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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - d.l.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma - filiale di Roma O.P.A.M. - Via Pietro Cossa, 41 - 00193 Roma - 1,30 - Taxe perçue - Tassa pagata - Rome Italy - Roma Italia foto Alobos GIUGNO 2012 - ANNO XL N. 5 Cavalcando il futuro... Cavalcando il futuro...

2012_05_Rivista Giugno 2012

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SOMMARIO L'editoriale: Educazione all'umanità: signor Ministro che Le pare? - Lezioni dal Sud del Mondo - Speciale: l'amico ritrovato - I progetti del mese - Testimonianze dai progetti - Dal gruppo di Pisa: in memoria di Jone Duminuco

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Educazione all’umanità: signor Ministro che Le pare?

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S correndo le pagine dei giornali OPAM alla ricer-ca del pensiero originale di Don Carlo, da cui èscaturita la sua Opera, mi sono imbattuto in una

curiosa proposta formulata, secondo il suo stile schietto,in forma diretta e provocatoria. Nel N.2 di febbraio 1987Don Carlo apriva il suo Editoriale dal titolo: Conoscere ipopoli per amarli, con questo interrogativo: “SignorMinistro della Pubblica Istruzione, che Le pare di un’ora

obbligatoria nelle scuole sull’“Educazione all’umanità?” Lacosa mi incuriosì e mi lasciai catturare dal suo ragiona-mento coinvolgente e lineare.Partendo dalla constatazione che le grandi invenzioni delsecolo hanno profondamente cambiato la società, offren-do opportunità impensabili di ricchezze spirituali, cultu-rali, economiche e sociali ai giovani, Don Carlo si pone-va la domanda se tutto questo sarebbe stato positivo omalefico. La sua risposta è netta: “Dipenderà dall’educazio-ne che avranno ricevuto. Un’educazione che non può esserecontenuta nel recinto del vecchio ovile, ma va estesa fino atoccare gli ultimi confini del nostro pianeta e superarli. Cosìsi conoscerà di più l’uomo in sé per poi rispettarlo come per-sona ed amarlo come fratello, dovunque esso si trovi, qua-lunque sia la diversità dei colori della pelle, delle tradizioni,delle credenze e della lingua. Dal rispetto e dall’amorenascerà spontaneo il bisogno della solidarietà tanto nel darlache nel riceverla. E sarà proprio questo nuovo spirito di soli-

darietà, intesa come condivisione dei beni, primo fra tuttiquello del “sapere” che cancellerà dal cuore dell’uomo egoi-smi, rancori ed odi e farà nascere una nuova umanità fattadi esseri ragionevoli e non di belve feroci. […] L’uomo final-mente possiede gli strumenti per capire che l’arricchimentodella persona avviene quando si vive con gli altri e per glialtri. Ci sarà ancora del male, ma limitato in quantità equalità e verrà emarginato, isolato. Ci saranno ancora i ric-

chi e i poveri, ma non i miserabili. Lo spiritotornerà a prevalere sulla materia, non perdisprezzarla e umiliarla ma per permearla etrasformarla in bene comune e non in privile-gio di pochi. Non è utopia. E’ un traguardoobbligato che esige però preparazione e presadi coscienza. […] L’educatore di oggi, se vera-mente aspira a cooperare alla creazione di unmondo nuovo deve possedere entro di sé il pre-zioso patrimonio della conoscenza dei popoliper farli conoscere prima e amare poi dai suoialunni. Naturalmente per svolgere una cosìdelicata didattica l’educatore deve averebuoni sussidi […] e non sarebbe male se, pertale scopo, intraprendesse viaggi negli altriPaesi, specie in quelli del sottosviluppo. Nonalludo ai viaggi turistici […] ma a quei viag-gi organizzati allo scopo di penetrare a fondoaltre realtà umane. E qui dovrebbe entrare inazione il Ministero della Pubblica Istruzione[…] che oltre ad impegnarsi per una “scuolaper la vita” dovrebbe avere un po’ di lungimi-ranza per aprire la strada verso una “scuolaper l’umanità”. […] Un’iniziativa che sa

veramente di “nuovo”, necessaria per l’unità di tutti gliuomini, potrebbe essere appunto quest’ora di “educazioneall’umanità” obbligatoria, come sono obbligatorie tutte lealtre materie di insegnamento”.Sono passati 25 anni da quella proposta e noi ci siamoritrovati a parlare nel Convegno di un nuovo Umanesimoe di Lezioni che provengono dal Sud del Mondo.Certamente Don Carlo non si illudeva che la sua propo-sta fosse presa in considerazione da chi ha il compito didettare le linee e i programmi per la formazione delle gio-vani generazioni. Sapeva che il suo era un sogno, ma nonimpossibile. Forse era eccessivamente ottimista sull’ab-bassamento del livello del male nel mondo e sul sorgeredi un’umanità nuova come frutto del sapere. Anzi, seguardiamo con occhio critico l’evoluzione dell’umanitàin questi ultimi 25 anni ci sembrano assai scarsi i passinella direzione auspicata da Don Carlo. Compito deiprofeti, si sa, non è tanto indovinare le date degli accadi-

foto YannGar CH

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sione. Oggi forse non è più neanche sufficiente un’oraper studiare a scuola gli altri popoli: ce li troviamo incasa, viviamo gomito a gomito, ne scopriamo pregi edifetti come abbiamo noi… Ma resta urgente questaeducazione all’umanità, cioè questa attenzione allanostra ed altrui fragilità, elemento che ci accomuna e cipermette di vivere tutti come ospiti di questa terrameravigliosa dandoci la mano e venendo in soccorso allenecessità gli uni degli altri. In questo senso la propostadi Don Carlo rimane attuale e profetica anche ai nostrigiorni.A noi il compito di tradurla in comportamenti nuovi enon solo in sterili sospiri.

