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SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI LIBERTÀ SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE PUBBLICITÀ INFERIORE AL 45% EDITORIALE LIBERTÀ S.P.A. - VIA BENEDETTINE 68 - 29121 PIACENZA - TEL 0523-39.39.39 - FAX 0523-34.79.76 - www.liberta.it RAPPORTO ECONOMIA Piacenza fronteggia la crisi Nel 2008 il Pil procapite è salito: siamo al 21° posto in Italia di PAOLO RIZZI l 2008 si è chiuso con una tenu- ta sostanziale del sistema econo- mico piacentino, ma solo grazie alla prima metà dell’anno che non a- veva ancora subito gli effetti del crol- lo che sta travolgendo l’economia internazionale.Nel 2009 anche Pia- cenza sarà colpita dalla recessione, che per intensità sembra paragona- bile solo alla depressione del ’29, es- sendo la prima vera crisi globale,che ha toccato tutti i paesi del mondo e trasversalmente tutti i settori econo- mici. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, l’economia plane- I taria riduce la crescita del Pil con si- tuazioni drammatiche in alcune aree occidentali, Stati Uniti e Giappone in testa. Anche i paesi Bric (Brasile, Rus- sia, India, Cina), la locomotiva del mondo, hanno dimezzato i loro tassi di crescita, pur ancora positivi. Non sappiamo ancora quali saranno gli effetti reali sul sistema economico piacentino, perché nel 2008 le stime sul prodotto interno lordo hanno re- gistrato una leggera crescita seppu- re prossima allo zero. Anche il pil procapite è salito por- tando Piacenza al 21° posto nella graduatoria nazionale. Un dato nuo- vo, il patrimonio medio familiare (ca- se,depositi, attività finanziarie), posi- ziona Piacenza addirittura all’ottavo posto in Italia, confermando la ric- chezza diffusa del nostro territorio. Anche sul fronte occupazionale il 2008 non ha fatto vedere a Piacenza lo tzunami internazionale: con un tasso di disoccupazione all’1,9% (il più basso in Italia) e discreti tassi di attività e occupazione,sembra quasi che le conseguenze della tempesta non si siano ancora manifestate. I se- gnali recessivi in eff etti si sono riscon- trati solo negli ultimi mesi dell’anno scorso, mentre la prima metà del 2008 aveva registrato trend molto positivi sul fronte industriale e delle esportazioni, come già nell’ultimo biennio. Quali sono allora gli indicatori ne- gativi che preludono ad un 2009 che sarà sicuramente durissimo? In primis gli aumenti della cassa in- tegrazione sia ordinaria che straordi- naria, che già nel 2008 sono risultati consistenti, e che da gennaio sono addirittura esplosi in quasi tutti i set- tori, ad eccezione del comparto ener- gia, raccorderia, e agroalimentare. Anche la demografia imprenditoria- le ha mostrato segnali negativi con il tasso di natalità e di sviluppo delle imprese diventato negativo, conside- rando le cancellazioni d’ufficio. La congiuntura negativa si vede soprattutto nell’edilizia, nella mecca- nica, nel commercio e nell’artigiana- to che già hanno sofferto nel 2008 e nei primi mesi dell’anno segnano crolli a due cifre di vendite, ordini, fat- turato. Infine l’interscambio con l’estero fa registrare,per la prima volta da an- ni, un saldo della bilancia commer- ciale negativo anche a Piacenza. Con l’export che cresce in misura molto inferiore agli anni precedenti e subirà ulteriori ridimensionamenti nei pros- simi mesi. Saprà reagire il sistema economi- co piacentino? Dipende ovviamente dalla durata della crisi mondiale, che si spera possa terminare nel 2010. Certo è che ai nostri imprenditori oc- corre da un lato un surplus di capa- cità innovativa e commerciale, ma anche il sostegno delle istituzioni, dei lavoratori e soprattutto del sistema del credito che non può dimenticare il proprio ruolo primario di supporto allo sviluppo delle imprese. Il sistema economico sta reagendo

Liberta - Rapporto Economia

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Liberta Inserto Speciale Rapporto Economia 20090509

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Page 1: Liberta - Rapporto Economia

SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI LIBERTÀSPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALEPUBBLICITÀ INFERIORE AL 45%EDITORIALE LIBERTÀ S.P.A. - VIA BENEDETTINE 68 - 29121 PIACENZA - TEL 0523-39.39.39 - FAX 0523-34.79.76 - www.liberta.it

RAPPORTO ECONOMIA

Piacenza fronteggia la crisiNel 2008 il Pil procapite è salito: siamo al 21° posto in Italia

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l 2008 si è chiuso con una tenu-ta sostanziale del sistema econo-mico piacentino, ma solo grazie

alla prima metà dell’anno che non a-veva ancora subito gli effetti del crol-lo che sta travolgendo l’economiainternazionale. Nel 2009 anche Pia-cenza sarà colpita dalla recessione,che per intensità sembra paragona-bile solo alla depressione del ’29, es-sendo la prima vera crisi globale,cheha toccato tutti i paesi del mondo etrasversalmente tutti i settori econo-mici.

Per la prima volta dalla secondaguerra mondiale, l’economia plane-

I taria riduce la crescita del Pil con si-tuazioni drammatiche in alcune areeoccidentali,Stati Uniti e Giappone intesta. Anche i paesi Bric (Brasile, Rus-sia, India, Cina), la locomotiva delmondo,hanno dimezzato i loro tassidi crescita, pur ancora positivi. Nonsappiamo ancora quali saranno glieffetti reali sul sistema economicopiacentino, perché nel 2008 le stimesul prodotto interno lordo hanno re-gistrato una leggera crescita seppu-re prossima allo zero.

Anche il pil procapite è salito por-tando Piacenza al 21° posto nella

graduatoria nazionale.Un dato nuo-vo,il patrimonio medio familiare (ca-se,depositi,attività finanziarie),posi-ziona Piacenza addirittura all’ottavoposto in Italia, confermando la ric-chezza diffusa del nostro territorio.

Anche sul fronte occupazionale il2008 non ha fatto vedere a Piacenzalo tzunami internazionale: con untasso di disoccupazione all’1,9% (ilpiù basso in Italia) e discreti tassi diattività e occupazione, sembra quasiche le conseguenze della tempestanon si siano ancora manifestate. I se-gnali recessivi in effetti si sono riscon-

trati solo negli ultimi mesi dell’annoscorso, mentre la prima metà del2008 aveva registrato trend moltopositivi sul fronte industriale e delleesportazioni, come già nell’ultimobiennio.

Quali sono allora gli indicatori ne-gativi che preludono ad un 2009 chesarà sicuramente durissimo?

In primis gli aumenti della cassa in-tegrazione sia ordinaria che straordi-naria, che già nel 2008 sono risultaticonsistenti, e che da gennaio sonoaddirittura esplosi in quasi tutti i set-tori,ad eccezione del comparto ener-

gia, raccorderia, e agroalimentare.Anche la demografia imprenditoria-le ha mostrato segnali negativi con iltasso di natalità e di sviluppo delleimprese diventato negativo,conside-rando le cancellazioni d’ufficio.

La congiuntura negativa si vedesoprattutto nell’edilizia,nella mecca-nica, nel commercio e nell’artigiana-to che già hanno sofferto nel 2008 enei primi mesi dell’anno segnanocrolli a due cifre di vendite,ordini,fat-turato.

Infine l’interscambio con l’esterofa registrare,per la prima volta da an-

ni, un saldo della bilancia commer-ciale negativo anche a Piacenza.Conl’export che cresce in misura moltoinferiore agli anni precedenti e subiràulteriori ridimensionamenti nei pros-simi mesi.

Saprà reagire il sistema economi-co piacentino? Dipende ovviamentedalla durata della crisi mondiale, chesi spera possa terminare nel 2010.Certo è che ai nostri imprenditori oc-corre da un lato un surplus di capa-cità innovativa e commerciale, maanche il sostegno delle istituzioni,deilavoratori e soprattutto del sistemadel credito che non può dimenticareil proprio ruolo primario di supportoallo sviluppo delle imprese.

Il sistema economico sta reagendo

Page 2: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Meno spinta propulsivaCalano volume di affari e ore lavorate

Un 2008 difficile per il settoremanifatturiero, il commercio e l’artigianatoPer l’agricoltura un anno non buono

Nel 2008 arrivano i primi segnalidi rallentamento di alcuni trendE’ in atto una brusca contrazione nel settore dell’edilizia

Ecco i punti salienti dell’analisicongiunturale sull’economiapiacentina presentata ieripomeriggio da Giuseppe Parenti,presidente della Camera diCommercio di Piacenza,a PalazzoGotico.

L’ECONOMIA PIACENTINARipassando velocemente quantoè emerso dalla raccolta e dall’ana-lisi puntuale dei dati statistici cheriassumono le dinamiche socio-economiche evidenziatesi nelcorso del 2008 nella nostra provin-cia, si iniziano a leggere segnali dirallentamento di alcuni trend chenegli ultimianni eranostati buoni,accompa-gnati da ri-sultati anco-ra favorevoli.Il 2008 è sta-to quindi inparte dico-tomico, po-sitivo per al-cuni aspetti,negativo peraltri.

Prodottointerno lor-do e Valoreaggiunto sono stati stimati in cre-scita, a prezzi correnti e quindi allordo dell’inflazione, anche nelconfronto tra 2007 e 2008. Più2,8% è la variazione del valore ag-giunto complessivo, più 2,4%quella del PIL. Dell’1% circa inve-ce la crescita del prodotto internolordo pro capite. Se il 2008 nonporterà grosse sorprese, Piacenzadovrebbe confermarsi ai primiposti della graduatoria nazionaledelle province per quanto riguar-da il patrimonio medio familiare.Nel 2007 infatti occupavamo l’ot-tava posizione, davanti a realtà co-me la stessa Bologna.

Sul fronte occupazione se da unlato la stima del valore del tasso didisoccupazione è ancora moltofavorevole (1,9% per Piacenza)pure si riscontra un avvio di ridu-zione del tasso di occupazione(dal 50,3% del 2007 al 50% ipotiz-zato per l’anno scorso) a cui si ab-bina una crescita molto elevatadella Cassa integrazione sia ordi-naria che straordinaria. Del579,43% l’aumento della cassa in-tegrazione guadagni ordinaria(con meccanica, trasformazionedei minerali e metallurgia in pri-ma linea) e del 216,32% l’aumen-to che ha interessato la cassa inte-grazione straordinaria (la gestio-ne edilizia è passata da zero orenel 2007 a 135.496 ore nel 2008).

La demografia imprenditorialeha mostrato segnali non uniformi.Il saldo tra imprese iscritte e cessa-te - al netto delle procedure dicancellazione d’ufficio - è statopositivo ma per un valore moltocontenuto, chenon si aveva piùdal 2000. Il tassodi crescita delleimprese si è fer-mato al di sottodel valore medionazionale. Gliimprenditori nelloro complessosono diminuitianche se al lorointerno la com-ponente femminile si è legger-mente rafforzata.

Sono aumentati nuovamentegli imprenditori stranieri, anche sein misura meno marcata rispettoagli ultimi anni. D’altro canto è inatto una brusca contrazione nelsettore dell’edilizia che, con ilcommercio, accorpa il 70% degliimprenditori stranieri operantinella nostra provincia.

I segnali circa il rallentamentoche ha interessato l’edilizia sonomolteplici: diminuisce la spintapropulsiva sullo stock delle impre-se registrate, cala il volume di affa-ri, calano le ore lavorate dagli ope-rai delle imprese iscritte alla cassaedile.

Anche il settore manifatturiero,il commercio e l’artigianato han-

no avuto un 2008 difficile. Se perl’industria manifatturiera i pro-blemi seri sono iniziati con la ri-presa dell’attività dopo l’estate,per il commercio ed ancora di piùper l’artigianato tutto l’anno ha a-vuto risultati peggiori del 2007 edun calo degli ordinativi a fine 2008non lascia presagire nulla di buo-no per l’avvio del 2009. L’agricol-tura dovrebbe avere avuto a suavolta un anno non buono per laredditività a causa dell’aumentodei costi di gestione, a fronte di unleggero calo della produzione lor-da vendibile. Il terziario dovrebbeessere rimasto piuttosto staziona-rio sia per consistenza che per ri-sultati economici.

I fallimenti sono aumentati inpercentuale del36%, di fatto per9 unità comples-sive (da 25 a 34), iprotesti invecehanno visto unariduzione sul2007 anche sel’ammontarecomplessivo è ditutto rilievo, so-prattutto a causadella somma im-

putabile agli assegni che rappre-sentano più del 60% degli effettiprotestati.

La capacità attrattiva della pro-vincia però non è venuta meno, inquanto la popolazione è aumen-tata ancora grazie al saldo migra-torio (quello naturale peraltro -pur restando negativo - ha vistoun leggero miglioramento). Nel-l’ambito della popolazione stra-niera spicca la crescita marcata in-tervenuta nel gruppo di personenate in Romania. Il loro peso sultotale sta aumentando rapida-mente.

L’interscambio con l’estero èaumentato ancora - a velocità ri-dotta - ma l’import, per la primavolta, ha superato l’export, de-terminando un saldo della bi-

lancia commerciale negativo per18 milioni di euro. Tra i prodottipiù importati spiccano gli auto-veicoli mentre i più venduti al-l’estero sono tubi e macchine.Piacenza resta tra le provinceche esportano una quota moltoalta di prodotti ad alta tecnolo-gia mentre importa soprattuttoprodotti tradizionali.

POPOLAZIONELa popolazione della provincia

di Piacenza è arrivata a contare adicembre 2008, secondo i datiprovvisori forniti dalle ammini-strazioni comunali, 285.922 abi-tanti, 4.306 in più rispetto al datodi dicembre 2007 (+1,53%).

La crescita registratasi tra fine2007 e fine 2008 è superiore aquella che si era avuta tra la finedel 2006 e la fine del 2007 per cir-ca un migliaio di abitanti. Pari al48,77% è la rappresentanza ma-schile a fronte del 51,23% di quel-la femminile.

Nel 2000 i residenti in provinciaerano 266.987: la crescita numeri-ca del periodo è stata di 18.935 u-nità, pari ad una variazione per-centuale del 7,1%.

La densità abitativa è arrivata a110,42 abitanti per kmq, crescen-do di nuovo rispetto al valore di108,75 abitanti segnalato nel 2007.Sono 33 i comuni nei quali la den-sità abitativa del 2008 è aumenta-ta rispetto a quella calcolata unanno fa, questo è successo in tut-ti i 17 comuni di pianura, in 14 diquelli collinari e solo in 2 dei mon-tani. Per contro in 9 comuni degli11 montani la densità si è ridottacon la punta minima di Zerba(4,18 abitanti a kmq.).

Suddividendo la popolazioneper fasce altimetriche si ricava co-sì che in montagna risiede il 5,1%della popolazione provinciale, incollina il 29,2% ed in pianura il re-stante 65,7% del totale. La seriestorica dei dati dall’inizio del nuo-

vo millennio mette ben in lucequesti andamenti: una continuacontrazione della popolazione inmontagna che invece va a collo-carsi in collina e ancora di più inpianura.

Le variazioni assolute in sensonegativo hanno raggiunto i valorimaggiori nei comuni di Caminata,Cerignale, Ferriere e Piozzano. Percontro gli aumenti più consisten-ti hanno interessato Gossolengo eGragnano.

Tali modifiche non hanno rica-dute sulla graduatoria dei comunicon le densità più elevate che siconfermano Piacenza (859,18 abi-tanti a kmq), Rottofreno (323,75 a-bitanti a kmq), Castel San Giovan-ni (306,60 ab/kmq) e Fiorenzuola(247,86 ab/kmq).

Il 2008 è stato allietato da 2.481nascite e rattristato da 3.523 de-cessi. Sia l’uno che l’altro dato so-no risultati in aumento rispetto al2007 ma dal momento che perfortuna l’aumento che ha interes-sato i nati è stato maggiore diquello delle morti (+52 nel primocaso e +27 nel secondo) il saldonaturale è migliorato passando da-1.067 a -1.042 unità. Il tasso dicrescita naturale conseguente èpari al -3,7 per mille. Otto i comu-ni che hanno registrato un saldonaturale positivo, nell’ordine Rot-tofreno, Gossolengo, Gragnano,San Giorgio, Rivergaro e Podenza-no, San Pietro in Cerro e Pontenu-re.

Nuovamente cresciuto il saldomigratorio provinciale che già nel2007 era risultato di ben 995 unitàpiù elevato rispetto a quello del2006. Nel 2008 la differenza trapersone iscritte e cancellate alleanagrafi dei comuni provinciali èarrivata a 5.348 unità pari ad untasso migratorio totale del 18,8 permille (era stato del 15,9 per millenel 2007) che attesta una vivacitàdi attrazione della provincia. So-no stati solo 9 i comuni in cui iltasso migratorio ha avuto segno

meno. L’esame puntuale dei datimette in luce che il comune che,dopo Gossolengo, ha registrato iltasso migratorio più ampio èquello di Ottone. I 29 nuovi iscrit-ti, a fronte dei quali sono state re-gistrate 7 cancellazioni, hannoportato il tasso migratorio 2008 diquesta realtà al 35,6 per mille.

Piacenza città ha varcato la so-glia dei 101mila residenti attestan-dosi sul valore di 101.778.

Il peso della popolazione stra-niera sul totale è arrivato nel 2008all’11,6% con la punta massima aCastel San Giovanni dove raggiun-ge il 17,8%. In 10 dei 48 comuni ladensità di questa componente sicolloca al di sopra della media. Icomuni sono nell’ordine: CastelSan Giovanni,Borgonovo, Sar-mato, Agazzano,Piacenza, Villa-nova sull’Arda,Cortemaggiore,Fiorenzuolad’Arda, Ziano ePianello. Nel ca-poluogo, in par-ticolare, la per-centuale di stra-nieri sul totaledei residenti è del 14,1% (due pun-ti in più rispetto al 2007) mentre ilpeso della componente dei mino-ri si è fermato al 22,5%. Tra i co-muni nei quali questa densità èinferiore al 5% spicca Gossolengo,unica realtà locale collocata inpianura. Il totale provinciale deiresidenti con nazionalità estera èdi 33.148 unità, 4.729 in più sul2007.

Suddividendo questa popola-zione per fasce di età si osservache il 51,11% è collocato nella fa-scia 15-39 anni che è quindi la piùnumerosa, seguita da quella 40-64anni che raccoglie il 25,69% del to-tale. Nella fascia sotto i 15 anni siraduna il 21% dei cittadini stranie-ri e solo il 2,18% ha più di 64 anni.Per poter eseguire dei confronti

interprovinciali è necessario ricor-rere all’impiego dei dati ISTAT (Bi-lancio demografico) che fanno ri-ferimento alla situazione 2007.

Con riguardo agli indicatori de-mografici si può osservare che iltasso di natalità riscontrato a Pia-cenza (8,7 per mille) era più bassosia della media regionale (9,5 permille) che del valore medio italia-no (9,5 per mille) e che, nell’ambi-to interprovinciale di confronto,solo Pavia (8,6 per mille) si collo-cava immediatamente al di sotto.Sul fronte mortalità l’indicatorerelativo continuava a mantenerea Piacenza (12,5 per mille) un va-lore ben più alto sia della mediaregionale (10,9 per mille) che diquella del Paese (9,6 per mille). Dinuovo era Pavia ad avvicinarsi inmisura più stretta alla situazionedemografica piacentina con untasso di mortalità del 12 per mille.Il valore del saldo migratorio pia-centino (15,9 per mille) -semprecon riferimento al 2007- è risulta-to più elevato sia di quello medioregionale (13,8 per mille) che diquello medio italiano (8,4 per mil-le). Solo Parma (tra le realtà in esa-me) però ha avuto nel 2007 un sal-do migratorio più contenuto diquello piacentino: Pavia sembradall’altro lato essere stata quellacon la migliore attrattività avendoregistrato un valore di questo indi-catore pari al 21,8 per mille. E’ in-teressante notare che questo risul-tato deriva sia da un saldo migra-torio con l’estero consistente (12,8per mille) che da un saldo migra-torio interno significativo (8,3 permille, contro un 3,2 per millle as-segnato alla nostra provincia).

Tornando ad esaminare il datorelativo alla componente stranie-ra pare opportuno evidenziareche tra il 2006 ed il 2007 la dimen-sione della variazione intervenutanello stock è tornata a crescere intutte le realtà territoriali che sia-mo soliti studiare. Passando ad os-servare - per Piacenza - quali sonoi Paesi di provenienza degli stra-nieri che qui risiedono, si possonofare alcune osservazioni. La primaè che - fermandosi a guardare lenazionalità più rappresentate -non ci sono variazioni da un annoall’altro. Albania, Marocco, Roma-nia, Macedonia, Ecuador, India,Ucraina, Bosnia Erzegovina, Tuni-sia, Serbia e Montenegro raggrup-pano da tempo più del 70% deiresidenti non italiani. La secondaosservazione è che tra il 2006 ed il2007 vi sono state delle grosse va-riazioni in alcuni di questi "grup-pi".

