
Lo Spirito Santo interviene in favore dell’uomo nuovo,
risponde ad ogni esigenza dell’anima, del suo corpo
terreno e, nel contempo, impedisce ogni possessione e
schiavitù, che angoscia.
22
Dunque, la natura spirituale che deriva dalla Parola di
Dio, unita alla libera scelta dell’anima, è capace di
dominare la natura carnale ed il suo spirito, che in
tali circostanze viene sottoposto e fatto prigioniero.
La carne, ormai vinta, non può più costringere l’uomo
alle sue voglie né a realizzarne gli adempimenti,
operati in ubbidienza agli stimoli provenienti
dall’area del male.
Le necessità dell’animo umano, rinato nella natura
spirituale del figlio di Dio, invece di passioni,
diventano “sentimenti”. Essi, quando sono gli stessi
che hanno albergato in Cristo Gesù e sono condivisi da
molti altri credenti, formano l’unità cristiana, ovvero
il corpo di Cristo. In queste condizioni di unità dei
sentimenti si realizzano gli ambienti dove si
manifestano i miracoli e si muovono con forza la
potenza ed il fuoco dello Spirito Santo, producendo
liberazioni dal male.
C’è, pertanto, differenza tra passione e sentimenti;
infatti, la passione amorosa è diversa dai sentimenti
d’amore: la prima ruba le energie del corpo terreno e
rende schiavi i cuori; i secondi, ovvero i sentimenti
d’amore, invece, ricevono dal cielo le energie divine e
con esse arricchiscono ed alimentano il corpo terreno,
fino a dare condizioni di pace, di libertà nonché
guarigioni.
Dalle riflessioni evidenziate appare una costituzione
dell’uomo cristiano, così composta:
1. corpo fisico terreno;
2. anima, libertà, volontà;
3. natura carnale o “carne” (ovvero spirito del
mondo, che assume l’immagine umana; aderisce al
corpo terreno come un vestito, ne coglie gli
stimoli e li innesta al centro del cuore,
rendendoli egoisticamente dominanti, fino a
generare le passioni);
4. natura del figlio di Dio (essa riveste il corpo
fisico dell’immagine di Gesù Cristo - Galati
3,27-; inserisce nel cuore gli stimoli della
natura di Gesù. Essi, accolti dalla volontà
dell’individuo, producono opere buone e
generano sentimenti di bene in ogni tempo);
5. Spirito Santo (Egli va a vivere nella natura
del figlio di Dio e la rende forte e capace
23
della rivelazione; impedisce gli inganni,
scopre le macchinazioni, permette di vedere la
provenienza e l’utilità del bene; rende libero
l’uomo per auto determinarsi e lo soddisfa con
quella gioia chiamata giubilo, ogni qual volta
fa la di Lui volontà).
In queste condizioni l’anima, in libertà e
volenterosamente, può scegliere di ubbidire agli
stimoli di Dio che provengono nella sua natura divina,
ricevendo la forza dello Spirito Santo e rendendo
prigioniera la natura carnale che, pur sussistendo, è
totalmente vinta e costretta a vedere la gloria di Gesù
Cristo in colui che aveva prima ottenebrato; con questi
elementi, si realizza la vittoria dei credenti indicata
nel capitolo otto della lettera ai Romani, dal versetto
31 in poi.
Nell’uomo senza Cristo mancano la nuova nascita e la
presenza dello Spirito Santo; per questo lo spirito del
mondo alimenta la natura carnale e l’anima viene resa
schiava della volontà del male.
Il sistema metafisico dell’uomo, in queste condizioni,
appare il seguente:
1. corpo fisico terreno 2. anima – volontà - libertà 3. natura carnale o carne (ovvero spirito del mondo
che assume l’immagine umana, aderisce al corpo
terreno, ne assume gli stimoli e li innesta al
centro del cuore, rendendoli egoisticamente
dominanti, fino a generare le passioni)
4. spirito del mondo (esso, in concorso con la natura carnale dell’uomo, rende prigioniera l’anima,
conculcandola e rendendola schiava dei suoi
desideri e delle sue passioni).
24
L’autorità da cui si dipende
Tra tutto quello che si può leggere intorno ai fatti
avvenuti nel giardino dell’Eden c’è da considerare un
argomento importante che è quello dell’autorità
spirituale.
Il Signore affida all’uomo l’autorità sul governo della
creazione terrena: Eva gli deve stare sottomessa perché
ha il ruolo di aiuto convenevole; pertanto, quando la
sua azione non è convenevole ella non è più un aiuto
per Adamo.
Adamo dipende da Dio ed Eva da Adamo. Nel momento in
cui Eva accetta il dialogo col serpente, prende delle
decisioni autonome e conclude con la scelta di cibarsi
del frutto vietato, andando contro la Parola, senza
chiedere il consiglio di Adamo ed ancor meglio la sua
decisione.
Altro errore commesso sulla linea dell’autorità è
l’atteggiamento di Adamo il quale, pur assistendo a
tutto il dialogo tra Eva ed il serpente, non intervenne
per fermare le menzogne diaboliche dette contro Dio né
impedì ad Eva di compiere l’atto della disubbidienza.
Al termine dell’errore commesso da Eva, Adamo stesso vi
partecipò mangiando il frutto proibito. Il mancato
esercizio dell’autorità ricevuta per curare e custodire
le cose di Dio, aggiunto al mancato rispetto dei ruoli
assegnati dal Creatore alle sue creature, permette alle
parole del male di attecchire e velare il bene anzi
ricevuto.
Per comprendere la Santa Parola di Dio è sempre
necessario riconoscere l’autorità di Gesù Cristo e dei
suoi ministeri terreni. Anche la mancata sottomissione
alle loro parole permette di ricevere, in sostituzione,
le parole della frode dell’uomo e della sua arte
seduttrice dell’errore (Efesini 4:11 È lui che ha dato alcuni come apostoli,
altri come profet i, altri come evangelisti, alt ri co me pastori e dottori, 12 per il
perfezionamento dei santi in vista dell'opera del min istero e dell'edificazione del corpo di
Cristo, 13 fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio
di Dio, allo stato di uomin i fatti, all'a ltezza della statura perfetta di Cristo; 14 affinché non
siamo p iù come bambin i sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode
degli uomin i, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;15 ma, seguendo la verità
nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.). La
25
chiusura del cuore all’amore della verità fa entrare
l’efficacia dell’errore (2Tessalonicesi 2:10 con ogni tipo d'inganno e
d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della
verità per essere salvati. 11 Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla
menzogna; 12 affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità ma si sono compiaciuti
nell'iniqu ità, siano giudicati.).
Lo Spirito Santo è il vero teologo ed il rivelatore
delle Sacre Scritture (Giovanni 14: 26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo,
che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi
ho detto. 16.13 quando però sarà venuto lui, lo Sp irito della verità, egli v i guiderà in tutta la
verità, perché non parlerà di suo, ma d irà tutto quello che avrà udito, e v i annuncerà le cose
a venire. 1Giovanni 2:26 Vi ho scritto queste cose riguardo a quelli che cercano di
sedurvi. 27 Ma quanto a voi, l'unzione che avete ricevuta da lu i rimane in voi, e non avete
bisogno dell'insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è
veritiera, e non è menzogna, rimanete in lui come essa vi ha insegnato.), senza di
Lui le scritture uccidono, poiché appaiono
contraddicenti e viziate da due diversi toni. Lo
Spirito è Colui che vivifica le cose a Lui sottoposte
comprese anche le Sacre Scritture:
“...la nostra capacità viene da Dio, che ci ha
resi capaci d’essere ministri di un nuovo patto,
non di lettera, ma di spirito; perché la lettera
uccide, ma lo spirito vivifica” (2Corinzi 3:6)
L’autorità delle Sacre Scritture non deve essere posta
mai in dubbio per nessuna ragione o influenza
spirituale di persone che nel loro ruolo umano chiedono
la nostra subordinazione.
Paolo nella prima lettera ai Corinzi, al capitolo
quattro e dal versetto sei in poi scrive:
“ ... onde per nostro mezzo impariate a praticare
il non oltre ciò che è scritto onde non vi
gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno
dell’altro.
L’Apostolo nella seconda lettera a Timoteo (3,16)
scrive:
“Ogni scrittura è ispirata da Dio”.
Anche l’Apostolo Pietro nella seconda lettera al
capitolo uno scrive:
“.. sapendo che nessuna profezia delle Scritture
procede da vedute particolari; .. ma degli uomini
hanno scritto perché sospinti dallo Spirito
Santo”.
26
Nessuna presunta scienza del terzo millennio deve mai
poter inficiare l’autorità della Santa Parola. Solo se
crediamo in questo, ovvero:
1. nell’autorità delle Sacre Scritture,
2. nell’autorità rivelatrice dello Spirito Santo,
3. nell’autorità della Signoria di Gesù Cristo,
nell’autorità che il Signore ha dato ai ministeri da
cui si dipende spiritualmente (Ebrei 13:17 Ubbid ite ai vostri
conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve
renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi
sarebbe di alcuna utilità.),
la nostra fede sarà protetta dalla seduzione del
seduttore di tutte le genti, e dai suoi argomenti vacui
e strumentali che prendono le menti deboli e le deviano
dalla salvezza per condurle alla morte eterna.
Il liberatore
L’intervento della Parola di Dio nel cuore dell’uomo è
di reale salvezza dalle forze spirituali del male che
vengono ascoltate, accolte e gestite dallo spirito
della “carne” (che, come sopra spiegato, è cosa diversa
dal corpo terreno). Colui che può produrre questa
salvezza è il Liberatore profetizzato fin
dall’antichità.
Nella lettera ai Romani, nel capitolo undici, dal
versetto 26 in poi, sta scritto:
“ ... così tutto Israele sarà salvato secondo che
è scritto: il liberatore verrà da Sion; Egli
allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà
il mio patto con loro quando Io torrò via i loro
peccati”.
Nella citazione si evince che:
1. al popolo di Dio viene mandato un salvatore per
allontanare da Giacobbe l’empietà;
2. un Salvatore che viene per liberare il popolo
del Signore.
Tutti i cristiani, per l’opera e le virtù del Signore,
sono diventati popolo di Dio; il battesimo nell’acqua
ha dato loro la nuova nascita e la cittadinanza nella
Gerusalemme celeste, che è nostra madre: la Sion del
Santo d’Israele.
Questi elementi ci rendono coscienti di essere un
popolo in lotta contro le potestà delle tenebre e di
27
avere un potente salvatore che è pronto a liberarci dai
nostri peccati e dalle mani di quelli che ci odiano.
In molte testimonianze cristiane v’è la presunzione che
dopo la salvezza non può esserci più la ricaduta nel
peccato. Questo tipo di credo poggia su una conoscenza
incompleta delle Sacre Scritture; chi la segue entra
con facilità in una crisi profonda.
Essa agisce nella coscienza creando, in molti casi, un
buco logico, data la non corrispondenza tra ciò in cui
ascolta e legge e quello che vive; giunge, così, ad una
personale incomprensione e ad una reticenza a
confessare la condizione di conflittualità nella quale
si trova.
Questa posizione dell’anima è incapace di fare la
volontà di Dio, dato che è resa prigioniera da nemici
che la odiano e la conducono a vivere in mancanza di
santità e di giustizia.
Essere entrati a far parte del popolo di Dio non
significa essere giunti alla perfezione o alla
intoccabilità.
La conservazione della propria integrità e l’impegno
quotidiano per la giustizia, permettono al credente di
fare la volontà del Signore, libero dai legami e dagli
impedimenti dei nemici spirituali.
Un cuore geloso, invidioso, che nutre contese, ire,
divisioni, amaritudine, anche se non ruba alla cassa o
non commette adulterio, resta un cuore che alberga gli
stimoli del male e la sua azione di presunta sapienza
risulta certamente di ordine terreno, carnale (o
animale) e diabolico (Giacomo 3:15 Questa non è la saggezza che scende
dall'alto; ma è terrena, animale e diabolica.).
Purtroppo, non tutti, nel corso della loro vita di
fede, riescono a mantenersi integri e retti, temendo
Dio e facendo il bene; questo, però, non deve indurre
nell’errore opposto e farli ritenere estranei e non più
parte del popolo santo.
E’ a questo tipo di credenti che viene rivolta
l’attenzione del presente studio, affinché conoscano
meglio la loro condizione e la volontà di Dio nei loro
28
confronti, onde giungano a comprendere la via della
vittoria e della liberazione, prodotta dal quel santo
Liberatore che viene, anche ora, da Sion, a sciogliere
le loro anime dai legami del male, portandole con la
forza dello Spirito Santo a servire, ogni giorno e
senza paura, all’Iddio vivente.
Ripetiamo ancora una volta che nel Cristianesimo è
sorta una errata convinzione. Essa continua a sostenere
che l’uomo evangelizzato, battezzato ed inserito nella
comunità dei credenti, non è più aggredibile dai nemici
spirituali e, per questo, risulta sempre libero di fare
la volontà di Dio.
Questa convinzione è così fortemente diffusa da essersi
ormai radicata nell’area dell’inconscio del popolo
cristiano, da cui diffonde il suo indirizzo sia ai
pensieri che alle concettualizzazioni inerenti gli
argomenti e le testimonianze della propria fede e della
dottrina professata.
Il credente, nato di nuovo, si convince, così, che non
può più cadere nelle mani dei nemici della fede;
pertanto, quando accoglie nel suo cuore gli stimoli del
male e li alimenta non si rende poi conto di essere da
loro dominato. E’ in questi momenti che sorge la crisi
tra l’insegnamento ricevuto e la realtà che vive sulla
propria pelle.
Questo studio vuole dimostrare che anche nella
cristianità e nella famiglia del nuovo Adamo, c’è chi
cammina per lo Spirito e chi per la carne, manifestando
i frutti e le opere dell’area scelta.
Conoscere i meccanismi che si svilupparono nel cuore di
Caino o in quello di Eva, come in quello di Adamo o di
Abele, è necessario per capire le condizioni nelle
quali ciascuno di noi sta vivendo, al fine di poter
prendere i giusti provvedimenti e tornare a credere con
forza e speranza nelle promesse di Dio.
Adamo
Creato dalla polvere della terra, nella forma del
figlio di Dio, per il soffio vitale diventa anima
vivente; riceve la Parola di Dio per servirlo ed
acquista la dignità umana. Nella libertà conosce
l’amore del suo Creatore e con zelo lo serve. La sua
29
gioia consiste nel fare la volontà del Signore, curando
e custodendo il giardino.
La remunerazione che riceve oltre la vita nella gioia è
il rapporto di amicizia che ottiene nel passeggiare
ogni sera con Colui che lo ha creato. Nella sua vita
non c’è ansia, né sollecitudine, né paura, né vergogna,
ma pace, riposo, certezze di bene, sicurezze.
Il suo corpo fisico era in armonia con la creazione
intera e col giardino in particolare. Tutto gli era
possibile fare e godere tranne una cosa, ovvero
mangiare i frutti dell’albero della conoscenza del bene
e del male.
La mente ed il cuore di Adamo erano ripieni e venivano
giornalmente soddisfatti dalla Parola vivente. Dio
disse:
“Non è bene che l’uomo stia solo; io gli farò un
aiuto che gli sia convenevole”.
Per questo formò la donna che diventò moglie di Adamo;
i due, marito e moglie, vissero nudi senza sentir
vergogna. La manifestazione della natura terrena di
Adamo era buona in ogni espressione.
Eva
Fu creata per essere l’aiuto convenevole di Adamo,
l’autorità posta da Dio al governo della sua
particolare proprietà terrena: il giardino dell’Eden.
Ella ebbe un ruolo preciso da non travalicare. Nel suo
ruolo trovava la sua dignità e la sua manifestazione.
Ricevette nella sua persona ed anche nel suo corpo ogni
dotazione naturale, terrena e divina per svolgere il
compito affidatole. Portò nella sua natura le
caratteristiche di Adamo, onde potesse meglio
comprenderlo e servirlo. Il suo punto di riferimento
principale resta suo marito, attraverso il quale
conosce il compito che Dio le ha affidato e la volontà
che deve rispettare.
Fu Adamo che diede alla moglie il nome di Eva dopo
l’uscita dal giardino.
La natura umana
La natura umana, ovvero quella di Adamo e di Eva, nel
giardino dell’Eden, era terrena, naturale, spirituale,
divina ( i due, ricordiamo, erano marito e moglie). In
questo stato esercitavano ogni azione riconosciuta a
loro.
Tutto era per la gioia: i frutti degli alberi erano
cibo per il corpo terreno; l’aria ossigenata, il clima
30
temperato, l’ombra degli alberi, erano per la
respirazione, la frescura e la soddisfazione dei corpi
terreni.
La creazione e le ricchezze del giardino rallegravano
l’anima dei due abitanti, consolando per prima i loro
corpi fisici e, tramite questi, assaporava la gioia
della natura.
La Parola di Dio
Aveva formato, fatto vivere, cibato, rallegrato e
consolato le Sue creature dando loro ogni bene. Il
Verbo diede ad Adamo l’amministrazione del giardino, il
potere di dare il nome a tutte le bestie della
campagna, il potere di dare il nome alla moglie, il
potere della conoscenza del bene, il potere di
praticare ogni cosa (ad esclusione di una soltanto).
La parola del serpente
Nel giardino di Dio, e nel luogo dove c’era l’unico
divieto, il nemico si introdusse, per mezzo della più
astuta bestia dei campi.
L’antico tentatore evitò di parlare al mandato di Dio e
scelse il soggetto meno forte e meno autorevole: Eva.
Nel dialogo tra i due, Adamo era presente e lasciò
parlare il serpente senza intervenire.
Eva fu agganciata, convinta e portata alla violazione
dell’unico comandamento dato loro dal Creatore. Adamo
accettò nel suo corpo fisico il frutto della
disubbidienza; questo produsse in lui ed in Eva, la
conversione delle loro tendenzialità, da positive in
negative. La parola del serpente corruppe e contaminò
la buona natura terrena, creata in Adamo da Dio.
Mediante l’uomo, governatore della creazione terrena,
la corruzione si è diffusa in ogni cosa e in ogni
creatura.
A partire da questo momento in poi, la natura umana
porterà con sé un bagaglio di elementi protesi
all’ascolto della voce e degli stimoli del male,
anziché di quelli del bene, per i quali era stata
creata; ma il Signore non nega mai il Suo intervento
per aiutare l’uomo a ritrovare la via del bene.
Infatti, nel capitolo tre di Genesi, il Signore invita
Caino a fare il bene, indicando ciò come unica via che
permette di riascoltare gli stimoli della vita, e di
31
sfuggire a quelli della morte, dando, inoltre, la
possibilità di rialzare il capo fino a ripristinare in
sé la dignità dell’uomo libero. L’uomo, è dunque,
chiamato a scegliere una delle due realtà spirituali.
32
CAPITOLO 2
Il Signore visita e riscatta il suo popolo.
Il male diffuso nel mondo a motivo del peccato
originale invade e ottenebra le anime, in alcuni casi,
anche quelle dei cristiani.
La Scrittura, in Luca 1:67 dice “Zaccaria, suo padre, fu pieno di Sp irito Santo
e profetizzò, dicendo:68 «Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e
riscattato il suo popolo, 69 e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo
servo, 70 come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti; 71 uno che ci salverà
dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano. 72 Eg li usa così misericordia
verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto, 73 del giuramento che fece ad Abraamo
nostro padre, 74 di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo senza
paura, 75 in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorn i della nostra vita.)
Con questo passo indica l’impegno di Dio verso il suo
popolo, reso prigioniero da nemici che lo odiano, ed
assegna ad esso un potente salvatore, che darà la
libertà e permetterà a tutti i riscattati di potere
servire Dio.
Il potente Salvatore è inviato da Sion per liberare il
suo popolo. Con ciò non vogliamo disconoscere che
nostro Signore Gesù Cristo è venuto a salvare tutti gli
uomini e che l’evangelo della grazia è stato predicato
per salvare ogni anima, del giudeo prima e poi del
greco; vogliamo, invece, affermare che l’uomo
convertito a Cristo, dopo aver lasciato la cittadinanza
di questo mondo ed acquistata quella del regno della
Luce, diventa parte del popolo di Dio. E’ in questa
realtà che il Salvatore promette di intervenire per
liberare e riportare i credenti a fare la sua volontà.
I credenti che vivono la loro fede nella fascia grigia,
posta tra la luce e le tenebre, quindi, tutti quelli
che in molte occasioni mantengono “i piedi dai due
lati”, sono coloro che sperimentano le crisi dell’anima
e vengono legati e impediti a fare la volontà di Dio
come vorrebbero, e ancor di più come dovrebbero.
Il Salvatore ha promesso di liberarli dai nemici che li
odiano e li ostacolano a fare la Sua santa volontà. E’
a questa promessa che ci riferiamo maggiormente per far
comprendere a quanti sono nelle mani dei nemici, pur
essendo popolo del Signore, quanto il Salvatore è
interessato a loro e desidera renderli liberi di poter
servire con integrità e giustizia.
33
34
Analisi dei sintomi subiti da alcuni testimoni
In molte testimonianze ricevute da vari credenti
coraggiosi, è stata tratta una condizione dell’anima
sottoposta a procedimenti particolarmente afflittivi e
depressivi; pertanto, se questi non sono compresi, nei
loro risvolti spirituali, e valutati, in funzione di
ciò che producono in precisi fatti, non possono essere
distinti, classificati, affrontati correttamente e
gestiti per il bene.
Dai casi trattati emerge un comune elemento: i
soggetti, che fanno parte della fascia di cristianità
in esame, non hanno più Cristo Gesù al primo posto nel
cuore.
La strategia avversaria, per conquistare il cuore di un
credente, è sempre la stessa: essa propone al posto di
Gesù anche l’interesse verso persone o cose
appartenenti all’opera di Dio, in maniera tale che mai
si possa pensare di essere vittima dell’errore; crederà
così di fare una cosa secondo la volontà del Signore ma
in sostanza metterà Gesù fuori dal primo posto.
L’inganno sebbene sia sottile e perfido, si manifesta,
in tutta la sua carica di iniquità, quando chiede la
violazione del primo e del più grande comandamento:
“Ama, dunque, il Signore il tuo Dio, con tutto il
tuo cuore, la tua anima, la tua mente, le tue
forze, con tutto te stesso ... ed a Lui solo rendi
il culto”.
Nessuno mai può, né dovrà, prendere il posto di Dio che
appartiene solo al Signor nostro Gesù Cristo ed al suo
Santo Spirito.
Tutti dovrebbero capire che solo Cristo, quando è al
primo posto del cuore, dei nostri interessi e dei
nostri affetti, ci renderà liberi dalle influenze del
male e garantirà alla nostra vita i benefici dell’amore
che vivifica noi e chi ci sta vicino.
Solo quando Gesù è al primo posto, colui che sta al
secondo vive di benedizione e di ogni abbondanza sia di
affetti, sia di certezze che di gioia.
35
Pertanto, in chi ha vissuto la sua esperienza come Eva
o Caino, come Pietro o come i cinquecento giudei che
avevano creduto in Gesù, è stato rilevato che il male,
dopo aver preso il controllo del cuore, ha iniziato a
gestire la vita della persona irretita con un’azione
velenosa, adoperando le armi più devastanti e comunque
insidiando Cristo e la sua Parola.
Infatti, lo spirito anticristiano utilizza sempre
ragionamenti scollegati dalla realtà, che del resto
l'anima non conosce né può conoscere (simili alla
realtà), e nel caso in questione assolutamente illusori
e falsi; così, nelle condizioni di schiavitù in cui è
stata ridotta, l'anima riceve le proposte del male,
fittizie sebbene verosimili, certamente più aggressive
perché credibili.
L'operazione termina con l'accettare profondamente le
voci e le immagini proposte come se fossero
assolutamente reali e vere: siamo di fronte ad un
plagio della mente.
Ciò, che meglio dimostra lo stato di controllo
dell'anima, consiste nella perdita d'ogni possibilità
critica e di contrapposizione logica, con elementi e
ipotesi diversi da quelli suggeritile dal male.
La facoltà critica di formulare ipotesi opposte
permette sempre, nella serenità, un'indagine tesa a
raggiungere l'assunzione della verità.
Del resto, quando la verifica dei fatti appare
impossibile, è necessario stabilire una par condicio
tra le ipotesi antitetiche, onde, a quelle proposte dai
pensieri del male, si possano contrapporre anche quelle
fornite dal bene.
Nel caso prevalga l'amore e l'aspetto della
misericordia e della comprensione, la strategia del
male può in alcuni casi apparire solo per brevi
istanti, per essere immediatamente dissolta dalla luce
del bene.
Pertanto, quando nei pensieri subentra l'amore, la
fiducia e l'affetto, si giunge a credere negli elementi
che si oppongono alle tenebre delle gelosie, delle
invidie e dei sospetti di male.
36
Tutto questo fornisce elementi in grado di contrastare
le ipotesi delle forze spirituali della malvagità;
quando ciò non avviene, bisogna capire che il potere
delle tenebre, con la sua azione, ha attaccato e
controllato non solo i pensieri ma anche il cuore ed i
sentimenti, riducendo la propria “vittima delle
macchinazioni” a soggetto da contrastare, a cui non
credere. Infatti, il peccato ha sempre come obiettivo
quello di uccidere il proprio prossimo e quando non
può, pur di compiere il suo desiderio di morte, sceglie
di uccidere, con i sensi di colpa, colui del quale si
serve, ovvero la sua “casa terrena” (Matteo 12).
Più testimoni hanno sostenuto che nel momento in cui
sono aggrediti dagli stimoli del male e li condividono,
nel loro cuore, pur restando l’affetto per la persona
oggetto del loro interesse, viene , però, meno la
fiducia e la volontà di comprenderla. Solo dopo
l’instaurazione della sfiducia e della incomprensione
le forze della malvagità lanciano l’ultimo stimolo,
teso ad uccidere il rapporto; questo stimolo non è
altro che l’odio mortale, sentimento opposto ed
antitetico all’amore vivificante che viene da Dio e
dalla sua santa Chiesa.
I soggetti che riferiscono sugli episodi loro occorsi,
confermano come la condizione della possessione venga
rilevata anche dall'assenza del contraddittorio. Nel
caso in esame gli interessati non hanno potuto avere
alcun controllo dei fatti, visto che erano ormai
entrati nel tunnel e non potevano più uscirne.
L’anima, in quelle condizioni, poteva pensare solo
secondo l'indirizzo degli spiriti ed agire seguendo gli
stimoli di quelle potestà tenebrose (caso tipico di
controllo della mente e del cuore).
