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news, politics
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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it
C’è solo una strada per l’Italia.
È la strada che svolge la ripresa
del cammino della democrazia.
Ogni altra ipotesi è rovinosa. Mi
riferisco in particolare alle altre
due possibilità che oggi, per le
prossime elezioni politiche, si ri-
presentano sulla scena della vita
pubblica e pretendono nuovamen-
te il consenso popolare.
Da una parte siamo ancora alle
prese con il ritorno di Silvio Ber-
lusconi e della sua corte, cosa che se fosse ancora realizzabile
aggiungerebbe disastro a disastro.
Ma è un’ipotesi che si pone ormai
fuori dalla realtà, oltre che fuori
dalla ragione e dal minimo senso
del pudore. Che sia stato possibile
ripresentarla nella situazione attua-
le ci avverte però del fatto che l’u-
scita di scena di Berlusconi non dà
alcuna garanzia di miglioramento
democratico finché resta vivo il
berlusconismo come condensato
di una mentalità diffusa, pervasa di
individualismo, di cinismo e di
sentimenti antidemocratici.
D’altra parte si delinea l’ipote-
si di un centro insieme liberista,
impersonato dalla figura di Ma-
rio Monti. È la prospettiva amata
da quanti esaltano l’Europa fedele
ai mercati, legittimati dalla loro
“moderazione” e dalla difesa dei
cosiddetti “valori cristiani”. Questo
orientamento politico darebbe se-
guito con piena convinzione agli
imperativi del liberismo, pazienza
se questa politica costerà disoccu-
pazione, cessazione di servizi pub-
blici, negazione di diritti fondamen-
tali, miseria, sofferenze, accantona-
mento della democrazia. Quando,
con espressione apparentemente
innocua, si evoca “l’agenda Monti”,
presentandola come la via obbliga-
ta per l’Italia, in effetti si pensa a un
modo di governare che porterebbe
senza dubbio a risultati del genere.
Chi confonde questa “agenda” con
una attenta politica di eliminazione
degli sprechi e di buon governo del
bilancio pubblico non si rende con-
to della radicalità liberista e antide-
mocratica propria di un simile pro-
gramma. Già la parola usata do-
vrebbe metterci in allarme.
Quando la politica conservava un
minimo di vitalità ideale, etica e
civile si pensava a costruire un pro-
getto per il futuro e un programma
conseguente. Si confrontavano di-
verse visioni della società. Oggi
basta dire agenda perché visioni,
progetti e programmi
I numeri che dimostrano il fallimento di chi più ha governato negli ultimi vent’anni
( Segue a pag. 2 )
Le ore di Cassa Integrazione
Guadagni autorizzate a gennaio
2013 sono state 88.869.000, con un incremento del 2,72% rispetto al
dicembre 2012 e del 61,64% rispet-
to al gennaio 2012. Il dato più alto
dal 1980. In forte aumento anche la
richiesta di CIGS: a gennaio 2013 le
aziende in CIGS aumentano del
98,44% rispetto a gennaio 2012 e
del 25,46% rispetto al dicembre
2012. Sono questi alcuni dei numeri
contenuti nel Rapporto dell’Osser-
vatorio CIG del Dipartimento Settori
Produttivi della CGIL Nazionale,
elaborato sui dati INPS relativi al
mese di gennaio.
“Questi numeri - afferma il segre-
tario confederale della CGIL, Elena
Lattuada - dimostrano che lo spes-
sore della crisi industriale ed eco-
nomica è sempre più profondo, una
conferma viene anche dall’anda-
mento della produzione industriale
rilevata dai dati dell’ISTAT in forte
riduzione del 6,7%, rispetto all’anno
precedente, e con flessioni dei
comparti produttivi su percentuali a
due cifre”.
“Ci troviamo di fronte ad una vera
emergenza - prosegue la sindacali-
sta - il nostro sistema industriale
è stato lasciato andare alla deri-
va, in questi anni non è stato fatto
nessun intervento significativo, nessuna scelta strategica, quasi nes-
suna crisi aziendale è stata risolta
positivamente. Le scelte governati-
ve hanno riguardato più gli effetti, il
mercato del lavoro, che non le cau-
se: sistema industriale non più com-
petitivo per qualità, prezzi, contenu-
ti tecnologici. Come poco e niente
si è fatto verso quei fattori di com-
petitività per tutto il sistema paese:
energia, trasporti, semplificazioni
burocratiche, alleggerimento fisca-
le, ricerca, sistema finanziario”.
“Il fallimento di chi ha maggior-
mente governato negli ultimi venti
anni - conclude Lattuada - sta tutto
nei numeri della crisi, un disastroso
debito pubblico, un PIL che conti-
nua a diminuire (- 2,4%), mentre i
disoccupati continuano a crescere,
(solo nel 2012 del +21,4%), l’infla-
zione è al 3%, ma per i redditi medi
e bassi va ancora peggio, perché la
spesa per vivere è cresciuta del
4,3%”.