I cittadini rumeni, ad esempio,sono aumentati dell’84,67%, pas-sando da 1.800 a 3.324, ma anchegli ucraini hanno registrato un in-cremento del 26,23% e gli indianidel 20,88%. Per effetto di questevariazioni a fine 2007 albanesi emarocchini sono rimasti ai primidue posti della graduatoria co-

struita sulla nu-merosità ma alterzo posto i ma-cedoni sono statiscalzati propriodai rumeni ed icittadini ucrainisono saliti dal-l’ottavo al setti-mo posto.

Un’ulterioreosservazione sipuò fare fissan-

dosi sulla distinzione per genere,ovvero che le donne con naziona-lità rumena, ecuadoriana e ucrai-na sono di più dei maschi con lastessa provenienza.

Sempre secondo il bilancio de-mografico 2007 pubblicato dall’I-stat l’incidenza della componenteestera nelle province più occiden-tali dell’Emilia Romagna è supe-riore al 9% (10,1% a Piacenza,9,2% a Parma, 10,3% a Reggio E-milia) mentre la media regionale èdell’8,6% e quella nazionale del5,8%. A Piacenza risulta esserepresente il 7,8% degli immigratiresidenti in regione (con una po-polazione che è invece il 6,6% diquella regionale).

CONTINUA A PAGINA 2�

Popolazione in crescitaIn tutta la provincia adicembre 2008: 285.922abitanti, 4.306 abitantiin più rispetto al dicembre 2007

L’immigrazioneA Piacenza è presenteil 7,8% degli immigratiresidenti in Emilia (conuna popolazione che è il6,6% di quella regionale)

Fonte: Elaborazione Unioncamere - Istituto Tagliacarne

Prodotto interno lordo a prezzi correntiPiacenza e confronti territoriali - Anni 2006/2008

Piacenza 7.773,7 8.331,9 8.528,6Parma 12.910,0 13.639,9 13.694,8Reggio Emilia 15.465,9 16.335,5 17.260,7Cremona 9.316,7 9.738,3 9.694,8Lodi 5.638,4 5.879,8 6.207,7Pavia 12.784,5 13.370,3 13.965,2EMILIA-ROMAGNA 121.471,7 127.247,8 129.842,8ITALIA 1.485.377,3 1.544.915,1 1.572.243,1

Anno 2006 Anno 2007Prodotto Interno Lordo in milioni di euro

Anno 2008

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Infocamere

Imprenditori individuali extracomunitariNel Registro Imprese - Piacenza e confronti territoriali - Anno 2008

Piacenza 1.732 18.995 9,1Parma 2.876 26.388 10,9Reggio Emilia 4.826 33.280 14,5Cremona 1.428 17.670 8,1Lodi 964 9.970 9,7Pavia 1.954 31.291 6,2Emilia Romagna 24.730 260.291 9,5ITALIA 240.594 3.432.916 7,0

ImprenditoriIndividualiExtraUE

Totale DitteIndividualiRegistrate

% ImprenditoriExtraUE

sul Totale

Giuseppe Parenti,presidente dellaCamera di Commerciodi Piacenza

LIBERTÀSabato 9 maggio 20092

Page 3: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Piacenza la ventunesimaAl 6° posto tra quelle dell’Emilia

Nel 2007 le famiglie piacentine avrebbero avutoin media un patrimonio di 480.199 euro(composto da attività reali ed attività finanziarie)

Il terziario fornisce il 65,4%del valore aggiunto complessivoNel 2008 il Pil a Piacenza a 8.528,6 milioni di euro (+2,4%)

�SEGUE DA PAGINA 2

IL PROCESSO DI CREAZIONEDELLA RICCHEZZAProdotto interno lordo e del Va-lore aggiunto sono gli indicatoriche possono aiutare ad eseguirel’analisi della ricchezza generataall’interno di un territorio .

Il valore aggiunto a prezzi cor-renti stimato dall’Istituto Taglia-carne e da Unioncamere per lanostra provincia - per l’anno2007 - ammonta a 7.447,5 milio-ni di euro (+7,6% sul 2006) men-tre dovrebbe essere arrivato a7.658 milioni di euro per il 2008(+2,8% sul 2007).

L’entità delle variazioni medieosservate tra il 2006 ed il 2007 èpiuttosto elevata e pone Piacen-za al primo posto tra le provinceche studiamo. Tra il 2007 ed il2008 la crescita del valore ag-giunto è proseguita anche se inmisura più diversificata. Risulta-ti migliori rispetto a quelli del2007 si sarebbero infatti eviden-ziati per Lodi e Reggio Emiliamentre per Piacenza e Parmal’incremento sarebbe stato piùcontenuto. Un unico segno me-no accompagna il dato di varia-zione di Cremona.

Il settore che ha visto a Piacen-za una crescita maggiore del va-lore aggiunto prodotto tra il 2006ed il 2007 è quello agricolo(+39,4%). Variazioni in aumentosi leggono anche per l’industrianel suo complesso (+7,9%), con ilcontributo più elevato dato dalsettore industriale in senso stret-to (+8,5%). Un poco più lenta in-vece la crescita che ha riguarda-to i servizi (+5,8%).

La composizione percentualedel valore aggiunto per settore diattività economica mostra che aPiacenza il peso dell’agricolturanel 2007 è del 4,4% (era del 3.4%solo l’anno precedente), di undecimale più alto di quanto ilsettore primario pesi a Lodimentre l’industria nel suo com-plesso (industria in senso strettopiù costruzioni) arriva al 30,2%(in linea con il 2007), l’incidenzapiù contenuta se posta a con-fronto con quella del settore nel-le province limitrofe. Rilevante èil significato dei servizi: a Piacen-za il terziario fornisce il 65,4% delvalore aggiunto complessivo,ammontare che risulta un pocopiù basso di quello nazionale(70,4%) ma più elevato di quelloregionale (63,6%). Tra il 2006 ed il2007 la sua importanza si è leg-germente ridotta (di 1 puntopercentuale circa la variazione).

L’Istituto Tagliacarne ed U-nioncamere hanno prodotto re-centemente anche dei dati di sti-ma sul Prodotto interno lordodel 2007 e del 2008. La sua consi-stenza complessiva sarebbe arri-vata nel 2008 a Piacenza a8.528,6 milioni di euro, con unavariazione di 2,4 punti percen-tuali sul 2007. La revisione deidati di contabilità economicaterritoriale eseguita a seguitodella diffusione delle relative sti-me Istat ha fatto ricalcolare, alrialzo, la variazione intervenutatra il 2006 ed il 2007 che è passa-ta dal +5,2% stimato l’anno scor-so al +7,2%, un risultato di tuttorilievo in quanto superiore aquanto riscontrato in tutti i con-fronti territoriali cui siamo abi-tuati. Nell’ultimo anno inveceincrementi più significativi han-no interessato Reggio Emilia(+5,7%), Lodi (+5,6%) e Pavia(+4,4%).

Il PIL ai prezzi base per abitan-te, in euro correnti, sarebbe arri-vato nel 2008, secondo le stimeTagliacarne-Unioncamere, a30.059 euro, portando Piacenzaad occupare la 21nesima posi-zione nella graduatoria delleprovince italiane, con una risali-ta, rispetto al 2007, di 2 posizio-ni (il dato aggiornato relativo al2007 è di 29.765 euro pro capite).

Il dato piacentino è soddisfa-cente in quanto la provincia a

questo punto si colloca al 6° po-sto tra quelle dell’Emilia Roma-gna (alle spalle di Piacenza tro-viamo Forlì-Cesena, con 29.829euro ad abitante, Ravenna, con29.110 euro/abit. e Ferrara, con26.271 euro/abit., pari al valoremedio nazionale) e al terzo po-sto tra tutte le province di con-fronto in quanto Lodi, Cremonae Pavia sono piuttosto distanti(Lodi al 39° posto, Cremona al45°, Pavia al 51°). Sia Parma cheCremona avrebbero visto una ri-duzione del PIL pro capite tra il2007 ed il 2008.

Un dato ulteriore che può for-nire indicazioni circa la ricchez-za disponibile a Piacenza è quel-lo del patrimonio per famiglia.Nel 2007, secondo le elaborazio-ni Unioncamere-Tagliacarne, lefamiglie piacentine avrebbero a-vuto in media un patrimonio di480.199 euro (composto da atti-vità reali ed attività finanziarie).Secondo questo indicatore Pia-cenza occupa l’8° posto nellagraduatoria nazionale. E’ inte-ressante osservare che, nelle pri-me 10 posizioni, si collocano ben5 province emiliano-romagnole:Forlì (3°), Rimini (5°), Modena(6°), Piacenza e Bologna (9°). Alvertice della classifica è posizio-nata Aosta (con un patrimoniofamiliare medio di 518.793 euro)mentre al 103° posto è posizio-nata Vibo Valentia (191.408 eu-

ro). Ciò che accomuna tutte lerealtà territoriali che esaminia-mo è che il contributo maggiorealla formazione del patrimonioè dato dalle attività reali (abita-zioni e terreni) mentre le attivitàfinanziarie (depositi, valori mo-biliari e riserve) incidono conproporzioni variabili che vannodal 38,48% della media italianaal 43,63% di Reggio Emilia.

Il reddito lordo disponibilecomplessivamente per le fami-glie della provincia di Piacenza èpassato da 5 milioni 722.800 eu-ro nel 2006 a 5 milioni 897.400euro nel 2007, con un incremen-to del 3,1%.

LA DINAMICAIMPRENDITORIALE

A Piacenza l’imprenditorialitàè abbastanza diffusa se la si cal-cola rapportando il numero diimprese attive alla popolazioneresidente. Il valore di tale rappor-to è - per il 2008 - pari a 101,38imprese attive ogni 1.000 abitan-ti. Questo perché il numero diimprese attive è salito da 28.528del 2007 a 28.987 di fine 2008.

Un parallelo con le province diconfronto è possibile solo sul2007 in quanto non sono ancoradisponibili i dati demografici difine 2008 raccolti dall’Istat. Ne e-merge che il territorio regionaledell’Emilia Romagna risulta a vo-

cazione imprenditoriale piùspinta di quello lombardo, conl’attenzione di sottolineare che sistanno solo confrontando delleconsistenze e non dimensionimedie delle imprese o fatturato.Per Piacenza tra il dato 2007 equello 2008 di fatto non esistonovariazioni se non minime.

Se, come si è implicitamenteosservato sopra, le imprese atti-ve a Piacenza sono aumentate di459 unità, va invece fatto notareche lo stock di imprese registra-te è passato da 32.090 a 31.995,con una riduzione netta di 95imprese (-0,30%). Occorre ri-marcare che gli uffici del Registroimprese hanno proseguito l’atti-vità di verifica intrapresa nel2007 sulle imprese effettivamen-te operative, attività che ha por-tato alla cancellazione d’ufficio,nel solo 2008, di 268 realtà azien-dali. Se questo non fosse avvenu-to la differenza di stock sarebbestata ancora positiva ma per 173unità, il valore più basso dal2003.

Il saldo tra imprese iscritte ecessate (ivi incluse le cancellated’ufficio) è negativo per 109realtà e determina in tal modoun valore del tasso di crescita ne-gativo (-0,34%) per la prima vol-ta dal 2000 ad oggi. Mentre lecessazioni avutesi nel 2008(2.231 unità) sono sostanzial-mente in linea con quelle del

2007 (al lordo delle cessazionid’ufficio), le iscrizioni sono ap-parse in calo (da 2.341 a 2.122, ri-duzione pari a 9,35 punti per-centuali). Forse le avvisaglie del-la crisi che si erano avvertite giàa partire dal secondo semestre2008 hanno influito sulla deci-sione di tentare nuove "avventu-re" imprenditoriali.

Al netto delle cancellazionid’ufficio invece le cessazioni2008 sarebbero state di meno diquelle del 2007. Qualora si ri-consideri il saldo a queste con-dizioni il suo ammontare sale a159 unità pari ad un tasso di cre-scita dello 0,50%, di poco piùcontenuto di quello nazionaleche arriva allo 0,59%.

A Parma e Reggio Emilia il tas-so di crescita sarebbe stato nega-tivo anche senza che fossero in-tervenute le cancellazioni d’uffi-cio. Il rallentamento nella dina-mica imprenditoriale ha acco-munato tutte le realtà che stu-diamo, tra le quali laperformance migliore è stata ot-tenuta da Pavia.

Sessantasette in più del 2007(+0,18%) il numero di unità loca-li registrate a Piacenza il cui tota-le è arrivato a 38.128 unità.

LA DINAMICA PER FORMA GIURIDICA

Una delle tendenze che si so-

no messe in luce negli ultimi an-ni è stata quella che ha portatoad un progressivo aumento diimportanza per le società di ca-pitale all’interno della compagi-ne imprenditoriale piacentina.

Nel 2000 questa forma giuridi-ca interessava 3.664 imprese suun totale di 30.071, nel 2008 lesocietà di capitale sono arrivate a5.465 unità su un totale di 31.995.Questo vuol dire che l’incidenzarelativa è salita dal 12,2% al17,1%. Osservando la serie stori-ca dei dati non si può non evi-denziare che tra il 2007 ed il 2008il numero di società di capitale èdiminuito (da 5.506 a 5.465). Tresono i fattori che hanno deter-minato questa riduzione: da unlato le già citate cessazioni d’uf-ficio che hanno riguardato ben219 società di capitale, dagli altriun calo effettivo nelle iscrizionied un leggero incremento dellecessazioni (anche escludendoquelle d’ufficio).

Nonostante tali considerazio-ni, se non si fosse intervenuticon modifiche d’ufficio il tassodi crescita delle società di capita-le sarebbe stato nuovamente po-sitivo (2,72%).

Anche lo stock di imprese in-dividuali si è contratto nell’ulti-mo anno per effetto di più ces-sazioni e minori iscrizioni. Il to-tale è passato da 19.012 realtà nel2007 a 18.995 nel 2008. In questocaso le cessazioni d’ufficio nonhanno determinato sbalzi di ri-lievo in quanto si sono limitate a29 unità.

Nel 2008 le società di personeregistrate ammontavano a 6.765unità, (erano 6.817 nel 2007). An-che se lo stock nel complesso ècalato, le cessazioni di questeimprese sono diminuite di quasi100 unità tra il 2007 ed il 2008.

Un saldo positivo è stato quel-lo che ha interessato le altre for-me la cui incidenza sul totale èdi fatto stazionaria dal 2006.

LA DINAMICA PER TERRITORIO

Tutti negativi - fatta eccezioneper Pavia - i valori delle variazio-ni nello stock di imprese regi-strate nelle province che tenia-mo sotto osservazione da alcunianni. Lo stesso peraltro si può di-re con riguardo sia al contestoregionale che a quello nazionale.Il range di tali variazioni è piutto-sto contenuto oscillando dal -0,22% di Lodi e Cremona al -0,51% dell’Emilia Romagna nelsuo complesso.

A livello di struttura imprendi-toriale anche nel 2008 Piacenza ePavia restano, tra le provinceconfinanti, quelle nelle qualil’incidenza delle imprese indivi-duali ha il valore più elevato sultotale (nel pavese si è oltre il 62%delle imprese registrate), percontro Parma è contraddistintadalla quota maggiore di societàdi capitale (22,14% sul totale).

Nel 2008 in 30 dei 48 comuniche compongono la nostra pro-vincia il saldo tra iscrizioni e ces-sazioni ha assunto segno negati-vo. Le realtà con le più grandicontrazioni sono, nell’ordine,Piacenza (-106), Borgonovo e Lu-gagnano (-16), Vernasca e Ziano(-12), Caorso (-11), Nibbiano ePiozzano (-10). Ribaltando lagraduatoria sui 15 comuni in cuiinvece ci sono state variazionipositive (tre sono i comuni chepur avendo avuto movimenta-zioni hanno un bilancio in pa-reggio e tra questi spicca Fioren-zuola con 103 iscrizioni e 103cessazioni) troviamo Rottofreno(+40), Castel San Giovanni (+17),Rivergaro (+15), Bobbio e Coli(+9).

Calcolando il rapporto tra leimprese attive e la popolazioneresidente in ogni comune se nepuò desumere un indicatore del-l’imprenditorialità a livello disingola realtà territoriale.

CONTINUA A PAGINA 5�

Fonte: Moviemprese

Consistenza e movimentazione anagrafica del Registro ImpresePiacenza - Anno 2008

A 01 Agricoltura, caccia e relativi servizi 6.274 6.234 246 312 3 -66 -63 A 02 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali 56 46 4 0 0 4 4 B 05 Pesca,piscicoltura e servizi connessi 3 2 0 0 0 0 0 CA11 Estraz.petrolio greggio e gas naturale 2 1 0 0 0 0 0 CB14 Altre industrie estrattive 33 23 1 1 0 0 0 DA15 Industrie alimentari e delle bevande 592 522 25 40 8 -15 -7 DA16 Industria del tabacco 1 1 0 0 0 0 0 DB17 Industrie tessili 98 82 1 12 5 -11 -6 DB18 Confez.articoli vestiario-prep.pellicce 142 116 4 19 5 -15 -10 DC19 Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio 37 31 3 6 3 -3 0 DD20 Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia 201 193 6 8 0 -2 -2 DE21 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 23 16 1 4 2 -3 -1 DE22 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati 164 143 4 8 1 -4 -3 DG24 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 37 31 1 1 0 0 0 DH25 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 77 65 3 5 2 -2 0 DI26 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 97 80 3 6 1 -3 -2 DJ27 Produzione di metalli e loro leghe 34 30 0 2 1 -2 -1 DJ28 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 946 872 47 56 13 -9 4 DK29 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. 516 444 32 38 9 -6 3 DL30 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori 21 19 3 1 0 2 2 DL31 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. 137 120 7 8 3 -1 2 DL32 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 32 30 0 3 1 -3 -2 DL33 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 162 151 7 9 1 -2 -1 DM34 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. 32 31 0 3 2 -3 -1 DM35 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 25 22 2 1 0 1 1 DN36 Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere 268 246 16 14 2 2 4 DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 19 16 1 0 0 1 1 E 40 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda 13 10 0 3 1 -3 -2 E 41 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua 8 7 0 0 0 0 0 F 45 Costruzioni 5.419 5.128 478 468 32 10 42 G 50 Comm.manut.e rip.autov. e motocicli 1.066 978 41 62 12 -21 -9 G 51 Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. 2.593 2.332 111 197 45 -86 -41 G 52 Comm.dett. escl. autov-rip.beni pers. 3.695 3.476 192 289 14 -97 -83 H 55 Alberghi e ristoranti 1.740 1.506 95 132 8 -37 -29 I 60 Trasporti terrestri-trasp. mediante condotta 1.129 1.060 32 80 8 -48 -40 I 61 Trasporti marittimi e per vie d’acqua 1 1 0 0 0 0 0 I 63 Attività ausiliarie dei trasp. - ag. viaggi 175 151 8 14 7 -6 1 I 64 Poste e telecomunicazioni 44 40 4 1 0 3 3 J 65 Interm.mon.e finanz. (escl.assic.e fondi p.) 38 25 0 4 4 -4 0 J 66 Assic.e fondi pens. (escl.ass.soc.obbl.) 19 17 0 1 0 -1 -1 J 67 Attività ausil. intermediazione finanziaria 533 517 43 57 3 -14 -11 K 70 Attività immobiliari 1.335 1.131 48 85 22 -37 -15 K 71 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. 83 75 9 2 0 7 7 K 72 Informatica e attività connesse 528 473 30 35 11 -5 6 K 73 Ricerca e sviluppo 12 11 0 1 0 -1 -1 K 74 Altre attivita' professionali e imprendit. 1.105 989 84 93 21 -9 12 M 80 Istruzione 96 87 6 7 2 -1 1 N 85 Sanità e altri servizi sociali 113 106 6 6 2 0 2 O 90 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim. 29 27 0 0 0 0 0 O 91 Attività organizzazioni associative n.c.a. 3 2 0 0 0 0 0 O 92 Attività ricreative, culturali sportive 386 276 21 36 3 -15 -12 O 93 Altre attività dei servizi 952 935 40 50 2 -10 -8 X Imprese non classificate 851 60 457 51 9 406 415 TOTALE 31.995 28.987 2.122 2.231 268 -109 159

Registrate Attive Iscrizioni Cessazionitotali

Cancellated’ufficio

Saldototale

Saldo esclusecessate d’ufficio

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 3

Page 4: Liberta - Rapporto Economia

4 Sabato 9 maggio 2009LIBERTÀ

Page 5: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

L’imprenditoria straniera768 donne in attività d’impresa

Lavora nel campo dell’edilizia il 58,16% degliimprenditori stranieri. Coi commercianti il peso sultotale degli imprenditori stranieri passa al 78,30%

Il maggior numero di impreseè nel settore CommercioRaccoglie il 23% delle aziende registrate, con le sue 7.354 unità

�SEGUE DA PAGNA 3

Stanno sopra il valore medioprovinciale 29 comuni (Piozzanoha un valore dell’indice pari a254,90, Morfasso di 216,31, Fari-ni di 200,26). I tre comuni piùgrandi della provincia sono tuttial di sotto della media (Fioren-zuola con 98,60 imprese attive o-gni 1.000 abitanti, Piacenza con94,49 e Castel San Giovanni con88,79). Il rapporto più basso si in-dividua per il comune di Gosso-lengo (69,56 imprese attive ogni1.000 abitanti).

Su questa graduatoria incidemoltissimo la diffusione delleimprese agricole, particolarmen-te numerose proprio nei comuniche risultano avere una maggio-re concentrazione di attività.

