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ENERGEO MAGAZINE (www.energeomagazine.com) è il periodico delle Comunità energetiche sostenibili che puntano ad una maggiore conoscenza delle attività di un mercato in forte crescita. La mission di Energeo Magazine è quella di raccontare le vicende, le storie e le notizie che animano l’intero territorio nazionale nell’ambito delle iniziative di promozione delle energie rinnovabili
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Anno VI - marzo/aprile 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro
Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale
sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali,
Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino.
L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberiTagliarli o difenderli?
Trentino, ecosistema dell’innovazioneAl festival della tecnologia è intervenuto Sir Tim Berners-Lee, inventore del web
Il linguaggio come identitàIl caso del resiano, enclave linguistico
Il Premio Eco and the City a portata di click
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“L’intreccio di Storia, geografia e innovazione è la chiave interpretativa delle
città del futuro, ovvero del territorio, tutt’altro che un fenomeno mera-
mente tecnologico”. Lo ha detto Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di
internet, intervenendo a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city”
del territorio curata da Trentino Network.
Ed ancora. “La città - piattaforma è una visione che interpreta il nuovo contesto
dello sviluppo e si incarna in una progettazione le cui conseguenze sono destinate
a influire sulla vita degli abitanti per lungo tempo”. Sono scelte consapevoli?
Denominatore comune di tutte queste iniziative è la tecnologia, unita alla possi-
bilità concreta di raccogliere le informazioni provenienti dal territorio, condividerle
attraverso una piattaforma integrata e valorizzarle mettendole a disposizione dei
diversi soggetti chiamati a prendere decisioni strategiche e operative.
Anche quando si parla di futuro, dunque, l’anello di congiunzione rimane il terri-
torio, come ha ricordato Berners-Lee. Cura, gestione e sostenibilità sono le parole
chiave che guideranno le riflessioni da fare. L’interesse è quello di analizzare non
solo quali azioni contribuiscano a creare qualità dei territori, che si trasformano
in “officine del fare”, ma soprattutto quali consentano la gestione, la cura e la
salvaguardia, attraverso piani di gestione e strumenti di pianificazione e processi
di governance. L’azione umana dirige, favorisce o, a volte, ostacola queste ten-
denze. Enti internazionali (come UNESCO), nazionali e locali, amministrazioni e
comunità locali fanno una riflessione su come dovrebbero essere i territori del
futuro. Recentemente l’UNESCO a Firenze ha affermato l’importanza della sal-
vaguardia al fine di incoraggiare il rispetto dei luoghi e processi decisionali che salvaguardano le comunità che tutelano
l’identità e i territori (storia), promuovendo lo sviluppo sostenibile sociale ed economico, estendendo i confini spaziali e
le frontiere concettuali del paesaggio (geografia), promuovere programmi di partecipazione dal basso verso l’alto insieme
a interventi basati sulla riflessione, rivolta alle modalità di fruizione di beni e paesaggi e alla capacità progettuale di creare
nuovi percorsi (innovazione). Prima che l’innovazione corra troppo occorre sintetizzare le più importanti questioni che
l’umanità deve affrontare efficacemente per la salvaguardia del pianeta e la sua stessa futura sopravvivenza individuando
il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed energetica dall’altro.
La candidatura di Expo 2015 a diventare Smarth City a 360 gradi solleva qualche riflessione. Il tema scelto per l’Esposizione
Universale del 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sintetizza le più importanti questioni che l’umanità deve
affrontare individuando il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed
energetica dall’altro. Expo 2015 rappresenta comunque, un’occasione unica e irripetibile per l’Italia per realizzare sinergie
e collaborazioni tra le istituzioni pubbliche e la società civile nella sua interezza, per valorizzare le eccellenze culturali,
artistiche, architettoniche e paesaggistiche e quelle, più originali ed esclusive, delle filiere economico-produttive.
La rassegna, nel perseguimento degli obiettivi sopra delineati, intende realizzare l’Esposizione Universale del 2015 con il
progetto “Feeding knowledge” per promuovere una rete di conoscenze, formazione e iniziative di cooperazione per tutti
i Paesi sul tema dello sviluppo sostenibile, anche al fine di costituire un’eredità permanente dell’Esposizione Universale
del 2015. L’obiettivo è quello di illustrare casi concreti di politiche e azioni di tutela, conservazione, riqualificazione, valo-
rizzazione e manutenzione dei beni ambientali e paesaggistici, compresi i paesaggi agrari, in ambito nazionale e interna-
zionale, con particolare attenzione ad esperienze “mature”, dal cui processo temporale (ad esempio la nascita del Centro
Internazionale di Studi sulla Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” di Pollica o il Premio Eco and the City Giovanni Spa-
dolini) si possano trarre utili indicazioni. Nell’ambito di queste proposte occorre trovare l’ampio consenso e, soprattutto
la capacità di coinvolgere i territori tout court, individuando le azioni per reciproche attività definendo un programma di
lavoro comune ed ottimizzando le risorse destinate al perseguimento dei comuni obiettivi. Ciò ci lascia immaginare un
percorso comune di azione e promozione con il supporto dei territori, in particolare quelli che si vogliono organizzare come
“officine del fare” della cultura italiana nel mondo, per viaggiare insieme, nella stessa direzione, verso il futuro. T.R.
Verso il futuro
Ancel Keys (1904 - 2004), biologo e fisiologo statunitense, fu il primo studioso che diede
visibilità internazionale alla Dieta Mediterranea. Keys, insieme a sua moglie Margaret,
contribuì al consolidamento dell’espressione “Dieta Mediterranea”
e diede dignità medica e scientifica a tale espressione, codificando le
caratteristiche della Dieta. Lo studioso, fotografato nel 1990 da Giuseppe Cucco
sul terrazzo della sua casa di Pioppi, fu il primo nel mondo a descrivere il valore della dieta
e del lifestyle mediterraneo, basato sulla loro ricerca scientifica unita all’arte culinaria.
Insomma, un innovatore sui generis.
Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di internet,la grande rete a portata di click, intervenuto a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city” del territorio curata da Trentino Network, ha snocciolato tutte le novità che riguardano le città del futuro.
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ODirettore responsabile: Taty [email protected]
Redazione:Pierpaolo [email protected]
Marketing: Luigi Letteriello - 334.120.71.85
Progetti speciali e Pubblicità:Promedia [email protected]
Segreteria di Redazione:Lucrezia Locatelli
Realizzazione grafica: Stefania De Cristofaro
Comitato Scientifico:• AugustoMarinelli,giàMagnificoRettore dell’Università degli Studi di Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.•Prof.GiovanniPuglisiPresidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM.•GiuseppeBlasi,giàresponsabiledellesedeRai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.• DarioCarella,MdAMéritEuropeenne, FondationduMériteEuropeenne, Lussemburgo.• AndreaChiaves,progettistaemerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento. •StefanoMasini,responsabileAmbiente e Consumi Coldiretti.•FabrizioMontepara,Presidente Res Tipica ANCI.• DomenicoNicoletti, Docente Università degli Studi Scienze Ambientali di Salerno.• AngeloPaladino,Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio di Arco Latino.
•DipakPant,ProfessorediAntropologia e Economia, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università di Castellanza.• CarlinPetrini,fondatoreePresidente di Slow Food.•LuigiSpagnolli,PresidenteCommissione Ambiente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). •PieroSardo,PresidentedellaFondazione Slow Food per la Biodiversità. •AlessandroVercelli,docentediEconomia e Ambiente Università di Siena.
Consulente tematiche e sviluppo azioni:•DichiarazioneUNESCOsulPaesaggio•SistemidiScienzelocali,Tecniche e Conoscenze Tradizionali•BancaMondialeConoscenzeTradizionali (Banca del sapere) - TKWB•PietroLaureano,Presidentedell’Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO
Consulente tematiche e sviluppo azioni:•ripristinocentristorici• restauroconservativo• ediliziasostenibile• ricercadimaterialiidonei• recuperodeicentriabitati• utilizzodeimaterialiMarcello Nepl - Tassullo Materiali Spa
Collaboratori:Maja Argenziano, Michaela Barilari, Gaia Bollini, Gabriele Catania, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Alberto Chini, Leone Chistè, Angela Comenale, Puccio Corona, Filippo Delogu, Marco Devecchi, Pier Fedrizzi, Lello Gaudiosi, Gabriele Maniscalco, VivianaMartini,MariaMazzei,AlessandroMortarino,Isidoro Parodi, Francesca Patton, Adriano Pessina, Marco Pontoni, Angelo Porta, Loredana Renaudo, Paolo Rognini, Federica Rolle, Bernardino Romano, Maurilio Ronci, Carlo Sacchettoni, Alessandro Sbrana, Enzo Siviero, Simone Taddei, FrancescaVassallo,ValeriaZangrandi.
Le fotografie di questo numero Copertina• Copertina:UfficioTurismoProvinciadiLivorno
(Alessandra Gorla, Sara Rebuffo);• EDITORIALE:TrentinoNetwork(MatteoRensi) Ufficio Stampa Comune di Pollica (Giuseppe Cucco); • ISTANTANEE:SerenaCiabò;• PRIMOPIANO:FotoGermogli-JerryAnnone- Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento - Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari-Museo; • NUOVESPAZI:ConsorzioComuniTrentini- Struttura di Missione “Rilancio Immagine dell’Italia”; • S.O.S.TERRITORI:ArchivioFondazioneSpadolini Nuova Antologia;• MANIFESTAZIONI:UfficioStampaFondazione Casa Enzo Ferrari-Museo;• ROADMAP:ArchivioOsterialaPiola-Modena;• PAESAGGIAGRARI:SerenaCiabò;• RESTIPICAEDINTORNI:UfficioStampa Associazione Borghi Autentici d’Italia;• PERCORSI:MassimilianoNavarria;• DIALETTI&LUOGHI:ComunediResia; PROVEDIFUTURO:TrentinoNetworkS.r.l. (Matteo Rensi);• ILPUNTODIVISTA:PaoloRognini-SerenaCiabò;• INIZIATIVE:Co.Svi.G.RelazioniEsterne Luca Gabellini;• LABIBLIOTECADIENERGEOMAGAZINE: Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari - Museo-WWF e Club di Roma.
Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine.
Tutela della Privacy:Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.Prezzodicopertina:Euro5,50Abbonamento a 6 numeri Euro 30,00
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Stampa:Società Tipografica Ianni SrlStrada Circonvallazione, 180 - SantenaTel. (+39)011.949.25.80
Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990Copyright Energeo MagazineEdipress Communications Sas
Periodico bimestralePoste Italiane SpaSpedizione Postale Dl 353/2003(conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma 1, CB/ TorinoAnnoVI-N°2-Marzo/Aprile2013
Il periodico Energeo Magazine è iscrittonel Registro degli Operatori della Comunicazione(ROC)-N°iscrizione17843
Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.
ISTANTANEE6 Un esempio di tutela del paesaggio rurale
PRIMO PIANO8 Scopri il mondo del Premio con un click Un riconoscimento ai giornalisti che sanno raccontare il territorio Il dietro le quinte del Premio Il ruolo strategico di coordinamento La macchina dell’organizzazione Il ruolo dei sostenitori Una squadra fatta da amici13 Le categorie ammesse
NUOVI SPAZI18 Territori, officine dell’accessibilità Una nuova sfida del terzo millennio Comunicare un’azione di civiltà Il mercato dei “bisogni speciali”
S.O.S. TERRITORI20 Tutela dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anni Il progetto sarebbe stato particolarmente caro a Spadolini
MANIFESTAZIONI22 Una Festa in giallo Un luogo di ritrovo per gli appassionati di motori Un precursore dell’innovazione
ROAD MAP24 I luoghi del cuore di Enzo Ferrari
PAESAGGI AGRARI26 Il parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica Il territorio di Atri culla di una storia millenaria
RES TIPICA E DINTORNI30 Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità Un PIL da rottamare e una felicità da ritrovare Un manifesto di intenti come bussola L’innovazione entra a far parte del sistema dei borghi Manifesto dei Borghi Autentici
PERCORSI34 L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli? Una storia ingarbugliata36 IL CASO Ad Asti è stato individuato un metodo sperimentale per salvare le piante
DIALETTI & LUOGHI38 Il linguaggio come identità Imparare giocando Il sistema resiano Le tracce della storia Una situazione genetica da studiare Lingua o dialetto senza confini Questione politica e tutela della lingua Resiana Il significato e la percezione dell’identità di una comunità43 I Resiani? Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO…
PROVE DI FUTURO44 Trentino, ecosistema dell’innovazione L’inventore della grande rete del mondo Tra malghe e microchip
INTERVISTA48 Trento, crescere con una visione nuova
Il PUNTO DI VISTA 52 L’Inquinamento visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni Cenni sul concetto del bello
INIZIATIVE54 Alla ricerca del cuore caldo d’Italia Un’identità culturale da riscoprire La positiva esperienza dell’Islanda
LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE56 Enzo Ferrari “2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni”
Capitale di Stato, splendida corte, Saluzzo è diventata, all’epoca dei Marchesi Ludovico I e Ludovico II, uno scenario urbano arioso, elegante e ordinato, che fosse anche decoro e bellezza.
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Un esempio di tutela del paesaggio ruraleN
egli ultimi tempi si parla molto
di paesaggio, soprattutto di
come tutelarlo dopo anni di
scellerata incuria. Servono poche regole
chiare e sicure, ma soprattutto una
grande volontà di agire. Il paesaggio è
una risorsa la cui valorizzazione rappre-
senta una delle sfide più attuali all’at-
tenzione delle politiche nazionali e
comunitarie. Etimologicamente il ter-
mine “paesaggio” deriva dal latino
tardomedioevale pagensis, aggettiva-
zione del latino classico pagus, “pietra
di confine”, quindi “villaggio”, cioè
parte di territorio naturale colonizzato
e abitato permanentemente dall’uomo,
il quale lo localizza come proprio terri-
torio. Il paesaggio non è infatti solo
l’ambiente naturale, ma anche il luogo
dove la storia umana si è sviluppata ed
ha lasciato le sue tracce; in questo
senso il paesaggio può essere definito
come territorio a cui si è aggiunto lavoro
umano, “natura cui si è aggiunta cul-
tura”. Le tante interpretazioni lasciano
spazio a varie descrizioni. Il termine
“paesaggio” deriva dalla commistione
del francese paysage con l’italiano
paese. Il suo significato più tradizionale
è fornito dalla pittura e vuole indicare
una visualizzazione di quella realtà con-
creta che è appunto il paese.
Energeo presenta in questo numero il
progetto di salvaguardia del biotopo
dei calanchi di Atri che caratterizzano
il paesaggio rurale della cittadina abruz-
zese. L’iniziativa rappresenta una con-
creta sperimentazione di un processo
di pianificazione sostenibile mirato a
guardare al futuro, quando le poche
zone rurali preservate rappresente-
ranno un capitale unico e non più ripro-
ducibile. Un modello da replicare. Il paesaggio rurale di Atri, in Abruzzo, caratterizzato dal biotopo dei calanchi che rappresentano un capitale unico e non più riproducibile da preservare. Nella foto piccola l’autrice del servizio a pag. 26 Serena Ciabò.
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La navicella del Premio Eco and
the City ha ripreso la navigazione
verso nuove rotte. Messosi alle
spalle le esperienze delle precedenti
edizioni (Firenze nel 2011 e Trento nel
2012) la manifestazione, che ha otte-
nuto i più importanti patrocini istituzio-
nali, approda a Modena, ospitata nella
struttura polivalente Museo Casa natale
di Enzo Ferrari. L’edizione di quest’anno,
alla vigilia del quarantesimo anniversa-
rio del Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali, e della ricorrenza del ven-
tennale della morte dello statista fio-
rentino, costituisce una prima iniziativa
propedeutica alle celebrazioni che
saranno certamente ricordate sul retro
della Medaglia Spadolini nel 2014.
Tutto il percorso da qui all’evento di
Modena (sabato 9 novembre 2013),
sarà a portata di click sul sito www.
ecoandthecity.it e su www.energeo-
magazine.com, il sito del periodico
Energeo magazine che, in una prossima
fase, svilupperà, in maniera sperimen-
tale, l’informazione in Rete, in modo
da rendere ancora più accattivante la
diffusione dei contenuti, molti dei quali
riguarderanno l’attività del Premio.
Il Museo Casa Enzo Ferrari (MEF), che
ha mantenuto un legame costante con
il territorio e le sue principali iniziative
culturali, ospitando il Premio dedicato
a Giovanni Spadolini, fondatore del
Ministero per i Beni culturali e ambien-
tali, ha confermato la sua vocazione di
contenitore polifunzionale, che coniuga
la divulgazione e valorizzazione di un
patrimonio culturale con l’esigenza di
essere un luogo di frequentazione e
aggregazione, anche aprendosi ai temi
di grande attualità che sono i valori ai
quali si ispira l’edizione del 2013 del
Premio. “Identità culturali, ricostruzione
solidale e innovazione” rappresentano
il focus dedicato a Enzo Ferrari, senza
trascurare le tematiche affrontate nel
primo Libro Bianco sul Turismo per
Tutti in Italia 2013; una Sezione Speciale
è dedicata al tema “Accessibile è
meglio”, d’intesa tra la Fondazione
Spadolini Nuova Antologia e la Fonda-
zione Casa natale Enzo Ferrari - Museo,
le due prestigiose istituzioni che hanno
stretto una preziosa alleanza.
LE “OFFICINE DEL FARE”Un’alleanza che si è allargata anche ad
altre strutture (pubbliche o private),
come quella di Missione per il Rilancio
dell’Immagine dell’Italia che, all’interno
dell’attività del Governo (Palazzo Ghigi),
ha istituito il “Comitato per la Promo-
zione del Turismo Accessibile”, e le
cosiddette “officine del fare” che, nate
nel contesto della “Dichiarazione
UNESCO sul Paesaggio” (Firenze 21
settembre 2012) promosse dal Premio
e da Energeo Magazine, stanno proli-
ferando sul territorio nazionale.
Che cosa sono le “officine del fare”?
L’assonanza è un chiaro riferimento
allo “scrigno” che accoglierà il Premio.
E’ l’insolita ribalta di “un’officina”
entrata nella storia (quella dove prese
avvio la magnifica avventura impren-
ditoriale del mitico costruttore Enzo
Ferrari). Oggi questo luogo (Casa
natale-Museo Enzo Ferrari), capace di
parlare di futuro, indica un progetto
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Scopri il mondo del Premio con un clickLa manifestazione, che ha ottenuto i più importanti patrocini istituzionali, approda a Modena, ospitata nella struttura
polivalente Museo Casa natale di Enzo Ferrari. Tutto il percorso, da qui all’evento previsto il 9 novembre 2013, sarà
a portata di click sul sito www.ecoandthecity.it e su www.energeomagazine.com.
Dietro le quinte di un progetto ambizioso che sta coinvolgendo i territori italiani
La foto del compianto giornalista della TGR Rai, scomparso recentemente, è diventata ormai familiare ai lettori di Energeo Magazine. Alla sua memoria sarà dedicata una sezione speciale del Premio che coinvolgerà i giornalisti delle sedi regionali della TGR.Inalto:laCerimoniaconclusivadiconferimentodellaMedagliaSpadolinisisvolgerà,il9novembre2013,nell’avveniristicastrutturadelMuseo
Casa Enzo Ferrari.
Il cervello umano percepisce ed elabora i colori di un sito in meno di un secondo, registrando una sensazione positiva o negativa che poi accompagnerà l’utente durante tutto il resto della navigazione. Il primo sguardo è come la presentazione di uno sconosciuto, le valutazioni iniziali si basano soprattutto su aspetti inconsci, ed i colori sono sicuramente il biglietto da visita più evidente in questo senso. Per la home page del sito www.ecoandthecity.it è stato scelto il colore giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio con il Cavallino rampante.
che mira a far dialogare i territori vir-
tuosi, luoghi da riscoprire che hanno
saputo rappresentare e valorizzare
l’Italia migliore, quella delle identità
locali e dello sviluppo sostenibile.
“Officine del fare” che offrono diverse
opportunità di coinvolgimento ai
Comuni, ai Sindaci, agli abitanti, alle
aziende agricole, imprese private e
innovative che vanno alla ricerca di
un’identità “virtuosa”, di paesaggi da
tutelare, conoscenze tradizionali da
riscoprire, territori dove andare alla
ricerca delle “migliori pratiche” da
divulgare, cultura materiale da conser-
vare, autentico motore di un Paese
che ha tanta voglia di cambiare pagina.
A tutti i candidati ritenuti idonei sarà
conferito un diploma di partecipazione
in cui si attesta essere il progetto esa-
minato “un’officina del fare”.
UN RICONOSCIMENTO AI GIORNALISTI CHE SANNO RACCONTARE IL TERRITORIOUn’alleanza, invece, intrisa di emozioni
è quella con la famiglia del compianto
Ezio Trussoni, che ha colto le motiva-
zioni con le quali i promotori hanno
dedicato una Sezione Speciale al gior-
nalista della Rai (responsabile della
redazione della TGR di Milano) recen-
temente scomparso, figura di riferi-
mento, per tutti i giornalisti della TGR
Rai (Testata Giornalistica Regionale).
Trussoni, nonostante fosse da tempo
gravemente malato, non ha mai fatto
mancare la sua presenza, la sua dedi-
zione e la sua attenzione scrupolosa
al Tg della Lombardia e alle rubriche
realizzate da quella che continuerà ad
essere la “sua” redazione.
Giovanni Spadolini, appassionato diret-
tore del Resto del Carlino e del Corriere
della Sera, si sarebbe certamente com-
mosso nel leggere la sua toccante
lettera testamentaria. La Fondazione
Spadolini Nuova Antologia, che si
avvale dell’Alto Patronato Permanente
del Capo dello Stato, ha voluto onorare
la figura di Trussoni, immaturamente
scomparso, per far emergere il grande
lavoro che si svolge nelle redazioni Rai,
attraverso i reportage che raccontano
il territorio, facendolo assurgere a pro-
tagonista, con la dignità del bene cul-
turale, cioè come memoria collettiva
formatasiattraverso il tempo: ilpae-
saggio e le tradizioni immateriali, le
vicende, anche negative, come il dis-
sesto ambientale, che caratterizzano i
luoghi, le denunce di mancata tutela
dell’ambiente, le storie di vita e di genti,
che rappresentando uno dei più impor-
tanti momenti di riflessione e dibattito
sul giornalismo d’inchiesta televisivo.
Eccoperchélaprossimaedizionedel
Premio è dedicata alla memoria di
Giovanni Spadolini, Enzo Ferrari ed Ezio
Trussoni, personaggi così “distinti”,
ma non “distanti”, con un “fil rouge”
che li unisce, come ci spiega il profes-
sor Cosimo Ceccuti, presidente della
Fondazione Spadolini Nuova Antologia
che ha promosso il progetto ideato da
Energeo Magazine.