Altro aspetto di rilevazione della macchinazione delle
realtà spirituali negative, è l'immedesimazione
profonda che esse generano tra la coscienza e le loro
ipotesi menzognere.
Infatti, quando una persona è in quello stato, si sente
come se avesse imboccato un tunnel dal quale non è
possibile uscire ed in fondo al quale vede proiettate
le immagini fornitele dal male, illusorie ed
37
all'apparenza vere tanto da attrarre l'anima posseduta
fino a convincerla che la verità è quanto le viene
mostrato dal male, ossia, in primo luogo, che la realtà
dei fatti e le versioni fornite da tutti e da chiunque
sono soltanto delle farse perfide e interessate, dalle
quali doversi difendere strenuamente.
Nella stretta delle immagini non buone, l'anima sedotta
è convinta d'essere la vittima di grandi macchinazioni
di male, e da spettatrice-attrice sotto il loro
controllo, prende piacere in questo gioco crudele, fino
a crogiolarsi, masochisticamente, nel meccanismo
beffardo che la vede sconfitta dalle circostanze, ma
nello stesso tempo protagonista, dove afferma la sua
vittoria per aver smascherato il male, concepito ai
suoi danni, proprio secondo quanto già da tempo aveva
intuito seguendo lo stimolo del sospetto.
Avere la conferma mentale del male temuto è la pseudo
vittoria delle anime che si legano al lato oscuro del
cuore. Nei proverbi sta scritto: “Il malvagio riceve
ciò che teme mentre il giusto ottiene ciò che
desidera”.
Questo stato di convincimento fa sentire l'anima,
influenzata dai pensieri negativi, capace di aver
capito il male mostratole a bella posta dagli stimoli
che operano in opposizione al bene.
Ella diventa vittima della malvagità e nello stesso
tempo sua operatrice, plagiata ed eroina, schiava ma
convinta di essere la sola libera e liberata dalla
strumentalizzazione del negativo, capace di capire la
verità del male nel suo massimo spunto di
concettualizzazione delle cose e dei rapporti.
Nel procedimento si possono considerare tre fasi nelle
quali il cuore viene a trovarsi quando è sottoposto
all'aggressione delle potestà spirituali.
38
Fase d'auspicato equilibrio dell'umana psiche
Umanamente si ritiene che l'uomo libero abbia l'anima,
nella sua condizione di normalità, in grado di vedere
il bene ed il male, di ragionare sui fatti e sui
concetti, possedendo la facoltà di criticarli, in una
condizione d'equidistanza tra le citate ed antitetiche
realtà (la Bibbia dice diversamente –Gal.5:1).
Si sostiene, inoltre, che l’anima possa elaborare
pensieri critici o ipotesi negative riguardanti una
determinata situazione, restando in ogni modo nella
facoltà di considerarli, dominarli e di porli in
relazione con tutta un'altra serie di possibilità
diverse e contrarie.
In queste condizioni, definite di normalità, la volontà
dell'io cosciente sarebbe capace di controllare con
obbiettività e distacco gli stimoli all'azione che le
provengono dalle realtà spirituali del bene e del male,
fino a scegliere quelli che ritiene maggiormente utili.
Lo schema dovrebbe essere così rappresentabile:
Bene (cuore)
Volontà libera (mente)
Male (peccato)
dove la spiritualità del bene illumina e rende libera
la coscienza e la volontà; resta, così, sottoposto il
male che comunque può far sentire, in ogni occasione, i
suoi stimoli.
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Fase in cui la mente commuta il ruolo della coscienza.
L'elemento che stabilisce il governo dell'anima da
parte di una delle due aree spirituali: quella del bene
o quella del male, è la fede, ovvero la fiducia nella
Parola o nelle parole.
Va precisato, in premessa, come tutto quello che occupa
il primo posto del cuore governi la volontà
dell'essere, il quale si muoverà per fiducia in ciò che
più ama e verso i cui stimoli si adopera.
La Bibbia, anche in questo campo, è precisa e
rivelatrice delle verità più nascoste, che regolano la
vita dell'uomo. Sta scritto che il cuore animico è il
centro della personalità, in esso scorrono le sorgenti
della vita ed è, pertanto, sempre alla ricerca del
rapporto con la realtà spirituale di Dio: anche quando
è velata mantiene in se questo desiderio.
Dal cuore partono gli stimoli delle azioni umane che,
giungendo alla mente, ne attivano la volontà; il
circuito della coscienza parte dai sentimenti che sono
in esso e giunge al raziocinio della mente e dei
pensieri per esprimere, nella globalità di tutti gli
elementi in suo possesso, la determinazione alle scelte
e, quindi, la volontà specificata e produttrice delle
varie azioni.
La globalità degli elementi, a cui fa riferimento la
volontà, appartengono alle percezioni ricevute dalle
tre nature dell'uomo: animica, spirituale e fisiologica
(terrena).
Dalla prima la mente riceve gli affetti, i sentimenti,
le passioni, le pulsioni e le posizioni; dalla seconda
riceve i riflessi coscienti degli stimoli che vanno al
cuore, siano essi positivi o negativi, appartenenti,
dunque, all'area del bene o a quella del male; dalla
terza riceve le percezioni sensoriali: quindi,
eventi,fatti ed atti.
L'uomo, in sostanza, è un essere chiamato a vivere per
fede nel suo Creatore (per quanti credono in Dio). O in
qualsiasi altra persona o cosa. Quando altre entità o
valori prendono il posto di Dio, allora le condizioni
della normalità e della libertà vengono meno e la
realtà muta radicalmente. Se si desidera conoscere come
40
stanno realmente le cose nella psiche umana, nella
mente ed in tutto quello che è metafisico, non possiamo
tralasciare la visione biblica di esse, riconoscendo la
necessità di adottare parole spirituali a cose
spirituali
(1Corinzi 2 :6 Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una
sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo
mondo, i quali stanno per essere annientati; 7 ma esponiamo la sapienza di Dio
misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli p redestinata a nostra gloria 8
e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero
conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Ma com'è scritto:
«Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore
dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». 10 A noi
Dio le ha rivelate per mezzo dello Sp irito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche
le profondità di Dio. 11 Infatt i, chi, tra gli uomin i, conosce le cose dell'uomo se
non lo spirito dell'uomo che è in lu i? Così nessuno conos ce le cose di Dio se non
lo Sp irito di Dio. 12 Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo
Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; 13 e noi ne
parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo
Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. - Ef 3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv
2:20, 27; 1Te 5:21).
Il peccato che sta nell'uomo, brama prendere il posto
del bene e della luce, per far governare le tenebre
dell’ignoranza e delle malvagità.
Solo la fiducia nelle parole delle tenebre fa giungere
il peccato al centro del cuore, da dove organizza le
sue macchinazioni. La sua abilità consiste
nell’acquistare la fede di chi sta ingannando e poter
soppiantare il bene: lancia così i suoi stimoli e fa
udire la sua voce, le sue false promesse, le sue
induzioni alla paura; procede nel suo piano, per
raggiungere la meta, con un impegno incessante. Lo
spirito del peccato, nel momento in cui si accorge di
essere ascoltato, aumenta il ritmo degli stimoli, delle
provocazioni, delle false promesse e delle logiche
volte a convincere l'anima che il vero male è ciò che
gli altri chiamano bene e viceversa.
La forza della malvagità, infine, alle false promesse,
commistiona le paure, dosate come minaccia e
prospettiva di sofferenze, qualora resti inascoltata;
essa tenta di divenire la confidente della sua vittima
per poterla trasformare in suo strumento per compiere
le azioni.
41
Questi attacchi al cuore, se manca la luce della Parola
di Dio (la sola capace di smascherare il male), sono
per l'uomo il momento del reale ascolto dei messaggi
provenienti dalle tenebre.
In alcuni casi si registra, da parte delle anime,
l'accondiscendenza ad essi, ovvero la resa. Avviene,
quindi, una sottomissione alle circostanze negative sia
per evitare il male paventato che per risparmiarsi il
logorio di una lotta che sembra non finire mai (In
queste circostanze vana appare la Parola di Pietro che
consiglia di resistere).
Tutto sembra inutile, senza speranza e volto a causare
solo maggiore sofferenza; persino la Parola di Dio
predicata sembra, per queste anime tormentate, un
motivo in più di dolore, sia perché non creduta, sia
perché considerata ostile e anche offensiva nei propri
confronti.
Si finisce col ritenerla non più degna di ascolto e
considerazione (la Parola offende solo il diavolo e i
suoi angeli, ma, col tempo, la vittima “incarna” il
male a tal punto da avvertire astio verso le cose di
Dio: quelle stesse che un giorno amò ed in cui
credette).
Quando la persona crede alla voce delle potestà infere
e vi pone fiducia, conclude la sua azione col mettere
al centro del cuore lo spirito ribelle, scalzando
quello del bene.
Si vive così la peggiore delle condizioni dell'anima,
che, come sostiene la Bibbia, è quella della tiepidezza
nei confronti delle due realtà spirituali antitetiche
ed in conflitto continuo.
In Apocalisse è scritto: "Oh fossi tu pur freddo o
fervente ma, poiché sei tiepido, ti vomiterò dalla mia
bocca"; anche Elia rimprovera un popolo che sta
continuamente dai due lati e lo invita a scegliere il
bene: in altre parole, l'unico Dio.
Quando lo spirito del male giunge al centro del cuore,
è allora che si manifestano gli effetti più deleteri
per l'intero essere, fino a produrre dolori fisici
42
oltre allo strazio dell'anima, alla confusione ed alla
perdita della consolazione e della gioia.
Esso ha occupato il dominio del cuore, così come
descritto nella parabola dell’uomo forte in Luca 11 ed
in Matteo 12.
La descrizione biblica mostra, inoltre, che c'è chi è
in grado di vincere l'uomo forte e di scalzarlo,
liberando la casa: nostro Signore Gesù Cristo è colui
che vince e libera gli uomini dagli spiriti delle
tenebre.
E' da notare che Egli, dopo aver liberato, sgombra la
casa ma non la occupa, affinché sia la volontà
dell'uomo a scegliere di farla occupare dallo Spirito
di Dio.
Il bene è sempre delicato, non forza, non costringe,
non rende schiavi ma liberi, aspetta con pazienza ed è
felice di governare il cuore che lo accoglie.
Se la persona liberata, per suo tornaconto, pigrizia o
altro, lascia la casa vuota (non invitando lo Spirito
Santo a dimorarvi), allora la parte finale della
parabola ci avvisa che il male noterà questo
atteggiamento e si organizzerà per riprenderne possesso
con maggior forza, al fine di garantirsi una più
stabile permanenza.
Il governo del bene nel cuore dell'uomo garantisce
invece la libertà delle proprie scelte ed il governo
della propria vita; è, infatti, scritto che “se il
Figlio vi farà liberi voi sarete veramente liberi”.
Quando invitiamo, pertanto, nostro Signore Gesù Cristo
a togliere il male da noi, Egli lo fa con gioia.
E' scritto inoltre: "ora il Signore è lo Spirito e
dov'è lo Spirito del Signore c'è la libertà".
Ciò vuol significare che la persona liberata dalla
potestà delle tenebre deve invocare nel suo cuore la
signoria dello Spirito Santo, che è il solo capace di
conservarle la libertà e darle la forza di resistere
agli stimoli negativi.
E' scritto ancora, che lo Spirito dei profeti è
sottoposto ai profeti.
43
Questo versetto è citato per dimostrare che la presenza
dello Spirito Santo non stabilisce ingerenza alcuna
nelle scelte dell'uomo, ma ne difende la libertà,
affinché sia la persona stessa, per sua volontà, a
condurre la sua vita, sapendo sempre che il male
produrrà danni ed il bene prosperità.
Quando lo stimolo del male riesce a prendere il primo
posto nel cuore, il più immediato effetto è il dolore
che provoca anche a livello fisico; è come far fumare
un sigaro ad una persona che non ha mai fumato: tosse,
soffocamento, dolore lo assalgono, visto che è stato
creato per respirare l'aria e non altro; così avviene
quando il male domina il cuore: c'è una crisi, una
reazione dolorosa, dal momento che l'uomo è stato
creato per respirare lo Spirito di Dio.
44
Fase del dominio del male.
Quando lo spirito del male inizia a dominare il cuore,
produce nella persona la sensazione dell'ingresso in un
tunnel e della caduta in un precipizio: immagini e voci
malefiche (verso le quali - nella seconda fase – la
persona sentiva il desiderio di opporsi, provando senso
di disperazione e d'angoscia attanaglianti, malessere
fisico, nausea, fitte nel petto, al centro del torace,
nella gola) sono di un solo tipo e risultano ormai
incontrastate, perché la vittima, ovvero l’anima resa
schiava dal male, le accetta e le condivide; ella viene
portata in una condizione di non reazione, di
passività, di abulia.
Quella che era angoscia e disperazione si trasforma in
un sentimento diverso ma altrettanto forte, diventa una
smania, una frenesia, un auto compiacimento, una
abnorme e irriducibile convinzione di essere nella
realtà che la persona cercava e nella verità che voleva
credere.
Tutto è come una riprova del proprio intuito e
sagacità, con ogni sorta di esaltazione e soddisfazione
per aver affermato la propria visione contro chiunque,
avendo così dato dimostrazione che quanto era stato
prima immaginato veniva adesso comprovato (ciò accade
nell'anima senza che questa comprenda come sia
l'illusione del male a farle creder vero ciò che è,
invece, menzogna).
La libertà della ragione si riconosce dalla possibilità
di valutare anche l'opposto e il diverso. La ritenuta
libertà data dalle tenebre, mediante la tecnica
dell’identificazione con la vittima, non permette di
ragionare sulla esistenza di eventuali ipotesi positive
e sulla facoltà benefica delle forze della vita, nonché
la capacità delle anime di appellarsi ad esse in ogni
tempo, per trovare un soccorso di consolazione e
liberazione.
Questa condizione può essere definita come possessione,
sottoposizione ad un unico indirizzo logico, negativo,
identificato col male ed aperto ad accogliere
l'ossessione delle voci e delle visioni, in una
frequenza sempre crescente, fino a giungere ad uno
stato simile alla monomania.
45
Se il secondo stadio è quello dell'angoscia, il terzo
stadio è quello dell'esaltazione del male,
dell’identificazione con gli stimoli delle tenebre.
Essi, alla fine, appaiono come le uniche pulsioni
liberatorie ed esistenti, caratterizzate da
soddisfazione (intessuta tuttavia di una cupa angoscia)
e da un senso di trionfo per essere giunti a dimostrare
il male sospettato.
Purtroppo, nello stesso tempo si prova un senso d'acuta
disperazione e solitudine derivato dalla percezione che
in ogni caso non vi sarà più la possibilità di
raggiungere quel particolare tipo di felicità che si
vorrebbe (tipica conclusione di uno spirito romantico);
si crede, in tali condizioni, che la vita darà sempre
sofferenza, perché gli altri (unici colpevoli) non
sanno comprendere, ne ci sarà mai qualcuno che potrà
capire il dolore che l’anima, resa schiava dal male,
sta provando.
Al posseduto, le ragioni del bene appaiono come male,
dolore e fonte di tormento, mentre le identificazioni
nel male diventano gli elementi unici della conoscenza
e della consapevolezza dei fatti; del resto tutti
accettati, senza verifica alcuna della loro più
spregiudicata mendacità.
Le anime poste in questa condizione si è convincono di
essere nel vero e nell'assoluto, che non vi è aiuto da
parte di nessuno e che tutti gli altri sono soltanto
falsi e brutali ingannatori.
In ultima analisi, nella fase più acuta del raptus
maniacale, provocato dalla possessione, l'individuo non
ha più alcuna speranza di intravedere le ragioni del
bene, anzi le ripudia con una sorta di disgusto e
repulsione, come si trattasse di un cibo avariato e
ripugnante.
Questo ribrezzo del bene è tipico della presenza delle
potestà contrarie; la loro reazione mostra quanto forte
sia, in quel momento, l'identificazione anche fisica
che hanno con la persona nella quale operano.
46
CAPITOLO 3
Le due aree spirituali – Bene e male.
Lo stimolo negativo, una volta analizzato, compreso e
chiarito, può tornare a prendere la mente delle anime,
ogni qual volta ne avrà l’occasione e con la forza di
sempre ed in alcuni casi anche con maggior vigore.
La persona sottoposta all’inganno delle forze del male,
divenuta strumento di quelle perfide macchinazioni, pur
avendo vissuto e conosciuto per esperienza personale,
in più occasioni, il percorso realizzato dalle tenebre,
assaporandone tutti i suoi momenti afflittivi, sebbene
è cosciente dell’intero procedimento riguardante il
potere spirituale della malvagità, desideroso di
liberarsene, subisce, purtroppo, l’attrazione di quelle
forze e, quindi, sempre più sottoposto al loro dominio
finisce col diventarne uno strumento ubbidiente e
sottomesso.
Il concepimento del male, in simili soggetti, ha
origine, quasi sempre, da fatti semplici che vengono
ritenuti di scarso rilievo ma utilizzati per generare
il sospetto fino ad attribuire loro significati non
veri e pieni di tutta la forza ingannatrice della
menzogna. Il sospetto del male promosso dallo spirito
ingannatore, sulla base di elementi reali, visti sotto
una luce in veritiera, permanendo nel cuore crea delle
logiche e dei procedimenti mentali che arrivano ad
affermare, intenzioni mai avute, fatti mai accaduti e
situazioni sentimentali inesistenti.
Dalle testimonianze avute è emerso che molto spesso si
gli elementi di fatto sopra indicati vengono visti ed
analizzati alla luce dei timori e delle paure, il cui
spirito negativo trasforma in premonizioni e visioni
talmente condivise dalle prospettazioni della paura da
apparire, in quelle menti, come reali e già verificate.
Per un perverso meccanismo mentale che parte da
elementi reali sostenuti dalle paure e guidati spirito
del sospetto di male giungono a convinzione e a credere
nella manifestazione di ciò che si teme; il vortice del
sospetto in molti casi raggiunge una tale potenza di
fede nel male da vedere realizzate le cose che si
temono (Proverbi 10,24).
47
L’anima coinvolta in tali vortici, avendo
superficializzato il consiglio di Dio dato per stare
lontano dai fatti negativi, per una forza opposta al
suo stesso desiderio di bene giunge, quindi, ad essere
artefice del peccato.
La presa di coscienza di tutto questo, rende l’anima
resa schiava, fortemente depressa. La cosa che più la
fa disperare consiste nella coscienza di aver distinto
in se gli stimoli del male, di averli visti crescere
fino a divenire azioni e non averne impedito il
processo di gestazione e parto, perché vinta e
soggiogata.
Infine, a motivo del senso di colpa, sentendosi
responsabile dei danni causati al prossimo, che avrebbe
dovuto amare, e per sfuggire alla responsabilità, che
la schiaccia, evita la confessione ed il pentimento,
rifugiandosi nell’illusione fino a negare anche a se
stessa di aver compiuto il male, dichiarandosi vittima
di incomprensioni ed ingiuste condanne.
In questa condizione, l’anima, assume la condotta dei
confusi; essa è la sorte riservata ai peccatori che
rigettano la verità e rinunciano al pentimento fino a
divenire maggiormente complici dello spirito
dell’errore, che mediante questo concorso di menzogna,
nascosto e protetto, prepara peggiori macchinazioni di
male.
Il confuso, quindi, pensa una cosa e ne fa un’altra;
non vuole ricordare ciò che ha fatto e dichiara di aver
fatto quanto aveva detto.
La sua condanna finale consiste nel ricevere
l’efficacia dell’errore fini a credere nella sua stessa
menzogna e diventarne un divulgatore in buona fede,
pronto ad aggredire chi gli mostra la verità
considerato che è contraria alla sua condizione di
errore.
Inoltre, i sensi di colpa, nonostante siano coperti
dalle menzogne, restano e spingono l’anima alla fuga
dal luogo o dalla persona nei confronti della quale è
stato commesso il peccato, nonché da tutto ciò che è
illuminato dalla verità e dall’amore di Dio; tutte
queste cose sono sempre considerate nemiche delle
48
tenebre che hanno invaso il cuore e nelle quali si è
identificata accettandone la volontà.
La comprensione delle cose descritte ci porta nella
necessità di chiarire chi spinge l'anima in questo
vortice di male, che in primo luogo abbatte il soggetto
che ne alberga gli stimoli e concorre allo sviluppo
delle loro logiche fino a divenirne agente ed artefice.
Dalle Sacre Scritture sappiamo che a produrre il male e
proseguirlo in azioni negative sono quelle entità
chiamate in alcuni casi “peccato” ed in altri “spiriti
immondi” entrambi definibili come le forze della
malvagità.
E’ dimostrato, anche da tutti i passi biblici già
citati, che tali forze per poter operare necessitano di
alcune precise condizioni del cuore. La Bibbia le
individua in molti passi; tra questi citiamo i
seguenti:
Romani 1:28 Siccome non si sono curati di
conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa
della loro mente perversa sì che facessero ciò che
è sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia,
malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di
omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30
calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio,
insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel
male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali,
senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur
conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che
fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto
le fanno, ma anche approvano chi le commette.
Galati 5:19 Ora le opere della carne sono
manifeste, e sono: fornicazione, impurità,
dissolutezza, 20 idolatria, stregoneria,
inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese,
divisioni, sètte, 21 invidie, ubriachezze, orge e
altre simili cose; circa le quali, come vi ho già
detto, vi preavviso: chi fa tali cose non
erediterà il regno di Dio.
Giacomo 3 vers. 13: "Ma se avete nel cuore
a. amara gelosia e
b. spirito di contesa
non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa
non è sapienza che viene dall'alto; ma è carnale,
terrena, diabolica. Infatti, dove c'è
49
a. invidia e
b. contesa,
c. c'è disordine e
d. ogni cattiva azione.
La sapienza che viene dall'Alto è pura, poi pacifica,
mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni
frutti, imparziale e senza ipocrisia. Il frutto della
giustizia si semina nella pace per coloro che si
adoperano per la pace.
II Corinzi 12, 20 :
"Temo che ci siano fra voi contese, gelosie, ire ,
rivalità, maldicenze insinuazioni, superbie,
disordini.
Efesini 4, 26-31
" Adiratevi e non peccate, sul vostro cruccio non
tramonti mai il sole e non fate posto al diavolo -
sia tolta via da voi ogni amaritudine, cruccio,
ira, clamore, parola offensiva con ogni sorta di
cattiveria. Siate invece benevoli e
misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche
Dio vi ha perdonati in Cristo.
Efesini 6, 11
" Rivestitevi dell'armatura di Dio affinché
possiate stare saldi contro le insidie del
diavolo".
Ebrei 12, 15
"vigilando bene che nessuno resti privo della
grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga
fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano
contagiati".
50
L'ambiente del cuore
L'ambiente del cuore è formato dalle scelte quotidiane
dell'uomo, che ne resta sempre il solo responsabile;
fare il bene produce riposo, pace e fa rialzare il capo
alla speranza, alla luce; fare il male irrita e fa
abbassare il capo fino a guardare a terra verso la
disperazione. Si può scegliere, quindi, l'amaritudine,
il cruccio, la gelosia, l'invidia, l'ira, la contesa,
il disordine, oppure scegliere di essere benevolo,
misericordioso, perdonatore, di non invidiare, non
vantarsi, non gonfiarsi, non inasprirsi, non
comportarsi in maniera sconveniente, non cercare il
proprio interesse, non sospettare il male, soffrire per
l'ingiustizia. Nell'un caso o nell'altro viene creato
un ambiente, un'atmosfera del cuore che emana il suo
particolare odore spirituale (2Corinzi 2:15 Noi siamo infatti davanti a
Dio il profumo d i Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono
sulla via della perd izione; 16 per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli,
un odore di vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose?)
Le forze della malvagità, avvertono che tipo di
ambiente c'è in un cuore; pertanto, se c'è l'aria che
gli permette di respirare e di abitarvi allora entrano
e si installano, fortificando il male e promovendone
azioni oltre le intenzioni stesse del soggetto che le
alberga; il male produce azioni che vanno oltre le
intenzioni del soggetto e causa profondi sensi di colpa
che al termine delle azioni fanno soffrire fortemente
chi le compie (il senso di colpa, come già chiarito, è
un altro elemento che ben individua la provenienza
spirituale delle azioni). Chi, invece, compie opere
secondo lo stimolo dello Spirito di Dio, trova
appagamento, gioia e pace.
Se il cuore è profumato dal bene, allora è lo Spirito
Santo che lo dirige e ne prosegue le tendenzialità
promuovendo e fortificando la persona per compiere
opere secondo la volontà di Dio.
Pietro invita i Cristiani a resistere al diavolo
facendo il bene ed assicura che il male fuggirà da loro
(1Pietro 5:8 Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, g ira come un leone
ruggente cercando chi possa divorare. 9 Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le
medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo).
51
La soluzione sta nel resistere alle provocazioni del
male, volte a creare un ambiente negativo. Evitare le
invidie, le gelosie, le contese, le ire, le
amaritudini, resistere affinché esse non si istallino
nel nostro cuore, significa garantirsi una vera
protezione dalle malignità.
Accogliere lo stimolo dello Spirito Santo e creare nel
cuore un ambiente predisposto al bene, significa far
dominare il Consolatore e vivere il regno di Dio dentro
l'anima e tramite l'intera nostra vita.
Pertanto, va considerato che prima dell'ingresso degli
spiriti nel cuore, in alcuni casi anche in quello del
Cristiano, v'è la fase della stimolazione. Quando essa
è provocata dal male, Pietro e Giacomo consigliano di
resistere e sostituire agli stimoli del male quelli del
bene.
In tale fase si può ricorrere anche ad un metodo
semplice. Esso consiste nel confessare con le labbra
che nel cuore il male sta cercando di istallare la
gelosia, l'invidia, l'amarezza, crucci; dichiarare che
essi sono stimoli diabolici e quindi rifiutarli, nel
nome di Gesù Cristo, oralmente.
Subito dopo dichiarare, sempre oralmente, che si vuole
ricevere nel cuore le quindici caratteristiche della
carità (1 Corinzi 13 - dov'è indicato il carattere
della natura cristiana ovvero la nuova nascita) e
pregare lo Spirito Santo, nel nome di Gesù Cristo ad
essere ripieni della natura Cristiana.
Se questo procedimento viene seguito con tutto il cuore
lo Spirito Santo guiderà la vita di chi lo cerca e lo
invoca.
