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Ultrazzurro Giugno 2012

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Mensile tifosi napoletani

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Per ricevere a casa UltrAzzurro basta pagare le spese di spedizioneinviando un vaglia postale di € 40,00 intestato a: GENNARO MONTUORIVia Cesare Pavese, III Trav. n° 2/A - 80018 Mugnano (NA).Riceverai il mensile periodicamente a casa tua per un anno(con probabile esclusione di Luglio ed Agosto).

Direttore Editoriale

Gennaro Montuori

Hanno collaborato:

M. Carratelli

M. Cucco

M. Filardi

L. Merluzzo

C. Montuori

E. Tuccillo

In redazione:

Cinzia Montuori

I servizi fotografici sono di:

Raffaele Esposito

Copertina e poster di:

Gennaro Uccello

Impaginazione e

ideazione grafica:

Gennaro [email protected]

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del corriere espresso:

4 EDITORIALE

6 L’INFINITA SFIDACON LA JUVENTUS

8 20 MAGGIO 2012: IL RACCONTO

12 ’NA SERA ’E MAGGIO

16 I MOMENTI STORICIDEL NAPOLI

22 LA FOTO DEL MESE

24 IMMAGINI DELLA FESTAAL’OLIMPICO

30 IL GIOCATORE DEL MESEPAOLO CANNAVARO

34 NAPOLI - SIENA

38 JUVENTUS - NAPOLI

44 LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI

42 GENNARO IEZZOSI RACCONTA

48 INSIGNE È PRONTOPER IL NAPOLI

50 MAZZARRI RICEVEIL PREMIOENZO BEARZOT

52 TIFOSE DOCMARIKA FRUSCIO

56 LO SPAZIODEI TIFOSI

Per la pubblicitàsu questo mensilerivolgersi alla redazione di:

Tifosi NapoletaniMUGNANO (NA)Via Cesare Pavese, III trav. 2/Atel/fax 081 745 14 33

Gli articolisti forniscono la propriaprestazione a titolo spontaneo,gratuito e assumendosla responsabilità.

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

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Carissimi lettori, c’eravamo lasciati con una copertina di speranza “facciamo poker”. Ci ritroviamo con questa vittoria cheha salvato la nostra annata… La nostra squadra ci ha dato questa grandissima emozione. Dopo aver vissuto questa gioiain prima persona all’Olimpico, ho avuto modo di festeggiare per altre ben due volte: una a Bacoli in compagnia di Isaia

Della Ragione, Presidente della sezione di Bacoli, e di tutti i suoi amici e la seconda a Malta in occasione dei vent’anni dalla nascitadel “Club Napoli Malta” (Respiro Azzurro). Il Presidente Frans Debono, la vicepresidente Isabella Oliviero ed il comitato mi hannoaccolto con una gioia immensa, facendomi vivere tre giorni straordinari e premiandomi nell’ambito della prima edizione del trofeo“Cavaliere Azzurro di Malta”, riconoscimento che verrà assegnato anno per anno ad un illustre personaggio che ha legato il suonome alla SSC Napoli. Quest’anno ho avuto l’onore di essere scelto in qualità di “Professore dell’Università del tifo, Ambasciatoredel tifo sano, per essersi battuto contro la droga e la violenza negli stadi”. Per quanto riguarda le voci di mercato ormai Lavezzi è adun passo dal PSG. Questa notizia ha sconvolto tutta la tifoseria, in compenso il nostro Presidente potrebbe confermare Pandev, farritornare Insigne e potrebbe provare ad acquistare un altro grande attaccante. Auguriamoci che il patto De Laurentiis-Mazzarri incentivi l’acquisto di ulteriori calciatoriimportanti per poter competere sui tre fronti, a differenza di quanto accaduto l’anno scorso. Sicuramente ci mancherà la musica della Champions, quella dolce melodia che avevaportato 6 milioni di napoletani a sognare, soprattutto dopo le due strepitose vittorie contro le due inglesi (Man City e Chelsea) . Dopo la delusione del quinto posto c’è statasubito la vittoria della Coppa Italia. Grazie a questo trofeo decine di migliaia di napoletani sono scesi in piazza a festeggiare come se avessimo vinto la coppa del mondo. Questaè un ulteriore dimostrazione che questo popolo ama profondamente la propria squadra. Questa risposta di riflesso va al nostro presidente De Laurentiis che riteneva la CoppaItalia e l’Europa League “coppette”. “Don Aurelio” deve capire che il Napoli va oltre ogni limite e che per i tifosi oltre ad essere una fede è anche uno stato d’animo della città. Allaluce del successo in Coppa Italia contro la rivale sempre, nonché neo-campione d’Italia, della Juventus, e alla luce della conquista della Champions da parte del Chelsea (battutolargamente dagli azzurri al San Paolo), questo Napoli, con una rosa più completa, avrebbe potuto arrivare fino in fondo a tutte e tre le competizioni. All’interno di questo mensiletroverete tantissimi articoli che vi toccheranno il cuore. Auguro a tutto il popolo napoletano buone vacanze, con la speranza che a Settembre ci ritroveremo con una squadradegna della nostra meravigliosa tifoseria. Ma, nonostante la rosa corta, lasciatemi comunque ringraziare quei 13-14 campioni che ci hanno fatto sognare e gioire. Vi rinnovo ilconsueto appuntamento televisivo con “Tifosi Napoletani” tutti i giovedì (fino all’ultima puntata del 28 Giugno) sulle frequenze di Canale 34. La trasmissione sarà visibileanche in streaming live sul nostro sito www.tifosinapoletani.it attraverso il quale potrete interagire con noi, godere di un’ampia sezione riservata alle News ed essere costantementeaggiornati anche nel corso dell’estate sulle vicende del Calcio Napoli e sui nostri appuntamenti per la prossima stagione. Un abbraccio a tutti voi, un ringraziamento particolarea tutti i nostri sponsor, e come sempre, dal profondo del cuore, Forza Napoli!

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L’INFINITA SFIDA COiciamo la verità. La quarta Coppa Italia conquistata dal Na-

poli, il Napoli di Mazzarri, è stata la più bella. Nelle precedenti settefinali, gli azzurri avevano battuto Spal e Verona e, con la squadra diMaradona, l’Atalanta. Avevano però perso le finali contro le “grandi”,contro Inter e Milan. Avere vinto finalmente la Coppa contro una“grande”, e avversario storico, è stato magnifico. Avere battuto laJuve, che puntava orgogliosamente all’accoppiata campionato-Coppa, risorgendo da calciopoli e conquistando con Conte le antichevirtù di battaglia e di corsa, è stato entusiasmante.

Nella notte di Roma, con trentamila napoletani all’Olimpico,come ai bei tempi delle trasferte del Napoli di Vinicio e del Napoli diMaradona, la squadra di Mazzarri è stata grande rubando alla Juvele sue stesse armi, l’aggressività, la compattezza, la determinazione,la conquista di una vittoria fortemente voluta e seccamente messaa segno. Una notte da eroi, strenuamente in difesa, cinici in attacco.

La Juve, che doveva festeggiare l’”addio” di Del Piero, ed è statoun “addio” malinconico, si è arresa. Prima castigata su rigore, poipolverizzata da un mirabile contropiede. Cavani e Hamsik hanno si-glato un 2-0 memorabile dando vita alla notte napoletana di gioia,di canti e fuochi d’artificio, dalla stazione centrale alla stazione ma-rittima lungo il percorso del pullman trionfale.

La Juve si è piegata davanti a un Napoli irriducibile, battagliero,sicuro, forte perdendo ritmo, grinta, solidità. Ed è stata un’altra dellevittorie azzurre entusiasmanti sulla Vecchia Signora, tornata a pro-porsi Fidanzata d’Italia col caschetto finto di Conte.

Anche Maradona si accorse quanto valesse nel cuore e nell’attesadei tifosi azzurri la sfida con i bianconeri. Anche Diego afferrò ilsenso di una battaglia infinita, di un confronto ad alta tensione,forte di una lunga tradizione di sfide, punteggiata da memorabili im-prese. Non solo il predominio juventino negli anni di maggiore forzadel club torinese, ma anche le storiche vittorie azzurre, spesso sboc-ciate dal cuore, dall’orgoglio, dalla grinta di piegare un avversariotosto contro il quale la vittoria valeva sempre il doppio.

