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IL TEMA DELL’ADOLESCENZA IN ALBERTO MORAVIA ED ELSA MORANTE ALCUNI ASPETTI DELLE OPERE AGOSTINO E L’ISOLA DI ARTURO 27925 Aleida J. Veneberg Studentennummer: 01411964 Promotor: Prof. dr. Teodoro Katinis Masterproef voorgelegd voor het behalen van de graad Master of Arts in de richting Taal- en Letterkunde: Duits Italiaans Academiejaar 2016-2017

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  • IL TEMA DELL’ADOLESCENZA IN ALBERTO MORAVIA ED ELSA MORANTE

    ALCUNI ASPETTI DELLE OPERE AGOSTINO E L’ISOLA DI ARTURO

    27925

    Aleida J. Veneberg Studentennummer: 01411964

    Promotor: Prof. dr. Teodoro Katinis

    Masterproef

    voorgelegd voor het behalen van de graad Master of Arts in de richting Taal- en Letterkunde:

    Duits – Italiaans

    Academiejaar 2016-2017

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    Indice

    1. Introduzione .......................................................................................................................................5

    2. Lo status quaestionis, sette approcci recenti ....................................................................................7

    2.1 Tre approcci ad Agostino...............................................................................................7

    2.1 Quattro approcci a L’isola di Arturo..........................................................................11

    3. Alberto Moravia ed Elsa Morante, rapporti e scelte ....................................................................15

    3.1 Alberto Moravia ...........................................................................................................15

    3.1.1 Il primo rapporto letterario: Alberto Pincherle e Amelia Rosselli .....15

    3.1.2 Amicizie letterarie ..............................................................................19

    3.1.3 Posizioni e scelte ................................................................................25

    3.2 Elsa Morante ................................................................................................................29

    3.2.1 Primi rapporti letterari.........................................................................29

    3.2.2 Rapporti letterari con Alberto Moravia e i suoi referenti editoriali.....30

    3.2.3 La coppia letteraria fino al 1957..........................................................33

    4. Agostino e L’isola di Arturo, corrispondenza tematica...................................................................39

    4.1 Corrispondenza tematica ………………………………………………………………......39

    4.1.1 La forma, lo stile …………………………………………................39

    4.1.2 Il protagonista ………………………………………………………..41

    4.1.2.1 Alcuni aspetti paratestuali rispetto al protagonista.....41

    4.1.2.2 La posizione iniziale del protagonista……….……..….44

    4.1.2.2.1 Agostino ...........................................44

    4.1.2.2.2 Arturo ...............................................48

    4.1.3 Il processo di maturazione ...................................................................52

    4.1.3.1 Agostino .......................................................................52

    4.1.3.2 Arturo............................................................................59

    4.1.4 Somiglianze e differenze tra le due opere.............................................64

    5. Conclusione …………………………………………………………………………………............69

    Bibliografia

    Fonti primarie

    Fonti secondarie

    Mediagrafia

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  • 5

    1. Introduzione

    In questa tesi mi propongo di studiare il tema dell’adolescenza in due opere letterarie di una coppia di

    scrittori italiani del Novecento, ossia Alberto Moravia (1907-1990) ed Elsa Morante (1912-1985). Negli

    anni 1944 e 1957 uscirono due loro opere che tematizzano l’adolescenza di un ragazzo: Agostino1 e L’isola

    di Arturo2. Questi due lavori si situano nella prima parte della produzione letteraria dei due scrittori, che

    per entrambi è durata fino agli anni Ottanta del Novecento.

    Agostino (1944) fu il secondo grande successo di Moravia dopo Gli indifferenti del 1929. Il libro

    vinse il primo premio letterario del dopoguerra, istituito dal “Corriere Lombardo”, e la sua trasposizione

    cinematografica di Mauro Bolognini avvenne nel 1962. Nato come uno scrittore che voleva unire il

    romanzo con il teatro, Moravia continuò a scrivere delle opere da cui vennero tratti degli adattamenti

    cinematografici che furono celebri3. Inoltre scrisse lavori per il teatro, sceneggiatture per il cinema e molti

    altri lavori ben conosciuti, come La romana (1947), I racconti (1952) e La Noia (1960) e numerosi lavori

    saggistici, fino alla sua morte avvenuta nel 1990.

    Analogamente per Elsa Morante L’isola di Arturo (1957), che conquistò il Premio Strega, fu il

    secondo grande successo, dopo Menzogna e sortilegio del 1948 che vinse il Premio Viareggio. La

    trasposizione cinematografica di L’isola di Arturo di Damiano Daminiani avenne nel 1962. Elsa Morante

    ha poi scritto una raccolta di poesie Alibi (1958) e lavori celebri come Il mondo salvato dai ragazzini (1968),

    La Storia (1974) e infine Aracoeli (1982). Inoltre ha partecipato ad alcuni film di Pier Paolo Pasolini (1922-

    1975) e ha scritto saggi sulla letteratura, come Sul romanzo (1959) e Pro o contro la bomba atomica (1965

    e 1987).

    Durante le loro vite Alberto Moravia ed Elsa Morante hanno goduto dell’attenzione continua della

    critica e del mercato. Poi, dopo la morte, si è manifestata una specie di silenzio che finì solo prima dei

    centenari della nascita 2007 e 2012. Dei risultati recenti delle nuove ricerche biografiche e critiche fanno

    parte anche alcuni studi sul tema dell’adolescenza in Agostino e ne L’isola di Arturo, che in questa tesi

    comporranno il nostro status quaestionis. Si tratta di tre studi su Agostino e quattro su L’isola di Arturo.

    1 Moravia, Alberto, Agostino, Bompiani RCS/Libri S.p.A., Milano, 2014 (or. Garzanti, Roma, 1943).

    2 Morante, Elsa, L’isola di Arturo, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2014 (or. Einaudi, Torino, 1957).

    3 Da ricordare sono Gli indifferenti (1929, film 1964), La Ciociara (1957, film 1960), Il disprezzo (1954, film Le mépris 1963), Il

    conformista (1951, film 1970).

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    L’obiettivo in questa tesi è di scegliere una prospettiva che studia Agostino e L’isola di Arturo

    dando rilievo al loro legame tematico e al loro specifico contesto culturale, letterario e biografico. La

    domanda di ricerca che orienta il metodo è la seguente: quali aspetti dello sviluppo, dei rapporti e delle

    scelte di Moravia e Morante, nel loro specifico contesto culturale, letterario e biografico, potrebbero

    spiegare il loro rispettivo trattamento narrativo del tema dell’adolescenza in Agostino e L’isola di Arturo?

    Il metodo in questa tesi consiste di tre passi. Il primo passo è una ricostruzione introduttiva dello

    sviluppo degli scrittori Moravia e Morante, e dei loro rapporti e scelte nel contesto culturale, letterario e

    biografico del loro tempo, ossia del periodo tra il 1920 e il 1957. In questo passo mi baso su fonti culturali,

    letterarie e biografiche recenti, la maggioranza di cui è stata prodotta dopo il 2009. Il secondo passo è una

    descrizione di alcuni aspetti significativi della corrispondenza tematica in Agostino e L’isola di Arturo, che

    si basa su una lettura dettagliata dei due lavori in edizioni recenti (2014) in cui i testi originari del 1944 e

    del 1957 si ripropongono. La lettura si concentra sui parametri del romanzo di formazione, ossia sul

    protagonista e il suo processo di maturazione attraverso un percorso di formazione. Si intende di delineare

    le differenze e le somiglianze caratterizzanti del trattamento narrativo del tema dell’adolescenza tra le due

    opere – e quindi tra i due scrittori – tramite l’identificazione dei motivi e degli stili utilizzati. Nel terzo

    passo si mettono in relazione i risultati dei due poli della ricerca, ossia i dati culturali, letterari e biografici

    e quelli dell’analisi testuale delle due opere, per formulare la risposta sulla domanda di ricerca.

    Nel capitolo 2 si presentano i risultati delle sette nuove ricerche biografiche e critiche menzionate

    sopra. I capitoli 3 e 4 contengono rispettivamente la ricostruzione storica, culturale e biografica degli

    scrittori e l’analisi dei testi di Agostino e di L’isola di Arturo. La conclusione nel capitolo 5 formula la

    risposta sulla domanda di ricerca. Alla fine seguono la bibliografia con fonti primarie e secondarie, e la

    mediagrafia.

  • 7

    2. Lo status quaestionis, sette approcci recenti

    Il termine “recenti” del titolo di questo capitolo si riferisce al fatto che gli approcci che verranno qui

    presentati, sono stati pubblicati tra il 2005 e il 2014 e rappresentano quindi gli ultimi aggiornamenti in

    materia.

    I sette saggi descrivono un ventaglio variegato di molti aspetti dell’adolescenza rappresentata da

    Moravia e Morante. Riguardo alla novella di Moravia i risultati delle ricerche divergono rispetto ai motivi

    distintivi, alla concezione dell’adolescenza e alla spiegazione per la scelta tematica. Riguardo al romanzo

    di Morante i risultati delle ricerche mostrano qualche consenso, soprattutto rispetto all’unità del

    personaggio-narratore, l’affabulazione, la metanarratività e la relazione tra madre e figlio. Nelle sette

    ricerche le opere analizzate sono spesso contestualizzate con riferimento ad altre opere sia dell’autore stesso

    sia di autori diversi. Nelle spiegazioni della scelta tematica Parisi e Paino si riferiscono allo scrittore stesso

    e la sua prospettiva della vita o della letteratura.

    2.1 Tre approcci ad Agostino.

    Il primo approccio che si prenderà qui in esame è quello proposto da Valentina Mascaretti. Nel saggio

    Agostino e i suoi fratelli. Una ricerca tematica sull’adolescenza nella narrativa del Novecento4 la studiosa

    sottolinea la centralità degli adolescenti nelle opere di Moravia e considera Agostino come il ”cuore della

    narrativa moraviana dell’adolescenza”5. Mascaretti inquadra l’opera non solo nel suo “dittico” con La

    disubbidienza del 1948, ma pure nel più ampio contesto italiano ed europeo del romanzo di formazione6.

    Con riferimento alla comune adesione alla forma narrativa breve si crea, secondo Mascaretti, una linea che

    collega una serie di opere da I turbamenti del giovane Törless (1906) di Robert Musil al Lanciatore di

    giavellotto (1981) di Paolo Volponi7. I temi connessi all’adolescenza evidenziati da Mascaretti sono la

    sessualità, la casa di tolleranza e l’omosessualità. L’incestuosa ambiguità dei rapporti familiari è secondo

    4 Mascaretti, Valentina, Agostino e i suoi fratelli. Una ricerca tematica sull’adolescenza nella narrativa del Novecento, in

    ”Poetiche. Rivista di letteratura” Nuova serie, anno 2005, n. 2, vol. 7, pp. 221-255.