In sostanza, il procedimento che ogni anima vive appare
il seguente:
1. Stimolo spirituale del bene o del male;
2. Scelta dello stimolo da parte dell'anima;
3. Formazione dell'ambiente del cuore secondo
la scelta degli stimoli;
4. L'ambiente emana un odore particolare e una
luminosità o tenebrosità;
52
5. La condizione del cuore fa entrare il tipo di
spiritualità compatibile all'ambiente formato;
6. Il tipo di spirito, che entra sotto forma di
stimolo e cresce psichicamente fino a diventare
una forza in grado di prevalere sulla coscienza,
la mente ed acquisire la capacità di promuovere le
azioni che gli sono adatte;
7. La coscienza dell'uomo, infine, raccoglie i frutti
delle azioni compiute.
Gli stimoli del bene o del male fanno più o meno presa
nell'anima del Cristiano secondo la forza della natura
che prevale. "Simone-Pietro, è il nome col quale
l'Apostolo fu per un tempo chiamato: significa che in
lui erano presenti le due nature, quella umana e quella
cristiana. Anche Giovanni Battista afferma, intorno a
Cristo, come fosse necessario che Gesù crescesse e che
egli stesso diminuisse.
Così, nella coscienza dei cristiani, deve avvenire la
diminuzione della natura umana e la crescita della
natura cristiana. Paolo dichiara ai Corinzi che la loro
natura carnale è ancora forte e che quella cristiana è
ancora piccola tanto da dover dare loro del latte
spirituale (1 Corinzi 3,1-4).
A questo punto interviene la rivelazione biblica per
dire ai Cristiani, in qualunque stadio di crescita si
trovino, che è necessario resistere al diavolo per
farlo fuggire; quindi, rigettare gli stimoli dell'odio,
della gelosia, dell'invidia, dell'amarezza (parte della
loro natura carnale) e facilitare gli aspetti
antitetici che sono quelli della natura cristiana,
indicati come carattere o carità.
Prendere coscienza, resistere al male e favorire il
bene, in una condizione di libertà, agevolerà la
crescita della natura Cristiana che diverrà sempre più
forte e dominante fino a poter tritare satana sotto i
piedi dei credenti(Romani 16,20).
Gloria a Gesù Cristo.
53
Esempi chiarificatori alla croce
L’esempio perfetto, per valutare ogni cosa che opera
intorno ai cristiani, è nostro Signore Gesù Cristo
Nella sua vita sono continuamente presenti le due aree
spirituali in opposizione tra loro; il Signore ascolta
e guarda verso quella del bene per replicare sulla
terra la paterna volontà mentre resiste con decisione
alle proposte ed agli stimoli del male che lo inseguono
fino al momento della croce.
Contro il male Egli rispose citando le Sacre Scritture,
fece di esse il motivo della sua missione e visse per
esserne il personale compitore. Per quanti credono in
Lui non c’è consiglio migliore circa il come
contrastare il male e la seduzione che gli è propria.
Nel capitolo 4 di Luca si legge intorno alle tentazioni
rivolte a Gesù Cristo da satana, si comprendono i suoi
metodi, i dubbi che ingenera per invalidare l'opera di
Dio nonché la Santa Parola. Nostro Signore vinse il
confronto citando e mostrando, contro le insidie del
diavolo, le Sacre Scritture (Matteo 4:3 E il tentatore, avvicinatosi, gli
disse: «Se tu sei Figlio d i Dio, ordina che queste pietre diventino pani». 4 Ma egli rispose:
«Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla
bocca di Dio"». 5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo
del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio d i Dio, gettati giù; poiché sta scritto: "Egli darà
ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non
urti con il piede contro una pietra"». 7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il
Signore Dio tuo"». 8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli
mostrò tutti i regni del mondo e la loro glo ria, dicendogli: 9 «Tutte queste cose ti darò, se tu
ti prostri e mi adori». 10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora
il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto"»).
L'episodio si conclude con la frase: "Allora il diavolo
finita ogni tentazione si partì da Lui fino ad altra
occasione". In Ebrei al capitolo 4 è scritto che nostro
Signore fu tentato in ogni cosa come noi, ma senza
peccare. Questo dimostra come in ogni tempo del
ministerio pubblico di Gesù il diavolo,
strumentalizzando molte persone, continuò a tentarLo.
Sotto la croce del Golgota si raccolsero in molti, ma
la Bibbia mostra che a parlare attraverso loro era un
solo spirito. I sacerdoti, i farisei, le guardie, il
popolo e lo stesso ladrone parlarono male del Signore
fino a provocarlo tentandolo.
54
Gesù prima di essere crocifisso pregò il Padre dicendo:
"Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Questo dimostra che coloro i quali crocifissero il
Signore erano sotto uno spirito che li teneva schiavi
ed incoscienti di ciò che facevano.
Costoro, senza rendersene conto, parlavano pronunciando
il senso delle cose del diavolo; fino all'ultimo
respiro furono usati come strumenti nelle mani del male
per tentare Gesù.
Va comunque precisato che lo Spirito Santo non resta
senza parlare e se c'è uno tra mille che sa mostrare
all'uomo le vie del Signore, Egli è fedele e giusto da
dare la rivelazione della verità ed il premio della
vita eterna.
Intorno alla Sua Santa Persona parlavano due realtà
spirituali, quella del male, attraverso i molti, e
quella del bene, tramite il "buon ladrone".
Anche nella vita degli apostoli si manifestò la grande
opposizione. L'episodio di Paolo alla presenza di Fabio
Festo proconsole romano, Atti 13, mostra come le due
aree spirituali sono presenti davanti alla
testimonianza dell'Evangelo e come le stesse si
combattono fino alla prevalenza del bene o del male,
secondo la scelta delle anime.
In quella circostanza Paolo risponde alle parole
distruttrici di Simone Mago dicendo: "Oh pieno di ogni
frode e di ogni furberia, figlio del diavolo, nemico di
ogni giustizia, non cesserai tu di pervertire le
diritte vie del Signore?"
Infatti, da questi esempi, possiamo rilevare come
l'odio, l'invidia, la gelosia, la maldicenza, l'ira,
l'amaritudine, oltre a predisporre il cuore all'ascolto
ed alla ricezione degli stimoli del male, chiudono la
vista e turano l'udito affinché le persone non si
convertano agli stimoli del bene per ricevere la
guarigione.
55
CAPITOLO 4
I fondamenti
L’umanità ha un suo percorso storico mediante il quale
giungere alla meta della gioia eterna; esso ha un
preciso punto di partenza. La corretta conoscenza
dell’origine di tutte le cose permetterà di capire la
direzione verso la quale l’umanità si è incamminata e
la conclusione che raggiungerà. La Genesi e
l’Apocalisse sono i libri che più degli altri ci
portano a conoscere l’inizio e la conclusione, che in
questo capitolo vogliamo vedere e comprendere nel
miglio modo possibile.
Nel principio
Nel principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il
Verbo era Dio. Questa è la frase con la quale Giovanni
inizia il suo Evangelo, fatto di eccelse rivelazioni e
conoscenze, che danno vita a coloro che credono.
Simile a questo è l’inizio del libro della Genesi,
dov’è scritto: “... Nel principio Dio creò i cieli e la
terra. ...”. La differenza tra i due inizi sta nel
fatto che la Genesi parla dell’inizio della creazione,
mentre Giovanni parla in primo luogo di Dio in quanto
Verbo, da cui tutto trae origine.
L’argomento primario e fondamentale, quindi, per
Giovanni è Dio, la sua natura, la sua eternità, la sua
necessità di creare. Il prologo dell’Evangelo, nei
primi 18 versetti, rappresenta la sintesi spirituale
dell’intero piano di Dio, dalla creazione alla salvezza
mediante la nuova nascita.
E’ Giovanni che afferma lapidariamente che “... Dio è
amore ... (Giovanni 4:16 Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e
Dio rimane in lui.)”. La Scrittura sostiene che, per poter vedere la bontà di
Dio, bisogna prima ascoltare e meditare di che natura
Egli è fatto: (Esodo 34:6 Il SIGNORE passò davanti a lui, e gridò: «Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all' ira, ricco in bontà e fedeltà, 7 che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l' iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!)
56
Dio è, dunque, amore e con esso mostra misericordia,
pazienza, temperanza, benignità, fedeltà, perdono. La
sua natura è quanto di meglio un figlio possa
desiderare in suo padre, o un suddito nel suo signore,
o un servo nel suo padrone. Da un tale Padre, che ha
pensieri di bene per i suoi figli e le sue creature in
ogni tempo, non si può ricevere che consolazione e
comprensione nonché soccorso e salvezza per chi lo
riconosce e lo invoca.
Chi lo conosce e lo ascolta ama la vita, chi lo invoca
riceve salvezza, chi si ravvede riceve perdono. Il
rapporto con Lui è fatto di serenità, di certezze, di
sicurezze, di pace, di gioia. Solo abitare un giorno
sulla soglia della sua casa vale più di mille altri
giorni passati altrove.
Nella preghiera sacerdotale il Signore disse: (Giovanni 17:3) Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai
mandato, Gesù Cristo. Per la conoscenza di Dio noi abbiamo la vita e per la conoscenza di Gesù veniamo resi giusti.
La creazione è il primo atto di Amore di Dio in quanto
suo personale bisogno. Egli è amore e crea per amare,
per riempire tutto del suo amore e far godere alle sue
creature le gioie della sua natura. Crea per il bisogno
di altruismo e sta proseguendo nella creazione per
continuare a riempire delle sue ricchezze quanti lo
riconoscono quale egli è (Efesini 1:18 egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, 19 e qual è verso di noi, che
crediamo, l' immensità della sua potenza.)
La creazione è, dunque, un’esigenza di Dio per riempire
del suo amore le cose create; questo circuito della
vita scorre nel rispetto assoluto del principio della
libertà.
Dio crea per amore e lascia libere le sue creature di
proseguire il rapporto dell’amore e fare scorrere la
vita: Dio, amore, libertà, vita.
Chi gusta la gioia della vita nella libertà e
nell’amore non ha desiderio di cercare oltre ed altro
perché è appagato.
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La storia della creazione mostra l’ingresso
dell’orgoglio in una creatura, la trasformazione della
sua natura, le azioni conseguenti ed opposte a quelle
dell’amore, la ribellione, la formazione del regno
delle tenebre, in opposizione a quello della luce, il
desiderio di affermare il potere della malvagità in
luogo di quello di Dio, la seduzione, la tentazione e
la perdita del circuito della vita come progetto
satanico.
L’amore di Dio verso la sua creatura, il mondo e la
creazione è così forte e grande da aver trovato un
immediato antidoto per la restaurazione della vita e
del bene contro il male ed il peccato, mediante l’opera
della croce di Gesù Cristo.
In Cristo Gesù l’amore di Dio ha mostrato la sua
dimensione più totale, tanto da rispettare la giustizia
e pagare lui stesso al posto di chi lo ha offeso,
affinché, chiunque crede in Lui e nel suo atto di
amore, non perisca ma abbia la vita eterna nella natura
di Dio, nella famiglia di Dio, in Dio stesso (1Giovanni 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo
vedremo com'egli è.) Nessuno può conoscere le cose di Dio se non crede nella
Sua Santa natura, fatta di solo amore, sola luce, solo
bene, sola vita. Conoscere Lui, il solo vero Dio, fa
ricevere, fa conoscere la verità di tutte le cose; è
per questo, dunque, che nessuno si può accostare alla
Bibbia e capirla se non conosce prima Dio nella sua
natura, chiarita dalle Sacre Scritture, secondo quanto
Giovanni indica nel prologo del suo Evangelo.
Conoscere Dio è vita; conoscere tutto attraverso la sua
conoscenza vivifica; conoscere tutto senza la
preliminare conoscenza di Dio produce morte. Tenuto
stabile, quindi, il concetto che Dio è amore, è luce, è
verità, è vita, tutte le conoscenze bibliche si aprono
ad una rivelazione che vivifica chi legge o ascolta ed
anche coloro i quali crederanno nelle parole e nelle
testimonianze di questi.
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Infine, è necessario capire che, quando dalle Scritture
sembra emergere un Dio severo, iroso o quant’altro
simile, è necessario stare attenti e cercare meglio per
trovare, in quelle scritture stesse, la natura
amorevole di Dio; perché, se cerchi con tutto il tuo
cuore, Egli si farà trovare (Geremia 29:13 Voi mi cercherete e mi
troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore;). Conosciuta la verità di Dio e la sua natura, è necessario utilizzare
quanto compreso per difendere la sua verità dallo
spirito dell’errore e della confusione. Infatti,
l’iddio di questo secolo sparge pesanti veli di
incredulità sulle menti di coloro che non riconoscono
in ogni cosa che Dio è amore (2Corinzi 4:3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.). Dio ha tanto amato che ha dato il suo unigenito figlio,
affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la
vita eterna. Dio è Amore.
Questo è il primo e più grande comandamento: ama il
Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’
anima tua e con tutta la mente tua. Dio è Amore.
Il secondo comandamento è: ama il tuo prossimo come te
stesso. Dio è amore. Da questi due comandamenti dipende
tutta la legge ed i profeti.Dio è amore.
Alla sua Chiesa il Signore lascia un comandamento
dicendo: “vi do un nuovo comandamento: che vi amiate
gli uni gli altri. Come io vi ho amati anche voi
amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti
che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per
gli altri”.
Dio è Amore.
59
Il peccato
A tal punto appare necessario precisare biblicamente
cos’è il peccato, qual è la sua natura, come opera,
qual è la sua finalità. Dalle Sacre Scritture saranno
citati alcuni versetti, scelti fra i tanti ritenuti
idonei, per fornire risposte attendibili e nel rispetto
dello Spirito che ha ispirato la Bibbia.
Cos’è il peccato.
Nel libro di Giobbe il peccato è inteso come
perversione della giustizia, infatti così sta scritto:
“... avevo peccato, pervertito la giustizia ...”
(Giobbe 33,27). L’apostolo Giuda Iscariota (Matteo
27,4) dice: “...ho peccato, tradendo sangue
innocente...”. L’apostolo Giovanni, nella prima lettera
(3,4) scrive: “... il peccato è la violazione della
legge ...” mentre, (in 5,17) afferma: “... ogni
iniquità è peccato ...”; Nei Proverbi (21,4) si legge:
“... gli occhi alteri sono peccato ...”; in Romani
(14,23) sta scritto: “... quello che non viene dalla
convinzione è peccato ...”; in Giacomo (4,17) troviamo:
“... colui che sa fare il bene e non lo fa commette
peccato ...”.
In sintesi il peccato è:
1. pervertire la giustizia;
2. tradire l’innocente;
3. violare la legge;
4. commettere iniquità;
5. avere occhi alteri;
6. operare senza convinzione del bene;
7. non fare il bene, potendolo fare.
Che natura ha il peccato e come opera.
Fin dalla Genesi (4,7) si trova il modo di operare del
peccato e si ha conoscenza della sua natura: “... se
fai il male il peccato sta spiandoti ...”; in Numeri
(32,23) viene precisato: “... il vostro peccato vi
ritroverà ...”; nel salmo 32,5 è scritto: “... tu hai
perdonato l’iniquità del mio peccato ...”; Giovanni
(8,34) avverte: “... chi commette il peccato è schiavo
del peccato ...”; Romani (5,12): ”... per mezzo di un
uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del
peccato la morte ...”; Romani (6,6) : “ ... affinché il
60
corpo del peccato fosse annullato ...”; Romani (6,12):
“... il peccato non regni nel vostro corpo ... (13) non
prestate le vostre membra come strumenti al peccato ...
(16) servi del peccato o dell’ubbidienza ... (23) ...
il salario del peccato è la morte ... (7,8) ...il
peccato produsse in me ogni concupiscenza (9) venuta la
legge, il peccato prese vita ... (7,20) non sono io che
lo compio ma il peccato che abita in me ...”; in Ebrei
(3,5) la Scrittura precisa che il peccato, mediante
l’inganno, produce un indurimento; nella stessa lettera
(12,1) è scritto “... il peccato che così facilmente ci
avvolge ..., mentre al successivo versetto 4:” ... non
avete resistito lottando contro al peccato ...”.
Dai versetti citati si evidenzia il seguente riepilogo:
1. il peccato spia chi fa il male ed ha desideri
da rivolgergli;
2. il peccato cerca e trova colui che lo commette;
3. il peccato è un’azione dotata di uno spirito di
iniquità;
4. il peccato rende schiavi coloro che lo
compiono;
5. il peccato è entrato prima nell’uomo e
dall’uomo nel mondo;
6. il peccato ha un corpo dove opera;
7. il peccato è in grado di regnare nel corpo di
chi lo accoglie;
8. il peccato ha bisogno delle membra umane per
operare;
9. l’uomo può essere servo del peccato o
dell’ubbidienza;
10. il peccato compiuto dà il salario della morte;
11. il peccato produce la concupiscenza;
12. il peccato è vivificato dalla legge;
13. le azioni di peccato sono compiute dalla natura
del peccato che abita nell’uomo;
14. il peccato produce l’indurimento del cuore;
15. il peccato avvolge facilmente ogni uomo;
16. il consiglio è di resistere al peccato che
abita nella carne.
Qual è il fine del peccato.
Romani (2,23); “... il salario del peccato è la morte
...”;
61
Romani (7,8) “...il peccato produsse in me ogni
concupiscenza...”; in Ebrei (3,5) la Scrittura precisa
che il peccato, mediante l’inganno, produce un
indurimento; nella lettera di Giacomo (1,14) è
descritto il processo di formazione del peccato e la
conclusione che esso tende a raggiungere: “... ognuno è
tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo
adesca. Poi la concupiscenza, avendo concepito,
partorisce il peccato; ed il peccato, quando è
compiuto, produce la morte...”.
Dalle citazioni riportate appare evidente come il
desiderio conclusivo del peccato sia quello di produrre
la morte, mediante il preliminare induramento del cuore
e la formazione della concupiscenza; esso avvolge con
facilità tutti gli uomini, Ebrei (12,1) “... il peccato
che così facilmente ci avvolge ...”, visto che il mondo
intero giace nel maligno (1Giov.5,19).
1. il salario del peccato è la morte;
2. il peccato indurisce il cuore;
3. il peccato produce ogni concupiscenza;
4. la concupiscenza concepisce e partorisce il
peccato;
5. il peccato produce la morte;
6. il peccato avvolge con facilità ogni uomo;
7. il mondo giace immerso nel maligno.
I passi biblici citati servono, inoltre, a trovare i
punti di interazione per osservare i circuiti operativi
del peccato fino a determinare i suoi processi
formativi.
Dinamiche del peccato
Il peccato è biblicamente inteso come una realtà che
vive nell’uomo fin da quando Adamo disubbidì e fu
cacciato dal giardino dell’Eden. Esso fu inserito nel
cuore di Eva mediante le parole del serpente, che
rivestì il ruolo di seduttore e di ingannatore, fino ad
inoculare il seme della disubbidienza. Fu questo seme a
promuovere una decisione ad agire, disubbidendo a Dio,
e fu il cibarsi del frutto dell’albero proibito che
generò l’allontanamento dal giardino.
L’ingresso del peccato nel cuore umano avvenne nel
momento in cui Eva credette alle parole del serpente e
il processo formativo si concluse quando il frutto
62
proibito fu consumato; ciò mostra, dunque, che il
peccato ha una fase di concepimento e una di parto,
intermezzate da un periodo più o meno breve di
gestazione.
In Genesi (4,1) troviamo i figli di Adamo impegnati
nella vita quotidiana ad operare il bene ed il male,
fino a portare sul loro volto il riflesso delle azioni,
che rendono il cuore irritato o pacioso ed il volto
abbattuto o gioioso.
Il peccato, oltre che essere diventato una parte della
natura umana, è indicato anche come entità, piena di
torbidi desideri, che spia alla porta del cuore di chi
fa il male, per proseguirne le azioni fino a generare
la morte del prossimo.
Nel citato capitolo esso è considerato come una entità
capace di guardare, osservare, valutare, avvicinarsi;
dotato di aspetti morali negativi, quali quelli che
fortificano le azioni subdole, tanto da farlo spiare;
infine, è mostrato come sia carico di desideri di male
e pieno della volontà di inserirli nella vita di Caino,
per dominarlo e condurlo fino all’omicidio di Abele.
Dio parlò a Caino, rivelandogli la presenza del peccato
intorno alla sua vita e la voglia di dominio che il
peccato stesso nutriva nei confronti di colui che aveva
il volto abbattuto, a motivo di un cuore irritato;
rilevò inoltre la propensione di questa entità esterna
a servirsi del cuore di Caino, per dar corso ai suoi
piani.
I desideri del peccato erano, quindi, rivolti a Caino
per la gelosia che questi manteneva verso Abele,
sebbene non ne avesse ancora premeditato l’omicidio. In
tutto ciò appare evidente come sia il peccato a non
sopportare la condotta di vita di Abele e a volerlo
uccidere; tuttavia lo stesso si trova impotente a causa
della mancanza di uno strumento da utilizzare, finché
non vede in Caino un cuore idoneo a realizzare i suoi
scopi.
Quando il “peccato”, o meglio “lo spirito di peccato”,
si accorse che Caino era irritato verso Abele, per
motivi di gelosia e di invidia, si accostò per spiare
quali erano le potenzialità della sua vittima e per
63
implementarle fino ad uccidere Abele, le cui
caratteristiche e potenzialità verso il bene
disturbavano i progetti del regno delle tenebre.
La Parola di Dio non lasciò Caino privo del consiglio,
ma di più non fece, affinché la creatura potesse vivere
in libertà le sue scelte e le conseguenze che esse
producono, onde tornare eventualmente alla fonte del
bene dopo aver assaporato i frutti amari della
disubbidienza.
L’avvertimento di Dio fu infatti quello di dominare il
peccato e contrastare i suoi stimoli. Esso infatti
viene e desidera dominarci, spia per coglierci nelle
nostre debolezze, ci propone i suoi desideri, per
proseguire le nostre tendenzialità; ma a tutto questo
l’uomo può e deve reagire, impedendo ogni tipo di
azione.
L’uomo deve lottare contro le condizioni del suo cuore,
che derivano dalle azioni negative commesse; per questo
deve fare opere di bene e formulare pensieri buoni in
ogni tempo; deve evitare il sospetto del male e non
dare luogo alla riflessione su quanto appartiene alle
tenebre.
Fare il bene scaccia dal cuore le irritazioni dovute
alla gelosia ed all’invidia e promuove la pace ed il
desiderio di altruismo, che permettono di rialzare il
capo fino a contemplare il cielo e con gioia conoscere
che Dio ci ama, ci guarda, ci custodisce, ci protegge e
ci consiglia contro il male, per assecondare il bene
del nostro cuore.
Dominato o dominatore: nel rapporto col peccato non c’è
altra condizione. Tritarlo sotto i nostri piedi o
essere tritati dal peccato è la conclusione della lotta
dell’uomo. Caino fu poco attento al consiglio amorevole
di Dio ed accettò l’identificazione del peccato nelle
sue gelosie ed invidie verso Abele, per diventare
strumento di morte sotto la guida di colui che desidera
dare la morte a chi di più rappresenta il bene.
Il peccato è, dunque, una natura posta nel cuore
dell’uomo che lo spinge all’ira, alle invidie, alle
gelosie, ai sospetti di male ed altro (natura carnale
sorta in Adamo a causa della disubbidienza, e da lui
64
trasmessa), ed è anche una entità esterna all’uomo, che
lo osserva e, se ne trova la disponibilità, lo invade
per dominarlo e proseguirne le tendenzialità.
Tuttavia l’uomo, dal momento che possiede il libero
arbitrio, rimane, comunque, totalmente responsabile
delle proprie azioni di bene o di male, che può
scegliere liberamente di realizzare, col consiglio di
Dio, il quale lo invita a fare il bene; se non osserva
il consiglio celeste e prosegue nelle sue logiche di
male, viene osservato, studiato, riempito di desideri a
lui esterni e condotto sotto il controllo del peccato,
che non è riuscito a dominare, fino a compiere azioni
che vanno oltre la sua volontà.
Da ciò si evince un perfido meccanismo involutivo, che
deriva dalle azioni di male e dall’aiuto che esse
trovano nei desideri dello spirito in cui il mondo
giace.
Se l’uomo, dopo aver fatto o pensato il male, non si
riscatta compiendo il bene e pensando positivamente,
subisce l’interesse della forza di peccato che opera
nel mondo, e, se l’accoglie nel suo cuore, ne diventa
schiavo.
Alla fine l’uomo prende coscienza della propria volontà
e ritorna al libero arbitrio solo dopo aver compiuto il
peccato, che è stato concepito in lui.
La sua vita è ormai sporcata, la sua coscienza a fare
il bene è indebolita, il senso di colpa ne assorbe il
succo vitale (Salmo 32,4).
La successiva caduta nelle opere del male sarà più
devastante e insidiosa per l’anima del peccatore,
maggiormente dominata dallo spirito del peccato.
In questa spirale involutiva, che precipita l’anima
verso l’abisso tenebroso,“... un abisso chiama un altro
abisso ... (Salmo 42,7)”; c’è tuttavia una grande
speranza, ossia quella data da Dio e rappresentata
dalla nostra volontà di scelta (libero arbitrio), che
può scattare in ogni momento, anche quando l’anima
sembra ormai irrimediabilmente attanagliata dalle
resistenze oscure.
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E’ fondamentale ricordare che, qualunque sia la
condizione dalla quale il credente invoca Dio e
qualunque sia la sua forza residua, anche minima,
purché sincera e totalmente coinvolgente (come l’obolo
della vedova), il Signore gli risponderà, intervenendo
a liberarlo facilmente e con tutta la sua potenza.
Questo dimostra che, pure nel caso di un credente che
desideri fortemente riscattarsi, la liberazione
completa può subentrare soltanto quando, rinunciando a
raggiungerla con l’impiego delle proprie forze, egli si
arrende a Dio, invocando e glorificando Cristo Gesù.
Caino, nonostante il consiglio divino, fu attratto dal
peccato che lo dominò e lo strumentalizzò. Molti altri
esempi biblici sostengono la debolezza dell’uomo a
reagire contro le forze della malvagità, che insidiano
il cuore. La lotta personale e senza Dio, contro il
potere del peccato, è destinata alla sconfitta.
Lo spirito della malvagità appare, a coloro che
affrontano da soli la lotta, come poteva apparire Golia
ai fratelli di Davide: un gigante invincibile; per
Davide, invece, lo stesso Golia appariva uno sconfitto,
un perdente, visto che lo affrontava non da solo ma con
l’aiuto e nel Nome del vero ed unico Dio.