Lo capì Diego quel pomeriggio in cui la sua mirabile e “impossi-bile” punizione nei sedici metri, con la barriera bianconera a pocadistanza, un ostacolo apparentemente insormontabile, colpì la Juveper l’1-0 del 1985 al San Paolo. Volò la “palommella” del pibe oltre idifensori schierati a muro e andò a posarsi nell’angolo alto alla sini-stra di Tacconi, autentica statua di sale sulla prodezza di Diego. LaJuve era imbattuta a Napoli da undici anni (4 vittorie e 7 pareggi).Arrivava sempre con l’aria padrona e l’arroganza della squadra cuitutto era dovuto. Era il secondo anno di Diego. Nel primo anno, ilNapoli aveva perso 2-0 a Torino e fatto 0-0 al San Paolo. Arrivò laJuve di Platini e Cabrini, di Scirea e Laudrup, di Brio e Bonini e fuinchiodata ad una sconfitta che scalda ancora i cuori dei tifosi nelsogno di quella “piuma” che si adagiò nella porta di Tacconi, sotto lapioggia di novembre, un bellissimo novembre.

La lunga sfida cominciò proprio nel primo anno del girone unicodi serie A (1929-30). Prima giornata, prima partita degli azzurri con-tro la Juventus. A Torino, il 6 ottobre 1929. Uno scontro epico de-scritto dagli “inviati” dei giornali napoletani con toni accesi. Perchéfu subito battaglia. Giocava e picchiava la Juve di Combi, Rosetta,

Caligaris, Varglien, Munerati, Cevenini, Orsi, una formazione di gio-colieri e combattenti. Gioco duro, il Napoli fatto a pezzi finendo ilmatch in otto con De Martino, Roggia e Zoccola azzoppati. Il gol diMunerati a cinque minuti dalla fine (3-2) segnò la vittoria della Juve.C’erano già ampi motivi di rivincita, di botte da restituire, in con-fronti che si sono annunciati spesso aspri. Il Napoli si riscattò l’annodopo a Torino mettendo a segno la prima di sette vittorie azzurresul campo bianconero. Vinse la squadra di Garbutt con i gol di Bu-scaglia e Vojak (2-1).

La Juve entra nella storia del Napoli anche nelle partite inaugu-rali dell’Ascarelli e del San Paolo. Nello stadio degli anni Trenta, andòin vantaggio di due gol. Nell’intervallo Garbutt inchiodò gli azzurrialla vergogna di quel risultato. La reazione in campo fu furiosa. Duegol di Buscaglia, “il motorino”, siglarono il pareggio. Era già la Juvedei cinque scudetti degli anni Trenta. Ma il Napoli era uno squa-drone, due volte terzo in classifica. Alla Juve le suonò in casa (quat-tro vittorie consecutive all’Ascarelli), ma perdeva regolarmente fuori.

Dovettero passare 18 anni perché si registrasse la seconda vit-toria del Napoli a Torino. Barbieri, una scattante ala sinistra azzurra,siglò il clamoroso 3-1 nella porta di Sentimenti IV. Era il 21 aprile1948. Il Napoli incastonò la perla di quella vittoria in un campionatodisastroso concluso con la retrocessione.

Passarono altri otto prima che un solitario gol di Jeppson fir-masse la terza vittoria azzurra sul campo juventino (15 aprile 1956).Era il Napoli di Bugatti, Comaschi, Castelli, Posio, Vitali, Jeppson,Pesaola.

La prima epica partita al Vomero fu quella del 3-2 del 18 gennaio1953. La Juve si portò in vantaggio con John Hansen e Praest, duepapere di Casari. Ma poi il portiere azzurro evitò la capitolazione ne-gando a Praest il terzo gol bianconero (parandogli il tiro col sedere)e il Napoli nella ripresa andò a mille. Pareggiarono Pesaola e Jepp-son. Al 90’ Amadei infilò il gol della vittoria. Carletto Parola, lo stop-per juventino famoso per le rovesciate volanti, abbracciò un palodella porta e scoppiò a piangere per la cocente delusione.

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N LA JUVENTUSMimmo Carratelli

La stagione magica fuquella 1957-58. Doppia vitto-ria azzurra. Un trionfo a To-rino (3-1) in novembre.Bugatti con la febbre, migliorportiere italiano, parò l’impa-rabile e Vinicio, Novelli e DiGiacomo infilarono tre ban-derillas nella porta di Mat-trel. Era la Juve di Sivori,Charles e Boniperti. Indi-menticabile il match di ri-torno al Vomero (20 aprile1958), seconda epica partitacon la Juve nello stadio dellacollina. Folla straripante aibordi del campo. Dopo losportivissimo assenso di Bo-niperti a giocare, Concetto LoBello diresse quella gara moz-zafiato. Un’altalena di gol.Due volte il Napoli in vantag-gio, con Vinicio e Brugola,due volte raggiunto. Allo sca-dere del match il gol risolutivo di Bertucco (4-3). Lauro dette a ciascunazzurro un premio straordinario di 100mila lire e di una immaginedella partita conservò una gigantografia nel suo studio alla Flotta.

Dopo l’Ascarelli, la Juventus inaugurò anche il San Paolo (6 di-cembre 1959). Il Napoli vinse con i gol di Vitali e Vinicio (2-1). Erasempre un’impresa battere la Juventus. Fuori casa, un’impresa an-cora più ardua. Al tempo di Sivori e Altafini, il Napoli batté la Juveal San Paolo (1-0) con un gol di Josè. La squadra azzurra concluse ilcampionato (1965-66) al terzo posto, tre punti avanti alla Juventus.Piuttosto “gustosa” la vittoria al San Paolo (2-1) con due reti di Mon-tefusco, una addirittura di testa (1 dicembre 1968). Il match si con-cluse con una clamorosa rissa e le maxi-squalifiche per Panzanato,Salvadore e Sivori. Fu l’ultima partita di Omar in Italia.

Nella storia azzurra è fissata la partitissima del Napoli di Vinicioa Torino (6 aprile 1975) lottando per lo scudetto. Zoff negò il gol del2-1 a Juliano, poi Altafini, subentrato nell’ultimo quarto d’ora a Da-miani, siglò il 2-1 per la Juve. Zoff e Altafini erano passati alla Juvedue anni prima. Il Napoli concluse il campionato al secondo posto,due punti dietro la Juve campione.

Nei sette anni di Maradona, 6 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte conla Juve. La squadra del pibe bissò l’impresa del 1957 vincendo a To-rino (3-1) e a Napoli (2-1) nell’anno del primo scudetto (1986-87).A Torino, negli ultimi venti minuti, i gol di Ferrario, Giordano e Vol-pecina frantumarono il vantaggio bianconero di Laudrup. Clamo-roso, poi, il 5-3 azzurro (20 novembre 1988) sul campo bianconerocon tre gol di Careca, uno di Carnevale e un rigore di Renica.

Siccome i tempi felici a volte ritornano, anche il Napoli di Hamsike Lavezzi ha fatto il doppio colpo (2009-10) sorpassando a Torino la

squadra di Buffon e Trezeguet (3-2) con una doppietta di Marekiaroe un gol di Jesus Datolo (Jesus, fate luce) e bocciandola al San Paolocon Hamsik, Quagliarella e Lavezzi (3-1).

Nelle infinite sfide con la Vecchia Signora, brillano il 5-0 del Na-poli nella Coppa Italia 1977-78 (4 gol di Savoldi, allenatore GianniDi Marzio) e il 5-1 nella Supercoppa italiana 1990 (doppiette di Si-lenzi e Careca, gol di Crippa). E, ancora di più, il 3-0 al San Paolo neiquarti di finale della Coppa Uefa 1989 che ribaltò lo 0-2 di Torino.Allo scadere di due ore di gioco, al penultimo minuto dei supplemen-tari, Renica sfilò alla Juve il passaggio alla semifinale della Coppache il Napoli avrebbe conquistato a Stoccarda.

Nel conto delle partite indimenticabili c’è anche quella in cuiPaolo Cannavaro arpionò la Juve per il 3-3 e il Napoli guadagnò airigori il passaggio agli ottavi di Coppa Italia del 2007.

Il Napoli di De Laurentiis ha avuto il merito di andare in testanelle vittorie casalinghe contro la Juve (22 a 21) ed è un’altra soddi-sfazione. La squadra azzurra degli ultimi sei anni è in netto vantag-gio su Madama con 5 vittorie, 3 pareggi, 4 sconfitte, imbattuta incasa contro i bianconeri (4 vittorie e 2 pareggi). La Coppa Italia ègiunta a sugellare il miglior rendimento del Napoli della rinascitasull’avversario storico di Torino.

