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La Newsletter settimanale del 26 febbraio 2015
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 26 febbraio 2015
Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni
IPSE DIXIT
Linee di credito - «Una banca è un posto dove ti prestano un ombrello
quando c'è bel tempo e ti chiedono di restituirlo quando comincia a
piovere.» - Robert Frost
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
Dalla FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
A tutele crescenti ?
Ho già espresso la mia opinione: negativa. Ci torno su perché la
questione è questione di civiltà: è togliere diritti ai lavoratori da parte
di un governo sedicente di sinistra.
di Giuseppe Tamburrano
Lo statuto dei lavoratori per il quale si batté per primo Di Vittorio, che
fu sostenuto da Nenni che lo impose come una priorità assoluta nel
programma del primo governo di centro-sinistra organico, che vide
l’impegno del ministro socialista Brodolini (“Io sto da una parte sola”)
e portato a compimento dal democristiano Donat Cattin è stato una
conquista di civiltà che ha ripreso e completato la legge 15 luglio 1966,
n. 604, voluta da Nenni, sui licenziamenti individuali.
Il suo significato storico segna una svolta epocale: l’art. 18 cancella
il potere assoluto del padrone sui licenziamenti, stabilendo che il
licenziamento viene deciso dal giudice di fronte al quale datore di
lavoro e lavoratore sono su un piede di parità.
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IL Job’s Act (ma perché, Renzi, non parli la tua lingua che è nata in
Arno?!) restituisce quasi intero il potere al proprietario tranne
pochissimi casi nei quali interviene il giudice: eccoci tornati indietro di
mezzo secolo! Ma perché non hai proposto una commissione di
arbitrato composta di rappresentanti eletti direttamente dai dipendenti e
da rappresentanti del datore di lavoro e da una personalità esperta al di
sopra delle parti: ad esempio un magistrato del lavoro? La procedura
non avrebbe toccato i diritti e sarebbe stata abbastanza rapida,
abolendo l’inutile tentativo di conciliazione.
I comunisti si astennero sul voto allo Statuto: volevano di più! I
discendenti lo hanno rottamato... A “tutele crescenti” (?).
Em.Ma - In corsivo
https://www.facebook.com/emmacaluso
SPERANZA
SENZA SPERANZA
di Emanuele Macaluso
Il giovane Presidente del gruppo parlamentare del PD alla Camera ha
rilasciato un’interessante intervista che abbiamo letto oggi sul Corriere
della Sera. Roberto Speranza dice che il Governo ha commesso “un
errore a non seguire l’indicazione che le commissioni di Camera e
Senato avevano dato sul tema dei licenziamenti collettivi”. Si tratta
della legge sul mercato del lavoro (il cosiddetto Jobs act). Bene, poi
aggiunge: “Il PD che è il cardine della democrazia in Italia dev’essere
il partito che ridà piena centralità al Parlamento”. Benissimo.
Ma Speranza si chiede perché Renzi non ha tenuto conto del parere,
non vincolante ma voluto dalla Costituzione e dalle leggi, delle
commissioni parlamentari? Nel PD, con Renzi Premier e Segretario del
partito, che ruolo hanno i gruppi parlamentari e un capogruppo che
liberamente e democraticamente esprime un’opinione severamente
critica nei confronti del Presidente del Consiglio? La verità è che anche
Speranza sa che dopo questa presa di posizione non cambierà nulla.
Non è un caso che il capogruppo del Senato taccia. Infatti, il problema
è il PD, il quale si configura sempre più come un partito personale. Il
partito di Renzi.
Se Speranza e altri dirigenti del PD vogliono aprire una discussione
vera, se vogliono organizzare un serio e forte confronto politico,
debbono porre il tema del PD: cos’è oggi e cosa potrebbe essere
domani. E convocare un congresso vero, e non le primarie per eleggere
il capo.
Ma queste mie sono solo parole, che resteranno solo tali. Io lo so,
ma è bene dirle. (25 febbraio 2015)
https://www.facebook.com/emmacaluso
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SPIGOLATURE
Tira una brutta aria
di Renzo Balmelli
MALESSERE. Tra l'esultanza di Salvini, della Le Pen e compagnia,
un po' dovunque cresce l'anti europeismo. E insieme a questa tendenza
aumenta il seguito dei partiti che ne hanno fatto la loro bandiera. In
verità non esiste proprio nessuna ragione per cui gioire all'idea che
l'UE faticosamente costruita venga irrimediabilmente sobillata dai
nazionalisti coi loro slogan di facile consumo. I sondaggi dimostrano
purtroppo che nella comunità tira una brutta aria. Paesi come l'Italia e
persino la Germania, un tempo fieri del loro ruolo di padri fondatori, si
scoprono sempre più euroscettici, a disagio con la moneta unica,
nostalgici di lira e marco e percorsi da sentimenti di paura. Sentimenti
che non sono mai un buon compagno e che rivelano sfiducia reciproca
e un diffuso malessere.