Don Aldo Martini

menti, quanto indicare la direzione di marcia. Non èneanche loro compito vincere una battaglia, ma chiama-re a raccolta le forze per vincere la guerra.L’analfabetismo non è stato sradicato, ma la consapevo-lezza che è un male e un’ingiustizia intollerabile è cre-sciuta nella coscienza collettiva. E’ molto più evidenteoggi che con un popolo ignorante è vano pensare allosviluppo, mentre con un popolo istruito non è più pos-sibile il sottosviluppo, proprio e altrui. E’ patrimoniocondiviso che l’arricchimento della persona avvienequando si vive e si lavora con gli altri e per gli altri, inve-ce che da soli e per il proprio esclusivo tornaconto; chel’umanità progredisce non quando si erigono muri diseparazione ma quando si creano ponti per la condivi-

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32a Assemblea OPAMLo scorso 19 maggio, appena terminato il Convegno del 40° dell’OPAM, si è tenuta presso lo Scout Center di Romala 32a Assemblea ordinaria dei Soci dell’Associazione, momento importante di riflessione e di confronto sull’andamen-to dell’OPAM.Dopo aver preso atto della situazione dell’Associazione illustrata dal Presidente e dopo l’approvazione del bilancio con-suntivo e preventivo, si è svolta la votazione per il rinnovo del Consiglio Direttivo, giunto al termine del suo mandatotriennale. I posti da ricoprire erano 5 e sono risultati eletti Aldo Martini, Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, AnnaNicolini e Fabrizio Corti. Ai sensi dello Statuto il nuovo Consiglio, in occasione della sua prima riunione del 31 mag-gio, ha eletto Presidente dell’OPAM Mons. Aldo Martini, Vice Presidente Anna Maria Errera, Tesoriere Anna Nicolini,designando al di fuori del Consiglio l’Assistente Ecclesiastico Mons. Alfredo Bona.Mentre auguro buon lavoro a tutti i miei più stretti collaboratori vecchi e nuovi, voglio esprimere un grazie particolarealla socia Letizia Custureri per il generoso e vivace apporto dato come membro del Consiglio Direttivo per due man-dati successivi, come pure al Tesoriere Emilio Palma per il suo prezioso e illuminato contributo. Ringrazio anche tutti isoci che in vario modo sostengono l’OPAM, in particolare i volontari che offrono la loro opera disinteressata e total-mente gratuita nelle varie mansioni svolte, come anche il personale dell’Ufficio, alla cui sensibilità e dedizione nei diver-si settori loro affidati è legato in buona misura il successo dell’OPAM.A tutti chiedo di sentire l’OPAM come un dono prezioso che abbiamo ricevuto dal suo fondatore, Don Carlo Muratore,e che può crescere solo con il contributo di tutti. Don Aldo

SOSUn grazie speciale rivolgo a quanti continuano ad aiutarcigenerosamente, in un momento difficile come l’attuale,con le loro offerte e, quando le condizioni economichenon lo permettono, con il dono della loro preghiera, per-ché la Provvidenza non lasci mancare l’aiuto necessarioalle tante richieste che arrivano da ogni parte ma a cui, conimmenso dolore, riusciamo a rispondere solo in minimaparte per mancanza di fondi.Siete voi, cari Amici spesso anonimi, le mani e i cuoriattraverso cui la Provvidenza agisce. Grazie per quanto fatee continuerete a fare! Don Aldo

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Q uando si saluta aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaIn Centrafrica, il mio Paese dove vivo, ci sonodue modi di rispondere ad una saluto: il modo

più lungo che corrisponde al modo universale e il modopiù breve che è più originale. Quando qualcuno saluta«balao» (ciao in sango, la lingua nazionale), si rispondenormalmente «bara mingi» (cioè ciaoooo! oppure ti salutotanto tanto). Però a volte si risponde solamente «singila»oppure «merci!» (grazie! col significato di ti saluto e graziedi avermi salutato). E’ tutta una filosofia che sfugge all’oc-cidentale che si adombra e pensa subito a una mancanzadi rispetto oppure a ignoranza. Un giorno due missionari che vivevano rispettivamente indue diversi Paesi africani vicini si bisticciano. Il primo,parlando all’altro missionario, dice: «da voi, i bambini sonoidioti. Quando dici «bonjour!», loro rispondono «merci»,mentre nel paese vicino i ragazzi rispondono «bonjour!». E ilsuo amico risponde: «ti sbagli parlando così. Devi impara-re a conoscere le abitudini di questa gente prima di giudicar-li. Quando loro rispondono «grazie», non è per mancanza diistruzione ma per gratitudine. E’ una forma di rispetto: «tisaluto e ti ringrazio di avermi salutato!».

Il senso di rispettoAbbiamo tanto da imparare gli uni dagli altri.Proseguiamo l’esplorazione della nostra realtà umana. Il

parroco di una parrocchia riceve un giornoin sacrestia prima della messa il giovaneOdilon, un ragazzo molto bravo che il par-roco intende mandare in seminario. Lui èconvinto che questo ragazzo sarà un buonprete, ma non riesce a capire perché abbas-sa sempre la testa per parlare e risponderealle domande. Questo comportamento fasupporre una mancanza di sincerità. Perònon si tratta di mancanza di sincerità, è solouna forma di rispetto. In questo Paese, nellatradizione, non si alza la testa per parlare aun adulto e non si deve neppure guardare ilproprio interlocutore adulto negli occhi. Ilcontrario è una mancanza di rispetto.Eppure il parroco non l’ha ancora capitononostante i suoi trenta anni di missione inquesto posto. Un giorno ha provato a dire a Odilon: «jeveux que tu me regardes dans les yeux, quandje te parle!» (voglio che mi guardi negliocchi quando ti parlo!). E il ragazzo rispon-de: «A scuola ho imparato anche questo. Ma

a casa non mi è permesso di guardare i miei genitori negliocchi quando parlo con loro. E’ un segno di rispetto. Nonsono un vigliacco. Sono semplicemente educato secondo lamia tradizione. Eppure se vuoi che ti parli guardandoti negliocchi, non me ne farò un problema! Normalmente quando siparla ad un adulto, ad esempio, ci si inchina oppure ci simette in ginocchio in segno di rispetto…».Siamo davvero fragili perché ci accorgiamo sempre dopoaver commesso «la gaffe» di giudicare ‘a priori’. Abbiamotanto da imparare dagli altri, dai loro gesti che spesso nonhanno lo stesso significato. Non basta aver una buonaistruzione, una buona formazione in filosofia oppure inantropologia per pretendere di capire tutti i gesti dell’al-tro che proviene da un Paese diverso oppure da un Paesedel Sud del Mondo, come si dice. Questo si impara allascuola della vita, giorno dopo giorno. Bisogna entrare indialogo con l’altro per poter capire che a volte diciamo lastessa cosa con gesti diversi! E’ proprio questa la cosa piùbella.Nella vita di tutti i giorni, ci sono ancora tante barriere diignoranza da eliminare per accogliere e apprezzare la ric-chezza della diversità. Però lo stiamo già facendo… E lofaremo ancora con tutta questa voglia di costruire unmondo sempre più bello e più umano.