    5 Ivi, p. 221.

    6 Ivi, p. 222.

    7 Ibidem.

  • 8

    Mascaretti “una delle cifre distintive del romanzo di formazione moraviano”8, ma l’angoscia edipica e il

    tabù dell’incesto sono motivi comuni dei romanzi menzionati. Mascaretti osserva pure che la casa di

    tolleranza è un motivo letterario “ben codificato”9 e che l’omosessualità in Agostino svolge una funzione

    iniziatica. Nel finale di Agostino non viene raggiunta la maturità, e Mascaretti connette questa scelta con la

    brevità della forma del romanzo. Dalla serie delle analogie fra i romanzi presi in esame Mascaretti deduce

    una codificazione “delle modalità di rappresentazione letteraria dell’adolescenza e di svolgimento del tema

    dello sviluppo della personalità nell’ambito della narrativa europea del Novecento”, e “di un compatto

    sistema di stilemi e dell’interesse per i medesimi nodi esistenziali”10.

    Il secondo approccio è quello di Luciano Parisi nel saggio L’archetipo di Moravia11, che conferma

    la centralità dell’adolescenza attribuita da Mascaretti alla narrativa di Moravia, ma non la sua definizione

    secondo cui lo scrittore è un fenomenologo dell’adolescenza. Secondo Parisi a Moravia “non interessa

    l’adolescenza in tutte le sue manifestazioni, come età di un generico sviluppo umano, ma un suo modo

    specifico: l’adolescenza sofferente, [...] quasi inevitabilmente corrotta”12. Tuttavia Parisi riprende anche la

    prospettiva esternata dallo scrittore stesso, secondo cui i “«veri romanzieri»” somigliano a certi “«uccelli

    solitari che ripetono senza posa, con fedeltà significativa, sempre lo stesso verso»”13. Per tale ragione Parisi

    vuole concentrarsi sull’intreccio di temi essenziali all’interno dell’opera di Moravia “che va considerato

    come un unico discorso”, rilevando che “il modo e molti aspetti di quella centralità” devono ancora essere

    analizzati14. Secondo Parisi questo “unico discorso” di Moravia è spesso visto come espressione di una

    critica della borghesia o dell’angoscia esistenziale, ma la critica “non ha cercato di individuare con

    precisione gli elementi narrativi che ricorrono più insistentemente nei suoi testi”15. Parisi intende mostrare

    che i protagonisti delle storie di Moravia “dal 1928 al 1958, sono giovani, che vengono traditi dagli adulti

    8 Ivi, p. 230.

    9 Ivi, p. 235.

    10 Ivi, p. 255.

    11 Luciano Parisi, L’archetipo di Moravia, in “Studi e problemi di critica testuale”, anno 2009, n. 78, pp. 147-174. Parisi ha pure

    pubblicato Uno specchio infranto. Adolescenti e abuso sessuale nell’opera di Alberto Moravia, Edizioni dell’Orso, Alessandria,

    2013.

    12 Ivi, pp. 168-169.

    13 Ivi, pp. 147-148.

    14 Ivi, p. 148.

    15 Ibidem.

  • 9

    e che si corrompono a contatto con la società”16. Parisi cerca pure di chiarire i punti di “questa storia

    archetipica” di Moravia e di dimostrare che, dal 1960 in poi, tale storia “viene raccontata in modi nuovi che

    ne alterano profondamente il senso”17.

    In base a non meno di dieci testi narrativi di Moravia, Parisi conclude che “a danneggiare i più

    giovani personaggi” di Moravia non sono solo gli adulti “che ne abusano sessualmente”, ma anche i

    “familiari [che] ignorano i bisogni, le paure e la presenza dei giovani”18. Sembra secondo Parisi che i

    personaggi adolescenti vivano nella miseria e non riescano a scorgere una via d’uscita19. Parisi ritiene che

    la descrizione della società e gli aforismi di Moravia sulla negatività dell’esistenza siano sfondi allestiti per

    la storia, che dimostrano come l’attenzione dell’artista sia “assorbita dalle delusioni e sofferenze dei

    protagonisti”20.

    Per offrire qualche spiegazione per la scelta tematica moraviana, Parisi pensa tra l’altro alla

    sofferenza infantile causata dalla malattia e alla cosiddetta “nostalgia della malattia”21. Pensa inoltre alla

    visione di Moravia secondo cui:”«l’animale che è in noi conosce solo il desiderio»” e la vita “«scaturisce

    in principio da uno stato d’animo urgente e oscuro»”22. Nella conclusione Parisi sottolinea che Moravia ha

    saputo descrivere “i sogni, le illusioni e disillusioni della giovinezza e dell’adolescenza”23, e che Moravia

    debba essere ricordato soprattutto per la sua espressione del “dolore per la brutale e forse inevitabile

    cancellazione” di questi sogni e illusioni24.

    Il terzo approccio alle opere di Moravia è fornito da Gian Piero Brunetta nel saggio Agostino e la

    perdita dell’innocenza25, che si concentra sull’adattamento cinematografico di Agostino (1962) di Mauro

    Bolognini e Goffredo Parise. L’intenzione di Brunetta è quella di affrontare un singolo film osservandone

    le variazioni rispetto al testo originale da più punti di vista, includendo anche le reazioni dei critici

    16 Ibidem.

    17 Ivi, p. 148.

    18 Ivi, p. 153.

    19 Ivi, p. 154.

    20 Ivi, p. 155.

    21 Ivi, pp. 155-160.

    22 Ivi, p. 160.

    23 Ivi, pp. 173-174.

    24 Ivi, p. 174.

    25 Brunetta, Gian Piero, Agostino e la perdita dell’innocenza, in “Studi novecenteschi”, anno 2013, n. 86, pp. 283-298.

  • 10

    dell’epoca26. Agostino si presenta secondo Brunetta come “un caso ideale di confluenza e interazione di

    forze che rendono egualmente produttiva l’analisi del paratesto e del contesto rispetto a quella della

    traduzione, variazione dal testo letterario a quello cinematografico”27.

    Secondo Brunetta il riposizionamento spazio-temporale del film rappresenta un processo “di

    addizione e disseminazione di tracce che rendono più visibile la presenza degli interpreti ed esecutori”28.

    Brunetta vede nel film due prospettive accentuate: l’una è quella descritta attraverso gli occhi di Agostino,

    con cui Bolognini coglie “la natura precipua di Venezia di acqua e di aria”, quindi di “elementi puri, quasi

    immateriali”29, l’altra è quella degli occhi della madre in cui confluiscono ”segni autobiografici” di Parise

    e i “suoi omaggi pesonali” a Venezia30. Brunetta nota pure la presenza di Pasolini, che “si avverte nella

    scelta della frontalità nella riprese di ragazzi e personaggi popolari, nei modi di rappresentazione del corpo”

    [...] “nel riso come arma e forma di insulto in primis”31. Secondo Brunetta le “diverse rappresentazioni dei

    corpi e degli abiti [...] accentuano le percezioni delle differenze di classe” e mostrano un mondo “saturo di

    eros [...] degradato, vissuto come colpa”32.

    La maturazione di Agostino segue nel film un percorso connesso alla capacità “di vedere le cose e

    gli altri in modo diverso” e concepito come una liberazione dello sguardo del ragazzo “dal senso di divieto

    e soggezione, soprattutto riguardo alla madre”33. Brunetta identifica nel crollo dell’innocenza di Agostino

    a contatto con la realtà il tema cardine del romanzo Agostino, ma aggiunge che questa innocenza è doppia,

    perché il ragazzo non soltanto non sa nulla del sesso, ma neanche delle classi sociali34. La cosiddetta “morte

    dell’innocenza” si traduce secondo Brunetta in “un’idea aperta di amore passione [...] perfettamente calato

    nella realtà e nella forma di Venezia”, che riesce “a prolungare in uno spazio senza tempo il senso di essere

    26 Ivi, p. 284.

    27 Ivi, p. 285.

    28 Ivi, pp. 286-287. Si tratta della “dislocazione dell’azione da Viareggio a Venezia, e dell’ambientazione al presente”, ossia al

    1962, cfr. ibidem.

    29 Ivi, p. 288.

    30 Ibidem.

    31 Ivi, p. 289.

    32 Ivi, p. 290.

    33 Ivi, p. 290 e p. 292.

    34 Ivi, p. 296.

  • 11

    traghettati da una dimensione all’altra” e “a non abbassare lo sguardo per affrontare in piena autonomia il

    proprio futuro”35.

    Riassumendo questi tre approcci si può constatare che nella visione di Mascaretti solo il motivo

    dell’incestuosa ambiguità dei rapporti familiari è un tratto distintivo di Agostino, e che gli altri motivi

    adolescenziali rappresentano caratteristiche specifiche di un genere. Inoltre la forma breve spiega secondo

    Mascaretti la concezione dell’adolescenza come crisi e senza conclusione nella maturità. Parisi vede i

    motivi delle opere di Moravia come un unico discorso che distingue lo scrittore: si tratta di giovani che

    vengono traditi dagli adulti e che a loro volta si corrompono. La visione dell’adolescenza è una vita

    miserabile e senza alcuna prospettiva. Ciò che serve a spiegare questa scelta è la visione e la biografia dello

    scrittore stesso. Nell’approccio di Brunetta il motivo dello sguardo nel percorso iniziatico è visto come il

    veicolo della liberazione dell’adolescente, che poi affronta in autonomia il futuro. In questa visione si tratta

    di un’adolescenza non più specificamente moraviana, causata dalla distanza temporale e culturale tra il testo

    originale e il suo adattamento cinematografico.

    2.2 Quattro approcci a L’isola di Arturo.

    Riguardo al tema dell’adolescenza nelle opere di Elsa Morante il primo approccio qui presentato è quello

    di Francesca Pilato nel saggio La voce delle «creature» nella narrazione di Elsa Morante36. Pilato evidenzia

    in tre romanzi di Elsa Morante la “condizione di stupore creaturale, di innocenza perfetta”37, e che pure

    emerge nell’Isola di Arturo. In base al personale codice d’onore di Arturo “nessun affetto della vita uguaglia

    quello della madre”38. La morte della cagna del ragazzo lascia un vuoto che viene colmato da un’altra

    creatura, “innocente e primitiva, quanto lei, ma umana: Nunziata, la sposetta sedicenne del padre di Arturo,

    [...] che condividerà con il figliastro [...] quel mondo incantato [...] e che nel contempo ne determinerà la

    fine”39. Secondo Pilato “quello che potrebbe essere soprattutto un Bildungsroman” basato su un percorso

    35 Ivi, p. 297.

    36 Francesca Pilato, La voce delle «creature» nella narrazione di Elsa Morante, in “Strumenti critici”, anno 2013, n. 1, pp. 135-

    144.

    37 Ivi, p. 138.

    38 Ibidem.

    39 Ivi, p. 139.

  • 12

    di Arturo, diventa pure il romanzo di Nunziata che percorre “tutti i gradi del mistero della vita”40, e pertanto

    questo personaggio ha un influsso determinante sul viaggio interiore di Arturo in quanto personaggio

    adolescente e sulla memoria dell’Arturo narratore adulto. Pilato sottolinea il senso profondo della ricerca

    autobiografica del personaggio e pure della funzione stessa della sua scrittura41.