MITO. Basta mettere a confronto i titoli dei quotidiani italiani e
svizzeri per notare già di primo acchito che l'intesa fiscale tra i due
paesi non ha la stessa valenza di qua o di la della frontiera. Per i
giornali della penisola si tratta di una svolta epocale, in buona sostanza
la fine del segreto bancario. La stampa elvetica, più prudente,
considera l'accordo solo come l'inizio di una nuova stagione . Due
categorie hanno comunque validi motivi per essere inquieti. Da un lato
i frontalieri, pagati meno dei residente e non sempre ben visti, che
rischiano di trovarsi col cerino in mano nel contenzioso sulla doppia
imposizione. Dall'altro tutti quei cittadini elvetici che vedono vacillare
un mito ritenuto inamovibile, ma che ora pare travolto da un mondo
che sta cambiando velocemente, forse troppo in fretta per loro.
DIGNITÀ. Nell'altra metà della Svizzera, quella che non ha approvato
l'iniziativa anti stranieri, serpeggia il timore che il deprecato statuto di
stagionale, soppresso tredici anni fa in virtù degli accordi sulla libera
circolazione delle persone, possa rientrare dalla finestra. Chi ha vinto il
referendum, ossia l'UDC del tribuno populista Blocher, preme in
questa direzione, indifferente al danno che un simile provvedimento
potrebbe arrecare a migliaia di lavoratori, privati della loro dignità.
L'ipotesi che detto statuto possa risorgere dalle ceneri fa venire i
brividi a chi ha vissuto quella realtà oltremodo precaria, fatta di abusi,
e di costanti violazioni dei diritti umani, primo fra tutti il
ricongiungimento delle famiglie. Nell'ottica sindacale il 2015 sarà un
anno di lotta per opporsi a una simile deriva
SFUMATURE. Santo subito. L'irriverente provocazione viene dai
"maître à penser" della destra per colpire Mattarella che della legalità
si fa interprete anche nei gesti quotidiani. In democrazia è legittimo
dissentire dalle scelte che non piacciono. Ma sbertucciare l'inquilino
del Quirinale solo perché usa un aereo di linea al posto di un volo di
stato è segno di malcelato livore. Non sarà un fatto eccezionale, ma è
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pur sempre meglio di quando fino a non molto tempo fa su quegli
apparecchi, pagati dai contribuenti , salivano le compagne ed i
compagni di merenda. Chissà che cosa si inventeranno ora alla notizia
che il Presidente per una trasferta a Firenze ha utilizzato il treno e il
tram. Saranno come minimo cinquanta sfumature di pessimo gusto.
CONGIUNTIVO. Dalle parti di Forza Italia la satira è un boccone
amaro da ingoiare. Il leitmotiv è l'ormai logoro piagnisteo che nel
Paese la satira è sempre stata in mano ai comunisti. Nulla di meno
vero. Riviste celebri come il Candido, il Guerin Meschino, Il Borghese,
nonché collaboratori di vaglia rispondenti ai nomi di Longanesi e
Guareschi seppero imprimere alle pubblicazioni un carattere
prevalentemente anticomunista. Oggi probabilmente su quel versante
manca un po' la materia prima e a volte i risultati possono essere
catastrofici. Capita così di leggerne delle belle, tipo questa: se gli
autori "agirebbero" per la loro fede, la satira di destra non sarebbe
ridotta ai minimi termini. Ma se già traballa la fede nei congiuntivi, è
vano sperare in un miracolo.
FIDUCIA. Quattro donne assurte agli onori dell'attualità stanno dando
dell'Italia un'immagine nuova e vincente. Quattro signore che si
muovono in discipline molto diverse che vanno dall'astronautica, alla
fisica nucleare, dalla diplomazia europea, alla creatività. Stiamo
parlando di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio
per una lunga missione, di Fabiola Gianotti, da poco direttrice generale
del CERN, di Federica Mogherini, ministro degli esteri dell'UE, e di
Milena Canonero, una delle più importanti costumiste al mondo, che
ha vinto il suo quarto Oscar per il film " The Grand Budapest Hotel",
collocandosi nella scia di De Sica e Fellini. In ambiti diversi, ma con
uguale passione, queste quattro donne restituiscono fiducia a un Paese
umiliato dal bunga bunga.