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IL DIETRO LE QUINTE DEL PREMIOIl Premio Eco and the City, dedicato a
Giovanni Spadolini, è nato nell’anno in
cui si celebrava il Giubileo della Nazione,
il 2011. Un progetto esclusivo, partito
con il piede giusto e destinato a cre-
scere ancora, dopo aver ottenuto una
buona visibilità sui media e un successo
senza precedenti con numeri a quattro
cifre di candidature. Il patrocinio delle
più importanti istituzioni e dei più impor-
tanti quotidiani, l’interesse delle prin-
cipali reti televisive, la collaborazione
con la Commissione Nazionale
UNESCO, l’alleanza con l’ANCI e la
collaborazione con l’Associazione Città
di Identità Res Tipica- ANCI, sono ormai
acclarate. Oggi il Premio annuncia un
rapporto destinato a crescere con
l’Enea e una collaborazione (sono stati
già avviati i contatti) con il Gestore dei
Servizi Energetici GSE che promuove
in tutto il Paese modelli ecocompatibili
e diffonde la cultura nel rispetto
dell’ambiente. La Provincia Autonoma
di Trento - che ha dimostrato di essere
un laboratorio in grado di leggere e
anticipare i tempi, essendo riuscita a
valorizzare tutti i suoi punti di forza,
IL RUOLO STRATEGICO DI COORDINAMENTOIl Premio Eco and the City Giovanni
Spadolini, prestigioso riconoscimento
nel settore ambientale, è destinato a
varcare i confini nazionali. Il progetto
non vuole essere solo un evento cele-
brativo, ma propositivo e di riflessione
sull’impossibilità di proteggere il terri-
torio separatamente dall’ambiente e
ignorando i saperi e le pratiche che lo
hanno generato. In quest’ambito, la
Fondazione Spadolini Nuova Antologia
ha già svolto un ruolo strategico di
coordinamento di iniziative locali, come
laRetedelleRetiAngeloVassalloela
sottoscrizione di una Patto per una
nuova Costituente del Paesaggio, atti-
vità propedeutiche e di sostegno alle
iniziative dell’UNESCO. Al Premio va
riconosciuto il merito una prorompente
capacità di coinvolgere l’opinione pub-
blica nell’affrontare problemi di carat-
tere e interesse collettivo e di stringere
significative alleanze. Il grande con-
senso ottenuto ha spinto la Fondazione
Spadolini a sostenere, attraverso il
Premio, un importante ruolo di raccordo
in Italia, con le Regioni, le Province, i
Comuni e le associazioni territoriali
(Res Tipica ANCI, UNPLI che raggruppa
tutte le Pro loco d’Italia, gli Osservatori
del Paesaggio e altri sistemi di aggre-
gazione locali), costruendo una rete di
relazioni anche internazionali.
LA MACCHINA DELL’ORGANIZZAZIONELo strumento fondamentale di comu-
nicazione del Premio è proprio questo
giornale, uno strumento semplice ma
efficace (interagisce con importanti
programmi televisivi e con tantissime
realtà territoriali). Fondamentale il ruolo
della Commissione Giudicatrice, pre-
sieduta dal professor Augusto Marinelli,
ex rettore dell’Università di Firenze,
che ha coinvolto il Professor Giovanni
Puglisi, Presidente della Commissione
nazionale Italiana per l’UNESCO e ret-
tore della IULM e il Prof. Stefano
Masini, responsabile Ambiente e Con-
sumi della Coldiretti. Il Presidente sarà
coadiuvato da un ufficio di segreteria,
coordinato dal Professor Domenico
Nicoletti, che ha avuto l’incarico di
verificare le candidature pervenute,
seguire ogni fase di svolgimento del
concorso, assistere il presidente della
Commissione Giudicatrice.
La preselezione sarà effettuata
mediante una procedura comparativa
nella quale si valuterà l’aspetto moti-
vazionale della proposta e il corretto
inserimento nella rispettiva Sezione
dedicata. Le domande idonee verranno
validate e inoltrate agli esperti di poli-
tiche territoriali chiamati ad esaminare
i migliori progetti.
IL RUOLO DEI SOSTENITORIInfine gli sponsors e i sostenitori, in
particolare quelli della prima ora che
hanno consentito il decollo dell’inizia-
tiva. Ci fa piacere ricordare che un
primo sostegno è venuto dal territorio
geotermico toscano, dove è maturato
il progetto, già nel lontano 2008, dove
è stato tracciato un primo percorso di
Energeo mettendo le basi al Premio,
insieme alla Fondazione Spadolini
Nuova Antologia. Un comprensorio a
cui va riconosciuto il merito di essere
la prima “officina del fare”, grazie al
progetto “Un Patto con la natura”,
avviato in quegli anni. Parliamo del
Distretto delle Energie Rinnovabili della
Toscana considerato il naturale luogo
di sintesi delle esperienze e delle ricer-
che maturate, in Italia e in Europa, per
promuovere la sostenibilità e la diffu-
sione delle energie rinnovabili.
Il Distretto, attraverso il Consorzio per
lo Sviluppo delle Aree Geotermiche
(Co.Svi.G.) ha tracciato la linea di con-
fine in un territorio atipico, meglio noto
come area geotermica tradizionale,
dove si concentra uno straordinario
patrimonio di risorse naturalistiche di
grande suggestione. Un territorio al
centro di un importante progetto di
sviluppo e di ricerca, che negli anni è
diventato un luogo di dibattito e di
confronto sui temi ambientali e che ha
fatto da apripista, coadiuvato da Ener-
geo, al progetto del Premio.
UNA SQUADRA FATTA DA AMICITroviamo tra questi Alighiero Irani,
imprenditore di successo molto attivo
in Toscana, l’ingegner Andrea Chiaves,
innovatore nel settore del teleriscalda-
mento in altura (Gruppo Metan Alpi
Sestriere) pronto ancora a nuove sfide,
Marino Simoni, presidente del Consor-
zio dei Comuni Trentini e Sindaco di
Transacqua, Stefano Pisani, Sindaco di
Pollica nel Cilento (il paese del com-
piantoAngeloVassallo).
dall’importante funzione turistica che
tutela l’identità locale fino all’innova-
zione, senza mai dimenticare il valore
della solidarietà, predisponendo in
maniera concreta iniziative a supporto
della ricostruzione nei territori colpiti
da calamità naturali - ha ispirato con i
suoi principi di grandi valori internazio-
nali ed etici, il nuovo focus del Premio
dedicato ad Enzo Ferrari ed è pronto
ad adottarlo, in quanto“Identità cultu-
rale, ricostruzione solidale e Innova-
zione” rappresentano le basi per
allestire quell’autentica “officina del
fare”, già operativa nella provincia
alpina che sta utilizzando i driver Trento
Rise e Trentino Network, nella trasfor-
mazione del Trentino in una vera e
propria knowledge economy, un’eco-
nomia della conoscenza competitiva a
livello globale, capace di assicurare la
sostenibilità del proprio sviluppo e di
rispondere ai bisogni della società tren-
tina. La Provincia Autonoma di Trento,
che ha ospitato, insieme al Consorzio
dei Comuni Trentini, l’edizione 2012
del Premio, rappresenta, in effetti, un
buon esempio di “officina del fare”,
un modello da replicare.
Scopri il mondo del Premio con un click
AlcunetappesignificativedelpercorsodelPremioEcoandtheCityGiovanniSpadolini.L’iniziativa,decollatainoccasionedei150°dell’unità nazionale, da Pian de Giullari (Casa dei libri), sulla collina di Firenze, si è mossa con sicurezza tra gli stucchi di Palazzo Incontri, in via de Pucci, dove si è svolta la prima edizione (12 novembre 2011).
L’annosuccessivo,l’edizionechehaavutoperfocusil40°AnniversariodellaWolrldHeritageListUNESCO,sièconclusaaTrentonell’affrescata Sala Depero, nel Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, il 10 novembre 2012. La terza edizione farà tappa a Modena. Maria Romana De Gasperi, figlia del grande statista trentino e Sara Simeoni, campionessa olimpica sono state le madrine.
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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PRI
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La Fondazione Spadolini Nuova Anto-
logia e il Premio hanno intrapreso un
percorso con il Comune di Pollica,
interessando il Ministero delle Politiche
Agricole ed Alimentari, per accompa-
gnare e promuovere la Dieta Mediter-
ranea, attraverso un percorso virtuoso
di consolidamento e rafforzamento
della cooperazione interistituzionale
attualmente in corso con il Comune di
Milano che già si interfaccia con il
Comune di Pollica, dov’è situato il
Centro Internazionale di Studi sulla
Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo”,
in uno scenario integrato di iniziative
da promuovere nell’ambito della pre-
stigiosa occasione dell’EXPO 2015.
Oggi il Premio ha l’obiettivo di trainare
tutte le “officine del fare” e i territori
aderenti alle associazioni Città di Iden-
tità Res Tipica ANCI.
Si tratta di una “finestra di dialogo”
praticamente già aperta con Expo 2015
per offrire una collaborazione concreta
sui temi di sviluppo, sostenibilità ed
accessibilità. Con questa filosofia, in
considerazione della grande capacità
del Premio di creare relazioni con le
istituzioni e i mass media, si è avviata
un’iniziativa congiunta per prepararsi
alla sfida planetaria che l’Italia e Milano
intendono cogliere con l’organizzazione
della rassegna mondiale che sarà anche
ricordata dal focus della Medaglia Spa-
dolini, in quanto occasione di crescita
per tutte le “officine del fare”.
Non dimentichiamo il ruolo strategico
dell’Osservatorio Europeo del Paesag-
gio (l’avvocato Angelo Paladino, presi-
dente e Domenico Nicoletti, segretario)
che ci ha consentito di allargare la rete
a tantissime realtà del sud. Il Primiero
un territorio dolomitico Oil free, l’As-
sociazione Culturale Padre Eusebio
Chini, il Sindaco di Bolzano Luigi Spa-
gnoli, lo staff della Commissione Nazio-
nale Italiana per l’UNESCO che
organizza la Settimana DESS, l’ITKI
(banca del sapere), promosso dall’ar-
chitetto Pietro Laureano, consulente
UNESCO, Andrea Accorigi, Govenant
of Mayors Office de Brussels.
Le “officine del fare” pronte ad entrare
nella “rete di reti” sono il comprenso-
rio di Resia in Friuli, un enclave lingui-
stico ai confini della Slovenia, il Comune
di Atri, in Abruzzo, che ha organizzato
un parco agricolo sul territorio, le
Langhe, il Roero e il Monferrato, in
attesa di una valutazione della proposta
di candidatura dei paesaggi vitivinicoli,
prevista nel giugno del 2014 e il Gal
Mongioie in provincia di Cuneo.
EdinfinebussanoallaportailVerbano
e l’Ossola, ai confini con la Svizzera.
L’Unione Industriale di questa provincia,
particolarmente attiva nella realizza-
zione di specifici eventi per accrescere
la cultura d’impresa sul territorio, con-
siderando il turismo un’impresa turi-
stica non distinta dall’attività della
Confindustria, sta coordinando le ini-
ziative per aumentare l’appeal di questo
territorio e del Lago Maggiore, per farlo
entrare nella rete delle “officine del
fare”. Luigi Letteriello
Scopri il mondo del Premio con un click
L’alleanza con l’UNESCO e il coinvolgimento dei sindaci dell’intero territorio sono state alla base del successo del Premio.
Le categorie ammesseIl Premio Eco and the City Giovanni Spadolini è strutturato in quattro Categorie (Sezioni), che costituiscono la base
storica del Premio. Il bando è stato compilato da un apposito Comitato Scientifico (che fungerà anche da Giuria
del Premio), che ha coinvolto accademici, opinionisti e tecnici di alto livello. La Giuria si avvale del supporto di un
rappresentante dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia). Il questionario dovrà essere compilato con
risposte semplici e chiare, contenute negli spazi previsti nel documento. Il bando e il formulario allegato on-line è
presentesulsitoweb:www.ecoandthecity.itedaltrisitichesarannocollegaticomepartnersdelprogetto.
SEZIONE 1Politiche territoriali integrate e soste-
nibili. Focalizza la propria attenzione
sui progetti che riguardano il concetto
di “Comunità sostenibili”, al fine di
selezionare esempi di eccellenza nel
nostro paese da promuovere per un’i-
donea replicazione su tutto il territorio
nazionale. Le candidature avranno per
oggetto progetti e iniziative che, a
giudizio dei proponenti identificano il
proprio territorio come “sostenibile”.
La sostenibilità va intesa in senso
ampio, toccando le tematiche ambien-
tali ed energetiche, sociali ed econo-
miche, includendo le azioni di
comunicazione e formazione adottate
al fine di attivare un processo parteci-
pativo sempre più ampio della collet-
tività. L’adesione al Patto dei Sindaci,
ovvero l’iniziativa della Commissione
Europea promossa in Italia dal Mini-
stero dell’Ambiente, della Tutela del
Territorio e del Mare, e la successiva
redazione del Piano di Azione per l’E-
nergia Sostenibile (PAES), possono
rappresentare un valore aggiunto inte-
ressante (ma non determinante), in
quanto azioni integrate già riconosciute
a livello europeo.
SEZIONE 2Valorizzazionedeipatrimonipaesaggi-
stici e culturali. La sezione è dedicata
alla “tutela e valorizzazione del pae-
saggio naturale e culturale italiano”:il
tema apre ai progetti e programmi che
sostengono iniziative di valorizzazione
di aree e patrimoni immateriali inseriti
nelle reti dei paesaggi culturali, parchi
culturali, parchi letterari, distretti cul-
turali evoluti, che mettono al centro
della propria azione di tutela e valoriz-
zazione la nozione di patrimonio che,
in questi ultimi anni, ha progressiva-
mente ampliato contenuti, ruoli e utilizzi
nella società contemporanea.
SEZIONE 3Riqualificazione dei territori agricoli. Il
paesaggio è stato introdotto quale
obiettivo del Piano Strategico Nazionale
di Sviluppo Rurale 2007-2013. Si tratta
di una vera e propria rivoluzione nel
concepire la ruralità nel suo complesso,
dal momento che la tendenza è attual-
mente quella di ricercare una sorta di
qualitàintegrale:ciòchepresuppone
il rispetto di due aspetti fra loro inscin-
dibili, la qualità del prodotto e la qualità
del paesaggio (ovvero un “marchio”
nel mercato globale della qualità).
Numerose indagini hanno già indicato
la fondamentale importanza della
dimensione paesaggistica nel valore
di mercato di alcuni prodotti tipici (il
vino, per esempio) e nel turismo rurale
(agriturismi). Non casualmente, il
modello territoriale che oggi più gua-
dagna spazio in Europa sul piano di uno
sviluppo insieme economico, sociale
e demografico è quello dei territori a
debole urbanizzazione (assai spesso a
vocazione rurale), in grado di catturare
più che di produrre ricchezza.
Sono le regioni che si caratterizzano
per un’offerta anzitutto territoriale,
basata sul paesaggio e su attività qua-
lificate nei servizi e nella produzione
agricola di qualità.
SEZIONE 4Il settore privato e le imprese virtuose
e innovative. Un riconoscimento alle
imprese e alle istituzioni del settore
privato che si sono distinte per azioni
e proposte virtuose nell’ambito delle
proprie attività, con una particolare
attenzione ai soggetti attivi in Italia
nell’ambito della campagna Sustainable
Energy Europe (SEE), coordinata a
livello europeo dalla Commissione
Europea e a livello nazionale dal Mini-
stero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare. Si intende quindi
valorizzare l’azione di promozione della
cultura ambientale ed energetica soste-
nibile da parte degli attori del panorama
nazionale provenienti da settori diversi
da quello pubblico.
SEZIONI SPECIALI Enzo Ferrari
IDENTITÀ CULTURALELa Sezione intende individuare le azioni
di tutela dell’identità dei luoghi, troppo
spesso frenate dalla mancata capacità
degli enti preposti al dialogo con i cit-
tadini, dando un senso di continuità
alla conoscenza e alla memoria storica
dei territori, anche attraverso il restauro, I
l Tg2, la prima testata generalista Rai digitalizzata (rete due), ha fatto da staffetta nel
sostegno come partnership del Premio, dimostrando di credere nella sua missione
di servizio pubblico con una serie di campagne sull’ambiente, la salute, la tutela del
territorio, il paesaggio, ma anche su enogastronomia (paesaggi agrari) e sul turismo
accessibile, temi che sono al centro delle principali edizioni del telegiornale.
IL TG2 HA FATTO DA STAFFETTA
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Anno VI - marzo/aprile 2013PRI
MO
PIA
NO
Le categorie ammesse
la conservazione e il riuso di siti, centri
rurali fortificati, borghi antichi/medievali
e monumenti. Il Premio vuole indivi-
duare e raccontare storie particolaris-
sime da svelare per coglierne i riflessi
più significativi del passato.
Storie che si fondono con l’identità
culturale dei luoghi dove, nel corso dei
secoli, si sono avvicendate culture e
popoli diversi.
Territori caratterizzati da ambienti tra-
dizionali, patrimoni naturalistici e sto-
rico-artistici particolarmente rilevanti e
degni di tutela e valorizzazione del bene
culturale, dove è stato individuato
quell’intreccio fittissimo di conoscenze
e tradizioni locali, salvaguardato con
soluzioni appropriate, dove è in atto il
recupero delle diversità culturali.
La conservazione passa attraverso l’uso
del bene recuperato, anche attraverso
la modificazione dell’uso originario.
Molto più che nelle vicende politiche
e istituzionali, l’identità italiana si è
costruita entro uno spazio culturale che
nel corso dei secoli ha cementato il
tessuto della nazione. L’ente identita-
rio di base è sempre il Comune, ma
esso tende nel tempo a trasformarsi
in un ente sempre più funzionale per
la gestione dei servizi al cittadino in
applicazione del principio di sussidia-
retà. La scala di identità locale si sposta
entro bacini di continuità più ampi,
aderendo ai processi localizzativi, resi-
denziali e di flussi reticolari già presenti.
Res Tipica per promuovere l’identità
culturale punta sull’autenticità, la bel-
lezza e le conoscenze tradizionali dei
Comuni associati, valorizzandone le
peculiarità, in un’ottica globale. Il
Premio Eco and the City Giovanni Spa-
dolini vuole andare in questa direzione,
dando spazio anche a tutte le strutture
volontarie operative (Pro Loco, Asso-
ciazioni Culturali, Biblioteche, Ecomu-
sei) sul territorio, con il quale le
comunità hanno stabilito un patto di
tutela del patrimonio storico e artistico.
RI-COSTRUZIONE SOLIDALEUna Sezione del Premio è dedicata alla
ri-costruzione solidale, un tema di
grande attualità, anche per via della
location prestigiosa ( Casa Museo Enzo
Ferrari di Modena) che ospiterà la pros-
sima edizione. La ricostruzione nelle
zone colpite da calamità naturali (ter-
remoti, alluvioni, catastrofi naturali) si
profila come un’opportunità ed un
rischio al tempo stesso. Opportunità
di fare meglio di prima, rischio di arre-
care ulteriori danni al territorio. I sindaci
dei Comuni dell’Emilia e dell’Oltrepò
mantovano rappresentano un esempio
sostanzialeperchéhannotenutouna
condotta esemplare, sapendo trasfor-
mare l’emergenza in una grande occa-
sione per ripensare il rapporto con il
territorio ferito: l’uso e la tutela del
paesaggio, l’attenzione al consumo di
suolo, la necessità di investimenti per
la messa in sicurezza e la prevenzione
dei rischi, la ricostruzione in chiave di
sostenibilità. La Sessione Speciale che
riguarda la “Ri-costruzione solidale”
prende spunto dall’appello lanciato da
Francesco Bandarin, vice direttore
Generale UNESCO, per non ripetere
in Emilia l’esperienza dell’Abruzzo,
indicando il cambio di rotta dell’UNE-
SCO, con una risposta adattiva e par-
tecipata ai rischi e alle catastrofi.
L’UNESCO, infatti, ha proposto, attra-
verso l’International traditional
knowledge institute (Itki), il “Patto per
le popolazioni colpite dal sisma”.
Un protocollo che punta a dare “una
risposta rapida, di qualità e partecipata
all’emergenza”, individuando “moda-
lità” innovative di tutela del territorio
“cosi” da “dare nel mondo un’imma-
gine un po’ diversa di un Paese che
mostra non pochi problemi”.
La Commissione Giudicatrice del
Premiointenderilevareche:“la rico-
struzione non porti ad un eccessivo
consumo di territorio o vi introduca
tipologie architettoniche estranee, pri-
vilegiando il recupero dell’esistente
sviluppando tecnologie innovative e
nuovi processi costruttivi finalizzati
all’esecuzione di murature armate por-
tanti e di tamponamento nell’ambito
del miglioramento sismico delle nuove
costruzioni e salvaguardando gli assetti
urbani”. Temi perfettamente allineati
con gli obiettivi del Premio e con le
iniziative dell’UNESCO, partner del
progetto promosso dalla Fondazione
voluta da Giovanni Spadolini.
Questa scelta sarebbe stata apprezzata
da Enzo Ferrari che amava tenace-
mente la sua terra. Un motivo in più
per avvalorare la decisione di effettuare
la prossima edizione del 2013 a
Modena, città natale del mitico costrut-
tore di automobili, nella Casa museo
Enzo Ferrari.
INNOVAZIONEIl Premio ha aperto una finestra sulle
strategie che portano allo sviluppo
dell’innovazione, permeando il mondo
delle imprese, i centri di ricerca e le
aziende operanti nel settore ICT (Infor-
mation and communication techno-
logy), ma anche tutto il sistema della
pubblica amministrazione, in particolare
gli enti che forniscono assistenza stra-
tegica alle aziende lungo tutto il ciclo
di innovazione, per migliorarne la com-
petitività. Essere aperti all’innovazione,
soprattutto sotto il profilo della sicu-
rezza antisismica e della prevenzione
delle catastrofi naturali, senza stravol-
gere il territorio, adottando misure
“virtuose” nell’utilizzo dell’energia,
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Anno VI - marzo/aprile 2013PRI
MO
PIA
NO
Le categorie ammesse
rappresenta senz’altro un motivo di
merito che potrebbe essere rilevato
dai membri della Giuria.
Dopo l’identità culturale e la ricostru-
zione solidale, l’innovazione (in parti-
colare quella sociale) è la parola-chiave
perchéimpegnaalavorareinsieme(le
tre sezioni speciali possono interagire),
poichè nel campo dell’innovazione sono
le sinergie a fare la differenza.