Dal rapporto della CGIL si evi-
denzia come nel mese di gennaio i
settori più in difficoltà e con più ore di CIG richieste restano il setto-
re Meccanico (in aumento del
79%), il settore del Commercio (in
aumento del 80,12%) e il settore
dell’Edilizia (in aumento del
57,46%).
Per quanto riguarda invece le
aree geografiche la richiesta di CIG cala in sei regioni, mentre au-
menta in quattordici, tra cui consi-
s t e n t e m e n t e i n L om b a r d i a
(+56,94%), nel Lazio (+60,05%), in
Piemonte (+66%), in Emilia Roma-
gna (+82,32%), nelle Marche
( + 1 2 1 , 9 5 % ) , i n A b r u z z o
( + 1 7 1 , 3 1 % ) , i n C a m p a n i a
(+85,60%), in Puglia (+115,12%), in
Sicilia (+118,84%) e in Sardegna
(+169,53%).
A pagina 3 la cartina con il dettaglio.
Leggi il resto nel sito www.cgil.it
Al bivio tra capitalismo e democrazia di Roberto Mancini
veri e propri sono
fuori luogo. È tutto ovvio, automati-
co, già deciso: al capitalismo si de-
ve obbedire senza discussioni, dub-
bi, dissensi, ricerca di alternative.
In fondo basterebbe un computer
per calcolare le cose da fare al fine
di eseguire la volontà dei mercati,
non serve nemmeno un professore
della Bocconi.
È chiaro che queste ipotesi di go-
verno per il nostro Paese -la destra
disastrosa, inqualificabile del berlu-
sconismo e il centro-destra pronto
all’austerità a carico degli altri, vo-
tato al liberismo- rappresentano
due diversi tipi di sventura. In sinte-
si, il primo criterio di discernimento
per scegliere una politica adatta
all’Italia oggi si riassume così: né
Berlusconi né Monti. E allora quale
altra strada resta? L’unica vera via,
a mio avviso, non può partire con il
dare priorità esclusiva a un solo
aspetto della nostra situazione, che
sia il bilancio dello Stato, la crescita
del Pil o altro.
La via viene finalmente vista, rico-
nosciuta, apprezzata soltanto se ve-
diamo l’insieme, se abbiamo l’am-
piezza e la profondità di sguardo
capaci di cogliere il processo com-
plessivo nel quale si collocano i
“La politica è stata definita la se-
conda più antica professione del
mondo. Certe volte trovo che asso-
migli molto alla prima”.
Ronald Reagan
Orario ambulatorio medico
c/o Centro Anziani - Voltana
info: [email protected]
Pagina 2 www.voltanaonline.it n. 2 - 2013
“Sii sempre come il mare che infran-
gendosi contro le rocce trova sempre
la forza di riprovarci .”
“Oggi il potere pubblico è, semplice-
mente, il consiglio di amministrazione
che sostiene gli interessi collettivi della
classe borghese.”
Karl Marx e Friedrich Engels, Manifesto
del Partito Comunista (1848)
“Guardatevi dai falsi profeti che ven-
gono a voi in veste di pecore, ma den-
tro son lupi rapaci. Dai loro frutti li rico-
noscerete” Matteo 7,15-16
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toriale al quale non può essere applicato
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o non coperto da copyright.
problemi del nostro Paese e nel
quale d’altro canto sono latenti le
tendenze di riscatto. Esclusivamen-
te quanti sono determinati a subor-
dinare le pretese del mercato ai
diritti della democrazia, del lavoro,
dei servizi pubblici, delle nuove
generazioni, dei migranti, della
cooperazione tra i popoli saranno
in grado di essere fecondi per il
bene comune. Le sole forze politi-
che capaci di riaprire il futuro al
Paese sono quelle disposte ad as-
sumere una visione, un progetto e
un metodo profondamente nuovi in
quanto radicati nella scelta di chi,
tra capitalismo e democrazia, sce-
glie senza esitazioni la democrazia.
Ecco perché il Movimento 5
Stelle - privo di visione, progetto
e metodo adeguati - si è già in-
cartato nel centralismo autocrati-
co del suo capo. Ecco perché al
Partito Democratico non basterà
aver scelto tra Bersani e Renzi,
poiché esso dovrà decidersi ri-
spetto all’alternativa ora ricorda-
ta. Ed ecco perché i movimenti e i gruppi a sinistra del Partito Demo-
cratico, che spero maturino quanto
prima una forma efficace di presen-
za politica nazionale, devono trova-
re il modo per dare con responsa-
bilità e senza settarismi il loro ap-
porto alla costruzione di un’alterna-
tiva di sistema in Italia.
di Roberto Mancini - 27 dicembre 2012
Consultabile nel sito
www.altreconomia.it/
( Segue da pag. 1 )
Al bivio tra capitalismo e democrazia di Roberto Mancini
Cara/o Candidata/o, in queste ore
per Te frenetiche di campagna elet-
torale, Ti scrivo per chiederti una
particolare presa di posizione, prima
del voto, su alcuni temi per me cru-
ciali: la guerra, gli armamenti e la
tutela del territorio. In un anno di
crisi segnato anche dalle polemiche
sulla questione degli F-35 e sul
Muos, sul fatto che troppi soldi pub-
blici vengano impiegati in arma-
menti e guerre invece che in am-
biente e sviluppo, Ti chiedo una pre-
sa di posizione e di responsabilità,
affinché io elettore possa essere a
conoscenza della Tua posizione in
merito, prima del voto, e affinché Tu
stesso possa prendere un impegno
concreto verso il Tuo elettorato.