    Il secondo approccio qui preso in esame è quello di Marina Paino nel saggio Gli alibi dell’io

    narrante: Elsa Morante, Narciso e Sheherazade42. Paino osserva che ne L’isola di Arturo il protagonista è

    un personaggio-narratore e, in base al progetto originario del romanzo, prigioniero in un interno da cui narra

    “per se stesso e per salvare in qualche modo se stesso”43. Pertanto Paino sostiene che Arturo “sia un doppio

    di Sheherazade”44, e che l’immaginario orientale è la cifra della metanarratività di Elsa Morante45. Paino

    coglie nelle situazioni e nei personaggi del percorso di formazione di Arturo un certo esotismo favoloso46.

    L’isola di Arturo rappresenta secondo Paino un momento di maggiore gioia narrativa della Morante, perché

    da qui in poi la speranza “di una narrazione salvifica, di un Eliso posto al di là del limbo, sembra non

    trovare più posto”47.

    Il terzo approccio è fornito da Graziella Bernabò nel libro La fiaba estrema. Elsa Morante tra vita

    e scrittura48. Bernabò descrive la percezione ambigua di Arturo nei confronti della madre, che non ha mai

    conosciuto e la matrigna Nunziata. Il ragazzo può desiderare Nunziata “nell’impossibilità di averla, ma non

    può amarla concretamente”49. Due altri motivi sono rappresentati dalla fuga verso “il mondo maschile e

    mitizzato della guerra“ e “quel sottofondo malinconico che serpeggiava fin dall’inizio nella narrazione”50.

    Bernabò conclude che l’ultima immagine di Arturo che parte dall’isola e non vuole voltarsi indietro è una

    40 Ivi, pp. 139-140.

    41 Ivi, p. 144.

    42 Marina Paino, Gli alibi dell’io narrante: Elsa Morante, Narciso e Sheherazade, in “Rivista di letteratura italiana”, anno 2014,

    n. 2, pp. 145-154.

    43 Ivi, p. 152.

    44 Ibidem.

    45 Ivi, p. 153.

    46 Ivi, pp. 151-152.

    47 Ivi, p. 154.

    48 Graziella Bernabò, La fiaba estrema. Elsa Morante tra vita e scrittura, Carocci, Roma, 2012.

    49 Ivi, p. 132.

    50 Ivi, p. 133.

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    sintesi dei temi di fondo del romanzo: la solitudine e l’incanto di un fanciullo, l’angoscia e il fascino per il

    materno e dell’amore, il desiderio e il timore della maturità, il senso del divenire e della morte51.

    L’ultimo approccio al tema dell’adolescenza in Elsa Morante qui presentato è quello di Cristina

    Della Coletta in The Morphology of Desire in Elsa Morante’s L’isola di Arturo52. Cristina Della Coletta

    riflette sulle interpretazioni critiche di L’isola di Arturo “as the archetypical story of a fanciullo divino, the

    pure narrative of a universal child’s coming of age”53. Della Coletta non conferma queste interpretazioni e

    preferisce invece una definizione delle strategie narrative nel romanzo come”mimicry”54, ossia della

    ripetizione di un modello “in a self-conscious manner in order to expose the citational, distorted nature of

    the repetition”55. Secondo Della Coletta “Arturo’s island freely borrows from the generic models of the

    epic and the Bildungsroman, repeating and intermixing them with an ironic slant”56. Della Colletta coglie

    il paradigma temporale-spaziale ne L’isola di Arturo come il disegno della morfologia di un genere, ossia

    l’epica, in cui non Arturo, ma suo padre Wilhelm rappresenta il centro57. Il desiderio mimetico di Arturo

    rispetto al padre “frames Arturo’s identity-building process”58. Secondo Della Coletta solo l’introduzione

    del personaggio di Nunziata “charts the young protagonist’s identity-formation process along the

    Bildungsroman’s contrastive paradigm, based on progress, evolution and change”59. Il progresso delle

    percezioni mentali di Arturo causa l’erosione del codice epico60, e solo alla fine del romanzo Arturo capisce

    “le leggi relative del desiderio”61. Dunque, secondo Della Coletta, L’isola di Arturo racconta la costruzione

    e la risoluzione del mito personale di Arturo e rivela la rinascita del desiderio62.

    51 Ivi, pp. 133-134.

    52 Della Coletta, Cristina, The Morphology of Desire in Elsa Morante’s L’isola di Arturo, in AA.VV., Under Arturo’s star, The

    Cultural Legacies of Elsa Morante a.c.d. Stefania Lucamante e Sharon Wood, Purdue University Press, West Lafayette, Indiana,

    2006, pp. 129-156.

    53 Christina Della Coletta, The Morphology of Desire in Elsa Morante’s L’isola di Arturo, p. 129.

    54 Ivi, p. 130.

    55 Ibidem.

    56 Ibidem.

    57 Ivi, p. 132.

    58 Ivi, pp. 136-137.

    59 Ivi, p. 141.

    60 Ivi, p. 149.

    61 Ibidem.

    62 Ivi, p. 154.

  • 14

    Riassumendo i quattro approcci rispetto alla narrativa di Morante si può constatare che

    nell’approccio di Pilato i motivi distintivi delle opere vengono visti nell’innocenza perfetta dell’infanzia e

    il dolore della vita, connessi alla relazione tra madre e figlio. Questi motivi constituiscono una ricerca

    autobiografica e la funzione stessa della scrittura. La concezione dell’adolescenza è quella di un viaggio

    interiore del personaggio-narratore su cui la figura materna ha un effetto determinante e definitivo.

    Paino identifica l’unità del personaggio-narratore e l’immaginario orientale come i due tratti distintivi delle

    opere di Morante, e come cifra della metanarratività. La concezione dell’adolescenza è quella di un percorso

    di crescita, visto in modo favoloso. Secondo l’approccio di Bernabò la concezione dell’adolescenza è quella

    della trasformazione dell’amore tra madre e figlio, che causa la fuga del figlio verso il mondo maschile e

    mitizzato della guerra. Della Coletta vede la successione delle fasi di sviluppo dell’identità del protagonista

    come un’infanzia secondo il codice statico dell’epica e un’adolescenza secondo il codice dinamico del

    romanzo di formazione. In questa successione le figure del padre e quella della matrigna orientano il

    desiderio del protagonista. La concezione dell’adolescenza è quella di una trasformazione del desiderio e

    di un dinamismo di esso. Della Coletta vede le strategie narrative nel romanzo come la ripetizione di un

    modello in modo consapevolmente distorcente.

  • 15

    3. Alberto Moravia e Elsa Morante, rapporti e scelte

    3.1 Alberto Moravia

    3.1.1 Il primo rapporto letterario: Alberto Pincherle e Amelia Rosselli

    Il primo rapporto da analizzare è quello tra il giovane Alberto Pincherle e la zia Amelia Rosselli a Firenze.

    Questo rapporto ha una decisiva rilevanza per chiarire la formazione letteraria di Alberto Pincherle ossia il

    futuro scrittore Alberto Moravia. Le lettere scritte dal giovane Alberto alla zia Amelia dal 14 aprile 1920

    al dicembre 1928, che fanno parte del corpus composto da Simone Casini, Alberto Moravia Lettere ad

    Amelia Rosselli. Con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951),sostengono questa ipotesi63. Pure

    nel 1924, nella scelta della terapia per la tuberculosi ossea del nipote, che ha determinato “l’intera

    adolescenza, dagli otto ai diciassette anni”, la zia ha avuto un ruolo decisivo e positivo: nel sanatorio a

    Cortina d’Ampezzo la guarigione si realizzò in sedici mesi64.

    La zia Amelia Rosselli nata Pincherle (1870-1954) era la sorella di Carlo Pincherle, padre di

    Moravia, e autrice di lavori teatrali65, di una raccolta di novelle, di racconti per bambini (Toponino, 1905)

    e di un lavoro “su guerra e dopoguerra dal punto di vista di bambini e adolescenti” (Fratelli minori, 1921)66.

    Toponino è stato il primo libro letto dal piccolo Alberto Pincherle, e Fratelli minori lo aveva letto già prima

    della stampa67. Amelia Rosselli era pure la madre dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, che nell’agosto 1929

    furono fondatori del movimento antifascista Giustizia e Libertà e che nel 1937 furono assassinati in

    Francia68.

    63 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosseli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), Bompiani,

    Milano, 2009.

    64 Ivi, pp. 15-17 e p. 25. La malattia di Alberto Pincherle è durata dal 1915 al 1925, cfr. ivi, p. 16.

    65 Sono i lavori teatrali Anima (1898), Illusione (1901), El refolo (1909), El socio del papà (1911), San Marco (1913. Cfr. Amelia

    Pincherle Rosselli (Venezia, 1870-Firenze, 1954), in “Nuovo Monitore Napoletano”, 26 Agosto 2013; http://www.nuovomoni

    torenapoletano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=821:amelia-pincherle-rosselli-venezia-1870-firenze-19

    54&catid=38:storia&Itemid=28 (ultima verifica 5-7-2016).

    66 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), p. 13.

    67 Ivi, p. 13.

    68 Giustizia e Libertà nacque come “movimento politico antifascista clandestino [...] per l’insurrezione immediata”. Dopo i processi

    del 1930 “elaborò un programma a lunga scadenza ispirato al liberalsocialismo. Dominato dalla personalità di Rosselli, pose sempre

  • 16

    Simone Casini descrive la Firenze dei Rosselli come “un ambiente culturale coeso, vivace e

    moderno, all’interno di una città che nei primi decenni del secolo, com’è noto, si presentava particolarmente

    ricca di esperienze e suggestioni culturali. Alle relazioni dell’ambito familiare e di quello ebraico si

    aggiunsero, soprattutto e sempre più nel dopoguerra, rapporti e amicizie di tipo intellettuale, letterario,

    accademico e politico”69. In questo ambiente si potevano incontrare persone ben conosciute come la

    famiglia Ferrero-Lombroso, Eleonora Duse, Ada Negri, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini.

    Nella primavera del 1923, in un periodo apparentemente privo di sintomi della malattia, il

    sedicenne Alberto Pincherle fu ospite di questa famiglia per quindici giorni. Secondo Simone Casini questo

    soggiorno rivelò al giovane “una dimensione nuova della politica e [servì] a educare in lui un’attenzione

    critica che nella sua famiglia mancava o era di altro orientamento”70. Casini osserva la maturazione in

    senso politico di Alberto Pincherle, ad esempio “seguire un dibattito elettorale, documentarsi sui libri e

    chiedere al padre che cosa fosse il sindacalismo”, esprimere un giudizio politico come “«Papà deve essere

    filo-fascista»”71. Anche riguardo alla percezione della letteratura si manifesta una chiara scelta, ossia

    l’opinione che gente come Guglielmo Ferrero “che ha ormai perso contatto con la vita moderna e le nuove

    correnti del gusto non dovrebbe mettersi a scrivere romanzi”72.