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ari amici, ho pensato di dedi-care queste poche righe per raccon-tarvi la mia bellissima giornatavissuta a Roma il 20 Maggio scorso,una data storica, il giorno della con-quista della nostra quarta Coppa Ita-lia. Ho vissuto un’emozione unica. Hotrascorso una giornata fantastica. Adalcuni tifosi che ho incontrato perstrada e che stavano già cantandodalle prime ore del mattino ho consi-gliato di risparmiare la voce perché lasera sarebbe sicuramente servita. Sonvoluto andare a Roma non nelle vestidi giornalista ma in quelle di tifoso.Ho comprato regolarmente il mio bi-glietto insieme ad altri amici e misono goduto tutte le 130 euro dellaTribuna Tevere. Uno spettacolo fan-tastico, perché non vincevamo laCoppa Italia da 25 anni e per me che

ho vissuto quell’epoca, è stato comeun ritorno alla gioia. Ma il momentoche aspettavo di più è stato quello incui siamo tornati a cantare il nostroinno “Oje vita, oje vita mia”. Ho vissutouna sensazione indescrivibile. Ero ar-rivato a Roma intorno alle 15 in com-pagnia del mio caro amico Isaia DellaRagione, accompagnato dai suoi amiciSimone, Marco ed il vice-sindaco diBacoli Michele Massa, e del presi-dente del Movimento NeoborbonicoAttivisti Vincenzo Gulì. Le navettepresenti nell’area parcheggio di SaxaRubra non erano sufficienti a consen-tire il trasferimento di tutti i tifosipresso lo stadio Olimpico, a causadell’ingente numero dei supportersazzurri. I tassisti evitavano di entrarenell’area dove c’erano tantissimi ti-fosi. Per fortuna mi ha riconosciuto

un tassista di nome Carlo, tifoso dellaRoma, membro del vecchio CUCS (co-mando ultrà romanista), con il qualeeravamo gemellati negli anni ’80. E’bello che dopo tanti anni ci sia qual-cuno che ancora mi ricordi con af-fetto. Una volta entrati allo stadio,inzuppati d’acqua per la tanta pioggiavenuta giù, mi accorsi che il temponon passava mai, avevo un’ansia irre-frenabile che, per fortuna, ero riuscitoa stemperare facendo tantissime fotoinsieme ai miei compagni di viaggioed a tanti altri tifosi, di ieri e di oggiche assiepavano gli spalti. E’ bello es-sere circondato da tanta gente di ognietà che ti vuole bene e che ti dimostratanto affetto. Era un grande orgoglioper me essere ricordato sia dai ragazzidella mia età che da coloro che sonopiù giovani di me. Sulle tribune del-

20 MAGGIO 2012:“C

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Gennaro Montuori

l’Olimpico, a causa del disserviziodegli steward romani, si era creato ungran caos perchè nessuno rispettavail proprio posto nonostante il lautoprezzo del biglietto. Avevo avvistatoaccenni di litigio per cui non esitai unattimo ad intervenire più volte per se-dare ogni animo, anche perché hosempre pensato che litigare pocoprima di una partita importante, inqualche maniera, porti sempre male.Per fortuna quei tifosi mi ascoltaronoe devo dire che è risultato determi-nante il fatto che mi sia reso disponi-bile, in prima persona, perrasserenare gli animi. Alla fine, però,devo anche ammettere che non eraaccaduto nulla di particolare, ancheperchè il popolo napoletano avevadato, ancora una volta, dimostrazionedi essere meraviglioso e corretto.Anche se, bisogna dirlo, inizialmenteil tifo bianconero si sentiva di più. Ed

è proprio in quel momento che, quasidimenticandomi di avere quasi 54anni, sono salito sul muretto ed ho co-minciato ad incitare i tifosi che eranoattorno a me, in tribuna, a cantare apiù non posso per sopraffare i cori cheprovenivano dal settore juventino.Avevamo cantato a squarciagola,tant’è che avevo perso la voce col pas-sare delle ore. Mi sentivo, improvvi-samente, ringiovanito, pressappocoun trentenne. I gol di Cavani prima edHamsik poi avevano ridato entusia-smo a tutti noi. Ci avevano fattoesplodere di gioia. Nel finale abbiamoraggiunto l’apoteosi con l’inno “Ojevita, oje vita mia”, facendo capire aglijuventini il senso del vero dialetto na-poletano. L’abbiamo cantato forteanche in risposta a quei deprecabilicori razzisti “Vesuvio lavali col fuoco”che provenivano dai settori bianco-neri. Cori che il presidente del Senato

Schifani ha presto dimenticato vistoche si è poi dichiarato “sconvolto” peri fischi all’inno di Mameli. Il presi-dente avrebbe dovuto pensare al di-sgusto nell’ascoltare coridiscriminatori che stridono con il mi-nuto di raccoglimento che avevamodedicato alle vittime del terremoto inEmilia ed alla tragedia di Brindisi. Ilpopolo juventino s’è dimostrato nonall’altezza della propria squadra cam-pione d’Italia. E pensare che hannoavuto da ridire anche sui napoletanitifosi della Juve ridicolizzandoli con ilcoro “Meridionale povero coglione ... tifiper me che ti insulto terrone”. Davantia tale imbecillità si può solo rimaneresenza parole. Intanto però ad esultareper la Coppa Italia siamo ancora noi.“Oje vita, oje vita mia”. Di ritorno daRoma siamo rientrati a casa alle 5,all’alba, quand’eravamo stanchi, as-sonnati ma finalmente felici”.

IL RACCONTO

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’NA SERA ’EE MAGGIOll’eterno ci ho già pensato, è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato.” Così can-

tava in “Siamo Dei” Lucio Dalla, un napoletano nato per scherzo a Bologna.  Alle 17,47 del 10 maggio 1987ogni tifoso del Napoli sentì che in  quell’istante baci, sorrisi, abbracci, lacrime sarebbero rimasti scolpiti per semprenello scrigno pregiato del suo cuore. A 25 anni di distanza quel cuore che ama e non dimentica, ci ha spinti a fe-steggiare il nostro primo scudetto col pensiero rivolto a chi ogni giorno fatica per sorridere. Il 9 maggio al TeatroGiancarlo Siani di Marano di Napoli è andata in scena “Na sera ‘e Maggio”, serata di beneficenza promossa dallaParrocchia San Castrese con l’intento di raccogliere fondi per attività di recupero e promozione dei bambini. Conl’ausilio di filmati d’epoca è stato ricostruito il campionato 1986/87 che ci ha visti trionfare dopo 61 lunghi anni diattesa. Centinaia di cuori azzurri hanno accolto il “presidente dei sogni” Corrado Ferlaino venuto per raccontare legesta del suo Napoli da leggenda. Accanto a lui l’arteria principale del popolo azzurro, Gennaro Montuori, a rap-presentare la sterminata schiera del 12° uomo in campo, il tifoso.  Antonio Carannante testimone degli scugnizzicampioni d’Italia ha intrecciato i suoi ricordi con altri calciatori intervenuti in collegamento: il guerriero SalvatoreBagni e Giuseppe Volpecina.

Il noto collezionista di «Napoletanità» Gaetano Bonelli, ha portato dal vivo i quotidiani originali e tanti oggettiche celebrarono quel trionfo. Ma è toccato a Dino Celentano, allora consigliere del presidente, raccontare l’ingaggiodel pezzo più pregiato, il «Pibe de Oro» che lui acquistò nella mitica trasferta catalana.  Il giornalista Paolo Del Genioha ricostruito le tattiche di mister Ottavio Bianchi mentre l’allora CT Azeglio Vicini ha esaltato le caratteristichedella squadra. Ospiti della serata anche Raffaele Auriemma, voce del nuovo Napoli, e in collegamento GiampieroGaleazzi che raccontò per la Rai quel 10 maggio con un giornalista assunto per l’occasione, Diego Maradona: 18minuti di rvm che fanno parte della storia della TV italiana.

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Tante le emozioni vissute  con aneddoti inediti e di-vertenti e appassionate ricostruzioni delle sfide piùbelle di quella stagione. Ferlaino sembra un ragazzinoche ringiovanisce sempre più all’incalzare  delle do-mande dei conduttori o dei tifosi presenti in sala. Ca-rannante ricorda la straordinaria coesione che c’eranello spogliatoio dove ogni tanto si vedeva spuntarecome una “Palummella” Gennaro Montuori. MassimoCannizzaro, speaker di radio CRC, ha portato un pezzoinedito dedicato a Maradona e letto una poesia che au-spica nuovi trionfi. Non è un caso che proprio 25 annidopo il Napoli ha rivinto la Coppa Italia alzata nel cielodi Roma da capitan Cannavaro: trofeo che mancava inbacheca da un quarto di secolo, quando ai partenopeiriuscì il double. Dopo l’estrazione a cura degli ospiti deibiglietti della Lotteria di beneficenza, alla mezzanotteè toccato a Ferlaino e al decano del Cardinale don Gio-vanni Liccardo, il taglio della torta a forma di scudettocon la candelina 25 a illuminare l’effige della squadraeroica. Immagini e ricordi che sembravano apparte-nere a un passato sono stati ripresentati da una pas-sione immutata. Alla mezzanotte del 10 maggio 2012,mentre tutti cantavano “O’ surdate nnamurato”, si èavuta la certezza che le vittorie del Napoli non muo-iono mai. Come questa città che pur ferita, è risanatadai sorrisi dei suoi bambini per i quali è stata pensatauna serata che commemora e costruisce una Napolivincente.