TAROCCO. Or dunque prepariamoci a vivere i mondiali di calcio del
2022 in compagnia di Babbo Natale. L'incredibile idea, destinata a
sconvolgere le vacanze natalizie nonché il calendario dei vari
campionati nazionali e della Champion's League , è maturata nei piani
alti della FIFA dopo lunghi conciliaboli. Nel tempio del calcio
finalmente hanno capito che in Qatar d'estate fa un caldo boia e che
giocare al pallone in quelle condizioni non è come una passeggiata
sotto le fresche frasche. Ma quei mondiali s'hanno da fare, ad ogni
costo. Tuttavia un po' meno fariseismo non sarebbe stato fuori posto
nonostante la mole degli interessi che gravitano attorno alla
manifestazione assegnata all'emirato dopo una votazione turbolenta
che qualcuno ha però definito la più taroccata della storia.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
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(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Eternit: duro colpo
a giustizia e diritti
I tre sindacati confederali intervengono dopo la pubblicazione delle
motivazioni della sentenza da parte della Corte di Cassazione. "Si
certifica il disastro ambientale, ma nessuno è colpevole e intanto si
continua a morire. La nostra battaglia continua".
“Le motivazioni della sentenza Eternit ci lasciano sgomenti, più della
sentenza stessa. Affermare oggi, dopo due sentenze che riconoscevano
la giustezza dell'impianto accusatorio, con la condanna per disastro
ambientale, che tale processo non doveva nemmeno iniziare, è un altro
duro colpo alle vittime e ai loro familiari, ma il colpo più duro è alla
giustizia, ai diritti di questo paese”. E' quanto affermano in una nota i
segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Fabrizio Solari, Giuseppe
Farina e Paolo Carcassi
“Lavoratori e cittadini - proseguono i tre dirigenti sindacali -
continuano a morire per amianto, si accerta e si certifica il disastro
ambientale, ma nessuno è colpevole e viene punito. C’è un problema
generale di prescrizione che non può cancellare i reati di disastro
ambientale e che investe i tanti luoghi che non sono più sicuri per gli
abitanti e i lavoratori. Su questo Governo e Parlamento debbono
abbandonare sterili polemiche e modificare la legislazione vigente”.
“Come Cgil Cisl e Uil non ci fermeremo nella nostra battaglia per
ottenere verità e giustizia sul disastro Eternit, individuando le modalità
più efficaci per la tutela dei lavoratori e dei loro familiari. La cosa certa
è che non lasceremo nulla di intentato, per restituire, dignità, diritti e
giustizia”, concludono Solari, Farina e Carcassi.
Economia
Il ruolo insostituibile delle
banche di credito cooperativo
Le banche popolari diventeranno oggetto di scalate finanziarie e di
attacchi speculativi? Diventeranno pedine locali delle grandi banche
“too big to fail”?
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
Il sistema bancario dovrebbe essere l’ancella primaria dello sviluppo
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delle attività industriali e imprenditoriali dell’economia reale. Se così
è, la riforma delle banche popolari parte purtroppo da una premessa
sbagliata. Mira a soddisfare le esigenze della grande finanza invece di
privilegiare le strutture del credito direttamente legate al territorio e
alla sua crescita economica.
Secondo la succitata riforma, fatta con decreto e senza alcun
coinvolgimento dell’Assopopolari, le 10-11 banche popolari con attivi
superiori a 8 miliardi di euro dovranno essere trasformate in società per
azioni. In quanto organismi di tipo cooperativo, gli attuali organi di
gestione sono eletti con il voto capitario. Ogni socio può avere soltanto
un voto.
Il cambiamento strutturale proposto dal governo viene motivato dal
fatto che il voto capitario violerebbe il principio di democrazia
penalizzando quei fondi che partecipano con ingenti capitali. Inoltre, si
afferma che, aprendosi al mercato globale, esse potrebbero attrarre
investimenti nazionali ed internazionali rendendole così più grandi e
più competitive.
A dir il vero, in questo modo le banche popolari diventeranno
oggetto di scalate finanziarie e di attacchi speculativi che ne
snatureranno la loro originaria funzione di sostengo allo sviluppo del
territorio, delle pmi e delle famiglie. Molto probabilmente
diventeranno pedine locali delle grandi banche too big to fail.
E’ davvero sorprendente il fatto che in Italia ci si dia da fare per
“offrire” le banche popolari in pasto agli squali della grande finanza.
Nel mondo bancario americano invece si riconosce che le dimensioni
enormi delle banche globali sono il vero problema della stabilità
finanziaria e sono state la causa delle passate crisi sistemiche.
Non si tratta soltanto di una decina di banche. Il nuovo approccio,
secondo noi, prima o poi investirà l’intera struttura delle banche
popolari e delle banche di credito cooperativo (bcc). Le si ritiene
evidentemente obsolete dal mondo della finanza globale.
Noi pensiamo esattamente il contrario. Non solo per il nostro Paese
ma per l’intera Europa. Sono proprio le banche territoriali a sostenere
la crescita e a fornire ossigeno al sistema produttivo italiano
rappresentato, come noto, per il 95% dalle Pmi.
Negli ultimi anni la Bce ha messo a disposizione oltre 1.000 miliardi
di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine (ltro) a tassi
di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a
finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma
non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi.
Nel nostro Paese tra il 2011 e il 2013 le banche popolari hanno
aumentato del 15,4% il credito offerto alle imprese e alle famiglie
mentre le banche spa lo hanno diminuito del 4,9%.