Non si può fare vera innovazione se
non ascoltando le istanze delle comu-
nità, delle famiglie, del territorio,
mostrando la capacità di essere effi-
cace, riferendosi all’uso ottimale di
risorse per il conseguimento di un
risultato sociale, in pratica la dimostra-
zione che l’idea funziona meglio delle
soluzioni esistenti e genera valore per
la società; la sostenibilità riguarda una
componente essenziale e tipica dell’in-
novazione sociale che la distingue dalle
pratiche tradizionali di assistenza e
promozione sociale.
La Commissione giudicatrice vuole
verificare come il territorio può diven-
tare uno spazio per la cittadinanza dove
scoprire le nuove tecnologie e realizzare
idee e progetti, ben sapendo che la
geografia e la storia hanno fatto del
paese Italia un luogo privilegiato per
realizzare, in territori che diventano
“officine”, iniziative e nuovi modelli di
sviluppo auspicabili, anche attraverso
l’innovazione.
Le idee progettuali (social innovation),
presentate dagli under 30, saranno
prese in particolare considerazione,
come pure i progetti che riguardano
il mondo della ricerca al femminile, che
rivendica spazi in un settore ancora
troppo a misura di uomo.
ACCESSIBILE E’ MEGLIOin collaborazione con il Comitato per
la Promozione e il Sostegno del Turismo
Accessibile ed ENEA. La Sezione, che
si ispira al primo Libro Bianco sul Turi-
smo per Tutti in Italia 2013, intende
individuare le azioni, i progetti e le
esperienze di realtà o Enti che creano
le condizioni ideali di fruibilità del ter-
ritorio e degli spazi per tutti, senza
barriere sociali che portano spesso alla
discriminazione, all’esclusione sociale
e a situazioni di povertà delle persone
con disabilità, in particolare in funzione
del loro stato di salute, momentaneo
o permanente, delle loro condizioni
fisiche o mentali o delle loro difficoltà.
Poichél’accessibilitàriguardanonsolo
aspetti strutturali e infrastrutturali, ma
anche i servizi offerti ai turisti, occorre
promuovere la qualità dell’accoglienza
per tutti, ovvero incentivare un cam-
biamento culturale che generi profondi
mutamenti dei modelli organizzativi e
gestionali, ancora prima che strutturali.
In collaborazione con la Struttura di
Missione per il Rilancio dell’Immagine
dell’Italia (Presidenza del Consiglio dei
Ministri), il Premio vuole dare spazio,
valutare e incoraggiare politiche di
accoglienza, sensibilizzazione e pro-
mozione culturale, per sviluppare le
tematiche dell’accessibilità e della fru-
izione degli spazi, in particolare quelli
dedicati agli ambiti culturali (Musei,
Gallerie d’Arte, Biblioteche, ecc.), all’ac-
coglienza (alberghiera, agriturismi, spazi
all’aperto) per favorire il turismo per
tutti.
SEZIONE SPECIALE Ezio Trussoni
INFORMAZIONE RADIOTELEVISIVAIn collaborazione con Testata giornali-
stica regionale della Rai
Il Premio ha dedicato una Sezione
dedicata al compianto Ezio Trussoni,
capo redattore della sede Rai di Milano
che aveva ben capito come la presenza
capillare della Rai sul territorio è ele-
mento distintivo importante del servi-
zio pubblico radiotelevisivo.
La TGR intende condividere e soste-
nere sfide dettate dalla passione di
muovere il Paese verso un futuro soste-
nibile. Non mancherà l’interazione con
la TGR, a cui i candidati al Premio
possono segnalare i loro progetti, com-
pilando l’apposita scheda inserita nel
bando ufficiale, attraverso la quale si
possono offrire suggerimenti alle reda-
zioni regionali della TGR per una valu-
tazione (ad esclusivo giudizio dei
responsabili delle sedi locali) di realiz-
zare un servizio dedicato negli spazi
del telegiornale regionale o delle rubri-
che. Il Concorso è riservato ai giorna-
listi, precari e/o praticanti della Rai TGR
(Sedi Regionali), autentico trampolino
di lancio per tanti volti noti dei tg nazio-
nali che hanno realizzato servizi, repor-
tage e inchieste televisive su temi che
riguardano le tematiche del premio,
rilevanti per la vita sociale della Regione
di competenza e che, sovente, vengono
utilizzate anche da tg e/o rubriche Rai
di carattere nazionale.
L’obiettivo è favorire la crescita di una
cultura dell’informazione più attenta
alle problematiche del territorio e, allo
stesso tempo, di far crescere l’atten-
zione dei media verso questi temi.
SEZIONE SPECIALE FUORI CONCORSO*Una Categoria (Sezione Speciale),
fuori concorso, è dedicata ai protago-
nisti della Comunicazione e dei Media
(la selezione sarà effettuata diretta-
mente dalla Commissione Giudicatrice).
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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NUOV
I SPA
ZI
NUOV
I SPA
ZI
Ci potrà essere un mondo pos-
sibile anche per i disabili? La
risposta viene da ”Accessibile
è meglio”, il primo Libro Bianco sul
“Turismo accessibile per Tutti in Italia
2003”, promosso dal “comitato per il
turismo accessibile”, composto da un
gruppo di lavoro ristretto di 20 persone
e quattro gruppi di lavoro allargati, alla
ricerca di strategie per implementare
alcuniaspettichiave:lacomunicazione,
l’informazione, i trasporti e l’acco-
glienza. L’iniziativa è finalizzata ad ispi-
rare l’azione politica e di governo
intorno al tema del turismo accessibile,
per promuovere la cultura dell’acco-
glienza, che rappresenta il livello di
civiltà di un Paese. Una Road map che
sarà condivisa con il Premio Eco and
the City Giovanni Spadolini a seguito
dell’intesa di collaborazione con la
Struttura di Missione per il rilancio
dell’Immagine dell’Italia. Questi inte-
ressanti temi sviluppati in un manuale
frutto dell’impegno del Comitato per
la Promozione e il Sostegno del Turismo
Accessibile, e promosso, nell’ambito
dell’attività della Presidenza del Con-
siglio dei Ministri, sono stati inseriti in
una Sezione Speciale del Premio.
Il Libro Bianco, che raccoglie oltre 350
buone pratiche e progetti sul Turismo
Accessibile, realizzati da associazioni
ed enti pubblici, è anche fonte di diversi
stimoli, in quanto fornisce tutta una
serie di suggerimenti utili alla realizza-
zione del Turismo Accessibile.
UNA NUOVA SFIDA DEL TERZO MILLENNIOIl Turismo accessibile rappresenta una
delle nuove sfide del terzo millennio.
L’obiettivo è di creare un documento
che dia delle indicazioni pratiche, per
passare dalle parole ai fatti. “Turismo
vuol dire accoglienza, ospitalità, cioè
permettere a tutti l’accesso - spiega
Maria Flavia Coccia, coordinatore della
Struttura di Missione per il Rilancio
dell’Immagine dell’Italia e Presidente
del Comitato per la Promozione e lo
Sviluppo del Turismo accessibile - In
Italia questo non è ancora realtà, ma
stiamo cercando di risolvere il pro-
blema. È vero che abbiamo delle punte
di eccellenza, ma in altre zone siamo
ancora indietro. Un cambiamento che
è doveroso affinché i diritti delle per-
sone non siano più da rivendicare ma
semplicemente da esigere, è pratica-
mente in corso”. Flavia Maria Coccia
ha le idee chiare, decisa a portare avanti
la mission del progetto. Ricorda quando
in Italia di turismo accessibile neppure
si parlava, anzi: il fenomeno andava
evitato,negato,rimosso.Edavverte:
“Restano relegati nella nostra memo-
ria episodi plateali di incultura turistica
nei confronti della diversità, di rifiuto
delle persone con bisogni speciali, di
rigetto del problema, come se fosse
una tara che il nostro turismo non
voleva farsi affibbiare. Episodi di questo
tipo avvengono ancora. Non possiamo
essere sicuri che quelle brutte pagine
della nostra storia recente si possono
considerate del tutto superate”.
La soluzione comunque è auspicabile.
Ci fa riflettere. “Dove non hanno potuto
la sensibilità e la cultura, è stata la
convenienza a darsi legge, è stato il
mercato a dettare le regole di convi-
venza e di accoglienza. Gli operatori
turistici lo sanno”.
COMUNICARE, UN’AZIONE DI CIVILTÀRecentementeaVicenza,aGitando,
Salone del turismo e dello sport acces-
sibile, che è l’unica rassegna in Italia
dedicato a tutte le persone con disa-
bilità e alle loro famiglie, mostrando il
video della campagna di comunicazione
appena iniziata, indicando quale dovrà
essere il percorso da seguire, è stata
ancorapiùchiara:“Ci vogliono ancora
tante azioni per lanciare la destinazione
Italia come meta turistica per le per-
sone con disabilità”. A cominciare dalla
comunicazione che prevede altre ini-
ziative, tra cui il Premio organizzato
dalla Fondazione Spadolini Nuova Anto-
logia e da Energeo Magazine. Il video
promozionale è stato realizzato in col-
laborazione con Uildm (Unione Italiana
Lotta alla Distrofia muscolare) dal regi-
sta Aldo Bisacco (al momento in italiano
e in inglese ma sono in preparazione
anche le traduzioni in altre lingue le
immagini, girate a Venezia, Ferrara,
Mantova, Firenze, Bari, Ostuni,
Palermo,Erice,RomaeinValdiFassa,
raccontano il viaggio di una coppia in
cui lui è in carrozzina, che attraversa
tutta l’Italia incontrando l’ospitalità degli
Italiani e le bellezze del nostro Paese.
“Abbiamo fortemente voluto parlare
di ospitalità piuttosto che di accessibi-
lità”,diceRobertoVitali,portavocedel
Comitato per la promozione del Turismo
accessibile.Precisa:“Dietro alle parole
si nasconde tanta sostanza, la persona
con disabilità oltre che un cliente
pagante, deve essere considerato un
ospite a cui far vivere un’esperienza
vacanziera unica”. E conclude:“C’è
voglia di fare, ma fino a oggi ci si è
mossi in ordine sparso, disperdendo
occasioni utili”.
UN MERCATO DEI “BISOGNI SPECIALI”Il primo libro bianco, frutto del lavoro
del Comitato, presentato recentemente
alla Bit di Milano a metà febbraio, vuole
fissare lo stato dell’arte di questi pro-
getti e fornire raccomandazioni, indi-
rizzi, indicazioni utili destinati ad
imprenditori, amministratori pubblici,
formatori, politici, tutti coloro che con
Territori, officine dell’accessibilità
Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini collaborerà al progetto
della Struttura di Missione per il Rilancio dell’immagine dell’Italia
Maria Flavia Coccia, ricopre il ruolo di coordinatrice della Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia e Presidente del Comitato per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo accessibile.
La panchina Freedom promossa dal Consorzio dei Comuni Trentini con la Federazione Trentina della Cooperazione rappresenta una moderna soluzione di arredo urbano a misura di disabile per un’ospitalità territoriale di eccellenza e di intercooperazione innovativa quale sistema capace di generare nuove opportunità di risposta ai bisogni e alle aspettative dei cittadini.
Il primo libro bianco, frutto del
lavoro del Comitato per il turismo
accessibile, vuole fissare lo
stato dell’arte di questi progetti
e fornire raccomandazioni,
indirizzi, indicazioni utili destinati
ad imprenditori, amministratori
pubblici, formatori, politici, tutti
coloro che con il turismo hanno
a che fare. Allo stesso tavolo
ministeriale si sono seduti i
rappresentanti delle associazioni
dei disabili e quelli della politica,
partendo dall’ANCI (Associazione
Nazionale Comuni italiani),
l’UPI (l’Unione delle province
d’Italia) e rappresentanti della
conferenza delle Regioni.
il turismo hanno a che fare. Allo stesso
tavolo ministeriale, infatti, per la stesura
di questo documento programmatico,
si sono seduti i rappresentati delle
associazioni dei disabili e quelli della
politica partendo dall’ANCI (Associa-
zione Nazionale Comuni italiani), l’UPI
(l’Unione delle province d’Italia) e rap-
presentanti della conferenza delle
Regioni. Un mercato dei “bisogni spe-
ciali” che si traduce in un’opportunità
di business i cui confini sono poco
definiti:èriduttivopensareesclusiva-
mente alle persone con disabilità evi-
denti (siano essere sensoriali, motorie
o cognitive). Secondo gli autori del
Libro bianco, infatti, in questo grande
bacino di clienti andrebbero incluse
anche le persone che hanno difficoltà
alimentari (celiachia, intolleranze ali-
mentari, regimi alimentari iposodici o
dietetici in generale) e coloro che per
motivi di salute si “stancano” a cam-
minare a lungo a causa dell’età o per
colpa di patologie. Soltanto in questo
modo si potranno aprire nuove frontiere
per il prodotto turistico. P.B.
20
Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
21
S.O.
S. T
ERRI
TORI
S.O.
S. T
ERRI
TORI
La parole d’ordine è “conserva-
zione e riuso”, con il concorso
di tutti, ma anche di salvaguardia
del territorio. Ancora una volta pren-
diamo a prestito le parole di Giovanni
Spadolini, fondatore del Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali che amava
ripetere:“una moderna politica dell’am-
biente e del territorio richiede il con-
corso di tutte le forze vive della cultura
e della società”. Oggi il Premio Eco
and the City, che da tempo si amalgama
con il territorio e gli abitanti dei luoghi,
nell’ambito delle attività propedeutiche
al buon successo dell’iniziativa, attra-
verso Energeo, lancia un’idea concreta
mirata alla diffusione di una cultura per
il mantenimento del decoro urbano, la
salvaguardia del Paesaggio, e la valo-
rizzazione dei Beni Culturali del
nostro Paese, intesi come patri-
monio comune.
L’iniziativa, avviata alla vigilia del
quarantennale della fondazione
degli attuali dicasteri del
Governo Italiano preposti alla
tutela della cultura e alla con-
servazione del patrimonio arti-
stico e culturale e dei beni ambientali
e della ricorrenza del ventennale della
morte del grande statista, è rivolta a
quanti hanno a cuore i valori della
salvaguardia e della tutela del patrimo-
nio culturale, soprattutto quello consi-
derato “minore”, la cui funzione oscilla
continuamente tra quella di deposito
passivo della memoria storica e dell’i-
dentità culturale e quella, opposta, di
potente stimolo per la creatività del
presente e la costruzione del futuro.
Questa azione, di sicuro impatto media-
tico e di partecipazione, si propone di
coinvolgere direttamente il sistema
delle Sovrintendenze per i Beni archi-
tettonici e paesaggistici. Per questo
motivo è necessaria un’azione urgente,
come ha scritto sul Giornale dell’Arte,
lostudiosoSalvatoreSettis:“In ragione
della cieca politica di drastici tagli al
budget per la cultura, della privatizza-
zione del patrimonio culturale e dell’al-
leggerimento degli enti pubblici di tutela
che caratterizza l’attuale Governo”.
Nella sua analisi il professor Settis
sottolinea come:“su questo tema
abbia una grande importanza, anche
fuori dall’Italia, a causa della conver-
genza di tre caratteristiche storiche:
l’altissima densità del patrimonio in
situ in Italia, il suo intimo legame con
il paesaggio e infine perché è in Italia
(per la precisione negli Stati precedenti
all’unificazione politica del Paese) che
le più antiche regole di salvaguardia
del patrimonio hanno visto la luce”.
Tanti progetti rimangono nel cassetto
e risultano addirittura “dimenticati” in
quanto il patrimonio culturale viene
considerato “un fardello che pesa sul
budget dello Stato e non che possa
divenire una riserva di risorse (PIL) per
i cittadini e per le Nazioni”. L’Italia è
stata la prima a integrare la tutela del
paesaggio e del patrimonio culturale
nei principi fondamentali della sua
Costituzione. La consistenza e la qua-
lità del patrimonio da un lato, la cultura
italiana della salvaguardia dall’altro sono
due facce della stessa medaglia.
Il progetto sarà supportato da qualificati
partners e realizzato in collaborazione
con le principali Reti interessate alla
tutela del territorio. L’iniziativa, tra l’al-
tro, si propone di aiutare a capire come
affrontare le indagini diagnostiche, con
l’aiuto di esperti, al fine di salvaguardare
e tutelare l’enorme patrimonio ambien-
tale, culturale, storico-urbanistico,
architettonico. Un’azione di screening
a campione sul territorio che potrebbe
essere avviata a breve, compilando
l’application form presente sul sito
www.ecoandthecity.it, costituirebbe
la base per avviare l’indagine conosci-
tiva, esperita (sono in corso i contatti)
nell’ambito di un progetto pilota
dell’Associazione Borghi Autentici d’I-
talia, che ha promosso, di recente (vedi
servizio a pag. 31), il progetto strategico
“Rinascimento Urbano”, un’iniziativa
che dovrà coinvolgere tutti i Comuni
aderenti a Borghi Autentici d’Italia,
custodi di un bene storico-culturale,
testimonianza del tempo e memoria
storica dei borghi che necessitano di
restyling.
Si tratta di un esempio lodevole di
attenzione e sensibilità verso il territo-
rio, un’azione su vasta scala che coin-
volgerà tutti i Comuni aderenti a Res
Tutela dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anniAlla vigilia del quarantennale della fondazione degli attuali dicasteri del Governo Italiano, preposti alla cultura e alla
conservazione del patrimonio artistico e per i beni ambientali, e della ricorrenza del ventennale della morte dello
statista fiorentino, la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, nell’ambito delle attività del Premio Eco and the City
Giovanni Spadolini, intende diffondere una cultura per il mantenimento del decoro urbano e la valorizzazione dei
Beni Culturali e ambientali del nostro Paese, intesi come patrimonio comune.
Progettidimenticati:insiemeperriscoprireetutelareilpatrimoniostorico,
monumentale e artistico e valorizzare il territorio
Prima di assumere le funzioni di responsabile del nuovo dicastero del Governo Italiano preposto alla tutela della cultura e alla conservazione del patrimonio artistico e culturale e dei beni ambientali, il Senatore Giovanni Spadolini ha prestato giuramento, nel Salone delle Feste al palazzo del Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, secondo la formula rituale indicata dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88 come si evince nel documento esclusivo. Il giuramento rappresenta l’espressione del dovere di fedeltà che incombe su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali (in base all’art. 54 della Costituzione).
GiovanniSpadolinièstatounprotagonistadelsecoloscorso:elettosenatore(1972)nelcollegioelettoralediMilanocomeindipendentenellefile delPartitoRepubblicanoItaliano,(nellafotoconaltriduegrandistatisti:UgoLaMalfaeAldoMoro)vennechiamato,dueannipiùtardi,daAldoMoro a far parte del suo governo; gli venne affidato il nascente Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Spadolini inserì la tutela del territorio nell’agenda di Governo, dando inizio a un percorso innovativo per la politica italiana e diventando precursore di un confronto concreto sui grandi temi del nostro tempo.
Tipica ANCI, l’Associazione Città di
Identità.
IL PROGETTO SAREBBE STATO PARTICOLARMENTE CARO A SPADOLINIIl progetto è ambizioso e servirà per
mettere le basi all’edizione del 2014
del Premio. Giovanni Spadolini venne
chiamato da Aldo Moro a far parte del
suo governo, e gli venne affidato un
ministero istituito “su misura”, per cui
lo statista toscano divenne precursore
di un confronto concreto sui grandi
temi del nostro tempo. Spadolini inserì
la salvaguardia dei beni culturali e
ambientali (all’epoca considerate
istanzepressochésecondarie)nell’A-
genda di Governo, dando inizio ad un
percorso innovativo per la cultura poli-
tica italiana. Siamo certi che quest’
iniziativa sarebbe piaciuta a Giovanni
Spadolini, storico, giornalista, uomo
politico e delle istituzioni che si è
sempre battuto per la tutela e la valo-
rizzazione del territorio e dei beni cul-
turali. Tanto per fare un esempio,
raccontiamo il primo intervento in
assoluto del Ministero per i Beni Cul-
turali e Ambientali in soccorso della
Reggia che appariva ormai ruderizzata,
come si evince in un carteggio inedito
conservato presso la Fondazione Spa-
dolini Nuova Antologia, dove assume
particolare rilievo una lettera inviata dal
Presidente del Consiglio On.le Aldo
Moro al neo Ministro dell’Ambiente
Giovanni Spadolini, nella quale si sol-
lecitauninterventosuVenariaReale
che ha avuto una storia tormentata e
complessa. Dai fasti del Seicento al
culmine dello splendore del Settecento,
all’inesorabile declino dell’Ottocento.
La lettera svela che l’interessamento
era stato sollecitato dall’editore pie-
montese Giulio Einaudi e che erano
sue le idee “per un riassetto e una
futura utilizzazione come grande museo
ecologico di questo palazzo e del suo
parco”. Scriveva nella lettera diretta al
senatore Spadolini il presidente del
ConsiglioOn.leAldoMoro:“Gli ho
scritto dicendo di parlare con te che
sei il Ministro competente”.
Lasciando intendere che era la persona
in grado di agire subito. E fu così.
Spadolini si impegnò allora per avviare
i primi lavori al maestoso edificio oggi
restituito all’antico splendore.
Quando nacque con decreto legge nel
dicembre 1974, il Ministero per i Beni
Culturali ed Ambientali, il ministro fon-
datore Giovanni Spadolini pose tra gli
impegni prioritari della neonata ammi-
nistrazione, il recupero, la tutela e la
fruizione del patrimonio culturale e
artistico, e per i beni ambientali, con
una particolare ai luoghi storici che
costituiscono il tessuto della nostra
identità nazionale. A quarant’anni dall’I-
stituzione del Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali, una nuova azione
capillare riparte per tracciare “una
mappa dei bisogni” del patrimonio
storico e culturale e dei beni ambientali,
sotto il segno di Giovanni Spadolini. ...(continua) r.e.
22
Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
23
Un museo in giallo a Modena,
non soltanto per un giorno.
La festa di compleanno della
struttura polivalente, considerata tra
le 10 più belle architetture italiane del
XXI secolo, avveniristica, sostenibile
(l’utilizzo della geotermia garantisce
notevoli risparmi energetici per raffre-
scamento e riscaldamento interno) ed
accessibile perché priva di barriere
architettoniche, realizzata nell’edificio
ottocentesco in cui Enzo Ferrari nacque,
è stata l’occasione per vivere in città
una giornata memorabile.
Il museo (MEF), aperto al pubblico il
10 marzo di un anno fa, è stato conce-
pito come un libro a grande scala, che
permette al visitatore la lettura biogra-
fica di Enzo Ferrari, uno degli italiani
più rappresentativi del ‘900.
