Collegamenti: - filettati - smontabili non filettati - chiodati - saldati Supporti per componenti rotanti (Cuscinetti) Trasmissioni meccaniche Letture su complessivi di macchine Programma delle lezioni del Prof. Dattoma
DISEGNO TECNICO INDUSTRIALESupporti per componenti rotanti
(Cuscinetti) Trasmissioni meccaniche Letture su complessivi di
macchine
Programma delle lezioni del Prof. Dattoma
Collegamenti
- trasmettere il moto o le forze fra parti meccaniche
- limitare o impedire il movimento di una parte rispetto ad
un’altra (vincoli o punti fissi)
viene realizzata attraverso sistemi o metodi di collegamen- to nei
quali sono presenti componenti meccanici che svol- gono delle
funzioni elementari importanti
Si tratta per lo più di componenti normalizzati (cioè realiz- zati
secondo degli standard ben precisi) e di dimensioni unificate
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Un collegamento si definisce smontabile quando le parti unite
possono essere separate e recuperate, ossia quando è possibile
disassemblare il collegamento senza danneggiare gli elementi di
collegamento e le parti collegate
I collegamenti smontabili (o temporanei)
Esempi di collegamento smontabile:
principio di funzionamento
Per fusione e incollaggio
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Collegamenti per attrito L’accoppiamento vite-madrevite è molto
diffuso tra gli organi meccanici e svolge essenzialmente due
funzioni:
- organo di trasmissione tra- sformazione del moto rotato- rio in
moto di traslazione (vite di manovra)
- organo di collegamento per la trasmissione di uno sforzo
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Il tipo più diffuso di giunto rigido è il giunto a dischi o a
flange, la cui forma e dimensioni sono normate dall'UNI
Superficie filettata: superficie ottenuta facendo ruotare e tra-
slare di moto uniforme una figura piana (generatrice della
elicoide) a contatto con:
la superficie esterna di un cilindro o di un cono
vite
la superficie interna di un cilindro o di un cono
madrevite
VITE MADREVITE
Vite + madrevite → accoppiamento filettato La rotazione relativa
dei due elementi provoca uno scorrimento as- siale relativo degli
stessi. Si definisce avanzamento L (al giro) lo scorrimento assiale
relativo di vite e madrevite a fronte di una rotazione relativa dei
due elementi intorno all’asse comune di 360°.
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Il risalto a sezione costante così otte- nuto, si avvolge secondo
un’elica e prende il nome di filetto (pane o ver- me).
La parte della superficie, cilindrica o conica, non intaccata dalla
filettatura viene detta superficie di nocciolo
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Elementi principali di una filettatura
• Elica: curva nello spazio descritta da un punto soggetto a due
moti uniformi simultanei, circolare e rettilineo, su una superficie
cilindrica o conica
• Passo dell’elica Ph (o della filettatura o effettivo): distanza
assiale tra due punti consecutivi dell’elica che si trovano sulla
medesima generatrice del cilindro o del cono
• Angolo di inclinazione dell’elica : angolo formato dalla tangente
all’elica e da un piano perpendicolare all’asse del cilindro o del
cono
hptg d
= π
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Si definisce Profilo della filetta- tura la figura piana risultante
dalla intersezione della superficie filet- tata con un semipiano
avente per origine l’asse della vite (o della ma- drevite) → può
essere: triangolare, a sezione trapezia, a dente di sega,
rettangolare, tondo,…
In genere il profilo triangolare è quello comunemente usato nelle
fi- lettature di collegamento.
Gli altri profili trovano impiego soprattutto nelle filettature
destinate ad organi di manovra
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Forma del filetto
Nelle filettature triangolari il profilo ideale della filettatura è
individuato da un triangolo generatore di altezza H. Il passo della
filettatura è propor- zionale all’altezza H.
Profilo ideale (altezza H)
Profilo nominale (altezza h1)
Angolo del filetto α : angolo al vertice del triangolo
generatore
Asse del filetto: bisettrice del triangolo generatore.
Asse della filettatura: retta perpendicolare all’asse del filetto
giacente nel piano del profilo e passante per i punti di interse-
zione delle parallele all’asse del filetto sui fianchi del filetto.
