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CENSIMENTO

DEI ROM A ROMA

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RAZZISMO

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OMOFOBIA

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CARCERI

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EMERGENZA CASA

Pag.97

PRECARI

COMUNE DI

ROMA

Pag.110

I DIRITTI UMANI A ROMA

GRUPPO FEDERATO DELLA SINISTRAPROVINCIA DI ROMA

PRESENTA

UNO SGUARDO

SULLA CITTA'

INDICE PAG.2

10.12.2008

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INDICE

PREMESSE: considerazioni introduttiveCENSIMENTO DEI ROM E DELLE ALTRE COMUNITA'PRESENTI A ROMA1 Impronte sì o no?1.1. L’annuncio del pugno duro del futuro sindaco Gianni Alemanno contro i rom. Arriva l’ordinanza del Ministro dell’Interno Roberto Maroni 1.2. La precisazione del Ministro Maroni sul prelevamento delle impronte digitali ai minori1.3. Il prefetto di Roma Carlo Mosca dice no1.4. Il ricorso presentato al Tribunale di Roma dall’associazione Progetto Diritti il 15 luglio scorso contro l’ordinanza del Ministro dell’Interno 1.5. Il rigetto del Tribunale di Roma del ricorso proposto dall’associazione Progetto Diritti con l’ordinanza del 13 agosto 2008 1.6. L’Unione europea assolve l’Italia1.7. A fine luglio parte il censimento 1.8. Rassegna stampa

RAZZISMO2 Episodi di razzismo2.1. Escalation di episodi di razzismo nella nostra città2.2. Il caso della cittadina somala Amina Sheikh Said2.3. Altri casi che hanno destato clamore2.4. Una buona notizia: il Tribunale di Roma condanna il proprietario di un bar al risarcimento del danno per non aver servito un cittadino senegalese2.5. Rassegna stampa3 Scritte razziste e antisemite3.1. Il diffondersi di scritte antisemite, nonchè contro rom e immigrati3.2. Rassegna stampa

OMOFOBIA4 L’inarrestabile violenza contro la comunità omosessuale4.1. L’ultimo episodio di aggressione a una coppia gay4.2. Gli altri episodi degli ultimi mesi 4.3. Rassegna stampa

CARCERI5 La situazione nelle carceri di Roma e del Lazio5.1. I dati. Diciassette decessi dall’inizio dell’anno 5.2. La morte sospetta nel carcere di Velletri5.3. Dati sul sovraffollamento carcerario 5.4. Roma non ha più un garante comunale dei detenuti5.5. Rassegna stampa

EMERGENZA CASA6 I dati e le politiche del Campidoglio6.1. Sono 36mila le famiglie in graduatoria per una casa popolare6.2. L’assalto all’agro romano6.3. Rassegna stampa

PRECARI COMUNE DI ROMA7 Dipendenti comunali ed esternalizzati del Comune7.1. I numeri dei precari del Comune di Roma7.2. Gli esternalizzati7.3. Rassegna stampa

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Dicembre 2008

PREMESSE: considerazioni introduttive

« ... il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana è la base di libertà, giustizia e pace nel Mondo».

(Preambolo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948)

ll 10 dicembre del 1948 venne proclamata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A sessanta anni di distanza, sono innumerevoli le iniziative della società civile e delle istituzioni, che in ogni ambito vengono realizzate per ricordarne la sua promulgazione. Con la Dichiarazione, per la prima volta, si definiva il carattere universale dei diritti dell’uomo, riconoscendone l’estensione a tutti i popoli e non soltanto a quelli occidentali. In essa si riconosce il diritto alla vita, alla dignità umana, all’istruzione, alla sicurezza personale, alla libertà di espressione e di pensiero, e di religione. Grande importanza viene attribuita all’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, affermando garanzie inderogabili per l’imputato nel processo penale. Si proclama il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza individuali, alla libertà di movimento. Si esplicita che nessuno può essere ridotto in schiavitù, sottoposto a torture o a trattamento o punizioni crudeli, disumani o degradanti. Si fa riferimento al principio di autodeterminazione, sancendo il diritto ad avere una nazionalità e si assegna grande importanza ai diritti dei lavoratori, al diritto del giusto compenso, al riposo, al tempo libero. Vi si sancisce anche che tutti hanno diritto ad avere una nazionalità, a contrarre matrimonio, a possedere dei beni, a prendere parte alle scelte politiche e di governo del proprio Paese; a chiunque è assegnato il diritto di costituire un sindacato o ad aderirvi e a richiedere asilo in caso di persecuzione. Questo Dossier rappresenta un contributo alla riflessione sull’applicazione della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Un contributo che intende concentrare l’attenzione sulla modernità di quel documento, ma soprattutto sulla necessità di tornare a farne un riferimento orientativo delle politiche delle nostre istituzioni locali e nazionali, in questo delicato momento politico e istituzionale. Siamo convinti, anche alla luce della breve documentazione che presentiamo, che nel nostro Paese e nella nostra città occorra verificare la reale applicazione di quei principi e di quei diritti.

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Dicembre 2008

Molti sono stati gli episodi avvenuti in città che hanno sollevato il nostro sdegno, e spesso ci hanno richiesto uno sforzo di mobilitazione. Nonostante il contenuto della Dichiarazione sia oggi riconosciuto nelle Costituzioni di quasi tutti i Paesi, la sua reale applicazione trova forti resistenze, a partire dall’Italia. Basti pensare alla campagna sui cittadini rom avviata dal Governo Berlusconi, o lo stato impietoso in cui versano le nostre carceri. Basti osservare come sui temi dei diritti civili e sociali, ampie fasce della popolazione vengano oggi private della possibilità di richiederne l’effettiva esigibilità. Basti ancora osservare come nella nostra città si siano fatti preoccupanti passi indietro sul terreno dei diritti dei migranti e su quello della libera espressione del proprio orientamento sessuale. Sul tema dei diritti civili e del clima di ostilità di ogni “diversità” che anima e vive la città, sulla campagna razzista nei confronti dei rom e dei migranti, sulle politiche di genere e di tutela dei diritti delle donne, dobbiamo avviare un’opera di denuncia e di opposizione. Non possiamo accettare che Roma e la sua area vasta diventino il luogo di nuovi pogrom nei confronti di chi arriva in Italia con una richiesta di accoglienza, non possiamo permettere che alle nuove questioni sociali frutto della globalizzazione economica e della finanziarizzazione dell’economia si risponda con il tallone di ferro dei militari in città. Così come non possiamo ammettere che venga violentata la memoria di Roma città medaglia d’oro della Resistenza.

Gianluca Peciola, Gino De Paolis, Sergio Urilli.

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IMPRONTE AI ROM

Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 21) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

Articolo 7Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Sin dalla campagna elettorale Gianni Alemanno aveva annunciato il pugno duro contro i rom. “Bisogna eliminare i campi rom, espellere tutti i nomadi clandestini, che hanno violato le leggi, sono circa 20mila”, incalzava il futuro Sindaco. Soltanto propaganda elettorale. Ma, poi, dal Viminale arrivano le direttive per il censimento dei rom: “Impronte per tutti, anche

per i bambini”. Con ordinanza emessa il 30 maggio scorso il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha, infatti, lanciato una campagna per il censimento dei rom e delle altre etnie presenti in Italia, che ha portato l'Europarlamento ad approvare una risoluzione critica verso il governo italiano.

Dopo l'annuncio che le autorità avrebbero prelevato le impronte digitali di tutti i rom, compresi i minori, il Ministro dell'Interno Maroni ha, poi, precisato che la misura si sarebbe applicata solo nel caso in cui non sarebbe stato possibile stabilire l'identità delle persone e con l'autorizzazione di un giudice, per quanto concerne i minori. Ma tali precisazioni non hanno impedito le proteste e le polemiche, e il 10 luglio il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che aveva definito "inammissibile la violazione dei diritti fondamentali dei bambini e la loro criminalizzazione".

CENSIMENTO DEI ROM E DELLE ALTRE

COMUNITA' A ROMA

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Non è solo L’Unione europea a essere contraria al prelevamento delle impronte ai minori rom. Un secco no era arrivato a fine giugno anche dal Prefetto di Roma Carlo Mosca: “Così come non si prendono le impronte digitali per il passaporto ai minori italiani, non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini rom”. Una frase che non è andata giù, né al Ministro Maroni, né al sindaco Alemanno, e che gli costerà la poltrona.

Contro l’ordinanza del Ministro dell’Interno, l’associazione Progetto Diritti, in collaborazione con l’associazione Giuristi democratici, ha presentato il 15 luglio scorso al Tribunale di Roma un ricorso avente a oggetto “il prelievo di massa presso le comunità nomadi delle impronte digitali anche nei confronti dei minori”. Gli avvocati Adami, Angelelli, Antetomaso, Salerni – che difendono Progetto Diritti- hanno evidenziato come l’ordinanza violi il diritto comunitario, in quanto pur non rivolgendosi in maniera diretta alle popolazioni rom e sinti, di fatto, si dirige in modo preponderante, dunque discriminandole, nei confronti di tali popolazioni. Si tratta dunque di una palese violazione del diritto alla non discriminazione, che è contenuto anche all’articolo 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nel ricorso è sottolineato come non sia legittimo ordinare il prelievo di massa delle impronte nei confronti di una comunità e, in particolare, dei bambini rom e sinti. “Si tratta di un comportamento discriminatorio fondato sulla razza e l'origine etnica - si legge - vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell'Ue di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure”. Progetto Diritti chiede, quindi, al Tribunale di

ordinare all’amministrazione di sospendere i rilievi fotodattiloscopici, nonché il rilievo dell'orientamento religioso e dell'etnia, di rimettere la questione alla Corte di Giustizia Europea sulla compatibilità con il diritto comunitario il sottoporre a una procedura di identificazione collettiva, con rilievi fotodattiloscopici, le persone, compresi i minori, che vivono nei c.d. "campi nomadi"; se sia poi compatibile con le medesime norme il rilievo dell’orientamento religioso e dell’etnia, di ordinare la distruzione dei dati già raccolti, di condannare l’Amministrazione al risarcimento del danno.

Con l’ordinanza del 13 agosto 2008 il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso proposto dall’Associazione Progetto Diritti ex art. 44 d.lgs. n. 286/1998 (Azione civile contro la discriminazione), proprio sulla base di alcune precisazioni del Mistero dell’Interno: - che le impronte digitali saranno prelevate in conformità a quanto disposto dall’art. 4 del R.D. 18 giugno 1931 n. 773 (TULPS), ossia solo nel caso in cui sia possibile presumere la pericolosità sociale del soggetto o questi si rifiuti di farsi identificare o sia comunque impossibile l’identificazione;- che le risposte ai questionari sono facoltative e che, in ogni caso, le informazioni acquisite non saranno conservate in uno specifico database, utilizzabile ad altri fini;- le impronte dei minori ultraquattordicenni saranno prelevate solo in caso di impossibilità di ulteriori forme di identificazione (per i minori infraquattordicenni, ma con età superiore ai sei anni le impronte potranno essere prelevate solo ai fini del rilascio del permesso di soggiorno), per coloro che hanno meno di sei anni le impronte potranno essere prelevate solo d’intesa con la Procura della

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Repubblica presso il Tribunale dei minori e in casi eccezionali, laddove il minore versi in stato di abbandono o si sospetta possano essere vittime di reato.

Dopo il dietrofront del Viminale sulla necessità di prendere le impronte anche ai minori, l’Ue ha assolto l’Italia dalle accuse contenute nella risoluzione del 10 luglio. La Commissione Europea ha, infatti, dichiarato di non considerare discriminatorie le misure del governo italiano contenute nel piano per la sicurezza varate per affrontare le situazioni di emergenza nei campi nomadi, atteso che il ricorso alle stesse, e in particolare il prelevamento delle impronte digitali, è riservato ai “casi estremi”. Lo ha ufficializzato i primi di settembre il vicepresidente della Commissione e responsabile per la Giustizia, il francese Jacques Barrot, che ha annunciato l'approvazione della documentazione inviata a Bruxelles dal Ministro Maroni, il primo agosto.

Dopo le polemiche, il 22 luglio arriva la direttiva ufficiale del ministro dell' Interno Roberto Maroni impartita ai prefetti di Roma, Milano e Napoli. In sostanza le impronte potranno essere prese solo a chi ha più di 14 anni, “salvo che non sia possibile una identificazione in altro modo”. Di fatto, niente più prelevamento delle impronte ai rom. E, quindi, a fine luglio, parte il censimento dei campi rom e degli insediamenti abusivi nella Capitale, affidato alla Croce Rossa. Gli accertamenti durano circa tre mesi e vengono dislocati in tutta la città, dentro e fuori il Gran raccordo anulare. Sono 7mila i rom censiti dalla Croce Rossa,

metà dei quali sono bambini. I moduli utilizzati dalla Croce Rossa sono cinque: il foglio notizie socio-sanitario, il certificato di insediamento, quello sanitario e di famiglia, e il libretto sanitario per la Croce Rossa. I primi quattro sono consegnati al personale della Cri, mentre l'ultimo resta ai rom.

Dal censimento emerge un dato inequivocabile: il numero dei rom censiti corrisponde approssimativamente a quello rilevato prima del censimento stesso. Un allarme “invasione” quello artificiosamente prodotto che, oltre ad essere isterico e con finalità discriminatoria, risulta apparire oggettivamente infondato.

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Pagina 18(26 giugno 2008) - Corriere della Sera

«Impronte ai minori rom ma l' etnia non

c' entra»L' annuncio di Maroni. La Bindi: trattati da criminali Il ministro degli Interni boccia il piano salva badanti dei colleghi di Welfare e Pari Opportunità

ROMA - Il ministro dell' Interno nega che si tratti di una «schedatura», ma la decisione di prendere le impronte digitali anche ai rom minorenni sta già scatenando polemiche. E all' interno del governo è scontro anche sulla regolarizzazione delle badanti, visto che lo stesso titolare del Viminale boccia il piano concordato dai suoi colleghi del Welfare e delle Pari Opportunità. Il tema sicurezza continua a tenere banco visto che al Senato è iniziato ieri l' esame del disegno di legge che introduce tra l' altro il reato di ingresso illegale, maggiori poteri ai sindaci, disposizioni antimafia e norme più severe per chi sfrutta i minori, compresa la perdita della patria potestà.

Roberto Maroni annuncia che nell' ambito del censimento avviato nei campi nomadi «saranno prese le impronte a tutti gli abitanti, minori compresi», ma precisa: «Lo faremo per evitare fenomeni come l' accattonaggio. Non si tratterà di una schedatura etnica, bensì di una ulteriore garanzia perché chi ha il diritto di rimanere possa vivere in condizioni decenti. E per mandare a casa chi non ha il diritto di stare in Italia». Attacca Rosi Bindi «si trattano i bambini rom come se fossero incalliti criminali. Il ministro lo nega, ma questa è una schedatura etnica, francamente inaccettabile». È invece uno scontro tutto interno all' esecutivo quello che riguarda le badanti. Perché il primo «no» alla proposta di Maurizio Sacconi e Mara Carfagna che mira a regolarizzare chi assiste ultrasettantenni, portatori di handicap e malati gravi arriva proprio da Maroni. «Sono e resto contrario a qualsiasi sanatoria generalizzata: o si fa una norma che non possa essere considerata di questo tipo, e non è facile, o io sono contrario. O si è regolari o si è irregolari, e se si è irregolari l' unico modo per vedere "sanata" la propria condizione è l' espulsione e l' eventuale, successivo reingresso con regolare contratto di lavoro». Il ministro ne fa una «questione di principio» perché «non c' è un modo per sanare i giusti e rimandare indietro gli ingiusti. I clandestini sono clandestini: le figure del quasi clandestino, del clandestino meritevole di sanatoria o del clandestino eticamente regolare sono figure intermedie che faccio fatica a definire.

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E poi, perché sanare chi fa da badante a un anziano di 70 anni e non a uno di 69? Perché sanare una badante e non un muratore che magari con il suo lavoro mantiene moglie e tre figli? L' unica distinzione possibile è tra chi rispetta le leggi e entra nel nostro Paese in modo legale e chi le aggira ed entra irregolarmente. C' è chi chiede allo Stato intransigenza nelle leggi e chi poi quando è in gioco il suo interesse personale chiude tutti e due gli occhi: è un tipo di doppia morale che non mi è propria». Immediata è la reazione del segretario del Pd Walter Veltroni secondo il quale «il governo colpirà decine di migliaia di badanti che svolgono una funzione sociale in 350 mila famiglie italiane. È un fatto ingiustificabile».

Sicurezza Il Garante chiede informazioni ai prefetti. Protesta l' Unicef

«Anche foto segnaletiche per identificare tutti i rom»Ordinanza del governo. L' opposizione: una schedatura

ROMA - Per accertare l' identità di adulti e bambini rom saranno prese le impronte digitali, ma verranno effettuate anche foto segnaletiche. Lo prevede l' ordinanza firmata dal presidente del Consiglio che assegna poteri straordinari ai prefetti di Roma, Napoli e Milano ravvisando «uno stato di emergenza». Il provvedimento dispone «l' identificazione e il censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi autorizzati e negli insediamenti abusivi, attraverso rilievi segnaletici». Plaudono i sindaci di Roma e Milano. Mentre Letizia Moratti dice che «in questo modo si può dare la possibilità alle forze dell' ordine e a quanti sono impegnati nel campo del sociale di capire chi sono questi bambini», Gianni Alemanno spiega che la «proposta mira a proteggere i minori».

Pagina 18(26 giugno 2008) - Corriere della Sera

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Ma opposizione e organizzazioni umanitarie attaccano, parlando di «schedatura», di «governo razzista». Accuse che non modificano la decisione del ministro dell' Interno Roberto Maroni. «Andremo fino in fondo - ribadisce il titolare del Viminale - perché questa è la strada giusta per garantire i diritti dei minori a vivere una vita normale e non essere inviati all' accattonaggio o peggio ancora. Non ci faremo impressionare o fuorviare da chi esprime giudizi e conosce poco questa terribile realtà che fa dell' Italia uno dei Paesi più arretrati al mondo. Rifiuto l' idea che un Paese civile possa accettare di vedere minori che dividono lo spazio con i topi. Proprio questo è quanto avviene nei campi nomadi». Il presidente dell' Unicef Italia Vincenzo Spadafora gli suggerisce di «schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani»; il garante della privacy chiede chiarimenti alle prefetture e sottolinea come «tali modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione»; il ministro ombra del Partito Democratico Marco Minniti indica come «vera soluzione il rispetto dell' obbligo scolastico e non queste odiose distinzioni»; secondo l' ex responsabile della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero di Rifondazione comunista «si fa della semplice quanto terribile demagogia razzista perché per evitare che i bambini rom vivano in mezzo ai topi occorre dare loro una casa, non certo prendergli le impronte digitali». A tutti Maroni risponde: «Inviterei qualcuno di questi che esprimono giudizi radicali a visitare i campi nomadi e a vedere in che condizioni sono. C' è da vergognarsi. Non intendiamo più tollerare che questo continui, i bambini devono essere tenuti in condizioni che rispettino i loro diritti. Sono sconcezze che vanno colpite duramente togliendo la patria potestà a chi costringerà i minori all' accattonaggio. Un' azione a cui il governo intende senz' altro procedere». Nell' ordinanza firmata il 30 maggio 2008 si delega ai prefetti «la definizione dei programmi di azione per il superamento dell' emergenza» e si dispone «il monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi e l' individuazione degli insediamenti abusivi». Nel corso di questa attività si dovrà accertare l' identità di tutti gli occupanti. Sarà la polizia a dover intervenire nei confronti di chi risulterà «destinatario di provvedimenti di allontanamento o di espulsione», mentre per trattare con i minori si potrà chiedere l' aiuto della Croce Rossa, come ha già fatto il prefetto di Roma Carlo Mosca. Il provvedimento prevede «l' adozione di misure finalizzate allo sgombero e al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi» e «interventi finalizzati a favorire l' inserimento e l' integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a misure di sostegno e a progetti integrati per i minori, nonché ad azioni volte a contrastare i fenomeni del commercio abusivo, dell' accattonaggio e della prostituzione». * * * Minniti (Pd): odiose soluzioni, la vera soluzione è il rispetto dell' obbligo scolastico * * *Il provvedimento Misure urgenti per la sicurezza Poteri straordinari al Prefetto Il Prefetto di Roma è nominato Commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza. Ecco le iniziative di cui deve farsi promotore I campi abusivi Monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi e individuazione degli insediamenti abusivi Le identificazioni Identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi autorizzati o negli insediamenti abusivi, attraverso rilievi segnaletici Le espulsioni Adozione delle necessarie misure, avvalendosi delle forze di polizia, nei confronti delle persone che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione Gli sgomberi Adozione di misure finalizzate allo sgombero e al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi I soccorsi Realizzazione dei primi interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie I progetti Interventi per favorire l' integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a progetti integrati per i minori, nonché ad azioni volte a contrastare progetti integrati per i minori, nonché ad azioni volte a contrastare il commercio abusivo, dell' accattonaggio e della prostituzione * * *

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Il provvedimento Misure urgenti per la sicurezza Poteri straordinari al Prefetto Il Prefetto di Roma è nominato Commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza. Ecco le iniziative di cui deve farsi promotore I campi abusivi Monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi e individuazione degli insediamenti abusivi Le identificazioni Identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi autorizzati o negli insediamenti abusivi, attraverso rilievi segnaletici Le espulsioni Adozione delle necessarie misure, avvalendosi delle forze di polizia, nei confronti delle persone che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione Gli sgomberi Adozione di misure finalizzate allo sgombero e al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi I soccorsi Realizzazione dei primi interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie I progetti Interventi per favorire l' integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a progetti integrati per i minori, nonché ad azioni volte a contrastare il commercio abusivo, dell' accattonaggio e della prostituzione

Sarzanini Fiorenza

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Pagina 016/017(27 giugno 2008) - Corriere della Sera

Pro e contro

Mosca il ribelle, esplode il caso «Resti». «Ma è un problema»ROMA - Scelta coraggiosa o interpretazione sbagliata? E, soprattutto, poltrona a rischio oppure no? Il prefetto di Roma Carlo Mosca ha detto che «non si vede il motivo per cui si dovrebbero prendere le impronte digitali ai bambini rom», come invece vuole il governo. E i politici romani si dividono. Seguendo le logiche di schieramento, con la sinistra che ne condivide le parole e la destra che ne prende le distanze. Ma anche con qualche sorpresa. «Rispetto al prefetto Mosca - dice Fabrizio Cicchitto, Pdl - ho un parere diverso. Identificare questi bambini non vuol dire essere razzisti ma, al contrario, sottrarli allo sfruttamento di cui spesso sono vittime». Se mantenesse il suo no, il prefetto andrebbe rimosso? «Sono un estimatore di Mosca e ognuno è libero di esprimere la sua opinione. Non credo sia il caso di mettersi a fare processi a nessuno e tanto meno ad una persona preparata come lui». È invece più netto il suo compagno di partito Maurizio Gasparri: «Sono davvero sorpreso dalle parole del prefetto. Lo conosco dal 1994, quando ero

sottosegretario all' Interno e mi ha sempre colpito la sua competenza in campo giuridico: ha scritto anche tanti voci per alcune enciclopedie del diritto». Sorpreso perché, allora? «Perché dovrebbe sapere che non vogliamo una schedatura e che già oggi le norme consentono di identificare in questo modo i minori. Dobbiamo conoscere l' identità di chi non ha documenti, anche per riconsegnarlo ai genitori». Il prefetto potrebbe perdere il posto? «Sarà il ministro dell' Interno a valutare ed anche lo stesso Mosca a fare le sue riflessioni. Ma è chiaro che quelle parole hanno creato una criticità. E le criticità vanno risolte». Cambiare il prefetto di Roma? Un' ipotesi che non vuole nemmeno prendere in considerazione Roberto Giachetti, deputato del Pd dopo essere stato coordinatore della Margherita a Roma e stretto collaboratore di Rutelli: «Nonostante quello che sta facendo sui rom - dice - penso che Maroni sia una persona intelligente e che, quindi, non gli passi nemmeno per la testa di far fuori Mosca. Se questa, invece, dovesse essere la decisione finale sarebbe molto grave: lo Stato non ha bisogno di yesmen ma di persone che, nell' interesse dello Stato, dicono se le scelte del governo non vanno. E in questo caso non vanno proprio, credo che prendere le impronte ai bambini rom sarebbe addirittura incostituzionale». Achille Serra parla in doppia veste, come senatore del Pd e come ex prefetto di Roma (nonché amico di Mosca): «Il prefetto ha avuto molto coraggio ad esprimere le sue perplessità. Gli sono vicino, anche perché credo che abbia pesato la

sua fede religiosa e sappiamo che anche la Chiesa non ha approvato questa scelta». Ma Serra distingue fra uomo e funzionario dello Stato: «Sia chiaro, un prefetto si deve poi attenere alle disposizioni che gli vengono impartite». Lui fece così: nel 2002 era prefetto di Firenze e protestò contro la chiusura delle frontiere decisa dal governo in occasione del Social forum. «Certo, in quel caso era più facile perché non toccava a me applicare la norma in questione mentre Mosca è coinvolto in prima persona. Ma dopo aver protestato ho preso atto che il governo aveva deciso diversamente». E se Mosca non dovesse adeguarsi sarebbe giusto sostituirlo? «Non mi pronuncio perché sono sicuro che Mosca avrà l' intelligenza per fare la cosa giusta». Rimozione sì, rimozione no? Il centrista Mario Baccini smussa tutti gli angoli: «Penso che si sia trattato solo di un' incomprensione linguistica. Le impronte ai bambini non mi piacciono. Tuttavia se non si tratta di una schedatura generale ma di un' azione mirata, credo che il caso si sgonfierà presto. Mosca capirà e resterà al suo posto». Il sindaco di Roma per il momento resta alla finestra. Domani Gianni Alemanno incontrerà il prefetto. Con lui parlerà del piano sicurezza che Mosca sta preparando per la Capitale. E anche della questione impronte.

Salvia Lorenzo

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Pagina 13(29 giugno 2008) - Corriere della Sera

Immigrati. Viminale deciso sull' iniziativa, bimbi compresi. Alemanno: «Ci vuole l' identificazione, non la schedatura»

Impronte, Maroni apre il caso RomaIl «no» del prefetto irrita il ministro che chiama a rapporto i commissari

ROMA - Quella frase pronunciata dal prefetto Carlo Mosca venerdì, e riportata dai giornali di ieri, deve aver mandato di traverso il cappuccino al ministro Roberto Maroni; per spiegare l' irritazione del Viminale per le parole di Mosca - «a Roma non prenderemo le impronte ai bimbi rom» - basta una decisione di ieri mattina, presa dal ministro prima ancora di terminare la lettura dei quotidiani: nelle prossime ore, al più tardi domani, i commissari straordinari per i nomadi sono attesi al ministero. Per una riunione che, ufficialmente, vuole «fare il punto sull' ordinanza» ma che, in realtà, ha un altro significato. Convocare il prefetto di Roma, e chiedere spiegazioni. Perché Maroni, che proprio venerdì aveva detto al Corriere di voler «andare fino in fondo nel censimento dei rom», che nella stessa intervista aveva

bollato come «moralismo finto e ipocrita» le critiche ricevute per l' idea di prendere le impronte ai piccoli nomadi, proprio non si aspettava che una voce contraria si levasse dalla prefettura di Roma. E così, ieri, il capo di gabinetto del ministro ha avuto l' ordine di convocare i tre commissari. Il nome messo in cima alla lista, è facilmente immaginabile. Del resto mai, spiegano al Viminale, il prefetto di Roma s' era detto contrario all' ordinanza che impone di prendere le impronte e di effettuare fotosegnalazioni nei confronti dei nomadi, bambini inclusi. Invece, venerdì, Carlo Mosca ha espresso, fuori da ogni equivoco, tutta la sua contrarietà: «Così come non si prendono le impronte digitali per il passaporto ai minori italiani, non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini rom». Talmente chiara, la frase, da far dire ai maligni che i rapporti tra Mosca e il sindaco Gianni Alemanno non sarebbero, per così dire, idilliaci; a tal punto, spiegano, che nell' ultima riunione il disappunto di Alemanno si sarebbe fatto palese, dopo i no ricevuti alle sue richieste di sgomberi di campi rom. In Campidoglio minimizzano. Ma non sarebbe la prima volta che Mosca suscita le ire del Comune: con la città paralizzata dallo sciopero dei taxi, l' allora sindaco Veltroni chiese a Mosca di sgomberare piazza Venezia; la risposta fu, semplicemente, no. Carlo Mosca è stato capo di gabinetto di Amato, da settembre è il prefetto di Roma. Ieri, il sindaco ha detto che «bisogna dare identità alle persone, non ci vogliono le schedature ma l' identificazione». In ogni caso, a prescindere dal

fatto che Alemanno ne chieda la sostituzione, ciò che è certo è che Mosca s' è detto contrario all' ordinanza di Maroni: in queste ore, è atteso al ministero. * * * 80 % *** Vivono nel centro-sud I Paesi con più rom: Italia (29%) e Spagna (22%) *** 130mila *** I rom in Italia Oltre la metà ha la cittadinanza italiana *** 12milioni *** I rom in Europa Circa 27 mila le persone della comunità romanì * * * L' identificazione dei rom attraverso le impronte digitali, anche dei bimbi, diventa un caso dopo il «no» del prefetto di Roma

Capponi Alessandro

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Pagina 018/019(30 giugno 2008) - Corriere della Sera

Immigrati Due ore di incontro al Viminale: «Avanti con le identificazioni, non recedo di un millimetro»

Impronte, richiamo di Maroni ai prefettiVietate le «esternazioni». E il commissario di Roma rischia il posto

ROMA - Ufficialmente quello tra il prefetto di Roma Carlo Mosca e il ministro Roberto Maroni è stato un equivoco, un fraintendimento, e in ogni caso adesso i prefetti-commissari applicheranno alla lettera l' ordinanza: il «censimento» dei rom «procede regolarmente», con tanto di impronte digitali prese a tutti, anche ai bambini; in realtà, nelle due ore di incontro di ieri al Viminale - tra il capo di gabinetto del ministro, Giuseppe Procaccini, e i tre commissari all' emergenza nomadi, Carlo Mosca di Roma, Gian Valerio Lombardi di Milano e Alessandro Pansa di Napoli - è stato stabilito un principio: d' ora in avanti, parlerà solo il ministro. I prefetti «sono dei tecnici», dicono al Viminale, e, d' accordo o contrari che siano, devono semplicemente eseguire, e tacere.

Le esternazioni sono state «vietate» dopo che, venerdì, Mosca aveva dichiarato la propria contrarietà all' ordinanza: «Così come non si prendono le impronte digitali ai minori italiani per il passaporto, non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i piccoli rom». Maroni ha immediatamente convocato la riunione. Non solo: secondo molti, anche il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, sarebbe infastidito da alcuni atteggiamenti del prefetto. Se a questo si aggiungono le parole di Maroni alla Padania - «Mosca mi ha meravigliato, lui deve dare attuazione a questa direttiva e se non vuole farlo valuteremo questo suo comportamento; l' emergenza nomadi va affrontata con rigore e gente decisa, come il prefetto di Milano...» - ecco, sommando tutto, appare verosimile la voce che circola: la poltrona del prefetto di Roma scotta, e il cambio sarebbe già stato deciso. Al termine della riunione di ieri, il Viminale ha diramato un comunicato breve ma chiarissimo: l' attività di censimento nei campi nomadi «sta procedendo regolarmente (...) con l' obiettivo di riconoscere l' identità personale anche a coloro che non sono in grado di dimostrarla, attraverso il ricorso alle tipologie di rilievo segnaletico necessarie, ivi comprese le impronte digitali». Del resto, anche ieri, Maroni ha ribadito la propria posizione: le polemiche sono «totalmente infondate, frutto di ignoranza o di pregiudizio politico: in entrambi i casi non mi toccano e non mi faranno retrocedere di un millimetro»; per Maroni «bisogna affrontare e risolvere l' emergenza nomadi, naturalmente nella salvaguardia di

tutte le norme di diritto italiano, europeo e internazionale. Deve finire l' ipocrisia per cui sono tutti a favore dei bambini però tutti accettano che i bambini vivano in questi campi dividendo lo spazio coi topi. Noi interveniamo con la Croce Rossa, tutelando i diritti di tutti». Roberto Calderoli, Lega, lancia una proposta: «Tutti i cittadini italiani si facciano rilevare le impronte». Il capodelegazione della Lega in Lombardia, Davide Boni, chiede per i rom il passaporto sanitario: «Altro che ritenere eccessive le misure proposte dal ministro Maroni, qui occorre accertare le condizioni di salute». L' associazione umanitaria «EveryOne» ha denunciato aggressioni ai danni di due giovani rom avvenute sabato, una a Pesaro e una a Fano: «Tre italiani li hanno picchiati e minacciati di morte».

Capponi Alessandro

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Pagina 018/019(28 giugno 2008) - Corriere della Sera

Sicurezza Il Pontificio consiglio per i migranti: tristezza per questa schedatura

Impronte, dubbi dalla Ue E il prefetto di Roma dice noRom, un portavoce boccia l' Italia. Poi Bruxelles frena

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Prima, il prefetto di Roma e commissario governativo per i nomadi del Lazio, Carlo Mosca: «Come non si prendono le impronte digitali per il passaporto ai minori italiani, così non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini Rom». Poi l' assessore regionale al Bilancio del Lazio, Luigi Nieri: «Fa bene chi obietta contro la decisione razzista del ministro Maroni di schedare la popolazione rom, compresi i bambini innocenti». E poi ancora il Vaticano, con il Pontificio consiglio dei migranti: quel progetto suscita «disagio e tristezza». Non è ancora legge, l' idea del ministro Roberto Maroni, ma già suscita tempesta. Anche nei palazzi dell' Unione Europea. «La proposta suscita analogie storiche così manifeste, che è inutile

precisarle», dice Terry Davis, segretario del Consiglio d' Europa, organismo comunitario che si occupa di diritti umani. Il punto è: la nuova legge italiana sarà compatibile con le norme Ue contro la discriminazione etnica? «No», dicono vari eurodeputati della sinistra, come Claudio Fava: «Maroni ci ha comunicato di aver reintrodotto il concetto di razza nel codice italiano». E per qualche ora, ieri, sembra che anche la Commissione Europea abbia già risposto con un «no». Poi, una precisazione: «Non abbiamo espresso alcun giudizio». Sia nel primo che nel secondo caso, parlano due portavoce italiani: Pietro Petrucci, al mattino, e Michele Cercone, alla sera. Ma la contraddizione è forse solo apparente. Petrucci, al mattino, premette infatti che è troppo presto per un commento ufficiale sul «progetto Maroni». Un giornalista dell' agenzia Apcom ricalibra la domanda: è teoricamente lecito, secondo le norme Ue, che un uno Stato prenda le impronte di una parte della popolazione «in base alla sola appartenenza a una minoranza etnica»? E Petrucci: «Le regole sono perfettamente chiare, credevo che la risposta fosse implicita: la risposta è no». Poche ore dopo, parla Michele Cercone: «La Commissione non ha espresso alcun giudizio o commentato in alcun modo l' annuncio di possibili misure fatto dal ministro Maroni. Non è consuetudine della Commissione rilasciare commenti su intenzioni o opinioni di responsabili politici nazionali. Se e quando l' Italia introdurrà misure concrete, la Commissione, nel consueto spirito di collaborazione con gli Stati

membri, ne esaminerà la compatibilità con la legislazione comunitaria e con il rispetto dei diritti fondamentali». In attesa di sapere, si consultano le carte. Cioè la direttiva comunitaria 2000/43/CE, che sancisce la «parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza o dall' origine etnica». E che precisa: «Sussiste discriminazione diretta quando, a causa della sua razza od origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un' altra in una situazione analoga».

Offeddu Luigi

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Pagina 16(1 luglio 2008) - Corriere della Sera

Il caso Editoriale contro il Viminale. La maggioranza fa quadrato, Frattini: accade già in altri Paesi

Famiglia cristiana attacca Maroni «Indecente schedare i piccoli rom»Il settimanale cattolico: «Viola la dignità». Il ministro: «Vado avanti» Nuove polemiche, questa volta dal fronte cattolico, sulla proposta del governo di prendere le impronte ai bimbi rom

ROMA - «Silvio Berlusconi permetterebbe che si prendessero le impronte ai suoi figli e ai suoi nipotini?». Parte da questa domanda provocatoria l' attacco del settimanale cattolico Famiglia Cristiana al governo del Cavaliere e all' ordinanza che impone i «rilievi segnaletici» per l' identificazione dei bimbi rom. Un lungo e durissimo editoriale che

denuncia «il silenzio assordante contro l' indecente proposta di Maroni» al quale «avremmo dato credito se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla». Per il settimanale dei paolini l' Italia è «uno stato di polizia che mostra il volto più feroce ai piccoli rom, che pur sono cittadini italiani» e ci si chiede «come mai non c' è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese?». La conclusione è drastica: «Questa schedatura viola la dignità umana». Polemiche, accuse e critiche che non fermano però il titolare del Viminale. Per l' ennesima volta Roberto Maroni ribadisce «non arretrerò di un millimetro» e trova compatta nel sostenerlo la maggioranza. Al segretario del partito democratico Walter Veltroni che parla di iniziativa «eticamente inaccettabile», a Saverio Romano dell' Udc che chiede di «individuare nuove formule per evitare l' esclusione sociale e forme di discriminazione», risponde il ministro degli Esteri Franco Frattini secondo il quale «Maroni fa bene a voler proseguire nella strada tracciata. Non si parla né di retate né di niente del genere ma di identificare quelli che vivono nel nostro Paese. Queste cose vengono fatte in tanti altri Paesi europei senza nessuno scandalo quindi vanno fatte anche qui». Secondo Alfredo Mantovano, sottosegretario all' Interno, Famiglia Cristiana non mostra la volontà di approfondire la questione, e non si hanno tracce di simili preoccupazioni del periodico dei paolini quando, nella

scorsa legislatura, clandestinità e delinquenza minorile aumentavano in modo esponenziale. Con questo editoriale si iscrive a pieno titolo nel gruppo dei critici "a prescindere" del governo Berlusconi». Perde la pazienza anche il sottosegretario alla presidenza Carlo Giovanardi che si chiede «che cosa abbia più a che fare con la famiglia e con i cristiani questo settimanale. Nessuno possiede la verità assoluta quando c' è da conciliare sicurezza e rispetto della persona, ma non si possono neppure chiudere gli occhi davanti a fenomeni, denunciati da più parti, di minori rom sfruttati e strumentalizzati con l' utilizzo spregiudicato del nascondere una loro identità». Finora a livello europeo si sono espressi soltanto portavoce, ma ieri il commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza Jacques Barrot, pur precisando di non poter «esprimere giudizi perché non ho informazioni su questo argomento», ha ricordato: «Non ci possono essere discriminazioni nei confronti dei rom». La sua precisazione rischia di provocare uno scontro con il ministro dell' Interno che nei giorni scorsi aveva difeso l' ordinanza di censimento anche rispetto alla normativa dell' Unione.