Se il rapporto viene calcolatoal netto dell’agricoltura infatti lagraduatoria ne risulta modifica-ta.

Esaminando le variazioni del-lo stock di imprese registrate al-l’interno delle aree individuatedal Piano territoriale di coordi-namento provinciale (PTCP), os-serviamo che nel biennio 2007-2008 l’unica area ad essere cre-sciuta è stata quella della ValTrebbia. Stabile la Bassa Val d’Ar-da, mentre la Val Tidone - Val Lu-retta è quella che ha visto la ridu-zione percentuale più consisten-te.

LE DINAMICHE SETTORIALIIl settore che, nonostante ridu-

zioni nella consistenza, continuaa radunare al suo interno il nu-mero maggiore di imprese pia-centine è quello del Commercioe riparazione di beni personali.Esso infatti raccoglie il 23% delleaziende registrate nel nostro ter-ritorio, con le sue 7.354 unità (so-no 86 in meno del 2007).

Alle spalle del commercio sicollocano, restando ad esamina-re la numerosità dello stock, A-gricoltura, Costruzioni e Mani-fatturiero. L’unico settore -traquesti- che non mostra una va-riazione annuale di stock nega-tiva è quello delle costruzioni

Il numero maggiore di iscrizio-ni ha interessato nell’ordine l’e-dilizia (478), il commercio (344) el’agricoltura (250). Pur variandola disposizione sono questi stes-si i settori che hanno visto il nu-mero maggiore di cessazioni (in-cluse quelle d’ufficio). Il com-mercio ha avuto 548 cessazioni,l’edilizia 468 e l’agricoltura 312.

Il tasso di crescita effettivo haassunto valore positivo solo nelcomparto edile, escludendo lecancellazioni d’ufficio invece an-che le attività di servizi avanzati,l’istruzione e la sanità avrebberoavuto un tasso di crescita supe-riore a zero.

Nell’ultimo anno non si è veri-ficata alcuna variazione consi-

stente nel rapporto reciproco trail peso dei grandi settori tradizio-nali (dal 71,35% del 2007 al71,33% del 2008) e quello del rag-gruppamento che raccoglie i ser-vizi alle imprese e alle persone(dal 25,88% al 26,01%). Questoperché di fatto le variazioni a li-vello di singoli settori risultanodi portata molto limitata nel pas-sare da un anno all’altro. Se si al-larga invece lo sguardo al perio-do 2000-2008 emergono con for-za alcune differenze consistenti.E’ l’agricoltura il settore che haconosciuto la maggiore com-pressione nella numerosità (-13,78 punti percentuali), seguitadai trasporti (-5,99%). Sul fronteopposto sono molto rilevanti lemodifiche che hanno interessatol’edilizia (+ 45,44 punti percen-tuali, il settore è arrivato a pesa-re sul totale per quasi il 17%), iservizi avanzati (+28,64%) non-ché due ambiti di attività piccolima con un elevato dinamismoquali l’istruzione (+57,38%) e lasanità (+41,25%).

Pur ponendo come presuppo-sto il fatto che il 2008 non hamesso in evidenza dinamiche

territoriali di portata elevata, oc-corre attenzione per identificarei settori per i quali la variazioneintercorsa tra il 2007 ed il 2008 haavuto lo stesso segno in tutti iterritori che esaminiamo.

Di fatto queste assonanze so-no riconducibili alla contrazionedelle imprese agricole, delle im-prese di trasporto e di quellecommerciali e all’incrementodelle aziende operanti nel cam-po dei servizi avanzati.

Anche alla luce di queste mo-difiche Piacenza resta comun-que la provincia con l’incidenzamaggiore del settore agricolo, diquello commerciale e di quellodei trasporti.

I TITOLARI DI CARICAI titolari di carica sono tutti

coloro che, all’interno di una im-presa, assumono un ruolo chepuò essere ricondotto a quello dititolare di ditta individuale, so-cio, amministratore o alla classeresiduale delle altre cariche (am-ministratori, revisori…). Questoaggregato consente pertanto distudiare alcune caratteristiche

delle persone che esercitano atti-vità d’impresa a Piacenza.

In ordine alla consistenzacomplessiva si può osservareche, nell’arco dell’ultimo anno,le persone registrate negli archi-vi della nostra Camera di com-mercio sono diminuite di 171 u-nità arrivando così a determina-re un totale di 50.725 unità. Nel2007 avevamo considerato che lavariazione si era esaurita quasiper intero nello stock femminile,che era aumentato di 15 unità afronte di un calo intervenuto nel-lo stock maschile. Nel 2008 lefemmine sono nuovamente au-mentate di 17 unità mentre lacomponente maschile si è ridot-ta di 188 individui. Effettivamen-te nell’arco del periodo 2000-2008 la variazione che ha interes-sato la componente maschile èstata a Piacenza decisamente piùcontenuta di quella che ha ri-guardato la parte femminile(+2,59% per la prima e + 6,88%per la seconda). Molto spiccatala crescita delle femmine per laprovincia di Lodi (+10,29%)mentre nella media emiliano-ro-magnola non si è andati oltre ad

un +3,31%. Pavia si distingue dal-le altre realtà perché l’entità del-le variazioni delle due compo-nenti in termini percentuali èstata molto simile.

Nell’ultimo anno i maschi so-no diminuiti oltre che nella no-stra provincia anche negli altriambiti territoriali, eccezion fattaper Lodi. Piacenza conserva -nelnostro spazio circoscritto di con-fronto- la maggiore incidenzadella componente femminile(27,2 per cento del totale).

I cinque settori nei quali a Pia-cenza le donne risultano più par-tecipi (tra i titolari di carica) so-no, nell’ordine, gli Altri servizipubblici sociali e personali, iPubblici esercizi, l’Istruzione, laSanità ed infine il Commercio,come già osservato nel 2007.

L’IMPRENDITORIASTRANIERA

All’interno dell’insieme dei ti-tolari di carica di cui abbiamoparlato esiste la possibilità di in-dividuare quanti sono nati in I-talia e quanti invece provengonoda Paesi diversi. Il 92,85% di que-

sto totale, a Piacenza, è italiano,il 5,38% (ovvero 2.536 persone) ènato in uno Stato che non appar-tiene all’Unione Europea mentrela quota restante (formata da 782persone) è costituita da impren-ditori comunitari. Nelle provin-ce limitrofe il numero di impren-ditori stranieri oscilla tra il 7,80%-punta massima- di Reggio Emi-lia ed il 5,56% -minimo- di Pavia.

Il 44,12% delle persone nonnate in Italia ha una carica in se-no ad imprese piacentine del set-tore edile, il 18,78% nel commer-cio ed il 10,74% nel manifatturie-ro. Se si distingue tra titolari dicarica extracomunitari e comu-nitari le percentuali si modifica-no in quanto la quota di extraco-munitari che opera a vario titolonell’edilizia sale addirittura al48,34% degli extracomunitari i-scritti al nostro registro impresementre i titolari di carica comu-nitari in questo settore sono il30,43% del totale dei cittadinicon provenienza UE.

Sono 768, nel complesso, ledonne straniere operanti a Pia-cenza in attività d’impresa. Vo-lendo guardare ai loro Paesi di o-rigine si trova che i gruppi con lanumerosità maggiore (limitan-dosi ai primi 10) sono quelli difrancesi e rumene (66 persone inentrambi i casi), seguite da sviz-zere (51), inglesi (49), cinesi (44),tedesche (31), argentine (29), al-banesi e marocchine (28) ed infi-ne da brasiliane e nigeriane (22).

Se invece si esegue la stessa o-perazione sul totale degli im-prenditori stranieri si scopre chenei primi 10 gruppi suddivisi perPaese di provenienza si trovanoalbanesi (431), marocchini (295),macedoni (251), rumeni (237),francesi e bosniaci (192), serbi(149), svizzeri (136), tunisini(131) ed inglesi (118). Passandoad esaminare i titolari di impre-sa individuale è possibile esegui-re qualche ulteriore considera-zione.

Quelli con nazionalità non ita-liana sono passati dai 1.976 del2007 ai 2.125 dell’anno appenatrascorso. La variazione è statadel 7,5%, sostanzialmente buo-na alla luce dello scarso dinami-smo imprenditoriale che abbia-mo già più volte messo in lucenelle pagine precedenti. Ha con-fermato le attese il fatto che lostock di imprese edili è cresciutonuovamente di 83 realtà, mentresono 32 in più le imprese del set-tore commercio. Lavorano nelcampo dell’edilizia il 58,16% de-gli imprenditori stranieri; se poi aquesti si sommano i commer-cianti il peso sul totale degli im-prenditori stranieri attivi passa al78,30%. La variazione 2007/2008si è attestata sulle 10 unità sia peril manifatturiero che per il ramodei pubblici esercizi.

CONTINUA A PAGINA 6�

Imprese artigiane registrate per settore di attività economica Piacenza e confronti territoriali - 2008

Fonte: Elaborazioni CCIAA di Piacenza su dati Infocamere

ABCDEFGHIJKLMNOPn.cTOTALE

17409

2.2441

4.249676

3870

0272

0134

89606

9.417

2490

234.421

06.882

8720

8980

7590

2920

1.31005

15.468

3210

125.934

011.7301.004

01.504

0679

093

1.3350

2822.559

18205

2.7530

4.64259710

7382

3560

190

1.0250

1210.341

11000

1.3621

3.242354

3460

1247

051

5890

136.388

28508

4.0500

7.574918

21.028

0571

063

1.6140

2016.079

2.0622

6939.984

962.9068.704

7013.965

56.638

0174127

13.0601

112147.888

19.260230978

427.037120

592.399114.579

2.662109.405

15666.003

22.138

760157.180

13.735

1.496.645

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia ItaliaEmilia Romagna

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 5

Page 6: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Trentaquattro i fallimentiNel 2008 a carico di imprese

Attività manifatturiere (10 procedure), commercio(8) e costruzioni (6) sono i settori all’interno deiquali si è evidenziato il numero maggiore di default

Lo stock di imprese femminiliha raggiunto le 7.045 unitàBen 6.697 le realtà nelle quali la presenza in rosa è esclusiva

�SEGUE DA PAGINA 5

Limitandosi ad osservare il nu-cleo delle imprese individualisuddividendo gli imprenditoriper provenienza, si hanno rap-porti di composizione modifica-ti rispetto a quanto abbiamo se-gnalato in merito ai titolari di ca-rica. Gli imprenditori italiani in-fatti rappresentano l’88,8% deltotale, contro un 9,1% di extra-comunitari ed un 2,1% di comu-nitari. Il nocciolo degli impren-ditori extra Ue è salito nell’ulti-mo anno dell’8,38%.

Ad oggi il totale degli stranierisul totale degli imprenditori in-dividuali è del 31,7% nelle co-struzioni, del 23,5% nella sanità,del 13,5% nell’istruzione e del10,7% nei trasporti.

La crescita delle ditte indivi-duali con titolare straniero harallentato la propria corsa tra il2007 ed il 2008, a testimonianzache l’impatto della crisi è piutto-sto vasto e coinvolge anche que-sta componente. Osservando ilgrafico che illustra tale dinamicasi nota che questa frenata è ingran parte dovuta alla riduzionedella spinta propulsiva che negliultimi anni era stata impressadal settore delle costruzioni.

Osservando quanto accadutonelle province limitrofe emergeche la variazione che ha interes-sato gli extracomunitari, e che ciaveva indotto ad alcune consi-derazioni nel Rapporto 2007 inordine alla diversa presenza dicittadini rumeni e bulgari nelleprovince emiliane ed in quellelombarde, è stata decisamentepiù elevata nella sponda sinistradel Po. Molto limitati gli incre-menti registrati a Parma e Reg-gio Emilia (al di sotto del 3%).Piacenza risulta più vicina ai da-ti lombardi, con il suo +8,38%che abbiamo già commentato.

In tutti i territori esaminati leditte individuali rette da un citta-dino extracomunitario assumo-no un’importanza sempre mag-giore sul totale delle ditte indivi-duali. A Reggio Emilia questo va-lore ha superato il 14% mentre aPiacenza ci si attesta sul 9,1%, dipoco inferiore alla media regio-nale (9,5%).

Le ditte individuali con un ti-tolare di sesso femminile e pro-venienza estera sono arrivate a327 unità. Il 42,8% di questedonne è commerciante mentreun’incidenza molto simile èquella che attiene ai settori agri-colo, manifatturiero, della risto-razione, dei servizi avanzati e de-gli altri servizi pubblici sociali epersonali.

Guardando all’incidenza degliimprenditori individuali immi-grati nei comuni che compongo-no il territorio piacentino si arri-va a stilare unagraduatoriadelle relativeconcentrazioni.A Piacenza ca-poluogo sono1.025 le impre-se individualicon titolarestraniero ed es-se rappresenta-no il 20,52%delle impreseindividuali con sede a Piacenza.La media provinciale èdell’11,19%. Oltre a Piacenza, glialtri comuni in cui l’incidenza èsuperiore al valore medio sonoRottofreno (14,47%), Rivergaro(13,97%), Castel San Giovanni(13,73%), Sarmato (12,58%),Gragnano (12,2%) e Fiorenzuola(11,71%). Per contro una presen-za assai limitata è quella checonnota CorteBrugnatella(1,12%), Ottone (1,39%), Ferriere(2,19%) e Travo (2,5%).

L’IMPRENDITORIAFEMMINILE

Lo stock di imprese femminilia Piacenza ha raggiunto le 7.045unità, giusto 50 in più (+0,71 per

cento) di quelle che risultavanoregistrate a fine 2007. Di questesono 6.697 quelle realtà nellequali la presenza femminile è e-sclusiva.

La variazione dello stock tra2007 e 2008 è stata meno ampiadi quella che avevamo osservatotra il 2006 ed il 2007 (1,3%) ma ildato è comunque molto positivose confrontato con la dinamicadiscendente che ha interessato iltotale delle imprese piacentine.

Decisamente favorevoli (inquanto superiori all’1%) sonostati i saldi annuali di stock per leimprese femminili registrati nel-le province di Parma, Reggio E-milia e Pavia. Cremona inveceprosegue con un profilo più con-tenuto (è passata da un -0,1% del2007 ad un +0,1%). Complessi-vamente l’incidenza della realtàimprenditoriale femminile sultotale delle imprese registrate aPiacenza è del 22%, con un pic-colo miglioramento rispetto aquella del 2007.

Sono numerosi i settori neiquali tra il 2007 ed il 2008 si èmessa in luce una variazione po-sitiva delle imprese in rosa: tra-sporti, alberghi e ristoranti, co-struzioni, servizi avanzati ed i-struzione hanno tassi di varia-zione superiori al 3%. L’agricol-tura ha segnato invece un +1,3%.Il segno negativo accompagna alcontrario la sanità, le attività ma-nifatturiere, i servizi finanziari

ed il commercio.Dal momento

che la dimensio-ne delle cresciteo delle diminu-zioni di fatto siconfigura in po-che unità, non cisono modificheimportanti nellacomposizionesettoriale del-l’insieme di im-

prese femminili. Commercio edagricoltura insieme raccolgonoquasi il 50% delle aziende a tito-larità femminile.

Un dato interessante si ricavaanche dall’esame dell’incidenzadelle imprese femminili a livellocomunale. Rapportando le im-prese femminili con il totale del-le attività imprenditoriali ope-ranti sul territorio specifico, ilcomune con la maggiore pre-senza femminile è Ponte dell’O-lio (27 imprese su 100 risultanoguidate da donne), seguito astrettissima distanza da Travo equindi da Lugagnano e CorteBrugnatella.

Se lo stesso conteggio viene e-seguito al netto delle attività a-gricole, la graduatoria cambia vi-

stosamente. Al primo posto in-fatti si posizionano Fiorenzuolad’Arda, Piacenza e Castel SanGiovanni (con un’incidenza del21%), seguono Sarmato, Rotto-freno e quindi Ponte dell’Olio.

E’ abbastanza consolidato chemolte delle imprese agricole, so-prattutto in aree marginali, ven-gano intestate a donne, madri ocompagne di uomini che sonoimpegnati anche in altre attivitàlavorative. Questa consuetudineha quindi una conseguenza di-retta sulla consistenza di questoaggregato e potrebbe non dareun’immagine perfettamente "afuoco" della realtà imprendito-riale femminile.

Passando a considerare lasuddivisione in forme giuridichenon si evidenziano differenze dirilievo tra i territori di confrontoper quanto riguarda l’incidenzadi ogni forma giuridica sul tota-le, come dimostra il fatto che leditte individuali femminili sonoa Piacenza il 24,6% delle ditte in-dividuali in totale mentre rag-giungono il valore minimo a Lo-di con il 18,9%, e le società di ca-pitale con soci femmine sono aPiacenza il 14,7% del totale dellesocietà di capitale contro l’11%che compete a Reggio Emilia.

Le variazioni percentuali chesi sono evidenziate nell’ultimoanno nella nostra provincia so-no piuttosto contenute per ognicategoria (la cancellazione d’uf-ficio di molte società di capitaleprobabilmente ha interessatoanche realtà a conduzione fem-minile). Nelle restanti provincecosì come in regione e nel Paesele variazioni a carico delle strut-ture societarie più organizzatesono state invece significative (sipassa del +3,25% di Cremonaall’8,01% di Reggio Emilia).

Delle 7.045 imprese in rosaben 3.199 risultano iscritte in ca-mera di commercio dopo il 2000(ovvero 45 imprese su 100 sonostate costituite negli ultimi 8 an-ni). Sono invece 28 le imprese(cioè 4 ogni mille) ancora in atti-vità ma che furono costituite pri-ma degli anni ’60. La longevità diqueste imprese ha una duratamolto simile anche nella mediaitaliana. Se infatti a Piacenza so-lo lo 0,4% delle imprese femmi-nili è nato prima del 1960, in Ita-lia questo stesso indicatore è pa-ri allo 0,6%.

I FALLIMENTITrentaquattro complessiva-

mente i fallimenti che sono statiaperti nel 2008 a carico di im-prese piacentine. Dopo la ridu-zione che si era evidenziata nel2007 (erano stati 25, 10 in meno

dell’anno prima) questo indica-tore è pertanto tornato a cresce-re. Nuovamente le società han-no rappresentato la quasi tota-lità dello stock (91,12%).

Attività manifatturiere (10procedure), commercio (8) e co-struzioni (6) sono i settori all’in-terno dei quali si è evidenziato ilnumero maggiore di default. An-che osservando i dati in seriestorica questi si mantengono isettori nei quali il numero delleprocedure fallimentari che ven-gono aperte anno per anno è piùconsistente. I dati riferiti alleprovince circostanti mostranoche nel 2008 Pavia è stata larealtà in cui - in valore assoluto -il numero di imprese entrate inprocedura fallimentare è statopiù elevato anche se per questaprovincia il confronto 200772008è positivo, essendosi ridotto ilnumero delle procedure (del4,9%). Sotto questo aspetto laprovincia di Lodi è stata invecequella che ha denotato l’incre-mento più elevato (il numero deifallimenti si è quasi triplicato).Del 2,2% l’incremento dei falli-menti segnalato come mediosull’intero territorio nazionale.Se si osserva quanto pesano i fal-limenti sul totale delle impreseregistrate si vede che per Piacen-za, Cremona, Pavia e la media i-taliana il valore è estremamentesimile (0,11%-0,12%). Fanno ec-cezione da un lato Lodi che haun’incidenza più che doppia(26%) e dall’altro Parma in cui cisi ferma allo 0,7%.

I PROTESTIDopo la forte crescita che era

stata verificata nel corso del2007, nel 2008 sia il valore che ilnumero degli effetti protestati aPiacenza è sceso. L’importocomplessivo è stato di 13 milio-ni 960.414 euro determinato da3.768 effetti protestati. Ciò nontoglie, tuttavia, che l’ammontaredei titoli protestati si sia mante-nuto su livelli particolarmenteconsistenti, decisamente più e-levato di quello registrato neiprimi anni 2000. La variazione2007/2008 a livello di numerodegli effetti è stata del -3,3%, piùforte quella che ha interessatol’importo complessivo (-11,33%). Per effetto di queste dif-ferenze l’importo medio del sin-golo protesto è passato da 4.040euro a 3.705 euro.

Negli ultimi due anni gli asse-gni protestati hanno coperto piùdel 50% (in valore) dell’importototale ed anzi è stato proprio illoro l’impulso che ha determina-to l’innalzarsi del valore globale.

Le tratte non accettate invecestanno progressivamente per-dendo rilevanza (pari a 143.107euro il loro valore nel 2008).

L’incidenza dei protesti levatiin provincia di Piacenza è pari al7% del totale della regione.

Nelle città limitrofe - ad ecce-zione di Lodi - il valore degli ef-fetti protestati è superiore rispet-to al dato piacentino (e si aggiranell’intorno dei 19 milioni di eu-ro complessivi). Anche a Parma,come già osservato a Piacenza,gli assegni protestati rivestonoun ruolo determinante sull’am-montare complessivo, viceversasia a Cremona che a Pavia sonoancora le cambiali a detenerel’ammontare più elevato.