Jean Marius T. Zoumalde, ofmcap(Repubblica Centrafricana)

Lezioni dal Sud del MondoIl linguaggio dei gesti. Gesti profondamente umani… per costruire un mondo più umano

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mo facendo e per questo ho voluto raccontartelo e farloconoscere anche alla signora A. perché è grazie a lei cheper K. è iniziata l’esperienza del sostegno, l’incoraggia-mento ad avere fiducia nelle sue capacità, l’incomparabi-le gioia di conoscere i perché della vita, della storia e delletante conoscenze che l’educazione offre. Con A. desideroringraziare tutti i benefattori che alimentano la speranzanel futuro, grazie a tutta l’OPAM, luogo dove l’amorediventa “may bukas pa”. Con affetto e riconoscenza, Sr.Rosanna Favero.”

L’emozione della benefattrice nel leggere le notizie di K. èstata fortissima. Non vi nascondo che anche per noi nonè stato da meno.L’aiuto che riceviamo dai nostri benefattori è fondamen-tale per questi bambini perché permette loro di vivere,pur nelle tante difficoltà, una vita da bambini. Andare ascuola per loro non è un diritto acquisito ma una vera epropria conquista. La signora A. ha permesso a K. che si compisse la diffe-renza e di questo ne deve essere orgogliosa. Lo ha accom-pagnato, anche se da lontano, ma idealmente per mano,per un tratto di strada della sua vita. Il nostro grazie piùsentito a tutti coloro che intraprendono l’esperienza del-l’adozione a distanza.

Letizia Custureri

C i sono giorni in cui apprezzo, in maniera speciale,il mio impegno all’OPAM. Pochi giorni fa è statouno di questi: per una pura coincidenza ho

incontrato una nostra benefattrice. Aveva sostenuto aglistudi, attraverso un’adozione scolastica a distanza, unbambino delle Filippine.La vita l’aveva portata a dover abbandonare l’adozione e michiedeva se avessi notizie recenti del bambino. A volte riu-sciamo, interpellando il missionario, a sapere qualcosa anchedei ragazzi usciti dal progetto di adozione: così è stato.Ci siamo attivati e abbiamo scritto a suor Rosanna Favero,la missionaria che segue i ragazzi a Mindoro Occidentaleisola delle Filippine, per avere informazioni su K. D.Come mi aspettavo suor Rosanna ci ha fornito le notizieinviando una lettera di cui pubblichiamo un estratto.“ … ti invio la foto di K. per la signora che per tanti anniè stata l’angelo che l’ha sostenuto lungo il cammino dicrescita e futuro. Quando abbiamo chiamato K. per lafoto gli abbiamo detto che era per portare il suo saluto allasignora A. e lui si è commosso ed ha ricordato come pertutta la famiglia la sua sostenitrice era divenuta la certez-za che “may bukas pa”, un’espressione in lingua tagalogche significa “abbi fiducia, c’è speranza nel domani”.Questa espressione, tipica della cultura filippina, è spessotema di canzoni e K. ricorda che era il suo canto preferi-to perché lo portava a pensare concretamente ad una per-sona che era giunta nella loro famiglia proprio nelmomento in cui ne avevano grande bisogno. Come vedi dalla foto, K. è ora un giovanotto, compirà 18anni a giugno e frequenta la quarta media. Gli anni di stu-dio non sono stati facili per lui: la vita in un villaggiopovero dove la maggioranza vive del lavoro di pesca esoprattutto la malattia del papà, la tubercolosi che lenta-mente e continuamente sottrae la vita a tante persone, ilfatto di essere il secondo di sei fratelli e quindi dover aiu-tare nel lavoro il fratello maggiore… hanno seminato didifficoltà il suo cammino, ma con tanta volontà ha volu-to portare a termine la scuola media e il prossimo marzoi suoi sacrifici saranno premiati perché riceverà il diplo-ma. Un diploma importante per lui; essere parte dellacerimonia che ti pone di fronte agli altri come vincitore ditante fatiche fisiche e morali non è cosa da poco per la vitadei nostri ragazzi.K. ha deciso di non continuare lo studio alla scuola supe-riore, è contento di ciò che è riuscito ad ottenere e vuoleora aiutare la famiglia, anche perché il fratello maggiore siè sposato ed è ora lui a provvedere alla famiglia.Scusami se mi sono dilungata, ma la gratitudine e serenitàdi K. hanno affermato la validità di quanto insieme stia-

Speciale Adozioni

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Suor Josephine Michael appartiene all’UnioneSanta Caterina da Siena delle Missionarie dellaScuola. Da molti anni è missionaria nell’arcidioce-si di Lahore in Pakistan. Oltre ad insegnare filoso-fia nel Seminario Maggiore e Dottrina sociale dellachiesa alle religiose in formazione, da più ditrent’anni cura la formazione cristiana e umanadei giovani nei basti, agglomerati alla periferiadella città, prevalentemente popolati da cristiani.Nei basti il contesto sociale è estremamente pove-ro: le famiglie vivono in ambienti angusti, sotto illivello stradale, senza aria, senza adeguati serviziigienici. Le famiglie hanno in media 4-5 bambini.Disoccupazione, lavoro minorile e analfabetismo,con un tasso del 75%, sono i problemi principali. Dipassaggio a Roma è venuta a trovarci all’OPAM eci ha presentato la situazione della scuola nel suoPaese.L'istruzione in Pakistan, almeno sulla carta, è obbli-gatoria fino all'VIIIa classe ed è quasi del tutto gra-tuita. Ma le scuole sono poche in rapporto ad unapopolazione giovanile molto alta e quindi ad oltre7 milioni di bambini è negato in pratica questodiritto. Il problema dell'istruzione nel Paese è dive-nuto una vera emergenza. La scuola pubblica for-nisce un insegnamento di bassa qualità. Gli inse-gnanti sono pochi e sottopagati. Molte famigliequindi preferiscono far lavorare i loro figli, piutto-sto che mandarli a scuola.Inoltre per i cristiani, come per altre minoranzereligiose, andare in una scuola pubblica significasottostare a pesanti forme di discriminazione edemarginazione. Spesso questi bambini sono consi-derati inferiori agli altri e subiscono forti pressioni

