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2012 Voltana On Line www.voltanaonline.it
Festa del Volontariato
Voltana. 1 - 2 - 3 settembre 2012. Centro Sociale “Ca’ Vecchia”.
Tiberio, Mila, Melania, Mascia e Rinaldo
Melania, Damiana e Stefano
A fianco e sopra
Francesca Ferri
Nelle immagini di Milena la prima serata della Festa del Volon-
tariato animata dal gruppo di ballo latino americano Salsarriba
Ca’ Vecchia 2 settembre. Festa per le Nozze d’Oro 2012
Le immagini della Festa sono di Carlo Monti
Marzia Pagani, il Sindaco Raffaele Cortesi Marzia Pagani, il Sindaco Raffaele Cortesi Marzia Pagani, il Sindaco Raffaele Cortesi
Enrico MarangoniEnrico MarangoniEnrico Marangoni
È uno choc di civiltà voler snaturare il
matrimonio che da sempre è una re-
altà meravigliosa e fragile. I Parla-
menti debbono occuparsi di trovare
lavoro, di sicurezza, salute e pace!
Ognuno deve avere il senso dei limiti
delle proprie responsabilità.
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Matrimoni gay, il cardinale Barbarin: choc di civiltà, si apra un dibattito In un'intervista con Jean-Marie
Guénois, pubblicata il 13 agosto sul
sito del quotidiano parigino Le Fi-
garo, il cardinale Barbarin ha spie-
gato il significato della preghiera.
La preghiera – ha detto il porpo-
rato - è la “missione prima” della
Chiesa, la quale “deve parlare
indipendentemente dalle ideolo-
gie che influenzano l'opinione
pubblica”.
“Pregare per l'impegno degli
sposi, per i bambini e per i giova-
ni” sono intenzioni che “salgono
spontaneamente nel cuore dei cre-
denti”. “Non bisognerebbe met-
tersi a terrorizzare il buon sen-
so”, ha aggiunto.
Inoltre, la laicità non vieta la pre-
ghiera, ha proseguito Barbarin,
dato che la Francia non è una
“tirannia”, nella quale bisogna sot-
toporre “i nostri riti e le nostre for-
mule al comando del 'pensiero uni-
co'”.
Se “pregare è innanzitutto un atto
spir ituale”, ha anche una
“dimensione politica”. “Niente di
più naturale che pregare per la
propria famiglia, per il proprio
Paese”, ha sottolineato l'arcivesco-vo di Lione, perché non fa
“astrazione dai problemi della vita
sociale, ancor meno dalle sofferen-
ze degli uomini”.
Mentre la Chiesa è trattata come
“lo zerbino sul quale si puliscono i
piedi”, “quello che queste reazioni
fanno pensare,– e paradossalmente
ci fanno rallegrare -, è che alcuni
sembrano aver paura della pre-
ghiera”. Allora la preghiera “è po-tente!”, ha dichiarato Barbarin.
Secondo il cardinale, la preghiera
per la Francia arriva in un
“momento di crisi”. “È una rottura
di civiltà voler snaturare il matri-
monio”, “da sempre una realtà me-
È polemica in Francia. Ma in un
Paese democratico si può parlare
dell’amore di padri e madri per i
bambini senza essere tacciati di
omofobia? Ecco che cosa ha detto
l’arcivescovo di Lione, il cardinale
Philippe Barbarin:
“La preghiera non è estranea alla
vita sociale”. Lo sostiene il cardina-
le arcivescovo di Lione (Lyon), Phi-
lippe Barbarin, esprimendosi sulla
preghiera per la Francia, letta il 15
agosto scorso in tutto il Paese.
In occasione della Solennità
dell'Assunzione di Maria Vergine,
la Conferenza dei Vescovi di Fran-
cia (CEF) ha proposto infatti a tutte
le parrocchie del Paese una
“preghiera universale” per la Fran-
cia.
Anche se tale preghiera non è una
novità […] quest'anno l'iniziativa ha
suscitato un forte dibattito.