E’ pur vero che le popolari nel 2013 hanno erogato il 15% del
credito mentre le grandi banche ne hanno erogato il 75%. Ma in Italia
si ha una situazione del tutto particolare in quanto le banche di
interesse nazionale sono state completamente privatizzate, perdendo
così anche la loro storica funzione sociale e pubblica.
Nel corso del 2014 le 70 banche popolari e le 381 bcc - che
occupano 120.000 dipendenti – hanno insieme dato credito alle pmi
per quasi 240 miliardi di euro con un aumento di ben 35 miliardi. Alle
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imprese esportatrici sono andati 50 miliardi. Nel periodo della crisi tra
il 2008 e il 2014 i finanziamenti alle pmi esportatrici sono aumentati
del 28%. Esse hanno quindi svolto efficacemente un ruolo anticiclico
favorendo la ripresa economica dei territori in cui operano.
Spesso si parla della tenuta esemplare del tessuto industriale tedesco,
formato anch’esso dal mittelstand, la rete delle pmi in Germania,
ignorando che la sua forza sta proprio nella rete capillare delle banche
di credito cooperativo.
Secondo uno studio della Bundesbank nel 2008 vi erano oltre 1200
istituti e 13.600 sportelli, regolati da principi mutualistici e di interesse
sociale, con un bilancio aggregato di 1.000 miliardi di euro, al servizio
di 30 milioni di clienti.
La società tedesca e molti economisti si sono mobilitati in difesa
della rete di banche territoriali anch’esse sotto attacco da parte delle
grandi banche tedesche, tra cui la Deutsche Bank e la Kommerzbank, e
di quelle internazionali.
Un economista tedesco, Richard Werner, direttore del Centro Studi
Bancari dell’Università inglese di Southampton, in prima fila nella
difesa delle banche popolari e delle bcc in Germania e in Europa, ha
scientificamente dimostrato che sono proprio queste banche, e non la
Bce, le banche centrali e le grandi banche globali, il vero motore della
creazione di credito produttivo e dell’ampliamento della base
monetaria necessaria al sostegno della ripresa economica.
Senza iattanza riteniamo che sarebbe opportuna una
riconsiderazione della scelta governativa.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Pertini, a 25 anni dalla scomparsa
Un grande italiano, un grande socialista
Sandro Pertini è stato un grande protagonista del nostro tempo e della
storia d’Italia. Così lo hanno ricordato in tanti alla Camera nel giorno
in cui ricorre il 25.mo anniversario della sua scomparsa. Pertini, il
Presidente della Repubblica senza alcun dubbio ‘più amato’ dagli
italiani, ha speso la sua vita combattendo per la giustizia sociale e la
libertà. Lo fece quando in Italia c’era il regime fascista, e per questo
pagò un prezzo altissimo, e lo fece dopo la Liberazione contribuendo a
fare della Repubblica italiana un grande Paese. Per tutta la vita praticò
la coerenza, l’onestà e la sobrietà e la sua originalità di pensiero si
manifestò appieno quando salito al Quirinale seppe innovare il ruolo di
Presidente della Repubblica dando a questa carica un nuovo spessore
politico e morale e rendendo in questo modo le Istituzioni più vicine ai
cittadini. Il caso ha voluto che Pertini sia nato lo stesso anno in cui fu
fondato il suo partito, il Partito Socialista Italiano e anche per questa
ragione i socialisti continuano ad essere così affezionati al suo ricordo.
Nel suo intervento alla Camera, Pia Locatelli, ha ringraziato “la
Presidente della Camera per aver prontamente accolto la richiesta del
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gruppo socialista e aver voluto questo momento di commemorazione.
Un atto – ha detto – del quale le siamo tutti grati, come socialisti e
come italiani. Come socialisti perché in un’epoca in cui il socialismo è
dato per spacciato, è bene ricordare quanto il socialismo ha dato a
questo Paese in termini di idee, riforme, leggi e persone.
Pertini era una di quelle persone speciali che hanno fatto grande
l’Italia: partigiano, Padre costituente, Presidente della Repubblica, oltre
che di questa Camera.
Come italiani perché gli abbiamo voluto bene tutti, a sinistra come a
destra. Il Presidente più amato dagli italiani, il primo a comprendere
che bisognava avvicinare le persone alle istituzioni. Quando nessuno si
occupava di comunicazione, lui seppe precorrere i tempi, parlando in
modo diretto alle persone, dimostrando con le parole e con i fatti di
essere uno di loro. Non visse quasi mai al Quirinale, non usava i voli di
Stato, girava su una Fiat 500 rossa. Era schietto, ironico, onesto, usava
uno stile diretto e amichevole, che oggi usano in molti ma che allora
era considerato quasi sovversivo. Così come lo era il suo modo di
intervenire direttamente nella vita politica del Paese, una novità per il
ruolo di Presidente della Repubblica, fino ad allora una figura
strettamente “notarile”. Della sua lunghissima carriera politica ricordo
un fatto: lo sciopero degli uomini radar, allora militari.
