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Maggio-Giugno 2012 L’Informazione 1 L Informazione Maggio-Giugno 2012 DIRETTORE LUCIANO MIRONE Distribuzione gratuita Periodico di attualità, varietà, sport e costume La festa di primavera www.linformazione.eu All’interno: Paternò, Speciale Elezioni

Maggio - Giugno 2012

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L'informazione Maggio Giugno 2012

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Maggio-Giugno 2012L’Informazione 1

L’InformazioneMaggio-Giugno 2012 DIRETTORE LUCIANO MIRONE Distribuzione gratuita

P e r i o d i c o d i a t t u a l i t à , v a r i e t à , s p o r t e c o s t u m e

La festadi primavera

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PATERNÒ, LA CAMPAGNA ELETTORALE

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Il 6 e il 7 maggio i citta-dini di Paternò si reche-ranno alle urne per eleg-

gere il nuovo sindaco e il nuo-vo Consiglio comunale. Sarà un’impressione, ma crediamo che mai elezione amministrati-va abbia avuto esito così incer-to, almeno per quanto riguarda il voto per il primo cittadino. Una incertezza determinata da vari fattori: il primo è costitu-ito da dieci anni non proprio esaltanti che la città si sta met-tendo alle spalle. Dieci anni contrassegnati dal fallimento di una classe politica che non ha saputo né programmare né dia-logare con i cittadini. Non solo a Paternò. Dieci anni in cui si è visto di tutto: un inceneritore e una mega discarica che una politica miope voleva imporre ad una città in uno dei luoghi più belli e più produttivi della Sicilia: la Valle del Simeto. Sol-tanto la reazione matura e deci-sa di buona parte dei cittadini ha scongiurato il pericolo. Sono stati gli anni delle nomine nei Consigli di amministrazione degli Ato di trombati e amici, delle bollette stratosferiche, del-la spazzatura arrivata al primo piano perfino durante la festa di Santa Barbara.Gli anni in cui la città – vuoi

per la congiuntura interna-zionale, vuoi per un’incapacità da parte delle istituzioni – ha vissuto una crisi nera sul piano economico. Gli anni in cui si è aperto il centro commerciale più grande d’Europa – Etna-opolis – ed altri sei nel giro di pochi mesi e di pochi chilome-tri, senza che i nostri Comuni siano riusciti ad organizzarsi

per fronteggiare una “deserti-ficazione” urbana e commer-ciale di dimensioni epocali. Gli anni in cui a Paternò tanti negozi hanno dovuto chiudere anche per scelte amministrative non sempre rivelatesi felici. Gli anni… Beh l’elenco potrebbe continuare e rischieremmo di fare dietrologia.Anche perché la città ha la

possibilità di voltare pagina. Ovviamente – per prendere a prestito la frase di Giusep-pe Fava – non vi diciamo per chi votare, ma di votare per le persone perbene. L’augurio che facciamo alla città è che il nuo-vo sindaco e la nuova compa-gine amministrativa sappiano promuovere un autentico pro-getto di rinnovamento e di svi-luppo basato sulla valorizzazio-ne delle ricchezze naturali, agri-cole e monumentali che offre il territorio, che sappia tenere pulita la città, che faccia davve-ro solidarietà verso i bisognosi e non becero clientelismo, che stia vicina ai giovani attraverso progetti finalizzati ad una istru-zione efficace e ad una pratica sportiva che faccia da deterren-te alla devianza minorile, che lavori per le periferie, che sia da esempio per tutti attraverso un comportamento ineccepibile sul piano dell’etica e del buon senso.

L’Informazione

***Ai lettori: le pubblicità elet-torali sono state inserite in base alle richieste dei candi-dati. Le interviste ai candi-dati a Sindaco sono state col-locate in ordine alfabetico.

PATERNÒAL VOTO

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CUSCUNÀ, STOP AL CEMENTO

Luigi Cuscunà, av-vocato penalista, 54 anni, 2 figli, è soste-

nuto dalla lista civica “Insie-me” e dall’Italia dei valori. Gli assessori indicati sono l’avv. Maria Catania, il segretario provinciale dell’Idv, Silvio Di Napoli, e il geom. Salvo Fa-zio.Con quale spirito si è candi-dato?“La città è in assoluto degrado. Da parte degli altri candidati non ho sentito un’idea com-piuta per la città del futuro. Allora ho pensato di elaborare la mia proposta e di offrirla ai paternesi: sono il candidato dei paternesi e non rispondo ad alcun politico, ad alcun onorevole o ad alcun partito”.Qual è la filosofia del suo programma?“E’ diviso in due fasce: le mi-sure urgenti e una program-mazione di medio respiro”.Le misure urgenti?“Ci sono famiglie che non ri-escono a raggiungere la metà del mese. La soglia di povertà si è allargata in maniera espo-nenziale. Al Comune ci sono parecchi soldi non spesi, avan-zi di amministrazione con-sistenti. Vorrei spendere una parte di queste somme per arginare i bisogni. Le famiglie non possono vivere sotto la soglia della dignità”. Poi?“I vincoli del Piano regolatore sono scaduti da quattro anni, il Comune è esposto ad azio-ni legali e a risarcimenti dan-ni piuttosto ingenti. Bisogna pensare a un nuovo Piano”.Chi sta facendo le azioni le-gali contro il Comune?“I privati, le cui aree erano sta-te sottoposte a vincolo, ma i vincoli sono scaduti e i privati non hanno potuto costruire: adesso chiedono il risarcimen-to dei danni. Purtroppo le opere previste dal Prg su quelle aree non sono state realizzate. Una bomba che può scoppia-

re da un momento all’altro”.Proseguiamo con le misure urgenti.“La banca del tempo. Cioè posso chiedere ai cittadini che svolgono attività artigianali di fare dei piccoli lavori per il Comune, da compensare attraverso il pagamento ordi-nario oppure attraverso degli sgravi fiscali”.Quindi?“Alle attività commerciali bi-sogna dare risposte immediate e concrete. Che chiaramente non possono essere ridot-te solo alla chiusura o meno della via Vittorio Emanuele. Bisogna fare un’azione con i commercianti che preveda la riqualificazione dell’esisten-te”.La programmazione di me-dio respiro.“Ho previsto un intervento massiccio nell’edificato, cioè voglio riqualificare l’esistente del centro storico e creare il

Parco commerciale nell’area urbana”.Cos’è?“Questa città si è impoverita a causa della presenza del cen-tro commerciale Etnapolis, e di altri 6 strutture del genere realizzate nel nostro territorio. Dobbiamo mettere i nostri commercianti alla pari; con i fondi Europei occorre co-struire i parcheggi, le aree at-trezzate, i luoghi di incontro. È necessario che le varie parti della città entrino in sintonia tra loro, che i nostri commer-cianti possano esporre e ven-dere i loro prodotti a chi viene da fuori”. Cosa pensa di fare nelle aree agricole?“Pare che il Consiglio co-munale abbia raddoppiato l’indice di edificabilità del-le aree agricole, ma questo non mi preoccupa tanto, mi sembra una piccola manovra per consentire a qualcuno di

