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La Newsletter settimanale del 12 novembre 2015
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <
e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 12 novembre 2015
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IPSE DIXIT
HELMUT SCHMIDT (1918-2015)
Bonn, 1976 - Il cancelliere Schmidt nel suo studio
con ritratto di August Bebel alle pareti - © Bundesarchiv
Nel momento dell’azione - «Il politico, nel momento dell’azione o nel
mentre deve spiegare e motivare il proprio agire, non può produrre ad
un tempo anche grande filosofia. Ma se agisce senza una base etico-
filosofica corre il pericolo di commettere errori. Corre il pericolo di
sprofondare nell’opportunismo. Corre addirittura il pericolo di
trasformarsi in un ciarlatano». – Helmut Schmidt
Vai ai materiali televisivi su Helmut Schmidt su ARD
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra
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lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
Un tentativo di riflessione
dedicato a Helmut Schmidt
di Andrea Ermano
È scomparso martedì a 96 anni Helmut Schmidt, decano della
socialdemocrazia europea. Una delle sue ultime interviste, l'ha
rilasciata qualche mese fa alla anchorwoman televisiva Sandra
Maischberger (vai al link), rispondendo per un’ora e più alle domande
della giornalista talvolta scomode e incalzanti, con grande lucidità, ma
anche biblicamente "stanco di giorni".
Helmut Schmidt (1918-2015) con Sandra
Maischberger il 28 aprile scorso – © ARD
Nell’occasione di quest’ultima intervista-testamento, Schmidt ha
esposto alcune valutazioni politiche che varrebbe la pena tenere a
mente. Di seguito ne riassumiamo quattro:
1) Lo stato del mondo è "non buono", mentre invece la Germania
gode di salute sorprendente, che però non durerà molto senza una
strutturazione europea in grado di fare fronte “tutti insieme” alle sfide
globali.
2) Le riparazioni di guerra richieste dalla Grecia sono
sostanzialmente legittime e giustificate.
3) La Russia di Putin va sì "contenuta", come ogni grande potenza
tendente per natura all'espansionismo, ma non va esposta a
provocazioni sconsiderate né considerata il "male assoluto"; e ben
gravi responsabilità in merito alla crisi ucraina gravano invece sulle
politiche di "allargamento a est".
4) I mussulmani europei hanno diritto di costruire le loro moschee
anche "vicino a casa mia", ma l’idea di una società radicalmente
multiculturale non appare realizzabile nel breve o medio periodo. E
quindi rimane apertissimo il problema della crescente onda migratoria.
Sull'ultimo punto, riguardante i migranti e il pluralismo, due esempi
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emblematici ci vengono dalla cronaca di questi giorni.
Primo esempio. La Germania della signora Merkel, pressata da una
levata di scudi xenofoba, ha revocato le aperture estive circa
l’accoglienza dei profughi siriani.
Secondo esempio. In Francia, la visita di Stato dei vertici iraniani
avrà luogo senza alcun banchetto ufficiale. La ragione di ciò? I due
Stati non sono d'accordo… sul vino.
Non che la Repubblica francese e quella islamica dell’Iran abbiano
rilevato una reciproca indisponibilità a convergere sul tipo di
spumante. È che proprio non si sono messi d’accordo sul fatto stesso
che a tavola potessero esserci anche bevande alcoliche. Un’altra
difficoltà “diplomatica” consisteva nella preclusione dei dignitari
iraniani verso pietanze a base di carne di porco o anche di altri animali,
ove non macellati secondo le regole coraniche. Su ciò Parigi sarebbe
stata disponibile a cedere. Ma in orecchie francesi l’interdetto islamico
contro il Bordeaux, il Bourgogne, lo Champagne eccetera dev'essere
suonato totalmente inaudito. E completamente inaccettabile. In un
Paese libero ciascuno deve poter scegliere da sé di bere o di non bere.
E poi non ha forse, la Grande Nation, i migliori vini del mondo?!
Sembra roba da ridere. Ma teniamo presente che Gesù e Maometto
discordano completamente in tema di vino. Che per Gesù è simbolo del
sangue versato in remissione dei nostri peccati; mentre per Maometto
rappresenta una droga pericolosa, "opera di Satana", da evitarsi
tassativamente.
Questo problema, non solo teorico, dei due (o più) profeti in forte
disaccordo tra loro non è nuovo. Più di tre secoli e mezzo or sono fu
dottamente discusso da Thomas Hobbes allo scopo di dimostrare che
solo la ragione naturale può veramente discernere se un profeta dica il
vero, oppure l’altro, o nessuno.
Oggi si sarebbe portati a congetturare che tutti i profeti in un qualche
modo ermeneutico potrebbero avere ciascuno per parte sua un
frammento di ragione, essendo interpreti dello stesso e unico Dio. Ma
il fallimento del pranzo diplomatico franco-iraniano, in sé una piccola
cosa, mostra che il conflitto multiculturale si è frattanto dislocato più
oltre. Perché qui non si discute se la preghiera verso la Mecca debba o
meno includere la transustanziazione del vino o se la liturgia
eucaristica debba escluderla. Qui ci si chiede "solo" se un Capo di
Stato occidentale, andando a pranzo con un Ayatollah, sia ancora
libero di bere un bicchiere, o alcuni bicchieri, o molti bicchieri, o
nessun bicchiere, di spremuta d’uva fermentata.