Questo territorio deve molto ad Enzo
Ferrari, una figura leggendaria che
attraverso gli occhiali scuri guardava il
mondo e immaginava il successo,
dando un’impronta esclusiva allo svi-
luppo di una terra virtuosa, universal-
mente riconosciuta e storicamente
ricca di specificità nel panorama delle
province italiane. Un territorio recen-
temente colpito dal grave sisma, ma
con una marcata identità culturale, oggi
impegnatoinunanuovacompetizione:
la ricostruzione. La popolazione, con
un alto senso civico, ha saputo
mostrare, in un momento particolar-
mente difficile, una gran voglia di rim-
boccarsi le maniche, ritrovare la
tenacia, senza perdere il senso della
dignità, mantenendo una condotta
esemplare che ha saputo trasformare
l’emergenza in una grande occasione
per ripensare il rapporto con il territorio
ferito:l’usoelatuteladelpaesaggio,
l’attenzione al consumo di suolo, la
necessità di investimenti per la messa
in sicurezza e la prevenzione dei rischi,
la ricostruzione in chiave di sostenibilità.
Gli emiliani prenderanno esempio dal
loro concittadino più illustre, sempre
protagonista, con passione, sofferenza,
determinazione, coraggio, ambizione,
orgoglio, dignità e con una rara capacità
di guardare avanti.
I festeggiamenti sono stati un vero
happening, il cui denominatore comune
è stato il colore giallo, che Enzo Ferrari
scelse come sfondo del suo celebre
marchio, con il Cavallino rampante che
quest’anno si è aggiudicato anche il
titolo di marchio più riconosciuto nel
mondo, battendo addirittura quello di
Coca Cola e di Google, il motore di
ricerca più utilizzato su Internet.
E’ stata concepita una manifestazione
unica e irripetibile che ha significato
un caloroso omaggio a Modena, una
città che ha aggiunto due spazi muse-
ali distinti alla già ricca offerta del ter-
ritorio dall’indiscussa, forte identità e
con la grande capacità di mettersi
sempre in gioco, predisposto ad acco-
gliere le novità attraverso l’innovazione
(è stata definita il capoluogo della Motor
Valley).
“I due spazi - ci fa notare l’architetto
Andrea Morgante che ha realizzato la
strutturaideatadaJanKaplický,pre-
maturamente scomparso nel 2009 -
sono collegati al fine di riuscire ad
instaurare un dialogo sensibile fra i due
edifici”. “E’ stato necessario - fa riflet-
tere Morgante che ha curato anche
l’allestimento del Museo - rispettare
la presenza della Casa natale di Enzo
Ferrari e, nel contempo, riuscire a unire
in modo organico un complesso com-
posto da elementi diversi”.
Edaggiunge:“La vista dell’interno del
nuovo edificio, attraverso la facciata
vetrata, inquadra in modo spettacolare
la Casa natale, mentre dall’esterno è
facile intravvedere il contenuto espo-
sitivo”.
UN LUOGO DI RITROVO PER GLI APPASSIONATI DI MOTORIL’avveniristica costruzione espositiva,
grazie a queste importanti soluzioni
costruttive, sta riscuotendo tantissimo
successo tra il vastissimo pubblico di
appassionati. La città di Modena ha
vissuto una giornata memorabile, coin-
volgendo tantissimi giovani che hanno
potuto vivere un’esperienza unica e
ricca di emozioni. Per l’occasione è
stata attraversata da una grande “onda
gialla”, i colori del “Raduno Yellow
MEF!” che ha portato per le strade
della città dove è nato Enzo Ferrari 115
annifa,piùdi100veicolidiognitipo:
MANIF
ESTA
ZION
I
MANIF
ESTA
ZION
I
Il museo (MEF), struttura polivalente, avveniristica e sostenibile, considerata tra le dieci più belle
architetture italiane del XXI secolo, ospiterà la prossima edizione del Premio Eco and the City Giovanni
Spadolini, che punterà i riflettori sulla ricostruzione e la solidarietà, temi di grande attualità nella terra
di Enzo Ferrari, ferita dal grave sisma
E’ stata una vera occasione per tutti gli appassionati di motori, grandi e piccoli, per assistere a una sfilata caratterizzata appunto dal giallo. A destra una fiammante Ferrari nello spazio antistante il Museo (MEF).
I festeggiamenti sono stati un vero happening, caratterizzato dal colore giallo che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, vi hanno preso parte anche i giovanissimi con le loro caratteristiche automobiline con i colori del “Raduno Yellow MEF”.
autoValley,moto,biciesupercar.
E’ stata una vera occasione per tutti
gli appassionati di motori, grandi e
piccoli, per assistere a una sfilata carat-
terizzata appunto dal giallo.
L’occasione è servita anche per far il
punto sull’attività del Museo (MEF)
che sorge a pochi passi dallo stabili-
mento della Maserati, su una superfi-
cie complessiva di circa seimila metri
quadrati con un’area espositiva di 4400
metri quadrati. Il complesso comprende
la casa in cui nacque il Drake nel 1898
interamente restaurata e, di fronte, una
nuova galleria espositiva caratterizzata
da una grande copertura in pannelli
d’alluminio di colore giallo, le cui aper-
ture per la luce rimandano alle prese
d’aria di auto da corsa.
Al suo interno un unico grande
ambiente dove muoversi tra le auto-
vetture, i motori, i telai e gli oggetti
conservati come vere opere d’arte e
ripercorrere attraverso cimeli, testimo-
nianze, immagini e filmati, la vita dell’in-
ventore del Cavallino e la storia
dell’automobilismo. Modena si con-
ferma così capitale della passione e
della competenza automobilistica.
UN PRECURSORE DELL’INNOVAZIONEL’onda gialla coinvolgerà anche Ener-
geo, che dovrà organizzare la prossima
edizione del Premio Eco and the City
Giovanni Spadolini, puntando i riflettori
sulla ricostruzione e la solidarietà, temi
di grande attualità nella terra di Enzo
Ferrari, ferita dal grave sisma.
La scelta di realizzare la prossima edi-
zione del 2013 a Modena, città natale
del mitico costruttore di automobili,
nella casa museo Enzo Ferrari è stata
accoltaconentusiasmo,ancheperché
Una festa in gialloI festeggiamenti, che hanno significato un caloroso omaggio a Modena, una città che ha aggiunto due spazi museali
distinti alla già ricca offerta del territorio, sono stati un vero happening, il cui denominatore comune è stato il colore
giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, con il Cavallino rampante.
il focus del Premio è stato dedicato
alla storia ed evoluzione di questo
territorio che ha dato vita ad intuizioni
tecniche di grande portata e difficil-
mente riproducibili.
Il Premio vuol rendere omaggio alla
figura di Enzo Ferrari, fulgido esempio
della genialità italiana, un precursore
dell’innovazione, un uomo legato alla
propria terra, agli antichi valori, alle
buone abitudini, alla cucina tradizionale
e ai vini tipici, al dialetto modenese.
L’iniziativa potrebbe dare un impulso
più ampio ed articolato a quella base
di conoscenza del MEF anche ai non
appassionati di storia dell’automobili-
smo, quei cittadini che svolgono attività
di tutela del patrimonio naturale e del
territorio. Da un’indagine qualitativa a
campione condotta sul pubblico del
Museo è emerso che l’80% dei visita-
tori ha gradito l’esposizione, il 90%
consiglierà la visita ad altri e il 50%
intende ritornare.
Il Museo è recensito ottimamente su
Tripadvisor ed ha una copertura media-
tica in costante crescita. Pierpaolo Bo
ha collaborato Maja Argenziano
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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Forse non tutti sanno che Enzo
Ferrari era solito andare all’An-
tica Trattoria della Piola, la cui
origine risale al 1752, oggi ancora
aperta al nord di Modena, a non più di
mille metri dall’uscita dell’Autosole, in
quella che viene chiamataViazza di
Ramo del Secchia, sede storica del
circolo “Carrettieri e scariolanti Filippo
Turati”. Il locale, già Stazione di Posta,
dove facevano capo le diligenze per
far riposare i cavalli, è stato qualche
anno fa ampliato con una parte in legno,
mentre l’osteria è rimasta com’era,
con il pergolato addossato a muro.
Anche la locanda è stata ristrutturata,
diventando un grazioso mini hotel di
12 stanze. Un tempo era spoglia e
semplice, appena adatta come ricovero
e ristoro per i carrettieri che facevano
tappa per far riposare ed abbeverare i
cavalli, prima di proseguire sulle antiche
strade che portavano all’Appennino
Emiliano. La taverna era un tempo
frequentata da barcaioli, garzoni, fac-
chini, passatori, traghettanti e dagli
scariolanti, che svolgevano un lavoro
molto faticoso, costretti a portare i
materiali raccolti ai vagliatori di sabbia,
risalendo e riscendendo la riva del
Secchia, sabbia che poi veniva caricata
su un carretto trainato dai cavalli.
Quel ramo del Secchia (da qui il nome
della località) da dove si diramano oggi
tra le cave in disuso tanti percorsi natura
e piste ciclabili, non ha perso il fascino
diunavolta:èancoraunicoedesclu-
sivo, anche quando è immerso in una
nebbia palpabile che avvolge sovente
la città e il territorio. In questo luogo,
a qualche centinaio di metri dal fiume
Secchia, circondato da grandi buche
provocate dagli scavi, Enzo Ferrari, che
amava conservare le vecchie, buone
abitudini, nell’intimo è sempre rimasto
una persona di estrema semplicità, un
uomo da osteria, quelle che da piccolo
frequentava con il padre Alfredo.
Ogni sabato andava a mangiare fuori,
in compagnia degli amici più cari. Ener-
geo Magazine, individuando tra le tappe
di avvicinamento al Premio che si svol-
gerà nella vecchia casa-officina del
Drake, trasformata in un avveniristico
museo, ha trovato il luogo e il modo di
descrivere l’ingegnere nel tempo libero,
fuori dall’officina e dall’ufficialità, lon-
tano dalle telecamere, amico fra gli
amici a tavola all’osteria, quando buon
vino e buona compagnia facilitano i
discorsi rilassati e fanno allentare il
nodo della cravatta, affidandosi al
richiamo della memoria di un testimone
d’eccezione:ClaudioCàmola,74anni,
oste simpatico e affabulatore che ha
ereditato l’antica taverna da zia Maria
negli anni sessanta. L’allegra combric-
cola formata da abili narratori di barzel-
lette e buongustai, rimaneva unita
anche nel mese di agosto, quando il
famoso carrozziere restava a Modena.
Del proprio territorio Ferrari amava
tutto, il dialetto, il linguaggio semplice,
le trattorie, le storie dei vecchi, i detti,
gli scherzi, gli aneddoti, e le “chiac-
chere del nulla”, quelle che hanno il
solo scopo di riempire i vuoti fra un
bicchiere e l’altro. Avevano cominciato
a frequentarsi intorno al ‘60, forse nel
‘64. Enzo Ferrari era molto legato a
tutti isuoivecchiamici:siparlavain
dialetto, si stava “alla buona”.
Perché,dopotantostress,dopotanti
incontri di lavoro, a lui piaceva trascor-
rere il sabato in pace, alla periferia della
sua città. Amava il modo di vivere
modenese:tavoloinlegnomassiccio
con sei posti a sedere della storica
Trattoria, autentico del ‘700, con la
tovaglia a fiori in fondo alla sala preno-
tato puntualmente ogni sabato, pareti
addobbate con stampe antiche e foto
ingiallite, in ricordo dei frequentatori
famosi del locale, monarchi, regine e
personaggi della storia, la solita sedia
da cucina in legno scuro con seduta
impagliata, la vecchia stufa a legna in
ghisa accesa d’inverno.
Sul tavolo apparecchiato era pronta
una brocca di fragolone appena spillato,
ROAD M
AP
ROAD M
AP
I luoghi del cuore di Enzo Ferrari
Un uomo, un mito, un territorio
Inalto:EnzoFerrari,concongliamicifidatissimi,amavamangiareipiattidellacucinapoveramodenese,semplicienostranisecondo le antiche tradizioni. In fondo alla sala, con stampe antiche e foto ingiallite alle pareti, veniva prenotato puntualmente ogni sabato, un tavolo con la tovaglia a fiori.
EnzoFerrarieramoltolegatoallasuaterra:inosteriasiparlavaindialetto,sistava“alla buona”.Perché,dopotantostress,dopotantiincontri di lavoro, a lui piaceva trascorrere il sabato in pace, alla periferia della sua città. Claudio Càmola, 74 anni, oste simpatico e affabulatore che ha ereditato l’antica taverna del Secchia da zia Maria negli anni sessanta,
si intratteneva spesso con il Commendatore scambiando le “chiacchere del nulla”, quelle che hanno il solo scopo di riempire i vuoti fra un bicchiere el’altro.Adestra:IltavoloinlegnomassiccioconseipostiasederedellastoricaTrattoria,autenticodel‘700,attornoalqualeamavasedersi da piccolo con il padre Alfredo.
Enzo Ferrari, che amava
conservare le vecchie, buone
abitudini della tradizione
modenese, nell’intimo è sempre
rimasto una persona di una
semplicità estrema, un uomo
da osteria, quelle che da piccolo
frequentava con il padre Alfredo.
Ogni sabato andava a mangiare,
in compagnia dei suoi amici più
cari, all’Antica Trattoria della Piola
per gustare i tortellini come li
preparava sua madre Adalgisa
Bisbini, originaria di Forlì, con un
ripieno di pane grattugiato, gambo
verde di cipollotto e il tosone
che è la rifilatura della forma del
parmigiano reggiano.
A quel tavolo di legno antico con la
tovaglia a fiori è stato visto l’ultima
volta la vigilia di natale dell’87, otto
mesi prima di morire.
prodotto nel vigneto attiguo alla
locanda, dal colore rosso granato,
nutrito e pieno, dal sapore asciutto da
bere con gli amici fidatissimi mangiando
i piatti della cucina povera modenese,
semplici e nostrani secondo le antiche
tradizioni, scegliendo tra i primi, pane
raffermo e fagioli, tortellini vegetariani
o pisarot, pasta fatta in casa con ragù
leggerissimo,le tagliatelle, i boccolotti
conifagioli,glisprécagrògn(malta-
gliati),acuiseguivanosecondiinvitanti:
maialino da latte con purè o al ginepro,
stracotto d’asina con polenta, la cac-
ciatora, i chelzagàt, l’arrost ed panza,
le polpettine con i piselli, la torta dura
e al bensòun e la sbrisolona da intingere
nel vino leggero.
Questo gli piaceva, questo voleva,
questo mangiava! Negli anni sessanta,
ZiaMaria,chetra ifornelliera impa-
reggiabile, preparava all’ingegnere un
piattodellacucinacontadina:tortellini
come li cucinava sua madre Adalgisa
Bisbini, originaria di Forlì, con un ripieno
di pane grattugiato, gambo verde di
cipollotto e il tosone che è la rifilatura
della forma del parmigiano reggiano.
Nell’osteria del Secchia si possono
ancora gustare i tortellini dell’ingegnere
indicati nel menù e segnalati dalle
migliori guide gastronomiche.
L’antica stazione di Posta è diventata
un luogo della memoria e dei sapori
antichi, dove tutto si riflette, con molti
ricordi, nella storia del suo frequenta-
torepiùassiduoefamoso:EnzoFerrari.
L’ultima volta è stato visto a quel tavolo
il natale dell’87, otto mesi prima di
morire, entrando definitivamente mella
leggenda. La storia del Mito dell’auto-
mobile passa anche da qui.
P.B.
26
Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
27
In Italia, mai come nell’attuale
periodo di crisi economica, si è
sentito parlare del paesaggio come
risorsa, capitale da potenziare e sfrut-
tare soprattutto in termini turistico-
ricettivi. Sotto questa spinta, anche il
ventennale concetto di sviluppo soste-
nibile sta assumendo nuove declina-
zioni incentrate sulla conservazione del
patrimonio culturale, naturale e pae-
saggistico e sulla conseguente limita-
zione del loro deterioramento e
consumo. Il territorio, nella sua integrità
paesaggistica, acquista un nuovo valore
che è svincolato dalle logiche del pro-
fitto immediato dello sviluppo edilizio
edelmercatoimmobiliare:siravvisa
la necessità di ragionare sul lungo
periodo, guardando al futuro, quando
le poche zone rurali preservate rappre-
senteranno un capitale unico e non più
riproducibile. È in questo contesto
culturale che si inserisce il progetto
del Parco Agricolo del biotopo dei calan-
chi di Atri, in provincia di Teramo, rea-
lizzato all’interno del più ampio processo
di Multilevel Governance (MLG) avviato
dalla cittadina abruzzese.
Il Comune di Atri, che conta 11.225
abitanti, nel ridefinire i nuovi strumenti
urbanistici, ha infatti adottato un
approccio innovativo per l’Abruzzo,
identificato nella Multilevel Gover-
nance, che vede la redazione simulta-
nea, secondo un processo unico e
interdisciplinare, di quattro strumenti
di piano che interessano a vari livelli e
scale il territorio atriano. “Ci siamo
mossi in maniera tempestiva - dice il
Sindaco Gabriele Astolfi - dando ordine
ad alcune priorità che consentono di
tutelare un patrimonio esclusivo del
nostro territorio. Sicurezza, identità e
sostenibilità: sono questi i principi che
hanno guidato gli strumenti urbanistici,
dal Piano Regolatore Generale al Piano
Particolareggiato del centro storico.
La svolta si è poi avuta con l’adozione
del Piano di gestione del SIC IT7120083
“Calanchi di Atri” e del Piano Partico-
lareggiato del Parco agricolo, in attua-
zione all’art.13 delle NTA del PTP della
Provincia di Teramo”.
Questo quadro ha offerto un’occasione
unica per la concreta sperimentazione
di un processo di pianificazione soste-
nibile mirato al coordinamento dei
suddetti piani da parte di un team
multidisciplinare finalizzato a conferire
ai medesimi una visione unitaria e
condivisa dagli attori locali. Ciò ha per-
messo di approfondire le conoscenze
su determinati aspetti e temi sensibili
(il patrimonio storico, il contesto rurale
e l’ambiente naturale) che consentono
di individuare con maggiore accura-
tezza, target specifici di sostenibilità
verso i quali indirizzare in modo con-
creto le scelte progettuali e, perciò, la
normativa, ricercando essenziali aspetti
di coerenza e convergenza progettuali
tra il piano generale e quelli settoriali.
Il raccordo continuo del gruppo di lavoro
incaricato di condurre gli studi specia-
listici con i responsabili tecnici dei vari
piani ha avuto infine il vantaggio di
PAES
AGGI A
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Il Parco agricolo di Atri,un’eccellenza culturale e paesaggistica
Un progetto che vuole promuovere la multifunzionalità agricola e al tempo stesso incentivare
la “cura” del paesaggio rurale dei calanchi
Il centro storico di Atri visto dal Parco Agricolo. La signora Bianca Cacciatore, scelta per rappresentare il territorio della Riserva Regionale dei calanchi Atri in uno degli scatti del progetto
“Uomini in oasi” promosso dal WWF e dall’azienda vinicola Caldirola.
AdAtril’attivitàagricolaèfortementecondizionatadallecaratteristichegeomorfologiche:soloneiversantimenoacclivi è possibile utilizzare mezzi meccanici.
Il progetto di salvaguardia
del biotopo dei calanchi
che caratterizzano il paesaggio
rurale della cittadina abruzzese,
rappresenta una concreta
sperimentazione di un processo
di pianificazione sostenibile mirato
a guardare al futuro, quando
le poche zone rurali preservate
rappresenteranno un capitale unico
e non più riproducibile,
da valorizzare soprattutto
in termini turistico-ricettivi.
Il comune di Atri, che si estende
per 92 Kmq e conta 11.225 abitanti
(ISTAT 2011), è localizzato in Abruzzo, nell’area più meridionale della provin-
cia di Teramo, entro la fascia collinare prospiciente la linea di costa, a confine
con la provincia di Pescara. Le origini della città, che sorge su un promontorio
collinare la cui quota massima raggiunge i 464 m, risalgono al X sec. a.C. e le
tracce di questa storia millenaria sono riscontrabili tanto nel centro storico quanto
nella campagna, dove sono stati rinvenuti insediamenti e necropoli preromane
e dove si snoda un complesso sistema di fontane archeologiche e qanat.
Il territorio, che ha visto recentemente la nascita del primo esempio Italiano di
Consorzio di operatori turistici privati, basato sul concetto della Compagnia di
Destinazione, con la creazione del DMC (Destination Management Company)
“Riviera dei Borghi Acquaviva”, è fortemente caratterizzato dalla presenza dei
calanchi, che costituiscono un importante geosito noto a scala nazionale, e da
una notevole componente rurale legata alla produzione di prodotti tipici a filiera
corta. Il paesaggio atriano appare infatti come un “ecomosaico” caratterizzato
da una matrice prettamente agricola nella quale si inseriscono in maniera diffusa
ancora numerosi elementi naturali. A tal proposito basti pensare che il Comune
è l’unico del comparto collinare all’interno della provincia di Teramo ad ospitare
una Riserva Naturale Regionale ed un Sito di Importanza Comunitaria, uno dei
tasselli della rete ecologica europea “Natura 2000”, entrambi denominati “Calan-
chi di Atri”. Molteplici sono le iniziative volte alla valorizzazione delle peculiarità
locali. Tra queste si evidenziano la redazione del Piano Strategico della città di
Atri e la conseguente adesione alla ReCS, Rete delle Città Strategiche, la sotto-
scrizione del Patto Europeo dei Sindaci per il Clima. Si segnala infine la presenza
di un polo universitario, di numerose strutture museali tra cui il museo etnografico,il
Capitolare e l’archeologico, del teatro comunale del 1881.
Il territorio di ATRI culla di una storia millenaria
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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ridurre non solo i tempi di elaborazione
dei singoli strumenti, adottati in Con-
siglio Comunale il 24 agosto 2012, ad
appena un anno e mezzo dall’avvio del
processo, ma anche quelli relativi all’e-
spletamento delle procedure valutative
(ValutazioneAmbientaleStrategicae
Valutazioned’Incidenza)stabilendosin
dalle prime fasi un raccordo sui principi
e sui contenuti intersettoriali dei vari
strumenti di piano ed individuando
appropriati indicatori di sostenibilità.
“Le ultime novità sull’iter approvativo
dei piani sono recentissime - ricorda
l’Assessore alla Multilevel Governance
Domenico Felicione - nella seduta con-
sigliare del 23 marzo 2013 è stato
adottato con voto unanime il Piano di
Gestione del SIC e votate le controde-
duzioni alle osservazioni del PRG”.
Nel dettaglio, il Parco Agricolo si
estende per circa un terzo del territorio
comunale ma ospita appena il 17%
della popolazione atriana ed il 16%
dell’intero patrimonio immobiliare.
