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Regione Molise -53- Resoconti Consiliari Logit consorzio stabile società a r.l. Via Ostiense 104/B 00154 Roma C.F./P.I. 11529431006 RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL’ART. 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL’ART. 29 DELLA LEGGE 25 MAGGIO 1970, N. 352, “NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULLA INIZIATIVA LEGISLATIVA DEL POPOLO”, DEGLI ARTICOLI 38, COMMI 1, 1-BIS E 5, DEL DECRETO-LEGGE 12 SETTEMBRE 2014, N. 133, “MISURE URGENTI PER L’APERTURA DEI CANTIERI, LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE, LA DIGITALIZZAZIONE DEL PAESE, LA SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA, L’EMERGENZA DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO E PER LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE”, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 11 NOVEMBRE 2014, N. 164, NONCHÉ DELL’ART. 57, COMMA 3-BIS, DEL DECRETO-LEGGE 9 FEBBRAIO 2012, N. 5, “DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI SEMPLIFICAZIONE E DI SVILUPPO”, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 4 APRILE 2012, N. 35, E DELL’ART. 1, COMMA 8-BIS, DELLA LEGGE 23 AGOSTO 2004, N. 239, “RIORDINO DEL SETTORE ENERGETICO, NONCHÉ DELEGA AL GOVERNO PER IL RIASSETTO DELLE DISPOSIZIONI VIGENTI IN MATERIA DI ENERGIA”, INTRODOTTO DAL DECRETO-LEGGE 22 GIUGNO 2012, N. 83, “MISURE URGENTI PER LA CRESCITA DEL PAESE”, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 134. PRESIDENTE Sul primo punto all'ordine del giorno, Presidente Ciocca, prego, può introdurre l'argomento. CONSIGLIERE CIOCCA Grazie, Presidente. Egregio Presidente, egregi colleghi Consiglieri, sei Regioni a Statuto ordinario e due a Statuto speciale, hanno concordato, nel corso del recentissimo incontro svoltosi alla Fiera del Levante di Bari, i testi dei quesiti che saranno inseriti in altrettante delibere da approvare nei rispettivi Consigli regionali, per chiedere appunto l'abrogazione, mediante referendum, delle norme inserite nella legge Sblocca Italia, cosiddetta; norme che di fatto consentono e facilitano la ricerca e le estrazioni petrolifere nel mare Adriatico. È questa la decisione, giusta e condivisibile, scaturita nel capoluogo pugliese dove erano presenti il Governatore della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura, quello della Puglia, Michele Emiliano, quello dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, quello della Basilicata, Marcello Pittella, quello della Calabria, Mario Oliviero, e l'Assessore all'Ambiente, in rappresentanza della Regione Marche, Angelo Sciapichetti. Com'è stato precisato nel corso dell'incontro, e com'è giusto ribadire, i quesiti sono stati

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Logit consorzio stabile società a r.l. Via Ostiense 104/B 00154 Roma C.F./P.I. 11529431006

RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL’ART. 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL’ART. 29 DELLA LEGGE 25 MAGGIO 1970, N. 352, “NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULLA INIZIATIVA LEGISLATIVA

DEL POPOLO”, DEGLI ARTICOLI 38, COMMI 1, 1-BIS E 5, DEL DECRETO-LEGGE 12 SETTEMBRE 2014, N. 133, “MISURE URGENTI PER L’APERTURA DEI CANTIERI, LA

REALIZZAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE, LA DIGITALIZZAZIONE DEL PAESE, LA SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA, L’EMERGENZA DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO

E PER LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE”, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 11 NOVEMBRE 2014, N. 164, NONCHÉ DELL’ART. 57,

COMMA 3-BIS, DEL DECRETO-LEGGE 9 FEBBRAIO 2012, N. 5, “DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI SEMPLIFICAZIONE E DI SVILUPPO”, CONVERTITO CON

MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 4 APRILE 2012, N. 35, E DELL’ART. 1, COMMA 8-BIS, DELLA LEGGE 23 AGOSTO 2004, N. 239, “RIORDINO DEL SETTORE ENERGETICO,

NONCHÉ DELEGA AL GOVERNO PER IL RIASSETTO DELLE DISPOSIZIONI VIGENTI IN MATERIA DI ENERGIA”, INTRODOTTO DAL DECRETO-LEGGE 22 GIUGNO 2012, N. 83,

“MISURE URGENTI PER LA CRESCITA DEL PAESE”, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 134.

PRESIDENTE

Sul primo punto all'ordine del giorno, Presidente Ciocca, prego, può introdurre l'argomento.

CONSIGLIERE CIOCCA

Grazie, Presidente.

Egregio Presidente, egregi colleghi Consiglieri, sei Regioni a Statuto ordinario e due a Statuto speciale,

hanno concordato, nel corso del recentissimo incontro svoltosi alla Fiera del Levante di Bari, i testi dei

quesiti che saranno inseriti in altrettante delibere da approvare nei rispettivi Consigli regionali, per

chiedere appunto l'abrogazione, mediante referendum, delle norme inserite nella legge Sblocca Italia,

cosiddetta; norme che di fatto consentono e facilitano la ricerca e le estrazioni petrolifere nel mare

Adriatico. È questa la decisione, giusta e condivisibile, scaturita nel capoluogo pugliese dove erano

presenti il Governatore della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura, quello della Puglia, Michele

Emiliano, quello dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, quello della Basilicata, Marcello Pittella, quello della

Calabria, Mario Oliviero, e l'Assessore all'Ambiente, in rappresentanza della Regione Marche, Angelo

Sciapichetti. Com'è stato precisato nel corso dell'incontro, e com'è giusto ribadire, i quesiti sono stati

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concordati precedentemente a seguito di una riunione tra i Presidenti dei Consigli regionali svoltisi nei

giorni scorsi, presenti anche Sicilia e Sardegna. Lo Sblocca Italia non viene impugnato nel suo complesso,

ma solo nei limiti nei quali agevola e cambia le norme ordinarie che sono previste per questo tipo di

ricerca e di sfruttamento. Se almeno cinque Regioni riusciranno a deliberare e a depositare tale

deliberazione entro il prossimo 30 settembre, i cittadini potranno esprimersi sul referendum in difesa dei

mari italiani a primavera 2016, senza il bisogno di raccogliere 500 mila firme. Senza questo referendum,

svolto in tempi brevi, i procedimenti per progetti petroliferi riavviati dall'articolo 35 del decreto Sviluppo e

tutt'ora in corso, arriveranno a compimento rapidamente, anche grazie all'accelerazione impressa da alcune

norme dello Sblocca Italia. Questo comune cammino non ha un valore di polemica né con il Governo né

con chicchessia, perché, come hanno ben specificato i Presidenti delle Regioni, che hanno stretto questo

patto di ferro, la leale collaborazione si realizza anche attraverso l'esercizio della facoltà dei Consigli

regionali di richiedere referendum sulle norme che si ritengono incostituzionali.

I Presidenti delle Regioni hanno confermato quello che peraltro era stato appunto stabilito dai rispettivi

Presidenti dei Consigli regionali, ed hanno sostanzialmente approvato i quesiti che saranno inseriti nelle

delibere sottoposte ai vari Consigli regionali interessati, per l'approvazione ai sensi ed in base alla

Costituzione, al fine di chiedere l'indizione, appunto, del referendum sulle norme che consentono le

ricerche e lo sfruttamento petrolifero.

Collaborare significa poter dire anche di no. Significa anche avere la facoltà di opporsi, qualora le

motivazioni non adducano sufficiente garanzie. Ed è questo il caso specifico del mare Adriatico; un mare

chiuso, un mare che ha bisogno di tutt'altro che di nuove perforazioni petrolifere. È un discorso che

chiaramente l'Italia farà tenendo conto anche dei nostri dirimpettai, e quindi, delle Regioni slave. Il che

significa inserirci in un discorso internazionale di tutela che già vede collaborare il nostro paese in progetti

simili, quale tipo Holistic per la Protezione Civile con appunto i paesi prospicienti. Quindi, è anche

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esercizio di prerogative previste dalla Costituzione attraverso le quali i Governi regionali vogliono far

valere le proprie visioni strategiche sul futuro, economico, turistico e ambientale, nei territori che

governano quando queste visioni sono in contrasto con atti individuali dal Governo, sebbene in qualche

modo motivati. Questo fronte del no, com'è evidente, ha un valore politico molto rilevante, perché per la

prima volta alcune Regioni si collegano non solo al fine di costruire un'identica condotta con riferimento

alle stesse norme di legge, ma anche per costruire una visione del proprio futuro che tenda a realizzarsi in

modo congiunto.

Non è possibile autorizzare in un mare chiuso, ripeto, come lo Ionio o l'Adriatico, trivellazioni o ricerche

per le trivellazioni senza valutare l'impatto e le valutazioni negative che esse comportano.

Si tratta di un no che scaturisce da una valutazione concreta del contesto, nel quale si propone di procedere

all'autorizzazione delle trivellazioni. E' una legittima iniziativa a tutela delle nostre comunità, delle

prospettive di sviluppo dei nostri territori.

In questa direzione andremo avanti con determinazione, sicuri di interpretare la volontà di migliaia di

Amministratori locali e di milioni di cittadini che vivono in questa parte del nostro paese.