Sarzanini Fiorenza

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Pagina 018/019(3 luglio 2008) - Corriere della Sera

Immigrati Tre mesi per il censimento, Carlo Mosca non vuole coinvolgere i minori

Impronte per i bimbi nomadi Nuovo stop del prefetto di RomaIl commissario Ue Spidla: «Non tollereremo il razzismo» *** Nuovo orientamento negativo del prefetto di Roma sulla schedatura dei bimbi rom. Domani l' incontro operativo

ROMA - Tre mesi di tempo per portare a termine il censimento dei nomadi nella Capitale, a Napoli e a Milano. Dal 10 luglio al 15 ottobre. Ma almeno all' ombra del Cupolone ai bimbi rom non saranno prese le impronte digitali. È questo l' orientamento della prefettura dove domattina si dovrebbe tenere l' ultima riunione operativa, anche con i responsabili delle prefetture di Napoli e Milano, prima del via all' operazione nelle tre città, previsto per giovedì. A Palazzo Valentini l'

intenzione del prefetto Carlo Mosca è quella di non coinvolgere, se possibile, i bambini. Niente impronte, per loro. A meno che la polizia non si trovi di fronte a situazioni che per motivi esclusivamente di indagine richiedano un' identificazione di questo tipo. I bimbi rom potrebbero essere invece registrati con altri sistemi, come le fotografie. Una svolta che segue il mandato dato dal ministro Maroni ai tre commissari straordinari per l' emergenza nomadi: attuare il censimento con criteri che i prefetti ritengano adeguati, purché in maniera univoca. Sui criteri univoci ci sarà ancora da discutere, domani: le posizioni di partenza tra Roma, Milano e Napoli erano molto distanti. In queste ore il prefetto Mosca sta completando la composizione dello staff che seguirà il censimento. Ieri c' è stato un primo incontro fra un rappresentante di Palazzo Valentini, l' Opera nomadi e i capi dei gruppi rom cittadini per definire non solo l' organizzazione del censimento, che riguarderà circa 9 mila persone, ma anche altri temi, come l' integrazione sociale e la scolarizzazione dei bambini. Sembra comunque confermata la decisione di identificare con le impronte soltanto chi non è in possesso di documenti d' identità, di passaporto o permesso di soggiorno. «Peraltro la legge consente di prenderle, per il permesso di soggiorno, a bimbi sopra i 6 anni soltanto con il consenso dei genitori. Il che esclude i romeni, che sono comunitari», sottolineano in prefettura. Chi non collaborerà sarà accompagnato in

commissariato per accertamenti, così come accade a chi si rifiuta di esibire i documenti. Intanto sempre ieri, al question time alla Camera, Maroni ha ribadito che sulle impronte «non c' è nessuna violazione delle norme europee e delle Carte dei diritti dei minori, e nessuna schedatura, ma solo la necessità di identificare chi vive negli oltre 700 campi nomadi abusivi esistenti in Italia, non solo i rom» e che si tratta di «un' ordinanza di protezione civile in vigore già da un mese: le polemiche degli ultimi giorni sono strumentali e infondate». Immediata la replica del Commissario Ue per gli Affari sociali e le Pari opportunità, Vladimir Spidla: «L' uguaglianza è un valore fondante dell' Unione europea - ha sottolineato - le norme Ue dicono chiaramente che non si può fare distinzione sulla base dell' etnia», definendo il piano-impronte italiano «un problema assai grave». «Troppo spesso i rom sono i cittadini dimenticati d' Europa, occorre fare di più per integrarli - ha aggiunto Spidla - non tollereremo il razzismo». E mentre il Pd ha presentato alla Camera una mozione per revocare con urgenza le misure sulle impronte digitali ai bimbi rom, si moltiplicano le prese di posizione contro l' operazione. «Discriminatoria», la definiscono Amnesty International e Save the Children, e l' Arci ha organizzato una «schedatura pubblica e volontaria» domenica prossima all' Esquilino. Lo stesso, ma a favore di Maroni, farà la Lega Nord in Veneto, mentre la Confcommercio invita il ministro a far prendere le impronte «a tutti, anche ai nostri figli». * * *

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* * * Il confronto tra i Paesi in Europa Italia Il governo prevede di mettere in atto un censimento dei nomadi a Roma, Napoli e Milano. Il prefetto di Roma rifiuta di prendere le impronte digitali ai bambini rom *** Francia I comuni con più di 5mila abitanti devono avere aree di accoglienza per i nomadi. Di ieri la legge che prevede la schedatura dai 13 anni per i ragazzi (anche francesi) «pericolosi» *** Germania Ai rom, considerati una minoranza nazionale, sono destinati alloggi e sussidi per il vitto. Per chiunque violi la legge, è previsto un provvedimento di espulsione *** Spagna Qui vengono ospitati circa ottocentomila rom (in Italia sono 130 mila). Sin dagli inizi degli anni Ottanta il Paese ha avviato programmi politici di sviluppo in ogni regione * * * 700 I campi rom abusivi in Italia che dovranno essere censiti. Dal 10 luglio al 15 ottobre si svolgerà il censimento in quelli di Milano, Roma, Napoli *** 9.000 Persone compongono la popolazione rom della capitale: 6.500 vivono nei 22 campi regolari di Roma, gli altri 2.500 occupano campi abusivi

Frignani Rinaldo

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Pagina 18(3 luglio 2008) - Corriere della Sera

Il personaggio

«I campi? Sembrano lager» L' uomo dei no a sindaci e capiROMA - «Roma è una città che appare sicura. Il problema è che bisogna farla sentire sicura anche ai cittadini». Era il settembre dell' anno scorso. Al neoprefetto Carlo Mosca, appena sceso dalle scale del Vittoriano dove aveva ricordato il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, bastarono due battute con i giornalisti per far capire che i rapporti fra l' inquilino di Palazzo Valentini e l' allora sindaco Walter Veltroni, per anni idilliaci, sarebbero cambiati all' istante. La conferma arrivò qualche giorno più tardi: Mosca frenò sulla creazione dei «villaggi della solidarietà», megacampi rom da mille persone al posto di tutti quelli esistenti, un progetto sponsorizzato dalla giunta Veltroni e poi, dopo le esternazioni del prefetto, accantonato. «Sembrano lager», commentò con i suoi collaboratori. Da quel momento i «no» e i «riflettiamoci bene» del prefetto milanese trapiantato nella capitale sono stati frequenti: no al Campidoglio che chiedeva di sgomberare i tassisti in sciopero che occupavano piazza Venezia («Li ho ascoltati, parlano con sincerità»), no alla cessazione del

blocco degli sfratti, fra gli applausi dei movimenti per la casa. All' indomani dell' omicidio di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto, in un clima pesante da resa dei conti, fra sgomberi quotidiani delle bidonville ed espulsioni di romeni, Mosca chiese aiuto al cardinale Ruini «per trovare una sistemazione alle persone che meritano assistenza, primi fra tutti donne e bambini, nelle strutture del Vaticano che non sono occupate». Atteggiamento fuori dal coro, come quelli contro gli autovelox nascosti per sorprendere gli automobilisti e le cartelle esattoriali «pazze» spedite ai contribuenti. Poco incline alla ribalta mediatica, grand commis, già vice direttore del Sisde e capo di gabinetto del Viminale, Mosca sui giornali ci è finito ugualmente. E anche spesso. Ma da Palazzo Valentini è difficile restare nell' ombra. La vicenda delle impronte da prendere ai bimbi nomadi l' ha visto, già all' inizio, in contrapposizione con il ministro Maroni. «Come non si prendono per il passaporto ai minori italiani, così non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini rom», aveva detto alla fine di giugno. L' hanno chiamato «ribelle», qualcuno ha anche ipotizzato che potesse essere messo da parte. Oggi la sua proposta, «niente impronte ai bimbi se non necessario», potrebbe essere quella vincente. R. Fr.

Frignani Rinaldo

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Pagina 20(4 luglio 2008) - Corriere della Sera

Il caso La Comunità contraria al provvedimento

Impronte, Sant' Egidio minaccia denunce contro il ViminaleMaroni all' Unicef: schedatura non indiscriminata

ROMA - Il Prefetto Carlo Mosca squadra la fotocopia che giunge da Napoli, mostra una scheda di identificazione di un rom redatta il 26 giugno. Vi figurano oltre ai dati anagrafici le voci religione (ortodossa) ed etnia (rom di Serbia). A recapitare la scheda a Roma, cuore delle polemiche sulla manovra delle impronte, sono stati i volontari della Comunità di Sant' Egidio che al mattino hanno annunciato il loro secco no a un censimento basato sulle impronte. «Valuteremo azioni giudiziarie. Siamo anche pronti a manifestare davanti alla Camera. Con lo striscione "Prendiamoci per mano e non per le impronte..."», hanno spiegato il portavoce della Comunità Mario Marazziti e il presidente Marco Impagliazzo. A sera il Prefetto, invitato nei giardini della Sinagoga per una cerimonia a cui prende parte anche il sindaco Gianni Alemanno, squadra la scheda e dice: «No, quella che sta preparando la Croce

Rossa per noi e che vareremo domani (oggi per chi legge, ndr) non sarà così, non avrà queste voci. A noi basta il fotosegnalamento, nient' altro». Gli fa da spalla il rabbino capo di Roma, il professore Riccardo Di Segni, noto battutista, che aggiunge: «Beh, se proprio la vogliamo dire tutta, in questa scheda manca solo l' orientamento sessuale e poi siamo al completo...». Insomma, ancora indietro tutta. Un' aria che arriva anche al Viminale, dove fa da test l' incontro tra l' Unicef Italia, guidata dal presidente Vincenzo Spadafora, e il ministro Maroni. «Incontro cordiale e approfondito», ha detto Spadafora. «Ci ha consentito di valutare i provvedimenti che in alcuni punti rispondono alle priorità sollecitate dall' Unicef per l' integrazione e la scolarizzazione dei minori». Il ministro ha chiarito che si tratta di rilievi segnaletici che non sempre si traducono in rilievi di impronte digitali e soprattutto che tali rilevazioni «non saranno estese in modo indiscriminato a tutti i bambini rom». Sant' Egidio, contestando il carattere «discriminatorio» dei provvedimenti, ha voluto precisare che «se nel corso degli accertamenti di identità si dovessero presentare situazioni di minori poco chiare, si dovrà ricorrere semmai al Tribunale dei Minori...», ha concesso Marazziti. Resta l' accusa di atti discriminatori. «Per il decreto legge del 2003 esiste una discriminazione diretta quando, a causa della sua razza o origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata in una

situazione analoga». Intanto i parlamentari della Lega pensano a un disegno di legge che istituisca un referendum nei comuni in cui devono nascere campi nomadi.

Brogi Paolo

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Pagina 21(9 luglio 2008) - Corriere della Sera

Il sindaco al Viminale

Alemanno, il no alle impronte: «Frainteso»ROMA - Un annuncio a sorpresa, una parziale frenata, la conciliazione politica. Il tema delle impronte digitali ai bambini rom, nella Capitale (dove si slitterà con il censimento tra il 12 e il 15 luglio) fa ancora discutere. Così, dopo il prefetto Carlo Mosca anche Gianni Alemanno si schiera contro il provvedimento del ministero dell' Interno: «Sono contrario - ha detto Alemanno - alle impronte digitali prese ai bambini rom». Il sindaco parlava in una conferenza stampa pubblica, ma erano giorni che nel suo entourage si parlava di questa contrarietà del primo cittadino alle impronte digitali ai bambini rom. Alemanno ha anche aggiunto: «Sono convinto che Maroni non abbia voluto schedare nessuno ma tutelare i più piccoli. C' è stato un equivoco, una sorta di forzatura». Finita la conferenza stampa, la vicenda ha avuto un seguito nel pomeriggio, quando il sindaco è andato al Viminale per un incontro con Maroni e alcuni sindaci sui nuovi assetti delle aree metropolitane. Lì è scattato il «chiarimento» col ministro. «Non c' è - ha detto Alemanno - nessun contrasto con Maroni. Il ministro mi ha ribadito che ogni identificazione dei minori sarà in

linea con la normativa europea. Non c' è nessun censimento o schedatura». Le normative europee però prevedono per il permesso di soggiorno proprio «il rilevamento delle impronte digitali obbligatorio a partire dai sei anni». Che è successo, allora? «Alemanno, al ministro, ha detto di essere stato frainteso: non voleva dire di essere contrario alle impronte digitali», spiegano dall' entourage di Maroni. Altre proteste ci sono state a Napoli, dove la Cgil ha annunciato per l' 11 luglio una «raccolta volontaria di impronte» e a Milano dove un gruppo di legali ha fatto ricorso contro la schedatura di Goffredo Bezzecchi, un sinti di 68 anni, avvenuta lo scorso 6 giugno.

Menicucci Ernesto

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Pagina 002/003(11 luglio 2008) -

Corriere della Sera

Sicurezza I controlli

Impronte ai rom, la Ue: razzismo. Maroni: falsoRisoluzione di condanna da Strasburgo. Frattini attacca: voto pregiudiziale e politicoGli eurodeputati: i diritti dei nomadi minorenni? Scuola, case e politiche di integrazione

DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO - L' Europarlamento ha lanciato un severo richiamo al governo di Silvio Berlusconi per far interrompere in Italia la raccolta delle impronte digitali dei nomadi, che è stata considerata inammissibile in quanto viola i diritti umani e provoca un' ingiusta «criminalizzazione» soprattutto se attuata sui bambini. La risoluzione dell' Assemblea di Strasburgo ha valore politico, ma diventa un riferimento importante nella valutazione che la Commissione europea ha in corso sulla compatibilità con la normativa Ue

dell' intervento italiano sull' emergenza Rom. Il ministro dell' Interno, Roberto Maroni (Lega), assieme ai colleghi degli Esteri, Franco Frattini (Forza Italia), e delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi (An), ha espresso «indignazione» per la decisione dell' Europarlamento e l' intenzione di «andare avanti». La risoluzione di Strasburgo chiede di «astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei Rom, inclusi i minori, e dall' usare quelle già raccolte, in attesa dell' imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione». Questo perché rappresenta «un atto di discriminazione fondato sulla razza e l' origine etnica, vietato dall' articolo 14 della Convenzione dei diritti dell' uomo». Gli eurodeputati sostengono che «il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini Rom sia di garantire loro parità di accesso all' istruzione, ad alloggi e a una assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento». La Commissione di Bruxelles viene esortata «a valutare approfonditamente» le misure del governo sui Rom. La risoluzione è passata con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni. È stata promossa dai socialisti del Pse (a cui aderiscono gli ex Ds e Sd), dai liberaldemocratici (ex Margherita, Idv e radicali), dai verdi e dai comunisti. I popolari del Ppe (con Forza Italia) e la Destra (con An e Lega) hanno cercato di far slittare il voto a dopo la valutazione della Commissione europea. Il commissario per la Giustizia, il francese Jacques Barrot (Ppe), si è

presentato a sorpresa in aula per rendere noti scambi di lettere e il suo dialogo con Maroni. Ma ha involontariamente fatto intuire le carenze delle risposte arrivate dall' Italia. Il leader del Pse, il tedesco Martin Schulz, è riuscito a far bocciare il rinvio coagulando uno schieramento trasversale che si è esteso nel Ppe. Novanta popolari, approvando o astenendosi, hanno reso più pesante il richiamo al governo Berlusconi. «Considero questo voto una delle peggiori pagine della storia europea - ha dichiarato Maroni, ventilando una strumentalizzazione della sinistra dell' Europarlamento basata su falsità -. Andremo avanti sulla nostra strada in totale accordo con la Commissione europea perché siamo convinti della bontà della nostra iniziativa». Frattini ha parlato di «indegna accusa di razzismo» e di voto «pregiudiziale e politico». Il Pd e le sinistre hanno applaudito la risoluzione contro l' azione anti-Rom del governo. «La risoluzione contro l' ordinanza del ministro Maroni è stata approvata a Strasburgo con un consenso largo e trasversale - ha affermato l' eurodeputato di Sd Claudio Fava (Pse) -. Per fortuna esiste un Parlamento, in Europa, dove il concetto di razza è ancora considerato una vergogna giuridica e civile». * In Europa *** Impronte e carcere *** La legge francese prevede un anno di carcere e 3.750 euro di ammenda per gli irregolari. Il governo impone schedature e impronte digitali per tutti gli immigrati che chiedono visti o permessi di soggiorno ***

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Nessun censimento *** In Germania non sono previsti censimenti con impronte digitali. Nella nuova legge del 2005, l' immigrazione clandestina, però, è ritenuta un reato punibile con pene fino a un anno *** Schedatura per tutti *** Nessuno sconto da parte del governo degli Stati Uniti. Qui le impronte digitali vengono prese a tutti gli stranieri (rom compresi) che vogliano entrare in territorio americano. La schedatura è indifferenziata *** Identificazione con il Dna *** In Gran Bretagna non si usa nemmeno la carta d' identità. Non è prevista alcuna schedatura nei confronti dei rom. Si sta pensando però a una banca del Dna contro la criminalità

Caizzi Ivo

Pagina 13(16 luglio 2008) - Corriere della Sera

Il caso Accuse da tre esperti Onu sul piano nomadi. La Farnesina: sorpresa e sconcerto

Il premier: le impronte ai rom? Per mandare i bimbi a scuolaBarroso: sono certo che saranno rispettati i valori europeiIncontro a Roma tra Berlusconi e il presidente Ue che ha preso le distanze dalle critiche dell' Europarlamento

ROMA - Nel giorno in cui Silvio Berlusconi ha rivendicato davanti al presidente della Commissione europea la decisione di far raccogliere le impronte digitali dei bambini rom, su questo provvedimento voluto in particolare dalla Lega Nord si è aperto sul piano internazionale un altro fronte di contesa. La contestazione non è venuta da José Manuel Durao Barroso, il quale, anzi, ha

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preso le distanze dal Parlamento di Strasburgo e non ha condannato la scelta del governo italiano. Ad affermare che il progetto può essere «classificato senza ambiguità discriminatorio» sono stati tre esperti delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani, lo statunitense Gay J. McDougall, il senegalese Doudou Diene e il messicano Jorge Bustamante. La loro tes infastidito il governo al punto che il ministero degli Esteri ha manifestato «viva sorpresa e sconcerto» definendola frutto di informazioni «infondate circa il contenuto dell' iniziativa legislativa in corso». Che la questione fosse leggermente incandescente lo si è misurato quando, in una conferenza stampa con Barroso a Palazzo Chigi, un giornalista ha chiesto al presidente della Commissione un parere sulle norme in discussione riguardo le impronte dei rom. «Se permetti dico io una cosa prima», è intervenuto il presidente del Consiglio italiano precedendo Barroso. «Se noi non diamo un' immagine chiara delle norme che abbiamo approvato non si parte bene. Il fatto di assumere le impronte nei campi rom parte dalla necessità di vedere chi sono i rom nei campi», ha detto Berlusconi. «Per i bambini, esprimiamo la forte volontà del governo e del Paese che possano andare a scuola a ricevere l' educazione come tutti gli altri», ha aggiunto addebitando alla «stampa straniera» di descrivere «in modo negativo il trattamento che vogliamo dare agli immigrati». A fianco dell' «amico Berlusconi», sorvolando su contrasti recenti sul ruolo dei commissari, Barroso ha parlato di «eccellente» collaborazione: «Il

Parlamento europeo ha preso una posizione politica. (...) La Commissione, secondo i trattati e come garante di essi, ha il dovere di accertare la compatibilità di ogni cambiamento delle leggi con i nostri principi». E Barroso si è detto «certo» che si troverà una soluzione «compatibile con i valori europei». Berlusconi ha sostenuto di agire in base a uno «spirito di accoglienza» derivato da «convincimenti cristiani». Gli echi della posizione degli esperti dell' Onu risalgono alle stesse ore, mentre Pier Ferdinando Casini, ex alleato del Cavaliere, ha deplorato il progetto sui rom («Dà l' idea di uno Stato feroce») proponendo di prendere «le impronte a tutti i nostri figli». I tre hanno criticato misure «esclusivamente» contro una minoranza e la «retorica aggressiva» di «membri del governo» che associano «i rom alla criminalità». Versione della Farnesina: i ministri competenti «hanno più volte ribadito» che le misure varranno per «tutti coloro che sono in condizioni irregolari». Appoggiato per un ulteriore mandato (vedi riquadro), Barroso è ripartito soddisfatto. Al Senato, il presidente Renato Schifani gli aveva confermato già un impegno a ratificare «la settimana prossima» il Trattato di Lisbona.

Caprara Maurizio

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Censimento, via alla Magliana e la Croce Rossa convince i rom

CECILIA GENTILE

«Volete farvi censire?». «No». Il ragazzo delle Croce Rossa, che per primo accosta i romeni nel campo abusivo della Magliana Vecchia, fa dietro front intascando una sequenza di no. Il via libera arriva solo quando nelle tende entra una signora che i rom già conoscono, perché due settimane prima è andata a trovarli e ad avvisarli del censimento. La signora della croce Rossa entra e bacia Nicoleta, due figlie di otto e nove anni. «Perché non volete fare il censimento?», chiede. «Perché lo abbiamo già fatto», risponde Nicoleta. E allora la signora spiega che quella precedente era una simulazione, messa in scena per preparare gli abitanti del campo. I nodi si sciolgono, comincia la registrazione dei dati. Alle 20.40 di ieri su una popolazione stimata di 50 romeni, risultavano censite 27 persone, corrispondenti a 11 famiglie, 12 bambini e 15 adulti. Nessuno dei bambini aveva effettuato le vaccinazioni di rito. Quasi nessuno andava a scuola. Così, alle 17 di ieri, in via Luigi Candoni, in un insediamento abusivo, nascosto tra i canneti all' angolo con via della Magliana, è iniziato ufficialmente il censimento dei rom della capitale. L' operazione continuerà tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, fino a settembre. I dati saranno conservati dalla Croce Rossa e verranno trasmessi sotto forma di anonimato all' istituto di ricerca Tagliacarne, che li elaborerà per

produrre una mappa aggiornata dei nomadi a Roma. Nell' insediamento spontaneo di Corviale, dove giovedì scorso la Croce Rossa aveva effettuato una specie di prova generale, i 50 nomadi, tutti bosniaci, vivevano nei camper. Qui, in via Candoni, la miseria è veramente nera. Solo tende improvvisate, grandi quanto basta per contenere materassi buttati sul terreno fangoso. Bambini scalzi e seminudi. Una grande discarica con i rifiuti prodotti dal campo. Si cucina all' aperto: su un fuoco di fortuna, circondato da pietre, cuociono le patate in padella. Alcuni abitanti di questo insediamento prima vivevano nella baraccopoli sul greto del Tevere, sotto il ponte della Magliana, sgomberato alcuni mesi fa. «Aspetto di mettere insieme i soldi per il pullman e tornarmene in Romania - dice Remus, 28 anni, quattro figli - Qui solo problemi e niente lavoro». «è vero, questa non è vita - ammette Violeta, in Italia da quattro anni - ma in Romania era peggio: non avevamo casa, non avevamo lavoro, neanche un pezzo di pane per i miei figli. Qui prendo il ferro, l' acciaio e il rame dai cassonetti e lo vendo. Lascio i bambini più piccoli al campo, ai miei figli più grandi di 14 e 16 anni. Cosa vorrei dalla vita? Non so. Per noi, ormai... Una vita buona per i miei figli». Vilia, 25 anni, allatta il figlio di un anno Sigfrid mentre risponde alle domande dei volontari della Croce Rossa. Sigfrid e l' altro figlio, Leonardo, di tre anni, sono nati in Italia. Per vivere Vilia chiede l' elemosina. Il presidente provinciale della Cri, Fernando Capuano, annuncia che domani prenderà parte al

censimento anche Ferdinando Aiuti, presidente della commissione Sanità del Comune. Mentre il sindaco Gianni Alemanno fa sapere che a verificare la correttezza delle operazioni nei prossimi giorni ci sarà una missione dell' Ocse. «La missione dell' Ocse che arriverà nei prossimi giorni e le altre missioni internazionali - dichiara Alemanno - confermeranno che non c' è nessuna . La nostra intenzione è quella di dare un' identità ai cittadini, italiani e non, non c' è né di carattere etnico né di carattere culturale».

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Pagina 19(23 luglio 2008) - Corriere della Sera

Maroni

«Impronte solo a chi ha compiuto i 14 anni»ROMA - Impronte ai bimbi rom: avanti ma adagio. Dopo le polemiche ieri è arrivata la direttiva ufficiale del ministro dell' Interno Roberto Maroni impartita ai prefetti di Roma, Milano e Napoli. In sostanza le impronte potranno essere prese solo a chi ha più di 14 anni, «salvo che non sia possibile una identificazione in altro modo». Invece, per i minori di 14 anni, ma maggiori di 6 anni, «le impronte potranno essere acquisite solo ai fini del rilascio del permesso di soggiorno, ove richiesto da coloro che ne esercitano la potestà», oppure «nei casi necessari, attraverso il raccordo con la competente procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori». Al di sotto di questa fascia d' età, sarà possibile sottoporre i bambini a rilievo dattiloscopico «d' intesa con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di minori, solamente in casi eccezionali»,e «nei confronti dei minori che versino in stato d' abbandono o si sospetta possano essere vittime di reato». Fissati i paletti anche per le impronte agli adulti rom nei cui confronti verranno usate «le ordinarie procedure previste dalla

legislazione vigente, nei casi in cui l' identificazione non sia altrimenti possibile». E comunque «nel rispetto della persona e in condizioni di riservatezza». Le informazioni raccolte saranno conservate secondo le norme previste per tutti gli altri cittadini.

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Pagina 002/003(5 settembre 2008) - Corriere della Sera

Immigrati I nodi

Impronte ai rom, la Ue assolve l' ItaliaL' Europa: non c' è discriminazione. Maroni: fatta giustizia dopo tanti insulti. Il commissario Barrot: limitata la raccolta delle tracce digitali. Il Pd: interventi corretti grazie alle nostre pressioni

DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - La Commissione europea non considera discriminatorie le misure del governo italiano contenute nel piano per la sicurezza varate per affrontare le situazioni di emergenza nei campi nomadi. Lo ha ufficializzato il vicepresidente della Commissione e responsabile per la Giustizia, il francese Jacques Barrot, tramite un portavoce, che ha annunciato l' approvazione della documentazione inviata a Bruxelles dal ministro leghista dell' Interno Roberto Maroni l' 1 agosto scorso. «Ero certo che sarebbe stato questo il responso», ha commentato il premier Silvio Berlusconi. «La conferma che arriva oggi dà grande

soddisfazione e fa giustizia di tutte le accuse, le offese, gli insulti in questi mesi da parte di chi non sapeva bene di cosa stesse parlando e utilizzava questo argomento solo per fare delle basse polemiche», ha detto Maroni riferendosi alle iniziative degli eurodeputati del centrosinistra, che avevano portato l' Europarlamento e poi il Consiglio d' Europa di Strasburgo a condannare la versione iniziale del piano per la sicurezza del governo italiano di centrodestra soprattutto per la raccolta delle impronte dei bambini nomadi. I capogruppo degli eurodeputati del Pd, Gianni Pittella (ex Ds) e Gianluca Susta (ex Margherita) hanno però attribuito proprio all' intervento di Strasburgo la correzione delle discriminatorie misure iniziali. «Dal rapporto ricevuto emerge che non c' è nulla di discriminatorio nelle misure proposte dal governo italiano -, ha fatto comunicare Barrot -. La raccolta delle impronte digitali non è sistematica, ma limitata, in particolare in relazione ai minori. Per cui è limitata ai casi in cui è strettamente necessaria l' identificazione in assenza di documenti». Il portavoce del responsabile Ue della Giustizia ha confermato le rivendicazioni del centrosinistra affermando che la Commissione ha apprezzato la disponibilità delle autorità italiane ad adeguarsi alla normativa Ue perché «ha permesso di correggere le disposizioni e le misure che potevano essere contestabili». Le polemiche erano esplose soprattutto dopo gli aggressivi interventi della polizia nei campi Rom di Roma e Napoli. Singoli membri della Commissione europea avevano criticato le azioni. Il Garante della privacy in

Italia era intervenuto contro il rilevamento delle impronte dei bambini. Maroni ha definito «gioco meschino» le rivendicazioni del centrosinistra e ha detto di aver presentato a Bruxelles il piano pubblicato sulla Gazzetta ufficiale nel maggio scorso. Il ministro degli Interni ha aggiunto che entro metà ottobre sarà completato il censimento dei principali campi Rom italiani. Barrot ha fatto sapere di voler continuare a monitorare la vicenda. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno di An ha polemicamente invitato il centrosinistra a chiedere scusa per le accuse lanciate in passato. Ma il Prc ha accusato Barrot di essere stato condiscendente con Berlusconi sul caso nomadi in quanto appartenente al suo stesso partito popolare europeo. * 30 maggio Le ordinanze: impronte ai rom Il 30 maggio il governo in tre ordinanze nomina i prefetti di Roma, Napoli e Milano commissari delegati all' emergenza nomadi con il compito (tra gli altri) di procedere «all' identificazione e al censimento delle persone, anche minori di età» che vivono nei campi «attraverso rilievi segnaletici». L' opposizione lavora per introdurre modifiche (nella foto controlli) * 7 luglio La protesta all' Esquilino Il rilievo delle impronte suscita la protesta del centrosinistra e dell' Europa. Il 7 luglio in piazza dell' Esquilino a Roma Arci e Aned (l' associazione nazionale ex deportati) compiono una «schedatura pubblica e volontaria» per protesta (nella foto).risoluzione Ue: razzismo Il 10 luglio il Parlamento Ue (nella foto) lancia un richiamo al governo Berlusconi per far

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interrompere la raccolta delle impronte dei nomadi, perché rappresenta «un atto di discriminazione fondato sulla razza». Ieri invece il parere positivo della Commissione europea sulla base della relazione inviata dall' Italia * 160 *** mila I rom che vivono in Italia (non solo nei campi nomadi), secondo gli ultimi dati del Viminale. I rom non censiti che comunque si muovono in Italia sarebbero 100 mila

Caizzi Ivo

(12 settembre 2008) - Corriere della Sera

Campi rom Doppio intervento ieri nell'insediamento: la mattina la municipale, nel pomeriggio il censimento

Casilino 900: controlli con giallo e polemiche

Accuse tra vigili e Croce Rossa: «Nessuno ci ha informato del blitz» All'arrivo dei vigili al Casilino 900 c'erano 225 nomadi invece dei previsti 700. Ispezionate 150 baracche

La replica della Municipale non si è fatta attendere. È stato fatto presente, in particolare, che tra funzionari dei vigili e della Cri solo qualche giorno fa c'era stato un contatto sulla

concomitanza dei due eventi nel campo più grande d'Europa, ed erano stati esclusi problemi di sovrapposizione. Versioni contrastanti che hanno fatto da cornice alle polemiche scoppiate mentre il blitz era in corso. I rom hanno accusato i vigili di aver compiuto un «rastrellamento di anziani, donne e persone malate» e di essere stati trattati «come ad Auschwitz, con sequestri di generatori di corrente usati per alimentare i frigoriferi dove c'erano latte per i bimbi e medicinali». Il consigliere regionale Anna Pizzo (indipendente Prc) ha chiesto un incontro con il questore Giuseppe Caruso «per ottenere chiarimenti» perchè «l'operazione ha preso di mira tutti, anche anziani e donne incinte, colpevoli o meno di aver commesso presunti furti». Dalla Municipale hanno ribattuto ancora che non c'è stato alcun abuso e che i nomadi sono stati rispettati e rifocillati con acqua e panini acquistati a spese degli agenti.«La donna incinta era una sola, al secondo mese, e l'ha detto solo all'Ufficio Immigrazione», hanno precisato gli investigatori che hanno ripreso le fasi dell'operazione con le telecamere. «La sinistra fa polemiche ridicole - ha

spiegato Fabio Rampelli, deputato del Pdl e responsabile sicurezza di An Roma - nel campo sono state riscontrate numerose violazioni», mentre in serata il sindaco Gianni Alemanno ha aggiunto che «non c'è stato alcun rastrellamento, alcun atteggiamento offensivo nei confronti degli abitanti del campo ma semplicemente la ricerca di una refurtiva in un'attività di indagine ». All'arrivo dei vigili, coordinati da Antonio Di Maggio, comandante dell'VIII Gruppo, al Casilino 900 c'erano 225 nomadi invece dei previsti 700.Gli agenti hanno controllato i loro documenti, ispezionato 150 baracche e accompagnato 20 persone all'Ufficio immigrazione. Una è stata arrestata e 5 denunciate. Durante il controllo sono state anche sequestrate tute mimetiche dell'esercito, idranti con il logo del ministero dell'Interno, privi di lance di rame, attrezzi da cantiere, abiti cinesi, computer e videogiochi, batterie di pentole ancora imballate, un apparecchio ospedaliero per l'endoscopia. E ancora tre scooter e un camper rubati, pezzi di argenteria e anelli di varia foggia. Ieri sera i proprietari hanno iniziato a riconoscerli negli uffici della Municipale.Rinaldo Frignani

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Chiusura Lunedì l'operazione si conclude a Villa Gordiani

Ecco i dati del censimento Settemila rom, metà bimbi

Saranno settemila a Roma i rom censiti alla fine dalla Croce Rossa, che lunedì completa l'operazione avviata a giugno (mancano però ancora all'appello due campi chiave, via Candoni e Castel Romano). Secondo il Prefetto Carlo Mosca, i rom censiti sarebbero seimila, per metà bambini al 50% scolarizzati. Drammatiche le condizioni dei campi irregolari, a cui vanno aggiunte le nuove mini-favelas.A PAGINA 7 Paolo Brogi

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-10-11 num: - pag: 7categoria: REDAZIONALE

Emergenza rom Il 50% dei piccoli non è vaccinato e non frequenta la scuola

Nomadi, censimento finito: sono 7.000, la metà bambini

Il prefetto: «Gli irregolari andranno in campi autorizzati» Carlo Mosca ha parlato di seimila nomadi censiti, ma a questi vanno aggiunti i circa altri mille sparsi in micro-insediamenti Alla fine il censimento si fermerà a quota 7.000 rom. Sono infatti 4.300 i rom a cui è stata distribuita finora a Roma la tesserina con la foto della Croce Rossa Italiana.

Entro domani il censimento approderà a Villa Gordiani, ultima tappa, dove si stimano altri 200 rom. A quel punto l'operazione voluta dal Viminale si fermerà anche se non è completamente ultimata. La pausa servirà comunque al Viminale, dove il ministro Maroni ha indicato fin da giugno questa dead-line di metà ottobre per poter tirare le prime conclusioni di un'operazione lunga, faticosa, tormentata e comunque portata ora a destinazione evitando gli inziali eccessi che passavano attraverso la decisione di prendere le impronte digitali, operazione che grazie soprattutto al prefetto di Roma Carlo Mosca e alla sua ferma opposizione è stata evitata. Mancano però all'appello ancora due campi molto importanti dell'hinterland ronmano, quello di via Candoni alla Magliana dove le due etnie presenti (rumeni maggioritari e serbi in minoranza), per complessivi 600 rom, si sono rifiutate di prestarsi alla conta e soprattutto Castel Romano sulla Pontina, con altri 7-800 rom. Si tratta dunque di 1.500 rom che si vanno ad aggiungere ai 4.500 censiti. In più, con questi 6.000 rom, andrà però considerata anche la diaspora rom nei mini-campi spontanei nati da giugno un po' ovunque e che vengono costantemente monitorati dalla Polizia municipale con gli elicotteri.Ieri il Prefetto ha comunque anticipato una prima stima: «Abbiamo censito seimila rom - ha detto, intendendo come risultato globale quello comprensivo anche dei campi come via Candoni e Castel Romanno, in effetti non ancora fatti - . Metà sono bambini

e metà risultano non vaccinati e non scolarizzati. Quelli censiti nei campi abusivi contiamo di poterli sistemare al più presto in strutture regolari ».Alla fine dunque si scoprirà che i rom a Roma sono al massimo 7.000 e non 15-20 mila come all'inizio veniva comunemente valutata la presenza rom, da fonti diverse e qualificate come Caritas, Sant'Egidio, Servizi sociali del Comune, Prefettura. Non ci sono più tutti questi rom a Roma, sempre che ci siano mai stati. La presenza appare dunque dimezzata rispetto a quella stima. Comunque sia resta molto alto il numero di rom che vivono in condizioni pessime, come quelle incontrate dagli stessi volontari della Croce Rossa in via Morselli, sotto la Roma-Fiumicino, via Appia Nuova, via della Martora, via Pietra Sanguigna, via Flauto- Via Collatina, via Riserva di Lidia, via Boccabelli, alla Celsa sotto la Flaminia, alla Barbuta.A quota 4.000 rom censiti, i minori rappresentavano esattamente la metà, circa 2.000, di cui la metà scolarizzati. Poco più di 650 (15%) sono infine i rom privi di documenti, che sono stati identificati tramite due testimoni in possesso di documenti. Resta il che fare. In Comune se ne occupa un team composto dal generale Mori, dall'assessore Sveva Belviso e dal consigliere Samuele Piccolo. In Prefettura si sono già tenute riunioni con le realtà più corpose come il Casilino '900. L'orientamento è di lasciare insediamenti come il Casilino e Tor de Cenci, ripulendoli, dotandoli di fogne e quant'altro, cacciando delinquenti e irregolari.

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A PAGINA 3 Paolo Brogi

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-10-14 num: - pag: 3categoria: REDAZIONALE

I dati definitivi della prima fase del censimento operato dai volontari della Croce Rossa tra giugno e ottobre

Rom, ecco i numeri dei 50 campi

Sono 4.268. Mancano due grandi insediamenti, arriveranno a settemila La Croce Rossa ha concluso, temporaneamente, il censimento dei rom. Visitate oltre 50 realtà, tra piccole e grandi, autorizzate e irregolari. In 25 campi però non è stato trovato nessuno. Con i due grandi campi che restano da censire, Castel Romano e via Candoni, i rom scoperti dalla Cri ammontano dunque a seimila. A cui andranno aggiunti però i mille rom che nel frattempo si sono sparsi in mini-favelas di periferia. Insomma, si conferma che a Roma oggi l'emergenza nomadi si arresta a quota settemila rom. E non 15-20 mila come paventato da più parti prima dell'estate. Un terzo di loro vive in condizioni pessime, spesso terribili. Alta ancora l'evasione scolastica dei bimbi rom, intorno al 50%.

Rom: 4.268, metà in condizioni estreme

Mancano due campi, verso quota settemila. Solo il 17% senza documenti Tra luglio e ottobre, decine di volontari della Croce Rossa (affiancati da pattuglie dei carabinieri) hanno raccolto i dati Censire i nomadi. Polemiche su impronte a parte, sembrava facile ma non lo è stato per niente. Per esempio, il primo insediamento in cui la Croce Rossa di Roma si è presentata in luglio, come task-force inviata dal Commissario ai rom Prefetto Carlo Mosca, era in via Mazzacurati, nel XV Municipio. Parliamo di un parcheggio, sotto Corviale, riempito a sera dai furgoni di un gruppo di bosniaci che di giorno se ne vanno in giro a raccogliere ferrame. Poi è successo che residenti del Serpentone abbiano colto l'occasione proprio in quel momento per protestare contro il campo improvvisato. Risultato? I rom si sono spostati in un parcheggio non distante, quello della Direzione dell'Alitalia. Quindici giorni dopo lì la Croce Rossa ne ha censiti, su loro libera accettazione, 158.In tre mesi, tra luglio e ottobre, oltre cinquanta valorosi volontari della Croce Rossa (affiancati da pattuglie discrete di carabinieri) hanno cercato di dare un volto ai rom di Roma. Con pazienza e comprensione. Tra alti e bassi, con qualche sporadico caso di campo che si è rifiutato in blocco (da via Cave di Pietralata a via Grisolia, ma anche a via Candoni e in parte alla Barbuta), troppo spesso di fronte a situazioni invivibili catalogate nelle schede come «molto precarie» e «pessime».

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Per chi non vive come i rom più disperati, magari sotto un viadotto, in mezzo a serpi, ratti e insetti di ogni genere, forse è difficile capire di che si tratti. I borghetti e le favelas dei romani, quelli amati dal neorealismo e poi da Pasolini, non hanno mai raggiunto questi livelli di orrore. A Roma, oggi, in queste condizioni sopravvivono però tra i 1.500 e i 2.000 rom. Sono gli ultimi degli ultimi, molto spesso rumeni, lontani da vaccini e scuole e da un minimo di dignità. C'erano anche prima che si svegliasse il ministro Roberto Maroni, prima che venisse sollevato il tasto rovente delle «impronte digitali», bastava però non vederli e non considerarli. Ma c'erano già, da anni, facendo levitare la quota che per anni ha fotografato la presenza dei rom in 5.000 presenze, a qualcosa di più, molto di più, fino alla valutazione comunemente accettata prima dell'estate di 15-20 mila rom a Roma. Ma non era così. E forse non lo è mai stato.La Croce Rossa li ha dunque rincorsi un po', tallonandoli qua e là, perlopiù ben accetta perché dopo le dicerie iniziali e le voci più stravaganti («vogliono togliere il sangue ai bimbi...» ecc.) anche i rom più riottosi si sono resi conto che un tesserino con la foto non fa male a nessuno. E magari aiuta, perfino a chi vuole cercarsi un lavoretto.Risultato? Il censimento si è fermato ora a 4.268 rom (di cui 2.130 minori, di cui 1.124 scolarizzati). I rom privi di documenti ammontano a 704. All'appello mancano ancora però alcune realtà importanti, saranno censite a novembre: Castel Romano, innanzitutto, sulla

Pontina, con i suoi 1.000 rom, via Candoni alla Magliana (con i suoi 700 rom, in prevalenza rumeni) che con l'orgoglio di un campo modello non ha accettato. In più andranno calcolati senz'altro anche i min-campi in cui per paura o altro, da giugno e luglio, si sono spostati un migliaio di altri rom. Sono le mini- favelas (da una a dieci baracche) sorte nelle periferie e oggi monitorate dalla Polizia Municipale con l'elicottero. Conclusione? Alla fine il censimento di fatto approderà a quota 7.000 rom. E non, dunque, ai 15-20 mila inizialmente paventati. Chissà, forse c'è chi se ne è andato in Spagna o altrove, ma c'è anche chi invece nel frattempo è venuto qui dal napoletano. Comunque sia resta molto alto il numero di rom che vivono in condizioni pessime, come quelle incontrate dagli stessi volontari della Croce Rossa in molti quadranti della città da via Morselli a via della Martora, via Pietra Sanguigna, via Flauto, via Riserva di Lidia, via Boccabelli, alla Celsa sotto la Flaminia, alla Barbuta.Bisognerà sistemarli, ora, in condizioni più accettabili. Dove? Bonificando le attuali aree, creandone qualcuna di nuova, cacciando gli indesiderabili. Il Prefetto ha più volte ricordato poi che sarebbe un errore però staccare i minori che già vanno a scuola dagli istituti che li accolgono. Di rom privi di documenti il censimento poi ce ne consegna un 15%. Attenzione, però, buona parte sono così perché originari di un paese che non esiste più, come la Iugoslavia. Cacciarli verso il nulla è un altro nonsense. Il piano per i rom dovrà tener conto di tutto

questo.Iminori Sono 2.130 nei campi visitati, di cui 1.124 scolarizzati. I rom privi di documenti sono 704 Paolo Brogi

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Sono settemila i nomadi in città 'Nuovi campi oltre il Raccordo'

PAOLO G. BRERA

Lavoro finito: oggi il prefetto Carlo Mosca consegnerà al ministro dell' Interno, Roberto , il consuntivo del censimento nei campi nomadi romani da cui emerge un quadro desolante: metà dei 2.500 bambini trovati nei 50 campi visitati non erano mai stati vaccinati, il tasso di scolarizzazione è risultato molto basso e le condizioni di vita nei 40 insediamenti abusivi è apparso a livelli di estremo degrado. Il censimento è propedeutico alla "fase due", quella degli sgomberi e della riorganizzazione dei campi, punti salienti nei programmi di e del sindaco Alemanno. E a Roma, la ricognizione delle aree disponibili per è già partita. Chiaro l' obiettivo dell' amministrazione: man mano che i campi abusivi verranno sgomberati, i 2.200 nomadi in condizioni di forte degrado identificati dal censimento saranno traslocati temporaneamente nei campi attrezzati già esistenti, e saranno poi accolti in una delle grandi proprietà comunali fuori dal Raccordo che la giunta provvederà ad attrezzare. Un elenco che, una volta completato, verrà consegnato al generale Mario Mori, come da lui richiesto. è infatti dell' ex capo del Sisde chiamato a dirigere l' ufficio Sicurezza la regia del piano mirato a stroncare gli insediamenti abusivi che spuntano come funghi negli angoli più nascosti della città. Una strategia diversa da quella finora messa in campo dal gabinetto del sindaco. Secondo il generale Mori, infatti, non ci si

può limitare ad interventi spot, con i nomadi allontanati dalle baracche improvvisate sugli argini del Tevere o negli anfratti più nascosti a suon di cariche dei vigili urbani: inevitabilmente, non sapendo dove andare, i senza fissa dimora si spostano di qualche metro ricreando la stessa situazione di prima. Ieri il capo della Sicurezza capitolina lo ha spiegato chiaramente al sindaco Alemanno e agli assessori Belviso e Marsilio durante la riunione riservata in Campidoglio: occorre dare una risposta più complessa coniugando sgomberi e accoglienza, repressione e politiche sociali. Individuando, appunto, un' area fuori dal Raccordo, il più distante possibile dai centri abitati. Intanto, l' attività di bonifica non si ferma. Concentrandosi, innanzitutto, lungo le aree adiacenti ai nodi di scambio della Capitale. Lunedì è stato concluso lo sgombero di sei insediamenti abusivi a Primavalle, limitrofi alla fermata ferroviaria Battistini, e di altri due al Laurentino, in piazza Cerva. Al termine delle operazioni, 6 baracche sono state rese inservibili, e sono stati controllati 13 immigrati.