Progetto 1924 PAKISTAN

perché si convertano all'islam. Ciò contribuisce cer-tamente ad elevare il tasso del mancato accessoalla scuola e dell’abbandono scolastico. Nei bastipoi non ci sono scuole statali. I bambini per rag-giungerle devono usare i mezzi pubblici, ma siabus che risciò hanno costi proibitivi per famiglietanto povere. Si deve poi tener presente che,essendo stata avviata una riforma scolastica cherenderà obbligatorio l’uso della lingua inglesenelle diverse classi, le famiglie dovranno sostenereil costo di libri, quaderni, divise e la situazionequindi tenderà a peggiorare ulteriormente. In città stanno nascendo scuole parrocchiali e dio-cesane aperte a tutti senza discriminazione alcuna.Per questo le scuole cristiane rappresentano deiveri laboratori di pace dove sin da piccoli si appren-de l'accoglienza dell'altro e a vivere in armonia conchi ha un credo e tradizioni diverse. Scrive Sr.Josephine: "Nel mio servizio cerco di sensibilizzarele famiglie affinché mandino i figli in queste scuo-le aiutandole a sostenerne i costi. Questo impegnosta portando i suoi frutti, e alcuni ragazzi sonoarrivati anche alle scuole superiori. Ma qui i costicominciano ad essere molto alti e da soli non riu-sciamo a garantire la copertura delle spese. Almomento abbiamo trovato aiuti per 40 ragazzi diun nostro basti. A voi amici del’OPAM, chiediamoun contributo per aiutarne un gruppo di altri 10che frequenteranno la St. Mary’s High School diGulberg, un quartiere di Lahore. Con il vostroappoggio riusciremo a pagare le tasse scolastiche,libri, quaderni, penne, il trasporto, e a integrare lostipendio di quattro insegnanti per realizzare atti-vità di doposcuola e formazione umana per tantialtri”.

Sostegno scolastico di 10 ragazzi di un basti

Un'istruzione di qualità per tutti, senzadiscriminazione alcuna è alla base delfuturo di una Paese e il miglior stru-mento per contrastare minoranzeestremiste che attraverso intimidazionie violenze tengono un intero popolonella miseria e nella paura.

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sostegno agli studi di 10 ragazzi 3.470 €

Contributo richiesto 3.470 €

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Grazie al lavoro instancabile dellesuore Giuseppine e al contributo ditanti amici dell'OPAM oggi i bambinidel villaggio di Mokili Ngonga hannola gioia di frequentare la scuola pri-maria, ma adesso è necessario aiu-tarli ad andare avanti. Se ci date unamano cominciamo con una primaaula per il ciclo secondario.

Sono Suor Pascaline Kunenga, dellaCongregazione delle Suore di San Giuseppe,maestra di scuola primaria. Dopo aver inse-gnato per alcuni anni nella nostra scuola diKimbanseke, da settembre scorso ho l’incari-co di direttrice della scuola primaria di MokiliNgonga nell’arcidiocesi di Kinshasa. MokiliNgonga è uno dei tantissimi villaggi del Plateau diBateke, un altopiano di un centinaio di chilometriche arriva fino al fume Mai-Ndombe, limite natu-rale tra la regione di Kinshasa e quella delBandundu. Questa nostra missione in R.D.C. è acirca 150 km dalla capitale e in una delle localitàpiù popolate, povere e abbandonate della regio-ne, con oltre 5.000 abitanti, la maggior parte deiquali sono donne e bambini. Qui dal 2004 abbiamo iniziato la nostra attivitàimpegnandoci subito nel campo dell’agricoltura,al fine di insegnare a questa popolazione comeprodurre con le proprie forze il necessario per lasopravvivenza. Arrivando al Plateau di Bateke e aMokili Ngonga abbiamo trovato malnutrizione,alta percentuale di mortalità infantile, analfabeti-smo, grande miseria, mancanza di luce elettrica, diacqua e di quanto è indispensabili ad una dignito-sa vita umana… Non potendo restare insensibili difronte alle condizioni di questa gente, ci siamoimpegnate a lavorare insieme a loro, insegnandoalle donne, spesso sole, e ai giovani senza lavorocome coltivare manioca, mais, patate dolci, ara-chidi, ecc… e dando il via alla coltivazione di albe-ri da frutta. Non meno preoccupante era il livello di analfabe-tismo, molto elevato tra i piccoli come tra gli adul-ti. Su insistente richiesta delle famiglie abbiamoavviato la scuola primaria con la costruzione di 6classi distribuite in due blocchi oggi ben funzio-nanti. E ringraziamo l'OPAM che ci ha aiutato adarredarle (Prog. 1830/2010) e che sostiene attra-verso le adozioni a distanza un gruppo di 60 bam-

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bini. Presto i primi bambini termineranno la scuola pri-maria. In questa realtà sprovvista di ulterioriopportunità formative, è importante e urgentecreare al più presto una scuola media e seconda-ria, iniziando dalle prime due classi di Ia e IIa C.O.(Ciclo di Orientamento), corrispondenti alle nostrescuole medie.I bambini, qui come ovunque in Congo, sono tan-tissimi e tutti assetati di imparare cose nuove.Oggi in molti riescono già a frequentare la scuolaelementare, alcuni percorrendo ogni mattina eogni sera a piedi anche parecchi km. di strada sab-biosa, impantanata con le piogge o infuocata dalsole. Altri, che vengono da villaggi troppo distan-ti privi di scuola, chiedono ospitalità per la notte ecibo per i pasti, creando non poca difficoltà allamissione, che manca di locali adeguati e di fondiper un piatto al giorno ad ogni bambino! Ma ètroppo importante donare loro la possibilità distudiare, visto che lo fanno con entusiasmo ebuoni risultati.Il costo di un blocco di due classi è di 15.925 €. Lasomma necessaria è alta ma se ci date una manopossiamo iniziare almeno con la prima aula. Lagioia dei ragazzi di Mokili Ngonga e degli altri vil-laggi della zona sarà la ricompensa più grandealla vostra generosità.

La scuola primaria di Mokili Ngonga deve crescere

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materiale, trasporto, manodopera qualificata 7.975 €contributo locale - 475 €

Contributo richiesto 7.500 €

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Padre Marco Prada è un prete della Società delleMissioni Africane. Nato a Desio, in Brianza, attual-mente è parroco a Madinani, diocesi diOdienné, nell'omonima regione nell'estremonord-ovest della Costa D'Avorio.Madinani è una cittadina di 20.000 abitanti isola-ta a causa della mancanza di strade. Il 98% dellapopolazione è musulmana. L'attività economicaprincipale resta l'agricoltura, sebbene la terra nonsia particolarmente fertile: si coltivano soprattuttocotone e anacardo. La povertà ha innescato qui,come in molte parti dell'Africa, il circolo vizioso“povertà-analfabetismo-sottosviluppo”, che lagrave crisi politica dell'ultimo decennio ha ulte-riormente aggravato. Il sistema scolastico ivoria-no, ricalcato su quello francese degli anni '60, pre-vede 6 anni di scuola elementare, 4 di scuolamedia, 3 di scuola professionale ad indirizzo spe-cifico (maestri, infermieri...). Per accedere all'uni-versità è necessario integrare questa formazionecon tre anni di liceo.L'obbligo scolastico rimane sulla carta. Nellanostra prefettura solo il 20% dei bambini fre-quenta la scuola elementare. I bambini per iscri-versi pagano 6 €, due dei quali servono a integra-re gli stipendi agli insegnanti che si aggiranoattorno ai 300 € annui. L'acquisto di libri e mate-riale scolastico è a carico delle famiglie. Il 90%degli adulti è analfabeta e nella fascia dei giovanidai 14 ai 18 anni l'analfabetismo è del 70%.A Madinani ci sono solo tre scuole elementari conun'unica sezione. Calcolando una media di 55alunni per classe sono circa 1.000 i bambini chepossono accedervi. C'è una sola scuola media, cheperò non riesce ad assolvere la sua funzione for-mativa in quanto alcune materie non vengono

Progetto 1926

Alfabetizzare i giovani adulti, special-mente le donne, è lo strumento piùefficace per spezzare la catenapovertà-sottosviluppo e favorire lascolarizzazione dei bambini.

