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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica Zurigo, 26 febbraio 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Linee di credito - «Una banca è un posto dove ti prestano un ombrello quando c'è bel tempo e ti chiedono di restituirlo quando comincia a piovere.» - Robert Frost Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. Dalla FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ A tutele crescenti ? Ho già espresso la mia opinione: negativa. Ci torno su perché la questione è questione di civiltà: è togliere diritti ai lavoratori da parte di un governo sedicente di sinistra. di Giuseppe Tamburrano Lo statuto dei lavoratori per il quale si batté per primo Di Vittorio, che fu sostenuto da Nenni che lo impose come una priorità assoluta nel programma del primo governo di centro-sinistra organico, che vide l’impegno del ministro socialista Brodolini (“Io sto da una parte sola”) e portato a compimento dal democristiano Donat Cattin è stato una conquista di civiltà che ha ripreso e completato la legge 15 luglio 1966, n. 604, voluta da Nenni, sui licenziamenti individuali. Il suo significato storico segna una svolta epocale: l’art. 18 cancella il potere assoluto del padrone sui licenziamenti, stabilendo che il licenziamento viene deciso dal giudice di fronte al quale datore di lavoro e lavoratore sono su un piede di parità.

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La Newsletter settimanale del 26 febbraio 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 26 febbraio 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Linee di credito - «Una banca è un posto dove ti prestano un ombrello

quando c'è bel tempo e ti chiedono di restituirlo quando comincia a

piovere.» - Robert Frost

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

Dalla FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

A tutele crescenti ?

Ho già espresso la mia opinione: negativa. Ci torno su perché la

questione è questione di civiltà: è togliere diritti ai lavoratori da parte

di un governo sedicente di sinistra.

di Giuseppe Tamburrano

Lo statuto dei lavoratori per il quale si batté per primo Di Vittorio, che

fu sostenuto da Nenni che lo impose come una priorità assoluta nel

programma del primo governo di centro-sinistra organico, che vide

l’impegno del ministro socialista Brodolini (“Io sto da una parte sola”)

e portato a compimento dal democristiano Donat Cattin è stato una

conquista di civiltà che ha ripreso e completato la legge 15 luglio 1966,

n. 604, voluta da Nenni, sui licenziamenti individuali.

Il suo significato storico segna una svolta epocale: l’art. 18 cancella

il potere assoluto del padrone sui licenziamenti, stabilendo che il

licenziamento viene deciso dal giudice di fronte al quale datore di

lavoro e lavoratore sono su un piede di parità.

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IL Job’s Act (ma perché, Renzi, non parli la tua lingua che è nata in

Arno?!) restituisce quasi intero il potere al proprietario tranne

pochissimi casi nei quali interviene il giudice: eccoci tornati indietro di

mezzo secolo! Ma perché non hai proposto una commissione di

arbitrato composta di rappresentanti eletti direttamente dai dipendenti e

da rappresentanti del datore di lavoro e da una personalità esperta al di

sopra delle parti: ad esempio un magistrato del lavoro? La procedura

non avrebbe toccato i diritti e sarebbe stata abbastanza rapida,

abolendo l’inutile tentativo di conciliazione.

I comunisti si astennero sul voto allo Statuto: volevano di più! I

discendenti lo hanno rottamato... A “tutele crescenti” (?).

Em.Ma - In corsivo

https://www.facebook.com/emmacaluso

SPERANZA

SENZA SPERANZA

di Emanuele Macaluso

Il giovane Presidente del gruppo parlamentare del PD alla Camera ha

rilasciato un’interessante intervista che abbiamo letto oggi sul Corriere

della Sera. Roberto Speranza dice che il Governo ha commesso “un

errore a non seguire l’indicazione che le commissioni di Camera e

Senato avevano dato sul tema dei licenziamenti collettivi”. Si tratta

della legge sul mercato del lavoro (il cosiddetto Jobs act). Bene, poi

aggiunge: “Il PD che è il cardine della democrazia in Italia dev’essere

il partito che ridà piena centralità al Parlamento”. Benissimo.

Ma Speranza si chiede perché Renzi non ha tenuto conto del parere,

non vincolante ma voluto dalla Costituzione e dalle leggi, delle

commissioni parlamentari? Nel PD, con Renzi Premier e Segretario del

partito, che ruolo hanno i gruppi parlamentari e un capogruppo che

liberamente e democraticamente esprime un’opinione severamente

critica nei confronti del Presidente del Consiglio? La verità è che anche

Speranza sa che dopo questa presa di posizione non cambierà nulla.

Non è un caso che il capogruppo del Senato taccia. Infatti, il problema

è il PD, il quale si configura sempre più come un partito personale. Il

partito di Renzi.

Se Speranza e altri dirigenti del PD vogliono aprire una discussione

vera, se vogliono organizzare un serio e forte confronto politico,

debbono porre il tema del PD: cos’è oggi e cosa potrebbe essere

domani. E convocare un congresso vero, e non le primarie per eleggere

il capo.