Tra il 2007 ed il 2008 oltre aPiacenza anche Lodi e Paviahanno registrato variazioni di se-gno meno sull’ammontare deititoli protestati. Una sostanzialestabilità ha contraddistinto Par-ma mentre un aumento signifi-cativo ha interessato Cremona(+30,76%). A Lodi la forte ridu-zione dell’importo ha riassorbi-to completamente una variazio-ne di segno positivo molto con-sistente registrata tra il 2006 ed il2007 che pertanto era probabil-mente da collegare ad una situa-zione circoscritta più che ad unandamento generalizzato.

Il valore medio degli effettiprotestati risulta più basso a Pa-via (1.860,079 euro) ed invecepiù elevato aReggio Emilia,Piacenza e Cre-mona.

Se si rapportasia il numeroche l’ammon-tare complessi-vo degli effettiprotestati allaconsistenzadelle impreseregistrate, laprovincia in cui questo ultimorapporto assume il valore più e-levato è Cremona (633,76 euroad impresa) seguita da Reggio E-milia (557,58 euro ad impresa)mentre per le altre province ilrange di variazione è piuttostocontenuto.

IL COMMERCIO ESTEROTra il 2007 ed il 2008 l’inter-

scambio commerciale con l’e-stero dell’economia piacentinaè aumentato del 7,09%, arrivan-do a 5.004.150.712 euro. Tra il2006 ed il 2007 l’incremento erastato di ben altro peso, la varia-zione percentuale totalizzata e-ra stata infatti di 28,34 punti.

Fatta eccezione per Parma -che ha registrato una contrazio-

ne dell’interscambio pari al4,97% per effetto delle importa-zioni - nelle altre realtà di con-fronto la variazione è stata di se-gno positivo. Particolarmente di-namica la situazione pavese, ca-ratterizzata da un incrementoconsiderevole sia per l’importche per l’export.

Scendendo alle singole com-ponenti di questo aggregatopossiamo dire che nel corso del2008 le importazioni piacentinesono aumentate dell’8,4% rag-giungendo il valore di2.511.223.038 euro mentre le e-sportazioni hanno totalizzato unaumento di 5,8 punti percentua-li arrivando a 2.492.927.674 eu-ro. Il saldo della bilancia com-merciale si presenta pertanto innegativo per circa 18 milioni dieuro. E’ la prima volta dal 2000che questo si realizza anche segià da qualche anno era in attoun processo di avvicinamentotra le due grandezze. SoltantoReggio Emilia, tra le province vi-cine, ha un saldo positivo, e lostesso si può dire della regione.La bilancia commerciale italianaè invece in disavanzo (per 11.477milioni di euro).

Il tasso di copertura, cioè ilrapporto tra esportazioni ed im-portazioni, scende a Piacenza al99,27%. L’unica realtà provincia-le limitrofa che mantiene unrapporto superiore all’unità èReggio Emilia.

Sia per quanto riguarda la pro-pensione all’export che per l’in-dicatore del grado di aperturadel commercio estero la provin-cia di Piacenza ha messo a segnodegli importanti passi in avantitra il 2006 ed il 2007. Il tasso di a-pertura del 2007 è risultato in li-nea con quello del Nord Est e piùalto di quello medio della regio-ne e del Paese. Nel 2006, invece,sia il valore regionale che quellodella ripartizione di appartenen-za erano risultati più ampi. C’èancora un certo scostamentocon i valori di Parma e Reggio E-milia che si confermano più in-ternazionalizzate di Piacenza.

Analizzando le variazioni pro-vinciali 2007/2008 per macroset-tore economico si può notareche dal punto di vista delle im-portazioni il 2008 ha visto cre-scere in misura piuttosto soste-nuta il metalmeccanico (che dasolo rappresenta il 60,45% del-l’import) ma anche il sistemamoda (4,55% delle importazio-ni) e il settore residuale Altro in-dustria (che raccoglie il 13,5%del totale importato). Positivama più contenuta la variazioneche ha interessato l’alimentare.

Scendendo ad un dettagliomaggiore, si osserva che nel 2008il settore dei Mezzi di trasporto ètornato a superare per valore

delle importa-zioni quello deiMetalli e prodot-ti in metalloriacquistando ilprimo posto cheaveva già dete-nuto nelle rile-vazioni degli an-ni passati. Per ilprimo comples-so di prodotti sisono realizzati

acquisti pari a 622 milioni 533mila euro circa (+36,9% sul 2007)mentre nel secondo il valore del-l’acquistato è arrivato a 416 mi-lioni 195 mila euro (-12,8% sul2007). Sale al terzo posto l’aggre-gato degli Altri prodotti delle in-dustrie manifatturiere ( 281 mi-lioni 638mila euro, +5,2% sul2007) e scende al quarto quellodei prodotti alimentari e dellebevande (258 milioni e 73milaeuro, +1,4%). Con valori sempresuperiori ai 200 milioni di eurosi trovano poi le Macchine edapparecchi meccanici (+11,7%)e le Macchine ed apparecchiatu-re elettriche ed elettroniche(+26,5%).

CONTINUA A PAGINA 7�

Intestate alle donneMolte delle impreseagricole intestate a madrio compagne di uominiche sono impegnati anchein altre attività lavorative

Longevità delle impreseSono 28 le imprese(cioè quattro ogni mille)ancora in attività mache furono costituiteprima degli anni ’60

Fonte: Elaborazioni CCIAA su dati Infocamere-Imprenditoria femminile

Dinamica Imprese femminiliPiacenza e confronti territoriali - Anni 2007 - 2008

PROVINCE

Piacenza 6.995 7.045 0,7 22,0Parma 9.068 9.189 1,3 19,1Reggio Emilia 9.975 10.100 1,3 17,2Cremona 6.016 6.022 0,1 19,6Lodi 3.471 3.495 0,7 19,1Pavia 11.081 11.198 1,1 22,3EMILIA ROMAGNA 95.640 96.204 0,6 20,2ITALIA 1.426.029 1.429.267 0,2 23,4

2007 2008 Variazione%

2007/2008

% su totaleimprese

2008

LIBERTÀSabato 9 maggio 20096

Page 7: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Più import dalla FranciaAuto, siderurgia e materie plastiche

La Germania ci vende molti più prodottiDalla Cina acquistiamo mobili, tubi, lampadeelettriche. Dal Giappone cicli e motocicli

Aumento del peso dell’importeuropeo (dal 63,9 al 65,5%)Riduzione a carico del continente asiatico (dal 27 al 24,3%)

�SEGUE DA PAGINA 6

Scendendo direttamente a livel-lo di prodotti, ordinandoli pervalore, troviamo che al primoposto (con una variazione del114,2% sul 2007) si trovano gliautoveicoli (361 milioni di euro),seguiti dai mobili (255 milioni dieuro), quindi dai cicli e motoci-cli (170 milioni di euro, in decre-scita sul 2007 dell’11,2%). Gli al-tri prodotti più importati sono:prodotti della siderurgia, tubi,pesci conservati e trasformati,carni e prodotti a base di carne,macchine e apparecchi per l’e-nergia meccanica, altre macchi-ne per impieghi speciali, parti edaccessori per autoveicoli.

Esaminando le aree di prove-nienza geografica delle mercinon ci sono sorprese. Come giàin passato anche nel 2008 - conriferimento ai dati in valore -l’Europa è il continente dal qua-le proviene l’assoluta maggio-ranza delle merci acquistate(1.645 milioni 927.544 euro), se-guono l’Asia (611 milioni143.112 euro), l’America (149milioni 862.767 euro) ed infinel’Africa (84 milioni 278.578 eu-ro). Nel confronto 2007/2008 siosserva che solo per l’Asia si è a-vuta una contrazione delle im-portazioni (-2%, peraltro con-centratasi nelle merci di prove-nienza Asia orientale).

Tra il 2007 ed il 2008 si è avutoun aumento del peso dell’importeuropeo (dal 63,9 al 65,5%) cui siè accompagnata una riduzionea carico del continente asiatico(dal 27 al 24,3%). Pressochè sta-bile il peso dell’import dall’Ame-rica (quasi il 6%).

Quanto detto a proposito del-le aree trova conferma nell’indi-cazione dei Paesi che hanno a-vuto maggior peso sulle impor-tazioni piacentine dell’ultimoanno. Fra i primi 10 Paesi, 6 sonoeuropei (Francia, Germania, Po-lonia, Paesi bassi, Spagna e Bel-gio), 2 sono asiatici (Cina e Giap-pone) ed uno americano (Stati

Uniti). Particolarmente rilevan-te l’incremento dell’import dalPaese del Presidente Sarkozy(+53,6%).

Risulta di particolare interes-se verificare quali sono i prodot-ti che importiamo dai primi 5paesi in ordine di valore dell’im-port. Scopriamo così che laFrancia concentra in una gam-

ma relativamente limitata diprodotti (qualificabile in auto-veicoli, prodotti della siderurgiae articoli in materie plastiche) lagran parte delle sue vendite, laGermania invece vende moltipiù prodotti (parti ed accessoriper autoveicoli, prodotti chimicidi base, autoveicoli, macchineper ufficio e macchine ed appa-

recchi per la produzione e l’im-piego di energia meccanica) an-che se con un valore dei singolipiù limitato. Dalla Cina acqui-stiamo mobili, prodotti della si-derurgia, tubi, apparecchi di il-luminazione e lampade elettri-che mentre dal Giappone cicli emotocicli insieme a macchineed apparecchi per la produzione

e l’impiego di energia meccani-ca. La Polonia infine ci vendemobili e tubi.

Se nel 2007 Piacenza aveva fat-to segnare la variazione più con-sistente nelle importazioni, alconfronto con le province confi-nanti, nel 2008 la palma dell’in-cremento più elevato spetta aPavia (+22,7%). Fortemente ne-gativo il risultato di Parma (-11,2%). Tolta Pavia, il quadro cheesce da questo paragone mostrache nel 2007 le importazioni a-vevano conosciuto incrementidecisamente più consistenti intutte le realtà esaminate.

Spostandosi a studiare il fron-te esportazioni, la prima eviden-za è che Lodi e Pavia hanno mo-strato nel 2008 una crescita del-l’export - rispetto all’anno prima- estremamente rilevante men-tre il risultato piacentino, purpositivo, non ha saputo egua-gliare quanto realizzato nel 2007.Cremona è l’unica realtà territo-riale in esame ad aver registratouna variazione negativa (-1,5%).

La variazione registrata a Pia-cenza tra il 2007 ed il 2008 segnaun rallentamento nella velocitàdi crescita delle vendite all’este-ro che dal 2004 registravano in-crementi annui superiori al 19%.Tra il 2000 ed il 2008, a prezzicorrenti, quindi al lordo dell’in-flazione, il valore delle mercivendute da Piacenza all’estero èpiù che raddoppiato. Senza sof-fermarsi su questo dato a livelloassoluto, proprio perchè in-fluenzato dalle politiche mone-tarie, si deve comunque far nota-re che una variazione così alta siè verificata solo a Cremona e aLodi.

CONTINUA A PAGINA 8�

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Fonte: Istat

Valore delle importazioni e delle esportazioniPiacenza e confronti territoriali - Anni 2007 - 2008 (valori in Euro)

Piacenza 2.316.070.341 2.511.223.038 8,4 2.356.961.831 2.492.927.674 5,8Parma 5.442.136.413 4.822.915.061 -11,4 4.379.452.608 4.510.510.006 3,0Reggio Emilia 3.514.670.994 3.735.922.926 6,3 8.100.230.294 8.442.080.744 4,2Cremona 3.972.392.278 4.220.826.746 6,3 3.006.575.092 2.960.048.015 -1,5Lodi 2.099.628.448 2.122.725.493 1,1 1.373.541.209 1.684.511.913 22,6Pavia 6.164.381.312 7.566.472.575 22,7 3.141.255.294 3.552.944.490 13,1Emilia Romagna 28.927.405.128 28.752.284.401 -0,6 46.344.222.652 47.464.116.712 2,4Italia 373.339.814.043 377.283.955.980 1,1 364.743.919.186 365.806.089.607 0,3

PROVINCE2007

Variaz.%2008

IMPORTAZIONI2007

Variaz.%2008

ESPORTAZIONI

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 7

Page 8: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Il Qatar è il settimo PaesePer valore delle merci piacentine

In Germania acquistano macchine di impiegogenerale, fili e cavi isolati, metalli di base, macchineper la produzione e l’impiego di energia meccanica

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CRESCERE IN ECONOMIA,CRESCEREIN UNIONE COMMERCIANTI

e.09.05.09

Il 77,59% dell’export piacentinoè della metalmeccanicaCrescita nel 2008: +6,84%. Contrazione di chimica e alimentare

�SEGUE DA PAGINA 7

Il 77,59% dell’export piacentinoè da attribuirsi al macrosettoredella metalmeccanica che ha vi-sto una crescita ulteriore anchenel 2008 (+6,84%). Del 4,51% ilpeso dell’Alimentare e del 4,14%quello della Chimica, gomma eplastica. Sia l’uno che l’altrohanno subito una leggera con-trazione tra il 2007 ed il 2008 (-0,99% per il primo e -0,54% peril secondo). A livello settorialesono le macchine ed apparecchimeccanici che assommano ilvalore assoluto più elevato nellevendite (966 milioni 663.916 eu-ro, il 12,3% in più del 2007), adesse fanno seguito i metalli eprodotti in metallo (522 milioni100.426 euro) in crescita del10,3% e poi ancora i mezzi ditrasporto (292 milioni 56.824euro) per i quali si è registrata u-na riduzione dell’8%.

Tubi, macchine per energiameccanica, altre macchine perimpieghi generali e speciali, au-toveicoli, mobili, macchine u-tensili, parti e accessori per au-toveicoli, altri prodotti in metal-lo e navi ed imbarcazioni hannorappresentato, ordinati per va-lore, i primi 10 prodotti del no-stro flusso esportativo 2008. An-che nel 2007 l’ordine era quellovisto, diversi però i valori. Unacrescita consistente ha interes-sato i tubi (+19,3%), le macchineper impieghi speciali (+21,2%), imobili (+15,2%), le macchine u-tensili (+20,1%) ed ancora le im-barcazioni (+29,6%). Se com-plessivamente le esportazionipiacentine hanno visto nel 2008un aumento del 5,8%, differenteè stata la situazione che si è

messa a fuoco nelle diverse areegeografiche. Buoni risultati sisono ottenuti in Asia, America eAfrica mentre si è assistito ad u-na riduzione non irrilevante del-le vendite nel continente euro-peo ed in particolare nell’Euro-pa a 27 (-6,1%).

Se ci si sofferma ad osservarela graduatoria dei Paesi per valo-re delle esportazioni si nota chetra i primi 10, otto sono europei.

Ebbene, solo in Germania, Sviz-zera e Grecia le esportazioni pia-centine sono aumentate nell’ul-timo anno, negativo il risultatonegli altri Stati. Degna di nota lasegnalazione che, per effetto diun +145,45% tra il 2007 ed il2008, il Qatar è arrivato ad esse-re il settimo Paese per valoredelle merci vendute da ditte pia-centine. Per effetto delle varia-zioni dell’ultimo anno il peso

dell’Europa nell’export piacen-tino si è ridotto al 59,9% mentrequello del continente asiatico èsalito al 19,6%. Resta una prero-gativa piacentina una presenzaall’estero più diversificata a li-vello geografico rispetto alleprovince vicine. Cremona e Lo-di, ad esempio, esportano oltrel’85% dei propri prodotti all’in-terno dei confini europei.

Ma cosa vendiamo nei primi 5

Paesi per valore delle merci ven-dute? In Germania acquistanomacchine di impiego generale,fili e cavi isolati, metalli di basenon ferrosi, macchine per laproduzione e l’impiego di ener-gia meccanica, tubi; in Franciatubi, macchine utensili, altremacchine e preparati e conservedi frutta e ortaggi; in Austria so-no collocati mobili e manufattitessili confezionati. Oltre ocea-no, negli USA, arrivano tubi emacchine di provenienza pia-centina e per finire in Svizzeravendiamo mobili e prodotti chi-mici di base. Concludiamo il ca-pitolo con un’analisi dei flussi diimportazioni ed esportazioni u-tilizzando la classificazione deisettori merceologici secondo latassonomia di Pavitt . I benicommercializzati vengono sud-divisi in tre gruppi: agricoltura ematerie prime, prodotti tradi-zionali e standard e prodottispecializzati ed high tech.

Il 63,6% delle importazionipiacentine è costituito da pro-dotti tradizionali e standard (nel2007 ne avevano rappresentatoil 70,4%) mentre il 35% da pro-dotti specializzati ed high tech(erano il 27,6% del totale impor-tato nel 2007). In riduzione l’im-

portanza dell’import di prodot-ti agricoli e materie prime (dal2% del 2007 all’1,4% del 2008).

Invariato rispetto al 2007 il pe-so sulle esportazioni dei prodot-ti specializzati ed high tech(55,7%) così come quello deiprodotti tradizionali e standard(44,1%). Del 9,55% l’incrementotra il 2007 ed il 2008 del valoredel settore dei prodotti specia-lizzati ed high tech venduti all’e-stero e del 9,67% quello che hariguardato i prodotti tradiziona-li. Analizzando i dati disponibilianche per le altre province ne e-merge che Cremona e Pavia sidiscostano molto dalla situazio-ne generale in quanto il 42,2%dell’import nel caso di Cremo-na ed il 52,2% nel caso di Paviasono da imputare alla categoriaAgricoltura e materie prime. Inentrambe le province esistonoimpianti di raffinazione dei pro-dotti petroliferi ed è principal-mente a questi prodotti che è daacrivere l’incidenza di cui sopra.

Piacenza, Reggio Emilia e Lo-di sono le tre realtà provincialinelle quali la quota maggioredell’import si deve ai Prodottitradizionali e standard.

Passando al fronte export ildato che ci balza più all’occhio èche la quota che attiene allavendita dei Prodotti specializza-ti ed high tech di Piacenza è lamaggiore tra quelle di confron-to (ivi compreso il dato regiona-le ed italiano). Un dato simile èquello di Pavia (ove il 54,4% del-le esportazioni riguarda questatipologia di prodotti). Cremonainvece spicca per la quota affe-rente alla categoria Prodotti tra-dizionali e standard (70,6%).

CONTINUA A PAGINA 9�

LIBERTÀSabato 9 maggio 20098

Page 9: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

La produzione agricolaE’ arrivata a 393,53 milioni di euro

A Piacenza si forma quasi il 10% dellaproduzione regionale. A Piacenza operal’8,9% delle imprese agricole emiliane

�SEGUE DA PAGINA 8

AGRICOLTURAIn base alle valutazioni pubbli-cate da Ismea a fine gennaio2009, sul fronte dell’agroalimen-tare nazionale il 2008 dovrebbeevidenziare un’agricoltura in so-stanziale tenuta nonostante ilforte incremento dei mezzi diproduzione nei primi nove mesidell’anno e gli effetti della crisi e-conomico-finanziaria mondialeche ha travolto tutti i settori del-l’economia nell’ultimo trime-stre. Le stime Ismea mostrano,infatti, una crescita stabile delvalore aggiunto reale della bran-ca agricoltura, silvicoltura e pe-sca, dovuta al combinarsi di 2fattori: l’andamento invariatodella produzione agricola nelcomplesso e il contenimento deicosti operato dagli agricoltori,attraverso la sostituzione e/o ri-duzione di quei mezzi di produ-zione che hanno subito i rialzipiù forti.

Nel 2008 la redditività degli a-gricoltori ha subito un deterio-ramento nonostante la crescitadei prezzi alla produzione rispet-to al 2007 a causa del perduraredel rialzo dei costi, arrestatosisolo nell’ultima parte dell’anno.La fase industriale è stata carat-terizzata invece da una flessionedella produzione nei primi 9 me-si dell’anno, che è risultata co-munque meno intensa rispettoall’intero settore manifatturiero.

L’analisi puntuale delle super-fici dedicate alle diverse coltiva-zioni così come i dati di produ-zione sono elaborati dall’ufficioStatistiche agrarie dell’Ammini-strazione provinciale.

Per quanto riguarda i cereali sipuò osservare che gli investi-menti a frumento tenero, fru-mento duro e mais hanno vistoun incremento (nell’ordine,+5,76%, +62,16% e +9,86%).

Nel 2008 le superfici coltivate afagiolo e fagiolino nonché a pi-sello sono diminuite. Vistosa lariduzione dell’investimento adaglio e scalogno che ha portato a8.000 quintali il prodotto raccol-to complessivamente.

Nel 2008 è stata leggermenteampliata la superficie coltivata apomodoro da industria, inver-tendo un trend che era in atto daqualche anno. L’investimentonon è stato però premiato da u-na resa unitaria molto soddisfa-cente (in calo di 11 punti percen-tuali sul 2007); di conseguenza laproduzione raccolta si è abbas-sata del 9,42%.

Riduzioni sia in superficie chein produzione totale hanno ri-

guardato anche la soia e la bar-babietola da zucchero. Come e-ra già successo nel 2007, anchenel 2008 vi sono state riduzionidiffuse sia nella superficie desti-nata a coltivazioni foraggere chenella produzione raccolta.

Nell’ambito delle coltivazionilegnose la superficie più estesa èquella interessata dalla coltiva-zione della vite. Sono stati 6.562gli ettari occupati dalla vite da vi-no (15 ettari in meno del 2007)

ma la superficie entrata in pro-duzione è leggermente aumen-tata (da 6.196 a 6.213 ettari).