Sembrava roba da ridere!
E invece eccoci qua, di fronte a un dissidio teoricamente insanabile
tra due sacrilegi, il sacrilegio laicista verso la parola del Profeta e il
sacrilegio integralista verso la libertà enologica dell'individuo e la
sovranità vinicola della nazione. Bel groviglio, non c'è che dire. Un
groviglio che nessun rigorismo, né laicista né clericale, risolverà mai,
perché il dialogo tra le culture richiede ben altri approcci.
E però non è facile dire quali.
In ogni caso l'interdetto coranico sull'alcol non deve servire a molto
se taluni esponenti del clero islamico, super-astemio, si comportano
talvolta come ubriachi. E un quantum d'astinenza non danneggerebbe
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nemmeno certi nostri grandi intellettuali europei che paiono anch'essi
in preda a una sorta di delirio etilico galoppante.
Irrisolta la questione del "pluralismo", resta il problema delle ondate
migratorie. Sul quale problema in questi giorni si è espresso persino un
filosofo della politica elvetico, il professor Georg Kohler di Zurigo, il
quale parla di "tumulto apocalittico" e non esclude l’opzione bellica.
Poi si appella a una barzelletta di Orson Wells sulla Svizzera: il miglior
Paese in cui rifugiarsi in caso di fine del mondo, giacché nella
Confederazione scudocrociata l' Armageddon avrebbe certo luogo "con
un giorno di ritardo".
Beati i ricchi… Metafora quasi perfetta dell'autocompiacimento un
po' borioso in cui ci avvitiamo tutti, fruendo lo spettacolo mediatico-
circense di gente in fuga dalla morte, dalla guerra e dalla carestia.
Il retrogusto cinico di questa nostra “situazione postmoderna” rinvia
per associazione al peso massimo del cinismo mondiale, Peter
Sloterdijk, che reputa indispensabile mettere in campo una crudeltà
ben temperata: "Si può procedere come i Canadesi o gli Australiani o
gli Svizzeri. In ognuno di questi casi ne va di una nazione, una nazione
troppo attraente, che deve strutturare un sistema di difesa alla cui
costruzione è indispensabile qualcosa come una crudeltà ben
temperata. Ora, questo è il problema principale: gli Europei si
definiscono benevoli e non crudeli; e c'è tutta una pubblicistica subito
pronta a denunziare il benché minimo tentativo d'assumere
atteggiamenti più difensivi, cioè più crudeli, come uno scandalo
civilizzatorio di prima grandezza."
Che dire?
La locuzione "ben temperata" rinvia a Johann Sebastian Bach e a
una sua celeberrima raccolta di preludi e fughe nota sotto il titolo Das
wohltemperierte Clavier. Ma la nozione di "crudeltà", inalveata da
Sloterdijk entro una figura “musicale” di freddezza psichica, evoca
impressioni che preferirei non definire.
Si deve, per esempio, “aiutarli” a casa loro e /o “selezionarli”
all’arrivo da noi, separando i profughi veri dai semplici migranti?
Bando agli eufemismi: con simili espressioni è inteso che si vada "a
casa loro" per fare soprattutto la guerra. E “selezionarli” vuol dire
lasciare annegare un altro po' di gente di fronte alle nostre coste. Quali
mai potrebbero essere, di grazia, i criteri di codesti aiuti e di codeste
selezioni sul terreno di “atteggiamenti più difensivi, cioè più crudeli”?
In realtà, le grandi migrazioni accadranno. Accadranno comunque. E
l'unico modo di fronteggiarle sarà sviluppare, come ha di recente
ribadito Massimo Cacciari, "una disponibilità cosciente e non
sentimentale all'accoglienza, sapendo che l'esodo avverrà… Dobbiamo
comprendere che i modi puramente difensivi, quelli che vorrebbero
tornare alla potenza occidentale sono disastrosi".
Ma che cosa significa porre in essere una disponibilità
all'accoglienza "cosciente e non sentimentale"?
Per Cacciari è decisivo "tenere insieme i distinti". E questo
comporta che "il volontariato non basta".
Dunque, probabilmente occorreranno due grandi strutture
organizzate, l'una sostanzialmente formata da chi accoglie, l'altra da
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chi viene accolto. Probabilmente riusciremmo a venirne fuori se
un’unione di Stati promuovesse la nascita di un servizio civile di
accoglienza, formato da giovani europei e interconnesso a un servizio
civile di auto-aiuto formato da migranti.
La correlazione che può tenere uniti i due "distinti" cui accenna
Cacciari sarebbe forse da pensarsi come un grande “esercito europeo
del lavoro”.
Il filosofo Massimo Cacciari,
ex sindaco di Venezia
Riceviamo e volentieri rilanciamo
L’Italicum
come il Porcellum
Parla Felice Besostri: “L’Italicum come il Porcellum. È
incostituzionale”.
di CLAUDIO MADRICARDO
Avvocato Besostri, lei venerdì 6 novembre ha presentato ricorso al
tribunale di Milano contro l’italicum. cI vuol spiegare come è
giunto all’idea di opporsi alla nuova legge elettorale? Ha forse
nostalgie proporzionaste? Non le è bastato di aver già affossato il
porcellum?