Esso rappresenta il comparto entro cui
mettere in atto prioritariamente ed in
via sperimentale le nuove politiche di
sostenibilità e multifunzionalità rurale
l’adeguamento dell’impianto di smal-
timento delle acque reflue attraverso
sistemi di fitodepurazione. L’aspettativa
è che tale sistema possa costituire
un’opportunità per la comunità locale
ed il punto di partenza per una migliore
gestione del territorio. Un lusinghiero
riconoscimento per le strategie adot-
tate è arrivato il 10 novembre 2012, a
Trento, quando il Piano Particolareg-
giato del Parco Agricolo è stato insignito
della Medaglia Spadolini per essere
arrivato tra i 5 finalisti della sezione 2
del Premio “Eco and the City - Giovanni
Spadolini”, riguardante la valorizzazione
dei patrimoni paesaggistici e culturali
“per aver coinvolto nella progettazione
i cittadini in un processo partecipato,
anche attraverso la condivisione della
Carta delle Unità di Paesaggio, da cui
discendono le strategie inerenti la sicu-
rezza, la sostenibilità e la valorizzazione
dell’identità territoriale, attraverso la
diffusione delle reti ecologiche, nel
rispetto dei principi della Convenzione
Europea del Paesaggio.” Serena Ciabò
grazie a norme che incentivano la
“cura” del paesaggio agrario dei calan-
chi. Cura che si esplica attraverso l’au-
mento della cultura della sicurezza, la
diffusione di azioni di sostenibilità, il
mantenimento dell’identità di un pae-
saggio non riproducibile. Per trasfor-
mare queste parole in fatti, le norme
del Piano Particolareggiato del Parco
Agricolo prevedono una serie di incen-
tivi urbanistici volti alla diffusione del
verde e delle reti ecologiche, alla rea-
lizzazione di studi specialistici sulle
problematiche territoriali riguardanti la
sicurezza idrogeologica, alla demoli-
zione di edifici incompatibili ed al recu-
pero dell’esistente. A tal proposito basti
pensare che dagli studi effettuati
emerge che ben 119 edifici del Parco
Agricolo rispecchiano i canoni dell’e-
dilizia contadina locale, e rivestono
dunque un importante valore docu-
mentario, ma 40 di essi risultano disa-
bitati, strutturalmente compromessi o
rasentano lo stato ruderale. Altri inter-
venti incentivati riguardano la piantu-
mazione di siepi e filari di alberi, e
Il Parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica
Domenico Felicione, Assessore alla Multilevel Governance del Comune di Atri, che si è fortemente impegnato per mettere la partecipazione al centro del processo di pianificazione. Il mosaico agricolo della campagna atriana. Forte è la presenza di elementi naturali diffusi.
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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C’è una piccola parte dell’Italia,
un’Italia speciale che vuole
crescere, orientata da precise
motivazioni strategiche per avviare
progetti, iniziative e azioni di sviluppo,
nell’identità, nel paesaggio, nella cultura
produttiva, nel proprio modo di vivere,
nella storia e nelle tradizioni dei luoghi.
È una realtà che considera la comunità
locale un elemento decisivo del proprio
disegno di sviluppo. E’ l’Italia della rete
Borghi Autentici, aderente all’Associa-
zioneCittàdiIdentitàResTipicaANCI:
tanti piccoli comuni, enti territoriali e
organismi misti di sviluppo locale impe-
gnati in un percorso di miglioramento
continuo della struttura urbana, dei
servizi verso i cittadini, del contesto
sociale, ambientale e culturale.
Oggi Borghi Autentici, associazione
nata nel 2002 e costituita con atto
pubblico nel 2007, raggruppa 191 pic-
coli Comuni e altri Enti pubblici e orga-
nismi territoriali. È una rete fra territori
italiani in cui protagonisti sono le comu-
nità, gli amministratori locali e gli ope-
ratori economici e sociali che non si
lamentano del declino e dei problemi,
ma che al contrario sono consapevoli
di avere risorse e opportunità per ripar-
tire da questa condizione di difficoltà
per creare nuovo sviluppo.“Borghi
Autentici è impegnata da tempo in un
percorso di qualità che punta alla valo-
rizzazione dei borghi italiani, sotto mol-
teplici aspetti - confida Ivan Stomeo,
Sindaco di Melpignano, in provincia di
Lecce, da alcuni mesi al timone dell’As-
sociazione - Il tema del recupero dei
centri storici è uno dei principali che
l’Associazione offre ai propri Associati.
Si tratta del progetto strategico “ Rina-
scimento Urbano”, il cui obiettivo è il
recupero di edifici situati nei centri
storici portando avanti ristrutturazioni
coerenti con i canoni architettonici
caratteristici del borgo, con un’atten-
zione speciale ad interventi per miglio-
rarne l’efficienza energetica. Tale
azione, tuttavia, non può essere pro-
mossa in maniera “isolata - precisa il
Presidente Stomeo - il punto di forza
di Borghi Autentici è che un progetto
come “Rinascimento Urbano” viene
pianificato strategicamente per inter-
connettersi agli altri progetti dell’As-
sociazione, i quali vertono sulla
valorizzazione turistica, sulle energie
rinnovabili, sulla messa in qualità del
borgo a 360 gradi.
Solo così è possibile dare ai Comuni
concrete possibilità di sviluppo per
migliorare la qualità della vita dei resi-
denti permanenti e di quelli temporanei,
cioè i turisti”. Come volete agire?
“I borghi italiani posseggono patrimoni
architettonici ed immobiliari che
sovente sono a rischio di degrado
totale: serve partire da tali patrimoni,
avendo in mente un preciso piano
nere di più in termini di “qualità della
vita” e di felicità anche se consumiamo
meno risorse, ma questo solo se, con-
temporaneamente, si attribuisce valore,
anche economico, ad altre componenti
non materiali.
“Attualmente - fa notare il Presidente
Stomeo - non è possibile dire che per
andare in questa direzione esista un
percorso codificato ed univoco: la solu-
zione bisogna ancora individuarla.
Quello che sicuramente è vero, è che
non sono sufficienti piccole correzioni
e modifiche del presente, occorre un
profondo cambiamento che consenta
la transizione da un modello di sviluppo
centrato sul consumo ad uno attento
alla sostenibilità ambientale, economica
e sociale”.
L’utopia “Borghi della Felicità” parte
dal sistema specifico dei valori e delle
risorse locali, volendo fornire risposte
nuove ai bisogni e ai desideri della
collettività, inseparabilmente collegate
al paradigma dello sviluppo sostenibile.
“Si tratta - si legge nel programma - di
progettare e attuare un percorso teso
a raggiungere il benessere di una col-
lettività, quantificabile anche attraverso
l’utilizzo di specifici indicatori di soste-
nibilità non basati solo sulla stabilizza-
zione del PIL, un percorso basato sulla
qualità delle relazioni sociali, la solida-
rietà, la sicurezza, l’inclusione sociale,
la conoscenza diffusa, la preservazione
dell’ambiente e delle risorse naturali,
la qualità e la bellezza del paesaggio,
un’economia che assecondi il territorio
e le capacità delle persone, facendo
attenzione alle fragilità e aiutando lo
sprigionarsi delle potenzialità”.
UN MANIFESTO DI INTENTI COME BUSSOLA Borghi Autentici si presenta come
un’Associazione indipendente sul piano
politico, economico e istituzionale,
aperta a ogni forma di confronto e
collaborazione con altri soggetti pubblici
e privati che siano impegnati su inizia-
tive di sviluppo locale caratterizzate da
obiettivi di valorizzazione delle risorse
e delle identità locali, di sostenibilità e
tutela della biodiversità dei territori, di
promozione della qualità e delle capa-
cità locali, quali opportunità per dise-
strategico, per attuare azioni di recu-
pero finalizzate anche alla rivitalizza-
zione dei centri storici, riportando le
attività commerciali, i servizi e soprat-
tutto le persone a vivere tali luoghi”.
UN PIL DA ROTTAMARE E UNA FELICITÀ DA RITROVAREElanciaun’idea:”L’Associazione Borghi
Autentici ha trovato nel F.I.L. (Felicità
Interna Lorda), un indicatore che può
meglio rappresentare i bisogni delle
comunità rispetto all’ormai obsoleto
PIL. Per questo BAI si è fatta promo-
trice del progetto pilota “Borghi della
Felicità”, che sarà per la prima volta
sperimentato nel mio Comune, Mel-
pignano, nel Salento, e a Saluzzo, in
provincia di Cuneo”.
Il nuovo paradigma è che si può otte-
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Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità
Una rete di territori italiani dove protagoniste sono le comunità che,
a dispetto del declino, sono consapevoli di avere risorse
e opportunità per creare sviluppo
Cervara si trova a soli 70 chilometri da Roma. Il territorio del comune risulta compreso tra i 419 e i 1.611 metri sul livello del mare, nelpaesaggiomozzafiatosullasottostanteValledell’AnieneenelparconaturaleregionaledeimontiSimbruini.Unborgoveramenteunicoesuggestivo.
Lo scenario affascinante e suggestivo di Pescopennataro, 315 abitanti, nella provincia di Isernia, in Molise, definito il paese della pietra e degli scalpellini. Il borgo, uno dei più piccoli dell’Associazione, è circondato da boschi di abeti bianchi, ma anche da boschi di abete rosso, faggio e cerro.
I Borghi Autentici, aderenti
all’Associazione Città di Identità
Res Tipica ANCI, con un Manifesto
sottoscritto da tutti i 191 Comuni
iscritti, hanno trovato la bussola
che ispirerà il lavoro nei prossimi
anni. Il documento definisce
le prospettive su cui lavorare
insieme, i progetti comuni e le
iniziative in grado di generare
cambiamento e innovazione.
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Anno VI - marzo/aprile 2013
gnare uno sviluppo competitivo basato
sull’innovazione. “Partire dalla propria
identità, dalla propria specificità per
migliorarsi, e cambiare, crescere in
sintonia con l’ambiente e le persone
- spiega Ettore Caroppo, Sindaco di
Minervino di Lecce, Comune green,
tra i primi firmatari del Patto dei Sindaci,
che da anni si batte per attuare piani
di recupero e tutela della cittadina
salentina - rappresenta una grande
opportunità.“
Il Manifesto dei Borghi Autentici (nel
riquadro), recentemente adottato dai
Comuni della rete BAI, è la bussola
che ispirerà il lavoro nei prossimi anni.
Il documento definisce le prospettive
su cui lavorare insieme, i progetti
comuni e le iniziative in grado di gene-
rare cambiamento e innovazione.
Borghi Autentici d’Italia promuove per-
corsi di sviluppo locale partendo dai
patrimoni esistenti per costruire stra-
tegie concrete e attuabili di crescita,
per migliorare le condizioni di vita della
popolazione, di chi sceglie di vivere e
investire le proprie capacità in un borgo,
valorizzando il territorio e rendendolo
sempre più accogliente, per chi stabil-
mente ci vive e per chi lo attraversa
come “cittadino temporaneo”.
L’INNOVAZIONE ENTRA A FAR PARTE DEL SISTEMA DEI BORGHIOltre ai progetti “Comunità Ospitale”
e “Rinascimento Urbano” che hanno
l’obiettivo di accompagnare i Comuni
BAI nell’adozione di politiche pubbliche
locali per il recupero, la riqualificazione
e il rinnovamento urbano allo scopo di
migliorare la qualità estetica, funzionale
e abitativa dei borghi, fervono molte
attività e Progetti Strategici, fulcro delle
azioni e delle linee guida delle politiche
di BAI. Si cerca di rendere un borgo
più bello, sostenibile e attrattivo per
chi potrebbe decidere di visitarlo.
Tra le azioni messe a punto dal pro-
getto, particolare importanza ha l’intro-
duzione di pratiche di bioarchitettura,
così come l’abbattimento di barriere
architettoniche e la riqualificazione degli
spazi pubblici per farli tornare vivi,
vissuti dagli abitanti e dai visitatori.
Come pure è significativa l’idea di
creare “il progetto Borgo Intelligente”;
BAI accompagna (con assistenza tec-
nica, consulenza tecnologica, supporto
alla progettazione, compresa l’assi-
stenza per l’ottenimento delle agevo-
lazioni) i Comuni, singoli o in rete, verso
l’adozione di politiche pubbliche locali
per migliorare la prestazione energetica
ed ambientale della città.
Borghi Autentici d’Italia è riconosciuta
dalla Commissione UE come strumento
di supporto per accompagnare i Comuni
nell’adesione del Patto dei Sindaci per
la diminuzione delle emissioni di CO2
in atmosfera entro il 2020.
Infine, il progetto “Cooperativa di
Comunità”, sviluppato in Italia attra-
verso un protocollo d’intesa con la Lega
Nazionale delle Cooperative Mutue
(Lega Coop), si propone di mobilitare
i cittadini e i gruppi di interesse sociale
ed economico per costruire una stra-
tegia condivisa attorno al tema del
welfare, dello sviluppo locale e alla
gestione di servizi di interesse pubblico.
La Cooperativa di Comunità diviene
perciò lo strumento condiviso per for-
nire una risposta al bisogno di servizi
altrimenti non soddisfatti dalle strutture
pubbliche e private di mercato.
Simone Taddei
e Valeria Zangrandi
“MANIFESTO DEI BORGHI AUTENTICI” Coesione e vita di comunità;
Cultura e identità;
Comunità aperte e solidali;
I giovani sono il futuro
del borgo, senza di loro
il borgo non ha futuro;
Il welfare locale;
Nuove tecnologie;
Paesaggio urbano nei borghi
e qualità territoriale;
Ospitalità e turismo;
Agricoltura e cibo;
Artigianato e sapere
fare produttivo;
Sicurezza e salute;
Un futuro sostenibile;
Governance.
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Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità
Uno scorcio del borgo medievale di San Mauro Forte, 1.718 abitanti, su una collina a 540 metri s.l.m., nella parte centro-occidentale della provincia di Matera. Nelle viuzze riecheggiano le voci degli abitanti che difendono la memoria storica del paese. Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano, in provincia di Lecce, da alcuni mesi al timone dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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PER
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L’idea più originale è venuta ad
Alberto Imbeni, insegnante di
educazione fisica di Carpi, in
provincia di Modena, il quale per pro-
testare contro l’abbattimento di 35
alberi di elevato valore ornamentale
(sofora del Giappone) che apparten-
gono alla famiglia delle fabaceae, è
salito sulla pianta che avrebbe potuto
raggiungere i 200 anni di vita, alta
almeno 20 metri, con la sua chitarra,
in attesa che arrivassero gli agronomi
conl’incaricodiabbatterliperchésog-
getti ad altissimo rischio di caduta.
Lo strimpellio della chitarra che si accor-
dava con la canzone appena intonata,
non ha coperto il rumore delle potenti
motoseghe utilizzate dagli operai. Una
protesta plateale, con la colonna sonora
di un celebre brano di Adriano Celen-
tano, il cui testo era stato rivisitato per
l’occasione:“In una strada... là dove
c’era l’albero ora c’è un bel parcheggio
magari a pagamento”. Non c’è stato
verso. Le piante sono state inesorabil-
mente mutilate, l’asfalto era coperto
di rami grigio verdastri e foglioline
ovate, diventate in autunno giallo oro.
Uno scempio. Gli abbattimenti degli
alberi quasi sempre suscitano un coro
di proteste. Dallo scorso 14 gennaio
la legge 10 riconosce il 21 novembre
quale “Giornata nazionale degli alberi”
al fine di tutelare, attraverso la valo-
rizzazione dell’ambiente e del patrimo-
nio arboreo e boschivo, le tradizioni
legate all’albero nella cultura italiana e
la vivibilità degli insediamenti urbani.
In sostanza la legge 10 dice stop all’ab-
battimento degli alberi monumentali.
In un recente Convegno tenutosi a
Villafrancad’Asti,moderatadaMarco
De Vecchi, docente universitario e
presidente dell’Osservatorio del Pae-
saggio per il Monferrato e Astigiano,
che ha rappresentato un alto momento
di studio e di riflessione sulla questione,
studiosi, professionisti e ambientalisti,
hanno trovato piena ed unanime con-
divisione sulla linea da seguire d’ora
innanzi. In particolare prima di giungere
alla decisione grave e dolorosa dell’ab-
battimento, ogni possibile alternativa
deve essere sempre e comunque
esperita per evitare di sopprimere un
albero di interesse storico-monumen-
tale o di valore paesaggistico, in quanto
componente di filari e viali alberati e
del patrimonio naturale del nostro
Paese. Dai lavori è chiaramente emerso
come le recenti acquisizioni in campo
scientifico e tecnico consentano oramai
un’accurata e precisa determinazione
della pericolosità dell’albero rispetto al
rischio di schianti e cadute, tanto da
trovare ampia ed affermata applicazione
nella gestione responsabile del verde
urbano, la cui vicina città di Torino
rappresenta un esempio virtuoso a
livello addirittura internazionale. E’ stato
chiaro Massimo Tirone, vice Presidente
dell’Ordine dei Dottori Agronomi e
ForestalidellaProvinciadiTorino:“L’ap-
plicazione di protocolli, ormai ricono-
sciuti a livello internazionale, per la
valutazione della stabilità degli alberi
deve necessariamente trovare puntuale
applicazione così che si possa giungere
in ogni situazione ad assumere le deci-
sioni ritenute più opportune”.Nella sua
analisiTironeèancorapiùesplicito:“La
valutazione della stabilità degli alberi è
una branca specialistica della Fitoiatria,
cioè della disciplina che si dedica alla
profilassi delle malattie e alla cura degli
organismi vegetali e che si occupa dei
mezzi, delle tecniche e delle strategie
volte alla difesa delle piante dalle avver-
sità biotiche e abiotiche”. La valuta-
zione di stabilità è, di fatto, un tassello
del percorso diagnostico applicato alla
salute degli alberi, ovvero una pratica
ispettiva di indagine e valutazione fina-
lizzata all’individuazione dei difetti e
delle problematiche dell’albero, e cioè
del suo stato di alterazione rispetto alla
situazione normale, che quindi deve
essere considerato come uno stato di
“malattia” intesa nella sua più ampia
accezione.
UNA STORIA INGARBUGLIATAFino alla metà del secolo scorso mol-
tissime strade italiane, secondarie o
“statali”, erano ancora abbellite da
alberate a volte secolari, a volte piú
recenti ed impiantate prima della
Seconda Guerra Mondiale. Le alberate
hanno offerto ombra ai carri trainati dai
buoi che portavano le merci dalle cam-
pagne alle città, alle carrozze trainate
da cavalli ed ai viandanti, e sono state
rappresentate nei quadri di molti pittori
italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra,
l’esigenza di allargare le strade per
rispondere all’aumento vertiginoso del
traffico automobilistico ha portato
all’abbattimento di buona parte dei
filari, soprattutto lungo le strade prin-
cipali; a partire dal 1964 - a fronte di
unaseriedigraviincidentistradali-é
iniziata l’eliminazione sistematica delle
alberate sopravvissute al di fuori dei
centri urbani. Il Ministero dei Trasporti,
con la circolare 8321 del 10 Agosto
1966 richiesta a gran voce dal TCI, Italia
Nostra e Pro Natura, ha fermato in
parte gli abbattimenti, prevedendo
distanze minime dal limite della car-
reggiata stradale per le nuove strade,
dettando regole per le strade esistenti
e consentendo in alcuni casi la sosti-
tuzione degli alberi malati nei filari.
“L’attuale Codice della Strada del 1992
non si é pronunciato sugli alberi nelle
fasce di pertinenza che sono le porzioni
della sede stradale comprese tra la
linea esterna che delimita la carreggiata
ed il confine stradale - puntualizza
Angelo Porta, ambientalista convinto
- inoltre il Regolamento di Attuazione
ha stabilito rigide regole per gli alberi
nelle fasce di rispetto (le aree oltre il
confine stradale), prevedendo una
distanza minima non inferiore all’altezza
massima raggiungibile dalle piante se
lasciate libere di crescere”. Il Regola-
mento non differenzia le strade, quindi
laregolaévalidasiaperleautostrade
che per gli “itinerari ciclopedonali”,
sempre all’esterno dei centri abitati;
una delle conseguenze l’impossibilitá
di realizzare piste ciclabili ombreggiate
da alberi fuori dalle cittá. “Il risultato
del quadro normativo - conclude Angelo
Porta - é stato da un lato una serie di
sentenze di condanna dei proprietari
di piante nelle fasce di rispetto, anche
se regolarmente potate o addirittura
coltivate in vaso, dall’altro le soluzioni
all’italiana di alcuni Comuni che hanno
spostato i cartelli indicatori di localitá
(e quindi il limite del centro abitato) per
garantire la possibilitá di reimpianto in
alcune alberate storiche”.
La Corte di Cassazione con la sentenza
17601 del 15 aprile 2010 - condannando
un Capo Cantoniere dell’ANAS per non
aver verificato le distanze di un albero
e provveduto di conseguenza- ha fatto
ripartire gli abbattimenti. La sentenza
si basa su una possibile interpretazione
del combinato disposto dal Codice della
Strada e dal Regolamento di Attuazione
che, dettando norme sulle fasce di
rispetto, “potrebbero” sottintendere
PER
CORS
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L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?Fino alla metà del secolo scorso moltissime strade italiane, secondarie o “statali”, erano ancora abbellite da alberate
a volte secolari, a volte piú recenti ed impiantate prima della Seconda Guerra Mondiale. Offrivano ombra ai carri
trainati dai buoi che portavano le merci dalle campagne alle città, alle carrozze trainate da cavalli ed ai viandanti, e
sono state rappresentate nei quadri di molti pittori italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra, l’esigenza di allargare le
strade per rispondere all’aumento vertiginoso del traffico automobilistico ha portato all’abbattimento di buona parte
dei filari, soprattutto lungo le strade principali. Cosa accadrà con la nuova legge?
Una recentissima legge tutela queste piante secolari che ricordano paesaggi da cartolina
Il platano di Napoleone è uno degli alberi più grandiosi d’Italia. La leggenda dice sia stato piantato da Napoleone dopo la famosa battaglia di Marengo, alla periferia di Alessandria, la battaglia che consacrò Bonaparte vincitore. Considerato un liberatore (all’epoca questa parte d’Italia era proprio Francia, non territori francesi) sfilò per la città e, come in molte altre località, piantò un viale di platani, che all’epoca dovevano costeggiare tutta la strada che dal centro città arriva a Marengo.
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Anno VI - marzo/aprile 2013S.
O.S.
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RITO
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L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?