Il 19 ottobre del 1979, 900 ufficiali, marescialli e sergenti addetti
alle torri di controllo si “ammutinarono”, chiedendo la
smilitarizzazione, gettando nel caos il traffico aereo.
L’ammutinamento avrebbe dovuto innescare la corte marziale, non
certo una trattativa: il Presidente, avvalendosi della sua condizione di
capo delle forze armate, decise di convocare i controllori di volo al
Quirinale, insieme al Presidente del Consiglio Cossiga. Con la
promessa del capo del governo di disciplinare la materia con un
decreto legislativo urgente che avrebbe varato la smilitarizzazione,
ottenne il rientro della protesta. Un’iniziativa senza precedenti, che
diede soluzione ad una situazione delicatissima. Reagan, in una
situazione analoga, licenziò invece 11.000 su 17000 addetti ai voli.
Bella differenza.
Con Pertini si aprì un’era nuova della comunicazione politica, ma in
lui l’aspetto prettamente comunicativo non prevalse mai sui contenuti,
la sostanza rimaneva l’elemento fondamentale, diversamente da oggi.
In tanti lo imitano, anche oggi, ma le copie – ha concluso Locatelli – si
sa, non sono mai come l’originale”.
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Vai al sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Iperbole
L’iperbole, come si sa, è una delle forme più efficaci della satira.
di Luigi Covatta
Quando un argomento viene dilatato fino alle estreme conseguenze
diventa talmente ridicolo da autofalsificarsi.
Bisogna quindi essere grati al presidente Mattarella per il suo
viaggio in tranvia da Firenze a Scandicci.
D’ora in poi sarà difficile prendere sul serio i contabili degli
scontrini e gli ossessionati dalle “autobblù” che ormai da anni animano
il dibattito pubblico nel nostro paese.
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/
Presentazione a Roma di
“Quello straordinario 1944”
ROMA, venerdì 6 Marzo, dalle 17.30 alle 19.30
Fondazione Basso - via della Dogana Vecchia 5
Incontro e brindisi per salutare
il 120esimo fascicolo dei “Quaderni del Circolo Rosselli” Quello
straordinario 1944 - QCR 4/2014 (Pacini Editore, Pisa)
Interventi di:
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Carlo Galli
Mariuccia Salvati
Valdo Spini
Lucio Villari
Il volume – a cura di Mirco Bianchi – contiene scritti di: Giorgio
Bassani, Luigi Boniforti, Piero Calamandrei, Carlo Campolmi,
Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti, Cesare Fasola,
Carlo Francovich, Maria Luigia Guaita, Gilda Larocca, Carlo
Levi, Eugenio Montale, Andreina Morandi Michelozzi, Nello
Niccoli, Carlo Ludovico Ragghianti e Giorgio Spini.
Incontro organizzato da:
Fondazione Circolo Fratelli Rosselli
Tel/fax 055 2658192 - www.rosselli.org
[email protected] – [email protected]
Fondazione Basso
Tel. 06/6879953 - Fax 06/68307516
e-mail: [email protected]
FONDAZIONE SOCIALISMO www.fondazionesocialismo.it/
Italia e Mediterraneo
Una proposta di azione politica
Convegno
ROMA - 3 marzo 2015, ore 15/18
Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani
Via della Dogana Vecchia 29
Introduzione:
Gennaro Acquaviva
Analisi e proposte:
Antonio Badini
Discussant:
Vincenzo Camporini, Vincenzo Nigro,
Gerardo Pelosi, Giulio Sapelli
Conclusioni:
Pier Ferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto,
Bobo Craxi, Nicola Latorre,
coordina
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Luigi Covatta
Info e accrediti: tel. 06 85 300 654
E-mail: [email protected]
È obbligatorio accreditarsi. L’accesso alla Sala Zuccari è consentito fino al
raggiungimento della capienza massima. Per gli uomini obbligo di giacca e cravatta.
Riceviamo dal Comitato Fiorentino Difesa
della Costituzione e volentieri segnaliamo
Porcellum,
Italicum,
Toscanellum…
Democrazia e Costituzione sotto scacco!
Presentazione del Ricorso al Tribunale di Firenze
contro la nuova legge elettorale toscana
Firenze, Giovedì 26 febbraio, ore 21
c/o Educatorio “Il Fuligno”
Via Faenza 44/A
Introduce e Coordina:
Monica Sgherri Consigliera Regionale Rifondazione Comunista – ricorrente
Intervengono:
Felice Besostri Avvocato – presentatore
Francesco Baicchi Coordinatore nazionale della Rete per la Costituzione - ricorrente
Beatrice Bardelli Comitato per la Democrazia Costituzionale – Pisa – ricorrente
Sandra Bonsanti Presidente Associazione “Libertà e Giustizia” - ricorrente
Vannino Chiti Senatore PD
Tommaso Fattori Direttore “Transform Italia” - ricorrente
Paolo Solimeno Avvocato – co- presentatore
Hanno garantito la partecipazione e il contributo gli altri sottoscrittori del
Ricorso: Prof. Paolo Bagnoli, storico, Univ. Siena, Carlo Bartoloni, già
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consigliere regionale PRC; Marcella Bresci, coordinatrice Comitato
Fiorentino Difesa della Costituzione; Prof. Marcello Buiatti, biologo, Univ.