’NA SERA ’E MAGGIODon Luigi Merluzzo

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I MOMENTI STORICINel 1926 nasce ufficialmente la prima squadra di calcio a Napoli. I primi calciatori azzurri piùimportanti sono: il mitico Attila Sallustro, Pippone Innocenti (marcatore del primo gol della storiadel Napoli) e il portierone Arnaldo Sentimenti.

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Il Napoli per la prima volta nella storia fa tremare le grandi squadre del Nord. Ha un quartetto che fa paura alle milanesi ed allaJuventus: il brasiliano Luis Vinicio detto “O’ Lion”, l’argentino Bruno

Pesaola detto“O’ Petisso”, lo svedeseHasse Jeppson(acquistato per la cifrarecord di 105 milionidall’Atalanta) e il Nazionale Amedeo Amadei.

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Il primo trofeo del Napoli è datato 21/06/1962(stadio olimpico di Roma, Napoli-Spal 2-1 con gol diCorelli e Ronzon). Nello stesso anno i partenopeivincono il campionato diserie B.Ancora oggi gli azzurridetengono il record peraver vinto la Coppa Italiagiocando nella seriecadetta.

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16/06/1966 il Napoli di Sivori, Altafini e Canè conquista la Coppadelle Alpi terminando il Torneo con due punti di vantaggio davanti

alla Juventus. Gli azzurrifiniscono il campionato adun passo dallo scudetto. In quel Napoli militano 4 napoletani: Mistone, PostigioneMontefuscoe capitan Juliano.

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Aurelio... noi vogliamo vincere

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DEL NAPOLIGennaro Montuori

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Non è un Napoli stellare ma in campo figurano campioni come ilgrandissimo brasiliano Josè Altafini ed il mitico portierone DinoZoff.Queste due formazioni detengono un record: per la prima volta nella storiaci sono quattro

centrocampisti napoletani. Nel 71/72: Montefusco, Improta,Abbondanza e Juliano. Nel 72/73: Improta, Abbondanza,Esposito e Juliano.

Il Napoli di Luis Vinicio“o lione” con Clericicapocannoniere e capitanJuliano, ritorna a lottareai vertici della classifica.Gli azzurri vanno di nuovoad un passo dalloscudetto per ben due

anni. Questa squadra riesce ad esaltare la folla napoletanacon il pienone tutte le domeniche.

29/06/1976Rivellino e Del Fratisostituiscono ilgrande Vinicio e concapitan Julianovincono la secondaCoppa Italia dellastoria azzurra. Ilcapocannoniere èBeppe Savoldi.

Rosario Rivellino è l’unico nella storia del Napoli ad alzare unaCoppa per la terza volta guidando gli azzurrini alla vittoria deltorneo di Viareggio.

L’anno successivo la Primavera ottiene un’altra vittoria. Questavolta è il mitico Mario Corso a guidare gli azzurrini alla vittoriadel primo scudetto nella storia.

...non partecipare!!!

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I MOMENTI STORICI10 Maggio 1987, ore 17:45.Il Napoli pareggia 1-1 con la Fiorentinae conquista il suo primo storico scudetto.È la MaGiCa (Maradona, Giordano e Carnevale)a trascinaregli azzurrialla vittoriafinale.11

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17 Maggio 1989, ilNapoli vince il primotrofeo europeo. Lavittoria della CoppaUefa è merito di ungruppo unitoche trascinata da“Re” Diegoriesce a dominareanche in Europa.

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29/04/1990, il Napoli conquista il suo secondotricolore battendo 1-0 la Lazio con un gol di Baroni.Il primo era storia, il secondo è la conferma di ungrande Napoli che entradi dirittotra le big d’Italia.

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13/06/1987, il Napoli dopo lo scudetto si aggiudicaanche la coppa Italia, terza della storia,accoppiatariuscitaa poche squadreitaliane.Bruscolotti(509 presenze)corona il sognodella doppia vittoria.

Aurelio... noi vogliamo vincere

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DEL NAPOLI 1 19 99 92 2/ /9 93 3

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È l’ultimo Napoli degno di nota:forte e competitivo. Oltre atantissimi campioni d’Italia, nelreparto difensivo ci sono i trenapoletani Taglialatela,Ferrara e Cannavaro. Inattacco c’è il tridente CarecaZola e Fonseca. Un’attaccocosì non si ripeterà più fino aitempi di oggi.

Il Napoli torna a in Coppa dei Campioni (ora Champions) dopo 22 anni.Supera il cosiddetto “girone della morte” superando il Manchester City(vittoria in casa, pari fuori), ilVillarreal (sia all’andata che alritorno) ed il Bayern (1-1 alSan Paolo). Nessuna squadraitaliana aveva mai vinto in casadegli spagnoli ed il Napoli non

era mai riuscito a segnare un gol in Inghilterra. Azzurri eliminati soloai quarti, ai supplementari, dal Chelsea (dopo la vittoria dell’andata).

20 Maggio 2012: esattamente 25 annidopo, il Napoli torna a vincere la CoppaItalia, la quarta della propria storia.All’Olimpico di Roma battuta in finale laJuventus neo-campione d’Italia fino adallora imbattuta in stagione. Decidono Hamsik e Cavani, quest’ultimocapocannoniere della competizione con 5reti. La città torna a festeggiare unsuccesso, il primo da dopo il Fallimento.

01/09/1990: Il Napoli strapazza la Juventus per 5-1 con le reti di Silenzi(2), Careca (2)e Crippa,conquistando la Supercoppaitaliana. È l’ultimotrofeo dell’eraMaradona.È la fine di un’epopea

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...non partecipare!!!

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di Orsi Vincenzo e Figli S.n.c.

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LA FOTO DEL MESE

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STA ALL’OLIMPICO

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IMMAGINI DELLA FE

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STA ALL’OLIMPICO

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Il Capitanodel popolo napoletano

apitano, oh mio capitano. L’ammiraglia azzurra hafinalmente attraccato in porti di cui ne aveva smarrito larotta per, esattamente, un quarto di secolo. Il nuovo oriz-zonte di un mare infinitamente azzurro è rappresentatoda quel trofeo che tutti snobbano ma che alla fine fa sem-pre la differenza al termine della stagione. Il Napoli tornaa vincere la Coppa Italia, la quarta della propria storia, edè il suo capitano Paolo Cannavaro ad alzarla al cielo. Ven-ticinque anni fa, quando Diego Armando Maradona rea-lizzava la felice accoppiata Scudetto-coppa nazionale,Paolo era un bambino come altri della Loggetta che am-mirava con occhi trasognati le gesta di quella grandesquadra guidata dal suo immenso fenomeno e, chissà, inquel momento avrà sicuramente desiderato di poter fareanche lui come loro un giorno. Detto, fatto. Cannavaroalza al cielo di Roma il primissimo trofeo dell’era De Lau-rentiis, il primo di una lunga serie così come si è auguratolo stesso capitano azzurro subito dopo i festeggiamenti:“Spero che questa Coppa Italia rappresenti un punto di par-tenza perché quando un gruppo forte comincia a vincere si-gnifica che possa nascere anche l’abitudine a farlo. Insomma,come si dice in questi casi l’appetito vien mangiando”. Equella ciurma di scalmanati del pallone (o scapigliati, cosìcome amara definirli De Laurentiis) ha ancora tantafame. Vincere aiuta a vincere, e chi meglio di Paolo Can-navaro può esprimere questo concetto. Queste le sue pa-role nel messaggio d’augurio spedito al Presidente (inoccasione del suo compleanno) a nome di tutta la squa-dra: “Nel segno di un progetto vincente che da otto anni vede

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IL GIOCATORE

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il Napoli sempre più protagonista in Ita-lia ed in Europa. A nome della squadrale rivolgo il nostro più affettuoso augu-rio affinché la storia azzurra possa pro-seguire all’insegna della gioia e dellafelicità vissute insieme in questi anni”.Se lo meritava questo trofeo il capi-tano azzurro. Un figlio di Napoli sacome far contenta la propria madre,sa come renderla felice, ma è ancheconsapevole che spesso, in maniera adir poco frettolosa, finisce per scon-tentarla più degli altri ed è costrettoad ingoiare bocconi amari. Il giganteazzurro, però, ha saputo risponderenel miglior modo possibile alle ecces-sive critiche ricevute, ovvero rimboc-candosi le maniche, combattendo sulcampo per la maglia e per la gloria(sua e dei suoi tifosi) e regalando allasua gente (ma anche a sé stesso) unnuovo titolo, il quale sa di liberazionedopo gli anni bui ed il Fallimento del2004. Insomma, proprio come il piùsensibile dei figli, Paolo aveva capitoche solo gettando il cuore oltre l’osta-colo avrebbe potuto far cambiare ilgiudizio sul suo conto alla propriamamma, al proprio popolo.