Il filare di tigli presente lungo la ex strada statale 10 (Padana inferiore).
la loro validitá anche per le fasce di
pertinenza. Gli abbattimenti sono con-
tinuati anche dopo un’interrogazione
parlamentare e la successiva circolare
3224del10Giugno2011chestabilisce:
“gli alberi già impiantati, prima dell’en-
trata in vigore del Codice della Strada,
lateralmente alla carreggiata nella fascia
di pertinenza ad una distanza minore
di quella prevista dall’ art. 26 c. 6 del
Regolamento possono non essere
rimossi”; purtroppo molte Amministra-
zioni non sono a conoscenza della
complessa normativa e in alcuni casi
preferiscono abbattere per evitare qual-
siasi responsabilitá. Non esiste alcuno
studio che abbia messo in evidenza
come la sola presenza di alberi lungo
le strade provochi un aumento degli
incidenti stradali, uno studio francese
nota invece come i filari di alberi
abbiano un effetto di rallentamento sul
traffico e di ausilio al mantenimento
dell’attenzione sulla linea di guida,
diminuendo quindi il rischio di incidente.
Inoltre non esiste alcuna differenza tra
un viale alberato in una grande cittá ed
uno fuori dal centro abitato quando il
limitedivelocitáé inentrambi icasi
70 KM/h. Le norme di altre nazioni
europee permettono di mantenere e
ripristinare le alberate stradali, ad esem-
pio in Inghilterra l’”Highways Act” del
1980 consente all’Ente proprietario di
impiantare alberi lungo le strade, nelle
aiuole spartitraffico e nelle rotatorie,
con l’avvertenza di evitare punti peri-
colosi; cosí come in Francia il “Code
de la voirie routière” del 1992 aggiunge
la possibilitá per i privati di piantare
alberi fino a due metri dal confine
stradale.
M. Dv.
E’ possibile far viaggiare sullo
stesso binario l’esigenza di
sicurezza stradale e la con-
servazione del paesaggio e del patri-
monio arboreo? Pare di si. Il Servizio
Viabilità della provincia diAsti ha
individuato un percorso (la metodo-
logia è in fase sperimentale) per
affrontare il problema delle albera-
ture ai lati delle strade provinciali
situate su proprietà demaniale.
“Si tratta di affrontare il tema non
in modo sommario - dice l’ingegner
Paolo Biletta - ma in veste tecnico-
scientifica. Il progetto sarà sviluppato
lungo i tratti di strada a più elevato
traffico”. In questa fase viene effet-
tuata una specifica schedatura delle
piante che porterà ad individuare gli
interventi da realizzare quali la pota-
tura o l’abbattimento se l’albero sarà
considerato in condizioni di stabilità
precaria. “Occorre individuare gli
alberi che costituiscono un pericolo
per la circolazione stradale anche in
relazione alla loro posizione rispetto
al tracciato della strada” - avverte
Paolo Guercio. I tecnici poi propon-
gono la redazione di una planimetria
del tratto di strada interessato con
l’indicazione degli alberi oggetto
delle analisi, degli interventi da effet-
tuare sugli stessi e quelli necessari
per la messa in sicurezza delle
piante, considerando un eventuale
reimpianto, qualora gli alberi fossero
condannati all’abbattimento.
Ma si tratterà di extrema ratio.
Rimane il problema della sicurezza
e la fluidità della circolazione lungo
le strade. Il nuovo Codice della
Stradaparlachiaro:lacompetenza
(e quindi responsabilità) ricade
sull’Ente proprietario della strada,
corre l’obbligo di vigilare.
AD ASTI È STATO INDIVIDUATO UN METODO SPERIMENTALE PER SALVARE LE PIANTE
IL CASO
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Wikipedia, la diffusa enciclo-
pedia on line, definisce il
resiano “un dialetto perti-
nente alla famiglia linguistica ( o idioma)
dello sloveno, anche se più parti ne
reclamano il rango di lingua indipen-
dente da esso. È endemico della Val
Resia, in Friuli e si è originato dall’in-
sediamento altomedievale di tribù slave
nelle Alpi e Prealpi Giulie, molto pro-
babilmente contingente alla stessa
ondata migratoria che condusse alla
costituzione del gruppo etnico-culturale
sloveno”. Sergio Chinese, Sindaco di
Resia, piccola comunità di non più di
milleduecento anime, che da anni si
batte per garantire la sopravvivenza
del resiano - lingua del ceppo slavo che
a un primo ascolto ha molte assonanze
con il russo - liquida la questione con
pocheparole:“Il nostro territorio è un
enclave linguistico che conserva le
caratteristiche della parlata degli antichi
avi come se si trattasse di linguaggi
sospesi nel tempo”.
IneffettilaValResiaèrimastasostan-
zialmente isolata rispetto al resto del
bloccosloveno,benchélasuaareadi
pertinenza linguistica confini non solo
ad est con l’area dell’Isonzo sloveno
(per un breve tratto geograficamente
impervio) ma anche, a sud, con la
Benecìa o Slavia Friulana, altra area di
minoranza linguistica slovena.
I resiani hanno sviluppato un’identità
forte, distinta da quella slovena, per
via dello storico isolamento dalla con-
finante popolazione. Per tutelare la
lingua il Comune di Resia, sfruttando
un finanziamento legato ad una legge
regionale, ha realizzato il primo dizio-
nario illustrato di resiano dedicato alle
nuove generazioni, per consentire ai
bambini idi apprendere, attraverso il
gioco, la lingua dei nonni.
IMPARARE GIOCANDOIl dizionario è formato da una serie di
carte da gioco plastificate che rappre-
sentano, grazie a disegni elaborati dai
bambini delle scuole di Resia, diversi
elementi naturali e antropici.
Le parole raffigurate sulle carte sono
più di trecento e consentono ai bambini
di imparare giocando.
In ogni carta, curata graficamente dall’il-
lustratrice Luisa Tomasetig, quello che
è raffigurato con il disegno, è anche
riprodotto in lingua italiana, nello stan-
dard del resiano, corrispondenti alle
forme lessicali delle sei frazioni del
territorio comunale.
Una pluralità di accenti e di modi di
utilizzare questa antichissima lingua
che rende ancora più importante il
dizionario, molto apprezzato dagli alunni
della scuola dell’obbligo, capace non
soltanto di insegnare ai ragazzini la
lingua del territorio, ma addirittura le
diverse varianti di ogni borgata.
A rendere unica quest’opera è anche
il fatto che insieme alle carte, alle
spiegazioni sul progetto e alle indica-
zioni sulla lettura, nel cofanetto che
contiene il dizionario è stato accluso
anche un cd-rom multimediale.
IL SISTEMA RESIANOLa “Val Resia”, che merita una visita
approfondita, ha applicato una politica
strategica sul fronte della sostenibilità
energetica che tiene conto del mante-
nimento e tutela dell’integrità ambien-
tale naturale e della salvaguardia del
sistema sociale e ambientale, di un’a-
deguata conoscenza del territorio e
delle risorse naturali che lo stesso offre.
Grazie al superamento degli ostacoli
tecnici ed economici che potevano
emergere nella realizzazione delle
nuove tecnologie energetiche, sono
state avviate una serie di iniziative
politiche importanti che hanno per-
messo, da un lato, l’avvio di una politica
sostenibile importante per il territorio
e dall’altra il mantenimento delle con-
dizioni ottimali di salubrità e vivibilità
del territorio, con un impatto ambien-
tale praticamente inesistente.
Per queste motivazioni è stato confe-
rito al “sistema resiano”, che caratte-
rizza la parte nord-orientale della
regioneautonomaFriuli-VeneziaGiulia,
la Medaglia Spadolini 2012.
E’ una valle alpina che si estende in
direzione ovest - est per 20 Km.
Ad est la valle è chiusa da un massic-
cio montuoso, del quale il “Monte
Canin” (2587 M) rappresenta il punto
più alto. Tale massiccio segna il confine
fra l’Italia e la Slovenia. Gli abitanti della
ValResiasonocirca1.200esidistri-
buiscono in 5 principali frazioni che
sono, da ovest a est San Giorgio, Prato,
Gniva, Oseacco e Stolvizza, vi sono
inoltre le località minori di Tigo, Pocla-
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Il linguaggio come identità
Intanto i bambini giocano ad imparare la lingua dei nonni
Il Monte Musi si trova in una delle zone più selvagge delle Alpi Orientali, ed è la cima principale di una bellissima cresta di vette che si estende per 6 km tra il gruppo del Plauris ed il confine sloveno. Queste montagne sono molto imponenti, soprattutto se viste dalla val del Torre esonocaratterizzatedaripidissimifianchierbosi.Illatonord,cheèrivoltoversolaValResia,èfortementeincarsitoericcodigrotte e rocce modellate dagli elementi.
Il monte Canin con le cime imbiancate, fu teatro durante la prima guerra mondiale di aspri combattimenti tra l’esercito italiano e quello austriaco. Un canto popolare racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel corso dell’estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota. In primo piano il torrente Resia.
Esistono diverse accezioni
del termine “identità”, tutte
ugualmente giustificabili, che
sottendono ad un irrinunciabile
diritto dell’uomo che è quello di
potersi esprimere liberamente
nella propria lingua e cultura in
generale, riconoscendosi parte
di un contesto più ampio che
solitamente è inteso con il termine
“nazionalità”, ma che nel caso
di Resia assume un significato
diverso. A cominciare dal dialetto
resiano che, come vedremo,
costituisce un enclave linguistico.
naz, Lipovaz, Crisacis, Gost, Lischiazze,
Coritis e in una adiacente valle più a
sud Uccea. Le risorse economiche
sono relativamente poche e spingono
gli attivi a cercare lavoro in un raggio
che si estende dai 30 ai 60 km.
Le attività agricole sono portate avanti
da alcuni giovani che nonostante le
difficoltà hanno abbracciato questo
difficile mestiere, destinando parte del
prodotto alla vendita.
Da alcuni anni sono presenti diverse
attività produttive che danno occupa-
zione soprattutto a giovani famiglie.
ImportanteperlaVallel’istituzionenel
1996 dell’Ente Parco Naturale delle
Prealpi Giulie che a Resia ha stabilito
la sua sede amministrativa.
La cultura locale ed il folklore, anche
grazie alla locale presenza delle scuole
nel comune, sono mantenuti vivi da
associazioni culturali che coinvolgono
in buona parte i giovani.
LE TRACCE DELLA STORIAI Resiani, come si è visto, sono una
popolazione isolata di antico ceppo
slavo. Mancano reperti archeologici
certi, o d’altra natura, tali da offrire
un’indicazione sulla datazione dell’in-
sediamento slavo nella valle. Resia è
citata nel testamento del Conte Cacel-
lino che verso l’XI sec. d.C. lasciava a
Federico, Patriarca di Aquileia, i beni
allodiali del Friuli e della Carinzia
(regione della vicina Austria) nei cui
confini era compreso anche il sartum
montem. Inoltre rinvenimenti archeo-
logici romani e preromani nella vicina
Resiutta vi testimoniano la presenza
diuninsediamentoantecedentealVI
sec. d. C., mentre si fa menzione di un
documento secondo il quale a Prato,
nel 1098, esisteva una cappella dedi-
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cata alla Madonna. Dopo il loro inse-
diamento, i Resiani seguirono le
vicende storiche legate al Friuli, fino ai
nostri giorni.
Già dalla fine del 1700 di Resia comin-
ciarono ad interessarsi insigni ricerca-
toriestudiosiditradizionipopolari(Jan
Potocki nel 1790, Sreznevskij e Preis
aV.Hanka agli inizi del1800, Jean
Baudouin de Courtenay ed Ella von
Schultz Adajewsky 1870 - 1900, solo
per citarne alcuni) attestandone le par-
ticolarità e peculiarità, stimolando l’at-
tenzione del mondo scientifico per
l’indubbia originalità ed unicità.
I Resiani, secondo il linguista polacco
Baudouin de Courtenay che li studiò a
fondo nella seconda metà dell’800,
“dovevano provenire da diverse tribù
slave con diversi dialetti” e offriva la
seguente classificazione dei principali,
sottolineando l’importanza di questo
fattoanchesottoilprofiloetnografico:
1) di Lipovaz - San Giorgio; 2) di Gniva;
3) di Stolvizza; 4) di Oseacco 5) Uccea.
Resta d’indubbio interesse, sotto il
profilo demografico e antropologico,
la tipologia della popolazione resiana
suggerita dalle varietà delle parlate e
che, comunque, testimoniano per Resia
la presenza di una situazione di accen-
tuato isolamento e di forti localismi
interni.
UNA SITUAZIONE GENETICA DA STUDIARELe recenti indagini antropologico-fisiche
eseguite sulle popolazioni resiane (Cor-
rain e Capitanio, 1987 e le nuove ese-
guite nel 2008 dagli istituti Centro di
Biomedicina Molecolare - CBM, AREA
Science Park, IRCCS Burlo Garofolo,
Università di Trieste e Università di
Udine, Centro Studi Fegato, CNR)
è emerso come “un’inattesa omoge-
neità” interna consente di considerare
valida la proposta di un comportamento
medio della valle agli effetti dei vari
confronti con l’esterno. Per questi
confronti gli abitanti della valle vanno
a costituire un isolato genetico quasi
da manuale. Ciò non toglie che si veri-
fichino, all’interno della valle, diversità
distributiveanchesignificative:acon-
ferma di una divisione in 4 gruppi di
località su basi storiche e demografi-
che. ”Le indagini, rilevano inoltre di
come si fanno tuttora sentire gli effetti
delle poche famiglie iniziali fonda-
trici....”. Si tratta di una situazione
genetica ormai rarissima a trovarsi in
Europa che lo Stato Italiano e Regione
FriuliVeneziaGiuliahannol’obbligodi
tutelare.
LINGUA O DIALETTO SENZA CONFINILingua o dialetto? A lungo si è dibattuto
su questa domanda. La risposta degli
slavisti, finora, è stata incentrata su
ragionamenti di natura linguistica.
Questo particolare atto ha di fatto posto
la ciliegina sulla torta ad un processo,
lento e paziente ma ben pianificato, di
“slovenizzazione” della cultura di Resia,
nel senso che, mancando le basi di
una effettiva cultura slovena a Resia,
si è passati attraverso i canali dello
studio linguistico unidirezionale prima
e politico-legislativo poi, per giungere
all’asserzione di carattere scientifico,
solamente nel 2007, che il resiano è
uno dei dialetti sloveni e quindi Resia
debba intendersi comunità slovena.
Posto che linguisti noi non siamo, è
finisca lingua A e cominci lingua B.
Per stabilire un confine intervengono
fatti di natura sociale, culturale e storica.
Per esempio, i dialetti parlati sul confine
tedesco-olandese sono mutualmente
facilmente intelligibili, però, sulla base
di una divisione politica gli uni vengono
detti dialetti olandesi e gli altri dialetti
tedeschi e ancora altri di ceppo slavo
arcaico come quello Resiano che non
coincide minimamente con le culture
e vulgate delle zone limitrofe.
QUESTIONE POLITICA E TUTELA DELLA LINGUA RESIANACon l’emanazione della legge n.
38/2001, “Norme per la tutela della
minoranza linguistica slovena della
Regione Friuli Venezia Giulia”, il Parla-
tuttavia doveroso rimarcare che la tesi
per cui il resiano è un dialetto sloveno,
va inteso quale teoria/ipotesi linguistica
dove per ipotesi si intende “supposi-
zione che consiste nel proporre un
principio come vero per trarne le con-
seguenze a dimostrare una verità”.
Nel caso di un continuo dialettale, cioè
di un’area linguistica in cui le differenze
tra due punti aumentano proporzional-
mente all’incremento della distanza
spaziale, si ritiene impossibile dire dove
hanno consentito, attraverso l’esame
della distribuzione dei diversi fenotipi
ematologici, di accertare le caratteri-
stiche genetiche delle quattro popola-
zioni anche attraverso confronti con
altre popolazioni, in particolare quelle
dell’Europa centro orientale che risul-
tano negativi. Dai risultati dell’indagine
Il linguaggio come identità
Unavastaraccoltadimaterialefotografico,oggettiesuppellettilinelMuseoEtnograficoricordalavitaruraleecontadinainValResia, come accade ancora oggi.
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mento riconosce i diritti delle comunità
di minoranza linguistica slovena delle
province di Udine, Gorizia e Trieste
dellaRegioneFriuliVeneziaGiulia.
Per l’individuazione dell’ambito territo-
riale di applicazione della legge opta
per un meccanismo riconducibile all’au-
todeterminazione per cui è sufficiente,
tra le varie ipotesi, che il terzo dei
consiglieri dei comuni interessati pro-
pongano di essere inclusi nella tabella
predisposta dal Comitato istituzionale
paritetico per i problemi della minoranza
slovena di cui all’articolo 3, che, come
è successo anche nel caso specifico
resiano (delibera di Consiglio Comunale
n. 65 dell’undici ottobre 2002), quella
stessa comunità si dichiari a tutti gli
effetti “di minoranza slovena”.
Decisione che di fatto ha creato una
frattura tra potere amministrativo e
senso identitario di quella comunità,
ponendosi in antidemocratica antitesi
l’uno rispetto all’altro.
Infatti, la legge non prevede alcun
meccanismo di verifica dei requisiti
formali di appartenenza o meno delle
comunità alla “maggioranza” di riferi-
mento affidando la scelta ad - almeno
- la parte minoritaria della cittadinanza.
Resia, come dimostrano le cronache,
subisce un bilinguismo che si traduce
nel concreto in forti disagi (vedasi - ad
esempio - la raccolta di firme contro
l’applicazione della legge di tutela, la
protesta contro l’affissione dei mani-
festi elettorali in sloveno, lingua asso-
lutamente incomprensibile ai resiani,
la risposta unitaria al questionario iden-
titario in cui un solo cittadino si è
espresso a favore della slovenità,
contro il rilascio del documento di
identificazione per un cittadino, bolo-
gnese, residente nel comune ma asso-
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lutamente a digiuno di lingua resiana)
laddove invece l’intento del legislatore
è quello di riconoscere diritti - seppur
tardivamente - al fine di colmare anni
di “dimenticanza”.
La normativa non tiene conto, quindi,
dell’identità etnica delle comunità che,
nel caso dei resiani, per similitudine,
si vedono affibbiare una nazionalità
artificiale. Questo è avvenuto a Resia
e non si ritiene giustificabile l’osserva-
zione di quei pochi strenui difensori
della nazionalità slovena che asseri-
scono che ci si è avvalsi solamente
della possibilità di esercitare dei diritti
“a richiesta”. Infatti, per contro, non
vi è al momento possibilità per la con-
troparte, ovvero la maggioranza della
popolazione di Resia, di esercitare i
diritti di appartenenza alla minoranza
etnica resiana, distinta da quella slo-
vena, in quanto questa non è ricono-
sciutaa livello legislativo,néstatale,
né regionale e nemmenostatutario.
Mancato riconoscimento dovuto in
buona parte alla richiesta di applicazione
dell’articolo 3 in questione, che ha
lanciato un messaggio all’esterno di
Se gli altoatesini, di manifesta e una-
nimemente accettata nazionalità tede-
sca, sono stati “costretti” ad assumere
la cittadinanza italiana, ecco che a Resia
si verifica un paradosso ancor più lace-
rante. Infatti, causa i meccanismi di cui
alle leggi statali citate e della legge
regionale 26/2007 (per la parte che ci
compete ovviamente, visto che la legge
è senz’altro positiva per la comunità
slovena), che dovrebbero essere poste
invece alla protezione dei diritti delle
minoranze, Resia si ritrova costretta
ad assumere una nazionalità (recente-
mente ribadita dal Console Generale
della Repubblica di Slovenia a Trieste
nella lettera inviata al Sindaco del
comune di Resia il 23 agosto 2012)
totalmente sradicata dal contesto
storico-culturale almeno degli ultimi
tre secoli. Una nazionalità, quella slo-
vena, che i resiani rifuggono non certo
per motivi di odio o rifiuto mentale e
culturale, come arbitrariamente pale-
sato da alcuni, ma per fedeltà alla
propria intima percezione di identità,
diritto irrinunciabile dell’essere umano. T.R.
sopraggiunto riconoscimento dei propri
diritti, in verità totalmente contrastante
con la volontà popolare.
IL SIGNIFICATO E LA PERCEZIONE DELL’IDENTITÀ DI UNA COMUNITÀEsistono diverse accezioni del termine
“identità”, tutte ugualmente giustifi-
cabili, che sottendono ad un irrinuncia-
bile diritto dell’uomo che è quello di
potersi esprimere liberamente nella
propria lingua e cultura in generale,
riconoscendosi parte di un contesto
più ampio che solitamente è inteso
con il termine “nazionalità”, ma che
nel caso di Resia assume un significato
diverso. Infatti, i resiani, che godono
della cittadinanza italiana la quale nes-
suno mette in dubbio, si riconoscono
non di meno nella comunità friulana
ed italiana in senso nazionale.
E’ così che, al di là degli slogan, l’unico
stato nazionale di riferimento dei resiani
è l’Italia, mentre non lo può essere
nessun altro stato nazionale comune-
mente inteso come tale.
Il linguaggio come identità
I promotori del progetto UNESCO insieme al Sindaco di Resia Sergio Chinese in una fase di promozione del progetto di candidatura, iniziato nel 2011, che ha visto impegnati, oltre ai due gruppi storici da sempre sensibili alla tutela del patrimonio musicale, il Gruppo Folcloristico e il Coro Monte Canin, anche alcuni cultori e giovani locali.
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Attraverso il canto e la musica,
la popolazione resiana ha tra-
mandato, di generazione in
generazione, storie, cronache, favole,
tradizioni religiose e l’essenza stessa
dellaresianità.Perchénonfarlatutelare
dall’UNESCO? Tutti i resiani, dentro e
fuori valle, che appartengono ad un
enclave linguistico con le caratteristiche
della parlata degli antichi avi, quando
odono le prime note della zitira e della
bunkula si commuovono e, trasportati
dal ritmo della propria terra di origine,
danzano insieme sentendosi affratellati.
L’amministrazione comunale, consa-
pevole dell’importanza di conservare
questo ricchissimo patrimonio, ne vuole
promuovere la tutela attraverso l’UNE-
SCO come patrimonio orale e imma-
teriale, il riconoscimento garantirebbe
con un marchio di qualità la conoscenza
universale di queste aree, i paesaggi
e i territori che rappresentano un
“unicum” a livello europeo per quanto
riguarda la musica, la danza, i canti, i
suoni e gli strumenti. Dopo il conferi-
mento della Medaglia Spadolini, fa gola
quel riconoscimento che si identifica
con l’emblema dei SITI UNESCO,
rotondo come il mondo, un simbolo di
tutela globale per il patrimonio di tutta
l’umanità,ancheperchésiconferma
un brand tra i più collaudati al mondo.