farsi la casetta in campagna. Non è quello il problema. Il problema dal punto di vista complessivo è quello di capire cosa vogliamo fare della zona industriale, che è rimasta un deserto. E allora dobbiamo incentivare gli imprenditori ad investire a Paternò. Biso-gna creare le condizioni per migliorare l’area industriale di Trefontane, in modo da dare la possibilità ai giovani di tro-vare un’occupazione stabile”.Cosa intende fare per l’agri-coltura?“E’ necessario lavorare per ottenere il marchio Doc sulle nostre arance e sul nostro olio d’oliva, istituire una Borsa te-lematica e un mercatino set-timanale per vendere i nostri prodotti. Paternò deve tornare ad essere un punto di riferi-mento nazionale e internazio-nale”.Perché non è stato fatto un nuovo Piano regolatore?“Bisognerebbe chiederlo all’Amministrazione uscen-te ma anche all’opposizione, compresi gli altri candidati a sindaco. Il Piano regolatore non è atto della maggioranza, è un patrimonio della città, un atto che deve essere com-piuto nell’interesse di Paternò. Se Paternò non si è dotato del-lo strumento urbanistico c’è stata un’incapacità dell’Am-ministrazione, ma anche del Consiglio”.Qual è la sua filosofia di svi-luppo?“Quella di non prevedere cementificazioni a tappeto. Paternò non ha bisogno di espandersi in maniera incon-trollata. Abbiamo migliaia di vani che vanno restaurati. Voglio eliminare la desertifi-cazione attraverso la riqualifi-cazione ripopolando la città: ci sono viuzze dove esistono delle catapecchie nelle quali i proprietari non vanno da decenni. Lì bisogna interve-nire”.

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Vittorio Lo Presti, 52 anni, sposato, tre figli,candidato a sindaco del

Pdl, sostenuto da quattro liste, ha scelto come assessori il den-tista Francesco Ciancitto (vice sindaco), Alfio Virgolini (asses-sore uscente), e l’avvocato Iole Gagliano.Lo Presti, il suo curriculum. “Nel ’93 con il Patto Segni sono stato eletto consigliere co-munale e sono diventato presi-dente del Consiglio per quat-tro anni. Successivamente sono stato rieletto con una lista civica vicina al sindaco di allora Gra-ziella Ligresti. Passato nel frat-tempo nel controdestra (Udc), sono stato nominato dal nuovo sindaco Pippo Failla assessore all’Urbanistica per un anno e mezzo. Nella seconda Giunta Failla ho fatto l’assessore al Bi-lancio, ma due anni dopo mi sono dimesso in seguito all’ar-resto per associazione mafiosa del collega Carmelo Frisenna, assessore ai Servizi sociali del quale sono avvocato”.Dopodichè è stato nomina-to dal sindaco, presidente dell’Azienda municipalizzata acquedotto. Qual è la filosofia del suo pro-gramma?“Si basa su una affermazione di principio: la situazione di Paternò è estremamente grave, quindi riteniamo che sia vellei-tario cercare di amministrare una città con una sola parte. Per amministrare una città con i problemi di Paternò occorre la concordia di tutti. La nostra filosofia è quella di abbattere gli steccati, di destra, di sini-stra, di centro e creare una pa-cificazione per almeno cinque anni. Lavoriamo cinque anni, per litigare c’è sempre tempo. In diverse occasioni, durante la fase della pre-candidatura, ho fatto diversi passi indietro cercando di trovare delle per-sone in grado di raggiungere la sintesi di tutte forze politiche, sociali, del mondo del volon-

tariato e dell’associazionismo, cioè persone che potessero cre-are una sorta di ‘grosse koali-tion’ fra centrodestra e centro-sinistra per il bene della città. Purtroppo non tutti hanno vo-luto aderire alla nostra idea, ma in qualche modo il movimento civico ‘La città’, che presenta una lista, ne sposa la filosofia: infatti racchiude pezzi di sini-stra, di centro e di destra che hanno a cuore il futuro di Pa-ternò. Infatti abbiamo coniato il motto ‘Insieme possiamo’ e ci rivolgiamo a tutti i cittadini indipendentemente dalle con-vinzioni politiche. Se ognuno fa un passo indietro, al di là dei propri egoismi, e mette a di-posizione qualcosa per la città, insieme possiamo farcela”. Quali sono i tre problemi principali che affliggono que-sta città?“Il problema che vorrei affron-

tare nei primi cento giorni è la riforma della macchina bu-rocratica. All’amministrazione Failla rimprovero una carenza nel settore dei servizi, che de-riva da una macchina ammini-strativa che deve essere sicura-mente revisionata”. Poi?“Il lavoro. Il sindaco non ha la bacchetta magica, però fa-cendo alcune cose a costo zero non si potranno dare dei posti, ma sicuramente un impulso ad alcune attività si potrà dare”. Il terzo?“I servizi sociali. Oggi il disagio è fortissimo, nel 2011 ci sono stati diversi suicidi per dispera-zione economica, nel 2012 la serie non si è fermata. E questi sono disagi gravissimi, che do-vrebbero costituire un monito per chi va ad amministrare la Cosa pubblica. Ecco perché dico i servizi sociali, che devo-

no essere rivisti, come deve es-sere rivisto il modo di spendere i soldi”. Quali sono secondo lei le re-sponsabilità dell’attuale Am-ministrazione comunale nella gestione della Cosa pubblica?“Responsabilità ce ne sono e vanno dette, bisogna avere il coraggio di ammetterlo, an-che perché se ci nascondiamo dietro un dito rischiamo di fare gli stessi errori. Non è sta-to affrontato il problema della modernizzazione della mac-china amministrativa. È in-concepibile che oggi per avere un servizio dal tuo Comune, il cittadino debba attendere otto o nove mesi, quando la legge dice che entro 30 giorni devi avere una risposta positiva o negativa. Questo ha causato un imbrigliamento della clas-se imprenditoriale, della classe del commercio e dell’artigiana-to, insomma tutto questo ha strozzato l’economia. Questa amministrazione ha fatto mol-to sul piano infrastrutturale, ma è stata carente sul piano dei servizi. Purtroppo la politica è stata latitante rispetto alla bu-rocrazia. Politica e burocrazia sono due vasi comunicanti: più è forte la politica, meno è forte la burocrazia e viceversa”.Qual è il suo pensiero sul suo ex collega Carmelo Frisenna?“Penso che ha sbagliato perché è stato estremamente ingenuo. Ma il reato di cui viene accusa-to non c’entra nulla con l’Am-ministrazione, tanto è vero che la stessa è stata passata ai raggi x dalla Commissione prefettizia e non è stato trovato nulla”. Quale sarà la filosofia del Pia-no regolatore se diventerà sin-daco?“L’attuale Piano regolatore prevede una valorizzazione del centro storico, cosa che mi trova perfettamente d’accordo. Da questa filosofia potrebbe-ro nascere pub e ristoranti: la movida paternese non è un sogno”.

LO PRESTI, RITORNO AL

FUTURO

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Mauro Mangano, perché questa scelta?