Per fare ciò Ti inoltro questa lettera
e-mail (copia/incolla dal sito
http://www.peacelink.it/pace/docs
/4276.pdf ).
In attesa di un Tuo gradito riscon-
tro, porgo i migliori saluti.
firma
Care/i Candidate/i,
ditelo prima !
inchieste della Magistratura che hanno
investito i vertici della Lega a partire
dal suo segretario amministrativo
(Belsito), è probabile che il voto degli
operai si disperda in molti rivoli, se non
prevarrà una chiara scelta astensioni-
sta. Unico vero testimonial della condi-
zione operaia in Italia è il piccolissimo
e ininfluente Partito Comunista dei La-
voratori del professor Tiziano Ferrando,
che può sperare in paio di centinaia di
migliaia di voti, non tutti operai. L’in-
quietante silenzio del lavoro operaio
penalizzato in termini di redditi, posti
di lavoro e diritti, in questa campagna
elettorale un po’ surreale e in gran par-
te mediatica, può non significare che il
neocapitalismo, attraverso le sue rego-
le, i suoi partiti e i suoi sindacati, è riu-
scito a piegare definitivamente gli ope-
rai orfani dell’omonima classe, riducen-
doli sempre di più a neo -schiavi rasse-
gnati. Che si tratti, invece, della classi-
ca quiete prima di una storica (e desta-
bilizzante) tempesta sociale, non limita-
ta al nostro Paese?
Idiotizzazione, perdita della coscienza
critica, sociale e di classe, e diffusione
dell’antiberlusconismo salvifico hanno
condizionato e adeguatamente manipo-
lato il cosiddetto popolo di sinistra.
Quell'antiberlusconismo che ha favorito
la perdita di consenso del cav e la sua
caduta è stato usato subdolamente co-
me cavallo di troia per far entrare Monti
in Italia. Lo stesso antiberlusconismo,
suscitato da intense ed estese campa-
gne massmediatiche, serve per chia-
mare a raccolta il popolo di sinistra
contro il ritorno di Berlusconi e la sua
veloce rimonta in campagna elettorale.
Il vero scopo di queste operazioni è
sempre quello di sottomettere l’intero
Paese ai voleri delle élite finanziarie
internazionalizzate, proseguendo con le
controriforme euromontiane e conti-
nuando con il ridimensionamento / pri-
vatizzazione integrale delle strutture
produttive nazionali. Uno strumento
importante, alla fine della campagna
elettorale, sono le inchieste e i processi
della magistratura contro Lega e PDL.
Ma le inchieste della Magistratura rag-
giungono anche l’obiettivo di scredita-
re e mettere in crisi le ultime grandi
industrie italiane, preparandole per
futuri ridimensionamenti, sostituzioni
dei vertici, smembramenti e infine per
la vendita (a sconto) sul mercato al ca-
pitale finanziario straniero. Ovviamente
un ulteriore impoverimento del Paese
non risparmierebbe la grandissima
parte degli elettori di sinistra.
Il popolo di sinistra potrà essere recu-
perato o la partita per il risveglio delle
coscienze è ormai perduta? Difficile
dirlo, ma è chiaro che siamo a un passo
dalla sconfitta definitiva.
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Il silenzio degli operai, quasi invisibili con i loro problemi in campagna elettorale.
Per quanto riguarda gli operai il loro
sconcertante silenzio e la loro apparen-
te irrilevanza stupiscono, essendo fra i
più colpiti dalla crisi indotta, dalla di-
soccupazione conseguente e dalle mi-
sure antisociali del governo Monti.
Oggi sono più attivi, più contrastivi e
vitali i nuclei di piccoli imprenditori
inferociti. Sono quegli stessi imprendi-
tori che anni addietro, quando ancora i
momenti più bui della crisi erano una
vaga prospettiva, sostenevano con con-
vinzione il liberismo estremo, l’espan-
sione e il dominio incontrastato dei
mercati per una libera iniziativa privata
senza lacci e lacciuoli. Quegli stessi
imprenditori che spostavano risorse
dalla produzione e dall’innovazione nei
cicli produttivi e dei prodotti alle lucro-
se attività finanziarie.
Gli operai da anni sopravvivono ai
rigori sociali imposti dal neocapitalismo
dominante come orfani che cercano un
riferimento (politico) e una tutela che
hanno perduto. Nel 2008, a Nord, è sta-
ta la Lega di Bossi ad attrarre il loro
consenso, in un tentativo di trovare
rappresentanza per i propri interessi.