Quest'azione congiunta rappresenta, però, anche un sì alle politiche di valorizzazione dei nostri mari, delle

nostre coste, del nostro patrimonio ambientale, della nostra storia.

Per la prima volta dopo anni di sofferenza, nel corso di questa estate, anche il nostro litorale ha fatto

registrare un incremento di presenze, alle quali devono essere affiancate adeguate e innovative politiche

turistiche. Non basta solo una "bandiera blu" per attirare nuove domande e nuovi turisti. Bisogna lavorare

sul contesto, migliorando la qualità dei servizi, riqualificando le professionalità, valorizzando soprattutto

la nostra storia, le nostre bellezze naturali, i nostri siti archeologici, e le nostre tradizioni

enogastronomiche, se vogliamo continuare ad essere competitivi, e ricercare rispetto ad una domanda

sempre più esigente.

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Nel concreto oggi quest'Assise è chiamata ad approvare la proposta referendaria, già liquidata

all'unanimità dalla Terza Commissione, che si articola in cinque quesiti sul procedimento introdotto dal

decreto cosiddetto Sblocca Italia. Tre sull'articolo 38, uno sul decreto semplificazione del 2012, e uno

sulla legge 239 del 2004, che allo Sblocca Italia si ricollegano.

La proposta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della

legge 25 maggio 1970, numero 352, “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa

legislativa del popolo”, riguarda quindi:

- L'articolo 38, comma 1, comma 1 bis, e comma 5, decreto legge 133/2014, “Misure urgenti per le

apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la

semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività

produttive”, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, numero 164.

- L'articolo 57, comma 3 bis, del decreto legge 9 febbraio 2012, numero 5: “Disposizioni urgenti in

materia di semplificazione e di sviluppo”, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, numero

35.

- L'articolo 1, comma 8 bis, della legge 23 agosto 2004, numero 239, “Riordino del settore energetico,

nonché delega al Governo e il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia”, introdotto dal

decreto legge 22 giugno 2012, numero 83, “Misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito con

modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, numero 134.

Il primo quesito riguarda l'articolo 38, comma 1, del decreto predetto, e riguarda innanzitutto la

dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione

degli idrocarburi liquidi e gassosi. Che tali attività siano anche di pubblica utilità non è una novità.

Da questo punto di vista tutte le leggi che in materia sono ancora in vigore rendono una dichiarazione

analoga. In secondo luogo, esso riguarda anche l'apposizione del vincolo: eliminando questa previsione

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non si elimina da sé la possibilità che i territori vengano espropriati a seguito di dichiarazioni di pubblica

utilità, perché per questa parte lo Sblocca Italia non ha implicitamente abrogato la disciplina vigente, ma

ha esteso il vincolo preordinato all'esproprio alla “fase di ricerca”, contemplata dal nuovo “titolo

concessorio unico”.

Questa previsione costituirebbe un problema in quanto il vincolo riguarderebbe non solo le attività di

estrazione, com'è stato fatto sinora, ma perfino quelle di ricerca, rispetto alle quali era prevista

l'occupazione d'urgenza dei fondi. Eliminando questa disposizione, resterebbe comunque intatta la

previsione di dichiarazione di pubblica utilità. Quindi, l'espropriazione seguirebbe l'iter amministrativo

consueto, senza però che i diritti del proprietario siano compressi prima del rinvenimento del giacimento.

La disposizione, tra l'altro, solleva dubbi di legittimità costituzionale che, tuttavia, le Regioni che hanno

impugnato l'articolo 38 dinanzi alla Corte non hanno potuto far valere, in ragione del fatto che il ricorso in

via principale presuppone che si produca un'invasione della competenza regionale da parte della legge

dello Stato.

Il secondo quesito investe l'articolo 38, comma 1 bis, del medesimo decreto Sblocca Italia, in relazione al

cosiddetto Piano delle aree, previsto al fine di pervenire per la prima volta ad una razionalizzazione delle

attività di ricerca ed estrazione degli idrocarburi.

Si tratta di una previsione che è stata inserita in sede di conversione in legge dallo Sblocca Italia e sulla

quale è successivamente intervenuta la legge di Stabilità 2015.

Scopo dell'abrogazione referendaria è, per un verso, quello di lasciare esprimere la Conferenza unificata

sul piano della sua interezza (terraferma e mare) e, per altro verso, di evitare che, in caso di mancato

raggiungimento dell'intesa, si ricorra all'esercizio del potere sostitutivo seguendo la procedura semplificata

prevista dall'articolo 1, comma 8 bis, della legge 239/2004, numero 239.(anche questi oggetto di apposito

quesito referendario).

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Il quesito riguarda anche la disciplina transitoria introdotta dalla legge di stabilità 2015, in base alla quale

il rilascio dei titoli abilitativi sarebbe consentito sulla base delle norme ormai abrogate dallo Sblocca Italia.

Eliminando questa disposizione si avrebbe, da un verso, che le attività di ricerche e coltivazione degli

idrocarburi già autorizzate continuino ad essere esercitate e, per altro verso, che fino all'adozione del piano

che dovrà razionalizzare le attività, non possano essere rilasciati nuovi titoli.

Il terzo quesito ha ad oggetto la durata delle attività previste sulla base del nuovo “titolo concessorio

unico”, ma non anche la previsione del nuovo titolo in sé, destinato a sostituire i permessi di ricerca e le

concessioni di coltivazione.

L'articolo 38 dello Sblocca Italia ha tacitamente abrogato la previsione legislativa dei permessi e delle

concessioni e, secondo il consolidato orientamento della Corte Costituzionale, una eventuale abrogazione

referendaria delle disposizioni concernenti il titolo concessorio unico non farebbe “rivivere” quelle sui

permessi e quelle sulle concessioni ormai abrogate. Ciò non toglie che si possa intervenire sulla durata dei

titoli concessori unici.

Il quarto quesito relativo all'articolo 57 del decreto legge 5/2012 sulle semplificazioni, che reca

disposizioni per le infrastrutture strategiche. La legge di stabilità del 2015 ha modificato alcune previsioni

di detto decreto, stabilendo che per le infrastrutture e per gli insediamenti strategici, per le opere

necessarie al trasporto, allo stoccaggio ed al trasferimento degli idrocarburi in raffineria e per le opere

strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi - anche fuori dal perimetro delle aree date in concessione di

coltivazione - le autorizzazioni relative siano rilasciate d'intesa con le Regioni interessate.

Nel caso di mancato raggiungimento di tale intesa, si provvede con le modalità stabilite dalle leggi

239/2004 e 241 del '90.

La proposta referendaria mira ad abrogare la possibilità che, per le ipotesi citate, si possa esercitare il

potere sostitutivo secondo le ipotesi previste dalla 239 del 2004.

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Il quinto ed ultimo quesito completa il secondo e il quarto, dal punto di vista della partecipazione degli

Enti territoriali. Mentre, infatti, il secondo e il quarto quesito si propongono rispettivamente di porre

rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli Enti locali in sede di approvazione del piano

delle aree per le attività di ricerche e di estrazione degli idrocarburi e di far fronte alla scarsa incidenza che

le Regioni avrebbero in relazione alla realizzazione di opere strumentali a dette attività connesse, il quinto

quesito si propone di far sì che l'intesa sul rilascio dei titoli minerari torni ad essere - come auspicato dalla

Corte Costituzionale - un “atto a struttura necessariamente bilaterale” e cioè “superabile” dallo Stato solo

a seguito di un'effettiva “trattativa” con le Regioni interessate. Ciò riguarderebbe unicamente le

determinazioni inerenti la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi.

In questo caso, abrogando l'articolo 1, comma 8 bis, limitatamente alle parole “7 e” troverebbe comunque

applicazione ai procedimenti sulla ricerca e l'estrazione di idrocarburi, la disciplina prevista dalla legge

numero 241 del 1990. Tanto più che trattasi solo di un comma “aggiunto” nel 2012 alla disciplina

originaria del 2004. D'altra parte è la stessa legge 239 del 2004 che, nel disciplinare i procedimenti, rinvia

alla legge generale sul procedimento; e di “procedimento unico” e “Conferenza di servizi” discorre anche

il decreto Sblocca Italia, all'articolo 38, comma 6.

Questo è un excursus in riferimento alla necessità che diventa anche volontà nel nostro Consiglio, insieme

ad altri Consigli. Aggiungo questo: in Commissione anche il Presidente Iorio voleva giustamente portare

contributi anche di modifica, di proprie considerazioni; il discorso lo faremo diversamente con nuovi

interventi proprio perché il testo deve essere unico e assolutamente blindato. Altrimenti, se c'è un'unica

virgola che differisca l'uno dall'altro, non avremo più la possibilità di presentare il testo, quindi, di portare

all'ordine del giorno la possibilità di fare il referendum. Quindi, diciamo che la discussione potrebbe

essere su chi è a favore o contrario, ma in effetti il testo resta immutato, perché già deciso, con l'impegno,

la volontà di tutte le Regioni che lo hanno proposto.

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Da parte nostra, quindi, come Commissione, ripeto, vi è l'unanimità nel mandare con celerità avanti questa

proposta. Si aggiungeranno motivazioni tecniche di nomine, per quanto riguarda le rappresentanze. Noi

intendevamo, come proposta mia personale, in qualità di Presidente, e forse anche per dare una valenza

importante e superiore all'aspetto, che il primo nominativo sia quello del Presidente del Consiglio, il dottor

Vincenzo Niro, nell'indicazione che si deve fare, nei nominativi dei delegati.