“Perché bisogna dare il segna-le che la società può miglio-rare senza occupare i posti del potere e senza una spartizione delle poltrone. Abbiamo fatto un lavoro d’equipe davvero straordinario. Abbiamo elabo-rato insieme un programma, lo abbiamo discusso minuzio-samente, ed abbiamo inserito le idee di chi aveva voglia di dare un contributo. Un coin-volgimento dal ‘basso’ che ha fatto sentire tutti protagonisti del destino della propria città, una cosa davvero straordina-ria”.Sposato, un figlio, docente di Lettere, Mauro Mangano è il candidato del centrosinistra, sostenuto da tre liste. I suoi assessori sono l’atleta ex olim-pionico Alessandro Cavallaro, il commercialista Giuseppe Carciotto, l’avvocato Flavia Indaco. Mangano, una politica senza partiti?“Una politica con la gente, con il coinvolgimento della migliore classe dirigente che i partiti sono in grado di espri-mere”. Quale metodo avete usato?“Abbiamo creato un gruppo dirigente coeso, abbiamo fat-to una proposta che è stata confrontata con tutti. Nelle nostre liste ci sono persone appartenenti al mondo catto-lico, associativo, volontaristi-co che si stanno candidando al Consiglio comunale. E c’è gente di centro o di centro-destra che si sta candidando perfino nel Pd. Questo è un ottimo segnale”. Qual è la filosofia del suo programma?“Due grandi linee. Una è il la-voro. Il Comune non può dare lavoro, ma deve orientare tut-ta l’attività amministrativa alla capacità di creare ricchezza: se organizzi l’Estate cerchiamo

di farla con i cottimi fiduciari, le forniture cerchiamo di far-le con l’economia cittadina, i servizi sociali. Devi fare ruota-re tutta la macchina ammini-strativa attorno al principio di creare ricchezza, di risvegliare l’economia”. La seconda linea?“La normalità, cioè il funzio-namento dei servizi”. Può fare un esempio?“È assurdo che se si rompe una semplice transenna al cimitero, ti dicano che il ci-mitero è inagibile e quella transenna non viene sistemata per sei mesi. Ecco allora che bisogna fare la cosa più sem-plice del mondo: cambiare la transenna e ripristinare il diritto dei cittadini di andare al cimitero. È questa la nor-malità, ripristinare la civiltà attraverso i servizi. Facendo questo, otterremmo il terzo

grande obiettivo”. Quale?“Quello di fare risalire Pater-nò nella scala del prestigio. E questo lo faremo”.Come?“Quando riesci a far funzio-nare la macchina burocratica, puoi permetterti di organiz-zare anche Roccanormanna, ArteNatale e la Fiera di set-tembre”.Il rilancio dell’edilizia?“Bisogna rilanciare l’edilizia che c’è attraverso le ristrut-turazioni la sistemazione del regolamento edilizio. Bisogna fare chiarezza su alcune nor-me ambigue che hanno gene-rato situazioni molto delicate, sulle quali la magistratura ha avviato delle indagini”.Il Piano regolatore?“Il Consiglio comunale, al-cuni mesi fa, ha approvato le linee guida per il rinnovo del

Piano regolatore. In quelle li-nee ci sono delle cose che non condividiamo e che abbiamo denunciato”. Cosa?“Due. L’idea di fare un altro centro commerciale in una zona dove si dovrebbero rea-lizzare delle strutture sociali, e una notevole flessibilità per l’edilizia privata con la previ-sione di altre zone di espan-sione”.Un territorio a vocazione agricola come quello di Pa-ternò, come può interagire con il centro abitato?“E’ una domanda che va inse-rita nella revisione del Piano regolatore: oggi, nel 2012, bi-sogna porsi una domanda: un giardino di agrumi di cosa ha bisogno? Certe mega strutture tolgono spazi all’agricoltura e al turismo, forme di economia che intendiamo assolutamen-te valorizzare”.Oltre al “prestigio”, di cosa ha bisogno Paternò?“Di riprendere il senso del territorio vasto. Un tempo eravamo al centro di un’eco-nomia nazionale che guarda-va Paternò come la città delle arance rosse. In questi decen-ni siamo usciti fuori da tutte le reti dei Comuni. Dobbia-mo ripristinare questa rete. Bisogna innanzitutto partire dalla valorizzazione comples-siva del territorio bagnato dal fiume Simeto, e fare in modo che ogni comunità inserisca questo progetto nel proprio Statuto. Da Paternò può par-tire un segnale del genere”. Non più solo la salvaguardia del fiume, ma lo sviluppo della comunità?“E’ la filosofia dell’Unione europea, che ha ispirato i Pat-ti territoriali: le decisioni le prende chi sta sul posto. L’ue ti dice: ‘Ti do 100 miliardi di Euro’. Come bisogna usarli a Paternò, devono deciderlo i paternesi mediante un serio progetto di sviluppo”.

MANGANO,PRIORITÀSVILUPPO

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Nino Naso, 53 anni, sposato, due figli, dal 2002 al 2007 è

stato assessore della Giunta Failla: ha ricoperto vari setto-ri dell’Amministrazione co-munale, dalla Manutenzione ai Servizi cimiteriali e demo-grafici, fino ad approdare alla Cultura, allo Sport, al Turismo e allo Spettacolo. Dopo cinque anni trascorsi come consigliere di opposizione (2007-2012), oggi si candida alla poltrona di primo cittadino di Paternò. Sostenuto da quattro liste, ha nominato come assessori Enzo Auteri (medico), la ginecologa Natalina Tempesta e l’impren-ditore Consolato Papino.Naso, quali sono le linee-gui-da del suo programma?“La riqualificazione del centro urbano, la viabilità, il decoro urbano, e un’attenzione par-ticolare verso tutte le attività economiche e commerciali. Ci sarà una riqualificazione del centro e delle periferie”.Che spazio avranno le catego-rie più deboli, le associazioni e i giovani?“Dedicherò una cura partico-lare a tutte queste categorie, per le quali ho sempre speso le migliori energie. I più de-boli sono sempre stati al cen-tro della mia attività sociale e politica, come le associazioni e i giovani. Bisogna far com-prendere a tutti che l’Ammi-nistrazione apre le porte e non strumentalizza nessuno”.Paternò, come altri comuni, soffre di una notevole crisi fi-nanziaria.“Oggi fare amministrazione vuol dire essere manageriali, quindi cercare di reperire fon-di regionali, statali ed europei. Sarà necessario un assessore che si occupi solo di questo. Sarà importante consorziar-si con gli altri Comuni per promuovere delle iniziative finalizzate a valorizzare l’inte-ro territorio. Ovviamente con Paternò comune capofila”.

Come giudica l’esperienza come assessore della Giunta Failla?“Appena ho avuto la delega ai Servizi cimiteriali, ho visto che la gente andava al cimitero ma non aveva i servizi. E così, dopo tanti anni, quasi a costo zero, sono riuscito ad appron-tarei servizi per il cimitero e i bus navetta. Un’altra cosa che mi sono inventato è stato l’as-sessorato al Verde pubblico, rivitalizzando il Parco del sole, che versava in brutte condizio-ni. Come assessore allo Sport, al Turismo e allo Spettacolo ho

promosso delle manifestazioni intese come volano di svilup-po. Sono riuscito a ripristinare Roccanormanna, portando anche 6mila persone nell’ex Giardino Moscato. Grazie a questa attività,Paternò è stata ammirata dappertutto anche con le dirette satellitari”.Poi cosa è successo?“La mia attività ha comincia-to a disturbare, c’è stata una guerra contro la mia persona: l’Amministrazione voleva rea-lizzare qualcosa che non faceva parte del programma”.Cosa?