Ma anche in tal caso gli operai non han-
no goduto di alcuna vera rappresentati-
vità, come gruppo ormai invisibile a
livello politico e non più come storica
classe del vecchio ordine sociale. Pur
al governo con il Berlusconi IV e deter-
minante per la sopravvivenza di quel
esecutivo, la Lega beneficiata dal voto
operaio non ha impedito il dilagare
della disoccupazione, nel Settentrione
del Paese, e non ha contrastato (come
tutti, del resto, nella maggioranza e
nell’opposizione di allora) la grande
offensiva marchionnista contro il con-
tratto nazionale di lavoro. Dopo questa
delusione, amplificata di recente dalle
Cassa Integrazione Guadagni - Gennaio 2013
Quasi 89 milioni di ore. È il dato più alto dal 1980
Bussano alla porta della Storia. di Sergio Di Cori Modigliani Dal sito sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
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[…] Noi, oggi, febbraio 2013, ci tro-
viamo nel nodo storico che ci impo-
ne il pagamento della situazione
precedente: nel 1993 crollò il comu-
nismo per inefficienza, inefficacia,
corruzione, autoritarismo, libertini-
smo. Vent’anni dopo, il capitalismo
occidentale –modello vincente nel
1993- sopravvive ammalato di can-
cro perché è diventato inefficiente,
inefficace, inconcludente, anti-
pragmatico, non più funzionale nep-
pure a se stesso. […]
In Italia non esiste ricambio diri-
genziale per il momento. Le forze in
campo investono la loro energia e le
loro risorse per puntellare un siste-
ma che è ormai smangiucchiato dal-
le termiti e non ha nessuna possibili-
tà di sopravvivere a se stesso. […]
L’Italia non va riformata: L’Italia va
ricostruita:
L’edificio [Italia] sta crollando da
solo per l’eccessivo peso strutturale;
si tratta di una questione che va
compresa non usando le inutili cate-
gorie ideologiche destra/sinistra,
ecc. Basta vederlo con la logica di
un bravo ingegnere o di un saggio
architetto: il peso e il sovraccarico
del sistema sulla massa dei cittadini
è arrivato a un punto tale per cui la
massa degli schiavi non è più in gra-
do di reggere e sopportarne il peso,
quindi il sistema crolla. E non avvie-
ne neppure perché la massa è di-
ventata consapevole e si ribella. No.
Avviene perché i detentori del pote-
re hanno sbagliato i loro calcoli, non
hanno capito che il mondo stava
cambiando, oppure se l’hanno capi-
to hanno cercato di fermare il cam-
biamento nel timore di non riuscire a
conservare ciò che avevano e quindi
hanno peggiorato la situazione. I
sistemi socio-politici funzionano co-
me i meccanismo biologici: ogni
specie biologica quando arriva di-
nanzi al punto di crisi della specie
stessa ha solo e soltanto due possibi-
lità: a) si fa prendere dal panico e
lotta per sopravvivere senza sapere
che così facendo finisce per scompa-
rire; b) muta, e così facendo si evol-
ve, diventa qualcosa d’altro e di nuo-
vo. La nuova specie si adatta alle
diverse condizioni eco-mentali e
trova la forza naturale per vivere
bene nella nuova realtà socio -
ambientale che si è andata prefigu-
rando. Chi non accetta la mutazione,
l’evoluzione e il cambiamento, soc-
comberà:
[L’Italia è] il paese più ricco d’Euro-
pa, la seconda nazione più industria-
lizzata con un pil intorno ai 1.600
miliardi di euro (otto volte superiore
a quello della Grecia o del Portogal-
lo) ma siamo un paese fermo, inges-
sato, assolutamente privo di dinami-
smo, di ottimismo, di apertura verso
il nuovo. Il che vuol dire la nazione
che avrà più problemi nel saper ri-
conoscere, identificare e infine
prendere atto delle modificazioni
epocali che determineranno l’inevi-
tabile processo di mutazione evoluti-
va.
Il web è stato un fenomenale cata-
lizzatore, il più gigantesco boome-
rang sociale mai inventato sul nostro
pianeta. È stato costruito a tavolino
per portare al massimo livello possi-
bile l’espansione globale del capita-
lismo aggressivo, con il dichiarato
obiettivo di inondarci di merci inutili
da acquistare, giochi, distrazioni e
conseguente annebbiamento delle
capacità pensanti; ma allo stesso
tempo ha consentito l’accesso al
mondo della socialità (per il momen-
to soltanto virtuale) a quelle centi-
naia di milioni di schiavi - che siamo
tutti noi - portatori sulle spalle del
gigantesco peso del costo collettivo
sociale degli stati: i veri e autentici
produttori di ricchezza economica,
depredata da una classe di predatori
p r e n d i t o r i , m a s c h e r a t i d a
“imprenditori”. Silenziate da sem-
pre, isolate, marginalizzate, queste
centinaia di milioni di persone han-
no cominciato a esprimersi, scam-
biandosi idee, progetti, notizie, in-
formazioni. Soprattutto pensieri.