Il peccato preesiste all’uomo
Nella lettera ai Romani, (5,12 sgg), sta scritto: “...
per mezzo di un uomo il peccato è entrato nel mondo e
per mezzo del peccato la morte ...”. E’ evidente perciò
che, prima della proposta di disubbidienza esercitata
su Eva, il peccato non stava nel giardino e l’intera
creazione terrena ne era libera.
Eva ricevette le parole attraenti e seduttrici dal
serpente in cui abitava lo spirito della ribellione,
dell’opposizione, della menzogna, dell’omicidio, del
voler rubare all’uomo la felicità.
Nello spirito che animava il serpente abitava il
peccato antico e produttore di ogni altro peccato:
l’orgoglio. Se lo spirito del male non avesse trovato
corresponsione in Eva ed Adamo, e questi lo avessero
ostacolato, non ne avessero accettato le proposte, le
logiche e non si fossero lasciati convincere a
66
disubbidire, il peccato non sarebbe entrato nel mondo e
con esso la corruzione.
Il seme del peccato albergava in colui che per primo
scelse, in piena coscienza, di prendere il posto di Dio
e sedersi sul suo trono (Isaia 14,14 e II Tessalonicesi
2,4), abbandonando la sua prima dignità e diventando
una stella errante, senza più posto presso Dio e sempre
più deciso a distruggere e screditare l’opera del
Creatore.
Il diavolo
Lo spirito di questo angelo di luce, di questo
cherubino dalle ali distese, ribellandosi, ha cambiato
l’originaria natura di luce in quella opposta e
tenebrosa.
Volendo salire oltre, senza il permesso di Dio, cadde
in basso, percorse la direzione opposta, convertì il
suo percorso esistenziale e divenne distruttore anziché
edificatore, omicida anziché vivificatore, seduttore
anziché salvatore, malvagio anziché amorevole,
ottenebrante anziché illuminante, mendace anziché
verace, conoscitore del male
anziché del bene, stolto anziché sapiente, misterioso
anziché rivelatore ed altro ancora; pertanto, volendo
salire più in alto, lasciò il suo ruolo e non potendo
prendere il posto di Cristo, restò senza una
collocazione nel Regno di Dio.
Allontanatosi, quindi, di sua spontanea volontà dal
compito assegnatogli, nonostante fosse di grande
prestigio, non trovò più una sistemazione nell’ambito
delle cose di Dio; e, lontano dalla Luce che illumina
ogni creatura, perse la sua prima natura, che da
portatrice della luce si trasformò in senza luce, da
piena d’amore in senza amore, da sapiente in senza
sapienza, da intelligente per il bene in intelligente
per il male.
Man mano che si spegneva la luce, questo angelo ribelle
acquistava le caratteristiche opposte a quelle ricevute
dal Creatore; aveva, dunque, subito un processo di
conversione, ossia di caduta. Da angelo del bene
diventò angelo del male e da Lucifero diventò diavolo.
67
A motivo del suo atto di orgoglio, perse il rapporto
con Dio, cambiò l’originaria natura e crebbe nella
realtà opposta a quella dei figli di Dio: mutò da luce
in tenebre, da pienezza in vuoto, da elevato in abisso,
da intelligenza del bene in intelligenza del male.
Nella nuova natura, priva di bene, iniziò a utilizzare
l’intelligenza per il male, producendo il primo
progetto di ribellione e portando via dal regno di Dio
la terza parte degli angeli, per costituire il regno
delle tenebre (Atti 26:18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati").
Dall’orgoglio sorto nel cuore di lucifero, dal voler
prendere un posto elevato pari a quello dell’Altissimo,
si è formato per ribellione, ed in opposizione a Dio,
il regno delle tenebre; con una gerarchia al cui
vertice si è posto il diavolo. La sua nuova natura,
opposta a quella nella quale era stato creato, è natura
di disubbidienza, di ribellione, di intelligenza di
male, di malvagità: è, dunque, natura di peccato.
Con questa natura, il ribelle per eccellenza sedusse,
convinse, infettò la terza parte degli angeli e,
avendoli resi tenebrosi e simili a lui, costituì il
potere del male, in opposizione a quello del bene, che
appartiene dall’eternità all’unico e vero Dio.
I dominatori del mondo delle tenebre sono, dunque, in
primo luogo, gli angeli che si ribellarono a Dio sotto
la guida del diavolo, che ne restò il capo.
Ad essi si aggiunsero quanti accettarono le seduzioni
alla disubbidienza e si ribellarono a Dio; anche per
costoro si instaurò nei cuori la natura del peccato,
simile a quella del primo peccatore e, parimenti a
quest’ultimo, anche costoro divennero tenebrosi,
svuotati, senza fede verso Dio, senza amore verso il
prossimo, egoisti, disubbidienti, ribelli ai genitori,
mendaci, velati ed increduli (“figli del diavolo” - Atti 13:10 «O uomo pieno d'ogni frode e d'ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, non cesserai mai di pervertire le rette vie del Signore? Giovanni
8:44 Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna. -)
68
I “figli del diavolo” sono tutti coloro che si fanno
guidare dalla natura carnale, che è natura di peccato,
da non confondere con quella terrena (corpo fisico),
che è fisiologica e spiritualmente neutra. (Romani 1 “28 Siccome non si sono curati di conoscere Dio,
Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente
perversa sì che facessero ciò che è sconveniente;
29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità,
cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30
calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio,
insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel
male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali,
senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur
conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che
fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto
le fanno, ma anche approvano chi le commette.)
L’uomo, da Adamo in poi, nasce con una natura
spirituale di tipo carnale e pertanto destinata
all’ira; in Efesini, (2,1 sgg) sta scritto: “
1 Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate
morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, 2
ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo
l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe
della potenza dell'aria, di quello spirito che
opera oggi negli uomini ribelli.
3 Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un
tempo, secondo i desideri della nostra carne,
ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri
pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come
gli altri. 4 Ma Dio, che è ricco in misericordia,
per il grande amore con cui ci ha amati, 5 anche
quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati
con Cristo (è per grazia che siete stati salvati),
6 e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha
fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, 7 per
mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza
della sua grazia, mediante la bontà che egli ha
avuta per noi in Cristo Gesù. Mentre la natura carnale nasce insita nell’uomo, la
natura del figlio di Dio viene nella nostra realtà
spirituale mediante la fede in Gesù Cristo e nella sua
santa Parola. E’ la natura del figlio di Dio che si
oppone ed è la sola in grado di vincere quella carnale.
Colui che è nato da Dio non pecca ed il maligno non lo
69
tocca, così sostiene Giovanni al capitolo cinque della
prima lettera:
“18 Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non
pecca; ma colui che nacque da Dio, Dio lo
protegge, e il maligno non lo tocca. 19 Noi
sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo
giace sotto il potere del maligno. 20 Sappiamo
pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato
intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e
noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo
Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita
eterna. 21 Figlioli, guardatevi dagl'idoli.
Tutto appare chiaro quando si riconoscono gli elementi
sui quali si fonda l’essere umano. Nei citati versetti
è indicata la natura del figlio di Dio, che non pecca e
non può essere toccata dal maligno, ovvero non può
essere portata mai nell’intelligenza del male.
Quanti rinascono nella natura spirituale di Gesù Cristo
possono inserire in essa l’anima loro ed essere
preservati dagli stimoli del male: i loro pensieri sono
di bene in ogni tempo. I cristiani incauti, che
scelgono di camminare ora nella natura del figlio di
Dio ed ora in quella carnale, entrano spesso in
confusione, per giungere in alcuni casi anche alla
resa, abbandonando la fede.
La natura carnale o quella Spirituale sono alimentate
dalle opere del male o del bene. Pertanto, se un
credente si adopera contro la volontà di Dio, la sua
natura carnale cresce e quella spirituale resta
piccola, con tutte le conseguenze che da ciò possono
derivare.
Diversamente, quando nella vita quotidiana viene fatta
la volontà di Dio, cresce la natura del figlio di Dio e
diminuisce quella carnale. In riferimento e
chiarificazione a quanto stiamo esaminando, il Signore
ha detto (Giovanni 4,32 sgg):
“32 ... «Io ho un cibo da mangiare che voi non
conoscete». 33 Perciò i discepoli si dicevano gli
uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?» 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è far
la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere
l'opera sua.
Questo è il cibo, dunque, che fa crescere nel credente
la natura del figlio di Dio, mentre, nello stesso
tempo, fa avvizzire la natura carnale. Del resto
70
ricordiamo ciò che Dio disse a Caino quando lo vide col
volto irritato ed abbattuto (Genesi 3,6 in poi):
“6 ... «Perché sei irritato? e perché hai il volto
abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il
volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti
alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro
di te; ma tu dominalo!» 8 Un giorno Caino parlava
con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi,
Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e
l'uccise.
Caino non ha saputo dominare il peccato e per
conseguenza ne è stato dominato, cedendo all’istinto
assassino. Agire bene o agire male ci rende capaci di
alzare il capo o abbassarlo, guardare al cielo o
guardare per terra. Se questa regola funziona per
l’uomo senza la nuova nascita, ancor di più vale per i
credenti in Cristo, i quali, per mezzo di Lui,
possiedono una natura nuova e la fanno crescere fino a
renderla così grande e forte da tritare sotto i loro
piedi quella carnale.
(Romani 16:20 Il Dio della pace stritolerà presto
Satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signore
nostro Gesù Cristo sia con voi.). Il libero arbitrio, quindi, non sta solo nello
scegliere o meno la Parola dell’Evangelo e nascere di
nuovo: cosa che avviene una sola volta, ma nello
scegliere quotidianamente di fare la volontà di Dio e
rinunciare alle opere del male, visto che quelle del
bene fanno crescere l’uomo interiore, che va
rinnovandosi ad immagine e somiglianza di Gesù Cristo.
La vita di fede e la crescita delle opere del bene
dipendono sempre dalla libera scelta del credente, che
costruisce, con le azioni quotidiane, il suo futuro e
la sua benedizione e prosperità, nonché entra in una
maggiore conoscenza, rivelazione e libertà
nell’intelligenza del bene.
Privare il peccato dell’apporto umano è il compito dei
credenti nati di nuovo. Lo spirito del peccato,
infatti, senza l’astuzia del serpente, non avrebbe
potuto agire; neppure può agire oggi se l’uomo si
converte al bene e decide di affidare il suo corpo e le
sue membra a fare la volontà di Dio; l’apostolo Pietro,
nella prima lettera (4,1 sgg) scrive:
“1 Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne,
anche voi armatevi dello stesso pensiero, che,
71
cioè, colui che ha sofferto nella carne rinuncia
al peccato, 2 per consacrare il tempo che gli
resta da vivere nella carne, non più alle passioni
degli uomini, ma alla volontà di Dio. 3 Basta con
il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei
pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni,
nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illecite pratiche idolatriche. 4 Per
questo trovano strano che voi non corriate con
loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano
male di voi.”
Anche l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini (2,3)
scrive:
“3 Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo
un tempo, secondo i desideri della nostra carne,
ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri
pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come
gli altri.
Pertanto, se un tempo siamo vissuti ubbidendo ai
desideri della carne ed avevamo prestato le nostre
membra a fare le opere del male, è giunto il tempo che
ci adoperiamo e prestiamo le nostre membra terrene ad
eseguire la volontà di Dio.
Il peccato produce la concupiscenza (Romani 7,8 “..il
peccato produsse in me ogni concupiscenza ..”) e la
concupiscenza attrae, adesca, concepisce e partorisce
altro peccato, il quale, una volta compiuto, produce la
morte. Questo meccanismo spirituale conduce in una
spirale di male, che opera in un crescendo continuo
fino a stroncare la vita di chi ne è vittima; l’unica
possibilità di uscire da essa(che dalla concupiscenza
giunge al peccato, che uccide e fornisce all’anima
stimoli di ulteriore concupiscenza, più forte e
devastante), è nascere di nuovo dentro, e far dimorare
la propria anima nella natura del figlio di Dio.
Nessun uomo, avvalendosi unicamente della propria
volontà, può liberarsi dalla natura carnale, tranne
quanti, nati nella natura spirituale di Gesù Cristo,
possono scegliere di dimorare in quest’ultima, per non
essere più ingannati dalla prima natura.
Non invano il Signore rispose a Nicodemo, anziano
dottore del Sinedrio, quando gli indicò la nuova
nascita come risposta e soluzione a tutti i problemi
dell’uomo (Giovanni 3,1 sgg).
72
CAPITOLO 5
Analisi degli elementi spirituali.
I due regni
I due regni sono, ormai, ben distinti ed operano uno in
opposizione all’altro:luce o tenebre, amore o odio,
verità o menzogna, vita o morte.
Il regno delle tenebre cerca di annullare quello della
luce mediante l’aiuto di uomini che lasciano il loro
cuore offuscato dai sentimenti peggiori e dalle
passioni ingannatrici, stimolate dalla carne: sospetti
di male, ire, invidie, gelosie, maldicenze ed altro.
La Bibbia sostiene che il mondo giace nello spirito del
maligno e per tale motivo ogni qual volta sorge un
servo della luce viene perseguitato dai servi delle
tenebre senza che esista una ragione (Giovanni 15:18 «Se il
mondo vi odia, sapete bene che prima d i voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo
amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al
mondo, perciò il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è
più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma tutto questo ve lo faranno a
causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.).
Infatti, quando l'uomo appartiene a Gesù, ed ancor di
più quando parla delle cose inerenti il Regno di Dio,
sorgono intorno a lui due aree spirituali, una della
luce e l'altra delle tenebre.
Questo ambiente, in cui parlano le due voci, due
indirizzi opposti, due spiriti diversi, è lo stesso nel
quale è vissuto nostro Signore.
Gli Evangeli ne spiegano con cura i particolari, nonché
il modo con cui il Signore ha saputo operare, fino a
distruggere l'area del male ed affermare quello del
bene, mediante la Parola, i Suoi fatti ed il Suo vivere
costantemente nel bene.
Del resto, quando una persona non ha conosciuto il
Signore né vuole aver a che fare con le cose di Gesù,
il problema delle due aree spirituali, in opposizione
fra loro, non si pone, considerato che continua ad
esistere solo un'area, ossia quella negativa, nella
quale il mondo si trova immerso (1 Giovanni 5,19).
73
Nella condizione delle sole tenebre parla l'unico
spirito che le governa, perciò non c'è contraddizione,
ma un solo indirizzo essenziale. La diversità dei
particolari e delle situazioni specifiche mostra la sua
pluralità di eventi e fatti, in alcuni casi opposti fra
loro, ma colorati sempre delle stesse finalità a
sostegno dell’anticristianesimo.
Viceversa, la presenza di Gesù, e delle cose inerenti
il suo Regno, stabilisce il confronto delle due realtà
e l'uomo diventa l'arbitro, la porta attraverso cui
passerà nel mondo il male o il bene.
Con Gesù Cristo l'uomo è entrato nella possibilità di
scegliere tra il potere di satana e quello di Dio, tra
la luce e le tenebre (Atti 26,17). Egli, in questa
nuova condizione, spesso si smarrisce e con difficoltà
ne coglie il lato positivo, che consiste nella grande
possibilità di essere una nuova creatura, capace di far
splendere la luce di Dio in mezzo all'oscurità.
Le forze spirituali della malvagità promuovono
costantemente la grande opposizione contro Gesù Cristo,
contro il Regno di Dio, contro i Cristiani ed anche
contro i progetti che innalzano il buon nome del nostro
unico Signore e Padrone Cristo Gesù.
Taluni credono che gli oppositori a Cristo siano
soltanto i non Cristiani, mentre la Bibbia sostiene che
il contrasto viene dai cuori ottenebrati, ovvero da
condizioni che sono spiegate in precisi passi delle
Scritture e dalle quali anche i Cristiani possono
essere, in qualche modo, intaccati.
Le tenebre erano nel cuore di Giuda quando criticava lo
spargimento dell'olio profumato sul capo del Signore.
Anche l'apostolo Pietro, del resto, aveva il cuore
ottenebrato quando si oppose al piano di Gesù.
Fu l'apostolo Paolo a segnalare e spiegare questo tipo
di spirito, presente anche in alcuni Cristiani.
Infatti, avversarono il suo ministerio poiché il loro
cuore era stato preso da sentimenti fortemente critici
nei confronti dei progetti dell’Apostolo.
74
Lo Spirito Santo, nelle lettere del Nuovo Testamento,
raccomanda a tutti i Cristiani di mantenere un ambiente
del cuore favorevole al bene (Proverbi 4, 23) e di
resistere contro la voce del male.
Gli Apostoli consigliano di avere un cuore privo di
gelosie, invidie, contese, ire, maldicenze,
amaritudini. Questi elementi non possono essere
classificati come fatti, essendo solo delle
predisposizioni per le opere del male, ma possono
essere tuttavia considerati come un vero e proprio
terreno di coltura dove attecchiranno inevitabilmente
gli alberi del male, che produrranno frutti
conseguenti.
Coloro che lasciano albergare nel loro cuore simili
sentimenti di negatività, finiranno col produrre opere
di male e col far respirare attraverso di loro il
diavolo e gli spiriti maligni che lo servono.
Il Cristiano, quindi, rispetto agli altri uomini ha il
considerevole vantaggio di conoscere il bene e
sceglierlo, facendo parlare per tramite lo Spirito
dell'amore, della verità e della giustizia.
Quando l'uomo non cristiano si predispone a mantenere
il cuore lontano dal male, avrà la chiamata alla grazia
e alla rivelazione della Parola (Giovanni 6,42),
riceverà così lo Spirito di Cristo e se continuerà a
mantenere il cuore nel bene farà sgorgare dalla sua
bocca la Parola della vita.
Purtroppo, se il Cristiano persiste negli stimoli del
male, perderà sempre la rivelazione e la sua vista ed
il suo udito si discosteranno progressivamente dalle
cose del Regno, fino a perderne il contatto (Matteo
13,14).
Creare un ambiente del cuore per lo Spirito del bene,
permette di udire la Parola di Dio e di vedere la
volontà del Padre, fino a sentire sempre meno la
provocazione del male e dei sentimenti negativi che lo
vorrebbero riempire.
Cresce, così, nel cristiano obbediente, la sintonia con
la voce del Signore per esserne sulla terra il fedele
artefice. Diversamente, per quanti hanno nel cuore
75
invidia amara, gelosia (sentimenti che Giacomo
classifica come terreni, carnali e diabolici),
aumenterà la sintonia con gli spiriti della malvagità;
tali persone ne accoglieranno conseguentemente le
provocazioni, le menzogne, fino a credere in loro
interamente e a diventare gli esecutori di quelle
malvagie macchinazioni.
E', dunque, chiaro che i pensieri sono il prodotto di
uno spirito che abita nel cuore, ma ancor prima c'è la
preparazione del cuore stesso che dipende dalla volontà
dell'anima; questa, innanzi tutto, sceglie di ascoltare
e di seguire gli stimoli che provengono dalle
dimensioni del bene o del male.
Le azioni, ovvero i frutti, sono la parte terminale
dell'intero procedimento; spesse volte non possono non
essere compiute, considerata la forte pressione
raggiunta nel cuore a motivo della lunga e cosciente
preparazione. Infatti le forze del male riescono a
condizionare l'anima ad un punto tale da renderla
interamente assuefatta alla sua volontà.
Nella lettera di Giacomo, infatti, al capitolo uno,
versetti 13,14,15, sta scritto: " Nessuno quando è
tentato dica: Sono tentato da Dio; perché Dio non può
essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta
nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria
concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la
concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il
peccato e il peccato quando è compiuto produce la
morte”.
Lo stimolo, proveniente dalle aree spirituali, quando
viene accolto crea l'ambiente sentimentale del cuore;
pertanto, se è di natura malefica, svilupperà la pianta
della concupiscenza (elemento negativo della spinta
egoistica). Giacomo, perciò, sostiene che non è mai Dio
(come vorrebbero fare intendere le forze del male) ma è
la concupiscenza a generare la tentazione, che a sua
volta attrae e seduce l'anima.
La concupiscenza, mediante il consenso ed il
coinvolgimento della volontà concepisce il peccato
ovvero l’opera che offende la volontà di Dio. Essa lo
forma e l’organizza nel pensiero; lo tiene in
gestazione nella mente dell’uomo e, una volta che è
76
fortemente desiderato, voluto e progettato come azione,
viene partorito; esce, quindi, dalla dimensione di idea
e inizia a svolgere il suo compito ed a sviluppare i
suoi primi ed elementari fatti. Dopo un tale avviamento
giunge, in tempi più o meno brevi, al completamento di
essi, producendo la morte.
In particolare tale morte si deve intendere come
distruzione del rapporto con la vita e con Dio, sia a
livello spirituale che animico ed in ultima analisi
perfino fisico (visto che l'ultimo scopo dello spirito
del male è quello di distruggere ciò che Dio ama
creare, ovvero la vita).
La morte si invera nel compimento del peccato e tocca
tre soggetti: chi produce il peccato; chi lo subisce;
chi osserva l'azione del peccato e si scandalizza.
In sintesi questo processo interessato dallo stimolo
del male, che crea l'ambiente negativo del cuore,
quando è condiviso dalla volontà, genera la
concupiscenza. Il male a tal punto è passato dalla
dimensione di stimolo esterno, quindi realtà
spirituale, ad una prima incarnazione, assumendo,
mediante la volontà dell'uomo, una soggettivizzazione
in grado di creare attrazioni e promuovere seduzioni,
divenendo così come una realtà dotata di una forza ed
energia psichica.
Lo stimolo incarnato (stimolo spirituale), diventato
concupiscenza (ossia forza in crescita), ottiene uno
sviluppo tale da riuscire a promuovere il concepimento,
del suo seme di peccato, nell'animo umano. Il peccato
cresce nel grembo della volontà e della coscienza fino
a promuovere un desiderio forte e divenire, azione e
fatto.
Il principale momento di commutazione dalla realtà
spirituale a quella psichica, appartenente al soggetto
che lo ha accolto, può essere individuato attraverso i
termini, che Giacomo usa, ossia “concepisce” e
“partorisce”; essi paragonano il procedimento della
tentazione ad un vero e proprio innesco di concepimento
per giungere ad un parto tramite una regolare
gestazione.
Lo stimolo spirituale dal concepimento al parto, nel
corso della fase della gestazione acquista una propria
77
fisionomia ed individualità fino a divenire azione e
fatto reale.
Sembra che le pulsioni prodotte dalla tentazione,
mediante la concupiscenza, il concepimento, il parto ed
il compimento, spesso acquistano una propria carica
psichica così forte da prevalere sulla volontà
dell’individuo; questi, pur volendo evitare il
compimento del peccato, non riesce ad evitarlo e ne
pratica il desiderio con azioni di peccato.
Giunti a tali comprensioni possiamo sostenere che lo
stimolo ( o insieme di più stimoli) proviene da un
preciso regno spirituale e porta con sè la volontà e le
caratteristiche della potestà che lo governa.
Un cuore dove gli stimoli del peccato crescono è
privato dal succo vitale (Salmo 32) e la stanchezza di
resistere al male cresce sempre di più fino ad
abbandonarsi alla corrente della negatività.
Il salmo ricordato parla di un uomo coraggioso che non
si abbandona alla corrente del male, ma resistendo ad
essa, pratica l’unica azione in grado di vincerlo,
unitamente allo spirito dell’iniquità, nel momento che
confessa a Dio la trasgressione.
Il soggetto che accoglie gli stimoli del male nel suo
cuore non è cosciente della forza di crescita che essi
hanno e si accorge di ciò solo nel momento in cui vede
e sente la sua volontà vinta e le sue energie disperse.
Se tutti conoscessero il pericolo che posseggono gli
stimoli del peccato eviterebbero di farli entrare nel
cuore e si purificherebbero da essi continuamente
(Proverbi cap. 4,23).
La parte buona della volontà umana si presenta sempre
più piccola e debole in chi accoglie gli stimoli del
male; essa, comunque, finché l'uomo vive mai verrà meno
interamente ed è proprio su questo lucignolo fumante
che il Signore opera l’azione della salvezza e della
nuova nascita.
Gli stimoli buoni, quando sono raccolti dall'anima e
creduti col cuore, sono potenti a debellare in maniera
assoluta e definitiva quelli del male. Il vero problema
78
si verifica quando le persone credono con riserva e non
danno mai interamente il cuore al Signore. In questa
condizione gli stimoli non crescono, hanno le radici
esposte, sono affogati dalle erbacce e mangiati dagli
uccelli.
E' chiaro che l'uomo volendo restare libero dalla
schiavitù del male deve (perché può) intervenire in
ogni momento a distruggere il processo di gestazione
psichica (non fisica) degli stimoli.
Parimenti a quanto avviene col concepimento della
tentazione che produce la morte, lo stimolo di Dio
divenuto azione cristiana produce la vita per chi lo
compie, chi lo riceve e chi lo approva.
Infatti, quando l'individuo riesce a rilevare con
immediatezza l'invasione e la crescita di queste
"piante mortali" ed a liberare il terreno del cuore,
prima libera il suo spirito dalla morte e poi anche
l'anima sua dalla contaminazione.
L'Evangelo di Gesù Cristo è il solo annuncio di
vittoria contro queste forze del male; esso spiega ogni
elemento necessario per rilevarle, fornendo la potenza
per distruggerle e liberare l'uomo dalla schiavitù.
Gesù Cristo (sia sempre gloria al suo santo Nome) ha
fatto già, morendo sulla croce, tutto il necessario per
la vittoria degli uomini che credono in Lui, contro le
forze spirituali della malvagità.
Ma l'uomo accetterà la Sua proposta di salvezza?
Quanti credono sono testimoni della sua potenza e
vittoria sul regno delle tenebre e sul suo re.
Quanto detto mostra come gli stimoli negativi operanti
su sentimenti come la gelosia, l'odio, l'invidia,
l'ira, l'amaritudine, la contesa diventano una forza in
grado di riuscire a controllare la volontà stessa
dell'individuo e renderlo, di fatto, schiavo.
Tale mortale condizione, sebbene appaia forte, non è
mai in grado di contrastare la potenza del Regno di
Gesù, capace in un sol momento di annullare la
schiavitù e dare al peccatore la libertà dei figli di
Dio.