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NOMADI:MARONI,VIA CAMPI ABUSIVI,SÌ VILLAGGI ATTREZZATI/ANSA 12MILA PRESENZE, 5MILA MINORI. IN 13MILA VIA PRIMA DI CENSIMENTO (ANSA) - ROMA, 22 OTT - I nomadi che hanno «il diritto» di stare in Italia vivranno in «villaggi attrezzati» dotati di acqua e luce, servizi igienici e servizio di raccolta rifiuti. Per tutti gli altri l'unica soluzione è lo sgombero perchè tutti i campi abusivi saranno chiusi: e «va da se che non sarà consentita l'apertura di nuovi insediamenti. Quattro mesi dopo l'annuncio che sarebbe stato eseguito un censimento dei campi nomadi presenti a Roma, Milano e Napoli - iniziativa che ha sollevato anche le proteste dell'Unione Europea, poi rientrate dopo le spiegazioni fornite dal Viminale - il ministro dell'Interno Roberto Maroni sottolinea che »l'ottimo lavoro« svolto dai commissari straordinari nominati dal governo, i prefetti delle tre città, Carlo Mosca, Gianvalerio Lombardi e Alessandro Pansa. E presentando i numeri del censimento ricorda che l'ordinanza di protezione civile che ha stabilito le 'regolè per le rilevazioni »non è mai stata modificata, neanche dopo l'intervento della Commissione europea«. Il censimento ha accertato la presenza di 167 campi, di cui 124 abusivi e 43 autorizzati in cui erano presenti al momento della rilevazione 12.346 persone di cui 5.436 minori. Ma, ed è questo che preme di più a Maroni, almeno altrettante persone si sono allontanate dai campi quando hanno saputo dell'iniziativa. »È un effetto importante« dice infatti il ministro, secondo il quale la

maggioranza di quelli che sono spariti erano cittadini romeni di etnia rom che sarebbero andati in Francia, Spagna e Svizzera. »Nei prossimi giorni - aggiunge Maroni - definiremo gli ambiti e i progetti da mettere in atto, in modo da procedere in maniera spedita e arrivare a completare gli interventi entro maggio dell'anno prossimo«. Il primo passo sarà lo sgombero dei campi abusivi e l'individuazione dei siti idonei dove realizzare quelli attrezzati. Intervento questo, assicura Maroni, che verrà fatto 'd'intesa con gli enti locali». Successivamente verranno realizzati quegli interventi necessari per il ripristino delle condizioni socio-sanitarie all'interno dei campi autorizzati e partirà la scolarizzazione dei minori. «Il nostro obiettivo - dice ancora il ministro - è di passare dai campi nomadi semplicemente autorizzati o tollerati ad una struttura che sarà un vero e proprio villaggio attrezzato dove potranno vivere in condizioni civili tutti coloro che hanno il diritto di rimanere in Italia. È un piano ambizioso che vuole metter fine a questo sconcio e creare un modello che possa essere d'esempio come 'best practicè per tutta l'Europa». (ANSA).

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EPISODI DI RAZZISMO

Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 21) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

Articolo 7Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Negli ultimi mesi c’è stata un’escalation di episodi di razzismo a danno di cittadini immigrati, al centro, così come in periferia, da quando la guida del Campidoglio è passata al centrodestra. Neanche un mese dopo l’elezione di Alemanno, al Pigneto c’è stato una spedizione

punitiva in alcuni negozi gestiti da bengalesi, due alimentari e un internet point, per il furto di un portafoglio. Quello era solo l’inizio. In poco tempo in tutta la città questi episodi di razzismo sono dilagati. E in alcuni casi sono state le forze dell’ordine a essere poco rispettose dei diritti di uguaglianza e di non discriminazione nei confronti di persone provenienti da altri Paesi e particolarmente da Suddel Mondo e dall'Est Europa.

Nel caso della cittadina somala Amina Sheikh Said fermata, costretta a restare nuda per ore e a essere perquisita all’aeroporto di Ciampino, è stato denunciato dalle associazioni Antigone e Progetto Diritti un grave episodio di razzismo da parte delle forze di polizia. La donna è stata accusata prima di essere una ladra di bambini, perché tornava da Londra con i suoi nipotini, poi di traffico di clandestini e per ultimo di essere un corriere della droga. Ma non solo. E’ stata anche insultata dalle due agenti, che operarono la perquisizione. E dopo il danno anche la beffa. Amina è stata anche denunciata per resistenza a pubblico ufficiale. Ma dell’intero caso il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione.

RAZZISMO

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Commento dei difensori della sig.ra Amina alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero

L’avv. Luca Santini e l’avv. Mario Angelelli, dell’associazione “Progetto Diritti”, difensori della sig.ra Sheikh Said Amina, a seguito della richiesta di archiviazione depositata in data odierna dal Pubblico Ministero sia in merito ai fatti discriminatori denunciati dalla propria assistita, che in merito al reato di resistenza a pubblico ufficiale ascritto alla sig.ra Amina, dichiarano quanto segue: «Nella richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero si dà atto di un comportamento non corretto da parte degli agenti che operarono la perquisizione nei confronti della sig.ra Amina, e che addirittura si sono spinti fino a denunciarla, infondatamente, per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Il Pubblico Ministero ritiene però questi comportamenti non rilevanti dal punto di vista penale. La difesa della sig.ra Amina ritiene comunque frettolosa l’inchiesta che ha portato alla richiesta di archiviazione, avverso la quale sarà proposta opposizione al Giudice per le Indagini Preliminari. Si chiederà al Gip di ascoltare le persone con le quali la sig.ra Amina ha interloquito durante la perquisizione e subito dopo di assumere informazione innanzi tutto dalla stessa denunziante, che non è mai stata convocata dal Pubblico Ministero. Il marito della sig.ra Amina ha confermato nel corso delle indagini di aver sentito la frase: “Questa negra è pazza. La faccio rinchiudere al centro di igiene

mentale”. Il Pubblico Ministero ha ritenuto però che tale offesa fosse censurabile solo sul piano del costume e della cattiva educazione. E’ evidente invece, contrariamente a quanto sostenuto nella richiesta di archiviazione, che i fatti commessi dai pubblici ufficiali siano penalmente rilevanti e necessitino, quindi, di una piena risposta in sede processuale.

A b b i a m o c o m u n q u e g i à predisposto una segnalazione cognizione del “Comitato Europeo per la prevenzione della tortura”, organismo istituito presso il Consiglio d’Europa con lo scopo di prevenire i trattamenti inumani e degradanti subiti dai detenuti o, in genere, dalle persone poste sotto la vigilanza delle forze dell’ordine».

Un altro fatto che ha destato clamore è stato il pestaggio di un venditore ambulante bengalese avvenuto a Fontana di Trevi durante un controllo da parte di alcuni vigili urbani. La denuncia è dell’associazione Dhuumcatu e di Progetto Diritti.

Gravi anche le due aggressioni avvenute nel quartiere di Tor Bella Monaca a distanza di neanche due settimane, nei confronti di Tong Hongsheng, un operaio cinese preso a pugni mentre si trovava alla fermata del bus da sei bulli, tutti minorenni, e di S.H., venditore ambulante bengalese, assalito da quattro ragazzi, che stavano tentando di rubargli la merce.

Una buona notizia.

Il Tribunale di Roma ha condannato il proprietario di un bar al risarcimento del danno subito da un cittadino senegalese, il quale si era visto rifiutare che gli fosse servita una bevanda, che tra l’altro aveva già pagato, solo perché ha la pelle nera. I fatti risalgono a più di tre anni fa, alla fine del 2005, ma la dinamica dell’accaduto è purtroppo molto attuale.

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Progetto Diritti

Rifiutare di servire un cittadino extracomunitario in un pubblico esercizio è atto di discriminazione ai sensi dell’art. 43 co. 2 lett. b d.lsg. 286/1998. Lo ha dichiarato il Tribunale di Roma sezione civile in un’ordinanza depositata il 16.07.2008 con la quale il Tribunale ha accolto il ricorso presentato, ai sensi dell’art. 44 d.lgs. 286/1998 da un cittadino senegalese, assistito dagli Avv. Mario Angelelli e Federica Sorge della associazione Progetto Diritti, organismo antidiscriminazione iscritto al registro del Ministero delle Pari Opportunità. Il ricorrente si era visto rifiutare dal barista una bevanda già pagata. L’uomo aveva atteso invano che qualcuno si degnasse di servigli la bibita ordinata, mentre avventori entrati successivamente venivano prontamente serviti; alle sue rimostranze, il barista aveva risposto lanciando sul bancone i soldi pagati per la bibita accompagnati dall’espressione: “di gente come lui non abbiamo bisogno qui”. Il Tribunale ha quindi ritenuto di condannare il proprietario del bar al risarcimento del danno subito dal

Pagina X - Roma "Ci chiedevano soldi, poi le botte" al Trullo il terrore dei raid razzisti Nei verbali la denuncia degli immigrati: ci taglieggiavano "Hanno preteso cinque euro per farci continuare a camminare sul marciapiede" MARIA ELENA VINCENZI

«Ci hanno chiesto cinque euro per poter continuare a camminare su quel marciapiede e quando hanno visto che non avevamo intenzione di piegarci, hanno iniziato a seguirci e a tirare calci alla valigia del mio amico. Poi si sono avventanti contro di noi con caschi e cinture». È con questa disperata denuncia, resa ai militari della stazione di Villa Bonelli, che sono partite le indagini che hanno portato all´identificazione di una vera e propria baby gang di ispirazione razzista che teneva sotto scacco gli immigrati del Trullo. Non bulli di quartiere, no. Questi giovani sono ritenuti veri e proprio delinquenti. Capaci di terrorizzare gli immigrati della zona. «Anche quando sono riusciti a strappare dalle mani del mio amico il cellulare, non hanno smesso di picchiarci - ha continuato il nordafricano, poco più che trentenne - così ci siamo messi a correre a tutta velocità. Ma non riuscivamo a scappare, i ragazzi ci seguivano. A un certo punto, ci siamo rifugiati in un pub. I giovani, da fuori, ci facevano gestacci, tentavano di entrare nel locale. Il mio amico ha avuto tanta paura che è uscito dal retro ed è fuggito. Io sono rimasto dentro, attraverso il vetro vedevo il ragazzo che per primo ci aveva avvicinato per chiedere i 5 euro: era a torso nudo, lanciava contro di me bottiglie di vetro e urlava "Vieni fuori che ti uccido". Ero terrorizzato, non mi sono mosso fino a che non sono arrivati i carabinieri».Le indagini che hanno portato all´arresto di 5 giovani romani, si sono aperte così. Con il terrore negli occhi dei due africani che, assicurano gli uomini guidati dal maggiore Antonio Vinicio Tetta, non hanno nulla che possa fare pensare che siano stranieri. Se non fosse per la lingua che parlano. «Devono averci sentito parlare in arabo tra di noi», l´unica spiegazione che si sono dati e che hanno dato ai militari. Le vittime, aggredite in pieno pomeriggio, hanno potuto contare sulla solidarietà di tanta gente del quartiere, attirata dalle urla e dagli insulti. Sostegno anche dal Campidoglio. «Mi auguro - ha detto il sindaco Alemanno, complimentandosi con i carabinieri di Villa Bonelli - che una volta accertati i reati di cui questi ragazzi si sono macchiati, che, secondo l´accusa, sarebbero aggravati dalla discriminazione e dall´odio razziale, si possa procedere in tempi brevi ad una condanna esemplare». DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008

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Hanno un nome e un cognome gli aggressori della stazione di Ottavia. Quelli che nella serata di giovedì hanno picchiato tre cittadini dello Sri Lanka, due ventiduenni e un minorenne, alla fermata del trenino metropolitano sulla Trionfale. E ieri, dopo poco più di 24 ore, gli agenti della polizia hanno identificato i responsabili: sei giovani italiani, tra cui un minorenne e una ragazza. Il più grande ha 24 anni. Sono loro che giovedì hanno aggredito a colpi di mazza, ferito e mandato all´ospedale San Filippo Neri tre coetanei cingalesi. «Nessun movente razzista» assicurano gli agenti. E caso risolto in tempi record, nonostante tutto. Nonostante l´incapacità dei tre stranieri di fornire una descrizione degli aggressori: agli agenti delle volanti che li hanno soccorsi nella stazione Ottavia i giovani cingalesi hanno infatti raccontato soltanto di essere stati colpiti con alcune mazze da un gruppo di giovani che poi è scappato in direzione di Casal del Marmo. Ma nessun ulteriore dettaglio è stato fornito agli agenti delle forze dell´ordine. Né un nome, né una descrizione fisica degli aggressori.Ma nello scalo ferroviario di Ottavia, alle 20.30 di un giorno feriale, di gente ce n´è parecchia. E così gli uomini del commissariato Primavalle, diretto da Gaetano Todaro, hanno deciso di iniziare a fare chiarezza cercando qualcuno che avesse assistito all´aggressione. Magari uno dei tanti pendolari che ogni giorno passano da quelle parti o qualcuno che potesse fornire un particolare in più sulla vicenda. Un´intuizione che si è rivelata esatta, perché presto sono emersi i testimoni. Non solo: i poliziotti hanno potuto contare anche sull´aiuto delle riprese di alcune delle tante telecamere che presidiano la zona. Un puzzle che si è dunque ricomposto in tempi brevi e che ha portato alla denuncia per lesioni volontarie di sei giovani italiani della zona. Non fossero bastate le identificazioni dei testimoni e le immagini video, ad inchiodare i ragazzi, anche un altro particolare: nelle loro case sono state trovate le mazze da baseball con cui hanno mandato all´ospedale i tre coetanei.Ma se da un lato ritrovamento delle "armi" sembra non lasciare dubbi sulla colpevolezza, dall´altro le mazze sono state il pretesto per raccontare agli investigatori la dinamica dei fatti che ha radici lontane. Due gruppetti che non si piacciono tra di loro, ma che frequentano le stesse zone. Prendono il treno nella stessa stazione, vivono nella stessa zona, vanno negli stessi locali. Motivi per litigare se ne trovano spesso: non era la prima volta che discutevano. Una lunga serie di dispetti e scaramucce reciproche che ha portato i sei italiani a impugnare le mazze. Una banalissima antipatia insomma. Nulla che giustifichi le bastonate, ma, secondo la polizia, nulla che abbia nemmeno a che fare con il diverso colore della pelle. (m.e.v.)

Pestano tre cittadini dello Sri Lanka presa la gang della stazione Ottavia

Pagina XI - Roma

La polizia ha denunciato sei giovani. Tra di loro una minorenne e una ragazza

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-11-16 num: - pag: 1categoria: REDAZIONALE

Aggressione Il titolare del Bar dell'Orologio: «Viviamo nella paura» Pestati al Pincio: «Via gli stranieri» Calci e pugni a due operatori ecologici peruviani Calci e insulti razzisti al Pincio contro due operatori ecologici peruviani. I due sono stati aggrediti ieri mattina vicino alla Casina dell'orologio da tre giovani con giubbotti di pelle al grido di «stranieri di m...., andate via di qua». Le vittime, di 31 e 58 anni, impiegate presso la cooperativa «Parco di Veio», sono state dimesse dall'Umberto I con 20 e 10 giorni di prognosi. La polizia indaga sull'episodio. Forse gli aggressori sono stati filmati dalle telecamere di sorveglianza. «Qui ormai viviamo nella paura - racconta Giuseppe Soccorsi, titolare del bar - soprattutto quando fa buio: c'è gente che dorme dietro le recinzioni e aggredisce le coppiette».A PAGINA 9 Rinaldo Frignani

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-11-16 num: - pag: 9categoria: REDAZIONALE

Pincio Le due vittime lavorano in una coop di pulizie «Stranieri, via da qua» Peruviani pestati, caccia ai 3 aggressori «Ci insultavano e prendevano a calci» Victor Rolando Araoz Rojas, 31 anni, dipendente della cooperativa Parco di Veio: «Avevano un tirapugni». Si cerca un giovane con anfibi, orecchini e codino «Stavo svuotando i cestini dei rifiuti al Pincio. Ero chinato, quando un giovane si è avvicinato, mi ha urlato "straniero di m.... vattene da qua" e mi ha sferrato un calcio in pieno volto...». Victor Rolando Araoz Rojas, peruviano, è un ex detenuto scarcerato con l'indulto, padre di una bimba di tre anni. Lavora per la cooperativa sociale «Parco di Veio».Ieri mattina, alle 7.30, è stato aggredito a Villa Borghese da «un tipo con il codino e i capelli rasati sulle tempie - racconta - aveva anche un tirapugni di ferro, giubbotto di pelle e anfibi. L'avevo già visto prima: spesso dorme sulle panchine, in un sacco a pelo, e ha uno zaino. Forse è un punk». Un pestaggio selvaggio: Victor, 31 anni, e il suo collega e connazionale Maximo Toncconi Mamani, di 58, intervenuto in suo aiuto, hanno il volto tumefatto e sono stati medicati al Policlinico Umberto I. Sono stati dimessi, ma ne avranno rispettivamente per 20 e 10 giorni. L'aggressione è avvenuta in via delle Magnolie, davanti all'Orologio ad acqua. Forse è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza.Oltre al personaggio con il codino («con orecchini e bracciali», aggiunge Victor) a picchiare i peruviani sono stati anche altri due ragazzi. Più bassi, ma anche loro con giubbotti di pelle.«Mi sono saltati addosso mentre cercavo di difendere Victor», interviene Maximo, impiegato nella stessa cooperativa con i due figli. Uno di loro, Daniel, a Roma dal '93, stava pulendo i giardini dalla parte opposta del parco, e si è subito precipitato per aiutare il padre e il collega. Con lui c'era anche Giuseppe Soccorsi, 65 anni, titolare della Casina dell'Orologio, aperta fin dal 1922, che si trova a pochi passi. «Ho visto fuggire gli aggressori verso Trinità dei Monti - dice - il peruviano più giovane era steso per terra, sembrava messo male. Al Pincio ormai c'è da aver paura. Di giorno e soprattutto quando fa buio: qui davanti, dietro ai bandoni dei lavori in corso, che avrebbero dovuto togliere da settimane, dorme gente poco raccomandabile che aggredisce e deruba le coppiette».

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Critico anche Fabio Benedetti, presidente della cooperativa che si occupa della pulizia del Pincio, del Galoppatoio e del laghetto, e dà lavoro a ex detenuti, immigrati e persone con problemi psichici: «I nostri operatori sono riconoscibili: hanno pettorine arancioni, tute verdi e tesserini personali. È assurdo che siano stati aggrediti in questo modo a Villa Borghese, in pieno centro ». «Non ho paura - conclude Victor e non penso che Roma sia un posto razzista, ma mi chiedo: perchè questa intolleranza verso noi stranieri?».

Rinaldo Frignani

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-11-11 num: - pag: 6categoria: REDAZIONALE

Fontana di Trevi Tensione durante i controlli Bengalese accusa: «Pestato dai vigili» La replica: «È caduto» Ambulante ricoverato al San Giovanni Enamul Hoque, 28 anni, ha riportato fratture a una gamba: l'episodio risale alla sera del 4 novembre.Le versioni sono contrastanti Alza il lenzuolo e la gamba rotta, in tiraggio, mostra lividi scuri. «Mi hanno fatto cadere e poi sono venuti sopra, dandomi calci...».È stata l'associazione bengalese Dhuumcatu a darne notizia ieri: «Ambulante bengalese picchiato a

Fontana di Trevi e mandato in ospedale dalla polizia municipale ». Il comandante del I Gruppo, Carlo Buttarelli, però smentisce: «Quel bengalese è caduto da solo scappando durante un controllo».Ferito è ferito. Si chiama Enamul Hoque, ha 28 anni, viene da Dacca, in Italia è da un anno e otto mesi. Il quattro novembre, alle 21, vendeva merce da ambulante, cose cinesi: giochini magnetici, illuminati da lampadine. Quella sera durante un controllo della polizia municipale è finito all'ospedale San Giovanni, con un femore rotto in due punti. Dhuumcatu accusa la polizia, ma la Municipale risponde che l'immigrato ha fatto tutto da solo, cadendo durante la fuga e rompendosi la gamba. Lui, Hoque, è in ospedale da una settimana e aspetta di essere operato, lo sarà domani: finora non ha presentato denuncia. A venire a conoscenza dei fatti, così sostengono al Dhuumcatu, è stata l'associazione bengalese che ieri ha denunciato il fatto e procurato all'immigrato un avvocato.Con l'aiuto di un altro bengalese ricoverato, che parla meglio l'italiano, Enamul Hoque riferisce così il suo 4 novembre: «Ero a Fontana di Trevi, con la mia merce. Sono arrivati gli agenti della Polizia Municipale e noi bengalesi siamo scappati. Ma mentre correvo uno degli agenti mi ha sgambettato e sono caduto davanti alla farmacia di Fontana di Trevi. Poi mentre ero per terra mi sono arrivati addosso, in due. Mi hanno dati calci sulla gamba, io strillavo per il dolore, c'erano turisti intorno, ho gridato più volte "so much..."».«Poi - prosegue l'immigrato - gli

agenti hanno chiamato un'ambulanza e sono stato portato qui in ospedale. Ero confuso, stavo male, non ho pensato alla denuncia». Hoque non ha un permesso di soggiorno, ha presentato il 19 agosto domanda di asilo, che è stata però respinta perché come indirizzo ha indicato via Bixio, dove ha sede Dhuumcatu. Della vicenda da ieri si occupa l'avvocato Mario Angelelli.La reazione della polizia municipale è secca. «Ma quale sgambetto, quali colpi - dice Buttarelli - . Quell'immigrato è caduto da solo e si è fatto male. Noi abbiamo avvisato il magistrato di turno e poi l'abbiamo fatto portare al San Giovanni. Non ha fatto nessuna dichiarazione, mi aspetto ora la denuncia. Poi vedremo la realtà dei fatti».

Paolo Brogi

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Ambulante bengalese picchiato a Fontana di Trevi e mandato  in ospedale dagli uomini di Alemanno

Gli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi ad Enanul Hoque, cittadino del Bangladesh di 28 anni, rappresentano la trama di una storia di crudeltà, che si manifesta sempre più frequentemente in questo paese.

E’ una vicenda comune di cittadino straniero che il 19 Agosto si reca alla Questura di Roma per presentare la richiesta di asilo, che non viene accettata per l’aver eletto come domicilio la nostra l’associazione.

E’ una vicenda comune di cittadino straniero che per sopravvivere vende souvenir ai tanti turisti, che affollano questa città. Come gli altri giorni, il 5 Novembre Enanul è a Fontana di Trevi a svolgere la vendita ambulante, con gli oggetti in mano in maniera da non occupare il suolo pubblico. Quel giorno però non sarà come gli altri, perché incontrerà i nuovi sceriffi della città, appositamente addestrati da un “bravo maestro”, ovvero dal Comandante Generale della Polizia Municipale di Roma, Buttarelli, artefice, con l’appoggio dei fascisti, il 17 Gennaio 2008 dell’attacco alla comunità bangladese, con la frase “questi immigrati bisogna mandarli via nel loro paese”.

Enanul viene fermato brutalmente. Caduto, viene trattenuto, calpestato e schiacciato in terra dai piedi di diversi agenti della polizia municipale. I passanti protestano. Qualcuno di loro chiama l’ambulanza.

Enanul viene ricoverato all’Ospedale “San Giovanni” per una gamba rotta ed è lì in attesa di un intervento chirurgico. In questo stato, oltre a ricevere il danno, arriva la beffa: viene raggiunto il 6 Novembre in ospedale dalla notifica di una multa amministrativa (tralasciamo che il documento è stato volutamente datato il giorno 5!) e, coerentemente agli insegnamenti del proprio maestro Buttarelli, dalla minaccia “se denunci il fatto ti mando direttamente in Bangladesh”.

Enanul non sapeva che in ospedale si prendessero le impronte digitali, né sapeva che alcuni nuovi sceriffi, in attesa di armarsi di pistola, sono già dei picchiatori nati.

Enanul Hoque sarà una delle persone che parteciperanno il 12 dicembre allo sciopero dei metalmeccanici, per denunciare l’accaduto dei fatti ai lavoratori italiani. Sempre che il Dott. Buttarelli  non provvederà anche ad espellerlo!

L’Associazione Progetto Diritti sottolinea l’ennesimo caso di violenza razzista, questa volta nei confronti del cittadino bengalese, ricoverato presso l’ospedale San Giovanni di Roma, Enamul Hoque che, il 5 novembre scorso, è stato colpito con un calcio da un vigile urbano in borghese, nei pressi di Fontana di Trevi, riportando la frattura del femore. Il presidente dell’Associazione, l’avvocato Mario Angelelli, che ne ha assunto la difesa, comunica che depositerà la denuncia presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Roma. Progetto Diritti chiederà formalmente al Comune di Roma di collaborare nelle indagini e di attivarsi per individuare il o i colpevoli.

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RAZZISMO, VENDITORE ROSE AGGREDITO A CIVITAVECCHIA: 2 ARRESTIOMR0000 4 CRO TXT Omniroma-RAZZISMO, VENDITORE ROSE AGGREDITO A CIVITAVECCHIA: 2

ARRESTI (OMNIROMA) Roma, 10 nov - Questa notte a Civitavecchia un gruppo formato da circa 20 ragazzi ha accerchiato un ambulante del Bangladesh che stava vendendo rose presso i locali della cittadina laziale, e dopo averlo apostrofato con parole ingiuriose, lo hanno derubato dei fiori in suo possesso e di alcuni effetti personali, costringendolo a fuggire. Non contenti di quanto appena compiuto, hanno infranto la vetrata del vicino ristorante, e una volta entrati, hanno rubato alcuni fusti di birra danneggiando il locale prima di scappare. Alcuni dei presenti però hanno immediatamente chiamato il 113, e gli Agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Civitavecchia, diretto dal dr. Sergio Quarantelli, giunti sul luogo del movimentato sabato sera, hanno fermato due giovani, che stavano cercando di scappare stringendo in mano i fusti di birra e di vino rubati. I due, F.L. e R.F., entrambi 19enni e con diversi precedenti penali, sono stati arrestati per rapina in concorso, commessa con l'aggravante della discriminazione razziale, e per furto aggravato. red 101105 nov 08

RAID CONTRO AMBULANTE IMMIGRATO, DUE ARRESTI A CIVITAVECCHIACRO S0B S42 QBXL RAID CONTRO AMBULANTE IMMIGRATO, DUE ARRESTI A CIVITAVECCHIA (ANSA) -CIVITAVECCHIA(ROMA),10 NOV - Aggressione razzista ai danni di un venditore ambulante del Bangladesh la scorsa notte a Civitavecchia. Almeno una decina di ragazzi, tutti sotto i 20 anni, prima ha insultato e aggredito l'ambulante e poi lo ha derubato delle rose che vendeva. Poi il gruppo ha forzato la porta di un ristorante, ha danneggiato gli arredi ed ha rubato due fusti contenenti rispettivamente birra e vino alla spina. Allertati dalle telefonate di alcuni abitanti della zona, alcune pattuglie del commissariato locale sono riuscite a bloccare e arrestare due ragazzi di 18 e 19 anni. Gli altri autori del raid nel frattempo si erano dati alla fuga. I due, che nonostante

la giovane età hanno parecchi precedenti penali, sono accusati di rapina in concorso con l'aggravante della discriminazione razziale e di furto aggravato. In base alle testimonianze ed alla ricostruzione degli investigatori, l'immigrato è stato ripetutamente offeso con insulti di stampo razzista. Prima di riuscire a scappare, è stato inoltre accerchiato, gettato a terra e colpito con calci. Le indagini proseguono per risalire agli altri partecipanti al raid.(ANSA) YJ0-TZ 10-NOV-08 12:21 NNN

(11 novembre 2008) - Corriere della Sera

Civitavecchia Insulti razzisti contro un immigrato: accerchiato da 20 teppisti, due arresti Accerchiato da una ventina di teppisti, spintonato e insultato. «Sporco negro», «Negro di m....». È un venditore di rose bengalese, di circa 20 anni, l'ultima vittima del bullismo e del razzismo a Civitavecchia. Il ragazzo, forse clandestino, si è reso irreperibile, per paura di essere espulso, ma alcuni testimoni, fra i quali una guardia giurata fuori servizio, hanno permesso alla polizia di identificare e arrestare due degli aggressori. Si tratta di F.L. e R.F., 18 e 19 anni, con precedenti penali per furto e resistenza a pubblico ufficiale. Due ragazzi di buona famiglia che gli agenti del commissariato di Civitavecchia, diretti da Sergio Quarantelli, hanno bloccato domenica notte nei pressi di largo Galli, nel centro

della cittadina, dove, dopo aver picchiato il bengalese, hanno anche danneggiato un ristorante per rubare due fusti di birra e alcune bottiglie di vino. «Erano esaltati, soprattutto quello più grande», raccontano gli investigatori che li accusano di rapina aggravata dall'odio razziale e furto. Il bengalese è stato preso di mira dalla comitiva dei due ragazzi che si trovava, come ogni sera, nello slargo a poche decine di metri dalla spiaggia. Oltre agli insulti a sfondo razziale, i giovani gli hanno strappato le rose, gettandole a terra, e gli hanno rubato alcuni effetti personali, fra cui un'agendina. Poi l'assalto al ristorante e la fuga con i fusti. Gli altri 18 ragazzi sono stati identificati e rilasciati. Alcuni sono minorenni.R. Fr.

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AMINA SHEIKH SAID

Italiana nera umiliata e minacciata dalla Polizia all'aeroporto: "Questa negra è pazza"

di Susanna Marietti (Antigone)

Amina Sheikh Said è una signora di origine somala di 51 anni, sposata da molto tempo con il signor Luigi Mancuso e cittadina italiana per naturalizzazione. Amina e Luigi hanno quattro figli. Lo scorso 21 luglio Amina tornava da Londra, dove era andata in visita ai figli che vi abitano.Portava con sé quattro dei suoi nipotini, tre di un figlio e uno di un altro, di età compresa tra i sette e gli 11 anni.Arrivati all’aeroporto di Ciampino, la Polizia di Frontiera esamina i documenti dei bimbi e decide che qualcosa non va. Qualcuno si rivolge ai piccoli in un inglese stentato, dice “kidnap” (rapimento) con un buffo accento, loro ridono. Decisamente qualcosa non va. I minori hanno perfino cognomi diversi tra loro. Luigi Mancuso, giunto all’aeroporto a prendere la famiglia, viene fatto entrare nell’area doganale. Lo si accusa con spregio di essere correo nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I coniugi vengono interrogati sulla composizione del nucleo famigliare e sugli spostamenti effettuati. Si ispezionano i bagagli. Nel frattempo anche i bambini sono trattenuti, a nessuno è permesso chiamare i genitori o il Consolato britannico a Roma, che tutto avrebbero potuto spiegare.Poi qualcuno dice che occorre eseguire un’ispezione della persona. Amina è condotta in una stanza e fatta spogliare. Le resta addosso il solo reggiseno. Due donne le chiedono di assumere varie posizioni atte a osservare meglio le cavità del corpo. Amina acconsente. Ma quando mettono le mani in guanti di lattice e affermano di dover procedere all’esplorazione anale e vaginale, Amina rifiuta. Chiede almeno che sia un medico a farlo. Le donne la ingiuriano e la minacciano: “ti spedisco in carcere”, “come sei nera fuori lo sei dentro”, “daremo i bambini all’assistente sociale”.Pare che il reato ipotizzato sia ora magicamente mutato: non più ladra di bambini ma corriere della droga. Glielo dicono in faccia sprezzantemente. Arriva una terza donna che afferma di essere un medico. Non dà alcuna prova della sua qualifica. Amina continua a rifiutare la perquisizione. La donna esce dalla stanza gridando: “questa negra è pazza, ma se non fa quello che dico io la spedisco al centro di igiene mentale”.Per oltre quattro ore rimane svestita di fronte a un numero imprecisato di persone che entrano ed escono dalla stanza nel tentativo di farla sottoporre all’ispezione richiesta. Dopodichè arriva una barella, Amina viene ammanettata e distesa, sul corpo nudo qualcuno posa un telo di cellophane da imballo. Viene portata in ambulanza al Policlinico Casilino. Qui, finalmente, la perquisiscono dappertutto. E niente. Da nessuna parte si trova niente. Nessuno le rilascia alcun verbale, delle perquisizioni effettuate non rimane traccia. Solo, le si comunica l’avvio di un procedimento penale nei suoi confronti per la resistenza opposta a pubblico ufficiale.Per fortuna, Amina ricorda i volti di tutte le persone coinvolte. Per fortuna, con l’aiuto delle associazioni Antigone e Progetto Diritti che hanno raccolto la notizia, Amina mercoledì scorso ha sporto denuncia affidandosi all’avvocato Luca Santini. Vogliamo tolleranza zero.

Pagina 018/019(4 ottobre 2008) - Corriere della Sera

Ciampino Una somala: umiliata all'aeroporto. Veltroni: il governo soffia sulla paura «Denudata e chiamata negra» La polizia la denuncia: calunnie Nuovo caso a Roma. L'aggressore di Tor Bella Monaca si scusa Michele, uno dei ragazzini della gang: «Ho dato un pugno a quel signore. Mi vergogno ma il razzismo non c'entra» ROMA - «Ho sbagliato, mi vergogno di quello che ho fatto, chiedo perdono a quel signore cinese, chiedo scusa a tutta la città». Nello stesso giorno in cui Michele F., 16 anni, uno dei sei della banda di Tor Bella Monaca, si pente davanti al sindaco Alemanno, a Roma esplode un altro caso-razzismo.«Mi hanno costretta a restare nuda per ore all'aeroporto di Ciampino, dicendomi "sei nera dentro e fuori" e "pazza negra ti facciamo finire al centro di igiene mentale". Sono choccata, hanno offeso la mia dignità...». A

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Amina è stata denunciata per calunnia e diffamazione. «Quel giorno - racconta ancora Amina - tornavo da Londra con i miei quattro nipoti. In aeroporto sono stata fermata: mi hanno portato in una stanza per la perquisizione, mi hanno fatto spogliare, mi hanno insultato e umiliato. Alla fine, poichè rifiutavo l'ispezione corporale, sono stata condotta in ospedale per le radiografie così come mi trovavo: ammanettata e coperta solo da un foglio di cellophane». Opposta la versione della polizia. «La donna ha precedenti per traffico di droga, è segnalata come "ovulatrice" - ribatte il dirigente della Polaria di Ciampino, Remo De Felice - era già stata fermata a Fiumicino con stupefacenti nei bagagli. Per questo il controllo doveva essere approfondito. Le abbiamo chiesto di sottoporsi all'ispezione, ma è andata in escandescenze, gettando gli abiti contro gli operatori, con urla e minacce. E, per decoro, prima di portarla in ospedale è stata coperta con un telo ospedaliero». «Non è una pregiudicata replica ancora l'avvocato Santilli - in passato è stata fermata con foglie di khat, ma su di lei non c'è alcun dibattimento in corso, mentre il marito Luigi Mancuso (dipendente della polizia tributaria), trovato in possesso della stessa sostanza, legale a Londra, e usata in Somalia nelle cerimonie e nei banchetti, è stato assolto».Intanto, sulla vicenda del cinese picchiato a Tor Bella Monaca, s'infiamma la polemica politica: «Attenzione alle conseguenze del populismo della destra italiana - ha detto ieri Walter Veltroni - Ci stiamo abituando a cose a cui non dobbiamo abituarci. E il governo soffia sulla paura». Il sindaco Alemanno stamattina andrà a trovare al Policlinico di Tor Vergata Tong Hongsheng, 36 anni, a cui i medici hanno ridotto la frattura al setto nasale: «Mi vergogno di quello che ho fatto, ma non c'entra il razzismo - si è sfogato ieri Michele F., uno dei sei denunciati per lesioni aggravate dall'odio razziale - . Ho dato un pugno a quel signore cinese ma non so perché...». Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ieri è andato a trovare il signor Tong: «Vittima di ragazzi senza cervello - ha detto Schifani - E visto che in Senato si sta discutendo il pacchetto sicurezza, forse è venuto il momento di ipotizzare delle aggravanti per simili reati». Una fiaccolata antirazzista sul luogo dell'aggressione è stata organizzata ieri sera dalla Cgil di Roma. Oggi alle 14, da piazza della Repubblica a piazza Venezia, corteo di immigrati «contro il razzismo strisciante».

Fabrizio Caccia Rinaldo Frignani

La denuncia della somala denudata a Ciampino «Mi dicevano “Sei nera dentro e fuori”»

«Sono choccata: mi hanno tenuto 4 ore in piedi, nuda, all'aeroporto di Ciampino, e mi hanno insultata e umiliata, dicendomi "sei nera dentro e fuori, pazza negra ti mandiamo al centro di igiene mentale"...». Dal suo appartamento al Villaggio Olimpico, Amina Sheikh Said, 51 anni, da 24 in Italia, somala con passaporto italiano e britannico, lancia un'accusa pesante. Si riferisce a fatti accaduti il 21 luglio, resi noti ieri dal suo avvocato, Luca Santilli, che ha presentato in procura una denuncia contro ignoti. Immediata la replica della polizia di frontiera: «La donna ha precedenti per droga, e per due volte, nel 2007 e nel marzo scorso, è stata fermata in aeroporto con stupefacente nei bagagli - spiega il dirigente, Remo De Felice - ha anche precedenti come "ovulatrice". Per questo le è stato chiesto di sottoporsi a un'ispezione corporale. Ma lei ha rifiutato, spogliandosi e andando in escandescenze. E, per decoro, è stata accompagnata in ospedale per le radiografie coperta con un telo ospedaliero». Sul fatto scatterà ora un'indagine, mentre la polizia di frontiera ha denunciato Amina per calunnia e diffamazione. «Non contestiamo la liceità dei controlli, ma i metodi. Amina poi non ha alcun precedente penale: è stata denunciata per importazione illegale di chat», ribatte l'avvocato Santilli. Accanto al marito Luigi Mancuso, dipendente della polizia

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tributaria, Amina racconta: «Tornavo da Londra con i nipoti: li hanno lasciati fuori dalla porta mentre volevano perquisirmi dopo avermi spogliata». A compiere l'operazione, secondo l'avvocato Santilli, sarebbero state due agenti donne delle Dogane e una poliziotta. «Sono state loro a insultarmi, dicendomi "pazza negra, ti facciamo finire al centro di igiene mentale", "sei nera dentro e fuori", e "ti togliamo i bambini". Poi mi hanno ammanettato e portato in ospedale», conclude Amina, che è appoggiata da alcune associazioni. Fra queste «Antigone».

R. Fr.

ALTRI CASI CHE HANNO DESTATO CLAMORE

«Martedì 7 ottobre la sede legale di Occhio del Riciclone Scrl in via della Vasca Navale 67 a Roma é stata oggetto di un blitz in forze di Polizia Municipale e Polizia di Stato culminato nell'arresto di un Consigliere d'Amministrazione per presunte anomalie nell'allaccio di luce e gas. Una misura assolutamente sproporzionata che ci lascia allibiti». Lo dichiara in una nota la coordinatrice della cooperativa Occhio del Riciclone, Roberta Lubrano. «Alle 5 del mattino (un orario di solito riservato ai delinquenti) una ventina di macchine della Polizia municipale e di Stato sono penetrate nell'area in cerca di rame rubato - continua la nota - A coordinare le operazioni il comandante dell'VIII gruppo della Polizia Municipale in persona, Antonio Di Maggio. Non trovando il rame gli agenti si sono dedicati con estrema minuziosità a cercare altre irregolarità con il chiaro intento di individuare una qualsiasi maniera per colpire la famiglia Hadzovic, la quale é in questo momento stabilita nella sede legale di Occhio del Riciclone in seguito a una mediazione sociale e istituzionale che a partire dal 2004 ha coinvolto numerosi attori. Registrata una presunta irregolarità nell'allaccio della luce, tra le 6 e le 7 del mattino (mentre i bambini lì residenti si preparavano ad andare a scuola) gli agenti procedevano allo smantellamento del sistema di cavi elettrici (lì presente da molti anni) per poi ammucchiare il rame ricavato e dichiarare nel verbale che il metallo era 'evidentemente rubatò. Alle 10 del mattino però (in lampante contraddizione con il verbale che sarebbe stato successivamente redatto) il Comandante Antonio Di Maggio dichiarava telefonicamente a un esponente della Cooperativa di 'non aver trovato irregolarità concernenti il rame ma di aver riscontrato un anomalia nel contatore dell'acquà, annunciando che Acea avrebbe proceduto immediatamente alla sospensione del servizio nonostante la presenza di molti bambini tra i quali una bimba disabile (cosa poi avvenuta). Successivamente e base a queste presunte irregolarità venivano arrestati il Consigliere di Occhio del Riciclone Vejzil Hadzovic e il cugino Fehim Hamidovic. Quando ormai Vejzil non era presente, un agente della polizia che i colleghi chiamavano 'Sergiò, portava in una stanza appartata Sevla Sejdic (socia fondatrice di Occhio del Riciclone e moglie di Vejzil) e in tono fortemente intimidatorio le diceva 'se tu te ne vai via cancelliamo la denuncia a tuo marito Vezjil, se invece non te ne vai, ora che non hai più luce e acqua ti denuncio per maltrattamento dei minorì. Rimarcando poi il concetto con l'aggiunta di un'inaccettabile minaccia di violenza fisica, particolarmente odiosa e vigliacca in quanto rivolta a una donna: 'Ti acchiappo per i capelli, ti sbatto in macchina, ti porto in questura e ti denuncio per il maltrattamento di minorì. Uno dei minori in questione é Romina Hadzovic, la figlia sedicenne di Vezjil Hadzovic e Sevla Sejdic, che proprio in questi giorni corona il suo sogno di diventare attrice essendo stata selezionata come protagonista e coprotagonista rispettivamente del film 'Il prossimo tuò (che verrà presentato al Festival del Cinema di Roma) e dello sceneggiato di Raiuno 'Butta la Luna 2'. Ieri Romina ha detto alla stampa: 'non sarei riuscita a raggiungere questo traguardo se i miei genitori non mi avessero mandato a scuola con i miei fratelli e non avessero rifiutato, dopo lo sgombero del campo di Vicolo Savini, di farci vivere dentro un altro campo nomadì». «Un trattamento illegittimo e ingiusto - aggiunge Lubrano - Vezjil Hadzovic é incensurato e, come la moglie Sevla, ha un regolare contratto di lavoro con la nostra Cooperativa. Inoltre tutti i suoi figli frequentano regolarmente la scuola. Famiglie come questa, che lavorano duramente per migliorare la propria condizione, non dovrebbero essere oggetto di repressione bensì di appoggio e sostegno.

