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Diritti umani a Piacenza

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Il prodotto finale del Progetto europeo "La Dignità della persona come valore per la giustizia europea". 14 mesi dedicati ai diritti umani, 8 incontri a Piacenza per riflettere sul valore della persona umana e decine di giovani coinvolti. Il fil rouge delle iniziative? L’Europa dei Diritti!

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InformazioniResponsabile del progetto: Marco Occhipinti Responsabile grafico dell’eBook: Giovanni ScifoResponsabile economico dell’eBook: Elsa Pisanu Redattori dell’eBook: Aurora Licci, Marco Occhipinti, Gaia Paradiso, Elsa Pisanu, Roberto Federico Proto e Dora TucciFotografi: Cesare Barilla’, Simone Lo Monaco e Davide RennaConsulente di immagine e comunicazione: Giulio Pitroso

ContattiEmail: [email protected]@gmail.comSito internet: www.dirittieuropa.itPagina facebook / Pagina LinkedIn / Canale Youtube / Pagina Pinterest

04INTRODUZIONE AL PROGETTOTutto sul nostro progetto “La dignità della persona come valore per la giustizia europea”

DIRITTI D’EUROPA e GZIl giornale e l’associazione promotori del progetto

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I PARTECIPANTII volti e le storie10

CONVENZIONE EUROPEA:Faro di lagalità nella precaria con-dizione dell’immigrato in Italia

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FOCUS: I precari diritti dei migranti.Una realtà confinata nei CIE16

IL COSTO DEI NOSTRI DIRITTIQuale tutela dall’Europa? Incontro sul-la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

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FOCUS: La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a portata di mano24

LIBERTA’ DI INFORMARE ED ESSERE INFORMATI

FOCUS: Libertà di stampa. Evoluzi-one di un diritto che ancora stenta ad essere rispettato nel globo

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Il giornalismo in chiaroscuro e il ruolo dell’Europa

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09Le Carte d’Europa per un’Europa di diritti! 26I giornalisti di Diritti d’Europa

all’interno della Corte Europea!

www.dirittieuropa.it

Diritti umani L’eBook è il prodotto finale di oltre un anno di lavoro e passione all’interno del progetto europeo “La dignità della persona come

valore per la giustizia europea”. I giovani coinvolti hanno organiz-zato ben otto eventi a Piacenza, tra il 1° maggio 2012 ed il 1° Luglio

2013. Il tema? L’Europa dei Diritti!

a Piacenza

IMMIGRAZIONE IN ITALIAUn viaggio alla ricerca dei diritti36

FOCUS: Immigrazione nel Mediter-raneo

LAVOROQuali orizzonti nell’Europa dei Diritti?42

FOCUS: Disoccupazione. Quello spettro che si aggira in Europa46

FOCUS: Anche gli avvocati fanno volontariato. La straordinaria storia di Avvocato di Starda ONLUS

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COSA SIAMO NOI SENZA EUROPA?

Incontro con gli avvocati della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

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DALLA PARTE DEI DIRITTI UMANI

Europa senza informazione, senza giovani attivi ma anche senza diritti, cultura ed opportunità.

56 FOCUS: Ricerca ed innovazione in Europa

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PARLANO DI NOI!62

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Il nostro progetto! Un anno di lavoro insieme, a Piacenza, per conoscere e scoprire l’Europa dei Diritti.

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LAVORO: QUALI ORIZZONTI NELL’EUROPA DEI

DIRITTI?

LIBERTA’ DI INFORMARE ED

ESSERE INFORMATI

IMMIGRAZIONE IN ITALIA: UN VIAGGIO ALLA

RICERCA DI DIRITTI

L’Associazione Generazione Zero è promotrice di un progetto europeo,

firmato Diritti d’Europa, dal titolo: “La dignita’ della persona come valore per la giustizia europea”. Il progetto è stato presentato al round del 1° Febbraio 2013 nell’ambito del Programma Youth In Action, Azione 1.2 – Iniziative Giovani, organizzato dall’Unione Europea e gestito per l’Italia dall’Agenzia Nazionale per i gio-vani.Il nostro progetto ha vinto il bando, su-perando la selezione, ed è quindi ag-giudicatario di finanziamenti europei.

Questo progetto si propone come un cammino di integrazione consapevole dei giovani nel Sistema Europa. Il nos-tro obbiettivo è conoscere e far con-oscere il reale significato dell’essere cit-tadini europei, oggi.

Il progetto consiste nell’organizzazione di 7 incontri dedicati ai valori e ai prin-cipi della cultura europea sul territorio piacentino, in Emilia Romagna.Il nostro progetto è iniziato il 1° Maggio 2013 e ha termine nel 1° Luglio 2014.

In questi 14 mesi abbiamo voluto dif-fondere, approfondire e sostenere le grandi battaglie europee nel tema dei diritti umani e civili. I nostri mezzi sono stati l’informazione, l’approfondimento e il dialogo partecipato.

I partecipanti iniziali erano 9 gio-vani giornalisti del webmaga-zine Diritti d’Europa, edito proprio dall’Associazione GenerazioneZero e operante da oltre un anno nel settore dei diritti umani in Europa e nel mon-do; dalla loro idea ha preso forma la proposta vincente. Oggi il gruppo riu-nisce oltre 20 partecipanti, a cui si ag-giungono molti altri che fanno sentire il

LA DIGNITÀ DELLA PERSONA COME VALORE

PER LA GIUSTIZIA EUROPEA

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COSA SIAMO NOI SENZA EUROPA? Primo incontro

loro sostegno.Nonostante la proposta iniziale pre-vedesse 7 eventi, le energie e le idee erano tante che infine abbia-mo deciso di realizzarne un ottavo!

Per realizzare i nostri eventi abbiamo chiamato relatori istituzionali e non solo, che hanno saputo raccontarci di questa Europa come fulcro della società contemporanea e orizzonte della società futura.

Oltre agli eventi, durante il progetto sono state prodotte “Le Carte d’Europa”, una guida cartacea dei principali testi nor-mativi del Sistema Europa (“Charter of Fundamental Rights of The European Union” ed “European Convention on Hu-man Rights”) distribuita durante gli eventi del Progetto. E ciò perché crediamo

nelle grandi Carte europee, che fon-dano i nostri diritti inalienabili, dentro l’Unione Europea – la Carta di Nizza – e dentro il Consiglio d’Europea – la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo – e che hanno la dignità di riconoscere alla persona facoltà inestimabili e garanzie fondamentali, dentro lo Stato e verso lo Stato.

Infine abbiamo realizzato questo eBook come prodotto finale, in cui abbiamo raccolto tutti i materiali prodotti in questi mesi; l’ebook è diffuso online sul sito www.dirittieuropa.it e su penne USB personal-izzate prodotte col finanziamento euro-pea.

Marco OcchipintiResponsabile del Progetto

CEDU: FARO DI LEGALITA’

NELLA PRECARIA CONDIZIONE

DELL’IMMIGRATO IN ITALIA

IL COSTO DEI NOSTRI DIRITTI. QUALE TUTELA DELL’EUROPA?Cos’E’ l’Ang?

L’Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) è un organismo pubblico, dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, vigilato dal Governo Italiano e dalla Commissione Europea.

COSA SIAMO NOI SENZA EUROPA?

Secondo incontro

Chi protegge i nostri diritti?

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Diritti d’Europa è un quotidiano web-magazine di informazione critica e libera, dal taglio

prettamente giuridico.

Il giornale si occupa dei diritti umani universalmente riconosciuti: ne fa oggetto di osservazione, definizione, contestualizzazione, sensibilizzazione

con costante attenzione verso il debole ed il diverso. Il giornale osserva e commenta gli strumenti giuridici di tutela dei diritti umani prestati a livello internazionale ed europeo,

affinché né la violazione di un diritto né la riparazione – ancorché simbolica – di quella violazione possano dimenticarsi in una aula di tribunale.

Il giornale riporta fatti: facciamo cronaca di vicende emerse dal silenzio o dalla indifferenza in cui ricadono pratiche diffuse o malcostumi consolidati; parliamo delle persone coinvolte, ci immedesimiamo nelle loro ragioni, riproponiamo le loro difese e seguiamo l’evolversi delle loro storie nella speranza che sia fatta giustizia Il giornale si occupa di Stati. Le realtà nazionali sono fonte inesauribile di riflessione e confronto: ciò che sembrerebbe normale den-tro i confini di un paese, può dimostrarsi assurdo e intollerabile agli occhi di uno spettatore esterno e oggettivo; parimenti costumi e abitudini di un popolo non possono stigmatizzarsi nel peggior modo – col pregiudizio – soltanto perché diversi dai nostri, ma vanno circostanziati e capiti attraverso un’osservazione aperta e intelligente.Il giornale si interessa di persone in carne ed ossa: spesso lontane e inavvicinabili, ma comunque dotate di una dignità intrinseca – propria del concetto di umanità e dei diritti che ne seguono – che nessuno può compromettere: per questo pensiamo che denunciare un sopruso significa affermare un diritto.Il giornale tratta dei suoi giornalisti: scrivere criticamente è pensare, riflettere e farsi un’opinione: noi lo facciamo in ogni pezzo

con coraggio, con convinzione, con la voglia di convincere e di essere convinti a cambiare opinione. Ci mettiamo in gioco, rischiando di essere fraintesi, di essere strumentalizzati o di finire tacciati per

illusi, o disillusi, moralisti o amorali, spregiudicati o codardi. Non facciamo politica e non conosciamo partiti, ma ogni

giornalista sa farsi un’opinione: è quell’opinione a colorare ciascun articolo, rendendolo

molto più che una notizia ricopiata.

Diritti d’Europa Molto più che un web-magazine!

Generazione Zero L’Associazione GenerazioneZero nasce il 29 Maggio 2012 a Ragusa.

Rappresenta il salto di qualità operato di singole realtà giornalistiche, che

così hanno investito le proprie energie in una realtà nuova e viva, in grado

di sintetizzare le spinte di ciascuna testata e le aspirazioni di tutti i giornal-

isti, consolidare una struttura coerente nelle azioni e informata nelle scelte,

formare una strumento di accrescimento e arricchimento per i suoi membri.

L’Associazione GZ è una realtà aggregativa aconfessionale, apartitica e libera.

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www.dirittieuropa.it

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Le Carte d’Europa sono

una breve antologia dei testi normativi più

importanti d’Europa quali la Con-venzione Europae dei dirittti dell’uomo e delle

libertà fondamentali (o CEDU), i relativi protocolli, e la Carta dei diritti fondamntali dell’unione Europea

(o Carta di NIzza/Strasburgo); è stata realizzata da noi all’interno del progetto europeo, in una versione carta-

cea ed una digitale.La cultura giuridica europea è un crogiolo di valori in

continua evoluzione e sintesi; è il frutto dell’incontro (e dello scon-tro) di tradizioni culturali, sociali ed etiche, variegate e versatili che al netto

di un’esperienza politica pluridecennale, sono state infine trasfuse all’interno di questi testi giuridici. Rappresentano un compendio intenso, vivo ed at- tuale dei diritti

imprescindibili della persona. Le due carte uniscono due esperienze politiche molto differenti, l’Unione Europea ed il Consiglio d’Europa, dalle finalità originarie opposte -economiche la prima, umanitarie la seconda- ma che oggi si avvicinano e fondono in un baluardo unico di protezione dell’individuo. Ci aspettiamo una fusione delle due realtà, quando - secondo gli accordi già maturi- l’Unione Europea entrerà nel Consiglio dEuropa, sottoponendosi anch’ essa al sindacato del giudice dei diritti umani, ossia la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nell’attesa offriamo al lettore la lettura delle due Carte di diritti, perchè dal confronto ne possa cogliere i caratteri comuni e di continuità: medesimi diritti per una medesima Europa di diritti.Attraverso le Carte d’Europa ci proponiamo di divulgare in un ottica di confronto e approfondimento il tema dei valori europei, oggi. Vogliamo spogliare i testi giuridici della lontananza e dell’impalpabilità con cui sono spesso percepiti. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di renderli fruibili, accessibili, immediati ai nostri interlocutori. Le Carte d’Europa sono parte di quel progetto. Con esse vogliamo diffondere la cultura dei valori e i principi della cultura occidentale così come concepiti nella esperienza comune euro-pea, ed esaltarne il carattere comune: la dignità della persona come inizio, cuore e fine ultimo dell’azione politica dello Stato.

Quanto poi ai due testi normativi contenuti nelle Carte d’Europa:- La Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (o CEDU), firmata a Roma

il 4 Novembre 1950 ed entrata in vigore il 3 settembre 1953, è un trattato internazionale elaborato sotto l’egida del Consiglio d’Europa in due lingue ufficiali inglese e francese. La convenzione è uno strumento vivente che si evolve

nel tempo ed a essa sono stati annessi Protocolli Addizionali, volti ad ampliarla.- Nel 2000 a Nizza, il Consiglio europeo ha sancito l’’approvazione della Carta dei diritti fondamentali

dell’Unione Europea. La Carta di Nizza si fa portavoce della volontà di dare concretezza a quel prin-cipio di diritto non scritto della tutela dei diritti dell’uomo emersa nell’applicazione del diritto

dell’Unione Europea. Il Trattato sull’Unione Europea, nella sua versione consolidata, all’articolo 6 richiama espressamente la Carta dei diritti fondamentali.

2007, riconoscendole lo stesso valore giuridico dei trattati.

LE CARTE d’EUROPA La Convenzione Europea

dei Diritti dell’Uomo la Carta di Nizza

Leggi le Carte d’Europa a questo link!

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Marco OcchipintiCredo in un’Europa unita e multiculturale, che vive della persona umana, che ne es-alta la dignità e ne protegge i diritti fondamentali. Amo chiamarla l’Europa dei diritti.Sono promotore e respon-sabile di questo Progetto e Direttore editoriale di Diritti d’Europa.

Roberto Federico ProtoStudente affascinato dai Diritti Umani, soprattutto so-ciali, e a tutto ciò che attiene al mondo del Diritto del Lavoro. Scrivo, dalla sua fon-dazione, sul webmagazine Diritti d’Europa, perché sono convinto che per creare uno spirito europeo più solidale e attento ai più deboli bisogna partire dai diritti.

Aurora LicciTra i banchi universitari ho condiviso con i miei amici la passione per i diritti umani; da lì è nato il desiderio di divulgarli, provando ad elim-inare la distanza che si crea tra i detentori di un diritto e il diritto stesso. Questo pro-getto e Diritti d’Europa sono i miei compagni di viaggio per un’Europa unita nei diritti.

Dora TucciSono una studentessa di giurisprudenza; faccio parte della redazione di Diritti d’Europa, un web maga-zine che mi ha permesso di conoscere e studiare le tante violazioni di diritti umani, in Europa e nel mondo intero. Scriviamo di questo tema, per informare, perché credi-amo in un futuro migliore.

Elsa PisanuSono laureanda in Giuris-prudenza presso l’Università Cattolica. La passione per il diritto internazionale mi accompagna da anni e con il Progetto e il webmaga-zine Diritti d’Europa, per cui scrivo sin dal 2012, ho potuto concretizzarla, con uno sguardo focalizzato sulla Corte Europea dei Diritti

Luca GulinoSono laureando in Giuris-prudenza all’Università Cattolica. Mi appassiona la tecnologia, e il webmagazine Diritti d’Europa è stato un ot-timo strumento per tradurre questa passione nel lavoro di redazione, analizzando con taglio critico il binomio “Stati-Rispetto dei diritti umani” alla luce della CEDU.

Amedeo MarchelliSono uno studente di giuris-prudenza, giornalista del webmagazine Diritti d’Europa un po’ per caso un po’ per passione, e innamorato delle lingue straniere.Leggendo di diritti umani nel mondo ho scoperto il lato bello delle parole ed il lato triste dei fatti.

Francesco PutortiSono uno studente di Giuris-prudenza dell’Università Cattolica. Oltre a nutrirmi della passione per il Basket, cerco di tenermi informato su tutto ciò che riguarda il diritto in tutte le sue sfaccet-tature. Credo che l’Europa debba proseguire verso la strada della costruzione degli Stati Uniti d’Europa.

IL GRUPPO DEI PARTECIPANTI AL PROGETTOIl nostro progetto è il frutto della sinergia di un gruppo di ragazze e ragazzi variegato ed eterogeneo come la loro provenienza, da Brescia a Ragusa, da Alessandria a Santa Maria di Leuca; ma uniti dalla stessa passaione ed interesse per i diritti umani e l’Europa.

Maggio 2013dal

I PARTECIPANTI

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Emanuele DavidSono laureando in giuris-prudenza presso l’Università Cattolica. Ho maturato un forte interesse nei diritti umani e nell’organizzazione degli eventi del Progetto pochè sono molto sensibile alle dinamiche politico-economiche che avvengono in Europa e che segnano il nostro essere cittadini.