79
E' bene ripetere che ciò avviene quando si crede senza
riserve che Egli è morto sulla croce per noi e che il
suo sacrificio è valso compiutamente a pagare tutti i
nostri peccati, dei quali poi non viene chiesto alcun
debito
In conclusione, la Bibbia chiede all'uomo d'essere
cosciente di tale procedimento di morte ed invita tutti
a fermare la manifestazione del peccato. In altre
parole chiede di impedire il suo concepimento ovvero la
sua affermazione nell'anima oppure di abortire la sua
gestazione, o, infine, di ucciderlo prima che giunga a
produrre quella morte che desidera portare all'umanità.
Un caso illuminante: storia di Caino.
Lo svolgimento del nostro studio torna a passare dal
capitolo quattro del libro della Genesi dove il Signore
al versetto 6, parla a Caino e dice:
“Perché sei irritato e perché il tuo volto è
abbattuto? Se fai il bene non rialzerai tu il
volto? Ma se fai male il peccato sta spiandoti
alla porta ed i suoi desideri sono volti a te; ma
tu lo devi dominare!”.
Il dialogo tra Dio e Caino e la posizione spirituale
del peccato alla porta del suo cuore, dimostrano come
il modello evidenziato appare accreditato sempre più
dalle Sacre Scritture.
Caino ha già un cuore condizionato dai suoi
convincimenti, convinto nelle sue posizioni dai fatti
esterni e dai rapporti con Abele e, per questo,
polarizzato verso l’invidia e la gelosia. Tali
condizioni della sua anima si riflettono sul suo volto
con i segni dell’irritazione e della tenebrosità.
Dio interviene, dunque, esclusivamente su uno stato di
fatto, vede il negativo posizionamento di Caino verso
il fratello e manda a lui la sua Parola ed il suo
consiglio.
Il cuore di Caino per le condizioni in cui si è
posizionato riceve sia l’interesse di Dio, sia quello
del peccato.
80
Il cuore di Abele, dove c’è la luce del bene, che si
riflette anche sul volto, è e resta nella pace senza
alcun attacco diabolico. In quest’ultimo caso, il
peccato e le forze del male non possono intaccare la
luce; per colpire Abele deve utilizzare Caino e la sua
predisposizione del cuore, toccato ormai dall’invidia e
dalla gelosia.
I Cristiani che sanno vivere nel bene non possono
essere toccati dal male direttamente, neppure con
stimoli spirituali. Il male in questi casi può stare
nascosto e governare i cuori degli individui
ottenebrati dai sentimenti negativi e servirsi di
questi soggetti per recare del male ai buoni ed ai
giusti, cioè a quelli che fanno la volontà di Dio.
Dio interviene su Caino e non su Abele; Egli opera per
salvare chi corre il pericolo dell’aggressione
diabolica e non per violare in senso alcuno la libertà
di chi sa fare il bene. Così, chi fa il bene è libero
in tutte le sue scelte ed è il solo che può auto
determinarsi.
Dio invita Caino a non accettare gli stimoli del male
che ha deciso di lanciare il suo attacco per il dominio
della sua vita e del suo cuore, ormai ottenebrato dalle
passioni negative e dai personali desideri di morte
nutriti contro il giusto.
Il cuore che rifiuta il male , per ubbidienza alla
Parola salvifica di Dio, diventa oggetto dell’amore di
Dio e terreno utile per la coltivazione delle piante
dai frutti buoni. In tali circostanze, la persona sente
di seguire la voce di Dio ed è cosciente che
l’ubbidienza a quella diabolica del peccato lo renderà
schiavo ed operatore-vittima delle sue tragiche
strategie.
Caino, purtroppo, a parità di stimoli, ricusa il bene
ed accetta il male. Il peccato cresce in lui e lo rende
strumento di morte per il fratello. Tale azione lo fa
disperare, ne teme le conseguenze, scappa e diventa “un
senza terra”, viene privato delle sue cose e riceve la
responsabilità per quello che ha fatto. Egli stesso
arriva a dichiarare che il suo peso, a motivo
dell’uccisione del fratello, è troppo grande.
81
Dio ascolta sempre la voce della disperazione e del
bisogno, in questo caso anche il grido dell’omicida,
ovvero la preghiera indiretta di Caino; Egli non resta
disinteressato, ma manda la sua Parola e protegge il
peccatore dalla morte. Bene e male intervengono sul
cuore, che prima o poi, sceglierà una delle due realtà
e diventerà artefice di un regno spirituale. Tuttavia,
l’amore di Dio si riserva sempre di soccorrere il reo
in ogni tempo se viene invocato, qualunque sia la
scelta fatta, la condizione ed il peccato commesso.
La luce che Gesù è venuto a portare, è una luce
soprannaturale che ha il potere di dileguare e
dissipare le tenebre, che cercano di annidarsi nel
cuore di ogni uomo, per poi impossessarsene
completamente. Chi ha dato il suo cuore a Gesù, è
figlio di luce ed ha conosciuto quella libertà (che
solo Gesù può dare): libertà dalla schiavitù del
peccato, dalle tenebre, dal vuoto, dall’abisso.
Noi, in quanto figli di Gesù, che è amore, libertà,
luce, siamo chiamati a gustare tutto questo; Gesù non
impone ma propone, Egli indica la via: perché Egli è la
Via; sta a noi accettare di essere inondati dalla Sua
luce, di seguire le Sue vie, che portano alla pace e
alla gioia ineffabile: cose che il mondo non conosce e
che non potrà mai dare.
Anche a Caino fu data la possibilità di scegliere.
La posizione del suo cuore era altalenante, il suo
volto truce, triste, rivelava un desiderio di male;
basti pensare, anche solo per un momento, ad Abele,
l’alter ego di Caino, il lato buono: in lui la vita ed
il volto riflettevano quella pace e quella gioia che
solo il Regno di Dio può dare.
Abele non necessitava di essere stimolato a fare il
bene, era libero, poteva scegliere e far ciò che
desiderava e nulla contava per Lui più del vivere in
armonia col suo Dio, con la sua stessa persona e con la
creazione che gli stava intorno.
82
I veri nemici
Nell’evangelo di Luca, al capitolo 1, dal versetto 68
in poi, è scritto:
“Benedetto sia il Signore, l’Iddio d’Israele
perché ha visitato e redento il suo popolo,
suscitando per noi una salvezza potente nella casa
di Davide suo servo”.
La salvezza sarà data per mano di un salvatore che
verrà da Sion secondo le profezie; pertanto la
Scrittura così continua:
“ … salvezza dai nostri nemici e dalle mani di
quanti ci odiano. Così Egli ha concesso
misericordia ai nostri padri e si è ricordato
della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad
Abramo, nostro padre, di concederci, che liberati
dalle mani dei nemici gli potessimo servire senza
timore, in integrità e giustizia, ogni giorno
della nostra vita”.
Attraverso quanto abbiamo meditato e scritto, in questo
studio, possiamo comprendere la natura dei nostri
nemici e di quelli che ci odiano.
Questi, sostiene la lettera agli Efesini, capitolo 6,
non sono entità fatte da carne e sangue, bensì forze
spirituali della malvagità, nemici che ci tengono nelle
loro mani e ci impediscono di fare la volontà di Dio.
Anche queste ultime precisazioni rendono più chiara la
natura spirituale e malvagia dei nostri nemici, nonché
delle loro finalità e desideri.
La promessa della liberazione dai nemici spirituali,
che tengono nelle loro mani il popolo santo fino ad
impedirgli di fare la volontà di Dio, è inverata da
Gesù Cristo stesso. Il popolo, sebbene di Dio, può
essere impedito e portato a compiere azioni
disapprovate dal Signore, poiché reso prigioniero da
questi perfidi nemici che sono entità che non hanno
sangue e carne (Efesini 6:12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue
e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di
tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.);
spiriti che incutono paura, con ogni mezzo possibile, e
sviliscono la fede dei credenti fino a scollegarla
dalla Verità contenuta nelle Sacre Scritture.
83
Dio ben sa come stanno e si possono sviluppare le cose
e, in ogni circostanza, ha il suo rimedio. In questo
casi si servirà del Salvatore: l’unico nel quale c’è
salvezza, per sciogliere il Suo popolo, che lo invoca e
lo sa riconoscere, rendendolo libero di fare la volontà
dell’unico Signore e Padrone, e di praticare
quotidianamente azioni integre e giuste.
Il liberatore continua a venire da Sion, continua a
venire dalla sposa di Cristo, ovvero la sua santa
Chiesa.
Pertanto, dove c’è Chiesa c’è libertà dai nemici e da
quelli che ci odiano; dove c’è Chiesa c’è la potenza
operatrice della volontà di Dio, con tutti i suoi
effetti di vita eterna, di miracoli, di Spirito Santo e
conseguente pace, gioia e giustizia.
Cosa è la nuova nascita
Nel corso del presente studio ci siamo posti il quesito
riguardante la nuova nascita e ci siamo proposti di
rispondere secondo quanto indicatoci dal Signore Gesù
Cristo; ci prefiggiamo inoltre di sapere se l’argomento
debba essere inteso a livello metaforico o come un
reale concepimento di una nuova natura, simile a quella
di Gesù Cristo, nel nostro seno, ovvero nel nostro
cuore.
La tesi che ritiene l’argomento come metafora, vuole
dimostrare che nessuna nuova natura nasce e cresce nei
cristiani, ma in loro si manifesta solo un modo di
vivere in ubbidienza alle Sacre Scritture ferma
restando la loro realtà dell’essere.
Per comprendere meglio questo concetto è necessario
riferirci a tutti i chiarimenti forniti in merito dalla
Bibbia: i versetti ritenuti utili sono i seguenti:
Giovanni 1:9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10
Eg li era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha
conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti
quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli d i Dio : a quelli,
cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà
di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
Giovanni 3:3 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti d ico che se uno non è nato di
nuovo non può vedere il regno di Dio». 4 Nicodemo gli disse: «Come può un
uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel
84
grembo di sua madre e nascere?» 5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se
uno non è nato d'acqua e di Sp irito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quello che
è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Sp irito, è spirito.
Galati 6:15 Infatti, tanto la circoncisone che l'incirconcisione non sono nulla;
quello che importa è l'essere una nuova creatura.
Efesini 2:14 Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno
solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa
dell'inimicizia, 15 la legge fatta di comandamenti in forma di p recetti, per creare in
sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; Efesini 4:22 avete
imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio
uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; 23 a essere invece
rinnovati nello spirito della vostra mente 24 e a rivestire l'uomo nuovo che è creato
a immagine di Dio nella g iustizia e nella santità che procedono dalla verità.
Colossesi 3:9 Non mentite gli uni agli altri, perché v i siete spogliati dell'uomo
vecchio con le sue opere 10 e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in
conoscenza a immagine di co lui che l'ha creato.
Giovanni 16:21 La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua
ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia per la
gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. 22 Così anche voi siete ora nel
dolore; ma io v i vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà
la vostra gioia.
2Corinzi 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
1Pietro 1:23 perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma
incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.
Giacomo 1:18 Eg li ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola
di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature.
1Giovanni 5:18 Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; ma colui
che nacque da Dio lo protegge, e il maligno non lo tocca.
L’Apostolo Giovanni ha, più di ogni altro scrittore
della Bibbia, conoscenza specifica e dettagliata
sull’argomento in trattazione.
Nella prima lettera di Giovanni (5,17), sta scritto:
“ Ogni iniquità è peccato; e v’è un peccato che
non mena a morte. Noi sappiamo che chiunque è nato
da Dio non pecca; ma colui che nacque da Dio lo
preserva ed il maligno non lo tocca. Noi sappiamo
che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel
maligno; ma sappiamo che il figliol di Dio è
venuto e ci ha dato intendimento per conoscere
colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il
vero Dio, nel suo figliolo Gesù Cristo. Quello è
il vero Dio e la vita eterna. Figlioletti
guardatevi dagli idoli”.
L’iniquo è colui che non è giusto, è perverso, ha
desideri malvagi. Nella prima lettera ai Corinzi (3,1)
sta scritto:
“Ed io fratelli, non ho potuto parlarvi come a
spirituali ma ho dovuto parlarvi come a carnali,
85
come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte,
non di cibo solido, perché non eravate ancora da
tanto;anzi, non lo siete neppure adesso, perché
siete ancora carnali. Infatti, poiché v’è tra voi
gelosia e contesa, non siete voi carnali e non
camminate voi secondo l’uomo?”
I due argomenti vengono citati insieme per una
necessaria comparazione al fine di stabilire cosa è
l’uomo carnale e l’uomo spirituale.
Nel caso dei Corinzi, Paolo distingue in ciascuno di
loro la natura carnale e la natura spirituale; entrambe
in azione nel corpo ed entrambe influenti nell’anima
dei fratelli.
Nel dire che avrebbe voluto dar loro cibo solido ma ha
potuto dare solo latte, ha spiegato che la natura
carnale era ancora forte in loro, mentre quella
spirituale, che si ciba della Santa parola di Dio, era
ancora piccola e poco sviluppata.
Nell’uomo operano, come già dimostrato, le due nature
indicate, delle quali quella carnale la riceviamo come
dotazione personale al momento della nascita nel corpo
fisico e conseguenza del peccato originale, quella
Spirituale la otteniamo nel momento in cui crediamo in
Gesù Cristo ed accogliamo nel cuore, al primo posto, la
sua Santa Parola.
Anche Giovanni sostiene ciò e dichiara che la natura
del figlio di Dio, nata in noi, non pecca ed il maligno
non la tocca. “Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio
non pecca; ma colui che nacque da Dio lo preserva ed il
maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio e
che tutto il mondo giace nel maligno”.
Questa meravigliosa nuova natura non può peccare e, se
l’uomo pecca, è quella carnale che abita in lui che
fallisce in molte cose. L’anima del credente, quando
vive nella natura cristiana, vive per l’eternità e
nessuno lo può far perire nè produrgli danno o male
alcuno.
La natura del figlio di Dio, nasce nei credenti a
motivo del seme della Santa Parola (Giovanni 1,12-13;
Giovanni 3,3; 1 Pietro 1,23;) e cresce nel seno dello
stesso, si sviluppa nel cuore, diventa una nuova
creatura che occupa crescendo il ruolo di indirizzo e
di governo della vita del credente.
86
Sulla terra, nel mondo che è il campo di Dio, stanno
crescendo molti semi di parola e, quindi, molti figli
di Dio; tra essi, con dolore, troviamo seminati anche i
figli del diavolo: personaggi che somigliano ai figli
della luce ma nessun frutto portano con loro e vengono
seminati in mezzo al grano solo per confondere e per
inaridire il terreno. La sorte di questi è il fuoco
eterno; la loro missione è svilire il campo del grano;
la loro vita è senza frutto; la loro presenza è
identificabile da coloro che valutano le piante in
funzione dei frutti (Matteo 7,16).
Le citazioni riportate sono ritenute sufficienti alla
dimostrazione della tesi incarnazionalista e non della
tesi che sostiene il senso metaforico; altri versetti
potrebbero essere portati a dimostrazione del nostro
convincimento.
Quanto indicato da Gesù nel capitolo 13 dell’Evangelo
di Matteo, circa la parabola delle zizzanie, dimostra
che nel mondo esistono due tipi di figli: quelli di Dio
e quelli del diavolo. I primi grano e buon frutto; i
secondi privi di ogni contenuto perché zizzanie, capaci
solo di rendere infruttuoso il terreno: erbacce.
Gesù Cristo nei quattro Evangeli è chiamato, figlio
dell’uomo, di Davide, di Dio; quando si dichiara una
persona figlio di un altro, si intende riferirgli tutto
ciò che appartiene al padre, sia come natura fisica che
come influenza sociale e spirituale.
Gesù, in quanto figlio dell’uomo, ha portato nel suo
corpo fisico la natura carnale. Infatti, sta scritto
nella lettera ai Romani 8:3,4: “ Poiché quello che era
impossibile alla legge, perché la carne la rendeva
debole, Iddio lo ha fatto mandando il suo proprio
figliolo in carne simile a carne di peccato e a motivo
del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
affinchè il comandamento della legge fosse adempiuto in
noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo
spirito.”
L’espressione “Iddio lo ha fatto mandando il suo
proprio figliolo in carne simile a carne di peccato” ci
dà, quindi, la dimensione esatta di Gesù in quanto
figlio dell’uomo.
87
Gesù è chiamato anche figlio di Davide poiché porta con
sé le promesse di Dio fatte al suo progenitore terreno;
infine, Egli è chiamato figlio di Dio perché ha portato
dal cielo nella carne la natura del Padre celeste.
88
CAPITOLO 6
Alcuni aspetti della cultura umana
Quando una parola d’uomo produce angoscia, pessimismo e
morte, può essere considerata come buona e dativa di
buon frutto?
Nella cultura umana, il senso dell'auto compiacimento
nel dolore, nell'angoscia, nella depressione, è
derivato principalmente dall'influenza dei movimenti
romantici dei francesi, dei poeti decadenti,
crepuscolari, di Sartre e dell'esistenzialismo, nonché
di Pope, dei poeti cimiteriali, di Verlaine,
Baudelaire, ecc. .
Nel pensiero di costoro sta la sintesi dello spirito
ingannatore che considera vero amore, quello
ostacolato, impedito, drammatico, tragico; per essere
veramente romantico, doveva terminare con la morte dei
soggetti coinvolti, con la disperazione dei due, con
l'omicidio del presunto rivale e le conseguenze del
rimorso, con matrimonio infelice, con ribellione per
seminare in altri la disperazione della passione e,
infine, con la fuga.
Pertanto sia la morte che la disperazione devono essere
vissute nell'amore di tipo umano. La ribellione alla
vita è una sua specifica conseguenza, come nella storia
di Didone con Enea. Nel citato episodio dell’Eneide la
passione di Didone verso Enea, ostacolata dalla volontà
degli dei decide di vincere gli ostacoli ed affermare
l'amore oltre la morte. Questo tipo di amore convince i
soggetti coinvolti, e da esso gestiti, a dare o darsi
morte nel convincimento che sia l’unica via rimasta
agli umani per affermare l’amore della passione. Per
noi cristiani le conclusioni dell’amore romantico sono
un delitto enorme e perfido visto che danno morte
anziché vita e giustificano con logiche da ritenersi
elevate e superiori, l’annullamento di ciò che di
meglio ha la persona umana che è tale finché vive.
Il Cristianesimo, pur valutando la realtà degli eventi
umani e considerandoli nella loro complessità,
fragilità ed anche tragicità mai giunge alla soluzione
dei problemi con la morte. La vera fede sostiene che
ogni circostanza umana è buona per innestare nell’animo
di chi soffre la vera vita.
89
Per questo scopo le Scritture sono piene di grandi,
ineffabili ed eterne promesse; tra queste quella della
nuova nascita che cambia il punto di vista del cuore e
dal pessimismo tenebroso porta alla gioia luminosa
della vita che va verso una speranza ancora più
gloriosa. Perché rifiutare? Vale dunque sentirsi
eccelsi pensatori per la morte o è meglio scegliere di
essere umili e mansueti per la vita?
Lo spirito del mondo, reso forte e vigoroso
dall'istruzione pubblica, ha attraversato i secoli,
governando la cultura delle nazioni, continua a
dominare “le sceneggiature” delle singole vite, attrae
e seduce molti individui destinati a divenire
protagonisti e vittime di questo spirito che,quando è
creduto, vive, nel cuore delle persone si alimenta di
illusioni e convincimenti mendaci, utilizzando fatti e
circostanze umane, spesso inadattabili alle necessità
della sceneggiatura, il cui epilogo è caratterizzato e
segnato da morte e disperazione.
Lo spirito negativo di questa cultura, ha convinto
molti che sopra citati elementi caratterizzino il più
grande amore della storia e che la conclusione ultima
non potrà non essere quella di Didone.
Altro sbocco dell'amore romantico, oltre al suicidio, è
la fuga dai luoghi del ricordo, il viaggio senza meta,
la perdita dei legami col passato, la libertà della
trasgressione, la consumazione della vita oltre ogni
vincolo, regola, affetto, fino a pretendere di vivere
superiormente questi elementi che hanno costretto e
fatto soffrire l'anima nel massimo fulgore dell'amore
romantico.
L’uomo che riceve e accetta nel suo cuore questi
“stimoli”, avverte dentro di sé una costante e
lacerante inquietudine, anela sempre un qualcosa i cui
contorni non sono mai nitidi ma evanescenti, come
evanescente finisce col divenire un’esistenza
“bruciata”, persa inseguendo sogni, illusioni, desideri
che lo porteranno lontano dalla dimensione reale,
sempre più alla deriva.
Una soluzione ancora romantica, ma meno drammatica, è
il desiderio intenso della morte, pur senza darsela,
90
per vivere in uno stato di ripensamento e di
disperazione, nell'impossibilità della gioia per tutta
l'eternità: il pessimismo è la sua sintesi massima.
Esempi di coloro i quali hanno incarnato queste
caratteristiche sono: gli eremiti o i casanova.
Le anime viventi in tali condizioni sono attratte in
questa macchinazione e vengono portate, ignare, al
limite del precipizio; da questa condizione tragica
(Salmo 107) solo l'amorevole mano di Dio le può
liberare e portarle alle riflessioni del bene per la
vita.
Ma la Bibbia, in merito a questa “sceneggiatura
diabolica”, preparata per la vita di molte anime, cosa
ne pensa? Cosa dice in merito?
Nel tempo si è visto come questo spirito romantico è
uno dei peggiori spiriti che ha portato all'inferno
moltitudini di anime; queste, rifiutando l'amore della
verità biblica sono entrate nell'efficacia mortale
dell'errore.
Uomini che dicendosi savi sono diventati stolti,
rifiutando gli indirizzi di Dio sull'amore, hanno
cambiato la verità con la menzogna tanto da adorare la
creatura invece del Creatore, che è Dio benedetto in
eterno.
La Bibbia ci parla dell'amore umano (massima
manifestazione è quello definito romantico) come
dell'amore condotto dalle passioni ingannatrici; si
tratta, infatti, di un vero inganno dato che si
conclude comunque nella disperazione e nella morte
eterna.
Avere amori duraturi, stabili, intensi, assicurati
dalla gioia di Dio e dalla pace nel cuore, tramite la
giustizia e l'onore delle altrui dignità e diritti,
fino a fare scendere su noi la vita di Dio, la sua
prosperità, la sua serenità, la sua santa vitalità, è
questo il miglior auspicio per l'uomo.
Prendere ciò che è possibile senza uccidere il
prossimo; godere dei resti che sono sempre dodici ceste
piene, in luogo dell'egoistica possessione di cinque
pani e due pescetti; essere speranti nel bene, per sano
91
cristianesimo e non introversi per romanticismo senza
speranza: questa è la vera prospettiva per ogni anima.
Se Sartre, Foscolo e gli altri furono esempi per
indurre nel loro spirito moltitudini da legare alla
morte, perché non seguire Gesù Cristo o Paolo per
gustare la vera vita oltre ogni limite e contro ogni
male?
Il Cristianesimo è fatto di persone morte nell'inganno
dei male e risorte, per fiducia, nella Parola di Gesù
Cristo; ingannate dalla menzogna delle menti umane e
liberate dall'infinito amore del Padre Nostro.
Rapporto tra anima e illusioni
La teoria delle illusioni è stata formulata dal
Foscolo, il quale sosteneva, da ateo, che la vita è
sofferenza e per poter vivere l’uomo doveva crearsi
delle illusioni fino a credere reale ciò che desiderava
e giungere al miglior modo di vivere possibile
considerato che dopo la morte non c’è più nulla.
Solo con questo rimedio poteva superare, in vita,
l’angoscia della morte che porta l’uomo nel nulla
eterno.
Rendendo reali le illusioni si entra nella fase dello
sdoppiamento; infatti, le persone che vengono attratte
da questo pensiero (o stimolo) tendono ad acquistare
personalità diverse e, fantasticando, giungono a creare
intorno a loro delle circostanze illusorie.
La forza della identificazione nei sogni “ad occhi
aperti” porta le anime in una molteplicità di vite dove
si finisce con lo smarrire la realtà e giungere a
comportamenti nevrotici.
Il credo foscoliano è fortemente attrattivo per gli
sprovveduti e altamente distruttivo della coscienza,
fino a renderla confusa ed incapace di valutare il bene
e fare la volontà di Dio.
In tale indirizzo si giunge ad essere persone fredde e
senza cuore, considerato che il fine della vita è
quello di giungere ad una personale felicità, fosse
anche nell’illusione del sogno: a scapito di tutti e di
92
qualsiasi cosa. Si diventa, quindi, fortemente egoisti
ed incapaci di fare alcun bene.
La ricerca alla felicità spinge le anime al
divertimento ed il freno a tale tendenzialità viene
visto come nemico della vita. Anche un padre che cerca
di frenare il figlio al divertimento diventa nemico e
su di lui sono scaricate le tensioni dell’anima più
negative, fino all’odio.
Ogni persona o cosa che ostacola il sogno illusorio
diventa un personale nemico da combattere. Ogni freno
alla illusione crea depressione, risentimento e voglia
di reagire per distruggere l’ostacolo. Nel caso in cui
l’impedimento sia più grande delle proprie forze allora
sorge il desiderio della morte.
La ricerca dell’illusione e la dimora della coscienza
nei sogni produce la sensazione del vuoto e
dell’inconsistente: come inconsistenti sono le
illusioni; nasce per conseguenza la necessità di avere
un contatto con la realtà che si vuole sfuggire.
Pertanto, si rinuncia a ciò che è ordinario e si cerca
la realtà forte e diversa dalle cose comuni. Muoversi
contro corrente, avere sensazioni forti e pericolose
sono gli impulsi che sorgono per sostituire il vuoto
del sogno autoprovocato.
Andare da un estremo all’altro, dal nulla al reale in
maniera troppo forte, al fine di evitare ad ogni costo
la vita normale e comune, ovvero l’unica vivibile e
possibile, sebbene senza luce e senza sapore, piena di
afflizioni e di dolori, è il compimento dei fatti
desiderato da questo spirito.
Il Cristianesimo non ha mai proposto il sogno come
l’illusione bensì la fede e la speranza in Dio nonché
la consolazione ed il sostegno dello Spirito Santo che
rende saporito ciò che era insipido e luminoso ciò che
era tenebroso, affidando la speranza del divenire alle
certezze delle Sante promesse.
Foscolo propose la sua mortale ricetta solo per non
aver voluto accettare il vero rimedio, che tuttora è in
grado di produrre pace, gioia, giustizia: il
Cristianesimo vero, quello secondo le Sacre Scritture.
93
Il pessimismo, l’amor proprio e la ricerca del piacere
Altro spirito devastante è quello del pessimismo
leopardiano che prende l’avvio da una meditazione
sull’infelicità in sé.