“L’inceneritore nella Valle del Simeto. Da lì è cominciata la guerra. Sono stato l’unico assessore a mettermi contro la costruzione del termovalo-rizzatore. L’attuale candidato sindaco del Pdl, allora asses-sore all’Urbanistica, era con l’Amministrazione. Non ho condiviso quel mostro e alla fine della legislatura mi sono dimesso”.In cinque anni di opposizio-ne, quali sono stati i punti che ha cercato di contrastare?“Il sindaco uscente, malgrado la ferma opposizione della cit-tà al termovalorizzatore, nella nuova legislatura ha ripropo-sto la realizzazione della strut-tura in contrada Petulenti. Noi abbiamo ripreso la battaglia con manifesti ed interventi alla stampa. Un’altra battaglia è stata quella contro l’addizio-nale Irpef, che siamo riusciti a bloccare. A fine legislatura se la sono votata e purtroppo non abbiamo potuto far nulla. Poi la battaglia per la riapertura del Centro anziani e disabili, che l’Amministrazione aveva chiuso. L’esperienza Failla è stata devastante”. Addirittura…“E anche folcloristica. Ha messo in ridicolo la città senza lasciare alcun messaggio. Mi riferisco a quando, per prote-stare contro l’Ato, si è messo in mutande ai Quattro canti, sal-vo poi, quindici giorni dopo, a votare il presidente dell’ente”. Nino Naso, come giudica la sua candidatura?“Una candidatura che parte dal ‘basso’, dal mondo dell’as-sociazionismo e dai cittadini, al contrario di quella del Pdl, che è stata ordinata dall’alto. I cittadini sanno che Nino Naso, con i suoi pregi e con i suoi difetti, ma con l’umiltà di sapere ascoltare tutti, se lo ritroveranno sempre. Non mi interessa fare il deputato o il parlamentare europeo, mi in-teressa la mia città”.

NASO,SOLO LA

MIA CITTÀ

La Lista Galvagno invita i cittadini, gli amici, i simpatizzanti a votare il candidato

SINDACO NINO NASO

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V incenzo Palumbo, 58 anni, avvoca-to, è il candidato

a sindaco dell’Udc.Sposato, una figlia, è stato assessore della Giunta Failla per dieci mesi, si è dimesso “per divergenze di idee sul modo di gestire l’assessora-to”. Gli assessori designati sono il dottore commercialista Andrea Filippone, l’ing. Pierfrancesco Scandura, e la giovane imprenditrice Ro-salba Piemonte.Perché ha deciso di candi-darsi?“Paternò vive in uno squal-lore indicibile. È arrivato il momento in cui le persone serie debbano scendere il campo. L’edilizia, il com-mercio, l’agricoltura, tutto è abbandonato. Credo che ci siano gli strumenti per avviare un rilancio attra-verso le normative come il decreto ‘Salva Italia’ che prevede una serie di incen-tivi per i giovani, per lo svi-luppo e per le strutture. Il progetto principale è quello di creare nuove opportunità di lavoro, sviluppare l’edili-zia, incentivare il commer-cio e soprattutto pianificare i servizi socio-sanitari. Oggi abbiamo bisogno della col-laborazione dei cittadini perché dobbiamo ridise-gnare assieme la politica e il progetto sociale della nostra città”.Tre fiori all’occhiello del suo programma.“Settore edilizio, settore socio-sanitario, organizza-zione della macchina am-ministrativa”. Da quale vuole iniziare?“Dall’ultimo, che considero fondamentale per il resto. Oggi la burocrazia è tale che qualunque iniziativa sbatte contro una serie di norme complesse e senza si-gnificato. Un recente decre-

to prevede uno snellimento delle procedure e un alleg-gerimento della macchina burocratica. Bisogna accor-pare gli uffici, creare delle unità funzionali, proiettate nelle nuove tecnologie”Il settore edilizio.“L’edilizia è il volano dell’economia. Bisogna fare una pianificazione che preveda il recupero del cen-tro urbano e contempora-neamente regolamentare l’espansione avvenuta fuori dal centro urbano. Come? Creando opportunità di lavoro, attirando investi-tori privati, e ridisegnando modernamente il Piano re-golatore ingessato da una serie di illegittimità e dai mancati espropri. Bisogna dare una vivibilità alla città: accanto ai grossi insedia-menti occorre creare spazi

verdi, asili nido, strutture sportive”.L’agricoltura.“E’ un settore sul quale si continua a millantare: si parla di arance ed è vera-mente ridicolo. Ero ragaz-zino e si parlava di arance. Ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, sento gente che vuole recuperare l’agri-coltura. Diciamoci la verità: l’agricoltura così com’è nel nostro territorio è fallimen-tare. Bisogna inventarsi un nuovo modo di fare agricol-tura creando delle coopera-tive, incentivando l’associa-zionismo, industrializzan-do il settore e migliorando la qualità. È indispensabile creare un marchio delle no-stre arance. Ma per tutto è necessaria una collaborazio-ne pubblico-privato e con l’Università”.

Lei sarebbe d’accordo per la realizzazione di un cen-tro commerciale nel terri-torio di Paternò?“Di centri commerciali ce ne sono troppi. Secondo me dobbiamo rivalutare le salumerie e i piccoli negozi, cioè dobbiamo creare i pre-supposti per una vendita al-ternativa basata soprattutto sulla qualità”.Come pensa di risolvere il problema del traffico?“Secondo me è un problema di educazione civica. Pur-troppo abbiamo un malco-stume: anche per fare dieci metri prendiamo la macchi-na. Fino a quando non fare-mo comprendere a tutti che camminare con le macchine fa male alla salute, non ri-solveremo il problema”. Come giudica gli anni del-la Giunta Failla?“Fallimentari sotto tutti i profili. Non è stata creata alcuna forma di sviluppo, c’è stato un totale abban-dono della città, un’assoluta indifferenza verso le gravi problematiche che l’afflig-gono, con una girandola di assessori a loro volta vitti-me dei partiti. Occorre un cambiamento vero”.Nel caso in cui non doves-se andare al ballottaggio, come si orienterà?“La gente ormai è matura, siamo in un momento in cui certa politica ha fatto il suo tempo. Vero che sono inserito in un partito, però credo che dobbiamo riscri-vere le regole della politica. E dobbiamo cominciare dalla sostanza e non dalle chiacchiere. Se non dovessi andare al ballottaggio, credo che mi troverò in imbarazzo nello scegliere il candidato. Farò le mie scelte con la massima autonomia, ma una cosa è certa: saranno loro ad aderire alle nostre idee e non viceversa”.

PALUMBO, CITTÀ PIÙ VIVIBILE

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Michelangelo Rei-tano, 63 anni, imprend i t o re

del settore elettrico, è can-didato a sindaco per la lista Forza Paternò. Sposato, tre figli, sostenuto dalla lista ci-vica “Forza Paternò”, si can-dida con lo slogan “Sindaco a costo zero”.Perché?“Il paese è disastrato e non mi sento di andarmi a sedere sulla poltrona di sindaco e rubare ai cittadini lo stipen-dio con questa crisi profon-da che stiamo attraversando. La gente non può comprare il pane, la pasta, si sta umi-liando per un posto di lavo-ro. Non mi va di dissanguare le persone”.Lei si è candidato 5 anni fa. Perché ha deciso di scende-re di nuovo in campo?“Cinque anni fa ho detto ai miei cittadini ‘provate a cambiare, provate l’impren-ditore’. Non mi hanno cre-duto. Sul palco ho detto ad ogni votante: ‘Regalatemi mezzo caffè e vi dimostro che costruisco le case per i vostri figli a costo zero’. Ri-sultato: siamo nei guai pro-fondi, e non ne usciremo”.Mi scusi, come si costruisce una casa a costo zero?“Monti ha messo la nuova tassa sulla casa, che oggi si chiama Imu, i Comuni de-vono azzannare i cittadini per finanziare un’opera pub-blica. Io quando chiedo ai votanti di offrirmi un Euro, significa incassare 40mila Euro al giorno. Voi pensa-te che con 40mila Euro al giorno non farei le case per i cittadini?”.Quindi lei propone ai cit-tadini di versare un Euro al giorno?“Certo, per un caffè. Divi-diamo un caffè”.Certo, ma c’è gente che quell’Euro al giorno non se lo può permettere.