Davide RennaSono uno studente di econo-mia all’Universita Cattolica. Oltre agli studi economici, la mia più grande passione è la fotografia; mi informo su tutto ciò che riguarda la politica economica europea e le vicende internazionali. Penso che la sfida di un Europa unita ci possa aiutare non solo economicamente.

Gaia ParadisoSolo laureata in economia e relazioni internazionali; sono legata all’Europa per passione e lavoro, mi inter-esso di politiche europee e sviluppo sostenibile, BRICS e relazioni politico-diplo-matiche. Credo nell’unità e nella solidarietà, sacrificio e passione per raggiungere obiettivi comuni.

Andrea TagliaferriSono un ingegnere mec-canico, classe 1984, che si occupa di automazione e consigliere comunale a Piacenza. Viaggiando spesso per lavoro ho scoperto le potenzialità del Belpaese e da qui è nato l’impegno in politica. Credo nell’Europa come fonte di opportunità.

Simone Lo MonacoSono uno studente di giurisprudenza e alla fine del mio percorso universitario ho avuto modo di parte-cipare a questo progetto europeo, contribuendo con la mia passione, la foto-grafia, a documentarne gli eventi. Considero questa un’esperienza eccellente che l’Europa mi ha dato.

Vanessa LuminiSono un’informatica di professione, motorider ed artista come passione. Lo spirito forte a favore dei diritti umani mi ha fatto con-oscere la straordinaria realtà dell’associazione Generazi-one Zero e del webmagazine Diritti d’Europa, per cui scrivo.

Marco MigliettaStudio Giurisprudenza presso l’Università Cattolica. Nel tempo libero amo dedi-carmi alle mie passioni che sono la cucina e la musica. Credo fortemente nell’Europa e penso che sia la soluzione a molti dei nostri problemi, anche se purtroppo non tutti lo hanno capito ancora.

Gabriele AlessandraSono uno studente di Giuris-prudenza, adoro il diritto e tutte le sue implicazioni -e per questo non potevo rinunciare a partecipare a questo progetto. Ritengo che ad oggi sia sciocco perse-verare in un nazionalismo ormai tramontato invece di contribuire alla creazione di un’ Europa più unita.

LA DIGNITA’ DELLA PERSONA COME VALORE PER LA GIUSTIZIA EUROPEAAl progetto “La dignità della persona come valore per la giustizia europea” hanno inoltre partecipando, fornendo il loro prezioso con-tributo, Cesare Barillà, Luca Ceragioli, Giulio Pitroso, Giovanni Scifo ed Erica Scorrano.

Luglio 2014al

AL PROGETTO

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AL’incontro che ha dato il via al progetto eu-ropeo “La dignità della persona come valore per la giustizia euro-pea”, si è svolto presso il Collegio Sant’Isidoro il 12 Giugno 2013, ed ha avuto come tema la condizione degli immi-grati nel nostro paese. Abbiamo scelto un titolo molto enfatico: “Conven-zione Europea dei Diritti dell’Uomo: faro di legalità nella precaria condizione dell’immigrato in Italia”, proprio perché, durante questo evento, abbia-mo provato a far luce su una tra le più difficili situazioni per un essere umano, sia dal punto di vista economico che sociale, quella appunto degli immigrati. Essi, a

causa di uno status di bisogno, sono la catego-ria sociale più fragile e che più frequentemente è costretta a dover ac-cettare condizioni di vita indegne ed inumane nel paese di accoglienza.Tutto questo per effetto di un astratto processo di assottigliamento o addi-rittura di perdita di diritti, soprattutto di diritti uma-ni, che è il risultato - per quanto riguarda il nostro Stato - dell’incapacità di gestire un flusso sempre maggiore di migranti che raggiun-gono le coste italiane.

Dinanzi a tale situazione si pone la centrale ques-tione di come tutelare e preservare la dignità umana di queste per-

sone; dignità umana che è la pietra miliare su cui si erigono tutti i diritti fon-damentali. Infatti la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea all’ art 1 ne proclama uni-versalmente - dunque nei confronti di tutti i soggetti - l’inviolabilità.

E’ la Convenzione Euro-pea dei Diritti dell’Uomo - compendio imprescind-ibile di diritti e libertà, che ogni Stato civile e democratico deve attu-are – a delinearsi come prezioso strumento giu-ridico attraverso il quale poter ottenere tale tu-tela: è un farò di legalità nella perenne negazione di diritti che gli immi-grati subiscono in Italia. A portare la propria es-

perienza diretta, oltre-ché la loro competenza scientifica ed accadem-ica, sono stati due gio-vani professori: Cesare Pitea, docente di diritto internazionale presso l’Università di Parma, che è stato anche giurista presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dal 2008 al 2011, e Luca Ma-sera, avvocato penalista e docente di diritto pe-nale presso l’Università di Brescia, che ha parte-cipato nel 2011 alla re-dazione di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo, at-traverso il quale è stata denunciata l’illegittima privazione della libertà subita da parte di alcuni immigrati a Lampedusa.

CESARE PITEA

E’ professore di Diritto Internazi-onale presso Università di Parma. La sua attività accademica è in-centrata sui temi della tutela in-ternazionale dei diritti umani, con particolare attenzione al funzi-onamento e riforma del sistema di controllo della CEDU.

LUCA MASERA

E’ avvocato penalista e docente di Istituzioni di diritto penale presso l’Università di Brescia. Durante la sua attività forense è stato il legale di riferimento del caso Hassan El Dridi presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Corte eUroPeA DeI DIrIttI DeLL’UoMo:Sentenza Hirsi Jamaa e altri v. Italia;

Approfondimento sui Centri di Identi-ficazione ed Espulsione;

FAro DI LeGALItA’ NeLLA PreCArICA CoNDIZIoNe DeLL’IMMIGrAto IN ItALIA

articolo di Elsa Pisanu

IL RISPETTO DELLA DIGnITà DELLA PERSOnA E L’IMMIGRAzIOnE In ITALIA: bInOMIO O OSSIMORO?

Rel

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Sentenza Hirsi Jamaa e altri v. ItaliaIl 23 Febbraio 2012, la Corte europea dei diritti dell’uomo, pronunciatasi in Grande Cam-era, ha accertato all’unanimità la responsabilita’ dell’Italia per la violazione dell’art. 3 (Proibizione della tortura), dell’art. 4 Protocollo n. 4 (Divieto di espulsioni collettive di stranieri), nonché dell’art. 13 (Divieto di discriminazione) in combinato disposto con i due articoli precedenti della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.Il caso coinvolgeva 11 cittadini somali e 13 cittadini eritrei che facevano parte di un gruppo più ampio di persone intercettate in mare dalle autorità italiane e respinte direttamente in Libia, senza alcuna previa valutazione della loro necessità di protezione internazionale. Questa era una delle operazioni di intercettamento e rinvio in Libia eseguita dalle autorità italiane nel 2009, dopo la stipula dell’accordo bilaterale tra Italia e Libia allora in vigore. Questa sentenza, definita da Amnesty International come una “pietra mil-iare”, è un importante precedente che ha stigmatizzato per la prima volta la ne-gazione di diritti umani e il trattamento degradante subiti dai migranti attra-verso le politiche di respingimento operate dalle autorità del nostro paese.

E’ qui visibile il video del primo incontro del progetto europeo, realizzato da Dora Tucci.

a Nessuno può essere sottoposto

né a pene o trattamentitortura

inumani degradantiArt 3 Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo

o

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Il primo ad intervenire è stato il prof. Cesare Pitea che ha fornito gli stru-menti giuridici per orientare la platea di giovani presenti all’incontro nella com-plicata questione dell’immigrazione. La constatazione di partenza è stata l’universalità dei diritti su cui è fondata questa Carta, i cui diritti e le cui libertà devono poter essere esercitate indip-endentemente dalla provenienza del soggetto titolare, tanto che nell’Art 1 CEDU si stabilisce l’obbligo degli Stati di riconoscere a ogni persona sottoposta alla propria giurisdizione i diritti della Convenzione. Perciò anche l’immigrato che si trova in un qualsiasi paese parte contraente della Convenzione gode delle tutele previste da tale normativa.

Ci sono disposizioni della Convenzione, però, che interessano direttamente gli stranieri. In particolare la previsione delle garanzie processuali relativa-mente all’espulsione collettive nei con-fronti di stranieri legalmente residenti, previsto nel protocollo n.4 alla Con-venzione all’art 4. Altre disposizioni d’interesse sono l’art 4 CEDU, che prevede il divieto di schi-avitù e di lavoro forzato; l’art 5 CEDU, che proibisce la privazione arbitraria della libertà, fatti salvi i casi tassativa-mente elencati nei successivi paragrafi del medesimo articolo in cui tale divi-eto può essere derogato: la lettera f in particolare riguarda la detenzione di persone nei confronti dei quali è in corso una procedura di espulsione;E l’art 3 CEDU, norma definita dal pro-

fessore Pitea come “rivoluzionaria e che rappresenta una garanzia ultima sovranazionale della dignità umana”, che statuisce un divieto assoluto di trattamenti inumani e degradanti, e da cui discende anche una protezione indiretta per gli immigrati. Infatti sec-ondo il principio generale c.d. “refoule-ment” indiretto, gli Stati non possono espellere le persone che si trovano sotto la loro giurisdizione senza valu-tare il rischio che questi possano subire trattamenti inumani e degradanti in un paese terzo.

Partendo da questa centrale dispo-sizione si è passati a trattare uno dei casi giudiziari più recenti ed importanti riguardo a questo tema: Hirsi Jamaa e altri v. Italia. In questa sentenza del 2012 lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte Europea per i respingimenti collettivi in alto mare operati nei confronti di cittadini somali ed eritrei. Azioni che avrebbero esposto i soggetti al rischio di subire trattamenti inumani e degra-danti in Libia, paese nel quale erano stati condotti. Un caso grave che ci dà l’idea di come le violazioni dei diritti umani siano dif-fuse e vengano tutelate più dalla Corte di Strasburgo, invece che essere evi-tate preventivamente dai singoli Stati. Un fenomeno allarmante per il quale la Corte europea finisce per assumere il ruolo di “tribunale paneuropeo di pri-ma istanza in tema di espulsione degli stranieri” conclude il prof. Pitea.

La parola è poi passata al prof. Luca Masera che è intervenuto nel dibattito improntando la sua analisi sulle modal-ità con cui lo straniero in Italia può es-sere privato della libertà.In particolare, il professore ten-de a precisare che il fenomeno dell’immigrazione in Italia è un fenom-eno molto recente e che si è rivelato nella sua più ampia portata solo negli anni 2000, quando si sono manifestate le prime ipotesi di assenza di tutela per gli immigrati. Infatti, nel nostro ordinamento era pre-visto il reato di soggiorno irregolare sul territorio italiano, il c.d. reato di clandestinità; sicché lo straniero che si trovava irregolarmente in Italia o era stato espulso, ma non ottemperava all’allontanamento, era punito fino a 4 anni di detenzione.

“E’ un reato che ha occupato per sette anni i tribunali penali” afferma l’avvocato Masera, non solo ingol-fando il sistema giustizia, ma creando la paradossale situazione in cui “ i giu-dici penali, abituati ad avere a che fare con criminali, si trovavano a giudicare le badanti irregolari.” Una deviazione assoluta rispetto a tutti i principi del diritto penale per il quale un soggetto “andava in carcere non per aver tenuto una condotta offensiva di beni giuridici, bensì a causa di una non corretta ges-tione dei flussi migratori”. Se si considera che tale reato è stato più volte “salvato” anche sotto il profilo della costituzionalità abbiamo un’idea

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“L’arT 3 CEDU E’ Una norma rIVoLUzIonarIa CHE

raPPrESEnTa Una garanzIa ULTIma SoVranazIonaLE DELLa

DIgnITa’ Umana”

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delle falde del sistema giuridico italiano, che si è più volte dimostrato inadeguato a garantire in tali situazioni un’effettiva tutela dei diritti umani. In particolare su tale questione nel 2011 è intervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Nel caso El Dri-ghi, di cui il relatore è stato il legale, ha statuito che la reclusione dello strani-ero era contraria al diritto dell’Unione. Una sentenza che ha determinato una revoca di tutte le sentenze di condan-na.

“È stata la prima volta che una sentenza della Corte di Giustizia ha avuto questo impatto”, afferma il prof., facendo sì che il reato di immigrazione irregolare non fosse più punito con la detenzione, ma divenisse un illecito amministra-tivo. Ma l’esito finale non è stato certo soddisfacente, poiché la motivazione della sentenza, spiega il prof. Masera, “non è aderente al rispetto dei diritti umani dell’immigrato”. Infatti, la reclu-sione è ritenuta incompatibile con le norme dell’Unione Europea, semplice-mente perché non efficiente, ai sensi della Direttiva Rimpatri del 2008.

La vicenda El Drighi è stata im-portante anche perché ha sol-levato il prob-lema dei Centri d’Identificazione ed Espulsione: strutture adibite per legge a trat-

tenere gli stranieri sottoposti a provve-dimenti di espulsione, ma che in realtà venivano utilizzati come carceri.“Lo strumento per orientarsi in queste problematiche è non rimanere attac-cati alle etichette, ma andare oltre, per constatare se effettivamente sussiste o meno una privazione di libertà. Come giuristi democratici non dovremmo ac-cettare che un soggetto sia tenuto in una sorta di limbo giuridico in cui non ha accesso a forme di riabilitazione. Anche perché i CIE hanno condizioni materiali peggiori delle carceri e so-prattutto il soggetto nei CIE è consa-pevole di non aver commesso alcun reato”.

Infine, in veste di avvocato e volontario Arci, il prof. Masera ha portato la sua diretta testimonianza a riguardo del problema dell’illegittima privazione della libertà che subiscono gli immi-grati nei centri di prima accoglienza di Lampedusa, senza alcun provvedi-mento che ne autorizzi tale detenzione e per di più in condizioni inumane e degradanti.Di fronte a tale situazione il prof. Mase-

ra, insieme al presidente dell’Arci e il presidente dell’ Asgi avv. Lorenzo Trucco, hanno presentato un esposto alla procura di Agrigento denunciando il Ministero degli Interni per seques-tro di persona. Ma il risultato è stato un’archiviazione dalla procura con una motivazione insoddisfacente: è un cen-tro di prima accoglienza perciò non c’è bisogno di un provvedimento. Tuttavia venne presentato, inoltre, un ricorso dinnanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.La decisione della Corte è attesa con “la speranza che la Corte Europea pos-sa ricondurre all’interno della legalità, se non dell’umanità, quella che è la gestione dell’immigrazione irregolare”, conclude Masera.

In conclusione, ritengo che questo in-contro sia stato un prezioso momento di confronto e di approfondimento su una tematica che ci tocca direttamente e che, a differenza di altri Stati europei, richiede maggiore attenzione e sensi-bilità, considerata la nostra posizione geografica. Ma troppo spesso ci siamo fatti trovare impreparati ad affrontare questi flussi migratori con risultati dis-astrosi. L’esempio più terribile è quello della tragedia di Lampedusa del 2013, dove persero la vita 366 persone. Ma una soluzione a tali problemi non può non ricercarsi nell’Europa, tenen-do ben presente tutti quei diritti e quelle libertà contenute nelle “Carte d’Europa”, unico strumento di tutela per una dignità troppe volte violata.

“Con IL rEaTo DI CLanDESTInITÀ SI anDaVa In CarCErE non PEr aVEr TEnUTo Una ConDoTTa oFFEnSIVa DI BEnI gIUrIDICI, BEnSÌ a CaUSa DI Una non CorrETTa gESTIonE DEI FLUSSI mIgraTorI”

FoTo rEaLIzzaTE Da SImonE

Lo monaCo

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L’articolo 10 comma 3 della Costituzione itali-ana recita: “Lo straniero, al quale sia imped-

ito nel suo paese l’effettivo esercizio delle lib-ertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repub-blica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.È palese il fatto che siano moltissimi i Paesi dove non vengono garantite le stesse libertà che in-vece prevede il nostro ordinamento. Diritti che per noi sono naturali, libertà di cui “abusiamo” quo-tidianamente, per alcuni sono traguardi irraggi-ungibili, non previsti assolutamente in certi Stati.Soprattutto per i cittadini africani, l’Italia rappre-senta “il porto dell’Europa”, il ponte che collega il sogno dalla realtà, un traguardo che, la maggior parte delle volte, raggiungono clandestinamente. Ogni anno sono tantissimi i viaggi della speranza: giovani, famiglie, bambini si trovano obbligati ad al-lontanarsi dal proprio Paese per rifugiarsi altrove, in Europa, sognando una condizione di vita diversa.Essendo l’Italia il primo “porto d’accoglienza”, è stato necessario stabilire delle regole che disci-plinassero tale fenomeno, in continuo aumento. Nel 2009, con la legge Bossi-Fini venne introdotto in Italia il reato di immigrazione clandestina, per cui ogni immigrato senza regolare permesso di soggior-no doveva essere iscritto nel registro degli indagati, ed era punito con una sanzione dai 5 ai 10 mila €.