E il consueto meccanismo del po-
tere oligarchico si è inceppato. Co-
me avvenne alla fine del ‘400, quan-
do Gutenberg inventò i caratteri a
stampa, pensando che l’avrebbero
comunque scampata perché la stra-
grande maggioranza del mondo era
analfabeta e quindi nessuno avreb-
be mai potuto leggere i libri incor-
porando la tradizione sapienziale
trasmessa nei millenni. Trecento
anni dopo, grazie a una invenzione
all’inizio gestita come scambio di
notizie e informazioni tra pochi eletti
privilegiati, il sapere acquisito pro-
vocava e determinava la rivoluzione
francese, gettando i semi di una nuo-
va evoluzione della specie umana,
basata sul riconoscimento del Diritto
Civile e dell’eguaglianza tra indivi-
dui e popoli.
Proprio perché analfabeti, allora, i
popoli impiegarono un tempo lun-
ghissimo, dovuto anche alle enormi
difficoltà economiche e logistiche nel
poter scambiare informazioni.
La vita de “ l’homo electronicus ”,
invece, è immediata. In tutti i sensi.
Basta scegliere di essere inter-attivi
e non più soltanto passivi recettori.
[…] Nell’attuare un nuovo sistema di
comunicazione si stabilisce automati-
camente ln fondazione di un sistema
“altro”, che si auto -alimenta ed
esclude quello mainstream, il quale,
giocoforza, si trova nella strabiliante
situazione di non avere più la possi-
bilità usuale di manipolazione del
fruitore passivo.
[…] In un contesto velocissimo come
questo , in tempo reale, le informa-
zioni, le notizie, le suggestioni, le
opinioni, non possono più essere
analizzate, decodificate e quindi fil-
trate dai mediatori politici e dagli
agenti pubblicitari partitici. Il cittadi-
no, quindi, comincia a sperimentare
la sensazione (per il momento pura-
mente virtuale) di una inter-
comunicazione diretta con i propri
simili, che elimina la funzione dei
partiti storici, per costituzione i Gran-
di Filtri e Mediatori nella gestione e
organizzazione del consenso colletti-
vo. Il rapporto tra il Potere e i Servi
(cioè noi) viene quindi capovolto. I
dettami governativi non ottengono
più come risultato quello di un’accet-
tazione passiva o di una opposizione
passiva - l’opposizione è passiva in
quanto filtrata da “mediatori” che è
lo stesso Potere a legittimarli stabi-
lendo se siano funzionali o meno -
bensì avviene il contrario: il web e i
social networks diventano l’aggrega-
zione collettiva della somma di esi-
genze autentiche delle persone e
quindi il messaggio (se sgradito)
ritorna al mittente provocando un
effetto boomerang.
Il sistema non funziona più neppure
per se stesso, per questo implode.
Nell’agonia degli ultimi momenti
della loro esistenza storica, le mum-
mie dei partiti tentano di evocare
simboli di aggregazione ideologici
per agguantare un consenso che tut-
tavia non sono in grado di poter otte-
nere, se non in maniera clientelare.
Ma anche questo non funziona più.
Nei momenti di crisi economica i
clientes sono i primi a essere spazza-
ti via.
Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 2 - 2013
Lo scorso anno il Partito Democratico di Voltana aveva condiviso l’iniziativa del quotidiano La Stampa di Torino di partecipa re
ad un progetto di ricostruzione nelle zone terremotate. Parte degli introiti della tradizionale Festa sono stati pertanto destinati
alla ricostruzione della scuola elementare “Padre Ettore Accorsi” in località San Carlo, nel comune di Sant’Agostino (Ferrara ).
Insieme per ricostruire
Sabato 17 febbraio 2013. L’inaugurazione ed il tradizionale taglio del nastro, questa volta fatto dai … giovanissimi. Un segn o
dei tempi che cambiamo. E un auspicio per tutto il Paese. Quando uomini e donne di buona volontà, onesti e capaci, si metto-
no insieme, per il bene e nell’interesse di tutti, la necessaria ricostruzione è possibile, è veloce, è fatta bene.
La ricostruzione è partita da una scuola elementare. È stata una scelta fortemente voluta, per il suo alto valore simbolico. Festa
di popolo. Moltissime le persone che hanno affollato i locali, tra queste anche alcuni voltanesi. Nella foto: Valeria Monti ed
Enrico Marangoni.
Pagina 6 www.voltanaonline.it n. 2 - 2013
Famiglia Cristiana. Bagnasco: salviamo l'Italia dal sito www.famigliacristiana.it
miliari adeguate e durature. Il loro
scopo, mai ancora seriamente preso
in considerazione dalla classe politi-
ca, è di riconoscere la funzione so-
ciale non tanto della coppia, ma del-
la generazione dei figli. Sono essi
infatti che garantiscono l’apertura al
futuro, che resta incerto se l’inverno
demografico dentro cui l’Italia vive
continuerà ancora».
