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ANNO XXXI N° 15 - 20 Aprile 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno La speranza torna a far sorridere l’uomo avvilito dal peccato Cristo morto e risorto è una risposta per tutti e per tutto Buona Pasqua Buona Pasqua, è un augurio che ci scambiamo tradizionalmente in questa solennità. Ma, forse, se ci chiedessero che cosa vogliamo dire con tale augurio, faremmo fatica a spiegarci, non tanto perché manchiamo di parole, ma perché la consuetudine nasconde ciò che vorremmo augurarci reciprocamente. Noi cristiani celebriamo la resurrezione di Gesù dopo essere stato crocifisso e sepolto nel sepolcro scavato nella pietra. Celebriamo, quindi, Colui che era morto ed è tornato in vita. Se il mistero più grande che avvolge la vita umana è la sua ineluttabile morte, ancora più grande è che qualcuno sia uscito vivo, benché trasformato, dal sepolcro per non morire mai più. Ma è proprio questo che noi cre- diamo, ed è proprio perché crediamo questo che siamo cristiani. Quindi, buona Pasqua significa innanzitutto una professione di fede: “io credo che Gesù è risorto dai morti”. Per questo facciamo festa. Ma augurare buona Pasqua significa qualcosa di più: non solo io credo, ma ti auguro di entrare anche tu in questa fede, di fare anche tu questo passaggio (pasqua significa passaggio) a credere che, Colui che era morto e ora vive, è il Figlio di Dio. A credere, cioè, che, se in Lui è stata vinta la morte corporale, c’è speranza che anche ogni altra morte (ogni peccato, ogni fallimento, ogni sco- raggiamento, ogni male che ci affligge …) possa essere superato. L’augurio della Pasqua è, quindi, quello di recuperare la spe- ranza: alla fine di tutto - nonostante le tante croci - c’è la luce, non l’oscurità; c’è la vita non il nulla; c’è una persona amica e non il vero nemico che è il male. Se la Pasqua è questo, auguro a tutti di ritrovare il fondamento ultimo di ogni speranza: Gesù il Signore risorto. Cristo nostra spe- ranza è risorto ed è vivo. Ravviviamo in Lui la nostra speranza. Buona Pasqua. + Carlo Bresciani vescovo Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Pasqua del 1989 così scriveva: “L’uomo è amato da Dio! È questo il semplicissimo sconvolgente annuncio che la Chiesa deve all’uomo. La parola e la vita di ciascun cristiano possono e debbono far risuonare questo annuncio: Dio ti ama! Cristo è venuto per te! Per te Cristo è Via, Verità, Vita” Tutti abbiamo bisogno di questo annuncio perché siamo soli. Auguri allora a tutti i nostri Lettori da parte della Direzione e Redazione de “l’Ancora” IV incontro formativo diocesano con Padre Giulio Albanese “Alle periferie del mondo. La testimonianza cristiana al passo di Papa Francesco”. A pag. 4

Anno xxxi n 15 20 aprile 2014

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Page 1: Anno xxxi n 15 20 aprile 2014

ANNO XXXI N° 15 - 20 Aprile 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

La speranza torna a far sorridere l’uomo avvilito dal peccatoCristo morto e risorto è una risposta per tutti e per tutto

Buona PasquaBuona Pasqua, è un augurio che ci scambiamo tradizionalmente

in questa solennità. Ma, forse, se ci chiedessero che cosa vogliamodire con tale augurio, faremmo fatica a spiegarci, non tanto perchémanchiamo di parole, ma perché la consuetudine nasconde ciò chevorremmo augurarci reciprocamente.

Noi cristiani celebriamo la resurrezione di Gesù dopo essere statocrocifisso e sepolto nel sepolcro scavato nella pietra. Celebriamo,quindi, Colui che era morto ed è tornato in vita. Se il mistero piùgrande che avvolge la vita umana è la sua ineluttabile morte, ancorapiù grande è che qualcuno sia uscito vivo, benché trasformato, dalsepolcro per non morire mai più. Ma è proprio questo che noi cre-diamo, ed è proprio perché crediamo questo che siamo cristiani.

Quindi, buona Pasqua significa innanzitutto una professione difede: “io credo che Gesù è risorto dai morti”. Per questo facciamofesta.

Ma augurare buona Pasqua significa qualcosa di più: non soloio credo, ma ti auguro di entrare anche tu in questa fede, di fareanche tu questo passaggio (pasqua significa passaggio) a credereche, Colui che era morto e ora vive, è il Figlio di Dio. A credere,cioè, che, se in Lui è stata vinta la morte corporale, c’è speranzache anche ogni altra morte (ogni peccato, ogni fallimento, ogni sco-raggiamento, ogni male che ci affligge …) possa essere superato.

L’augurio della Pasqua è, quindi, quello di recuperare la spe-ranza: alla fine di tutto - nonostante le tante croci - c’è la luce, nonl’oscurità; c’è la vita non il nulla; c’è una persona amica e non ilvero nemico che è il male.

Se la Pasqua è questo, auguro a tutti di ritrovare il fondamentoultimo di ogni speranza: Gesù il Signore risorto. Cristo nostra spe-ranza è risorto ed è vivo. Ravviviamo in Lui la nostra speranza.

Buona Pasqua.+ Carlo Bresciani

vescovo

Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Pasqua del 1989 così scriveva:

“L’uomo è amato da Dio! È questo ilsemplicissimo sconvolgente annuncio

che la Chiesa deve all’uomo. La parola e la vita di ciascun cristiano possono e debbono

far risuonare questo annuncio: Dio ti ama! Cristo è venuto per te! Per te Cristo è Via, Verità, Vita”Tutti abbiamo bisogno di questo

annuncio perché siamo soli.

Auguri allora a tutti

i nostri Lettori da parte della

Direzione e Redazione de “l’Ancora”

IV incontro formativo diocesano

con Padre Giulio Albanese

“Alle periferie del mondo. La testimonianza cristiana al passo

di Papa Francesco”.

A pag. 4

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Anno XXXI

20 Aprile 20142

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Parola del SignorePASQUA DI RESURREZIONE A

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Nel giorno dopo il sabato, Maria di

Màgdala si recò al sepolcro di buon mat-

tino, quand’era ancora buio, e vide che la

pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dal-

l’altro discepolo, quello che Gesù amava,

e disse loro: “Hanno portato via il Signore

dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno

posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme

all’altro discepolo, e si recarono al sepol-

cro. Correvano insieme tutti e due, ma

l’altro discepolo corse più veloce di Pietro

e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi,

vide le bende per terra, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro che lo

seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le

bende per terra, e il sudario, che gli era

stato posto sul capo, non per terra con le

bende, ma piegato in un luogo a parte. Al-

lora entrò anche l’altro discepolo, che era

giunto per primo al sepolcro, e vide e cre-

dette. Non avevano infatti ancora com-

preso la Scrittura, che egli cioè doveva

risuscitare dai morti

(VANGELO DI GIOVANNI

CAP. 20 VERSETTI 1-9)