Alla base c’è la teoria dell’amor proprio secondo la
quale l’uomo è un essere che ama necessariamente se
stesso e mira alla propria conservazione e alla propria
felicità.
La teoria del pessimismo sostiene che l’altruismo sia
un controsenso; infatti così argomenta: “quando io
faccio del bene ad un altro è perché provo piacere,
quindi lo faccio sempre a me stesso”.
L’egoismo è una degenerazione dell’amor proprio causata
dallo sviluppo della civiltà e dal predominio della
ragione: è il calcolo razionale del debole che uccide
la vita.
L’altruismo non è il contrario dell’egoismo, ma è una
sublimazione dell’amor proprio, in quanto esistere
significa amare se stesso, cercare la propria felicità.
Ancora una volta si giunge a ritenere che l’unica
soluzione contro la realtà delle cose è il sogno senza
speranza, la vivacità dell’immaginazione, la forza
delle illusioni, la vitalità dell’ieri contro la
delusione dell’oggi, attraverso il meccanismo della
ricordanza.
Come già il Foscolo, anche Leopardi avverte la
necessità delle illusioni (gloria, amor proprio, amor
di patria, libertà, onore, virtù, amore per la donna),
che sono secondo natura e costituiscono l’unico
antidoto agli effetti della civiltà e della ragione.
Tutta la storia del genere umano è la storia della
lotta tra la felicità e il vero, tra l’illusione e la
realtà, tra la vita e il sogno.
La realtà è banale e cattiva, vere sono solo le
illusioni, ossia le speranze, di cui l’umanità si nutre
e che non può abbandonare senza cadere nella
disperazione: sono le illusioni che impediscono di
scorgere la tragedia del vivere.
94
Foscolo, Leopardi, Schopenhauer proclamavano la realtà
illusoria: sostengono la coincidenza di vita e sogno,
essendo la realtà niente altro che sogno; la felicità è
data non dalla conoscenza del vero, bensì dalla sua
ignoranza; sapere di più significa soffrire di più; la
realtà, il “vero”, la società sono le cause
dell’infelicità umana.
L’uomo è impotente perché non può non subire il ciclo
meccanico della vita, pertanto, cresce in lui il senso
di fragilità e solitudine. Di conseguenza non può
essere felice; per avere una tregua passeggera
dell’infelicità della vita, l’uomo deve cercare il
piacere: il desiderio è immaginazione, speranza, sogno,
proiettato sempre al futuro, ma che è sempre destinato
ad essere deluso; secondo questo indirizzo di pensiero
l’uomo non troverà mai la gioia completa.
La teoria del piacere, il cui carattere è negativo, è
strettamente legata alla teoria dell’amor proprio.
L’amor proprio, infatti, implica la ricerca della
felicità, ma questa ricerca è senza esito, non può
avere fine, quindi non può mai appagarsi.
L’uomo cerca il piacere sempre, ma non può
accontentarsi del piacere che trova, poiché è finito;
egli è pertanto destinato a cercare il piacere in
qualcosa di sempre diverso, di sempre più alto: ciò
significa che non lo trova mai.
La tragicità della condizione umana è in questa ricerca
dell’infinito, che conduce sempre allo scacco. Il
piacere è sempre sperato, mai posseduto, sempre futuro,
mai presente: esso sfugge sempre. Non esistendo e non
potendo esistere realmente, esiste solo nel desiderio
del vivente e nella speranza o aspettativa che ne
segue.
In base a questa teoria il concetto di piacere è
negativo, quello di dolore è positivo, per cui si può
dire che il piacere è la mancanza del dolore, ma non si
può dire che il dolore è la mancanza del piacere,
ovvero di qualcosa che non esiste.
Se per caso cessa il dolore, di cui il piacere è la
negazione, non subentra il piacere, ma qualcosa di
peggio, che nella dialettica di Leopardi è la noia.
95
Il dolore, infatti, non esclude che l’uomo cerchi e
speri di superarlo, mentre la noia è angoscia e
disperazione. E allora, per Leopardo come per
Schopenhauer, la vita oscilla inarrestabilmente come un
pendolo tra il dolore e la noia, in un eterno meriggio
privo di tramonto ristoratore.
Il limite storico è dato dalla inconciliabilità di
individuo e società, tra i quali si determina uno
scontro di egoismi. L’atteggiamento dei singoli è
antisociale: ognuno cerca sempre di avere di più, di
soverchiare gli altri, di sottomettere tutto e tutti al
proprio utile o piacere. E ciò per natura. Ne consegue
che tutte le società sono state cattive e che, a causa
appunto dell’egoismo e dell’aggressività umani, ci si
avvia inesorabilmente alla distruzione del mondo.
La conclusione di questi ragionamenti consiste nel
fatto che tutto appare come male; esistere equivale ad
essere perennemente insoddisfatti, incontentabili, a
soffrire per la propria fragilità; il bene consiste (a
questo punto) nel non esistere.
A questo punto è necessario chiedersi intorno a questi
ragionamenti e sapere da quale area spirituale derivano
queste conclusioni e nel nome e per conto di chi i loro
profeti hanno parlato.
Ha lo Spirito di Cristo elementi in comune con queste
logiche e può egli condividere questo tipo di
prospettive per le sue creature?
Contro tutto questo stimolo di negatività della vita e
conclusioni verso l’inevitabile incontro con la morte,
dov’è la speranza?
L’Evangelo è l’annuncio di una buona notizia; per
quanti vivono oppressi da queste filosofie e pensieri
c’è la buona notizia del Regno di Dio, fatto di pace,
gioia e giustizia da gustare nel corso della vita
terrena e la certezza della vita eterna che inizia con
la nostra fede in Gesù Cristo e non si esaurisce mai.
Perché, dunque, ascoltare i foschi programmi dei poeti
e degli uomini che si dicono savi pur non avendo la
Sapienza? Essa è giunta a noi, ci ammaestra e ci guida,
96
in primo luogo, a conoscere Dio ed il suo Figlio Gesù
Cristo, fonte della vita e reale pace con riposo
dell’anima dalle opere proprie.
Il sogno tra l’illusione e la speranza
La fede, la speranza e la carità sono le tre virtù
teologali; se vengono lasciate operare nella vita dei
credenti producono la crescita della nuova nascita ed
incentivano la manifestazione dei suoi quindici aspetti
caratteriali. Esse poste al controllo dei desideri ed
anche delle passioni sono in grado di trasformarli in
sentimenti di bene.
La fede è la virtù con la quale il credente si rende
gradito a Dio; essa sostiene le opere fatte secondo la
volontà del Signore e predispone l’animo alla speranza.
La speranza è la virtù che permette di guardare con
fiducia alle grandi ed ineffabili promesse fatte dal
Creatore e conservate nella Sacra Bibbia; essa conserva
ed alimenta nei cristiani la certezza delle cose
promesse, da la chiara visione del proprio divenire
preserva il credente dalle confusioni. La carità
permette l’esercizio della fede in opere buone ed
alimenta con la potenza dell’amore di Dio la crescita
della fede e della speranza.
Fra le tre virtù la speranza permette di guardare al
futuro con certezza e con gioia, assicurando il
corretto adempimento delle promesse fatteci da Dio e
conservate nella Bibbia. Essa permette di immaginare
gli scenari del bene verso i quali va incontro la vita
del credente e sulla base di precise promesse assicura
la gioia e la vita per sempre.
Sognare nella speranza delle promesse è un buon
esercizio della mente e del cuore che nel suo vivere la
speranza nel sogno sa con certezza di non essere
ingannato.
L’illusione è un sogno senza alcuna certezza, anzi fin
dall’inizio si sa che non può realizzarsi portando,
quindi, con se la delusione e la realizzazione di un
vuoto la dove è stata poggiata l’illusione. Essa è
priva delle viventi promesse di Dio, il solo in grado
di mantenere quanto dichiara che avverrà.
97
Martin Luhter king, sognò il suo sogno fatto di
speranze nella realizzazione delle promesse fatte dal
Signore e conservate nella Bibbia. Il suo sogno di
speranza ha visto nel tempo una concreta realizzazione;
Egli sognò la speranza nella certezza che sarebbe
avvenuto tutto secondo le promesse e quello fu un sogno
profetico un momento di liberazione dalle angosce del
presente in una certezza del bene promesso.
98
CAPITOLO 7
Considerazioni
La cultura ha, dunque, raggiunto nello sviluppo della
letteratura e della filosofia il suo limite più
mortale, considerato che, in assenza della “verità” la
surroga per divenire una residuale proposta di fede ad
un modello di particolare esistenza, ad un modo di
essere, sebbene sia abisso, vuoto, tenebre, mancanza di
vita, pure resta per coloro che rinnegano Cristo,
l’alternativa logica e possibile.
L’uomo, come si può constatare, è chiamato a vivere per
fede. Che lo voglia o meno crederà sempre in qualcuno o
qualcosa; perché, allora, non credere in Gesù Cristo?
Egli ci ha creato per il bene e per la gioia e non per
contraddire le ultime correnti letterarie, che sono
sorte in sua opposizione, ma per dare prima di queste
al mondo, la vera vita, vita in esuberanza, proprio
qui, su questa terra, in questa generazione, a noi, e
proseguirla implementandola per tutta l’eternità. Oggi,
si propone ad essere per noi una grande ed immensa pace
alla quale viene aggiunta la gioia; tanto è ritenuto
per ora come caparra, poi sarà ricevuta nella sua
interezza in grado di riempire un corpo eterno capace
di contenerla.
Altro che pessimismo, teoria foscoliana delle
illusioni, ermetismo e quant’altro; ciò è stato portato
al mondo da uomini “ritenuti savi”, ma nella sostanza
vere e proprie “voci” e divulgatori del pensiero delle
tenebre, che ha desertificato progressivamente il cuore
degli uomini conducendoli come pecore al macello,
portandoli per mano nell’arte seduttrice dell’errore,
frodandoli di ogni dono di Dio per negar loro la vita.
Con Cristo o senza Cristo, con la vita o con la morte,
con la pace e la gioia o con la paura e la
disperazione: non c’è altro, quindi, scegli Gesù
Cristo, ovvero l’unica verità del bene che inizia dalla
Terra e durerà nel cielo per sempre.
99
La Psicoanalisi
L’uomo, molte volte, quando non comprende il suo
tormento interiore e il suo disagio sia con se stesso
che con gli altri, si rifugia nella psicoanalisi.
Secondo questa scienza che cerca di scavare e scoprire
le profondità dell’animo umano, la psiche (l’interiore
dell’uomo) è una unità complessa ed intimamente
conflittuale. Freud distingueva tre regioni psichiche:
l'Es, il Super-io, l'Io.
L'Es, ovvero l'Inconscio, è il polo pulsionale della
personalità, la forza impersonale e caotica, il
"calderone di impulsi ribollenti", che costituisce la
matrice originaria della psiche.
Esso non conosce né il bene né il male, è amorale,
obbedisce unicamente "all'inesorabile principio del
piacere", è al di là dello spazio e del tempo (in
quanto costituito da pulsioni rimosse che vivono in una
sfera aspaziale ed atemporale), ed ignora le leggi
della logica, a cominciare dal principio di non-
contraddizione (in esso impulsi contraddittori
sussistono uno accanto all'altro, senza annullarsi a
vicenda).
Il Super-io è ciò che comunemente viene definito come
coscienza morale, è l'insieme delle regole e delle
proibizioni inculcate dai genitori e dagli educatori
nei primi anni di vita dell'uomo e che ci accompagnano
sempre, anche in forma inconsapevole. Esso può essere
più o meno rigido.
Ed è il principale responsabile della rimozione, oltre
che il regolatore dei rapporti tra l'Es e l'Io (rimuove
pulsioni o consente il riaffiorare del rimosso).
L'Io, la coscienza, è la parte organizzata, razionale
della personalità, che si trova a fare i conti con tre
"severi padroni": l'Es, il Super-io, il mondo esterno.
E lotta per "stabilire l'armonia tra le forze e gli
impulsi che agiscono in lui e su di lui". Normalità o
disturbo della personalità e del comportamento
dipendono dal rapporto che l'Io ha con i suoi padroni,
ma soprattutto dalla tipologia del Super-io.
100
Lo spirito e l’anima vengono sostituiti rispettivamente
dal Super-Io e dall’Io, cosicché si rifiuta di credere
nelle realtà spirituali del bene e del male che possono
nascere nell’uomo e che influiscono sul suo essere.
La psicoanalisi viene vista come strumento per
comprendere il nostro stato d’animo ed esserne noi
stessi artefici. L’uomo, secondo la teoria sopra
accennata, può rimuovere ciò che lo affligge e trovare
da solo la via alla pace e alla gioia. Si convince di
potersi auto-controllare e di rendersi libero da ciò
che lo disturba, di essere lui stesso Dio.
Coloro che sono assorbiti da queste concezioni,
diventano come automi condotti da volontà a loro
estranee e capaci di avviarli in quel tunnel dove non
troveranno mai la liberazione dalle paure e dai
tormenti che li perseguitano.
Il corpo dell’uomo cambia, anche lo spirito dell’uomo
cambia (puoi scegliere se avere lo spirito del mondo e
perciò quello del diavolo o lo Spirito Santo), ma
l’anima non muta. Questa ha sempre bisogno di Dio, è la
parte che desidera Lui dentro di noi; la stessa è
oppressa quando è lo spirito maligno a muovere l’uomo
ma è libera quando c’è lo Spirito Santo.
L’uomo, non avendo la sua volontà, ma quella dello
spirito che lo domina, agisce di conseguenza, ma chi ne
riceve i frutti (di bene o di male) è l’anima. Ecco
perché l’uomo non troverà mai la soluzione ai suoi
problemi con tutto quello che non è di Dio.
In merito alla psicanalisi ed alla psicologia, che pure
stimiamo come scienze umane, volendo giungere alla
conoscenza dell’interiore umano secondo quanto Dio ci
indica, dobbiamo attenerci alle parole ed ai termini
biblici che spiegano tali fenomeni psichici ed animici.
A chiarimento di quanto sopra sostenuto ricordiamo
quanto sta scritto nella prima lettera ai Corinzi, cap.
2, vers. 13, ovvero:
“e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla
sapienza umana ma insegnate dallo spirito adattando
parole spirituali a cose spirituali. Or l’uomo naturale
non riceve le cose dello spirito di Dio perché gli sono
101
pazzia e non le può conoscere perché si giudicano
spiritualmente. Ma l’uomo spirituale giudica ogni cosa
ed egli stesso non è giudicato da alcuno”.
Ciò posto, pur volendo continuare con i termini ed i
concetti della psicologia e della psicanalisi, sappiamo
che falliremmo il nostro scopo dimostrativo della
verità psichica dell’uomo, ovvero animica, se non
usassimo termini e concetti biblici.
Pertanto, oltre al piano mostrato da queste scienze
umane, quanti conoscono la Bibbia sanno che esiste un
piano ulteriore e parimenti forte, tale da essere in
grado di influenzare l’intero essere umano; esso è
formato dalle aree spirituali del bene e del male da
cui procedono gli stimoli che influenzano la volontà,
la libertà, le scelte, i frutti, la condizione
dell’intera esistenza umana.
102
L’ermetismo
L’ermetismo è una delle correnti di pensiero più
pericolose, in quanto proponendosi il compito di
trasmettere agli altri le vibrazioni più riposte del
proprio animo, i propri turbamenti passeggeri ma
profondi, il mistero dell'inconscio, spinge a credere
nell’alchimia (operazione interiore di perfezionamento
e di ascesa alla vita immortale attraverso gradi
successivi di purificazione) fino alla magia.
Oggi esistono società ermetiche con l’intento di
offrire all’uomo gli strumenti efficaci per
un’evoluzione interiore. Queste si propongono riunioni,
intorno ad un fraterno sentimento di amore e di
solidarietà, di uomini e donne di buona volontà
destinati per fatalità a risvegliarsi prima del tempo,
rintracciando il percorso di vita che meglio
rappresenti le istanze della loro anima storica,
involuta nei pericolosi meandri del pensiero sociale.
Le illusioni vengono sostituite dal sogno di
un’evoluzione psicologica ed una perfezione interiore,
dalla convinzione di una perfetta equivalenza tra magia
e religione, fino a far credere in alcuni di una
naturale convivenza tra ermetismo e cristianesimo;
quindi, tutte le cose hanno un senso: una sorta di
spirito caldo, sottile e impalpabile le permea tutte e
le anima.
Alla fine si arriva a credere che la magia consta di
tre scienze: Religione, Medicina, Astrologia.
La religione, secondo questo pensiero filosofico, serve
a farci conoscere "la causa prima" (quella da cui ha
origine il tutto), onde riporre "fiducia, onore e
riverenza" in colui che è soggetto attivo o passivo
dell’azione magica.
La seconda, ovvero la medicina, ci aiuta a scoprire la
virtù delle cose, erbe, pietre metalli, e i loro
rapporti di simpatia e antipatia, di attrazione e
repulsione tra loro e con noi e quindi la loro
complessione e attitudine a patire l’intervento del
mago.
L’astrologia, la terza, ha la funzione di infomare
l’uomo sulla opportunità dei tempi per operare
103
efficacemente con le varie cose; essa collega tutte le
realtà terrene con l’influsso delle stelle fisse,
quelle erranti e i luminari" sostenendo che questi sono
causa di quelle virtù e di quei mutamenti che fanno
pulsare gli eventi naturali ed umani in una dimensione
interattiva con i primi due elementi. Infine va
precisato che tra le tre scienze quella maggiore che
tutte ingloba è la religione.
Il panteismo che ritorna a manifestarsi
In effetti, il panteismo platonico, esistente ancor
prima del Filosofo, apparso dai tempi più remoti in
opposizione alla Verità di Dio (sempre presente perché
scritta in tutta la creazione ed in ogni respiro della
vita sia umana che animale e vegetale -Romani cap. 1-),
in questi ultimi tempi è tornato a mostrarsi con
tracotanza.
Il pensiero dell’uomo nel corso delle sue indagini
logiche purtroppo rinunciando al soccorso della Verità
contenuta nelle Sacre Scritture, fin dagli albori ha
concluso aberratamente che l’Archè, ovvero il principio
primo della natura fosse intrinseco in se stessa.
Così, l’uomo fin dall’antichità ha costituito religioni
fondate sul panteismo, ovvero nella convinzione che Dio
è in tutto, che tutto è Dio e che essendo la creatura
migliore tra tutte, ha in sé la parte maggiore di Dio,
fino a sentirsi dio a se stesso.
Il Cristianesimo ha vinto questo pensiero religioso, ma
la letteratura e la filosofia orientale lo hanno
ultimamente riesumato ed infine portato alla più alta
dignità del pensiero culturale e filosofico della
nostra generazione.
E’ questo filone della letteratura e della filosofia
che, maturando nel sincretismo, ha riportato nella
manifestazione odierna il panteismo, camuffato come
“new age”.
Quest’ultima, volendo divenire guida della nuova
umanità, invita le anime ad uscire dagli ambienti
impossibili e nevrotici delle illusioni e dei sogni e
li porta nella chimera di una religione che è anche
104
scienza e pure magia, per garantire a chi la sceglie,
il raggiungimento della perfezione interiore.
Il principio dell’apertura totale di idee verso tutte
le religioni non è altro che un ulteriore tentativo
inteso a scalzare il Cristianesimo.
In particolare, la new age è stata alimentata,
custodita e protetta dalla religione buddista di cui ne
propaganda le dottrine, in alternativa alla fede
cristiana.
L’enciclopedia Motta così definisce il panteismo:
“Il panteismo dal greco vuol dire tutto e Dio. Esso
nega la creazione ritenendo che il mondo e quanto
esiste è eterno come Dio.
Sostiene che Dio, ente primo ed uno, genera la mente da
cui emana l’anima universale, la quale produce le anime
individue e tutto il mondo materiale. Il pensiero e
l’estensione sono attributi di Dio, perciò le anime, i
corpi e ciascuno loro fenomeno sono modi di questi due
attributi divini, di cui ne esprimono l’essenza. L’idea
è l’assoluto, il tutto, la divinità che si sviluppa
prima come potenza o germe, poi come natura per
concludersi in spirito cosciente”.
Ancora una volta lo spirito anticristiano vuole
convincere l’uomo che, pur essendo stato creato è dio a
se stesso. Attraverso questi concetti, che stanno alla
base delle maggiori correnti di pensiero religioso
della storia, vuole sviare l’uomo dalla verità,
impedendogli di comprendere che oltre al suo volere c’è
un volere spirituale superiore che lo stimola a
pensieri ed azioni anche diverse.
L’inizio del panteismo – Genesi 2 e 3.
Nel capitolo due del libro della Genesi assistiamo alla
creazione divina dell’uomo Adamo, di come è stato
tratto dalla polvere della terra, ancora pura e parte
del sistema vitale della creazione.
Il Signore trae dalla creazione il corpo dell’uomo,
ovvero da tutto ciò che è polvere. Gli dà una forma,
secondo la sua stessa immagine e somiglianza e dopo
averlo modellato secondo la Sua volontà gli soffia
nelle narici un alito vitale.
105
Nel capitolo uno di Genesi sta scritto che lo Spirito
di Dio aleggiava sopra le acque della terra deformata e
vuota; fu l’alito vivente che diede corso alla riforma
ed al riempimento della Terra.
L’alito vitale, dunque, è lo spirito che viene da Dio,
ovvero il suo soffio dato per riempire la forma terrena
a Lui somigliante; Egli è anche la testimonianza
diretta e vivente della esistenza e della
manifestazione del Creatore.
Adamo è, dunque, l’immagine del Creatore posta nella
creazione a dimostrazione della Sua esistenza ed
essenza; pertanto, ogni creatura vedendo l’uomo poteva
comprendere che forma e che immagine avesse Dio.
Adamo, quindi, il tempio di Dio, è la creatura dove
l’alito vitale che proviene da Dio dimora; Egli è la
parte che Dio si è scelta per stabilire la sua presenza
ed il contatto con tutto ciò che aveva creato. In Adamo
mise, l’autorità di governo di tutto ciò che era stato
formato, fino a riconoscergli una delle prerogative più
grandi dell’autorità: quella di dare il nome a tutti
gli animali viventi.
L’anima vivente è Adamo stesso. Essa può esistere solo
in funzione della forma e della immagine simile a
quella di Dio e del soffio vitale e riempente che Dio
ha posto in quella forma.
L’esistenza dell’anima umana sgorga da due fondamenti
dati da Dio; l’elemento della forma divina è stabilito
sull’impiego della polvere della terra: nasce dalla
polvere è torna ad essere tale.
Dando la sua forma alla polvere Dio ne assicurava
stabilità e consistenza; alla stessa aggiunse il vigore
della vita, mediante il soffio vivificante; Esso toccò
ogni pur minima particella di quella forma fatta di
polvere e la vivificò.
L’uomo fatto di polvere, con la forma ed il soffio di
Dio, divenne anima vivente, pensante, dotata di una
propria volontà e di una autodeterminazione
assolutamente libera: in tutto questo fu resa simile a
Dio.
106
Fu a tal punto che Adamo, anima vivente, ricevette da
Dio un compito da svolgere nel giardino dell’Eden. Nel
giardino, che doveva lavorare e custodire, Adamo poteva
disporre di tutto come voleva, eccetto l’albero della
conoscenza del bene e del male il cui frutto non doveva
mangiare.
Nella ampia possibilità di fare tutto aveva un solo
divieto; questo serviva a garantire ad Adamo la libertà
di scelta. Con ciò Dio insegna che la libertà è il
fondamento del vero amore. Essa è la base sulla quale
si muove l’amore e in questo scorre la potenza
rivelatrice, consolatrice e benefica dello Spirito
Santo.
Eva, la donna, è stata formata da Dio mediante una
costola di Adamo; anch’essa derivata, quindi, dalla
polvere, avente una forma divina, vivificata dall’alito
del Creatore, per essere anima vivente e “aiuto
convenevole” ad Adamo: il vero titolare del servizio
chiesto dal Signore.
In quanto aiuto, Ella non era titolare e non poteva per
questo prendere quelle decisioni che solo Adamo avrebbe
dovuto valutare. Ella fu presa nella sua disattenzione
a motivo dell’astuta provocazione fattagli in maniera
seduttrice ed indiretta.
Eva, prima di commettere il peccato della
disubbidienza, si accostò all’albero della conoscenza
del bene e del male da sola; andò verso l’albero del
divieto, l’unico esistente ed accettò il dialogo con
chi la stimolò a violare il limite postole da Dio.
Nel corso della discussione con il “serpente antico”
non si ricordò dell’autorità da cui dipende e deliberò
autonomamente, quindi, senza Adamo di violare l’ordine
conosciuto.
Queste possono essere considerate le basi sulle quali
il seduttore avviò l’opera nella mente di Eva, cioè:
1. si avvicinò, da sola e troppo, al luogo dove
era possibile peccare;
2. non si ricordò di essere aiuto convenevole e in
tale ruolo sottoposta alla scelta di Adamo;
3. trascurò di informare Adamo prima di scegliere;
107
4. dialogò col seduttore senza considerarne la
pericolosità e, quindi, con la presunzione che da sola
fosse stata capace di autodeterminarsi per il bene,
anche senza Adamo;
5. ascoltò le parole e ricevette, mediante esse,
gli stimoli diabolici alla disubbidienza;
6. credette alle logiche negative, sebbene sapesse
che queste contrastavano con la volontà di Dio,
l’offendevano e lo facevano considerare come un
soggetto che cercasse il male della Sua creatura e non
il bene, fino a mostrarlo severo ed incapace di dare il
meglio;
7. riconoscendo, quindi, nelle parole del diavolo
un consiglio migliore rispetto a quello contenuto nella
Parola di Dio, mangiò il frutto della conoscenza del
bene e del male, compiendo così l’azione proibitale dal
Padrone e Creatore di ogni cosa.
In Genesi capitolo 3, dal versetto uno in poi sta
scritto:
“E l'uomo e sua moglie erano ambedue nudi e non ne
avevano vergogna.
1 ¶ Ora il serpente era il più astuto di tutte le
fiere dei campi che l'Eterno DIO aveva fatto, e disse
alla donna: "Ha DIO veramente detto: "Non mangiate di
tutti gli alberi del giardino?".
2 E la donna rispose al serpente: "Del frutto degli
alberi del giardino ne possiamo mangiare;
3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al
giardino DIO ha detto: "Non ne mangiate e non lo
toccate, altrimenti morirete".