Ma queste mie sono solo parole, che resteranno solo tali. Io lo so,

ma è bene dirle. (25 febbraio 2015)

https://www.facebook.com/emmacaluso

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SPIGOLATURE

Tira una brutta aria

di Renzo Balmelli

MALESSERE. Tra l'esultanza di Salvini, della Le Pen e compagnia,

un po' dovunque cresce l'anti europeismo. E insieme a questa tendenza

aumenta il seguito dei partiti che ne hanno fatto la loro bandiera. In

verità non esiste proprio nessuna ragione per cui gioire all'idea che

l'UE faticosamente costruita venga irrimediabilmente sobillata dai

nazionalisti coi loro slogan di facile consumo. I sondaggi dimostrano

purtroppo che nella comunità tira una brutta aria. Paesi come l'Italia e

persino la Germania, un tempo fieri del loro ruolo di padri fondatori, si

scoprono sempre più euroscettici, a disagio con la moneta unica,

nostalgici di lira e marco e percorsi da sentimenti di paura. Sentimenti

che non sono mai un buon compagno e che rivelano sfiducia reciproca

e un diffuso malessere.

MITO. Basta mettere a confronto i titoli dei quotidiani italiani e

svizzeri per notare già di primo acchito che l'intesa fiscale tra i due

paesi non ha la stessa valenza di qua o di la della frontiera. Per i

giornali della penisola si tratta di una svolta epocale, in buona sostanza

la fine del segreto bancario. La stampa elvetica, più prudente,

considera l'accordo solo come l'inizio di una nuova stagione . Due

categorie hanno comunque validi motivi per essere inquieti. Da un lato

i frontalieri, pagati meno dei residente e non sempre ben visti, che

rischiano di trovarsi col cerino in mano nel contenzioso sulla doppia

imposizione. Dall'altro tutti quei cittadini elvetici che vedono vacillare

un mito ritenuto inamovibile, ma che ora pare travolto da un mondo

che sta cambiando velocemente, forse troppo in fretta per loro.

DIGNITÀ. Nell'altra metà della Svizzera, quella che non ha approvato

l'iniziativa anti stranieri, serpeggia il timore che il deprecato statuto di

stagionale, soppresso tredici anni fa in virtù degli accordi sulla libera

circolazione delle persone, possa rientrare dalla finestra. Chi ha vinto il

referendum, ossia l'UDC del tribuno populista Blocher, preme in

questa direzione, indifferente al danno che un simile provvedimento

potrebbe arrecare a migliaia di lavoratori, privati della loro dignità.

L'ipotesi che detto statuto possa risorgere dalle ceneri fa venire i

brividi a chi ha vissuto quella realtà oltremodo precaria, fatta di abusi,

e di costanti violazioni dei diritti umani, primo fra tutti il

ricongiungimento delle famiglie. Nell'ottica sindacale il 2015 sarà un

anno di lotta per opporsi a una simile deriva

SFUMATURE. Santo subito. L'irriverente provocazione viene dai

"maître à penser" della destra per colpire Mattarella che della legalità

si fa interprete anche nei gesti quotidiani. In democrazia è legittimo

dissentire dalle scelte che non piacciono. Ma sbertucciare l'inquilino

del Quirinale solo perché usa un aereo di linea al posto di un volo di

stato è segno di malcelato livore. Non sarà un fatto eccezionale, ma è

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pur sempre meglio di quando fino a non molto tempo fa su quegli

apparecchi, pagati dai contribuenti , salivano le compagne ed i

compagni di merenda. Chissà che cosa si inventeranno ora alla notizia

che il Presidente per una trasferta a Firenze ha utilizzato il treno e il

tram. Saranno come minimo cinquanta sfumature di pessimo gusto.

CONGIUNTIVO. Dalle parti di Forza Italia la satira è un boccone

amaro da ingoiare. Il leitmotiv è l'ormai logoro piagnisteo che nel

Paese la satira è sempre stata in mano ai comunisti. Nulla di meno

vero. Riviste celebri come il Candido, il Guerin Meschino, Il Borghese,

nonché collaboratori di vaglia rispondenti ai nomi di Longanesi e

Guareschi seppero imprimere alle pubblicazioni un carattere

prevalentemente anticomunista. Oggi probabilmente su quel versante

manca un po' la materia prima e a volte i risultati possono essere

catastrofici. Capita così di leggerne delle belle, tipo questa: se gli

autori "agirebbero" per la loro fede, la satira di destra non sarebbe

ridotta ai minimi termini. Ma se già traballa la fede nei congiuntivi, è

vano sperare in un miracolo.

FIDUCIA. Quattro donne assurte agli onori dell'attualità stanno dando

dell'Italia un'immagine nuova e vincente. Quattro signore che si

muovono in discipline molto diverse che vanno dall'astronautica, alla

fisica nucleare, dalla diplomazia europea, alla creatività. Stiamo

parlando di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio

per una lunga missione, di Fabiola Gianotti, da poco direttrice generale

del CERN, di Federica Mogherini, ministro degli esteri dell'UE, e di

Milena Canonero, una delle più importanti costumiste al mondo, che

ha vinto il suo quarto Oscar per il film " The Grand Budapest Hotel",

collocandosi nella scia di De Sica e Fellini. In ambiti diversi, ma con

uguale passione, queste quattro donne restituiscono fiducia a un Paese

umiliato dal bunga bunga.