Alfabetizzazione per 150 giovani adulti di Madinani

COSTA D'AVORIO

insegnate per mancanza di docenti. Le lezioni sisvolgono dalle 7,30 alle 12 e dalle 15 alle 17,30 per4 giorni la settimana. Qui da noi non c'è scuola ilmercoledì perché i bambini aiutano i genitori nellavoro agricolo.Per favorire la promozione umana è importantel’alfabetizzazione dei giovani adulti, soprattuttodelle donne. Per questo vorremmo avviare uncorso biennale per insegnare a 150 adulti a legge-re, a scrivere in francese e ad apprendere i rudi-menti della matematica. Sebbene il francese infat-ti sia la lingua ufficiale, sono pochi gli adulti che laparlano e la comprendono e ciò li esclude dallapartecipazione alla vita socio-politica del Paese.Un'equipe composta da insegnanti locali e volon-tari, si occuperà di preparare gli alfabetizzatori,reclutati fra i giovani di Madinani con livello sco-lastico di 1a e 2a superiore. L'equipe inoltre avrà ilcompito di gestire i corsi e mantenere i contatticon la Direzione Generale dell'Educazione. Con il vostro sostegno avremmo adulti consape-voli dell'importanza dell'istruzione, capaci di com-prendere e analizzare le loro condizioni di vita edi trovare soluzioni per i problemi che affliggonoil Paese. Nel tempo ciò servirà a incrementare l'ac-cesso scolastico anche dei bambini che potrannofinalmente veder riconosciuto nei fatti il dirittoall’istruzione.

Prog. 1926

formazione alfabetizzatori 758 €stipendi per 15 alfabetizzatori 7.272 €150 manuali e materiale didattico 795 €contributo locale -2.705 €

Contributo richiesto 6.120 €

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Padre Dionysius Vaz è superiore della Missionedei Gesuiti a Bijapur, nella diocesi di Gulbarga,nella parte nord dello stato indiano del Karnataka.Nel 1991, appena arrivati in questa missione, iGesuiti iniziarono a lavorare nei 96 slum della cit-tadina, in cui vivono, in condizioni disumane, circa200.000 persone. Gli slum sono agglomerati dibaracche privi di servizi, scuole, strutture sanita-rie… L'acqua per lavarsi, per cucinare, per pulire lestoviglie, i vestiti e la casa viene fornita ogni 15giorni! Le famiglie degli slum sono poverissime evivono con circa 68 centesimi al giorno, guadagna-ti lavorando come braccianti e pastori a servizio deigrandi proprietari terrieri e allevatori. Negli ultimi5 anni il distretto di Bijapur è stato duramente col-pito dalla siccità. Molte persone sono state costret-te a emigrare in cerca di lavoro e più di 500 agri-coltori si sono suicidati a causa dei debiti contratti.Scrive P. Vaz: "Dopo poco tempo che lavoravamonegli slum in campo sanitario e nella formazione allavoro degli adulti, avviando piccoli ambulatorimedici e centri per l'educazione non formale e tec-nica dei giovani, ci siamo accorti che l'80% deibambini degli slum non frequentava la scuola etrascorreva la giornata per strada o nelle discaricheper procurarsi qualche rupia da portare a casa.Occuparsi dei bambini degli slum e della loro istru-

zione fu quindi subito individuata come una prio-rità per sperare di migliorare il futuro di questagente.A questo scopo nel 1999 abbiamo avviato per que-sti ragazzi più poveri una scuola, la Loyola YomiurySchool, che oggi conta 800 studenti garantendoun'istruzione di qualità dall'asilo agli studi pre-uni-versitari. Ai bambini la scuola garantisce inoltre iltrasporto, un pasto completo al giorno, la divisa, ilmateriale scolastico e le cure mediche di base.Attualmente la scuola ha raggiunto la Xa classe. Letantissime iscrizioni ci hanno portato a raddoppia-re le sezioni di scuola materna e primaria.Abbiamo anche avviato dei corsi di informatica peri ragazzi dopo la Va classe e un istituto per dare laqualifica minima per accedere ai corsi universitari.Vi ringrazio da parte dei bambini e dei ragazzi perquanto avete già fatto (Prog.1813/2010) e conti-nuate a fare per i piccoli degli slum di Bijapur.Inoltre ringrazio per la possibilità che date ai nostriragazzi di approfondire la conoscenza della realtàitaliana e stringere amicizie fraterne attraverso igemellaggi scolastici. Il progetto riguarderebbe130 bambini: ma conoscendo le difficoltà delvostro Paese in questo momento vi chiediamo diaiutarci a provvedere almeno a 65 bambini piùbisognosi. Confido che ancora una volta la vostragenerosità ci aiuterà a proseguire questo impor-tante progetto. Nelle mie preghiere e durante laMessa mi ricorderò di voi e delle vostre famiglie.Che Dio vi benedica e vi dia pace, salute e felicità”.

INDIAProgetto 1927

Educazione negli slum di BijapurContinuiamo a sostenere questo impor-tante progetto educativo a favore deibambini degli slum di Bijapur, che staportando frutti abbondanti nel garantireil diritto ad un'istruzione di qualità a tantibambini e giovani.

Prog. 1923

materiale didattico, attrezzature scolastiche, libri per una biblioteca scolastica, uniformi,cure mediche 3.600 €salario per 2 insegnanti 1.200 €

Contributo richiesto 4.800 €

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Musha, Ruanda:istruzione e cooperative di pace:il futuro nasce dalle donne

C ari benefattori e amici, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa vogliamo ringraziarvi per aver contribuito a com-battere l’ignoranza e la povertà nella nostra parroc-

chia di Musha (Prog.1839/ottobre 2010), aiutando 100vedove, tra le persone più bisognose. Divise in 4 gruppi, essehanno condiviso i motivi del loro stato di ignoranza epovertà, dovuto principalmente al fatto che con la morte delmarito sono rimaste senza sostegno economico e costrettequindi a subire umiliazioni e spesso anche violenza fisica,che per paura non si sentono di denunciare.