“Mezzo caffè, l’altro mezzo, casomai, lo offro io. A parte gli scherzi, nessuno oggi è proprietario di nulla, quindi dobbiamo correre ai ripari”.Tre punti importanti del suo programma.“Prima di tutto sbloccherei l’edilizia, questo darà un vulcano di lavoro ai pater-nesi. Il secondo punto è il risparmio. Risparmio so-prattutto sulla spazzatura. Il terzo è l’agricoltura, che è penalizzata”. In che maniera ritiene di fare sviluppare l’edilizia?“Nel disordine bisogna met-tere ordine, è inconcepibile che ad ogni piccolo intoppo il Comune se ne lavi le mani lasciando tutto nelle mani della magistratura. Io, come sindaco, comandante di que-sto paese, prendo in mano tutte le carte e le tolgo alla magistratura, che ha altro a cui pensare. Ogni persona che butta un metro cubo di cemento dà un contributo al risveglio dell’economia”.Il Comune di Paternò non versa in buone condizioni economiche. Da dove pensa di prendere i soldi per por-tare avanti la città?“Quel po’ di risorse che il Comune ha, bisogna in-centivarle. Il paese si deve rendere produttivo dando lavoro e di conseguenza il Comune ha un incasso. E per raggiungere lo scopo, bi-sogna investire. Chiaramen-te la gente deve capire che si deve rimboccare le maniche, non si può aspettare la man-na dal cielo. Tutto questo l’ho detto cinque anni fa, ma nessuno mi ha creduto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti”.Quale candidato appogge-rebbe se non dovesse andare al ballottaggio?“Sono tutti degli incapaci. Lascerei libero il mio eletto-rato”.

REITANO, SINDACO A

COSTO ZERO

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Maggio-Giugno 2012 L’Informazione10

“Siamo finalmente arrivati in porto, a gran fatica e con molti sforzi, oggi alle tre del pomeriggio, e un lieto spet-tacolo si è subito presentato ai nostri occhi. La città, Pa-

lermo, con le spalle al nord, è situata ai piedi di alti monti. Sopra la città, per l’ora in cui eravamo, il sole gettava tutti i suoi raggi, in modo che le ombre tenui

delle facciate delle case ci stavano di fronte, rischiara-te dal riflesso”.È un brano del “Viaggio in Sicilia” che lo scrittore tedesco J. Wolfgang Goethe effettuò dal 2 aprile al 15 maggio 1787. Esattamente 225 anni fa l’autore de “Le affinità elettive” giungeva nell’isola e ne restava affa-scinato.Oltre due secoli dopo, un fotografo d’arte, Ignazio Russo, di Zafferana Etnea, innamorato come Goethe della Sicilia, ne avrebbe ricalcato le orme per fissa-re sulla pellicola non solo

i luoghi del “Viaggio”, ma un brandello di emozione, di sensazione, di anima dello scrittore tedesco. Al punto che, ammirando le foto di Russo, non sappiamo dove finisce lo stato d’animo dell’uno e dove inizia lo sta-to d’animo dell’altro. Perché quei meravigliosi scatti in

SULTRACC

GOEMostra fotografica e

di ceramica sul viag-

gio in Sicilia dello

scrittore tedesco.

Sede: la Pasticceria

Russo di Santa Ve-

nerina. Artisti d’ec-

cezione Ignazio Rus-

so e Carmen Cutuli

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bianco e nero racchiudono qualcosa che si può definire con una sola parola: “arte”.“Senza veder la Sicilia, non ci si può fare un’idea dell’Italia. La Sicilia è la chiave di tutto”, disse Goe-the alla fine del viaggio in Sicilia.Una metafora viva, palpi-tante e attualissima ancor oggi. “A destra il monte Pellegrino, con le sue forme graziose in piena luce, a si-nistra la spiaggia adagiata via via coi suoi seni, le sue sporgenze, i suoi promonto-ri”. E poi, man mano che il “Viaggio” proseguiva, altri appunti vergati a mano, quadretti impressionistici che l’autore del “Werther” allestiva mentre passava da

Sciacca a Girgenti, da Cal-tanissetta a Castrogiovanni, fino a Catania, ad Aci-trezza, a Taormina, dove a proposito del Teatro antico scrive: “Chi si collochi nel punto più alto, occupato un tempo dagli spettatori, non può fare a meno di confes-sare che forse mai il pub-blico d’un teatro ha avuto innanzi a sé uno spettacolo simile”.Oggi Russo, con una mac-china fotografica, ripercorre quel mitico viaggio, offren-doci le immagini di una Sicilia che pensavamo di aver perso. Le immagini di

un tempo in cui la natura e l’uomo convivevano ar-moniosamente. Le imma-gini di una Magna Grecia che per secoli attrasse i più grandi visitatori del Vecchio

Continente. Le immagini di un sogno diventato realtà grazie alla sensibilità di un fotografo che è andato al di là della stessa fotografia.

(Luciano Mirone)

LLE CE DI

ETHE

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C ’è una festa, in provincia di Ca-tania, che per

intensità, per emozioni,per religiosità e per folclore può essere equiparata sol-tanto alle manifestazioni in onore di Sant’Agata. È la festa di Sant’Alfio, che a Trecastagni viene celebra-ta il 9 e il 10 maggio. È in questo paesino alle pendici dell’Etna che, secondo la tradizione, Alfio passò as-sieme ai fratelli minori Fila-delfo e Cirino, proveniente dal paese d’origine di Vaste, in Puglia, per subire suc-

IL SANTO MIRACOLcessivamente il martirio a Lentini. Da tanti secoli la gente dell’Etna, insieme ad una

moltitudine di persone provenienti dall’intera Sici-lia e dal continente, si reca a Trecastagni per chiedere una grazia, per ringraziare o semplicemente per prega-re i tre Santi miracolosi.Difficile spiegare le emo-zioni che si provano nell’assistere ad un ritoche ti porta magicamente ad epoche in cui gli unici mezzi di locomozioni erano il carretto e il cavallo, mez-zi che ogni 10 maggio, ieri come oggi, arrivano a Tre-castagni bardati a festa per fare la “Salita dei Sapona-

ri”, un altro rito che si per-de nella notte dei tempi. Difficile spiegare le emo-zioni che si provano nella

notte fra il 9 e il 10, quando lungo le strade vedi sfilare i “nudi” che si recano al san-tuario con quelle immense

torce accese, e poi, giunti al cospetto dei Santi, si lascia-no andare ad implorazioni che muovono alla commo-

Sant’AlfioTrecastagni

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LOSOzione anche chi non crede.Difficile spiegare le sen-sazioni che si provano nei giorni di festa durante la

passeggiata lungo la via principale, quando sei at-torniato da tutte quelle bancarelle che espongono le primizie di stagione, cilie-gie, nespole ma soprattutto l’aglio, con quell’odore in-confondibile che si espande nell’aria e che ti dice che è arrivata la primavera. Dif-ficile spiegarlo perché una festa del genere ha il potere di evocare epoche antiche così come il paese che la ospita, con le sue stradine, le sue chiese, i suoi angoli suggestivi, le sue botteghe del vino. Tutto questo forse non puoi spiegarlo appieno. Devi vi-verlo!E anche se siamo consa-pevoli che è difficile, ab-biamo cercato di scriverlo, raccontando i momenti più salienti, le usanze, le origini di una delle feste più belle dell’isola.