Firenze; Iacopo Ghelli, Segretario Circolo PD Varlungo Firenze; Paolo
Marini, Consigliere Regionale Comunisti Italiani, Corrado Mauceri,
avvocato, Roberto Passini, avvocato; Luigi Marino Remaschi, vice
presidente ANPI Firenze, Mauro Romanelli, Consigliere Regionale SEL.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
La pillola dei 5 giorni dopo
Portiamo l’Italia in Europa. Questo vale anche per la discussione
sulla cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo.
di Laura Garavini, deputata del PD
Non posso accettare che in Italia le donne debbano essere costrette ad
andare all'estero per acquistare una pillola contraccettiva senza bisogno
di presentare una ricetta medica o ancora peggio un test di gravidanza.
Ho presentato un’interrogazione parlamentare in questo senso.
Mi auguro che il Consiglio Superiore della Sanità, incaricato dalla
Ministro Lorenzin di emettere un parere in materia, non abbia dubbi e
si allinei all'Europa, facendo sua la decisione dell'Agenzia Europea del
Farmaco (EMA), in base alla quale già 25 paesi dell'Unione Europea
hanno deciso che sia possibile comprare la pillola dei cinque giorni
dopo senza ricetta medica.
In teoria potrebbe essere una decisione automatica, alla luce di
quanto appena deciso dall'Europa. Ma l'Italia è ancora oggi l'unico
paese in Europa in cui viene richiesto addirittura un test di gravidanza
per potere acquistare la pillola dei cinque giorni dopo. Viene da temere
che questo ulteriore supplemento di indagine, voluto dalla Ministro alla
Sanità, nasconda la volontà di decidere in modo restrittivo, senza
tenere conto degli accertamenti già eseguiti in passato sul farmaco.
La pillola dei cinque giorni dopo, infatti, non è un medicinale
abortivo e non è in grado di danneggiare un'eventuale gravidanza in
atto. Lo hanno già certificato sia una sentenza del Tar del Lazio, sia la
Società medica italiana. Al contrario: è un medicinale innocuo, che
ritarda l'ovulazione e svolge una funzione contraccettiva, in via
anteriore rispetto all'innesto dell'ovulo.
Mi auguro che lo si possa finalmente certificare a tutti gli effetti,
lasciando che anche le donne italiane godano degli stessi diritti delle
altre donne in Europa.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
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(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
GUERRA ALL’ISIS O
GUERRA DI RELIGIONE?
I recenti fatti che hanno sconvolto lo scacchiere mediorientale vengono da
lontano e per alcune ragioni:
La guerra per il petrolio che ha portato gli USA in Iraq ha comportato un
problema più complesso della conquista di pozzi di petrolio ossia il
trasferimento del greggio
La politica di espansione economica, variante post-moderna
dell’imperialismo sovietico ha portato alla riconquista putiniana degli antichi
confini sovietici. Ad est la ripresa di attività economiche con il Kazakistan e
il contenimento americano nello scacchiere mediorientale ha imposto come
unica risorsa il greggio ed il suo trasferimento verso l’Europa attraverso
l’Ukraina.
Il contenimento americano asimmetrico ha portato gli USA ad incentivare
e finanziare la c.d. primavera araba con esplosioni di rivalsa antipotere in
senso antiorario (prima l’Algeria, poi la Tunisia, la Libia, l’Egitto e la Siria).
I recenti rapporti tra il Sen. Mc Cain ed esponenti dell’ISIS denunciano una
presenza attiva della politica americana nello scacchiere.
Tutto ciò ha portato a rendere “secondario” la storica conflittualità arabo-
israeliana, con una evidenziazione sulle are più economicamente redditizie
come quelle dell’Eurasia e dell’Iraq, ai fini del trasferimento del greggio.
La apparente indipendenza petrolifera degli USA, tramite lo shale gas,
appare tuttavia come una presunta giustificazione di altrettanto apparente
indifferenza alle risorse energetiche di tutta l’area mediorientale.