Ai Tribunali civili di Milano e Venezia sono stati presentati i primi
due ricorsi per far accertare il diritto dei cittadini italiani di votare
secondo Costituzione. Ne seguirà un’altra ventina presso i Tribunali
delle città capoluogo di Distretto di Corte d’Appello: in generale i
capoluoghi di Regione. La ragione è semplice l’italicum presenta gli
stessi problemi di costituzionalità del porcellum, una legge che con gli
avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani avevo contribuito a far annullare
dalla Corte costituzionale nel gennaio 2014. Le leggi elettorali
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proporzionali sono state demonizzate ingiustamente, ma questo non
c’entra nulla. Davanti alla Corte costituzionale ho detto chiaramente
che un sistema maggioritario all’inglese o alla francese sono
assolutamente costituzionali.
www.coordinamentodemocraziacostituzionale.net
Quindi, avvocato, qual è il vero problema secondo lei?
Il trucco di dare la maggioranza a chi non ce l’ha. Cerco di
spiegarmi meglio. Nei sistemi maggioritari bisogna conquistare la metà
più uno dei seggi. In quelli proporzionali avvicinarsi al cinquanta per
cento dei voti validi. La Corte Costituzionale nella sentenza n. 1/2014
ha detto che se il legislatore vuol adottare un sistema maggioritario lo
può fare, ma se sceglie un sistema, anche parzialmente proporzionale,
deve essere coerente.
Tuttavia i sistemi proporzionali sono generalmente instabili.
Non è vero. La Germania, che è il paese più stabile d’Europa, ha un
sistema proporzionale con una soglia di accesso del cinque per cento.
Ebbene, dal 1949 ad oggi ha avuto in sessantasei anni appena otto
cancellieri e si vota ogni quattro anni e non ogni cinque come in Italia.
Da noi non è il sistema elettorale, ma il sistema dei partiti che crea
instabilità,. Nella tredicesima legislatura (1996-2001) con la legge
maggioritaria chiamata mattarellum abbiamo avuto quattro governi.
Nella quindicesima (2006-2008) con l’iper maggioritario porcellum, la
legislatura è finita prima. Berlusconi nel 2008 ha avuto la più grande
maggioranza della storia repubblicana alla Camera e al Senato. Non ha
finito la legislatura. L’ha portata a termine Mario Monti, ma con una
maggioranza diversa.
Quali sono, a suo modo di vedere, i motivi più eclatanti che
renderebbero l’italicum incostituzionale? Li vuol spiegare in
termini comprensibili a un profano della materia?
Il premio di maggioranza prefissato nel cinquantaquattro per cento
dei seggi. Ovvero trecento quaranta seggi e senza contare i dodici della
circoscrizione estero, e indipendentemente dal consenso elettorale.
Prendo lo stesso premio con il quaranta o con il quarantacinque per
cento. O addirittura il cinquanta per cento dei voti. Lo scandalo
comunque è il ballottaggio, dove una lista con il venticinque per cento
dei voti al primo turno può conquistare il cinquantaquattro per cento
dei seggi. Cioè può più che raddoppiare quelli che gli elettori le
avrebbero assegnato. Questo non esiste in nessuna parte del mondo
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democratico. Inoltre, per far scattare il premio non c’è nessun quorum
di partecipazione: che vada a votare il settanta per cento degli elettori o
il trentacinque per cento, il premio è uguale. Un partito che rappresenta
in termini reali meno del venti per cento degli italiani, governerebbe da
solo. Si eleggerebbe il Presidente della Repubblica e quindi la
maggioranza dei giudici costituzionali. >>> Continua la lettura sul
sito di Ytali
INVITO ALLA LETTURA
Tra potere costituito
e potere costituente
Con riferimento al dibattito in corso sulla riforma costituzionale voluta
dal Governo Renzi, segnalo il mio articolo, La Costituzione italiana,
tra potere costituito e potere costituente, anticipato sul numero 031
della rivista quindicinale online di Critica Liberale del 5 ottobre, e di
prossima pubblicazione sul numero 225 della rivista trimestrale
(autunno 2015) di Critica Liberale. L'articolo può essere anche letto ed
eventualmente commentato cliccando su questo link, e andando alle
pagine 6-11.
Ringraziando per l'attenzione, invio cordiali saluti.
Enzo Palumbo
LETTERA
Dove firmare?
Dove si può firmare per il Comitato del No all'Italicum?