Cinquant’anni fa, il concilio Vati-
cano II ha accesso i riflettori sui
laici, la loro dignità e la loro mis-
sione a “star dentro” nei vari set-
tori della società, nella fedeltà al
Vangelo e in piena corresponsabi-
lità. Non ritiene che, oggi, non a
parole ma nei fatti, il loro ruolo
sia svalutato, come se la gerar-
chia non avesse fiducia in loro? E
che l’opera di supplenza della
Chiesa nei confronti della politica
li abbia estromessi da un terreno
che è il loro specifico?
«Il Concilio ha reso più chiara la
responsabilità dei laici, ma non l’ha
prodotta automaticamente. Imbat-
tersi in persone credibili oltre che
credenti è una testimonianza che
parla a tutti, ovunque ci si trovi. Non
basta dunque esserci. Occorre star-
ci con “un punto di vista” e con una
coerenza personale che creano at-
tenzione e rispetto, anche se non è
possibile evitare, a volte, contesta-
zioni e perfino persecuzioni. Sottrar-
si al conformismo diffuso che porta
a mimetizzarsi e dare invece ragio-
ne della propria fede, con le sue
implicazioni antropologiche, etiche
e sociali, è chiesto oggi in una forma
ancor più urgente. Se mancatale
testimonianza nessuna supplenza,
mi creda, è possibile».
Lei, personalmente, giudica un
fatto positivo il fiorire di candida-
ture di esponenti dei movimenti
cattolici in diverse liste e diffe-
renti coalizioni? Possono i cattoli-
ci tornare a essere incisivi nella
vita del Paese, e uscire dall’insi-
gnificanza di questi ultimi anni?
E come?
«I cattolici hanno contribuito alla
costruzione del Paese, in forme di-
verse, a seconda delle stagioni sto-
riche. La presenza di esponenti cat-
tolici in schieramenti differenti do-
vrà accompagnarsi a una concreta
convergenza sulle questioni etica-
mente sensibili. L’insignificanza,
infatti, si produce quando all’appar-
tenenza dichiarata non segue un’a-
zione centrata sui valori di riferi-
mento dell’antropologia cristiana e
si perseguono logiche più vicine al
proprio tornaconto che al persegui-
mento del bene comune. Se non si
dice nulla di significativo, perché
non si conosce o per convenienza,
si diventa irrilevanti».
Secondo lei, sarebbe stato meglio
che i cattolici confluissero tutti al
centro per contare di più e avere
maggior potere negoziale? Ha
nostalgia della Dc?
«Bisogna guardare avanti. I cattolici
sono chiamati in una società lacera-
ta e priva di slancio vitale a ripren-
dere il cammino perché è ancora
possibile riscattare un Paese che ha
un potenziale enorme. Penso però
che l’Italia non riprenderà a girare
senza riappropriarsi della sua sen-
sibilità umanistica che è innegabil-
mente cristiana. Qui sta l’apporto
che ci si attende da politici creden-
ti, un contributo non generico, ma
come esige la storia oggi, sempre
più puntuale e concreto».
I sondaggi dicono che una parte
dei cattolici è incerta in vista del-
le elezioni. Sta alla finestra. Per-
ché questo smarrimento e questa
incapacità di mobilitarsi con un
progetto serio per il Paese? La
politica non interessa più i catto-
lici?
«Circola spesso l’immagine di un
Paese disamorato, privo di prospet-
tive, quasi in attesa dell’ineluttabi-
le. La crisi economica e sociale è
però il sintomo drammatico di uno
spaesamento più profondo. L’effet-
to è un ripiegamento sul privato e
una fuga nella demagogia che al-
lontana la possibilità di un cambia-
mento. Ma a un cattolico quest’at-
mosfera di disimpegno non è con-
sentita e partecipare con il voto è
già un modo concreto per non di-
sertare la scena pubblica».
Una sintesi dell’intervista rilasciata
dal cardinale Tarcisio Bertone, Pre-
sidente della Conferenza episcopale
italiana (Cei), ad Antonio Sciortino,
Direttore di Famiglia Cristiana, pub-
blicata nel numero del 22/01/2013.
[…] come si vince la sfida della
nuova evangelizzazione? E come
comunicare la fede in un mondo
secolarizzato, caratterizzato da
un relativismo etico così diffuso?
«La crisi della fede è la questione
delle questioni. La sfida è sotto gli
occhi di tutti. Ma non la si vince con
semplici strategie pastorali o affi-
nando i linguaggi della comunica-
zione diffusa. Il punto di partenza è
che i credenti vivano di fede nella
vita concreta. Quando la nostalgia
di Dio rinasce e con essa la gioia di
viverlo e testimoniarlo, l’evangeliz-
zazione diventa possibile. Il relati-
vismo etico è, in realtà, l’effetto del-
la perdita di orientamento che si
produce quando Dio sparisce
dall’orizzonte e l’uomo finisce per
credersi misura di tutte le cose».