(Intervento fuori microfono)

CONSIGLIERE CIOCCA

Certamente, io mi sono permesso. La aggiungo come una nota personale. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Presidente Ciocca dell'investitura, ma va votata a scrutino segreto. Grazie per l'illustrazione,

apriamo la discussione generale. Ci sono interventi? Prego, Presidente Iorio.

CONSIGLIERE IORIO

Grazie, Presidente. Certo l'argomento è molto stimolante e importante nello stesso tempo. Io ho votato

favorevolmente in sede di Commissione, come ha annunciato il Presidente Ciocca, e l’ho fatto convinto

che in ogni caso l'iniziativa possa orientare, potrà orientare il paese verso una soluzione diversa

relativamente a questo problema; diversa da quello che prevede la legge di stabilità, che in qualche modo,

in un sol colpo, ha annullato, di fatto, la potestà regionale nell'esprimersi su questa materia.

E quindi, di fatto, sostanzialmente, condivido le preoccupazioni relative all'utilizzo delle trivellazioni,

soprattutto in Adriatico. Anche se, indubbiamente, c'è un problema di fondo, ed è politico, al quale credo

non dobbiamo e né possiamo sfuggire, pur esprimendo un voto assolutamente favorevole. E la valutazione

politica sta nei fatti. I fatti dicono che è un decreto di una Maggioranza politica di Centro Sinistra dello

Sblocca Italia ha di fatto annullato il potere delle Regioni, in questo caso degli Enti locali, ad interloquire

su una questione di rilevante portata.

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Quindi, con qualche difficoltà giudico la espressione politica che questo non è un fatto politico, cioè non

riguarda il decreto Sblocca Italia, nel senso che le stesse forze che sostengono il Governo e che hanno

sostenuto la Maggioranza parlamentare in questa direzione, oggi sono forze notevoli, perché a leggere il

numero delle Regioni è gran parte Paese a orientarsi in questo modo. Dice che questa non è una presa di

posizione politica nei confronti dello Sblocca Italia, o meglio ancora o più ancora, nei confronti del

Governo nazionale.

Sennonché riguardo a questa idea di promuovere un referendum, anche alla luce delle ultime esperienze

referendarie, ho qualche dubbio sulla possibilità di poter riuscire in questa operazione; e non vorrei che

dicendo che siamo contro, ma essendo nello stesso tempo a favore del Governo, stessimo facendo solo

un'iniziativa di copertura politica per scongiurare tutti i contrasti che questa operazione ha comportato

anche in molti territori; per cui, facciamo la solita politica del dire "noi siamo contrari", però siamo nello

stesso tempo a favore di chi ha deciso contro di noi.

Insomma, la questione mi sembra che politicamente si presenti in questo modo. E credo che sia opportuno

fare anche un'altra riflessione. Siamo alla vigilia di una riforma costituzionale che peraltro rientra in questa

materia perché sottrarrà, in sede costituzionale, il potere delle Regioni in questa materia, in maniera ancora

più definita di quanto non sia già previsto dalle norme legislative, vedi lo Sblocca Italia.

Quindi, da una parte abbiamo un Governo che decide di togliere questo potere diciamo di interdizione o

quanto meno di eventuale condivisione degli Enti locali, dall'altra parte abbiamo molte Regioni di Centro

Sinistra che si oppongono a questa idea, contemporaneamente abbiamo un Parlamento che sta votando una

riforma costituzionale che annullerà molti poteri delle Regioni; e non nasconde, questo Centro Sinistra,

l'idea che ha delle Regioni: un fardello fastidioso, montato a arte, a mio giudizio, da una informazione

telecomandata dei soliti poteri forti che hanno fastidio ad avere interlocutori territoriali che possano

impedire politiche nazionali; si dice, nell'interesse complessivo, ma poi vai a vedere l'interesse

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complessivo: molto spesse corrisponde con l'interesse dei più forti. Mi riferisco ai banchieri, alla finanza,

alle multinazionali.

Eliminare il fastidio delle Regioni, certo. Anche perché l’opinione pubblica è stata molto teleguidata

rispetto ai famosi scandali che sono successi nelle Regioni; come se tutto il marcio fosse nelle Regioni

mentre a livello nazionale e ministeriale esistono i buoni, i perfetti, i puliti e quelli che agiscono per le

buone pratiche nell'interesse del popolo. A livello regionale, improvvisamente, questo Paese è fatto di

cittadini che, invece, pensano ai soldi, pensano agli affari, pensano a cose diverse che bisognerebbe

sottrarre e bisognerebbe quanto prima eliminare.

Credo che questo sia un argomento forte. È un argomento che potrebbe unire, anche per altri percorsi

importanti, a difesa delle istituzioni, e non limitarsi solo a questo scopo. Oltretutto con condivido

l'affermazione del Presidente Frattura quando dice che questo provvedimento non è contro il Governo, ma

è per affermare le nostre esigenze. Insomma, mi sembra un modo molto generico per risolvere una

difficoltà intrinseca nell'iniziativa che è quella di contestare pesantemente quello che ha deciso il

Parlamento, con la sua Maggioranza, in questa fattispecie. Sennonché non solo in questa fattispecie lo ha

previsto, ma in tanti altri provvedimenti. Rileggetevi o leggetevi le previsioni per quanto riguarda la

riforma del Titolo V, che pure era una riforma necessaria, ma che, naturalmente, può essere fatta in tanti

modi; oggi siamo avvezzi ad ascoltare l'idea delle riforme che sono diventate un ritornello che serve a dire

al popolo "noi siamo per il cambiamento".

Si parla di riforme, ma non si dice mai che cosa si va a riformare, vedi la disputa sul Senato, vedi la

disputa sul Titolo Quinto. Sono tutti passati in secondo ordine, soprattutto per l'attenzione dell'opinione

pubblica. Resta solo l'idea fondamentale che questo paese ha bisogno di essere governato da una persona

o, comunque, da una parte dell'istituzione e dello Stato, cioè il Governo centrale; tutto il resto è fastidio e

soprattutto è vergogna.

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Contro questa idea credo che noi abbiamo il dovere di alzare il tiro non solo in questa, ma anche in tante

altre occasioni.

Avevo chiesto di poterne parlare in questa sede, ma mi rendo conto, come è stato detto, che questo

provvedimento o si vota o non si vota. Quindi, non voglio assolutamente creare, per quanto mi riguarda,

problemi alla soluzione di questo aspetto.

Voglio però dire che a noi faceva anche molto comodo, e forse era anche molto opportuno, discutere

anche della distribuzione di altri servizi pubblici come quello dell'acqua, per esempio, che è un aspetto del

quale parleremo nel punto previsto all'ordine del giorno dopo questo provvedimento, e che deve

interessare assolutamente questo Consiglio regionale. Lo vedremo poi dopo, e vedremo anche quale sarà

l'atteggiamento di questo Consiglio su un problema molto, ma molto importante che tocca da vicino i

cittadini, che tocca da vicino la responsabilità degli Amministratori locali, molti dei quali sono

preoccupati, chi ha torto e chi ha ragione. Ma quando delle Istituzioni nella nostra Regione manifestano

delle perplessità, persino quelli che hanno aderito alla proposta della Giunta regionale dell'ECAM lo

hanno fatto con molte perplessità. Io li ho ascoltati non proprio tutti, ma la maggior parte e, al di là di chi

ha fatto ricorso e chi no, le preoccupazioni sono notevolissime. Quindi, credo che dovremmo parlarne poi

in maniera molto approfondita nel punto all'ordine del giorno che segue.

Volevo puntualizzare questo: voto a favore di questo provvedimento, ma lo faccio perché sono contro

l'impostazione politica del Governo nazionale e della sua Maggioranza su questo e su tanti altri argomenti

che riguardano il rapporto tra Stato centrale e Istituzioni locali.

Questa è un'occasione sicuramente stimolante. Non so se riusciremo ad arrivare al referendum, viste le

difficoltà della materia. Vorrei che si comprendesse fino in fondo però che questo serve come invito al

Governo a ripensarci. Si sta facendo un'altra finanziaria e se il Governo davvero prende atto che la

maggior parte del Paese, rappresentato dalle principali Regioni, moltissime Regioni, esprime questa

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preoccupazione, nulla toglierebbe alla Maggioranza di Centro Sinistra e al Governo di inserire, nella

nuova finanziaria, un argomento o un elemento che possa risolvere il problema del referendum e

affrontare la situazione in maniera diversa, più articolata, e quindi, evitare questa spaccatura nel Paese tra

Istituzioni che fanno parte dello stesso Stato e che hanno la stessa dignità costituzionale.

Quindi, in sintesi sto dicendo: o è una cosa seria per la quale noi ci impegniamo, insieme alle altre

Regioni, a fare questa battaglia e la facciamo a livello politico, non a livello amministrativo, perché il dato

è politico, o se no questa è una iniziativa destinata ad arenarsi quanto prima nelle sue procedure, ma non

avrebbe sicuramente gli effetti desiderati o auspicati che credo, anche in questo Consiglio regionale,

appartengano a ciascuno di noi; perché penso che di queste cose ne abbiamo discusso in tante occasioni, e

in tante occasioni abbiamo avuto la possibilità di verificare l'unanimità delle posizioni.