Delle quattro intenzioni di pre-
ghiera - per i cittadini vittime del-
la crisi, per i governanti, per le
famiglie e infine per i bambini e i
giovani – è stata proprio quest'ulti-ma ad attirare l'attenzione, perché
invita a pregare affinché i bambini
“godano pienamente dell'amore
di un padre e di una madre”.
L’intenzione di preghiera in que-
stione è stata interpretata come di-
retta contro il “matrimonio” e con-
tro l'adozione di bambini da parte
di persone dello stesso sesso e di
conseguenza come una indebita
intrusione da parte della Chiesa
nell'agenda politica.
Secondo un sondaggio condotto il
15 agosto scorso tra gli spettatori
del canale televisivo M6 (Métropole
6), il 55% dei francesi ha dichiarato
che “capiscono” la posizione della
Chiesa cattolica e solo il 38% so-
stiene di non capirla.
ravigliosa e fragile”.
Attraverso la preghiera, il credente
afferma che “la fonte ultima del
bene non è nell'autorità politica”,
ha continuato Barbarin, che ha invi-
tato il potere politico a vedere be-
ne “ciò che dipende da lui e ciò
che va oltre”.
Cambiare il matrimonio e la fami-
glia? “Non sono sicuro che questo
spetti all'autorità di un Parlamen-
to”, ha osservato.
Per il cardinale, il ruolo dei Go-
verni è quello di “vegliare sulla
salute, sull'istruzione, sulla distribu-
zione dei beni, sui trasporti, sulla
sicurezza, e innanzitutto sulla pa-
ce”. Chi ci governa ha “grandi re-
sponsabilità, per l'equilibrio della
vita sociale, per il miglioramento
delle nostre condizioni di vita”.
In tempi di crisi, che sembrano
lasciare ben poco margine di ma-
novra ai Governi, la tentazione è di
“trovare dei diversivi su temi detti
'societali' ”, ha avvertito il porpora-
to.
Nel quotidiano La Croix del 18
luglio scorso, il cardinale André
Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e
presidente della Conferenza dei
Vescovi di Francia, dopo un incon-
tro personale con il Presidente del-
la Repubblica François Hollande,
ha ricordato che “il matrimonio non
è un modo per riconoscere l'auten-
ticità dei legami fra due persone
che si amano”, ma “un'istituzione
sociale per assicurare al meglio la
buona educazione dei figli”.
Immagine
trovata su
Internet e
segnalata da
Rosa
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Sbagliando la strada si impara a
riconoscere la propria.
proverbio africano - Tanzania
L’intervista al Cardinal Martini pubblicata dal Corriere della Sera come Giovanni Battista? Che osano
il nuovo come Paolo? Che sono fe-
deli come Maria di Magdala? Io
consiglio al Papa e ai vescovi di cer-
care dodici persone fuori dalle ri-
ghe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che
siano circondati da giovani e che
sperimentino cose nuove. Abbiamo
bisogno del confronto con uomini
che ardono in modo che lo spirito
possa diffondersi ovunque» .
Che strumenti consiglia contro la
stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il pri-
mo è la conversione: la Chiesa deve
riconoscere i propri errori e deve
percorrere un cammino radicale di
cambiamento, cominciando dal Pa-
pa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprende-
re un cammino di conversione. Le
domande sulla sessualità e su tutti i
temi che coinvolgono il corpo ne
sono un esempio. Questi sono im-
portanti per ognuno e a volte forse
sono anche troppo importanti. Dob-
biamo chiederci se la gente ascolta
ancora i consigli della Chiesa in
materia sessuale. La Chiesa è anco-ra in questo campo un'autorità di
riferimento o solo una caricatura nei
media? Il secondo la Parola di Dio.
Il Concilio Vaticano II ha restituito la
Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi per-
cepisce nel suo cuore questa Parola
può far parte di coloro che aiuteran-
no il rinnovamento della Chiesa e
sapranno rispondere alle domande
personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca
come compagno un cuore che a-
scolti (...). Né il clero né il Diritto
ecclesiale possono sostituirsi all'in-
teriorità dell'uomo. Tutte le regole
esterne, le leggi, i dogmi ci sono
dati per chiarire la voce interna e
per il discernimento degli spiriti.