L. R., e-mail
Si può aderire andando su questo sito – La red dell’ADL
SPIGOLATURE
Un fumatore accanito, ma non un venditore di fumo
di Renzo Balmelli
VALORI. Non fu certo né per la Germania né per l'occidente un
periodo tranquillo quello in cui Helmut Schmidt, considerato uno dei
massimi protagonisti del dopoguerra e il primo grande riformatore
della sinistra tedesca, esercitò le sue funzioni pubbliche. Per parlare di
lui, iniziatore, oltre gli schieramenti, della lunga marcia verso l'unione
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economica e monetaria europea, si deve giocoforza iniziare dallo
scossone che diede alla SPD avviandola lungo il cammino della
modernità. Fu questa d'altronde la cifra dominante dell'intera sua
azione politica alla quale rimase fedele con coerenza e fermezza
dapprima in veste di ministro delle finanze e poi come Cancelliere al
culmine della guerra fredda. In quegli anni nel cielo sopra Bonn (
Berlino divisa non era ancora capitale) si addensavano i nuvoloni
carichi di oscuri presagi insiti nel riarmo nucleare voluto da Breznev
che accentuava e rendeva vieppiù rischiosa la contrapposizione est-
ovest. Sul piano interno inoltre incombeva l'attacco portato alla
democrazia dalla RAF, Rote Armee Fraktion, il minaccioso e temibile
braccio armato del terrorismo, all'origine di un'ondata di attentati e
rapimenti che fecero da modello al sequestro di Aldo Moro. Fumatore
accanito, ma non venditore di fumo, per la concretezza e il rigore col
quale impostò il suo operato, Helmut Schmidt, scomparso alla
veneranda età di 96 anni, resta il Cancelliere più amato e rimpianto dai
tedeschi anche per un altro motivo legato alla personalità del riformista
di Amburgo: quello di avere dedicato gli ultimi anni dalla sua vita a
esortare il suo Paese e l'Europa a unirsi in forma democratica per
affrontare le sfide che abbiamo davanti. Ma nella sua biografia , vista
da un altra angolazione, non mancano, come spesso succede con gli
statisti di vaglia, le valutazioni critiche per talune scelte e le sue sfide
controcorrente non sempre condivise che hanno lasciato una forte e
controversa impronta, nonché una vasta gamma di discussioni e
divisioni sia nella SPD, sia nel campo dell'euro socialismo. Se Willy
Brandt, il suo predecessore, verrà ricordato per sempre come il
romantico eroe della pace e della distensione, lui passerà alla storia
come il venerato, grande vecchio della socialdemocrazia rinnovata nel
solco della sua esemplare tradizione di insostituibile forza progressista
anche nei tempi bui. Forza che è sempre stata una straordinaria fucina
d'idee e di un altro modo di fare politica, basato sul primato dell'etica e
dei valori morali.
DESERTO. Se per sventura quanto visto alla baldanzosa adunata di
Lega e FI a Bologna fosse davvero il "nuovo" che avanza,
bisognerebbe rassegnarsi a vivere in un Paese con un futuro alle spalle
e un passato davanti a se. Nella triplice alleanza della destra di vecchio
conio, lontana anni luce dal suo modello liberale e risorgimentale, si
coagula infatti, accanto a personaggi ormai logori e altri di stampo
populista, tutta la panoplia dei vecchi slogan di facile suggestione che
nel recente passato lasciarono l'Italia in braghe di tela. Però quel filone
esiste ancora e con l'aria che tira in Europa sottovalutarne la presenza
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sul territorio potrebbe avere ricadute difficili da riassorbire.
Assecondarne la crescita elettorale sarebbe un azzardo, non diverso
dall'illusione di attraversare il deserto a piedi senza un goccio d'acqua.
SORRISO. Sono occorsi due decenni, un Nobel, la reclusione,
privazioni e sofferenze di ogni genere per riconsegnare all'indomita
Aung San Suu Kyi la vittoria che fu già sua ma che venne soffocata
dalla rigida dittatura birmana. Con il trionfo elettorale, l'icona del
movimento di opposizione non violento ha ora i mezzi necessari per
completare la svolta democratica della sua patria . Ma non sarà facile
poiché dovrà continuare a guardarsi dai colpi d'ala dei generali che
ancora non si sono fatti da parte e ai quali è riservato il 25% dei seggi.
Per portare in porto felicemente la transizione la madre coraggio di
Rangoon dovrà contare sul sostegno della comunità internazionale;
sostegno che le fu negletto, per sordide speculazioni al servizio di meri
interessi mercantili , negli anni cupi dell'isolamento coatto e del
silenzio. Secondo una antica massima, in Birmania, diventata nel
frattempo il Myanmar, " se incontri qualcuno senza un sorriso,
regalagliene uno dei tuoi". Per il Paese dei mille templi è tempo di
tornare a sorridere senza timori.
CONTRADDIZIONE. In Italia e non solo si riaffaccia a scadenze
cicliche il tema dell'antipolitica e della scarsa fiducia nei partiti
dimostrata da molti cittadini. In merito a tale argomento sono apparse
ultimamente le riflessioni della storico Marc Lazar, nonché quelle di
Eugenio Scalfari e Ilvo Diamanti che su Repubblica riflette sul
fenomeno della "controdemocrazia" e le sue conseguenze per la società
globale. La paradossale fotografia che ne viene fuori è quella di elettori
che detestano i partiti, ma non i loro leader i quali godono invece di un
ampio consenso specie nel folto schieramento degli eurofobici. La
contraddizione è manifesta , ma è possibile contrastarla validamente -
sostengono gli autori - nella consapevolezza che " le elezioni ancora
esistono e la democrazia c'è ancora".
MALINCONIA. Quando i giovani che si sentivano soffocare dalla
vecchia politica si riversarono nello strade di Parigi, dando vita alla
combattuta stagione del "maggio 68", con loro salirono alla ribalta
i maitres à penser, il gruppo dei pensatori che facevano capo a André
Glucksmann, filosofo e campione dei diritti umani, scomparso in
questi giorni all'età di 76 anni. Il suo impegno fu determinante quale
punto di congiunzione tra due correnti, quella di Sartre, Aron e Focault
e i Nouveaux philosphes che più tardi ruppero con il marxismo. A quel
punto il ruolo di Glucksmann prende altre vie, si fa sempre più critico
nei confronti del pacifismo, sposa la causa dell'intervento militare in
Serbia, Siria e Libia quasi come un dovere in nome dei diritti umani.