TAROCCO. Or dunque prepariamoci a vivere i mondiali di calcio del

2022 in compagnia di Babbo Natale. L'incredibile idea, destinata a

sconvolgere le vacanze natalizie nonché il calendario dei vari

campionati nazionali e della Champion's League , è maturata nei piani

alti della FIFA dopo lunghi conciliaboli. Nel tempio del calcio

finalmente hanno capito che in Qatar d'estate fa un caldo boia e che

giocare al pallone in quelle condizioni non è come una passeggiata

sotto le fresche frasche. Ma quei mondiali s'hanno da fare, ad ogni

costo. Tuttavia un po' meno fariseismo non sarebbe stato fuori posto

nonostante la mole degli interessi che gravitano attorno alla

manifestazione assegnata all'emirato dopo una votazione turbolenta

che qualcuno ha però definito la più taroccata della storia.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

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(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Eternit: duro colpo

a giustizia e diritti

I tre sindacati confederali intervengono dopo la pubblicazione delle

motivazioni della sentenza da parte della Corte di Cassazione. "Si

certifica il disastro ambientale, ma nessuno è colpevole e intanto si

continua a morire. La nostra battaglia continua".

“Le motivazioni della sentenza Eternit ci lasciano sgomenti, più della

sentenza stessa. Affermare oggi, dopo due sentenze che riconoscevano

la giustezza dell'impianto accusatorio, con la condanna per disastro

ambientale, che tale processo non doveva nemmeno iniziare, è un altro

duro colpo alle vittime e ai loro familiari, ma il colpo più duro è alla

giustizia, ai diritti di questo paese”. E' quanto affermano in una nota i

segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Fabrizio Solari, Giuseppe

Farina e Paolo Carcassi

“Lavoratori e cittadini - proseguono i tre dirigenti sindacali -

continuano a morire per amianto, si accerta e si certifica il disastro

ambientale, ma nessuno è colpevole e viene punito. C’è un problema

generale di prescrizione che non può cancellare i reati di disastro

ambientale e che investe i tanti luoghi che non sono più sicuri per gli

abitanti e i lavoratori. Su questo Governo e Parlamento debbono

abbandonare sterili polemiche e modificare la legislazione vigente”.

“Come Cgil Cisl e Uil non ci fermeremo nella nostra battaglia per

ottenere verità e giustizia sul disastro Eternit, individuando le modalità

più efficaci per la tutela dei lavoratori e dei loro familiari. La cosa certa

è che non lasceremo nulla di intentato, per restituire, dignità, diritti e

giustizia”, concludono Solari, Farina e Carcassi.

Economia

Il ruolo insostituibile delle

banche di credito cooperativo

Le banche popolari diventeranno oggetto di scalate finanziarie e di

attacchi speculativi? Diventeranno pedine locali delle grandi banche

“too big to fail”?

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Il sistema bancario dovrebbe essere l’ancella primaria dello sviluppo

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delle attività industriali e imprenditoriali dell’economia reale. Se così

è, la riforma delle banche popolari parte purtroppo da una premessa

sbagliata. Mira a soddisfare le esigenze della grande finanza invece di

privilegiare le strutture del credito direttamente legate al territorio e

alla sua crescita economica.

Secondo la succitata riforma, fatta con decreto e senza alcun

coinvolgimento dell’Assopopolari, le 10-11 banche popolari con attivi

superiori a 8 miliardi di euro dovranno essere trasformate in società per

azioni. In quanto organismi di tipo cooperativo, gli attuali organi di

gestione sono eletti con il voto capitario. Ogni socio può avere soltanto

un voto.

Il cambiamento strutturale proposto dal governo viene motivato dal

fatto che il voto capitario violerebbe il principio di democrazia

penalizzando quei fondi che partecipano con ingenti capitali. Inoltre, si

afferma che, aprendosi al mercato globale, esse potrebbero attrarre

investimenti nazionali ed internazionali rendendole così più grandi e

più competitive.

A dir il vero, in questo modo le banche popolari diventeranno

oggetto di scalate finanziarie e di attacchi speculativi che ne

snatureranno la loro originaria funzione di sostengo allo sviluppo del

territorio, delle pmi e delle famiglie. Molto probabilmente

diventeranno pedine locali delle grandi banche too big to fail.

E’ davvero sorprendente il fatto che in Italia ci si dia da fare per

“offrire” le banche popolari in pasto agli squali della grande finanza.

Nel mondo bancario americano invece si riconosce che le dimensioni

enormi delle banche globali sono il vero problema della stabilità

finanziaria e sono state la causa delle passate crisi sistemiche.