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Domenica 5 Ottobre, durante la sua visita alla Città dell'Altraeconomia, il Sindaco Gianni Alemanno aveva fatto i suoi complimenti personali alla Cooperativa non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per il suo carattere misto e non assistenziale, e per la presenza nel Cda (con compiti di responsabilità) di un cittadino di etnia rom». Roberta Lubrano ha annunciato che la Cooperativa scriverà al Sindaco di Roma «per chiedergli di sostenere le esperienze virtuose come Occhio del Riciclone e di usare la sua autorità per evitare incursioni sproporzionate e violente come quella del 7 ottobre; particolarmente ridicola la presenza per ben 7 ore sul luogo del blitz del comandante Antonio Di Maggio, che con tutti i gravi problemi che affliggono la città di Roma dovrebbe dedicare le sue giornate a ben altro che al controllo dei contatori elettrici e dell'acqua. L'8 ottobre Vejzil Hadzovic e Fehim Hamidovic sono stati liberati e ora sono in attesa di un'udienza fissata per il 20 Marzo. Nel corso dell'udienza potranno dimostrare l'inconsistenza delle accuse».

Aggressioni e denunce Alemanno in ospedale dal cinese pestato: chiedo scusa. Aperte due indagini sul caso della donna somala

Allarme razzismo, immigrati in piazza

Fini: rischio xenofobia, i naziskin hanno la testa vuota. Veltroni: clima cupo colpa della destraIn testa al corteo di Roma i ragazzi neri di Castelvolturno per ricordare i sei amici trucidati dalla camorra Canti e slogan a Roma 20.000Le persone che hanno manifestato ieri a Roma contro ogni tipo di razzismo Stranieri contro la violenza 300I rappresentanti della comunità cinese che hanno sfilato contro l' aggressioneROMA - «Vogliamo un mondo di tutti i colori...». I neri di Castelvolturno, la comunità cinese della Capitale, gli amici di Abdoul Guiebre, ucciso a sprangate a Milano il mese scorso. Violenze ogni giorno, un sopruso dopo l' altro. Così, a Roma, Caserta, Milano, Ancona, Parma, migliaia di persone, italiani e immigrati, hanno voluto manifestare ieri con canti e slogan contro il nuovo razzismo che avanza. «Sarebbe sbagliato negare che in Italia esiste un pericolo xenofobia», ha detto lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, alla Festa della Libertà di Milano. «La cultura è il vero antidoto - ha aggiunto Fini -. Perché l' intolleranza può essere di sinistra, di centro o di destra. I naziskin, le teste rasate, sono solo teste vuote». La forte preoccupazione è condivisa dal segretario del Pd, Walter Veltroni: «Avverto il rischio di una diffusione a macchia d' olio di rigurgiti xenofobi. Per questo, la manifestazione nazionale del 25 ottobre sarà anche una grande mobilitazione di protesta contro certe degenerazioni». Ieri, in ventimila a Roma (60 pullman da tutta Italia) hanno sfilato fino a piazza Venezia («Stop al razzismo: non siete morti invano»), con i ragazzi neri di Castelvolturno in testa per ricordare i loro sei amici trucidati dalla camorra. E in diecimila hanno marciato anche a Caserta (al via ieri mattina i primi check-point dei parà della Folgore). Tra i manifestanti il vescovo cittadino: «Contro il razzismo la Chiesa deve fare la sua parte - ha detto monsignor Raffaele Nogaro -. Nella nostra Campania invece di fare tanto catechismo della fede si potrebbe fare più catechismo della legalità». Duro Nichi Vendola, il presidente della Regione Puglia, presente anche lui alla marcia antirazzista: «L' esercito in Campania contro la criminalità? A volte penso che sarebbe più utile nei palazzi del potere...». Cortei dappertutto. In duemila ad Ancona («Vivere insieme si può») hanno appeso manichini neri alle recinzioni del porto, a simboleggiare le tante vittime innocenti degli sbarchi clandestini. E centinaia di persone a Parma per manifestare solidarietà a Emmanuel Bonsu Foster, il ragazzo ghanese di 22 anni che ha denunciato alcuni vigili urbani per lesioni. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, accompagnato dall' ambasciatore cinese Sun Yuxi, è andato a trovare in ospedale Tong Hong-Shen, il cittadino di 36 anni aggredito giovedì a Tor Bella Monaca da una baby-gang composta da sei ragazzi della zona. «Gli abbiamo portato le scuse della città - ha detto il sindaco -. E gli abbiamo anche garantito che tutti i responsabili saranno puniti». Infine, sulla vicenda di Amina Sheikh Said, la donna somala che ha denunciato di essere

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stata umiliata («Pazza negra») dalla polizia di frontiera a luglio all' aeroporto di Ciampino, la Procura di Roma ha aperto ieri due fascicoli: uno per resistenza a pubblico ufficiale a carico della straniera, l' altro a carico della polizia per i reati di perquisizione arbitraria e minacce. * * * Canti e slogan a Roma 20.000Le persone che hanno manifestato ieri a Roma contro ogni tipo di razzismo * * * Stranieri contro la violenza 300I rappresentanti della comunità cinese che hanno sfilato contro l' aggressione

Caccia Fabrizio

La Repubblica05-10-08, pagina 2 sezione ROMA

Sfila la comunità cinese 'Adesso abbiamo tutti paura'

(renata mambelli)

C' era anche un pezzo della comunità cinese di Roma ieri alla manifestazione contro il razzismo, dietro a uno striscione che recitava: "Contro qualsiasi discriminazione". Ragazzi che ritmavano il passo battendo con dei bastoni su un grande tamburo, ma anche gruppetti familiari, coppie. Dice una donna: «Certo che ho paura. Adesso ho paura anch' io. Prima no, non sapevo che qui a Roma c' era questa cosa, come la chiamate voi: razzismo». è stretta al braccio del marito sotto l' ombrello. Non vuole dire il nome, fa un gesto di diniego deciso con la mano, aggiunge che non capisce bene l' italiano. Ma all' improvviso parla come un torrente in piena, e nella nostra lingua: «Ma come si può fare una cosa del genere, dare botte a un uomo così, senza motivo? Non si possono fare queste cose. Io ho 46 anni, sono a Roma da otto, e fino ad oggi non avevo mai avuto paura di andare in giro per strada. Allora quando ho saputo che c' era questa, come si dice, manifestazione, ho deciso che sarei venuta anch' io. è la prima manifestazione che faccio in vita mia». Spiega uno dei portavoce della comunità, Jixin: «Quello che è successo a Tor Bella Monaca deve rappresentare un campanello d' allarme per tutti. Fino ad oggi gli episodi di intolleranza verso di noi sono stati pochi. Speriamo che non stia cambiando il vento».

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Pagina 020/021(3 ottobre 2008) - Corriere della Sera

Stranieri Pochi giorni fa nella stessa zona preso di mira un ragazzo di colore Roma, cinese aggredito da una gang di minorenni Insulti razzisti, poi pugni alla fermata del bus. Sette denunciati All'asiatico hanno spaccato il setto nasale e qualche dente. Il pestaggio bloccato da un consigliere del Pdl ROMA — «Cinese di m...». E giù con un diretto che centra il giovane orientale in piena faccia, spaccandogli il setto nasale e qualche dente. A sferrare il primo pugno in mezzo alla strada è un ragazzetto alto, con una felpa bianca. Lo affiancano altri coetanei, quindicenni o poco più, che al cinese che stramazza al suolo allungano qualche altro colpo. Tong Hongsheng, 36 anni, moglie e 3 figli, scarsissima conoscenza dell'italiano e un regolare permesso di soggiorno in tasca, perde parecchio sangue davanti alla fermata del 20, in via Cambellotti, l'arteria che affianca il cuore di Tor Bella Monaca, periferia orientale della città subito oltre il Raccordo Anulare. Quattro giorni prima, a poca distanza, stessa sorte era toccata a un ragazzo di colore. Pestaggi gratuiti, privi di esplicite matrici politiche, la xenofobia della porta accanto.Sono le 14.40 e il pestaggio finisce per fortuna lì, perché dal-l'altra parte della strada un uomo grida «fermatevi» e accorre in soccorso al ferito. È il consigliere Pdl dell'ottavo municipio Fernando Vendetti, un militante di An. Poco dopo vengono fermati sei ragazzini che abitano in zona, tutti tra i 15 e i 17 anni, per tre di loro il riconoscimento è sicuro, per tutti scatta la denuncia a piede libero per lesioni con l'aggravante dello sfondo razziale. Un settimo, trovato in possesso di un martello, viene deferito per possesso di arma impropria. A sera vengono riconsegnati ai genitori, qualche padre se li riprende con uno sganassone, una madre sviene, qualcuno però è pronto a sostenere che «mio figlio non c'entra». In ospedale a Tor Vergata, dopo tac e vari accertamenti, la prognosi per Tong Hongsheng è di 30 giorni. Dovrà essere operato al setto nasale. La moglie si dispera: «Tong non ha fatto nulla, doveva solo tornare a casa a Termini... ». Ad abbracciarlo è corsa anche la figlioletta più piccola, di 5 anni.È stato un pestaggio improvviso. Il consigliere Vendetti racconta inorridito: «Terminato il consiglio municipale mi sono diretto all'auto e ho visto quella scena dall'altra parte della strada. Il cinese stava raggiungendo la fermata dell'autobus e il gruppetto gli è andato incontro.Il più alto dei ragazzi gli ha urlato l'insulto in faccia, il cinese si è arrestato, pareva non capire. Poi quel cazzotto, altri colpi e tutto quel sangue. Ho urlato, si sono fermati e poi sono scappati verso il centro commerciale. Allora ho soccorso il ferito e dato l'allarme». Vendetti è salito su un'auto della polizia municipale per setacciare il popoloso quartiere, dove le devastazioni e il bullismo sono atti piuttosto ricorrenti come dimostrano i vetri rotti di un'ambulanza, i lunotti infranti di auto parcheggiate sotto la sede dei vigili comandati da Antonio Di Maggio, noto investigatore della Municipale romana. L'equipaggio dei vigili ha intercettato poi la piccola gang vicino alle «Torri», gli edifici più alti di Tor Bella Monaca. Poi dentro il comando, nonostante il riconoscimento e l'identificazione, i giovani non hanno rinunciato a battute e comportamenti da «duri». Un paio di ceffoni assestati dal padre sardo del più grande, mentre la madre sveniva, hanno concluso la serata al comando dei vigili urbani.

Paolo Brogi

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-10-17 num: - pag: 1categoria: REDAZIONALE

Tor Bella Monaca Dopo l'aggressione al cinese. La scorsa settimana era toccato a un nero Nel quartiere dei minibulli «Qui sputano sugli stranieri» Alemanno: «Attiva da giorni una gang di minorenni razzisti» A sentir loro, gli adolescenti «de Torbella», pare proprio che la violenza tra coetanei sia all'ordine del giorno. Cranio rasato, cappello da baseball e piercing sul labbro, sono tanti a sfoggiare il look da bullo di periferia Roma minacciata dalla violenza, spesso a sfondo xenofobo, delle gang giovanili. E contro i bulli di quartiere, il sindaco Gianni Alemanno attacca: «Le prime informazioni fornite dalla polizia municipale confermano che da alcuni giorni sta operando nel quartiere di Tor Bella Monaca una banda di teppisti minorenni che agiscono con finalità di intolleranza razziale ». Parole dure, per commentare l'aggressione subita ieri alle 2.30 del pomeriggio, da Tong Hongsheng, 36enne cinese, a Tor Bella Monaca. Mentre aspettava l'autobus in via Duilio Cambellotti, con un ferro da stiro in mano acquistato nel vicino centro commericale «Le Torri», l'uomo è stato assalito da una banda di cinque ragazzi. «Gli hanno gridato “cinese di merda” – ha poi raccontato Fernando Vendetti (Pdl), consigliere dell'ottavo Municipio che ha assistito alla scena – e giù a pugno duro».A sentir loro, gli adolescenti «de Torbella», pare proprio che la violenza tra coetanei sia all'ordine del giorno. «La scorsa settimana – dice Marica De Luca, barista 24enne allo shopping center “Le Torri” – ho visto un gruppo di dodicenni italiani sputare in testa a un signore di colore sui quarant'anni». Allarme sicurezza? «È un problema di educazione – sostiene la ragazza – io vivo qui da vent'anni e non mi ha mai toccato nessuno». «Ma è anche una questione politica – interviene una cliente che preferisce rimanere anonima – da queste parti, soprattutto a Torre Angela, molti simpatizzano per Forza Nuova». E tra le righe, l'appello di Alemanno a «individuare con rapidità i componenti di questa banda e soprattutto l'eventuale collegamento di questi criminali con gruppi di estrema destra» e altre connessioni politico-criminali «era rivolto proprio alle schegge impazzite ». Cranio rasato, cappello da baseball e piercing sul labbro, sono tanti a sfoggiare il look da bullo di periferia. «Di scazzottate ne vedo parecchie – conferma Piergiorgio, 15enne al secondo anno dell'alberghiero – ma io sto tranquillo perché mi conoscono». Per molti però, specialmente per le ragazze, con il buio scatta il coprifuoco. «Abito sopra al centro commerciale e la sera ho paura a uscire da sola», ammette Laura, 17enne commessa in un negozio di abbigliamento. «Nel mio palazzo è un continuo di furti e risse, un viavai di vigili e ambulanze ». Viso acqua e sapone, solo un tocco di kajal, se potesse andrebbe a vivere da un'altra parte. «Se sei di Tor Bella Monaca – sospira – sei subito etichettato, è un pessimo biglietto da visita». Non solo tra gli extracomunitari, la paura delle gang è palpabile anche tra gli italiani residenti nel quartiere. «Sono bulli stupidi – si sfoga Pamela Silvestri – il problema è che se qualcuno li vede fa finta di niente». Sull'ipotesi di aumentare la sicurezza, però, esprime tutto il suo scetticismo: è il disincanto di chi, con il degrado, ha imparato a convivere. «Ci vorrebbe l'esercito – è il suo appello – ma intanto siamo abbandonati a noi stessi. L'unica legge è quella della strada, non rimane che farsi giustizia da soli». Ieri, però, l'epilogo è stato un altro: nel giro di poche ore, gli agenti dell'ottavo gruppo, coordinati dal comandante Antonio Di Maggio, hanno fermato i giovani responsabili dell'agguato. «Bisogna dare atto alla polizia – ha commentato il consigliere comunale all'Urbanistica, Dario Nanni (Pd) – di aver agito in tempi così rapidi ». Entusiasta il «salvatore», Fernando Vendetti, che però ha ricordato: «Questo municipio è grande come Firenze, che ha tre commissariati, e da noi siamo ancora a venti anni fa. Il quartiere è cresciuto a dismisura e le forze dell'ordine fanno un lavoro straordinario, ma vanno potenziate».

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Solidarietà Stavolta lo straniero è stato difeso dai passanti: teppisti in fuga «Torbella», bengalese assalito Quattro bulli lo pestano per portargli via la merce Botte a un ambulante bengalese che reagisce al furto della sua merce. E Tor Bella Monaca ripiomba nell'incubo della violenza contro gli immigrati. Ieri pomeriggio 4 ragazzi hanno aggredito il giovane extracomunitario in viale Paolo Ferdinando Quaglia, la strada commerciale del quartiere. Volevano rubargli qualche articolo di bigiotteria. Il bengalese è stato salvato dalla gente intervenuta per mettere in fuga gli aggressori. Indagano i vigili.A PAGINA 7

Tor Bella Monaca L'ambulante spintonato e preso a pugni sul marciapiede. I vigili sulle tracce della gang Bengalese aggredito da quattro bulli «Volevano la mia merce senza pagare». E i passanti lo difendono Le urla di un ragazzo bengalese di 28 anni, a Roma solo dal marzo scorso, scuotono viale Paolo Ferdinando Quaglia. La strada più commerciale di Tor Bella Monaca: una fila di negozi, uno accanto all'altro, un parcheggio, le bancarelle degli immigrati accanto al marciapiede. «Aiuto! aiutatemi!». Attorno al giovane che grida disperato ci sono quattro ragazzi, in jeans e tute da ginnastica, che lo spintonano, lo colpiscono al volto. Il bengalese, S.H., cerca di proteggersi dai pugni, si rannicchia in un angolo vicino al suo banchetto dove vende bigiotteria e ninnoli di metallo. La gente si gira di scatto. Si teme una rapina in un negozio, ma non è così: qualcuno accorre e mette in fuga gli aggressori. Intervengono anche gli altri ambulanti. Tutti insieme contro i teppisti.Ancora una scena di violenza a Tor Bella Monaca, ancora un extracomunitario nel mirino dei bulli dopo Tong, l'operaio cinese di 32 anni preso a pugni qualche settimana fa da una baby gang alla fermata dell'autobus proprio di fronte a viale Quaglia. Ma questa volta, almeno così risulta dai primi accertamenti dei vigili urbani, il razzismo non c'entra. Quello di ieri pomeriggio, alle 14.30, resta comunque un episodio grave - la conferma del momento difficile che attraversa il quartiere - sul quale indagano gli agenti dell'VIII Gruppo della Municipale, diretti dal colonnello Antonio Di Maggio. Il film dell'aggressione è semplice e inquietante allo stesso tempo, simile a tanti altri che avvengono spesso anche in zone diverse da Tor Bella Monaca. «Quelle persone si sono avvicinate al banchetto: volevano prendere gli anelli - ha raccontato ancora spaventato il bengalese in un italiano molto stentato - . Io gli ho detto che non potevano farlo, che bisognava pagare per prendere gli anelli. Uno di loro ne ha preso uno, poi un altro. Non volevano pagarli e mi hanno picchiato...».L'ambulante ha cercato di riprendersi le cose che i bulli gli avevano rubato. Ma i quattro ragazzi gli sono saltati addosso. Spinte, insulti, qualche pugno. Senza l'intervento di alcuni passanti, l'aggressione sarebbe potuta degenerare rapidamente. Invece i bulli hanno lasciato perdere e sono fuggiti a piedi verso le «torri » di cemento che svettano in tutto il quartiere. Il bengalese, terrorizzato e ferito per le botte prese, è stato caricato su un'ambulanza chiamata dai testimoni e accompagnato al Policlinico di Tor Vergata. In «codice verde», con graffi e qualche livido, ma senza ferite più gravi. È stato dimesso con 15 di prognosi.Poco dopo, rassicurato dai vigili urbani, l'ambulante è stato condotto negli uffici dell'VIII Gruppo per ricostruire l'accaduto insieme con gli investigatori e altre persone che hanno assistito all'aggressione. Le pattuglie della Municipale ha effettuato una battuta a Tor Bella Monaca per rintracciare i giovani, che potrebbero abitare non lontano da viale Quaglia. Al bengalese sono state mostrate alcune foto segnaletiche di pregiudicati della zona responsabili di furti, rapine e aggressioni. Forse dietro a quelle immagini si nascondono i responsabili del pestaggio. E ieri sera centinaia di immigrati hanno manifestato da piazza della Repubblica a piazza Venezia contro il razzismo e per chiedere il permesso di soggiorno.La protesta In serata centinaia di immigrati in corteo per il permesso di soggiorno Rinaldo Frignani

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VENERDÌ, 17 OTTOBRE 2008 Pagina I - Roma Tor Bella Monaca, bengalese picchiato dal branco FEDERICA ANGELI

NON riuscivano a mettersi d´accordo sul prezzo di alcuni anelli che volevano acquistare su una bancarella. Così, al termine della trattativa, quattro ventenni hanno deciso di allontanarsi con la merce senza pagarla. E di fronte alle repliche del venditore ambulante, un bengalese di 28 anni, i bulli lo hanno picchiato. Pugni al volto, a un braccio e calci sulle gambe. E´ successo ieri pomeriggio a Tor Bella Monaca, in via Ferdinando Quaglia. Una strada non lontana dal luogo in cui, lo scorso 2 ottobre, fu aggredito da sei minorenni un cinese. SEGUE A PAGINA XXI Pagina XXI - Roma

Tor Bella monaca, aggredito bengalese

(segue dalla prima di cronaca)«Uno dei giovani ha preso in mano uno dei miei anelli - ha raccontato il giovane bengalese ai poliziotti dell´VIII gruppo della municipale - se ne stava andando senza pagarlo, gli ho chiesto di ridarmelo, ma lui è tornato indietro e mi ha preso un secondo anello. Quando ho tentato di fare resistenza, con l´aiuto di altri tre, ha cominciato a darmi dei pugni». Una storia di bullismo che è ormai routine, soprattutto lungo quella strada, per i vigili diretti dal comandante Antonio Di Maggio. «Via Ferdinando Quaglia - raccontano gli investigatori - è una strada a noi nota perché, nonostante sia al centro di Tor Bella Monaca, proprio sotto le tre Torri, conosciuta come la via dello shopping e frequentata da tanta gente per bene, è però anche la via dello struscio di bulli e teppisti». Ora è caccia i quattro ventenni aggressori dello straniero, da otto mesi residente a Centocelle che, portato all´ospedale Tor Vergata è stato dimesso con una prognosi di 15 giorni. Le forze dell´ordine stanno setacciando l´intero quartiere.Due settimane fa in via Duilio Cambellotti, alla fermata del bus, sei bulli, tutti minorenni, colpirono al volto con un pugno un cinese che aspettava l´autobus. In quell´occasione, subito dopo l´aggressione, i vigili urbani rintracciarono i colpevoli. I sei minori sono ora indagati per lesioni gravi e non anche per violenza razziale, dopo che il pm del tribunale dei minori Carlo Paolella ha deciso, accogliendo le richieste dei difensori, di avviare una serie di accertamenti e di ascoltare testimoni e lo stesso cittadino cinese per verificare se nella vicenda sussista anche la matrice razziale. Uno dei minori accusati, Michele F., 16 anni, ha ammesso di aver colpito Tong Hong Shen, ma solo come reazione ad una serie di insulti dopo che si erano urtati nei pressi della fermata del bus mentre il cinese si allacciava una scarpa.

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Raid razzista contro gli immigrati pestaggi e negozi distrutti a Roma

CARLO PICOZZA

ROMA - Spranghe di ferro, bastoni, passamontagna, fazzoletti sul volto e tanta rabbia da scaricare contro bengalesi e indiani. Una spedizione punitiva in piena regola si è consumata ieri per un quarto d' ora, dalle 17.30, al Pigneto, una borgata cara a Pasolini, convertita in quartiere della movida, a un chilometro dalla centralissima stazione Termini. Protagonista, una banda di una ventina di giovani guidati da un quarantenne in carne, con un tatuaggio sul braccio. A farne le spese sono stati i titolari di due alimentari e di un phone center, che sono scappati evitando il peggio. è stato invece colpito un nordafricano che stava telefonando, ma di lui si sono perse le tracce. Pronta la reazione del quartiere che ha dato vita a un corteo spontaneo di 500 persone con le comunità dei migranti e i centri sociali. «è stato un vero raid», racconta Simona Zappulla dell' agenzia giornalistica Agi, testimone casuale dell' incursione. «Giovani con il volto coperto da un foulard con la svastica, brandivano assi di legno contro i titolari dei negozi. C' era il terrore nei volti dei bengalesi presi di mira e di altri immigrati». «Questa aggressione ha la stessa matrice di quella che ho subìto mentre rincasavo», commenta Cristian Floris, conduttore del portale DeeGay.it. Si dice «sdegnato» il sindaco Gianni Alemanno che manifesta «solidarietà ai cittadini extracomunitari»: «Il raid e l' aggressione sono di una gravità inaudita: non passeranno sotto silenzio. Mi sono già attivato con le forze dell' ordine affincé i colpevoli siano presi e puniti in maniera esemplare». «Tutti riflettano», indica invece Piero Fassino, «su quali drammatici guasti può provocare un clima nevrastenico di criminalizzazione nei confronti degli immigrati». «L' inaudita ondata di violenza xenofoba e razzista», ancora Fassino, «non può che suscitare orrore». Ma dagli stessi movimenti della sinistra antagonista presenti nel quartiere, si avanzano dubbi sulle motivazioni della spedizione: «Certo», commenta Marcello Fattori, «quanto è accaduto chiama in causa un clima da tolleranza zero nei confronti degli stranieri. è del tutto nuovo per il Pigneto. Ma non è il caso di parlare di spedizione nazista». Cos' altro, allora? «Penso si tratti di un regolamento di conti». Di che tipo? «Controllo del territorio». Di più non dice. Ma non sono in pochi a indicare anche negli stupefacenti la pista da battere. Tanto che oggi alle 18 il quartiere si mobilita in una «manifestazione contro la droga». La spedizione comunque c' è stata. Le anticipazioni erano arrivate, già ieri mattina, da tre degli aggressori, a Sat Paul, da 13 anni in Italia, titolare indiano di uno degli alimentari: «Si sono presentati per chiedermi se ero stato io a scippare a una signora il portafogli con 500 euro appena prelevati da un bancomat o se avessi coperto i responsabili». «Ho risposto che con quella storia non c' entravo. Allora uno di loro, sulla quarantina, con un tatuaggio sul braccio, mi ha minacciato: "Torneremo nel pomeriggio". Per questo ho tenuto il negozio chiuso». Alle 17.30 l' italiano torna, accompagnato dalla banda. «Ero vicino casa che sta sopra il negozio: prima hanno tentato di alzare la saracinesca con un' asta poi hanno sfasciato i vetri di 4 vetrine appese al muro esterno e quelli della porta del mio condominio». Quindi il commando risale la strada, gira l' angolo dell' isolato e punta su un altro negozio: «Sono entrati, gridandomi contro "bastardo"», racconta Humayun Kabir, bengalese, due figli e una moglie cardiopatica. «Mi si sono avventati contro. Ho scansato un colpo e sono fuggito». Pochi minuti e la scena si ripete nel phone center attiguo: «Mi hanno insultato, ma sono riuscito a scappare», racconta Islam Serajul, 30 anni, da 8 in Italia. Vetri della cassa e di due cabine spaccati. Poi un colpo in testa a un nordafricano «senza permesso» che scappa anche lui. Con la mano sul capo.

La Repubblica25-05-08, pagina 1 sezione ROMA

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Pigneto sotto choc: 'Non accada più'

CARLO PICOZZA

Un corteo spontaneo con cinquecento persone ha attraversato il dedalo delle vie del Pigneto sotto choc, a poche ore dalla spedizione punitiva con spranghe e passamontagna, contro bengalesi e indiani, titolari di due negozi di generi alimentari e di un phone center. Tangibile la solidarietà con gli immigrati: «Basta con le aggressioni», è scritto sullo striscione che apre la manifestazione promossa a tambur battente dai giovani dei centri sociali, da Action, dai rappresentanti delle comunità dei migranti e dagli stessi residenti. Pronte anche le reazioni, a decine. «Il raid al Pigneto nei confronti di cittadini extracomunitari, ai quali va la mia solidarietà», commenta il sindaco Gianni Alemanno, «sono di una gravità inaudita; mi lasciano sdegnato e non passeranno sotto silenzio. Serve legalità a 360 gradi». Per il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, «è un altro episodio di violenza e xenofobia che non è più possibile tollerare e che tutte le istituzioni dovrebbero condannare con fermezza. Roma ha bisogno di tornare a respirare un' aria di pace, libertà e di vero rispetto verso il prossimo». «Mi auguro - conclude - che le forze dell' ordine consegnino subito alla giustizia i responsabili di questa assurda violenza». Duro il commento della neo-deputata del Pd Ileana Argentin: «I quartieri di Roma non possono essere in mano a teste rasate o alle scorribande dei pirati della strada. è questa la sicurezza di cui la destra parlava in campagna elettorale?».

La Repubblica25-05-08, pagina 6 sezione POLITICA INTERNA

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Pagina 1(25 maggio 2008) - Corriere della Sera

Allarme Alemanno: gravissimo. L' opposizione: clima d' odio

Caschi, bastoni, spranghe: raid anti-immigrati a Roma «C' era anche una svastica»ROMA - Un raid anti-immigrati durato pochi minuti, in pieno pomeriggio, ieri nel popolare quartiere del Pigneto. Una ventina di giovani armati di spranghe e bastoni hanno dato l' assalto a tre piccoli negozi, due alimentari e un call center, gestiti da commercianti provenienti dall' India e dallo Sri Lanka, gridando frasi xenofobe. Una testimone ha visto una svastica sulla bandana di uno degli assalitori. «Episodio di gravità inaudita che mi lascia sdegnato e che non passerà sotto silenzio», ha commentato il sindaco Gianni Alemanno. La sinistra accusa «il nuovo clima di odio e razzismo» nella capitale. A PAGINA 5 Brogi e R. Rizzo

Pagina 6(26 maggio 2008) - Corriere della Sera

Visita del sindaco

«Pigneto, raid non politico» Alemanno: aiuti per i danni

Identificata la banda. Corteo di solidarietà agli aggreditiUno scippo all' origine dell' incursione contro gli immigrati. E il quartiere scende di nuovo in piazzaROMA - Ore contate per i «giustizieri del Prenestino» che sabato pomeriggio hanno attaccato a sprangate e legnate tre negozi d' immigrati al Pigneto, ferendo un bengalese. Questa mattina la Digos consegna in Procura il primo rapporto informativo con una ricostruzione del raid e le testimonianze raccolte. Il gruppo che viene identificato come «di zona» è stato sostanzialmente messo a fuoco, mancano però ancora alcuni accertamenti che devono concludere l' inchiesta sul grave fatto, privo secondo gli investigatori di esplicite matrici politiche. Ad aiutare gli investigatori foto scattate da residenti, anche col cellulare, e le riprese di una telecamera della farmacia del Pigneto. Ribadito all' origine della spedizione punitiva uno scippo, un episodio di microcriminalità imputato a un immigrato che avrebbe scatenato la cieca rappresaglia. Ma intanto, mentre è stata nottetempo imbrattata anche la targa del film di Rossellini Roma città aperta girato nella vicina via Montecuccoli, al Pigneto i nomi dei violenti circolano sulla bocca di parecchi residenti, indignati per la piega presa dal popolare quartiere e da quest' ultima scarica di violenza. Tre partecipanti al raid abiterebbero nella stessa via Macerata, la prima presa di mira. Il capo sarebbe poi un quarantenne che gestisce impianti sportivi. In un bar il loro ritrovo. Solidarietà agli immigrati colpiti è stata portata ieri dal sindaco Gianni Alemanno che si è intrattenuto con ognuno di loro informandosi sull' accaduto e chiedendo a più riprese «perché». È stato Siddique Bacchu, rappresentante dei bengalesi che affiancava Kabir Hamayun, titolare di un alimentari colpito, a dire: «Se c' è stato un precedente, un atto criminale, non possono andarci di mezzo i negozianti. Il fai da te non va bene». Alemanno ha offerto solidarietà ai commercianti e garantito che il Comune interverrà per aiutarli a riparare i danni subiti. «Qualunque cosa possa essere successa qui - ha ribadito il sindaco - non giustifica minimamente quello che è successo e bisognerà colpire chi si permette di usare violenza. La città non può essere una giungla. Però non mi sembra che ci sia un movente esplicitamente politico, ma più che altro xenofobia di quartiere». «Il principio - ha proseguito - deve essere legalità a 360 gradi, nei confronti di tutti». Nel quartiere poi si è tenuta un' assemblea nell' isola pedonale, da dove oggi partirà anche un corteo alle 18. Accuse di «ipocrisia» sono state rivolte ad Alemanno dai centri sociali. Il dibattito politico ha registrato richieste di fermezza contro la violenza (Massimo D' Alema, Pd) e «tolleranza zero» (Alessandro Ruben, Pdl). Il segretario del Pd Walter Veltroni ha invitato a «respingere con forza «il clima di intolleranza». Uno scontro ha opposto infine il ministro Carfagna e l' Arcigay. Per Mara Carfagna il Gay Pride «dà una visione caricaturale di un mondo che va affrontato con grande serietà», per Aurelio Mancuso, presidente Arcigay, semmai la Carfagna è «la caricatura di un ministro». Un' occasione per ribadire il no all' intolleranza verrà domani dall' incontro previsto in Sinagoga tra la Comunità Ebraica e il ministro dell' Interno Maroni.

Brogi Paolo

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Roma, scontro sulla xenofobia Alemanno attacca la sinistra

LIANA MILELLA

ROMA - Gianni Alemanno accusa la sinistra, e la sinistra s' infuria e risponde per le rime. Il sindaco di Roma, giusto mentre visita il quartiere del raid, butta la responsabilità dell' aggressione sul precedente governo. Dice: «è frutto della scarsa attenzione alla legalità e alla sicurezza». La reazione è immediata: Veltroni, Minniti, Melandri, Tenaglia, Zingaretti, Casson, ma anche la sinistra radicale di Ferrero, Sgobio, Cento, Rizzo. Tutti convinti che l' analisi del primo cittadino sia «aberrante, fuorviante, fatta apposta per nascondere le responsabilità dell' attuale governo e della propaganda per le ronde, per una giustizia fai da te, contro gli immigrati». Il leader del Pd Walter Veltroni è netto: «Bisogna chiudere la porta a fenomeni razzisti e xenofobi». Il ministro ombra dell' Interno Marco Minniti invita Alemanno «a mettere da parte i toni da campagna elettorale» e a capire bene invece «qual è l' ambiente d' estrema destra» in cui è maturato il raid, «un clima da tifoseria che produce una reazione esasperata e una giustizia fai da te che delegittima la risposta dello Stato». Il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia considera «veramente inaccettabili» le parole del sindaco perché «suonano come un modo per giustificare un fatto gravissimo». Giovanna Melandri: «Chi governa una città dovrebbe condannare le ronde e le aggressioni ai rom, invece qui si cavalca in modo sconsiderato lo spettro della paura e dell' insicurezza. Nel paese di Beccaria non c' è posto per sceriffi e giustizieri». L' ex pm di Venezia Felice Casson riconosce nell' aggressione di Roma la stessa matrice degli episodi che si sono verificati a Verona, anche allo stadio, e tutto riconduce «alla cultura di estrema destra, alla violenta aggressione del più debole, del diverso, dell' avversario». Quanto alle misure sulla sicurezza Casson ricorda che «è stata proprio la destra a ostacolare il pacchetto Amato salvo ripresentarlo adesso per il 70 per cento». Le responsabilità sono dunque tutte della destra, e non certo della sinistra. Questo ritiene Nicola Zingaretti, il presidente della Provincia di Roma: «Ci sono state una serie di violenze che hanno come filo conduttore l' intolleranza, quando non l' odio, verso le diversità etniche, religiose, etiche o sessuali». Quindi «bisogna finirla con l' insinuazione, il sospetto, l' istigazione contro le minoranze». Ma le parole più dure arrivano dall' ex ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero che definisce quella di Alemanno «un' operazione gravissima» fatta apposta «per legittimare il raid del Pigneto». Ragiona il candidato alla segreteria di Rifondazione: «Se la scarsa legalità è colpa della sinistra e se il raid è maturato da un problema di legalità che c' è nel quartiere, allora ha una causa e quindi è giustificabile. Invece esso nasce da un clima che vede negli immigrati il capro espiatoria di tutto». Nell' estrema sinistra il Verde Paolo Cento critica severamente i Democratici: «Sulla sicurezza hanno voluto a tutti i costi inseguire la destra, e questi sono i risultati». Pino Sgobio (Pdci) accusa «gli atti politici e legislativi del governo Berlusconi che legittimano un clima di odio». Marco Rizzo se la prende ancora col Pd: «Loro giocano al governo ombra, ma a Roma spira un forte vento di destra».

La Repubblica26-05-08, pagina 1 sezione PRIMA PAGINA

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Blitz punitivo dopo un furto

CARLO BONINI

A sentire gli investigatori della Digos, è questione di ore. Poi, i quindici mazzieri del Pigneto avranno un' identità. Il tempo di completare il lavoro sulle foto scattate dal cellulare di una delle testimoni dell' aggressione.Il tempo di sviluppare le indicazioni ancora monche e reticenti di chi sostiene di aver riconosciuto almeno tre o quattro ragazzi che al Pigneto sono nati e cresciuti, ma che non ha saputo o non ha voluto andare oltre dei nomi di battesimo. E tutto questo con una certezza. I fatti di via Ascoli Piceno e via Macerata hanno le stimmate del quartiere e della sua gente. Di un italiano sulla cinquantina (l' uomo che ha organizzato e diretto l' assalto). Di un tale che si fa chiamare o comunque è conosciuto come "Mustafà". Perché se i testimoni non bluffano o non dissimulano i loro ricordi, questa storia con loro comincia e con loro finisce. La miccia si mette a bruciare sabato mattina, intorno alle 10 e 30. Paul Sat, un commerciante indiano è nel suo negozio di generi alimentari in via Macerata. Con lui, come spesso accade, è Mustafà. Un maghrebino, a quanto pare, che si è messo a trafficare nel quartiere come non dovrebbe. I due vengono affrontati dal tipo sulla cinquantina, che l' indiano conosce bene per averlo visto spesso ciondolare in zona, ma di cui "giura" di non sapere o ricordare il nome. L' uomo è accompagnato da due ragazzi e ha modi spicci. Vuole indietro i soldi e i documenti contenuti in un portafoglio che gli è stato borseggiato forse nel negozio dell' indiano. Conosce o ritiene di conoscere il nome del ladro: Mustafà. Il quale, sempre a sentire l' indiano, farfuglia qualche scusa. I soldi non li ha più. Dei documenti si è liberato infilandoli in una buca delle lettere. Della risposta, l' uomo e i suoi due compari non sanno che farsene. Avvertono l' indiano e Mustafà che torneranno alle cinque di quello stesso pomeriggio. E se non salterà fuori la refurtiva, addio negozio. Mustafà prende il largo e quando, alle cinque e mezza, Sat vede dal marciapiede la faccia di quel tipo italiano, capisce che le cose si mettono male davvero. Chiude in fretta e furia la saracinesca del negozio e se la dà a gambe nel primo portone che trova aperto sulla sua strada, mentre alle sue spalle, una quindicina di mazzieri con il volto coperto si dedicano prima alle vetrine della sua bottega, quindi ai battenti del portone dietro cui si è nascosto. Il lavoro di devastazione prosegue in via Ascoli Piceno. Il cinquantenne che li guida sa che Mustafà, spesso, ammazza il suo tempo tra il call center di un bengalese che di nome fa Islam Serajoul e il vicino bar gestito da un altro asiatico, tale Nasymoul Ghani. Naturalmente, Mustafà non è né al telefono, né al banco. Né nel vicino negozio di alimentari di proprietà di un cittadino del Bangladesh, Kabir Humayun. Dunque, i mazzieri fanno a pezzi tutti e tre i locali. La furia non dura più di cinque, dieci minuti. Nessuno, tranne una giornalista dell' Agi presente sul posto, sostiene di aver riconosciuto segni di svastiche. Tutti i testimoni, però, ascoltano distintamente le minacce e le grida che accompagnano il lavoro di mazze e spranghe, lo sganassone che investe Ghani. "Maledetti bastardi, ve ne dovete andare!". Abbastanza per consegnare la vendetta a una dimensione xenofoba e di quartiere. Fascista per la qualità della violenza squadrista che è capace di esprimere e per i meccanismi che la scatenano. Abbastanza per aprire il tombino sulla rabbia che, da tempo, cova nelle strade del Pigneto e ne assedia la comunità di immigrati residenti. Colpevoli, per la legge della borgata, di non essere più capaci di rispettare le regole non scritte della convivenza. Quelle per cui, se sparisce qualcosa - un portafoglio, un motorino, una macchina - e quel qualcosa appartiene alla gente del Pigneto, allora deve essere restituita al legittimo proprietario. Del resto, che il raid di quarantotto ore fa non sia un misterioso fungo velenoso cresciuto all' improvviso nella quiete di un quartiere felicemente multietnico è storia che bene documentano gli archivi della Questura.