Maria di Magdala, di fronte alla scena delsepolcro vuoto rimane sconcertata, hapaura che qualcuno abbia rubato il corpomortale del suo maestro, ha paura di nonpoterlo lavare e accudire con gli aromi chesi era portata dietro, e corre dai discepoli aportare loro questa notizia. Subito Pietro eGiovanni si mettono a correre per consta-tare di persona che cosa è successo. Gio-vanni, più giovane, corre più veloce e arrivaprima, ma rispettoso di Pietro aspetta il suoarrivo. Giovanni entrando nel sepolcro, notaqualcosa di formidabile che lo colpisce, chegli fa capire che il corpo del Cristo non èstato rubato; il discepolo capisce che è suc-cesso qualcosa d’incredibile, dopo aver vistoil sudario comprende, anzi VIDE E CRE-DETTE che il Cristo Signore era risorto, suquel lenzuolo vede la potenza dell’Altissimo,vede la Trasfigurazione, vede la Resurre-zione, per primo vede la Sacra Sindone.In questo momento, come dopo un lungoparto, nasce la Chiesa, nasce il popolo cri-stiano, il popolo che ha visto la grande luceche splende nelle tenebre, il popolo della spe-ranza. I cristiani, da questo giorno, diventano

testimoni dell’incredibile, testimoni del-l’amore di Dio per gli uomini, testimoni del-l’incontro tra cielo e terra.La pietra rimossa apre la strada verso la terrapromessa, è il passaggio dalla schiavitù delpeccato alla libertà dei figli di Dio. D’ora inpoi niente sarà più uguale a prima, è finita lalunga notte dell’umanità, nasce un nuovomondo. “Farò nuove tutte le cose” dice il Si-gnore, e questa novità parte da qui, dalla re-surrezione di Gesù.Resurrezione che comporta nuovi incontri

con i discepoli, che diventano i testimoni di

una realtà sconvolgente: Il Signore è risortoed è apparso vivo “ . I discepoli sono i testimoni di questoevento, ed essi hanno trasmesso a tutti noiquesta verità salvifica, e noi abbiamo inloro testimoni veraci, non creduloni, comeci attesta Tommaso, colui che vuole vederee toccare, (grazie Tommaso), o come diceGiovanni nella sua Prima Lettera : “Ciò cheera fin da principio, ciò che noi abbiamoudito, ciò che noi abbiamo veduto con i no-stri occhi, ciò che noi abbiamo contemplatoe ciò che le nostre mani hanno toccato,ossia il Verbo della vita… Noi lo annun-ziamo anche a voi, perché anche voi siatein comunione con noi. La nostra comu-nione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cri-

sto. Questo vi scriviamo, perché la vostragioia sia piena.”Chiediamo al Signore la grazia di poter cele-brare questa Pasqua risorgendo a vita nuovainsieme a Lui.Vi auguro una buona Pasqua e una felice Re-surrezione insieme a Gesù. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:

IL CRISTO RESUSCITATO

FA DELLA VITA DELL’UOMO

UNA FESTA CONTINUA

(Atanasio il Grande)

Fermo 11.04.2014 - In questi

giorni abbiamo appreso, dopo

l’allarme lanciato dal Ministro

degli Interni, del grande nu-

mero di sbarchi avve-

nuti in Sicilia. Molti, a

causa delle guerre in

atto o delle situazioni di

estrema povertà, cer-

cano pace e dignità

anche nel nostro paese.

Questo fatto ci inter-

pella in sé come uomini

e credenti, ma ora più

concretamente da

quando alla prefettura

di Fermo è stato chiesto

di accogliere 50 rifugiati poli-

tici. In sinergia con la Prefet-

tura, il Comune di Fermo, le

forze dell’ordine, le istituzioni

deputate alla sanità, la nostra

Chiesa locale, attraverso la Ca-

ritas diocesana, la Fondazione

Caritas in Veritate e l’ente Se-

minario, ha messo a disposi-

zione uno spazio interno al

Seminario e alcuni operatori,

come il Rettore del medesimo,

le Piccole Sorelle Jesus Chari-

tas, i diaconi impegnati nella

gestione della Casa di spiritua-

lità Villa Nazareth, i seminari-

sti e volontari che da ieri

stanno preparando l’ambiente

con un grande lavoro per l’ac-

coglienza. Questa notte, da

Roma dove partiranno dopo le

ore 21.00, arriveranno i rifu-

giati: ancora non sap-

piamo di quale

nazionalità sono, chi

sono, quanto tempo

staranno, ma sap-

piamo chi, in loro, ci

visiterà per questa Pa-

squa 2014: il Signore

Gesù, Crocifisso e Ri-

sorto. Con loro e con

Lui faremo un tratto

di cammino insieme,

perché questa situa-

zione di emergenza si tra-

sformi in un’occasione per

realizzare quella che Papa

Francesco chiama “mistica

della fraternità”.

Curia Arcivescovile di Fermo

“Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35b)

Nessun segnale di ripresa sul fronte del mercatodel lavoro. Nubi dense per un settore che èsempre più in crisi. Secondo la Cisl, infatti,oltre 220mila lavoratori rischiano di perdere ilposto di lavoro nel primo trimestre del 2014.In particolare si tratta di 223.165 persone incassa integrazione straordinaria e in deroga.L’Osservatorio del sindacato sottolinea dati in-quietanti per cui i lavoratori in cassa sono circa500mila, con un monte di ore autorizzate amarzo che tocca la soglia dei 100 milioni, conun aumento del 2,1% rispetto a marzo 2013 edel 2,4% rispetto a febbraio. Nel primo trimestre,sottolinea il segretario confederale della Cisl,Luigi Sbarra, “è di nuovo crescente la dinamicadella cassa integrazione, che torna a toccare lasoglia dei 100 milioni di ore autorizzate nelmese di marzo. Da oltre un anno si continua aosservare un graduale cambiamento nella com-posizione interna: in particolare è andata cre-scendo quella che si può considerare la compo-nente strutturale, con un passaggio da Cigo,che si riduce, a Cigs, che aumenta, indicativadi crisi lunghe e ristrutturazioni”. Quelle rilanciateoggi dalla Cisl sono cifre che ripropongono,semmai ce ne fosse bisogno, una cruda realtàche tocca la sofferenza di tante persone. Numerie statistiche, dietro cui sono ben visibili volti

sofferenti e disperati. Anche perché, come hapiù volte ribadito il cardinale Angelo Bagnasco,presidente della Cei, “la gente sente nella propriacarne il problema dell’occupazione e del lavoroper tutti, in particolare per il mondo giovanile”.Da qui l’auspicio al governo, sono sempreparole del cardinale Bagnasco, “a mettere inmovimento la crescita e lo sviluppo, in modoche l’economia e il lavoro creino non solo pro-fitto, ma occupazione reale in Italia”. Il lavoro,dunque, come primo problema da affrontare.Mancano poche settimane al 1° maggio, lafesta del lavoro: non vorremmo che questa ri-correnza divenisse in un futuro non troppo lon-tano la festa del lavoro (che non c’è).

CRESCE LA CASSA INTEGRAZIONE

Il 1° maggio resti la festa del lavoro

A Grottammare i “pellegrini nel cyberspazio”Dal 12 al 14 giugno si svolgerà il primo meeting nazionale dei giornali cattolici OnLine organizzato da l’Ancora on line, dalla Federazione Italiana Stampa cattolica,dall’Agenzia Internazionale cattolica Zenit, dall’Agenzia Sir e dalll’ordine dei giorna-listi delle Marche.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è te-nuto giovedì 10 aprile presso la Sala Consiliaredel Comune di San Benedetto del Tronto, l’in-contro dialogo con i Dirigenti, con gli Assessorialle Politiche Scolastiche e con gli Alunni, daltitolo “Per una Scuola che educa”, inseritonella  settimana dell’Educazione organizzatadalle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Bene-detto del Tronto, in preparazione dell’incontronazionale con le scuole dal titolo “La Chiesaper la scuola”.

Dopo l’introduzione del prof. Mario Gabrielli,dell’assessore Margherita Sorge, e di don PaoloSabatini, responsabile della Pastorale Giova-nile, scolastica e degli Oratori della Diocesi diAscoli Piceno, ha preso la parola il Vescovo

Carlo che ha parlato del ruolo della scuolanell’educazione delle nuove generazioni:“Conosciamo molto bene qual è l’interesse

della Chiesa per l’educazione e per la scuola e

sappiamo bene che la Chiesa ha sempre portato

la cultura, come nelle missioni, fondando le

scuole, perché una

fede che è priva di

cultura è una fede

che è povera, che

non è ragionata e

che non aiuta una

persona a svilup-

pare le sue doti.”