LA CRISI UCRAINA “al macroscopio” - La vicenda ucraina e le
possibili sanzioni europee nei confronti della Russia evidenziano un futuro
fosco per l’energia da trasferire verso il versante europeo. Durante la guerra
fredda, l’Ucraina, avamposto del blocco di Varsavia sullo scacchiere europeo,
costituiva uno stato-cuscinetto, affatto integrato con l’URSS e di natura
squisitamente militare. Nella fase post-sovietica, l’indirizzo geopolitico di
Kiev è divenuto più incerto, con pulsioni europee da un lato e filo-russe
dall’altro. Così da mettere in discussione perenne il transito delle merci ed i
tragitti delle pipeline. North e South Stream sono nati, dunque, come progetti
atti a bypassare lo stato ucraino e mettere Gazprom, l’azienda di stato della
Russia per l’energia, al riparo da possibili ricatti.
Basta ripercorrere la storia recente per capire quali sono stati i passi che ci
hanno portato a questa crisi che sposta l’ottica dell’osservatore su uno
scacchiere in fermento, l’Eurasia, i 5 “stan”.
Nella regione che confina a sud con l’Afghanistan e l’Iran e a nord con la
Russia, si estendono cinque paesi. Sono definiti «i cinque Stan» per il loro
suffisso che indica la primitiva definizione etnica (Kazakistan, Tagikistan,
Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan), e compongono l’area più ricca di
risorse naturali dell’Asia centrale, definita Eurasia per la sua vicinanza
geopolitica ai paesi dell’eurozona. L’area è quella ricchissima dei giacimenti
ad est del mar Caspio, la stessa su cui voleva insediarsi Hitler per sconfiggere
gli Alleati. Un’area dove petrolio, gas ed energia sono le parole chiave. Le
chiavi di volta della politica russa per esercitare una pressione economico
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finanziaria sull’Europa intera sono North e South Stream, le pipelines che
trasferiscono gas e petrolio dalla Russia e dall’Eurasia nelle nostre regioni.
North Stream è un progetto volto alla costruzione di un gas-oleodotto che,
attraverso il Mar Baltico, trasporterà direttamente il gas proveniente dalla
Russia nell’Europa del Nord, in aperta concorrenza con l’oleodotto del Brent
di origine anglo-norvegese.
La società che ne cura lo sviluppo, la North Stream Ag (già North
European Gas Pipeline Company), ha sede a Zurigo ed è costituita da:
Gazprom 51%, Ruhrgas 15,5%, Wintershall 15,5%, N.V. Nederlandse
Gasunie 9%, Gaz de France –Suez 9%.
Wintershall è la società operante nel campo Oil&Gas completamente
controllata dal colosso della chimica Basf Ag., mentre Ruhrgas è la società
operante nel settore gas del gruppo EOn. Ag.
Il gasdotto ortodosso - Alla realizzazione del progetto strategico energico
della Commissione europea si contrappongono gli interessi politici, militari e
finanziari della Russia di Putin. Il Cremlino vuole in sostanza conquistare una
posizione egemonica in ambito energetico, oltre a esercitare la propria
supremazia politica sull’intero scacchiere dell’Asia centrale. Putin è convinto
che questa stretta sia essenziale nel controllo egemonico del potere,
globalmente considerato sui due fronti in questione.
Per impedire a Bruxelles l’importazione diretta di gas azero, Mosca ha
progettato il South Stream, conduttura dalla portata di 63 miliardi di metri
cubi di gas, compartecipata dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso
italiano ENI, dalle compagnie tedesche e francesi Wintershall ed EDF, dalla
greca DEPA e dagli enti energetici nazionali di Montenegro, Slovenia, Serbia
e Macedonia, con il supporto strategico-politico della Promos di Bruno
Ermolli ( con sede a Milano).
Il «gasdotto ortodosso» (com’è altrimenti noto il South Stream) è
concepito per la fornitura di petrolio russo verso l’Europa sud occidentale e
balcanica direttamente dalle coste del Mar Nero. Nel contempo consente alla
Russia di porre un cordone di embargo relativo a paesi politicamente
osteggiati dal Cremlino, come Romania, Polonia, Moldavia e Ucraina,
attraverso i quali oggi Mosca esporta in Europa occidentale il suo gas.
Dunque, oltre ai fini economico-finanziari, il South Stream nasconde, e
neanche velatamente, il progetto politico del gas come strumento di
pressione, isolamento o concessione da utilizzare per stringere nella morsa
del freddo l’eurozona. Impedire, cioè, alla UE la realizzazione del piano di
diversificazione delle forniture di gas, e aumentarne la dipendenza dal gas
russo con il trasporto diretto in Europa centro-meridionale di 63 miliardi di
metri cubi di gas all’anno.
Questo progetto è antagonizzato dal Nabucco, sostenuto politicamente
dall’Unione europea e dal quartetto di Vysehrad (Polonia, Ungheria,
Repubblica Ceca e Slovacchia) e progettato per trasportare il gas
dall’Azerbaigian direttamente in Europa permettendo così all’Ue di
diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di oro blu da quelle della
Russia.