Che, in fondo, voleva solo tornaread essere felice. Felice di poter rive-dere brillare l’azzurro del Napoli,guardando orgogliosamente al calcioitaliano con pancia dentro e petto infuori. Proprio come Cannavaro, se-condo napoletano dopo Antonio Ju-liano (1976) a vincere un trofeo conla maglia del Napoli con la fascia dicapitano intorno al braccio. Ma pen-sate che lui, a fine partita, abbia pen-sato solo a sé stesso? Nient’affatto: lasua grande emozione l’ha voluta con-dividere con i napoletani di oggi edanche quelli di domani. “Da capitanonapoletano volevo avere l’onore di alzarequella coppa e ci sono riuscito. E’ statofantastico. Spero che un domani qual-cuno possa provare la stessa emozioneche ho provato io questa sera”. PaoloCannavaro, una personalità genuinacome solo un napoletano sa esserla,saggia come solo un capitano è ingrado di incarnarla, semplice edumile come solo i grandi uominisanno dimostrarlo. Oh Capitano, miocapitano.

DEL MESEMauro Cucco

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Celi di Bari 6

Farelli 5,5Vitiello 5,5

Terzi 5,5Contini 5,5

Rossi 5,5Vergassola 5,5

Giorgi 5,5(dal 62’ Sestu 6)

Bolzoni 5,5(dal 54’ Parravicini 5,5)

D’Agostino 6Brienza 6,5Destro 6,5

(dal 83’ Larrondo s.v.)A disp.: Brkic, Gazzi,

Belmonte, Grossi.All.: Sannino 6,5

NOTE: 43.582 spettatori.Angoli: 10 a 4 per il Napoli

Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

De Sanctis 5,5Britos 6Cannavaro s.v.(dal 17’ Fernandez 6)Campagnaro 6,5(dal 90’ Grava s.v.)Maggio 6Gargano 6,5Inler 6,5Dossena 8Hamsik 7,5Pandev 7(dal 68’ Zuniga. 6)Lavezzi 5,5A disp.: Rosati, Fideleff,Vargas, Dezi.All.: Mazzarri 6,5

2 1

38a Giornata 13/05/2012

6’

4’ 34’

di Carmine Montuori

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Brighi di Cesena 4,5

De Sanctis 7Campagnaro 7

Cannavaro 7Aronica 7

Maggio 6,5Inler 7

Dzemaili 7Zuniga 6,5

Hamsik 7,5(dal 85’ Dossena s.v.)

Lavezzi 7(dal 71’ Pandev 7)

Cavani 7(dal 90’ Britos s.v.)

A disp.: Rosati, Fernandez,Grava, Vargas.

All.: Mazzarri 7

NOTE: 65.000 spettatori circa.Angoli: 5 a 4 per la Juventus

Recuperi: 3’ pt, 5’ st.

Storari 5,5Barzagli 6Bonucci 5,5Caceres 5,5Lichsteiner 5,5(dal 64’ Pepe 6,5)Marchisio 5,5Pirlo 6,5Vidal 6Estigarribia 5Del Piero 6(dal 64’ Vucinic 5,5)Borriello 6(dal 73’ Quagliarella 4)A disp.: Manninger,Giaccherini, Padoin, Matri.All.: Conte 5,5

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Finale 20/05/2012

52’ rig.

82’

di C.M.

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GENNARO IEZZO “Napoli: la mia dignità, il mio cuore”

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“Nella vita c’è chi mette la dignità prima di ogni cosa. Io sono uno di quelli e non mene pento”. Questa è, senza ombra di dubbio, la più bella delle parate cheGennaro Iezzo abbia mai fatto nel corso della sua carriera. La dignità. La

dignità prima di tutto, prima del successo, prim’ancora del guadagno in termini eco-nomici. Il karma di un portierone che, per amore della propria gente e della sua pas-sione più grande, lo ha spinto ad abbandonare solo momentaneamente le luci dellaribalta per poter soccorrere la propria squadra del cuore, finita laggiù nei meandri dellaterza serie. Quando Edy Reja lo chiamò: “Genni, qui si sono persi i play-off e siamo ancorain C…”. Iezzo-man gli rispose: “Mister, per me questo non è un’problema”. La sua fu unascelta di cuore, nel pieno rispetto di una filosofia di vita tramandatagli dal suo maestroGianni Simonelli e che lui stesso trasmetterà ai suoi futuri allievi, ora che intraprenderàla sua carriera da allenatore. Di questo, della Coppa Italia, del Napoli di De Laurentiis,di Mazzarri e del Pocho Lavezzi e di tanto altro ancora ci ha parlato Gennaro Iezzo inquesta lunga chiacchierata ricca di contenuti e di retroscena. Il Napoli è tornato a vincere la Coppa Italia dopo 25 anni. Le tue impressionida ex-azzurro e da tifoso doc.“All’Olimpico ho rivisto una squadra grintosa e con tanta voglia di vincere così come si era

contraddistinta sial’anno scorso, nellasplendida cavalcataper il terzo posto, siaquest’anno soprat-tutto nelle partite diChampions League.Perciò, da ex-compa-gno, sono rimasto fe-licemente sorpreso diquella ritrovata vo-glia di vincere. Da ti-foso sono veramenteentusiasta per la vit-toria perché comun-que alla nuova era,inaugurata da DeLaurentiis, mancavaun trofeo impor-

tante, seppur meno prestigioso rispetto ad uno Scudetto o ad una Champions. Era importantetornare a riempire la bacheca dei trofei. E poi battere la Juventus è sempre uno sfizio…”.Già, la Juventus. Ma cosa si prova nel vincere la sfida contro la Vecchia Si-gnora, tu che l’hai battuta più volte al San Paolo?“Io credo che per un napoletano battere la Juventus sia una vera e propria missione, un’aspi-razione. Io almeno così la vivevo. Anche perché di juventini ce ne sono tantissimi. Anche nellamia Castellammare ce n’erano e ce ne sono ancora tanti. Ragion per cui la rivalità era ed èmolto sentita ed è anche molto accesa. Per questo battere la Juve rappresenta un qualcosa inpiù di una semplice vittoria”.Insomma, con la conquista della Coppa Italia si è conclusa un’altra stagionepositiva per il Napoli. Un’altra annata targata Mazzarri.“Io credo che, per essere arrivati a tagliare determinati traguardi in così poco tempo, all’alle-natore vadano riconosciuti ampi meriti. Il mister però non deve dimenticare che allena unasquadra molto forte che gli ha consentito di qualificarsi per il terzo anno di fila alle coppe eu-ropee e di vincere una Coppa Italia. Quindi ampi meriti a Mazzarri ma ampi meriti anche atutto il gruppo”.Confermeresti l’allenatore anche per la prossima stagione, oppure ritieni chesia arrivato il momento di voltare pagina con un nuovo ciclo?“Mazzarri merita la riconferma. Non dobbiamo assolutamente dimenticare quello che è statocapace di realizzare in tre anni: qualificazione all’Europa League, terzo posto-Champions eduna Coppa Italia. Non credo sia poco…”.Dipendesse dalla gente di Napoli, anche Lavezzi meriterebbe una conferma.Ma se davvero andasse via, come lo si può sostituire?

“Direi con Messi (sor-ride ndr). In giro ci sonopochi calciatori chehanno le stesse caratte-ristiche del Pocho, pur-troppo se andasse viasarebbe una lacunagrossa per il Napoli. Nonsolo, sarebbe una lacunagrossa anche per lostesso allenatore. Io nonso se riusciranno a tro-vare un degno sostitutodel Pocho”.Proprio Lavezzi haribadito più volte lesue difficoltà nel riuscire a passeggiare tranquillo tra le vie della città, in-somma nel non riuscire a godersi pienamente la sua quotidianità. Questo di-sagio lo ha espresso anche a te o ad altri componenti dello spogliatoio in viaconfidenziale?“Beh, sappiamo tutti che questo è il prezzo da pagare quando si è così amati da una intera ti-foseria come quella di Napoli. A pensarci bene, però, Lavezzi in persona non ha mai parlatodi questo aspetto all’interno dello spogliatoio. Invece so per certo che il pocho ama questagente. Dovendo mantenere le opportune distanze, credo che i napoletani abbiano rivisto inLavezzi un po’ lo scugnizzo che era Maradona nel suo saper essere trascinatore e leader dellapropria folla. Napoli ama i propri beniamini e proprio alla luce di questo, vorrei spedire unmessaggio al Pocho..”Prego…“Al Pocho vorrei far capire che, ovunque andrà, non riceverà mai lo stesso amore che i napo-letani gli hanno saputo dare. Ovunque andrà noterà questa differenza: qui a Napoli sei l’idoloincontrastato, altrove sei uno dei tanti”.Dall’attacco torniamo tra i pali: come giudichi la stagione di Morgan De San-ctis?“Morgan è un grandissimo professionista, negli ultimi due anni ha giocato ad alti livelli.Quest’anno a volte è andando in difficoltà per la semplice ragione che tutta la squadra stavavivendo un periodo negativo. Ed è ovvio che l’appannamento di tutto il gruppo si riflette anchesul portiere”.Ma rivedendo le immagini di Paolo Cannavaro che solleva la Coppa Italia, nonti è venuto un po’ di rancore? Non ti è venuto da dire: “Potevo esserci anch’iolì con loro…”?“E’ normale che mi avrebbe fatto piacere essere lì insieme a loro ma devo essere sincero: inquel momento pensavo che ero contentissimo per loro e per la gente di Napoli. Rancore nonne ho perché ormai mi sono un po’ abituato alla vita dell’ex. E poi se guardo indietro ripenso

comunque a quando hopartecipato per la con-quista di una qualifica-zione in Champions che,a mio avviso, credo siapiù importante che vin-cere la Coppa Italia”.Alla luce di tuttoquesto: perché è fi-nito il tuo rapportocol Napoli?“Perché nella vita c’è chimette davanti a tutto ladignità e chi mette invecedà priorità al lato econo-mico ed io ho scelto sem-