Passo del profilo o apparente: distanza assiale tra due punti
omologhi della filettatura
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Diametro nominale: diametro di cresta del filetto della vite oppure
dia- metro di fondo del filetto nella madrevite
Il diametro nominale coincide (ad ecce- zione delle filettature
GAS) col diametro esterno dell’elemento filettato
È una grandezza importante perché è uti- lizzata per la
designazione convenziona- le della filettatura e della vite
N.B. Nel caso di una filettatura conica i vari diametri variano da
punto a punto della fi- lettatura, e per convenzione, si intendono
misurati ad una distanza prefissata di rife- rimento
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Filettatura ad n principi:
La filettatura generata dalla trasla- zione elicoidale di un solo
triangolo si dice a 1 principio; quella generata da n figure piane
uguali contigue as- sialmente sul medesimo elemento si dice a n
principi. Pertanto si defini- sce il passo Ph = P⋅n dove n= numero
di principi o filetti Ph = passo della filettatura (o passo effet-
tivo) P = passo del profilo (o passo apparente)
Normalmente le filettature usate negli organi di collega- mento
sono ad un principio
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Senso di avvolgimento dell’elica: verso secondo cui l’osservatore
posto ad un’estremità vede allonta- narsi il filetto facendo
ruotare la vite (o madrevite); la vite è destra se il senso è
orario, sinistra nell’altro caso. Normalmente le filetta- ture
impiegate per gli organi di collegamento sono destre.
Lunghezza di avvitamento: corrisponde alla porzione di vite che va
a contatto con la madrevite e viene misurata in lunghezza nella
direzione dell’as- se. Nelle viti di collegamento è dell’ordine di
1-1.5 volte il diametro nominale.
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Il profilo ideale è un triangolo equilatero con lato uguale al
passo P. Il profilo nominale differisce dal profilo ideale per la
presenza di tron- cature e raccordi. Le dimensioni che
proporzionano la forma del profi- lo nominale sono espresse in
funzione del passo P.
Questo tipo di filettatura, prevedendo un gioco tra vite/madrevite,
non assicura collegamenti a tenuta stagna.
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Il sistema di filettature metriche ISO defini- sce un insieme di
diametri nominali unificati. I diametri nominali sono divisi in 3
gruppi: a, b e c. Nella progettazione sono consigliati i diametri
del gruppo a, mentre quelli degli altri due gruppi debbono
limitarsi alla secon- da o terza scelta. A ciascun diametro nomi-
nale è sempre associato un valore di passo detto grosso e uno o più
valori di passo detti fini. Le filettature a passo grosso
presentano una maggiore resistenza del filetto e sono perciò
consigliabili per materiali con bassa resistenza a trazione
(ottone, alluminio). So- no usate anche quando non vi siano parti-
colari esigenze di precisione e per collega- menti rapidi.
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Numeri normali Diametri nominali Vengono ricavati come serie
geometriche di ragione, rispettivamente
6,1105 =
25,11010 =
12,11020 =
06,11040 =
Presenter
Filettature metriche ISO: designazione Caso 1: Unificate a passo
grosso
M diametro nominale (mm)
M diametro nominale (mm) x passo della filettatura (mm)
Esempio: M10x1
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Caso 3: Non unificate diametro nominale (mm) x passo del- la
filettatura (mm) M
Esempio: 10x0.5 M
M20 x L 3 – P 1.5
ove L è il passo dell’elica o della filettatura e P è il passo del
profilo (2 principi)
• Filettatura con elica sinistra:
M12 x 1.25 LH
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Diametro nominale in pollici W di designazione
Diametro nominale in pollici x nu- mero di filetti su una lunghezza
as- siale di 1’’ W
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Le norme UNI ISO 228 e UNI ISO 7 prevedono due tipi di filettature
GAS:
1. Filettatura per tubazioni non a tenuta stagna sul filetto: vite
cilindrica + madrevite cilindrica
2. Filettatura per tubazioni a tenuta stagna sul filetto: vite
conica + madrevite cilindrica o conica → impiegata nei raccordi dei
tubi di gas commerciali
Filettature GAS
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Nelle filettature GAS il diametro nominale è convenzionale nel
senso che non corrisponde al diametro esterno della filettatura ma
è il diametro interno del tubo che porta all’e- sterno la
filettatura con quel diametro.