Con queste motivazioni, do un voto favorevole a questo provvedimento.

PRESIDENTE

Grazie, Presidente Iorio. Consigliere Fusco, prego.

(Intervento fuori microfono)

PRESIDENTE

Non ho prenotazioni, se si prenota qualcuno...

(Intervento fuori microfono)

PRESIDENTE

Faccia l'intervento, poi magari ci alterniamo. Prego, Consigliere Fusco, faccia l'intervento. Proseguiamo.

CONSIGLIERE FUSCO PERRELLA

Come affermato dal Consigliere Iorio, è un tema importante, complesso, anche molto delicato.

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Io ho fatto già una protesta e ho rimarcato la mia distanza all'interno di un dibattito nel nostro partito,

NCD, sullo Sblocca Italia, rispetto a un partito di Governo che ha votato e condiviso tutte le parti di questo

decreto.

Ho inviato alcune note, che riporto. Questo non oggi, ma prima che fosse approvato e dopo che era stato

approvato, delle note proprio di distanza e di differenziazione, soprattutto per quanto riguarda questo

argomento sul quale si chiede referendum popolare e si chiede il voto, e anche una forte coesione con le

altre Regioni che oggi stanno votando insieme a noi la proposta referendaria e, ancor prima, la Basilicata

che è stata antesignana rispetto a questo.

Al mio partito di Governo che non ha preso nessuna distanza - nessuno del partito: hanno votato in blocco

tutti - ho detto quali erano le ragioni per le quali un Capogruppo del PDL di una Regione che aveva

aderito a questo partito, non condivideva appieno tutto questo; quindi, siamo in piena sintonia con il

partito di Minoranza che ha votato contro, almeno la maggior parte di loro hanno votato contro questo

decreto.

Ho ascoltato attentamente la relazione del Consigliere Ciocca. Vorrei solo aggiungere qualche dato che ho

significato anche al nostro partito, che è un partito di Governo.

In particolare all'articolo 35, come giustamente tu affermavi, del decreto legge 22/06/2012 numero 83 e

agli articoli 36, 37 e 38, nel quale hanno modificato in maniera significativa la normativa, concernente il

sistema delle risorse energetiche nazionali, in particolare modo le attività di prospezione, ricerca e

coltivazione degli idrocarburi, e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturali, alle quali è stato dato il

carattere di opere di interesse strategico, di pubblica utilità urgenti e indifferibili. È un fatto molto forte,

rientrando nell'iter autorizzativo semplificativo e accelerato anche in materia di valutazione di impatto

ambientale derivante dalla legge obbiettivo, oggi traslata nel codice degli appalti, decreto legislativo

numero 163 del 2006.

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Altresì, dall'analisi dei commi 1 e 5 dell'articolo 38 del decreto legge numero 133 del 2014, appare

evidente come non solo ci sia esclusione degli Enti locali nel processo decisionale - e questa è la parte più

forte - ma soprattutto si abbia la marginalità del ruolo rappresentato dalle stesse Regioni senza che

vengano rispettate le loro competenze, di cui al titolo quinto della Costituzione, che presuppongono la

necessità di intese forti nel rispetto del principio di leale collaborazione richiamato dalla Carta

costituzionale.

Di fatto, ai sensi del comma 3, dell'articolo 117, della Costituzione, produzione, trasporto e distribuzione

nazionale dell'energia sono materie di legislazioni concorrenti tra Stato e Regioni; indirizzo tra le altre

cose ribadito anche dalla Corte costituzionale che con una sentenza, la 383, ha rimandato alle necessità di

forti intese su questa materia tra Stato e Regioni. Ricordando tra l'altro che tali intese costituiscono

condizioni minime imprescindibili per la legittimità costituzionale della disciplina legislativa statale che

effettui la chiamata in sussidiarietà di una funzione amministrativa in materie affidate alla legislazione

regionale. Quindi, non sono superabili con decisioni unilaterali di una delle parti.

In questi casi, pertanto, la volontà della Regione interessata non può essere sostituita da una

determinazione dello Stato. Allo stesso modo non si può non tenere debitamente in conto quanto

Regolamentato dall'articolo 117, comma 2 lettera m), della Costituzione, il quale abilita lo Stato a

intervenire solo in ordine a specifiche prestazioni delle quali la normativa nazionale definisca il livello

essenziale di erogazione. Non può legittimamente giustificare l'appropriazione, ad opera del Governo

nazionale, di interi ambiti e di discipline, escludendo o riducendo radicalmente il ruolo delle Regioni.

Con queste motivazioni già lo scorso gennaio del 2015 sette Regioni: Abruzzo, Campania, Calabria,

Lombardia, Marche, Puglia e Veneto, indipendentemente dalle forze politiche che esprimono la

Maggioranza, hanno impugnato, davanti alla Corte Costituzionale, la legge 164 dell'11 novembre 2014, lo

Sblocca Italia, per quanto concerne gli articoli in materia energetica, in particolare, dicevo, l'articolo 38

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riguardante le attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi e di stoccaggio sotterraneo. Per queste

ragioni è necessario, raccogliendo per l'appunto l'auspicato indirizzo della Corte Costituzionale, fare in

modo tale che il rilascio dei titoli minerari torni ad essere un atto a struttura necessariamente bilaterale,

all'interno del quale il ruolo delle Regioni, il ruolo della Regione, sia riconosciuto dallo Stato e non messo

in secondo piano o sottoposto al rischio dell'esercizio di potere sostitutivo. È una grossa battaglia, una

battaglia anche inutile, visto che risultati non ce ne sono stati in nessun modo. Ma comunque, va

approvato qualcosa. E il referendum, anche se non avrà i risultati che noi richiederemmo, è comunque un

modo per dire: "Voi state sbagliando, perché ci state sottraendo un qualcosa di importante o vi ingerite in

materia in merito alla quale poi la Corte Costituzionale ha dato già un parere".

Regioni, quindi, che devono tornare a recitare un ruolo chiave, nel merito di una materia che riveste un

ruolo fondamentale non solo per la salvaguardia dell'ambiente, ma anche per aspetti legati al turismo,

all'economia della nostra Regione. Lo sfruttamento dell'Adriatico potrebbe comportare conseguenze

rischiosissime per il territorio interessato, sia dal punto di vista geologico, con il lento e progressivo

abbassamento verticale del fondo bacino marino, determinato dalle continue perforazioni sia dal punto di

vista economico, con i danni che potrebbero subire settori trainanti come la pesca e il turismo. Do atto al

nostro deputato Venittelli, che è nella Commissione pesca e si sta occupando, appunto, della pesca insieme

al sottosegretario che ha la delega alla pesca. Si sta battendo. E io non so come ha votato, però vorrei

chiedere come ha votato rispetto a questo, visto che, con molta forza, con molta dedizione e anche con

significativi interventi a livello nazionale, anche nelle altre Regioni, sta portando avanti non solo il settore

della pesca, ma anche tutto quello che potrebbe far rischiare in alcuni territori gravi danni al settore

economico. Per fare un esempio (questo lo invierò anche al nostro deputato, come l'ho inviato, senza avere

nessun riscontro, a tutti i deputati di un qualcosa che oggi è Area Popolare), una ricerca marina ha

calcolato una riduzione del 50 per cento del pescato intorno a una sorgente sonora, una delle tecniche

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maggiormente usate, la Air-gun. Che cosa fa? Con una strumentazione particolare molto sofisticata, hanno

dimostrato che un forte rumore può provocare danni e alterazioni in molte specie marine. Evviva la pesca,

evviva la salvaguardia della pesca, la salvaguardia del pescato, ma soprattutto la salvaguardia

dell'ambiente e del territorio. Un settore, quello della ricerca, per il quale c'è un rapporto annuale, che

possiamo leggere tutti, del Ministero dello Sviluppo Economico, che ci dice tutto: quali sono i risultati di

questa ricerca approfondita, e quale, secondo i dati, potrebbe essere il rischio di perforazioni tra Abruzzo e

Molise, concentrate in mare. Tra l'altro sono le due Regioni che subiranno maggiormente i danni.

Questi elementi ci devono fare riflettere. 78 concessioni già attive, 17 permessi di ricerca già rilasciati

nell'area italiana, 29 in fase rilascio in quella croata, 24 richieste avanzate per il tratto italiano: numeri

spropositati, considerata l'ampiezza dell'area. È inutile che diciamo quali sono i chilometri quadrati, ma

tutti possiamo conoscerli, facendo uno studio approfondito di tutto quanto.

Un aumento determinato dalle norme previste e introdotte dallo Sblocca Italia e dalle disposizioni

normative ad esse collegate, che negli ultimi mesi hanno permesso quello che noi non vorremmo che fosse

accaduto, e anche il rilascio delle valutazioni di impatto ambientale attraverso pareri positivi con

procedure che noi non condividiamo. È indispensabile, dice soprattutto l'Abruzzo, rivolgendo un monito a

tutte le Regioni interessate, che le Regioni tornino in possesso del loro ruolo, visto, Presidente Iorio, che

tra poco, con la riforma, ci cancelleranno.

(Intervento fuori microfono)

CONSIGLIERE FUSCO PERRELLA

Ci cancelleranno.