Per una scuola che educa

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3Anno XXXI

20 Aprile 2014 PAG

PER TUTTI: CREDENTI E NON

Giù mani e tastiereda Papa FrancescoDifficile pensare che Papa Francesco volesse inqualche modo rispondere a tutti quegli editoria-listi e commentatori italiani che in queste ore glihanno attribuito il “merito” per l’introduzione inItalia della fecondazione eterologa e del matri-monio gay. Però il Papa ha parlato e quindi ci li-mitiamo a registrare le sue parole rivolte al Bice(Bureau International Catholique de l’Enfance)e senza alcun intento esegetico: “Occorre riba-dire il diritto dei bambini a crescere in una fami-glia, con un papà e una mamma capaci di creareun ambiente idoneo al suo sviluppo e alla suamaturazione affettiva. Ciò comporta al tempostesso sostenere il diritto dei genitori all’educa-zione morale e religiosa dei propri figli”.

Poi ha voluto aggiungere altre parole: “A questoproposito vorrei manifestare il mio rifiuto perogni tipo di sperimentazione educativa con ibambini. Con i bambini e i giovani non si puòsperimentare. Gli orrori della manipolazioneeducativa che abbiamo vissuto nelle grandi dit-tature genocide del secolo XX non sono spariti;conservano la loro attualità sotto vesti diverse eproposte che, con pretesa di modernità, spingonoi bambini e i giovani a camminare sulla stradadittatoriale del pensiero unico”. Noi ci guar-diamo bene dal tirare il Papa per la veste bianca,ma potremmo essere tentati di applicare alla re-altà italiana queste sue parole. Ovviamente nonlo facciamo, perché ci siamo imposti di non“strumentalizzare” mai le parole di Papa Fran-cesco nell’agone pubblico. Non le piegheremomai alle ragioni della politica. Magari le utiliz-zeremo per riflettere insieme sulla loro squisitadimensione antropologica. Nel frattempo vor-remmo sommessamente consigliare un’analogaprudenza ai tanti (troppi) laici e laicisti che“usano” il Papa a tutto spiano. Non dovremmodirlo, ma vale per noi come per loro: “Giù lemani dal Papa”. Il Papa parla così chiaro che nonha bisogno di esegeti, ma solo di ascoltatori one-sti. Di cuore e di mente. 

In attesa della canonizzazione di Giovanni Paolo II, ricordi del nostro vescovo emerito Mons. Gervasio Gestori

“SI RICORDI CHE…”

San Giovanni Paolo II - Alcune memorie personali

Stazione quaresimale Diocesana

Venerdì 11 aprileVicaria B. Assunta PallottaPatrignone

Piazza

Chiesa S. Maria in Viminato

Ero andato in udienza con un

piccolo gruppo di Vescovi. Siamo

nel 1992: il Papa stava ancora bene

in salute, nonostante il gravissimo

attentato di anni prima. Natural-

mente l’ansia, non priva di com-

mozione, mi faceva battere forte il

cuore.

Da alcuni mesi avevo ricevuto

il mandato di guidare il nuovo Co-

mitato della Conferenza Episco-

pale Italiana per gli aiuti caritativi

ai Paesi in via di sviluppo. Avevo

spiegato brevemente al Santo

Padre questo mio compito e mi

stavo già allontanando, quando mi

sento richiamare. Con quella sua

voce baritonale ancora bellissima

Giovanni Paolo II mi disse: “Si ri-

cordi che è difficile fare bene il

bene”. Sul suo grande volto lo

sguardo appariva affettuoso, ma il

tono era serio. Avrei sperimentato

largamente nei mesi successivi

come veramente fosse difficile

compiere bene il bene, perché si

può errare nei contenuti, la scelta

dei destinatari da aiutare potrebbe

risultare sbagliata, ed anche le in-

tenzioni di chi opera o chiede non

sempre sono le più rette.

Avevo incontrato personal-

mente il Papa già qualche anno

prima, nel maggio 1983, quando

era venuto a Milano per parteci-

pare al Congresso Eucaristico Na-

zionale, ed aveva fatto visita al

Seminario di Venegono, cele-

brando l’Eucaristia per i seminari-

sti e con oltre un migliaio di

sacerdoti lombardi. Allora mi ero

trovato a dover accompagnare il

Santo Padre nell’appartamento per

un breve riposo, subito dopo il

pranzo, e sotto i portici gli stavo

mostrando i luoghi della vita quo-

tidiana dei giovani aspiranti al sa-

cerdozio. Passando davanti al

Rettorato gli chiesi una particolare

benedizione per me e per il mio

ministero di formatore alla vita pa-

storale di tanti seminaristi. Custo-

disco grato la memoria nel cuore.

In seguito a Roma ebbi la pre-

ziosa opportunità di concelebrare

la Santa Messa mattutina nella sua

Cappella privata per ben due volte.

Ritrovo ora le date precise nella

mia agenda: 7 gennaio 1992 e 16

dicembre 1995. In quelle circo-

stanze l’emozione fu ancora più

forte quando, dopo l’Eucaristia,

uscendo dalla Cappella, il Papa

volle salutare personalmente i

pochi presenti, che avevano avuto

la gioia di gustare momenti ricchi

di spiritualità. Giovanni Paolo II

viveva la sua Messa con un tale

trasporto anche esteriore, che col-

piva immediatamente quanti non

potevano limitarsi ad essere solo

spettatori. Quella sua intensa fede

mi è ancora vivamente impressa,

perché aveva qualcosa di tangibile

e di affascinante: lasciava perce-

pire che stava parlando con Qual-

cuno, che era a contatto con il

Signore. Difficilmente si potranno

dimenticare momenti come quelli.

Da vescovo non mi sono man-

cate diverse occasioni per incon-

trare il Papa e per chiedere a Lui

una particolare benedizione per la

Diocesi che aveva affidato alle mie

cure pastorali. Ricordo la visita ad

limina, cioè quella speciale

udienza che tutti i vescovi del

mondo hanno con il Papa ogni cin-

que anni. Insieme ai confratelli

delle Diocesi marchigiane pran-

zammo con lui, che anche a tavola

volle conoscere affabilmente le si-

tuazioni delle nostre singole

Chiese locali. Mi chiedevo dove

trovasse la forza anche fisica di vi-

vere giornate umanamente quasi

impossibili per la loro intensità.

Nel gennaio 1998 ebbi la for-

tuna di seguire il Papa nella sua vi-

sita pastorale all’isola di Cuba. Mi

fu dato il privilegio di concelebrare

con lui la santa Messa nelle quattro

principali città della grande isola

caraibica. L’ultima solenne cele-

brazione nella Plaza de la Revolu-

cion a La Havana, davanti ad un

milione di persone, fu un momento

straordinario, vissuto da Giovanni

Paolo II con una tale soddisfa-

zione, che traspariva nelle parole e

dal volto raggiante di gioia. Sopra

il palco dell’altare, sulla facciata di

un grattacielo, era stata distesa

un’enorme scritta: Jesu Cristo en ti

confio. Quante volte lungo il suo

pontificato aveva gridato, special-

mente ai giovani: “Non abbiate

paura!”. Sì, il Signore è con noi, è

sempre con noi.

Dopo la partenza del Papa

dall’isola, Fidel Castro ricevette

privatamente alcuni Cardinali sta-

tunitensi. Ebbi la possibilità di es-

sere introdotto anch’io. Presentato

dall’Arcivescovo della Capitale

cubana, con un qualche ardire

chiesi al Leader maximo che cosa

pensasse di Giovanni Paolo II. Con

una punta di enfasi, ma anche di

orgoglio, confessò: “Noi piccola

isola, ma lui grande uomo, perso-

naggio mondiale, capo affascinante

della Chiesa cattolica, ricco di

fede”. L’uomo famoso per tante

battaglie politiche e sociali mi ap-

pariva non solo convinto, ma

anche intimamente commosso.