Per chi sono i sacramenti? Questi
sono il terzo strumento di guarigio-ne. I sacramenti non sono uno stru-
mento per la disciplina, ma un aiuto
per gli uomini nei momenti del
cammino e nelle debolezze della
vita. Portiamo i sacramenti agli uo-
mini che necessitano una nuova for-
za? Io penso a tutti i divorziati e alle
coppie risposate, alle famiglie allar-
gate. Questi hanno bisogno di una
protezione speciale. La Chiesa so-
stiene l'indissolubilità del matrimo-
Padre Georg Sporschill, il confratel-
lo gesuita che lo intervistò in Con-
versazioni notturne a Gerusalemme,
e Federica Radice hanno incontrato
Martini l'8 agosto: «Una sorta di te-
stamento spirituale. Il cardinale
Martini ha letto e approvato il te-
sto».
Come vede lei la situazione della
Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del
benessere e in America. La nostra
cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case
religiose sono vuote e l'apparato
burocratico della Chiesa lievita, i
nostri riti e i nostri abiti sono pom-
posi. Queste cose però esprimono
quello che noi siamo oggi? (...) Il
benessere pesa. Noi ci troviamo lì
come il giovane ricco che triste se
ne andò via quando Gesù lo chiamò
per farlo diventare suo discepolo.
Lo so che non possiamo lasciare
tutto con facilità. Quanto meno però
potremmo cercare uomini che siano
liberi e più vicini al prossimo. Co-
me lo sono stati il vescovo Romero
e i martiri gesuiti di El Salvador.
Dove sono da noi gli eroi a cui ispi-
rarci? Per nessuna ragione dobbia-
mo limitarli con i vincoli dell'istitu-
zione» .
Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri
l'immagine della brace che si na-
sconde sotto la cenere. Io vede nel-la Chiesa di oggi così tanta cenere
sopra la brace che spesso mi assale
un senso di impotenza. Come si può
liberare la brace dalla cenere in
modo da far rinvigorire la fiamma
dell'amore? Per prima cosa dobbia-
mo ricercare questa brace. Dove
sono le singole persone piene di
generosità come il buon samarita-
no? Che hanno fede come il centu-
rione romano? Che sono entusiaste
nio. È una grazia quando un matri-
monio e una famiglia riescono (...).
L'atteggiamento che teniamo verso
le famiglie allargate determinerà
l'avvicinamento alla Chiesa della
generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e tro-
va un nuovo compagno che si occu-
pa di lei e dei suoi tre figli. Il secon-
do amore riesce. Se questa famiglia
viene discriminata, viene tagliata
fuori non solo la madre ma anche i
suoi figli. Se i genitori si sentono
esterni alla Chiesa o non ne sentono
il sostegno, la Chiesa perderà la
generazione futura. Prima della Co-munione noi preghiamo: "Signore
non sono degno..." Noi sappiamo di
non essere degni (...). L'amore è
grazia. L'amore è un dono. La do-
manda se i divorziati possano fare
la Comunione dovrebbe essere ca-
povolta. Come può la Chiesa arriva-
re in aiuto con la forza dei sacra-
menti a chi ha situazioni familiari
complesse?»
Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200
anni. Come mai non si scuote? Ab-
biamo paura? Paura invece di co-raggio? Comunque la fede è il fon-
damento della Chiesa. La fede, la
fiducia, il coraggio. Io sono vecchio
e malato e dipendo dall'aiuto degli
altri. Le persone buone intorno a
me mi fanno sentire l'amore. Questo
amore è più forte del sentimento di
sfiducia che ogni tanto percepisco
nei confronti della Chiesa in Euro-
pa. Solo l'amore vince la stanchez-za. Dio è Amore. Io ho ancora una
domanda per te: che cosa puoi fare
tu per la Chiesa?» .
Georg Sporschill SJ,
Federica Radice Fossati Confalonieri
Pubblicato sul Corriere della Sera del
1° settembre 2012 (modifica il 3 /09/2012)
L’articolo è stato integralmente riportato,
senza fini di lucro e diversi giorni dopo la
sua pubblicazione, per documentazione
e completezza dell’informazione.