A Parigi, contro le unioni omo-
sessuali, hanno protestato i catto-
lici ed anche rappresentanti di
altre religioni e mondo laico;
quanto la preoccupano invece gli
attacchi alla famiglia e l’assenza
di vere politiche familiari nel no-
stro Paese?
«Gli attacchi alla famiglia non sono,
in primo luogo, una questione reli-
giosa. Rappresentano piuttosto
un’alterazione dell’esperienza indi-
viduale e sociale. Sottrarre ai figli
la possibilità di avere un papà e
una mamma vuol dire manipolare
l’elementare forma di ingresso nel
mondo che, grazie alla reciprocità
del maschile e del femminile, ga-
rantisce l’armonico sviluppo della
persona umana. Abolire una delle
due figure di riferimento, in nome
della filosofia del gender che cen-
sura quanto è già inscritto nell’e-
sperienza umana, vuol dire rifiutare
l’evidenza, indebolendo il soggetto
umano, proprio al suo apparire. Nel
nostro Paese per altro è vistosa –
specie a confronto con altri Paesi
europei – l’assenza di politiche fa-
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Famiglia Cristiana. Bagnasco: salviamo l'Italia dal sito www.famigliacristiana.it
che la Chiesa non paga l’Imu.
Che cosa vorrebbe chiarire o pre-
cisare al riguardo?
«La Chiesa le tasse finora le ha pa-
gate, contrariamente a ciò che si
dice e si scrive. Evadere le tasse è
peccato! Quanto all’Imu la vera di-
stinzione da salvaguardare è quella
tra realtà non profit e realtà com-
merciali. Chi svolge un’attività a
sfondo sociale è giusto che sia rico-
nosciuto in questa sua funzione e
venga dunque esentato. Al contra-
rio, per le attività che hanno una
finalità lucrativa, è giusto prevedere
una tassazione. Non esiste alcuna
l e g g e a d E c c l e s i a m ».
Dopo alcuni provvedimenti dal
sapore xenofobo contro gli immi-
grati, cosa ne pensa della batta-
glia in corso sulla cittadinanza ai
figli di immigrati nati in Italia?
Che cosa abbiamo da imparare
dagli immigrati, come ha ricorda-
to di recente il Papa? E la Chiesa,
in questi anni, avrebbe potuto fa-
re di più per facilitare l’acco-
glienza e l’integrazione degli
stranieri nel nostro Paese?
«Ci sono circa 650 mila figli di immi-
grati che attendono di diventare
italiani a tutti gli effetti, magari dopo
anni e anni di permanenza nel no-
stro Paese. L’auspicio è che si arrivi
presto a una chiarificazione della
loro condizione.Dagli immigrati, per
altro, impariamo tante cose che ab-
biamo dimenticato, prima fra tutte la
forza di non soccombere. La Chiesa,
in questi anni, ha contribuito a crea-
re le condizioni perché questo feno-
meno di itineranza umana fosse ge-
stito in forme sostenibili e si è mo-
strata come un ambito in cui molti
hanno sperimentato la vicinanza.
Come vedo nella mia diocesi, le
parrocchie– in Italia ce ne sono 25
mila – sono luoghi di accoglienza e
di integrazione per tutti. Certo non
basta quello che fin qui è stato fatto
perché il fenomeno è ancora impor-
tante».
Le coscienze dei giovani, lo ha
detto anche lei molte volte, sem-
brano influenzate dalla Tv, da In-
ternet e dalle Reti sociali più che
dagli stessi educatori. Il fatto che
la Chiesa prenda sempre più
confidenza con questi mezzi, può
essere la via giusta per raggiun-
gere ed educare le nuove genera-
zioni? E come integrare il mondo
virtuale con il rapporto diretto
faccia a faccia?
«La Rete sta cambiando il modo di
vivere e di lavorare, modificando
con la velocità e la mobilità dei suoi
linguaggi, il rapporto con il tempo
e con lo spazio. Tuttavia, a ben
guardare, il suo successo è legato
al fatto che corrisponde a bisogni
antichi, come quello di comunicare,
di entrare in contatto, di condivide-
re contenuti. In una parola di supe-
rare l’individualismo che chiude in
sé stessi. La Chiesa ha saputo inte-
grare i linguaggi della modernità
come la radio, la Tv e ancor prima
il cinema. Oggi è chiamata ad abi-
tare anche questo “nuovo contesto
esistenziale”. Non bisogna avere
pregiudizi di fronte a questa nuova
frontiera, ma occorre sviluppare un
senso critico che metta al riparo
dalla superficialità e soprattutto non
impoverisca la relazione immediata
che mai potrà essere abbandona-
ta».
Quanto la mancanza di lavoro e
la precarietà incidono sulla vo-
glia dei nostri giovani di pensare
a un futuro stabile, alla famiglia,
ai figli? La Chiesa quale soste-
gno può dare?