(Intervento fuori microfono)

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CONSIGLIERE FUSCO PERRELLA

Insomma, così come si prospettano le cose... e se la parte politica, che adesso è diventata non sappiamo

che cosa, porta avanti questo processo, abbiamo poco da sperare. Anche perché l'Opposizione si sta

dividendo e si divide sulla riforma. Poi ci sarà il referendum popolare, ma è cosa da vedere in seguito.

Intanto ci cancellano come ruolo, non come entità geografica. Cancellano i ruoli delle Regioni.

Allora, per questo è opportuno approvare la richiesta di referendum, sulla quale io do un voto favorevole,

così come credo tutti noi di Centro Destra, soprattutto perché l'Assemblea legislativa - ripeto quello che

hanno detto le altre Regioni - deve assurgere al ruolo di essere garante e di presidiare in maniera

democratica il proprio territorio con gli strumenti di cui dispone. La strada era stata già aperta dalla

Basilicata, che lo scorso 19 settembre ha deliberato la richiesta di presentare il referendum abrogativo

dell'articolo. Quest'oggi anche il Molise, insieme ad altre Assemblee legislative - e lei lo sa, Presidente - le

Marche, la Puglia, la Sardegna e l'Abruzzo; il 23 toccherà alla Sicilia, il 25 al Veneto, il 28 alla Calabria.

Questo permetterà, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione italiana, di indire il referendum popolare,

dando ai cittadini la possibilità di scelta. So che non è uno strumento che potrebbe portare a una soluzione,

però è giusto che questo strumento si usi, ed è giusto che, quando sarà autorizzato, ci attiveremo perché

anche i cittadini comprendano. C'è una propaganda, una buona informazione, anche nella Regione Molise,

da parte delle Associazioni e di coloro che si occupano di questo settore, che amano l'ambiente - manca

l'Assessore all'Ambiente – e lo tutelano. Stanno facendo varie iniziative, ma soprattutto presentano delle

memorie, anche al Capo dello Stato, per portare avanti questa battaglia. Quindi, voto favorevole con la

speranza di farci ascoltare, visto che siamo stati inascoltati, almeno per quanto ci riguarda, fino ad oggi,

attraverso i documenti che non hanno avuto risposta. Oggi, come Assemblea, condividendo tutti insieme,

come diceva il Consigliere Ciocca, il deliberato, facciamo sentire la nostra voce.

È un nostro dovere nostro, proprio per il ruolo che questa Assemblea legislativa ha. Grazie.

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PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Fusco. Consigliere Ioffredi, prego.

CONSIGLIERE IOFFREDI

Grazie, Presidente. Io prima di tutto volevo affrontare il discorso della presunta incongruenza tra chi siede

in questi banchi per il Centro Sinistra e chi siede per il Centro Sinistra nei banchi romani. Non è la prima

volta che le posizioni del Governo centrale differiscono da quelle dei territori. Non è la prima volta e non è

successo soltanto con il Centro Sinistra. E tra l'altro, così come per esempio il mio partito lascia libertà ai

propri iscritti, a livello locale, di aderire al Centro Sinistra - cosa che non succede a Roma - così succede, a

parti inverse, per quanto riguarda il Nuovo Centro Destra, che si trova esattamente nella stessa condizione,

cioè di votare lo Sblocca Italia a Roma e di votare la proposizione del referendum nelle Regioni coinvolte.

Quindi, eviterei di fare polemica, anche perché la posizione che stiamo per esprimere non è polemica nei

confronti di nessuno. La posizione è: lo Sblocca Italia serve per favorire, appunto, lo sblocco di tanti

sistemi produttivi, di tante situazioni che sono bloccate da problemi burocratici, da leggi e da regolamenti

che impediscono lo svolgimento delle attività produttive.

Quello che diciamo noi è: va bene questo atteggiamento, cerchiamo di diventare più concreti, più rapidi,

ma quando ci sono di mezzo dei temi come quello dell'ambiente, conviene invece andarci molto cauti, e

non soltanto per l'aspetto ecologico. Perché qui non stiamo soltanto parlando di trivelle che probabilmente

daranno degli effetti negativi sull'ambiente; prima il Consigliere Fusco ha parlato degli effetti che il Parco

ittico potrebbe subire, anche soltanto dai rumori, figuriamoci dall'inquinamento vero e proprio da petrolio.

Qui stiamo parlando di un sistema produttivo che coinvolge il settore ittico, quindi la pesca, e quello

turistico. Quindi, quello che stiamo per dire al governo nazionale è: è vero che probabilmente si smuove

l'economia attivando il sistema di trivellazione in mare, ma è altrettanto vero che, per contro, avremo altri

settori comunque dell'economia che potrebbero soffrirne.

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Questo è il motivo per cui preannuncio il mio voto favorevole, e invito tutti a lasciare le polemiche ad

altri. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ioffredi. La parola al Consigliere Monaco. Prego.

CONSIGLIERE MONACO

Grazie, Presidente.

Non voglio essere polemico, però voglio puntare il dito sulle responsabilità, caro collega Ioffredi e cara

collega Fusco. Non si può avere un atteggiamento schizofrenico, come quello di alcuni Parlamentari per

caso, o Senatori per caso, che votano lo Sblocca Italia e poi vanno a difendere la pesca piuttosto che altre

situazioni così.

La responsabilità di questa schizofrenia sta nel nostro sistema elettorale, che è vergognoso. E questa è la

prova provata che è un sistema elettorale vergognoso, che non assegna ai Parlamentari la responsabilità di

cui dovrebbero farsi carico nei confronti soprattutto dei popoli e dei territori, ma lo fa nei confronti dei

partiti. Per cui, questa gente qua che oggi si trova ad essere eletta a Roma a rappresentare, quindi, un

territorio, non risponde al territorio, ma risponde al partito.

(Intervento fuori microfono)

CONSIGLIERE MONACO

Nominata, ha detto bene il Consigliere Ciocca. Per cui, preannuncio il mio voto favorevole a questa

impugnativa. E non solo: sosterrò questa impugnativa in tutte le sedi e con tutte le persone che vorranno

essere assieme sul discorso dell'acqua. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, ci sono altri interventi?

Consigliere Cotugno, prego, ne ha facoltà.

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(Alle 12:52 la Presidenza viene assunta dal Vicepresidente Monaco)

CONSIGLIERE COTUGNO

Grazie, Presidente.

I quesiti referendari, così come elencato dal relatore, il collega Ciocca, sono già stati deliberati da molte

Regioni. Mentre altre si apprestano a deliberare proprio in questi giorni, trovano un pieno appoggio per un

voto convinto favorevole.

Anche la Regione Molise, non ultima nell'adozione della delibera, con questa adesione vuole ribadire con

forza la sua volontà per la difesa del territorio, dell'ambiente che fa un tutt'uno con la saluta dei cittadini.

Così come affermato dalla Conferenza dei Consigli regionali, la difesa del territorio e le leggi che

regolano gli interventi su di esso, devono essere condivise tramite una legiferazione concorrente, nel

rispetto anche della previsione costituzionale che, all'articolo 117, affida allo Stato, insieme alle Regioni,

la legislazione sul governo del territorio, e nel rispetto del principio di sussidarietà e di leale

collaborazione.

Non possiamo sottovalutare il pericolo per il territorio molisano, derivante da eventuali trivellazioni

massicce, sproporzionate e sconsiderate, se è vero che addirittura sarebbero ben quattro le istanze di

trivellazioni sulle coste prospicienti il nostro Molise.

L'Adriatico è un mare semichiuso, dal riciclo lento e dal facile ristagno. Eventuali problemi ai pozzi di

estrazioni potrebbero causare danni irreversibili all'ecosistema marino, all'economia del turismo e della

pesca e, quindi, alla stessa salute dei cittadini attraverso la catena alimentare.

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Parlare poi oggi, nel 2015, di ricerche di idrocarburi e giacimenti petroliferi risulta superato. A mio avviso

bisogna puntare piuttosto a garantire lo sviluppo da fonti di energia rinnovabili, e non fare delle nostre

coste, che tutto il mondo ci invidia, il centro di estrazione petrolifera italiano.

Ecco perché in modo forte e convinto, così come già deliberato per la riduzione drastica delle emissioni in

atmosfera, dobbiamo essere unanimi a dire: no alle trivellazioni nel mare Adriatico. Grazie.

(Alle 12:54 la Presidenza viene assunta nuovamente dal Presidente Niro)

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cotugno. Consigliere Manzo, prego.

CONSIGLIERE MANZO

Grazie, Presidente.

Tra i pilastri fondanti del Movimento 5 Stelle c'è quello della democrazia diretta, delle proposte di legge

d'iniziativa popolare, della democrazia partecipata dal basso e dei referendum, ma senza quorum.

Se ci viene chiesto se siamo d'accordo o meno nel coinvolgere dei cittadini in una scelta politica,

soprattutto se nefasta e pericolosa, non ci tireremo mai indietro. Le richieste referendarie le firmeremmo

anche a due mani.

Ma è paradossale che il Movimento 5 Stelle sia chiamato a votare in Consiglio per l'indizione di un

referendum, detto impropriamente "alle trivellazioni", a cui il PD dirà sicuramente sì. Lo stesso che però

in Parlamento, come ha ricordato anche il Consigliere Monaco, ha votato e ha approvato con fiducia il

decreto Sblocca Italia, nonostante l'opposizione del Movimento 5 Stelle che si è battuto su più livelli in

tutela dell'ambiente, dei territori, della salute dei cittadini, e per una politica energetica sostenibile e

alternativa.