Non si tratta soltanto di una decina di banche. Il nuovo approccio,

secondo noi, prima o poi investirà l’intera struttura delle banche

popolari e delle banche di credito cooperativo (bcc). Le si ritiene

evidentemente obsolete dal mondo della finanza globale.

Noi pensiamo esattamente il contrario. Non solo per il nostro Paese

ma per l’intera Europa. Sono proprio le banche territoriali a sostenere

la crescita e a fornire ossigeno al sistema produttivo italiano

rappresentato, come noto, per il 95% dalle Pmi.

Negli ultimi anni la Bce ha messo a disposizione oltre 1.000 miliardi

di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine (ltro) a tassi

di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a

finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma

non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi.

Nel nostro Paese tra il 2011 e il 2013 le banche popolari hanno

aumentato del 15,4% il credito offerto alle imprese e alle famiglie

mentre le banche spa lo hanno diminuito del 4,9%.

E’ pur vero che le popolari nel 2013 hanno erogato il 15% del

credito mentre le grandi banche ne hanno erogato il 75%. Ma in Italia

si ha una situazione del tutto particolare in quanto le banche di

interesse nazionale sono state completamente privatizzate, perdendo

così anche la loro storica funzione sociale e pubblica.

Nel corso del 2014 le 70 banche popolari e le 381 bcc - che

occupano 120.000 dipendenti – hanno insieme dato credito alle pmi

per quasi 240 miliardi di euro con un aumento di ben 35 miliardi. Alle

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imprese esportatrici sono andati 50 miliardi. Nel periodo della crisi tra

il 2008 e il 2014 i finanziamenti alle pmi esportatrici sono aumentati

del 28%. Esse hanno quindi svolto efficacemente un ruolo anticiclico

favorendo la ripresa economica dei territori in cui operano.

Spesso si parla della tenuta esemplare del tessuto industriale tedesco,

formato anch’esso dal mittelstand, la rete delle pmi in Germania,

ignorando che la sua forza sta proprio nella rete capillare delle banche

di credito cooperativo.

Secondo uno studio della Bundesbank nel 2008 vi erano oltre 1200

istituti e 13.600 sportelli, regolati da principi mutualistici e di interesse

sociale, con un bilancio aggregato di 1.000 miliardi di euro, al servizio

di 30 milioni di clienti.

La società tedesca e molti economisti si sono mobilitati in difesa

della rete di banche territoriali anch’esse sotto attacco da parte delle

grandi banche tedesche, tra cui la Deutsche Bank e la Kommerzbank, e

di quelle internazionali.

Un economista tedesco, Richard Werner, direttore del Centro Studi

Bancari dell’Università inglese di Southampton, in prima fila nella

difesa delle banche popolari e delle bcc in Germania e in Europa, ha

scientificamente dimostrato che sono proprio queste banche, e non la

Bce, le banche centrali e le grandi banche globali, il vero motore della

creazione di credito produttivo e dell’ampliamento della base

monetaria necessaria al sostegno della ripresa economica.

Senza iattanza riteniamo che sarebbe opportuna una

riconsiderazione della scelta governativa.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Pertini, a 25 anni dalla scomparsa

Un grande italiano, un grande socialista

Sandro Pertini è stato un grande protagonista del nostro tempo e della

storia d’Italia. Così lo hanno ricordato in tanti alla Camera nel giorno

in cui ricorre il 25.mo anniversario della sua scomparsa. Pertini, il

Presidente della Repubblica senza alcun dubbio ‘più amato’ dagli

italiani, ha speso la sua vita combattendo per la giustizia sociale e la

libertà. Lo fece quando in Italia c’era il regime fascista, e per questo

pagò un prezzo altissimo, e lo fece dopo la Liberazione contribuendo a

fare della Repubblica italiana un grande Paese. Per tutta la vita praticò

la coerenza, l’onestà e la sobrietà e la sua originalità di pensiero si

manifestò appieno quando salito al Quirinale seppe innovare il ruolo di

Presidente della Repubblica dando a questa carica un nuovo spessore

politico e morale e rendendo in questo modo le Istituzioni più vicine ai

cittadini. Il caso ha voluto che Pertini sia nato lo stesso anno in cui fu

fondato il suo partito, il Partito Socialista Italiano e anche per questa

ragione i socialisti continuano ad essere così affezionati al suo ricordo.

Nel suo intervento alla Camera, Pia Locatelli, ha ringraziato “la

Presidente della Camera per aver prontamente accolto la richiesta del

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gruppo socialista e aver voluto questo momento di commemorazione.

Un atto – ha detto – del quale le siamo tutti grati, come socialisti e

come italiani. Come socialisti perché in un’epoca in cui il socialismo è

dato per spacciato, è bene ricordare quanto il socialismo ha dato a

questo Paese in termini di idee, riforme, leggi e persone.

Pertini era una di quelle persone speciali che hanno fatto grande

l’Italia: partigiano, Padre costituente, Presidente della Repubblica, oltre

che di questa Camera.