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SI RACCONTAMauro Cuccopre la prima strada. Probabilmente questo mio atteggiamento mi avrà fatto

guadagnare qualche soldino in meno in carriera, forse mi sarà costato laNazionale o quanto meno la possibilità di giocare di più in Serie A, ma perme quello che conta di più è la dignità. L’ho dimostrato quando decisi di re-trocedere fino in Serie C per il Napoli…”.E allora torniamo con piacere a quell’estate del 2005…fin dalprincipio.“Essendo tifoso del Napoli fin da bambino e seguendo dalle curve del SanPaolo le gesta di Maradona quando avevo 14-15 anni, è normale che il miogrande sogno era quello di giocare in maglia azzurra. Quello penso che siail sogno di tutti i tifosi. Poi vai avanti facendo quello che tu avresti volutosempre fare, ovvero il calciatore, e quindi in un certo senso continui a colti-vare questa tua ambizione. Ma arrivato alla soglia dei 30 anni, ad esseresincero, non ci speravo più. Mi ero guadagnato la Serie A, il Cagliari mi vo-leva per rinnovare il contratto e per me si aprì anche qualche spiraglio perla Nazionale anche se io, magari, mi sarei accontentato anche di una solaconvocazione. Ricordo che quell’estate c’erano i greci dell’Aek Atene che mivolevano fortemente, stavano a chiamarmi ogni due minuti, mi massacra-vano ogni giorno. Pensa che, poco prima di recarmi a Castelvolturno perfirmare il contratto col Napoli il mio agente era a telefono con uno di loro.In quei giorni, però, c’era Reja che mi chiamò prima dei play-off dicendomi:“Se andiamo in B, tu ci sei?”. Io diedi il mio consenso, anche se il Cagliarivoleva comunque rinnovarmi il contratto. Una volta persa la finale play-off con l’Avellino, Reja mi richiamò e mi disse: “Gennaro, mi spiace: qui c’èla Serie C” ed io risposi senza mezzi termini che “per me non era un’pro-blema”. Il solo pensiero di salire le scalinate del San Paolo che avevo sempresognato da bambino faceva sì da rimuovere qualsiasi rimpianto, anche lapossibilità di poter guadagnare cinque volte di più rimanendo in Sardegna.Ormai avevo preso la mia decisione e ne fui entusiasta. E di questo debbosolo ringraziare mister Reja e Nico Facciolo, il preparatore dei portieri. Fu-rono loro a volermi in maglia azzurra”.Qual è il tuo ricordo più felice? La partita o la parata che più tiè rimasta impressa?“Guarda, devo essere sincero: ce ne sono stati talmente tanti di episodi, par-tite, vittorie e parate che faccio davvero fatica a scegliere. Però possiamopure dire che il pomeriggio vissuto a Marassi contro il Genoa nel giornodella promozione in Serie A rimane una gioia immensa. E poi fu bello vederedue tifoserie, tra l’altro gemellate tra loro, che tifano insieme per lo stessoobiettivo ed a fine partita approdano insieme nella massima serie”. Abbiamo appena festeggiato i 25 anni dal Primo Scudetto delNapoli. Tu che hai vissuto l’ambiente azzurro fino a pocotempo fa, ci sapresti dire con certezza se questa dirigenza,nella persona del presidente De Laurentiis, abbia tra i suoiobiettivi quello della conquista del terzo tricolore?“Io penso che qualsiasi imprenditore voglia raggiungere un traguardo delgenere, anche perché avrebbe dalla sua non solo il prestigio ma anche nuoviintroiti economici e commerciali. Insomma, altro business. Ecco perché possoaffermare che questo Napoli vuole vincere lo Scudetto, anzi lo deve vincere.Inoltre credo che l’anno prossimo possa essere proprio la volta buona, perchéil Napoli potrebbe approfittare di Milan e Juventus che saranno impegnateanche in Champions. Sì, penso che l’anno prossimo il Napoli abbia buonepossibilità”.Ormai hai già deciso che “da grande” farai l’allenatore. Dopoaver conseguito il patentino di base (Uefa-B) ti appresti ad ot-tenere anche quello Uefa-A. Qualcosa però mi dice che avrestipotuto continuare a giocare un altro paio d’anni ancora…“C’erano state nuove proposte ma a settembre mi sono infortunato e quindinon se n’è fatto più nulla. Quello lo preso come un segnale e così ho decisodi appendere le scarpette al chiodo e di cominciare questa nuova avventura.Sto studiando per diventare allenatore ma ciò che mi porterò dietro sarannosempre gli insegnamenti del mio maestro Gianni Simonelli, il quale soste-neva che i moduli, il 4-4-2, il 4-3-3 o quanti altri sono sì importanti ma nonrappresentano l’aspetto principale. Quello che conta veramente è il cuore,la voglia di vincere. Credo che sia il motto più giusto che ci sia”. 43

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LE QUATTRO GIORN

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e quattro giornate di Napoli sono una paginagloriosa scritta nel sangue dal Popolo napoletano!Ma, come al solito, quelle culture che hanno impa-rato nei secoli a strumentalizzare uomini e avveni-menti, con la complicità di “personalità” varie,svincolano i fatti dal contesto storico per megliousarli a beneficio proprio o della propria parte.

Per vincere le manipolazioni e comprendere dav-vero ciò che accadde, avviciniamoci invece a coloroche vissero i momenti precedenti a quelle giornatecosì drammatiche e significative. Così, forse, potremoconoscerne meglio i protagonisti e i valori che pro-vocarono tanta grandezza! La storia dice che le Quat-tro Giornate ebbero inizio il 27 Settembre 1943.

Intanto tra il 9 e il 10 settembre vi erano statipiù tentativi da parte dei tedeschi di occupare il pa-lazzo dei telefoni in via De Pretis. I nostri Carabi-nieri avevano respinto tutti gli assalti! Ma, incredibile a dirsi, ilComandante della Regione territoriale da p.za del Plebiscito ilgiorno 11 diede l’ordine di non resistere… Sconcertato il Coman-dante fu costretto a ordinare la non resistenza ai suoi uomini!

Il 12 settembre improvvisamente nel cuore di Napoli, a pochipassi dal palazzo dei telefoni, si scatenò il putiferio!

Due giovani militari tedeschi stavano sorbendo un gelatopasseggiando in p.za Bovio, detta Della Borsa, lungo il lato divia Marina, quando dal lato opposto della piazza, da una fine-stra dell’edificio che fa angolo con via S. Aspreno, partirono im-provvisamente alcuni colpi di fucile. I due militari rimaserofulminati! Come un tuono a ciel sereno si scatenò la reazionetedesca! In pochi minuti tutta la truppa dalle caserme limitro-fre si riversò nella piazza e nei luoghi circostanti come se aves-

sero già previsto tale operazione. Gli edifici di piazza dellaBorsa, via S. Aspreno e di tutte le strade vicine furono fattisgomberare! Le persone, colte peggio che da un terremoto, fu-rono ammassate al centro della piazza, costrette in ginocchiocon le mani in testa sotto minaccia dei fucili mitragliatori. Nonfu risparmiato nessuno: vecchi, donne,malati, bambini mugo-lanti piangevano e pregavano! Le radio già lanciavano notiziedi fucilazioni di tutta la popolazione abitante fino ai quattropalazzi di piazza Nicola Amore, mentre venivano minati tutti ipredetti edifici!