    Si coglie nelle lettere di Alberto Pincherle ad Amelia Rosselli l’importanza della zia come

    interlocutrice73. Questa figura, che rappresenta l’affidabilità personale, l’attenzione stimolante e la

    professionalità letteraria, ha rappresentato una ancora di salvezza per l’adolescente isolato, sofferente e

    imprigionato da condizioni fisiche e sociali estreme. Nella descrizione retrospettiva negli anni Ottanta di

    Moravia saltano agli occhi la mostruosità della solitudine e la disperazione del ragazzo nel sanatorio a

    più netta l’istanza non di una restaurazione della vita democratica prefascista, bensì di una nuova democrazia sociale”. Cfr. Giustizia

    e Libertà, s.n., s.l., s.d., http://www.treccani.it/enciclopedia/giustizia-e-liberta/ (ultima verifica 5-7-2016).

    69 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), p. 13.

    70 Ivi, p. 23.

    71 Ibidem. ”Anche l’antipatia istintiva verso la retorica fascista, nei piccoli episodi scolastici che caratterizzarono nel 1923 l’avvento

    della riforma Gentile” fu espressa, ad esempio nella lettera del 15 dicembre 1923: “«Una riforma non cambia gli uomini«”, cfr.

    ibidem.

    72 Ivi, p. 93.

    73 Ivi, p. 216. (Lettera del 6 marzo 1925). “A dirti la verità sono, specialmente oggi, molto contento d’averti per corrispondente.

    Infatti, se tu non ci fossi a chi potrei confidare tante piccole cose che mi stanno sull’anima? Quando sei stata qui ti ho parlato di

    tutte quelle piccolezze che non mi fanno amare la vita in famiglia; presentemente io sono a letto e malato; ma benché lontano da

    casa, ho lo stesso da lamentarmi”, cfr. ibidem

    http://www.treccani.it/enciclopedia/giustizia-e-liberta/

  • 17

    Cortina. Moravia si riferisce al suo stato d’animo di allora e descrive se stesso nei seguenti termini: “non

    pensare, [...] cadere in una specie di trance”, essere ” selvatico, scontroso,[...] fuori di me dalla solitudine”,

    vivere ”una esperienza lugubre”, cercare ormai ”volutamente le cose tristi”, essere ossessionato dalla

    “presenza della morte”74. Però, la passività forzata dalla situazione fisica suscitò non solo una condizione

    depressiva ma fortunatamente e grazie alla zia anche la scelta di fare lo scrittore. Ad Amelia Rosselli

    Alberto mandò nel 1925 la sua prima novella da giudicare e appena ricevuta la risposta di lei, che gli diede

    “le ali”75, cominciò a preparare il suo primo romanzo Gli indifferenti. Nel luglio 1927, mentre era sul punto

    di iniziare la pubblicazione di questo romanzo Alberto scrisse ad Amelia: “Tu sei stata in un certo modo la

    mia inspiratrice: ancora quand’ero piccolo tu mi hai incorraggiato a continuare per questa via – e se ho fatto

    qualche progresso lo debbo in gran parte a te”76. Negli anni Ottanta Moravia ha precisato il suo affetto per

    Amelia Rosselli: ”Le ero grato”77.

    In alcune lettere alla zia si presentano dei temi soprattutto psicologici e anche qualche tratto dello

    stile del futuro scrittore. Alberto si esprime ad esempio sulla vacanza a Viareggio e il tema in questi

    riferimenti è l’esperienza della solitudine78. Si possono legare questi ricordi tra l’altro con l’ispirazione per

    il romanzo breve Agostino. Un altro esempio è la lettera del 31 ottobre 1924 che descrive un’inettitudine

    particolare. Si tratta dell’esperienza della neve a Cortina: “Io ho ammirato tutto, ma lo strano è che non

    l’ho toccata la neve: stava lì, a due passi, come una tentazione di Tantalo e mi sarebbe molto piaciuto di

    mettere le mani in quella freschezza; invece le tenevo sotto le coperte al caldo”79. Nella lettera del 2 Aprile

    74Maraini, Dacia, Il bambino Alberto, Milano, Bompiani, 2000 (or. 1986), pp. 93-101. “Un giorno per la rabbia di stare sempre

    solo ho buttato giù il vassoio con il tè, le tazze e tutto per terra. Il professore mi disse che ero uno schizoide. Da quel momento ho

    capito che il mio destino era di stare solo. Un giorno ho scritto su un vetro appannato: solo col sole. Era una specie di motto”, cfr.

    ivi, p. 93.

    75 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), p. 236.

    76 Ivi, p. 5.

    77 Maraini, Dacia, Il bambino Alberto, p. 40. “Ma le sue idee sulla vita [...] Erano le idee di una borghese liberale nella tradizione

    mazziniana […] Aveva la casa piena di libri. Era molto gentile, molto civile. Il fascismo ha distrutto tutto questo”, cfr. ibidem.

    78 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), p. 141 e p.

    222. “Io quest’anno mi sono molto annoiato a Viareggio, stando tutto il giorno inchiodato sopra una sedia o a leggere o a scrivere”,

    cfr. ivi, p. 142; “[…]del resto ora non soffro meno o più di quel che ho sofferto altre volte, a Viareggio ad esempio, dove per tre

    mesi d’estate quasi sempre solo, in una di quelle odiose case che i villeggianti non usano che per dormire: aveva allora 11 anni e

    m’annoiava terribilmente, seduta sopra una sedia, nel vestibolo; tutta la mia famiglia se ne stava di giorno sulla spiaggia, ai bagni”,

    cfr. ivi, p. 222.

    79 Ivi, p. 204.

  • 18

    1925 Moravia descrive la perdita della capacità di indirizzarsi verso una prospettiva stimolante ma offerta

    da un fattore esterno, esprimendosi sulla guarigione: “a dirti la verità la notizia della mia alzata non mi ha

    fatto caldo né freddo; ormai dopo 13 mesi ero anche abituato al letto”80. Però, nella stessa lettera si legge

    che farà lo scrittore: “ho preso per la mia vita quella direzione”81, e una settimana dopo: “sto anche

    meditando un romanzo […] Io ci trovo una consolazione alla mia infermità, ed una ragione di più per non

    tagliarmi le vene dei polsi […] Queste parole non significano che io sia stanco di qualcosa, […] no… sono

    un poco disgustato”82. Nella lettera del 4 maggio 1925 si leggono alcune indicazioni del tema della prima

    novella spedita alla zia una settimana prima, vi si tratta di un marito tradito e della sua indifferenza e del

    suo suicidio. Il giovane scrittore difende la scelta di questi temi in base alla realtà, ma riconosce “subito che

    non basta questo per dimostrare la naturalezza di un racconto” e confessa pure l’assimilazione di

    Dostoevskij nel suo “modo di scrivere e pensare”, sottolineando però che per lui “moltissime delle cose”

    che ha scritte le ha “pensate e sentite”83. Riguardo al suo stile Alberto scrive: “il mio più grande difetto

    […] è la secchezza schematica del mio modo di scrivere: per non cadere in quel eccesso che è l’ampollosità

    retorica, sono incorso in un altro eccesso che spero però di correggere facilmente”84. Esprime la paura

    continua “di fare dei miei protagonisti dei duplicati di me stesso come hanno fatto Anatole France e

    D’Annunzio”, ma dichiara pure che “fissate le grande linee di una psiche, tanta la vita esterna che quella

    interna del soggetto debbano svolgersi in logica e correlazione stretta con quelle linee”85.

    Riguardo ai rapporti tra Moravia e i Rosselli, Simone Casini considera il problema dell’azione,

    contrapponendo l’attitudine di Moravia alla passione e il dovere dei Rosselli per l’azione politica vista

    come conseguenza logica “di una matura riflessione intellettuale e di una tensione civile”86. Per Moravia

    la prospettiva è diversa e si esprime nella scelta dei protagonisti delle sue opere letterarie. Secondo Casini

    il “personaggio moraviano, che ha il suo prototipo nel Michele degli Indifferenti, nasce dalla

    consapevolezza di un’esistenziale […] incapacità di vivere quelle forti passioni che giustificano l’azione,

    la lotta adulta”87. Questo personaggio è affetto da “un vuoto di motivazioni – sentimentali o ideologiche –

    80 Ivi, p. 225. Una settimana dopo scrive:”è un anno e tre mesi che sono in letto”, cfr. ivi, p. 226.

    81 Ivi, p. 226.

    82 Ivi, p. 227.

    83 Ivi, pp. 235-236.

    84 Ivi, p. 224.

    85 Ivi, p. 236.

    86 Ivi, p. 99.

    87 Ivi, p. 96.

  • 19

    tra il pensiero e l’azione”88. Inoltre per lo scrittore l’azione non ha delle caratteristiche politiche, “ma vale

    come rottura di una situazione claustrofobica, come gesto di ribellione e di liberazione”89, e “le convinzioni

    ideali e ideologiche non contano tanto per il loro contenuto quanto per la loro funzionalità psicologica”90.

    Riassumendo si può notare che il rapporto di Alberto Moravia con Amelia Roselli non solo ha

    avuto una funzione determinante per la sopravvivenza dell’adolescente alla tubercolosi, ma pure ha fornito

    il nutrimento vitale per l’organismo mentale da svilupparsi nella direzione dell’arte letteraria. Il rapporto

    ha favorito l’espressione scritta di esperienze, sentimenti, opinioni, pensieri e visioni del giovane Alberto,

    suscitando in lui i primi tentativi letterari. I temi del futuro scrittore riguardano la solitudine, la disperazione,

    l’indifferenza connessa all’inettitudine, alla compiacenza e al disgusto. Questi temi sono motivati

    psicologicamente e in base all’esperienza, e rappresentano le verità di un mondo soprattutto interiore. Da

    ricordare sono pure le scelte seguenti: il contatto con la vita moderna e le nuove correnti del gusto, la

    distanza tra il personaggio e l’io dello scrittore, la secchezza schematica dello stile, l’asciuttezza stilistica.

    3.1.2 Amicizie letterarie

    Nei diciasette anni tra il 1927 in cui La cortigiana stanca uscì e il 1944, l’anno della prima pubblicazione

    di Agostino91, si realizza la prima parte della carriera di Alberto Moravia, con amicizie letterarie e rapporti

    amorosi che fin dall’inizio esprimono l’orientamento internazionale dello scrittore.

    Cominciano già negli anni Venti i molti viaggi che caratterizzeranno la sua esplorazione continua

    del mondo esterno in base a motivazioni diverse, ad esempio quella della necessità di compensare la

    mancanza di esperienza durante gli anni della malattia e quella del desiderio di acquistare nuovi materiali

    biografici per i progetti letterari, inoltre quella della volontà di evitare la noia e le difficoltà causate dal

    88 Ibidem.

    89 Ivi, p. 99.

    90 Ivi, p.101. Secondo Simone Casini un altro aspetto è il seguente: ”Nei Rosselli Moravia identificò un modello della borghesia

    altrettanto e forse più intollerabile della borghesia vuota e sradicata dei Pincherle, proprio perché consapevole e solido,

    “ideologizzante” e morale”, cfr. ivi, p. 94.