Essendo indicato copyright è per l’uso
individuale; se diversamente, occorre
l’autorizzazione scritta all’editore.
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Il brano proposto costituisce il pa-
ragrafo introduttivo del libro di
Maurizio Lazzarato, La fabrique
de l’homme endetté. Essai sur la
condition néolibérale, Editions
Amsterdam, 2011.
(www.editionsamsterdam.fr )
Debito, ergo sum di Maurizio Lazzarato
tempo di chiamare «differenze di
classe».
Le illusioni politiche ed economi-
che di questi ultimi quarant’anni
cadono le une dopo le altre, ren-
dendo ancora più brutali le politiche
neoliberiste. La New Economy, la
società dell’informazione, il capitali-
smo cognitivo, sono tutti solubili
nell’economia del debito. Nelle de-
mocrazie che hanno «trionfato» del
comunismo, pochissime persone (qualche funzionario del Fmi,
dell’Europa, della Banca centrale
europea e qualche politico) decido-
no per tutti secondo gli interessi
di una minoranza. L’immensa
maggioranza degli europei viene
espropriata tre volte
dall’economia del debito: espro-
priata di un già debole potere po-
litico concesso dalla democrazia
rappresentativa; espropriata di
una parte sempre più grande del-
la ricchezza che le lotte passate
avevano strappato alla accumula-
zione capitalista; espropriata so-
prattutto del futuro, ovvero del
tempo, come possibile e dunque
come decisione, come scelta.
La successione delle crisi finanzia-
rie ha fatto emergere violentemente
una figura soggettiva che era già
presente ma che occupa ormai
l’insieme dello spazio pubblico:
l’«uomo debitore». Le figure sogget-
tive che il neoliberismo aveva pro-
messo («tutti azionari», «tutti pro-
prietari», «tutti imprenditori») si tra-
sformano e ci conducono verso la
condizione esistenziale dell’uomo
debitore, responsabile e colpevole
della sua sorte. È dunque urgente
proporre una genealogia e una car-
tografia della fabbrica economica e
soggettiva che lo produce.
Dalla precedente crisi finanziaria
che è esplosa con lo bolla internet,
il capitalismo ha abbandonato le
narrazioni epiche che aveva elabo-
rato attorno ai «personaggi concet-
tuali» dell’imprenditore, dei creati-
vi, del lavoratore cognitivo o del
lavoratore indipendente «fiero di
essere il proprio padrone» che, per-
seguendo esclusivamente i loro in-
teressi personali, lavorano per il
bene di tutti. L’implicazione sogget-
tiva e il lavoro su di sé, predicati dal-
la retorica manageriale a partire
dagli anni Ottanta, si sono trasfor-
mati in un’ingiunzione a prendere
su di sé i costi e i rischi della cata-
strofe economica e finanziaria. La
popolazione deve farsi carico di
tutto ciò che le imprese e lo Stato
assistenziale «esternalizzano»
verso la società e, in primo luo-
go, del debito. Per i padroni, i media, gli uomini
politici e gli esperti, le cause della
situazione non sono da cercare né
nelle politiche monetarie e fiscali,
che aumentano il deficit, operando
un transfert massiccio di ricchezza
verso i più ricchi e le imprese, né
nella successione delle crisi finan-
ziarie, che dopo essere pratica-
mente sparite nel corso dei primi
trent’anni del dopoguerra, si ripe-
tono con regolarità estorcendo del-
le somme di denaro esorbitanti alla
popolazione per evitare ciò che
chiamano una «crisi sistemica». Le
vere cause di queste crisi a ripeti-
zione risiederebbero nelle esigen-
ze eccessive dei governati
(specialmente nel Sud dell’Europa)
che vogliono vivere come delle
«cicale» e nella corruzione delle
élite che, in realtà, hanno sempre
giocato un ruolo nella divisione in-
ternazionale del lavoro e del pote-
re.