Per poter valutare le condizioni dei soggetti attori
della sopra citata circostanza, dobbiamo considerare in
primo luogo che, nella realtà, in cui Dio aveva posto
Adamo ed Eva, non esisteva la vergogna, sebbene
vivessero nudi.
L’uomo e la donna avevano una coscienza, ma non avevano
motivo di vergognarsi della loro natura poiché in loro
non c’era il peccato (che è ciò di cui ogni individuo
deve provare vergogna). Pertanto, essi vivevano nella
più grande libertà da ogni limite di qualsiasi tipo.
Anche nel giardino dell’Eden, la voce avversaria a
quella di Dio fa udire i suoi pensieri, ragionamenti e,
dunque, stimoli. La Scrittura così continua:
108
“Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere
dei campi che l'Eterno DIO aveva fatto.
Nel giardino dell’Eden, lo spirito avversario parla
attraverso l’animale più astuto di tutti: il diavolo
sceglie sempre il soggetto a lui più congeniale per
mandare gli stimoli della menzogna ed i semi della
morte.
Pertanto, attraverso il serpente, disse ad Eva:
"Ha DIO veramente detto: "Non mangiate di tutti gli
alberi del giardino?".
La parola del male è caratterizzata dal suo spirito,
nonché dalla cattiveria e dallo scopo che vuole
raggiungere. Nel caso in esame i primi stimoli che
lanciò sono i seguenti:
1. “Dio non dovrebbe dire queste cose e se le ha
dette ha veramente superato ogni limite di correttezza”
(in tal modo il serpente tentò di mettere in Eva la
sfiducia totale sulla persona del Creatore, portandola
a credere che Dio, oltre ad essere incapace del bene
verso l’uomo, organizzasse con le sue parole scenari
impossibili all’umana logica e pervertisse con le Sue
non verità gli interessi dell’uomo).
2. “Ascolta me perché io voglio farti del bene”
(il serpente antico si propose come il vero difensore
degli interessi dell’uomo; il suo intento fu quello di
acquistare la fiducia di Eva per far sì che credesse
nelle sue parole e considerasse la Parola di Dio non
degna di ascolto).
Con la sua domanda tendenziosa e maligna il serpente
spinse Eva ad accettare il dialogo, cosa che la donna
mai avrebbe dovuto fare, visto che le parole
dell’avversario disonoravano il suo Dio; al contrario,
ella sarebbe dovuta sorgere in difesa del suo Creatore
contro le maligne e sottili accuse del male.
E la donna rispose al serpente
(rispondere agli stimoli del diavolo e dargli
informazioni e spiegazioni è un fatto di inaudita
gravità. Al male non bisogna rispondere né prestargli
ascolto ma comandargli, evangelicamente (non
evangelisticamente che significa altra cosa), di
ammutolire e tacere nel nome di Gesù Cristo):
109
"Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo
mangiare; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al
giardino DIO ha detto: "Non ne mangiate e non lo
toccate, altrimenti morirete".
Nella sua spiegazione Eva cadde nel sottile tranello
visto che iniziò ad ubbidire alle richieste del
diavolo. Queste, a prima vista, appaiono come una
innocente descrizione della realtà in cui la donna
vive, ma il vero intento è di coinvolgerla fino ad
acquistare la sua fiducia.
Allora il serpente disse alla donna:
"voi non morrete affatto;..
Da questa affermazione notiamo che, il serpente mise in
dubbio la Parola di Dio tanto da indurre Eva a capire
che Dio non diceva la verità e, quindi, tutto quello
che diceva non doveva essere preso alla lettera, perché
Dio voleva nascondere alle Sue creature troppe verità a
loro favorevoli; egli pertanto voleva mostrarsi come
l’unico che avesse cura di dire e far capire la verità
utile all’uomo.
“Ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi
vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il
bene e il male"
Nel suo terzo e micidiale attacco, il diavolo, giunse a
sostenere che Dio fosse un egoista e che non amasse la
Sua creatura, in quanto voleva tenerla sempre nelle
ristrettezze e nelle limitazioni. Così Eva, fidandosi
dell’avversario, giunse a considerare che il suo
Creatore, pur potendola rendere come Lui stesso, la
lasciava nelle condizioni dell’ignoranza e dalla
bassezza umana.
A questo punto, eccoci giunti al momento in cui viene
inoculato nell’uomo il pensiero del panteismo, ovvero
che l’uomo è come Dio e arriva a diventare tale se
conosce sia il bene che il male, due realtà che,
secondo la convinzione panteista, può gestire o
dominare.
Questo è il panteismo che ha attraversato i secoli e la
storia dell’uomo sotto mille diverse religioni,
dottrine, filosofie per giungere alla odierna veste
della new age: l’uomo ha tutte le potenzialità per
essere Dio basta solo conoscerle, sia nel loro bene che
nel loro male.
110
..E la donna (ormai vinta dagli stimoli e dallo spirito
dell’avversario, della disubbidienza, dell’orgoglioso
autonomismo, del rifiuto dell’autorità a cui era stata
sottoposta) vide (ciò che mai aveva visto prima di
ascoltare la parola del diavolo e da essa si fa
convincere e gestire)
che l'albero era buono da mangiare, che era piacevole
agli occhi e che l'albero era desiderabile per rendere
uno intelligente; ella prese del suo frutto, ne mangiò
e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli
ne mangiò”.
111
CAPITOLO 8
Punti di riflessioni e chiarificazioni
1) Ruolo della volontà nel processo d'accettazione
degli stimoli.
2) Definizione di stimolo e descrizione della sua
natura.
3) Spiegazione del momento in cui lo stimolo da
elemento, accettato e condiviso dalla coscienza
individuale, diviene autonomo e psichicamente
indipendente.
Il concetto lessicale del termine stimolo è il
seguente: “sollecitazione viva verso un determinato
effetto, da intendersi come incentivo o incitamento
efficace, come spinta impulsiva verso manifestazioni
passionali, come eccitamento anche tormentoso connesso
ad una necessità fisiologica” (es.:”questo ti serva di
stimolo a ben operare”; “agire sotto lo stimolo della
gelosia”).
In Ecclesiaste cap. 12, vers. 13 è scritto: ”Le parole
dei savi sono come degli stimoli”; in Atti degli
Apostoli cap. 26, vers. 14, il Signore Gesù parlando a
Paolo dice: “Ti è duro ricalcitrare contro gli
stimoli”.
L'Ecclesiaste sostiene, dunque, che le parole dei savi
sono come gli stimoli, cioè esse stimolano alla
sapienza ed all'agire corretto, così come le parole
degli stolti stimolano all'azione ingiusta.
Le parole dei savi e degli stolti giungono dall'esterno
e toccano la coscienza dell'uomo, influenzandolo e
creando in lui delle direttrici di pensiero e d'azione.
Pertanto, possiamo sostenere che lo stimolo
dall'esterno della persona e,se accolto e condiviso,
entra nel cuore e lo influenza nelle sue scelte nei
suoi atti.
Come abbiamo letto inizialmente, il lessico italiano
ritiene che la gelosia stimola l'animo a compiere fatti
specifici, che in altre condizioni non sarebbero stati
prodotti.
112
L'amore di Dio è, pur esso, uno stimolo che, provenendo
dal Cielo, quando è accolto dall'anima, influenza il
cuore alle azioni altruistiche; questo è, inoltre,
convinto della remunerazione che Dio darà con certezza:
Mosè fu uno che credette in questo con fermezza.
A tutto questo va tenuto sempre presente che il cuore
umano è dotato di convincimenti ed indirizzi propri,
derivati dalla sua natura e formati sulla base dei
rapporti con il resto della natura e dell’umanità; su
questa base umana del cuore notiamo che giungono le
influenze degli stimoli che esaltano, incentivano,
rafforzano le determinazioni al bene o al male.
Gli stimoli sono dunque complementari alle posizioni
autonome del cuore e finalizzati a indurre le scelte
umane in un senso anziché in un altro.
Gli stimoli provengono quindi da una volontà esterna
all'uomo che desidera indirizzare le scelte di questo,
fino a posizionarlo nella schiavitù o nella libertà.
Nelle Parole di Gesù a Paolo si nota come lo stimolo
promosso non viene inoltrato in funzione di una
preliminare scelta o accettazione dell'anima, ma
secondo l'interesse di chi vuole influenzare l'anima
stessa.
Gli stimoli provengono, quindi, dall'esterno con o
senza il permesso delle persone. Essi giungono in ogni
tempo, luogo e circostanze.
Se la scienza psicologica sostiene che nell'uomo, nella
sua educazione e nel suo ambiente, è riposta la volontà
d'ogni scelta ed azione, nella Bibbia si conosce come
la volontà umana è fatta oggetto degli interessi di
volontà spirituali appartenenti al bene o al male.
Si può concludere che l'uomo è sotto la costante
attenzione ed influenza delle due aree spirituali
indicate come regno delle tenebre e regno di Dio.
Gli stimoli, come le parole, possono essere paragonati
al seme che cade nel terreno: il seme buono produce
frutto in abbondanza e quello cattivo produce spine e
triboli.
113
Nel capitolo sei dell'evangelo di Giovanni Gesù dice
che le sue parole sono "Spirito e vita". Da ciò
comprendiamo che qualsiasi parola, detta da chiunque,
porta con sé lo spirito e la vita di chi la pronuncia.
Le parole giunte nel cuore dell'uomo, ovvero nel
terreno di coltura, si aprono e sprigionano lo spirito
e la vita che contengono.
Le parole, quando sono accolte nel terreno del cuore e
credute, influenzeranno così la vita della persona
arricchendola di uno spirito aggiunto e di una forza
vitale o mortale, secondo la realtà in cui si trovava
colui che le ha proferite.
Le parole portano con sé e conservano in sé, sempre, la
forza spirituale e vitale di chi le ha diffuse. Anche
gli scritti dei filosofi, dei poeti, dei religiosi,
quando sono creduti col cuore, diventano parole che vi
si installano e sprigionano le loro potenzialità.
Per questo la lettura del pensiero di filosofi e poeti
dell'antichità continua ad influenzare la vita delle
persone della nostra generazione.
Queste credendo fortemente, perché fortemente attratte
dal loro pensiero, le incarnano fino a vivere secondo
lo stile degli scrittori.
Nel libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 26 dal
versetto 14 in poi sta scritto: " Ei t'è duro
recalcitrare contro gli stimoli”. Con questa frase il
Signore ricorda a Saulo di Tarso che in più occasioni
gli ha inviato stimoli finalizzati alla sua salvezza e,
quindi, alla conoscenza della Verità. Ciò è stato fatto
anche attraverso le parole dei predicatori che lo
stesso perseguitava, come fu durante la lapidazione di
Stefano.
Volendo proseguire questa logica possiamo
verosimilmente ritenere che Paolo ricevendo le parole
di Stefano, sia pure come seme, nonché l'effetto della
preghiera perdonatrice che il Martire propose a Dio “..
perdonali, non sanno quello che fanno ..”. Nel
ministero apostolico paolino nel corso degli anni
appare una potenza spirituale sempre più vicina a
quella di Stefano, che seppe con una sola predicazione
114
esprimere la potenza vivificante e decisa di Gesù
stesso.
La condizione di Saulo, comunque, subito dopo la morte
di Stefano, fu quella di resistere e non solo ma di
rivolgersi contro gli stimoli inoltratigli da Gesù fino
ad avversarli.
La mente ed il cuore di Paolo, prima della conversione,
erano occupati dalla conoscenza religiosa del tempo ed
avversa alla manifestazione dell'Evangelo e del Regno
di Dio, caratterizzata inoltre da una grande inimicizia
verso Gesù Cristo.
L'ambiente della sua anima e del suo cuore era, dunque,
anticristiano e carico di una spiritualità conseguente
e perciò tenebrosa.
In essa albergavano le forze e le potestà
dell'opposizione nonostante si desse da fare, con buona
coscienza, per le cose che riteneva fossero la volontà
di Dio.
Gli stimoli del male erano irradicati nel suo cuore e
quelli della verità erano avversati con forte
ripulsione. La scrittura afferma nel capitolo 17 di
Geremia che il cuore dell'uomo è ingannevole più di
ogni altra cosa, insanabilmente maligno.
La sua predisposizione al male deriva dal peccato
dell'Eden e la sua facilità ad ascoltare gli stimoli
del male è tanto forte per quanto debole è la capacità
di ascoltare gli stimoli del bene.
Nel capitolo 13 di Matteo versetto 15 sta scritto: " Il
cuore di questo popolo s'è fatto insensibile, son
divenuti duri d'orecchie ed hanno chiuso gli occhi, che
talora non odano con gli orecchi e non vedano con gli
occhi, non intendano col cuore e non si convertano, ed
io non li guarisca”.
Quando l'uomo è nelle condizioni del male, viene
stimolato da Dio ad ascoltare ed udire la Sua Parola;
qualora l'anima non voglia avere contatti, perché sta
scegliendo il male verso cui ha aperto gli occhi e
l'udito del cuore, allora la sua condizione è segnata:
115
ella non si potrà convertire e non potrà più essere
guarita.
Il cuore umano, per sua natura proteso al male, ascolta
con forza gli stimoli spirituali che provengono dalle
aree della malvagità e respinge quelli del bene che
provengono dall'amore di Dio che cerca in ogni tempo di
salvarlo.
Lo stimolo è, quindi, il messaggio che dalla dimensione
dello spirito giunge fino all'uomo. Esso fa udire la
sua voce al cuore; a secondo la disponibilità di questo
verso il bene o verso il male, udrà meglio i messaggi
delle tenebre o della luce.
La volontà, o libera scelta dell'anima, opera in
funzione di quanto lo stimolo a decidere sia forte e
convincente. La Bibbia, se da un lato sostiene che il
cuore dell'uomo ascolta con maggior forza gli stimoli
del male, afferma altresì che l'anima desidera Dio e
ciò che appartiene alla vita.
La volontà gioca un ruolo di scelta tra gli stimoli
forti e chiari della concupiscenza della carne, della
concupiscenza degli occhi e della superbia della vita,
pur desiderando nello stesso tempo la vita eterna
proveniente da Dio solo.
In ciò deve scegliere, in ciò deve determinare le nuove
condizioni del cuore, ovvero lasciarlo in quelle
antiche e naturali.
La volontà decide il divenire dell'uomo tra l'area
delle tenebre e quella della luce e della vita. Ciò che
sceglierà la coinvolgerà per le prossime scelte.
Questo avviene in condizioni di normalità, ovvero
disponibilità in cui percentualmente vince la scelta
degli stimoli negativi.
Nelle condizioni create dalla predicazione della Parola
di Dio si verifica una temporanea liberazione
dell'anima dallo spirito del male che la mantiene
schiava, e se in quella occasione sceglie gli stimoli
di Dio, per la sua salvezza e permette alla Santa
Parola di entrare in lei senza riserve, da quel momento
116
lo spirito che opera contro Cristo deve lasciare
l'anima, in maniera immediata e definitiva.
Lo stimolo può giungere al cuore anche come sentimento:
tipo quello della gelosia.
Lo stimolo della gelosia (Numeri 5,14) proviene da uno
spirito che prende l'uomo e lo rende geloso della
moglie; questo vale anche per le donne. Lo stimolo
solleciterà l'individuo a pensare in un sol senso e
comprendere le cose in maniera diversa e distorta.
L'uomo preso dallo spirito della gelosia viene vinto,
dominato ed usato come strumento di forze desiderose di
distruggere e dare la morte.
Quello spirito fornisce al cuore innumerevoli stimoli
di male; per sanare la persona dalle continue
sollecitazione negative deve essere praticata dal
sacerdote una liberazione.
Gli stimoli possono, inoltre, essere forniti dalla
concupiscenza che si trova nella nostra carne, nei
nostri occhi e dalla superbia della vita umana.
Essi provengono all'anima dalla corruzione del peccato
che abita nell'uomo.
Esistono ancora altri tipi di stimoli che derivano
sempre dalle passioni e dai sentimenti. Gli stessi sono
sempre intesi come forze direzionali che si aggiungono
ad uno stato del cuore già posizionato e lo influenzano
aumentando gli indirizzi, oppure deviandoli ed anche
convertendoli.
Gli stimoli derivano, quindi, dall'esterno rispetto
alla coscienza ed alla volontà e la influenzano;
provengono dalle parole, dai sentimenti, dalle
passioni, dalle concupiscenze.
L'apostolo Paolo parla del peccato come una forza
produttrice di stimoli, che influenza l'uomo e lo
induce alla violazione della legge.
Il peccato che rappresenta l'incarnazione degli stimoli
del male (ved.Giacomo cap. 1 e romani cap. 7) nel cuore
umano possiede una sua distinta volontà rispetto a
quella della persona nella quale alberga e spesse volte
opera in opposizione alla volontà della persona che
117
rispetto al peccato è divenuta debole ed incapace a
contrastarlo.
Davanti alla realtà degli stimoli del male, che
incarnandosi diventano peccato, c'è un'unica
possibilità di salvezza; essa consiste nello svuotare
il cuore dalla presenza degli stimoli del male
negandogli la fiducia e facendo entrare gli stimoli del
bene, utilizzando parole buone (la miglior è la Parola
di Dio), sentimenti buoni, passioni buone, nonché
pensieri altruistici in luogo del massimo dell'egoismo,
che è la concupiscenza.
L'anima che sa scegliere tra il vile ed il prezioso
creerà un ambiente animico pieno di opere contrarie al
peccato, ovvero capaci di attuare la volontà di Dio.
Il cuore che a motivo degli stimoli giusti, scelti tra
i tanti e promossi alla sua fede, viene illuminato
dalla lode e dalla gloria a Gesù Cristo, ricevendo la
visitazione dello Spirito Santo che lo fortifica con le
energie della vita divina e della potenza della
risurrezione.
Lo spirito viene a riempire il tempio di Dio, formato
dall'uomo nel suo cuore, e non la spelonca dei ladroni
formata dagli stimoli del male e dai peccati.
Anima santa, prega il Signore e riempi il tuo cuore
della sua Parola e degli stimoli che da essa promanano.
Loda e glorifica il Santo Nome di Gesù Cristo che è
potenza che libera.
Non trascurare di confessare che Egli ti ha tanto amato
che è morto per te sulla croce e per quel sangue
versato ti sono stati perdonati tutti i peccati e per
le sue lividure hai avuto guarigione; parimenti, a
motivo dei dolori da Lui patiti tu sei stata liberata
da ogni dolore, sia fisico, che animico o spirituale.
Fermati, riconosci e confessa che Gesù Cristo è il
Signore, alla gloria di Dio Padre.
118
Testimonianza personale di una trentenne.
Dopo aver letto lo studio, ho capito di essere stata
vittima del diavolo che voleva utilizzarmi per farmi e
fare del male.
Ho compreso di non avere nessuno dono particolare che
mi facesse vedere ciò che gli altri non vedevano o che
mi volevano nascondere.
Quella dentro di me non era la mia voce o la mia
coscienza, né delle sensazioni speciali, erano gli
stimoli dei demoni che, facendomi credere che fosse la
mia intelligenza, rendevano le mie paure ed i miei
timori realtà.
Ho capito che, nel momento in cui nel mio cuore nasceva
amarezza, rancore, ira, perdendo così la fede e la
fiducia, gli spiriti maligni operavano per farmi
concludere il mio tormento nel desiderio del suicidio.
Comprendo adesso che la fede, la comprensione, la
misericordia e la fiducia nei servi di Dio sono
importanti per non fare posto al diavolo nel cuore e
per vedere i fatti con lo Spirito Santo, che è l’unico
che può rivelare la verità.
Adesso riconosco che i sospetti di male divenivano
reali nel momento in cui dentro di me entrava la paura
al posto della fede, l’ira al posto della comprensione,
l’ostinatezza a non ascoltare nessuna spiegazione
fornitami dagli altri e la mancanza del perdono.
Sotto gli stimoli del male venivo portata a ricordare
fatti pregressi nei quali ho subito l’influsso delle
tenebre e che in quei momenti ritenevo come elementi
buoni e favorevoli agli scopi della mia vita.
Sotto l’indirizzo della ricordanza ricomponevo, alla
luce dello studio, fatti, gesti, parole ed infine
concludevo con la seguente frase: “Ecco, allora non era
vero niente, erano tutte falsità e menzogne…ora
finalmente ho capito tutta la verità, erano gli stimoli
del male a velarmi la mente ed i pensieri fino a farmi
credere che il bene era male ed il male era bene.”.
Prima che leggessi lo studio, la ricordanza degli
eventi e dei fatti in essi presenti, compresi i singoli
119
elementi, mi veniva ricostruita al negativo tanto da
dover dire:” Ecco, allora non era vero niente sul bene
che gli altri dichiaravano di volermi e di farmi, erano
tutte falsità e menzogne ..ora finalmente ho capito
tutta la verità .. ora vedo che dietro ogni loro azione
c’era il male.”
In questo modo il mio sospetto di male usciva
vittorioso ed un perfido compiacimento coglieva la mia
mente. L’intelligenza nel vedere il male veniva
soddisfatta e con essa ne ricevevo quel consequenziale
veleno e dolore cha dall’origine Dio desiderò evitare
all’uomo.
Ricostruivo un mosaico terribile tra cose passate e
cose presenti e, mentre si completava, avvertivo in me
un senso di soddisfazione e di vendetta.
Credevo di avere una spiritualità superiore agli altri
e per questo potevo vedere oltre la normalità e
scoprire il male che mi volevano nascondere:
intelligenza nella conoscenza del male, acquisita
dall’uomo dopo il peccato originale.
Ho compreso, così, di non essere mai stata nel giusto e
che i demoni volevano farmi giungere alla conclusione
diabolica che ero una vittima delle ingiustizie e delle
cattiverie degli altri.
Ero convinta di non essere sotto potestà diabolica,
come il Pastore, invece, spiegava nelle prediche quando
sottolineava la tipologia spirituale alla quale
appartenevo: “Io –dicevo- non sono dominata dalla
tenebre e dai demoni, ho scoperto la verità e se sto
male – giustamente – è perché sono stata offesa, ma io
posso ritornare serena quando voglio e fare finta di
niente .. tengo tutto per me comportandomi di
conseguenza senza sbagliare nei confronti di Dio”.
Mentre ragionavo in questi termini, ricordo che
nell’ascoltare una predica nella quale si parlava male
di un mago di nome Simone (Atti 13) mi sentivo
personalmente offesa e mi ribellavo contro il
predicatore per le sue indelicatezze verso questo
personaggio di cui condividevo le tendenzialità alla
magia. In effetti lo spirito che mi dominava
120
apparteneva all’area del mago e non a quella
dell’Apostolo Paolo, che lo avversava.
Riconosco che questi ragionamenti avevano in me un
forte peso ed influenza sebbene dichiaravo agli altri
che non avevano senso; ogni qual volta ho cercato di
mostrarmi indifferente alle realtà spirituali e
ritenevo di poter gestire sia il bene che il male un
profondo dolore dentro di me aumentava e si manifestava
anche a livello fisico con strette al petto e
aggressioni alla gola.
Tutto quello che mi circondava era come se mi cadesse
addosso, ed anche l’aria che respiravo era pesante. Non
ero vero, quindi, ciò che mi faceva credere il demone
quando mi gestiva mediante l’intelligenza del male;
questa via non mi serviva a superare le crisi ne a dare
conforto alla mia anima, era un’atmosfera mortale nella
quale venivo inserita a dalla quale non riuscivo a
trovare una via d’uscita verso il bene e la vita.
Arrivavo perfino a pensare che se non ce l’avessi fatta
a tenermi tutto dentro mi sarei uccisa, e ciò pur
essendo nella fede, pur credendo nella Parola
dell’Evangelo e pur dichiarandomi serva di Dio.
Comprendo anche che il demone operante nel mio cuore
voleva farmi credere in ciò che prima facevo
nell’ambito dei poteri inerenti l’esoterismo e la
divinazione: campo che gli appartiene. Credevo che la
magia fosse qualcosa di buono, anche dopo i tempi della
conversione; essa, dopo averla formalmente rifiutata –
covava ancora dentro di me come le uova del basilisco.
Ultimamente non riuscivo a stare più serena nei culti,
non volevo partecipare perché lo credevo inutile,
pensavo che fosse tutto “finto”. In molte prediche
particolarmente “unte”, ovvero forti e rivelatrici
delle verità spirituali, sono giunta ad avvertire
nausea, voglia di vomitare e sentimenti di rabbia verso
la Parola predicata nonché verso tutte le preghiere
innalzate dalla fratellanza.
Durante i miei ragionamenti sentivo dentro di me alcuni
passi della Bibbia che mi ricordavano di avere un cuore
puro, senza sentimenti maligni e di non tenermi l’ira,
121
ma di chiarire ciò che credevo come torti fattimi, ma
mi rifiutavo di ascoltare quei pensieri di bene.
Le immagini del male che sospettavo giravano nella mia
mente sempre più forti e continuamente: come un film
proiettato dentro di me.
Oggi, riconosco di non aver mai voluto veramente
compiere quei dispetti che spesso facevo come vendetta,
poiché subito dopo mi pentivo ed avrei voluto tornare
indietro e comportarmi in maniera diversa; in me,
dunque, c’era una lotta tra fare il male e non farlo.
Sceglievo la via del bene nella convinzione che il male
mi avrebbe provocato sensi di colpa e malessere tanto
forti da dovermene poi pentire. Questo dimostra che
nella mia vita è esistita da sempre una parte buona che
il male ha cercato di soffocare ma che lo Spirito Santo
ha vivificato e fatto rinascere nella resurrezione e
nella carità cristiana. Amo la parte del bene che è in
me e odio quella del male che tanto danni mi ha
provocato.
Erano timori su timori, paure su paure, che alla fine
mi riducevano ad un vegetale: l’unica cosa era non
amare, non odiare, non pensare, non parlare, non
sentire … solo che il dolore fisico c’era sempre e non
sapevo cosa fare per non soffrire più.
Ora ringrazio il Signore perché riconosco di non essere
stata mai abbandonata, né mai mi abbandonerà. Lo
ringrazio perché mi ha liberato dalle mie paure e dal
dolore che esse producono e col quale mi hanno
tormentato fin da piccola. Lo ringrazio perché ha
rivelato questo al suo Unto, il mio papà putativo, nel
quale ora credo, contro ogni stimolo diabolico teso a
screditarlo ai miei occhi.
Riconosco che soltanto quando ho creduto nel Pastore
sono stata nella gioia e nella pace, mentre quando ho
dubitato, criticato, giudicato male, sotto l’influsso
di ciò che veniva dalle tenebre e nel quale mi
identificavo, ho subito ogni tipo di dolore, angoscia,
disperazione con il frutto finale del terrore e della
paura.