Tesi controversa però, che lasciò perplessi i suoi ammiratori a maggior
ragione quando alla fine del suo complesso percorso il filosofo non
esitò ad appoggiare Sarkozy, ossia la negazione di quello spirito
sessantottino che vide l'antico maestro tra i più convinti protagonisti di
un'epoca sulla quale oltre all'oblio è calato un velo di malinconia.
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Sud: serve una
politica nazionale
Alla vigilia della presentazione del "masterplan" per il Mezzogiorno
del governo, la Cgil rilancia la vertenza nazionale 'Laboratorio Sud –
Idee per il Paese', avviata lo scorso settembre a Potenza. L'iniziativa
del sindacato di Corso d'Italia
Alla vigilia della presentazione del "Masterplan" per il Mezzogiorno
del Governo, la Cgil rilancia la vertenza nazionale 'Laboratorio Sud –
Idee per il Paese', avviata lo scorso settembre a Potenza. L'iniziativa,
spiega il sindacato, articolata negli ambiti regionali e territoriali e nella
dimensione nazionale, si propone di evidenziare le condizioni di
criticità presenti nel Mezzogiorno e, soprattutto, di rendere visibili i
possibili spazi di intervento per superare il divario che sempre più
allontana le regioni del Sud dal resto del Paese. A tale fine il sindacato
di corso d'Italia presenta un documento programmatico per la
costruzione di una politica nazionale in grado di rafforzare le
condizioni economico sociali del Mezzogiorno, favorire crescita e
occupazione e permettere così una vera inversione di tendenza per tutto
il Paese.
Gli strumenti - Il nodo centrale del documento stilato dalla Cgil
consiste nel coordinamento e nella partecipazione dei vari soggetti e
dei vari livelli, poiché solo attraverso politiche rinnovate e il concorso
delle diverse energie, a partire dalle comunità locali e dalle loro
rappresentanze, può realizzarsi un cambio di fase. Di qui
l'individuazione di alcuni strumenti fondamentali di coordinamento tra
politiche nazionali e regionali, e di partecipazione, che vedono il
coinvolgimento delle parti sociali: un luogo formalizzato di
coordinamento tra le regioni meridionali, una cabina di regia
interistituzionale per l'attribuzione e la gestione delle risorse del Fondo
Sviluppo e Coesione, e una sede stabile di confronto con le parti sociali
sia nella dimensione regionale che in quella nazionale.
Strumenti indispensabili per superare le condizioni di svantaggio
riguardano la fiscalità e gli incentivi, che devono essere però selettivi e
mirati, coerenti con le politiche d'intervento nei diversi settori e
vincolati al carattere innovativo degli interventi con un alto profilo di
ricerca e innovazione. Gli sgravi devono essere finalizzati a specifiche
categorie e territori e condizionati all'addizionalità dell'occupazione.
Altro strumento imprescindibile quello delle risorse: la Cgil chiede
di incrementare quelle ordinarie, garantire il carattere addizionale dei
Fondi Comunitari e l'utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione per
finalità proprie, nel rispetto del vincolo territoriale e abbandonando
l'abituale pratica di destinare tali risorse per coprire politiche ordinarie.
Individuare una tempistica coerente rappresenta uno strumento
fondamentale di programmazione: l'orizzonte per un piano nazionale di
azione per il Mezzogiorno è quello quinquennale 2016-2020,
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all'interno del quale devono essere previste risorse certe e specifici
tempi per il loro utilizzo.
Vi è poi l'annoso tema delle infrastrutture, a metà tra lo strumento
necessario a scalfire e superare il gap nella mobilità di cose e persone e
la scelta strategica decisiva per lo sviluppo. Gli interventi proposti
dalla Cgil guardano ad ambiti quali la portualità e la logistica, di cui
occorre sviluppare capacità e competitività, l'energia, di cui è
necessario abbattere i costi, e il territorio, con un Piano Anti dissesto
idrogeologico nazionale.
Le scelte strategiche - Tre per la Cgil gli obiettivi prioritari di una
politica per il Mezzogiorno. Al primo posto dotare le regioni del Sud di
infrastrutture sociali: contrasto alla povertà, servizi ai cittadini e per il
lavoro, Istruzione e formazione, efficienza della Pubblica
Amministrazione sono ambiti in cui il divario esistente con il resto del
Paese incide profondamente sui diritti di cittadinanza. Per questo la
Cgil ritiene indispensabile programmare da subito interventi che
possano invertire la tendenza e che sono essi stessi generatori di
occupazione. Asili nido e servizi per gli anziani e la non
autosufficienza, Reddito di Inclusione Sociale come strumento
universale di contrasto alla povertà, risorse aggiuntive per il diritto allo
studio e legge quadro nazionale, rafforzamento delle università
meridionali a partire da un piano straordinario per il reclutamento di
docenti e giovani ricercatori: questi i nodi principali.
Occorrono poi scelte sulle politiche industriali del Paese, che devono
guardare al Sud per valorizzare la sua vocazione manifatturiera
rafforzando gli insediamenti esistenti, presidi di eccellenza per settori
strategici che vanno dalla siderurgia all'agricoltura, e riutilizzando o
riconvertendo le aree dismesse, con particolare attenzione alla
sostenibilità ambientale e all'alto tasso di innovazione e ricerca. Un
quadro complesso che necessita di un forte protagonismo delle grandi
imprese a partecipazione pubblica e di una governance multilivello
Stato-Regioni.