Questo reato è stato recentemente abrogato, il 2 aprile 2014. Chi entra irregolarmente nel nos-tro Paese deve essere identificato, e quindi col-locato in appositi centri di identificazione ed espulsione. Questi CIE – in precedenza erano de-nominati “centri di permanenza temporanea” – sono luoghi dove gli immigrati sono trattenuti per settimane, e a volte mesi, per poi essere espulsi.Chi arriva nel nostro Paese non porta con sé sol-di, documenti, abiti o cibo; spesso l’unica cosa che ha in tasca è la fotografia dei propri famil-iari, che l’aspettano nel proprio paese d’origine. I CIE dovrebbero fornire loro i pasti, gli abiti, la bi-ancheria, ma la realtà ci dice che spesso non è così.In Italia esistono circa 300 centri di identificazione ed espulsione; la maggior parte di questi ospitano più immigrati rispetto all’effettivo numero di posti letto. Il sovraffollamento è un problema grave nei CIE. E il bisogno di maggiori posti letto fa crescere proporzionalmente il numero di strutture assolu-tamente inadeguate per la loro funzione. Luoghi fatiscenti, spazi angusti, pulizia carente, cibo scarso o malamente distribuito rendono questi luoghi inadatti per far vivere delle persone. Qui donne, uomini e bambini richiedenti asilo possono trovarsi costretti a convivere con chi invece ha commesso diversi reati nel proprio paese, una situazione non proprio dignitosa per poter coltivare una speranza.

I precari diritti degli immigrati: una realtà confinata nei CIE

Articolo 10 co3 Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle liberta’ democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

CIE Centro di Identificazione ed Espulsione

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Elevati sono i casi di au-tolesionismo, che portano le autorità ad intervenire con sedativi o tranquillanti. L’Italia più volte si è lascia trovare del tutto impre-parata davanti ai regolari flussi di arrivi che ogni es-tate giungono sulle coste della Sicilia, o di Lampedu-sa. Triste prova sono state le terribili stragi, avvenute a distanza di pochi giorni nel mese di ottobre 2013: 366 vittime il 3 ottobre, 188 l’11 ottobre. Scarso o potremmo dire del tutto nullo è stato l’aiuto psico-logico fornito ai superstiti. Chi è riuscito a salvarsi, ad arrivare sulla terra ferma ha vissuto ore terribili, pri-ma in mezzo al mare, senza sapere se sarebbe mai arri-vato, e poi assistendo alle centinaia di morti sul bar-cone, o in mare. Queste persone, soprat-tutto, hanno bisogno di uno sportello d’ascolto, di potersi fidare di qualcuno.Nei CIE l’Italia sta violando a pare nostro sistematica-mente i diritti umani e le libertà fondamentali degli individui!

Viola l’art 3 della Conven-zione Europea dei Diritti dell’Uomo che prescrive in maniera assoluta che “Nes-suno può essere sottopos-to a pene o trattamenti in-umani o degradanti” e l’art 5 che prevede che “Ogni persona ha diritto alla lib-ertà e alla sicurezza”. In questi centri gli immigrati irregolari vivono in con-dizioni terribili, rinchiusi in 4 mura, spesso senza conoscerne il motivo. Sono privati dei beni primari, sono spaventati e soli. Il nostro Paese, in quanto paese civile e democratico, dovrebbe cercare e trovare al più presto una soluzione, con l’ausilio della legge e rispettando un “minimo etico”. Non è nascondendo e dimenticandosi del prob-lema che questo svanisce. I drammi si possono dimen-ticare ma le violazioni di Diritti Umani rimangono. E pesano su uno Stato dem-ocratico.

Articolo: Dora Tucci

ph: Orazio Espoito

ph: Belluno più

ph: Vito Manzari

ph: giuliomarziale

Chi sono i nostri relatori?Vuoi saperne di più sui relatori di questo incontro? Basta girare poche pagine!

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27 Settembre 2013 - Piacenza

LA GIUSTIZIA EUROPEA A PIACENZAIl Festival del Diritto ospita per la prima volta un evento dedicato ai diritti umani così come protetti in Europa dalla Corte di Strasburgo. A rendere possibile l’evento l’opera degli organizzatori di Diritti d’Europa, i quali han-no mediato tra Unione Europea e Festival del Diritto rendendo possibile, tramite un finanziamento condiviso, un momento comune di dialogo e rif-lessione sulla giustizia europea.

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IL COSTO DEI NOSTRI DIRITTI QUALE TUTELA DALL’EUROPA?

La redazione di Diritti d’Europa entra nel Festival del Diritto! Giunto alla sua sesta edizione nel 2013, il Festival del Diritto di Pia-cenza è un’occasione imperdibile di riflessioni sul reale significato e sul ruolo imprescindibile che “lo strumento giuridico” assume nella nostra società. Nel 2013, significativamente, l’edizione è stata dedi-cata a “Le Incertezze della democrazia“.

L’incontro si è svolto il 27 Settembre 2013 alle 17.30, presso l’Auditorium Santa Maria della Pace, a Piacenza.

Hanno accettato il nostro invito Guido Raimondi, il vicepresi-dente della Corte Europea il quale, in qualità di giudice nominato dall’Italia fra i 47 di Strasburgo, presiede dal 2010 a tutti i processi che coinvolgono il nostro paese e che frequentemente si concludono con l’accertamento di violazioni dei diritti umani; e Pasquale De Sena, Professore ordinario di Diritto Internazionale e cattedratico di Diritti Umani presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ad in-trodurli e moderare il dibattito, Marco Occhipinti di Diritti d’Europa.

Coi nostri relatori abbiamo discusso di come può il diritto ga-

rantire e proteggere i diritti umani degli individui, riflettendo così sull’operato della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e sulle prospet-tive future di evoluzione di questa nostra Europa dei Diritti.

Per combattere ed impedire quella terribile “negazione dei diritti” di cui parla significativamente il responsabile scientifico del Festival, Stefano Rodotà, ossia quel riflesso oscuro della negazione della persona e del suo patrimonio individuale, crediamo che un compito essenziale debba essere svolto dall’Europa. È questa Europa – l’Europa di Diritti - a sancire in maniera solenne principi fondamen-tali del vivere sociale e dell’esistenza libera, ed è sempre questa Euro-pa che, giorno dopo giorno, può salvaguardare il nostro patrimonio democratico e giuridico. Qui la funzione del giudice di Strasburgo, qui la pregnanza di un giudice che, quotidianamente, giudica gli Stati europei e ne accerta le responsabilità; un giudice che garantisce la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, e lo fa come risposta ultima all’anelito di tutela che proviene da persone in carne e ossa, schiacciate dalle ingiustizie sociali, dalle violenze istituzionali e dalle logiche economiche.

Incontro sulla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Online foto e video dell’Incontro!Se ti interessa ripercorrere i momenti più interessanti di questo incontro, abbiamo caricato online moltissimi materiali di facile consultazione.

Puoi rivedere l’evento attravero i nostri video caricati su Youtube:

- VIDEO INTEGRALE dell’incontro, durata 1:45::25. Clicca qui per ved-erlo.

- VIDEO ANTEPRIMA dell’evento, durata 2:11. Clicca qui per vederlo.

Tutti i video sono stati realizzati da Dora Tucci

Per vedere le FOTO dell’evento, scattate da Cesare Barillà, clicca qui.

Guarda il video!

REPORTER: Marco Occhipinti EMAIL: [email protected] SITO: www.dirittieuropa.it

Nelle pagine seguenti, proponiamo un articolo dedicato all’intervento dei relatori ed a ciò che hanno detto; a seguire ancora, un focus sui nostri relatori ed uno sul Festival del Diritto.

“La Corte ha un ruolo fondamentale nel sistema giuridico isti-tuzionale del nostro continente a difesa della dignità della persona umana”. Con queste parole il Giudice Guido Raimondi, ci introduce ad una realtà imprescindibile nel nostro contienente: quella della giustiz-ia europea garantita dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

“La Corte Europea è un organismo importante che è entrato oramai nella vita sociale e certamente nella vita giuridica di tutti i pae-si ce hanno aderito alla Convenzione Europea 47 paesi. Vi rientra prati-camente tutta l’Europa”. Non che sia una invenzione recente, anzi: la Convenzione è entrata in vigore il 3 Settembre 1953. Insomma, “non è una realtà giovanissima”. Ma a lungo è rimasta silente ed ignorata, per le resistenze degli Stati a farsi giudicare, senza veli, da un giudice sovranazionale, e delle giurisprudenze nazionali a ritrovarsi qualcuno, più sopra di loro, che avesse l’ultima parola.

Ma quali erano le finalità e le prospettive a cui si è ispirata l’Europa nel creare questa macchina di protezione degli individui? ”Con la Convenzione Europa - ci dice il vicepresidente della Corte Eu-ropea - non voleva crearsi un meccanismo internazionale che pon-esse rimedio in modo universale a tutte le violazioni dei diritti umani. L’idea era di costruire una rete di sicurezza per imbrigliare quelle scarse violazioni che fossero sfuggite ai rimedi apprestati dagli ordinamenti interni”. Tuttavia “Il sistema può funzionare solo se partecipano paesi che sono in grado di proteggere al loro interno i diritti umani: questo è il principio di sussidiarietà.”

Quindi, fin dal principio, una logica di collaborazione tra gli Stati e la Corte Europea: gli uni attenti paladini dei diritti protetti dalla CEDU, pronti a prevenirne le violazioni e, ove accadute, a ripararle adeguatamente, l’altra vigile osservatrice del loro operato, pronta a richiamare gli stati più negligenti alle loro responsabilità.

L’importanza unica della Corte si evince anche e soprattutto nella sua capacità evolutiva di ampliare ed attualizzare i diritti in base

alle esigenze concrete si sviluppino in seno alla società. Ma sia ben chiaro: ampliare i diritti delle persone non significa fraintenderli! “Il militarismo per i diritti umani” non è ammesso in Corte. Anzi. È sem-pre rispettato, in favore delle prerogative degli Stati, il c.d. margine di apprezzamento, una sorta di “deferenza verso le scelte operate dallo Stato interessato, perché più vicino alla situazione da regolare” che suggella il ruolo della Corte quale “valvola di sicurezza” di un sistema affidato, prevalentemente e responsabilmente, agli Stati. Infatti i grandi cambiamenti giuridici, che pur passano dalla Corte Europea, devono avere una origine sociale ben chiara e tale da renderli neces-sari: è il c.d. consensus europeo che interviene soltanto quando la maggioranza degli stati europei ha adottato una certa soluzione in tema di diritti umani.

Infine, il Giudice guarda alle nuove prospettive e quindi ai Pro-tocolli con cui gli Stati aderenti al meccanismo di tutela dei diritti umani lo modificano ed innovano. Due sono i Protocolli: “il Protocollo XV - come ci dice il Giudice - non è che porta la rivoluzione”, ma piut-tosto 5 lievi modifiche al sistema europeo. Diversamente, il Protocollo XVI , introduce un meccanismo molto simile a quello che già conosce l’altro giudice europeo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la formulazione di un parere consultivo che le Corti nazionali rivolgono alla Corte Europea per sapere come decidere - negli aspetti di pos-sibile conflitto coi diritti umani - il caso che stanno esaminando. “Una buona idea” secondo il Vicepresidente della CEDU, al netto comunque “rischio di un ulteriore aumento degli arretrati”, paventato da molti.

“La tutela della Corte Europea ha una portata preventiva generale o potrebbe averla in futuro?”: con questo interrogativo es-ordisce l’intervento del Prof. Della Cattolica di Milano, Pasquale De Sena. Perché un diritto sia autenticamente rispettato e possa dirsi pro-tetto, non basta infatti riparare alle conseguenze dannose della sua

“IL SISTEMA DI PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI PUò FUNZIONARE SOLO SE PARTECIPANO PAESI CHE SONO IN GRADO DI PROTEGGERE AL LORO INTER-NO I DIRITTI UMANI: QUESTO È IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETà” GUIDO RAIMONDI

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violazione: ancora più efficace è prevenire il verificarsi di quella violazione. La Corte Europea, col suo armamentario di norme e di poteri conferitili dagli Stati, può prevenire altroché curare?

Di per sé esiste una forma di prevenzione strutturale deri-vante dall’esistenza stessa degli accordi internazionali e del sin-dacato europeo: “gli Stati sono obbligati a mettere in piedi un sistema di tutela interna per evi-tare di andare difronte al giudice nazionale”. Esiste per gli Stati un interesse, politico oltreché economico, a superare indenni il vaglio del giudice dei diritti umani: una sentenza che accerta le responsabilità di uno stato all’interno della comunità euro-pea può essere – come spesso riconosce nelle sue sentenze la Corte – già una forma adeguata di riparazione della violazione e ciò a significare che queste sen-tenze pesano già di per sé stesse.

D’altronde gli Stati del sistema Europa non possono rimanere inermi quando una violazione dei diritti umani, an-corché presunta, viene denun-ciata: la regola del previo esauri-mento dei ricorsi interni impone a qualunque ricorrente l’onere di rivolgersi alle autorità nazionali

prima che alla Corte Europea – a pena di irricevibilità del suo ri-corso – ed inoltre allo Stato di ap-prestare un controllo interno sul rispetto dei diritti umani – salvo il rischio di una violazione della Convenzione stessa. Insomma, una regola che non va contro l’interesse del ricorrente (lo chia-risce la Corte nel caso Demopou-los v. Turkey) ma piuttosto antici-pa la sua protezione.

Tale forma di prevenzi-one si è ultimamente estesa col riconoscimento di obblighi di tipo positivo e obblighi gen-erali di risultato: “la tutela dei diritti umani non può prescind-ere dall’intervento attivo dello Stato”. Aldilà di alcune differenze – soprattutto in tema di onere probatorio – i due tipi di obbli-ghi impongono ad uno Stato un comportamento attivo per garantire i diritti umani; spesso gli Stati devono dotarsi di un ap-parato legislativo o di polizia tale da poter garantire, per esem-pio, il diritto alla vita. Uno Stato che non si mobiliti attivamente in difesa dei diritti sanciti dalla CEDU, sarà ugualmente respon-sabile della loro violazione.

Marco Occhipinti

“La Corte Europea è vittima del proprio successo”

PASQUALE DE SENA

“LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI NON PUò PRESCINDERE DALL’INTERVENTO ATTIVO DELLO STATO”

Guido Raimondi è nato a Napoli il 22 Ottobre 1953 e ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’università di Napoli nel 1975.

È giudice italiano dal 1977 al 1986 . Dal 1986 al 1989 è stato distaccato presso il minis-

tero degli Esteri al servizio del contenzioso diplomatico. Dal 1989 al 1997 è stato Co-agente per il Governo

italiano presso la Rappresentanza Permanente dell’ Italia a Strasburgo.

È giudice della Corte di Cassazione dal 2002 al

2003.Dal maggio 2003 ha ricoperto l’ incarico di consi-

gliere giuridico aggiunto e dal febbraio 2008 è direttore dei servizi giuridici dell’ Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), a Ginevra.

Oggi Guido Raimondi è il giudice italiano all’interno della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. È stato proposto nella rituale triade di candidati dal Parla-mento Italiano e l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’ Europa l’ha votato a larga maggioranza sui concorrenti.

È in carica dal 5 Maggio 2010 e terminerà il suo mandato nel 2016.

Dal 1 Novembre 2012 è Vicepresidente della Corte e presidente della Sezione I.

I NOSTRI RELATORI

Guido Raimondi

È Professore ordinario di Diritto internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; ha insegnato presso l’Università di Napoli “Federico II” , la Seconda Università di Napoli e l’Università di Palermo.

È stato professore invitato presso: “Université Paris II”, “Université Paris I”, “Institut René Cassin“, “Università di Valencia” e “Università di Strasburgo”.

È stato membro del Panel giuridico di valutazione del CNR; di PRIN su temi di diritto internazionale; di ricerche internazionali sui diritti dell’uomo (Università di Valencia; Università di Buenos Aires); di un laboratorio giuridico dell’ “ÉHESS”.

È stato membro dei Comitati editoriali delle collane “La ricerca del diritto nella Comunità internazionale” (Ed. Scientifica),“Studi di Diritto internazionale e di Diritto

dell’Unione europea” (Id.), nonché delle riviste “Ragion pratica” (Il Mulino), “I diritti dell’uomo” e “Jus” (Vita e pensiero). È membro del Consiglio direttivo della Società italiana di diritto internazionale, del Consiglio di Amminis-trazione dell’ “Institut international des droits de l’homme ‘René Cassin” (Strasburgo-Parigi), del Comitato consultivo per i diritti umani della Società italiana per l’organizzazione internazionale e della “European Society of International Law” (ESIL).

Inoltre, è dal 2013 membro permanente del Comita-to interministeriale per i diritti umani del Governo italiano.