Abbiamo cominciato ad insegnare loro a leggere e a scrive-re: il risultato è stato soddisfacente. Poi si è cercato di forni-re un sostegno psicologico e infine abbiamo creato delle“cooperative di pace”. Attraverso queste le donne che vivo-no in campagna hanno avuto la possibilità di avviare picco-li progetti di auto finanziamento, senza discriminazioni,perché ognuna possa affermarsi economicamente nellasocietà e trovare così una sua identità sociale. Sono statiavviati allevamenti di capre, e di maiali, e piccole coltivazio-ni di ortaggi.Il cammino da fare è lungo, ma i primi risultati sono buoni.Grazie ancora per il vostro aiuto.

P. Ezéchiel Rukimbira(Parroco di Musha)

Chingleput, India:146 scuole serali per i Dalit

V i scrivo, cari benefattori e amici dell’OPAM, perringraziarvi del vostro sostegno alle scuole seralinelle parrocchie della diocesi di Chingleput

(Prog.1843/novembre 2010). La nostra diocesi copre l’in-tera area del distretto di Kancheepuram nello stato del TamilNadu. La popolazione è costituita in gran parte da Dalit,considerati al livello più basso nel sistema della caste ancoravigente nella pratica. Solo alcuni hanno la possibilità di rice-vere un’istruzione scolastica adeguata perché i genitori nonincoraggiano la formazione scolastica dei loro figli, nonavendo i mezzi economici e spesso non comprendendo l’u-tilità della scuola. Poiché i bambini vengono impiegati insvariate attività lavorative per contribuire al sostegno dellafamiglia, abbiamo escogitato l’iniziativa delle scuole serali, incui i bambini sono seguiti e guidati da insegnanti preparati.Possono perciò studiare e ricevere un sostegno psicologicoche permetta loro di accedere alla scuola formale e anche dicompetere con i ragazzi migliori. Ci sono attualmente nelleparrocchie della diocesi ben 3.700 bambini in 146 localitàdiverse che traggono beneficio da queste scuole. I genitori,vedendo i risultati ottenuti, sono sempre più invogliati amandare i loro figli dove possano avere un buon sostegno euna buona guida.A nome della popolazione, di tutti i parroci e dei bambinistessi, vi ringrazio per la vostra generosità che ci ha permes-so di portare avanti il progetto. Preghiamo perché il Signorevi sostenga e vi protegga.

P. Charles P.(Amministratore della Diocesi)

Yoko, Camerun:sostenendo gli insegnanti si è salvata la scuola

C ari benefattori, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa il progetto di salvare la scuola elementare di Yoko staandando avanti con successo (Prog.1893/ago.-sett.

2011). Yoko è uno dei tanti villaggi tra la foresta equatoria-le e la savana, in una zona molto remota della diocesi Bafia.

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Filo diretto

e per il Seminario Minore Giovanni XXIII in particolare(Prog.1891/luglio 2011). Purtroppo quest’anno, per ilritardo nei lavori di costruzione, abbiamo solo 16 ragazzi,ma abbiamo voluto comunque acquistare tutto il materialeprevisto. I libri hanno permesso ai ragazzi di studiare piùfacilmente e potendoli avere gratis il numero dei ragazziaumenterà e il costo del Seminario sarà per la diocesi moltoinferiore.Alcuni dei giovani hanno voluto esprimere personalmente illoro ringraziamento:“Io sto andando bene a scuola e ho passato i miei esami e quin-di ringrazio l’OPAM per aver reso possibile tutto questo…”“Senza il vostro aiuto avrei avuto molti problemi e incontratopiù difficoltà nello studio...” “ Io non avrei avuto la possibilitàdi studiare per mancanza dei soldi necessari all’acquisto dellibri...”. Da tutti parole di ringraziamento e che il Signore vibenedica un milione di volte. Io personalmente vi ricordoogni giorno nella celebrazione della Messa e vi chiedo dipregare per il nostro lavoro di mettere in piedi un Seminarioin una delle zone più arretrate del Camerun.

P. Léonard Ekwelle Sakang(Rettore del Seminario)

La sua scuola elementare con 135 bambini rischiava la chiu-sura per mancanza di insegnanti. In Camerun l’istruzione,sebbene sia riconosciuta come diritto fondamentale, non èobbligatoria. Nonostante questo c’è una gran sete di appren-dere, ma le strutture e i mezzi economici sono insufficienti. Nel 2009 ci vedevamo costretti a chiudere la scuola di Yokoperché la diocesi non poteva garantire uno stipendio digni-toso ai 7 insegnanti. La Provvidenza ci ha fatto incontrarel’OPAM, che si è presa a cuore questo Progetto e l’ha gene-rosamente sostenuto negli anni 2009, 2010 e 2011.Abbiamo potuto assumere gli insegnanti e in tre anni risol-levare le sorti della scuola. Ora gli insegnanti sono ben moti-vati e i bambini ricevono una buona educazione. Tra gli insegnanti è stato scelto anche un direttore e un eco-nomo. I maestri seguono i programmi pedagogici elaboratidal Segretariato per l’Educazione della diocesi, e così non sisentono isolati.

I genitori, nonostante i problemi che incontrano, e, spesso,l’impossibilità di sostenere le spese scolastiche, riconosconol’importanza dell’educazione e preferiscono mandare da noii loro figli. Grande è quindi la riconoscenza della interacomunità di Bafia nei vostri riguardi. Sta a noi ora trovarealtre fonti di finanziamento che permettano di mandareavanti la scuola. Grazie di cuore a tutti voi e che Il Signorevi benedica.