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Un decreto - come più volte denunciato da noi sin dall'ottobre del 2014 - che ha reso strategiche, urgenti e

indifferibili, con tutti gli espropri che ne derivano, la prospezione, la ricerca e la coltivazione di

idrocarburi, nonché lo stoccaggio di gas naturale di cui nessuno parla. Situazione per la quale oggi,

proprio le forze del Centro Sinistra chiedono un referendum.

Purtroppo, vista l'urgenza e la scadenza perentoria del termine, cioè il 30 settembre del 2015, è impossibile

indire referendum anche per altri articoli nefasti per i nostri territori, a meno che non venga presentata

un'ulteriore delibera di richiesta referendaria.

Come ad esempio sull'articolo 35, sempre del decreto Sblocca Italia, definito "sblocca inceneritori",

architettato ad opera d'arte, in quanto è stato dimostrato che, con una raccolta virtuosa e differenziata dei

rifiuti, questo tipo di impianti brucia risorse, come lo chiamiamo noi, non sono sostenibili. Oppure ancora,

sull'articolo 37 che qualifica le attività di ricerca, estrazione e stoccaggio e riclassificazione del gas, con

tutte le infrastrutture degli oleodotti e dei gasdotti, come interesse strategico di pubblica utilità e

indifferibili.

Su questi articoli del decreto Sblocca Italia, senza polemica, ma solo per ricordare cosa è accaduto, già

sollevammo dei sospetti di incostituzionalità, presentando una mozione - la cui discussione c'è stata negata

dalla Maggioranza di questo Consiglio, per ben tre volte - per chiedere proprio a voi, colleghi, di

affrontare il tema in Aula e individuare una soluzione condivisa per non perdere le funzioni

amministrative che la Costituzione riconosce alle Regioni.

Avete individuato la strada referendaria, ma la vostra politica e la vostra posizione sulla politica energetica

del Governo Renzi non è ben definita. Molto probabilmente è l'aspetto costituzionale sollevato che vi ha

fatto intraprendere questo percorso.

Infatti, l'articolo 38 del decreto Sblocca Italia, oggetto di una delle due delibere referendarie, limita le

prerogative riconosciute dalla Costituzione alle Regioni e agli Enti territoriali, circa l'esercizio delle

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funzioni amministrative, come a esempio quelle connesse ai Piani di gestione e tutela del territorio, ai

Piani urbanistici edilizi e ai Piani paesaggistici.

Perché non è chiara la vostra politica energetica? I dubbi nascono perché la richiesta di indizione

referendaria, anche sull'articolo 35 del decreto Passera che deroga alle attività offshore, entro le 12 miglia

marine e ricordo a questo Consiglio che a meno di 60 chilometri da Termoli persiste il progetto petrolifero

Ombrina Mare, proposto dalla società inglese ex Medoilgas che vuole trivellare 4, 6 pozzi di fronte alla

costa di San Vito Chetino a 7 chilometri dalle spiagge.

Inoltre è previsto il posizionamento a circa 11 chilometri di una grande nave raffineria per il primo

trattamento del greggio; piattaforma e nave, inoltre, saranno collegate da oleodotti e gasdotti. Durata

prevista del progetto: 25 anni. Una volta al mese, inoltre, una petroliera affiancherà la nave per caricare il

greggio in un'operazione piuttosto pericolosa, durante la quale possono verificarsi frequentemente perdite

di greggio.

Per avere un'idea circa la dimensione di questa nave, potete immaginare lo stadio, lo stadio di Pescara che

non riesce a contenerla. Il più aggiornato studio sugli incidenti riguardanti i simili ad Ombrina è il testo

realizzato proprio della Oil & Gas pubblicato nel 2009, che riassume tutti gli incidenti avvenuti tra il 1990

e il 2007 nelle infrastrutture e nelle strutture di sfruttamento degli idrocarburi attive nella piattaforma

continentale inglese.

(Alle ore 13:00 la Presidenza viene assunta dal Vicepresidente Monaco)

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CONSIGLIERE MANZO

Proiettando questi dati, se il progetto Ombrina mantenesse la frequenza media di incidenti delle navi

inglesi, si potrebbero prevedere, nel suo ciclo di vita, 68 perdite in mare e una ventina di incidenti. E le

coste molisane? La costa dei delfini? Ne saranno direttamente coinvolte.

Il campo Rospo Mare della Edison, invece, è attivo da diversi decenni invece è attivo da diversi decenni e

è proprio di fronte alla costa molisana tra Vasto e Termoli. Vi sono tre piattaforme e una nave su cui

ricarica temporaneamente il greggio estratto.

Nel 2009 la società ha proposto lo scavo di ulteriori 3, 4 pozzi petroliferi, ottenuto grazie allo Sblocca

Italia; nessun referendum fermerà Rospo Mare.

Noi del Movimento 5 Stelle abbiamo le idee chiare su come fermare almeno le richieste entro le 12 miglia

marine, cioè quelle a 7 chilometri dalle spiagge. Ve ne sono più o meno 31, quindi, noi chiediamo

referendum per 31 richieste.

Sarebbe possibile percorrere, a esempio, la strada individuata...

VICEPRESIDENTE MONACO

Colleghi, per cortesia.

CONSIGLIERE MANZO

Sarebbe possibile percorrere, ad esempio, la strada individuata dai territori, dal coordinamento nazionale

No Ombrina e dal Comitato Trivelle Zero attraverso una proposta di legge... Consigliera, scusi.

VICEPRESIDENTE MONACO

Consigliere Fusco, chiedo scusa, sta intervenendo la Consigliera Manzo.

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CONSIGLIERE MANZO

Una strada percorribile, oltre a quelle del referendum, potrebbe essere una proposta di legge delle Regioni,

con procedura d’urgenza, alle Camere. Questo permetterebbe di fermare almeno le autorizzazioni

concessionarie per Ombrina Mare.

Occorre però volontà politica sia da questo Consiglio regionale, sia dai Parlamentari. Noi daremo tutto il

nostro appoggio in ogni sede. Qui noi ne abbiamo una copia che è stata divulgata e ricalca perfettamente

la proposta di delibera referendaria sull'articolo 35.

Questa proposta di legge è stata predisposta dal Coordinamento nazionale No Ombrina e dal Comitato

Trivelle Zero insieme a altri docenti, che comunque sono molto vicini alle tematiche del nostro territorio.

La paura più grande, purtroppo è che l'iter referendario sull'articolo 35 del decreto Passera potrebbe

accelerare il processo autorizzativo per Ombrina Mare. Per questo vi chiediamo di porvi al fianco dei

nostri territori almeno in questa battaglia comune, facendo propria la proposta di legge regionale delle

Regioni alle Camere, di cui, nella prossima Assemblea plenaria dei Presidenti del Consiglio, il nostro

Presidente del Consiglio Niro potrebbe portare all'attenzione degli altri Presidenti, anche se non è richiesta

necessariamente la conferma da parte di 5 Consiglieri regionali come per il referendum.

La politica energetica del Movimento 5 Stelle è chiara e conosciuta a tutti. Se avessimo governato noi non

avremmo dovuto affrontare questi problemi. L'articolo 38 dello Sblocca Italia, oggetto di referendum,

infatti, non semplifica solo le procedure di estrazione di idrocarburi in mare, ma anche sulla terraferma.

A titolo di esempio il 65 per cento del territorio molisano è oggetto di richieste e concessioni da parte delle

multinazionali del petrolio.

Quindi, basta parlare solo di trivellazioni in mare, perché anche il nostro territorio è sotto attacco!

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Pertanto noi daremo un voto favorevole alle proposte, e sono certa che saremo in prima fila sui territori

per ottenere il risultato sperato. Ma voi farete lo stesso? Avete previsto dei fondi per la campagna

referendaria?

Vi chiediamo ciò perché? Perché stava per partire un grande fronte referendario che coinvolgeva comitati

e associazioni nazionali su diversi temi: inceneritori, trivellazioni, scuola, lavoro. Questa proposta

referendaria anticipa, di fatto, i tempi e sapendo ormai che a causa del quorum, che è la soglia richiesta

quando i cittadini sono chiamati per esprimere un'opinione politica, ma non necessaria per eleggere i

propri rappresentanti, il no vince due volte. Perché il no vince due volte? A causa dell'astensione o se si è

contrari all'abrogazione della norma proposta.

Pertanto, ribadiamo con forza il nostro voto favorevole a una richiesta referendaria. Chiediamo però

l'iscrizione, come abbiamo già depositato all'Ufficio di Presidenza, di un ordine del giorno avvalendoci

dell'articolo 43 del Regolamento interno del Consiglio regionale di una mozione collegata al deliberato del

Consiglio, per chiedere a questo Consiglio di impegnare la Giunta regionale a promuovere, sostenere,

nonché investire energie e risorse economiche in una campagna di comunicazione il più possibile efficace

ed incisiva, volta a informare i cittadini molisani, e che sia d'esempio anche per le altre Regioni, affinché

seguano il medesimo iter.

Questo perché? Perché per raggiungere l'obiettivo di un referendum c'è la soglia del quorum referendaria.