Forse queste parole potrebbero

essere una sintesi di quello che è

stato davanti al mondo l’indimen-

ticabile Giovanni Paolo II, la cui fi-

gura ha saputo conquistare milioni

di persone dei cinque continenti,

durante i suoi travagliati anni di

guida del Popolo di Dio.

Ora, anche a seguito di quanto

richiesto durante i suoi funerali in

Piazza S. Pietro (ricordate gli stri-

scioni con la scritta: Santo subito),

abbiamo la gioia di poterlo vene-

rare pubblicamente. Il grande Pon-

tefice, ormai arrivato alla vita

eterna, vive accanto al cuore di

Gesù, ci è ancora vicino. Più di

prima.

+ Gervasio Gestori

Vescovo

Sabato 12 aprile 2014, S.Ecc. Mons. Luigi Conti,

Arcivescovo di Fermo e Amministratore apostolico

della Diocesi di Ascoli Piceno, ha convocato alle ore 12

nella Sala del Fogolino dell’Episcopio,tutti i sacerdoti e diaconi

e ha comunicato che Papa Francescoha nominato Mons. Giovanni D’Ercole

(Vescovo Ausiliare de L’Aquila) Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno.

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4 Anno XXXI

20 Aprile 2014PAG

Un titolo di grande interesse quello del IV in-

contro formativo diocesano, svoltosi nella

serata di mercoledì 9 aprile presso il Cineteatro

San Filippo Neri di San Benedetto del Tron-

to.

L’incontro è stato caratterizzato dalla presenzadi Padre Giulio Albanese, uno dei più importantiesponenti italiani del mondo missionario, nonchédella carta stampata. Un personaggio di pri-m’ordine che ha sempre avuto un legamespeciale con la nostra Chiesa Truentina. Il Ve-scovo Carlo ha introdotto Padre Giulio, con ilquale ha condiviso molte attività, definendolouno dei più grandi conoscitori del mondo afri-cano, non soltanto ecclesiale, ma anche econo-mico e sociale.L’oratore ha esordito affermando che «maicome oggi è necessario divulgare, gridare la“Buona notizia”». Ed ha aggiunto come ilnostro tempo sia caratterizzato dalla «divarica-zione degli estremi» (povertà e ricchezza) incui lo spazio e il tempo subiscono continue ac-celerazioni, grazie ai nuovi mezzi come internet

che ha innescato una vera e propria dipendenza.“È un tempo il nostro senza precedenti –hadetto padre Giulio – e spesso noi cristiani cisiamo dentro senza un giusto discerni-mento”. A noi cristiani è chiesto di Evan-

gelizzare che significa «globalizzazioneintelligente e perspicace di Dio». “Dob-biamo recuperare le motivazioni fonda-mentali del ns. cristianesimo: essere cri-stiano non per dovere, ma per scelta libera;è esperienza, è incontro con Gesù, soltantoallora si è capaci di condividere con ifratelli vicini e lontani”. A questo punto,p.Giulio si è soffermato sulla «Missione»che ci attende e che ha come cuore la«Periferia» dall’ampia dizione, principal-

mente quella“Esistenziale”

che troviamo inmoltissimi am-bienti sociali e po-litici, nel mondogiovanile: “ilgrande assente”.Occorre entrare intante «Frontiere»quali quelle dellacomunicazione(internet, giorna-lismo), quelle dell’economia. Avviandosi allaconclusione p. Giulio ci ha detto:”Papa Francescoci invita a cercare i poveri in ogni casa, i poverinon son un’invenzione...occorre sporcarsi le

mani, non basta fare un sms per aiutare e quindilavarsi la coscienza. Dobbiamo sperimentare«Empatia», assumere i sentimenti dell’altro,provare compassione e avere la forza di amarecome Gesù”. Le parole del Missionario sonostate seguite con attenzione ed interesse susci-tando varie domande tra il pubblico alle qualip.Giulio ha risposto aggiungendo altri preziosisuggerimenti. M.C.

IV incontro formativo diocesano con Padre Giulio Albanese

“Alle periferie del mondo. La testimonianzacristiana al passo di Papa Francesco”. Nato a Offida, venne ordinato sacerdote il 17

aprile (il 18 celebrò la 1ª messa) nella cattedraledi Ascoli, dall’allora vescovo mons. AmbrogioSquintani, nel 1954; da oltre cinque anni co-stituisce una presenza affidabile e puntualenella nostra comunità parrocchiale, celebrandoquotidianamente l’eucarestia e prestando unprezioso aiuto per le confessioni, aiutando levarie Comunità con gran sollievo del nostroreverendissimo (e affati-cato) parroco don Gianni.Sono certo di condividereil desiderio di tutti, comeprima cosa, nel ringraziareil Signore per averlo chia-mato al presbiterato, peravergli concesso di ope-rare sino ad oggi, e pertanti anni ancora, nellasua vigna, ed infine peraverlo donato proprio allanostra Comunità della SS.Annunziata. Nella diocesidi Ascoli, ha operato elavorato come parrocoper ben 32 anni in varieparrocchie montane, spo-standosi spesso a caval-cioni della fidata moto,a volte in groppa di qualche ricalcitranteasinello, da una borgata all’altra, ma confidandosempre, specie nei mesi invernali, nel lentoma fidato cavallo di S. Antonio….l e rinun-ciando –per obbedienza- a realizzare l’aspira-zione di laurearsi in lettere. Impegnato tra levarie canoniche e frazioni dei Sibillini ha im-parato ad amare le cose essenziali della vitacome la semplicità, l’amicizia ed apprezzare imeravigliosi panorami montani dove sidispiega la mirabile tavolozza del creatore eaumenta la vicinanza di Dio! Ancora oggi lasola prospettiva di una gita a Castelluccio o aCampotosto, magari arricchita da un frugale(?)pasto, riescono a fargli luccicare gli occhi ecommuoverlo.Per problemi familiari chiedeed ottiene il trasferimento nella nostra diocesinel 1987: per circa otto mesi funge da aiutonella parrocchia di S. Filippo, viene quindi in-viato per quattro anni come parroco a Rotella;richiamato in cattedrale come Canonico Peni-tenziere per un anno, opera successivamenteper circa 12 mesi nella parrocchia di San Gio-vanni, quindi per sette anni in quella di Colon-nella e di nuovo, per altri sette anni ancora aSan Giovanni, fino al 30 settembre 2008, datain cui arriva il tempo del riposo dagli impegnipastorali. Da quel momento, mese più, mesemeno, entra a far parte della grande famigliaparrocchiale dell’Annunziata. Sin dalle prime

frequentazioni don Giovanni appare uomo es-senziale di cui colpisce la preparazione uma-nistica e storica. Sempre pronto alla battuta,ottimo camminatore, ripone nella semplicità efedeltà evangelica la propria filosofia di vita.Ho avuto modo di ascoltare qualche sua omelia:tra tutte mi ha colpito –per un 50° di matrimo-nio- la spiegazione del significato di “Sposa-lizio”: deriva dal latino “respondeo” ed è ri-

sposta libera e positiva aduna offerta/dono di amore.In quelle parole ho sentitovibrare tutta l’anima delprete: mi è parso più chiaroche la vocazione –quella alsacerdozio o al matrimonio- quando è veramente tale,viene percepita come unainondazione dell’Amore diDio che altro non desiderase non una “risposta” chenecessariamente sia gioiosa,piena, libera e incondizio-nata. Ho in quel momento,rivissuto e compreso megliola chiamata al matrimonio,al diaconato e al presbiteratoe alla vita consacrata; hocosì rafforzato la convin-

zione che il cristiano, perché testimone gioiosodella personale e gratuita relazione sponsalecon Dio, toccato dalla grazia “serve” a riproporreuguali relazioni nel matrimonio e nel servizioalla comunità, in particolare quella cristiana. Ritornando a don Giovanni, si capisce che èprete vero, schivo da ogni complicazione o daogni indulgenza al superfluo, misurato in ogniparola, consiglio o gesto: uno che “vede” nel-l’adesione fedele al Vangelo – così come Gesùl’ha voluto e trasmesso, la sola via per unareale trasformazione, in positivo, della società.Dall’ alto dei suoi 84 anni, portati magnifica-mente (grazie a un consumo quotidiano di….miele) afferma di avere un’ unica aspirazione:incontrare prima possibile Cristo risorto percondividerne –insieme a tutti i Santi- la comu-nione, la felicità e la gioia eterna. Noi invececi aspettiamo ancora tanti anni di servizio, dipresenza e di amicizia, convinti che la suacanizie non è, come lui la definisce “un peso”per la comunità, ma un deposito ragguardevoledi saggezza e di esperienza oltre che di servizioumile e concreto. Ci stringiamo a don Giovannicon sincero affetto e stima per queste nozze di“diamante” col Signore, con la segreta e mal-celata speranza di festeggiare ancora insiemequelle di “platino”: don, Auguri, Auguri, Au-guriiiiiiii !