122
Oggi, amo Gesù Cristo e credo nella sua Parola onorando
i suoi profeti. La verità mi ha fatto libera. Gloria a
Gesù Cristo.
Differenza tra l’ascolto della voce del male rispetto a
quella del bene.
Attraverso la lettura dello studio, ho potuto
constatare la differenza tra l’ascolto della voce del
male rispetto a quella del bene, con i relativi frutti.
Quando, durante la mia vita cristiana, ho ascoltato la
voce del bene e ho scelto di credere in essa, mi sono
resa conto di non aver mai avuto dubbi che fosse il
Signore a parlarmi e ciò che questo ha prodotto in me è
stato un senso di profonda sicurezza e riposo.
Quando nel mio cuore iniziava ad esserci amarezza,
rancore, gelosia o invidia, riconosco di avere
accettato gli stimoli del male e, quindi, ho ricevuto
il seme diabolico: come primo effetto non mi rendevo
conto che fosse l’avversario a parlarmi, sebbene avessi
ricevuto tanta conoscenza, attraverso le prediche, in
merito alle sue tentazioni.
Così, ritenevo di essere io a parlare con me stessa e,
pertanto, quella che ascoltavo era la mia voce; di
conseguenza mi fidavo di ciò che quella voce mi faceva
vedere e contrastavo e rifiutavo qualsiasi proposta di
opposizione a ciò che ritenevo di mia personale
elaborazione, ero nelle mani, quindi, dell’intelligenza
del male. Ora riconosco d’essere stata coinvolta in un
perfido inganno del diavolo.
La convinzione che i miei non fossero sospetti di male
ma realtà dei fatti che riuscivo a rilevare grazie alla
mia intelligenza superiore (così credevo fosse la
conoscenza del male) mi portava ad avere fede solo in
me stessa, in ciò che sentivo e vedevo, senza rendermi
conto che fossero gli stimoli del potere negativo che
mi aggredivano.
Più immaginavo delle scene collocate nel sospetto del
male e lontane dal carattere del cristiano e contro il
bene e più cresceva in me l’angoscia e l’attrazione al
pensiero che l’illusione fosse realtà e che la realtà
doveva essere cancellata.
123
In queste condizioni si assommava al tutto un senso di
soddisfazione e di orgoglio personale come di colei che
avesse dei doni paranormali rispetto agli altri e
riuscisse a vedere ciò che altri non vedevano, non
capendo che questo era il modo promosso dal maligno per
farmi amare, pur soffrendo, le sue strategie, fino alla
più completa immedesimazione della mia anima.
Allora, non capivo che era un demone (o più) nelle cui
mani ero caduta, a motivo della disubbidienza alla
Parola ed ai ministeri cristiani. Mi rendo conto che i
demoni si identificavano così fortemente in me da farmi
capire che ero io e non loro a concettualizzare il
male; pertanto, quanto la Bibbia chiama male ed alle
cui cose ero interessata, io le reputavo un bene e
giungevo anche a difenderle contro la Parola stessa.
Mi ero trasformata in una fortezza inattaccabile, certa
in ogni convinzione datami dalle tenebre. Quando nel
corso di una recente predica ho sentito parlare dei
figli della luce e di quelli delle tenebre, volevo
essere un po’ dell’una parte ed un po’ dell’altra; non
capendo così che mi trovavo di fronte ad una scelta di
vita o di morte e stoltamente continuavo a mantenere un
piede di qua e uno di là; non ero, quindi, né calda né
fervente ma pronta per essere rovesciata dal Corpo di
Cristo.
Oggi che conosco le modalità con le quali operano le
forze spirituali della malvagità, tramite lo studio
fatto dal Pastore, sono consapevole che le cose stanno
perfettamente come sono state descritte e che posso
distinguerle per scegliere con tutto il cuore Gesù
Cristo, il suo regno e la sua vita eterna.
Ritengo utili alla testimonianza ed ai meccanismi
spirituali che ho vissuto e sono ben indicati nel
modello descritto nello studio del Pastore. Ricordo che
nel corso della mia ultima esperienza, nonostante
avessi compreso i meccanismi del male, i demoni hanno
continuato a lanciarmi i loro stimoli per farmi
ricadere nella paura e nella depressione.
Mi dicevano che se li avessi lasciati avrei perso
l’intelligenza e sarei divenuta stupida. Oggi so che
l’intelligenza e la sapienza li dà il Signore, e non il
124
male; per questo non credo più ai suoi inganni, alle
sue minacce ed al suo volermi utilizzare come ha fino
ad ora fatto.
Quando ero piccola ho visto spesso i demoni sotto forma
di uomini o animali, avendo capito come operano ed
avendoli rigettati da me pensavo che nella loro rabbia
si sarebbero vendicati apparendomi.
Avevo temuto ciò che non si è poi verificato, perché ho
superficializzato le assicurazioni datemi dal Pastore,
quando affermava che più ci leghiamo a Gesù ed al suo
regno e più siamo protetti, difesi e resi forti.
Ricordo che quando ero piccola sono stata posta nelle
mani dei demoni da un cavaliere senza testa, che uscito
dallo specchio della mia stanza mi ha toccato e sono
rimasta immobile per tutta la notte.
Da allora tutta la mia vita si è svolta nell’area della
spiritualità magica, fino a rendermi una ragazza
praticante la magia. Leggevo i tarocchi e usavo le
pietre ed i numeri come combinazioni per formule
magiche.
Ponevo in ciò molta fede, ero introversa e cercavo di
avere ogni rapporto col resto della società mediante le
forze spirituali, e non con l’azione sociale ed il
rapporto con gli altri.
Nelle mie attività parlavo solo con una realtà
spirituale che mi somigliava e che io chiamavo “l’altra
me stessa”. Giunsi al punto di parlare da sola con
questa entità che nessuno vedeva tranne me; oltre ad
essa aveva come amica solo la mamma. Per questo fui
portata dai medici e dagli specialisti della
psichiatria.
In conclusione devo confessare, per amore di verità e
gloria di Dio, che ero diventata cristiana e conservato
molte mie personali convinzioni; avevo, quindi,
mantenuto molte riserve. Mi ero fatta battezzare ma
avevo in me le fortezze del male che ora rifiuto nel
nome di Gesù Cristo per rifugiarmi sotto la protezione
del Suo prezioso sangue; chiedo, inoltre, allo Spirito
Santo di riempire la mia vita e farmi operare sotto gli
stimoli della nuova natura cristiana per portare i
125
frutti della carità e della caratterialità che gli è
propria (ved. 1 Corin.13).
Fase conclusiva.
A termine di una crisi sopraggiunta alla conoscenza del
modello spirituale contenuto nello studio ho sentito
nel cuore le seguenti parole:
“Anche se adesso conosci i meccanismi, non riuscirai
mai a vincerli, tu non hai la forza per superarli”.
Commento del Pastore all’ultima aggressione
La storia dell’anima, che testimonia, è particolare:
ben espressa e chiarita nei minimi elementi. In essa si
evidenziano le provocazioni del nemico che tendono a
raggiungere, fino all’ultimo momento e fase, la morte
della fede allontanandola dalla Parola che salva.
Non conoscere le macchinazioni di satana (2Corinzi 2:10 A chi
voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; perché anch'io quello che ho perdonato, se ho
perdonato qualcosa, l'ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo, 11 affinché non siamo
raggirati da Satana; infatti non ignoriamo i suoi disegni.) significa stare nella
ignoranza che rende schiavi. Quando poi si conosce la
negatività dell’intelligenza del male e le conseguenze
dolorose che produce, come nel caso in esame, il
diavolo tende a spostare il combattimento in una sfera
più sottile e delicata; a tal punto ci chiediamo se
vale combattere ancora oppure arrendersi.
La risposta appare quanto mai scontata, per colui che
ha raggiunto la conoscenza delle macchinazioni, e
consiste in una affermazione vigorosa verso la vittoria
finale.
L’astuzia del male sta nel non arrendersi, mentre la
vittoria del bene sta nel confessare in ogni momento e
fase, la vittoria già ottenuta da Cristo Gesù sulla
croce ed ora nostra che ne siamo i testimoni
(Apocalisse 12).
Lo Spirito Santo è la nostra forza; se sono privo di
energie e non sento il vigore per la nuova lotta sono
convinto che la vittoria mi appartiene poiché a lottare
non sono solo: lo Spirito Santo è con me in perpetuo.
Anche questo è il caso di confessare: “quando sono
debole allora sono forte, poiché nella mia debolezza si
manifesta perfetta la forza del Signore”.
126
L’anima torna a testimoniare
Voglio, inoltre, smascherare ciò che mi ha detto per
ultimo lo spirito maligno:
“ ciò che io ho messo dentro di te, come potere
spirituale, è così forte che se tu lo desideri
intensamente sei in grado di uccidere le persone che ti
fanno il male e che tu odi. Tutti quelli che stanno
intorno a te “così diceva” sono spiriti inferiori che
tu puoi comandare e sottomettere alla tua volontà. Dopo
il mio potere del male, diceva ancora, c’è il tuo
potere e nessun’anima è forte quanto te, nel fare il
male, dopo di me”.
La prima reazione della mia anima era nella convinzione
che questo spirito di male mi volesse particolarmente
bene e non voleva sottomettermi ma scegliermi come la
sua compagna.
Tutto questo mi faceva sentire forte, superiore,e
capace di fare ogni cosa di male se solo lo avessi
voluto; nel contempo una forza di bene mi impediva di
fare il male ed ero, così, divisa tra due lati, due
volontà, due scelte: strappata, straziata.
Ora ricordo di aver visto un film dove si presentava la
vita di una ragazza che si era data al diavolo e ne era
diventata la compagna. Ella non soffriva ma coloro che
la contrastavano subivano ogni forma di persecuzione.
Mi rendo conto quanto male producono certi film nella
vita delle persone sprovvedute e prive del grande
antidoto preparato da Dio contro il diavolo ed i suoi
stimoli: la Sua Santa Parola.
127
Testimonianza fatta da una persona cinquantenne
Per poter scrivere questa testimonianza,ho dovuto
combattere fino all’ultimo una strenua battaglia contro
le forze spirituali della malvagità che, mi volevano
ancora sottomettere questa volta, in modo più
convincente di prima, finché non ho deciso di ubbidire
alla voce dello Spirito Santo e al mandato.
Ho potuto così vincere questa battaglia nel nome di
Gesù Cristo, sconfiggendo un tremendo Golia che, mi
voleva fare soccombere, insinuando nella mia mente i
suoi input negativi facendomi stare più male di prima.
Grazie a Dio, dall’altro lato, c’era la voce dello
Spirito Santo che mi mandava la Sua Parola.
Devo ammettere che, è stato molto duro far morire la
parte carnale che si ergeva facendomi venire meno le
forze, instaurando dentro di me, situazioni ancora più
convincenti delle prime,facendomi credere che non avrei
mai vinto,che, non sarei mai riuscita ad uscire da
questa situazione, perché era troppo difficile e, non
sarei stata in grado di scrivere, che ero una cretina e
non sapevo scrivere, dicendomi :di aprire gli occhi,
perché chi stava intorno a me, continuava a prendermi
in giro e, di non prendere in considerazione qualunque
cosa mi avrebbero detto sia il Pasto che gli Anziani,
che Gesù mi aveva abbandonata fregandosene del mio
dolore e dei miei problemi.
A questo punto, non mi restava altro che, morire.
Nel momento che ho preso nel mio cuore la ferma
decisione di portare ogni cosa alla luce, si è
verificato dentro di me un graduale miglioramento ed
una guarigione come se avessi fatto la cura giusta do
una lunga e difficile malattia, dalla quale, uscendo ne
sento ora i benefici come se fossi in convalescenza.
2 parte della testimonianza – di 50enne.
Cari fratelli amati nel Signore,desidero testimoniare a
tutti, quello che ho potuto scoprire, attraverso la
Parola predicata prima,ed in seguito poi più
chiaramente,attraverso la lettura dello studio “Anima,
Libertà, Verità “
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Ho scoperto delle situazioni a dir poco sconcertanti.
Leggendo questo libro e le verità che ci sono in
esso,per me, è stato un <toccasana> per la mia anima.
Nessuno studio o dottrina umana,se non lo Spirito
Santo, mi potevano spiegare così chiaramente e così a
fondo la mia vera situazione spirituale.
Io ero sicura di essere libera, ma invece ero
ingannata, poiché la mia anima era chiusa in un gioco
perverso che pian piano mi stava portando
inesorabilmente alla morte.
Pur amando Dio, servendolo e credendo nella Sua
Parola,spesse volte,a causa di situazioni che si
venivano a creare intorno a me,” cadevo” in
convincimenti che erano a dir poco, diaboliche, facendo
così aumentare dentro di me, la natura carnale.
Tutto questo, mi portava in una logica così chiara e
perfetta, convincendomi e facendomi sentire vittima di
inganni e tradimenti fatti alle mie spalle. Ciò si
instaurava dentro di me ogni qualvolta al centro del
mio cuore veniva inserito un pensiero o un sentimento
negativo, un senso di amaritudine o non mettevo Gesù e
la Sua Parola al primo posto. Subito dopo scattava il
convincimento che,non mi amasse nessuno,che ero solo un
peso e un fastidio per gli altri,che la mia sola
desse fastidio agli altri,o che qualcuno fosse geloso
di me e, addirittura mi prendessero in giro, facendomi
sentire una nullità.
Così facendo, inconsciamente,perdevo la visione della
verità e, il diavolo, ne approfittava, per rubare dal
mio cuore la Parola della verità, facendomi perdere la
fiducia e la credibilità in ciò che mi diceva il nostro
Pastore, anzi, mi faceva credere che lui fosse il primo
a non potermi sopportare.
Tutto questo, contribuiva a scatenare dentro di me, un
senso di angoscia, di solitudine, di abbandono, da dove
scaturiva poi una tremenda disperazione e poi il
desiderio di morire.
Pur non riuscendo a mettere in pratica questa
decisione,(pensando che ciò fosse la conclusione
migliore) aspettavo che fosse il Signore a farmi morire
, prendendomela con Lui perché mi vedeva soffrire e non
129
mi portava con Se, trovando così il pretesto che,se
fossi morta, avrei liberato gli altri dalla mia
presenza a dir poco “fastidiosa”rendendomi così
altruista e perciò facendo vedere agli altri di essere
migliore di loro, proponendomi quasi come un’eroina
immolata per il bene altrui.
Questo inganno micidiale e diabolico, si è ripetuto
spesse volte durante gli anni della mia vita cristiana,
ma non sarei mai potuta giungere da sola a queste
affermazioni ed essere fermamente convinta che solo il
Signore attraverso lo Spirito Santo poteva aprire la
mia mente per capire una macchinazione così perversa
contro la mia anima e contro quelli che mi sono vicini.
Facendo un’accurata analisi, ho potuto constatare
che,queste “ molle” spirituali negative, scattavano
dentro di me ogni qualvolta mi trovavo nella debolezza
di un forte combattimento spirituale esterno. Il
diavolo, approfittava di questa mia
debolezza,macchinando facendomi vedere i contorni
negativi della situazione e, farmi perdere così la
visione di Gesù.
Grazie a Dio che, attraverso questo libro,mi sono
caduti dagli occhi i veli della menzogna e della
presunzione umana che il diavolo cercava di inoculare
nella mia anima.
E’ caduto tutto ciò che mi voleva allontanare da Dio e
dal Suo bene, un bene di valore inestimabile datomi
solo per grazia, attraverso l’amore incondizionato di
Gesù per me, dal quale nessuno mi può separare e dal
quale, scelgo di non separarmi mai.
Fin da piccola sono sempre stata una bambina molto
bisognosa d’affetto, ma per situazioni a me
incomprensibili venivo sempre sostituita negli affetti
da qualcun’ altro,queste situazioni lasciavano sempre
dentro di me come un vuoto incolmabile e un dolore
indescrivibili.
Così crescendo,anche se ero una bambina mite e
affettuosa rendendomi nonostante tutto utile agli
altri, subentrava dentro di me l’insicurezza,la
timidezza e la paura di non essere amata, diventando
130
così taciturna e, chiudendomi in un mondo di sogni e
di illusioni romantiche.
Divenuta Cristiana,ho pian, piano acquisito quella
fiducia e quell’essere espansiva nel manifestare il mio
affetto verso gli altri, pur rimanendo sempre molto
timida. Purtroppo,.il diavolo, conosce i nostri punti
deboli e, cerca di fare leva principalmente sugli
affetti più cari facendoci vedere ciò che a lui piace
per toglierci la pace.
Io ringrazio il Signore,perché,solo leggendo queste
pagine (che consiglio calorosamente a tutti di
leggere)ho potuto vedere chiaramente dentro di me,
sconfiggendo le macchinazioni e le menzogne diaboliche,
facendo trionfare la verità e, poter capire finalmente
che, solo Lui mi ama veramente e solo in Lui devo
credere e affidare la mia vita. Non c’è un altro fedele
come Egli è.
Ora, posso veramente dire di poter gustare la gioia
vera della comunione Cristiana, la gioia del servizio a
Lui, il piacere di essere utile agli altri senza
presunzione, manifestando l’amore di Gesù,riconoscendo
di non essere perfetta, proponendomi di fare la Sua
volontà in umiltà e mansuetudine, per piacere a Lui,
crescendo nella carità a Sua immagine e somiglianza,
imparando dai Suoi insegnamenti avendo ( Lui come
esempio )Anche se subiamo un torto o un’ingiustizia
dobbiamo perdonare come Egli ci perdona, affinché non
facciamo posto al diavolo.
Se per la carne è difficile attuarlo, chiediamo a Lui
la forza, poiché Egli, ha promesso che ci donerà tutto
pienamente secondo la Sua volontà, ed io, non voglio
perdere questo bene prezioso e supremo.
Dio ci benedica grandemente delle Sue paterne
benedizioni,assieme al nostro amato Pastore
Per come è guidato dallo Spirito Santo e, per come
pastura le anime nostre con la sapienza che viene
dall’alto. Con tutta la riconoscenza e la gloria a Dio.
131
Alcune considerazioni o analisi dello studio – fatte
dalla 50enne.
Il Cristiano, durante la sua vita terrena, deve
acquisire la natura e la mente di Cristo, affinché
incarnando e manifestando queste qualità, potrà
raggiungere quella pace e quella gioia con la quale
gustare appieno le ricchezze del Regno di Dio nella
propria vita e poter godere ed esperimentare le Sue
promesse.
Raggiungendo questo stato attraverso la fede in
Lui,possiamo capire il senso delle cose di Dio,e le
possiamo mettere in pratica.
Dio, nel Suo infinito amore,non costringe l’uomo a
prendere decisioni con la forza, poiché Egli è
amore,perciò propone e non impone.
Egli,lascia libero l’uomo nelle sue scelte,perciò,è
l’uomo il responsabile delle proprie azioni,e non Dio.
Dalle scelte che l’uomo fa, si vedranno poi i frutti Se
scegliamo il bene,secondo la Parola di Dio,avremo tutte
le conseguenze della nostra scelta per ogni bene
possibile.in ogni sfera che concerne tutto il nostro
essere.
Altrimenti, scegliendo l’opposto,cioè per la “ carne,”
si ricevono tutte quelle negatività che, partoriscono
il peccato, generando schiavitù e morte.
Il Cristiano,sottoposto a questi stimoli del male,non è
solo,il Signore, è sempre pronto a liberarlo, essendo
Egli il Liberatore, ed avendo promesso al Padre che, “
nessuno ne perderà dalla Sua mano di tutti quelli che,
il Padre Gli ha dato eccetto il figlio di
perdizione:”perciò,si perde chi si vuole perdere,ma chi
ha veramente nel suo cuore quella piccola parte anche
“infinitesimale”di fiammella,il Signore, farà ogni cosa
per salvarlo,(facendo ritornare a Se l’anima che è
legata dal male,)o per ubbidienza, o per esperienza, o
per sofferenza
Quando il diavolo tenta un’anima, il suo scopo
principale, consiste nel propinare la menzogna con
astuzia presentandola come fosse verità.
132
Eva, mangiò il frutto,cioè, credette alla parola
diabolica del serpente facendo peccare anche Adamo.
Col credere alla menzogna, si fecero rubare dal diavolo
il bene che Dio aveva dato loro.
Perciò, con la disubbidienza,subentrò in loro, questo
stato di male e di negatività che portò la maledizione
e la morte nell’uomo. Col secondo uomo Gesù, è venuta
la grazia per l’umanità attraverso l’amore di Dio per
le sue creature ripristinando nell’uomo la dignità di
figli di Dio per chiunque crede e accetta la Sua
Parola.
L’anima sottoposta a quella parola perversa,non appena
crede e l’assume nel suo cuore,a quel punto,il diavolo,
è riuscito a fare il suo gioco, macchinando in modo
tale, da rubare ciò che Dio ha dato,poiché è bugiardo,
ladro e omicida fin dalla nascita e la sua
manifestazione è questa, raggiungere lo scopo di
uccidere le anime.
Nella natura Cristiana,questo gioco gli riesce molto
difficile, perché, chiunque ha gustato le ricchezze di
Gesù del Suo amore nel Suo Regno, difficilmente ci
rinuncia.
L’anima che ha provato il benessere spirituale,non lo
lascia.qualunque sia il combattimento, anche attraverso
le afflizioni e le prove,l’anima sceglie sempre Gesù.
Mentre l’anima che non ha mai conosciuto la verità è
più soggetta all’influenza negativa del male, ma se in
essa esiste il desiderio della verità e del bene pur
non avendolo mai raggiunto,va alla ricerca di esso,
finché non lo trova nelle promesse di Gesù attraverso
la Sua Parola.
Il lettore, o il credente che leggerà questo studio,( a
mio modesto parere,)sarà immancabilmente portato a fare
un’analisi introspettiva del suo stato fisico, animico
e spirituale cosi profondo e attento, che nessuna
seduta psicoanalitica sarebbe mai in grado di
analizzare. Tutto ciò si può ottenere solo attraverso
questa rivelazione che non viene dall’umano, ma, dallo
Spirito Santo.
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Tutto questo, comporterà sicuramente,un bene prezioso
per molte anime, le quali, per molti casi o situazioni,
più disparate,si trovano nei lacci diabolici del male.
In questa guerra spirituale,l’anima,non sa di essere
ingannata,perciò,pensa sempre di trovarsi nel giusto.
Subendo inconsciamente tutte queste influenze
negative,trovandosi sempre più coinvolta in una
situazione,che si ripercuote poi negativamente in
tutte le tre nature,fisica, spirituale, animica; grazie
a Dio e allo Spirito Santo che veglia sulle anime.
Il Cristiano,è chiamato ad affidarsi completamente
nelle mani di Dio senza riserve, dalle Sue mani, Egli
non ci perderà,Egli ci custodirà fino al giorno del Suo
ritorno, poiché la sola verità è Gesù Cristo “ Essendo
il fedele e il Verace “
Ogni cosa, (dice in Ecclesiaste)è vanità.”
Il tutto dell’uomo è conoscere Dio e osservare i suoi
Comandamenti” Solo allora, ogni uomo che crede e li
osserva con tutto il suo cuore,potrà raggiungere
attraverso l’ubbidienza alla Sua Parola, l’appagamento
completo della vera felicità non i miraggi e le utopie
che ci vuole proporre lo spirito del mondo. L’uomo, per
se stesso, non è in grado di fare il bene,ma la natura
acquisita attraverso la nuova nascita, porta
inevitabilmente il cristiano a produrre il bene per se
e per gli altri.
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INDICE
Impressioni di una credente ............................................................................... 2
Introduzione ..................................................................................................... 5
CAPITOLO 1 ................................................................................................... 8 Sistema dell’intero essere cristiano..................................................................... 8 Elementi da considerare .................................................................................... 9
Legge e corpo fisico ........................................................................................ 16 L’uomo prima del peccato ............................................................................... 19
Passioni e sentimenti ....................................................................................... 21 L’autorità da cui si dipende.............................................................................. 24 Il liberatore..................................................................................................... 26
CAPITOLO 2 ................................................................................................. 32
Il Signore visita e riscatta il suo popolo. ........................................................... 32 Analisi dei sintomi subiti da alcuni testimoni .................................................... 34 Fase d'auspicato equilibrio dell'umana psiche.................................................... 38
Fase in cui la mente commuta il ruolo della coscienza. ...................................... 39 Fase del dominio del male. .............................................................................. 44
CAPITOLO 3 ................................................................................................. 46 Le due aree spirituali – Bene e male. ................................................................ 46
L'ambiente del cuore ....................................................................................... 50 Esempi chiarificatori alla croce ........................................................................ 53
CAPITOLO 4 ................................................................................................. 55 Nel principio .................................................................................................. 55
Il peccato........................................................................................................ 59 Dinamiche del peccato .................................................................................... 61
Il peccato preesiste all’uomo............................................................................ 65 Il diavolo........................................................................................................ 66
CAPITOLO 5 ................................................................................................. 72 Analisi degli elementi spirituali. ....................................................................... 72
Un caso illuminante: storia di Caino. ................................................................ 79 I veri nemici ................................................................................................... 82 Cosa è la nuova nascita ................................................................................... 83
CAPITOLO 6 ................................................................................................. 88
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Alcuni aspetti della cultura umana.................................................................... 88
Rapporto tra anima e illusioni .......................................................................... 91 Il pessimismo, l’amor proprio e la ricerca del piacere ........................................ 93 Il sogno tra l’illusione e la speranza.................................................................. 96
CAPITOLO 7 ................................................................................................. 98
Considerazioni................................................................................................ 98 La Psicoanalisi................................................................................................ 99 L’ermetismo ................................................................................................. 102
Il panteismo che ritorna a manifestarsi............................................................ 103 L’inizio del panteismo – Genesi 2 e 3. ............................................................ 104
CAPITOLO 8 ............................................................................................... 111 Punti di riflessioni e chiarificazioni ................................................................ 111
Testimonianza personale di una trentenne. ...................................................... 118 Differenza tra l’ascolto della voce del male rispetto a quella del bene. .............. 122
Fase conclusiva............................................................................................. 125 Commento del Pastore all’ultima aggressione del maligno. .............................. 125 L’anima torna a testimoniare ......................................................................... 126
Testimonianza fatta da una persona cinquantenne ........................................... 127 Alcune considerazioni o analisi dello studio – fatte dalla 50enne. ..................... 131
INDICE ....................................................................................................... 134