Come italiani perché gli abbiamo voluto bene tutti, a sinistra come a

destra. Il Presidente più amato dagli italiani, il primo a comprendere

che bisognava avvicinare le persone alle istituzioni. Quando nessuno si

occupava di comunicazione, lui seppe precorrere i tempi, parlando in

modo diretto alle persone, dimostrando con le parole e con i fatti di

essere uno di loro. Non visse quasi mai al Quirinale, non usava i voli di

Stato, girava su una Fiat 500 rossa. Era schietto, ironico, onesto, usava

uno stile diretto e amichevole, che oggi usano in molti ma che allora

era considerato quasi sovversivo. Così come lo era il suo modo di

intervenire direttamente nella vita politica del Paese, una novità per il

ruolo di Presidente della Repubblica, fino ad allora una figura

strettamente “notarile”. Della sua lunghissima carriera politica ricordo

un fatto: lo sciopero degli uomini radar, allora militari.

Il 19 ottobre del 1979, 900 ufficiali, marescialli e sergenti addetti

alle torri di controllo si “ammutinarono”, chiedendo la

smilitarizzazione, gettando nel caos il traffico aereo.

L’ammutinamento avrebbe dovuto innescare la corte marziale, non

certo una trattativa: il Presidente, avvalendosi della sua condizione di

capo delle forze armate, decise di convocare i controllori di volo al

Quirinale, insieme al Presidente del Consiglio Cossiga. Con la

promessa del capo del governo di disciplinare la materia con un

decreto legislativo urgente che avrebbe varato la smilitarizzazione,

ottenne il rientro della protesta. Un’iniziativa senza precedenti, che

diede soluzione ad una situazione delicatissima. Reagan, in una

situazione analoga, licenziò invece 11.000 su 17000 addetti ai voli.

Bella differenza.

Con Pertini si aprì un’era nuova della comunicazione politica, ma in

lui l’aspetto prettamente comunicativo non prevalse mai sui contenuti,

la sostanza rimaneva l’elemento fondamentale, diversamente da oggi.

In tanti lo imitano, anche oggi, ma le copie – ha concluso Locatelli – si

sa, non sono mai come l’originale”.

a

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9

Vai al sito dell’avantionline

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Iperbole

L’iperbole, come si sa, è una delle forme più efficaci della satira.

di Luigi Covatta

Quando un argomento viene dilatato fino alle estreme conseguenze

diventa talmente ridicolo da autofalsificarsi.

Bisogna quindi essere grati al presidente Mattarella per il suo

viaggio in tranvia da Firenze a Scandicci.

D’ora in poi sarà difficile prendere sul serio i contabili degli

scontrini e gli ossessionati dalle “autobblù” che ormai da anni animano

il dibattito pubblico nel nostro paese.

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Presentazione a Roma di

“Quello straordinario 1944”

ROMA, venerdì 6 Marzo, dalle 17.30 alle 19.30

Fondazione Basso - via della Dogana Vecchia 5

Incontro e brindisi per salutare

il 120esimo fascicolo dei “Quaderni del Circolo Rosselli” Quello

straordinario 1944 - QCR 4/2014 (Pacini Editore, Pisa)

Interventi di:

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Carlo Galli

Mariuccia Salvati

Valdo Spini

Lucio Villari

Il volume – a cura di Mirco Bianchi – contiene scritti di: Giorgio

Bassani, Luigi Boniforti, Piero Calamandrei, Carlo Campolmi,

Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti, Cesare Fasola,

Carlo Francovich, Maria Luigia Guaita, Gilda Larocca, Carlo

Levi, Eugenio Montale, Andreina Morandi Michelozzi, Nello

Niccoli, Carlo Ludovico Ragghianti e Giorgio Spini.

Incontro organizzato da:

Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

Tel/fax 055 2658192 - www.rosselli.org

[email protected][email protected]

Fondazione Basso

Tel. 06/6879953 - Fax 06/68307516

e-mail: [email protected]

FONDAZIONE SOCIALISMO www.fondazionesocialismo.it/

Italia e Mediterraneo

Una proposta di azione politica

Convegno

ROMA - 3 marzo 2015, ore 15/18

Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani

Via della Dogana Vecchia 29

Introduzione:

Gennaro Acquaviva

Analisi e proposte:

Antonio Badini

Discussant:

Vincenzo Camporini, Vincenzo Nigro,

Gerardo Pelosi, Giulio Sapelli

Conclusioni:

Pier Ferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto,

Bobo Craxi, Nicola Latorre,

coordina

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Luigi Covatta

Info e accrediti: tel. 06 85 300 654

E-mail: [email protected]

È obbligatorio accreditarsi. L’accesso alla Sala Zuccari è consentito fino al

raggiungimento della capienza massima. Per gli uomini obbligo di giacca e cravatta.

Riceviamo dal Comitato Fiorentino Difesa

della Costituzione e volentieri segnaliamo

Porcellum,

Italicum,

Toscanellum…

Democrazia e Costituzione sotto scacco!