La Repubblica28-05-08, pagina 6 sezione ROMA

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Pigneto, individuato il gruppo del raid ora si indaga anche sullo spaccio

MARINO BISSO MARIA ELENA VINCENZI

Ora non rischiano solo una denuncia ma anche l' arresto. Anche se non ci sono ancora ufficialmente i nomi degli indagati, il gruppo del raid al Pigneto è già stato individuato così come il bar dove sono soliti ritrovarsi i quindici mazzieri che sabato scorso hanno preso parte alla spedizione punitiva contro i tre negozi di immigrati in via Macerata e in via Ascoli Piceno. Nell' inchiesta del procuratore Giovanni Ferrara vengono contestati i reati di danneggiamento aggravato ma anche violenza privata che prevede il carcere fino a quattro anni. E ieri in questura sono state ascoltate una ventina di persone: molti abitanti del quartiere e alcuni commercianti bengalesi. Le testimonianze degli immigrati con molti «non ricordo» sono ritenute dagli investigatori contraddittorie. Il fascicolo è stato assegnato al pm Antonello Racanelli che ieri ha già ricevuto una prima informativa della Digos. L' assalto ai negozi di via Ascoli Piceno e via Macerata viene ricostruito dagli agenti diretti dal vicequestore Lamberto Giannini. A innescare le violenze è stato un furto di un portafogli ma gli investigatori vogliono far chiarezza anche su altri eventuali moventi e si indaga anche su contrasti avvenuti in passato con alcuni immigrati per storie di droga. Le trenta pagine dell' informativa sono supportate dalle prove testimoniali e da due fotografie scattate con un telefonino da un passante. Anche gli stessi immigrati dicono di non aver visto simboli nazisti. A riferire di una svastica notata sopra a un fazzoletto di un giovane armato di spranga è solo una giornalista che per caso aveva assistito all' assalto. «Non esiste alcuna matrice politica ma tutto fa pensare a un regolamento di conti» ha ribadito il procuratore Ferrara. Trova conferma negli atti giudiziari, invece, quella che appare sempre più una storia di borgata dove l' odio per gli immigrati c' entra poco o nulla. Protagonista è un gruppo di giovani del Pigneto che ha deciso reagire al furto di un portafogli. Non hanno chiamato la polizia ma hanno cercato di risolvere la questione da soli prima con le maniere buone e poi ricorrendo alle spranghe. Un' azione dimostrativa che non aveva lo scopo di far male. I titolari dei negozi infatti hanno riportato solo lesioni leggere. Tutto comincia sabato mattina quando Paul Sat, commerciante indiano, nel suo negozio di generi alimentari in via Macerata viene minacciato da un quarantenne che rivuole indietro il portafogli e accusa del furto un magrebino, conosciuto nel quartiere anche come piccolo spacciatore, che frequenta il suo locale. Il quarantenne rivuole indietro i soldi. Ma la risposta è negativa: nel pomeriggio scatta il raid.

La Repubblica30-05-08, pagina 4 sezione ROMA

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E su Dario il Pigneto si divide 'Ha sbagliato, ma qui c' è rabbia'

CARLO PICOZZA

Il Pigneto continua a dividersi il giorno della confessione di Dario Chianelli, protagonista, con una ventina di giovani, dell' aggressione a tre immigrati, un indiano e due bengalesi, nei loro negozi. Vetri di porte, vetrine, frigoriferi, del gabbiotto della cassa e di due cabine telefoniche distrutti. E tanta paura. «Dario avrà sbagliato», si accalora Rosi, titolare dell' omonimo bar, «ma è una brava persona». «E quel fatto è stato amplificato e deformato dalla stampa. La rabbia è tanta per le contraddizioni che da tempo attraversano il quartiere. Una per tutte: qui vicino si affittano letti a immigrati anche per 300 euro al mese e in una stanza vivono fino a dieci persone». «Dario è un mio amico», le fa eco Mario Orsini titolare del Nice bar, in via Ascoli Piceno, di fronte a due dei negozi colpiti. Quando ha visto i giovani irrompere ha impugnato un bastone: «Pronto a difendermi». C' è chi indica i traffici di droga, chi punta il dito verso la speculazione edilizia, le scelte del «partito degli affari». E chi disegna cartoline del Pigneto com' era. Neanche tanti anni fa qui tutti si chiamavano per nome, lasciavano le chiavi fuori dalla porta e in molti prendevano pane e latte con la "libretta", il quaderno per annotare i debiti in attesa della paga. In tanti raccontano così il Pigneto. Ne sentono il bisogno, ora, dopo la spedizione punitiva. La borgata di "Accattone", amata da Pasolini, che è stata anche il set di Roma città aperta di Rossellini, ha «consumato la sua svolta», ripetono ancora increduli, fuori dai bar, tra le cartacce e i miasmi di orina di un' isola pedonale tanto voluta e, adesso, tanto trascurata. «Complici le scelte urbanistiche, al Pigneto gli affitti sono alle stelle, il lavoro è in nero, i servizi sono pochi e tanta è la sporcizia», dice dal comitato di quartiere che ha fondato e anima insieme con altri, don Roberto Sardelli, il prete della Scuola 725, quella dei baraccati dell' Acquedotto Felice, baraccato lui stesso per cinque anni. «Vuoi che questo stato di cose non dipenda dalle scelte politiche fatte finora?». Sopra ci ha scritto un documento-denuncia don Sardelli, Per continuare a non tacere. «E il degrado, con i traffici di ogni tipo, droga compresa, ha alimentato la cultura di sceriffi e ronde, in definitiva, dell' intolleranza. I giovani dicono: visto che nessuno prende provvedimenti, visto che giustizia non c' è, se posso, me la faccio da me. è così che si sono diffuse tra i cittadini, tra gli stessi artigiani, operai, impiegati, la sfiducia nelle istituzioni e l' autorganizzazione delle risposte». «Noi», continua don Sardelli, «abbiamo lottato per ottenere il campo sportivo, l' isola pedonale, la restituzione del cinema Aquila al quartiere, gli occupanti della ex Snia Viscosa si sono battuti per sottrarre alla speculazione i 12 ettari della vecchia società tessile e il partito degli affari che fa? Un mega-albergo di lusso, un grande centro commerciale e un parcheggio interrato dove una volta c' era lo stabilimento della Serono. Così i prezzi delle case già a seimila euro per metro quadrato, lieviteranno ancora». La natura del vecchio Pigneto, insomma, è sparita. Con buona pace di Pasolini e, soprattutto, degli abitanti che «non ne possono più delle scelte che, calate dall' alto, si abbattono dolorosamente sulla testa di tutti». «E che Dario dica di essere di sinistra - conclude don Sardelli - dà conto di come la cultura razzista e dell' intolleranza sia dilagata». «La mobilitazione del quartiere seguita all' aggressione», per gli occupanti del centro sociale della ex Snia, «è stata la reazione a un' azione che nei modi e nello spirito resta di stampo fascista». «Con gli abitanti abbiamo espresso la nostra condanna indicando le responsabilità politiche e il disagio sociale dai quali l' aggressione è scaturita. Inutili le strumentalizzazioni della destra».

La Repubblica31-05-08, pagina 7 sezione ROMA

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Per il blitz contro i negozi nuovi indagati in Procura

MARINO BISSO

Nuovi interrogatori della Digos e nuovi indagati in Procura per il raid del Pigneto. Anche ieri gli investigatori della Digos, diretti dal vicequestore Lamberto Giannini hanno ascoltato alcuni giovani sospettati di aver partecipato all' assalto contro i tre negozi di immigrati di via Macerata e via Ascoli Piceno. I quindici mazzieri sono stati quasi tutti individuati e si sta procedendo al loro riconoscimento anche attraverso il raffronto con alcune fotografie e un video registrato dalle telecamere di una farmacia. Nella banda del Pigneto come scritto ieri da Repubblica c' era anche un ragazzo di colore che assieme agli altri amici di borgata ha preso parte alla spedizione punitiva. Non è escluso che alcuni ragazzi si possano presentare di propria iniziativa in questura e autodenunciarsi seguendo l' esempio di Dario Chianelli che giovedì si è recato negli uffici della Digos con il figlio Alessio e ha ammesso di aver affrontato alcuni immigrati per farsi restituire un portafogli rubato alla moglie. Il quarantottenne ha detto di aver sbagliato e ha spiegato agli investigatori che con i fatti del Pigneto il razzismo e la politica non c' entravano nulla. «Era solo una questione privata - ha raccontato - Ho sbagliato a cercare di farmi giustizia da solo e nessuno deve imitare il mio gesto». Chianelli, dopo una lunga deposizione davanti al funzionario della Digos Laura Tintisona, è poi tornato a casa. Lo stesso potrebbe accadere a quei giovani che spontaneamente dovessero presentarsi in questura per chiarire la propria posizione. In caso contrario rischiano di essere raggiunti da provvedimenti giudiziari e di finire in carcere. Intanto una nuova informativa della Digos è arrivata sulla scrivania del sostituto procuratore Antonello Racanelli che procede per violenza aggravata e danneggiamento aggravato. Nella relazione vengono indicati i ruoli e le responsabilità attribuite ad alcuni dei ragazzi che avrebbero preso parte al raid del Pigneto.

La Repubblica13-06-08, pagina 1 sezione ROMA

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Pigneto, arrivano le ronde

ANNA MARIA LIGUORI

Al Pigneto nascono le ronde di quartiere. Il promotore è Dario Chianelli, il protagonista del raid del 24 maggio scorso quando frantumò le vetrine di due negozi tenuti da bengalesi dopo il furto di un portafogli ad un residente del Pigneto. Chianelli confessò tutto è spiego che non si trattava di un attacco neofascista, come si credeva, ma di una spedizione punitiva contro la criminalità che opera in zona. «Vorremmo istituire un Comitato per la sicurezza - spiega Vittorio Balzani, legale di Chianelli - l' idea nasce dall' episodio di cui è stato protagonista Dario Chianelli al Pigneto e da una mancanza di legalità che pervade l' intero quartiere. Oggi come oggi l' isola pedonale del Pigneto è piena di extra comunitari dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti e da micro criminalità di ogni genere. Questa mancanza di sicurezza è largamente sentita da un' ampia parte delle popolazione del quartiere». Quelli che si lamentano di più sono i vecchi residenti che prima avevano i loro figli che andavano a pattinare nell' isola pedonale e che ora hanno i loro nipoti chiusi in casa con la paura di andare in strada. «Questo senso di insicurezza è largamente sentito e non se ne può fare una colpa alle forze dell' ordine che hanno poco personale per un' area molto vasta», spiega Balzani. Il Comitato per la sicurezza del Pigneto, che sarà attivo a fine giugno, istituirà ronde composte da abitanti del quartiere, compresi molti extracomunitari (quindi non ha niente a che vedere con le ronde della Lega Lombarda) che hanno già dato la loro disponibilità. Saranno muniti di walkie-talkie, torce elettriche e indosseranno una maglietta bianca con un segno distintivo di appartenenza al Comitato. Si muoveranno a gruppi di due persone, con dei turni di un paio d' ore ciascuno, dall' imbrunire fino a tarda notte, per far sì che vi sia una presenza costante di cittadini che controllano il territorio. Verrà messo un gazebo nell' aria pedonale dove ci saranno altre persone munite di telefono cellulare che, raggiunti da una chiamata tramite radio, provvederanno ad allertare le forze dell' ordine in maniera mirata. Questo viene fatto per evitare che le pattuglie disperdano le loro energie e che invece siano messe in condizione di effettuare interventi mirati. «Ogni decisione sulle attività e i compiti del Comitato - conclude Balzani - verrà concordata con le forze politiche di maggioranza e opposizione del VI municipio. Entro fine giugno partirà un esperimento pilota. Il Comitato si autofinanzierà».

La Repubblica15-06-08, pagina 4 sezione ROMA

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Chianelli smentisce: 'Nessuna ronda al Pigneto'

MARIA ELENA VINCENZI

«Mai parlato di ronde». È categorico Dario Chianelli, il quarantottenne finito al centro della cronaca per il raid contro alcuni negozi di immigrati al Pigneto dello scorso 24 maggio. Il primo a essersi presentato alla polizia per spiegare che dietro a quei disordini non c' era alcun movente politico ma il furto di un portafoglio. In una video-intervista sul sito www.pigneto.it., Chianelli smentisce categoricamente la notizia «apparsa su tutti i giornali» secondo la quale avrebbe intenzione di organizzare ronde nel quartiere. «Non è vero niente. Non ho mai saputo niente di ronde. Mai parlato di ronde. Forse avrà fatto comodo a qualcuno parlare di ronde. A me no, di sicuro. Assolutamente smentisco. Non riesco a capire cosa sia, evidentemente c' è qualche cosa che fa comodo a qualcuno. Io personalmente non ne capisco il motivo. Penso che ci sia una strumentalizzazione. forse politica. Perché altrimenti non avrebbe senso inventarsi le ronde, le svastiche, i raid. Fino ad adesso è tutta inventiva». Una saracinesca abbassata, con tanto di scritte, sullo sfondo, occhiali da sole, vento che soffia nel microfono e accento romanissimo, Chianelli spiega il suo punto di vista, ovvero «niente ronde». All' intervistatore che gli chiede se sia vero, però, che si sta dando da fare nel quartiere con varie iniziative, il "giustiziere" del Pingeto spiega che si sta «incontrando con la gente della zona per risolvere problemi veri, reali che vanno risolti in qualche modo, ma non con la ronda - spiega in tono molto informale - Questioni che devono essere risolte parlando insieme. Raggruppando un po' di gente del quartiere e mettendosi a discutere, senza ronde e senza violenza. Con tranquillità e al più presto. Perché devono essere risolti. è ora che ne parliamo un po' tutti. è ora di scendere in piazza e parlarne tranquillamente con manifestazione pacifiche con tanto di permesso e ne parliamo tutti nella tranquillità familiare. Della pulizia della strada e di tutte le altre cose. Non ci sono ronde. Mai sentite. Smentisco». Chianelli chiude così. E, in chiosa, saluta tutti. E scappa via.

La Repubblica15-06-08, pagina 4 sezione ROMA

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Alemanno: mai più discriminazioni I ragazzi del liceo di Ripetta al Quirinale. Militia ricompare a Trastevere Leggi razziali: in via Celimontana ricordata la scuola allestita nel '38 per i ragazzi ebrei cacciati dagli istituti È la giornata in cui non si fanno sconti. Del resto, come farli davanti a una fitta platea piena di anziani che sono stati lì, proprio tra quelle mura, dove a fine '38 in seguito all'espulsione dalle scuole per le leggi razziali fu allestita per volontà di un comitato di genitori la scuola ebraica?Via Celimontana 23, caserma oggi dei carabinieri della stazione Celio. Palazzina bella, col giardino intorno, rifugio per un paio di anni negli anni bui delle leggi razziali dei ragazzi ebrei cacciati dalle scuole del Regno. Si ricorda quel lontano passsato, si scopre una lapide, c'è davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alle tante autorità civili e militari della città e della regione, Emma Castelnuovo, professoressa allora di matematica, un'anziana donnina di 95 anni che ricorda con nettezza quelle giornate di allora, ragazza di poco più grande degli alunni. Ed un grande applauso scatta ai suoi ricordi. Lo stesso anche per l'ex alunno Gino Fiorentino. Poi però arriva l'accusa, dura.«Nessuno levò allora la propria voce - ricorda con fermezza Riccardo Pacicfici, presidente della Comunità ebraica - . Nessun professore o preside protestò contro le leggi razziali e consolò i bambini. Nessuno difese i colleghi ebrei a cui erano state sottratte le cattedre, anzi ci fu la rincorsa ad occuparle...Però ci sono stati poi i Giusti e i carabinieri che decisero di non collaborare e che in 2.700 furono deportati ». Il sindaco Gianni Alemanno non si tira indietro: «La popolazione si divise allora in tre parti - dice - . I Giusti, la parte più piccola. Gli scellerati, che chiedevano inesorabili l'applicazione delle leggi razziali. E poi, la parte più grande, i vili, i silenziosi, i conformisti....».Ma ecco il presente, quello che fa dire subito dopo ad Alemanno: «No, qui in questa città, nessuno sarà più discriminato. Nessuna persona, nessun uomo e nessuna donna potrà mai essere discriminato». Il presidente Giorgio Napolitano mentre esce commenta: «Abbiamo ascoltato testimonianze splendide, dimostrano come debba rimanere il dovere della menmoria affinché non si ripetano mai più». Il Presidente aggiunge poi che inviterà presto al Quirinale gli studenti del corso C del liceo artistico Ripetta che hanno avuto la capacità di reagire contro il negazionismo di un loro professore. Sfilano gli ex alunni della scuola ebraica, commossi: Claudio Ziffer, Mario Padovani, Giacometta Limentani, Giulia Sermoneta, Bianca Spizzichino, Giuliana e Marina Gay, Franca Sabbatello, Maurizio Della Seta, Piero Terracina.... E intanto, ieri sera, un altro brutto segnale: sui muri del liceo Kennedy, a Monteverde, sono apparse scritte firmate «Militia »: «Onore ai Nar, Fuori gli ebrei dall'Europa».Davanti alla lapide Emma Castelnuovo, professoressa della scuola ebraica (Jpeg)

Paolo Brogi

SCRITTE RAZZISTE E ANITISEMITE

Non solo escalation di aggressioni razziste, ma in tutta la città si diffondono sempre di più negli ultimi mesi anche scritte sui muri antisemite, nonché contro rom e immigrati. Ma anche contro il sindaco Alemanno e il presidente della Regione Piero Marrazzo. E a parte le scritte a firma “Militia”, in tutti gli altri casi gli esecutori sono rimasti senza identità.

Leggi razziali Una lapide al Celio dove furono accolti i bambini ebrei cacciati dalle scuole

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-11-25 num: - pag: 6categoria: REDAZIONALE

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Striscioni antisemiti di 'Militia', denunciato l' ultrà Maurizio Boccacci

MASSIMO LUGLI

C' era la mano di un veterano dell' ultradestra dietro gli striscioni firmati "Militia" e comparsi in tutta la città dal 24 settembre al 6 novembre. Maurizio Boccacci, 52 anni, ex fondatore del "Movimento politico occidentale", considerato, a suo tempo, uno degli ideologi dell' area skin head, è stato identificato e denunciato per violazione della legge Mancino sulla discriminazione razziale, etnica e religiosa. Un incontro tra vecchi nemici quello con Lamberto Giannini, il dirigente della Digos che lo conosce da una vita. Gli striscioni di "Militia" erano una sequela di offese e insulti "bipartisan". Alcuni esempi: «Schifani, l' ebreo sarai tu» (Verano, 24 settembre), «Alemanno-Pacifici,: Roma-Auschwitz, sola andata» (Lungotevere Arnaldo da Brescia, 6 novembre) «L' Olocausto, la più grande menzogna della storia. Ahmadinejad, presidente dell' Irtan» e via vituperando. Come c' era da aspettarsi, l' attempato estremista ha rivendicato la paternità degli striscioni e ne ha disconosciuto solo uno, particolarmente obbrobrioso, che si riferiva alla strage di immigrati di a Castelvolturno nel settembre scorso: «Minime in Italia: Milano-1, Castelvolturno-6».

La Repubblica07-11-08, pagina 20 sezione POLITICA INTERNA

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Razzismo Solidarietà bipartisan da tutto il mondo politico. Le indagini della Digos «Militia», le scritte della vergogna Striscione contro Alemanno e Pacifici. Minacce sotto casa di Ezio Mauro Striscioni di «Militia» a ponte Nenni contro Alemanno e Pacifici. E ai Parioli minacce di Forza Nuova a Ezio Mauro Brutto clima. Brutti striscioni. Ieri notte, sul ponte Pietro Nenni, tra i lungotevere Arnaldo da Brescia e Michelangelo: «Alemanno-Pacifici, Roma-Auschwitz solo andata», sette metri di stoffa col simbolo del fascio littorio e firmato «Militia », destra estrema, proprio alla vigilia della partenza (domenica) del sindaco e del presidente della comunità ebraica, che accompagneranno gli studenti romani in visita al campo di concentramento nazista in Polonia.Brutto clima. Brutti striscioni. Ieri mattina, ai Parioli, vicino alla casa del direttore di «Repubblica», Ezio Mauro, altra scritta intimidatoria su un telone («Direttore: basta odio e falsità», firmato Forza Nuova). Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, ha preso le distanze: «Forza Nuova non c'entra, presenteremo denuncia contro ignoti, ferma condanna e piena solidarietà al direttore ».Sul ponte Pietro Nenni, ieri notte, «Militia» ha lasciato anche un altro striscione: «Banche e usurai pagherete caro, pagherete tutto!». Ma chi c'è dietro «Militia»? E perchè è saltata fuori? Scritte naziste contro Alemanno, negazioniste sull'olocausto, erano comparse già il 16 e il 23 ottobre, lungo la Tangenziale Est, all'Eur, alla borgata Fidene. E sui muri del Verano, il 25 settembre, in occasione del viaggio ad Auschwitz del presidente del Senato, un altro striscione: «Schifani ebreo». Mentre la Digos indaga, arrivano le reazioni sdegnate di centrodestra e centrosinistra. Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, sospetta qualcosa: «A due settimane di distanza e nello stesso esatto luogo, ancora scritte ad opera del gruppuscolo estremista, fazioso e antisociale che va sotto il nome di Militia: non posso che dichiararmi, oltre che nauseato, sorpreso.È sorprendente infatti che a così poca distanza di tempo, e in un luogo centrale e visibilissimo tanto di giorno che di notte come il ponte Nenni, gruppi di persone possano affiggere striscioni lunghissimi e pieni di squallide offese senza che nessuno se ne accorga o intervenga per fermare questo scempio».Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, osserva: «L'ondata di razzismo, violenza e xenofobia che da qualche mese sta attraversando la Capitale non risparmia nessuno e travolge per l'ennesima volta anche le istituzioni. Episodi come questo devono far riflettere tutte le forze politiche sulla necessità di non sottovalutare simili episodi e di promuovere azioni concrete per individuare i singoli ed evitare che colpiscano ancora». E il commissario romano di Forza Italia Giovani-Pdl, Alessandro Colorio, è durissimo: «Si sono davvero spinti oltre, hanno valicato ogni limite. Nell' esprimere solidarietà al sindaco Alemanno, chiediamo a questi idioti di accompagnarci a gennaio nel viaggio della memoria ad Auschwitz». Infine, il presidente della comunità ebraica, Riccardo Pacifici, preferisce scherzarci su: «Sono sorpreso. Dovrò fare verifiche con l'agenzia di viaggio: io il biglietto Roma-Auschwitz l'ho pagato anche per il ritorno».Antisemitismo Lo striscione firmato «Militia» esposto l'altra notte sul ponte Pietro Nenni

Fabrizio Caccia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-11-07 num: - pag: 6categoria: REDAZIONALE

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La Repubblica29-10-08, pagina 13 sezione ROMA

Striscioni antisemiti contro Alemanno e Pacifici

PAOLO G. BRERA

ROMA - Prima le cinghiate e le mazzate in piazza Navona, poi il blitz squadrista alla Rai, ora due enormi striscioni sui muri di Roma diretti al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al presidente della comunità ebraica della capitale Riccardo Pacifici, e in più una scritta intimidatoria contro il direttore di Repubblica Ezio Mauro. La nuova inquietante impresa della destra estrema è emersa all' alba di ieri in due diverse colate di inchiostro. La prima, rivolta ad Alemanno e Pacifici e siglata dal gruppo antisemita "Militia", è finita sui muri di plastica della metropolitana sul ponte Pietro Nenni, riversata in due striscioni di una quindicina di metri. La seconda, firmata "Forza Nuova", che ne smentisce la paternità, è apparsa invece vicino all' abitazione del direttore di Repubblica. "Alemanno-Pacifici: Roma-Auschwiz solo andata!", afferma (con tanto di refuso: la famigerata cittadina polacca ha una "t" davanti alla zeta) il primo striscione di Ponte Nenni. E il secondo, attiguo e sempre siglato "Militia" accanto a un fascio littorio, dice: "Banchieri e usurai pagherete caro, pagherete tutto!". L' attacco al sindaco e al presidente degli ebrei romani giunge alla vigilia del loro viaggio di commemorazione al più terribile dei lager nazisti: continuando la tradizione dei "viaggi della memoria" nati per iniziativa dell' ex sindaco Walter Veltroni, domenica Alemanno e Pacifici accompagneranno gli studenti ad Auschwitz. Non è la prima volta che "Militia" dissemina in città scritte deliranti e negazioniste: il 16 ottobre aveva definito l' Olocausto «una menzogna», e il 23 sullo stesso ponte Pietro Nenni aveva insultato il sindaco apostrofandolo come «infame escremento sionista». L' altra vistosa scritta intimidatoria è apparsa, tracciata su un telone che delimita un cantiere, sotto casa di Ezio Mauro. Dice "Direttore: basta odio e falsità" ed è firmato da Forza Nuova che però smentisce categoricamente di esserne autrice: «È una provocazione» dice il leader del movimento, Roberto Fiore, annunciando «querela contro ignoti». Solidarietà a Mauro è stata espressa dal comitato di redazione di Repubblica: «Respingiamo le intimidazioni verso il direttore e il giornale e ribadiamo che continueremo a informare obiettivamente i lettori». «I giornalisti italiani non si arrendono - avverte la Fnsi - a chi lancia la palla dell' intolleranza, del razzismo e dell' odio avvelenando la convivenza civile e tentando di intimidire la libera informazione». Solidarietà ad Alemanno, Pacifici e Mauro è stata espressa dai rappresentanti di tutti i partiti. Al direttore di Repubblica è stata espressa solidarietà, tra gli altri, dal sindaco di Roma e dai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani.

Altre scritte naziste e slogan sul fascismo

«I cuori neri marciano ancora. Con Hitler nella mente, nazismo indipendente sali in cattedra contro il '68». Firmato SS con accanto disegnata una croce celtica. Questa la scritta comparsa sul muro del Liceo scientifico "John Fitzgerald Kennedy" di via Nicola Fabrizi 7 a Trastevere, occupato dagli studenti in protesta contro la riforma Gelmini. La scritta, lunga 15 metri e fatta con lo spray nero, è stata notata dagli agenti della polizia di Stato in servizio di controllo del territorio ed è stata subito cancellata. E sulle mura perimetrali esterne del Verano sono stati affissi anche alcuni manifesti inneggianti al fascismo nella ricorrenza della marcia su Roma: «28-10-1922/28-10-2008 - Con orgoglio dalla parte sbagliata». Firmato "i Camerati».

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Antisemiti di nuovo in azioneC’è un fascicolo aperto in Procura: la firma degli striscioni apparsi ieri è la medesimadegli insulti rivolti a Schifani «reo» di essersi recato a commemorare le vittime di Auschwitz- l’Unità 18 ottobre 2008

di Mariagrazia GerinaLa sigla gli inquirenti la conoscevano già. C’è un fascicolo aperto in procura con quel nome: «Militia». Giovani con le teste rasate, qualcuno li ha visti la sera del 24 settembre attacchinare sulla tangenziale Est, subito dopo il Verano, lo striscione contro il presidente del senato in visita ad Auschwitz: «Schifani, l’ebreo sarai tu». La nuova azione, sempre sulla Tangenziale Est, siglata a sfregio la notte del 16 ottobre vomitava ancora ieri mattina sui muri del cavalcavia all’altezza della Batteria Nomentana: «L’Olocausto: la più grande menzogna della storia!». Una citazione da Ahmadinejad, «il presidente dell’Iran», si premura di annotare «Militia» che sotto al cavalcavia della Nomentana ha attacchinato prima in un senso. E poi nell’altro, un altro striscione: «Contro l’immigrazione autodifesa nazionale». Non ci sono testimoni, per ora. Ma c’è la sigla. E basta girare l’angolo, addentrarsi un po’ nelle strade dietro alla Batteria Nomentana, per vederla rispuntare sui muri bianchi di una scuola elementare intitolata al Cuore immacolato di Maria. Vernice su marmo: «Noi i soliti fascisti, voi i soliti infami. Militia». «Sono delinquenti e c’è pure da aver paura», dice una signora che più di una volta si è messa a cancellare le scritte spuntate nella notte su quel muro. «Le fanno in continuazione, non c’è verso di cancellarle», spiegano le suore sacramentine di Bergamo che gestiscono la scuola di via Ungarelli, dove, di fronte alla scuola, Forza Nuova aveva in passato la sua sezione locale. E ora anche qui «Militia» lascia le sue tracce. «Militia», un richiamo all’omonimo testo dell’SS Leon Degrelle, cult nazista dell’estrema destra nostrana, che da tempo cerca di marcare in modo più serrato il territorio. D’altra parte non lontano c’è Piazza Vescovio, con il locale di riferimento Excalibur e la sezione di Fn. E da qualche tempo nella vicina Talenti è spuntata una nuova sigla: «Talenti nera», che a settembre ha voluto presenziare con il suo striscione al raduno annuale dei forzanuovisti. Gruppi sparsi. Come quello che all’inizio di ottobre per alcuni giorni ha issato il suo vessillo nero in via Fogazzaro. Un drappo, sopra c’era scritto: «Talenti è fascista». «Sono due giorni che campeggia, piantonato giorno e notte da alcuni giovani, il presidente del municipio Cristiano Bonelli (lo stesso che chiuso le fontanelle ai rom ndr) non abbia fatto nulla», ha dovuto denunciare il Pd Riccardo Corbucci, prima che i vigili intervenissero a rimuoverlo. D’altra parte nello stesso municipio è stata bocciata una mozione che riprendeva le parole pronunciate da Fini contro il fascismo. E poco dopo la cerimonia annuale qualcuno ha portato via la corona d’alloro deposta il 25 aprile dalla precedente amministrazione davanti alla targa di via Maiella che ricorda i martiri della Fosse Ardeatine che venivano da Montesacro e Valmelaina. La nuova amministrazione non ha ancora provveduto a rimetterla. E oggi il Pd locale ha organizzato un presidio insieme ai ragazzi e le ragazze dei licei per protestare. Mentre da tempo c’è in progetto di chiedere all’Associazione nazionale partigiani di aprire una sede in questa zona. Intanto, le nuove scritte apparse sulla via Tangenziale hanno suscitato condanne da ogni parte. «Frasi vergognose che alimentano l'antisemitismo, il razzismo e la xenofobia», ha detto Alemanno, dopo averle fatte togliere: «Ora gli autori vengano assicurati alla giustizia». «Il razzismo esiste e se qualcuno volesse negarlo c’è Militia con i suoi deliri a dimostragli che si sbaglia», ammonisce il presidente della Regione Marrazzo. Mentre Zingaretti, che annuncia per martedì una iniziativa della Provincia contro il razzismo, avverte: «Di fronte a questo ennesimo segnale, la condanna è addirittura ipocrita se tutti non comprendono che il razzismo si sconfigge solo con la coerenza dei comportamenti e una nuova cultura».

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Roma, scritte antisemite il giorno dopo l’anniversario della razzia al ghetto- l’Unità 18 ottobre 2008Li hanno preparati con calma. E poi di notte, la notte del 16 ottobre, tragico inizio della deportazione degli ebrei da Roma. Li hanno incollati alle pareti del cavalcavia che passa sopra la Tangenziale Est di Roma. È il loro modo di contrapporsi alla memoria. Con un gesto agghiacciante. Che all’indomani del 65mo anniversario del rastrellamento del ghetto recita: «Olocausto, la più grande vergogna della storia». Non lo dicono loro. È una citazione: da Ahmadinejad, come riporta puntualmente lo striscione, rimosso ieri mattina dalle forze dell’ordine. Loro, gli autori, si firmano: «Militia». Con una runa disegnata accanto. Simbolo di rituali magici, nel Medioevo, e di azioni neofasciste ai nostri tempi. Come quella annunciata dal secondo striscione, attacchinato nel tunnel: «Contro l’immigrazione autodifesa nazionale». Non una citazione, ma una incitazione all’odio. Firmata sempre: «Militia». La sigla è la stessa che il 25 di settembre aveva vomitato il suo sdegno per l’appello da Auschwitz del presidente del Senato: «Schifani, l’ebreo sarai tu», aveva scritto allora. Festeggiando contemporaneamente l’uccisione di Abdul a Milano e la strage di Castelvolturno: «Milano -1, Castelvolturno -6». Anche in quel caso due striscioni: incollati sulla Tangenziale Est, vicino al Cimitero del Verano. Stessa tecnica, stesso schema d’azione: un colpo alla memoria dell’Olocausto e l’altro all’immigrazione. Allora però qualcuno li vide: «un gruppo di giovani con le teste rasate». E la Procura di Roma ha aperto da allora un fascicolo su quella sigla. «Invito questi giovani ad andare ad Auschwitz, capiranno se l’Olocausto c'è stato o no», replica loro Schifani. Ma il mix anti-semita e anti-immigrazione dilaga, come ha denunciato la Comunità ebraica di Roma consegnando al presidente della Camera Fini durante la commemorazione del 16 ottobre un dossier sui siti xenofobi e negazionisti che diffondo tesi analoghe a quelle di Militia. Rigurgitate poi sui muri e non solo.

A TALENTI mobilitazione di ragazzi e ragazze Pd per ripristinare la corona d’alloro in onore dei martiri delle Fosse Ardeatine, fatta sparire dopo il 25 aprile

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'L' Olocausto è una menzogna' Batteria Nomentana, scritte shock

FEDERICA ANGELI - MARIA ELENA VINCENZI

"L'OLOCAUSTO è la più grande menzogna della storia. Il presidente iraniano Ahmadinejad". La scritta è comparsa la notte scorsa sul ponte della tangenziale est, all'altezza della Batteria Nomentana. Caratteri neri su uno striscione bianco, accompagnata da svastiche. "Militia": così si firmano gli autori della frase. Stessa sigla lasciata su un altro slogan che invita alla "autodifesa nazionale contro l'immigrazione". Scritte antisemite e croci uncinate sui muri della città all'indomani del sessantacinquesimo anniversario del rastrellamento nazista al ghetto di Roma. Gli investigatori dell'antiterrorismo hanno effettuato rilievi fotografici e scientifici per individuare gli autori dell'azione, e hanno attribuito l'iniziativa "a movimenti di estrema destra che già in passato a Roma si erano resi protagonisti di episodi analoghi". Senza ombra di dubbi, come lo stesso sindaco Gianni Alemanno ha rilevato, la paternità degli striscioni è della stessa organizzazione che il 25 settembre, mentre il presidente del Senato Renato Schifani era in visita ad Auschwitz, aveva imbrattato i muri del cimitero del Verano con la scritta: "Schifani l'ebreo sarai te". E ieri, decisa è stata la reazione proprio del presidente del Senato: "invito questi giovani che si firmano Militia ad andare ad Auschwitz - ha detto - capiranno se l'Olocausto c'è stato oppure no: abbiano questo coraggio ". Il primo cittadino, che ha espresso la più ferma condanna e indignazione per le scritte, ha immediatamente attivato l'ufficio del decoro urbano "per togliere questi striscioni spregevoli; Roma deve dire basta a gesti così indegni". E ha aggiunto: "non posso che stigmatizzare queste frasi vergognose, che alimentano l'antisemitismo, il razzismo e la xenofobia". "Il razzismo si sconfigge solo con la coerenza dei comportamenti e con l'efficacia di una nuova cultura" ha dichiarato il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, mentre per il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo "se qualcuno, per assurdo, sostenesse che il razzismo non è mai esistito o che oggi non è un pericolo capitale, c'è Militia con i suoi deliri a dimostragli chiaramente che si sbaglia". E intanto non si placano le polemiche sul saluto romano nell'aula del consiglio del XII Municipio. "E' una menzogna spudorata quella detta su di me", ha detto Paolo Pollak, uno dei due esponenti Pdl che avrebbe fatto il saluto romano. Aggiunge il collega sotto accusa Pietrangelo Massaro: "Sono sconvolto e ferito come uomo; io sono lontano anni luce da ogni idea di razzismo e di antisemitismo. Sono pronto a chiarire con la comunità: entravo in aula per votare e per questo ho sollevato il braccio ". I nove consiglieri del centrosinistra hanno chiesto per la prossima settimana un consiglio straordinario a cui parteciperà la comunità ebraica e hanno scritto una lettera ad Alemanno per invitarlo e per ribadire la loro versione. "Quello che si è verificato in aula non dovrà più accadere - scrivono - Chi era presente e ha visto deve fare i conti con la propria coscienza". Dure critiche nei confronti del presidente del Municipio, Pasquale Calzetta, che aveva parlato di "strumentalizzazione politica per fatti mai accaduti". Ma i consiglieri replicano: "Nega l'evidenza pur non essendo neanche presente in aula. Ora dovrebbe dimettersi".

La Repubblica18-10-08, pagina 5 sezione ROMA

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'Via i rom dal Casilino 900' e sullo striscione spuntano le 'SS'

Alcuni striscioni con l' invito al sindaco di sgomberare il campo rom Casilino 900 sono stati affissi proprio davanti all' entrata dell' insediamento a viale Palmiro Togliatti. «Sindaco le tue promesse sono andate... fumo» era scritto su uno degli striscioni, che non portano alcuna firma. «C' è stata grande agitazione nel campo - ha detto Najo Adzovic, portavoce dei rom - Credevamo di essere sottoposti a un assalto e ci siamo impauriti. Non possiamo continuare a vivere in questo modo. Qui ci sono anziani e bambini». Le due «s» della parola promessa erano scritte come la doppia «s» delle SS naziste. Sul posto sono accorsi rappresentati dell' Anpi, dei centri sociali, dell' università di Roma Tre e dell' associazione Stalker e dei comitati di quartiere che hanno stigmatizzato l' accaduto. Le associazioni erano presenti perché preparavano una festa di solidarietà agli abitanti del campo.

La Repubblica15-10-08, pagina 6 sezione ROMA

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Scritte antisemite contro Marrazzo

RENATA MAMBELLI

è STATA immediatamente cancellata dall' Ufficio Decoro urbano del Comune la scritta antisemita contro il presidente Pietro Marrazzo comparsa ieri mattina sul muro che costeggia il palazzo della Regione, in via Giovanni Genocchi: «Via Marrazzo servo degli ebrei». Moltissimi gli attestati di solidarietà che sono stati espressi a Marrazzo da tutte le forze politiche, dagli assessori della Regione, dal sindaco Alemanno e dal presidente del Senato Renato Schifani. «Credo che nella vita ogni uomo debba decidere da che parte stare», ha commentato il presidente della Regione, «Io sto dalla parte di chi è stato vittima della Shoah, di un popolo che ha cercato la sua terra. Trovo queste scritte», ha aggiunto, «figlie di un clima insulso e inaccettabile». Piena solidarietà a Marrazzo e alla comunità ebraica è stata espressa dal presidente della provincia Nicola Zingaretti: «Forse la cosa più grave», ha detto, «è che qualcuno possa pensare che essere amico degli ebrei sia un insulto. Si tratta di un episodio gravissimo che deve essere condannato con fermezza e che vuole colpire i nostri valori fondamentali, alimentando senza alcun motivo sentimenti di odio e di violenza». «Nella nostra città non deve essere lasciato alcuno spazio ad atti di questo genere, generati dall' ignoranza e dalla stupidità», ha dichiarato il sindaco Alemanno, condannando «la grave provocazione di cui è stato vittima Marrazzo». Le scritte contro il presidente della Regione per il deputato del Pdl e commissario di Roma di FI Gianni Sammarco sono indice di profonda ignoranza e intolleranza e una nuova offesa alla Comunità ebraica «che per l' ennesima volta deve sopportare inaccettabili offese». «Il vile gesto», nota il vicepresidente della Giunta regionale del Lazio Esterino Montino, «arriva proprio all' indomani del ritorno del presidente Marrazzo dalla visita dei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau e alla solidarietà e fratellanza dimostrata insieme alla comunità ebraica di Roma durante la fiaccolata di domenica scorsa in ricordo della deportazione degli ebrei romani nell' ottobre del 1943. è necessario più che mai che le istituzioni e la società civile collaborino e si adoperino per la memoria della storia e per la diffusione della cultura della tolleranza». La più sentita e fraterna solidarietà al Governatore Marrazzo e alla Comunità ebraica è arrivata da Giancarlo Elia Valori, presidente di Sviluppo Lazio e dell' Associazione "Israele 60", che si è augurato che le manifestazioni promosse dalla sua Associazione «Possano aiutare a sconfiggere quella sottocultura che inneggia all' odio a beneficio dell' affermazione dei valori della libertà, del rispetto e della tolleranza». Solidarietà a Piero Marrazzo per le scritte in via Genocchi dal consigliere del Pd alla Pisana Simone Gargano: «Si tratte di scritte inquietanti, figlie di un' ideologia che rigettiamo. Purtroppo notiamo che anche nella nostra regione non mancano episodi di intolleranza e ci auguriamo che tutte le forze politiche cooperino per isolare questi facinorosi».