Questa descrizione non è frutto di fantasia! Mia NonnaEmma Salvi, madre di 10 figli, mi raccontò in pianto più voltetutti i dettagli della ignobile rappresaglia e da ultimo mia ziaLucia Felicella, prima di morire, registrò la sua preziosa testi-

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ATE DI NAPOLIEnrico Tuccillo

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monianza circa quegli avvenimenti! Era accaduto che qualchegiorno prima alcune mie zie erano state fermate per strada daquattro giovani militari italiani che, volendo raggiungere le loroterre di origine ( uno di nome Bruno era siciliano), chiedevanodi essere aiutati a sfuggire ai tedeschi che li avrebbero arrestatie deportati. Mia Nonna li ospitò immediatamente nei cantinatidi via S. Aspreno 13, ove abitava, in attesa del da farsi. I quattrogiovani a causa della proclamazione dell’armistizio erano rimastisbandati.

Mentre radunava gridando la numerosa famiglia il cuore diquella meravigliosa Donna napoletana non dimenticò i quattrosuoi figli adottivi nascosti nei cantinati. Ordinò proprio a miazia Lucia di tornare lungo la fila nel palazzo per avvertirli diuscire, per non rimanere intrappolati negli edifici minati! Miazia riuscì nell’intento pur se raggiunta nelle gambe da alcuneschegge di una mitraglietta tedesca.

I ragazzi uscirono ma, ahimè! Furono immediatamente rico-nosciuti dai tedeschi per il rigo militare dei pantaloni.

I due marinai tra i quali Bruno ( ricordo il suo nome legato alprofluvio di lacrime di mia Nonna durante i racconti!) furono bloc-cati sul palazzo della Borsa. Gli altri due scapparono verso l’in-gresso della vicina Università Federico II.Intanto, mentre incalzavaquesto scenario di dolore apocalittico, arrivava in quella piazza lamacchina con il colonnello che comandava tutti i reparti tedeschidi Napoli. Un’altra Donna napoletana si rivelò un Angelo!

Il Colonnello era innamorato di una bellissima ragazza di viaChiaia, appartenente ad una buona famiglia napoletana. Era nellamacchina scoperta al suo fianco quando le apparve quello scena-rio drammatico. Intuì quello che stava per accadere: Con una de-terminazione improvvisa ed una forza inusitata urlò: “SE FARAIDEL MALE AL MIO POPOLO SCORDATI IL MIO NOME!”

In quel momento si avvicinarono all’auto due ufficiali comu-nicando ch’erano stati catturati i quattro militari italiani. “ Sonoloro i colpevoli” sentenziò il Colonnello…

Bruno e l’altro marinaio furono lasciati sui gradini dellaBorsa…” VIVA L’ITALIA! “ gridò Bruno mentre partiva la rafficadella mitraglia assassina! Gli altri due giovani militari italiani fu-rono giustiziati allo stesso modo sui gradini dell’ingresso del-l’Università!

La popolazione sgomenta fu poco alla volta liberata tornandoesterrefatta alle proprie case ma non erano più gli stessi. Il Po-polo napoletano è il Popolo dell’Umanesimo cristiano! Buono,paziente fino all’estremo ma non sopporta chi gli tocca i figli, ivecchi, i deboli, le Mamme! E aveva scoperto d’un tratto che den-tro quelle divise non c’era più nulla di umano! Nei giorni succes-sivi, mentre altri episodi di spietata violenza venivano raccontatinelle case, nei vicoli, all’orecchio degli amici, giunse la notizia chei tredici Carabinieri, che avevano difeso i “telefoni”, resi inermidal comando di un innominabile sedicente generale italiano,erano stati anch’essi fucilati il 14 settembre a Teverola dal fuocod’ignobili, vigliacchi fucilieri tedeschi!

Il cuore dei Napoletani stava per esplodere. Dal Vomero,da Ponticelli contro le cui case furono puntati i cannoni tede-schi, sui Quartieri, dal palazzo Ammendola, da tutti e Venti-quattro i seggi napoletani Masaniello redivivo infuriò controil nemico tedesco e lo scacciò tramortito e vinto fuori delle pro-prie terre ammonendo i popoli allora COME ORA DI NONABUSARE OLTRE I LIMITI DELLA PAZIENZA DEI NAPOLE-TANI!

Maggio 1989 - Finale Coppa Uefa, Stoccarda (Germania)

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INSIGNE E’ PRONTO È lui il dopo-Lavezzi

hi sostiene che Lorenzo Insigne non abbia ancora raggiunto quel li-vello di maturità tale da meritarsi la grande occasione di vestire la magliadel Napoli si sbaglia di grosso. I fatti separati dalle opinioni parlano, infatti,di un vero e proprio funambolo delle metà-campo avversarie, un talentoesplosivo e genuino qual è quello portato in dote dal furetto di Frattamag-giore, classe 1991 ed alto solo 163 cm. A mio avviso Insigne è un giocatorepiù che pronto per giocarsi la sua chance in maglia azzurra. D’altronde, selo è anche meritata il giovane fantasista cresciuto nel vivaio del Napoli no-nostante non abbia avuto grandissimi maestri dalle parti di Castelvolturnoe dintorni. Il percorso compiuto fin qui da Insigne è stato, infatti, frutto ditutta la farina del proprio sacco. Tanto estro e tanta qualità immediata-mente adocchiata dall’esperto Zdenek Zeman che lo ha valorizzato primaal Foggia, nella stagione 2010-2011, in Lega Pro (19 gol in 33 presenze) epoi quest’anno, in B, al Pescara, al termine di un’annata meravigliosa im-preziosita da 18 gol, assist a gogò e coronata da una storica promozione inSerie A. Quella massima serie che Lorenzo “il Magnifico” s’è guadagnatoper ampi meriti. Ed il Napoli, dovendo sostituire quasi sicuramente Lavezzi,ha la grande opportunità di ritrovarsi un gioiello fatto in casa da lanciarein orbita senza avventurarsi a ricercare sul mercato un vice-Pocho che nontroverà mai. Il presidente De Laurentiis farebbe bene a puntare tutto suInsigne ed impiegare i soldi derivanti dalla cessione di Lavezzi per poten-ziare altri reparti come il centrocampo e l’attacco. Il tutto, però, a patto cheda parte dell’ambiente partenopeo ci sia la massima fiducia nei confrontidi un ragazzo che ha stregato finanche l’occhio sapiente di Ciro Ferrara, ctdella Nazionale Under 21 con la quale, finora, la giovane punta ha collezio-nato 3 gol in appena 4 presenze. Un giocatore giovane e bravo come Insigneha bisogno di avvertire il massimo sostegno da parte della dirigenza, dellaguida tecnica, dei propri compagni di squadra ed anche (e soprattutto) deitifosi. Farlo tornare all’ovile per poi confinarlo ai margini e relegarlo in pan-china (ripetendo quanto accaduto con Edu Vargas) non servirebbe a nulla.O torna per essere considerato alla pari degli altri e quindi un calciatore diuna certa importanza, oppure sarebbe più idoneo farlo rimanere a Pescara(o in un’altra squadra di A) per giocare con continuità e per permettergli dimettere ancora in mostra le proprie capacità. Non bisogna commettere l’er-rore di frenare l’ascesa di un talento cristallino optando per una via dimezzo alle due or ora evidenziate, un po’ come ha fatto il Milan con El Sha-raawy. Io rimango del parere che un giocatore con doti tecniche sopraffine,baricentro molto basso, rapidità supersonica nell’uno contro uno e grandefiuto del gol non bisogna lasciarselo scappare. E Lorenzo Insigne è tuttoquesto ed anche altro, perché i quasi 20 gol a stagione che ha messo a segnoin quest’ultimo biennio dimostrano anche una certa personalità, un certocarattere ed una invidiabile duttilità tecnico-tattica. E’ un trequartista masegna quasi come una prima punta. In più, grazie all’ottimo lavoro svoltoda Zeman, è diventato anche un giocatore completo visto che ha imparatoa fare anche la fase difensiva. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti affinchéil Napoli pensi, saggiamente, di riportare alla base un prodotto del propriosettore giovanile. Oltretutto di origine napoletana. Finalmente potremmorivedere all’opera un talento cresciuto in casa. Un ragazzo della cantera az-zurra.