Diacono don Piero

60 anni di sacerdozio di Candellori don Giovanni

Festeggeremo giovedì 17 aprile i 60 anni di sacerdozio del nostro carissimo don Giovanni.

CREDERE NELL’AMORESiamo una famiglia con cinque figlie, vi confi-

diamo che abbiamo fatto fatica a riportare la no-

stra esperienza di “famiglia aperta”, non

volendo apparire coraggiosi, eroi, fantastici

come spesso nel corso di questi anni ci siamo

sentiti ripetere da molti. E per questo abbiamo

deciso di partire da quelli che ci hanno detto:

“pensate alle vostre figlie” oppure “quali sono

le vostre figlie” oppure “Prima vengono le vo-

stre figlie”.

Infatti, il primo problema che abbiamo dovuto

affrontare è stato la non differenziazione (le vo-

stre, le nostre, le altre …), che se per noi non

c’era, l’abbiamo sentita da parte di molti, supe-

rata con mille escamotage e battute e alla fine

ci ridevamo sopra. Così siamo riusciti a supe-

rare il giudizio gratuito.

Sapevamo che era solo non rimanere indiffe-

renti di fronte ad una richiesta d’aiuto, se-

guendo la strada che il Signore ci aveva

indicato attraverso le figlie, sentivamo che il

dono d’amore che Dio ci dà ogni giorno pote-

vamo rispenderlo e dovevamo fidarci, un amore

che si dilatava, partendo da noi come coppia e

poi famiglia e che sentiamo contagia anche chi

ci avvicina.

Solo così abbiamo affrontato le difficoltà ed av-

versità.

L’amore ci ha guidato nel dialogo tra noi coppia

- famiglia e intimo attraverso la preghiera e la

parola, nulla di speciale: ci sediamo intorno al

tavolo ed esprimiamo tutto ciò che ci passa per

la mente e per il cuore. Questo ci ha portato ad

essere sempre sinceri e a fidarci l’uno dell’altro.

La sincerità anche nelle situazioni di disagio è

stata la base per costruire, solo così ti puoi fi-

dare e affidare e puoi superare le fatiche della

giornata, nulla diventa imposto o obbligato e

l’amore cresce, ti unisce e la famiglia diventa

unico corpo.

L’amore cresce e senti la provvidenza vicina,

che non rimane una parola astratta ne senti il

gusto reale, che mai ti era arrivato attraverso le

catechesi, ma la sperimenti la tocchi e allora

“dacci oggi il nostro pane quotidiano” diventa

parte della tua vita. Non attraverso l’aiuto eco-

nomico, tutti siamo abituati a tradurre la prov-

videnza così, perché siamo abituati a dare un

prezzo ai valori e non riusciamo più a dare il

giusto valore alle cose della vita. La provvi-

denza ci ha permesso di seguire tutte le nostre

figlie in modo paritario e unico nei loro diversi

percorsi di vita, accompagnandole e sostenen-

dole nelle loro scelte. Anche quando l’organiz-

zazione famigliare, lavorativa appare impossi-

bile, e le preoccupazioni ci affollano la mente,

ti affidi alla preghiera, la provvidenza arriva e

la nebbia si dirada, tutto si spiana davanti a noi.

Per rispondere a chi spesso ci ripete - prima le

“vostre” figlie -, diciamo che non ci sarebbe ba-

stata una vita per insegnare loro a dare il giusto

valore alle cose: attraverso la condivisione di

amore, spazi, risorse hanno imparato che non

serve l’ultimo modello di telefonino o la griffe

per essere. E quando l’altro giorno una delle no-

stre figlie ha risposto ad un insegnante che l’im-

portante è essere e non apparire, ci siamo

guardati e abbiamo risentito la conferma che il

Signore ci ha guidato verso la strada giusta.

Per quanti vorrebbero intraprendere il nostro

percorso possiamo solo dire non temete lascia-

tevi guidare dall’AMORE, fatevi penetrare

dalla PAROLA e ricordate: PREGHIERA,

DIALOGO, PROVVIDENZA.

Ringraziamo il Signore per il progetto d’amore

che ci ha affidato e a quanti ci sono e ci sono

stati vicini.

Irene e Giancarlo & Family

Ufficio della Pastorale Familiare

BEATA LA FAMIGLIA CHE CREDEQuesta è la testimonianza di una coppia con due figlie che, ad un certo punto della vita,

“hanno allargato” la loro famiglia con l’affido.

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5Anno XXXI

20 Aprile 2014 PAG

La Madre del mio Signore

07. MARIA VISITA ELISABETTA

Leggiamo Lc 1,39-45. Il brano si lega intima-

mente al Magnificat che segue (1,46-55) e si con-

clude col ritorno di Maria «a casa sua», a Nazaret,

dopo circa tre mesi (1,56). Nel testo che leggiamo

Luca si propone un triplice scopo: presentare il

compimento del segno che l’angelo ha indicato

a Maria; riferire sull’incontro dei due figli ancora

nel seno delle loro madri; rilevare la grandezza

di Maria in quanto ha in seno Gesù ed è «bene-

detta», «beata», «credente». Luca concentra tutta

la sua attenzione sulle persone; lascia cadere tanti

completamenti e dettagli che noi avremmo desi-

derato di conoscere.

1. Maria si mette in viaggio. «In quei giorni

Maria si alzò e andò in fretta verso la regione

montuosa, in una città di Giuda» (Lc 1,39). L’an-

gelo le aveva detto: «Elisabetta, tua parente, nella

sua vecchiaia ha concepito

anch’essa un figlio e questo

è il sesto mese per lei, che era

detta sterile: nulla è impossi-

bile a Dio» (1,36-37). Dal

momento Dio le ha dato una

tale informazione, Maria

sente il dovere di constatarla

e così rendersi conto, nella

lode, che davvero niente è

impossibile a Dio.

Maria «andò in fretta»,

metà spoudés. L’espressione

greca indica sì la fretta, ma anche la diligenza, la

premura. Andò non perché spinta dalla curiosità,

ma perché l’ispirazione dello Spirito Santo ri-

chiede pronta accoglienza. Sant’Ambrogio dice:

«Nescit tarda molimina Spiritus Sancti gratia»,

“la grazia dello Spirito Santo non conosce ri-

tardi”. «In una città di Giuda». La tradizione in-

dica il luogo odierno di Ein Karem, a 8 km da

Gerusalemme, dove sorgono il santuario della Vi-

sitazione e la chiesa di san Giovanni Battista, te-

nute entrambe dai francescani.

2. Il saluto. «Entrata nella casa di Zaccaria,

salutò Elisabetta» (Lc 1,41). Zaccaria viene ap-

pena ricordato e poi messo del tutto da parte. Tale

saluto di Maria a Elisabetta ha grande importanza

nel racconto, tanto da essere richiamato in tutto

tre volte (1,40.41.43). Quel saluto è il grande mo-

mento di contatto di Maria con Elisabetta; pro-

voca un duplice evento e un alto grido di

ammirazione.