La Repubblica15-10-08, pagina 6 sezione ROMA

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La Repubblica12-10-08, pagina 2 sezione ROMA

Vandali a scuola, fiamme e scritte nazi

FLAMINIA SAVELLI

«Tor Bella Monaca regna». «Mussolini finché non muoio». E poi svastiche, croci celtiche, scritte razziste, bestemmie sulle lavagne, sui muri e lungo i corridoi della scuola. Di più: i vandali che la scorsa notte sono entrati nell' elementare e media Alessandro Magno di Casal Palocco hanno bruciato cumuli di libri accatastati, rotto armadietti e allagato bagni. E' una struttura scolastica devastata quella del XIII municipio dopo l' incursione di una banda di baby teppisti - i sospettati numero uno sono proprio studenti della statale - che la notte scorsa ha dato fuoco e devastato tutto. Ovunque, l' aria è irrespirabile e i soffitti trasudano anche acqua perché al secondo piano sono stati aperti i rubinetti dei bagni e otturati i lavandini. «Torbella Monaca = n.1», si legge lungo i corridoi, quasi ovunque. Il riferimento al pestaggio del cinese da parte di sei ragazzini del quartiere è inequivocabile. A dare l' allarme al 112 è la custode della scuola, verso le 12.30: «Ho chiamato subito i vigili del fuoco, ma era troppo tardi». Sul posto sono arrivati anche i carabinieri di Ostia. Da una prima ricostruzione degli investigatori si è accertato che i vandali si sarebbero serviti di un piede di porco per forzare una delle entrate posteriori della scuola per poi introdursi indisturbati all' interno. Avrebbero iniziato proprio dall' atrio della scuola dove si legge «Spaccamo tutto». Lì hanno raccolto libri e registri di classe e con un accendino appiccato il primo fuoco, quello più grande e che ha coinvolto anche alcuni oggetti d' arredamento. Successivamente si sarebbero diretti verso le aule. Quattro quelle maggiormente danneggiate, tutte sezioni di prima e seconda media dove i teppisti hanno dato fuoco ai registri di classe, ai calendari e alle cartine geografiche appese. E poi con i gessi hanno lasciato il loro marchio disegnando svastiche e lasciando scritte razziste. «Batteremo ogni strada percorribile per indicare i responsabili di questo gesto gravissimo», ha dichiarato la preside Silvana Gatti, sotto shock. «Dare fuoco a una scuola - ha proseguito - non è solo una bravata e i responsabili non resteranno impuniti. Non si possono tollerare episodi simili e risponderemo con la giusta rigidità». Nel pomeriggio alcuni studenti accompagnati dai genitori sono arrivati all' ingresso della scuola, resa inagibile dagli atti di vandalismo: «Non posso credere che qualcuno dei nostri ragazzi abbia potuto fare una cosa simile - ha affermato Laura Rossi, mamma di una studentessa di terza media - Mia figlia frequenta questo istituto da tre anni e non era mai accaduto nulla del genere». Come lei anche le altre mamme sono incredule. Eppure i responsabili del gesto, a quanto si è appreso da fonti investigative, si cercano proprio tra i giovani che frequentano l' Alessandro Magno. In serata arriva la ferma condanna per questi atti vandalici del sindaco Gianni Alemanno. «Il fatto che ci sia una banda che cerca di devastare un' intera scuola procurando danni ingenti e agendo indisturbata nella notte non può passare inosservata nella nostra città. Ci auguriamo che gli inquirenti facciano piena luce, assicurando alla giustizia i responsabili».

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Tor Bella Monaca, writer razzisti

Scritte razziste firmate con croci celtiche. Sono apparse ieri su muri e cartelloni di Tor Bella Monaca, a pochi giorni del pestaggio di un cinese aggredito senza motivo da sei ragazzi. In mattina, il sindaco Gianni Alemanno è andato in ospedale a far visita all' uomo picchiato, esprimendo le scuse della città. «Il rischio razzismo c' è» ha ammesso. Alessia Filippi, nuotatrice medaglia d' argento alle Olimpiadi di Pechino invita a non criminalizzare il quartiere di Tor Bella Monaca: «La violenza e il teppismo ci sono qui come altrove. Fare più sport potrebbe aiutare i ragazzi». Intanto ieri pomeriggio 20mila immigrati sono sfilati contro il razzismo, tra di loro anche esponenti della comunità cinese. All' Olimpico, invece, dalla curva nord si sono levati "buu" razzisti contro Konan, giocatore di colore del Lecce. I SERVIZI DI ANGELI, MAMBELLI E SERLONI ALLE PAGINE II E III

La Repubblica05-10-08, pagina 1 sezione ROMA

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Tor Bella Monaca, scritte razziste

FEDERICA ANGELI

«Rumeni fuori», «Olacausto romeno», «No rumeni a Giardinetti». In qualche caso le scritte razziste erano firmate con croci celtiche, in altri invece sotto c' era un coltello. Così writer xenofobi hanno imbrattato muri, saracinesche e cartelloni di Tor Bella Monaca, Torre Gaia, Torre Angela e Borghesiana, all' indomani del pestaggio del cinese. Un segnale chiaro per esprimere solidarietà nei confronti dei sei giovanissimi aggressori che giovedì, senza alcun motivo, hanno preso a pugni un orientale, fermo alla fermata del bus. L' odio, attraversando l' VIII municipio, è soprattutto rivolto allo straniero, tanto che quando chiediamo ad un gruppo di ragazzini perché stanno in adorazione sotto la scritta a caratteri cubitali «Bentornato Gianluca», loro rispondono: «Gianluca è un amico nostro, c' ha vent' anni ed è uscito dal carcere l' altra settimana. L' avevano messo dentro perché aveva accoltellato un albanese... se gliene capita un altro di straniero sotto mano, so' c.... amari». Del clima di intolleranza nell' VIII municipio deve essersene reso conto anche il sindaco Alemanno che ieri è andato in ospedale a far visita al cinese picchiato, portandogli le scuse della città per quanto è accaduto e garantendogli una punizione esemplare dei colpevoli. «Il rischio razzismo c' è - ha affermato il primo cittadino - Bisogna tenere alta la guardia, perché c' è molto disagio nelle periferie, grandi difficoltà sociali che possono generare reazioni negative». Anche il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, alla luce degli episodi di violenza contro stranieri, è molto preoccupato. «Bisogna isolare il germe del razzismo - ha detto - non credo che possa essere sconfitto solo con la repressione dei reati, anche se è ovvio che chi commette reati di questo genere vada punito, ma già a quel punto siamo di fronte ad una sconfitta». Martedì si svolgerà, alla procura dei minorenni, l' interrogatorio di Michele F., il 16enne che ha sferrato il pugno all' orientale. Protesta il difensore del ragazzo che giudica «grave» la pubblica confessione fatta. «La pubblica confessione del mio assistito - dice il penalista Gianluca Arrighi - avvenuta al cospetto del sindaco è un episodio che mi ha sorpreso. E mi ha sorpreso anche la gestione di questa vicenda fatta dalla polizia giudiziaria. Quel ragazzo è stato portato dal sindaco senza neppure avvisare il difensore». E mentre si decideranno all' inizio della prossima settimana le date degli interrogatori degli altri 5 responsabili del pestaggio, quattro altri loro amici, nel tardo pomeriggio di venerdì, sono finiti in commissariato. Davanti al centro commerciale "Le Torri", hanno urlato frasi offensive nei confronti di polizia e municipale. Portati negli uffici del dirigente Stefania Strada, i quattro ragazzi sono stati identificati e poi riaccompagnati a casa dai rispettivi genitori. E, sempre ieri, durante la partita Lazio-Lecce, dalla curva nord dello stadio Olimpico si sono levati i "buu" razzisti contro Konan, giocatore di colore del Lecce.

La Repubblica05-10-08, pagina 2 sezione ROMA

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Alemanno: vergognose le scritte contro Anna Frank

(ca. pic.)

«Contro Anna Frank, scritte vergognose», ha detto il sindaco Gianni Alemanno, che, informa una nota del Campidoglio, «ha dato immediato incarico di cancellarle», da quel muro in via Torre Annunziata, V Municipio. «Condanno con forza, anche a nome dell' amministrazione», ancora il primo cittadino, «questi atti scellerati che offendono la memoria di chi ha pagato con la vita una delle più aberranti forme di discriminazione razziale. Il Diario di Anna Frank è una testimonianza tra le più vere e toccanti della tragedia di una giovane donna, simbolo di un popolo che ha sofferto la follia dell' antisemitismo». «In tutte le scuole di Roma», è la proposta del deputato Enrico Gasbarra (Pd), «si dedichi una giornata alla vita, ai racconti della piccola ebrea tedesca Annalies Marie Frank. Uniamoci contro la follia dell' ignoranza».

La Repubblica04-10-08, pagina 7 sezione ROMA

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Scritte nazi su lapidi delle Ardeatine

MARIA ELENA VINCENZI

Scritte nazifasciste sui muri di piazza Ledro. I cittadini si sono trovati davanti agli occhi gli sfregi alle targhe dedicate a Luigi Pierantoni e Raffaele Zicconi, vittime delle Fosse Ardeatine che abitavano lì, nel cuore del quartiere Trieste. Un episodio che accade nel giorno in cui Fini sconfessa Alemanno, prendendo le distanze dal giudizio del sindaco secondo cui «leggi razziali furono il male assoluto, non fu così tutto il fascismo». «Il fascismo fu una dittatura e le leggi razziali un' infamia» ha scandito ieri il presidente della Camera, scatenando le reazioni a catena dei politici capitolini. Da destra a sinistra. «Parole che chiariscono ancora di più chi aveva ragione e chi aveva torto». Mette un punto all' intera questione Nicola Zingaretti. Roberto Morassut, deputato Pd, ha chiesto le dimissioni di Alemanno. «L' isolamento del sindaco è amplissimo - ha detto Morassut - In queste condizioni non può ricoprire una delle più alte cariche istituzionali, né rappresentare il sentimento di una città come Roma, medaglia d' oro alla resistenza. In queste circostanze si rassegnano le dimissioni». Tanto che lo stesso sindaco, dopo qualche ora di silenzio, decide di intervenire. «Le dichiarazioni del presidente Fini - ha chiarito Alemanno - chiudono le polemiche di questi giorni: tutto il gruppo dirigente di An, compreso il sottoscritto, ha elaborato le tesi di Fiuggi e non può non ritrovarsi in questo percorso». «Avvezzo com' è alle retromarce, Alemanno arriva addirittura a prendere le distanze da se stesso. Le dichiarazioni non smentite dal sindaco sul fascismo sono assai distanti dalle apprezzabili parole di Fini», sottolinea Roberto Giachetti (Pd). E l' Anpi, l' associazione dei partigiani è durissima: «Purtroppo, nonostante i tentativi di Fini, esiste sempre quell' anima nera, la stessa che aggredisce i giovani antifascisti e che oltraggia la memoria di morti innocenti. E' veramente squallido» dichiara il segretario provinciale Ernesto Nassi. Dalle file del Pdl, il vicesindaco Cutrufo cerca di stemperare la tensione: «Bisogna giudicare i fatti, non le battute in libertà. Posso testimoniare la reale convinzione di Alemanno di tenere alta l' attenzione alla memoria condivisa». E per sancire la tregua, l' assessore alle Politiche Sociali, Sveva Belviso si augura che «Veltroni torni sulle sue dimissioni dal Museo della Shoah». Se ad Alemanno arrivano le critiche della sinistra, Fini non viene risparmiato da La Destra. «Il presidente della Camera - ha detto Storace - irresponsabilmente rinfocola odi e mette nel mirino dell' estrema sinistra chi non si rassegna a subire la verità di chi per decenni ha negato persino la tragedia delle Foibe».

La Repubblica14-09-08, pagina 7 sezione ROMA

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Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 21) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

L’aggressione avvenuta a settembre ai danni di una coppia gay bolognese, è soltanto l'ultima di una serie, che sembra purtroppo inarrestabile, di violenti episodi ai danni della comunità omosessuale. La coppia è stata aggredita in via dei Fori Imperiali, con lancio di bottiglie, sputi e insulti, e si è sentita apostrofare: "Ora l'aria è cambiata, andatevene via dall'Italia".

Nel luglio scorso è toccato a una cameriera del "Coming out" noto bar gay di Roma, presa a calci e insulti da un gruppo di ragazzi, all'uscita dal lavoro. A febbraio il locale ha subito un tentativo di incendio, poco dopo un tassista si è rifiutato di far salire due ragazzi "perché sul mio taxi non voglio froci", mentre ad aprile un gruppo di giovani neofascista ha assaltato il circolo "Mario Mieli". A maggio il conduttore di Radio Deegay Christian Floris, è stato aggredito sotto casa e gli aggressori gli hanno intimato di

"smetterla con questa radio di froci". Poi le molestie cono continuate, scritte sotto casa, paura di andare in giro da solo, ostilità del quartiere anziché solidarietà. Anche il Gay pride di giugno è stato oggetto di un tentativo neonazista di incursione. Infine, ad agosto, nella gay street, di fronte a una gelateria frequentata prevalentemente da persone omosessuali è apparsa la scritta: "Gay ai forni".

Roma è solo lo specchio di un'intolleranza che sembra crescere in tutto il Paese. Le violenze contro persone gay, lesbiche e transessuali sono da sempre una costante, ma negli ultimi tempi hanno assunto una maggiore frequenza, e, quindi, pericolosità. Ma, Roma è anche la città dove c'è il maggior numero di omicidi di omosessuali.

OMOFOBIA

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La Repubblica20-11-08, pagina 9 sezione ROMA

Affitto negato a un gay Marrazzo: 'è indegno'

(federica angeli)

«Semplicemente indegno di un paese civile che nel 21esimo secolo siano ancora la discriminazione sessuale e i peggiori pregiudizi figli dell' ignoranza a determinare la scelta di affittare o meno una casa. E' davvero espressione di una società in sofferenza». A dichiararlo è il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo a seguito dell' inchiesta dell' emittente televisiva Retesole, che ha registrato le difficoltà per un omosessuale di ottenere una casa in affitto. «L' Italia deve fare ancora molta strada per conquistare un livello culturale e sociale paragonabile a quello dei paesi più evoluti - prosegue Marrazzo - E purtroppo le volgarità e gli atteggiamenti rozzi e intolleranti con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente sono un grave ostacolo a questo processo di civiltà». Indignato per i risultati dell' inchiesta anche il sindaco Alemanno che dice: «Purtroppo la realtà che emerge dal servizio di Retesole è estremamente triste perché dimostra quanto ancora forti siano i pregiudizi. Un privato, al momento di affittare la propria abitazione, può esercitare un legittimo diritto di scelta i cui parametri, però, non possono essere quelli della sessualità di una persona ma quelli della sua affidabilità e serietà. L' amministrazione comunale è impegnata a rimuovere gli ostacoli culturali che determinano qualsiasi forma di discriminazione. Su argomenti del genere non è possibile agire per via normativa ma solo sulle leve culturali: su questo aspetto, il nostro impegno sarà costante». «Che a una persona gay venga rifiutato l' affitto di un appartamento - afferma Nicola Zingaretti, presidente della Provincia - rappresenta un atto gravissimo su cui è necessaria la massima attenzione. Roma è da sempre una città che vede nel rispetto del prossimo un elemento caratteristico della sua identità. Bisogna essere molto chiari nel ribadire che le diversità non rappresentano un problema, ma una risorsa per tutta la comunità». Conclude Zingaretti: «Come rappresentanti delle istituzioni dico che dobbiamo impegnarci a promuovere una vasta azione culturale contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione». Il servizio andrà in onda stasera alle 20.35 all' interno della trasmissione "L' Altra Inchiesta", ed è disponibile sul web all' indirizzo www. retesole. it/laltrainchiesta. htm.

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-09-16 num: - pag: 1categoria: REDAZIONALE

Sicurezza Oggi vertice tra sindaco e prefetto Graffiti neonazisti sui muri di Gay Street

Ancora un attacco alla «Gay street» davanti al Colosseo. Ieri sono state scoperte due scritte inquietanti: «Gay nei forni» e «Via tutti i gay da San Giovanni». Quest'ultima accompagnata da una svastica. Sono in corso indagini per risalire agli autori delle scritte. Intanto oggi in tema di sicurezza il sindaco Gianni Alemanno incontrerà il prefetto Carlo Mosca.

A PAGINA 5 Rinaldo FrignaniSicurezza Ancora un atto di grave intolleranza in via San Giovanni in Laterano, nei pressi del «Coming out» Scritte naziste: «Gay nei forni» Vigilanza e controlli da potenziare, oggi vertice Alemanno-Mosca L'Arcigay: «Queste continue manifestazioni di odio e di intolleranza ci preoccupano molto» Le hanno scoperte ieri mattina. Due scritte di stampo nazista. Un pugno nello stomaco, un altro dopo quelli dei giorni scorsi, per la comunità omosessuale che frequenta la «Gay street» fra San Giovanni e il Colosseo. «Gay nei forni» e «Via i froci da San Giovanni », quest'ultima accompagnata da una svastica e da un pesante insulto, tracciate sulle lastre di marmo di due panchine.«Queste continue manifestazioni di odio e di intolleranza - spiega Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma ci preoccupano molto. Altre scritte sono comparse lungo tutta la Gay street e più volte dopo episodi di violenza, come l'incendio al locale "Coming Out", e le aggressioni a una ragazza lesbica che tornava a casa e, poche notti fa, a Federico e Christian che si baciavano ai Fori Imperiali». L'Arcigay ha subito chiesto «un intervento urgente del-l'Ufficio per il Decoro urbano per cancellare le offese». E l'operazione di pulitura è stata disposta immediatamente. Per l'assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso, «si tratta di un gesto vile e vergognoso che va condannato con assoluta fermezza», mentre per l'assessore provinciale alle Politiche culturali, Cecilia D'Elia, bisogna «aggredire le cause di queste azioni intollerabili».«Omofobia sta diventando un problema di sicurezza», sottolinea invece l'assessore regionale alla Cultura, Giulia Rodano, che chiede di «intensificare le attività di controllo e di vigilanza». Intanto sono scattate le indagini delle forze dell'ordine per identificare i responsabili delle scritte di stampo nazista. Anche in questo caso, come è già accaduto per l'aggressione a una coppia gay ai Fori Imperiali, si analizzano i filmati delle telecamere installate sulla Gay street nella speranza che possano aver ripreso qualcosa.E oggi, sempre in materia di sicurezza, il sindaco Gianni Alemanno incontrerà il prefetto Carlo Mosca. Fra gli argomenti trattati ci saranno anche gli ultimi episodi di violenza avvenuti sabato notte.«Verificheremo la tenuta del controllo del territorio delle forze dell'ordine», fanno sapere dal Campidoglio, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del sindaco sulla dislocazione delle pattuglie in alcuni quartieri. Sindaco e prefetto discuteranno inoltre dei risultati del Patto di sicurezza per Roma, di contrasto alla prostituzione e anche della questione nomadi.Primo cittadino Il sindaco Gianni Alemanno Ordine pubblico Il prefetto Carlo Mosca Rinaldo Frignani

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Gay Street, ancora intolleranza Nuove scritte con insulti e svastiche

«Gay nei forni» e «Via i froci da San Giovanni», sono le scritte omofobe con in calce una svastica che sono comparse, su una panchina, all' ingresso della gelateria della Gay Street in via di San Giovanni in Laterano. Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, sollecita «un intervento urgente da parte dell' ufficio per il decoro urbano per cancellare le offese». Episodi analoghi si erano già verificati in precedenza. «Scritte omofobe - ha detto Marrazzo - sono presenti lungo tutto il tratto della Gay Street di via di San Giovanni in Laterano. Più volte sono comparse dopo episodi di violenza e discriminazione come l' incendio del Coming Out, l' aggressione di una ragazza lesbica, o l' aggressione di Federico e Cristian, qualche giorno fa». Dura condanna dell' episodio da parte degli assessori D' Elia e Belviso e degli esponenti del Pd Foschi e Nanni.

La Repubblica16-09-08, pagina 7 sezione ROMA

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'Roma città della violenza anti-gay'

RORY CAPPELLI

«Ma cosa ci si aspettava? Quando si afferma che il fascismo non fu il male assoluto o che il Gay Pride è solo esibizionismo e non affermazione di diritti, si mandano dei messaggi. Che da alcuni possono essere anche intesi come la legittimazione a lanciare insulti e a usare mani». Lo dice Rossana Praitano, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, all' indomani dell' aggressione ai due ragazzi gay ai Fori Imperiali, ennesimo episodio di intolleranza dopo il pestaggio del 19 luglio a una ragazza lesbica, le scritte omofobe sui muri ("Gay ai forni") e la devastazione del 18 aprile proprio del circolo Mieli. «Parliamoci chiaro: se ancora non c' è una legislazione che tuteli contro il reato di omofobia. Se il ministro Garfagna, in occasione del Pride, dice che non capisce il motivo della manifestazione, che ognuno si viva la sessualità nel privato e non rompa. Se si dice che le famiglie gay non sono famiglie e che perciò non possono avere diritti. E se, da un altro punto di vista, si schedano i rom, si manda l' esercito per la strada, si parla di tolleranza zero verso tutto e tutti, si arriva a riproporre il maestro unico, con conseguenze che vedremo tra anni ma che saranno devastanti, se infine si afferma con leggerezza che il fascismo non è stato un male assoluto» argomenta ancora la Praitano, «cosa succede? Succede che in molti interpretano questi messaggi come un incitamento ad attaccare il diverso, quale che sia. Tutto questo è ossigeno per l' intolleranza. La soluzione» conclude «sarebbe eradicare e isolare la cultura dell' odio e della violenza e promuovere quella del rispetto, della diversità, del dialogo, dell' apertura e dell' accoglienza». Il circolo, poi, in serata, esce con un comunicato che titola «Roma capitale della violenza omofoba». Secondo Alessandro Cecchi Paone il problema sta, almeno in parte, nel fatto che la Roma non ha un quartiere gay: «è l' unica metropoli del mondo libero a non averlo. Se ci fosse vorrebbe dire sicurezza per i gay e nessun problema per gli etero omofobi che di fronte a effusioni omosessuali vanno via di testa. D' altra parte la classe dirigente italiana» continua Cecchi Paone «è formata prevalentemente da gente che è stata educata dal fascismo e dagli oratori: così comunica un' idea della sessualità sbagliata, frutto di gravi confusioni. Anche Alemanno, anagraficamente più giovane, ha affermato di essere figlio della cultura fascista e della cultura cattolica, nella migliore delle ipotesi, più tradizionalista». Imma Battaglia, tra gli organizzatori del Gay Village, parla invece di «contraddizioni. Se è vero che c' è stata un' aggressione sono completamente solidale. Ma mi domando: possibile che ci siano sempre problemi intorno alla Gay Street (via San Giovanni in Laterano, dove si trova il bar gay "Coming out", ndr)? Il Gay Village è ancora in pieno svolgimento, vi partecipano migliaia di persone ogni sera. Se ci fossero tutti questi fascitelli omofobi e razzisti che vogliono darsi alla caccia, allora perché non vengono da noi dove farebbero caccia grossa?». Intanto sono al vaglio dei carabinieri - che hanno avviato le indagini anche senza una denuncia formale da parte della coppia - le immagini riprese dalle telecamere installate in via dei Fori Imperiali che dovrebbero aver registrato quanto avvenuto lunedì sera a Cristian e Federico.

La Repubblica11-09-08, pagina 7 sezione ROMA

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'I sassi e le urla: quest' Italia non vuole i gay'

MASSIMO LUGLI

«Urlavano: non avete capito niente, per quelli come voi in questo Paese non c' è più posto. Ve ne dovete andare. Poi gli sputi, le pietre, le bottiglie scagliate dall' altro. Ma non abbiamo avuto paura, a far male è il senso di rifiuto, il disprezzo per chi è diverso da loro, la sensazione che purtroppo il clima sta veramente cambiando... . Qualche anno fa il mio compagno, a Bologna, andava in giro col suo ragazzo tenendosi mano nella mano e la gente li fermava per dire: bravi, fate bene, non dovete nascondervi. Oggi nella mia città capita di sentirsi gridare: brutti froci. E a Roma purtroppo è peggio». C' è più amarezza che tensione nella voce di Cristian, 29 anni, uno dei ragazzi aggrediti la notte di lunedì in via dei Fori Imperiali, l' ennesimo episodio di violenza omofoba nella capitale dopo il pestaggio di una ragazza che lavora al "Coming Out", a luglio e dell' aggressione al Dj Cristian Flors, a maggio. Una vicenda su cui stanno ora indagando i carabinieri della compagnia di piazza Dante anche se le possibilità di rintracciare gli assalitori (almeno una decina, tutti giovanissimi) sembrano estremamente remote. Bolognese, Cristian lavora come assistente per persone disabili e ha vissuto a Roma per molti anni. «Il mio compagno lavora a Terni - continua il ventinovenne che, come si dice, ha fatto "outing" e non ha alcun problema in famiglia o con gli amici per il suo orientamento sessuale - ero andato a trovarlo e abbiamo deciso di passare assieme una serata a Roma, città a cui sono ancora legatissimo. Una serata romantica, almeno nelle nostre intenzioni, invece si è tramutata in qualcosa di molto diverso». Com' è andata? «Siamo andati prima a bere qualcosa al "Coming out" di via San Giovanni in Laterano e poi siamo usciti, verso l' una di notte, per andare a fare una passeggiata al Colosseo. Passeggiavamo per via dei Fori Imperiali tenendoci per mano, camminavamo abbracciati, niente di più. Nessun atteggiamento che potesse offendere, tanto per intenderci». E poi? «All' improvviso abbiamo sentito urlare: "froci di m..." "Non avete capito che ve ne dovete andare?" "In questo Paese non c' è più posto per quelli come voi". Era un gruppo di ragazzi molto giovani, alcuni non dovevano avere più di 15 anni e stavano su quella terrazza dove ci sono i tabelloni che ricostruiscono la storia dei Fori. Hanno proseguito: "Chi di voi è la femmina?" e altri insulti osceni. Poi hanno cominciato a volare sputi, qualche bottiglia e i sassi. Fortunatamente non ci hanno colpiti». Teste rasate? Abbigliamento da skinheads? «Non ci abbiamo fatto caso. Ma lì per lì non ho pensato a una matrice politica. Dalla rabbia ho raccolto una bottiglia e gliel' ho scagliata ma Federico mi ha trascinato via dicendo: lascia stare, non ne vale la pena. Siamo tornati al "Coming out" che stava per chiudere e abbiamo parlato coi titolari. Poco dopo è arrivato Fabrizio Marrazzo, presidente dell' Arcigay di Roma che ci ha convinti a chiamare i carabinieri. I militari sono stati gentilissimi, molto professionali e sono subito andati sul posto ma ormai quelli se n' erano andati». La sua reazione emotiva? «Sono addolorato, scoraggiato. Purtroppo è vero: in questo paese le cose stanno veramente cambiando e non certo in meglio».

La Repubblica10-09-08, pagina 3 sezione ROMA

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Scritte nazi 'Gay ai forni'

LAURA MARI

Ancora un attacco contro la comunità omossessuale di Roma. Ieri i proprietari di una gelateria della Gay Street, in via san Giovanni in Laterano, hanno trovato le panchine del loro locale imbrattate con le scritte «via i froci dal quartiere» e «gay nei forni subito». Frasi firmate con le croci celtiche e che il presidente dell' Arcigay Fabrizio Marrazzo giudica come «la naturale conseguenza del clima d' odio e di discriminazione provocato dalla decisione di non pedonalizzare la strada». Quello avvenuto nella notte tra sabato e domenica, è l' ultimo di una lunga serie di atti violenti, discriminatori e intimidatori contro la comunità gay di Roma. Meno di un mese fa, ad esempio, è stata aggredita una cameriera lesbica del "Coming Out", lo storico locale gay della città, che proprio all' inizio dell' anno fu dato alle fiamme. "Il sindaco Alemanno non fa altro che parlare di sicurezza e militarizzazione della città, eppure nessuno interviene per evitare che nel 2008 ci siano ancora gruppetti nazifascisti che scrivono frasi offensive contro gli omosessuali" ha precisato il titolare della gelateria "IcreCreamBears", al civico 120 di via San Giovanni in Laterano, contro cui sono state tracciate le scritte razziste. A scoprire gli insulti, i residenti del palazzo, che hanno fotografato le scritte "gay nei forni subito" e "via i froci dal quartiere" e hanno immediatamente avvertito i titolari della gelateria, una coppia gay che circa un anno fa ha deciso di aprire il locale frequentato dalla comunità gay, lesbica e trans di Roma. "Sono scritte inequivocabili, addirittura firmate con la croce celtica- sottolinea Fabrizio Marrazzo, presidente dell' Arcigay capitolina- insulti che nascono anche da un clima discriminatorio fomentato dalla decisione dell' amministrazione comunale e municipale di non concedere la pedonalizzazione della Gay Street, incentivando così quel clima di omofobia che continua invece a crescere in maniera sempre più preoccupante".

La Repubblica19-08-08, pagina 1 sezione ROMA

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Architetto ucciso in casa la pista del delitto gay

MARCO MOSCA MARIA ELENA VINCENZI

Il corpo sul pavimento del salotto in una pozza di sangue. è stato prima picchiato, strangolato e poi colpito con un oggetto alla testa un architetto italiano di 59 anni, da poco dedito anche all' editoria, residente al civico 12 di via Agostino Valiero, quartiere Aurelio. E gli investigatori seguono la pista dell' omicidio gay: la vittima era omosessuale. A chiamare il 113 è stata la donna delle pulizie che, arrivata al lavoro, ha trovato il corpo dell' uomo riverso a terra. Poche parole, un filo di voce e tanta paura. «C' è stato un furto». E forse qualche altra cosa che ha spinto la centrale della polizia a mandare anche un' ambulanza. Ma nulla faceva pensare allo scenario che i poliziotti delle volanti e i medici del 118 si sono trovati davanti. è bastato entrare nell' appartamento per capire che la richiesta di aiuto non era poi così "ordinaria". Il cadavere stava lì, davanti ai loro occhi e intorno solo sangue. Steso sul pavimento, ancora vestito e con evidentissimi segni al collo e una profonda ferita all' altezza dell' occhio destro. Ora toccherà al medico legale chiarire le cause del decesso, i soccorsi del 118 che non hanno potuto fare altro che accertare il decesso. Tanto che ieri sera, intorno alle 20, l' ambulanza se ne è andata esattamente come era arrivata: vuota. Gli stessi agenti della squadra volante non hanno potuto toccare nulla per non contaminare la scena del delitto. Poco dopo, sul posto sono arrivati il magistrato, la polizia scientifica e la squadra mobile e, intorno alle 20.30, anche il vice dirigente Giovanna Petrocca che, uscendo, con le indagini ancora in corso, si è limitata a confermare che «il corpo era ancora vestito e che la porta era chiusa e non era stata forzata». Una tragedia sulla quale in queste ore la mobile sta cercando di fare chiarezza: gli agenti hanno lavorato fino a notte fonda per cercare di acquisire prove e testimonianze. Una strada che porti a un movente. L' uomo infatti portava sul corpo i segni di una violenza: pare che, prima di ucciderlo, l' aggressore, sempre ammesso che fosse solo uno, lo abbia anche legato e picchiato. Tuttavia resta ancora il giallo. è difficile capire che cosa sia potuto succedere in questo grande palazzo poco distante da viale Gregorio VII. Un quartiere tranquillo e ancora deserto: anche ieri sera in zona non passava nessuno. Molti dei vicini di casa sono ancora in ferie. E mentre gli agenti della mobile sono ancora impegnati nelle indagini, i primi accertamenti sembrano far propendere gli investigatori per un omicidio in ambienti gay. Ma è ancora presto per dire che cosa sia andato storto nell' appartamento di via Valiero, che cosa abbia potuto condurre a una tale violenza. (ha collaborato tiziana guerrisi)

La Repubblica19-08-08, pagina 11 sezione ROMA

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Calci in «gay street» Aggredita una lesbicaROMA - Bersagliata all' ultimo Gay Pride - che satireggiava sul suo «periodo-showgirl» con relative foto osé - la ministra delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, è la prima a intervenire, ferma nella condanna e inequivocabile nella sostanza: «Odioso episodio di razzismo. Il proprio orientamento sessuale non può in alcun modo essere bersaglio di violenze e discriminazioni». Una manciata di minuti dopo, ecco anche il sindaco di centrodestra Gianni Alemanno: «Una ferma condanna contro ogni violenza ai danni della comunità gay e lesbica». Solidarietà per R.D.U. che, aggredita sabato notte ha reso pubblica ieri la sua vicenda. Materialmente eseguito in via Appia, l' agguato nasce però nella gay street romana. La ragazza lavora infatti nello storico pub-pizzeria «Coming out» (che tentarono di incendiare nel febbraio scorso), lungo la via di locali e meeting gay-lesbo nei pressi del Colosseo. Strada assai più breve - poche decine di metri - delle polemiche che la accompagnano, specie ora con la proposta di pedonalizzarla. A tale proposito, sorpresa: il centrodestra sarebbe neutrale se non favorevole. «Gay street? non lo escludo» ha appena detto l' assessore An alla cultura Umberto Croppi, mentre il presidente del municipio Orlando Corsetti(centrosinistra) è decisamente contrario. Sabato notte l' aggressore ha subito issato la bandiera omofoba e intollerante, racconta la ragazza: «Ero scesa dal bus e ho avuto la sensazione che qualcuno mi seguisse. Poi ho sentito gridare: "gay di m...a!"». Afferrata al collo, stretta alle spalle e immobilizzata la ragazza è stata pestata (varie contusioni secondo il referto del San Giovanni), scambiata forse per un omosessuale. «Sono una donna, fermati!» dice di aver gridato. L' aggressore se n' è andato lasciandola sul marciapiede. «Ennesimo violento attacco alle persone lesbiche e gay - secondo Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma -. Tutta la nostra solidarietà».

Sacchettoni Ilaria

Omofobia Condanna di Carfagna e Alemanno

Pagina 020/021(24 luglio 2008) - Corriere della Sera

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«Via dall' Italia», pietre sui gay a RomaCoppia aggredita da dieci bulli mentre passeggiava davanti al ColosseoI due giovani si sono rifugiati al «Coming out», locale simbolo dei gay romani. Poi l' intervento dei carabinieriROMA - Paura e rabbia. Insulti odiosi, sputi. Bottiglie e sassi lanciati contro due ragazzi gay che passeggiavano mano nella mano davanti al Colosseo. «Fate schifo, froci via dall' Italia». Grida nella notte dalla terrazza che si affaccia su via dei Fori Imperiali, il «muretto» di una comitiva di ragazzi in attesa di fare qualcosa per dare un senso alla serata. Il senso sbagliato. «Erano una decina - racconta Christian, bolognese, educatore e assistente di persone disabili - estremisti? No, coatti di borgata. Solo bulletti. Era da poco passata l' una. Con Federico volevamo fare una passeggiata prima di tornare in albergo. Camminavamo stretti stretti, ci siamo baciati, come fanno tutti gli innamorati. All' improvviso dall' alto qualcuno ci ha urlato "a' froci de' merda!". E poi giù sputi, insulti, parolacce. Una bottiglia ci ha sfiorato, poi hanno cominciato a tirare i sassi...». Un incubo lunedì notte per due ragazzi di 28 anni, compagni da uno e mezzo. «Ma una cosa del genere non ci era mai successa, nemmeno a Bologna dove per gli omosessuali non c' è più il clima positivo di un tempo - dice ancora Christian -. Due o tre sembravano i più cattivi. Ci urlavano "non avete capito che in questo paese non vi vogliamo?". Non abbiamo risposto, ma non mollavano. "Ahò, chi è il maschio? E chi è la femmina?". Federico era impaurito. Ma a me è salita una rabbia che ha vinto il timore di essere picchiati: ho afferrato la bottiglia e l' ho tirata contro la terrazza...». I due giovani si sono poi rifugiati al «Coming Out», il locale-simbolo dei gay romani, incendiato due volte in pochi mesi. Da lì hanno chiamato i carabinieri. I teppisti però erano già fuggiti. «Chiediamo al ministro dell' Interno di garantire la sicurezza e l' incolumità dei cittadini omosessuali», dice Aurelio Mancuso, presidente dell' Arcigay, mentre il sindaco Gianni Alemanno, cha ha espresso solidarietà ai ragazzi aggrediti, si augura che «i responsabili siano consegnati alla giustizia in tempi brevi». L' assessore capitolino alle Politiche culturali, Umberto Croppi, conferma invece «l' impegno comune per rimuovere ogni forma di discriminazione». «Ma in Italia serve una cultura del rispetto dei diritti delle persone», sottolinea Vittoria Franco (Pd), ministro-ombra delle Pari opportunità. * * * Le altre «gay street» nel mondo Sydney La città australiana ospita una consistente comunità gay in Oxford Street, dove sono concentrati numerosi locali e ristoranti alla moda *** San Francisco Castro è un quartiere conosciuto per essere il cuore della comunità gay di una tra le città con la più alta concentrazione di gay al mondo *** Madrid Dagli anni ' 80 il quartiere Chueca è tra i più vivaci di Madrid: qui è nata la Movida. È il luogo dello shopping alternativo, di librerie, locali notturni, artisti e designer *** Londra Oggi la scena gay principale londinese si è spostata nel quartiere di Vauxall, con i locali più trendy e cool, Crash, Dtpm, Action, The Hoist *** Milano Via Sammartini, vicino alla Stazione centrale, è stata tra le prime gaystreet italiane: ci sono ancora locali, ristoranti, discoteche che animano le notti milanesi 10 *** I giovani che hanno aggredito la coppia di omosessuali vicino al Colosseo * * * I casi nella capitale Aggressioni e insulti Nella Capitale Maggio 2007 Uno studente universitario di 22 anni viene picchiato all' uscita di una discoteca gay a Roma, da quattro coetanei. Non sporge denuncia perché i genitori non sanno che è omosessuale Luglio 2007 Due ragazzi vengono fermati vicino al Colosseo e denunciati per atti osceni. Si stavano baciando Febbraio 2008 Scoppia un incendio doloso in un locale gay in via san Giovanni in Laterano Aprile 2008 Un gruppo di giovani fa irruzione in un circolo culturale omosessuale Mario Mieli, buttando per aria tavoli e sedie e urlando insulti Maggio 2008 Il conduttore di Deegay tv Christian Floris viene aggredito mentre torna a casa. Gli urlano: «Così la smetti di essere gay» Luglio 2008 Una studentessa lesbica viene presa a pugni e calci mentre torna a casa

Frignani Rinaldo

Pagina 018/019(10 settembre 2008) - Corriere della Sera

L' aggressione «Sputi e insulti contro di noi quando ci siamo baciati». Alemanno: punire subito i responsabili

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Pagina 19(10 settembre 2008) - Corriere della Sera

Il ministro «Non c' è il ritorno ad un clima pesante»

«Città intollerante? Chi lo dice offende il sindaco e i romani»La Meloni: gesti da combattere assiemeROMA - Il problema sicurezza per i gay romani? «Non esiste». Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, è romana della Garbatella: una vita dentro An, cominciata in una zona che certo di destra non è; piccolina, linguaggio diretto, tosta. A ventinove anni è stata la più giovane vicepresidente della Camera della storia della Repubblica, e a trentuno è ministro. Ministro, parliamo di gay. In passato ci sono state delle polemiche e, dica la verità, le associazioni omosessuali non stravedono per lei. «Mi è stato detto che sono omofoba perché ero contraria ai Dico. Però, ecco, una cosa sono le posizioni politiche, le leggi che uno stato fa, e un' altra la tolleranza verso chi comunque merita pieno rispetto. A me però sembra che i rappresentanti degli omosessuali accusino di questa omofobia chiunque esprima posizioni diverse dall' Arcigay, e questo è sbagliato perché non distingue il tema della tolleranza dal tema della libertà di ciascuno di esprimere posizioni politiche». Veniamo a quanto accaduto a Roma: alcuni del Pd chiedono ad Alemanno «sicurezza anche per i gay». «Non si può dire che i gay a Roma siano in pericolo: questa è una città che per tutta l' estate ha ospitato manifestazioni gay, che ha una strada a loro dedicata. È una città tranquilla verso gli omosessuali. Dipingere Roma come insicura per i gay mi sembra una forzatura. Per una città che, inoltre, ha ampiamente ospitato varie e variegate forme, anche molto visibili, di presenza degli omosessuali in città e nelle quali non mi pare che ci siano stati episodi di violenza, o raid. Voler dire che Roma sia intollerante mi sembra ingiusto verso Alemanno e anche verso i romani». Però vede, ministro, il fatto che a Roma, in pieno centro, due ragazzi vengano aggrediti perché si tengono per mano o si baciano... «Il mondo purtroppo è pieno di persone che fanno cose senza senso. A Roma, come in ogni grande metropoli, chiunque può essere vittima di episodi di violenza: che sia omosessuale, che sia per il colore della pelle, che sia perché è una donna indifesa, che siano ragazzini, o rom; e queste forme di violenza, così tutte le violenze, vanno combattute e condannate». Ma quindi di ciò che accade a Roma non è responsabile il sindaco? «Ma perché se picchiano un gay la polizia a Roma non interviene? Non capisco. Io credo nelle responsabilità di chi amministra se ci sono degrado, abbandono, quartieri lasciati senza niente. Ma non è questo il caso. E mai, mai, c' è stata disponibilità da parte di Alemanno verso la violenza o la discriminazione di qualunque tipo». Non crede, ministro, che a Roma stia tornando un clima pesante, politicamente? «Non mi pare proprio ci sia un ritorno ad un clima pesante: invece mi sembra che, come accade ovunque, esistono degli episodi terribili. Si eviti di trasformarli in elementi di contrapposizione politica, e di strumentalizzarli. Determinati episodi si devono combattere tutti assieme».

Capponi Alessandro

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Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 3Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 5Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 9Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 111) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.

2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non

costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Da gennaio, nelle carceri del Lazio, ci sono stati 17 decessi. Un triste record, che ha fatto scattare l’allarme per le strutture penitenziarie della regione colpite, come ha denunciato il Garante dei detenuti Angiolo Marroni, da sovraffollamento. Nel mese di novembre sono stati rilevati 5433 detenuti, quando la capienza sarebbe di 4449 detenuti. I decessi nelle carceri del Lazio sono stati 11 un anno fa e 10 nel 2006. L’ultimo caso è stato a Viterbo: un ragazzo di 35 anni è stato rinvenuto morto in circostanze misteriose nella sua cella. Il precedente, invece, è stato nel carcere romano di Regina Coeli: un ragazzo algerino di vent’anni, che era dedito all’uso di sostanze stupefacenti, è stato ritrovato privo di vita nella sua cella, dopo solo 12 ore dal suo arrivo. Ma il caso che ha lasciato più perplessi è la morte di un detenuto del carcere di Velletri.

CARCERI

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L’Associazione Antigone ha denunciato l'abuso da parte delle forze di polizia che, nell'arrestare l'uomo, lo avrebbero picchiato e malmenato. Accuse pesanti che troverebbero conferma nell'indagine disposta dal Garante per i diritti dei detenuti Angiolo Marroni. "Il paziente è giunto dal carcere con lesioni riferibili a colluttazioni", hanno detto i medici dell’ospedale, dove Stefano Brunetti, tossicodipendente di 43 anni, è morto. Dei 17 decessi nelle carceri del Lazio, sei i suicidi (compreso un agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, sette quelli da accertare o non accertati. Sono avvenuti cinque a Regina Coeli, cinque a Rebibbia, quattro a Viterbo, e il resto a Velletri e a Frosinone.