Per la Cgil è necessario fare leva su cultura, territorio e turismo: un
patrimonio immenso del nostro Paese e del Mezzogiorno che non viene
fatto fruttare a pieno ma che può trasformarsi in una fonte vitale per
economia e lavoro. Il sindacato di corso d'Italia propone l'assunzione
straordinaria di giovani per la tutela e la fruibilità del patrimonio
culturale e paesaggistico, un Piano cultura e turismo per il Sud e
l'individuazione di venti poli turistici prioritari.
Questa impostazione richiede alcuni interventi che non determinano
costi aggiuntivi, come il coordinamento inter-istituzionale. Altri
possono essere previsti subito, a partire dalla Legge di Stabilità, mentre
quelli di medio termine devono trovare supporto nel prossimo
Documento di economia e finanza. Tra i secondi la Cgil indica gli
incentivi condizionati a nuova occupazione da rivolgere a specifiche
categorie e/o al forte contenuto di innovazione e ricerca delle attività;
le risposte al diritto allo studio; il rafforzamento del sistema
universitario del Sud; l'incremento delle risorse per le politiche
ordinarie e l'attribuzione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione
agli obiettivi strategici, mantenendo il vincolo territoriale, e per il
sostegno alla realizzazione del piano di infrastrutture.
12
È evidente che un progetto che ha questi tratti deve prevedere un
forte coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei
lavoratori: pensare che il lavoro, la sua qualità e qualificazione non
siano oggetto di confronto e non siano parte integrante di un piano
strategico di sviluppo e di crescita, significa affrontare il tema in modo
parziale.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Dal Parlamento europeo una sola legge elettorale
Il Parlamento europeo, in sessione plenaria, si accinge a votare una
proposta di risoluzione che unificherà il sistema di voto in tutti i
Paesi dell’Unione.
Nel progetto di “iniziativa legislativa parlamentare” che sarà posto in
votazione, e che fa seguito al dibattito del 27 ottobre, il Parlamento
chiede che alle elezioni europee debbano partecipare anche i principali
candidati alla presidenza della Commissione formalmente sostenuti in
tutta l’UE. Inoltre, questi stessi candidati dovrebbero essere
formalmente nominati almeno 12 settimane prima delle elezioni.
La bozza prevede l’inserimento di soglie obbligatorie per
l’assegnazione dei seggi al Parlamento europeo, che potrebbero variare
tra il 3% e il 5%, da applicare nei Paesi con un singolo collegio
elettorale o nelle circoscrizioni elettorali che hanno più di 26 seggi.
Inoltre, è proposto che tutti i cittadini che vivono all’estero abbiano la
possibilità di votare alle elezioni per il Parlamento europeo. I deputati
chiedono quindi che i sistemi di voto elettronico, online e postale siano
resi disponibili in tutta l’UE.
I trattati UE (articolo 223.1 del TFUE) consentono al PE di avviare
la procedura di riforma del sistema elettorale europeo e di formulare
proposte in tal senso. Queste proposte dovranno poi essere adottate dal
Consiglio all’unanimità e ratificate da tutti gli Stati membri.
Vai al sito dell’avantionline
Da l’Unità online http://www.unita.tv/
Un italiano l’Alto commissario per i Rifugiati
Il segretario generale Ban Ki-moon annuncia all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite la scelta di Filippo Grandi alla guida
dell’Alto commissariato per i Rifugiati.
Sarà l’italiano Filippo Grandi il nuovo alto commissario delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Unhcr). La nomina è stata decisa dal segretario
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generale dell’Onu, Ban ki-moon, secondo quanto informa un
comunicato del Palazzo di Vetro.
Il 58enne diplomatico italiano, che entrerà in carica dal primo
gennaio prossimo, succede al portoghese Antonio Guterres, alla guida
dell’Unhcr dal 2005. Grandi è stato responsabile dell’agenzia Onu per i
rifugiati in Palestina (Unrwa) dal 2005 al 2010 e ha servito in missioni
Onu in Afghanistan. Ha inoltre lavorato per l’Unhacr in Sudan, Sira,
Turchia, Iraq e ha guidato missioni umanitarie nello Yemen e in
Congo. Guterres lascera’ l’incarico alla fine dell’anno dopo aver
gestito la cifra record di 60 milioni di rifugiati che secondo l’Unhcr
rappresentano il picco massimo, superiore ai 50 milioni fuga durante la
seconda guerra mondiale.
“Una grande soddisfazione” è stata espressa in serata dal presidente
del Consiglio Matteo Renzi. Si tratta, ha detto alla Valletta il premier,
di “un riconoscimento alle qualità e all’esperienza di Grandi e all’Italia
su un tema chiave come quello dei rifugiati e dei profughi”.
Renzi ha sottolineato di accogliere la notizia proprio “a Malta, nel
corso del vertice sulle migrazioni cui l’Italia sta dando un contributo
decisivo”. Il presidente del Consiglio sentirà nelle prossime ore il
segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.
“Sarà un piacere lavorare con Filippo Grandi alla guida dell’Unhcr,
così come lo è oggi cooperare con Antonio Guterres”. Scrive, invece,
su twitter l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica
Mogherini, commentando la nomina del diplomatico italiano.