Pasquale De Sena

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I NOSTRI RELATORI

Il Festival del diritto è una manifestazione che si svolge annualmente a Piacenza, solita-mente alla fine del mese di settembre. Organiz-zato dal Comune di Piacenza, con il comitato promotore che vede a capo la Prof.ssa Anna Ma-ria Fellegara, Preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza; il responsabile scientifico è il Prof. Ste-fano Rodotà; si avvale della collaborazione degli editori Laterza, dell’Università Cattolica del Sa-cro Cuore e del Politecnico di Milano, a tutto ciò si aggiunge il prezioso supporto dei numerosi sponsors/sostenitori/supporter.

Ogni edizione è caratterizzata da un tema, scelto dagli organizzatori, che sarà l’incipit dei dibattiti e degli approfondimenti svolti dagli illustri personaggi che saranno ospiti ai vari in-contri. Nel settembre 2013 si è svolta la 6° ed-izione consecutiva del festival con quattro gior-nate di studio (dal 26 al 29) dedicate al tema “Le incertezze della democrazia”.

Quello del diritto è in sè un tema molto ambizioso per un Festival: richiamarsi alla cor-nice di regole e cavilli che impartiscono a cias-

cuno i ritmi e i limiti delle proprie scelte, significa scuoterci dalla realtà che ci culla, con le sue ca-denze e le sue certezze, per chiederci: quanto di quello che mi circonda è espansione naturale della mia volontà? Non saranno le leggi ad ani-mare le mie prospettive di azione, dandomi per ovvio e naturale quanto altrimenti troverei artifi-cioso e incredibile? Possiamo dire che il Diritto è la matrice della nostra civiltà! Indagare il nostro diritto significa concepire l’essenza stessa della nostra umanità, hic et nunc intesa.

Già nel 2012 la redazione di Diritti d’Europa (allora GenerazioneZero italia), era conosciuta nel Festival del Diritto. Allora abbia-mo infatti realizzato un eBook dedicato proprio alla 5° edizione del Festival, intitolata “Solidarietà e Diritti”.

Per consultare il nostro eBook dedicato al Festival del Diritto 2012, clicca qui!

FESTIVAL DEL DIRITTO

Un Festival per il Diritto!

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La Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (o CEDU), firmata a Roma il 4 Novembre 1950 ed entrata in vigore il 3 settembre 1953, è un trattato internazionale elaborato sotto l’egida del Consiglio d’Europa in due lingue ufficiali, inglese e francese. Dodici gli iniziali Paesi firmatari, nucleo forte della Vecchia Europa, ma nell’ultimo mezzo secolo la lista si è incrementata progressivamente, fino a ricomprendere tutti i 47 Stati mem-bri del Consiglio d’Europa. La ratifica dell’Italia è avvenuta il 26 ottobre 1955.

La Convenzione ha istituito la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (o C.EDU), organo giudiziario internazionale con sede a Strasburgo e volto a verificare che i diritti e le garanzie contenuti nella Convenzione siano rispettati dagli Stati contraenti. La sua giurisprudenza è fondamentale per l’interpretazione e la ricostruzione della portata dei singoli principi affermati nella Convenzione. La Corte di Strasburgo delibera sui ricorsi individuali o interstatuali. Ciò significa che ogni singolo individ-uo ha accesso diretto alla Corte Europea per invocare il controllo giudiziario sul rispetto dei propri diritti, quali protetti nell’alveo della Convenzione. Chi-unque, se vittima di un abuso dello Stato o di un suo organo, può denunciare una violazione dei propri diritti e chiamare a rispondere quello Stato. Qualora le sue ragioni siano fondate, la Corte Europea, al ter-mine del processo, emette una sentenza vincolante per lo Stato, in cui può riconoscerne le responsabilità, prevedere il pagamento in favore del ricorrente di una equa riparazione e, nei casi più gravi, imporgli un drastico cambiamento dell’ordinamento nazionale, per impedire nuove violazioni in futuro.

La Convenzione è uno strumento vivente e si evolve nel tempo. Ad essa sono stati annessi i Protocolli Ad-dizionali, volti ad ampliare la gamma di diritti tutelati dalla Convenzione. In particolare, il Protocollo XIV, firmato il 13 maggio 2004 ed entrato in vigore il 1 giugno 2010, consente a organizzazioni internazi-onali come l’Unione europea di diventare parte della Convenzione. Tuttavia, solo con l`entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009 l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione è stata pianifi-cata. Ad oggi però il processo di adesione, in corso e sempre più reale, non è ancora concluso.

Estratto da Le Carte d’Europa

LA CORTE

DEI DIRITTI DELL’UOMOEUROPEA

by Our Correspondents from Strasbourg

CHE COS’È

LA CEDU?

Nelle prossime pagine invece Aurora Licci e Marco Occhipinti ci raccontano la CEDU attraverso la loro

esperienza di stage internazionale.

In questa pagina vi proponiamo una pre-sentazione storica e giuridica del giudice dei diritti umani.

Strasburgo. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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DEI DIRITTI DELL’UOMO

PER UNA GIUSTIZIA EUROPEAUN FORMIDABILE STRUMENTO

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I vincitori del Concorso Gi-useppe Sperduti 2013. Roma.

La Corte . Sulle scalinate della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Strasburgo.

Questo corridoio unisce le aule di giustizia, aperte al pubblico, con gli uffici, riservati agli “agents” europei.

Il 10 Dicembre 2013 tre giornalisti di Diritti d’Europa vincono il Primo Pre-mio del Concorso Giuseppe Sper-duti 2013. Sono Aurora Licci, Marco Occhipinti ed Elsa Pisanu e, come squadra dell’Università Cattolica di Piacenza,coordinata dal prof. Dino Guido Rinoldi, conquistano l’ambito oro nella finale orale tenutasi a Roma. Il premio? Niente meno che un es-clusivo stage internazionale presso la Corte di Strasbugo! Due di loro - Marco ed Aurora - hanno già vissuto l’esperienza sul suolo francese, par-tendo il 10 Febbraio 2014 alla volta di Strasburgo; l’ultima - Elsa - invece partirà in Luglio.

A loro abbiamo deciso di proporre alcune domande sulla Corte Euro-pea, così da ricevere un commento inedito su una realtà che i nostri improvvisati corrispondenti hanno vissuto (o vivranno a breve) in prima persona.

Com’è la Corte Europea da vicino e che aria si respira in quel “luogo di Diritti”?

Aurora: a volte stento a crederci, ma i ricordi sono così vividi nella mia mente che aver vissuto, anche se per poco, la Corte Europea, non posso dire sia stato solo frutto dell’immaginazione. E sì, perché scri-vere per Diritti d’Europa, sin dalla sua fondazione, -ben tre anni fa- delle sentenze dei giudici di Strasburgo, nascondeva in sé un’aspirazione, un desiderio che si è realizzato salendo

la dolce scalinata della Corte. Inutile dire che i padroni di casa lì sono i dirit-ti e che tutto il lavoro anche di coloro i quali non si occupano di diritto stretto (mi viene in mente la bibliote-ca il personale di sicurezza, i tecnici) ruota attorno a questi ed è permeato da una serenità, un’armonia e una disponibilità che ho riscontrato in pochi ambienti professionali. Sep-pur, come stagisti, facessimo parte dell’ultima ruota del carro, non è mai mancata un’attenzione particolare sia alla nostra esperienza di giornalis-ti in Diritti d’Europa -quindi ai nostri primi approcci al diritto CEDU-, che alla nostra reale aspirazione lì in Cor-te. Ed è proprio da queste domande che ha concretamente preso vita il nostro contributo.

Con quali uffici avete collaborato du-rante il vostro stage?

Marco: abbiamo collaborato con tre Divisioni diverse! La nostra fortuna è stata trovarci in un crocevia di uffici anziché in un unico ufficio, il ché ci ha consentito di conoscere e sscoprire più aspetti della Corte stessa. Siamo stati assegnati innanzitutto alla Re-search Division, sotto la supervisione di Enrich Mas e di Ana Vospernik. La divisione si occupa di realizzare le ricerche più complesse per conto dei giudici europei e, generalmente, per conto proprio della Grand Chamber; le ricerche attengono sia al diritto comparato dei diversi paesi aderenti al Consiglio d’Europa sia al diritto della Corte stessa, ricercando - come

La Corte Europea a portata di mano!Racconto di una esperienza di stage presso il giudice dei diritti umani.

34 L’interno della Grande Camera.

in un sistema di Common Law - i precedenti giudiziari che hanno fatto giurisprudenza. Abbiamo lavorato inoltre presso la Divion Case Law and Pubblication, sotto la super-visione di Aida Grick. La divisione garantisce la corretta con-oscenza delle sentenze della Corte da parte degli operatori giuridici realizzando dei delicati documenti informativi; un esempio sono gli Information Notes, una selezione e sintesi mensile delle sentenze con cui la Corte innova ed interpreta

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Questo corridoio unisce le aule di giustizia, aperte al pubblico, con gli uffici, riservati agli “agents” europei.

L’interno della Grande Camera.

Ingresso alla Grande Camera, l’aula di giustizia più grande ed importante dell’intera Corte.

Il nostro ufficio, interrato ma luminoso, collo-cato nel cuore della Corte.

Uno scorcio floreale. Il giardino interno su cui danno gli uffici.

la Convenzione Europea. Infine, abbiamo col-laborato con la Divion 2.1 e, all’interno, coi giuristi Paolo Cancemi e Roberta Muscat. La Divisione è meglio conosciuta come la Divi-sione Italiana perchè riceve, esamina ed is-truisce i (non pochi) ricorsi che provengono dall’italia. Non sorpendano queste attenzioni della Corte, che dedica una intera Divisione al nostro paese: ad oggi sono pendenti in Corte ben 19.000 ricorsi contro l’Italia!

In Corte avete incontrato il giudice italiano. Guido Raimondi. Com’è di persona?

Marco: cosa vuoi sapere di preciso? Se è simpatico o antipatico?! Sul piano personale non ti dirò nulla. Diversamente, sul piano professionale, posso risponderti che è una is-

tituzione dentro la Corte, e ciò a buon diritto. Abbiamo avuto modo di parlargli, più e più volte - anche a Piacenza, durante un nosto evento - e con una puntualità disarmante ci siamo fatti catturare dal suo conversare. È una persona disponibile, preparatissima e davvero equilibrata. Abbiamo letto molte sue sentenze in questi anni, e catapultati nella Corte abbiamo sentito soltanto opin-ioni positive su di lui, in tutte le lingue...ed in Corte Europea si parlano molte lingue! Infine – e la cosa assume molta importanza quando vai all’estero - posso dirti che, se cerchi a Strasburgo un buon Espresso, non lo troverai che nel suo ufficio!

Elsa, la tua esperienza in Corte inizierà a Lug-lio. Cosa ti aspetti da questo stage?

Elsa: non vedo l’ora! Sarà un vero arric-chimento. Poche volte si ha la possibilità di osservare in pratica ciò che si studia. Quella per i diritti umani è una passione che porto avanti sin dal 2012 con l’attività in Diritti d’Europa. Adesso finalmente posso concre-tizzarla, lavorando proprio all’interno della Cancelleria della Corte.A prescindere dalle mie scelte future, sarà un bagaglio di espe-rienze utile in vista del futuro professionale. Anche a livello umano vivere all’estero, sep-pur per un breve periodo, aiuta a crescere. Già in passate esperienze internazionali l’ho constatato: confrontarsi con situazioni fuori dalla propria “confort zone” è una sfida dove si vince sempre qualcosa. Non si ritorna mai senza aver imparato.

PREMIO GIUSEPPE SPERDUTI

Il Premio Giuseppe Sperduti è un con-

corso organizzato annual-mente dalla Società Italiana per

l’Organizzazione Internazionale, e che vuole simulare un processo davan-

ti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa è l’occasione per chiamare le università

italiane a fronteggiarsi. Due sono le selezioni: una prima scritta, in cui ogni gruppo invia le proprie memo-

rie difensive, e un’altra orale, a cui partecipano le due miglio-ri squadre emerse dalle selezioni scritte.

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Il g iornalismo in chiaroscuro e il ruolo dell’Europa

INTRODUZIONETutelare la dignità umana non vuol dire solo proteggere la vita, la sicurezza o la salute dell’individuo. Significa anche difendere quel nucleo di libertà essenziali che rendono un giornalista e un cit-tadino rispettivamente libero di informare ed essere informato.

La libertà d’espressione è stata la protagonista del nostro ter-zo incontro che si è tenuto presso l’Auditorium Santa Ma-ria della Pace a Piacenza il 18 Dicembre 2013 alle 20.30.A parlarne con noi giornalisti ed esperti dell’informazione: Paolo Biondani, giornalista del periodico “L’Espresso”; Carlo Melzi d’Eril, avvocato esperto di diritto dell’informazione e Giulio Enea Vigevani, docente di diritto costituzion-ale e di diritto dell’informazione e della comunicazione all’Università Bicocca di Milano. Gaetano Rizzuto, direttore del quotidiano piacentino “Libertà”, ha coordinato il dibattito.

È stato un appuntamento dinamico e prezioso di confronto su temi incardinati nei gangli della nostra Costituzione e che hanno un risalto anche nelle cronache nazionali de-gli ultimi tempi. Partire dall’attualità è d’obbligo: è il banco di prova su come funziona l’informazione in Italia o come dovrebbe funzionare. La libertà di stampa non riguarda ovviamente solo i giornalisti e il ruolo del giornalismo nella società, ma l’intero sistema paese. Qualora manchi, le conseguenze sono tutte a svantaggio dei cittadini.

Dinnanzi alla dibattuta questione della diffamazione e del bilanciamento tra libertà di stampa e rispetto della reputazi-one altrui sorge una domanda: fino a che punto l’Italia e anche l’Europa possono dirsi democrazie occidentali immuni dalla cen-sura politica? Per quanto riguarda l’ Italia ormai la situazione è cristallina: la frizione esistente tra la legislazione attuale in materia di diffamazione e i principi espressi nella Convenzione Europea è sotto gli occhi di tutti, in primis dei cittadini. È noto il caso Sallusti e recentemente quello di Belpietro, sui cui si è espressa anche la Corte Europea dei Diritti dell’uomo, condannando l’ Italia. Sappiamo che la previsione del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione è figlia di un codice penale che poneva lo Stato al vertice e tutto il testo, giornalismo compreso, asservito e condiscendente. Le norme sono ancora quelle del passato, ma non è forse inaccettabile che lo sia il sistema paese?

di informare e di essere informati

L’INCONTROCon il terzo incontro del progetto “La dignità della persona

come valore per la giustizia europea”, la redazione di Diritti d’Europa, attraverso la coordinatrice Elsa Pisanu e il responsa-

bile comunicazione Emanuele David, ha voluto focalizzare il di-battito sulla tematica della libertà di Informare ed essere informati.

Il compito di aprire il dialogo è stato affidato a Gaetano Rizzuto, direttore dello storico quotidiano piacentino “Libertà”, il quale

ha subito proposto di trattare la questione della pericolosità in-sita nel mestiere dell’informazione, cercando di inquadrare la tu-

tela prevista dal nostro ordinamento per il diritto ad informare, alla libertà di espressione, di critica e di manifestazione del pensiero.

Tra gli ospiti in primis è intervenuto il professore Giulio Enea Vigevani, leggendo l’articolo 21 della Costituzione italiana, il quale dispone che “tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La Carta rappresenta la massima tutela dei diritti fondamentali del nostro ordinamento e nella previsione di questo diritto si è voluto dare la possibilità ad ogni cittadino di pot-ersi esprimere liberamente con ogni mezzo idoneo a raggiungere quello scopo. Spesso però accade che ciò che diciamo o scriviamo sia in qualche modo lesivo verso un altro soggetto, tanto da configurare un reato, il di-battuto delitto di diffamazione. Viene a crearsi un nodo: quello di dover trovare un equilibrio tra il diritto di parola e l’offesa all’onore che le parole espresse possono provocare. Ancora oggi la risposta a tale impasse non è di semplice intuizione e sebbene molta giurisprudenza e dottrina si siano espresse sul punto, non si è ancora soddisfatti delle risultanze delle tante sentenze pronunciate contro i giornalisti, per eccellenza chia-mati a confrontarsi quotidianamente con tutte queste problematiche.Inoltre da considerare è anche la modalità con cui sono state scritte le norme incriminatrici contenute nel nostro Codice Pe-nale ed in alcune Leggi Speciali. Ciò è importante per capire a

fondo quale sia il regime applicabile e gli “escamotages” inter-pretativi che il giurista è chiamato a risolvere per poter tutelare

al meglio i diritti dei singoli individui che la norma colpisce.Ma quanto costa oggi al professionista della stampa una

parola o un riferimento preciso pubblicato e poi letto e sentito come lesivo dal soggetto citato? A norma si ar-

riva a punire fino ad un massimo di 6 anni di reclusione. continua nella pagina seguente...