Quanto agli ultimi dati sulla popolazione carceraria la situazione più allarmante, per il sovraffollamento nell’ultimo mese, si registra a Rebibbia Nuovo Complesso (1475 sono i detenuti presenti, a fronte di una capienza regolamentare di 1194 detenuti), Viterbo (i detenuti sono 606, quando la capienza regolamentare ne prevede 433), a Velletri (ci sono 363 detenuti, quando la capienza regolamentare ne conterrebbe 197). Anche a Frosinone e a Latina il numero di detenuti presenti è superiore alla capienza regolamentare: 455 su 322, e 176 su 86. meno grave la situazione a Regina Coeli, dove i detenuti sono 951, e la presenza prevista è di 907.

A peggiorare il quadro, sul piano della tutela dei diritti dei detenuti, è il venir meno della figura del garante dei detenuti del Comune di Roma. Dopo le dimissioni di Gianfranco Spadaccia, all’indomani dell’elezione del sindaco Gianni Alemanno, il Comune non ha ancora provveduto a nominare un garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà personale. Una città come Roma non ha bisogno di una figura di supporto e assistenza delle persone private della libertà personale? E’ sufficiente l’Ufficio del garante regionale dei detenuti? Queste domande sono state rivolte direttamente al sindaco Gianni Alemanno in una lettera. E una lettera è stata anche inviata al Sindaco, dal coordinamento italiano dei garanti locali, i quali chiedono che venga colmata “una lacuna ancora più gravosa considerato che le persone oggetto della sua attività sono quelle recluse presso le carceri della Capitale del Paese”.Nel 2003 Roma è stata la prima città italiana a istituire la figura del garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà personale, aprendo la strada a molte altre esperienze in tutta Italia e a sollevare la questione della tutela dei diritti dei detenuti a livello nazionale. Il garante comunale svolge una funzione di mediazione tra le richieste dei detenuti e le autorità per contribuire a risolvere le problematiche di chi è privato della libertà personale. Dalle richieste di trasferimento in altra struttura penitenziaria, al riconoscimento del figlio da parte del genitore in carcere. Spadaccia, inoltre, a termine del suo incarico, qualche settimana prima delle dimissioni, aveva inviato al Consiglio comunale una relazione dettagliata sullo stato delle carceri romane, un rapporto minuzioso della situazione carceraria capitolina, della capacità rieducativa del carcere, della trasformazione multietnica e delle condizioni socio sanitarie. Nonostante questo, non c’è mai stata risposta alla sua lettera di dimissioni, e dalla fine di giugno Roma è sprovvista di garante dei detenuti.

Detenuti Da gennaio 17 decessi nelle carceri. L'allarme del garante Muore in cella, «ormai è strage»

Strage nelle carceri del Lazio. Ieri è morto, in circostanze misteriose, un altro detenuto. È il diciassettesimo morto in carcere dall'inizio dell'anno. Un triste record, che fa scattare un allarme per le strutture penitenziarie della regione colpite, come ha denunciato il Garante dei detenuti Angiolo Marroni, da sovraffollamento e da un inevitabile peggioramento dell'assistenza medica. Il detenuto morto al «Mammagialla », Emiliano L., aveva 35 anni. Sarà ora l'autopsia a cercare di spiegare le ragioni della sua morte.

Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-11-18 num: - pag: 1autore: di PAOLO BROGI categoria: REDAZIONALE

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Nel Lazio 17 decessi da gennaio Detenuto muore in carcere. Il garante: «È una strage»

SEGUE DALLA PRIMA A prima vista Emiliano L., 35 anni, rinvenuto morto nella sua cella del carcere di Viterbo, non presenta nessun segno particolare. Però non è neanche il primo decesso del piccolo carcere della Tuscia e questa nuova morte, peraltro misteriosa, ha spinto la Procura di Viterbo ad aprire un fascicolo contro ignoti. Intanto cresce l'allarme per i decessi carcerari, troppi, visto che in neanche undici mesi dell'anno in corso sono ormai diciassette (erano 11 un anno fa, 10 nel 2006). E non solo di detenuti: uno riguarda infatti il suicidio di una guardia penitenziaria. La notizia del nuovo morto è stata resa pubblica ieri dal garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni, che non ha esitato a parlare di «strage». «Sicuramente una delle ragioni dell'incremento di decessi è l'affollamento - denuncia il garante Marroni - . Ne consegue un peggioramento inevitabile, in queste condizioni, dell'assistenza medica». L'ultimo decesso a Roma, a Regina Coeli, ha riguardato infatti un giovane detenuto ventenne, tossicodipendente, appena entrato nella struttura di reclusione.Paolo Brogi

MORTE DI UN DETENUTO NEL CARCERE DI VITERBO, IL 17ESIMO DALL’INIZIO DELL’ANNO NEL LAZIO

«Ancora un morto nelle carceri del Lazio. Ancora un decesso senza motivi apparenti. Quella di venerdì scorso all’interno del carcere di Viterbo è la vittima numero 17 nelle carceri della nostra regione dall’inizio dell’anno. Una vera e propria strage che si consuma nel silenzio di quanti, piuttosto, preferiscono puntare l’attenzione. E’ quanto dichiara il Garante Regionale dei diritti dei Detenuti, Angiolo Marroni, commentando la notizia della morte, avvenuta venerdì scorso, di un detenuto di 35 anni nel carcere Mammagialla di Viterbo. Sulle cause del decesso di Emiliano L., questo il nome del detenuto, la Procura avrebbe aperto un fascicolo contro ignoti. Secondo l’Ufficio del Garante dei detenuti Emiliano è il 17esimo morto accertato (16 detenuti e un agente di polizia penitenziaria) nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2008 Quelli deceduti quest’anno sono tutti uomini: sei sono stati i suicidi (compreso l agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, sette quelli da accertare o non accertati. I decessi sono avvenuti a Regina Coeli (cinque), Rebibbia(cinque), Viterbo (quattro), Velletri e Frosinone. «In due mesi, al 13 settembre a oggi, abbiamo registrato sei decessi, cinque dei quali per cause da accertare - ha aggiunto il Garante dei detenuti. La drammatica conferma che la sicurezza dei cittadini è solo uno dei lati della medaglia: dall’altra parte ci sono, infatti, le precarie condizioni di vita nelle carceri e il sovraffollamento, che impediscono in recupero sociale dei detenuti. Non possiamo più nasconderci: non basta più parlare di nuove strutture o inventare leggi che creano più carcere, come la recente norma che prevede la detenzione per chi abbandona i rifiuti. Serve invece coraggio per immaginare un nuovo sistema che preveda, per i reati meno gravi, il ricorso a pene alternative e forse più dissuasive».

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DETENUTO ALGERINO DI VENTI ANNI MUORE NELLA SUA CELLA DEL CARCERE DI REGINA COELI. E’ IL SEDICESIMO MORTO, DALL’INIZIO DELL’ANNO, NELLE CARCERI DEL LAZIO.

E’ stato trovato privo di vita dai compagni, nel letto della sua cella nella settima sezione del carcere romano di Regina Coeli, dove era arrivato solo dodici ore prima. Sarà l’autopsia a stabilire, ora, le cause del decesso di Zakaria Brevi, algerini di 20 anni, 16ma vittima nelle carceri del Lazio in questo 2008. La notizia del suo decesso,avvenuto ieri, è stata diffusa dal Garante Regionale dei diritti dei Detenuti Angiolo Marroni, cui era stato segnalato dalla direzione del carcere.

Secondo quanto appreso dal Garante, l’algerino è stato arrestato intorno alle 4 di martedì mattina per furto aggravato, e subito trasferito a Regina Coeli, dove è morto solo poche ore dopo. Chi ha avuto modo di vederlo in questo lasso di tempo lo ha descritto come confuso, disorientato, “in stato soporoso”, forse a causa delle multidipendenze (non solo droga ma anche alcool) da cui era affetto.

Visitato da uno psichiatra e successivamente preso in carico dal Sert, che gli ha somministrato del metadone, Zakaria ha mangiato qualcosa intorno alle 17.00, poi alle 18.00 non ha risposto alla“conta degli agenti di polizia penitenziaria. E’ stato trovato poco dopo morto nel suo letto. Sul suo corpo il medico legale non ha trovato tracce di violenza, solo i segni di tante punture.

Secondo l’Ufficio del Garante dei detenuti Zakaria è il 16mo morto accertato (15 detenuti e un agente di polizia penitenziaria) nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2008 contro gli 11 del 2007 e idieci del 2006. Quelli deceduti quest’anno sono tutti uomini: sei sono i suicidi (compreso l’agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, sei quelli da accertare o non accertati. I decessi sono avvenuti a Regina Coeli (cinque), Rebibbia(cinque), Viterbo (tre), Velletri e Frosinone. «Oltre a commentare con preoccupazione questo dato - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – io credo che nel cas odi Zakaria ci sono delle circostanza».

REGINA COELI, MARRONI: «DETENUTO 20ENNE MUORE IN CELLA»OMR0000 4 CRO TXT Omniroma-REGINA COELI, MARRONI: «DETENUTO 20ENNE MUORE IN CELLA» (OMNIROMA) Roma, 12 nov - «È stato trovato privo di vita dai compagni, nel letto della sua cella nella settima sezione del carcere romano di Regina Coeli, dove era arrivato solo dodici ore prima. Sarà l'autopsia a stabilire, ora, le cause del decesso di Zakaria Brevi, algerino di 20 anni, 16ma vittima nelle carceri del Lazio in questo 2008. La notizia del suo decesso, avvenuto ieri, è stata diffusa dal Garante Regionale dei diritti dei Detenuti Angiolo Marroni, cui era stato segnalato dalla direzione del carcere». Lo comunica, in una nota, l'ufficio del garante regionale dei detenuti. «Secondo quanto appreso dal Garante - prosegue la nota - l'algerino è stato arrestato intorno alle 4 di martedì mattina per furto aggravato, e subito trasferito a Regina Coeli, dove è morto solo poche ore dopo. Chi ha avuto modo di vederlo in questo lasso di tempo lo ha descritto come confuso, disorientato, 'in stato soporosò, forse a causa delle multidipendenze (non solo droga ma anche alcool) da cui era affetto. Visitato da uno psichiatra e successivamente preso in carico dal Sert, che gli ha somministrato del metadone, Zakaria ha mangiato qualcosa intorno alle 17, poi alle 18 non ha risposto alla 'contà degli agenti di polizia penitenziaria. È stato trovato poco dopo morto nel suo letto. Sul suo corpo il medico legale non ha trovato tracce di violenza, solo i segni di tante punture. Secondo l'Ufficio del Garante dei detenuti Zakaria è il 16° morto accertato (15 detenuti e un agente di polizia penitenziaria) nelle carceri del Lazio dall'inizio del 2008 contro gli 11 del 2007 e i dieci del 2006. Quelli deceduti quest'anno sono tutti uomini: sei sono i suicidi (compreso l'agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, sei quelli da accertare o non accertati. I decessi sono avvenuti a Regina Coeli (cinque), Rebibbia (cinque), Viterbo (tre), Velletri e Frosinone». «Oltre a commentare con preoccupazione questo dato - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - io credo che nel caso di Zakaria ci sono delle circostanza da approfondire. Mi chiedo se, per un ragazzo che arriva in carcere nelle condizioni pietose che mi sono state descritte, sia stato fatto tutto il possibile dal punto di vista medico fin dal momento del suo arrivo. Spero si faccia celermente luce su questo aspetto, anche per scacciare la sgradevole immagine di un detenuto morto, in una cella, in compagnia dei suoi fantasmi». red

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ALLARME RISSE NELLE CARCERI DEL LAZIO

E’ allarme risse nelle carceri del Lazio. La denuncia arriva dal Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni secondo cui, in pochi giorni, episodi di violenza fra detenuti si sono verificati a Regina Coeli e nelle carceri di Civitavecchia e Frosinone.

La scorsa settimana, a Regina Coeli, il bilancio di una maxi rissa fra detenuti italiani e stranieri è stato di due agenti di polizia penitenziaria contusi e due reclusi feriti, uno per le botte, l’altro con una lunga ferita sul volto causata da una lametta da barba. Altrettanto violente, ma senza conseguenze fisiche per i protagonisti, le risse scoppiate a Civitavecchia e Frosinone. Secondo il Garante Angiolo Marroni,«questi episodi sono frutto del crescente nervosismo che si respira all’interno delle carceri frutto del sovraffollamento, che per altro rende difficili anche le attività trattamentali e i momenti di svago, e delle condizioni di detenzione».

Secondo i dati diffusi di recente dal Ministero della Giustizia, infatti, la capienza regolamentare delle carceri italiane è di 43.262 posti. Un dato, però, che deve essere corretto al ribasso a 37.742 per via di chiusure di reparti,manutenzioni e lavori di varia natura. A fronte di ciò, l’unico dato certo è che i detenuti attualmente presenti in Italia nelle carceri sono 57.182, di cui 5.410 nel Lazio. «Ormai - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – a livello quantitativo siamo tornati a livelli pre-indulto. Già da tempo i miei operatori segnalano uno stato di tensione crescente all’interno delle carceri del Lazio. Una situazione che, prima o poi, tornerà a detonare non solo nella nostra regione ma in tutta Italia se non si stabilirà un sistema nuovo di regole che prevede il carcere per i reati più gravi e pene diverse dalla detenzione, ma non per questo meno dissuasive, in tutti gli altri casi».

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CARCERI, MARRONI:DETENUTO MUORE IN CELLA, 15^VITTIMA IN UN ANNOOMR0000 4 CRO TXT Omniroma-CARCERI, MARRONI:DETENUTO MUORE IN CELLA, 15^VITTIMA IN UN ANNO (OMNIROMA) Roma, 16 ott - «È stato trovato dai suoi compagni privo di vita, poco prima delle 8, all'interno della sua cella di »Regina Coeli«. Il referto medico parla di arresto cardiaco, ma sarà l'autopsia disposta dall'autorità giudiziaria ad accertare le cause della morte di Alberto B., detenuto 54enne da poco più di due mesi recluso nel carcere romano». Lo dichiara, in una nota, Angiolo marroni, Garante dei diritti dei detenuti del Lazio. «Dall'inizio dell'anno siamo ormai arrivati a 15 morti nelle carceri del Lazio - prosegue - Una vera e propria strage che si sta consumando nel silenzio dell'opinione pubblica che, piuttosto, preferisce parlare di inasprimento e certezze delle pene». «Secondo l'Ufficio del Garante dei detenuti - continua la nota - Alberto B. è il 15mo morto accertato (14 detenuti e un agente di polizia penitenziaria) nelle carceri del Lazio dall'inizio del 2008 contro gli 11 dell'interno 2007 e i dieci del 2006. Quelli deceduti quest'anno sono tutti uomini: sei sono i suicidi (compreso l'agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, cinque quelli da accertare o non accertati. I decessi sono avvenuti a Regina Coeli (quattro), Rebibbia (cinque), Viterbo (tre), Velletri e Frosinone. Alberto B., separato e con due figli, era arrivato a Regina Coeli l'11 agosto scorso per scontare una condanna in primo grado a un anno e 4 mesi di reclusione per un tentato furto all'interno di una cantina: l'uomo stava cercando materiali ferrosi da rivendere. Secondo le testimonianze dei parenti, che questa mattina, con un avvocato, hanno avuto un lungo incontro con il direttore dal carcere alla presenza degli operatori del Garante - nei due mesi di detenzione Alberto era dimagrito molto e ai colloqui settimanali appariva sempre più affaticato e confuso al punto tale che la sorella aveva chiesto, ed ottenuto, di effettuare anche dei colloqui straordinari. Negli ultimi tempi l'uomo era sottoposto a regime di sorveglianza accentuata per problemi di convivenza con gli altri detenuti». «In un mese, dal 13 settembre ad oggi, abbiamo registrato quattro decessi, tre dei quali per cause da accertare - ha aggiunto Marroni - Un'accelerazione drammatica che conferma i dati allarmanti diffusi solo due giorni fa dal ministro della Giustizia Alfano e che segnala come, ormai, nel sistema penitenziario qualcosa non funziona più. Per garantire la sicurezza dei cittadini e tornare ad un carcere migliore da un punto di vista qualitativo e quantitativo non basta costruire nuove strutture, occorre agire su una legislazione che crea carcere, e dar vita a un nuovo codice penale che preveda la detenzione come extrema ratio e il ricorso a pene alternative e forse più dissuasive».

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Detenuto muore dopo le botte- Unità 13 settembre 2008Quando è stato portato in ospedale il medico gli ha chiesto: «Chi ti ha ridotto così?»La risposta: «Le guardie» ma sembra escluso che si tratti degli agenti penitenziari di Velletri

di Livia Ermini

Sarà l'autopsia disposta dal Pubblico Ministero di Velletri a sciogliere il mistero sulla morte di Stefano Brunetti, il detenuto morto martedì scorso nell'ospedale della cittadina dei castelli romani. Ieri l'associazione di tutela dei carcerati, Antigone, ha denunciato l'abuso da parte delle forze di polizia che, nell'arrestare l'uomo, lo avrebbero picchiato e malmenato. Accuse pesanti che troverebbero conferma nell'indagine disposta dal Garante per i diritti dei detenuti Angiolo Marroni. "Sto cercando di capire - ha spiegato Marroni - se l'arresto cardiaco sia stato conseguenza della colluttazione in cui e' stato coinvolto prima di essere fermato dalla polizia, o se i danni da lui riportati nell'occasione possano essere stati aggravati dalle circostanze della detenzione nelle camere di sicurezza del commissariato. Prima di morire in ospedale Stefano Brunetti avrebbe detto ad un medico che a ridurlo in quelle condizioni erano state le 'guardie'". "Abbiamo visto il corpo di mio fratello - ha detto la sorella Carmela - e c'e' qualcosa che si deve chiarire". L'avvocato Della famiglia, Carla Serra, parla di "lividi evidenti, in particolare sul torace". Brunetti, un tossicodipendente di 43 anni, era stato arrestato lunedì scorso a Nettuno, in via Vittorio Veneto, durante una colluttazione con un commerciante nel cui negozio aveva tentato di rubare due biciclette. I poliziotti del commissariato di Anzio erano intervenuti in seguito a segnalazioni di cittadini che parlavano di una rissa. Intorno alle 22 l'uomo era stato trasferito al carcere di Velletri in attesa del processo per direttissima che avrebbe dovuto svolgersi mercoledì mattina. Lo stesso medico dell'istituto di pena lo avrebbe fatto portare in ospedale dove, alle 15 di martedì, mentre gli stavano facendo l'ecografia, è deceduto. Tutta la vicenda ha comunque diversi punti oscuri. Si è trattato di una rissa o di uno scontro a due, c'erano dei bastoni e, soprattutto, cosa è accaduto al commissariato di Anzio?Le gravi condizioni dell'uomo sono confermate anche dai medici: "Il paziente è giunto dal carcere con lesioni riferibili a colluttazioni". I dottori hanno riscontrato però nell'uomo una "compromissione assoluta della salute" dovuta al suo stato di tossicodipendente, in più malato di cirrosi epatica. E' per questo che non si sentono di azzardare alcuna ipotesi sulle cause dell'infarto che ha portato al decesso. Che l'arrestato fosse "agitato" sembra indubbio. L'uomo ha tentato di divincolarsi e una volta al Commissariato ha distrutto la camera di sicurezza in cui era rinchiuso, tanto che è stato necessario l'intervento della guardia medica. Le accuse per lui: lesioni, oltraggio e resistenza pubblico ufficiale, danneggiamento di beni dello Stato. "La causa della morte non la sappiamo- dice il direttore del carcere di Velletri Giuseppe Macovech - nei prossimi giorni l'autopsia dovrà chiarire se la causa del decesso possa essere stata qualche sospetta frattura, conseguenza della rissa". In realtà l'autopsia è già stata effettuata, ma ci vorranno diversi giorni per il responso degli esami. Resta da accertare che cosa sia realmente accaduto in quella cella del Commissariato e perché un tossicodipendente conosciuto da tutti e con gravi problemi di salute sia stato trattato come un comune fermato.

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Agente di Polizia Penitenziaria si uccide nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso

(Roma, 04 luglio) - Un agente della polizia penitenziaria di 46 anni si è ucciso questa mattina sparandosi un colpo di pistola nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso. Lo rende noto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni. Secondo quanto appreso dal garante l’uomo - un ispettore di sorveglianza generale originario di Roma, divorziato e con due figli - è arrivato regolarmente al lavoro fra le 7.00 e le 7.30, ha ritirato in Direzione la pistola di ordinanza e subito dopo è andato nella sua stanza, dove si è sparato allo sterno. L’ispettore avrebbe lasciato un biglietto, indirizzato alla sorella, per spiegare i motivi del suo gesto.

«Purtroppo in carcere si continua a morire - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - Che a togliersi la vita siano reclusi o agenti, la sostanza non cambia: il carcere è una realtà dura e complessa che, a volte, fa apparire insuperabili i problemi quotidiani. Per quanto riguarda la polizia penitenziaria, l’episodio di oggi, le agitazioni di Viterbo e le segnalazioni sulle carenze di personale sono spie di un malessere che sta diventando profondo e che diventerà ancora più insopportabile con il sovraffollamento che deriverà dall’entrata in vigore dei nuovi provvedimenti del governo. La Regione Lazio, su sollecitazione di questo Ufficio, sta attivando interventi a sostegno degli agenti sia di carattere psicologici che per dotarli degli strumenti culturali per mediare con una popolazione detenuta sempre più variegata».

CARCERI: ENTRO IL 2009 UNA CASA PER MAMME DETENUTE A ROMACRO S43 QBXL CARCERI: ENTRO IL 2009 UNA CASA PER MAMME DETENUTE A ROMA (ANSA) - ROMA, 20 NOV - «Metteremo in bilancio i fondi per realizzare la struttura e chiederemo il coinvolgimento del Campidoglio». Così la presidente della commissione regionale Sicurezza Luisa Laurelli ha parlato della Casa per le detenute di Rebibbia la cui realizzazione è prevista «entro il 2009». L'Icam, tecnicamente 'Istituto di custodia attenuata per madri detenute’, è stato al centro questa mattina di un'audizione della commissione regionale sicurezza, durante la quale sono emerse due esigenze: che la struttura sia pensata a partire dai bisogni dei bambini più che di quelli della reclusione e che sia verificata la disponibilità di un casale presente nei 51 ettari del parco di Aguzzano nella Valle dell'Aniene, nel territorio del V Municipio. Secondo Laurelli «è evidente l'assoluta necessità per la realizzazione e la gestione di una simile struttura di un coinvolgimento del Comune di Roma, inteso come servizi sociali per la presa in carico dei bambini. Sarà nostro carico verificare l'impegno dell'amministrazione capitolina per arrivare alla realizzazione della casa entro la fine del 2009». (ANSA).

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Al Sindaco di Roma,Gianni Alemanno

Bologna, 29 ottobre 2008

Gentile signor Sindaco,

come a Lei noto, il Comune di Roma è stato il primo, nel 2003, ad istituire il ruolo del Garante dei diritti

delle persone private della libertà, compiendo la scelta di sancire anche per tale via l’impegno nel settore

del Comune della capitale, già evidenziato attraverso l’istituzione, nel 1997, della Consulta permanente

cittadina per i problemi penitenziari.

I Garanti finora istituiti presso gli enti locali (tredici comuni e due province) e le regioni (cinque)

costituiscono l’espressione dell’interesse crescente delle comunità territoriali a farsi carico della tutela dei

diritti delle persone limitate nella libertà e della diffusa consapevolezza che il rispetto della dignità umana e il

reinserimento sociale di chi è stato destinatario di un provvedimento dell’autorità giudiziaria o amministrativa

sono parte integrante di una concezione estensiva e democratica della sicurezza sociale.

In attesa dell’istituzione di un organismo nazionale indipendente di supervisione dei luoghi di

detenzione resa indispensabile dall’impegno assunto dall’Italia nelle sedi internazionali preposte e

constatando che l’incarico risulta, ad oggi, vacante, Le chiediamo di nominare un nuovo Garante che possa

procedere nella scia dei suoi predecessori, colmando una lacuna ancora più gravosa considerato che le

persone oggetto della sua attività sono quelle recluse presso le carceri della Capitale del paese.

In attesa di un riscontro il più possibile sollecito, Le porgo, a nome dei colleghi del Coordinamento,

cordiali auguri di buon lavoro.

p. il Coordinamento dei Garanti locali

Avv. Desi Bruno

Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna

Comune di BolognaGarante dei diritti delle persone private della libertà personale

Piazza F.D. Roosvelt, 3 – 40123 Bologna - Tel. 051219 4715 - 3327 Fax. 0512194366e-mail: [email protected]

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Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 171) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.

Articolo 251) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Sono 36mila le famiglie in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare, e circa 3mila di queste hanno 10 punti, e dovrebbero, quindi, ricevere una casa il più presto possibile. Sono i dati sull’emergenza abitativa a Roma, raccolti da Action. Nel 2007, poi, gli sfratti eseguiti sono stati 5714, e di questi circa 3341 (il 70%) per morosità, con un incremento dello 0,3% rispetto al 2006 (ogni anno circa 35.000 famiglie in Italia perdono la loro abitazione perché non riescono a far fronte al pagamento dell’affitto. Negli ultimi cinque

anni sono state 160.000 le famiglie sfrattate per morosità).

Questi i dati di un dramma che colpisce ormai quasi tutte le fasce sociali. Ma per fronteggiare l’emergenza casa a Roma quali sono le politiche del Campidoglio? A ottobre la Giunta capitolina ha approvato la pubblicazione di un bando per il reperimento di nuove aree per l'edilizia sociale, che non è altro se non un’aggressione dell’agro romano e un regalo per i costruttori romani: saranno recuperati circa 750 ettari, che saranno resi edificabili. In teoria per l’edilizia sociale, in pratica per l’edilizia convenzionata e agevolata. In questo modo l’amministrazione capitolina espanderà gli insediamenti di edilizia residenziale, mascherandoli dal fine di perseguire politiche abitative sociali. I “nuovi ambiti di riserva”, ossia le aree agricole offerte al Comune – si legge nella delibera approvata dalla Giunta - “saranno prioritariamente utilizzati per la realizzazione del Piano comunale per l'edilizia residenziale pubblica (housing sociale)” e “altresì” per “la localizzazione dell'edificazione privata conseguente all'applicazione della cessione compensativa”. In cambio delle aree espropriate il Campidoglio darà cubature: in sostanza, la cessione di terreni agricoli frutterà la possibilità di costruire altrove centinaia di appartamenti, da vendere a prezzi di mercato.

EMERGENZA CASA

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La risposta all’emergenza casa a Roma dovrebbero essere, invece, delle politiche abitative sostenibili, come il recupero del patrimonio immobiliare pubblico esistente o come piani per l’Edilizia residenziale pubblica (Erp). Ma, di questo tipo di politiche (era così anche nel corso della precedente amministrazione di centrosinistra) poco si parla, perché a fare da padrone sono sempre e solo gli interessi dei costruttori romani. Dopo l’approvazione a notte fonda del Prg, firmato Walter Veltroni, con oltre 70 milioni di metri cubi edificabili, ora tocca, quindi, all’agro romano.

Pagina IV - Roma In Campidoglio la battaglia della casa Il sindaco agli imprenditori: "Affittate gli alloggi vuoti". Assegnazioni, lite assessore-Pd

Patto con Action ma per l’emergenza abitativa si insiste su nuove costruzioni anche nell’Agro PAOLO G. BRERA

«A Roma ci sono tra 100 mila e 120mila case sfitte, un patrimonio soggetto a pesante svalutazione. Chiediamo agli imprenditori di agire nell´interesse pubblico e non del mercato. Non abbiamo bisogno di case sfitte, la priorità di carattere sociale deve prevalere sull’interesse privato». Il sindaco Gianni Alemanno ha lanciato ieri un forte appello ai costruttori per risolvere l’emergenza casa che attanaglia Roma. Lo ha fatto in chiusura di un consiglio comunale straordinario ad alta tensione, chiesto da "Tarzan" (il leader di Sa, Andrea Alzetta) e accompagnato da un corteo di Action, arroventato da accuse durissime e numeri drammatici. «Non si può urlare all’emergenza e contemporaneamente attivare la cultura del sospetto», dice Alemanno riferendosi al rischio che l’housing sociale si traduca in colate di cemento: «Il piano casa non è strumento per aggredire l’agro romano, ma con l’attuale Prg si possono costruire al massimo 7.000 alloggi... L’individuazione di "aree di riserva" non andrà a distruggere aree agricole, sono una risorsa estrema». L’emergenza casa è sbarcata in Campidoglio col suo carico dolente di «36mila famiglie in graduatoria» che avrebbero diritto a una casa popolare e invece non sanno dove trascorrere la notte. Dopo ore di interventi durissimi finisce con un patto inedito tra il sindaco e Action, contro cui An inveiva negli anni d’opposizione: stop alle occupazioni in cambio della promessa di una soluzione per le tremila famiglie con 10 punti in graduatoria e di un tavolo che ogni quindici giorni riunirà sindaco, assessori e comitati per la casa.L’assessore alla Casa, Alfredo Antoniozzi, disegna un quadro pesante: «Dopo un’attenta verifica degli uffici - attacca - solo per 945 delle tremila domande con 10 punti risultano requisiti in regola. Duemila non hanno i documenti a posto». Numeri «truccati», replica il Pd, perché «sono autocertificazioni, solo all’assegnazione si chiede la documentazione reale». Dice Antoniozzi: «Dal 2005 sono stati assegnati mille alloggi: risultano tutti irregolari, assegnati a chi aveva anche solo 5 punti scavalcando famiglie con maggior diritto». Ma il Pd smonta l’accusa: «Le graduatorie sono tre, non una. Ce ne sono due speciali che marciano in parallelo». Antoniozzi afferma che «a maggio 2006 c’erano 410 famiglie nei residence e oggi sono triplicate, sono 1.200 e costano 25 milioni l’anno, pari a 1.750 euro al mese per ogni famiglia. In più ci sono 116 famiglie negli alberghi, a un costo mensile di 2.790 euro». «Veramente per i residence spendevamo 14 milioni l’anno - replica il Pd - e sono diventati 25 da agosto a oggi».

VENERDÌ, 14 NOVEMBRE 2008

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Si guarda avanti: l’assessore rilancia il piano casa in cui «devono camminare di pari passo l’Erp e l’housing sociale», cioè case popolari e affitti o vendite calmierati ma inaccessibili per molti. «Con la vendita di 8.000 alloggi - aggiunge - finanzieremo investimenti per 500 milioni, e in tre anni esauriremo le richieste con 10 punti». Dal pubblico una donna inveisce, viene allontanata ma il sindaco Alemanno la raggiunge per ascoltarla. «Ho un figlio di 14 anni, guadagnavo 400 euro al mese in nero ma mi hanno licenziata, se ci mandano via dalla casa occupata finiamo di nuovo sui treni». Vuole una casa vera, non promesse. «Finora Alemanno non ha fatto nulla. Dai sei mesi - dice Umberto Marroni (Pd) - sono bloccati gli espropri per i 6.500 alloggi dei Piani di Zona già approvati e le procedure per 3.700 alloggi popolari. Sono l’unica soluzione realizzabile in pochissimo tempo». «Massima disponibilità al confronto - replica il sindaco - ma c´è bisogno di 35-40 mila alloggi, è l’unica strada per evitare l’esplosione di una bomba sociale».

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-11-14 num: - pag: 6categoria: REDAZIONALE

L'emergenza Consiglio straordinario in Campidoglio Casa, slogan e polemiche Action in piazza e in aula è scontro Pd-Pdl Alemanno incontra una delegazione del movimento Emergenza casa: maggioranza e opposizione si scontrano. Movimenti protagonisti, fuori e dentro l'aula Emergenza casa: il giorno delle soluzioni diventa il pomeriggio della contestazione, tra gli «Alemanno vaf...» strillati in aula e «il criterio dell'italianità » per l'assegnazione di case popolari proposto da La Destra di Storace.Tramontano soluzioni comuni e rimedi auspicati e, anzi, traballano le cifre stesse del dramma - alloggi: «Delle 36000 famiglie in graduatoria solo circa 3000 risultano avere 10 punti- legge in aula l'assessore Alfredo Antoniozzi - Dopo attenta verifica solo 945 sono in effettivo possesso dei requisiti. Abbiamo dato 30 giorni per la presentazione di documentazione integrativa». «La maggioranza non ha fretta di risolvere il problema - dice Umberto Marroni, capogruppo Pd-. Gli espropri per i 6.500 alloggi dei Piani di Zona approvati e le procedure per costruire i 3.700 alloggi popo-lari, sono ferme da 6 mesi». Nella mozione presentata il Pd chiedeva l'impegno «ad attivare tutti gli atti previsti dalla delibera 110 del 2005».In risposta la maggioranza denuncia le cifre veltroniane dell'emergenza («milioni di euro spesi»). Antoniozzi confida nel nuovo bando per il reperimento delle aree di riserva, onde «poter costruire gli alloggi per il ceto medio» smentendo in contemporanea la nuova cementificazione temuta. «Ci vorranno sette otto anni» incalza l'opposizione.Un corteo (sorvegliatissimo dalle forze dell'ordine) di stranieri, precari e famiglie di occupanti senza casa organizzato da Action, Blocco Precario Metropolitano, Asia Rappresentanze di base, sfila per i Fori. Alla testa una coppia in lutto: «si seppellisce oggi l'edilizia residenziale pubblica». In aula Gianni Alemanno è sollecitato da una manifestante a rispondere in merito alla sua condizione di senza-un-tetto e l'attenzione dei cronisti si concentra su quello che il sindaco risponderà. Quindi, ricevendo una delegazione dei manifestanti rassicura anche Action: «Il sindaco ci ha dato la sua parola che non taglierà fuori dalla discussione i movimenti » dice Andrea Alzetta «Tarzan».II consigliere Marroni presenterà stamani un'interrogazione in merito all'appalto (5 milioni di euro) «per l'affidamento del servizio di apertura anche forzosa degli ingressi degli alloggi da recuperare» nonché «imballaggio e immagazzinamento dei beni». Segue.Ilaria Sacchettoni

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'Nuove case anche nel verde pubblico'

CECILIA GENTILE

Non c' è solo l' Agro Romano. Le aree per l' emergenza casa possono anche essere verde pubblico e servizi pubblici di livello locale, verde privato attrezzato, servizi pubblici di livello urbano. Tutte categorie previste del piano regolatore vigente, che richiederanno dunque una variante per essere destinate ad altro uso. Sono queste le indicazioni di quello che il sindaco Gianni Alemanno e gli assessori all' Urbanistica e alla Casa Corsini e Antoniozzi chiamano bando, ma che in realtà la delibera approvata ieri in giunta definisce "invito pubblico" per il reperimento di nuove aree per l' edilizia sociale. Invito, appunto, e non bando, perché, precisano in Campidoglio, non necessariamente darà seguito all' edificazione. «Su questo bando - dichiara Alemanno - metto la mia faccia da ex ministro dell' Agricoltura per garantire che nessuna area autenticamente agricola verrà compromessa. Saranno scelte solo zone degradate, magari con insediamenti abusivi. D' altra parte - sottolinea il sindaco - se non si risolve il problema casa questa città esplode dal punto di vista sociale. Perché oggi c' è il paradosso di avere circa 130mila alloggi sfitti dell' edilizia privata ma di avere una carenza minima di 25mila alloggi e forse di più». L' assessore Marco Corsini vuole tranquillizzare: «Tutte le potenzialità edificatorie ricavabili dal piano regolatore saranno utilizzate. Ma dobbiamo anche cercare altre aree di riserva perché, nonostante i balletti delle cifre che vengono a una parte e dall' altra, nel prg non sono previste tante aree per l' edilizia sociale». Ci saranno 90 giorni dalla pubblicazione del bando per presentare le dichiarazioni di disponibilità. Le aree saranno selezionate da cinque dipartimenti: piano regolatore, casa, patrimonio, mobilità, ambiente e agricoltura. Dovranno avere una superficie minima di cinque ettari e distare non più di 2.500 metri da fermate o stazioni ferroviarie o dall' asse dei corridoi della mobilità. «Il bando - dice Antoniozzi - è il punto di partenza per realizzare il piano casa». Corsini annuncia che nella prossima settimana sbloccherà 32 piani di zona finora non attivati perché mancavano i soldi per l' acquisizione delle aree. «Le acquisiremo con la cessione compensativa», spiega. «Alemanno regala le aree agricole ai costruttori romani», protesta Andrea Alzetta della Sinistra Arcobaleno, «l' Agro romano sarà aggredito inutilmente, favorendo la speculazione edilizia», dichiara l' assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri. Legambiente Lazio ha calcolato che se tutti i 30 mila alloggi fossero realizzati nell' Agro Romano si consumerebbe una superficie di 750 ettari, quasi 10 volte Villa Borghese.

La Repubblica16-10-08, pagina 5 sezione ROMA

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Costruire sul verde non è un tabù'

CECILIA GENTILE

«Il piano regolatore approvato nel febbraio scorso è nato vecchio. Il 77% è già stato attuato. Perciò sarà sottoposto a manovre correttive ogni volta che sarà necessario, senza il tabù dell' intoccabilità». Scandisce bene le parole l' assessore comunale all' Urbanistica Marco Corsini, per far capire le intenzioni della giunta Alemanno. «Il sindaco convocherà una conferenza cittadina sull' urbanistica romana - annuncia - per un ripensamento del piano regolatore». D' altra parte, lo ricorda l' assessore, le occasioni per modificare il Prg non mancano. Tanto per cominciare, l' . E oggi Corsini porterà in giunta il suo bando, quello per reperire nell' Agro romano nuove aree dove costruire alloggi popolari, perché, sottolinea, «l' Agro è un patrimonio, ma non può essere un tabù, non è intoccabile». Subito dopo, ci sono le richieste della piccola e media impresa, che reclama 800 mila metri quadrati per potersi espandere. Per i costruttori romani, rappresentati dal presidente Giancarlo Cremonesi, va bene così. «Il nuovo Prg è sicuramente vecchio rispetto alle esigenze della città - dice anche lui - le varianti, se ragionate con calma, non mi sembrano uno scandalo». Nello scenario del Tempio di Adriano, sede della Camera di Commercio, dove la Provincia ha scelto di presentare il suo primo Piano territoriale generale, che tra l' altro individua 80 mila ettari di aree agricole da sottoporre a particolare tutela, le parole di Corsini suonano come la premessa allo smantellamento sistematico del Prg. Il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e l' assessore all' Urbanistica Michele Civita, invece, spiegano le tre linee guida del loro piano, che sarà adottato nella primavera 2009. «Rete ecologica, policentrismo e politiche insediative», sintetizza Civita, specificando che queste ultime non dovranno comportare nuovo consumo di suolo, ma piuttosto puntare al completamento dell' esistente. «Nel rispetto di queste linee guida - dichiara Zingaretti - la Provincia va avanti con i suoi interventi». Dunque: 400 milioni di euro nei prossimi tre anni per le infrastrutture, 2.500 chilometri di strade provinciali da mettere in sicurezza, adeguamento della Laurentina, l' Ardeatina, la Nomentana bis. Ancora: la realizzazione dei tre corridoi della mobilità, Roma-Fiumicino, Pomezia-Trigoria, Pantano-Zagarolo. Infine, 15 milioni in tre anni d' accordo con le Fs per rimuovere i passaggi a livello dalle strade provinciali. Alla Provincia Andrea Mondello presidente della Camera di Commercio, dà la sua piena disponibilità. «O si lavora insieme o Roma tornerà ad essere la Rometta di 15 anni fa», dice. Dure le repliche a Corsini. «Il Comune intende procedere al progressivo consumo del territorio», accusa la Sa della Provincia «L' agro romano è già pesantemente investito», mette in guardia il presidente romano di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana.

La Repubblica15-10-08, pagina 5 sezione ROMA

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La Repubblica09-10-08, pagina 5 sezione ROMA

Prenderemo soltanto le aree che servono'

(giovanna vitale)

«Prenderemo tutte le aree che servono ma solo quelle che servono». è questo lo slogan coniato dall' assessore all' Urbanistica, Marco Corsini, per spiegare la ratio del bando, da lui materialmente confezionato, sulle aree di riserva. Assessore Corsini, molti temono che con il pretesto delle case popolari si apra la strada alla cementificazione selvaggia dell' agro romano... «La giunta ha delineato una manovra nella quale l' interpello pubblico ai proprietari costituisce uno dei passi, ma non l' unico, per individuare le aree da destinare all' housing sociale. è comunque nostra intenzione non intaccare le zone pregiate, ma solo quelle compromesse. Occorre accantonare l' ideologia della sacralità dell' Agro». Quindi il polmone verde della città sarebbe un inutile orpello? «L' Agro è sì patrimonio di Roma, ma quando la città ne ha bisogno per il suo sviluppo deve poterne usare con la dovuta parsimonia. Ovviamente uso non vuol dire abuso: la nostra stella polare sarà il fabbisogno reale». Ma scusi, con l' attuale Prg si potrebbero costruire subito tra i 6 e i 7mila alloggi, fino ad arrivare a 20mila. Perché non seguire questa strada anziché quella del bando? «Uno dei punti critici dell' attuale Prg è la scarsa flessibilità, la sua distanza dai reali bisogni dei cittadini. è vero che ha delle potenzialità edificatorie, ma richiedono i tempi lunghi della fase attuativa, incompatibili con l' attuale necessità di far fronte all' ». Insisto: anche modificare il Prg richiede tempi lunghi. Allora perché non dar corso subito all' attuazione, anziché rimettere mano alla pianificazione varata meno di otto mesi fa? «Il Prg va corretto perché non dà sufficienti garanzie di usufruire di aree per l' edilizia popolare e per le compensazioni che servono a tutelare le zone verdi di pregio». Ma i romani quando vedranno queste benedette case popolari? «Intanto noi censiamo le aree, faremo una graduatoria e le lasceremo lì fin quando non sarà definito il fabbisogno. Nel frattempo speriamo di inserirci nelle procedure accelerate prevista dal governo per il Piano e di ottenere i poteri speciali di Roma capitale». Ma ci vorranno anni... «Sono processi lunghi, certo non domani». Intanto è partita la caccia alle aree agricole nella speranza che voi le prendiate dando in cambio nuove cubature... Una bella speculazione non le pare? «Si chiama cessione compensativa: cubatura al posto dei soldi per l' esproprio che l' amministrazione non ha. Comprare le aree a prezzi di mercato è impensabile». L' assessore regionale Di Carlo propone però di aumentare la densità abitativa anziché espandere la città sull' Agro... «Significa realizzare palazzi di 6-7 piani in periferia. Roma modello Tokio a noi non piace. La bassa densità abitativa contribuisce ad aumentare la qualità della vita dei romani. E va salvaguardata».