Se noi dovessimo perdere questo referendum dovremmo aspettare anni e anni prima di andare a

modificare il decreto Sblocca Italia. E quindi, il Governo e i Ministeri competenti, andranno avanti con la

conclusione di titoli minerari e le diverse autorizzazioni a danno dei nostri territori. Grazie.

VICEPRESIDENTE MONACO

Grazie, Consigliere Manzo. Ha chiesto la parola il Presidente Niro. Prego, Presidente.

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CONSIGLIERE NIRO

Grazie, Presidente. Ci sono delle aggiunte che proverò a chiarire. Voglio lasciare anch’io un contributo su

questa richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione, e anche tracciare un percorso,

perché non siamo rimasti fermi e inermi ad aspettare che qualche altra Regione prendesse l'iniziativa.

Voglio ricordare che il 12 dicembre del 2014, dopo ampia discussione nelle sedi della Conferenza dei

Presidenti, a Termoli siamo stati capofila di un incontro tra le Regioni che si affacciano sul Mar Adriatico

e Ionico. Fu definita, in Conferenza dei Presidenti, la Carta di Termoli, un documento di impegno dove

ognuno, per le proprie competenze e per il proprio ruolo, riusciva a sollecitare il Governo affinché si

accorgesse che era stata e si stava commettendo una invasione di competenza, o meglio, un abuso

dell'esercizio della competenza su alcuni settori. Perché il contenuto delle disposizioni dettate in materia di

politica energetica del decreto Sblocca Italia è noto a tutti, così come lo sono le battaglie che sono state

condotte dalle Regioni per contrastare gli effetti devastanti che deriverebbero dall'applicazione di queste

disposizioni per i nostri territori. Non da ultimo, l'incontro la settimana scorsa alla Fiera del Levante tra i

Presidenti delle Regioni, che il Presidente Ciocca nella sua relazione ha citato.

Perché leggendo l'articolo 38 del decreto per la prospezione alla ricerca e coltivazione di gas e petrolio, ad

oggi basterà solo una concessione unica, ed i poteri, in tal senso, vengono accentrati solo ed

esclusivamente a favore dello Stato.

Dunque, così come è formulata la norma taglia fuori completamente le Regioni, così come è emerso anche

dai dibattiti. Taglia fuori gli Enti locali, riportando solo in capo ai Ministeri le autorizzazioni ambientali,

sia per le concessioni offshore, e sia relativamente alle concessioni sulla terraferma.

Allora si tratta di disposizioni assolutamente lesive delle prerogative regionali di difesa dei propri territori,

e dettate in chiaro sfregio di quel principio di reale collaborazione e di tutti i meccanismi di raccordo

istituzionali che ne sono espressioni, cui dovrebbero essere ispirati i rapporti tra lo Stato e le Regioni.

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Principi sacrosanti, particolarmente per il settore energetico il cui rispetto, per giurisprudenza

costituzionale, consente di recuperare la legittimità di norme che attribuiscono maggiori poteri

amministrativi ad Organi statali che impattano in modo significativo sui poteri regionali. E questo lo

sancisce, Presidente, in maniera precisa la sentenza della Corte Costituzionale numero 383 del 2005.

C'è un passaggio dove richiede, in maniera ferma, il raggiungimento dell'intesa con le Regioni interessate.

Per quanto mi riguarda, ho da subito dichiarato la mia personale contrarietà rispetto alla collocazione di

impianti estrattivi nel mare Adriatico. Ho sempre sostenuto la necessità che, su questi temi, vi fosse una

condivisione di intenti, di azione tra tutte le Regioni del versante Adriatico – Ionico (quelle, ovviamente,

coinvolte).

E addirittura io aggiungerei la condivisione anche a livello transfrontaliero, così come abbiamo cercato di

fare in quell'incontro del 12 dicembre 2014 a Termoli. Proprio al fine di evitare l'adozione di politiche

disorganiche e, pertanto, non in grado di garantire l'integrità dell'ecosistema e dell'economia turistica

dell'intero bacino Adriatico - Ionico.

Ricordo la battaglia condotta, insieme ai miei colleghi Presidenti dei Consiglieri regionali, nelle

Assemblee plenarie in cui fu approvato un ordine del giorno che prevedeva un coinvolgimento formale e

sostanzialmente degli Enti substatali, sia nella fase decisionale, che in quella esecutiva, applicativa, con lo

spirito di garantire il pieno rispetto delle relazioni tra Stato e Regioni, e senza poter prescindere dal

coinvolgimento sostanziale delle Regioni transfrontaliere.

I tentativi sono stati molti. I contenuti di quell'ordine del giorno sono stati solo parzialmente, però, recepiti

nella fase di conversione alla Camera del testo del decreto sull'articolo 38, dove tra l'altro si è concentrata

addirittura un'importante azione emendativa da parte della Commissione ambiente stessa.

Ma ciò nonostante, la normativa in questione è intrica di criticità, particolarmente a scapito delle

prerogative delle Regioni, atteso che da un lato vengono trasferite da autorità Levia sulle attività a terra

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dalle Regioni al Ministero dell'ambiente. Dall'altro, viene compiuta una forzatura rispetto alle competenze

concorrenti tra Stato e Regioni, cui oggi a vigente Titolo V della Costituzione.

Vedete, l'articolo 117 della nostra Costituzione, soprattutto il comma 3, colloca la materia della

produzione trasporto e distribuzione nazionale dell'energia tra le materie di legislazioni concorrenti, in cui

spetta allo Stato il compito di dettare la disciplina quadro di riferimento, ma alle Regioni la concreta

disciplina di settore, nel rispetto degli stessi principi. E proprio qui voglio innestare una riflessione di

natura politica: molto spesso il raccordo tra i livelli parlamentari e i livelli regionali non esistono e anche

quando c'è - e lo dimostrano i Presidenti delle Regioni del Centro Sinistra che hanno sottoscritto e hanno

sostenuto con forza e determinazione questa riforma referendaria - un'invasione sul ruolo e competenza

delle Regioni, non c'è partito che tenga, perché c'è un'invasione senza rispetto dell'ascolto delle Regioni

sia da un piano politico, sia da un piano tecnico, ma soprattutto sotto l'aspetto politico.

Per cui, ritengo che noi oggi ci muoviamo, Presidente Iorio, come ci siamo mossi nel passato in

quest'Aula, nel pieno rispetto dell'applicazione delle nostre prerogative di Consiglieri regionali, di

Assemblee legislative, per poter dire allo Stato, anche se di Maggioranza di Centro Sinistra, o mista, come

vogliamo definirla in questo momento, che stanno sbagliando rispetto a un'azione di ruolo che sicuramente

non ha tenuto conto dei territori. E non vi è stato nemmeno il rispetto dei rappresentanti di quel territorio,

che non sono stati ascoltati.

Presidente, nell'ordine del giorno che andremo a discutere appena dopo l'approvazione di questi quesiti

referendari, noi discuteremo, per la seconda volta in quest'Aula, proprio sulle modifiche che stanno

andando avanti al Senato sulla riforma costituzionale e soprattutto sul Titolo V.

E così come noi, come Presidenze dei Consigli regionali, come Assemblee legislative, abbiamo suggerito

e abbiamo partecipato ai Tavoli di lavoro, mi auguro che l'ordine del giorno possa avere una approvazione

unanime in quest'Aula a difesa delle prerogative delle Regioni; perché questo è quello che viene messo in

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discussione in questo momento. C'è un nuovo centralismo, ed è su questo che noi dobbiamo concentrarci,

anche attraverso il coinvolgimento dei mezzi di comunicazione, quanto più ampi possibili. Lo Stato, in

questo momento, sta spostando il sistema di amministrazione di una nazione non più verso l'applicazione

esatta del Titolo Quinto. Infatti sta piuttosto cercando di riportare tutto in mano allo Stato. Quindi, un

nuovo centralismo a discapito del regionalismo.

Non sembra in realtà che il caso del decreto Sblocca Italia sia tale rispetto alla potestà costituzionale, e che

sia stata di conseguenza sollevata una reazione da parte dei diversi attori istituzionali.

Sul piano tecnico, il rilascio del provvedimento concessionario presuppone, infatti, l'individuazione delle

aree potenzialmente destinate alla localizzazione delle attività, la cui scelta inevitabilmente incide sugli

interessi e sui beni delle comunità territoriali insediate negli ambiti regionali. Ne consegue che, stante

l'attuale previsione costituzionale nel riparto di competenza legislative e amministrative del principio,

come avevo citato poc'anzi, di leale collaborazione, soprattutto in applicazione degli articoli 117 e 118

della nostra Costituzione, in tale ambito di intervento sia innegabile l'intreccio di interesse ed esigenze

diverse che impone una partecipazione attiva di tutte le Regioni. Ed ecco perché le Regioni hanno reagito

in maniera decisa.

È proprio in questa prospettiva, nel momento della definizione, dell'individuazione delle aree, che si

innesta la trama dei rapporti tra gli interessi dello Stato, delle Regioni e dei singoli territori; ancor prima

del rilascio dell'intesa nel mero procedimento amministrativo ai termini della Conferenza di servizi.

Se, come detto, è stato inequivocabilmente chiarito dalla Suprema Corte che è di esclusiva competenza del

Legislatore statale ogni scelta strategica del settore energetico e che lo Stato possa, in questa materia,

esercitare l'attrazione di sussidiarietà, la preclusione per le Regioni, a cui si riferisce la stessa Corte, è di

opporre un veto a tali scelte.