3. Il duplice evento, su Giovanni e su Elisa-

betta. «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di

Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Eli-

sabetta fu colmata di Spirito Santo» (Lc 1,41). Il

primo evento è quello sul bambino in grembo a

Elisabetta: «sussultò» (1,41), «sussultò di gioia

nel mio grembo» (1,44): eskírtesen, da skirtáô,

nei due casi. Luca usa lo stesso verbo solo nella

beatitudine sui perseguitati a causa di Gesù:

«Rallegratevi in quel giorno ed esultate (skirté-

sate: fate salti di gioia) perché, ecco, la vostra ri-

compensa è grande nel cielo» (6,23). In 1,41.43

il «sussultò» indica la realizzazione sul Battista

dell’annuncio: «Sarà colmato di Spirito Santo fin

dal seno di sua madre» (1,15). Il secondo evento

riguarda Elisabetta stessa che «fu colmata di Spi-

rito Santo» nell’udire il saluto di Maria. Così il

Figlio di Dio che Maria ha in seno (1,35) dà ini-

zio all’era dello Spirito, che Luca richiama più

volte nel Vangelo dell’Infanzia. Maria esulta

nello Spirito e canta il Magnificat (1,45-46); Zac-

caria «fu colmato dello Spirito Santo» e canta il

Benedicitus (1,67-79); «lo Spirito Santo era su di

lui», su Simeone e intona il Nunc dimittis (2,29-

32). Mossa dallo Spirito, Elisabetta fa tre solenni

affermazioni.

4. Benedetta tu fra le

donne. «Ed esclamò a gran

voce: “Benedetta tu fra le

donne e benedetto il frutto del

tuo grembo! (1.42)». In quel

«Benedetta...» Luca racco-

glie la devozione a Maria già

esistente nella sua chiesa e

per la quale scriveva il Van-

gelo; ovviamente, è ben lieto

di manifestare la devozione

personale che ha per lei. Eli-

sabetta nomina prima la

Madre – la più benedetta tra le donne – in quanto

è la mediatrice di ciò che sta avvenendo; poi il

Figlio, la causa ultima di tanta benedizione.

5. La Madre del mio Signore. «A che cosa

devo che la madre del mio Signore (Kýrios)

venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è

giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato

di gioia nel mio grembo» (Lc 1,43-44). «Si-

gnore», Kýrios, è l’equivalente di «Dio» che

Maria aveva nominato subito prima dicendo:

«Ecco la serva del Signore», Kýrios (1,38). La

maternità divina di Maria è stata proclamata

dogma di fede nel Concilio di Efeso (anno 431).

E’ la Theotókos, la Genitrice di Dio.

6. Beata colei che ha creduto. «E beata colei

che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Si-

gnore le ha detto”» (Lc 1,39-45). Luca riserva

per Maria la prima Beatitudine, in quanto è la cre-

dente. Il segno che si è compiuto in Elisabetta

preannuncia il totale compimento della reden-

zione di Gesù Cristo.

Conclusione. San Pier Giuliano Eymard

chiede ai suoi religiosi di non separare mai la

Madre dal Figlio: «Et Filium a Matre, cuius caro

est, nec in corde nec in laude, separent umquam»:

i religiosi – e i cristiani tutti – non separino mai

il Figlio dalla Madre della quale egli è carne

(Constitutiones, n. 78). [email protected]

Domenica di Pasqua: 20 aprileOre 11.00 Ripatransone Duomo: S. Messa

Ore 17.45 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

Vespri Solenni

Ore 18.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

S. Messa Pontificale

Lunedì 21 aprileOre 11.00 Cupra Marittima - S. Basso:

S. Messa

Martedì 22 aprileOre 11.00 Grottammare

Casa S. Francesco: S. Messa

Mercoledì 23 aprileOre 21.00 S. Benedetto Tr.

Consulta Diocesana

Aggregazioni Laicali

Giovedì 24 aprileOre 10.00 Ascoli Piceno - Villa S. Giuseppe:

S. Messa

Venerdì 25 aprileOre 10.30 Centobuchi

Parrocchia Sacro Cuore: Cresime

Sabato 26 aprileOre 9.00 Loreto - Esercizi spirituali

per i giovani di Azione Cattolica

Ore 17.00 Porto d’Ascoli - Parrocchia

S. Giacomo della Marca: Cresime

Domenica 27 aprileOre 11.00 Ripatransone Duomo: S. Messa

Ore 16.00 Ripatransone

Processione e Cavallo di fuoco

Martedì 29 aprileOre 10.30 S. Benedetto Tr. - Curia vescovile:

Consiglio dei Vicari

Giovedì 30 aprileOre 10.00 S. Benedetto Tr.: Ritiro del Clero

Venerdì 1 maggioOre 8.30 Porto d’Ascoli

Parrocchia Cristo Re: Cresime

Sabato 3 maggioOre 18.30 Valtesino - Parrocchia Madonna

di Fatima: S. Messa

Domenica 4 maggioOre 9.00 Castignano

Parrocchia S. Paolo Apostolo:

Cresime

Ore 11.00 Rotella - Parrocchia S. Lorenzo:

Cresime

Ore 18.00 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

Concelebrazione e processione

a conclusione della

Settimana Eucaristica

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 20 AprILE AL 4 mAGGIO 2014

Nell’ambito delle attività di formazione del Centro Famiglia, glioperatori parteciperanno all’incontro con i coniugi Rino e Rita Ven-triglia. “Consulenza alla coppia: metodologia e strumenti” è il ti-tolo dell’incontro intensivo che si svolgerà sabato 26 aprile dalle 16 alle 20 presso gliuffici del Centro in via Pizzi. Di fronte all’intensificarsi di richieste di sostegno e alla mutazionedelle origini del disagio, l’equipe di esperti potrà arricchire il propriobackground per il benessere della coppia. L’incontro è gratuito e apertoagli addetti ai lavori che abbiano interesse ad approfondire le dinami-che di sostegno alla coppia. Domenica 27 aprile, al Biancoazzurro, iconiugi Ventriglia incontreranno le famiglie del Movimento dei Foco-lari e quante vorranno partecipare; alle ore 10 inizierà l’incontro“Come rinnovare ogni giorno l’amore nella coppia”. A seguire si svol-gerà la Santa Messa. San Benedetto ha già conosciuto Rino e Rita Ven-triglia durante un incontro sulla liquidità dei rapporti e laframmentazione della vita moderna.

Incontri per fidanzati

Inizia il corso di preparazione al Matrimonio

Lunedì 28 aprile prenderà inizio il Corso di Preparazione alla Vita diCoppia; gli incontri si svolgeranno al Centro Famiglia alle ore 21 e sono rivolti ai fidanzati inprocinto di sposarsi. Per conoscere il programma completo e iscriversi è possibile contattare lasegreteria del Centro al numero 0735.595093 o all’indirizzo [email protected]. Durantegli incontri saranno affrontati temi inerenti le dinamiche della coppia: gli aspetti psicologici, lasessualità umana e la procreazione responsabile e i rapporti interpersonali. Particolare attenzionesarà riservata al Sacramento del Matrimonio nei suoi aspetti morali, spirituali e liturgici.