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Case popolari, assalto all' Agro romano

GIOVANNA VITALE

è vestito da causa nobile l' assalto all' agro romano da parte della giunta Alemanno. Ieri la riunione tecnica in Campidoglio per definire gli ultimi dettagli della delibera che invita tutti i proprietari di terreni agricoli a metterli a disposizione dell' amministrazione per realizzare case popolari è durata fino a notte fonda. Un documento che verrà approvato la prossima settimana e darà via libera alla prima modifica sostanziale del nuovo Prg. Nelle ultime settimane erano stati i costruttori, nel corso di incontri più o meno riservati, a sollecitare il sindaco sull' argomento. E lui non si è fatto attendere. Chiuso nella sua stanza con gli assessori all' Urbanistica Marco Corsini e alla Alfredo Antoniozzi, ha limato sino all' ultimo il bando delle aree di riserva partendo da un assunto: a Roma il fabbisogno abitativo è un' , le aree individuate dal Prg per l' edilizia residenziale pubblica non sono sufficienti. E pazienza se, al momento, quelle subito utilizzabili basterebbero per consegnare in tempi rapidi circa 7mila alloggi. Alemanno vuole di più: «Presto», ha annunciato in mattinata, «partirà un grande progetto per rendere disponibili come promesso almeno 25 mila case nuove. Dobbiamo dare risposte differenziate a vari livelli, in particolare alle giovani coppie, a un ceto medio che ha difficoltà a pagare un mutuo o un affitto e ai nuovi cittadini di Roma, come gli immigrati. Stiamo perfezionando il bando per recuperare nuove aree da destinare all' edilizia residenziale. Appena pronto lo porteremo in giunta». La delibera parla chiaro. Soprattutto tra le righe. Quando si dice che «i nuovi ambiti di riserva», ossia le aree agricole offerte al Comune, «saranno prioritariamente utilizzati per la realizzazione del Piano comunale per l' edilizia residenziale pubblica (housing sociale)» e «altresì» per «la localizzazione dell' edificazione privata conseguente all' applicazione della cessione compensativa». Significa che in cambio delle aree espropriate il Campidoglio darà cubature: in sostanza, la cessione di terreni agricoli frutterà la possibilità di costruire altrove centinaia di appartamenti, da vendere a prezzi di mercato. Ancor più eloquente il punto tre, laddove si definiscono i requisiti delle aree: agro romano, servizi privati, verde privato attrezzato, verde pubblico e servizi pubblici di livello locale, infrastrutture tecnologiche. Laddove è evidente che sarà la campagna romana, per gran parte lottizzata dai palazzinari, a essere cementificata per prima.

La Repubblica08-10-08, pagina 2 sezione ROMA

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La Repubblica20-09-08, pagina 9 sezione ROMA

'Patto con i proprietari delle aree e via al bando per case low cost'

GIOVANNA VITALE

Non è ancora in grado di dire quanti saranno, ma di una cosa l' assessore Alfredo Antoniozzi è sicuro: «Con il nostro piano , i romani economicamente svantaggiati potranno affittare a 300-400 euro al mese o acquistare un appartamento alla metà del valore di mercato». Un progetto sul quale l' europarlamentare di Fi, cui il sindaco Alemanno ha affidato le Politiche abitative, sta investendo tutte le sue energie. Se fosse vero, ci sarebbe da gridare al miracolo: ci spiega come farete? «Intanto l' 8 agosto abbiamo approvato una memoria di giunta che stabilisce i criteri per il reperimento delle aree di riserva da destinare, da un lato, all' edilizia economica e popolare, dall' altro all' housing sociale. I primi di ottobre faremo il passo successivo: vareremo la delibera con cui si dà il via al bando delle aree. è poi nostra intenzione procedere all' attuazione dei piani di zona, il cosiddetto secondo Peep, oggi fermi perché mancano i soldi per gli espropri: a breve incontrerò la Regione per definire tutti questi aspetti». Ma le aree di riserva non erano già previste nel Prg approvato non più di sei mesi fa? «Sì, ma sono pochissime. Insufficienti per affrontare l' . E per rispondere alla sofferenza che attraversa il ceto medio, ormai non più in grado di sostenere i costi stratosferici del mattone: giovani coppie, immigrati regolari, anziani a basso reddito, famiglie con diversi figli, studenti universitari». Insomma, comincia il picconaggio al Nuovo Prg~ «Bisogna essere chiari. Questa amministrazione deve farsi carico di tanti anni di abbandono, della più totale mancanza di strategia sul problema da parte delle amministrazioni precedenti: noi abbiamo intenzione di fare una politica coraggiosa, forte, che segni una nuova era dal punto di vista urbanistico». Qualche malizioso sostiene che si tratta della prima cambiale da pagare ai costruttori in cambio del sostegno ricevuto in campagna elettorale. A maggior ragione dopo i malumori suscitati dallo stop agli appalti per il parcheggio del Pincio e per il nuovo Foro Italico. «Guardi, a me i pettegolezzi non interessano. Io parlo in base al programma con cui abbiamo vinto le elezioni. Inevitabilmentre si dovrà incidere, andare a rivedere alcuni meccanismi del Prg se si vuole dare una a basso costo, a 1.500-2.000 euro al metro quadro, ai ceti oggi in difficoltà. Gente che non può permettersi di comprare - in periferia - a 3.500, 4.500 euro al metro quadro. Prezzi divenuti insostenibili a causa dell' esplosione della rendita fondiaria, cioè del costo delle aree». E quindi voi come farete per evitare di pagare questo scotto? «Azzerando il valore dell' area. Mi spiego: i proprietari delle aree che noi destineremo all' edilizia popolare o all' housing sociale le potranno cedere al Comune ricevendo, in cambio, percentuali di cubatura. Naturalmente dopo aver individuato il corretto modulo compensativo. Dobbiamo modificare radicalmente l' impostazione se vogliamo offrire ai romani un appartamento a 100 mila euro». Converrà che è un meccanismo un po' rischioso: è lo stesso che, in altre città, ha provocato il sacco del territorio, aree verdi comprese. «Non avverrà. Con il bando che stiamo per approvare, nell' arco di pochi mesi avremo una fotografia nitida delle aree utilizzabili, parlo di zone industriali o agricole ormai compromesse, non certo di quelle vincolate a verde. Senza contare che noi vogliano coinvolgere Regione e Provincia per verificare insieme quali di queste sono indispensabili per l' attuazione del nostro disegno strategico».

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La Repubblica09-08-08, pagina 1 sezione ROMA

'Sulle nuove case popolari si rischia il ritorno della speculazione'

PAOLO BOCCACCI

Morassut, la giunta Alemanno ha approvato una delibera per la ricerca di terreni dove costruire 30 mila case popolari. Parlano di terreni di risulta, ma si riferiscono anche a nuovi ambiti di riserva del Piano regolatore, che potrebbero essere a destinazione agricola. "Vedo il rischio" afferma l' ex assessore all' Urbanistica ed ora deputato del Pd "che si riattivi il classico meccanismo speculativo della rendita di attesa su terreni agricoli. Certo, l' alibi dell' abitativa è coperto dal piano sa del governo Berlusconi". Da tempo i costruttori romani stanno comprando terreni agricoli della cintura. «Proprio Repubblica segnalò alcuni mesi fa la ripresa di un forte mercato sulle aree agricole. Il piano regolatore rappresenta una garanzia per evitare una nuova espansione in agro. Dalla lettura della memoria sembrerebbe o che ci si stia muovendo in parte in continuità con il piano regolatore, e allora non valgono le critiche feroci mosse in campagna elettorale, o che si stia offrendo con belle parole una nuova ondata speculativa sulla città». Il meccanismo della costruzione anche in aree per ora agricole potrebbe essere completato dalla realizzazione di un secondo Gra. In quel caso i terreni tra il primo e il secondo anello potrebbero diventare terra di conquista. «Non c' è dubbio. Chi parla di un secondo Gra non conosce che cosa è la periferia di Roma. La costruzione di un secondo anello significherebbe distruggere ampi sistemi di paesaggio e allo stesso tempo interi quartieri di periferia verrebbero tagliati a metà. Lo dico avendo ben chiara l' ipotesi di tracciato resa pubblica dall' Anas quasi un anno fa. Dopo averci accusato di aver realizzato un patto con i costruttori, è Alemanno ora ad accettare le spinte speculative che noi abbiamo dominato e a coprirle populisticamente con il tema dell' , che può essere affrontato in tutt' altro modo». In che modo? «Costruendo 6 mila alloggi già presenti nel Prg di Roma con le aree approvate e i progetti definiti. Che fine hanno fatto? In cinque anni e con le procedure vigenti Alemanno potrebbe consegnare 6 mila chiavi di appartamenti anziché inseguire l' utopia di alloggi che servono solo a dare la stura alla rendita». Che cosa vorrebbe dire concretamente costruire su terreni di riserva? «Questi terreni non potrebbero essere espropriati sia per gli alti costi, sia perché in questo caso la legge imporrebbe di varare il terzo Peep, piano di edilizia economica e popolare di Roma» E quindi? «Si tratterebbe di spartire la cubatura concedendo diritti edificatori ai privati e in parte ottenendo aree per l' edilizia popolare. Il principio non è sbagliato, ma va applicato in una città da ristrutturare, incentivando il recupero, la demolizione e la ricostruzione o la ristrutturazione della città più brutta. Così invece si riattiva la rendita immobiliare agricola e si appesantisce la periferia. Niente di più gradevole per chi in questi anni, sperando proprio in una vittoria del centrodestra, ha fatto incetta di centinaia di ettari di agro romano fuori dal Prg». Si va da costruttori come Bonifaci a finanziarie di Bologna... «Ognuno fa le sue scelte di mercato. Con il centrosinistra e il nuovo Prg, scelte di questo tipo non avrebbero avuto futuro. Aggiungo una considerazione. Il piano varato dal governo con il decreto economico di Tremonti è una oggettiva spinta alla ripresa di un' ondata speculativa in tutte le città, soprattutto del centro-sud. Perché si andrà in deroga ai piani regolatori e i progetti urbanistici verranno approvati dal ministero, scavalcando Comuni e Regioni. Una bella prova di federalismo».

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COMUNICATO STAMPADichiarazione di Luigi Pallotta, segretario generale del SUNIA

Gli sfratti per le famiglie più disagiate riprenderanno il 15 ottobre ed il Governo ha soloannunciato che conosce il problema.Gli sfratti per morosità stanno aumentando in maniera esponenziale ed il governo tagliadel 60% il fondo di sostegno alla locazione.I livelli degli affitti continuano ad aumentare al pari dell’evasione fiscale ed al mancatorispetto delle regole sulla locazione ed il Governo non convoca neanche il tavolo perrinnovare la convenzione nazionale sugli affitti concordati.Ecco il piano casa del Governo !Mentre da un lato si annunciano fantasmagorici piani casa di la da venire, gli atti veri enon le chiacchiere sono questi:- con la Finanziaria per il 2009 vengono ridotti ulteriormente i fondi destinati alsostegno delle famiglie in affitto a basso reddito. Mentre gli affitti dal 2000 al 2008sono aumentati di oltre l’80%, lo stanziamento è passato dai 311 milioni di Euro(Finanziaria 2000) a 110 milioni di Euro (previsione per il 2011). Cifraassolutamente insignificante per le circa 200.000 domande ammissibili presentate aiComuni;- il 15 ottobre scade la proroga degli sfratti per le famiglie più disagiate (anziani,rotatori di handicap, malati terminali, famiglie numerose). Migliaia di famiglie incondizioni disperate che potevano forse avere una alternativa alloggiativi con i12.000 alloggi, da recuperare o costruire, finanziati con i 550 milioni stanziati dallaFinanziaria per il 2008. Non una posta di bilancio generica, ma soldi destinati adinterventi già individuati fisicamente dai Comuni. Ma questi sono stati sottratti perun ancora fumoso piano casa ! Sui provvedimenti da adottare per salvaguardare ladignità di queste famiglie dopo il 15 ottobre, il Governo tace.- Di fronte al dilagare di un mercato nero senza regole ed a canoni insostenibili dallefamiglie, il Governo, non solo allenta i controlli sull’evasione fiscale ed abbandonaa se stesse le famiglie sfrattate per morosità, ma, nonostante le ripetutesollecitazioni, non convoca neanche il tavolo per rinnovare la convenzionenazionale che detta le regole per l’utilizzo del canale agevolato con affitti contrattatitra i sindacati inquilini e le associazioni della proprietà. La convenzione precedenteè scaduta da oltre quattro anni !Roma, 9 ottobre 2008

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IL SUNIA PER UN “PIANO CASA” ALTERNATIVOA QUELLO DEL GOVERNOCon l’emendamento presentato prende forma la vera idea di Piano Casa del Governo Berlusconi. Ancora una volta si privilegia la casa in proprietà e si ignora la necessità, tra l’altro evidenziata nella relazione di accompagnamento del DL 112, di avere un mercato delle locazioni accessibile così come avviene negli altri Paesi Europei. Il SUNIA esprime la propria contrarietà perché: 1. Si compie un arretramento sotto il profilo del decentramento e del federalismo; scompaiono infatti dal piano le Regioni che, al contrario, avendo costituzionalmente i poteri legislativi sull’edilizia residenziale pubblica, dovrebbero essere gli attori principali insieme ai Comuni del Piano stesso.2. Si individuano i fondi immobiliari come uno degli strumenti attuativi del piano ma anziché avvantaggiarli fiscalmente viene introdotto un aumento dell’imposizione fiscale portando l’imposta dal 12,50% al 20%, ed introducendo una nuova imposta per i Comuni3. Viene eliminata sia la percentuale minima del 60% delle abitazioni realizzate nel piano da destinare all’affitto a canone convenzionato, sia qualsiasi riferimento alla locazione; evidenziando la reale intenzione che è quella di portare soccorso ad un mercato della compravendita oggi in crisi.4. Si prevede la concessione di un aumento dei volumi edificatori ai privati senza alcuna contropartita certa di alloggi di edilizia sociale e a canone agevolato, con un sostanziale regalo alla speculazione;5. Non si chiarisce che i proventi delle dismissioni debbano essere reimpegnati esclusivamente in housing sociale e se ne ipotizza l’uso per favorire la realizzazione di alloggi per il mercato della compravendita.6. Non vengono stabilite garanzie per il proseguimento della locazione per quegli assegnatari del patrimonio pubblico che non potessero acquistare;7. Si sottraggono risorse già stanziate ed in parte assegnate ai Comuni:540 MLN di Euro per la costruzione ed il recupero di 12.000 alloggi giàindividuati dai Comuni da destinarsi alle fasce più deboli;100 MLN di Euro previsti per la società del Demanio con l’obiettivo diincrementare il patrimonio destinato all’affitto;288 MLN di Euro dei contratti di quartiere destinati al recupero e allariqualificazione di parti di città degradate;30 MLN di Euro destinati dall’ultima Finanziaria ad interventi di EdiliziaResidenziale Pubblica.

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Ecco le proposte del SUNIA per un Piano Casa alternativo a quello del Governo.1. Articolazione del Piano Casa nazionale in 20 piani casa Regionali realizzaticon il consenso dei Comuni e la concertazione con le parti sociali;2. I piani casa regionali dovranno prevedere al loro interno una quota noninferiore al 30% da destinarsi a soggetti in possesso dei requisiti per l’ediliziaresidenziale pubblica;3. I contratti di locazione derivanti dagli interventi del “Piano Casa” vannoregolati in base all’art. 2 comma 3 Legge 9/12/1998 n. 431,4. Recupero e riqualificazione delle aree degradate, utilizzo dei beni immobilidel Demanio (aree ed edifici) ed individuazione delle aree destinate ai servizipubblici eccedenti il fabbisogno, debbono rappresentare la dotazione di areedel piano, per la realizzazione esclusiva di alloggi destinati all’affittoconvenzionato;5. Promozione della partecipazione di investitori privati al piano casa a partiredai Fondi Immobiliari, Fondi pensioni, Enti Previdenziali, Fondazioniprevedendo una fiscalità premiale per realizzare immobili destinati all’affittoa canone convenzionato;6. Armonizzare al 4% l’IVA per gli interventi di realizzazione di immobilidestinati all’affitto convenzionato;7. Aumentare la dotazione del Fondo di sostegno all’affitto per sostenere ilreddito delle famiglie in difficoltà a pagare il canone di locazione.Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari

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PRECARI COMUNE DI ROMA

Articolo 1Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 231) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

Articolo 251) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

I precari del Comune di Roma sono circa 2500. Ecco la

situazione fotografata dalla Rete Comune (organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Comune di Roma):

Attualmente ci sono 100 dipendenti (amministrativi del Dipartimento VIII e tecnici dei Municipi e Dipartimenti comunali) a tempo determinato con più di 3 anni di contratto a tempo determinato, che rientrano nei percorsi di stabilizzazione previsti dalle Finanziarie 2007/2008, il Comune ha avviato solo per la metà di loro i bandi per la stabilizzazione occupazionale, per gli altri se non verranno effettuate le dovute selezioni entro il 31/12/2008 si perderà la possibilità di trasformare il loro rapporto lavorativo in un contratto stabile; 40 dipendenti a tempo determinato con profilo di alta specializzazione (tecnici dei Dipartimenti comunali, in prevalenza Urbanistica e Lavori pubblici) a tempo determinato con più di 3 anni di contratto a tempo determinato che rientrano nei percorsi di stabilizzazione previsti dalle Finanziarie 2007/2008, il Comune ha avviato per 35 di loro i bandi per la stabilizzazione occupazionale, per gli altri, se non verranno effettuate le dovute selezioni entro il 31/12/2008, si perderà la possibilità di trasformare il loro rapporto lavorativo in un contratto stabile;

PRECARI COMUNE DI ROMA

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7 dipendenti attualmente a tempo determinato, ma precedentemente hanno avuto un contratto superiore ai 3 anni come co.co.co. (amministrativi dell’Agenzia comunali delle tossicodipenze), rientrano nei percorsi di stabilizzazione previsti dalla Finanziaria 2008, ma il Comune non ha attivato i bandi per la stabilizzazione occupazionale, quindi, se non verranno effettuate le dovute selezioni entro il 31/12/2008, si perderà la possibilità di trasformare il loro rapporto lavorativo in un contratto stabile; 1000 dipendenti (600 insegnanti e 400 educatrici) a tempo determinato provenienti dalle graduatorie di incarico e supplenze per le scuole dell’infanzia e degli asili nido. Per loro l’assunzione avverrà attraverso la procedura di stabilizzazione a domanda entro e non oltre il 31/12/2008; 300 dipendenti appartenenti alla graduatoria, di cui alla Deliberazione 2811/97, per le supplenze brevi all’interno degli asili nido, per questo personale devono essere predisposte entro e non oltre il 31/12/2008 le procedure di selezione, tramite un corso concorso;circa 300 dipendenti (100 assistenti sociali, 150 amministrativi e circa 50 tecnici dei Municipi) assunti a tempo determinato a partire dal 27/12/2007 con contratto triennale, ma che avevano contratti di somministrazione lavoro con il Comune di Roma da più di 12 mesi, in alcuni casi anche da 7 anni. Questo personale non può essere stabilizzato e alla luce di quanto contenuto dall’art. 37 bis del Ddl 1441, collegato alla Finanziaria 2009, al termine del loro contratto saranno di fatto licenziati;35 lavoratrici e lavoratori di vari profili (amministrativi e tecnici dei Dipartimenti VI, IX e XII) assunti da graduatorie concorsuali della Provincia e della Regione impiegati a tempo determinato con contratto in scadenza al 31 dicembre 2008;500 vigili urbani con contratto a tempo determinato di 30 messi in scadenza al 21/12/2008 e rinnovati per un anno fino al 31/12/2009;290 dipendenti a tempo determinato, istruttori amministrativi dei Municipi, provenienti da una graduatoria concorsuale che hanno raggiunto i requisiti previsti dalla Finanziaria 2008 (3 anni di contratto a tempo determinato al 28/09/2007 o maturati successivamente in virtù di un contratto in essere con la pubblica amministrazione). Circa 50 persone matureranno i requisiti dei tre anni entro il 2009.

Oltre ai dipendenti comunali, lavora per il Comune di Roma un esercito di esternalizzati. Se la situazione per gli operatori del call center “ChiamaRoma 060606" è migliorata con il nuovo bando vinto da Atesia, che ha richiesto una percentuale di personale a tempo indeterminato pari all'80% del totale, non è così per tutti gli altri lavoratori impegnati nei diversi settori. Anche se il servizio del Comune è finito nelle mani del patron del gruppo Almaviva Alberto Tripi.

Dalla pubblicazione dei bandi di gara per l’affidamento e la gestione dei servizi presso i centri di accoglienza del Comune a favore delle persone in forte disagio economico-sociale emerge, che le risorse stanziate dall’amministrazione comunale sono insufficienti sia a garantire la salvaguardia occupazionale del personale attualmente impiegato, sia a garantire un servizio di qualità all’utenza. Si realizzerebbe, dunque, un taglio del 20% del personale e si peggiorerebbe la condizione di lavoro degli operatori e del servizio all'utenza. Il Comune conferma la sua grave disattenzione nei confronti dei temi dell'inclusione sociale, concependo la sicurezza sempre più come questione di forza pubblica e controllo militare del territorio. Roma ha bisogno di risorse per la gestione dei servizi di accoglienza a favore delle persone in forte disagio e di quel personale qualificato a garantire un servizio efficiente. Invece di tagliare sarebbe doveroso potenziare questi settori, per il loro valore sociale e educativo, che hanno per il nostro territorio.

In questa situazione si trova anche Federica, una giovane madre con un figlio piccolo da mantenere, che lavora nel centro di accoglienza per madri con figli minori di via Cassia: “Attualmente siamo 13 operatori e un educatore, e già riusciamo a malapena a coprire i turni e a garantire un servizio efficiente. Con tagli del 20% sul personale e del budget - si chiede Federica - come facciamo a gestire più di 50 utenti, tra l’altro in condizioni molto problematiche?”. La scadenza del bando per il centro Giaccone 1 e Giaccone 2, in via Cassia 472, è stata prorogata al 19 dicembre. E poi?

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La Repubblica16-10-08, pagina 8 sezione ROMA

Vigili urbani, chiuso l' accordo In arrivo 2.050 nuove assunzioni

MARIA ELENA VINCENZI

Polizia municipale, via alla riorganizzazione. I vigili urbani capitolini passeranno dalle 6.300 unità attuali a 8.350. Gli ufficiali diventeranno 3 mila a fronte dei 2.348 di oggi. è stato firmato ieri dal sindaco Alemanno, dal comando generale, dai sindacati e dall' assessore al Personale Enrico Cavallari, l' accordo che prevede la riorganizzazione del corpo. L' approvazione della giunta con delibera, fissata per la prossima settimana, dovrebbe ora essere solo una formalità. Mentre l' armamento dei vigili è in attesa di approvazione della commissione sicurezza prima e del consiglio poi, si parte dunque dalla riorganizzazione. Dopo i contrasti e gli slittamenti di agosto e le nuove discussioni e riunioni, ieri l' ok del sindaco a un piano che significa la riconferma dei contratti ai 500 vigili a tempo determinato per cui verrà prevista una stabilizzazione, l' assunzione dei 400 che hanno vinto il concorso e dei 250 idonei. E l' aumento degli ufficiali, cui spettano le operazioni di polizia giudiziaria. Grande la soddisfazione delle sigle sindacali: «Tutto torna a quello che era l' accordo firmato con Veltroni il 14 febbraio scorso» chiarisce Marco D' Emilia, responsabile della Cgil Polizia Municipale di Roma. «Ora bisogna sperare che la giunta lo recepisca e che si proceda a un' effettiva riorganizzazione. è un passo importante, ma è solo un punto di partenza». Torna con la memoria ad agosto anche Giancarlo Cosentino della Cisl Funzione Pubblica: «Quella delibera era sbagliata: gli accordi non erano stati rispettati» dice. «Ora, con questo nuovo accordo, abbiamo riportato l' ordinamento professionale a quella condivisione già avuta ad agosto che è necessaria per rispondere anche alle necessità dei cittadini». Il Sulpm, invece, ribadisce l' importanza di questo accordo che avvicina i vigili alla popolazione. «Finalmente potrà partire una riorganizzazione del corpo quale polizia di prossimità», dice Alessandro Marchetti, segretario romano. Mentre Stefano Lulli della Ospol apprezza «gli sforzi di questa amministrazione e chiede al sindaco di proseguire su questa strada per favorire la risoluzione delle problematiche attuali dai 500 precari ai concorsi interni alla polizia municipale».

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La Repubblica30-09-08, pagina 1 sezione ROMA

Comune, tagli e imposte più alte

GIOVANNA VITALE

Aumenti per l' Ici di seconde e terze case, soprattutto se non affittate; tagli per i circa 14 mila precari che lavorano per il Comune; ritocchi alla Cosap (occupazione suolo pubblico) e Cip (l' ex imposta sulla pubblicità) con un sistema tariffario differenziato per zone territoriali. Il sindaco ha presentato i conti e la manovra del Piano di rientro. E' una tabella di marcia che imporrà lacrime e sangue perché, agli 8,6 miliardi da ripianare grazie all' aiuto del governo e alla riforma sul federalismo fiscale, «si aggiunge uno squilibrio nel bilancio annuale di circa 200 milioni». Una tendenza, quella delle uscite che superano le entrate, da correggere subito: «Dobbiamo tagliare la spesa ed aumentare le entrate per almeno 200 milioni» dice il sindaco. Il Pd: «Il buco non c' è, è un bluff che finalmente abbiamo smontato e che lo stesso Alemanno ha ormai negato». Non pronuncia mai la parola «buco di bilancio» il sindaco Alemanno. Illustrando in aula Giulio Cesare il Piano di rientro confezionato dai tre sub-commissari guidati dall' assessore Ezio Castiglione invita piuttosto a deporre le armi delle «polemiche inutili e irresponsabili». Toni pacati, distanti anni luce da quelli utilizzati non più tardi di tre mesi fa, quando lanciava «l' allarme sui conti fuori controllo», parlava di «dati occultati», accusava la giunta Veltroni di aver fatto «il gioco delle tre carte». E invece, pur ammettendo di essere di fronte a «cifre incontestabili e pesanti», preferisce guardare oltre, parlare di futuro, suggerire le ricette per «liberare la città di Roma da un debito accumulato in quasi trent' anni». Una tabella di marcia che impone lacrime e sangue perché, agli 8,6 miliardi da ripianare grazie all' aiuto del governo cui stamattina consegnerà il piano di rientro, «si aggiunge uno squilibrio nel bilancio annuale di circa 200 milioni». Una tendenza, quella dei costi che superano i ricavi, da correggere subito: «Per tornare in pareggio dobbiamo tagliare la spesa ed aumentare le entrate, oltre a trovare le risorse per gli investimenti», spiega Alemanno. Un programma che in mattinata aveva già sottoposto alle parti sociali, tutto incentrato su una rigorosa politica di contenimento della spesa, da applicare su dimezzando le società partecipate di primo e secondo livello. Il personale subirà più fronti. Quelle per beni e servizi verranno ridotte centralizzando gli acquisti e un progressivo ridimensionamento attraverso «il rallentamento del turn-over» e «la revisione del piano assunzionale che è troppo ambizioso» incalza il sindaco. «I dipendenti comunali sono 27mila, quelli delle aziende e delle municipalizzate 34mila, in totale più di 60mila persone. Noi non vogliamo licenziare nessuno», precisa, «ma non possiamo permetterci di andare oltre questo numero». Tradotto: «I precari che dovevano essere stabilizzati sono 1.400» ricorda Alemanno, difficile che possano conquistare un posto fisso. Terzo capitolo: la lotta all' evasione e il rafforzamento della riscossione, soprattutto della Tari, sistematicamente elusa dalle utenze non domestiche, e delle imposte su affissioni e pubblicità. Senza dimenticare quanto promesso in campagna elettorale: nel piano di rientro si legge infatti che si provvederà ad «aumentare l' Ici sulle seconde e terze case, in particolare quelle non affittate». Oggi il piano approderà a Palazzo Chigi «e poi», insiste Alemanno, «il consiglio dei ministri, quando si riunirà, ci dirà la sua. Noi contiamo di chiudere tutto per la fine della settimana». La speranza è «di tornare alla gestione ordinaria con il bilancio 2009», ma già «entro il 30 ottobre presenteremo al consiglio comunale il Dpf pluriennale e l' assestamento di bilancio 2008». Due documenti di programmazione economica che, grazie alla norma ad hoc varata dal governo in giugno, nasceranno depurati da tutte le passività finora accertate, destinate a essere gestite con bilancio separato dall' ufficio del commissario. Si tratta di 8,6 miliardi di disavanzo complessivo, composto da 1,8 miliardi di debiti fuori bilancio e un debito in ammortamento, «già conosciuto», di 6,9 miliardi. Frutto, secondo Alemanno, del fatto che «il Comune di Roma ha avuto finora un tenore di vita superiore alle proprie possibilità». Finendo in rosso anche per colpa dei mancati trasferimenti da parte della Regione Lazio - rileva il sindaco - su cui pesa il contenzioso con il governo per il deficit della Sanità. Motivo per cui «ci associamo ufficialmente alla richiesta di ottenere lo sblocco delle risorse il più presto possibile», afferma. Ma se Alemanno usa toni morbidi, il Pdl parte all' attacco. E presenta un odg che accusa la giunta precedente di malagestione. Dura poco: il primo cittadino ordina di ritirarlo e la maggioranza obbedisce. «E' inutile dividerci su ordini del giorno basati sul passato» è stato il ragionamento del sindaco cittadino. A protestare, «è tutta una farsa» resta solo il capogruppo della Destra, Francesco Storace.

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La Repubblica28-09-08, pagina 2 sezione ROMA

Piano di rientro, ecco i tagli di Alemanno

GIOVANNA VITALE

Cinquanta pagine fitte di grafici e tabelle, tre capitoli principali e una quindicina di paragrafi: eccolo il piano di rientro del Comune di Roma che il sindaco Alemanno illustrerà domani in consiglio comunale e martedì al governo. Un documento che, controfirmato da ben tre società di revisione (Deloitte, Kpmg e PriceWaterhouse), stima in circa 8,6 miliardi l' ammontare del debito da ripianare per risanare i conti del Campidoglio. Così suddivisi: 6,8 miliardi da rimborsare in quarant' anni secondo l' ammortamento già previsto dalla precedente amministrazione; 1,8 miliardi di disavanzo generato per lo più da debiti fuori bilancio (per 1,6 miliardi complessivi, compresi i 775 milioni necessari a pagare le circa 70mila vertenze giudiziarie pendenti o in scadenza) e dagli oneri dei contratti derivati (147 milioni). Cifre peraltro a suo tempo contestate dall' ex assessore al Bilancio Marco Causi, economista e ora deputato del Pd, il quale non nascose «i fattori di difficoltà» causati, principalmente, dalla crisi finanziaria della Regione Lazio che bloccò i trasferimenti al Comune e alle aziende del trasporto pubblico, costringendo l' amministrazione ad anticipare circa un miliardo per garantire i servizi; dal forte ciclo al rialzo dei tassi di interesse con ricadute pesanti sul debito; dal massiccio piano investimenti per realizzare le nuove metropolitane. Motivazioni sulle quali, però, il Piano di rientro non si sofferma. Analizzando solo la fredda realtà dei numeri. Una massa di passività pregresse che, grazie alla norma ad hoc varata a giugno dal governo per scongiurare la dichiarazione di dissesto, sarà gestita con bilancio separato dall' ufficio del commissario e ristorata con il contributo da 500 milioni che, erogato una tantum per il 2008, dovrebbe essere stabilizzato negli anni a venire. Una manovra che consentirà ad Alemanno di governare il Campidoglio con un bilancio ordinario depurato dalla zavorra dei debiti. E di liberare risorse per attuare il suo programma elettorale. In parte anticipato nel Piano per lo sviluppo della città che domani sarà sottoposto alla concertazione dei sindacati, cui il sindaco illustrerà il rigido programma di tagli, lacrime e sangue previsto nel Dpf comunale da varare entro ottobre. Chiare le linee guida: contenimento della spesa attraverso la creazione di una centrale unica degli acquisti e del servizio informativo unico; razionalizzazione dei costi a partire da quelli per il personale attraverso il blocco del turn-over, dell' assunzione dei precari, delle consulenze non funzionali; coinvolgimento dei privati nel finanziamento degli investimenti; valorizzazione del patrimonio immobiliare; riorganizzazione della holding comunale. Che significa ridurre del 50% le controllate di primo e secondo livello (escluse Acea, istituzioni e fondazioni), vendere alcune partecipate non strategiche (da AdR ad AscoRoma), accorpare le aziende del trasporto pubblico (Atac e Met. Ro). Un tasto dolente, quello delle ex municipalizzate: le perdite dell' Ama incluse nella massa passiva ammontano a 61,7 milioni; quelle del Car a 5,1 milioni; di Risorse per Roma a 2,2 milioni. Non è stato facile per l' équipe guidata dall' assessore tecnico Ezio Castiglione, venire a capo dell' intricata matassa patrimoniale e finanziaria del Campidoglio. Una ricognizione certosina che ha passato al setaccio, una per una, tutte le voci di bilancio cristallizzate al 28 aprile 2008, incrociato 115mila posizioni passive e 70mila attive, individuato le distorsioni, in particolare l' utilizzo di entrate destinate a investimenti, dunque vincolate, per far fronte alle spese correnti. Fra le altre anomalie segnalate, che hanno fatto schizzare a 892 milioni il conto dei debiti fuori bilancio (al netto dei contenziosi), la non corrispondenza di debiti e crediti tra il Comune e le società partecipate.

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Omniroma-COMUNE, CGIL FP: "A RISCHIO 20% PERSONALE SERVIZI SOCIALI"

(OMNIROMA) Roma, 17 nov - "Preoccupata la FP Cgil di Roma e Lazio per il futuro dei servizi di accoglienza del Comune di Roma a favore di persone con forte disagio economico e sociale, che rischiano di essere ridotti". Lo comunica, in una nota, la Fp Cgil. Secondo Federico Bozzanca, segretario regionale della Funzione Pubblica. "la preoccupazione nasce a seguito della pubblicazione dei bandi di gara per l'affidamento e la gestione di questi servizi. In particolare registriamo come le risorse stanziate siano da una parte insufficienti a garantire la salvaguardia occupazionale del personale attualmente impiegato e dall'altra non consentirebbero l'adeguato rapporto operatori/utenti fissato dalla normativa regionale in 1’operatore ogni 5 utenti". "Si realizzerebbe dunque – secondo Bozzanca - un taglio del 20% del personale e si peggiorerebbe la condizione di lavoro degli operatori e del servizio all'utenza con l'innalzamento del rapporto operatori/utenti, che arriverebbe a 1/35 rendendo di fatto le strutture dei semplici dormitori. Questi servizi di assistenza impiegano oggi 47 operatori, distribuiti sui sei centri, tra cui quello di via Assisi, destinato ad 80 utenti in condizione di disagio economico e sociale grave ed il Centro Giaccone, destinato a 60 madri con figli minori e gestanti italiane e straniere, apolidi in grave condizione di disagio". "Nel centro di via Assisi - spiega Bozzanca - le risorse stanziate arrivano a coprire circa 2,5 operatori per ogni ora di servizio, mentre per il centro Giaccone si arriva a 2 operatori per ogni ora di lavoro contro i 4 oggi previsti la mattina ed il pomeriggio". "Necessario secondo la FP Cgil di Roma e Lazio - conclude la nota – un chiarimento con l'assessore Belviso. In attesa di essere ricevuti dichiariamo lo stato di agitazione di tutto il personale interessato. Riteniamo necessario garantire la salvaguardia occupazione e la qualità dei servizi rivolti all'utenza più disagiata che, se non cambieranno le scelte del Comune, si troverà a pagare doppiamente gli effetti della crisi economica". red 171853 nov 08

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Ci sembra doveroso sottoporre alla Vs, attenzione e a quella di tutti i cittadini, la grave situazione di disagio che vede coinvolti gli operatori e gli educatori di cooperative sociali, impiegati nei centri di accoglienza per madri con figli minori e persone senza fissa dimora del Comune di Roma. I ns. posti di lavoro sono infatti a rischio, a causa del bando di gara a ribasso pubblicato il 29/09/2008, indetto dal V Diparimento Assessorato alle Politiche Sociali e della Salute e nello specifico dalla U.O. Emergenza Sociale. Il suddetto bando si è chiuso il 18/11/2008 per i centri di Madre Teresa di Calcutta in via Assisi, 39 e per la Comunità Insieme Roma Tre in Via G. Ventura, 60 mentre, il 19/12/2008 scadranno i termini del bando per il centro di Giaccone 1 e Giaccone 2, siti in Via Cassia, 472.I Bandi tagliano risorse economiche decisive affinchè possa essere portato avanti, con serietà ed impegno, un servizio attivo ormai da diversi anni, rivolto alle fasce più deboli della società, quali nuclei mono-parentali ed adulti emarginati. Alle ns. richieste di chiarimento su tale linea, decisa dall'Amministrazione Comunale, le risposte sono state vaghe ed insoddisfacenti.Noi tutti, dunque, professionisti impegnati da anni in prima fila nei servizi così detti "essenziali " per il mantenimento del tessuto sociale, assistiamo impotenti di fronte al loro smantellamento, amareggiati per il mancato riconoscimento da parte degli amministratori locali del lavoro svolto fino ad oggi, nonchè della passione investita nei progetti di vita e di reinserimento sociale per le persone disagiate.Nelle strutture del Comune di Roma, infatti, vengono accolti nuclei di madri sole o gestanti, con figli minori.Trattasi di donne, italiane e straniere, vittime di violenza all'interno delle mura domestiche, donne vittime di tratta, o madri con problematiche sanitarie gravi. In questi centri di accoglienza le ospiti trovano nell'immediato una risposta concreta alla loro richiesta di aiuto e alle loro necessità primarie, quali: un pasto caldo ed una camera confortevole per sè e per i propri figli. In un secondo momento, le figure professionali delle Cooperative sociali impiegate presso questi servizi, grazie all'istaurarsi di una relazione di fiducia con l'ospite, lavorano insieme all'attivazione e alla ricostruzione della rete territoriale e sociale (contatti con i Servizi Sociali Municipali, scolarizzazione dei minori, regolarizzazione dei documenti, supporto legale e sanitario, reinserimento lavorativo e professionale, ecc.). Altra tipologia di strutture in cui gli operatori sociali e gli educatori sono impiegati, riguarda i centri per adulti singoli senza fissa dimora. Anche in questo ambito il lavoro svolto ha come obiettivo l'offerta di sevizi primari (posto letto, docce, biancheria, vestiario); successivamente si avvia un progetto di reintegrazione sociale e lavorativo.Ridurre il personale e squalificare il tutto ad un servizio di puro assistenzialismo comporta da una parte lo snaturamento del circuito di accoglienza, che ha da sempre avuto come obiettivo la restituzione della dignità personale compromessa dalla vita passata in strada, inoltre comporterebbe l'ulteriore abbandono di nuclei e di personalità fragili facilmente adescabili dalla criminalità. Tagliare i finanziamenti al Terzo Settore causa l'impossibilità di seguire l'iter della regolarizzazione delle persone immigrate, che il più delle volte scappano da situazioni di guerra e di fame e si ritrovano spaventate e spaesate in una città cosmoplita come Roma.Ciò che ci colpisce nelle scelte dell'attuale Amministrazione, è la contraddizione che ne caratterizza l'operato in quanto, il messaggio rivolto alla cittadinanza romana vuole diffondere un clima di serenità e sicurezza, tratteggiando un'immagine della Capitale in cui è stata risolta la questione dell'emarginazione sociale, del degrado e della delinquenza.La realtà a cui noi assistiamo, invece, ci mostra una gestione rivolta all'isolamento, all'interno delle strutture di accoglienza, ridotte a semplici contenitori della marginalità. L'obiettivo di tale politica è dunque quella di non rendere visibile agli occhi dei cittadini questa parte scomoda della società, piuttosto che impegnarsi per la risoluzione effettiva delle problematiche, attraverso una seria presa in carico di queste categorie disagiate.Infine, il mancato riconoscimento delle professionalità coinvolte nel settore, porterà la categoria ad una progressiva ma inesorabile estinzione e ad un incremento della disoccupazione.

Gli operatori sociali ed educatori professionaliCentro Madre Teresa di CalcuttaGiaccone 1, Giaccone 2, Comunità Insieme Roma Tre(30 novembre 2008)

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I DIRITTI UMANI A ROMA

GRUPPO FEDERATO DELLA SINISTRAPROVINCIA DI ROMA

PRESENTA

UNO SGUARDO

SULLA CITTA'

Hanno collaborato con noi (in ordine alfabetico):Action, l’Associazione Antigone, il Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni, l’Associazione Progetto Diritti e Rete Comune.


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