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Di diverso riflesso è l'effetto della norma prevista nel decreto Sblocca Italia, perché, nel caso concreto, si

tratta di escludere le Regioni dall'attività di localizzazione dei siti, che non può non essere un momento

espressivo del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni.

Vedete, il necessario coinvolgimento delle Regioni nella fase preordinata alla scelta dei siti, appare ancora

più necessaria in considerazione della compatibilità delle scelte con gli eventuali vincoli previsti nei piani

paesaggistici regionali; strumenti che io definirei principi di pianificazione paesaggistica, perché

prevalgono nell'ordine di priorità su tutti i piani.

Secondo l'articolo 38, invece, i procedimenti VIA, in corso presso le Regioni, relative alla prospezione,

ricerca e coltivazione di idrocarburi, dovevano essere conclusi entro il 31 marzo 2015 e, decorso tale

termine, la Regione doveva trasmettere la relativa documentazione al Ministero dell'ambiente, della tutela

del territorio e dei mari per i seguiti istruttori di competenza, dandone solo notizia al Ministero dello

Sviluppo Economico.

Allora si concretizza così un'attività di accentramento dei poteri in capo solo al Governo centrale,

depauperando oltremodo le Regioni di competenze proprie, in totale e palese dispregio di quanto sancito

dal Titolo V della nostra Costituzione.

E proprio alla luce di questa situazione, l'unico modo per affrontare risolutivamente il problema della

difesa della costa adriatica rimane la proposta di un referendum abrogativo delle disposizioni del decreto

Sblocca Italia, proprio nelle parti ritenute incostituzionali, nonché di altre norme ad esse collegate.

Facendo seguito a quanto deliberato dall'Assemblea plenaria l’11 settembre ultimo scorso, sono stati

elaborati 6 quesiti referendari da inviare alla Corte di Cassazione, un quesito unico sull'articolo 35 del

decreto Sviluppo e 5 quesiti sul procedimento introdotto con il decreto cosiddetto Sblocca Italia, 3

sull'articolo 38, uno sul decreto esemplificazione del 2012 ed uno sulla legge 239/2004, che si collegano al

decreto 133/2014.

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La Regione Basilicata, come sappiamo, ha deliberato lo scorso 19 settembre. È definita come Regione

capofila, di intesa con tutte le altre Assemblee legislative. Ha approvato le deliberazioni contenenti i

quesiti, le ha fatte tempestivamente pervenire a tutti i Consigli regionali, affinché gli stessi provvedano,

nei tempi, ad adottare delibere identiche nel testo così come richiesto dalla legge.

Sarà poi individuato, come annunciava il Presidente Ciocca, in conformità a quanto richiesto dalla legge

352/1970, un delegato regionale effettivo e uno supplente che dovrà sottoscrivere, unitamente agli altri

delegati regionali che delibereranno in questi giorni. Infatti, avremo qualche assenza di alcuni colleghi

nella plenaria di giovedì a Campobasso, perché sono in corso le discussioni e le delibere proprio su questo

argomento, per completare la procedura per la richiesta di referendum.

Io non entro nel merito dei singoli quesiti, perché essi sono già stati ampiamente illustrati con dovizia di

ogni singola riflessione dal relatore, il Consigliere Ciocca.

Quello che voglio aggiungere, a testimonianza anche dell’impegno di questo Consiglio regionale, è che

non siamo assolutamente fermi quando capiamo, a qualsiasi livello, che c'è un'invasione dello Stato per

cancellare quello che invece è un’azione vitale, in tutta Italia, del nostro regionalismo.

Faremo qualsiasi cosa perché il regionalismo continui a vivere e lo faccia nella forma corretta, stabilita

dalla nostra Costituzione.

Lo affronteremo anche nel successivo ordine del giorno, nella discussione sulla legge costituzionale.

Grazie.

VICEPRESIDENTE MONACO

Grazie, Presidente Niro. Ci sono altri interventi? Non ci sono altri interventi.

Per dichiarazione di voto?

(Alle 13:23 la Presidenza viene assunta nuovamente dal Presidente Niro)

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PRESIDENTE

Allora, se non ci sono altri interventi e dichiarazioni, procedo.

Vado a leggere la prima deliberazione che andremo a votare, avente come oggetto: "Richiesta di

referendum abrogativo" ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge

25/05/1970, numero 352, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa

del popolo". Degli articoli 38, comma 1, 1 bis e 5 del decreto legge 12 settembre 2014 numero 133,

"Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del

Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività

produttive”, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014 numero 164, nonché dall'articolo

57, comma 3 bis, del decreto legge 09 febbraio 2012, numero 5, "Disposizioni urgenti in materia di

semplificazione e di sviluppo", convertito con modificazioni dalla legge 04 aprile 2012, numero 35 e

dell'articolo 1, comma 8 bis, della legge 23 agosto 2004, numero 239, "Riordino del settore energetico,

nonché delega al Governo per riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia" introdotto dal

decreto legge 22 giugno 2012, numero 83, "Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito con

modificazioni dalla legge 07 agosto 2012, numero 134.

Vado a leggere i quesiti. <<Volete voi che sia abrogato l'articolo 38, comma 1, del decreto legge 12

settembre 2014, numero 133, "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere

pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto

idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”, convertito con modificazioni dalla legge 11

novembre 2014, numero 164, limitatamente alle seguenti parole: "Al fine di valorizzare le risorse

energetiche nazionali e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese”, “rivestono carattere di

interesse strategico e”; “ urgenti e indifferibili”; “ indifferibilità ed urgenza dell'opera e l’apposizione del

vincolo predeterminato all'esproprio dei beni in essa compresi, conformemente al decreto del Presidente

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della Repubblica 08 giugno 2001, numero 327, recante il Testo unico delle disposizioni legislative e

regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità"?>>.

<<Volete voi che sia abrogato l'articolo 38, comma 1 bis, del decreto legge 12 settembre 2014, numero

133, “Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione

del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle

attività produttive”, introdotto dalla legge 11 novembre 2014, numero 164, come modificata all'articolo 1,

comma 554, della legge 23 dicembre 2014, numero 190, “Disposizione per la formazione del Bilancio

annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)”, limitatamente alle parole "per le attività sulla

terraferma;” “ in caso di mancato raggiungimento dell'intesa, si provvede con le modalità di cui all'articolo

1, comma 8 bis, della legge 23 agosto 2004, numero 239. Nelle more dell'adozione del piano, i titoli

abilitativi di cui al comma 1, sono rilasciati sulla base delle norme vigenti prima della data di entrata in

vigore della presente disposizione"?>>.

<<Volete voi che sia abrogato l'articolo 38, comma 5, del decreto legge 12 settembre 2014, numero 133,

“Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del

Paese, la semplificazione burocratica e l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività

produttive", convertito con modificazione dalla legge 11 novembre 2014, numero 164, limitatamente alle

seguenti parole : "prorogabile due volte per un periodo di 3 anni nel caso sia necessario completare le

opere di ricerca”; “ prorogabile per una o più volte per un periodo di 10 anni ove siano stati adempiuti gli

obblighi derivanti dal decreto di concessione e il giacimento risulti ancora coltivabile"”>>.

<<Volete voi che sia abrogato l'articolo 57, comma 3 bis, del decreto legge 9 febbraio 2012, numero 5,

“Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo”, convertito con modificazioni dalla

legge 4 aprile 2012, numero 35, come modificato all'articolo 1, comma 552, della legge 23 dicembre 2014,

numero 190, “Disposizione per la formazione del Bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di

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stabilità 2015) limitatamente alle seguenti parole: "con le modalità di cui all'articolo 1, comma 8 bis, della

legge 23 agosto 2004, numero 239 nonché"?>>.

<<Volete voi che sia abrogato l'articolo 1, comma 8 bis, della legge 23 agosto 2004, numero 239,

“Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in

materia di energia, introdotta dal decreto legge 22 giugno 2012, numero 83, “ Misure urgenti per la

crescita del Paese, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, numero 134, limitatamente alle

seguenti parole: “7 e”?>>.

Di disporre la pubblicazione della presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Molise.

Allora, pongo in votazione la delibera così come letta all'Aula.

Favorevoli?

Contrari?

Astenuti?

(Il Consiglio approva all'unanimità)

(Intervento fuori microfono)

PRESIDENTE

Mi chiedono di precisare. Allora, i presenti alla seduta in Aula sono 18. Al momento della votazione sono

17 votanti. Il Consiglio approva all'unanimità dei votanti e uno assente, un non votante.

Passiamo alla seconda delibera. Allora, per i delegati bisogna votare, quindi, servono le schede, per

favore. Uno effettivo e uno supplente.

CONSIGLIERE CIOCCA

Chiedo scusa, Presidente. Mentre preparate, posso chiedere un minuto di sospensione?

Page 36: RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI …webfiles.regione.molise.it/sedute/atti/247-22.09.2015.pdf2015/09/22  · Tre sull'articolo 38, uno sul decreto semplificazione del 2012, e

Regione Molise -88- Resoconti Consiliari

Logit consorzio stabile società a r.l. Via Ostiense 104/B 00154 Roma C.F./P.I. 11529431006

PRESIDENTE

Un minuto di sospensione concesso.

CONSIGLIERE CIOCCA

Grazie.

(Il Consiglio è sospeso alle ore 13:32)