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Filettature GAS: designazione 1. Filettatura cilindrica per
accoppiamenti non a
tenuta stagna sul filetto G diametro nominale (pollici)
Nel caso di filettatura esterna la normativa prevede due classi di
tolleranza (A e B) per il diametro esterno, medio e di
nocciolo
G diametro nominale (pollici) classe di tolleranza
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• Filettature interne cilindriche
• Filettature interne coniche
• Filettature esterne coniche
Trapezie: sono utilizzate in ge- nere negli organi di
manovra.
Il profilo generatore è un trian- golo isoscele con angolo del fi-
letto di 30°.
Il gioco, inoltre, tra fondo del filetto della vite e cresta del
filetto della madrevite è relati- vamente grande
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Filettature trapezoidali: designazione
Caso 1: filettatura ad un principio Tr diametro nominale (in mm) x
passo del profilo (in mm)
Esempio Tr 50 x 8 Caso 2: filettatura a più principi
Tr diametro nominale (in mm) x passo dell’elica (in mm) (P passo
del profilo)
LH sta ad indicare che la filettatura è sinistra Tr 50 x 24 (P8)
LH
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A denti di sega: il profilo generatore è un triangolo rettangolo
con an- golo del filetto di circa 30°.
Vengono usate nei collegamenti filettati tra tubi sottili soggetti
a sforzi assiali elevati nel solo senso assiale. Il filetto ha
infatti uno dei fianchi inclinato di solo 3°, ed è questo fianco
che meglio reagisce al carico assiale.
Tra vite e madrevite è previsto un forte gioco assiale ed un
centraggio sul diametro esterno.
Filettature a denti di sega
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Filettature autofilettanti: il profilo generatore è un triangolo
equilatero con angolo del filetto di circa 60°. Il passo p =
0,5d
Hanno l’estremità a punta o piana. Autofilettanti perché la
madrevite è ricavata per avvitamento della stessa vite.
Naturalmente vengono impiegate su materiali teneri. Esempio tipico
sono le viti da legno.
Filettature per viti autofilettanti
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La norma UNI EN ISO 6410 stabilisce una rappresentazione
convenzionale delle filettature
• Linea continua grossa per la cre sta del filetto e linea continua
fine per il fondo del filetto • Linea continua grossa per i tratti
di inizio e fine filettatura • Il filetto incompleto è
rappresentato con due segmenti a 45° con linea
continua fine • Nella vista perpendicolare all’asse la
circonferenza indicante la cresta del fi-
letto viene rappresentata con linea continua grossa, mentre quella
indicante il fondo deve essere rappresentata per circa 3/4 con
linea continua fine
• La distanza tra le linee dovrebbe essere approssimativamente
uguale all’altezza del filetto, e comunque tale da evidenziare
chiaramente la dif- ferenza tra le due linee.
• Si conviene di non rappresentare l’eventuale smusso di
imbocco
Filettatura in vista
Rappresentazione delle filettature
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• Secondo la norma UNI EN ISO 6410 le linee di cresta e di fondo
vanno rappresentate mediante linee a tratti fini. Talvolta, per
aumentare la chia- rezza della rappresentazione, si utiliz- za una
linea tratteggiata grossa (tipo E) per la cresta del filetto e una
linea tratteggiata fine (tipo F) per il fondo del filetto.