Presentazione del Ricorso al Tribunale di Firenze

contro la nuova legge elettorale toscana

Firenze, Giovedì 26 febbraio, ore 21

c/o Educatorio “Il Fuligno”

Via Faenza 44/A

Introduce e Coordina:

Monica Sgherri Consigliera Regionale Rifondazione Comunista – ricorrente

Intervengono:

Felice Besostri Avvocato – presentatore

Francesco Baicchi Coordinatore nazionale della Rete per la Costituzione - ricorrente

Beatrice Bardelli Comitato per la Democrazia Costituzionale – Pisa – ricorrente

Sandra Bonsanti Presidente Associazione “Libertà e Giustizia” - ricorrente

Vannino Chiti Senatore PD

Tommaso Fattori Direttore “Transform Italia” - ricorrente

Paolo Solimeno Avvocato – co- presentatore

Hanno garantito la partecipazione e il contributo gli altri sottoscrittori del

Ricorso: Prof. Paolo Bagnoli, storico, Univ. Siena, Carlo Bartoloni, già

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consigliere regionale PRC; Marcella Bresci, coordinatrice Comitato

Fiorentino Difesa della Costituzione; Prof. Marcello Buiatti, biologo, Univ.

Firenze; Iacopo Ghelli, Segretario Circolo PD Varlungo Firenze; Paolo

Marini, Consigliere Regionale Comunisti Italiani, Corrado Mauceri,

avvocato, Roberto Passini, avvocato; Luigi Marino Remaschi, vice

presidente ANPI Firenze, Mauro Romanelli, Consigliere Regionale SEL.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La pillola dei 5 giorni dopo

Portiamo l’Italia in Europa. Questo vale anche per la discussione

sulla cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo.

di Laura Garavini, deputata del PD

Non posso accettare che in Italia le donne debbano essere costrette ad

andare all'estero per acquistare una pillola contraccettiva senza bisogno

di presentare una ricetta medica o ancora peggio un test di gravidanza.

Ho presentato un’interrogazione parlamentare in questo senso.

Mi auguro che il Consiglio Superiore della Sanità, incaricato dalla

Ministro Lorenzin di emettere un parere in materia, non abbia dubbi e

si allinei all'Europa, facendo sua la decisione dell'Agenzia Europea del

Farmaco (EMA), in base alla quale già 25 paesi dell'Unione Europea

hanno deciso che sia possibile comprare la pillola dei cinque giorni

dopo senza ricetta medica.

In teoria potrebbe essere una decisione automatica, alla luce di

quanto appena deciso dall'Europa. Ma l'Italia è ancora oggi l'unico

paese in Europa in cui viene richiesto addirittura un test di gravidanza

per potere acquistare la pillola dei cinque giorni dopo. Viene da temere

che questo ulteriore supplemento di indagine, voluto dalla Ministro alla

Sanità, nasconda la volontà di decidere in modo restrittivo, senza

tenere conto degli accertamenti già eseguiti in passato sul farmaco.

La pillola dei cinque giorni dopo, infatti, non è un medicinale

abortivo e non è in grado di danneggiare un'eventuale gravidanza in

atto. Lo hanno già certificato sia una sentenza del Tar del Lazio, sia la

Società medica italiana. Al contrario: è un medicinale innocuo, che

ritarda l'ovulazione e svolge una funzione contraccettiva, in via

anteriore rispetto all'innesto dell'ovulo.

Mi auguro che lo si possa finalmente certificare a tutti gli effetti,

lasciando che anche le donne italiane godano degli stessi diritti delle

altre donne in Europa.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

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(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

GUERRA ALL’ISIS O

GUERRA DI RELIGIONE?

I recenti fatti che hanno sconvolto lo scacchiere mediorientale vengono da

lontano e per alcune ragioni:

La guerra per il petrolio che ha portato gli USA in Iraq ha comportato un

problema più complesso della conquista di pozzi di petrolio ossia il

trasferimento del greggio

La politica di espansione economica, variante post-moderna

dell’imperialismo sovietico ha portato alla riconquista putiniana degli antichi

confini sovietici. Ad est la ripresa di attività economiche con il Kazakistan e

il contenimento americano nello scacchiere mediorientale ha imposto come

unica risorsa il greggio ed il suo trasferimento verso l’Europa attraverso

l’Ukraina.

Il contenimento americano asimmetrico ha portato gli USA ad incentivare

e finanziare la c.d. primavera araba con esplosioni di rivalsa antipotere in

senso antiorario (prima l’Algeria, poi la Tunisia, la Libia, l’Egitto e la Siria).

I recenti rapporti tra il Sen. Mc Cain ed esponenti dell’ISIS denunciano una

presenza attiva della politica americana nello scacchiere.

Tutto ciò ha portato a rendere “secondario” la storica conflittualità arabo-

israeliana, con una evidenziazione sulle are più economicamente redditizie

come quelle dell’Eurasia e dell’Iraq, ai fini del trasferimento del greggio.

La apparente indipendenza petrolifera degli USA, tramite lo shale gas,

appare tuttavia come una presunta giustificazione di altrettanto apparente

indifferenza alle risorse energetiche di tutta l’area mediorientale.