    91 Ivi, pp.32-33. La pubblicazione di Agostino, scritto nell’agosto del 1942, “fu progettata e forse messa in cantiere sin dal ’43, ma

    interrotta comunque dalla guerra”, e si realizzò due volte: la prima nel 1944 dalle Edizioni Documento a Roma, la seconda nel

    1945 in base alla reclamazione dei diritti sulle opere moraviane da Bompiani a Milano, cfr. ibidem.

  • 20

    regime fascista. Alberto Moravia visita Parigi, Londra, Berlino, Praga, Olanda92, gli Stati Uniti (otto mesi),

    Messico (un mese), Cina (due mesi), Grecia (sei mesi)93. Cresce il suo amore di conoscere il mondo e le

    sue culture diverse, ed escono non solo saggi critici, racconti, novelle e romanzi ma anche pubblicazioni

    del genere della scrittura di viaggio e di reportage. Nel campo sentimentale si sviluppano alcuni rapporti

    amorosi e nel 1936 succede il primo incontro con Elsa Morante, che nel 1941 diventerà la prima sposa

    dello scrittore.

    Ne Alberto Moravia. Se è questa la giovinezza vorrei che passasse presto. Lettere (1926-1940)94

    Alessandra Grandelis ha cercato di restituire “una parte importante dell’esistenza e del laboratorio intorno

    alla messa in forma dell’opera” dell’autore e di proiettarlo “nel panorama letterario coevo, italiano ed

    europeo, con lo svelamento del sostrato culturale del periodo”95. In base al lavoro di Grandelis si può

    presumere che le amicizie di Alberto Pincherle Moravia sono motivate dalle sue ambizioni e coincidono

    con i suoi interessi letterari e pubblicitari.

    Si presentano in questo paragrafo due esempi che rendono plausibile questa supposizione. Il primo

    esempio è l’amicizia con Andrea Caffi96, che ha permesso l’ingresso di Moravia nell’ambiente

    92 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia. Se è questa la giovinezza vorrei che passasse presto. Lettere (1926-1940), Milano,

    Bompiani / R.C.S Libri S.p.A., 2015, pp. 212-213. “Il viaggio olandese ha una grande importanza: il primo scritto sull’arte, che

    risale proprio al 1934, è dedicato a Rembrandt”, cfr. ibidem.

    93 Siciliano, Enzo (a.c.d.), Alberto Moravia, Viaggi. Articoli 1930-1990. Milano, Bompiani, 1994, pp. XIV-XVI.

    94 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia. Se è questa la giovinezza vorrei che passasse presto. Lettere (1926-1940), cit.

    95 Ivi, p. V.

    96 Ivi, pp. 24-25 (Lettera del 1. Luglio 1927, nota 58). Alberto Pincherle aveva quindici anni quando nel treno incontrò un giovane

    russo in fuga del nome italiano Cenerini (in verità Popov), che lo fece conoscere Andrea Caffi, che a Mosca lo ha aiutato a ottenere

    un passaporto per l’Italia, Andrea Caffi (1887-1955) nacque a San Pietroburgo da genitori italiani, partecipò al movimento

    rivoluzionario del 1904-1905, frequentò l’università di Berlino e ha viaggiato molto. Essendo fidele al socialismo ha dovuto lasciare

    Italia. Aderì a Giustizia e Libertà. Intorno al 1927 e 1929 fu a Parigi come curatore della rivista “Commerce”. Dopo il 1948

    lavorava per Gallimard a Parigi. Cfr. ibidem.

  • 21

    internazionale di “900”97 e in quello di “Commerce”98 a Parigi, in cui lo scrittore, all’età di ventuno anni,

    “ha modo di conoscere Malraux, Paulhan e Crémieux”99 e Aldous Huxley100. René de Ceccatty, in Alberto

    Moravia precisa che Caffi presenta Alberto Pincherle a Corrado Alvaro 101 della rivista “900”, e che a sua

    volta Alvaro lo raccomanda al direttore Massimo Bontempelli di “900”102. Poi si realizza l’esordio letterario

    di Alberto Pincherle Moravia con Lassitude de courtisane (La cortigiana stanca), nel terzo numero di “900”

    nella primavera del 1927, accompagnato da nomi come Filippo Tommaso Marinetti, Corrado Alvaro,

    Curzio Malaparte, Ilja Ehrenburg e Léon-Paul Fargue103.

    Però, “900” e “Commerce” rifiutano Gli indifferenti. Il romanzo esce il 2 maggio 1929 per le

    edizioni Alpes104 a Milano, a spese del padre dell’autore e con la risonanza critica che è ormai ben nota105.

    97 Nel 1927 il racconto di Alberto Moravia La cortigiana stanca uscì in lingua francese nella rivista “900”. Cfr. Grandelis,

    Alessandra, Alberto Moravia, pp. X-XI. La rivista “Novecento”, o ““900", Cahiers d'Italie et d'Europe”, bilingue (francese/italiana),

    uscì per la prima volta nel novembre del 1926 e fu poi dal 1927 al giugno 1929 pubblicata soltanto in italiano. “900” fu diretta da

    Massimo Bompiani (inizialmente pure da Curzio Malaparte) e “s’ispirava all’omonimo movimento artistico”, rappresentando “la

    tendenza di gusto più in sintonia con i settori modernizzanti della cultura fascista”. Cfr. Novecento, s.n., s.l., s.d., http://www.trecca

    ni.it/enciclopedia/novecento/ (ultima verifica 7-7-2017).

    98 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, pp. X-XI. La rivista internazionale “Commerce” (1924-1932) fu diretta da Paul Valéry,

    Léon-Paul Fargue e Valéry Larbaud. Il responsabible per la letteratura italiana fu Giuseppe Ungaretti; il quale riferisce nel

    settembre/ottobre 1928 ad un manoscritti di Moravia. Moravia fu invitato nella Villa Romain, Versailles, da Marguerite Caetani,

    principessa di Bassiano e animatrice della rivista, cfr. ivi, p. 85, nota 157.

    99 Ivi, p. XI e pp. 85-86, “tutti questi scrittori [...] hanno al posto del cuore un pezzo di ghisa [...] donde la mia noia”, cfr. ibidem.

    (Lettera del 23 novembre 1929 da Parigi).

    100 Ivi, p. 87 (Lettera del novembre 1929 da Parigi).

    101 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, Milano, Bompiani, 2010 (or. Parigi, Flammarion, 2010), p. 106. Corrado Alvaro fu un

    giornalista politico e scrittore di origine calabrese, che firmò nel 1925 il manifesto antifascista di Benedetto Croce, apparso il primo

    maggio su “Il Mondo”, cfr. ibidem.

    102 Ivi, p. 106.

    103 Ivi, pp. 109-110.

    104 Ivi, pp. 112-114. “Le edizioni Alpes erano state fondate nel 1921 da Franco Ciarlantini, un socialista diventato fascista, e si

    erano arricchite grazie alla collusione con l’organo del Partito nazionale fascista, “Il Popolo d’Italia”. Ciarlantini era il presidente

    della Federazione nazionale fascista dell’industria editoriale. I discorsi di Mussolini venivano stati pubblicati dalle edizioni Alpes.

    Il fratello del Duce, Arnaldo, era a sua volta presidente della società ( a partire dal maggio 1929)”, cfr. ivi, p. 114.

    105 Ivi, p. 112. De Ceccatty osserva che il successo librario fu inferiore alle vendite di altre opere di Moravia. Edizioni Alpes

    ristampò il romanzo quattro volte prima di chiudere, un totale di 6500 copie. Dopo il trasferimento del contratto alle edizioni

    Corbaccio nel 1933 ancora 15.000 copie furono vendite. Bompiano ha voluto ristampare il romanzo nel 1934 ma non riuscì in base

  • 22

    Riguardo a questa scelta di editore, De Ceccatty, riferendosi a Guido Bonsaver, afferma la probabilità che

    Alberto Pincherle Moravia seguì “un consiglio dello zio Augusto De Marsanich”, fratello della madre e

    fascista – benché non figura di primo piano nel regime -, quando “pensò ad Alpes”106.

    Finita la scrittura del romanzo, Alberto scrive già nella lettera del 14 agosto 1927 ad Amelia

    Rosselli:”comincia il pantano – e questo io non voglio, […] in casa mia mi sento schiacciato […] vorrei

    passare un anno o due all’estero – ma come si fa?”107. Nel gennaio 1929, ancora prima della pubblicazione

    de Gli Indifferenti, sta preparando un viaggio negli Stati Uniti “dapprima come `visiting student` alla

    Columbia University e poi come `assistant Manager all´Italy America Society` sotto la tutela di Adolfo

    Lauro De Bosis”, però, il progetto viene spostato ad altro tempo108. Sarà Curzio Malaparte, condirettore di

    “900” e dal 11 febbraio 1929 direttore di “La Stampa”, a dare a Moravia la prima possibilità di “recarsi a

    Londra per il primo di una lunga serie di reportage”, accompagnato “per la prima volta dalle lettere di

    Berenson […] che dischiudono le porte dei salotti di Lady Colefax e Lady Ottoline Morell, i «più

    importanti» […] del Bloomsbury set”109.

    Si può concludere che l’amicizia con Andrea Caffi ha avuto una notevole importanza per l’inizio

    del successo pubblicitario di Alberto Moravia. Questa amicizia è durata fino alla morte nel 1955 di Caffi,

    omosessuale, antifascista e “modello di libertà e giustizia”110. De Ceccatty sostiene che dopo il 1955

    l’amicizia con Pier Paolo Pasolini occuperà lo stesso posto nella vita di Moravia111.

    alla cessione dei diritti. Colpisce in questo contesto il contrasto: Alpes fu connetta al regime mussoliniano, anzi Bompiani fu

    editore di Mein Kampf , Corbaccio fu un’editore anti-fascista e costretto all’esilio in Svizzera, cfr. ivi, p. 116.

    106 Ivi, p. 114. Augusto De Marsanich, fratello della madre cattolica, non solo fu un giornalista per “La Stampa” e per riviste

    fasciste, ma pure membro del Gran Consiglio del Fascismo e della Camera dei Deputati, ed ebbe pure alcune posizioni nella

    Repubblica di Salò dal 1943 al 1945. Fu inoltre Presidente del Banco di Roma e di Alfa Romeo. Cfr. Setta, Sandro, De Marsanich,

    Augusto, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, anno 1990, vol. 38, http://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-de-ma

    rsanich_%28Dizionario-Biografico%29/ (ultima verifica 7-7-2017).

    107 Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosseli, con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), pp. 281-

    282..

    108 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. .XXXIII. ”A causa di ragioni che rimangono sconosciute, pur avendo ottenuto il

    passaporto Moravia deve rinunciare al viaggio, che si concretizza anni dopo, nel dicembre 1935”, cfr. ibidem.

    109 Ivi., p. XXX. Su “La Stampa” del 9 dicembre 1930 appare l’articolo di Moravia Il gruppo di Bloomsbury, in cui loda lo stile,

    l’ingegnosità e l’intelligenza dei componenti dei Bloomsbury, ma attribuisce ai salotti pure la lontananza dalla vita, cfr. ibidem.