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Giornalisti e querele“Primo, non prenderle”

Sono molti anni di pena, ma vero è che – come anche affermato durante l’incontro – con una parola di troppo o sgradita messa nero su bianco su un giornale o quotidiano si possono creare molti più danni rispetto al furto di una bicicletta alla stazione. Ancora, il Professor Vigevani cita l’art 10 della Con-venzione Europea dei diritti dell’uomo, nel quale è stato incluso il diritto alla reputazi-one, ulteriore tutela del diritto a manifestare il proprio pensiero. E’ pericoloso per chi sub-isce gli effetti dell’informazione. Bisogner-ebbe trovare un equilibro, usare prudenza.

Quanto può essere libero di esprimersi un individuo e che limiti incontra a livello giuridico? La risposta viene a galla con le osservazioni dell’Avvocato penalista Carlo Melzi d’Eril, il quale comincia con il delin-eare gli aspetti penalistici che incorrono i giornalisti nella loro professione. Il del-itto madre è la diffamazione, perseguibile a querela di parte e che trova fonte all’ arti-colo 395 del Codice Penale. Anche secondo l’Avvocato bisogna bilanciare quella che è la libertà di stampa con la libertà di esprim-ersi e il diritto di critica previsti nella Cos-tituzione in primis. Limiti non esistono: una persona è liberissima di scrivere qualsiasi cosa e di imputare fatti o comportamenti a chi più ritiene, ma poi se offende si atti-vano le norme penali. Per cui il Legislatore applica un giocoforza tra i diritti dei singoli e queste libertà. Il punto di equilibrio sta nell’espressione poco chiara «delitti contro l’onore della persona», ovvero un soggetto risponde del delitto di diffamazione o ingiu-ria se offende l’altrui reputazione. Se l’offesa non sussiste non c’è reato. Ma come si fa ad affermare o negare che esista un’offesa e ci sia lesione dell’onore di una persona o meno? È molto complicato e su questo

legali ed organi giudiziari duellano ogni giorno nelle sedi dei Tribunali.Peggio è poi pensare che se un fatto è ritenuto vero, e magari è affermato all’interno di una sentenza definitiva, è irrilevante ai fini dell’applicazione de-gli articoli 394 e 395 del codice penale.Per cui accade che se viene dato del ma-fioso ad una persona condannata a più ergastoli per mafia e si scrive nel pezzo giornalistico e questo viene pubblicato, si rischia la querela solo perché quella persona ha ritenuto di offendersi. La ra-gione però risiede come spesso accade nella storia. Occorre ricordare il periodo precedente la Costituzione in cui sono nate le norme su diffamazione e com-pagnia varia, quando si voleva mettere a tacere la stampa e dunque si è creato uno strumento facile per coloro che ritenessero essere stati lesi nell’onore. Il periodo era quello fascista: chi la pen-sava in maniera diversa doveva essere punito, non rimproverato. Ebbene «alla luce di questo si potrebbe dire che i tem-pi sono passati e le cose cambiate. Niente di più falso. Oggi le norme sono identiche all’epoca, e i rischi equivalenti» continua l’Avvocato. Ma come mai? Non siamo una democrazia? Rimangono aperte le prob-lematiche dietro i falliti tentativi di ri-forma dell’attuale codice penale italiano.

Su querele e su processi, abbiamo avuto diretta testimonianza dal giornalista del settimanale “L’ Espresso” Paolo Biondani, cronista giudiziario già dai tempi del suo lavoro al Corriere della Sera, il quale

ha subito riportato una sua esperienzasul campo: la querela ricevuta per aver dato del mafioso ad un “plurigiudicato” condannato a due ergastoli per delitti di mafia. È stato molto significativo il suo intervento in quanto cronista giudiziario, appartenente a una categoria coraggio-sa di giornalisti spesso autori di “pieces” e libri d’inchiesta scomodi e continu-amente oggetto di querele. Al punto che nei bilanci delle testate giornalistiche è stata inserita la voce “querele” per gli el-evati costi che direttori e giornalisti, CDA e Presidente delle Società mediatiche, devono sostenere per le cause giudiziarie. Una nota di critica emerge dalle sue pa-role: «Manca – ha detto – una scuola di giornalismo che sia in grado di cristalliz-zare delle regole come avviene in diversi altri Paesi. Un giornalista si attrezza allora per evitare le querele e molti di noi sono costretti a ragionare all’insegna del primo non prenderle, per usare un termine cal-cistico». In conclusione, l’incontro è stato un’occasione ghiotta per chi volesse inda-gare su una tematica vasta e complessa che ancora oggi pone moltissimi proble-mi a più livelli. Inoltre, anche la scelta dei relatori è stata idonea sotto molti aspetti: la loro chiarezza e lucidità intellettuale ha permesso al pubblico di comprendere con immediatezza l’argomento discusso e ha creato le basi per un dialogo nel vero senso della parola. la partecipazione del Direttore del quotidiano piacentino ha contribuito a portare un punto di vista più locale della problematica sulla libertà di stampa.

Elsa Pisanu Amedeo Marchelli

Responsabile dell’evento: Elsa Pisanu

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Guarda il Video!video integrale anteprimaby Dora Tucci

photos by Cesare Barillà

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Nel Terzo

incontro del pro-

getto “La dignità della

persona come valore

per la giustizia europea” abbiamo avuto il piacere di ospitare quattro

personalità dell’informazione che si sono confrontate sul tema della “Libertà d’informare e di essere

informati”. La diversa estrazione professionale dei relatori ha consentito di avere una molteplicità di

punti di vista. Si è passati dall’esperienza giornalistica pura a quella tecnico legale, senza dimenticare la

dimensione accademico-scientifica.

Ecco i profili dei quattro professionisti presenti all’evento del 18 Dicembre 2013:

Paolo Biondani, giornalista, dal 1990 cronista giudiziario del “Corriere della Sera”, dal 2007 scrive per

“l’Espresso”. Con Mario Gerevini e Vittorio Malagutti ha pubblicato il libro Capitalismo di rapina (Chi-

arelettere 2007) e Il Cavaliere Nero (Chiarelettere 2013).

I nostri relatoriQuattro esperti dell’informazione con esperienze professionali diverse a confronto.

I RELATORIPaolo Biondani nel cerchio in alto, Giulio Enea Vigevani nell’altra pa-gina e Carlo Melzi d’Eril qui ac-canto.

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G i u l i o

Enea Vigevani

è avvocato e profes-

sore di diritto costituzionale alla facoltà

di Giurisprudenza dell’Università degli Stu-

di di Milano-Bicocca e titolare dei corsi di di-

ritto costituzionale e di diritto dell’informazione e

della comunicazione. È autore di oltre setta-

nta pubblicazioni scientifiche, tra cui vari volumi e

numerosi saggi in riviste scientifiche quali Quaderni Costituzi- onali, Il di-

ritto dell’informazione e dell’informatica, Le Regioni, Rivista Italiana di Diritto Pubblico Co-

mutario, Diritto Pubblico, Guida al diritto e Costituzionalismo.it. Nel 2012 ha pubblicato i libri “L’indipendenza

del servizio pubblico radiotelevisivo negli ordinamenti europei” con Giappichelli, “Le regole dei giornalisti. Is-

truzioni per un mestiere pericoloso” (con C. Melzi d’Eril e C. Malavenda), con Il Mulino e “Processo e informazi-

one” (con L. Garlati) con Giuffré.

Carlo Melzi d’Eril oltre a essere nel campo dell’insegnamento, è avvocato, con particolare riferimento al di-

ritto penale e ancor più precisamente al diritto penale dell’ambiente; diritto penale in materia di sicurezza

sul lavoro; reati contro la PA; diritto penale dell’economia e diritto dell’informazione. È coautore di tre

volumi in materia di diritto dell’informazione per il Centro Documentazione Giornalistico, Cedam,

Il Mulino e ha pubblicato circa cinquanta articoli in numerose riviste scientifiche quali “Cas-

sazione penale”, “Giurisprudenza italiana”, “Foro ambrosiano”, “Il diritto dell’informazione

e dell’informatica”, “Quaderni costituzionali”, “Rivista giuridica dell’ambiente”,

“Ambiente & Sviluppo”, “Guida al diritto”, “Famiglia e minori”, “Diritto e gi-

ustizia”, www.penalecontemporaneo.it.

IL COORDINATORE Gaetano Rizzutodal 2000 DIRETTORE di Libertà storico quotidiano di Piacenza, fondato nel 1883.

dirittieuropa.it

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A“La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana.” Parole che oggi potrebbero suonare ironiche, in-vece era il lontano ot-tobre del 1928 quando Benito Mussolini le pro-nunciò.

Il periodo era quello fascista: la stampa era stata imbavagliata dal regime con nuove leggi ad hoc create per paralizzare critica giornalistica e sistema dell’informazione ai cit-tadini.

Oggi, in un mondo globalizzato dove l’informazione corre veloce e le classifiche a livello mondiale ven-gono stilate in continu-azione, non è più pos-

sibile ignorare la realtà: l’Italia è ben lontana dall’essere considerata la stampa più libera del mondo. Anzi è ben 49° su 180 paesi, sec-ondo il “Word Press Freedom Index 2014” indice sulla libertà di stampa nel mon-do stilato ogni anno dall’organizzazione Re-porters Without Bour-ders.

Occorre tuttavia fare una ulteriore consid-erazione. Le molte-plici classifiche che ogni anno vengono elaborate in molti set-tori importanti come l’economia, l’ambiente e in questo caso la lib-ertà di stampa, sono pur sempre limitate.

Si basano su diversi par-ametri e su questionari compilati da operatori del settore nei paesi analizzati. Dunque è facile immaginare che non tutti gli interv-istati siano portati a descrivere fedelmente la situzione reale del proprio paese. Taluni devono sottostare a un regime dittatoriale e forse saranno più su-perficiali nell’analisi del problema; altri che vi-vono in un contesto più libero saranno invece portati a focalizzarsi maggiormente sugli as-petti negativi, sottolin-eandoli magari esager-atamente. Insomma, le dinamiche umane e so-ciali non sono standard e perciò anche le clas-

sifiche recano in sè un certo grado di fallibilità.

Ciò non toglie che le classifiche, in partico-lare quella elaborata da Reporters Without Bourders, siano un prezioso strumento per misurare la tempera-tura del problema e osservare le tendenze in evoluzione in tutto il mondo.

Sperando possano ser-vire come base di cons-apevolezza, soprattutto per i governi nazionali, al fine di creare migliori condizioni per la libertà della stampa.

LibertÀ di stampa I primi nella classifica mondiale 2014 di RWB sono i paesi nordici Finlandia, Olanda e Norvegia.

L’Italia si trova alla 49° posizione, sca-lando 9 posizioni rispetto al 2013

Evoluzione di un diritto che ancora stenta ad essere rispettato nel globo.

Elsa Pisanu

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Cos’è il Word Press Freedom Index?Il Word Press Freedom Index 2014 è una classifica che misura il livello dell’informazione in 180 paesi del mondo.Viene pubblicata ogni anno da “Reporters Without Bourders”, un’organizzazione no - profit che dal 1985 opera in tutti i cinque continenti attraverso una rete di più di 150 corrispondenti.

Le principali missioni dell’organizzazione comprendono il monitoraggio costante e la denuncia degli attacchi alla libertà d’informazione nel mondo, ma anche la cooperazione con i governi per combattere la censura e le leggi che limitano la libertà d’informazione.L’immagine riportata sopra ( https://en.rsf.org/ ) mostra lo stato della libertà di stampa nel mondo, differenzi-ando i paesi più virtuosi , indicati con il bianco, da quelli più arretrati, raffigurati con il nero.

La libertà di informazione è il fondamento di ogni democrazia,

ma a quasi metà della del mondo viene negata

popolazione

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IMMIGRAZIONE IN ITALIA

L‘immigrazione è un viag-gio alla ricerca di diritti e di una vita migliore per migliaia di persone. Un viaggio spesso e volentie-ri interrotto alla frontiera dell’Europa, barriera spa-ziale che diventa anche culturale e giuridica. Una barriera che rende ciechi e sordi alle esigenze dell’altro, che diventa il “diverso”. Come l’Italia ha affrontato il problema del flusso migratorio irrego-lare? L’acronimo C.I.E. ( Centri di Identificazione e Espulsione) è ben con-osciuto. Compare spesso nei mass media. Ma fino a che punto è davvero con-osciuto nella sua realtà di sofferenza e umanità? Se ne è discusso il 6 marzo 2014 all’Università Cat-tolica di Piacenza, dove si è svolto il quarto incontro

del progetto “La dignità della persona come valore per la giustizia europea”. A dare il via al dibattito il Prof. Dino Guido Rinoldi dell’Università Cattolica di Piacenza e l’Avv. Ma-rina di Lello Finuoli. Una volta fornita al pubblico la chiave giuridica per comprendere la situazi-one italiana in materia di immigrazione, se ne è potuta apprezzare anche la dimensione umana con la visione inedita del film documentario “EU013 L’Ultima frontiera” del reg-ista Alessio Genovese, ul-teriore ospite dell’evento. La pellicola è stata pre-sentata al Festival di Rot-terdam 2014 nell’ambito della 54° edizione del Festival dei Popoli ed è stata proiettata alla Cam-era dei Deputati pochi

giorni prima dell’evento. È la prima volta che le tel-ecamere entrano nei C.I.E e lo fanno con rispetto e discrezione per testi-moniare da vicino storie scomode, in prima per-sona raccontate da gio-vani coi volti segnati dalla sofferenza. Visto da den-tro la gabbia, il sistema di sanzioni che consente di privare della libertà un irregolare fino anche a 18 mesi appare in tutta la sua irragionevolezza. Uno straniero anche da anni in Italia ma con il permesso di soggiorno scaduto si trova a dover affrontare l’inferno della reclusione con la sola prospettiva di essere rimpatriato nel proprio paese di origine. Ciò accade in realtà solo nell’1% dei casi a fronte di 500.000 immigrati, indice

che il sistema non fun-ziona.L’evento, organizzato da-gli studenti Aurora Licci, Marco Miglietta e Gabri-ele Alessandra, ha avuto il pregio di trattare un argomento attuale e che dovrebbe essere al centro dell’agenda politica itali-ana. Recente la vicenda dei clandestini rinchi-usi nei C.I.E. che hanno compiuto azioni forti di protesta per portare in primo piano il proprio disagio. Qualche volto senza nome nel film documen-tario dice “questa non è accoglienza, è sofferen-za”. Da queste parole bi-sogna partire per trovare un’alternativa.

Alessio Genovese

Reporter e documentarista. Produttre e regista de EU-L’ultima Frontiera.

Durante la sua carriera ha seguito da vici-no le vicende del Medio Oriente , Libano, Palestina e Libia.

Dino Guido RInoldi Marina Di Lello Finuoli

Quali sono le indicazioni che arrivano da Bruxelles? Quali sono le ultime riforme del Parlamento italiano in materia di immigrazione?

Cosa sono i C.I.E. e come funzionano? Quali sono le implicazioni per l’immigrato?

Un viaggio alla ricerca dei diritti.Tra leggi europee e leggi nazionali: i C.I.E. ultima frontiera DEI DIRITTI UMANI

Elsa Pisanu

Professore di Diritto Internazionale e Di-ritto dell’Unione Europea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore - Piacenza

Ha pubblicato “Questioni di diritto delle mi-grazioni fra diritto europeo, diritto internazi-onale e diritto interno”

Avvocato e Phd Candidate presso Università Cat-tolica del Sacro Cuore Milano

È membro del Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale - CSGP

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IMMIGRAZIONE IN ITALIA

Focus GiuridicoGli ospiti hanno fornito la chiave per comprendere il problema oltre la retorica, oltre la su-perficialità confusionaria con la quale spesso questo tema viene trattato dalla stampa.

In particolare, sono stati messi in luce gli intrecci tra la legislazione in materia di immigrazi-one irregolare ed il diritto penale, scelto dal legislatore come strumento di soluzione dei problemi, ma non privo di criticità. Infatti, si è arrivati a un sistema caratterizzato da tol-leranza zero e da scelte di politica criminale orientate alla esasperata tutela della sicurezza pubblica dei cittadini. Ne era massima espressione a livello normativo l’art 10 bis del Testo Unico sull’Immigrazione, oggi abrogato, meglio conosciuto come il reato di ingresso e trattenimento irregolare. Ad essere puniti con una pesante pena pecuniaria erano i cross -border (coloro che fanno ingresso irregolarmente nel territorio nazionale) e coloro a cui era scaduto il permesso di soggiorno e perciò diventano irregolari. Soggetti che hanno una disponibilità economica sufficiente a sopravvivere. È irragionevole aspettarsi che tutto questo sistema di sanzioni e regole abbia realmente un potere di deterrenza tale da scoraggiare gli immigrati nel loro viaggio alla ricerca dei diritti.