LA CRISI UCRAINA “al macroscopio” - La vicenda ucraina e le

possibili sanzioni europee nei confronti della Russia evidenziano un futuro

fosco per l’energia da trasferire verso il versante europeo. Durante la guerra

fredda, l’Ucraina, avamposto del blocco di Varsavia sullo scacchiere europeo,

costituiva uno stato-cuscinetto, affatto integrato con l’URSS e di natura

squisitamente militare. Nella fase post-sovietica, l’indirizzo geopolitico di

Kiev è divenuto più incerto, con pulsioni europee da un lato e filo-russe

dall’altro. Così da mettere in discussione perenne il transito delle merci ed i

tragitti delle pipeline. North e South Stream sono nati, dunque, come progetti

atti a bypassare lo stato ucraino e mettere Gazprom, l’azienda di stato della

Russia per l’energia, al riparo da possibili ricatti.

Basta ripercorrere la storia recente per capire quali sono stati i passi che ci

hanno portato a questa crisi che sposta l’ottica dell’osservatore su uno

scacchiere in fermento, l’Eurasia, i 5 “stan”.

Nella regione che confina a sud con l’Afghanistan e l’Iran e a nord con la

Russia, si estendono cinque paesi. Sono definiti «i cinque Stan» per il loro

suffisso che indica la primitiva definizione etnica (Kazakistan, Tagikistan,

Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan), e compongono l’area più ricca di

risorse naturali dell’Asia centrale, definita Eurasia per la sua vicinanza

geopolitica ai paesi dell’eurozona. L’area è quella ricchissima dei giacimenti

ad est del mar Caspio, la stessa su cui voleva insediarsi Hitler per sconfiggere

gli Alleati. Un’area dove petrolio, gas ed energia sono le parole chiave. Le

chiavi di volta della politica russa per esercitare una pressione economico

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finanziaria sull’Europa intera sono North e South Stream, le pipelines che

trasferiscono gas e petrolio dalla Russia e dall’Eurasia nelle nostre regioni.

North Stream è un progetto volto alla costruzione di un gas-oleodotto che,

attraverso il Mar Baltico, trasporterà direttamente il gas proveniente dalla

Russia nell’Europa del Nord, in aperta concorrenza con l’oleodotto del Brent

di origine anglo-norvegese.

La società che ne cura lo sviluppo, la North Stream Ag (già North

European Gas Pipeline Company), ha sede a Zurigo ed è costituita da:

Gazprom 51%, Ruhrgas 15,5%, Wintershall 15,5%, N.V. Nederlandse

Gasunie 9%, Gaz de France –Suez 9%.

Wintershall è la società operante nel campo Oil&Gas completamente

controllata dal colosso della chimica Basf Ag., mentre Ruhrgas è la società

operante nel settore gas del gruppo EOn. Ag.

Il gasdotto ortodosso - Alla realizzazione del progetto strategico energico

della Commissione europea si contrappongono gli interessi politici, militari e

finanziari della Russia di Putin. Il Cremlino vuole in sostanza conquistare una

posizione egemonica in ambito energetico, oltre a esercitare la propria

supremazia politica sull’intero scacchiere dell’Asia centrale. Putin è convinto

che questa stretta sia essenziale nel controllo egemonico del potere,

globalmente considerato sui due fronti in questione.

Per impedire a Bruxelles l’importazione diretta di gas azero, Mosca ha

progettato il South Stream, conduttura dalla portata di 63 miliardi di metri

cubi di gas, compartecipata dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso

italiano ENI, dalle compagnie tedesche e francesi Wintershall ed EDF, dalla

greca DEPA e dagli enti energetici nazionali di Montenegro, Slovenia, Serbia

e Macedonia, con il supporto strategico-politico della Promos di Bruno

Ermolli ( con sede a Milano).

Il «gasdotto ortodosso» (com’è altrimenti noto il South Stream) è

concepito per la fornitura di petrolio russo verso l’Europa sud occidentale e

balcanica direttamente dalle coste del Mar Nero. Nel contempo consente alla

Russia di porre un cordone di embargo relativo a paesi politicamente

osteggiati dal Cremlino, come Romania, Polonia, Moldavia e Ucraina,

attraverso i quali oggi Mosca esporta in Europa occidentale il suo gas.

Dunque, oltre ai fini economico-finanziari, il South Stream nasconde, e

neanche velatamente, il progetto politico del gas come strumento di

pressione, isolamento o concessione da utilizzare per stringere nella morsa

del freddo l’eurozona. Impedire, cioè, alla UE la realizzazione del piano di

diversificazione delle forniture di gas, e aumentarne la dipendenza dal gas

russo con il trasporto diretto in Europa centro-meridionale di 63 miliardi di

metri cubi di gas all’anno.

Questo progetto è antagonizzato dal Nabucco, sostenuto politicamente

dall’Unione europea e dal quartetto di Vysehrad (Polonia, Ungheria,

Repubblica Ceca e Slovacchia) e progettato per trasportare il gas

dall’Azerbaigian direttamente in Europa permettendo così all’Ue di

diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di oro blu da quelle della

Russia.