• Per la vista perpendicolare all’asse della filettatura la
circonferenza indi- cante la cresta del filetto viene rappre-
sentata con linea continua grossa, mentre quella indicante il fondo
deve essere rappresentata per circa 3/4 con linea continua
fine
Filettature non in vista (madrevite )
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MADREVITE IN SEZIONE
• La cresta ed il fondo del filetto vanno disegnati con lo stesso
criterio indicato per le filettature in vista
• La campitura deve terminare sulla linea indicante la cresta del
filetto
VITE IN SEZIONE
La vite non va sezionata; solo in casi eccezionali va evidenziata
la particola- rità: in questo caso la sezione della vite serve ad
evidenziare il fatto che è forata
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Accoppiamento filettato
Nella rappresentazione di un accoppia- mento filettato vale sempre
il princi- pio che, nel tratto di sovrapposizione, la vite copre la
madrevite
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Il collegamento filettato è un collegamento per attrito. La
stabilità del collegamento filettato è assicurata dall’attrito che
si sviluppa fra le superfi- ci dei pezzi da collegare, fra le
superfici elicoidali dei filetti di vite e ma- drevite ed anche fra
la testa della vite e il suo contatto
La vite risulta essere sollecitata a trazione. Le piastre da
collegare a compressione
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1
2
amm n
=
=
Per convenzione: - Sforzo di trazione (tende ad allungare) è
positivo; - Sforzo di compressione è negativo
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La filettatura per asportazione di truciolo può essere eseguita con
uno dei seguenti procedimenti:
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Fabbricazione, rappresentazione e quotatura di un foro cieco
filettato
• Il foro cieco filettato termina sempre con una superficie conica
rappresentata convenzionalmente con un angolo di apertura di
120°
• La rappresentazione dei filetti incompleti può essere
omessa
La lunghezza utile di filettatura l in un foro cieco è almeno pari
alla lunghezza di avvitamento più 3 volte il passo della
filettatura
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Le filettature si quotano con riferimento al diametro nominale
(ossia al diametro esterno)
Il testo di quota deve riportare la designazione della
filettatura
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Per disimpegnare l’utensile che genera la filettatura di una vite è
necessario prevedere una gola sulla madrevite o una gola di scarico
sulla vite
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Vite Prigioniera
La lunghezza di filettatura del lato radice è sempre inferiore a
quella del lato gambo
In genere l’estremità del lato radice è smussata, quella del lato
gambo bombata
È senza testa e con le estremità entrambe fi- lettate (anche con
pas- so diverso)
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altezza m dei dadi e delle teste delle viti. Si distinguono in
Comuni m = 0,8 s Bassi m < 0,8 s Alti m = s s = larghezza del
dado L’altezza del dado va scelta in modo che si abbia rot- tura
del gambo della vite prima di quella del filetto. La esperienza ha
mostrato che il rapporto m/s cresce con il rapporto s/p. Pertanto
per i dadi comuni il rap- porto che rende adatta la scelta è s/p ≈
10. Per passi fini occorrono dadi più alti. Se il dado non realizza
questi rapporti si rompe prima della vite. La testa della vite si
rompe per taglio, quindi il limite di resistenza si può assicurare
per k = (0,4 – 0,5 ) s
Dispositivi contro lo svitamento spontaneo
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0,75
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Classi di resistenza degli acciai da bulloneria e corrispondenza
con i dadi secondo la tabella EN 20898
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I collegamenti filettati: con Vite Mordente
1. La vite si impegna in un foro filettato (passante o cieco)
2. Nella piastra aderente alla testa della vite viene ricavato un
foro passante liscio con eventuale smusso di imboc- co e con
diametro maggiore del gambo della vite
3. La lunghezza di avvitamento deve risultare inferiore alla
lunghezza utile di filettatura della madrevite (foro cieco)
Caratteristiche del collegamento
• Occupa poco spazio e richiede l’accesso da un solo lato
• Inconveniente: Nel caso di frequenti smontaggi i filetti del- la
madrevite possono usurarsi rapidamente (materiale te- nero)
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I collegamenti filettati: con Bullone
1. La vite deve avere una lunghezza di filettatura non eccessiva ma
sufficiente per consentire il serraggio esercitato mediante il
dado
2. I fori passanti lisci sono eseguiti con diametro maggiore di
quello del gambo della vite
Caratteristiche del collegamento
• È ingombrante e richiede l’accesso da entrambi i lati
• Particolarmente adatto nel caso di frequenti smon- taggi (la
madrevite è il dado)
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È fondamentale che le due superfici, su cui poggiano la sottotesta
della vite e il dado, siano quanto più possibile piane e parallele
tra loro.
Le superfici delle parti da collegare in un accoppiamento filettato
devono essere, inoltre, di buona qualità
Osservazione
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I collegamenti filettati: con Prigioniero
1. Il prigioniero è forzato dal lato radice nel foro filettato
(passante o cieco), mentre nell’altro è praticato un foro liscio
passante di diametro maggiore di quello della vite dal lato
gambo
2. Il serraggio delle parti si realizza mediante il dado che si
avvita sulla parte filettata del lato gambo
3. La lunghezza di avvitamento del lato radice deve risultare
inferiore alla lunghezza utile di filettatura della madrevite (foro
cieco)
Caratteristiche del collegamento • Particolarmente adatto quando il
materiale in cui è
ricavato il foro filettato non sopporta frequenti svitamenti, non
garantendo sufficiente resistenza dei filetti (in tal caso la vite
dal lato radice resta forzata nella madrevite)
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Collegamenti per attrito
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Collegamenti filettati: nomenclatura
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