    110 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, pp. 104-105.

    111 Ibidem.

    http://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-de-ma%20rsanich_%28Dizionario-Biografico%29/http://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-de-ma%20rsanich_%28Dizionario-Biografico%29/

  • 23

    Il secondo esempio è l’amicizia con Umberto Morra di Lavriano. Alessandra Grandelis presenta

    questa figura come una “guida intellettuale e umana”112. Morra, ha introdotto il giovane Pincherle negli

    ambienti della cultura e l’ha coinvolto “in un intreccio di legami di grande interesse, sia per la sfera privata

    che per quella pubblica”113. Umberto Morra, di nobili origini piemontesi, fu il figlio dell’ambasciatore

    d’Italia alla corte dello zar a Pietroburgo114. Dopo un lungo viaggio negli Stati Uniti nel 1919 per raccogliere

    fondi destinati agli orfani di guerra, si è legato nel 1922 in Italia a Piero Gobetti, uomo politico e scrittore115.

    Grazie a Gobetti Morra participa a “La Rivoluzione Liberale” e a “Il Baretti”, in base a cui può stringere

    “rapporti fruttuosi con Giacomo Debenedetti, Alessandro Passerin d’Entrèves, e Guglielmo Alberti”116. La

    villa di famiglia di Morra a Cortona diventa un ritrovo per intellettuali e scrittori e un rifugio per gli

    oppositori al regime fascista117.

    L’amicizia di Umberto Morra con Alberto Moravia, fin dal primo incontro ad Assisi nel 1926,

    mediato dai fratelli Rosselli118, si basa sulla lettura dei classici e dei contemporanei, “grazie all’attività

    critica di Morra su “La Fiera Letteraria”, “Solaria”, “Pegaso”, “Letteratura” e su altri periodici, rivolta in

    particolare alla letteratura straniera”119. Le amicizie di Morra diventano le amicizie di Moravia, ad esempio

    quella con Guglielmo Alberti, “antesignano della critica cinematografica”120. Morra ha pure “un legame di

    grande confidenza” con Bernard Berenson, storico e critico d’arte121, e fa da intermediario per metterlo in

    112 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. XIII.

    113 Ivi, pp. XV-XVI.

    114 Ivi, pp. XIII-XIV.

    115 Gobetti “fu precoce e acuto ispiratore dell’antifascismo di matrice liberale e radicale, interpretando il regime fascista come

    «rivelazione» dei mali storici dell’Italia”. Cfr. Gobetti, Piero, s.n., s.l., s.d., http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-gobetti/

    (ultima verifica 22-07-2016).

    116 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. XIV.

    117 Ivi, pp. XIV- XVI.

    118 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p. 136.

    119 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. XIII e p. XVI .

    120 Ivi, p. XVIII.

    121 Ivi, p. XIV. Bernard Berenson (1865-1959), nato Valvrojenski di famiglia ebrea lituana presso Vilna, emigrò nel 1875 a Boston,

    studiò a Harvard University, si stabilì nel 1900 a Firenze e si dedicò allo studio della pittura italiana. Berenson scrisse “opere

    fondamentali nel campo della critica d’arte”, e “si avvalse di una vastissima cultura pittorica, letteraria e archeologica e di

    un’eccezionale sensibilità critica. Raccolse nella propria villa a Settignano (“I Tatti”) opere di pittori italiani primitivi e del

    Rinascimento, bronzi cinesi e una preziosa biblioteca di arte, lasciati per testamento, insieme alla villa, alla Harvard”. Cfr. Berenson,

    Bernard, s.n., s.l., s.d, http://www.treccani.it/enciclopedia/bernhard-berenson/ (ultima verifica 22-07-2016).

    http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-gobetti/http://www.treccani.it/enciclopedia/bernhard-berenson/

  • 24

    contatto con Moravia122. De Ceccatty osserva che l’amicizia con Berenson sarà molto importante per

    Moravia, “poiché gli procurerà contatti sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti”123. Nell’agosto 1930 Moravia

    viene quasi tutti i giorni da Berenson, al quale legge Gli indifferenti ed esprime la sua necessità di trovare

    “una famiglia che sia disposta a prenderlo come ospite pagante a Londra”[…]”nella direzione di

    Bloomsbury”124. Grazie a Morra si realizza pure il contatto di Moravia con Pietro Pancrazi, critico della

    letteratura contemporanea, autore di celebri antologie e segretario di redazione della rivista “Pegaso” di

    Ojetti125. Pancrazio ha letto Gli indifferenti come fenomeno del nuovo orientamento del romanzo europeo,

    in base alla visibilità in controluce delle “fonti prestigiose” di Freud e Joyce126. Escono le pubblicazioni in

    “Pegaso” di Una domanda di matrimonio, Inverno di malato, Morte improvvisa127 di Moravia. Nel 1990

    Moravia afferma retrospettivamente che Pancrazi fu capace di “creare uno scrittore”128.

    Riguardo alla “mappa delle frequentazioni moraviane” degli anni Venti e Trenta Alessandra

    Grandelis coglie pure la mediazione di Umberto Morra per l’accesso di Alberto Moravia al salotto della

    coppia Bracci/Papafava a Montepulciano che, “come Villa Morra, è un’altra roccaforte

    dell’antifascismo”129, e a quello nella villa La Rufola a Sorrento, proprietà dei genitori di Giuliana Benzoni,

    donna antifascista130 e connessa attraverso il fidanzato Milan Štefánik al fondatore e primo presidente della

    repubblica cecoslovacca Tomáš Garrigue Masaryk131.

    Si può constatare che l’amicizia di Alberto Moravia con Umberto Morra, originata

    dall’intermediazione dei fratelli Rosselli, fu un fattore determinante per l’espansione del campo letterario,

    122 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p.136.

    123 Ibidem.

    124 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. XIX.

    125 Ivi, p. XVI.

    126 Ivi, p. XVI-XVII.

    127 Ivi, p. XVI.

    128 Ibidem.

    129 Ivi, p. XXI-XXII. “Margherita Papafava [...] appartiene a una delle più antiche famiglie venete”. Il padre del marito Lucangelo

    Bracci fu “deputato e poi senatore del Regno accanto a Giolitti”, cfr.ibidem. I cognomi delle due persone sono rispettivamente

    Papafava dei Carraresi e Bracci Testasecca. Cfr. Mogavero, Valeria, Papafava dei Carraresi, Novello, s.l., s.d. http://www.trec

    cani.it/enciclopedia/papafava-dei-carraresi-novello_(Dizionario-Biografico)/ (ultima verifica 13-7-2017). Le fonti scrivono il

    nome Papafava con una ‘p’ sola, cfr.ibidem.

    130 Ivi, p. XXII. Giuliana Benzoni ebbe “un ruolo attivo nella politica italiana accanto al nonno, Ferdinando Martini, letterato

    toscano e ministro delle Colonie durante il governo Salandra”, cfr. ibidem.

    131 Ivi, p. XXIII.

  • 25

    culturale e politico dello scrittore e per la sua realizzazione di progetti letterari. Inoltre le introduzioni a

    Bernard Berenson e a Guglielmo Alberti danno incentivi alle passioni di Moravia per la pittura e per il

    cinema.

    Riassumendo occorre sottolineare la rilevanza delle amicizie letterarie per il lancio di Alberto

    Pincherle nella sua carriera. Le amicizie con Caffi e Morra hanno fornito l’accesso ad altre amicizie e

    concoscenze con numerose ramificazioni nell’ambito letterario, culturale e politico, che permettono

    pubblicazioni e viaggi dello scrittore al livello nazionale e internazionale. Non meno importante è il fatto

    che Alberto, a causa della malattia, non ha potuto seguire il curriculo scolastico per ragazzi

    tradizionalmente accessibile dal punto di vista della sua posizione sociale132. Il suo riuscire nell’ambito

    letterario è quindi necessario. Questo spiega la funzionalità strategica delle amicizie. Si presenta poi il

    fattore dell’ambiente familiare, dato che i fratelli Rosselli hanno introdotto l’adolescente Alberto a una

    figura chiave come Umberto Morra, e che il primo romanzo ha potuto uscire per le edizioni Alpes in base

    a un prestito monetario dal padre e probalbilmente con l’aiuto dello zio Augusto de Marsanich. Colpisce la

    combinazione delle sfere antifasciste e fasciste in cui il giovane Moravia ha potuto muoversi, utilizzando i

    suoi viaggi come valvola di liberazione temporanea dalle tensioni politiche e personali. Alla sua produzione

    di racconti e romanzi si aggiungono nummerosi articoli di viaggio133, in cui il giovane scrittore dà le sue

    opinioni e impressioni su un ventaglio di temi letterari, sociali, culturali, geografici, antropologici, politici,

    storici.

    3.1.3 Posizioni e scelte

    Alberto Moravia ha fin dall’inizio rapporti con editori (Alpes, Bontempelli), la critica (Morra, Alberti,

    Pancrazi), il giornalismo (Malaparte, De Marsanich), il cinema (Alberti) e l’università134, inoltre partecipa

    132 Per qualche indicazione della posizione sociale della famiglia di Moravia cfr. Dacia Maraini, Il bambino Alberto, p. 6 e p. 128

    e cfr. Casini, Simone, Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), p. 12.

    133 Siciliano, Enzo, Alberto Moravia. Viaggi. Articoli 1930-1990, pp. 1827-1829. La maggioranza degli articoli uscì nella “Gazzetta

    del Popolo”. Nel 1915 questo quotidiano ”patrocinò l’intervento dell’Italia in guerra e sostenne poi il fascismo”, cfr. Gazzetta del

    popolo, s.n., s.l., s.d., http://www.treccani.it/enciclopedia/gazzetta-del-popolo/ (ultima verifica 22-07-2016).

    134 Siciliano, Enzo, Alberto Moravia Viaggi. Articolo 1930-1990, p. XVI. Nel 1935 Moravia ha lavorato alla Casa Italiana della

    Cultura della Columbia University di New York, cfr. ibidem.

    http://www.treccani.it/enciclopedia/gazzetta-del-popolo/

  • 26

    a movimenti culturali (salotti, galerie) e attività riguardo a riviste letterarie135. Grazie al successo del suo

    primo romanzo e alle sue amicizie letterarie Moravia ha assunto una posizione di un certo rilievo nel

    microcosmo letterario del suo tempo. La stima guadagnatasi non vale però automaticamente nell’ambito

    familiare, sociale e politico. Per estendere la sua autorità anche in questi campi c’è bisogno dell’intervento

    della volontà e dell’azione esterna, implicando l’uscire dalla fase della gioventù136 ed entrare in quella della

    maturità. In questo paragrafo si presentano due esempi di tale tendenza in Alberto Moravia negli annni

    Trenta. Si tratta di tentativi di sposarsi e del comportamento politico.