Il progetto di candidatura, iniziato nel
2011, ha visto impegnati, oltre ai due
gruppi storici da sempre sensibili alla
tutela del patrimonio musicale, il
Gruppo Folcloristico e il Coro Monte
Canin, anche alcuni cultori e giovani
locali. “A tal fine - spiega il Sindaco
Sergio Chinese - sono state effettuate
videoregistrazioni di eventi spontanei,
di feste e di appuntamenti tradizionali,
registrazioni di sonate, di canti tradi-
zionali e manifestazioni danzanti che
hanno coinvolto tutta la popolazione e
sono state condotte interviste a per-
sone anziane e a suonatori”. I resiani
infatti conoscono e sanno ballare le
musiche che i suonatori, privi di cono-
scenze musicali, si tramandano, a orec-
chio, da una generazione all’altra. Tutto
questo nuovo materiale prodotto, debi-
tamente catalogato, va ad integrare il
vastissimo patrimonio culturale raccolto
dai ricercatori nel tempo. L’amministra-
zione comunale, che ha già siglato
l’ingresso nella “rete di reti”, per can-
didarsi come “officina del fare”, con-
sapevole della serietà del processo
che la candidatura UNESCO lungo e
articolato, intende creare un comitato
composto da cultori locali e da studiosi
qualificati in grado di selezionare il
I Resiani? Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO… I ritmi della zitira e della bunkula trasportano i resiani, popolazione friulana di confine, in una danza sfrenata.
L’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza di conservare questo ricchissimo patrimonio, ne vuole
promuovere la tutela attraverso l’UNESCO come patrimonio orale e immateriale. Il riconoscimento garantirebbe
con un marchio di qualità la conoscenza universale di queste aree, i paesaggi e i territori .
materiale idoneo. Poi si dovrà fare il
primo passo ufficiale. L’annata in corso,
pertanto, vedrà impegnati gli esperti a
completare la ricerca e la produzione
della corposa documentazione neces-
saria alla candidatura UNESCO per la
tutela del patrimonio documentato
della danza e della musica resiane. Il
nostro Paese, recentemente, ha avuto
la soddisfazione di vedere riconosciuta
tra i patrimoni immateriali UNESCO
anche la dieta mediterranea, terzo
elemento italiano presente nella lista,
insieme all’opera dei pupi siciliani e al
canto a tenore sardo. La dieta medi-
terranea è stata la prima pratica alimen-
tare tradizionale al mondo ad essere
iscritta nel prestigioso elenco. Un club
esclusivo, con 166 soci, tra cui il tango
argentino, il capodanno islamico e la
calligrafia cinese. T.R.
Il brand si conferma tra i più collaudati al mondo
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ATrento, nel prossimo luglio,
sarà inaugurato un museo delle
scienzedinuovaconcezione:
il MUSE, un’avveniristica struttura che
coniuga armoniosamente natura,
scienza e tecnologia, senza trascurare
l’attualità delle questioni etiche e sociali
della nostra vita quotidiana. Sorgerà a
ovest del centro storico cittadino, lungo
la sponda sinistra del fiume Adige, in
un’area ad alta concentrazione tecno-
logica, nel nuovo quartiere residenziale
delle Albere, in uno spazio dismesso
dalla Michelin. Il MUSE sarà un museo
tutto da esplorare per scoprire i feno-
meni del mondo in cui viviamo e con-
frontarci con le sfide della società
contemporanea. Un luogo in cui spe-
rimentare, imparare ma anche divertirsi.
Il Trentino passa così dall’essere la culla
della sociologia ad essere la culla della
scienza e dell’innovazione. Nel mese
di marzo si sono svolti come prologo
a questo atteso evento gli ICT Days,
quattro giorni dedicati all’innovazione
sociale (non solo tecnologica) e alle
nuove frontiere della comunicazione.
Un festival della tecnologia, organizzato
da Trento Rise, l’Università degli Studi
di Trento e la Fondazione Bruno Kessler,
utilizzando in parte i locali del Muse già
pronti, per ribadire i concetti-chiave su
cui il Trentino sta puntando per rendere
più familiari le parole startup e smart
city, e per ricordare come la Provincia
Autonoma di Trento abbia fatto dell’in-
novazione la propria vocazione, inve-
stendo in ricerca il 2% del Pil trentino
e potenziando le infrastrutture del
territorio. In questo modo sono state
avviate nuove alleanze con imprese
del calibro di IBM e Telecom Italia.
L’evento ha inteso, con la sezione
“Semantic ways” proporre il Trentino
quale territorio in grado di attirare i
grandi nomi nazionali e internazionali
del mondo della ricerca e dell’utilizzo
delle tecnologie semantiche.
L’INVENTORE DELLA GRANDE RETE DEL MONDOAlla kermesse, ospite dell’evento “una
finestra sul futuro”, Sir Tim Berners-
Lee, classe 1955, il londinese inventore
del world wide web, la grande rete del
mondo a portata di click, il quale par-
lando dietro la vetrata del Muse dise-
gnato da Renzo Piano, ha snocciolato
tutte le novità che riguardano le città
del futuro. “Non possiamo prevedere
quello che succederà - ha detto - ma
possiamo creare piattaforme che faci-
litano il compito degli innovatori”. Ed
haaggiunto:“Quello che ci aspetta è
una vera rivoluzione, finiremo per avere
una comunità online, capace di colla-
borare e sgretolare le barriere culturali”.
Precisando:“Abbiamo bisogno di col-
legamenti potenti per risolvere i grandi
problemi del mondo, dal surriscalda-
mento globale ai problemi politici,
dovremmo condividere conoscenze
ed esperienze e questo richiederà una
sempre maggiore partecipazione glo-
bale. Il web è lo strumento che ci aiuta
a entrare in contatto con altre comunità,
con altre persone, che ci aiuta ad allar-
gare la nostra conoscenza”.Ribadendo:
“Ora ovviamente la grande sfida che
pone il Web è il problema della privacy.
Dalla conoscenza di alcuni dati si pos-
PRO
VE D
I FUTU
RO
PRO
VE D
I FUTU
RO
Trentino, ecosistema dell’innovazione
La Provincia ha fatto della ricerca e dell’innovazione la propria vocazione
Sulla destra Alberto Pacher, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, seduto a fianco a Sir Tim Berners-Lee, ha seguito con attenzione ai lavori, nella consapevolezza che il Trentino, territorio dove ICT genera valore per oltre mezzo miliardo di euro, e occupa oltre 5 mila persone, è in prima fila a partire dalle istituzioni locali che hanno adottato le applicazioni più avanzate nel permettere la partecipazione dei cittadini.
Sir Tim Berners-Lee, classe 1955, il londinese inventore del world wide web (internet), parlando dietro la vetrata del Muse disegnato da Renzo Piano, ha reso più familiari le parole startup e smart city e i segreti del Web, la grande rete del mondo a portata di click. Inalto:ilProfessorFaustoGiunchiglia,presidentediTrentoRise,hacoordinatol’organizzazionedegli“ICT Days 2013”, promossi da Trento Rise
e dai suoi due soci fondatori (la Fondazione Bruno Kessler e il dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento).
Il Trentino è passato dall’essere
la culla della sociologia ad
essere la culla della scienza e
dell’innovazione. A luglio sarà
inaugurato il Muse, un museo
delle scienze di nuova concezione.
Intanto a Trento per gli ICT
Days si è parlato di innovazione
tecnologica e di nuove frontiere
della comunicazione.
Alla kermesse ha preso
parte Sir Tim Berners-Lee,
il londinese inventore del world
wide web, la più grande rete
del mondo a portata di click.
sono trarre anche dei vantaggi. Per
esempio se un’azienda conosce in
anticipo il mio numero di scarpe questo
mi facilita l’acquisto. In futuro anche
nel web dovrà essere fatta una diffe-
renziazione tra web privato e pubblico.
Ci sono dati sensibili e dati meno sen-
sibili”. Applausi e ovazioni al geniale
inventore dell’ormai insostituibile tripla
“www”, lo scienziato che ha contri-
buito in maniera determinante alla
creazione del world wide, quando al
Cern si facevano i primi esperimenti
(ora continua ad occuparsene al Mit di
Boston). Un innovatore che sogna un
mondo tecno-futuristico, che poggia
però su concetti più sociologici che
ingegneristici, e su contrapposizioni
valorialimodernemabenconosciute:
l’intreccio di storia, geografia e inno-
vazione è la chiave interpretativa, ad
esempio, delle smart city, tutt’altro che
un fenomeno meramente tecnologico.
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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PRO
VE D
I FUTU
RO
Poihainsistitosuquestoinvito:“Dob-
biamo scegliere la collaborazione
invece di competizione, mescolanza
invece di isolamento, trasparenza
invece di segretezza”, auspicando un
progresso tecnologico che vada di pari
passo con un progresso culturale ed
umano. Senza dimenticare che il web
è una piattaforma dell’innovazione,
congegnata in modo da motivare la
collaborazione, la nascita di nuove
imprese e servizi, allargando la parte-
cipazione alle decisioni, ben riassunta
dalsuoinventore:“La tecnologia per-
mette a tutti noi di ottenere il futuro
che vogliamo”. Sir Berners Lee utilizza
dueneologismi,perfarsicapiremeglio:
le “half ideas” e gli “stretch friends”
eprecisa:“L’idea del Web, quello che
sta dietro tutto, è che se una persona
ha una mezza buona idea e l’altra metà
sta nella testa di un altro, il Web è il
connettore che permette alle due metà
del cerchio di unirsi e di confrontare le
idee grazie alla velocità del web e
all’apporto della comunità virtuale,
unendo culture, religioni,lingue, vite
gie, ma anche ai temi dell’innovazione
della società e del territorio. Il Trentino,
territorio dove ICT genera valore per
oltre mezzo miliardo di euro, e occupa
oltre 5 mila persone, è in prima fila a
partire dalle istituzioni locali che hanno
adottato le applicazioni più avanzate
nel permettere la partecipazione dei
cittadini mediante l’accesso ai dati
relativi all’attività politica delle istitu-
zioni. Un’opportunità per superare il
divario tra politica e cittadini.
“Il nostro obiettivo - dice Fausto Giun-
chiglia, presidente di Trento Rise - è di
trasformare il festival in un momento
non più solo destinato agli addetti ai
lavori, ma ci proponiamo di affrontare
il cambiamento strutturale della nostra
società anche dal punto di vista socio-
logico.Non ci saranno soltanto giovani
studenti nelle nostre iniziative ma ci
rivolgeremo anche agli adulti”.
Ma cosa è l’ICT? “ICT parla la lingua
del futuro, in un’ottica di sviluppo col-
lettivo - spiega Giunchiglia - l’acronimo
sta per Information & Communication
Technologies, ovvero Tecnologie dell’In-
formazione e della Comunicazione.
Con ICT si definiscono l’insieme delle
tecnologie (programmi Sw, componenti
e sistemi), che consentono il tratta-
mento e lo scambio delle informazioni,
siano esse numeriche, testuali, visive,
sonore o combinazioni di esse (conte-
nuti “multimediali”)”.
Come funzionano? “L’ICT ha come
discipline di base l’elettronica proget-
tazione di computer e altri apparati;
l’informatica progettazione e sviluppo
del software ed infine le telecomuni-
cazioni e la progettazione di apparati e
reti di telecomunicazione”.
Econclude:“Le applicazioni sono indi-
cate in numerosi settori: Bioingegneria
e Biomedicina, Ambiente ed Energia,
Automazione industriale e Robotica,
Sicurezza informatica e di ambienti,
etc. Quanto basta per credere che la
ricerca e l’alta formazione siano una
leva e una prospettiva verso i nuovi
assetti sociali ed economici globali”.
diverse, spesso distanti. L’idea è una
rete da tessere.
Il web ci offre la possibilità di provare
a conoscere il mondo e ad aprirci le
nostre menti”.
Ecirassicura:“Il futuro significa on line
community e la condivisione a livello
globale di ogni tipo di informazione ci
consentirà di risolvere gli enormi pro-
blemi che la modernità ci pone innanzi”.
TRA MALGHE E MICROCHIPIl successo della manifestazione, che
ha visto coinvolti migliaia di giovani, ha
portato il presidente della Provincia
AlbertoPacheradaffermare:“Dopo
decenni di investimento in ricerca, il
nostro territorio è riuscito ad integrare
in un’identità tradizionale, quella delle
malghe, della vita di comunità, del
turismo, anche la dinamica dell’inno-
vazione, tecnologica. Anche se siamo
piccoli, grazie alla connessione, pos-
siamo avere un ruolo di protagonisti”.
Ecco perché l’ICTDays guarda non
soltanto al futuro delle nuove tecnolo-
Trentino, ecosistema dell’innovazione
Studenti, ricercatori e startupper hanno incontrato oltre 60 aziende locali, nazionali e internazionali, tutte attive nel settore dell’ICT. Asinistra:ConfrontodiopinionitraAlbertoPacher,PresidentedellaProvinciaAutonomadiTrento,SirTimBerners-LeeeAlessandroZoner,
amministratore delegato Trentino Network.
Dal 1866 sempre
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storico bellissimo, la fibra ottica è in
ogni casa. Avete cablato tutto, potrei
vivere qui”, ha detto con un sorriso Sir
Tim Berners Lee. E’ evidente il riferi-
mento alla fibra ottica lunga circa 1000
chilometri, disegnata per supportare
le reti di accesso in tutto il Trentino.
Ne parliamo conAlessandro Zorer,
amministratore delegato della società
Trentino Network che sta completando
il cablaggio di buona parte della città.
Dottor Zorer, farà bene Sir Berners Lee a cercare casa a Trento?Per Trento direi che sarebbe un onore
avere Sir Tim Berners-Lee tra i propri
cittadini, anche se Trento può già per-
fettamente essere uno stretch friend
dell’inventore del Web e dunque non
è necessario che si trasferisca fisica-
mente a Trento per contribuire alla
crescita della nostra città.
A ogni modo, acquistare una casa a
Trento credo significhi scegliere di
abitare in una terra ricca non solo da
un punto di vista paesaggistico ma
anche in grado di rendere le proprie
montagne dei fari verso il futuro.
Montagne che non sono più barriere
alla conoscenza, bensì punti dai quali
poter raggiungere comodamente il
resto del mondo. Grazie al progetto di
connessione dei rifugi dell’arco alpino,
Anche Sir Tim Berners Lee, l’in-
ventore del web, verrebbe a
vivere in questa città. Nell’era
di internet è possibile riscoprire nel
capoluogo trentino una sorta di uma-
nesimo della rete. Al centro c’è l’uomo
con le sue ricchezze e necessità.
I valori umani non vanno reinventati,
ma solo riscoperti e il concetto di smart
city va proprio in questa direzione:
creare una città unita capace di cre-
scere coesa con i suoi cittadini.
“Qui a Trento, dove avete un centro
infatti, in Trentino è possibile navigare
gratuitamente anche a 3000 metri e lo
stesso ora lo si può fare in più di 500
piazze dei nostri comuni.
Per le singole abitazioni, invece, stiamo
lavorando nella direzione di attivare le
centrali telefoniche di Telecom Italia
portando, nelle zone sprovviste, la fibra
ottica. Questo significa che entro la
fine del 2013 il 95% della popolazione
trentina potrà navigare, attraverso i
tradizionali collegamenti in rame delle
linee telefoniche presenti nelle proprie
abitazioni, fino a una velocità massima
di 20 megabit per secondo.
La città intelligente è come una famiglia è stato detto agli ICT Days.Siamo certi che non perda l’anima?L’anima di una famiglia è data dalla
possibilità di crescere assieme condi-
videndo progetti, emozioni, idee ed
esperienze. La città intelligente è dotata
di servizi e tecnologie capaci di raffor-
zare i legami esistenti tra i cittadini.
Nell’era del Web è quindi possibile
riscoprire una sorta di umanesimo della
rete. Al centro del Web c’è l’uomo con
le sue ricchezze e necessità.
I grandi valori umani non vanno rein-
ventati, ma solo riscoperti e il concetto
di smart city va proprio in questa dire-
zione:creareunacittàunitacapacedi
crescere coesa con i suoi cittadini.
Da un punto di vista pratico, per esem-
pio, quante liti sfociano anche solo per
un posto macchina? Liti solitamente
legate a una mancanza di comunica-
zione. Ora grazie a semplici sensori
messi in rete è possibile sapere in
anticipo quali parcheggi sono liberi in
città e al contempo, per il proprio posto
auto di proprietà, utilizzare delle piat-
taforme informatiche che consento di
identificare l’auto del proprietario sem-
plicemente leggendo la targa.
Su un piano puramente economico, lo
sviluppo tecnologico consente di ridurre
i costi dell’amministrazione pubblica
con sistemi di illuminazione intelligente,
conlatelefoniaVoIP,conl’introduzione
del telelavoro e via discorrendo.
Le interconnessioni di sistema sono il segreto dello sviluppo. Cosa si sta facendo in Trentino?Il Trentino ha da poco realizzato una
rete dorsale in fibra ottica lunga 1.000
km e progettata per supportare le reti
di accesso in banda ultra larga in tutto
il territorio provinciale.
Una rete che collega a regime le circa
1.600 sedi della pubblica amministra-
zione e che garantisce servizi sicuri e
veloci alle zone turistiche, industriali e
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Trento, crescere con una visione nuova
La città intelligente è dotata di servizi e tecnologie capaci
di rafforzare i legami esistenti tra i cittadini
AlessandroZorer,amministratoredelegatodiTrentinoNetwork,lasocietàacapitalepubblicochegestisceleretiperletelecomunicazionipresenti sul territorio provinciale e, su queste reti, fornisce servizi alle pubbliche amministrazioni del Trentino e agli operatori del mondo delle telecomunicazioni.Inalto:vassoioditerminazionefibraottica.
Lavori di connessione dei rifugi dell’arco alpino.
commerciali già nel corso del 2013.
Per le aree industriali il percorso di
cablatura in fibra ottica, invece, si con-
cluderà entro la fine del 2014 e nel
2018 verranno anche raggiunte tutte
le aree residenziali, consentendo al
nostro territorio di godere per primo di
una infrastruttura di rete in banda ultra-
larga per tutte le aziende e le abitazioni.
Inoltre, per il progetto di connessione
dei rifugi dell’arco alpini e delle 500
piazze comunali della provincia di
Trento, abbiamo realizzato la rete radio
WiNet, una delle più estese d’Europa,
dotata di ben 767 impianti, 1.189 appa-
rati radio e 1530 antenne.
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Avete inventato l’internet di altura?In effetti siamo avanti rispetto alle altre
Regioni d’Italia. Ad oggi sono ben 55
i rifugi connessi e chiunque si trovi
nelle loro vicinanze può navigare gra-
tuitamente in WiFi per scambiarsi
e-mail e attivare videoconferenze tra-
mite appositi programmi, quali Skype.
Il progetto si concluderà nel 2014 rag-
giungendo in tutto 80 rifugi.
La rete viene gestita da Trentino Net-
work, che dal 2009 ne affitta l’utilizzo
a condizioni eque, trasparenti e non
discriminatorie, agli operatori privati di
mercato che a loro volta erogano i
servizi agli utenti residenziali e aziendali.
Questa rete offre anche un accesso a
internet in WiFi su ben 520 Access
Point, che consentono a cittadini e
turisti di connettersi in mobilità all’a-
perto. In modo particolare, per il pro-
getto di connessione dei rifugi dell’arco
alpino, si è rinforzata la rete radio WiNet
con una linea visiva, vale a dire da
antenna ad antenna, per garantire una
connessione efficiente anche ai rifugi
di alta montagna.
Il Trentino rappresenta un’eccellenza anche per la Protezione Civile. La solidarietà, come dimostra l’ultimo terremoto dell’Emilia, è sempre in primo piano. C’entra la Rete digitale in questo contesto?C’entra eccome! La rete di comunica-
zione viene anche utilizzata per la
gestione delle emergenze della Prote-
zione Civile. Abbiamo realizzato la rete
TETRANET, che al momento copre
l’80% del territorio con 50 stazioni radio
e 56 siti, che compongono la dorsale
della rete, interconnessi tra loro tramite
ponti radio e fibra ottica. TETRANET è
unaretedigitaleequindiportaconsé
Trentino prevede la copertura anche
delle aree limitrofe, piccole valli, boschi,
crepacci, ecc. con ponti radio TETRA-
NET e l’avvio della “Centrale unica per
l’emergenza” in cui le varie organizza-
zioni coinvolte troveranno il fulcro del
presidio 24 ore su 24. Per i cittadini,
poi, sarà previsto un unico numero
d’emergenza, 112 europeo, per rag-
giungere l’intero mondo del soccorso
(VigilidelFuoco,forzedell’ordine,soc-
corso sanitario, ecc.).
La città intelligente ha bisogno di un “intelligente” senso della citta-dinanza.Come reagirà la popolazione di Trento?Essere cittadino, sentire il senso della
cittadinanza, significa lavorare per il
bene comune, e il bene di Trento, così
come per la maggioranza delle città
italiane, è dato dalla crescita coesa.
La nostra città ha bisogno di aprirsi ad
altrerealtàperchécrescerevuoldire
confrontarsi e imparare per poi saper
tornare sui propri passi arricchiti di una
visione nuova.
Così in Trentino, a partire dagli inizi
degli anni duemila, è apparso chiaro
che la disponibilità di reti di telecomu-
nicazioni a grande capacità fosse un
fattore non solo abilitante ma determi-
nante sia per il sistema produttivo che
per l’intera cittadinanza. La Provincia
Autonoma di Trento si è quindi resa
protagonista di un processo di progres-
siva digitalizzazione del territorio in
banda larga.
Le infrastrutture digitali e la connettività
di rete sono di fatto diventati strumen-
tali a garantire a tutti i cittadini l’accesso
tutti i cittadini, le imprese e i turisti
delle opzioni disponibili sul territorio
per avere collegamenti veloci e comodi
da casa, delle modalità per garantire
maggiore competitività e sicurezza alle
aziende in rete e per creare nuove
opportunità per i giovani sul web.
(www.trentinoinrete.it).
Insomma, la tecnologia in ogni angolo. Un vantaggio anche per l’economia del Trentino?Quello che abbiamo potuto constatare
è che in Trentino la gente apprezza
questi nuovi servizi. Diverse imprese
raggiunte dalla fibra ottica attraverso
il progetto di connessione dei distretti
industriali, hanno subito apprezzato i
vantaggidellanuovatecnologiaFTTH.
Per esempio l’azienda vitivinicola Cavit
di Ravina, che esporta nel mondo il
ai servizi in termini di conoscenza,
condivisione, partecipazione democra-
tica.
Ma basta?Siamo consapevoli che non basta rea-
lizzare un’infrastruttura innovativa in
fibra ottica, ma è indispensabile che
ciascuna persona sia messa nelle con-
dizioni di usufruire dei nuovi servizi.