A TRECASTA-GNI IL 9 E

10 MAGGIO SI CELEBRA LA FESTA DI SANT’ALFIO.

UN RITO UNICO ED EMOZIO-NANTE

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nuti per così dire minuzzoli. Ciò non ostante, sopra un pavimento cotanto scabro, i fedeli hanno sciolto il voto dell’anzidetta penitenza osti-natamente: imperocché mai non hanno voluto cambiar-la con altra meno pericolosa alla loro sanità per consiglio de’ cappellani della chiesa ivi presenti. Laonde si è a ogni

anno dovuto vedere quel pa-vimento colorito a parecchie strisce di sangue. Per rendere meno straziante e pericolo-so lo strascico della lingua, si è nell’aprile di quest’anno fatta, con denaio di alquan-ti devoti, nella linea centrale del pavimento della chiesa una striscia di marmo; ed ai lati di essa si sono aggiunte due larghe strisce di lastre di lava etnea, per passarvi sopra il fercolo senza avvenire spez-zamento di mattoni”. Fino agli anni Quaranta del secolo scorso le vie della cittadina erano invase da carretti ru-morosi, gremiti da uomini,

capriccio e commozione la lingua insanguinata di una donna, preceduta dalla figlia che con un fazzoletto bianco puliva il pavimento, sul qua-le lasciava strisce di sangue. Qualcuno tentava, ma inutil-mente, di alzarla da terra, re-sistendo anche alle insistenze del sacerdote che voleva dis-suaderla a continuare. Il Bo-nanno, nelle annotazioni alla sua “Vita dei tre santi Alfio, Filadelfo e Cirino”, scrive: “… Niuno può rattenere le lacrime alle mostre di calda devozione, che fannosi ‘a tre gloriosi Martiri. E chi senza sentire per tutte le membra fortissimo brivido può vede-re le penitenze, che parecchi vi fanno in quel giorno di fe-sta, strascinando la lingua dal limitare della porta grande fino al primo gradino dell’al-tare maggiore. E qui è da considerare che nei tempi an-dati fino a quest’anno (1838) il pavimento della chiesa è stato, giusto nel mezzo, sca-brosissimo, perché i mattoni sonosi rotti in tal guisa per lo strascico delle quattro ruote della gran bara di trionfo, os-sia del fercolo, che sono dive-

La festa di sant’Alfio a Trecastagni è senza dubbio la manife-

stazione di folclore reli-gioso più caratteristica della plaga etnea: per molti versi è assimilabile alle altre feste pa-tronali della Sicilia orientale, mentre per affluenza di po-polo da gran parte della pro-vincia e per la pratica di riti e usanze può essere considerata un “unicum” nel suo genere. Pur nella sua staticità negli elementi essenziali da oltre quattro secoli essa è andata via via modificandosi in ta-lune forme per l’abbandono di certe pratiche specifiche e la introduzione di nuove in rapporto al mutare dei tempi e all’evoluzione della civiltà sotto l’aspetto umano, civile e tecnologico. Sotto l’aspetto poi strettamente religioso, mentre sono scomparse pra-tiche esteriori raccapriccianti, quasi disumane, quali lo stra-scico della lingua dall’ingres-so della chiesa fino all’altare maggiore e il percorso dello stesso tragitto sulle ginocchia nude, sono ancora molto diffusi i pellegrinaggi indivi-duali a piedi scalzi – i viaggi – per tutti i giorni del nove-nario anche da località abba-stanza distanti. Lo strascico della lingua era frequente nel Settecento, nell’Ottocen-to ed ancora fino agli anni Trenta del secolo scorso: ho anch’io osservato con rac-

LA FESTA PIÙ CA

Sant’AlfioTrecastagni

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donne e bambini, seduti su seggiolini ben legati alle sponde, i quali, accompa-gnandosi con strumenti vari, propri della civiltà contadi-na, fischietti, marranzani, tamburelli, e qualche volta chitarre e mandolini, si esi-bivano in canzoni popolari, cantilene, serenate, intercala-te dal frequente grido “Viva Sant’Alfio”. Era il carretto il mezzo comune di locomozio-ne per famiglie e comitive di estrazione popolare, oggi so-stituito dall’automobile, che ha tolto alla festa quella nota di colore, di allegria chiassosa propria del folclore. La parte-

cipazione della masse appare oggi più composta, meno ru-morosa, ma anche più fredda e distaccata e poco partecipe di quel tocco di allegria e festosità nelle quali si mani-festa e si coglie il carattere proprio del popolo nella sua semplicità e nella sua genui-nità, estraneo ad ogni forma-lismo di facciata. L’odierna sagra del carretto siciliano, artisticamente scolpito e la-vorato, trainato da fieri ca-valli sfarzosamente bardati, altro non è che il retaggio o il ricordo, elevato a celebra-zione storica, di quel mezzo di trasporto proprio della

“LO STRASCICO DELLA LINGUA

ERA FREQUENTE NEL SETTECEN-TO, NELL’OTTO-CENTO E FINO

AGLI ANNI TREN-TA DEL ‘900”

ARATTERISTICAciviltà contadina e popolare ormai sommersa e travolta dal progresso tecnologico e alla quale si guarda con una nota di nostalgia e rimpianto, rimpianto per una vita sem-plice, scevra dalle complica-zioni formali e dalla insoddi-sfazione che oggi dominano il vivere quotidiano. Dopo l’uscita dei Santi si formava-

no le lunghe teorie di carretti verso le località di partenza, con le sponde cariche di agli di mazzi pendenti, mentre gli uomini vuotavano fiaschi di vino rosso con abbondanti mangiate di carne equina. In questo fondersi e confonder-si in nodi inestricabili, reli-giosità e folclore, allegria e spensieratezza, soddisfazione per un voto tramandato dai padri e dai nonni e adem-piuto fedelmente, palpita l’anima del popolo nella sua semplicità e genuinità e nel-la compiuta soddisfazione di desideri e ambizioni ele-mentari. Quella lunga fila di carretti chiassosi in una alle-grezza sfrenata rappresentava a Catania nel pomeriggio di quel fatidico 10 maggio la “calata dei ‘mbriachi”, il co-ronamento di una festa che, perdendo ogni parvenza di religiosità, diveniva soltanto baldoria sfrenata di gente al-legra. Nella Catania di allora, per le vie affollate, si creava un tale tumulto da indurre il vescovo ad esonerare i cano-nici della cattedrale a recarsi in chiesa per il canto o la re-cita del divino uffizio. Quei

“nudi”, che la notte prece-dente si erano partiti dalla città a gruppetti o singolar-mente, con la pesante torcia sulle spalle, fra il continuo grido di Viva Sant’Alfio, che udivo nel silenzio del buio dormitorio del collegio men-tre la fantasia mi trasferiva commosso nella piazza del paesello in festa, ora tornava-no avvinazzati sui carretti con nel volto i segni della gioia e della soddisfazione per avere adempiuto un voto, un com-pito, un dovere avvertito con scrupolo religioso, anche se poi si tratta di esteriorismo formale, che poco o nulla in-cide sulle intime convinzioni morali e sui comportamen-ti del vivere quotidiano nei rapporti con se stessi, con il prossimo e con la realtà nella quale si vive. Questo e tante cose ancora è stata nel passato la festa di Sant’Alfio, festa di un’intera provincia, da Bron-te a Biancavilla, Adrano, Pa-ternò, Belpasso, i paesini più vicini, Acireale, dove la devo-zione per i Tre Fratelli è stata sempre vissuta con trasporto e ancora oggi, pur in forme diverse e con diverso senti-re, si avverte e si pratica e si vuole tramandare ai figli in manifestazioni più raccolte, più convinte e prive di este-riorismo e formalismo feti-cistico e come espressione di fede illuminata e non di cieca adesione alle tradizioni.

di Alfio Barbagallo

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La salita dei SapunaraÈ una sfilata al trotto di tutti i cavalli e carrozzini che salgono da Catania. Non è una corsa (almeno, secondo la tradizione), ma una sfilata vera e propria. I calessi arrivano con cavalli de-corati, percorrono la salita ed arrivano al santuario, rendono omaggio ai santi e proseguono

verso i paesi vicini.