Consulenza alla coppia

Formazione con i coniugi Ventriglia

COMUNICATO DELLA CURIAIl Vescovo S.E. Mons. Carlo Bresciani

con Decreto n. 12/2014 del 7 aprile 2014 ha nominato:

p. Gabriele LUPIVicario della Vicaria “Venerabile P. Giovanni dello Spirito Santo”

d. Patrizio SPINAVicario della Vicaria “San Giacomo della Marca”

d. Giorgio CARINIVicario della Vicaria “Madonna di San Giovanni”

d. Dino STRACCIAVicario della Vicaria “Beata Maria Assunta Pallotta”

d. Marco DI GIOSIAVicario della Vicaria “Santa Maria in Montesanto”

Venerdì 11 aprile si è svolto l’ultimo

incontro per il Convegno AMCI

“Fondamenti di bioetica

per operatori sanitari”sull’eutanasia

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6 Anno XXXI

20 Aprile 2014PAG

Il gruppo Unitalsi, di anziani e diversamenteabili colonnellesi, insieme al direttivo compostoda: Di Monte Egilda, Mautoni Antonella, DiTeodoro Luigi e con la partecipazione di Oli-vieri Pina, Di Quirico Peppino, Pechini Mario,Emili Marisa; grazie ad un piccolo contributoricevuto dall’amministrazione comunale di Co-lonnella che, (ringraziamo) sempre predispostaad aiutare, anche in altre occasioni; ci ha cosìpermesso di pas-sare una giornatafuori dall’ ordina-rio. Per cui ab-biamo deciso direcarci al santuariodi San Gabriele.Siamo partiti eufo-rici la mattina digiovedì 3 correntemese da Colon-nella; il viaggio,sebbene breve, si èrivelato molto divertente in quanto il nostro tra-gitto è stato allietato da canzoni e preghiere. Ar-rivati a destinazione abbiamo fatto delle fotoricordo di gruppo; poi ci siamo diretti in chiesaraccolti, dove abbiamo ascoltato la SantaMessa, dopodiché ognuno di noi si è recato ascoprire ed ammirare le magnificenze del San-tuario. In seguito, usciti dal quel luogo sacro,baciati dai raggi di un bel sole, ci siamo incam-minati lungo la strada che ci conduceva travarie bancarelle ricche di souvenir e immaginisacre, così ci siamo soffermati a curiosare e afare qualche piccolo acquisto. Poi accaldati cisiamo seduti su delle panchine situate nei din-torni, sotto l’ombra di maestosi alberi, lieti dipassare quella bella giornata all’aria aperta. Da-vanti ai nostri occhi si dispiegava un paesaggiocomposto da montagne velate di neve, un verdeprato pieno di margheritine bianche con un pro-fumo primaverile, accompagnati, essendo ungiorno feriale, da un silenzio incredibilmentecelestiale. Non avevamo voglia, dopo quell’ at-mosfera, di salire sul pullman per incamminarci

a consumare il pranzo prenotato in un agrituri-smo in aperta campagna. Tuttavia, consapevolidi doverci sbrigare, siamo saliti su di esso, con-tenti e gioiosi di arrivare al luogo prestabilito.Appena arrivati siamo scesi; già nell’aria si sen-tiva l’odore della cucina tradizionale, ci siamocosì recati a gustare un succulento pranzo diprodotti genuini della casa in armonia e con ap-petito, il pranzo è stato allietato da barzellette e

sane risate. Dopoaver consumato eterminato il pasto,ci siamo intratte-nuti; la cosa parti-colare è stata checi siamo cimen-tati, accompagnatidalla melodiadella mitica chi-tarra suonata daPeppino e la mu-sichetta (spizzi-

chignosa) “d’ lù du bbott” suonata da Luciano,ad intonare canzoni dialettali e popolari senzasosta; un vero concerto mentre le persone pre-disposte si sono scatenate in qualche passo diballo, perché no mettendosi in gioco vivendouna gioia fuori dalla quotidianità. Dopo tuttaquesta allegria sereni e soddisfatti siamo ripar-titi. Una volta giunti in paese, ci siamo salutaticon la speranza ed il proposito di ripetere questasplendida esperienza, la quale ci ha lasciato unricordo magnifico e indelebile. La gita è stataresa possibile, grazie alla disponibilità finanzia-ria, ma anche grazie all’ affiatamento di questogruppo amalgamato, fondato sul rispetto, sull’amore e sull’ amicizia. Noi ne siamo veramenteorgogliosi e fieri, se pure costituito da personedi età diverse; ma accomunate dalla stessa con-vinzione e dalla stessa vocazione che l’amoreverso il prossimo non è disgiunto dall’amoreverso Gesù, al contrario esso è un mezzo che cipermette di innalzarci al cospetto di Dio .

Di Monte Egilda

Una giornata particolare passata al Santuario

di San Gabriele dell’ Addolorata del Gran Sasso

dal gruppo Unitalsi di anziani e diversamente abili di ColonnellaRicordare è cosa del cuore!

Nel cuore è custodita la memoria del

tempo…

E la memoria è segnata ogni giorno con il

verbo donare!

La parrocchia di San Savino ha voluto ringra-ziare il Signore per la testimonianza di tre con-fratelli della Confraternita della Buona MorteGiangrossi Antonio, Chiappini Angelo e CarloCrescenzi per 50 anni e 64 ° anni di apparte-nenza alla confraternita.Bardini Ivana e Coccia Margherita sono stateaccolte come nuove consorelle nella Confrater-nita dell’Addolorata.

Da San Savino

Vieni chiunque tu sia!

Da Centobuchi

La Tenda del perdonoBambini, giovanissimi ed adulti delle tre parrocchiedel Comune di Monteprandone, Sacro Cuore,Regina Pacis e S.Nicolò di Bari venerdì hannovissuto un forte momento presso la Tenda del

perdono allestita a Centobuchi in Piazzadell’Unità. Dal pomeriggio fino a mezzanottei parroci Don Alfonso, Don Pierluigi, PadreMarco, Don Matteo e don Robert sono ri-masti a disposizione per le confessionie si è potuto pregare davanti al San-tissimo. Interessanti e coinvolgenti letestimonianze di Corrado per i giovanie di Claudia della “Casa famiglia Manuela”per gli adulti. È stato bello ritrovarsi tutti insie-me- afferma Don Alfonso- per vivere questo momentoin vista delle prossime festività pasquali. Un grazie va al-l’associazione S. Anna per aver messo a disposizione gratuitamentela struttura ed tutti i volontari che hanno permesso l’allestimento.

Adorazione in memoria

di Luca Carboni presso la Parrocchia Madonna di Fatima

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7Anno XXXI

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CONCORSO PER LE PARROCCHIE

“ifeelCUD”Il Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica lancia uninteressante concorso rivolto ai parroci e ai giovani. Per le parrocchie un’occasione danon perdere. Tutte le info su www.ifeelcud.it.

COS’ÈÈ un concorso rivolto ai giovani, dai 18 ai 35 anni, eai parroci di tutte le parrocchie d’Italia.

COSA SI VINCEUn contributo economico da un minimo di 1.000 €fino a un massimo di 29.500 € per realizzare unprogetto di utilità sociale per migliorare la vitadella propria comunità.

GLI SCOPI� sensibilizzare i giovani al tema del sostegno

economico alla Chiesa� coinvolgerli attivamente nella raccolta� agevolare la conoscenza del mondo del lavoro

tramite un’esperienza concreta di progettualità � favorire nelle parrocchie vincitrici specifiche

finalità sociali emerse dai progetti presentati.

COME FUNZIONAI giovani ideano un progetto con specifiche caratteristichedi utilità sociale e sostenibilità economica econcorrono alla vincita di un budget per realizzarlo.

Per concorrere i ragazzi sono chiamati a:�organizzare una raccolta in busta chiusa delle

schede 8xmille allegate ai CUD nella loro parrocchia, e consegnarle a un CAF

� presentare una pianificazione dettagliata del progettoche intendono realizzare

� realizzare un video che mostri le idee proposte nel Progetto. Il video non è obbligatorio ma può far vincereun bonus del 10% sulla somma vinta e permette di concorrere anche alla vincita del Premio del Pubblico:1.000 € per il video più votato online.