Questa non è accoglienza

è SOFFERENZAquesta

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L’evento dal titolo “IMMIGRAZIONE IN ITALIA, UN VIAGGIO ALLA RICERCA DEI DIRITTI” è stato il quarto di otto eventi realizzati all’interno del Progetto Europeo “La dignità della persona come valore per la giustizia europea” . Ospite d’eccezione il regista Ales-sio Genovese, autore del documentario “EU 013 l’ultima forntiera” , ma non solo! Ospiti d’eccezione sono stati anche tutti gli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che hanno assistito ad una lezione unica e speciale nel suo genere, grazie al contributo del Prof. Rinoldi, per gli aspetti del diritto internazionale, e della Dott.ssa Di Lello Finuoli, per quanto concerne l’ambito penalistico.

La Proiezione in esclusiva del documentario ha permesso al gio-vane pubblico di guardare con occhi diversi e di affrontare la tematica dell’immigrazione, che pure è oggetto di studio, in un modo completamente nuovo e stimolante.

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE

IMMIGRAZIONE IN ITALIA

ALLA SCOPERTA DEI DIRITTI

VIAGGIO

UNA LEZIONE CHE NON TI ASPETTI.

GUARDA IL TRAILER

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A little quote inside

ALESSIO GENOVESEGIORNALISTA E DOCUMENTARISTA PER I DIRITTI UMANI

Alessio Genovese è un giornalista e documen-tarista italiano, si è laureato a Perugia in Comunica-zione di massa e giornalismo, conduce tuttora stu-di Arabo islamici all’Università Orientale di Napoli.Durante la sua carriera ha collabrato con : RAI 3, La Repubblica, Vanity Fair, E Il Mensile, Famiglia Cristiana, Amnesty International Svizzera, The Guardian, Jungle World,The Daily Star e Left. Ha dedicato particolare attenzione alle zone cal-de del Medio Oriente, documentando una delle raccapriccianti conseguenze del conflitto israelo-palestinese ovvero lo stato dei rifugiati nei campi profughi. Ha lavorato infatti ad alcuni progetti pro-motori dei diritti umani pei i rifugiati palestinesi. Con il suo ultimo documentario, del dicembre 2013, “EU 013 L’ultima Fontiera”, coprodotto con Raffaella Cosentino, ha voluto portare sul grande schermo la drammatica situazione dei migranti che approdano in Italia, entrando - previa autor-izzazione del Ministero dell’Interno - per la prima volta con delle telecamere in ben tre C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) della penisola. Il documentario è stato presentato al “Festi-val dei Popoli” e all’”Intarnational Film Festival Rotterdam”. Da sempre infatti Alessio Geno-vese è osservatore attento delle condizioni dei migranti nel Mediterraneo, a tal proposito ha ricevuto il premio Maria Grazia Cutuli, ed è arrivato finalista al premio Ilaria Alpi nel 2012 con il reportage “Libya after Gheddafi”.

alessiogenovese.com

GAZA - PALESTINA

LAMPEDUSA - ITALIA

ph Noborder Networkph James Gordonph Olga Berrios

ph gloucester2gaza

ph Noborder Network

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Secondo Eurostat, nel 2012 l’Italia era il terzo Paese europeo per nu-mero assoluto di stranieri residenti, con 4,8 milioni, dopo Germania (7,4 milioni) e Spagna (5,6 milioni) insieme al Regno Unito (4,8 milioni).

La distribuzione sul territorio italiano è fortemente disomogenea: nel Nord-ovest risiede il 35% degli stranieri, nel Nord-est il 26,3%, nel Centro il 25,2% e nel Mezzogiorno e isole il 13,5%. Nel 2010, tut-tavia, come già nel 2009, l’incremento della popolazione strani-era è stato più consistente nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord.

Secondo notizie raccolte sulla stampa internazionale tra il 1988 e il 2008 e dall’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione Fortress Europe, almeno 12.012 tra uomini, donne e bambini hanno perso la vita tentando di raggiun-gere l’Europa clandestinamente, non potendo viaggiare in modo regolare. Nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico verso le Canarie sono anne-gate 8.315 persone. Metà delle salme (4.255) non sono mai state recuperate.

Nel Canale di Sicilia, tra la Libia, l’Egitto, la Tunisia, Malta e l’Italia, le vit-time sono 2.511, tra cui 1.549 dispersi. Altre 70 persone sono morte navigando dall’Algeria verso la Sardegna. Lungo le rotte che vanno dal Marocco, dall’Algeria, dal Sahara occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal alla Spagna, puntando verso le isole Canarie o attraver-sando lo Stretto di Gibilterra, sono morte almeno 4.091 persone di cui 1.986 risultano disperse. Nel Mar Egeo invece, tra la Turchia e la Grecia, hanno perso la vita 895 migranti, tra i quali si contano 461 dispersi. In-fine, nel Mare Adriatico, tra l’Albania, il Montenegro e l’Italia, negli anni passati sono morte 603 persone, delle quali 220 sono disperse. Inoltre, almeno 597 migranti sono annegati sulle rotte per l’isola francese di Mayotte, nell’Oceano Indiano. Il mare non si attraversa soltanto su im-barcazioni di fortuna, ma anche su traghetti e mercantili, dove spesso viaggiano molti migranti, nascosti nella stiva o in qualche container .Ma anche qui le condizioni di sicurezza restano bassissime: 146 le morti accertate per soffocamento o annegamento.

Per chi viaggia da sud il Sahara è un pericoloso passaggio obbligato per arrivare al mare. Il grande deserto separa l’Africa occidentale e il Corno d’Africa dal Mediterraneo. Si attraversa sui camion e sui fuoristrada che battono le piste tra Sudan, Ciad, Niger e Mali da un lato e Libia e Alge-ria dall’altro. Nel 2006 Human Rights Watch e Afvic hanno accusato Tripoli di arresti arbitrari e torture nei centri di detenzione per stranieri.

MEDITERRANEO

VIAGGIOPERIDIRITTIIMMIGRATI :

solo numeri in Italia?

IMMIGRAZIONE nel

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VIAGGIOPERIDIRITTI

La fine di un viaggio La maggior parte delle persone che giungono in Italia irregolar-

mente chiedono asilo politico, ma la politica dei respingimenti fa sì che non si accerti concretamente l’esistenza dei requisiti

idonei per richiederlo.

Siamo davvero pronti? Il flusso migratorio in costante crescita ha delle ricadute assai pesanti sui diritti degli immigrati. La totale noncuranza del legislatore nazionale, ma anche europeo, rispetto a politiche che mirino ad affrontare il

fenomeno , comporta certamente pesanti violazioni dei diritti umani.

Su un’imbarcazione di fortuna

si compie il viaggio per la salvezza

ph Denis Bocquet

ph Sara Prestianni

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lavoro:quali orizzonti nell’europa dei diritti?

In questo periodo di profonda crisi economica e politica «La-voro» ed «Europa» sono due temi che hanno conquistato un’ineluttabile centralità nei dibattiti e nelle agende polit-iche. Dinanzi all’incremento vertiginoso della disoccupazi-one in Europa, che sta colpen-do più di 20 milioni di citta-dini europei, impellente è la richiesta di risposte e soluzioni immediate al problema del la-voro. Risposte e soluzioni che sten-tano ad arrivare a livello nazi-onale. Infatti i Governi di turno con grande difficoltà riescono a far fronte alle mutevoli e con-tinue esigenze che vengono dal mondo del lavoro ed impren-ditoriale, cosicché si volge lo sguardo e si riversano speranze al di là dei confini nazionali, verso un “orizzonte europeo”, che non rappresenta sola-mente politiche di austerità o stringenti vincoli economici, bensì è luogo di Diritti.

Non dobbiamo dimenticare che quando parliamo di Eu-ropa, parliamo anche di diritti, nel nostro caso di diritti socia-li; infatti con l’entrata il vigore del Trattato di Lisbona, i diritti fondamentali hanno assunto un rilievo decisivo nella “con-

tesa” per la tutela dei diritti dei lavoratori. In particolare, con il suddetto trattato l’U.E. riconosce all’art 6 Tue valore giuridico (pari ai trattati) alla Carta dei Diritti Fondamentali, nella quale i diritti dei lavoratori ricoprono un rilievo centrale al capo IV, rubricato “solidarietà”.Ma la penuria di lavoro è un problema che sta mettendo in discussione questi diritti, in-sieme alle prerogative e alle tutele legate ad un’idea di la-voro – a mio dire anche di civ-iltà giuridica – ritenuta ormai oltre che anacronistica non più sostenibile dal punto di vista economico.

Da qui si aprono molti quesi-ti: una situazione di bisogno può giustificare questa de-regolamentazione senza freni nell’ambito del Diritto del Lav-oro? Fino a che punto le istanze di flessibilità e la precarietà si possono spingere senza scon-trarsi con il concetto di lavoro dignitoso? Mossi dal timore di perdere il proprio posto di la-voro è lecito che si rinunci ad altri diritti, come per esempio quello alla salute? Come si può prevenire forme di sfruttamen-to o contrastare il fenomeno del “lavoro nero” in assenza di

ingenti risorse economiche? Di fronte allo sgretolarsi dei diritti ove possiamo cercare e trovare tutela? Quali orizzonti e prospettive normative pos-siamo ritrovare in Europa ? Op-pure l’età dei diritti è ormai al suo tramonto nel vecchio con-tinente?

A queste domande e non solo abbiamo provato a dar risposta nell’evento “Lavoro: quali oriz-zonti nell’Europa dei Diritti?” che si è svolto il 29 Marzo 2014, a Piacenza, presso il Collegio Morigi.Ne abbiamo discusso con es-perti di Diritto del Lavoro e del settore imprenditoriale: An-tonio Mumolo, giuslavorista e Presidente dell’associazione “Avvocato di Strada ONLUS”; Nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative Piacenza e Matteo Corti, docente di Diritto del Lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore per la casa editrice Vita e Pensiero del volume: “La partecipazione dei lavoratori. La cornice euro-pea e l’esperienza comparata”. Michele Bricchi, Presidente della Commissione “sviluppo economico” per il comune di Piacenza, ha introdotto e coor-dinato il confronto.

Articol0 di Roberto Federico Proto

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“Le Carte europee dei diritti sono un patrimonio da riscoprire”

il 29 marzo 2014, nella splen-dida sala del Collegio Mo-rigi, si è svolto l’incontro dal titolo: “Lavoro: quali oriz-zonti nell’Europa dei diritti?”. Questa iniziativa s’inquadra nel più vasto progetto “La dignità della persona come va-lore per la giustizia europea”, elaborato dall’associazione generazionezero e dalla re-dazione del web-magazine Di-ritti d’Europa, approvato e fi-nanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Youth in action dell’agenzia Nazionale per i Giovani.

a moderare l’incontro ci ha pensato michele Bricchi, Presidente della Commis-sione “Sviluppo economico” per il comune di Piacenza ed esperto di Diritto del lavoro e Relazioni industriali, che, nell’aprire il dibattito, ha mes-so in luce la situazione italiana e, più in generale, quella euro-pea : “l’Unione europea – ha esordito Bricchi – è nata per creare un unico mercato eco-nomico, su cui poi si sono in-seriti nel tempo vari interventi

in materia di diritto del lavoro e sicurezza sociale, interventi non ancora sufficienti per far emergere una cittadinanza sociale europea”. Nel porre una serie di interrogativi sulle riforme del mercato del lavoro in corso in italia, ha sottoline-ato la necessità di “un’europa sociale capace di garantire che le riforme del lavoro non siano in contrasto con i diritti e i valori fondanti dell’Unione stessa”.

Partendo da questi presuppos-ti, la parola è passata al prof. matteo Corti, docente di Dirit-to del lavoro e della previden-za sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore, per la casa editrice “Vita e Pensiero”, del volume “la partecipazione dei lavoratori. la cornice europea e l’esperienza comparata”. Nel suo intervento, il profes-sore ha messo in luce come il lavoro si collochi al centro delle più importanti “Carte europee”, tra queste la Con-venzione europea dei Diritti dell’Uomo.

Dopo aver cospicuamente de-lineato l’evoluzione normativa e i principali trattati europei che coinvolgono direttamente la materia lavoristica, il prof. Corti si è soffermato sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Una delle “Carte europee” che, dopo l’entrata in vigore del trattato di lisbona, ha lo stesso valore giuridico dei trattati dell’Ue (Tue e Tfue) e che dedica am-pio spazio ai diritti dei lavora-tori contenuti specificamente nel titolo iV della Carta. in par-ticolare la Carta di Nizza, spie-ga il docente, s’inserisce nel solco delle tradizioni costituzi-onali dello Stato sociale, il cui antecedente storico più inter-essante è la gloriosa Costituzi-one di Weimar, definita dal professore una “carta sfortu-nata ma pilastro per le succes-sive carte costituzionali”. Sof-fermandosi sul contenuto del titolo iV della Carta, dedicato al principio della solidarietà, declinato in termini di diritti, quali il diritto all’informazione e alla consultazione dei lavora-tori, il diritto alla contrattazio-

Il tavolo dei relatori

Locandina dell’incontro

“Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose”

art 31 Carta dei diritti fondamentali dell’Ue

Diritti tra europa e lavoro: quinto incontro del progetto europeo

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“La giustizia o è per tutti o non lo è, non ci può essere una giustizia per censo”

ne collettiva e allo sciopero, il diritto a condizioni di lavoro giuste ed eque, e più segnatamente la tute-la contro i licenziamenti ingiustificati, il docente ha evidenziato come il nostro Paese “ancora, non ha ratificato l’integralità di questi diritti”, rimanendo molto indietro.

Se il Prof. Corti ci ha fornito una panoramica dei principi cardine del diritto del lavoro così come emergono dalla lettura delle principali “Carte eu-ropee dei Diritti”, sottolineandoci come esse siano un patrimonio da riscoprire, antonio mumolo, avv-ocato giuslavorista, si è soffermato su come questi diritti debbano essere garantiti a tutti ovverosia ha incentrato il suo intervento sul diritto alla difesa, raccontando il prezioso lavoro dell’associazione avvocato di Strada onlus, di cui è presidente. “La giustizia o è per tutti o non lo è – ha esordito il Presi-dente di avvocato di Strada – non ci può essere una giustizia per censo”, quindi anche le persone più deboli e più povere devono essere tutelate. Risiedono qui le ragioni fondative della sua asso-ciazione, che, avvalendosi del contributo di circa 750 avvocati che svolgono gratuitamente il loro lavoro, garantisce assistenza legale gratuita a chi non può permettersela e a chi, sprovvisto della res-idenza, non può usufruire del gratuito patrocinio.

Interessante è stato il riferimento che l’avvocato ha fatto su alcuni contenziosi intentati da persone senza fissa dimora o comunque da categorie debo-li, quali ad esempio gli immigrati, aprendo scenari che nella vita quotidiana spesso non appaiono in tutta la loro rilevanza: il problema della residenza in primis. Infatti l’esercizio di molti diritti in Italia è legato al possesso della residenza. Una persona per una sopraggiunta condizione di povertà può perdere la residenza e, di conseguenza, una serie di diritti ad essa collegati. Un esempio è il Diritto alla Salute: è infatti possibile recarsi solo al pronto soccorso poiché senza residenza si perde anche il medico di base. inoltre i diritti legati alla previden-za sociale, poichè senza residenza l’inps non eroga le prestazioni previdenziale. Ma l’aspetto ancora più allarmante è che senza la residenza non si ha accesso al gratuito patrocinio e quindi è preclusa

la possibilità di agire in giudizio e avere una ade-guata tutela dei propri diritti a spese dello Stato. Si perdono, inoltre, i diritti politici, l’iscrizione alle liste elettorali e, di conseguenza, non si può vo-tare e questo, afferma l’avvocato Mumolo, “non è ammissibile in una Repubblica che tutela i diritti dell’uomo”.L’avvocato ha, infine, concluso il suo intervento ri-chiamando le discriminazioni cui sono sottoposti i lavoratori assunti irregolarmente, in buona parte immigrati, che richiedono l’osservanza dei propri diritti ai loro datori di lavoro.

l’ultima ad intervenire è stata nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative Piacenza, che ha in-teso orientare il suo intervento sui temi del rap-porto tra lavoro e impresa, nel quadro, specifico, dell’esperienza cooperativistica, un’esperienza che coniuga in sé dignità, giustizia e lavoro. l’ im-presa cooperativa recupera, infatti, tali diritti in quanto fa sì che il lavoro di ogni singolo si leghi, in un’ottica di piena condivisione a quello degli altri per rispondere ad una mutualità interna di inter-essi. Nell’impresa cooperativa si cerca di “porre al centro il lavoro del singolo e nello stesso centro il lavoro degli altri”.