Stiamo andando verso un appro-
fondimento della crisi. Il blocco di
potere neoliberista non può e non
vuole «regolare» gli «eccessi»
della finanza, perché il suo pro-
gramma politico è sempre quello
rappresentato dalle scelte e dalle
decisioni che ci hanno condotto
all’ ultima crisi finanziaria. All’opposto, con il ricatto del falli-
mento dei debiti «sovrani» (che di
sovrano hanno ormai solo il nome),
vuole portare fino in fondo il pro-
gramma di cui sogna, fin dagli
anni Settanta, l’applicazione inte-
grale: ridurre i salari al livello
minimo, tagliare i servizi sociali
per mettere il welfare al servizio
dei nuovi «assistiti» (le imprese e
i ricchi) e privatizzare tutto quel-
lo che non è ancora stato venduto
ai privati.
Noi manchiamo di strumenti teori-
ci, di concetti, di enunciati, per ana-
lizzare non tanto la finanza, ma
l’economia del debito che la com-
prende e la travalica, così come la
sua politica e suoi di-
In Europa la lotta di classe, così
come è accaduto in altre regioni
del mondo, si manifesta e si con-
centra oggi intorno al debito. La
crisi del debito minaccia anche gli
Stati Uniti e il mondo anglosassone,
Paesi dai quali ha avuto origine non
solo l’ultimo crollo finanziario, ma
anche e soprattutto il neoliberismo.
La relazione creditore-debitore,
che definisce il rapporto di potere
specifico della finanza, intensifica i
meccanismi dello sfruttamento e
del dominio in maniera trasversale,
perché non fa alcuna distinzione tra
lavoratori e disoccupati, consuma-
tori e produttori, attivi e inattivi.
Tutti sono dei «debitori», colpevoli
e responsabili di fronte al capitale,
che si manifesta come il Grande
Creditore, il Creditore universale.
Una delle questioni politiche mag-
giori del neoliberismo è ancora,
come illustra senza ambiguità la
«crisi» attuale, quella della proprie-
tà, poiché la relazione creditore-
debitore esprime un rapporto di
forza tra proprietari (del capitale)
e non proprietari (del capitale).
Attraverso il debito pubblico, la
società intera è indebitata, cosa
che non impedisce, ma anzi esa-
spera «le diseguaglianze», che è ( Segue a pag. 5 )
Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 21 - 2012
Debito, ergo sum di Maurizio Lazzarato
congiuntamente. L’economia del
debito fa coincidere la produzione
economica e la produzione di sog-
gettività. Le categorie classiche
della sequenza rivoluzionaria del
XIX e XX secolo – lavoro, sociale e
politico – sono attraversate dal de-
bito e ampiamente ridefinite da
esso. È quindi necessario avventu-
rarsi in territorio nemico e analizza-
re l’economia del debito e la pro-
duzione dell’uomo debitore, per
cercare di costruire qualche arma
che ci servirà a condurre le lotte
che si annunciano. Perché la crisi,
lungi dal terminare, rischia di e-
stendersi.
La fabbrica dell’uomo indebitato
Saggio sulla condizione neoliberista
di Maurizio Lazzarato
Sintesi ( n.b.: nel testo originale non era
utilizzato il carattere in grassetto )
Il testo, tradotto in italiano, è disponibile
nei siti
www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-
dell%E2%80%99uomo-indebitato/
www.nazioneindiana.com/2012/06/25/
debito-ergo-sum/
http://www.comedonchisciotte.org/site/
modules.php?
name=News&file=article&sid=10719
spositivi di assogget-
tamento. La crisi che stiamo viven-
do ci impone di riscoprire la rela-
zione creditore-debitore elaborata
dall’Anti-Edipo di Deleuze e Guatta-
ri. Pubblicato nel 1972, anticipando
teoricamente lo spostamento
dell’iniziativa del capitale che si
produrrà qualche anno dopo, ci
permette, alla luce di una lettura di
Nietzsche della Genealogia della
morale e della teoria marxiana del-
la moneta, di riattivare due ipotesi.
Prima di tutto, l’ipotesi secondo cui
il paradigma sociale non è dato dal-
lo scambio (economico e/o simbo-
lico), ma dal credito. A fondamento
della relazione sociale non c’è
l’uguaglianza (dello scambio), ma
l’asimmetria del debito/credito che
precede, storicamente e teorica-
mente, quella della produzione e
del lavoro salariato. In secondo luo-
go, l’ipotesi secondo cui il debito è
un rapporto economico indissocia-
bile dalla produzione del soggetto
debitore e dalla sua «moralità» .