Più è alto il numero di CUD raccolti più è alto il budgetche si può vincere. Esistono 5 categorie per le qualisi può concorrere: per ogni categoria vince il progettoconsiderato più meritevole dalla giuria, secondo icriteri di valutazione presenti nel sito.

QUANDO�Durata concorso: dal 1 Marzo 2014 al 30 Maggio 2014.�Proclamazione dei vincitori sul sito: 26 Giugno 2014.� Il progetto va realizzato entro il 31 Gennaio 2015.

4 edizi

one

a

Servizio C.E.I. per la promozione de l sostegno economico a l la Chiesa cat to l ica

Page 8: Anno xxxi n 15 20 aprile 2014

8 Anno XXXI

20 Aprile 2014PAG

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

[email protected]

Facebook: Ancora On Line

Sinceri Auguri e vive

Congratulazioni da parte

del Direttore e della

Redazione de “l’Ancora”

a Simone Caffarini, nostro solerte

collaboratore,

che tuttavia non ha

tralasciato il dovere

dello studio,

conseguendo presso la

facoltà di Lettere

e Filosofia

dell’Università

di Macerata la laurea in

Lingue Moderne per la

Comunicazione e la

Cooperazione

internazionale.

Il nostro Simone Caffarini si è laureato

Monteprandone: Solenne e storica processione del Cristo Morto.Al rientro del corteo processionale sarà presente il nostro Vescovo, mons. carlo Bresciani.

L’albo delle personalità ecclesiastiche che nelcorso degli anni hanno partecipato alla storicaprocessione del cristo Morto, quest’anno anno-vererà la presenza del nuovo Vescovo dioce-sano, mons. carlo Bresciani. Ad onor del veroricordiamo che S. Eccellenza, mons. Bresciani,ha già reso omaggio alla terra monteprando-nese, visitando in primis il Santuario di San Gia-como della Marca, dove lo scorso 16 marzo hapresieduto la Santa Messa al cospetto delle ve-nerate e incorrotte spoglie mortali del nostro con-cittadino più autorevole che risponde al nomedell’amato San Giacomo della Marca. A distanzadi poco più di un mese il nostro Vescovo torna interra monteprandonese per l’avvenimento cloudell’anno liturgico: la storica e civica processionedel cristo Morto che dal 1859, ininterrottamente,ogni anno, la sera del Venerdì Santo, ripercorrele caratteristiche rue dell’incassato medioevaledove hanno sede i musei dei codici di San Gia-como della Marca, di arte sacra, la casa nataledi San Giacomo e l’imponente chiesa parroc-chiale di S. Nicolò. La storica processione hanella splendida bara l’elemento artistico di maggior pregio con al suo interno la bellissimastatua lignea del cristo Morto realizzata dall’artista Emidio Paci. L’ebanista Sante Morelli, in-caricato nel 1847 dalla confraternita della Pietà e della Morte, costruì la splendida bara a mi-sura delle rue paesane. Nel 1851 Tito Boccachiodi provvide all’indoratura e nel 1855 con ilvelluto, le stoffe, le frange e d’argento, i cuscini e i fiocchi si completò l’ornamento della stu-penda bara. Ha un peso di 400 chili e come tradizione consolidata vuole durante il percorso èportata a spalle da di diverse squadre di portatori che si alternano di tratto in tratto. Il corteoprocessionale consta di oltre 300 presenze: tutto il paese è coinvolto in una reale atmosferamedioevale resa ancor più suggestiva dall’illuminazione naturale delle fiaccole poste nelle ruemedioevali interessate dal passaggio del corteo. Un evento storico-civile e soprattutto religiosoche vede la presenza di migliaia e migliaia di fedeli provenienti anche dai paesi limitrofi. Ilcorteo processionale ha anche la partecipazione ufficiale dell’Amministrazione comunale con

il suo Gonfalone e il Sindaco, insieme alle altre autorità civili e militari. Fernando Ciarrocchi

L’EMOZIONE DEL CANTO

DELLA CORDATA NELL’ABBAZIA DI S. EMILIANO

Domenica 6 aprile 2014 alle ore 17.00 ilCoro La Cordata di Montalto Marche hacantato nella stupenda Abbazia Benedettinadi S. Emiliano in Congiuntoli, ai confini traMarche e Umbria, nel Comune di Scheggiae Pascelupo. L’acustica eccellente del luogo,un pubblico competente e caloroso, i coristiben motivati e ben diretti dal M° PatrizioPaci, hanno contribuito ad un’esecuzioneche rimarrà nella storia del Coro Montaltese.Eseguito un repertorio di canti della monta-gna, alpini e popolari che hanno entusia-smato la sala fino alla richiesta di ben tre bis. Pianissimi sostenuti dalla pressione del fiato, asottolineare i momenti più malinconici, fortissimi ben coperti nel descrivere l’irruenza del Luposul brano La Pastora, crescendi e diminuendi eseguiti con linearità di fraseggio, hanno determinatoun vortice di emozioni: dal frizzante dialogo di Cara mama mi voi Toni e di Vieni vieni Marcellina

alla triste vicenda bellica di Monte Nero, così come dalle raffinate armonie di Arturo BenedettiMichelangeli del canto Io vorrei allo struggente Signore delle Cime ed alla candida neve di Sui

Monti fioccano, fino al Testamento del Capitano dove il pubblico in piedi ha cantato l’ultimafrase, tributando ai cantori una vera ovazione. La Sacra Spina di Bepi De Marzi, eseguita a fineConcerto, è stato il momento culminante: i fraseggi contrappuntistici in stile vocale antico hannofatto rivivere l’atmosfera del Canto Gregoriano. Momenti indimenticabili per chi ha vissuto questasuggestiva esperienza.

La Pasqua dell’albergatore fu un’iniziativa creata da Monsignor

Chiaretti e fatta crescere da Don Franco Iaconi e Eugenio Paoletti

Il  Vescovo Carlo ha guidato un gruppo di nostri albergatori al Santuario dell’Amore Misericordiosodi Collevalenza dove nella cappella del Crocifisso ha celebrato l’Eucaristia per la tradizionale Pasqua

dell’Albergatore e Operatore Turistico. Così liaveva invitati: “Sarà per me una grande gioiaessere con voi a questo pellegrinaggio sullatomba di madre Speranza, che prossimamentesarà beatificata dalla Chiesa, potervi conosceree poter vivere insieme anche un momento spi-rituale e di fraternità, in amicizia.” Il vescovoha riconosciuto agli albergatori un vero mini-stero dell’accoglienza: “La vostra attività rap-presenta  un aspetto molto importante dellanostra diocesi, non solo dal punto di vista eco-nomico, ma anche per il tipo di accoglienza

delle persone che qui convergono per momenti di pausa e di riposo. Contribuite, quindi, non poco afar conoscere le nostre tradizioni, il nostro territorio, ma anche quei valori umani e cristiani che hannoispirato la nostra storia e l’hanno resa così ricca e apprezzata.”Il Vescovo ha ascoltato, soprattutto nellamolte ore passate nel pullman, le difficoltà e le gioie proprie dell’albergatore in questi momenti di crisie li ha esortati a “tenere vivi i valori umani e cristiani,  così che ne ispirino sempre più l’operare per unfuturo più ricco di speranza per tutti”. Una splendida giornata di sole ha fatto da cornice alla visita apiedi di Todi, il Tempio della Consolazione, e portati dalla funicolare alla basilica di San Fortunato conla tomba di fra Iacopone, Piazza del Popolo e la Cattedrale. Il tramonto ci ha colti nel degustare l’ap-prezzato “Grechetto di Todi”. L’Ufficio per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e  Sport ringrazial’Associazione albergatori “Riviera delle Palme” e la Delegazione di San Benedetto del Tronto dellaConfcommercio per la concreta collaborazione e soprattutto i membri della Commissione: Maria An-gellotti, Enrica Ciabattoni, Gino Sciamanna e Luigi Quondamatteo. di Don Luigino Scarponi