Il progetto concorrente al Nabucco, che potrebbe soffiargli il compito di
rifornire il Vecchio Continente di gas azero, è il gasdotto Transadriatico, o
Tap, infrastruttura progettata per collegare il confine tra Grecia e Turchia
all’Italia meridionale attraverso l’Albania.
La Tap, che è stata individuata ufficialmente dal consorzio Shakh Deniz
come alternativa al Nabucco, è compartecipata dalle compagnie norvegese
Statoil, dall’elvetica Egl e dalla tedesca EOn, ma, da ultimo, ha suscitato
l’interesse anche di Grecia e Italia, sempre più intenzionate a rilevare quote di
un progetto da cui potrebbe dipendere la politica Ue di diversificazione delle
forniture di gas.
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Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Bulgaria con il loro accordo
intergovernativo sostengono il gasdotto Nabucco dalla portata di 30 miliardi
di metri cubi di gas all’anno, concepito dalla Commissione europea per
trasportare in Europa gas dall’Azerbaigian senza transitare per il territorio
russo, né dipendere da condutture controllate da Mosca.
Nabucco nell’estate del 2012 ha ricevuto il sostegno politico anche di
Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ciò significa che numerosi paesi
dell’area centro-europea hanno aderito ai piani energetici, con relativo
impegno economico, che l’Ue ha progettato. Una strategia filoeuropea, dal
malcelato sapore antirusso.
La Tap è progettata per veicolare il gas del giacimento azero di Shakh-
Deniz – pari a circa 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno – dal confine
greco-turco alla Puglia attraverso il territorio albanese. Interesse nei confronti
del gasdotto Transadriatico è stato espresso dal colosso britannico British
Petroleum, e dalla seconda compagnia energetica italiana Enel.
Nabucco e Tap fanno parte del Corridoio meridionale energetico Ue: un
insieme di gasdotti che la Commissione europea ha voluto per fare fronte alle
esigenze energetiche in supply alle forniture russe e nordafricane, da cui l’Ue
dipende oggi per circa il 50 per cento del suo fabbisogno totale.
E’ sullo scacchiere europeo che si sono concentrati gli sforzi dei Presidenti
americani. Bush ha cercato il petrolio in Iraq e Afghanistan, Obama deve
trasferirlo in Europa, condizionandone gli acquisti e i consumi.
In conclusione, quanto sopra riferito sembra indicare un aumento
dell’offerta di greggio e di gas dai gasdotti dell’Eurasia. Tuttavia al momento
attuale osserviamo una politica che va nella direzione opposta a quella
indicata da Enrico Mattei: cercare il greggio al più conveniente prezzo per
rispondere alle esigenze del consumatore italiano. L’andamento del greggio negli ultimi anni, tranne episodici ribassi, ha
mostrato un costante aumento, malgrado la crisi mondiale dal 2008 in avanti
abbia segnalato una minore domanda industriale, proveniente da Cina e India.
Dunque, il prezzo alla pompa è in costante e progressiva ascesa. Ma,
mentre negli anni antecedenti al 2008, la spesa totale era nettamente inferiore
alla produzione, secondo il più elementare rapporto di domanda e offerta,
oggi le due curve tendono a sovrapporsi. Ciò avviene nel segno di uno
squilibrio di mercato per il quale alla variazione della domanda non
corrisponde più una spesa equiparata che cresce indipendente dall’altra
variabile. E dunque starebbe a significare due fenomeni importanti per il
mercato italiano: l’aumento delle accise sui carburanti, parametro quasi
fisso, e l’aumento del profitto nell’ambito della filiera, dalla produzione al
dettaglio, variabile indipendente e poco controllabile. Vi è una politica di accerchiamento sull’Europa che la Russia e i paesi
dell’Eurasia stanno esercitando per condizionarne la vita, in termini di
consumi quotidiani e di produzione industriale, entrambi dipendenti dal gas.
L’Ucraina diventa allora la chiave di volta per poter esplicitare questa
politica. Uno snodo vitale attraverso il quale passono gli interessi sopra citati.
E sarà l’ultima guerra in nome dell’oro nero.
Ecco dunque le motivazioni economiche che hanno indotto Paesi di
primaria influenza extra asiatica come Russia e USA a crare le premesse e le
motivazioni politiche per una politica di contenimento reciproco nell’area
mediorientale. Tuttavia, per motivi di stabilkità economico-finanziaria, tali
paesi hanno “demandato” ad altri contendenti locali il processo di instabilità
necessario per imporre successivamente una “pax petrolifera” connveniente
per tutti: per i paesi porduttori come i 5 “stan” dell’Eurasia, i peasi obbligatio
a trasferire il greggio come Russia e USA ed infine i paesi dell’Eurozona,
sacrificali consumatori di greggio.
Tali considerazioni ci inducono a ritenere che il sommovimento di
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quell’area è stato concertato, programmato e attuato , con la maschera
dell’unica motivazione possibile: la guerra di religione.
Prof. Aldo Ferrara, Pisa
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