L’economia del debito aggiunge al
lavoro nel senso classico del termi-
ne un «lavoro su di sé», in modo
che economia ed «etica» funzionino
Per saperne di più
visita il sito:
http://www.giampa.
it/GCLugo/GCLugo.
asp
( Segue da pag. 4 )
Immagine trovata su Internet
e segnalata da
Serena Fagnocchi
L’AMACA
In tempi di totale confusione ideo-
logica, si deve a Mitt Romney una
definizione rozza ma piuttosto effica-
ce di destra e sinistra: “Mentre Oba-
ma pensa al pianeta, io penso alle
famiglie americane”. Ne esce l’idea
di una sinistra parolaia e di una de-
stra gretta: più o meno ciò che sono.
“Obama pensa al pianeta” è una
perfidia ben concepita. Per
l’elettorato di Romney il pianeta è
solo una remota seccatura, con tutti
quei Paesi dai nomi strani che ogni
tanto tocca bombardare. Ma anche
l’opinione pubblica liberal e di sini-
stra (di tutto il pianeta) vorrebbe
tanto che i suoi leader fossero un
poco più concreti, anche a costo di
essere meno nobilmente ispirati nei
loro discorsi. Quanto alla destra,
cioè alle “famiglie americane” an-
siose di liberarsi dall’impiccio costi-
tuito dall’esistenza, oltre la staccio-
nata di casa, addirittura di un piane-
ta, hanno sicuramente trovato in
Romney un rassicurante difensore. Il
loro problema è che la cognizione
piuttosto vaga del resto dell’umanità
fa di loro, nonostante siano i cittadini
della prima potenza economica, mi-
litare, politica e mediatica del mon-
do, dei patetici provinciali. Spesso,
per giunta, con un doloroso com-
plesso di inferiorità nei confronti di
chi si permette il lusso di “pensare al
pianeta”.
Pubblicato il 1° settembre 2012 dal
quotidiano La Repubblica
di Michele Serra
La Cassazione ha confermato le condanne a 10 manifestanti per devastazio-
ne e saccheggio, per i fatti del G8 genovese. Condanne pesantissime: fino a
14 anni, per aver rotto vetrine. La condanna si è basata su una norma, redatta
in epoca fascista, che prevede un limite di pena minimo di otto anni. Anche
se questa norma non è in conflitto con la Costituzione, possiamo e dobbiamo
porci il problema della proporzionalità della sanzione rispetto ai fatti. Atten-
zione però: in Cassazione non potevano cambiare la pena. Non era la sede
per rimediare a una pena eccessivamente severa. Nessuno degli imputati ha
posto in essere fatti di sangue, o messo in pericolo la vita di persone. Si deve
riflettere sul fatto che la pena erogata è pari a quella di un omicidio. Questo ci fa capire quel che si intende per capro espiatorio. Si è trattato di
un’inchiesta forzata. Durante il G8 nessuno dei “vandali” era stato arre-
stato e nemmeno identificato. Fa star male il pensiero che ci siano persone in galera per tanti anni per episodi che sono stati atti di teppismo, di violenza
contro le cose, senza che sia stata messa in pericolo l’incolumità di qualcuno.
Sono pene troppo alte. Queste dieci condanne, insieme con il mancato pro-
cesso per l’omicidio di Carlo Giuliani, impediscono, nonostante l’enorme
rilievo della sentenza Diaz, di poter parlare di giustizia.
Caffè letterario di Lugo
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di conseguenza (come in Italia) pre-
dica e pratica l’austerità, cioè toglie-
re sangue a un corpo soggetto a
grave emorragia. Per altro verso
nessuno oggi può avere la speranza
di una guerra salvatrice, anche se un
po’ di guerre locali possono aiutare,
se ben controllate. Ma con un mondo
caldo come l’attuale, bisogna avere
molta paura anche delle guerre lo-
cali. Da chi governa, e anche dai
partiti, che sono in prossimità di una
difficile campagna elettorale, i citta-
dini dovrebbero pretendere una
seria analisi della crisi attuale e del-
le sue dimensioni e radici. In Italia,
ma non solo, la produttività è in calo
da un bel po’ di anni: per tutti la
competizione è più aspra e
nell’Eurolandia anche le svalutazioni
competitive (l’Italia nel passato le ha
utilizzate traendone vantaggio) sono
impossibili.