Il progetto concorrente al Nabucco, che potrebbe soffiargli il compito di

rifornire il Vecchio Continente di gas azero, è il gasdotto Transadriatico, o

Tap, infrastruttura progettata per collegare il confine tra Grecia e Turchia

all’Italia meridionale attraverso l’Albania.

La Tap, che è stata individuata ufficialmente dal consorzio Shakh Deniz

come alternativa al Nabucco, è compartecipata dalle compagnie norvegese

Statoil, dall’elvetica Egl e dalla tedesca EOn, ma, da ultimo, ha suscitato

l’interesse anche di Grecia e Italia, sempre più intenzionate a rilevare quote di

un progetto da cui potrebbe dipendere la politica Ue di diversificazione delle

forniture di gas.

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Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Bulgaria con il loro accordo

intergovernativo sostengono il gasdotto Nabucco dalla portata di 30 miliardi

di metri cubi di gas all’anno, concepito dalla Commissione europea per

trasportare in Europa gas dall’Azerbaigian senza transitare per il territorio

russo, né dipendere da condutture controllate da Mosca.

Nabucco nell’estate del 2012 ha ricevuto il sostegno politico anche di

Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ciò significa che numerosi paesi

dell’area centro-europea hanno aderito ai piani energetici, con relativo

impegno economico, che l’Ue ha progettato. Una strategia filoeuropea, dal

malcelato sapore antirusso.

La Tap è progettata per veicolare il gas del giacimento azero di Shakh-

Deniz – pari a circa 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno – dal confine

greco-turco alla Puglia attraverso il territorio albanese. Interesse nei confronti

del gasdotto Transadriatico è stato espresso dal colosso britannico British

Petroleum, e dalla seconda compagnia energetica italiana Enel.

Nabucco e Tap fanno parte del Corridoio meridionale energetico Ue: un

insieme di gasdotti che la Commissione europea ha voluto per fare fronte alle

esigenze energetiche in supply alle forniture russe e nordafricane, da cui l’Ue

dipende oggi per circa il 50 per cento del suo fabbisogno totale.

E’ sullo scacchiere europeo che si sono concentrati gli sforzi dei Presidenti

americani. Bush ha cercato il petrolio in Iraq e Afghanistan, Obama deve

trasferirlo in Europa, condizionandone gli acquisti e i consumi.

In conclusione, quanto sopra riferito sembra indicare un aumento

dell’offerta di greggio e di gas dai gasdotti dell’Eurasia. Tuttavia al momento

attuale osserviamo una politica che va nella direzione opposta a quella

indicata da Enrico Mattei: cercare il greggio al più conveniente prezzo per

rispondere alle esigenze del consumatore italiano. L’andamento del greggio negli ultimi anni, tranne episodici ribassi, ha

mostrato un costante aumento, malgrado la crisi mondiale dal 2008 in avanti

abbia segnalato una minore domanda industriale, proveniente da Cina e India.

Dunque, il prezzo alla pompa è in costante e progressiva ascesa. Ma,

mentre negli anni antecedenti al 2008, la spesa totale era nettamente inferiore

alla produzione, secondo il più elementare rapporto di domanda e offerta,

oggi le due curve tendono a sovrapporsi. Ciò avviene nel segno di uno

squilibrio di mercato per il quale alla variazione della domanda non

corrisponde più una spesa equiparata che cresce indipendente dall’altra

variabile. E dunque starebbe a significare due fenomeni importanti per il

mercato italiano: l’aumento delle accise sui carburanti, parametro quasi

fisso, e l’aumento del profitto nell’ambito della filiera, dalla produzione al

dettaglio, variabile indipendente e poco controllabile. Vi è una politica di accerchiamento sull’Europa che la Russia e i paesi

dell’Eurasia stanno esercitando per condizionarne la vita, in termini di

consumi quotidiani e di produzione industriale, entrambi dipendenti dal gas.

L’Ucraina diventa allora la chiave di volta per poter esplicitare questa

politica. Uno snodo vitale attraverso il quale passono gli interessi sopra citati.

E sarà l’ultima guerra in nome dell’oro nero.

Ecco dunque le motivazioni economiche che hanno indotto Paesi di

primaria influenza extra asiatica come Russia e USA a crare le premesse e le

motivazioni politiche per una politica di contenimento reciproco nell’area

mediorientale. Tuttavia, per motivi di stabilkità economico-finanziaria, tali

paesi hanno “demandato” ad altri contendenti locali il processo di instabilità

necessario per imporre successivamente una “pax petrolifera” connveniente

per tutti: per i paesi porduttori come i 5 “stan” dell’Eurasia, i peasi obbligatio

a trasferire il greggio come Russia e USA ed infine i paesi dell’Eurozona,

sacrificali consumatori di greggio.

Tali considerazioni ci inducono a ritenere che il sommovimento di

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quell’area è stato concertato, programmato e attuato , con la maschera

dell’unica motivazione possibile: la guerra di religione.

Prof. Aldo Ferrara, Pisa

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.