Per finire, se dovessimo condensare in poche righe le conclusioni cui si è giunti, potremmo dire che di fronte alle tante cassandre dell’ Unione Europea, il sistema dei diritti che essa ha posto a tutela del lavoro conserva un imprescindibile valore, che non si riduce ad una mera dichiarazione d’intenti, ma si erge a concreto istituto di tutela. Di fronte al prolif-erare delle disuguaglianze e delle discriminazioni, non ultima quella di genere, le Carte europee dei Diritti fondamentali vanno assolutamente con-osciute e riscoperte, costituendo, come abbiamo visto, di fronte ad esse, un concreto e percorribile argine.

articoli di Francesco Putortì

Il saluto del sindaco di Piacenza

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organIzzaTorI

l’incontro “lavoro: quali orizzonti nell’europa dei diritti?” è il frutto della passione e dell’impegno innanzitutto dei due promotori: Roberto Federico Proto e Francesco Putortì (raffigurati nelle due foto a sinistra). I giovani partecipanti, mossi dal loro forte inter-esse per i temi del lavoro e dell’europa, hanno voluto porli al centro di uno degli incontri del progetto “la dignità della persona come valore per la giustizia europea”.

VIDEo DELL’InConTro

e’ possibile visualizzare, cliccando sul riquadro a sinistra, il video del quinto incontro del progetto europeo realizzato da Dora tucci.Se siete interessati a vedere anche i video dei precedenti incontri andate sul sito di youtube ed iscrivetevi al canale Diritti d’Europa.

LE CarTE EUroPE

• Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, firmata a Roma nel 1950;• Carta sociale europea, firmata nel 1961 ed entrata in vigore nel 1999 nell’ambito dell’organizzazione internazionale del Consiglio d’Europa;• Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Eu-ropea, proclamata nel 2000 a Nizza ed è entrata in vigore nel 2009 a Strasburgo.

Foto realizzate da Davide Renna

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DisoccupazioneQuello spettro che si aggira in Europa

- Il tasso di disoccupazi-one è del 26,7%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 57,3%;

- Il tasso di disoccupazi-one è del 15,2%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 35,4%;

- Il tasso di disoccupazi-one è del 25,2%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 54,1%;

Articolo di Francesco Putortì

GRECIA

SPAGNA

PORTOGALLO

Se qualcuno mi chiedesse di individuare un termine in grado di caratterizzare l’attuale mondo del lavoro, non potrei fare altro, dopo aver momentaneamente abbandonato, pur con qualche difficoltà, termini come “precarietà” o “insicurez-za”, che scegliere la parola “disoccupazione”.Infatti questo drammatico fenomeno, che si sta diffond-endo a macchia d’olio in tutta l’Europa e che attualmente coinvolge ben 20 milioni di cittadini europei, è il principale problema che devono affrontare gli Stati mebri degli Unione Europea durante questa grave crisi economica.

Ma per trattare questa questione, partendo prima dal nos-tro paese per poi passare all’Europa, non si può prescindere dal fornire alcuni dati, in particolare sulla competitività, che è legata direttamente all’occupazione. Un primo dato riguarda il settore industriale, uno dei più importanti in termini di potenzialità di sviluppo. Dal 2007 al 2012 l’Italia ha perso 20 punti percentuali nell’indice di produzione industriale e molte posizioni in termini di produ-ttività, anche rispetto a paesi economicamente più deboli: 126.000 le imprese che nel primo semestre 2013 hanno in corso una procedura concorsuale di fallimento, il 6% in più rispetto all’analogo periodo del precedente anno, il 33,8 % in Toscana, il 26,9% in Trentino, il 31% in Calabria, giusto per fare qualche esempio.Sono invece 12.442 le imprese fallite nel 2012 con una previsione di circa 16.000 per l’anno in corso. Ben 9.000 sono le imprese “storiche” – quelle, cioè, teorica-

mente consolidate, che hanno più di 50 anni di attiv-ità – che tra il 2008 e il 2012 sono state costrette a chiu-dere definitivamente i battenti. Molte altre (tante del c.d. “made in Italy”) sono state acquistate da concor-renti internazionali: Star, Carapelli, Bertolli e Riso Scotti da aziende alimentari spagnole, solo per fare alcuni esempi. Naturalmente non c’è del male nel fatto che esistano ac-quirenti stranieri pronti ad immettere capitali e far funzi-onare un’azienda italiana, purché know how e occupazione restino in Italia.

Il secondo dato attiene all’occupazione: tra il iI trimes-tre 2012 ed il II trimestre 2013 gli occupati sono ca-lati di 585.000 unità: 532.000 giovani tra i 15 e i 34 anni, 267.000 35/49enni, rimpiazzati da 214.000 over 50. Per quanto riguarda la diffusione geografica della dis-occupazione nel nostro territorio: 250.000 nel Centro-Nord, 335.000 nel Mezzogiorno, di cui 401.000 uomini, 184.000 donne; 111.000 in meno nell’industria, 230.000 in meno nelle costruzioni e 154.000 in meno nel terziario. Quasi tutti i contratti erano a tempo indeterminato, 644.000, rimpiazzati da 59.000 lavoratori assunti però a tempo parzi-ale.Nel 1° trimestre 2013, ben 9,1 milioni di lavoratori risultano in difficoltà, come segue: 4,1 milioni precari e in part-time “involontario”, 5 milioni cassaintegrati e disoccupati “in-ermi”. Per un totale di circa duemilioni e ottocento mila di disoccupati nella nostra penisola.

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Nella Unione europea a 28 Stati (ricordiamo che dal 1º luglio 2013 la Croazia è il ventottesimo Stato membro dell’Unione europea) il tasso di disoccupazione è, invece, al 10,6%, in leggero calo da gennaio 2013, il cui dato si attestava intorno al 10,9% nel 2012. In particolare, dalla rilevazione Eurostat emerge che i dis-occupati nella Ue erano 25,92 milioni, 18,965 milioni solo nell’Eurozona. Rispetto a gennaio del 2013, il numero dei disoccupati ha riscontrato un significativo calo di 65 mila unità nella Ue e di 35 mila nell’Eurozona. Rispetto a febbraio 2013 sono calati di 619 mila e di 166 mila rispettivamente.

Ma il dato che preoccupa di più è sicuramente quello rela-tivo alla disoccupazione giovanile, che si aggira intorno alla soglia del 27%. E’ vero che il tasso di disoccupazione è in di-minuzione di 1,4 punti percentuali rispetto a gennaio 2013, quando aveva toccato il picco, ma è in aumento di 3,6 punti su base annua.In tutto, i giovani che cercano attivamente lavoro e non lo trovano sono 678mila. Peggiora anche il dato sugli occu-pati, che a febbraio sono 22 milioni 216mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-39mila) e dell’1,6% su base annua (-365mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,2%, risulta stabile su gennaio ma diminuisce di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.

Dinanzi a questi dati, a dir poco allarmanti, possiamo fare una sola considerazione: non possiamo più permetterci di

stare con le mani in mano! E’ evidente e sotto gli occhi di tutti che è necessario agire e bisogna farlo in fretta.Lo stesso ministro del lavoro italiano, Giuliano Poletti, ha recentemente affermato: “Contrastare la disoccupazione giovanile è una priorità per l’Italia: il Paese non può vedere un’autentica ripresa se non offre nuove opportunità a chi rappresenta il nostro futuro”.Dinanzi ad un così drammatico problema lentamente si stanno cercando delle soluzioni: all’interno della legge di stabilità, varata a fine 2013, c’è una disposizione che può es-sere particolarmente significativa per il mercato del lavoro italiano nel prossimo futuro; infatti si prevede l’esperimento regionale del “contratto di ricollocazione”.Un unicum nel mercato del lavoro italiano, per quattro as-petti molto interessanti: una stretta cooperazione fra uffici pubblici e agenzie private specializzate nell’assistenza inten-siva ai disoccupati; la possibilità per questi ultimi di sceg-liere liberamente l’agenzia da cui farsi assistere, tra quelle accreditate; il pagamento del servizio da parte della Regione soltanto a risultato ottenuto; un controllo efficace circa la disponibilità effettiva del disoccupato, dalla quale, entro limiti ragionevoli, deve essere fatta rigorosamente dipend-ere l’indennità di disoccupazione. Quest’ultima potrebbe essere una soluzione parziale al problema, ma interventi più drastici e pregnanti servono in tempi brevi. Del resto, per dirla come Ermanno Olmi: “se non cambieremo noi la nostra storia, sarà la storia a cambi-are definitivamente le nostre vite”.

- Il tasso di disoccupazi-one è del 10,4%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 23,6%;

- Il tasso di disoccupazi-one è del 12,7%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 42,8%;

- Il tasso di disoccupazi-one è del 5,1%;

- Il tasso di disoccupazi-one giovanile è del 7,7%;

27%11,9%

10,6%

Tasso nell’Eurozona

Disoccupazionegiovanile europea

E’ il dato medio dei 18 paesi dell’Unione Europea che aderiscono all’Euro.

E’ il dato me-dio relativo alla disoc-cupazione

giovanile dei 28 Stati che fanno parte dell’Unione Europea.

Tasso U.E. a 28 StatiE’ il dato medio dei 28 stati dell’Unione Europea; dal 2013 c’è anche la Croazia.

ITALIA GERMANIA

FRANCIA

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48 48

dIRITTI

Anche gli avvocati fanno volontariato.

DiRitti D’EuRoPA hA intERvistAto Antonio Mu-Molo, PREsiDEntE DEll’AssociAzionE “AvvocA-to Di stRADA onlus”, il quAlE è stAto insig-nito DEl PREMio cittADino EuRoPEo 2013 DAl PREsiDEntE DEl PARlAMEnto EuRoPEo MAR-tin schulz.

a conclusione del quinto incontro del progetto europeo “la dignità della persona come valore per la giustizia europea”- intitolato: “lavoro: quali orizzonti nell’europa dei Diritti?”- abbiamo intervistato antonio Mumolo, avvocato civilista esperto di Diritto del lavoro, socio dello Studio legale as-sociato di Bologna e legale di riferimento della Federcon-sumatori di Bologna. Ma l’avv. antonio Mumolo è soprattutto conosciuto per il suo impegno civile: infatti è presidente di “Avvocato di strada onlus”, associazione sorta a Bologna nel dicem-bre del 2000 per garantire assistenza legale totalmente gratuita ai senza dimora e che oggi conta oltre 750 av-vocati distribuiti in ben 38 città di tutta italia, da Bolzano a Siracusa.

1. grazie al suo lavoro e a quello dei volontari di avvo-cato di Strada possiamo sdoganare ogni pregiudizio su una categoria professionale spesso screditata e poco amata come quella degli avvocati; infatti avvocato di Strada è l’indiscutibile dimostrazione di come anche gli avvocati fanno volontariato e fanno qualcosa di im-portante per chi si trova in difficoltà, e senza chiedere alcun compenso. Ci può dire come è nata l’idea di creare questa onlus e se all’inizio ha trovato delle difficoltà nel coinvolgere i suoi colleghi?

Io sono socio fondatore dell’Associazione Amici di Pi-azza Grande onlus, che dal 1994 a Bologna promuove progetti per il sostegno e il reinserimento delle persone senza dimora. l’associazione pubblica Piazza Grande, il primo giornale di strada italiano scritto e diffuso dalle persone senza dimora, ha un servizio mobile di sostegno che la notte porta generi di primo conforto a chi dorme in strada, ha una compagnia teatrale, ha un’officina di bici-clette e tanti altri progetti. all’interno di Piazza Grande ci eravamo resi conto che quasi sempre le persone senza di-mora accumulano in breve varie problematiche legali, che possono essere risolte solo da un avvocato e che altrimenti rappresentano ostacoli insormontabili per chi vuole tornare ad una vita comune. In Italia chi ha un reddito lordo inferiore ai 10.400 euro annui può chiedere di usufruire del gratuito pa-trocinio, ovvero di un avvocato di fiducia pagato dallo Stato. Chi vive in strada, però, spesso è privo di residenza e documen-ti, e per questo non può quasi mai fare domanda per ottenere il gratuito patrocinio. avvocato di strada nasce proprio per col-mare questa lacuna: grazie al supporto di tanti avvocati che met-tono a disposizione una piccola parte del proprio tempo cerchiamo di salvaguardare i diritti degli ultimi.

la straordinaria storia diaVVoCato Di StRaDa

All’inizio siamo partiti in due avvocati. Era diffi-cile immaginare che la nostra associazione in poco

tempo sarebbe diventata una realtà nazionale, ma fin dall’inizio abbiamo avuto tante disponibilità da parte di

avvocati giovani e meno giovani di tante città italiane: per tutti il volontariato è un modo per ritrovare le ragioni

che li avevano spinti a scegliere di dedicarsi all’avvocatura. il nostro è volontariato puro. Nessun avvocato, per statu-

to, può percepire alcuna utilità dall’attività che svolge ed è tenuto a donare all’associazione le spese legali pagate dalle

controparti soccombenti.

2. Dall’ultimo rapporto che avete presentato emerge che l’as-sociazione nel 2013 ha assistito gratuitamente 2718 persone in tutto il territorio nazionale, di cui il 47% sono state cause di diritto civile, il 30 % di diritto dei migranti e il restante 23% di di-ritto amministrativo e diritto penale, e che la provenienza degli assistiti è stata per il 59 % di cittadini extra-comunitari. Questi dati ci danno l’idea di come nel nostro paese non vengano pie-namente garantiti diritti né vengano forniti strumenti di tutela ai più deboli: ma aspetto ancora più allarmante è che il diritto di difesa sembra ormai divenuto un diritto elitario, accessibile solo a chi può permetterselo. avvocato di Strada contribuisce com-piutamente all’applicazione effettiva dell’articolo 24 della nostra Costituzione anche a coloro che, altrimenti, non potrebbero usu-fruire del gratuito patrocinio. Fatte queste premesse le vorrei chiedere quali sono le categorie sociali più a rischio oggi di essere interdette dall’accesso alla giu-stizia?

Uno dei motti della nostra associazione è “tutelare i diritti degli ul-timi significa difendere i diritti di tutti”. Purtroppo oggi non esiste più una categoria sociale precisa di persone che possono avere dif-ficoltà a far valere i propri diritti. In strada finiscono giovani e anzi-ani, uomini e donne, laureati e analfabeti, imprenditori falliti e neo disoccupati.Basta la rottura di un matrimonio, l’insorgere di una malattia o un licenziamento: se non c’è una rete di amici e familiari pronta a sos-tenerci tutti possono finire in strada. Possiamo dire in generale che l’accesso alla giustizia dovrebbe essere un bene comune oltre che un diritto sancito dalla nostra Costituzione ma che, nella realtà, è negato proprio ai soggetti più poveri. Nel nostro piccolo cer-chiamo di riparare a qualche torto usando la potentissima arma del diritto. Consideriamo un valore che la giustizia sia davvero uguale per tutti e che tutti siano uguali davanti alla legge.

3. Avete mai avuto la possibilità di sollecitare un intervento legislativo al fine di colmare questo pericoloso vulnus? Con quali esiti?

E’ difficile risolvere con un unico intervento legislativo la questione della residenza, vero problema che impedisce alle persona senza dimora di esercitare diritti costituzi-onalmente garantiti. ad esempio l’articolo 32 della Costituzione italiana re-

cita: “La Repubblica tutela la salute come fondamen-tale diritto dell’individuo e interesse della collettività,

e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

Articol0 di Roberto Federico Proto

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dproposta che speriamo venga discussa ed approvata in tempi brevi. speriamo ven-ga discussa ed approvata in tempi brevi.

4. È poco risaputo che al possesso della residenzaè legato l’esercizio di tantissimi diritti fondamen-tali. Ci può delineare questo aspetto?

Quello della residenza anagrafica è uno dei prob-lemi principali per le persone senza dimora. Non molti lo sanno perché la gente comune non ha mai affrontato questi problemi, ma quando si finisce in strada si viene cancellati dalle liste anagrafiche e si perde quindi la residenza. la nostra normativa collega al requisito della residenza molti diritti fondamentali: senza residenza non si può lavora-re, non ci si può curare se non per cure di pron-to soccorso, non si può ricevere una pensione,

attualmente, però, le prestazioni sanitarie sono erogate in base al possesso del requisito della residenza da parte degli utenti. le persone prive di residenza, quindi, caso pressoché unico nel panorama dei Paesi occidentali, non possono iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale, non hanno un medico di base cui rivolgersi per chiedere la pre-scrizione di un farmaco o di una visita specialistica e non hanno diritto a cure continuative.Una situazione paradossale, perché chi non ha una casa è più esposto di altri a numerosi fattori (freddo, malnu-trizione, scarsa igiene, ecc) che generano gravi patologie e allo stesso tempo non dispone delle condizioni per curarsi. Su nostra iniziativa, è stato depositato in Parlamento il progetto di legge n°3547 che modifica la legge n°833/78 e che garantisce il diritto alle cure sanitarie anche alle per-sone prive di dimora sprovviste di residenza anagrafica.Molti parlamentari hanno sottoscritto questa

aNtoNio MUMolo

Presidente di Avvocato di Strada

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il problema dei diritti legati alla residenza“Concedere la residenza significa dare ad una persona la possibilità di ricominciare e di fare un primo passo verso l’indipendenza economica; diversamente la si condanna a rimanere nel limbo dell’assistenzialismo”

non si può fare domanda per una casa dell’edilizia residenziale pub-blica, non si ha accesso al welfare locale, si perdono anche i diritti politici relativi all’elettorato attivo e passivo. la residenza è talmente impor-tante che la legge stabilisce che i comuni sono obbligati a ricon-oscere la residenza a chiunque viva nel territorio del comune stesso. Nonostante questo obbligo, i co-muni sono molto restii a ricon-oscere la residenza a chi vive in strada perché temono di doversi far carico di persone nullatenenti e di dover affrontare nuovi oneri. in realtà è vero il contrario. Con-cedere la residenza significa dare ad una persona la possibilità di ricominciare e di fare un primo pas-so verso l’indipendenza economi-ca; diversamente la si condanna a rimanere, magari per anni, nel lim-bo dell’assistenzialismo pubblico.