Questa crisi è mondiale. Per il 2013
si annuncia recessione negli Stati
uniti e anche la domanda cinese, che
finora ha aiutato (soprattutto gli Usa,
ma non solo) dà segni di rallenta-
mento. Anche i Bric rallentano il pas-
so. E poi, ancora, c’è il disastro della
finanza che agisce su due fronti: fino
Non solo il professor Monti, ma an-
che componenti del suo attuale go-
verno dicono, e ripetono, di vedere
una luce in fondo al tunnel. Ma di
quale luce si tratta? A mio parere la
luce che dicono di vedere è solo
quella degli incendi che stanno di-
struggendo un po’ di boschi. Un pu-
ro fraintendimento che, sempre a
mio parere, rivela puri intenti propa-
gandistici e ignoranza o silenzio sul-
la portata dell’attuale crisi che non è
solo italiana, ma europea e mondia-
le. Come non tener conto che dopo
gli incoraggiamenti (forse solo a fini
speculativi) delle agenzie di rating è
bastata una flessione della borsa di
New York a provocare un ribasso di
tutte le borse? La crisi che ci sta ma-
cinando non è roba da congiuntura
ed è difficile, assai difficile, avere
politiche per fronteggiarla. Non di-
mentichiamo che la crisi del ’29 (a
mio parere meno grave di quella
attuale) fu contrastata con il new
deal di Roosevelt e poi risolta con la
seconda guerra mondiale. Ma c’è un
governo che abbia oggi la forza e il
coraggio di tentare un new deal?
La maggioranza dei paesi (Usa com-
presi) è semiparalizzata dal debito e,
a quando si può fare denaro con il
denaro senza passare per la produ-
zione di merci perché dovrebbe es-
serci una ripresa della produzione e
dell’occupazione? E sempre sulla
finanza, come sottovalutare gli effetti
disastrosi delle grandi operazioni
speculative che fanno saltare banche
e imprese, con danno dei risparmia-
tori e dei lavoratori? Insomma, smet-
tiamola di raccontare che si vede la
luce in fondo al tunnel. Il tunnel è
assai oscuro e nessuno può dire
quanto sia lungo.
Articolo di Valentino Parlato
Pubblicato sul quotidiano
il manifesto del 25 agosto 2012
Si vede la luce in fondo al tunnel ? Sono gli incendi di Valentino Parlato
info: [email protected]
Tutte le mattine,
quando fa giorno,
la luce passa
tra le fessure di quel nome
scritte in un vetro chiaro
dello stesso colore dei suoi occhi.
Ma è a mezzogiorno,
che all’improvviso,
con il sole a picco,
prende fuoco quella frase
“caduto per la libertà”.
Modo più bello per ricordarlo
non poteva esistere.
VETRO
Toti al matein,
quand ch’u s’fa dè,
la luṣ la pasa
stra al carvai d’che nom
scret int un védar cér
de’ culór di su oc.
Mo l’è a maẓdè,
che d’böta,
cun e’ ciöch de sól,
u s’infughes cla fréṣ
“mórt par la libarté”.
Manira piò bëla pr arculdél
la n’i putéva ësar.
VÉDAR
© Poesia ed immagine di Paolo Gagliardi
© Paolo Gagliardi - Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n.633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Vietata qualsiasi riproduzione,
totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.
AUGUSTO LOLLI
(1905-1944) - Chiesanuova
Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 21 - 2012
James S. Henry, ex capo economi-
sta di McKinsey & Co., autore di The
Blood Bankers e di articoli apparsi
su The Nation e sul New York Ti-
mes, ha scavato nei documenti della
Bank for international settlements,
del Fondo monetario internazionale
(Fmi), della Banca mondiale, delle
Nazioni unite, di banche centrali e
di analisti del settore privato, riu-
scendo infine a tracciare il profilo
dell'enorme riserva di denaro che
fluttua nelle nebulose località defi-
nite offshore.