    Inizialmente Alberto Moravia tenta di inserirsi in un ambiente superiore al proprio. Conduce “una

    certa vita mondana e notturna” e frequenta salotti letterari come quelli celebri della coppia Cecchi137, di

    Margarita Sarfatti e di Mimì Pecci Blunt, “moglie del banchiere e grande collezionista americano Cecil

    Blumenthal”138. Cerca donne anticonformistiche per rapporti sessuali, per un rapporto amoroso o per il

    matrimonio. Già nel novembre 1929 a Parigi ha chiesto la mano della richissima svizzera France

    Bellanger139, diciasettenne, incontrata qualche mese fa a Zermatt140. Alcuni aspetti dell’episodio con questa

    ragazza verranno trasferiti nel racconto Quella strana ragazza che recita Dostoevskij141 del 1982. Nel 1930

    chiede in una lettera personale la mano di Silvia Piccolomini, cugina di Guglielmo Alberti, di discendenza

    nobile senese, e findanzata di un giovane uomo “della casata Borghese”142. Ricevuta la risposta positiva da

    135 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. XLVI. Insieme a Mario Pannunzio Moravia fonda “Caratteri”, una rivista “quasi

    clandestina”, che vivrà per soltanto quattro numeri tra il marzo e il giugno-luglio 1935, cfr.ibidem.

    136 Si definisce la ‘gioventù’ come “Una delle età della vita umana, compresa tra l’adolescenza e la maturità”. Cfr. Gioventù, s.n.,

    s.l., s.d., http://www.treccani.it/enciclopedia/gioventu/ (ultima verifica 28-6-2017).

    137 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p. 133. Leonetta Cecchi Pieraccini, pittrice e moglie di Emilio Cecchi, fu l’insegnante di

    pittura di Adriana Pincherle, sorella di Alberto Moravia, cfr. ibidem.

    138 Ivi, pp. 133-134.

    139 Ivi, p. 122. France Bellanger (1911-1974) nacque a Founex, Svizzera. La nonna non permette il matrimonio di France con

    Moravia. France sposserà nel 1934 George William Frederick Fitzgeorge, conte di Tipperary, barone di Culloden, duca di

    Cambridge, che ha pubblicato Mauvais oeil (1947), una raccolta di poesie, cfr.ibidem.

    140 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. 85, n. 155. In questa Lettera del 23 novembre 1929 da Parigi Alberto scrive: “colla

    ragazza che sai ho rotto ogni cosa en senza alcuna violenza”, ma retrospettivamente nel 1990 dice:”Persi la testa, anche per la

    febbre, le diedi un pugno nelle costole e, senza supplicarla oltre, me ne andai”, cfr. ibidem.

    141 Siciliano, Enzo (a.c.d.), Alberto Moravia. Romildo, ovvero racconti inediti, perduti e d’autobiografia, Milano, Gruppo Editoriale

    Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p,A., 1993, pp. 419-423. Il racconto uscì nel “Corriere della Sera” del 24 dicembre 1982, cfr.

    ibidem.

    142 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, pp. XXIV-XXV.

    http://www.treccani.it/enciclopedia/gioventu/

  • 27

    Silvia, Moravia tenta di ottenere “una collaborazione al “Corriere della Sera” in vista del matrimonio”; però

    la relazione dura soltanto tre mesi143. Nel 1933 comincia la relazione di sei mesi con la pittrice svizzera

    Lélo Fiaux, donna sposata, che finisce dopo l’aborto affrontato da lei; benché, lo scambio di lettere tra i

    due ex amanti dura dal 1934 al 1947144. Nel 1936 Moravia incontra Elsa Morante ma non la sposa prima

    del 1941.

    In alcune delle lettere a Lélo Fiaux, Moravia dà la sua visione sul ruolo dell’arte nella sua vita di

    giovane adulto e di artista maschile. Sottolinea il prezzo dell’indipendenza dalla casa paterna nei seguenti

    termini:”si je voulais gagner de l’argent e vivre hors de ma famille […] l’art veut un sacrifice continuel

    de soi”145. Si riferisce anche al lavoro duro:”l’art n’est pas une question d’ateliers e de bohème, c’est une

    question de très dure labeur”146. Inoltre definisce la sua scelta di vita:“l’homme n’est pas né pour faire

    l’amour mais pour créer”147.

    René De Ceccatty, riferendosi alla definizione dello scrittore secondo cui la letteratura è “un

    sistema di traduzione del mondo”, discute la percezione retrospettiva di Moravia riguardo alla “verità di

    una persona”148. Secondo De Ceccatty questa verità, nella percezione di Moravia, consiste “nella sua

    conformità a un modello mentale e non nella massima vicinanza possibile alla vita”149. De Ceccatty constata

    che le molte storie d’amore di Moravia, sono spesso “modellate sull’identico schema, inspirate più o meno

    a precise esperienze vissute”150. La conclusione di De Ceccatty è che la ricerca amorosa di Moravia è

    connessa alla sua “concezione dell’arte”, ossia il procedere nel modo di attingere “dalla realtà quanto serve

    al suo progretto artistico”151.

    143 Ivi, p. XXIV-XXV. La ragione per il fallimento della relazione non è chiarita. Secondo le figlie di Silvia Piccolomini “la donna

    ha chiesto in punto di morte che venisse bruciato l’intero carteggio con lo scrittore”, cfr. ibidem.

    144 Ivi, pp. XXVI-XXVII. Nelle lettere a Lélo Moravia si rende conto della sua durezza rigguardante l’aborto. Negli primi anni

    cinquanta Moravia e Fiaux si vedranno ad Anacapri e a Ischia. Nel 2014 il museo Jenisch Vevey e le edizioni Zoé hanno pubblicato

    30 lettere inedite di Alberto Moravia a Lélo Fiaux (1909-1964) in francese, sotto il titolo Lettres d’amour à Lélo Fiaux, cfr.

    http://www.museejenisch.ch/docs/MJV_comm_press_Moravia_production.pdf (ultima verifica 11-07-2017).

    145 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, pp. 348-349.

    146 Ibidem.

    147 Ibidem.

    148 De Ceccatty, Alberto Moravia, pp. 128-129.

    149 Ibidem.

    150 Ivi, p. 128.

    151 Ivi, pp. 128-129.

    http://www.museejenisch.ch/docs/MJV_comm_press_Moravia_production.pdf

  • 28

    Negli anni Trenta la polizia perquisisce la casa di Moravia e arresta la sorella Adriana Pincherle in

    base alla sua amicizia con i cugini Rosselli152. In attesa dell’evento Moravia ha dovuto bruciare delle lettere

    e dei libri153. Tra il novembre e il dicembre 1934 Moravia scrive a Guglielmo Alberti: “la questione mia

    famigliare è diventata insostenibile, molte cose cambierebbero penso se potessi vivere fuori di casa”154. Nel

    1935, uscito il romanzo Le ambizioni sbagliate, la critica ignora il libro per ordine del Ministro della Cultura

    Popolare155. Segue fin dal 1935 il periodo in cui Alberto Moravia scrive quattro lettere a Benito Mussolini

    per cercare una soluzione per le sue difficoltà giornalistiche con il regime156. In queste lettere lo scrittore

    chiede aiuto ed esprime la sua approvazione per la persona e per i risultati politici del dittatore; chiede il

    permesso di riprendere la collaborazione alla “Gazzetta del Popolo”; nega di essere ebreo “dal punto di

    vista religioso” e sostiene che il padre è ebreo ma che la madre è “di sangue puro” ed è la sorella del

    Sottosegretario alle Comunicazioni; e rivolge al Duce “la preghiera di poter riprendere” l’attività

    giornalistica “anche perché” tra poche settimane si sposerà157. Nel maggio 1937 Carlo Rosselli, un mese

    prima del suo assassinio, pubblica un articolo in “Giustizia e Libertà”, in cui discute lo spirito caratteristico

    della nuova generazione fascista, “di cui Moravia resta il rappresentante più espressivo”158. Rosselli

    definisce lo stato d’animo del cugino come uno “scetticismo disincantato,[…] un realismo amaro”159.

    Riassumendo questo paragrafo si può constatare che il giovane Alberto Moravia, per mezzo del

    matrimonio, tenta di ottenere uno status sociale marcato dal successo letterario e dall’indipendenza

    individuale. Moravia reagisce a valori esterni al suo profilo artistico con durezza. Dal momento che il

    regime fascista minaccia l’autonomia relativa del campo letterario e i campi vicini a cui, le scelte e le

    decisioni dello scrittore di carattere artistico e personale assumono un valore politico. Moravia usa due

    strategie per mantenere la sua autonomia artistica. Al livello personale esclude il valore dell’amore e al

    152 Maraini, Dacia, Il bambino Alberto, pp. 130-132.

    153 Ibidem.

    154 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. 233.

    155 Siciliano, Enzo, Alberto Moravia Viaggi. Articolo 1930-1990, p. XVI.

    156 Ajello, Nello, Moravia e il Duce, in “La Repubblica”, 28-11-2007, cfr. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/re

    pubblica/2007/11/28/moravia-il-duce.html (ultima verifica 23-7-2016). Le lettere di Moravia a Mussolini sono datati 26 marzo

    1935, 9 luglio 1936, 28 luglio 1938 e tra il 13 febbraio e il 11 aprile 1941, cfr. ibidem.

    157 Ibidem.

    158 Ibidem.

    159 Ibidem.

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/re%20pubblica/2007/11/28/moravia-il-duce.htmlhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/re%20pubblica/2007/11/28/moravia-il-duce.html

  • 29

    livello politico fa la scelta di adeguarsi alla simulazione necessaria per ricevere un favore dal dittatore del

    regime fascista.

    3.2 Elsa Morante

    3.2.1 Primi rapporti letterari

    Prima dell’incontro con Alberto Moravia nel novembre 1936 qualche rapporto letterario di Elsa Morante le

    ha già aperto le porte di alcune riviste.

    Per lanciare Elsa nella carriera di scrittrice la madre Irma Poggibonsi introduce la figlia e le sue

    favole alla rivista “I diritti della scuola”160. Ne risulta la collaborazione di Elsa Morante a questa rivista dal

    1935 al 1941. Un altro rapporto letterario importante di Elsa, già iniziato nel 1930 con una lettera di lei161,

    è quello con Guelfo Civinini (1873-1954), uno scrittore crepuscolare e redattore del “Corriere della Sera”,

    che ha scritto tra l’altro sulla propria infanzia e la prima giovinezza162. Grazie al suo aiuto Elsa inizia a

    scrivere favole e filastrocche che fin dal 1933 vengono pubblicate sul “Corriere dei Piccoli” e sul

    “Cartoccino dei Piccoli”163. Alcune di queste storie furono create da Elsa a quattordici anni, ad esempio La

    storia dei bimbi e delle stelle, che esce in puntate sul “Corriere dei Piccoli” nel 1933164. Nel 1938 Elsa

    scrive Civinini di parlare “al Bianchi” per farle “lavorare un po’di più” o di suggerirle “qualche rivista o

    giornale che paghi”, e lei promette di scrivere “storie e figure di ogni genere”, perché deve e vuole “contare

    per vivere sulle [sue] sole forze”165.