Il 2008 ha portato una riduzio-ne del numero di forme di Granapadano prodotte in provincia diPiacenza.

Nell’ultimo anno il numerodegli animali allevati in provin-cia di Piacenza è calato. Questovale per le singole categorie an-che se ci sono state variazioni disegno diverso all’interno di ognisingolo ordine. Il numero com-plessivo dei bovini è calato dello0,27% ma al suo interno le vac-che da latte sono aumentate del25,88%. La consistenza di ovini ecaprini è diminuita di 2,38 pun-ti percentuali mentre quella deisuini di 27,36 punti percentuali.L’unico caso di aumento riguar-da gli equini (+1,27%).

La produzione lorda vendibileagricola piacentina (PLV), se-condo i dati provvisori prove-nienti dalla Regione Emilia, è ar-rivata a 393,53 milioni di euro (e-rano 418 milioni di euro nel2007), con un decremento del5,85% sull’anno precedente. Il41,04% della PLV provinciale de-riva dagli allevamenti (era il38,36% nel 2007). Patate ed or-taggi formano un altro 22,55%

(anche questo dato è in crescitarispetto al 2007), le arboree il16,51% (in ribasso rispetto al19,6% del 2007) ed i cereali il16,23%.

A Piacenza si forma quasi il10% della PLV regionale (che èarrivata a 3.955,71 milioni di eu-ro, con una debole contrazionesul 2007).

L’analisi della media annualedei prezzi dei prodotti agricolimostra che le varietà speciali diforza di grano tenero hanno avu-to un riconoscimento nel prezzofavorevole (+11,27%) anche nel2008, e lo stesso si può dire delgranturco (+4,6%). In leggero ca-lo sul 2007 le quotazioni dei gra-ni teneri fino e buono mercanti-le nonché dell’orzo pesante, cheperò restano al di sopra di quel-le degli ultimi anni. Le impreseagricole iscritte al registro im-prese della nostra camera dicommercio sono risultate, nel2008, 6.330, 40 in meno del 2007.A Piacenza opera l’8,9% delle im-prese agricole emiliano roma-gnole. La distinzione delle azien-de agricole iscritte al registro del-le imprese per forma giuridica ri-vela che in provincia di Piacenzal’81,86% è costituito da ditte in-dividuali. La classe imprendito-riale che guida le imprese agri-cole a Piacenza è composta inmaggioranza da persone chehanno più di 50 anni. La classedi imprenditori con più di 70 an-ni è passata a pesare dal 23% deltotale nel 2004, al 25,34% nel2008. Per contro gli imprendito-ri con meno di 29 anni sono pas-sati nello stesso arco temporaledal 4,72% al 3,87% del totale.

CONTINUA A PAGINA 11�

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Infocamere Stock View

Imprese agricole registrate Piacenza e confronti territoriali, anni 2000 - 2007 e 2008.

Piacenza 7.341 6.370 6.330 -0,63 -13,77Parma 8.173 7.352 7.239 -1,54 -11,43Reggio Emilia 9.933 8.129 7.926 -2,50 -20,21Cremona 5.637 5.079 4.926 -3,01 -12,61Lodi 1.685 1.641 1.602 -2,38 -4,93Pavia 9.505 8.284 8.185 -1,20 -13,89Emilia-Romagna 87.635 72.618 71.255 -1,88 -18,69ITALIA 1.059.169 920.916 901.059 -2,16 -14,93

2000 Variaz. %2007/2008

Variaz. %2000/200820082007

Gli imprenditori agricoli conpiù di 70 anni sono il 25,34%In calo quelli con meno di 29 anni: sono solo il 3,87 per cento

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 9

Page 10: Liberta - Rapporto Economia

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10 Sabato 9 maggio 2009LIBERTÀ

Page 11: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

e.09.05.09

Negativo il secondo semestreDiminuzione del giro d’affari

E’ aumentato il numero medio di operai (3.055contro i 3.027), si è ridotto leggermente il numeromedio di ore lavorate ad operaio (da 1.510 a 1.498)

Nel settore costruzioni4% in meno il fatturatoMa nel 2008 le imprese sono salite a 1.045 unità

�SEGUE DA PAGINA 9

INDUSTRIA E COSTRUZIONIL’indagine congiunturale con-dotta dal sistema camerale po-ne in evidenza che, dal secondosemestre 2008, i risultati del set-tore industriale manifatturierohanno iniziato a peggiorare sen-sibilmente. La produzione, chesi era mantenuta su ritmi non e-levatissimi ma comunque posi-tivi (e la fase positiva continuavadal secondo trimestre 2005), hasegnato due meno consecutivi,ovvero sia nel terzo che nel quar-to trimestre ve n’è stata una ri-duzione rispetto ai corrispon-denti trimestri del 2007. Il fattu-rato ha seguito un trend analogoe, stante il fatto che gli ordinidell’ultimo semestre sono risul-tati in calo rispetto allo stessoperiodo del 2007, probabilmen-te anche i primi mesi del 2009non dovrebbero dare esito posi-tivo. Un andamento migliore hacontrassegnato le esportazioniche nell’autunno si sono con-tratte per poi aver segnato un +1,2% nell’ultimo scorcio del 2008quando, peraltro, l’aumento deiprezzi praticati alla clientela sulmercato estero è stato più conte-nuto.

Per il settore delle costruzioni,che già nel 2007 aveva rilevatocontrazioni del fatturato, ancheil 2008 ha segnalato una diminu-zione piuttosto importante delgiro d’affari. Nel secondo trime-stre il fatturato sarebbe diminui-to del 7,7% rispetto al secondotrimestre 2007 ma anche nel ter-zo e quarto trimestre la riduzio-ne ha raggiunto il 4% sul corri-spondente periodo 2007.

I dati di sintesi della Cassa edi-le mostrano un nuovo incre-mento nel numero di impreseattive iscritte alla cassa (sonosoggette all’iscrizione le impreseesercenti attività edile ed affineche, sotto qualsiasi ragione so-ciale, esercitano l’attività edilizianel territorio della Provincia diPiacenza). Se nell’ultima rileva-zione erano state conteggiate in981 unità, al terzo trimestre 2008sono arrivate a contare 1.045 u-nità. E’ aumentato così anche ilnumero medio di operai (3.055contro i 3.027 dell’anno passato)mentre si è ridotto leggermenteil numero medio di ore lavoratead operaio (da 1.510 a 1.498).Mentre nel primo trimestre del2008 il numero di ore lavoratecomplessivamente era risultatopiù alto di quelle lavorate nelcorrispondente periodo del2007, nel secondo e terzo trime-stre 2008 questo numero è cala-to, in linea con quanto emersodalle rilevazioni congiunturalisulle imprese del settore.

La cassa integrazione guada-gni ordinaria ha ripreso a cresce-re dopo un biennio in cui se neera verificato un calo molto si-gnificativo. L’incremento dell’ul-timo anno è stato del 579,43%che ne ha riportato il valore suilivelli del 2003. Le ore assegnatesono state 152.105.

La gestione edilizia ordinariaha invece registrato un calo del17,26% sul 2007, totalizzandocomplessivamente 113.290 ore.

Il totale della gestione ordina-ria è così arrivato a 265.395 ore,il 66,59% in più dell’anno scorso.I tre settori che, nell’ordine, han-no richiesto ed ottenuto il nu-mero più elevato di ore sono sta-

ti le industrie meccaniche(69.891), quelle di trasformazio-ne dei minerali (21.029) e quellemetallurgiche (16.545). Solo nelsettore "moda" si è registrata u-na riduzione delle ore autorizza-te nel 2008 rispetto all’autorizza-zione 2007.

Deciso anche l’incrementodelle ore autorizzate per inter-venti di cassa integrazione

straordinaria. Tra il 2007 ed il2008 queste sono passate da98.650 a 312.052 (+216,32%).

Se l’aumento che ha riguarda-to il totale industria si è per cosìdire "fermato" al 76,79%, l’edili-zia invece è passata da zero orenel 2007 a 135.496 ore nel 2008.All’interno della gestione indu-stria sono state la meccanica equella di trasformazione dei

prodotti agricoli a pesare in mi-sura maggiore (in quest’ultimocaso nel 2008 sono giunte acompimento alcune procedurerichieste già nel 2007).

Il complesso di imprese delsettore cosiddetto secondario -al netto delle imprese artigiane -ha sommato, a fine 2008, 2.633unità. Rispetto al 2007 sono 58 leunità in meno (nel settore si so-

no però avute nell’ultimo anno81 cancellazioni d’ufficio e que-sto ha pesato sul confronto tra idue periodi). Le imprese di natu-ra manifatturiera ammontavanoa 1.417, quelle edili a 1.170.

Pari a 26 le imprese operantinell’industria estrattiva e a 20 inquella energetica.

Tutto il settore metalmeccani-co è molto ben rappresentato aPiacenza considerato che vi ap-partiene più del 40% delle im-prese manifatturiere non arti-giane.

Le imprese che appartengonoai settori Industria ed edilizia eche non sono iscritte all’Albo ar-tigiani hanno in prevalenza laforma giuridica della società dicapitale. Per le costruzioni il pe-so di questa forma giuridica èdel 55% sul totale mentre perl’industria si sale al 63%. Le so-cietà di persone rappresentanoil 21-22% del totale mentre sonoin forma di ditta individualel’11% delle manifatturiere ed il17% delle imprese edili.

Se si esegue la stessa analisiprendendo come riferimento leimprese artigiane che lavoranonegli stessi settori di attività e-merge una profonda differenzia-zione del peso delle singole for-me giuridiche. L’incidenza dellesocietà di capitale scende al 2%nell’edilizia e al 4% nell’indu-stria, le società di persone diven-tano il 32% del totale nel secon-dario e si fermano all’11% nellecostruzioni mentre le ditte indi-viduali arrivano a rappresenta-re una quota dell’87% delle im-prese edili e del 64% nell’indu-stria.

CONTINUA A PAGINA 13�

Camera Commercio Piacenza - Ufficio Protesti

Fallimenti dichiaratiPiacenza - Serie storica

ANNI Individui Società TotaleSoggetti

2001 0 37 372002 4 28 322003 5 36 412004 11 26 372005 6 43 492006 2 33 352007 2 23 252008 3 31 34

Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

Forze di lavoroPiacenza e confronti territoriali - Anno 2008

Piacenza 125,0 122,7 2,3Parma 204,3 199,0 5,4Reggio Emilia 253,4 246,8 6,6Cremona 163,8 156,4 7,4Lodi 103,4 99,2 4,2Pavia 238,0 226,5 11,5EMILIA-ROMAGNA 2.044,8 1.979,6 65,2ITALIA 25.096,6 23.404,7 1.691,9

TotalePROVINCEdi cui Persone

in cerca dioccupazione

di cuiOccupati

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 11

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12 Sabato 9 maggio 2009LIBERTÀ

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Rapporto economia

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Comparto da 1.006,7 milioniIl 2008 un anno molto negativo

Tra il 2000 ed il 2008 la crescita dello stockè arrivata a Piacenza al 14,02%Le imprese edili rappresentano il 45,12%

I nuovi artigiani: alberghiristoranti, costruzioni e serviziIn crescita le imprese come società di capitale e ditte individuali

�SEGUE DA PAGINA 11

ARTIGIANATOPer l’artigianato manifatturie-ro il 2008 è stato un anno ca-rico di risultati negativi. Tuttigli indicatori congiunturali(produzione, fatturato, ordi-ni) sono risultati in riduzionerispetto al 2007, che già eratornato a rallentare. Le varia-zioni in assoluto meno pesan-ti hanno riguardato l’exportche, anzi, nell’ultimo trime-stre dovrebbe essere risultatoin crescita rispetto alla finedel 2007.

Le imprese artigiane regi-strate a Piacenza a dicembre2008 sono arrivate a quota9.417 (9.391 quelle attive).L’incidenza delle imprese ar-tigiane sul totale delle regi-strate è leggermente aumen-tata rispetto all’anno passato(29,46%).

La variazione di stock os-servata tra il 2007 ed il 2008 èstata di 65 unità, ovvero dello0,7%, pari a circa un puntopercentuale in più rispetto aquella osservata l’anno scor-so. La variazione annuale èstata positiva anche per Cre-mona, Lodi e Pavia oltre cheper il livello nazionale. Le pro-vince emiliane anche nel 2008non hanno saputo eguagliareil tasso di crescita dell’artigia-nato che si è verificato inLombardia dove a Pavia la va-riazione di stock è statadell’1,83%.

Tra il 2000 ed il 2008 la cre-scita dello stock è arrivata aPiacenza al 14,02%. Superiorial 22% le variazioni che han-

no interessato sia Lodi cheReggio Emilia. E’ Parma laprovincia nella quale la cre-scita è stata più contenuta.

I settori che presentano unsaldo attivo tra imprese iscrit-te e cessate nella nostra pro-vincia sono cinque: agricoltu-ra, attività manifatturiere, co-struzioni, servizi alle impresee sanità. Per tutti gli altri grup-

pi il tasso di crescita è negati-vo. Il valore assoluto più ne-gativo riguarda di nuovo i tra-sporti (-38 imprese), seguitodal commercio e riparazionidi beni (-18 unità).

Il saldo più ampio è statonelle costruzioni (+99 realtà)la cui dinamica ha però ini-ziato a rallentare (l’anno pas-sato il saldo era stato di 132 u-

nità). Al netto di questo con-tributo la differenza tra im-prese iscritte e cessate sareb-be stata negativa per 34 unità(comprese le cessazioni ese-guite d’ufficio che sono state16).

Va detto che le imprese edi-li rappresentano il 45,12%delle imprese artigiane regi-strate mentre quelle manifat-

turiere arrivano al 23,4%.Esaminando il complesso

delle imprese artigiane perclassi di età di iscrizione, sipuò osservare più del 50%delle stesse ha iniziato ad o-perare dopo il 2000, il 23,49%tra il 1990 e il 1999 mentremeno del 3% ha avviato l’atti-vità prima del 1970. Alberghi eristoranti, costruzioni e servi-zi alle imprese sono i settorinei quali lavora l’incidenzamaggiore delle imprese piùgiovani. Sono quindi questi gliambiti nei quali si sta concen-trando la nuova imprendito-ria artigiana. Per contro le im-prese "storiche" ancora in at-tività si individuano nelle ri-parazioni di beni (10), nellemanifatture (9), nelle costru-zioni (3), negli altri servizipubblici (2) per finire con itrasporti (dove resiste solo 1impresa nata tra il ’50 ed il’59).

Nel corso dell’ultimo annoè aumentata a Piacenza laconsistenza delle imprese ar-tigiane che hanno assunto laforma della società di capita-le (+26 realtà) e della ditta in-dividuale (+92) mentre hannoridotto la propria consistenza

le società di persone (-50) e lealtre forme giuridiche (-3).

Anche nel periodo più am-pio (2006/2008) sono cresciu-te società di capitale e ditteindividuali e sono invece ca-late le società di persone. So-lo a Lodi le società di personesono risultate in aumento nel2007 per poi scendere nel2008. Alla luce di queste varia-zioni piuttosto contenute, èsostanzialmente invariata laripartizione per forma giuri-dica del complesso degli arti-giani.

Pressoché inalterato il nu-mero dei titolari di carica. Lavariazione numerica positivapiù consistente ha riguardatoil settore dell’edilizia (+74),quello primario (+6) e quellodegli altri servizi (+6).

Il valore aggiunto del setto-re artigiano è stato stimatodall’Istituto Tagliacarne, conriferimento al 2006. Comples-sivamente il comparto avreb-be prodotto, a Piacenza,1.006,7 milioni di euro. Indu-stria e costruzioni nel lorocomplesso hanno un peso sultotale del 64%.

Un settore che a Piacenzaincide ancora in misura eleva-ta sul valore aggiunto artigia-no, nonostante tutti i cambia-menti e le difficoltà degli ulti-mi anni, è quello dei traspor-ti. La quota di pertinenza è del17,7%, ben superiore a quan-to si osserva in tutti i confron-ti territoriali (nelle altre pro-vince il range di variazione ècompreso tra il 10% ed il12,9%).

CONTINUA A PAGINA 14�

Imprese artigiane registrate Piacenza e confronti territoriali.

Piacenza 8259 9.352 9417 0,70 14,02Parma 14192 15.637 15468 -1,08 8,99Reggio Emilia 18433 22.653 22559 -0,41 22,38Cremona 9185 10.217 10341 1,21 12,59Lodi 5216 6.311 6388 1,22 22,47Pavia 14302 15.790 16079 1,83 12,42Emilia Romagna 134524 148.752 147888 -0,58 9,93Italia 1395478 1.494.517 1496645 0,14 7,25

PROVINCE 2000 Variaz. %2007/2008

Variaz. %2000/2008

20082007

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 13

Page 14: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

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e.09.05.09

Piccola e media distribuzioneUn decremento del 2,5 per cento

I prodotti alimentari diminuiti dello 0,9%gli altri scesi del 2,1%. Il migliore andamentoda ipermercati, supermercati e grandi magazzini

�SEGUE DA PAGINA 13

COMMERCIO E TERZIARIOIl settore terziario contava, alla fi-ne del 2008, 15.675 imprese regi-strate (71 in meno rispetto al di-cembre 2007). Nella determina-zione delle variazioni di stock e-merge di nuovo un ruolo giocatodalle cancellazioni d’ufficio chehanno ripulito gli archivi depu-randoli di 164 realtà che non era-no più operanti ma che risultava-no ancora iscritte. Al netto di que-ste cancellazioni tra il 2007 ed il2008 si sarebbe registrato un in-cremento per 93 unità.

Lavorando sui dati al lordo del-le cancellazioni d’ufficio, si evi-denziano i settori in crescita : so-no quelli dei servizi alle imprese(attività immobiliari, noleggio,informatica e ricerca) e degli al-berghi e ristoranti, entrambi con34 realtà in più del 2007, l’istruzio-ne (+4), la sanità (+3) e gli altri ser-vizi pubblici sociali e personali(+2). Hanno invece segno meno levariazioni sullo stock delle impre-se del commercio e riparazione dibeni personali (-86), dei trasporti ecomunicazioni (-43) e dei servizimonetari e finanziari (-16). E’ sta-ta elevata la contrazione delle im-prese di commercio all’ingrosso (-1,78%) mentre quella delle unitàdi commercio al dettaglio non èarrivata all’1%. Nell’ambito delsettore trasporti e comunicazionila riduzione delle imprese che e-sercitano attività nei trasporti ter-restri ha superato il 4% ma sonocomparse 4 imprese in più nellostock di quelle dedite a servizi direcapito postale e telecomunica-zioni. La diminuzione che ha inte-ressato imprese operanti nel set-

tore dei servizi ausiliari all’inter-mediazione finanziaria è stata in-vece del 2,4% . Del 2% in positivola dimensione della variazione acarico delle altre attività professio-nali ed imprenditoriali (pari a 22unità in più).

E’ sicuramente un segnale del-lo stop che ha incontrato l’attivitàedilizia. Le imprese con connota-zione artigiana attive nel terziariosono 2.734 (l’1,87% in meno ri-spetto al 2007). Esse rappresenta-no il 17,44% del totale. Questi ar-tigiani del terziario lavorano per il32,77% nei servizi pubblici socialie personali, per il 31,82% nei tra-sporti, per il 24,73% nel commer-cio e riparazione di beni. Buona lapresenza anche nel settore dei ser-vizi alle imprese (9,95%).

Nell’ultimo anno il numero diesercizi attivi con superficie divendita a Piacenza si è ridotto di10 unità che percentualmente e-quivalgono ad un -0,19%,arrivan-do nel complesso a 5.126. Le spe-cializzazioni merceologiche chehanno l’incidenza maggiore a Pia-cenza sono l’abbigliamento e pel-licceria (12,62% del totale e a lorocarico si è registrata una riduzionenell’ultimo anno), gli altri esercizinon specializzati non alimentari(10,73% del totale, calo nel 2008),

e i non specializzati con prevalen-za alimentare (8,88% del totale, inaumento rispetto al 2007).

Prosegue a Piacenza la crescitadelle imprese che praticano ilcommercio ma non in sede fissa.L’entità della variazione2007/2008 è di 2,32 punti percen-tuali. Nel 2001 il numero di ambu-lanti era a Piacenza pari a 616 u-nità, è arrivato a 749 nell’ultimoanno. Gli ambulanti itineranti

hanno conosciuto a Piacenza unnuovo incremento anche nel 2008mentre di nuovo si è ridotto il nu-mero degli ambulanti con posteg-gio fisso (sono pari rispettivamen-te a 397 quelli a posteggio fisso,261 quelli itineranti).

Il settore degli intermediari: aPiacenza il loro numero comples-sivo è aumentato tra il 2007 ed il2008 dello 0,49%, per effetto di u-na nuova crescita della numero-

sità dei commercianti all’ingrossoa fronte di una diminuzione degliintermediari del commercio e de-gli intermediari del settore auto.

Le caratteristiche strutturali delsistema distributivo locale posso-no essere lette anche grazie all’au-silio dei dati del Ministero dellosviluppo economico. L’indagine -che dà il quadro al 1° gennaio di o-gni anno- ci mostra come il 2007abbia di fatto rappresentato unmomento di cambiamento nel-l’assetto delle tipologie commer-ciali investigate (grandi superficispecializzate, grandi magazzini,supermercati, ipermercati e mini-mercati).