Le reliquieSono tre parti della testa dei santi, più un braccio di san Cirino, una mano ed una por-zione di piede di sant’Alfio.

Le statueI simulacri che oggi si vene-rano, di egregia fattura e di straordinaria espressività nelle

lievi differenze e nella forte rassomiglianza della consan-guineità, sarebbero opera del-lo scultore romano Giuseppe Orlando che, secondo il Bo-nanno, risulta avere lavorato a Trecastagni nei primi anni del ‘700. Furono riccamente do-rati nel giugno del 1715, con la spesa di onze 49, e ritoccati nei colori e nella doratura nel 1896 da Ferdinando Cappel-lani, come si legge alla base di uno di essi. Nel 1991 un nuovo restauro viene eseguito ad opera di S. Borra, H Lin-denbach, P. Damiani. È singo-lare il fatto (e nell’iconografia ne abbiamo esempi rari) che i nostri santi siano rappresentati seduti su sfarzose sedie came-rali. Forse si vorrebbe alludere alla condizione di aristocrati-ci, che la tradizione attribuisce ai giovinetti, figli del nobile Vitale.

Il fercoloIl fercolo attuale, in legno ri-vestito di rame, venne costru-ito dall’artigiano trecastagnese Antonino Toscano su proget-to dell’arch. Alfio Torrisi nel 1894, mentre il baldacchino, ricamato in oro, è del 1872, e serviva per la vecchia vara. Nel maggio 1987 venne re-staurato da Giuseppe Torrisi a spese di molti devoti con l’impiego di Kg 250 di rame, Kg 400 di bronzo fuso e Kg 15 di argento.

Le origini della festaLa festa di Sant’Alfio a Treca-stagni, la più caratteristica tra quelle primaverili della pro-vincia di Catania, risale a tem-pi immemorabili, se si pensa che, dopo il martirio dei fra-telli Alfio, Filadelfo e Cirino, avvenuto a Lentini nel 253 d.C, quasi subito fu innalza-ta un’icona votiva nel luogo del loro passaggio dove oggi sorge il santuario di Trecasta-gni. Tuttavia la festa ebbe un impulso particolare dopo che, nel 1516, furono ritrovate le reliquie dei tre santi nel mo-nastero dei Padri Basiliani di San Filippo di Fragalà (Mes-sina).

LE NOTIZIE DELLA FESTA

Sant’AlfioTrecastagni

Periodico di attualità, varietà, sport e costume

L’Informazione

Direttore responsabileLuciano [email protected]

Hanno collaboratoBarbara ContrafattoAngelo ContiNorma Viscusi

Luciano Mirone

FotoJoe FaroArchivio L’Informazione

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L’Informazione è presente a:Catania, Acireale, Adrano,Belpasso, Biancavilla, Bronte, Giarre, Motta S. Anastasia,Nicolosi, Paternò, Pedara,Ragalna, S.M. Licodia, Santa Venerina, Trecastagni,Zafferana Etnea.

Foto Joe Faro

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P.Ivanov specialista di malla-tie cardiovascolari ha condotti studi specifici sull’aglio e sulla cipolla, arrivando a concludere, dopo dieci anni di ricerca come questi alimenti (come anche la noce) abbiano effetti benefici nell’abbassamento del livello di colesterolo nel sangue. L’aglio svolge un’azione antisettica, balsamica, vaso dilatatoria ed espettorante a livello dell’appa-rato respiratorio, con il quale interagisce calmando, ma an-che prevenendo problematiche quali la bronchite; è un anti-settico, antibiotico e facilita in persone senza acidità anomala o gastrite la digestione. In ge-nerale è utile e consigliato per quelle persone che hanno pro-blemi di ipertensione, malattie da raffreddamento e contro i disturbi dei fumatori cronici;

combatte le infezioni, grazie alla presenza dell’allicina, che risulta essere una antibatterico; in generale fluidifica il sangue e abbassa la pressione sangui-gna per merito dell’alliina e per la sua azione stimolante della diuresi. L’aglio gode, inoltre, di proprietà spasmolitica, antiset-tica ed antidiarroica a livello intestinale, andando ad aiutare nel trovare sollievo da infezioni, vermi intestinali, dissenteria, coliti, flautulenza. A livello mu-scolo scheletrico è un ottimo rimedio per le artriti, i reuma-tismi e, grazie al solfato di allile, per migliorare la funzionalità delle articolazioni. Da ultimo, ricerche recenti sembrano di-mostrare che i principi nutritivi contenuti nell’aglio abbiano un’azione antidegenerativa e antineoplastica, oltre a posse-

L’aglio è uno dei sim-boli della festa di sant’Alfio, una pri-

mizia che viene esposta nelle bancarelle nei giorni della festa, lasciando quell’inconfondibile odore aspro lungo le vie di Tre-castagni. Un binomio inscin-dibile - l’aglio e la festa - che si perde nella notte dei tempi e che trae origine dalla civiltà contadina che definisce questa manifestazione come la “Festa di primavera”. L’aglio (Allium sativum) è una preziosa pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Liliacee, ori-ginaria dell’Asia centrale che conferisce ai cibi un aroma caldo, pungente, leggermente piccante, ma soprattutto sti-molante. L’aglio veniva utiliz-zato già al tempo degli Egizi come “farmaco” e lo ritroviamo in ben 22 ricette in un papiro medico egizio risalente al 1500 a.C. chiamato El Sers. Nel pri-mo secolo un famoso naturali-sta romano, Plinio consigliava di consumare spicchi d’aglio per combattere ben 61 malat-tie; l’aglio è stato usato anche in Cina per combattere una forma di meningite, sopperendo alla mancanza di antibiotici. Anche in età più moderna si hanno diversi studi sulle qualità e le proprietà dell’aglio: il dottor

dere proprietà studiate negli ultimi anni potenzialmente molto efficaci contro la pso-riasi. L’aglio è uno stimolante naturale del sistema immunita-rio, capace di alzare e regolare tutte le sfaccettature delle difese immunitarie, regola il tratto in-testinale, combatte le infezioni specialmente quelle delle vie aeree, migliora l’intero sistema circolatorio (diliusce e previene anche la formazione di trom-bi), agisce anche sugli ormoni sessuali, ma mi preme ricorda-re che quando viene cucinato l’aglio perde quasi il 90% delle sue proprietà nutritive e micro-bicidiche. Grazie al migliora-mento della circolazione, al suo potere diluente del sangue e alla sua azione mirata sugli ormoni sessuali, risulta essere anche un buon compagno di letto.