C'è una gran quantità d'informa-
zioni in questo rapporto, quindi ab-
biamo scelto [le] cose fondamentali
da conoscere sul denaro che i più
ricchi del mondo stanno nasconden-
do a tutti noi.
[…] Almeno 1/3 di tutta la ric-
chezza finanziaria privata e circa
la metà di quella offshore è pos-
seduta dalle 91.000 persone più
ricche del mondo, appena lo
0.01% della popolazione mondiale»
rileva il documento. Questi top
91.000 hanno circa 9.800 miliardi
del totale stimato nel rapporto e me-
no di dieci milioni di persone pos-
siedono l'intera pila di denaro-
[…] Secondo Henry, il termine off-
shore non corrisponde più a un luo-
go fisico, nonostante una quantità di
posti come Singapore e la Svizzera
continuino a specializzarsi nel forni-
re ai ricchi di tutto il mondo
«residenze fisiche sicure a bassa
tassazione» .Ma oggi la ricchezza
offshore è virtuale. Henry descrive
«siti nominali, ultra-portatili, multi-
giurisdizionali e spesso temporanei
all'interno di reti di organizzazioni e
accordi legali e semi-legali» .Una
compagnia può essere ubicata all'in-
terno di una giurisdizione, ma pos-
seduta da un gruppo di aziende si-
tuato altrove e amministrata da un
insieme di società in una località
terza. «In definitiva il termine off-
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mons o non coperto da copyright.
shore si riferisce a un insieme di po-
tenzialità» piuttosto che a un posto o
a una serie di posti. Il documento
nota anche che è importante distin-
guere tra «paradisi intermedi«, cioè
quei posti che la gente normalmente
immagina quando pensa ai paradisi
fiscali (come le Isole Cayman di
Romney, le Bermuda e la Svizzera) e
i «paradisi di destinazione», che in-
cludono Stati Uniti, Gran Bretagna
e perfino Germania. Queste ultime
sono destinazioni richieste, perché
mettono a disposizione «mercati a-
zionari efficienti e disciplinati, ban-
che sostenute da un'ampia popola-
zione di contribuenti e compagnie
d'assicurazione; sistemi legali ben
sviluppati, avvocati competenti, si-
stemi giudiziari indipendenti, e il
principio di legalità» . Chi sta favo-
rendo questo processo? I nomi che
vengono fuori quando si spulcia nei
dati sono familiari: Goldman Sachs,
Ubs e Credit Suisse sono i primi tre,
mentre Bank of America, Wells Far-
go e JP Morgan Chase rientrano tutti
nella Top 10. «Alla loro lista di onori-
ficenze possiamo aggiungere
quest'altra: sono attori chiave in mol-
ti paradisi fiscali in giro per il mon-
do e sono fondamentali nel sostene-
re il sistema globale d'ingiustizia
fiscale» nota il rapporto.
Il “buco nero” nell’economnia mondiale
dal sito www.megachip.info.
Dal apporto del Tax Justice Network
Sarebbe un ottimo affare acquistare gli
uomini per quello che valgono e riven-
derli per quello che ritengono di valere.
Napoleone
Citazione trovata su
Internet e segnalata da
Gabriella
Sogna e sarai libero nello spirito.
Lotta e sarai libero nella vita.
Ernesto Che Guevara
Citazione trovata su
Internet e segnalata da
Sonia
Trovata su Internet
e segnalata da
Elisa
I sindaci dovrebbero occuparsi
delle città che amministrano
fino alla conclusione del loro
mandato. I municipi non sono
dei trampolini di lancio per la
loro carriera politica.
Citazione trovata su Internet
di Beppe Grillo
Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 21 - 2012
Immagine trovata su
Internet e segnalata da
Franco
Ca’ Vecchia 2 settembre. Festa per le Nozze d’Oro 2012
Sono circa una sessantina le immagini della
Festa donate da Carlo Monti. Le immagini
sono disponibili su file presso la Delegazio-
ne Comunale e per la stampa presso Foto
Clic piazza dell’Unità, Voltana.
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