5. oltre a garantire assistenza le-gale gratuita, che attività svolgete per le persone che vengono da voi per chiedervi un aiuto?

tutte le nostre sedi sono ospitate da associazioni che si occupano di persone senza dimora con vari pro-getti e operiamo in stretta connes-sione con loro. la nostra attività è prevalentemente legale, ma i nos-tri volontari (non necessariamente avvocati) svolgono anche altre attività: se c’è bisogno accompa-gnano i nostri assistiti in altri uf-fici, svolgono ricerche, recuperano documenti, parlano con operatori di altre associazioni o con assisten-ti sociale cercando di creare ogni sinergia possibile per rispondere alle esigenze degli utenti. tutte le nostre attività, i report annuali, le ricerche, le iniziative, sono pubblicate sul www.avvocato-distrada.it.

6. In particolare tra gli scopi e le finalità contenute nello statuto dell’associazione si legge al n.1: “promuovere iniziative volte ad affermare i diritti fondamentali delle persone”. Ci può raccon-tare le iniziative più importanti che avete promosso?

Fin dall’inizio della nostra storia ci siamo resi conto che è importan-tissimo fornire una tutela legale diretta e immediata alle persone in stato di bisogno, ma è altrettanto importante cercare di incidere sulle cause che portano le persone in strada e che ne impediscono il ritorno ad una vita comune. Per questo andiamo nelle scuole a par-lare con gli studenti, promuoviamo corsi di formazione, partecipiamo a convegni e seminari, abbiamo partecipato in qualità di partner o capofila a progetti di livello locale, nazionale e transnazionale, o lan-ciamo campagne di comunicazi-one. La prossima nostra campagna, alla quale teniamo molto, riguarda il diritto alla salute. Come ho ac-cennato prima su nostra iniziativa è stata depositata alla Camera e al Senato una proposta di legge che garantirebbe anche alle per-sone senza dimora la possibilità di curarsi. La nostra intenzione è di raccogliere firme e promuovere iniziative pubbliche di supporto all’iter della legge in modo che pos-sa essere approvata al più presto.

7. I volontari di avvocati di Strada operano in situazione limite, dove molte volte ci si trova dinanzi anche alla negazione di Diritti Umani. Penso per esempio allo sportello di Foggia per il fenomeno del capo-

ralato. Ha mai preso in consider-azione la possibilità di presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

Fino ad oggi non lo abbiamo an-cora mai fatto ma iniziare ad uti-lizzare gli strumenti del diritto europeo è uno dei nostri prop-ositi per il prossimo futuro: se si presenterà l’occasione lo faremo senz’altro e stiamo già pensando di costituire un pool di avvocati che vogliano dedicarsi a questi temi.

8. Già nel 2001, Avvocato di Stra-da vinse il Premio Fivol come miglior progetto italiano, dodici anni dopo il Presidente del Par-lamento europeo, martin Schulz, vi ha conferito il Civi Europaeo Premium 2013. Che significato ha avuto per lei e per tutti i volon-tari?

il riconoscimento del Parlamento europeo è stato tanto grande quanto inaspettato per tutti i nos-tri volontari e per le loro attività che vengono svolte quotidiana-mente e senza clamore. il Premio ci rende orgogliosi e crediamo rap-presenti un segnale importante che il Parlamento europeo ha voluto mandare. le persone che vivono in strada sono le ultime tra gli ultimi, e vivono in condizioni non degne di un paese civile: aver portato le loro istanze in un luogo come il Parlamento europeo è sta-ta un’emozione indimenticabile che ci spingerà a fare ancora di più. l’associazione tutela persone affermando diritti e per quanto mi riguarda dedico questo premio a Don andrea Gallo, che per tutta la vita si è occupato di persone de-

boli, degli ultimi, andando in direzione ostinata e

contraria.

www.avvocatodistrada.it

“dedico questo premio a Don Andrea Gallo,

che per tutta la vita si è occupato di persone deboli, degli ultimi”

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COSA SIAMO NOI SENZA EUROPA?

Un filo conduttore del nostro evento “Cosa

siamo Noi senza Europa?” è stato il desiderio di aprire i confini ed essere uniti nella diversità. Il programma Er-asmus +, ed in particolare le borse di studio per la mo-bilità dei giovani e degli stu-denti, offrono opportunità di viaggiare con la consa-pevolezza di accrescere la propria autonomia e in-dipendenza, di conoscere una nuova lingua e un’altra cultura, rapportarsi con gli altri e crescere all’interno di una nuova realtà, accadem-ica e non.

Gli esempi portati da ra-gazzi tra 18 e 30 anni

in situazioni di criticità cog-nitiva e condizione di mar-ginalità, assistiti da SVEP, Centro di Servizio per il

Volontariato di Piacenza, e dai ragazzi internazionali dell’associazione studentes-ca SMINT dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza hanno sot-tolineato l’importanza di un’apertura europea, alla conoscenza, al coraggio di mettersi alla prova, di af-frontare i propri timori e di rapportarsi con persone di culture, lingue e religioni differenti.

Europa é Unione nella ric-chezza e nella diversità.

Muoversi all’interno dei 28 Paesi membri é essenziale per conoscere sé stessi e gli altri, costruire un percorso personale e professionale più competitivo sul mer-cato del lavoro ed essere pronti alle sfide globali del XXI secolo.

Erasmus+ é il nuovo programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport per il periodo 2014-2020. Con un nuovo bilancio di 14.7

milioni di Euro, Erasmus+ offrirà a oltre 4 milioni di europei l’opportunità di studiare, formarsi, acquisire

esperienza professionale e fare volontariato all’estero. Il programma sostiene partenariati internazionali

per favorire la collaborazione e riavvicinare il mondo dell’istruzione e del lavoro, con l’obiettivo di far fronte

all’attuale fabbisogno di competenze in Europa

La strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti più efficaci

nell’istruzione, la ricerca e l’innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un’economia a

basse emissioni di CO2; solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà.

La strategia s’impernia su cinque ambiziosi obiettivi riguardanti l’occupazione, l’innovazione, l’istruzione, la

riduzione della povertà e l’energia. Perché la strategia Europa 2020 dia i frutti sperati, è

stato istituito un forte ed efficace sistema di governo dell’economia per coordinare le azioni a livello UE e a

livello nazionale.

7 maggio2014 - I eventoFOCUS: ERASMUS +

STRATEGIA EUROPEA 2020

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Guarda il video!

a cura di Gaia Paradiso e Andrea Tagliaferri

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Da un’idea di Andrea Tagliaferri e Gaia Paradiso, giovani appassionati di Europa, abbiamo vo-luto chiedere ai ragazzi di Piacenza e alla società civile cosa volesse dire non sentirsi parte di Europa e vivere in un futuro senza di questa. Abbiamo invitato al tavolo dei relatori l’ufficio EuropeDirect di Bologna rappresentato da Gianfranco Coda, il direttore del Politecnico di Milano Graziano Dragoni, i ragazzi della scuola superiore Liceo Respighi di Piacenza, i ragazzi internazionali e gli studenti della Facoltà di Giuriprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza riuniti in Diritti d’Europa e i ragazzi con disabilità diverse assistiti da SVEP, Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza. La risposta dei giovani é stata la volontà di un’Europa più unita e solidale per far fronte alle sfide nazionali ed europee in termini di mag-giore occupazione giovanile, ricerca e sviluppo, inclusione sociale e opportunità per i giovani.

Inglobati in 2 giornate, 7 e 13 maggio 2014, il Collegio Morigi e il Collegio Sant’Isidoro di Piacenza hanno ospitato gli interventi dei ragazzi in tematiche assortite e interessanti; nel primo evento si é parlato di Europa senza informazione, senza giovani attivi e senza ricerca e innovazione: nel secondo invece Europa senza diritti, senza cultura e senza opportunità,

Lo scopo degli eventi è stato quello di informare e sensibilizzare sull’importanza dell’Europa, sui benefici dati dalla sua creazione, i soi pregi e difetti, cosa possono fare i cittadini per migliorarla e su come i giovani possano trarne opportunità chiave per lo sviluppo acca-demico e professionale.

13 maggio 2014 - II evento

Immaginiamoci una vita senza Europa, come vivremmo? Cosa saremmo e come interagiremmo con gli altri, in una societa’ sempre piu’ globale, competitiva, interdipendente e interconnessa? Ragazzi di Piacenza si domandano e trovano le risposte in un dibattito pre-Elezioni Europee

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Guarda il video!

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GIANFRANCO CODAResponsabile sportello EuropeDi-rect Emilia Romagna, informazi-

one Europa.Link di approfondimento

GRAZIANO DRAGONIDirettore Generale del Politec-

nico di Milano.Link di approfondimento

STUDENTI LICEO SCIENTIFICO RESPIGHI DI PIACENZA

Studenti del Liceo scientifico di Piacenza che hanno partecipato al Parlamento Europeo dei Giovani e affrontato tematiche europee confrontandosi all’International

Session of the European Parliament a Riga ( 15-23 Marzo 2014) .

Link di approfondimento

7 Maggio - I evento

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DIRITTI D’EUROPAWebmagazine composto da giovani studenti impegnati in tematiche di

diritti umani, Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo, diritto europeo e internazi-onale. Dirigono un quotidiano online

di informazione critica e libera, con taglio giuridico.

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SMINT STUDENTI DEL MANAGEMENT INTERNAZIONALE

Associazione studentesca universitaria composta da ragazzi internazionali e italiani frequentanti il corso di studi di Business Administration e Man-agement internazionale presso la Facoltà di Eco-nomia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza , impegnati in scambi culturali,

integrazione e attività di business.Link di approfondimento

SVEP PIACENZAI ragazzi di SVEP, Centro di

servizio per il volontariato di Piacenza, raccontano la loro

esperienza di studio e forma-tiva in Spagna, in un viaggio

alla scoperta delle opportunità europee per tutti i cittadini.

Link di approfondimento

13 Maggio - II evento

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La ripresa economica del Bel-paese è sempre stata legata a doppio nodo con l’Europa.

Negli anni 50, con l’ingresso nell’area di libero scambio, l’Europa ha permesso all’Italia di uscire dall’isolamento economico in cui era confinata e di far parte delle economie emergenti di al-lora. Istruzione, università, ricerca e innovazione sono l’unica strada da percorrere oggi per ritornare a quelle sane abitudini di crescita che aveva caratterizzato il Paese nel dopoguerra.

Dal 1984 l’Unione europea attua una politica di ricerca e di sviluppo tecnologico

basata su programmi quadro plu-riennali. Nel 1984 furono 593 mil-ioni ECU ( unità valute europee) che sommati di anno in anno, fino al 2013, sono diventati quasi 114 miliardi di investimenti in ricerca.

Horizon 2020 nasce dalla ne-cessità di incrementare la competitività europea sul

mercato globale investendo in talenti e valorizzando i ricercatori con progetti innovativi capaci di attrarre investimenti esteri.

Come Máire Geoghegan-Quinn 9 Luglio 2012, com-missario responsabile per la

ricerca, l’innovazione e la scienza, ha affermato: “Il sapere è la moneta dell’economia globale. Se l’Europa vuole continuare a competere nel 21° secolo dobbiamo sostenere la ricerca e l’innovazione che ge-nereranno crescita e posti di lavoro ora e in futuro. L’elevata concor-renza per i finanziamenti UE cos-tituisce una garanzia del fatto che il denaro dei contribuenti venga consacrato ai progetti migliori che affrontano questioni di interesse per tutti noi.”

Con il programma Horizon 2020 sono previsti più di 80 miliardi di Euro nella sola

voce ricerca per il settennio 2014-2020.

Il programma prevede uno stan-ziamento totale di 960 miliardi di Euro di investimenti per stabiliz-

zare il sistema finanziario ed eco-nomico, prendendo misure volte a creare opportunità di crescita. Agricoltura, imprese, attività in-dustriali, PMI, cultura, istruzione e ricerca sono i principali settori di finanziamento

ExcEllEnt SciEncE

I n d u s t r I a l leadershIp

SOCIETAL CHALLENGES

2,0 nel UE 28

1,26 in Italia

2,73 negli USA

A CONFRONTO NEL 2010:

rapporto pil / ricerca

RICERCAINNOVAZIONEE

EUROPEA

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Investire nei talenti Europei per sfondare NEL mercato globale

Sapere80

114

Ricerca Horizon 2020totale in miliardi di euro per la ricerca scientifica nel pro-gramma Horizon 2020.

in miliardi di euro, totale

stanzia-menti per il programma

europeo 2014-2020

investititotale in miliardi di euro inves-titi in ricerca dal 1984 al 2013.

960

Horizon 2020

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Vanessa Lumini

ro, diretto e pragmatico su quanto la Corte ha fatto e può fare per i nostri diritti.

L’evento rappresenta inoltre la Conferenza Finale del nos-tro progetto: per tale ragione partecipano, realizzando dei saluti iniziali: Marco Occhipinti, promotore e responsabile del progetto europeo nonché direttore editoriale di Di-ritti d’Europa; e Giulio Pitroso, Presidente dell’Associazione Generazione Zero, editrice di Diritti d’Europa e promotrice del Progetto Europeo.

Marco Occhipinti

58-59Le locandine per Maurizio De Ste-fano e per Michele De Salvia

Conferenza Finale del Progetto

Chi protegge i nostri diritti? Incontro con gli avvocati della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Abbiamo deciso di realizzare, in occasione della Conferenza Finale, una locandina per ciascuno dei nostri relatori.Il risultato è quello che vi offriamo in queste pagine: quattro locandine, diverse per stile e tematiche, realizzate dai grafici del nostro gruppo. Buon visione! XX-XX

Col nostro ottavo ed ultimo evento, il progetto Eu-ropeo “La dignità della persona come valore per la giustizia europea” è giunto al termine!

Abbiamo deciso di dedicare l’evento di chiusura alla tutela dei diritti umani così come correntemente op-erata da chi, per mestiere, li difende davanti alla Corte Europea: parliamo degli avvocati italiani specializzati nel contenzioso a Strasburgo.

L’evento ha come data Sabato 28 Giugno alle ore 18.00 presso la Residenza Gasparini, in via dell’Anselma n.9, Piacenza. Durante l’evento saranno distribuiti, fra i gadget personalizzati, anche le penne USB contenen-ti l’eBook del Progetto. Per ovvie ragioni temporali, in questo eBook non potremo che dare una visione pre-liminare all’evento.

L’incontro vede ad introdurre e moderare il dibattito il Prof. Michele De Salvia, docente del corso Diritti Umani presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; già Cancelliere e Giureconsulto presso la Corte europea dei diritti dell’uomo; inoltre Presiden-te dell’Associazione Jura Hominis; partecipano inoltre all’evento: l’Avv. Maurizio De Stefano, il primo avvo-cato italiano ad aver promosso un ricorso alla Corte di Strasburgo, ormai nel lontano 1971; ha proposto in-oltre il primo ricorso italiano in tema di irragionevole durata di un processo civile, il primo caso di mancata concessione edilizia ed il primo caso di mancanza di pubblicità delle udienze per le misure di prevenzione;l’Avv. Antonella Mascia, iscritta sia all’Ordine degli Av-vocati di Strasburgo sia a quello di Verona, la quale è stata giurista presso la Direzione Generale dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa e presso il Segre-tariato della Commissione europea per la Democra-zia attraverso il diritto (la Commissione di Venezia);il Dott. Matteo De Longis, direttore editoriale del webmagazine Diritti Umani in Italia e attivo difensore dei diritti umani davanti alla Corte Europea.

L’evento è proiettato a ridurre e superare la distanza che esiste tra la persona comune e l’operatore giurid-ico, attraverso l’esame delle straordinarie opportunità offerte, nella tutela della dignità umana, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. I relatori sono invitati a raccontare di questo sindacato attraverso la propria esperienza umana e professionale in un evento chia-

Dalla parte dei Diritti

Le locandine di Antonella Mascia e per Matteo De Longis

Guarda foto e video dell’evento su www.dirittieuropa.it!

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Umani

Parlano di noi!

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