Mons. Jean-Marie Benoit Bala (Vescovo di Bafia)

Mamfe, Camerun:una mano per avviare il Seminario

C ari benefattori e amici, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mi mancano le parole per ringraziarvi per tutto ciòche avete fatto per me, per la mia diocesi di Mamfe

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6, under 8, under 10 e under 12.Grazie ad una nostra benefattrice, adottante di unabimba filippina di 7 anni e mamma di due gemelli di8 anni minirugbysti, ci siamo messi in contatto conil Sig. Fabio Ceccarelli, presidente dell’Appia Rugby,il quale ben volentieri ci ha messo a disposizione unospazio espositivo per far conoscere le finalità dellanostra Associazione.E’ stata una esperienza simpatica e… fruttuosa!Copiando l’idea dei nostri amici di Noto, avevamoallestito lo stand con più di 200 fiori confezionaticon tovaglioli di carta di vari colori. I fiori sono statidonati a quanti hanno lasciato una offerta per il pro-getto, di prossima pubblicazione, per l’istruzione deibambini pigmei di Kole. L’aspetto più simpatico èstato che si sono avvicinati bambini e bambine, fra-tellini e sorelline dei minirugbysti, che si sono offer-ti spontaneamente di andare a vendere i fiori ai pre-senti! E’ stata un idea vincente… I bambini, con iloro mazzi di fiori si sono sparpagliati tra le personepresenti al torneo e, poco dopo, ritornavano con leofferte e pronti a prendere nuovi mazzi di fiori. Lebambine più intraprendenti oltre ai fiori davanoanche materiale illustrativo della nostraAssociazione. Alcune bambine ci hanno chiesto diinsegnare loro come si confezionano i fiori e così ilnostro stand si è trasformato in laboratorio di brico-lage. Hanno ottenuto successo anche le borse fattecon le ”pagnes” africane, e tante sono state le perso-ne che ci hanno chiesto informazioni sulle finalitàdella nostra Associazione.E’ stata la prima volta che l’OPAM partecipava aduna manifestazione rugbystica e siamo stati conta-giati dall’allegra atmosfera che si respirava: i genito-

Orbetello:letterina ad un amico lontano

C aro piccolo amico lontano,aaaaaaaaaaaaaaaaami chiamo Alessio e da pochi giorni sonodiventato cristiano. I miei genitori non

hanno voluto dare a questa cerimonia un caratteremondano come avviene spesso in questi eventi reli-giosi. I soldi risparmiati te li mando con tutto il cuore,anche se è un piccolo dono. So che vivi in una capanna fatta con la paglia e la tuamamma deve andare tanto lontano a procurare l'ac-qua. Potrai avere penne e matite per colorare conl'azzurro il tuo bel cielo, frequentare la scuola eimparare a leggere e scrivere. Solo così quando sarai grande potrai liberarti dallaschiavitù dell'ignoranza. Un abbraccio.

Alessio Ligabue

Roma:una domenica agliAcquedotti

D omenica 3 giugno l’OPAM ha parte-cipato con un proprio stand alla terzaedizione del torneo “Ludus Rugby

Aqueductus” che si è svolta a Roma, organizzatadall’A.S.D. Appia Rugby. Il torneo, che si èsvolto nell’incantevole cornice del Parco degliAcquedotti, ha visto la partecipazione di 15società di minirugby provenienti dal Lazio,Abruzzo, Campania e Sardegna per un totale dioltre 500 ragazzi suddivisi nelle categorie under

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ri dei minirugbysti della società ospitante, l’AppiaRugby, erano tutti occupati nell’organizzazione del-l’evento, chi in cucina, chi al bar, chi all’accoglienza,chi all’organizzazione dei campi dove si svolgevanole gare. Gli stessi minirugbysti, pronti a contenderelealmente e con determinazione il pallone ovale ailoro avversari sul campo, ugualmente pronti a con-dividere ”il terzo tempo” con gli stessi non appenafinita la partita. Che cosa è “il terzo tempo”?! Per unrugbysta , il terzo tempo, è importante quanto i duetempi canonici di una gara: è il mangiare e bereinsieme al proprio avversario non appena finita lapartita per dimostrare che lo sport accomuna e non

divide!Sarà stata la finalità di questo sport, il rugby, cheprevede il rispetto delle regole e del proprio avversa-rio, il fatto che prevede la non-esclusione dei bam-bini ma che offre una opportunità di ruolo a tutti, lacapacità di responsabilizzare il singolo, non per farloemergere nella squadra, ma per aiutare la squadra adarrivare in “meta”, insomma per tutte queste indub-bie qualità educative l’OPAM, si è sentita in sinto-nia con questa giornata del torneo. Di nuovo ringra-ziamo il Presidente dell’Appia Rugby per averci datoquesta opportunità!

Anna Nicolini

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L o scorso 23 aprile il Signore ha chiamato a Sé JoneDuminuco, co-fondatrice del gruppo OPAM diPisa. Non erano trascorsi neppure 5 mesi dal nostro

incontro, quando il 25 novembre 2011 mi ero recato a Pisaper visitare il locale gruppo OPAM, fortemente provatodalla perdita in breve tempo di tre membri significativi:Loredana Penco, Sergio Pellegrini e Don Waldo Dolfi. Erastato per me motivo di grande gioia conoscere la pro-fessoressa Jone, di cui avevo tanto sentito parlare.Mi colpirono subito la vivacità del suo sguardoe la prontezza delle sue battute: segni di unavitalità interiore che gli anni non avevano pernulla scalfito. Salutandoci Le avevo rivolto l’in-vito a raccogliere per scritto i ricordi degli anniin cui l’OPAM, che muoveva i primi passi,aveva messo radici a Pisa. Mi lasciò con una mezza promes-sa. Ciò che non ha potuto consegnare alla carta l’ha scrittoin modo indelebile con le sue opere. A tutti noi il compitodi raccogliere l’esempio di chi ci ha preceduto nel segnodella Fede, perché la loro memoria continui a vivere e a por-tare frutti nelle generazioni che verranno. La sua stretta dimano forte e calorosa l’ho percepita come una consegna, ilpassaggio di un testimone. Il senso della Sua lunga esistenzami pare mirabilmente racchiuso nel lapidario testamento diPaolo al tramonto della sua vita: “Bonum certamen certavi,cursum consummavi, fidem servavi” (ho combattuto la buonabattaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede) (2Tim 4,7). Questo in sintesi il profilo che di Lei tracciano i suoi amici.