Per questo abbiamo promosso il pro-
getto Trentino in Rete per informare
molti vantaggi, come la segretezza che
consente per esempio alle forze dell’or-
dine di agire in sicurezza senza perdita
di informazioni, la possibilità di parlare
in duplex, cioè contemporaneamente
come un normale telefono e consente
anche di trasmettere dati quali testi,
immagini, ecc. Il prossimo passo del
Trento, crescere con una visione nuova
Il MUSE (Museo delle Scienze), centro di diffusione della cultura scientifica di ultima concezione, progettato da Renzo Piano, che sarà inaugurato la prossima estate, affiancherà al tradizionale interesse per la storia naturale e la ricerca, tipica di ogni istituzione legata alle scienze e alla natura, un’attenzione particolare alle tematiche etiche e sociali, all’ecologia ed allo sviluppo sostenibile.
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70% della propria produzione dalla fibra
ottica, ha ricevuto la possibilità di rin-
novare due importanti settori aziendali
quali il monitoraggio della vinificazione
e la gestione delle spedizioni. Inoltre
la disponibilità del collegamento in fibra
ottica nell’azienda ha reso possibile
l’attivazione del progetto P.I.C.A. (Piat-
taforma Integrata Cartografica Agri-
Vitivinicola)cheprevedelarealizzazione
di un innovativo sistema ICT in grado
di collegare contemporaneamente
Cavit con tutte le sue cantine socie al
fine di garantire una produzione e una
viticoltura di maggiore precisione e
sempre più ecosostenibile.
E i giovani?I giovani vanno sicuramente incentivati
a conoscere, esplorare e studiare il
nuovo mondo tecnologico per poi
poterlo completamente rinnovare.
In Trentino ci sono 2500 ricercatori che
lavorano presso i vari centri di ricerca
nelle telecomunicazioni presenti nel
territorio, come la Fondazione Bruno
Kessler, la Fondazione Edmund Mach,
Graphitech, CREATE-NET, Cimec,
Centro ricerche Fiat, e via discorrendo.
Per stimolare i giovani in questa dire-
zione abbiamo da poco lanciato assieme
all’Università degli Studi di Trento, la
Provincia autonoma di Trento, Trento
RISE e CREATE-NET, un concorso di
idee chiamato “Testbed Trentino” che
selezionerà le migliori idee di progetto
basandosisutresemplicicriteri:origi-
nalità, realizzabilità della sperimenta-
zione sulle infrastrutture Testbed e
impatto sul territorio in termini econo-
miciesociali,direttieindiretti.(http://
www.trentinotestbed.eu/it). Inchiesta a cura di: Gabriele Catania,
Pier Fedrizzi, Francesca Patton
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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Come è noto, il concetto di inqui-
namento è ormai entrato a far
parte del lessico quotidiano. Si
parla sempre più spesso di inquina-
mento atmosferico, acustico, elettro-
magnetico, luminoso ecc…
Ma cos’è l’inquinamento?L’inquinamento, secondo una delle più
recenti definizioni, è l’immissione di
agenti chimico-fisici che alterano l’e-
quilibrio interno ed esterno tra l’am-
biente e le specie vegetali e animali in
esso viventi, derivante da azioni cui
conseguono reazioni ricadenti in diversa
misura, in modo diretto o indiretto,
sull’equilibrio medesimo.
Ebbene, negli ultimi anni stiamo assi-
stendo ad un aumento delle forme di
inquinamentoperdueordinidiragioni:
1) da un lato vi è un reale incremento
delle cause che lo determinano, in
quanto il volume di agenti immessi
nell’ambiente è in sensibile aumento;
2) dall’altro, si registra una maggiore
sensibilità individuale nel percepirlo,
grazie alla recente affermazione di una
cultura volta alla protezione dell’am-
biente tout court. In tale prospettiva è
L’inquinamento visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni L’impatto dell’inquinamento visivo sull’uomo è di natura estetica ed è tale da incidere negativamente sulla qualità
della vita. Infatti, l’integrazione degli elementi nello spazio che si presentano alla vista è un importante parametro
perilbenesseredegliindividui:tutti,perricrearci,cerchiamoluoghilacuivistadiailsensodiarmonia,divivacitàodi
singolarità; fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia il senso di disordine, di piattezza, di prevedibilità. Un paesaggio
equilibrato e ordinato, per esempio, produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico.
La Scuola Pitagorica aveva individuato il concetto di bello, buono e vero?
Che fine hanno fatto questi valori?
emblematico riferirci ad una nuova
forma di inquinamento che, pur non
essendo costituita da veri e propri
agenti chimico-fisici, rappresenta
comunque un’alterazione dell’equilibrio
ambientale:l’inquinamentovisivo.
Nella ricerca psicologica si tende a
definire l’inquinamento visivo come la
sovrabbondanza di immagini cui l’oc-
chio umano è sottoposto quotidiana-
mente tale da compromettere la
capacità di gestione delle informazioni
che il cervello opera, al fine di ricono-
scere e classificare le informazioni
medesime in base a criteri soggettivi.
Secondo il nostro punto di vista, invece,
definiamo l’inquinamento visivo come
l’alterazione di qualsiasi unità spaziale,
ad opera di agenti fastidiosi, sgradevoli
per la vista e tali da compromettere la
qualità della vita. L’impatto dell’inqui-
namento visivo sull’uomo è dunque di
natura estetica ed è tale da incidere
negativamente sulla qualità della vita.
Infatti, l’integrazione degli elementi
nello spazio che si presentano alla vista
è un importante parametro per il benes-
seredegliindividui:tutti,perricrearci,
cerchiamo luoghi la cui vista dia il senso
di armonia, di vivacità o di singolarità;
fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia
il senso di disordine, di piattezza, di
prevedibilità.
Un paesaggio equilibrato e ordinato,
per esempio, produce calma, sicurezza
psichica e godimento estetico.
CENNI SUL CONCETTO DI BELLOPoiché la determinazionedi inquina-
mento visivo, come abbiamo visto, è
di natura estetica, ovvero di discrimi-
nazione del “bello” dal “brutto”, è
opportuna una breve introduzione sulla
formazione del concetto di “bello”.
Innanzi tutto è necessario abbandonare
l’idea che vi sia un’unica definizione di
bello e che quindi si possa conoscere,
attraverso canoni prefissati, che cosa
siabello:ilconcettodibellodipende
in primo luogo dalle varie civiltà che lo
elaborano; in secondo luogo, ogni
civiltà, ed in particolare la nostra, è
frutto di una serie di stratificazioni
culturali, per cui il bello si potrebbe
definire a grappolo, a costellazione,
ovvero prendendo e collegando fra loro
le varianti principali e considerando le
diverse risposte che sono state date
dalla società medesima.
Trattare il bello implica il riferimento
all’Età Classica ove καλος και αγαθος (kalòs kai agatòs), ovvero il rapporto e
l’influenza dell’estetica (aísthesis =
sensazione) sull’etica (ethikós =
costume) costituisce un fondamento
di tutta la tradizione filosofica antica.
Secondo questo presupposto, il con-
cetto di bello è unito a quello di buono.
Per di più, questa assimilazione la
possiamo rilevare in molte culture
extraeuropee, soprattutto asiatiche,
nelle quali si attribuisce al bello un
valore, quindi qualcosa che merita di
essere perseguito. La Scuola Pitago-
rica,intornoalVI-IVsecoloa.C.,afferma
che il concetto di bello si specifica ed
entra in rapporto al concetto di vero e
a quello di buono, formando ciò che si
definisce una trinità. Tali valori - il bello,
il buono e il vero - porteranno come
caratteristica intrinseca il senso della
misura. Questa particolarità è legata
all’idea di armonia, di proporzione, di
limite, già testimoniata nel Tempio di
Apollo di Delfi, dove si trova scritto che
“la misura è tutto”; ogni aspetto della
vita greca ha come ideale quello della
misura:tantoilbello,quantoilveroe
il buono si basano appunto sulla misura.
E le arti predilette per esplicare le
proporzioni matematiche perfette sono
la musica e l’architettura.
E’soloapartiredallametàdelXVIII
secolo che l’estetica, da sempre impe-
gnata nell’individuazione del bello, non
si riferisce più a concezioni astratte,
ma si impadronisce della dimensione
sensoriale.
La vista, l’udito, il tatto, non rinviano
più oltre se stessi ma legano indisso-
lubilmente l’Uomo al mondo terreno
mostrando il fascino e l’ambiguità dei
fenomeni che si succedono su di esso.
In questo contesto, ogni opera è con-
siderata a sé stante: l’arte, cioè, si
individualizza. Ma quando si comincia
a parlare di bello nella contemporaneità,
ci accorgiamo che esso si lega sempre
più ad un concetto relativistico e sog-
gettivo. Oggi, gli studiosi sono d’ac-
cordo sul fatto che si sono persi molti
punti di riferimento costanti ed è quindi
più difficile l’individuazione del bello
poichéèincrisi lastessanozionedi
bello. Nell’era moderna il bello è stato
sorpassato dall’idea di gusto.
Il bello non è più congiunto ad una
tassonomiarigida:essosièspostato
sul senso di “creazione e impondera-
bilità” (Ferrari, 2004).
Ma è anche ritenuto bello ciò che riesce
a farci pensare a partire da un senti-
mento. Come molti filosofi affermano
la bellezza non è soltanto armonia, non
è il tutto compiuto, ma è anche qual-
cosa che non sappiamo contenere
all’interno di uno sguardo e all’interno
di un giudizio. Bellezza è tutto ciò che
risveglia in noi un’idea di qualità, di
piacere e di pensiero.
Ma allora dobbiamo rassegnarci all’idea
che nel XXI secolo il bello sia una
nozione del tutto indefinibile e arbitra-
ria? Noi riteniamo di no. Certo, esso
varia in funzione del tempo, cresce,
muta a seconda dell’epoca che lo
plasma. Ma, secondo la nostra pro-
spettiva, respingiamo l’idea di accon-
discendere al relativismo estetico
imperante che tutto giustifica e perdona
in nome della libertà di espressione
artistica o della necessità funzionale.
Paolo RogniniProf. a c. Psicologia Socio-Ambientale
Università di Pisa
Il PUNTO
DI V
ISTA
Il PUNTO
DI V
ISTA
Alcuni esempi significativi di inquinamento visivo che deturpano il paesaggio. Il Professor Paolo Rognini.
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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013
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Una mappa ragionata di un iti-
nerario delle località che “scal-
dano” la nostra Italia, terra dal
“cuore caldo”, non esiste. I luoghi che
hanno in comune uno dei tanti aspetti
naturalistici peculiari della penisola (i
punti caldi) che in situazioni diverse
presentano i “campi di lava”, le distese
di sabbia nera, le fumarole e le pozze
di fango ribollente, i soffioni di vapore,
le imponenti cascate e le lingue di
magma vulcanico che diramano da
crateri ancora in attività, in un prossimo
futuro potranno essere evidenziati
dall’Associazione Città di Identità ANCI-
RES TIPICA che sta esaminando la
proposta di Co.Svi.G, cui aderiscono i
Comuni geotermici Toscani, e di altri
Comuni promotori. Il Consorzio cui
aderiscono i Comuni dell’area geoter-
mica della Toscana ha deciso di condi-
videre le proprie esperienze con tutti
i Comuni d’Italia ricchi di scaturigini di
acque sia minerali che termo-minerali,
ma anche caratterizzati da altri interes-
santi fenomeni, come quello eviden-
Alla ricerca del cuore caldo dell’ItaliaIl Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, in occasione dei suoi primi 25 anni di attività, vuole individuare
i “punti caldi“ del nostro Paese puntando sul fatto che questi luoghi, apprezzati fin dai tempi dei romani e degli
etruschi, autentici esploratori di queste realtà, rappresentano una preziosa peculiarità naturalistica della penisola
invirtùdeipaesaggimagnificiesurreali:campidi lava,fumarole,soffionidivapore.Loscopodelprogettoèdi
promuovere un’Associazione di identità, aderente a Res Tipica ANCI, dedicata alle “terre dal cuore caldo” senza
scopo di lucro, per la promozione e la valorizzazione di questi territori, luoghi che per la propria natura sono diversi
se non unici ed esclusivi.
Gli aspetti naturalistici e i magnifici paesaggi delle
“terre dal cuore caldo” costituiscono una grande risorsa
da promuovere per scopi turistici
ziato in alcuni comuni del salernitano,
dove si manifesta il degassamento
naturale dal suolo, le cosiddette
Mofete, intendendo con tale termino-
logia una miscela di gas naturali (CO2,
SO2-anidridesolforosa-,H2S-acido
solforico-, elio, metano, azoto, idrocar-
buri aromatici ed altri gas), che risa-
lendo dalle profondità della Terra
trovano, come via preferenziale, faglie
e fratture. Alcuni Comuni hanno già
evidenziato queste forme di promo-
zione del territorio, ad esempio, nel
comprensorio comunale di Oliveto Citra
sono stati organizzati i “sentieri delle
mofete”, dove sono state riscontrate
ben dieci venute di gas, con o senza
la presenza di acqua. Queste “Mofete”
costituiscono un sito di particolare
interesse geologico definito “Geosito”.
In questo particolare fenomeno,
durante la risalita dalla profondità della
Terra, questi gas possono intercettare
la falda acquifera dando vita spesso a
manifestazioni spettacolari con la for-
mazione di soffioni e/o geyser; in altri
casi il degassamento avviene senza
l’intercettazione della falda, in questi
casi si assiste alla visione sul suolo di
zone in assenza completa di vegeta-
zione e con forte odore di zolfo. Tra
queste la più estesa è certamente la
“Varchera” o sorgente solfurea, visibile
persino dalle immagini da satellite.
UN’IDENTITÀ CULTURALE DA RISCOPRIREE’ questa l’indagine che vuole portare
avanti il Consorzio per lo Sviluppo delle
Aree Geotermiche, in occasione dei
suoi primi 25 anni di attività, tra cultura
della sostenibilità e una grande capacità
di creare relazioni con le istituzioni,
mondo universitario e delle ricerca, e
i mass media, in collaborazione con
Energeo, puntando sul fatto che tutti
questi luoghi hanno un “futuro remoto”
che sembra mai stato vissuto e “un’i-
dentità culturale” ben definita che
affonda le radici ai tempi dei romani e
degli etruschi, autentici esploratori di
queste realtà, dando una peculiarità ad
uno dei tanti aspetti naturalistici della
penisola e ai magnifici paesaggi, quasi
sempre surreali ed unici. “Lo scopo
del progetto - avverte il direttore gene-
rale del Consorzio Sergio Chiacchella
- è di promuovere un’Associazione,
dedicata alle Terre dal cuore caldo,
senza scopo di lucro per la promozione
e la valorizzazione di questi territori
ossia luoghi che per la propria natura
sono diversi se non esclusivi”. Il campo
di ricerca si dovrà allargare alle zone
caratterizzate da geyser (fenomeno
che prende il nome dal sito islandese
di Geysir in cui questo getto di vapore
e acqua calda si manifesta da millenni)
e da rocce laviche ricche di muschi e
licheni, dove convivono colonie di
uccelli marini lungo le coste. La dimo-
strazione che esiste un’energia termica
all’interno della terra, è ormai un fatto
certoebenconosciuto.Vulcani,sor-
genti termali, tracce di crateri, soffioni
e geyser documentano bene la pre-
senza di un calore interno alla Terra
che fluisce verso l’esterno.
LA POSITIVA ESPERIENZA DELL’ISLANDASi ricorda ancora l’intervento dell’islan-
dese Olafur Flovenz, Direttore del
prestigiosoIstitutoGeofisicoeVulca-
nologico ISOR, al Convegno “Il calore
della terra: conoscere per capire e
condividerne l’uso”, svoltosi lo scorso
dicembre, nel Teatro Comunale di Pian-
castagnaio, sull’Amiata, che ha spie-
gato:“L’Islanda è un paese che sfrutta
intensamente le sorgenti di acqua calda
presenti, mediante il riscaldamento di
intere città e la produzione di energia
elettrica, ma uno degli effetti più spet-
tacolari dell’Islanda sono i geyser.
I Geyser sono delle sorgenti termali
zampillanti e intermittenti. Essi sono
costituiti da pozzi naturali che raggiun-
gono profondità elevate all’interno del
sottosuolo e che si riempiono d’acqua
grazie alle sorgenti superficiali o alle
acque piovane. I Geyser emettono
vapori e acque calde contenenti
sostanze minerali, costituite da calcare
e da silice, che si depositano intorno
all’orifizio. Questi fenomeni sono stati
studiati soprattutto in Islanda, dove la
popolazione ha creduto nella promo-
zione del territorio, promuovendolo in
tutto il mondo come incomparabile ed
irripetibile, presentando l’ambiente
come competitivo in tutto il mondo. E’
evidente che è stato fatto un grande
salto di qualità nell’affermazione turi-
stica del nostro territorio”.
Questi fenomeni costituiscono l’altra
faccia delle località termali il cui sfrut-
tamento delle sorgenti risale a migliaia
di anni prima della nascita di Cristo ed
è legato alle virtù terapeutiche di cui
le loro acque sono dotate. “Le acque
termali sono abbastanza diffuse proprio
in quelle località dove il magma, nelle
aree vulcaniche e non, è più vicino alla
superficie oppure dove la sismicità
è elevata” ricorda Alessandro Sbrana,
del Dipartimento di Scienze della Terra
dell’Università degli Studi di Pisa .
“Evidentemente - spiega lo studioso
- la conformazione della crosta terrestre
in quei punti comporta la possibilità
che l’acqua, o meglio che alcune falde
acquifere, possono trovarsi in corri-
spondenza di strati profondi di roccia
impermeabile calda. Le falde acquifere
si formano grazie alla proprietà naturale
del terreno e della roccia di essere
permeabili, per lo più per fratturazione
legata ai sismi e quindi di consentire
all’acqua di infiltrarsi durante la sua
discesa in profondità in corrispondenza
delle rocce calde. Le acque dei sistemi
termali si alleggeriscono e risalgono
spesso ricche in gas e vapore. Rag-
giunta la superficie, analogamente ai
fenomeni vulcanici,la miscela d’acqua
idrotermale e gas fuoriesce talvolta in
INIZ
IATI
VE
INIZ
IATI
VE
Il geologo e vulcanologo islandese Olafur Flovenz.LarubricadellaTGRBellitalia,curatadaMarcoHagge(nellafoto)hadatoampiospaziospazioalparconaturalisticodelleBiancaneneipressi di Monterotondo Marittimo dando il via a quello che dovrebbe essere un percorso alla ricerca del cuore caldo d’Italia. Inalto:GiorgioRanallistudiosodifamamondialedelleScienzedellaTerra.
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Anno VI - marzo/aprile 2013
LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE
ENZO FERRARIStoria e Glorie dell’AutomobilismoModeneseTesti: Leo Turrini con i contributi di Adolfo Orsi, Raffaele Gazzi,Sandro Grimaldi, Gianni CancellieriEdizione: Museo Casa Enzo Ferrari
“Ogni storia, bella o brutta che sia, ha il suo inizio.
Spesso assolutamente normale, quasi anonimo.
Ed è stato così anche per mio padre, la sua avven-
tura è cominciata tra le mura di questa Casa - Scrive
Piero Ferrari, ricordando suo padre Enzo, nella prefazione
del libro edito da Museo Casa Enzo Ferrari. - “Non è mai semplice, per un
figlio, confrontarsi con la figura del genitore. La vicenda di Enzo Ferrari, poi,
è stata raccontata talmente tante volte da lasciare poco spazio all’ immagi-
nazione. Eppure ,mio padre di immaginazione si è nutrito. Intendo immagina-
zione come capacità di sognare, voglia di osare, desiderio di stupire”. Il racconto
fattodaquest’operaèunico.SicapisceperchélaFondazioneCasaNatale
Enzo Ferrari, la sua città ha voluto dedicargli un Museo nella casa dove nacque
il 18 febbraio 1898. Una storia tutta da leggere.
“2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni” Autore: Jorg Randers Edizione Ambiente
Il Rapporto al Club di Roma “2052: scenari globali per i prossimi
quarant’anni” approfondisce le grandi tematiche del nostro futuro
affrontate nel 1972 dallo storico volume “I limiti dello sviluppo” che, per
la prima volta, mise in discussione l’ideale di crescita permanente. In
questo nuovo Rapporto - pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente a cura
del direttore scientifico delWWF ItaliaGianfrancoBologna - Jørgen
Randers, uno dei co-autori de “I limiti dello sviluppo”, si focalizza sui
prossimi 40 anni e solleva alcune domande scomode.
Quanti esseri umani potrà sostenere il pianeta? Quali nazioni prospereranno
e quali soffriranno? Crollerà la fede nella crescita infinita? Il passaggio
alla superiorità economica cinese avverrà in pace? Il
cambiamento climatico in atto sarà fuori controllo?
Il Professor Jørgen Randers lavora sulle questioni
climatiche e le analisi di scenario presso la Norwegian
Business School. Svolge attività accademica e
di formazione a livello internazionale in materia
di sviluppo sostenibile e clima, è membro non
esecutivo di un nutrito numero di organi sociali e
autore di numerosi libri e articoli scientifici.
grande quantità e ad alta temperatura.
La possibilità di utilizzare queste emis-
sioni, talvolta ricche di sali, a causa del
contatto ed interazione chimica con
rocce calde di diversa costituzione e
spesso solubili, durante il percorso, ha
sempre incuriosito l’uomo”. Il Profes-
sor Giorgio Ranalli del Department of
Earth Sciences, Carleton University di
Ottawa (Canada), rassicura che non
ci sono rischi di contenimento di queste
manifestazioni spontanee della crosta
terrestre. “Di fatto, - dice - la Terra, la
cui perdita totale ammonta a 42 TW
corrispondenti a 10 23 J/anno, di molti
ordini di grandezza superiore all’energia
liberata dai terremoti, si raffredda
perché il fenomeno è imputabile per
due terzi alla radioattività delle rocce
e per un terzo dal raffreddamento della
litosfera, aspetto comunque assoluta-
mente trascurabile anche in tempi
geologici (< 100 °C/Ga dove Ga = 1
miliardo di anni)”. Quindi? Si fa in
tempo a saperne di più su cosa succede
nelle regioni italiane. Un dato c’è già.
Il territorio, in Italia, più ricco di acque
sia minerali che termo-minerali, con il
numero più alto di “punti caldi” è la
Campania, che risulta essere una delle
regioni più rappresentative in tal senso;
infatti, nella sola isola d’Ischia vi sono,
sia per numero sia per densità, la mag-
gior parte di fonti di acque termali ed
esse rappresentano circa l’80%, di
tutte le autorizzazioni che la Regione
ha concesso nella sola provincia di
Napoli. Il resto lo si potrà conoscere
grazie all’iniziativa presa dal Co.Svi.G.
che insieme ad altri Comuni, vuole
individuare le “terre dal cuore caldo”
del nostro Paese. L’esplorazione può
partire. L.L.
Alla ricerca del cuore caldo dell’Italia
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