Sono cresciute le grandi super-fici specializzate (con un incre-mento dell’occupazione pari al26,57%) così come gli ipermerca-ti (da 2 a 4 con più del raddoppiodelle forze lavoro impiegate), sonoaumentati anche i grandi magaz-zini e i supermercati (ma gli ad-detti sono diminuiti) mentre è ve-nuto meno un minimercato.

Il rapporto tra le superfici divendita e il numero degli abitantiè cresciuto in misura accentuataper Grandi superfici specializzatee Supermercati; ha invece subitoun calo nel caso dei Grandi ma-gazzini.

Il bilancio annuale delle vendi-te - in base all’indagine congiun-turale di Unioncamere Emilia Ro-magna - è stato caratterizzato dauna flessione in termini monetaridello 0,7 per cento: una perfor-mance certo non brillante, ma inogni caso migliore del valore regi-strato a livello Italia, che si attestaad un -2,5. Tra le classi dimensio-nali, solo la grande distribuzione èriuscita a crescere (+1,3 per cen-to), ma su ritmi inferiori a quellimedi del quinquennio preceden-te pari a +3,9 per cento. La picco-la e media distribuzione ha subitoun nuovo decremento (-2,5 percento), che ha consolidato la fasenegativa in atto da inizio decen-nio. Nell’ambito dei settori di atti-vità, i prodotti alimentari sono di-minuiti dello 0,9 per cento, men-tre quelli non alimentari sono sce-si del 2,1 per cento.

Il migliore andamento annualeè stato evidenziato da ipermerca-ti, supermercati e grandi magaz-zini, la cui crescita del 2,2 per cen-to è tuttavia risultata più contenu-ta rispetto a quella media deltriennio 2005-2007, pari al 5,6 percento. A determinare questo an-damento sono stati i soli esercizidella grande distribuzione. Glistessi esercizi hanno inoltre regi-strato una quota di chi ha giudi-cato il magazzino adeguato pari al77 per cento, su valori decisamen-te bassi in rapporto al passato.

Durante tutto il 2008 i commer-cianti piacentini hanno denuncia-to un calo delle vendite al con-fronto con lo stesso trimestre del-l’anno precedente. Il secondo ed ilquarto trimestre sono stati quellipiù negativi.

CONTINUA A PAGINA 29�

Fonte: Elaborazioni CCIAA di Piacenza su dati Infocamere Stock View

Imprese del settore terziario ed incidenza sul totalePiacenza e confronti territoriali - Anno 2008

Piacenza 15.675 48,99Parma 22.831 47,44Reggio Emilia 25.634 43,67Cremona 15.320 49,80Lodi 9.460 51,71Pavia 24.636 49,02EMILIA ROMAGNA 245.216 51,39ITALIA 3.215.857 52,68

Impresesettore terziario

Incidenza delterziario sul totale

Commercio: in flessione il bilancio delle venditeSolo la grande distribuzione è riuscita a crescere: +1,3 per cento

LIBERTÀSabato 9 maggio 200914

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LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 15

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16 Sabato 9 maggio 2009LIBERTÀ

Page 17: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

La voce degli industrialiLa ricetta: poco budget, più creatività

«Si avverte un’aria nuova, il momento di cadutaeconomica sembra essersi fermato, adesso bisognalavorare per la ripresa con prodotti innovativi»

Giglio: primi spiraglisi torna ad investireCrisi, più ottimista il presidente degli industriali di Piacenza

oco budget e molta crea-tività. La ricetta dellaBrawn Gp per sbaragliare

in Formula 1 avversari ben piùcorazzati piace a Sergio Giglio,presidente di ConfindustriaPiacenza, che la caldeggia an-che per le imprese piacentine.Ecco la bussola per reagire nonsolo nella stagione della crisisub-prime, ma ogni volta cheil mercato si contrae: innova-zione, agilità, senso della sfida.E a Piacenza intanto si senteun’aria nuova, si torna ad inve-stire: «Avevamo toccato il fon-do e piano piano ci stiamo sta-bilizzati, è un buon segnale».

«La crisi - riprende Giglio - èanche un’opportunità e nelledifficoltà saltano fuori le solu-zioni vincenti, proprio comesta accadendo con la Brawn,compagnia low cost che ha da-to i risultati migliori nel pro-prio mercato».

C’è stato un momento - ar-gomenta Giglio - qualche setti-mana or sono, in cui per unaserie di situazioni il pessimi-smo ha prevalso sull’ottimi-smo: «Due mesi fa tutto volge-va al peggio, oggi le cose vannomeglio. Basta un indicatore, lamaggior richiesta di macchine,

P di materie prime e poi c’è mi-nor volatilità nella Borsa cheha un suo equilibrio e se pure ilPil scenderà a meno 4,4 percento, sembra che la caduta sisia fermata». E ci sono gli effet-ti dell’intervento globalizzatoda parte delle varie banche e i-stituti mondiali, l’azione dellaFed che ha fatto ripartire ilmercato finanziario.

Segnali che inducono il

mondo imprenditoriale, finan-ziario ed economico in sensolato a respirare meglio.

«Questo vale anche per noi»prosegue il presidente degli in-dustriali, alludendo all’Italia ea Piacenza. «So da imprendito-ri amici e colleghi che sta tor-nando una certa voglia di inve-stire - spiega Giglio - quindiabbiamo buone speranze chetra la fine del 2009 e l’inizio del

2010 si rialzi la testa».I migliori distretti, le impre-

se più pronte a proporre pro-dotti nuovi, sono stati penaliz-

zati, è vero, dalla recessione,come dice Emma Marcegaglia,da qui l’esigenza costante, an-cor oggi, di avere dalle banche

un flusso positivo di credito:«Tema al centro anche dellenostre richieste, ma a onor delvero le banche locali non han-no mai fatto mancare credito,sono state solo più selettive».

La nostra provincia deve es-sere pronta alla ripresa. «Il 25maggio incontreremo i candi-dati alle Provinciali, Gian LuigiBoiardi e Massimo Trespidi eproprio come Confindustriaha fatto con i candidati euro-pei chiederemo quali sono iprogrammi su sviluppo, terri-torio, imprese e infrastrutture.E ripeteremo che, sull’emer-genza ponte di Po, è il caso dicoinvolgere, noi lo faremo, ilnostro economista Ettore Got-ti Tedeschi, presidente di SrgSpA F2i, Fondi Italiani per leinfrastrutture e membro del C-da della Cassa Depositi e pre-stiti».

Patrizia [email protected]

In campo per i fabbisogni finanziari delle imprese

Funzione cruciale di Cofind

Sergio Giglio,presidente diConfindustriaPiacenza

a crisi economico-finanzia-ria che ha investito tutti isettori produttivi ha deter-

minato, tra l’altro, l’aumento del-le difficoltà di accesso al creditoper le piccole e medie imprese.

E’ un contesto che ha portato iconsorzi fidi a svolgere una fun-zione cruciale di sostegno ai fab-bisogni finanziari delle imprese.Proprio in questa prospettiva si èconcretizzata, in questi ultimimesi, l’azione di Cofind, il con-sorzio di piccole e medie impre-se industriali piacentine, chesvolge la propria azione guidatodai criteri della mutualità e dal-l’assenza di scopo di lucro.

Con una convergenza d’inten-ti che ha visto come protagonisti

LBanca di Pia-cenza, Caripar-ma e Piacenza,Cofind e Con-findustria Pia-cenza è stato in-

fatti messo a punto un importan-te strumento finalizzato a conso-lidare le passività a breve o a spo-stare nel medio periodo le esi-genze di liquidità a brevetermine.

Attraverso la forma tecnica delmutuo chirografario, le imprese

possono ottenere un importomassimo di 300mila euro da re-stituire in 36 mesi, oltre ad unmassimo di 1 anno di pream-mortamento. Il Cofind intervie-ne con una garanzia accessoriapari al 50% dell’importo conces-so.

Il tasso è variabile e collegatoall’Euribor 3 mesi/360 mediamese precedente + 1,00 puntopercentuale. E’ stata inoltre pre-vista la possibilità, da parte diCofind, di riconoscere un contri-

buto in abbattimento tasso di0,25 punti percentuali, limitata-mente al periodo di preammor-tamento e fino a concorrenza deifondi disponibili a tale scopo. Ilrimborso avviene in rate mensilio trimestrali posticipate e nessu-na spesa di istruttoria viene ap-plicata dagli Istituti di credito. Sitratta di un accordo che rappre-senta sia per l’oggetto, sia per lecondizioni, una concreta signifi-cativa risposta all’attuale fasecongiunturale e che si aggiunge

alle convenzioni già in essere coni principali istituti di credito ope-ranti sul nostro territorio, graziealle quali le imprese possono uti-lizzare le garanzie offerte da Co-find per accedere a tutta una se-rie di finanziamenti a breve-me-dio termine oppure a medio-lun-go periodo. Cofind è inoltre spor-tello operativo di Fidindustria E-milia-Romagna (il consorzio fidiregionale a favore delle pmi). In-fine Cofind svolge la propria a-zione in costante sinergia conConfindustria Piacenza, e l’effi-cacia dei propri interventi di ga-ranzia viene rafforzata dal soste-gno finanziario che la Camera diCommercio di Piacenza destinaal sistema di consorzi fidi.

Il presidenteEnrico Ghiadoni

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 17

Page 18: Liberta - Rapporto Economia

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La voce dei sindacatiDi fronte a segnali preoccupanti

L’esplosione della cassa integrazione ordinariagià alla fine del 2008 si è addirittura accentuataquest’anno: ma bisogna anche guardare oltre

CGIL

Qualità, le impresefacciano unoscatto in avantidi MICHELE RANCATI

a crisi economica come oc-casione per le aziende di in-vestire sulla qualità del lavo-

ro e dell’occupazione. Ne è con-vinto il segretario provinciale del-la Camera del lavoro Gianni Co-pelli, che prima di tutto mette inguardia il sistema sul possibileperdurare della congiuntura ne-gativa. «Qualcuno dice che c’è laluce in fondo al tunnel - afferma- ma io dico di stare attenti chenon si tratti di un treno che arri-

L

va e ci travolge. Non voglio esse-re pessimista, ma è indispensa-bile non fare calare il livello di at-tenzione verso le problematichedelle imprese e dei lavoratori».Anche alla luce dei dati relativi al-la cassa integrazione ordinaria:«A Piacenza era praticamente as-sente da anni - spiega Copelli -ma il 2008 ha visto un finale piut-tosto burrascoso con un suo au-mento del 600 per cento, nei pri-mi quattro mesi del 2009 è cre-sciuta addirittura del 1.100 percento. Da qualche settimana ab-biamo sottoscritto in Commis-sione provinciale di concertazio-ne un nuovo protocollo che offrenuovi strumenti di tutela e riqua-lificazione per chi è coinvolto daproblemi aziendali, così come ci

sono stati al-cuni provve-dimenti dellaRegione chesupplisconoalle carenzedel Governo,che pare non

voler considerare la gravità dellacrisi. Ma tutto ciò deve essere ac-compagnato da uno scatto in a-vanti del sistema delle imprese,che oltre a concentrarsi sul radi-camento territoriale deve investi-re sulla qualità: oggi si competesolo con prodotti di eccellenza eper farli è indispensabile un or-ganico il più qualificato possibi-le. Anche perchè altrove hannomaterie prime e manodopera abasso costo».

Gianni Copellisegretario Cgil

CISL

Ragionaredi democraziaeconomica

econdo il segretario provin-ciale della Cisl Gianni Saler-no bisognerà attendere la fi-

ne dell’estate per iniziare a spera-re che l’economia piacentina sirisollevi dalla crisi. «Che nel no-stro territorio - precisa - ha autoeffetti meno “violenti" che altro-ve ma che ha comunque portatomolti problemi alle aziende e ailavoratori. A mio avviso in que-ste settimane abbiamo raggiuntoil punto più basso, resta da capi-re con quale velocità e efficaciariusciremo a risalire la china».

S

Ma il quadro non è solo a tinte fo-sche: «L’allarme - spiega Salerno- è legato all’esplosione della cas-sa integrazione ordinaria e aitanti precari a cui non sono statirinnovati gli accordi: in questimesi la nostra attenzione, assie-me a quelle delle istituzioni loca-li, si è concentrata su questi a-spetti. Ma le casse integrazionistraordinarie sono ancora pochee alcuni settori come la raccorde-ria e la perforazione dimostranodi reggere bene».

Il segretario Cisl è convinto chela crisi rappresenti anche l’occa-sione per le imprese di poter rive-dere le proprie strutture: «Per so-pravvivere le aziende dovrannonecessariamente ripensare alproprio ciclo produttivo, che ten-

ga conto deinuovi stan-dard ambien-tali e delle dif-ficoltà di ac-cesso al credi-to che avran-no. Chi riu-scirà a

garantirsi una forte capitalizza-zione e a ottimizzare i processiinterni, uscirà da questo mo-mento notevolmente rinforzato.E speriamo che finalmente sipossa cominciare a ragionare se-riamente di democrazia econo-mica, cioè dell’apporto direttoche i dipendenti devono dare al-la gestione di una società in tuttii suoi aspetti, a partire dalla pre-senza nel suo capitale».

Gianni Salernosegretario Cisl

UIL

Per Piacenzaarriva il momentopiù duro

Piacenza la crisi non haancora raggiunto il suoapice: fino ad ora il si-

stema provinciale ha resistitomeglio che altrove, ora arriva ilmomento più duro in cui dovre-mo tutti dimostrare unità di in-tenti». Il monito arriva da Massi-miliano Borotti, segretario pro-vinciale della Uil. «Le grandi dif-ficoltà di queste settimane - ag-giunge - derivano soprattuttodalla difficoltà di poter program-mare il lavoro e gli investimenti:le commesse arrivano a sin-

ghiozzo, non si riesce a guardareal di là di due-tre mesi, se l’oriz-zonte fosse più a medio-lungotermine si riuscirebbe a capirecosa ci aspetta, ma purtropponon è possibile. Questa situazio-ne delle realtà più grandi e im-portanti - prosegue Borotti - staavendo un tremendo effetto acascata sulla miriade di piccolee piccolissime imprese che rap-presentano l’indotto e danno dalavorare a migliaia di persone, lequali non possono contare supochissime forme di ammortiz-zatori sociali. Soffre molto ancheil commercio, visto che il poteredi acquisto di salari e pensionicontinua a crollare».

Come se ne può uscire? «Gliannunci non bastano - dice Bo-

rotti - e since-ramente finoad ora nonabbiamo avu-to una rispo-sta adeguatada parte delgoverno. Civogliono atti e

provvedimenti concreti, a parti-re magari dalla revisione del si-stema degli ammortizzatori so-ciali che dia possibilità di un a-deguato intervento non solo inmomenti di crisi. A patto che cisia molta attenzione, evitandoche qualcuno utilizzi la cassa in-tegrazione in modo distorto e ec-cessivo, attribuendo alla crisiproblemi differenti che non èriuscito a risolvere altrimenti».

Massimiliano Borottisegretario Uil

UGL

Contrattidi solidarietàcontro la crisi

ontratti di solidarietà. Que-sta la soluzione ideale permolte crisi aziendali se-

condo la segretaria provinciale eregionale dell’Ugl, Tullia Bevilac-qua. «Si tratta di un ammortizza-tore sociale che consiste nella ri-duzione dell’orario di lavoro aciascun lavoratore - precisa -senza che però nessuno venga la-sciato a casa. Purtroppo la suaapplicazione è praticamente pa-ri a zero, le dirigenze sembranonon conoscerli o non volerli ap-plicare». Anche perchè, secondo

C

l’Ugl, qualcuno sta sfruttandoquesto periodo difficile comepretesto: «I problemi ci sono ed ègiusto affrontarli con onestà daentrambe le parti - aggiunge laBevilacqua - ma c’è chi tende aesasperarli per poi utilizzarli co-me pretesto per ristrutturazionio riorganizzazioni aziendali nonindispensabili, che generalmen-te penalizzano i dipendenti». Peril sindacato, Piacenza è una del-le province in cui la crisi si è fattameno sentire: «Il tasso di disoc-cupazione si mantiene basso -spiega la segretaria provinciale eregionale - e il ricorso agli am-mortizzatori sociali è molto cre-sciuto ma non ha toccato le cifrespaventose di realtà come Bolo-gna, Modena e Reggio Emilia. La

meccanica etutto il suo in-dotto fatto dipiccole e pic-colissime im-prese sonoquelli chehanno soffer-to di più, il

crollo dei consumi ha prevedibil-mente penalizzato anche il com-mercio, ma dobbiamo ammette-re che le istituzioni locali si sonomosse in maniera adeguata». Ledifficoltà stanno terminando?«Nessuno lo può dire - rispondela Bevilacqua - anche se qualchesegnale positivo c’è: per ripartirec’è bisogno di idee e fiducia, a co-minciare da quella delle banchenei confronti delle aziende».

Tullia Bevilacquasegretario Ugl

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Page 21: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

La voce degli artigianiLa richiesta di maggiore attenzione

I piccoli imprenditori, soprattutto in certisettori, pagano la situazione generalee chiedono più aiuto per contrastarla

CNA

Autotrasporto:una crisi checoinvolge tuttidi ANNA ANSELMI

ella città della logisti-ca, la crisi dell’auto-trasporto deve essere

motivo di riflessione per tutte leparti sociali. Ogni cittadino puòconstatatare i parcheggi pieni dimezzi pesanti fermi; i camionstranieri in sosta pergiorni nelle zone dellalogistica, con autisti chevivono per settimanelontani da casa e chesoggiornano nei par-cheggi in condizionilontane dalla nostra vi-sione dei diritti acquisitidei lavoratori». DarioCostantini, presidentedella Cna di Piacenza,parte dalla grave situa-zione dell’autotrasportoper "fotografare" l’artigianatopiacentino. «Il quadro globale ècome prevedevamo peggiorato»,prosegue Costantini, perché allostato attuale «o le nostre aziendechiudono o i nostri imprenditoritornano a essere concorrenziali,utilizzando la forza lavoro in mo-do da azzerare tutti i progressi diciviltà conquistati nel tempo». Lasoluzione potrebbe giungere sol-tanto «prendendo decisioni fortiin aiuto di un settore che sta mo-rendo». Pessimo l’avvio nel 2009di metalmeccanica ed edilizia.«Quest’ultima dovrebbe però ri-sentire dei benefici del Piano Ca-sa, mentre nella meccanica trop-

pe aziende sono in grave soffe-renza. In molti casi hanno giàperduto un patrimonio impor-tantissimo: la forza lavoro spe-cializzata e si sono verificate ri-duzioni delle commesse del60%». Sul tema della sicurezzache, ribadisce Costantini, resta«prioritario», la Cna chiede sia a-scoltata la voce competente dichi opera quotidianamente sulcampo. Invece ora gli artigiani siconfrontano con «una produzio-ne normativa floridissima, cheobbliga le aziende ad aggiornar-

si o, peggio, a cambiare -spesso in corsa - il mododi lavorare». Per favorirela ripresa, Costantinisottolinea il contributodella cooperativa di ga-ranzia Unifidi per l’ac-cesso al credito, l’appor-to di Cna innovazione ela positiva partecipazio-ne delle imprese ingruppo agli appalti. Trale richieste rivolte a livel-

lo locale e nazionale: «Una con-certazione reale, senza essereconsultati solo a cose fatte»; «piùagevolazioni per l’imprenditoriain rosa e giovanile»; «un coinvol-gimento diretto delle nostre a-ziende dei trasporti nel sistemadi mobilità di merci e persone»;«una riduzione coraggiosa dellaburocrazia, passando per ammi-nistrazioni che cantierano più o-pere possibili e che devono acce-lerare tempi imbarazzanti neipagamenti», «un’analisi seria su-gli ammortizzatori sociali, riser-vandoli anche a chi si sta rimboc-cando ancora una volta le mani-che per far fronte alla crisi causa-ta dai creativi della finanza».

Il presidenteDario Costantini

LIBERA ASSOCIAZIONE ARTIGIANI

Pagamentiin ritardo, ormaiè un’emergenza

’artigiano di per sé sareagire di fronte alle dif-ficoltà, grazie alla fanta-

sia e alla flessibilità, ma se il mer-cato non dà alcun segnale diven-ta impossibile la ripresa». Gior-gio Acerbi, presidente della Libe-ra associazione artigiani di Pia-cenza, evidenzia come le piccolee medie imprese sia edi-li sia meccaniche stianorisentendo pesante-mente degli effetti nega-tivi in cui sono coinvoltialtri settori dell’econo-mia, rispetto ai quali pa-tiscono oltretutto tratta-menti penalizzanti. «Lebanche sono diventatemolto rigide per quantoriguarda i criteri di ac-cesso al credito; d’altraparte gli artigiani sonogli ultimi a essere pagati una vol-ta eseguiti i lavori, perché hannomeno forza contrattuale. Cosìquando c’è un rallentamentonella liquidità - osserva Acerbi -siamo i primi a farne le spese».