Otto dei precedenti alti commissari per i profughi sono stati europei:
i non europei erano la giapponese Sadako Ogata (1990-2000), ed è
stata l’unica donna, e l’iraniano Sadruddin Aga Khan, dal 1965 al
1977.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA - APPELLO
Crolla il prezzo dell’acciaio
Occorre un “Piano B” per i lavoratori di Taranto
PeaceLink chiama a raccolta le persone di buona volontà per elaborare
un piano B dettagliato e praticabile che faccia uscire la città di Taranto
dalla crisi irreversibile dell'Ilva. Taranto può e deve diventare un
laboratorio nazionale e internazionale di idee per la riconversione. Chi
ha idee da proporre ci contatti ([email protected]).
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I punti di partenza del nostro ragionamento sono questi.
1) Il mercato dell’acciaio è in fase recessiva ed è caratterizzato da un
eccesso di capacità produttiva. Negli ultimi 12 mesi il prezzo
dell'acciaio sul mercato internazionale è crollato del 45% per le
esportazioni cinesi.
2) Di fronte a questo scenario lo stabilimento siderurgico ILVA sarà
sconvolto da un’ondata di crisi che ha portato già altre acciaierie alla
chiusura. La situazione finanziaria dell’ILVA è caratterizzata dal fatto
che l’azienda non produce più profitti ma unicamente perdite che si
stanno sommando ai debiti verso le banche e verso i fornitori. ILVA ha
14 mila lavoratori, 20 mila creditori e tre miliardi di debiti.
3) La situazione è diventata insostenibile. Se l’azienda non produce
più profitti ma perdite vengono meno le condizioni per la realizzazione
degli interventi di risanamento degli impianti. L’ILVA è in coma
farmacologico e viene mantenuta in vita solo con decreti legge che
hanno solo un effetto palliativo.
4) Fra alcuni mesi l'ILVA chiuderà e sarà la fine di un modello di
sviluppo che si è centrato sulla monocultura dell’acciaio. Questa crisi
gravissima dell’ILVA sta esponendo i lavoratori al rischio concreto
della disoccupazione.
5) Di fronte a questa drammatica situazione è saggio confrontarci su
un Programma di transizione di sostenibilità ambientale che si alimenti
anche con i Fondi Europei che nel sud dell’Italia spesso non vengono
utilizzati dalle amministrazioni pubbliche.
6) E' possibile riconvertire l’economia locale attraverso fondi
europei. I fondi non mancano. Prova ne è il fatto che i 2 miliardi di
euro del “Programma Attrattori Culturali”, destinati a migliorare
l’offerta culturale nelle Regioni del Sud, non sono stati spesi e sono
ritornati a Bruxelles. Uno spreco proprio mentre il nostro patrimonio
storico e culturale cade a pezzi. Secondo una ricerca Eurispes, l’Italia
utilizza i fondi europei solo al 45%. Attualmente sono a rischio
contributi europei per 14,4 miliardi di euro. Solo Croazia e Romania
fanno peggio.
7) La crisi dell’ILVA deve diventare l’occasione per sfruttare al
massimo questa ingente quantità di fondi per realizzare un progetto
complessivo di riconversione che garantisca l’occupazione dei
lavoratori ILVA offrendo nel contempo ai giovani disoccupati una
concreta prospettiva di impiego diventando i protagonisti della
riconversione, della bonifica e della rinascita.
8) Creare lavoro senza inquinare è possibile e lo dimostrano le
esperienze di Pittsburgh, Friburgo, Bilbao, Hammarby Sjostad
(Stoccolma) e della Ruhr. Tutti esempi in cui bonifica, riconversione e
green economy hanno creato sviluppo e lavoro senza generare
inquinamento. Sono proprio le nazioni e le città che inquinano di meno
che creano più occupazione.
9) Occorre creare ponti di comunicazione con le città che sono
riuscite a riconvertirsi. PeaceLink ha preso contatto con gli
ambientalisti di Pittsburgh per capire come quella città è riuscita a
sopravvivere alla crisi dell’acciaio e a far rinascere la propria
economia. Pittsburgh è stata riconosciuta come una delle tre città
americane che meglio ha superato la crisi recessiva dello scorso
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decennio. Il sindaco di Pittsburgh ha dichiarato: “We employ more
people in Pittsburgh than we ever have”. Ossia: ”Noi impieghiamo più
persone a Pittsburgh di quante non ne abbiamo mai avute”). Proprio
così. Da quando hanno chiuso l’acciaieria sono usciti dalla crisi.
PeaceLink è in contatto con Pittsburgh per un interscambio di
esperienze sul monitoraggio dell’aria. Stiamo cercando di imparare
dalle città che hanno avuto l’intelligenza di cambiare.
10) Occorre coinvolgere i lavoratori dell'Ilva e renderli protagonisti
del Piano B, anche attraverso forme di "Life long learning". Per senso
di responsabilità verso i lavoratori dell’ILVA e verso tutti quei soggetti
che si sorreggono sull’indotto, PeaceLink da tempo sviluppa – accanto
alla critica dell’impatto inquinante dell’acciaieria – anche una parallela
azione di ricerca di alternative occupazionali e di ricerca culturale. Ora
questa ricerca è arrivata ad una sintesi con la stesura del “PIANO B”
per Taranto. Mentre la nave sta affondando, occorre avere a
disposizione le scialuppe di salvataggio. Le scialuppe già ci sono e
sono i fondi europei.