L’AGLIO DI SANT’ALFIO

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scita che ci hanno portato ad essere un grosso punto di riferimento di medicina di la-boratorio a livello nazionale: una prima tappa è stata quella dell’iscrizione all’Albo nazio-nale dei laboratori di ricerca (unico laboratorio privato del Sud), una seconda invece è rappresentata dalla pubbli-cazione di nostri testi su una serie di riviste internazionali. L’Istituto svolge una intensa opera di ricerca, al contrario degli altri laboratori, che fan-no solo un’attività di tipo dia-gnostica”.Come è nata l’idea di fonda-re l’Istituto ricerca medico e ambientale?“Dalla consapevolezza di ac-cedere a un livello superiore, cosa che non si poteva fare con un semplice laboratorio. All’interno dell’Irma ci sono tutti i settori specializzati pre-visti dalla normativa”.Quali attività si svolgono?“Ormai l’Istituto ha raggiunto livelli di qualificazione impor-tanti. È un Istituto clinico e diagnostico a tutti gli effetti. Le branche autorizzate sono allergologia, angiologia, car-diologia, ginecologia, genetica medica, endocrinologia. Sia-

mo l’unico Istituto del Meri-dione specializzato nell’aller-gologia molecolare”.Nel corso di questo decennio, l’Irma ha conosciuto diverse tappe evolutive. Qual è quella più recente?“Praticare delle diagnosi fa-cendo ricorso a pratiche non invasive. Ci stiamo riuscendo egregiamente per lo scree-ning alla prostata attraverso il PCA3, che ci consente di ri-durre del 70 per cento le biop-sie prostatiche. Un altro avan-zamento diagnostico consiste nel gastro-panel, una indagine ‘biochimica’ che ci permette di individuare l’infiammazio-ne dello stomaco e che ci evita di usare l’endoscopio. Questo ci dà la possibilità di accerta-re le malattie gastro-enteriche attraverso un test biologico ef-fettuato nel sangue che, anche in questo caso, evita il ricorso all’endoscopia, la quale, co-munque, va utilizzata in caso del sospetto di una patologia tumorale”. Può spiegare in parole pove-re in cosa consistono questi test? “In un semplice prelievo di sangue. Da questo rileviamo delle informazioni, per esem-

L’Istituto ricerca me-dico ambientale di Acireale (Irma) com-

pie dieci anni. Con 35 dipen-denti (tra medici, ricercatori e personale amministrativo), e con circa 400mila presta-zioni l’anno nei confronti di un’utenza proveniente da tut-to il Sud Italia (con punte di presenze anche dal Centro e dal Nord), si pone tra le realtà più interessanti del panorama nazionale nel settore della dia-gnosi e della cura delle aller-gopatie, delle malattie gastro enteriche, delle intossicazioni da metalli pesanti, nonché della diagnosi delle malattie genetiche. Non solo. L’Istituto si occupa da tempo dell’attivi-tà eruttiva dell’Etna: “Questo per studiare il nesso tra le so-stanze emesse dal vulcano e la salute degli abitanti”. Giovanni Tringali, tre lauree (Scienze biologiche, Scienze naturali e Medicina) e specia-lizzazioni in Biologia chimica, Microbiologia e virologia me-dica, è il fondatore e il diretto-re dell’Istituto.Dott. Tringali, dieci anni di eccellenza nel settore della sa-nità privata.“Dieci anni di continua cre-

pio, sul tipo di gastrite (atrofi-ca, iper secretiva, o dell’antro), di colite o di tante altre patolo-gie presenti nell’organismo”. E inoltre?“Recentemente abbiamo pre-sentato a Roma, al Convegno nazionale dell’Mcf (Sindro-me da ipersensibilità chimica multipla), i nostri dati sulla gluten-sensitivity. Abbiamo dimostrato di avere risolto casi importanti in questo set-tore. Ormainon occorre recar-si al Nord per trattare orticarie fastidiose o ribelli alla terapia, oppure i casi di allergie com-plesse, basta rivolgersi all’Ir-ma”.Quale è stato il momento in cui l’Irma ha fatto il salto di qualità?“Nel 2005, quando siamo sta-ti iscritti all’Albo nazionale dei laboratori di ricerca. Da allora si è data un’impostazione da Istituto clinico diagnostico, con un organigramma artico-lato, con uno staff di ricerca-tori che viene inviato all’estero per migliorare e accrescere le proprie competenze”.I prossimi dieci anni?“Migliorare le nostre eccellen-ze per rafforzare un Polo che sia l’orgoglio della Sicilia”.

IRMA, DIECI ANN

L’Istituto (tra i primi in Italia) diagnostica e cura le allergopatie, le malattie gastro enteriche ed altre patologie. Intervista al fondatore e direttore Giovanni Tringali

Medicina

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Maggio-Giugno 2012L’Informazione 19

NI DI ECCELLENZASocio BIOSISTEMA s.c.r.l.

BIONETWORK

ISTITUTO ISCRITTO ALL’ALBO NAZIONELE DEI LABORATORI DI RICERCA – Decreto MIUR n° 1417 GU n° 160 del 12/07/05 Progetto “Bionetwork” realizzato con il cofinanziamento dell’Unione Europea e dello Stato Italiano [decreto n° 1765/ric. del 19/22/2007 – Fondo per lo Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale Europeo (FSE) e Fondo di Rotazione (FDR)],

POLIAMBULATORIO: ALLERGOLOGIA, ANGIOLOGIA, ENDOCRINOLOGIA, DIABETOLOGIA, EMATOLOGIA, GINECOLOGIA, GENETICA, NEUROLOGIA, TRATTAMENTO OBESITA’ ED ENTEROPATIE, ECOGRAFIE.

94 agg. 01.12.2011- Gli esami specialistici dell’I.R.M.A. consentono di ridurre le indagini invasive.

Se spesso si assumono antiacidi o sono presenti fastidiosi disturbi dopo i pasti, è probabile che si tratti di una sindrome dispeptica. In tal caso non è preoccupante ma occorre porre una diagnosi sicura. Finora il solo test diagnostico disponibile è la gastroscopia, che si effettua introducendo nello stomaco, attraverso la bocca o il naso, un tubo sottile e flessibile con all’estremità una piccola telecamera che consente al medico di osservare l’interno dello stomaco. Il GastroPanel è un esame non invasivo che tramite prelievo di sangue fornisce informazioni sullo stato della mucosa gastrica evitando in prima istanza la gastroscopia.

La calprotectina fecale è un ottimo indice di infiammazione intestinale e qualora associata a SAA, IgA, IgG ASCA, IgA e IgG AGA, ricerca immunologica del sangue occulto nelle feci, consente in prima istanza di poter evitare la colonscopia.

Il PCA3 è un nuovo esame di oncologia molecolare che consente di ridurre in circa il 70% dei casi riduce la biopsia prostatica. L’I.R.M.A. è l’unico Istituto Clinico-Diagnostico che lo effettua in Sicilia Orientale.

Infine la flussocitometria tramite test su basofili e linfociti consente di evitare il ricovero ospedaliero effettuando in modo sicuro e affidabile gli esami per valutare le farmacosensibilizzazioni che possono indurre pericolose reazioni anafilattiche.N.B. in caso di sospetta neoplasia le indagini endoscopiche devono essere effettuate.

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