Guardando al settore delle co-struzioni, il presidente della Li-bera sottolinea come la crisi si siafatta sentire nell’estate: «Attornoall’edilizia girano molte impreseartigiane piacentine, che sonostate coinvolte in questa grave si-tuazione. Con sofferenza i can-tieri avviati sono andati avanti,ma in parte sono poi rimasti in-venduti e gli artigiani non sonostati pagati». Ad aggravare il qua-

dro, Acerbi cita lo stato di stallodell’economia in generale, un in-cremento giudicato fuori normadei prezzi delle case tra il 2007 eil 2008, l’innalzamento improv-viso dei tassi dei mutui. «Entro lafine dell’estate 2009 si spera cheil costo dei mutui possa stabiliz-zarsi verso il basso». Agli istitutidi credito il pensiero di Acerbi sirivolge anche in relazione a unaltro aspetto della questione: «Gliartigiani potrebbero superare lastasi del mercato delle nuove co-struzioni dedicandosi alla manu-

tenzione e alla ristruttu-razione dell’esistente».Qui entrano in gioco lebanche: «Il mondo fi-nanziario ha poca liqui-dità da reinvestire edunque ora pone vinco-li eccessivamente rigo-rosi. Senza denaro nonsi possono fare lavori ecosì anche l’ambito del-le ristruttuazioni è fer-mo». Acerbi parla di ef-fetto a catena, tra le cui

vittime c’è anche l’autotrasporto.La meccanica, legata alle subfor-niture, sta registrando un fortecalo nelle esportazioni: «Conl’eccezione di poche moschebianche, imprese fino a ieri mol-to attive sono tutte in cassainte-grazione. Officine superspecia-lizzate che hanno investito inmacchinari adesso non sannocome far fronte agli impegni». Ilritardo nei pagamenti ha assun-to i contorni di un’emergenza:«Non c’è un collega che non siain attesa dei denari per lavoriconclusi da tempo». Aiuti stannogiungendo da cooperativa Unifi-di e da Camera di Commercio.

Il presidenteGiorgio Acerbi

UPA-FEDERIMPRESA

Nel 2009 primitimidi spiraglidi miglioramento

li ultimi mesi del 2008 dadimenticare, mentre il2009 avanza con "timidi

spiragli di miglioramento". Pie-tro Bragalini, presidente pro-vinciale di Upa - Federimpresa,conferma come l’instabilità ge-nerale sia stata avvertita anchea livello locale: «Il mondo arti-giano ha registrato e stasoffrendo la crisi, chedalla passata estate hamesso in ginocchio lagrande azienda indu-striale e il commercio».

«Ci sono stati evi-denti appesantimentinei settori che da annisono in difficoltà» evi-denzia Bragalini, citan-do l’autotrasporto, cuisi è purtroppo aggiuntal’edilizia: «Dal settembre 2008si è verificato un tracollo dellevendite, causato dalla strettacreditizia che le banche hannomesso in campo e, in parte, dal-la mancanza di certezza del fu-turo da parte della famiglia». Sisarebbe così innescato un cir-colo vizioso, con ripercussionisui privati e sulle imprese. Ep-pure i primi, piccoli segnali diripresa sembrano arrivare pro-prio «dai settori delle costruzio-ni e metalmeccanico». Se in ge-nerale l’artigianato piacentino- spiega Bragalini - ha soffertomeno delle grandi aziende, for-te del fatto di essere formato inbuona parte da microimprese,

G

c’è però il caso «di alcuni setto-ri, specie le subforniture, chehanno risentito del sensibilecalo di commesse per le grandiimprese, le quali hanno ritiratoi lavori esterni, facendoli ese-guire all’interno dell’aziendastessa». Sul fronte dei crediti,l’Unione artigiani da settembreè entrata nell’Unifidi Emilia Ro-magna, che si rapporta diretta-mente con le banche per favo-rire finanziamenti a tasso age-volato agli artigiani: «Nei primitre mesi del 2009, la concessio-

ne di garanzie al siste-ma bancario da partedi Unifidi ha riscontra-to una forte impenna-ta, superando i 250 mi-lioni di euro nell’interaregione, di cui 35milio-ni relativi alla sola Pia-cenza. I tassi agevolati -sottolinea Bragalini -sono parametrati al-l’euribor, che per il me-se di maggio è

dell’1,437%, oltre a uno spreaddello 0,675% (con un tasso lor-do pari dunque a 2,11%) o del-lo 0,875% (con un tasso lordo di2,348%), a seconda che si trattidi investimenti o liquidità». Inperiodi come questo, le impre-se «lamentano il peso sempretroppo elevato della burocra-zia, che comporta ulteriori co-sti. Sono entrate in vigore nuo-ve disposizioni normative, co-me quelle per la sicurezza el’ambiente, che spesso risulta-no incomprensibili a un arti-giano, sulle cui spalle vanno adaddossarsi ancora spese per laformazione e l’aggiornamen-to».

Il presidentePietro Bragalini

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LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 21

Page 22: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

La voce del commercioPreoccupa l’attuale momento

«Le famiglie non hanno risorseda spendere per lo shopping supplementare»«Scontiamo una debolezza strutturale»

UNIONE COMMERCIANTI

«Già da tre annic’erano segnalidella crisi»di ELISABETTA PARABOSCHI

iamo stati considerati alungo delle Cassandre,ma ora la situazione è

sotto gli occhi di tutti».Crisi, vendite in calo e fattura-

ti che precipitano. Parla chiaroGiovanni Struzzola, direttore del-l’Unione commerciantidi Piacenza: «Già da treo quattro anni il settoreha avvertito i segnali diuna situazione econo-mica difficile e spinosa:consumi in discesa libe-ra, fatturati che seguonoa ruota. Oggi è una realtàconcreta, che non ri-guarda più solo pochisettori, ma l’intera so-cietà: si cerca inutilmen-te di ottimizzare delle misure diincremento degli acquisti, ma lefamiglie non hanno risorse daspendere per lo shopping sup-plementare».

Vive sul quotidiano il commer-cio piacentino: sull’indispensa-bile e nulla di più. E a soffrire è ilsettore dell’abbigliamento, maanche quello dell’alta tecnologia,che sembrava uno dei più solidi;persino gli alimentari ormai ri-corrono allo stratagemma deglisconti. «Non dobbiamo - prose-gue Struzzola - meravigliarci: ilcommercio segue l’andamentodell’economia, risente della si-tuazione generale». Calano i red-diti in famiglia, aumenta la cas-

saintegrazione; anche a Piacen-za. Eppure «la situazione non èpoi così disastrosa - sostiene il di-rettore dell’Unione Commer-cianti - è in stallo. C’è qualche se-gnale di ripresa, dovuto soprat-tutto alle numerose attività pro-mozionali e ai saldi, che contri-buiscono a risollevare le attivitàcommerciali; ma noi temiamoche l’ondata di crisi si protraggaancora a lungo».

A essere maggiormente colpitisono ovviamente i piccoli com-mercianti, il classico negozio del

vicinato che sembra or-mai destinato a scompa-rire; sopravvivono (an-che loro comunque nonsenza difficoltà) le gran-di distribuzioni. E lecause sono sempre lestesse. Almeno a Piacen-za. Si denuncia ancora«la mancanza di ade-guate infrastrutture,l’assenza di parcheggi ela politica di interdizio-

ne alle autovetture» che rappre-sentano ormai un tratto caratte-rizzante del centro di Piacenza.«Soprattutto nella parte nord del-la città il problema parcheggio èpiuttosto serio» aggiunge Struz-zola; un’area piuttosto penalizza-ta questa, a cui l’Unione Com-mercianti di Piacenza ha cercatodi venire incontro col progetto“Baia sul Po" sostenuto anche dalComune. E ovviamente se si par-la di area nord di Piacenza, non sipuò tacere del ponte crollato:«Anche il commercio della nostracittà subirà delle conseguenzeper una situazione che sincera-mente sembra tutto fuorché cosìtransitoria».

GiovanniStruzzola

CONFESERCENTI

«A Piacenzanon ci sonosettori al riparo»

on è una novità questacrisi. Almeno non lo è perFausto Arzani, direttore

di Confesercenti Piacenza cheparla di «debolezza strutturale».«Siamo in crisi da anni - spiega enel passato il commercio costi-tuiva un ammortizzatore socia-le per far fronte alle difficoltàdelle realtà industriali,artigianali e agricole: o-ra invece è debole e glieffetti sono devastanti».

A Piacenza la situa-zione presenta luci edombre. Parla chiaroConfesercenti: «Non cisono settori al riparo, ibeni durevoli sono i piùcolpiti, mentre para-dossalmente il settoremoda ha risposto bene,almeno in determinati casi: isaldi da poco trascorsi sono sta-ti ottimi». Lo stesso non si puòdire del settore alimentare cheprogressivamente sta colando apicco, «almeno per quanto ri-guarda le grandi distribuzioniche marcano il passo, mentre simantiene ancora l’ambulantatoe il piccolo negozio del vicina-to». L’unico settore che apparen-temente non manifesta segnalidi disagio sembra essere quellodel turismo: «Basta vedere iponti del 25 aprile e del 1 mag-gio da poco trascorsi», spiega ildirettore di Confesercenti.

Ma può davvero andare tuttobene? Arzani risponde: «E’ una

N

crisi subdola, apparentementenon preoccupante, ma in realtàle proteste ci sono e si fannosentire». La criticità maggiore èquella delle piccole imprese,«verso le quali le banche si mo-strano più chiuse e meno sensi-bili», denuncia Confesercenti.Eppure sembra che il peggiodebba ancora venire: «Le grandicrisi, come quella di Coalpi eCampagnolo, non sono parago-nabili alla situazione che vivia-mo oggi», spiega Arzani, «pen-siamo che il momento di default

sarà raggiunto a medio-lungo periodo. L’econo-mia odierna è come u-na locomotiva che en-tra in stazione ed ormaiè ferma: noi siamo l’ul-tima carrozza, ancora inmovimento ma per po-co. Il terziario è ormaiarrivato al capolinea».

Esistono soluzioni ef-ficaci? «Bisogna essererealisti. Non abbiamo

ancora visto delle iniziative con-crete da parte del Governo». E alivello locale? Confesercenti Pia-cenza non le esclude, anche se«è difficile immaginare degli in-terventi così limitati, sarebbenecessario un piano di strategiepiù ampie e profonde: è a que-sto che sta pensando Confeser-centi, ad agire su un ambito na-zionale». Ma qualcosa anche aPiacenza si muove: «Domandia-mo che sia incrementato l’im-pegno contro la vendita abusi-va, che i centri commerciali ex-traurbani siano considerati ca-pitale sociale e ci sia un’azioneper sostenere il consumo inter-no». (ep)

FaustoArzani

FEDERCONSUMATORI

«Traditoil risparmiodella gente»

llarme-risparmio». Alanciarlo è Angela Cor-dani, presidente di Fe-

derconsumatori Piacenza chedelinea per la città una situazio-ne drammatica. «Ogni giorno af-frontiamo dei problemi che de-rivano dalla crisi - dice - e sonoquelle situazioni che noi defi-niamo del “risparmiotradito". Ci sono stati icrac di Cirio, Parmalat,ma ora la crisi riguardatutti, è globale ed anchea livello locale è statocolpito di nuovo il ri-sparmio: oggi a noi si ri-volgono i numerosiconsumatori che si so-no fidati delle banche eche invece adesso si ri-trovano in mano dei ti-toli spazzatura».

Anche a Piacenza sono deci-ne coloro che si rivolgono a Fe-derconsumatori: traditi dallebanche, detentori di titoli in ca-duta libera e magari con mutuida pagare. È dura la vita dei ri-sparmiatori piacentini di oggi;ed è tragica la situazione de-scritta dalla Cordani. «Di chi è lacolpa?» si chiede Federconsu-matori, che per far fronte allacrisi agisce su più fronti: perquanto riguarda i titoli vengonoseguite delle assicurazioni col-legate a forma di previdenzamaggiori, mentre per le assicu-razioni «portiamo avanti delleproposte di riconversione del

prestito, anche se invariabil-mente i tempi di pagamento siallungano», spiega la Cordani.

Ma non finisce qui il drammadei consumatori: «Federconsu-matori deve agire anche sulfronte degli indebitamenti perl’acquisto di una casa ma anchedi altri beni di consumo», va a-vanti la presidente. «In questocaso due sono le situazioni checi troviamo ad affrontare: il mu-tuo attraverso le banche oppuretramite le finanziarie». I consu-matori non riescono a pagare e

allora che fare? La ri-sposta è una sola, alme-no per quanto riguardai sistemi bancari: «Cer-chiamo degli accordiper tenere in sospeso lerate del mutuo», spiegala Cordani. Decisamen-te più spinoso e proble-matico è invece il con-fronto con le finanzia-rie: «In questi casi la si-tuazione è più difficile, i

tassi imposti ai consumatorispesso sono davvero al limitedell’usura», sostiene la presi-dente di Federconsumatori.

E del resto, titoli e mutui aparte, a minacciare i risparmidei piacentini sono le spese di o-gni giorno, le bollette in conti-nua crescita da pagare, i gestorisempre più onerosi: Federcon-sumatori vede nero: «Rispetto alpassato la situazione è drastica-mente peggiorata». E il «passa-to» non è questione di anni: «Dagennaio c’è stato un boom di ri-chieste da parte dei piacentini -conclude la Cordani - e pensia-mo purtroppo che sia un feno-meno destinato a durare». (ep)

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La voce dell’agricolturaTra tradizione e innovazione

Gli agricoltori locali si trovano alle prese conun quadro che evidenzia complessità, ma cheal tempo stesso lascia spazio a nuove prospettive

CONFED. ITALIANA AGRICOLTORI

Montagna:una risorsada sfruttare

i allarga a vari ambiti l’ana-lisi attraverso la quale CIA -Confederazione italiana a-

gricoltori, legge la realtà dell’a-gricoltura provinciale. «Comeper tutto il comparto agricolonazionale in questo momento -spiega il presidente di CIA Pia-cenza Giovanni Malchiodi - ilnostro settore vive unasituazione congiuntu-rale non facile. Tuttaviavi è proprio per questol’opportunità di riaffer-mare la centralità del-l’agricoltura nell’econo-mia. Un esempio inquesto senso è proprioofferto dall’impegnoche l’organizzazione sista assumendo nei con-fronti delle popolazioneterremotate dell’Abruzzo. Anchein questo caso al di là della rac-colta fondi (Cia per l’Abruzzo),vi è una forte volontà per rilan-ciare vendita dei prodotti agroa-limentari tipici dell’Abruzzo».

In termini operativi questoimpegno si traduce anche nelporre il massimo impegno nelmigliorare i servizi per i soci,«perché siamo consapevoli cheoggi le aziende non si possonopermettere disservizi di alcungenere».

«In questa direzione - conti-nua il presidente - va letto losforzo messo in atto dall’orga-nizzazione piacentina che ha re-centemente aperto un ufficio in

S

centro a Fiorenzuola, in centro.Proprio con l’obiettivo di facili-tare la vita ai soci, che sempremeno possono permettersi diperdere tempo».

Per quanto riguarda le colturetipiche del nostro territorio,Malchiodi manifesta alcunepreoccupazioni: «Oltre che ov-viamente il prezzo del latte,guardiamo con molta attenzio-ne anche il pomodoro. Per ilquale non possiamo permetter-ci errori di programmazione».Molto complesso il discorso del-

la montagna sul qualeCia Piacenza ha svilup-pato una particolare"vocazione": «In una si-tuazione di complessi-va difficoltà - chiarisceMalchiodi - emergonoalcune possibilità chedevono poter esseresfruttate adeguatamen-te. Innanzitutto le a-groenergie che potreb-bero trovare in monta-

gna un felice sviluppo e che de-vono essere valorizzate adegua-tamente, ma anche i pascoli. U-na vera risorsa per la montagnache potrebbe favorire l’insedia-mento di allevamenti da carne,specializzati nella produzionebiologica». Importante, secon-do Malchiodi, rimane il proble-ma del latte in montagna, chedovrà essere risolto attraversoprogetti specifici: «In particolare- chiarisce - pensiamo ai mini-caseifici, per la produzione diprodotti caseari freschi, che rap-presentano una via percorribile- forse l’unica - per mantenereviva la zootecnia da latte inmontagna».

Il presidenteGiovanni Malchiodi

COLDIRETTI

Dalla crisiopportunità peril nostro progettodi CLAUDIA MOLINARI

arte proprio dalla crisi ilprogetto innovativo diColdiretti, che propone ai

consumatori un una iniziativaconcreta attraverso la qualel’organizzazione punta alla rea-lizzazione di una filiera agroali-mentatre tutta italiana,firmata dagli agricolto-ri. «Possiamo ripartire -spiega lo stesso presi-dente di Coldiretti Pia-cenza Luigi Bisi - pro-prio dalla situazionedifficile alla quale sia-mo giunti. Queste diffi-coltà possono rappre-sentare un’ occasioneunica per far riacquisi-re il primato alla veritàe alla concretezza che sono leparole d’ordine dell’agricolturaitaliana». In questa ottica Col-diretti propone un progetto infavore delle imprese italiane edei consumatori: un progettopresentato recentemente a Ro-ma alla convention, alla qualehanno preso parte quindicimi-la agricoltori e i massimi verticidel Governo e delle Istituzioni.In questa occasione Coldirettiha presentato il "piano spesa si-cura" per portare il vero Madein Italy sulle tavole al giustoprezzo.

«Il primo vero problema del-l’agricoltura - spiega Bisi - è ilbasso potere contrattuale che

P

gli agricoltori esercitano neiconfronti degli altri attori dellafiliera. Basti pensare che per o-gni euro speso dal consumato-re, solo 17 centesimi finiscononelle tasche degli agricoltori: ilresto va all’industria, ai servizi esoprattutto alla grande distri-buzione organizzata». Il secon-do vero problema denunciatoda Coldiretti sta nel fatto cheper ogni prodotto agricolo rea-lizzato nei campi o negli alleva-menti situati in Italia, si svilup-pa un Made in Italy alimentare

cinque volte più gran-de tra contraffazioni eimitazioni. Nonostanteciò l’agricoltura italia-na è una grande realtàche ha in sé le poten-zialità per trovare unanuova strada.

Da qui l’intenzionedi Coldiretti di realizza-re «un grande sistemaagroalimentare, chepremi i produttori e of-

fra ai consumatori prodotti diqualità e a un prezzo giusto».

«Sarà una filiera italiana finoin fondo - aggiunge il presiden-te di Coldiretti Piacenza - per-ché tutti i processi devono av-venire in Italia. Un sistema nelquale sarà garantita trasparen-za attraverso un’etichettaturaadeguata, che indichi l’originedel prodotto e il legame con ilterritorio. Con ricadute moltopositive non solo per gli agricol-tori, ma per tutta l’economia ei territori. Protagonisti della ge-stione di questa filiera sarannogli agricoltori, sempre più diret-tamente in prima linea ancheattraverso i farmer market».

Il presidenteLuigi Bisi

CONFAGRICOLTURA

Il pomodorotiene ma bisognarestare in guardia

n quadro che evidenziacomplessità, ma che la-scia anche spazio a nuove

prospettive. Questa la valutazio-ne complessiva di Michele Lodi-giani, presidente di Confagricol-tura Piacenza. «Il primo settoreche dobbiamo prendere in esa-me - chiarisce - è la zootecnia,per la quale ci lasciamoalle spalle, con molta a-marezza, la "querelle"sul decreto latte. Solol’incessante pressioneesercitata da Confagri-coltura, con estese ma-nifestazioni sul territo-rio che non hanno maitravalicato i limiti dellaciviltà, ha permesso so-stanziali miglioramential testo definitivo: tutta-via possiamo dire con buona ra-gione di avere limitato i danni,non certo esprimere soddisfa-zione».

Ma Lodigiani entra anche nelmerito del problema del prezzodel latte alla stalla: «Alla pesantesituazione attuale che vede il lat-te fermo ai livelli di prezzo di 25anni fa, concorre un insieme dicircostanze: un calo dei consumiindotto dalla crisi economica,cui non ha corrisposto in misurasufficiente la contrazione dell’of-ferta dei nostri trasformati tipici;il rafforzamento dell’euro suldollaro che rende di fatto impos-sibile l’esportazione dei surplusproduttivi in aree extra Unione

U

Europea; la politica comunitariache ha ampliato i contingenti diproduzione ed abolito i mecca-nismi di compensazione valuta-ria nel momento meno opportu-no. Per tutti questi motivi, urgeche la Ue adotti seri provvedi-menti di contrasto, con l’imme-diata reintroduzione, sia puretemporanea, di alcune misuresoppresse».

Mentre a livello nazionaleConfagricoltura chiede il ricono-scimento dello stato di crisi e l’a-dozione delle misure conse-

guenti, migliore la situa-zione invece per quantoriguarda il pomodoro,che «costituisce ancoraun punto di forza dell’e-conomia della nostraprovincia». Tuttavia perla campagna 2009 biso-gnerà vigilare affinchésovrapproduzione e ca-lo dei consumi non por-tino ad una depressionedel mercato con conse-

guenze gravi. «E se il settore delvino assicura ancora vitalità eco-nomica ad una fascia importan-te del nostro territorio - altri-menti destinato all’abbandono -i produttori dovranno in vistadella nuova OCM e anche delnuovo disciplinare dei DOC pia-centini essere ben consapevoliche la competizione è forte e cheinsieme al vino occorre promuo-vere il territorio. Infine per quan-to riguarda la cerealicoltura nonva dimenticato il ruolo che svol-ge sul nostro territorio il polo delmais dolce, così come non van-no sottovalutate le opportunitàpotrebbero derivare dalla filieraagroenergetica».