Ma occorre una grande capacità di pianificazione e di
riprogettazione che attualmente manca.
11) PeaceLink fa appello alla Camera di Commercio perché
convochi un tavolo di confronto e di progettazione per uno sviluppo
sostenibile alternativo e mette a disposizione il proprio PIANO B e gli
studi svolti in questi anni di ricerca, anche collaborando con
l’Università e con quegli studenti che hanno deciso di centrare la
propria tesi di laurea su Taranto.
12) E’ venuto il momento di far partecipare a questo tavolo di
confronto e di progettazione non solo gli attori istituzionali e sindacali
(che hanno spesso dimostrato la propria inerzia) ma anche i giovani
laureati e laureandi che hanno acquisito competenze e sono animati dal
desiderio di rimanere a Taranto o di tornarvi mettendo a disposizione il
proprio sapere e la propria voglia di cambiamento.
13) Occorre coinvolgere tutte le scuole di Taranto in una seria
riprogettazione dei profili professionali puntando sulle professioni del
futuro, in particolare quelle collegate alla green economy che, secondo
l’ONU, può creare fino a 60 milioni di nuovi posti di lavoro nei
prossimi
20 anni (cfr. http://www.peacelink.it/ecologia/a/36349.html).
PeaceLink è a disposizione delle scuole (per contatti:
[email protected]) per fornire materiale didattico e tenere incontri
con docenti e studenti nell’ottica di una “riprogrammazione” delle
scuole tarantine in funzione di una nuova economia e di una nuova
società che ponga il lavoro al servizio dello sviluppo sostenibile e del
bene comune.
14) Per i lavoratori Ilva vanno subito predisposti piani di formazione
e riconversione semestrali e sistemi di certificazione delle competenze
acquisite.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it
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Italiani nel mondo
Una lettera
dai Paesi anglofoni
I sottoscritti Consiglieri della rinnovata Commissione Continentale per
i Paesi Anglofoni Extraeuropei del Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero, in attesa di ricevere la documentazione di
accompagnamento alla legge di stabilità ora all’esame del Parlamento,
sulla base delle notizie finora pervenute sui nuovi devastanti tagli
apportati a tutti i capitoli di spesa del MAECI relativi agli italiani
all’estero, nonché alla discriminazione contenuta in un Decreto del
MEF sulle detrazioni fiscali, chiedono agli esponenti del Governo e ai
signori legislatori di rispondere chiaramente prima di tutto alla
seguente domanda: l’Italia considera ancora come parte portante della
sua proiezione all’estero i quasi 5 milioni di cittadini italiani iscritti
all’AIRE e gli oltre 160 milioni di italo-discendenti, come calcolati da
Piero Bassetti, nel suo Globus et Locus?
Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio dei Ministri,
Matteo Renzi, nel corso della sua missione in America Latina
presuppongono una risposta positiva a questa nostra sollecitazione di
chiarimento. Chiediamo dunque perché nella legge di stabilità e nel
decreto regolamentare 21.9.2015 del MEF si proceda a:
• diminuire ulteriormente, ben al di sopra del taglio del 10%
imposto trasversalmente a tutti i Ministeri, i già esigui finanziamenti
agli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero: Com.It.Es.,
Intercomites e CGIE, tagli che di fatto impediranno lo svolgimento dei
compiti e l’effettuazione delle riunioni previste tassativamente dalle
rispettive leggi istitutive, esponendo i loro componenti a commettere
gravi infrazioni della normativa che li governa e ad essere perciò
perseguibili senza alcuna colpa da parte loro;
• ridurre oltre la soglia di criticità i contributi all’insegnamento
della lingua e della cultura italiane all’estero, volani di italianizzazione
dei gusti del mercato mondiale e strumento insostituibile di
promozione del Sistema Paese, prevedendo un’erogazione di fondi che
sono al disotto dell’1% delle risorse destinate da altre Nazioni a favore
delle proprie lingue e culture. Questo mentre si continuano a convocare
Convegni, organizzare Tavole rotonde, annunciare nuove politiche di
intervento, garantire che la diffusione della nostra lingua e la
promozione della nostra cultura costituiscono priorità assolute degli
interventi da realizzare;
• assegnare una mera elemosina all’assistenza indiretta per le
rimanenti fasce più deboli delle comunità di più antica tradizione,
negando i diritti di cittadinanza ed i princìpi di solidarietà sanciti dalla
Costituzione italiana;
• decretare che soltanto gli italiani che lavorano negli Stati
membri dell’Unione Europea hanno diritto alle detrazioni per carichi
familiari, mentre tutte le leggi finanziarie dal 2007 al 2014 hanno
stabilito che tale diritto spetti a tutti i residenti fuori d’Italia che
soddisfino le condizioni fissate per legge e il totale dei destinatari di
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tale agevolazione è costituito da un numero irrisorio di persone nel
mondo.
Silvana Mangione, USA, Vice Segretario generale Anglofoni
extraeuropei uscente; Franco Papandrea, Australia, componente del
Comitato di presidenza uscente; Riccardo Pinna, Sud Africa,
componente del Comitato di presidenza uscente; Rocco Di Trolio,
Canada, componente Commissione Assistenza Sociale uscente;
Vincenzo Arcobelli, USA, neoeletto.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.