Don Aldo Martini

Una professoressa dei tempi nuovi Jone Duminuco, esile nella figura ma forte e decisa nellescelte, ha costituito per molti di noi una presenza irrinun-ciabile, per così dire naturale, costitutiva, nell’ambito dellacomunità parrocchiale. Una persona che c’era, che aveva ilsuo ruolo, e che non poteva non essere lì. Se è vero, ed èvero, che ogni membro della comunità ha la sua importan-za, perché è tessera insostituibile di un mosaico, tanto più sipuò affermare di Jone. Anche se per via dell’età la sua pre-senza attiva negli ultimi tempi si era ormai molto rarefatta,si può senz’altro dire cha la sua morte lascia un vuoto tangi-bile per ciascuno di noi, nella Parrocchia e non solo.Sicuramente si può affermare che uno stesso vuoto restaanche per il gruppo OPAM di Pisa, di cui Jone fu la co-fon-datrice con Anna Lucia Picotti Varanini.Nata nel 1918 a Palermo, ma trasferitasi presto a Pisa, laricordiamo nella Parrocchia di S. Stefano come un membroattivo di quella esperienza di rinnovamento che si realizzò

negli anni del post-Concilio, a partire dalla fine degli anni’60, quando si andava riscoprendo il ruolo dei laici, e delledonne, nella costruzione di una comunità viva, raccoltaintorno all’Eucarestia, impegnata a crescere nella fede,disposta a testimoniare il Vangelo in gesti concreti di carità.In quel periodo, e per lunghi anni, Jone si è distinta per lasua presenza di professoressa, ricca in cultura e in umanità(era un’insegnante di lettere, preparata e meticolosa, forseanche temuta, sicuramente rispettata), che sapeva riportarenella vita della comunità il proprio metodo di lavoro, spen-dendosi come catechista e animatrice instancabile di gruppidi preghiera e di ascolto della Parola. Queste esperienze dimaturazione nella fede, promosse con semplicità e condeterminazione da Jone, si traducevano naturalmente inaltrettante occasioni di crescita in amicizia con i partecipan-ti e di impegno a sostenere insieme azioni di condivisione eprogetti di carità.In questo contesto nasce l’esperienza del Gruppo OPAM diPisa, per cui Jone è stata una vera e propria apri-pista. Nonlegata al passato, ma proiettata al futuro. Franca nel dichia-rare i propri convincimenti, interessata e curiosa nel cercaredi comprendere i cambiamenti della società e della Chiesa,pronta a mettersi in gioco, al servizio degli altri. In manieradiscreta, con animo nobile, ha tracciato un percorso di cuirestano i segni, che ci possono orientare per continuare l’o-pera intrapresa. Grazie, Jone.

Giuseppe Meucci

Donna di dialogo e di caritàNell’arco della sua lunga esistenza la nostra cara Jone, purnon disprezzando le piccole gioie della vita terrena, ha sem-pre tenuto lo sguardo rivolto verso le cose del cielo, affidan-dosi a Dio in ogni circostanza.Convinta sostenitrice dell’opera di alfabetizzazione, amante

In memoria di Jone Duminuco (31 luglio 1918 – 23 aprile 2012)

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Gruppi

capacità di educatrice, severa quando doveva esserlo, maconoscitrice profonda dei problemi dei giovani, con i qualicreava un rapporto comprensivo ed umano. Per alcuni anniè stata Segretaria provinciale della DC femminile di Pisa eanche nella vita politica ha manifestato la sua profondacoscienza civile.Nella nostra Parrocchia ha fatto parte di molti gruppi: cate-chista dei battesimi (per la preparazione dei genitori),responsabile di un gruppo di preghiera; ha lavorato nella S.Vincenzo attivamente. All’inizio degli anni novanta ha fondato a Pisa il GruppoOPAM.Negli ultimi anni quasi cieca e con grossissime difficoltà dimovimento ha continuato a frequentare le riunioni per levarie attività. Ricordo con commozione i nostri colloqui di questi ultimimesi, attraverso i quali mi sono resa conto ancor più diquale fosse la profondità della sua vita spirituale.Era davvero pronta all’incontro con Dio.

Anna Lucia Picotti Varanini

dello studio e della cultura, appassionata annun-ciatrice della Parola di Dio, amava avere intornoa sé persone con cui dialogare ricordando i suoilontani anni di scuola, come alunna e come inse-gnante, e con cui riflettere su argomenti di carat-tere religioso. Nonostante la grave malattia agliocchi che la affliggeva da diversi anni, riusciva atenersi aggiornata sui problemi e sugli avveni-menti della vita quotidiana pregando le amicheche le facevano visita di leggerle gli articoli digiornale che più la interessavano. Tutto questoperò non rimaneva pura teoria, perché si sentivavicina alle molte sofferenze del nostro tempo ecercava di aiutare, con la preghiera e in modoconcreto, le persone bisognose di cui veniva aconoscenza.Per molti di noi, che abbiamo goduto della suaamicizia e per tutti quelli che l’hanno conosciu-ta essa è stata un esempio di forza di volontà e dicoraggio, dimostrati anche nei momenti più dif-ficili e bui che la vita ci riserva.Nel ringraziarla per tutto il bene che ha compiu-to, esprimiamo la ferma speranza che il Signorela accoglierà nel suo regno di luce e di pace, quel regno cheessa non si è mai stancata di cercare, testimoniando la pro-pria fede con le parole e con le opere.

Maria Vernazza

Testimone di fede profonda e di amiciziaCi siamo conosciute durante gli anni dell’Università, datoche frequentavamo tutte e due la facoltà di Lettere. Lei eraallora Presidente della FUCI femminile di Pisa. Abbiamopartecipato insieme a settimane di studio, convegni e con-gressi. Nella FUCI nazionale avevamo come assistenteMons. Guano e Mons. Costa e come presidenti prima AldoMoro e poi Giulio Andreotti. La guerra ci ha separate, mal’amicizia è continuata ed è durata per tutta la vita. Possodire che la sua vita è stata una ricerca continua, per il gran-de desiderio di approfondire sempre più la sua fede attra-verso la lettura di testi sacri, la meditazione, la preghiera. E’stata vera testimone della fede in tutti i campi in cui si è tro-vata a vivere: in famiglia (non ha avuto figli, ma molti nipo-ti); nella scuola dove ha profuso le sue doti di cultura e la sua

Esprimiamo nella circostanza le condoglianze più sentite a Maria Iacona, attuale responsabile del Gruppo di Pisa, per laperdita del papà avvenuta in concomitanza del Convegno del 40° e dell’Assemblea annuale dei soci OPAM a cui Mariapartecipava. Il Signore le ha concesso la consolazione di poter arrivare in tempo per stare accanto al papà Rosario nelleultime ore su questa terra e raccogliere il suo ultimo respiro. A Lei e ai suoi familiari la nostra vicinanza e il ricordo nellapreghiera.

foto Velo Steve

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O.P.A.M. - Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo - ONG-ONLUS. Mensile di informazione - Direttore Responsabile: MarioSgarbossa - Redazione: Alfredo Bona, Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, Letizia Custureri, Aldo Martini - Autorizz. del Tribunale di Roma n. 14589 del 7-6-1972. Grafica: Stefano Carfora. Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 Roma, Tel. 06.4393933Finito di stampare nel mese di giugno 2012 • Quota annuale 15 € - 23 CH.F.

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Foto Eric Miller/World Bank