    160 Bernabò, Graziella, La fiaba estrema. Elsa Morante tra vita e scrittura, Carocci, Roma, 2012, p. 31.

    161 Morante, Daniele (a.c.d.), L’amata. Lettere di e a Elsa Morante, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2012, pp. 10-11.

    162 Cfr. Civinini, Guelfo, s.n, s.l., s.d., http://www.treccani.it/enciclopedia/guelfo-civinini/ (ultima verifica 27-07-2016).

    163 Rosa, Giovanna, Elsa Morante, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 165 (Cronologia).

    164 Bernabò, Graziella, La fiaba estrema. Elsa Morante tra vita e scrittura, p. 32.

    165 Morante, Daniele (a.c.d.), L’amata. Lettere di e a Elsa Morante, pp.14-15. (Lettera del 28 novembre 1938).

    http://www.treccani.it/enciclopedia/guelfo-civinini/

  • 30

    3.2.2 Rapporti letterari con Alberto Moravia e i suoi referenti editoriali

    Dopo l’incontro di Elsa con Alberto Moravia segue quello con Giacomo Debenedetti, che risulta nella

    pubblicazione di alcuni racconti sul “Meridiano di Roma”166. Debenedetti ha inizalmente creduto con

    fiducia alla promessa letteraria della Morante del 1938. In una lettera a Debenedetti del 5 agosto 1948,

    quando Menzogna e sortilegio è uscito ma non ha già vinto il premio Viareggio, Elsa Morante si riferisce

    ad una specie di “panico” connesso al giudizio negativo di Debenedetti rispetto ai “primi racconti e alle

    cose” che lei ha scritto dopo il 1938167. Più tardi lei osserva retrospettivamente che Debenedetti fu il primo

    critico che si interessò a lei168. Elsa Morante comincia pure “a frequentare la società letteraria romana” e

    conosce ad esempio Carlo Levi, Carlo Lodovico Bragaglia, Giorgio Vigolo, Anton Giulio, Renato

    Guttuso169.

    Durante il periodo tra il 1933 e il 1941 Elsa sviluppa un’attività publicistica “che comprende più o

    meno 125 collaborazioni tra racconti, fiabe, fantasie, articoli di costume, racconti storici, aneddoti infantili,

    con una media, a conti fatti, di un racconto ogni venticinque giorni per nove anni filati – a tacere dei racconti

    e abbozzi di racconti rimasti in editi o andati perduti”170. De Ceccatty osserva che Moravia fa “di tutto per

    convincere i propri referenti editoriali […] a pubblicare la prima raccolta di racconti di Elsa”171. Si tratta

    della raccolta Il gioco segreto. Il 12 gennaio 1939 Moravia scrive a Valentino Bompiani una lettera in cui

    sottolinea “molto interesse umano e virtù narrativa” nella “signorina Morante”, soprattutto in confronto ad

    166 Rosa, Giovanna, Elsa Morante, p. 165 (Cronologia).

    167 Morante, Daniele (a.c.d.), L’amata. Lettere di e a Elsa Morante, pp.183-184. “un giorno, molti anni fa Lei [...] mi disse «Lei

    ci ha proprio tradito»”, cfr. ibidem.

    168 Cecchi, Carlo, e Garboli, Cesare (a.c.d.), Elsa Morante. Opere. Volume primo, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano,

    1988, p. XLIV. Elsa Morante dice retrospettivamente che “solo oggi capisco quale fortuna sia stata per me d’incontrarlo allora”,

    cfr. ibidem. Però, De Ceccatty menziona l’impressioni del figlio Antonio Debenedetti secondo cui Elsa a casa Debenedetti, “con

    la gonna troppa corta”, cfr. De Ceccatty, René, Alberto Moravia, pp. 281-282. Sembra quindi che Elsa abbia calcolato il potere di

    Debenedetti rispetto alla propria fortuna. La coppia Moravia/Morante percepisce Debenedetti nei suoi tre ruoli di amico, critico e

    giudice del Premio (quello Viareggio del 1948 o quello Strega del 1950), cfr. ivi, p. 187.

    169 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p. 283. Nel 1937 inizia la lunga frequentazione di Morante e Moravia di Capri e “la

    simpatizzazione” della coppia con “l’entourage di Debenedetti, formato perlopiù da pittori”, cfr. ibidem.

    170 Babboni, Irene, e Garboli, Cesare (a.c.d.), Elsa Morante. Racconti dimenticati, Einaudi, Torino, 2002, p. VI.

    171 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p. 289.

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    Anna Maria Ortese “che è lirica”172. Però, Bompiani rifiuta la pubblicazione, e Il gioco segreto esce due

    anni dopo nella collezione “Il delfino” di Garzanti173. Dal giugno 1939 al gennaio 1940 Elsa collabora con

    “Oggi”, su cui pubblica spesso con pseudonimi174. Pure in questo caso Moravia fa da intermediario, adesso

    tra Elsa e Mario Pannunzio, amico letteario di Moravia e condirettore della nuova rivista “Oggi”175. Elsa

    sta lavorando e pubblicando continuamente per guadagnare il denaro necessario ai bisogni della vita. Deve

    limitarsi a testi brevi di un genere specifico, ossia quello della letteratura per bambini e adolescenti.

    Il rapporto letterario di Elsa Morante con Alberto Moravia è un rapporto di amore e di rivalità al

    tempo stesso. Si può trovarsi d’accordo con De Ceccatty quando osserva che si tratta “dal punto di vista

    della notorietà, della visibilità, di una coppia per lungo tempo squilibrata”176.

    Un punto di vista aggiuntivo è quello che tiene conto dell’aspetto soggettivo della relazione da

    parte di Elsa. Per dare un esempio si presentano qui alcuni momenti del suo diario inedito del 1938. Si tratta

    del quaderno, Lettere ad Antonio, pubblicato solo postumo, con il titolo Diario 1938177. Il quaderno contiene

    pensieri, sogni e riflessioni per analizzare e comprendere la propria dinamica psichica. Il tema della

    relazione con Alberto Moravia ritorna spesso, e non manca un riferimento alla solitudine e povertà di Elsa

    in contrasto con il “celebre e ricco” Alberto, che va a Parigi “per il suo trionfo attuale”178. In questo anno

    Alberto vuole finire la relazione, dopo un anno in cui “non abbiamo avuto l’uno dall’altro che dolori”179.

    172 Ivi, p. 289. Si tratta del lanciare un autore nuovo:“Evidentemente non è facile lanciare un autore nuovo ma ho l’impressione che

    la Morante possa alla fine riscuotere un successo anche di pubblico”, cfr. ibidem. De Ceccatty si basa su Caro Bompiani. Lettere

    con l’editore, a cura di Gabriella Dína e Giuseppe Zaccaria, Milano, Bompiani, 1998, ried. 2007, p. 457.

    173 Cecchi, Carlo, e Garboli, Cesare (a.c.d.), Elsa Morante. Opere. Volume primo, p. XLIV. Aldo Garzanti ha ottenuto “l’appoggio

    del regime, tanto che la Garzanti fu da subito fra le case editrici che ricevettero ricche commissioni dalla Direzione generale

    accademie e biblioteche”. Garzanti iniziò le sue attività editoriali nel 1938 con l’acquisto di Treves di Milano. Cfr. Garzanti, Aldo,

    in “Dizionario Biografico degli Italiani”, anno 1999, vol. 52, http://www.treccani.it/enciclopedia/aldo-garzanti_(Dizionario-

    Biografico)/ (ultima verifica 20-07-2016).

    174 Cecchi, Carlo, e Garboli, Cesare (a.c.d.), Elsa Morante. Opere. Volume primo, p. XLIV. Le cosidette “fantasie infantili”,

    pubblicate tra il 17 giugno 1939 e il 20 gennaio 1940 sul settimanale “Oggi” nella rubrica “Giardino d’infanzia”, sono state raccolte

    e ripubblicate in Elsa Morante, Aneddoti infantili, Giulio Einaudi s.p.a., Torino, 2013, cfr. ibidem.

    175 Grandelis, Alessandra, Alberto Moravia, p. 363. Si tratta di un P.S. della lettera del 15 marzo 1939 di Moravia a

    Pannunzio:“Invita per favore a collaborare alla signorina Morante […] se lo fai mi fai un piacere personale AM”, cfr. ibidem.

    176 De Ceccatty, René, Alberto Moravia, p. 264.

    177 Andreini Alba (a.c.d.), Elsa Morante. Diario 1938, Torino, Giulio Einaudi, s.p.a., 1989, p. X.

    178 Ivi, p. 34. (Testo del 17 Febbraio 1938).

    179 Ivi, p. 55. (Testo del 5 Aprile 1938).

    http://www.treccani.it/enciclopedia/aldo-garzanti_(Dizionario-Biografico)/http://www.treccani.it/enciclopedia/aldo-garzanti_(Dizionario-Biografico)/

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    Ma questa rottura sembra impossibile. Elsa scrive nel diario:”Era tutta una storia. A. non voleva affatto

    finirla”180. Adesso, a sua volta, lei vuole finirla e scrive: ”Ricominciare? […] Madonna mia, che mi hai

    aiutato. Fa’ che il mio libro vada bene subito, e che intanto io me ne vada per […] un bellissimo viaggio,

    finché è primavera e sono giovane”181. Sembrano intervenire nel rapporto tra Elsa e Alberto i sogni di Elsa

    e il peso attribuito ad essi. Nei sogni si presentano ad esempio due figure diverse nella mente di Elsa,

    entrambe amate da lei. La prima è un figlio di qualche mese, “quel bimbo che…”182, ossia il soggetto

    dell’aborto di Elsa183. L’esperienza dell’incontro (nel dormiveglia) con questo figlio morto viene descritta

    come “uno strano miscuglio di felicità e di agoscia […] la certezza di non averlo e la sensazione di

    stringerlo”184. La seconda figura è Alberto Moravia, avendo mangiato un veleno per morire185. Allora Elsa

    fa la parte della salvatrice:“gli metto un dito in gola […] e subito è guarito, […] è piccolo come un

    ragazzino, […] dorme sulle mie ginocchia, […] sono felice che dorma così su me”186. In queste descrizioni

    si possono cogliere la forza della presenza del bambino morto nella vita interiore di Elsa Morante e il

    meccanismo "mediante cui caratteristiche tipiche di […] persone appaiono trasferite su altre”187, ossia il

    180 Ibidem. (Testo del 22 Aprile 1938).

    181 Ivi, p. 58. (Testo del 27 Aprile 1938).

    182 Ivi, pp. 56-57. (Testo del 27 Aprile 1938).

    183 Ivi, p. 57. (Testo del 27 Aprile 1938). Nell’imagine di Elsa il bimbo è biondo e grasso:”Quel bambino già grande, che c’era e

    non c’era, era lui. Infatti Coppens era biondo. Ho paura [...] paura di te? è un angelo, e forse mi ha perdonato e prega per me”, cfr.

    ibidem. Il fatto che Elsa parla di una nascita potrebbe implicare che lei fosse in uno sta