Il presidenteMichele Lodigiani

LIBERTÀSabato 9 maggio 200924

Page 25: Liberta - Rapporto Economia

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LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 25

Page 26: Liberta - Rapporto Economia

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Il mondo delle cooperativeè meno colpito dalla crisiUna sorta di patto di solidarietà aiuta le diverse impresedi ELISABETTA PARABOSCHI

a cooperativa salverà l’eco-nomia? Forse no, però unacertezza c’è: il mondo coo-

perativistico è di gran lungaquello meno colpito dagli effettidevastanti della crisi. Non è unallarme quello lanciato dai presi-denti di Confcooperative e Lega-coop Francesco Milza e MarcoCarini: le cooperative piacentinenon se la passano male. Nessunasituazione di “default" o di crisiaziendale, allontanato lo spau-racchio della “"recessione", siparla di calma. «Una fase di stal-lo», la definisce Legacoop; e delresto Piacenza non presenta ec-cezioni, anzi si mostra piuttostoin linea con le altre realtà del ter-ritorio. E pure senza ammortiz-zatori sociali si resiste, «anche

Lperché non abbiamo registratocasi che richiedano questi tipi diintervento» spiega Confcoopera-tive, «Semmai ci sono stati epi-sodi di interscambio fra le variecooperative di medesimo genereche hanno permesso di garanti-re il lavoro ai nostri associati».

Un patto di solidarietà dun-que: ed in effetti è proprio questolo strumento che permette almondo cooperativistico piacen-tino di non retrocedere di frontea un’economia disastrata, maanzi di riuscire a navigare nell’o-ceano del mercato attraversol’arma del consenso e della con-divisione. «Una forma di impre-sa di persone e non di capitali»:questa la definizione di «coope-rativa» secondo il presidente diLegacoop. Ed in effetti è azzec-cata: qui si possono rintracciare

i segreti di un mondo che costi-tuisce una felice eccezione nel-l’universo economico.

Niente drammi dunque per lecooperative piacentine, ma soloqualche leggera contrazione:«come quella che interessa il set-tore agro-alimentare» precisaMilza, «anche se nel complessova bene: dalla produzione alla lo-gistica e al deposito non abbia-mo riscontrato punti di criticità».

Piacenza si riconferma ancorauna volta polo dell’agro-indu-striale. Diversa è invece la situa-zione del settore abitativo: Lega-coop registra un mercato immo-biliare fermo che contrasta conla buona tenuta dei servizi diproduzione lavoro; Confcoope-rative parla di «cooperative lun-gimiranti nell’ambito dell’edili-zia abitativa e impegnate in un

paio di interventi a filiera». «Lacontrazione non riguarda solo ledomande dei consumatori -spiega Milza - ma è anche cau-sata dalle difficoltà del sistemabancario a concedere mutui». Ilpresidente di Confcooperativeparla anche del settore dell’arti-gianato: «non abbiamo realtà si-gnificative - dice - ma immaginoche anche in questo ambito iproblemi siano seri».

A costituire un’eccezione sem-bra invece essere il compartodella progettazione sociale: il ca-rattere pubblico garantisce la lo-ro erogazione. Ma sia Confcoo-perative che Legacoop sonod’accordo: «I problemi dei servi-zi socio-assistenziali non vannoricercati negli effetti della crisi»spiegano: «questo ambito scon-ta i rinnovi contrattuali». Nel settore cooperativo,Piacenza si mostra in linea con le altre realtà italiane.

a crisi sembra colpire tut-ti, anche il mondo dellecooperative? Per Marco

Carini, presidente di Legacoop,è però necessaria una precisa-zione: «Il mondo delle coope-rative non sta vivendo una fasedi recessione - spiega - ma staaffrontando un periodo di cal-ma. È in stallo». Alla base ci so-no dati molto chiari, che regi-strano un incremento percen-tuale del 3% circa per i valori diproduzione nel 2008.

Aggiunge Carini: «Si parla dicooperazione in generale, macomunque la situazione pia-centina non rappresenta certoun’eccezione: i dati relativi alloscorso anno parlano di un mi-glioramento e in tempi di crisicome quelli odierni è partico-lare». Il motivo è chiaro: per ilpresidente di Legacoop, il trat-to caratterizzante la forma diimpresa delle cooperative ètutto racchiuso in quella che luistesso definisce «tipicità antici-clica»: perché il mondo coope-rativistico risente meno deglieffetti della crisi globale e anziè per sua natura portato a so-stenere meglio tali periodi di

L

difficoltà? «In parte perché isettori delle cooperative sonomeno coinvolti», spiega Carini,«e poi non è possibile sottova-lutare le caratteristiche di que-sta forma di impresa, basatasulle persone e non sui capita-li: la sua capacità di saper staresul mercato come un qualun-que soggetto privato, la possi-bilità di seguire le regole inter-ne basate sul consenso e sullacondivisione e quelle esterneimprontate sulla logica dell’e-conomia».

Ed è forse questo senso di ap-partenenza, «che non è ugualein tutti i settori», a costituire unvalido strumento contro gli ef-fetti della crisi: «Nell’ambito deiservizi la condivisione è menosentita - aggiunge il presidentedi Legacoop - mentre è decisa-mente più forte nel sociale enella produzione lavoro».

Restano comunque le diffi-coltà generate da un’economiache ormai sembra essere a pez-zi: le cooperative sono statemeno colpite, ma i segnali del-la crisi non mancano. Ci sonodistinzioni di settore? «In que-sto momento è difficile traccia-re dei bilanci, perché ogni coo-perativa li chiuderà nelle pros-sime settimane» spiega Carini.«Posso dire che sulla base di u-na mia personale percezione,la crisi ha evidentemente col-pito il consumo: la gente spen-de meno. Anche il settore abi-tativo ha risentito dell’attualesituazione problematica: ilmercato immobiliare è fermogià da un po’». Ma tra i punti dicriticità, qualche ambito si sal-va: «Sicuramente i servizi diproduzione lavoro, ossia chi fai cantieri, non chi vende case -aggiunge Carini - e il settoredelle cooperative sociali chehanno però dovuto affrontare iproblemi derivanti dai rinnovicontrattuali». (ep)

Marco Carini, presidente di Legacoop

«La nostra forza? Privilegiarele persone, non i capitali»

Marco Carini:«Stallo,non recessione»

on ci sono situazioni didefault e di crisi azienda-le. È questo il bilancio

tracciato dal presidente di Conf-cooperative Francesco Milza,che ne è a capo dal 2004. «Nelsettore dei servizi all’impresa sia-mo ricorsi a una sorta di inter-scambio fra le varie cooperativedi medesimo genere che ha per-messo di garantire il lavoro ai no-stri associati». Una specie di pat-to di solidarietà insomma, perarginare e fronteggiare la crisi: «Ecomunque la situazione è menocritica e drammatica del previsto- continua Milza -dobbiamo af-frontare problemi di altro tipo,come l’anomalia di alcune offer-te riguardo ai servizi erogati: pro-blematica che del resto non co-stituisce di certo una novità. Epoi ovviamente non si può nega-re che l’eccessivo risparmio daparte dei consumatori incide inparte anche nei nostri settori».

Da numerosi decenni Conf-cooperative rappresenta ed assi-ste sotto il profilo politico-sinda-cale un sistema territoriale di im-prese impegnate nei diversicomparti della produzione e deiservizi; negli ultimi anni l’asso-

N

ciazione ha visto aumentare lesue adesioni, fra cui si conta an-che un istituto di credito coope-rativo. È di fronte a una crisi checoinvolge globalmente tutti i set-tori dell’economia che Confcoo-perative agisce: «C’è da conside-rare che molte nostre cooperati-ve non hanno degli ammortizza-tori sociali. Se ne parla da tem-po, ma per ora non sono presen-ti situazioni che richiedanoquesti tipi di interventi».

Ma quali sono i comparti piùcolpiti? E quali invece quelli che

ancora resistono ai colpi dellacrisi? Piacenza si riconfermacentro nevralgico del settore a-gro-alimentare: «Dalla produzio-ne alla logistica e al depositoquesto è un comparto che va be-ne: nel complesso ha subito unaleggera contrazione ma non ab-biamo rilevato particolari pro-blemi». Qualche punto di criti-cità è invece quello riscontratonell’edilizia abitativa: «In questosettore le cooperative si sonomostrate lungimiranti e alcunesono impegnate in interventi afiliera. È innegabile riscontare u-na contrazione, che tuttavia nonriguarda solamente le domandedel mercato: il problema è so-prattutto nel sistema bancarioche con difficoltà è disposto aconcedere dei mutui. Anche so-lo rispetto ad un anno fa i cam-biamenti sono stati evidenti e sifanno sentire».

E l’artigianato? «Noi non ab-biamo realtà significative di arti-gianato, ma immagino che la si-tuazione non sia delle migliori»,commenta Milza.

Per quanto riguarda infine laprogettazione sociale, «i servizisocio-assistenziali devono esse-re erogati e dunque lo sono an-che ora: le cooperative socialiscontano un rinnovo contrattua-le molto forte, ma hanno il soste-gno del Comune che ha recepitoil problema». (ep)

Francesco Milza, presidente di Confcooperative

«La situazione è meno criticae drammatica del previsto»

Francesco Milza:«Nessun default»

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Page 28: Liberta - Rapporto Economia

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28 Sabato 9 maggio 2009LIBERTÀ

Page 29: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Produzione, più uno per centoMa riduzione per l’ultimo trimestre

Leggero aumento per cooperative di consumo,dettaglianti, coop sociali e di servizi, agricolturaIn calo le coop di abitazione e lavoro

�SEGUE DA PAGINA 14

Molto discreta la movimenta-zione delle cooperative regi-strate a Piacenza nel corso del2008. Sono state solo 4 infattiquelle conteggiate in più nellostock (pari ad una variazionepercentuale dello 0,69%). Laconsistenza delle imprese coo-perative registrate a Piacenza ècresciuta di 15 unità nel corsodel 2007, equivalenti ad unapercentuale del 2,66%.

Un calo di imprese coopera-tive registrate si è avuto solo nelcontesto lodigiano mentre nel-le altre province di confronto ilsegno della variazione è positi-vo.

L’incidenza delle cooperati-ve attive rispetto a quelle regi-strate è superiore al 60% in tut-te le province in esame oltreche nel contesto regionale emi-liano romagnolo; sta sotto aquesto valore nella media delPaese. A Piacenza, in particola-re, è passato dal 58,72% del2007 al 60,21%. Le cooperativepiacentine rappresentano il7,84% di quelle regionali men-tre il totale delle imprese pia-centine è pari al 6,7% di quelleregionali: la forma cooperativaè quindi meglio rappresentataa Piacenza rispetto ad altre for-me giuridiche.

L’incidenza delle impresecooperative sul totale delle re-gistrate è di nuovo salita legger-mente arrivando all’1,82%(dall’1,74% del 2005).

Nel corso del 2008 a Piacen-za abbiamo registrato 23 iscri-zioni di cooperative a frontedelle quali si sono avute 19 ces-sazioni (con una movimenta-

zione in entrambi i sensi mag-giore di quella del 2007). Il nu-mero maggiore di iscrizioni -fatta eccezione per le non clas-sificate - si è addensato nellecostruzioni (3/23); le cessazio-ni invece hanno riguardato di-versi settori con singole unità.Il dato più significativo ha ri-guardato gli Altri servizi (8 ces-sazioni/19). Il tasso di crescita

delle cooperative a Piacenzanel 2008 è stato così dello0,69%. Può essere interessanteosservare che tra le iscrizioni19 hanno riguardato societàcooperative a responsabilità li-mitata per azioni mentre 12delle 19 cessazioni sono state acarico delle società cooperativea responsabilità limitata.

Il settore degli altri servizi

pubblici sociali e personali re-sta quello con la maggiore inci-denza sul totale (20,41%) ma ilsuo peso si sta gradualmenteriducendo. Per contro è il set-tore dei Servizi alle impresequello che sta crescendo conprogressione continua (19,38%nel 2008, era il 17,9% nel 2006).Tra il 2007 ed il 2008 è salito an-che il peso delle cooperative di

costruzione (dal 10,88%all’11,32%), è invece calato leg-germente (dal 10,88% al10,63%) l’incidenza delle coo-perative agricole.

Vi sono settori nei quali le va-riazioni numeriche osservatedal 2000 sono particolarmenteimportanti. Per i trasporti, adesempio, il numero delle coo-perative è più che raddoppiato(dalle 21 del 2000 alle 44 del2008). La variazione comples-siva invece si è fermata al16,14%.

Sanità ed istruzione conti-nuano a restare i due ambiti diattività nei quali le cooperativepesano maggiormente rispettoal totale delle imprese esisten-ti. Nel primo caso le cooperati-ve rappresentano il 29,2% del-le imprese registrate mentrenel secondo arrivano al14,58%. Nel settore degli Altriservizi pubblici sociali e perso-nali è l’8,69% delle impresepresenti che ha la forma dellacooperativa.

Nell’ultimo anno le Societàcooperative - che rappresenta-no quasi il 93% delle cooperati-ve attive - sono aumentate aPiacenza del 3,82% mentre lesocietà cooperative consortili

sono diminuite di 25 punti per-centuali (di fatto 1 unità). Sta-bile il numero di cooperativesociali. A Parma questa formagiuridica è ben rappresentata,basso invece il numero di coo-perative sociali a Cremona ePavia.

Per quanto concerne l’anda-mento economico delle impre-se cooperative per l’anno 2008,un contributo all’analisi vienedai dati preconsuntivi fornitidalle diverse centrali regionalidi AGCI, Confcooperative e Le-gacooperative riportati nel rap-porto di Unioncamere EmiliaRomagna. Secondo i dati di Le-gacooperative il valore dellaproduzione manifesta un trenddi contenuto aumento (proba-bilmente pari all’1 per cento)mentre le tendenze di utili eoccupazione fanno prevedereun forte ridimensionamentoper la prima grandezza e unasostanziale stabilità per la se-conda (l’occupazione fa regi-strare, però, segnali di riduzio-ne per l’ultimo trimestre del-l’anno). E’ possibile anchecompiere un’analisi dell’anda-mento delle cooperative iscrit-te trasversale ai settori. Per quelche riguarda il valore della pro-duzione, l’andamento precon-suntivo per il 2008 vede una so-stanziale stabilità, o al più unleggero aumento, per parecchicomparti quali consumo, det-taglianti, cooperative sociali edi servizi. Lo stesso indicatoreviene previsto in aumento perl’agricoltura ed in diminuzioneper le cooperative di abitazionema stabile per le cooperative diproduzione e lavoro.

CONTINUA A PAGINA 30�

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Stock View

Cooperative registrate Piacenza e confronti territoriali, 2006 - 2007 e 2008.

Piacenza 564 579 583 2,66 0,69Parma 772 759 774 -1,68 1,98Reggio Emilia 968 983 995 1,55 1,22Cremona 460 474 486 3,04 2,53Lodi 462 465 449 0,65 -3,44Pavia 632 676 683 6,96 1,04Emilia Romagna 7.133 7.275 7.435 1,99 2,20ITALIA 146.592 148.916 150.114 1,59 0,80

2006 Variaz. %2006/2007

Variaz. %2007/200820082007

Le cooperative piacentineil 7,84% di quelle regionaliCresce il peso delle coop di costruzione, in calo quelle agricole

LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 29

Page 30: Liberta - Rapporto Economia

Rapporto economia

Il fatturato è in aumentoCresce l’occupazione complessiva

L’unico settore che registra una diminuzionedel fatturato è quello delle cooperative diconsumo, tutti gli altri segnano aumenti

�SEGUE DA PAGINA 29

Per quanto concerne l’occu-pazione, il preconsuntivo2008 indica invariabilità per icomparti del consumo, deidettaglianti, della produzionelavoro e dell’abitazione. Il pa-rametro è previsto stabile o inleggero aumento per le coo-perative socia-li e di servizied in aumentoper le coope-rative agricole.Venendo allaredditività (in-tendendo co-me tale la pro-duzione di utili), questa èprevista in forte riduzione perle cooperative agricole e diconsumo ed in riduzione perquelle di produzione e lavo-ro.

Per il comparto servizi gliutili sono previsti stabilimentre per le cooperative diabitazione si parla di utili sta-bili o in leggera riduzione edinfine quelli delle cooperative

sociali saranno stabili o al piùin leggero aumento.

Anche i dati preconsuntiviforniti da Confcooperativeconsentono un’analisi del-l’andamento economico peril 2008 delle cooperative ade-renti. Si conferma l’inversio-ne di tendenza verificatasi nel2007 e cominciata nel 2006,

con variazionidel valore del-la produzionesuperiori altasso di infla-zione per qua-si tutti i settoridi attività.

Il compartoagroindustriale conferma lasituazione del 2007: dopo al-cune annate di forti riduzionidelle quotazioni dei prodottiagricoli all’origine, si registra-no incrementi delle quotazio-ni in quasi tutti i settori. Il set-tore ortofrutticolo si caratte-rizza per la tenuta dei livelliproduttivi della frutta estiva(ad eccezione di ciliegie ed al-bicocche) ed un aumento

delle quantità per la frutta in-vernale (ad eccezione dellepere). Buono è risultato an-che il mercato della frutta de-stinato alla trasformazionedove l’industria ha assorbitotutto il prodotto a prezzi inte-

ressanti. Il settore vinicolo haregistrato un aumento dellaproduzione di vino accompa-gnata da rilevanti scorte, ilche ha portato ad una forteriduzione delle quotazioni incampagna. Il settore lattiero

caseario risulta stabile, siasotto l’aspetto produttivo, siadelle quotazioni che conti-nuano, però, a non garantirela piena copertura dei costi diproduzione. La crisi del con-sumo delle carni rosse hacontraltare positivo nell’au-mento della domanda diquelle bianche. Una percen-tuale consistente delle vendi-te avviene, però, durante le i-niziative promozionali checomportano una marginalitàesigua. L’occupazione del set-tore agroindustriale risulta insostanziale tenuta, anche seaumenta il ricorso all’occu-pazione avventizia. Il settorelavoro e servizi, pur eviden-ziando un incremento di fat-turato, continua a presentareproblemi in termini di margi-nalità, soprattutto per i setto-ri a basso livello tecnologico.Continua il calo delle com-messe nel settore delle co-struzioni. Il settore della soli-darietà sociale registra incre-menti del fatturato, soprat-tutto per le grandi cooperati-

ve, ma risente di alcuni feno-meni negativi quali il calodella redditività a seguito del-l’aggiudicazione degli appal-ti al massimo ribasso e l’al-lungamento dei tempi di pa-gamento da parte degli entipubblici.

I dati forniti da AGCI Emi-lia-Romagna hanno consen-tito un confronto della situa-zione al 25 novembre 2008con quella esistente alla finedel 2007. Per quel che riguar-da il complesso delle coope-rative aderenti, il fatturato èin aumento così come anchel’occupazione complessiva(intendendo come tale quelladata dalla somma del nume-ro dei soci lavoratori e dei di-pendenti non soci). Anche inquesto caso è possibile ana-lizzare l’andamento dellecooperative nei diversi com-parti di attività. L’unico setto-re che registra una diminu-zione del fatturato è quellodelle cooperative di consu-mo, tutti gli altri (produzionee servizi, agricoltura e pesca,abitazione, cultura, solida-rietà e credito e finanza) se-gnano, invece, aumenti. Perquel che riguarda l’occupa-zione (definita come dettopiù sopra) si hanno incre-menti nei settori della produ-zione di servizi e dell’agricol-tura e pesca, quello della soli-darietà registra una diminu-zione mentre gli altri sonostabili.

FINE

Supplemento gratuito al numero odierno di LIBERTÀ

Non può essere distribuito separatamente da Libertà

DIRETTORE RESPONSABILEGaetano Rizzuto

CAPOREDATTORE CENTRALEAlberto Agosti

COORDINAMENTO REDAZIONALEPier Carlo Marcoccia

PROGETTOGRAFICOPaolo Terzago

EDITORE E STAMPATOREEditoriale Libertà S.p.a.Piacenza Via Benedettine, 68

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEPRESIDENTE

Donatella Ronconi

CONSIGLIERI Enrica Prati Francesco ArcucciPierangelo Calegari

Maurizio De LucaLuigi Guastamacchia Alessandro Miglioli

DIRETTORE GENERALEMarco Zazzali

PUBBLICITÀ CONCESSIONARIA ESCLUSIVA

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g.09

.05.09

Il settore lattiero casearioE’ stabile sia sottol’aspetto produttivosia delle quotazioni

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Stock View

Cooperative attive e registratePiacenza e confronti territoriali - Anno 2008

Piacenza 351 583 60,21Parma 537 774 69,38Reggio Emilia 692 995 69,55Cremona 337 486 69,34Lodi 275 449 61,25Pavia 430 683 62,96Emilia-Romagna 5.187 7.435 69,76ITALIA 78.358 150.114 52,20

CooperativeattivePROVINCE

Incidenzacooperativeattive/regis.

Cooperativeregistrate

Incrementi delle quotazioni in tutti i settori del comparto agroindustrialeIl settore vitivinicolo ha registrato un aumento della produzione

LIBERTÀSabato 9 maggio 200930

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LIBERTÀSabato 9 maggio 2009 31

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