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PER IL NAPOLIMassimo Filardi

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MAZZARRI RICEVE IL PRE Unione Sportiva Acli ha consegnato sabato 26 mag-

gio u.s., in una cerimonia svoltasi nella splendida cornicedi Castel dell’Ovo a Napoli, il premio “Enzo Bearzot” al tec-nico del Napoli Walter Mazzarri, l’allenatore che si è di-stinto dal punto di vista umano e professionale durante ilcampionato 2011/2012. Il tecnico napoletano succede nelpremio all’attuale CT della nazionale italiana Cesare Pran-delli. Sono intervenuti alla premiazione il sindaco di NapoliLuigi De Magistris, il presidente del Coni, Gianni Petrucci,il presidente della Figc Giancarlo Abete, il presidente del-l’Unione sportiva Acli Marco Galdiolo, il direttore dell’uf-ficio della Cei per allo sport don Mario Lusek e numerosigiornalisti tra i più prestigiosi giornali cittadini e nazionali.A moderare il dibattito svoltosi in una sala gremita è statoil giornalista della Rai Enrico Varriale. In apertura di ceri-monia ha preso la parola il Sindaco De Magistris il qualeha voluto sottolineare gli sforzi dell’amministrazione co-munale sul versante sportivo sostenendo che:  “C’è ungrandissimo desiderio di fare sport a Napoli e questa è unacosa positiva, vedo in Mazzarri il tecnico più meritevoleper ricevere il prestigioso premio dedicato a Enzo Bearzot.Il Napoli che ha vinto la Coppa Italia ha molto in comunecon l’Italia dell’82 del CT Enzo Bearzot”. Subito dopo è in-tervenuto il Presidente della Figc Giancarlo Abete che ha

rimarcato quanto asserito dal primo cittadino partenopeosull’impegno istituzionale verso lo sport. Il suo interventoè sopraggiunto in seguito alla proiezione dell’incontroavuto da Ciro Ferrara e Angelo Peruzzi con i giovani dete-nuti a Nisida. “Come dirigente – ha commentato il Presi-dente federale Abete - mi sento impegnato verso lo sportvero, purtroppo lo sport è attualmente luogo di conflitto econfronto. Certe volte è il conflitto a prevalere, quando in-vece dovrebbe prevalere il confronto”. Poi è stata la voltadel presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti EnzoIacopino, il quale ha fatto riferimento a come le commi-stioni tra tifo e professionalità danneggino il giornalismo:“Sono critico nei confronti di una parte di queigiornalisti che fanno informazione, delle volte assistiamoa trasmissioni che sono un autentica vergogna. Il giornali-sta non deve essere tifoso, ma deve informare, facendo almeglio il suo lavoro. Insulti e rabbia non fanno parte delgiornalismo migliore. Inoltre i miei colleghi dovrebberoprestare piu’ attenzione agli aspetti positivi dello sport eno concentrarsi solo sulle veline o sugli scandali”.  Si arrivaal momento della premiazione e alle parole di Walter Maz-zarri: “E’ un grande onore essere accostato a Enzo Bearzot”.Questo il primo pensiero espresso dal tecnico toscano vi-stosamente emozionato ed orgoglioso nel ricevere il pre-

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MIO ENZO BEARZOTMario Pesce

mio che celebra la memoria di un grande CT azzurro cheha fatto la storia del calcio italiano. All’allenatore del Napoliè stato conferito il prestigioso riconoscimento, promossodall’Unione Sportiva Acli con il patrocinio della FIGC e delConi, da una giuria presieduta dal presidente della Feder-calcio Giancarlo Abete, con la seguente motivazione:“Come Enzo Bearzot, Walter Mazzarri ha sempre costruitonelle sue squadre gruppi granitici e impermeabili a tutto...E’ certamente questo uno dei segreti di una carriera che in12 anni lo ha visto cogliere grandi successi, con eccellenticapacità tecnico-tattiche che lo hanno portato a centrarein ogni stagione e categoria risultati superiori agli obiettivifissati”. Mazzarri ha provveduto a ringraziare il PresidenteAcli Marco Galdiolo, il Presidente del Coni Gianni Petruccied il Presidente della FIGC Giancarlo Abete presenti allacerimonia: “Solo il fatto che il mio nome sia accostato aquello di un uomo dello spessore di Enzo Bearzot, mi gra-tifica e mi onora. Questo riconoscimento mi ripaga deitanti sacrifici compiuti in dodici anni di carriera”. Poi l’al-lenatore azzurro ha parlato dell’annata del Napoli: “E’ statauna stagione bellissima che è arrivata dopo un percorso im-portante di tre anni. C’è stata una crescita costante avve-nuta nel migliore dei modi. Il Napoli ha un capitalegiocatori di livello alto che in questi tre anni hanno ulte-riormente maturato esperienza. Prossimamente mi incon-

trerò con il Presidente De Laurentiis ed esporrò le mieidee per il futuro. Sarà un incontro sereno, per me lacosa importante resta sempre creare una squadra com-

patta, avere un gruppo unito e, come espresso dalla mo-tivazione del premio, riuscire sempre a far rendere almassimo i miei giocatori”. Prima della premiazione haparlato il numero uno del Coni  Gianni Petrucci, cheha espresso la sua soddisfazione per aver premiato il tec-nico azzurro: “Mazzarri merita questo riconoscimentonon solo per ciò che ha ottenuto in questi anni, ma perl’intera carriera. E’ un allenatore che ha mostrato di avereun DNA vincente e riesce a evidenziarlo in ogni partita”.Una volta ricevuto il trofeo, l’allenatore del Napoli s’èprestato a firmare autografi a dei bambini presenti del-l’Ospedale Pausillipon, mentre sullo schermo scorrevanole emozionanti immagini di Enzo Bearzot, della sua Italiae del Presidente della Repubblica Sandro Pertini presentealla finale mondiale dell’82.  Da evidenziare il gesto no-bile dello stesso Walter Mazzarri che ha devoluto l’in-tero  premio in denari all’AIRC, Associazione per laRicerca sul Cancro.

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TIFOSE DOC

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Marika Fruscioa promessa è stata mantenuta e la showgirl Marika

Fruscio, opinionista fissa della trasmissione” Tifosi Napole-tani” si è spogliata in onore del Napoli. Coppa Italia vintadai partenopei e grande festa in studio con questa sorpresafinale che ha deliziato gli occhi dei presenti e non solo... Conclasse , eleganza e senza ombra di volgarità la bella mora èrimasta con un mini costume azzurro che poco ha lasciatoall immaginazione.Un esaltazione di curve, una rara solaritàtipicamente mediterranea ha veramente fatto breccia intutti i milioni di tifosi napoletani e non attaccati come delleventose al teleschermo.La Fruscio ha messo la ciliegina (e noi diremo le grandi ci-liegine!) sulla torta per questa grande vittoria firmata Na-poli. Un evento che non è passato inosservato al grandeschermo e non solo.La notizia ha fatto impazzire il web, ri-sultando il video piu cliccato addirittura sul sito del cor-riere dello sport e su mediaset sport. Milioni divisualizzazioni in un giorno e dato il grande interesse,parte del siparietto frusciano è stato riportato nella pun-tata di” striscia la notizia”.Tifosi Napoletani, condotto daGennaro Montuori alias Palummella,è arrivato in tutta ita-

lia... Inutile dire che c è stato veramente un“boom” di ascolti nella trasmissione di giovedì24 maggio con tanto di complimenti da partedi illustri personaggi.

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LO SPAZIO DEI

Festeggiamenti a Miliscola con gli amicidella pizzeria “Silenzio”

Rosamariafrancesca tifosissima del Napoliper la gioia di mamma e papà

56Carmen Navarretta napoletana

di Termoli... grande tifosa del Napoli

Il piccolo Manuel Esposito festeggiail suo primo trofeo... Coppa Italia 2012!!!

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Via Salita dei Principi, 47 - NAPOLI -081.0383642

TIFOSI

La tifosissima Iolanda per la gioiadi babbo Carlo e nonna ToniaAntonello

mitico cameraman televisivo

La tifosa Ylenia Mereu

Il piccolo Salvatore Zarelli

Mister Francesco Di Meoprossimo allenatore del Napoli

I fratelli Andrea e Umberto Alati entrambi supertifosi del Napoli

La piccola Gaia, napoletana dalla nascita... Per la gioia di papà Enzo e mamma Anna

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specialitàvia col vento

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SPORT & ABBIGLIAMENTOAmerican Sport Via Calore, 3 - Amorosi BNAzzurro Dentro Corso Italia, 88 – Mugnano di Napoli NACrispino Moda Sport Via Toledo, 148 - NapoliCuore Azzurro C.so Garibaldi, 48 - Afragola NAEl Diez Via Circumvallazi. Esterna, 43 - Melito NAFootball Shop Via San Cesareo, 95 – Sorrento NAG.T. Sport Wear Via E. Fermi, 13 - VillariccaGargiulo Fashion & Sport Via Roma, 334 - S. Antonio Abate NAHobby Sport Via E. Merone, 27 - Sant’Anastasia NAIdea Nueva Via Napoli, 105 - Castellammare di St. NAIl Paio Dispari C.so della repubblica, 124/B - Pozzuoli NAIl Paio Dispari Via Gemito, 22/24 - NapoliMessere Calcio & Calcetto Via Giulio Cesare, 78 - NapoliMida Sport by Kick Off Via Atellana, 46 - Arzano NAMina Sport Jambo C.C. Jambo - Trentola Ducenta CESport Point Via A. Moro, 1- Via Roma, 5 - S. Antimo NA

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