«La mancanza di lavoro è la prima
urgenza del nostro Paese. Se si
pensa ai giovani che sono in larga
misura condannati a questa situa-
zione si capisce che la fragilità dei
legami è dovuta purea questo stato
di cose. La Chiesa fa tutto ciò che
può inventandosi anche canali nuo-
vi di aiuto, ma è ovviamente troppo
poco rispetto ai bisogni. Se non si
riuscirà a trovare una risposta con-
creta a questa emergenza il rischio
è di sacrificare intere generazioni,
con costi sociali e umani difficil-
mente quantificabili. È questo un
banco di prova su cui la politica
dopo le elezioni sarà costretta a
cimentarsi. Speriamo di concerto e
non su barricate contrapposte».
L’insistenza sui “valori non ne-
goziabili” non dà l’impressione
che la Chiesa sia meno sensibile
ai temi sociali (lavoro, equità,
giustizia, legalità, accoglien-
za…), a tutto ciò, insomma, che è
il “durante” tra l’inizio e la fine
della vita?
«È falso ritenere che i valori non
negoziabili siano “divisivi” mentre
quelli sociali sarebbero unitivi. In
realtà stanno o cadono insieme. E
questo per una semplice ragione:
perché i valori sociali stanno in pie-
di se a monte c’è il rispetto della
dignità inviolabile della persona.
Mi permetta una provocazione. Se
non si rispetta la vita di una creatu-
ra indifesa, si avrà forse più atten-
zione per un lavoratore che è consi-
derato come un peso? Se non si aiu-
ta un anziano privo di autosufficien-
za, si sarà forse più impegnati a ri-
durre altre forme di indigenza, co-
me quella degli immigrati? La Chie-
sa si interessa dell’inizio e della
“fine” proprio per salvaguardare il
“durante”. Ciò che le sta a cuore è
tutto l’uomo, la cui dignità non è a
corrente alternata».
Il bipolarismo sembra aver spac-
cato i cattolici. A sinistra fanno
breccia i valori della solidarietà
e dell’accoglienza. A destra quel-
li bioetici. Perché questa lacera-
zione così netta? Non le pare che,
spesso, i politici cattolici abbia-
no sottomesso il Vangelo alla di-
s c i p l i n a d i p a r t i t o ?
Se il bipolarismo avesse spaccato i
cattolici vorrebbe dire che non so-
no stati veramente sé stessi, cioè
hanno abdicato alla loro identità. In
concreto, un cattolico che sta a de-
stra dovrà farsi riconoscere proprio
quando si tratta di fare pressione
per i valori della solidarietà. E se
sta a sinistra, verrà allo scoperto
proprio quando sono in gioco i temi
della bioetica. Così entrambi di-
ventano coscienza critica all’interno
del loro mondo di riferimento e il
Vangelo più che essere diluito di-
venta fermento».
Nell’opinione pubblica, con mol-
ta superficialità, è passata l’idea
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zioni, al 4% per i partiti non coaliz-
zati e al 2% per i coalizzati. Al Sena-
to è al 20% per le coalizioni, all’8%
per i partiti non coalizzati e al 3%
per i coalizzati.
Il nodo del Senato
Il premio di maggioranza su base
regionale al Senato sarà una varia-
bile fondamentale per le coalizioni
e il loro peso in Aula: determinante
sarà il voto in quelle regioni con un
alto premio, come Sicilia e Lombar-
dia.
Il listino bloccato
Non si possono indicare preferenze:
i candidati vengono eletti in base
all’ordine di presentazione in lista.
La scelta
L’elettore vota per il partito che sce-
La guida al voto Camera dei Deputati e Senato della Repubblica
Si vota
Domenica 24 febbraio 2013
dalle ore 8,00 alle ore 22,00
Lunedì 25 febbraio 2013
dalle ore 7,00 alle ore 15,00
(gli elettori che a orario di chiusura si
trovassero ancora nel seggio saranno
ammessi a votare).
Il nostro attuale sistema di voto è la
legge Calderoli (Lega), la numero
270 del 2005, che prevede l’aboli-
zione dei collegi uninominali, il listi-
no bloccato e un premio di maggio-
ranza di un minimo di 340 seggi alla
Camera per la coalizione che ottiene
la maggioranza relativa e garantito a
su base regionale al Senato.
Le soglie di sbarramento
Alla Camera è al 10% per le coali-
glie, indicando implicitamente an-
che la coalizione di governo.
La legge Calderoli prevede l’appa-
rentamento tra liste diverse: la coali-
zione in questo caso deve indicare
un suo leader e un programma co-
mune.
La croce sul simbolo
Si vota tracciando una croce sul sim-bolo del partito. Non è consentito in-dicare preferenze tra i candidati né scrivere il nome del premier.
Il capo della coalizione
Il capo della coalizione, in caso di
vittoria, non è di diritto Presidente
del Consiglio: il compito di nominar-
lo spetta sempre al Presidente della
Repubblica.
dal sito www.corriere.it 22 gennaio 2013
La scheda per la
CAMERA
è di colore
ROSA
La scheda per il
SENATO
è di colore
GIALLO