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La correzione della presbiopia in occhi emmetropi Per la correzione della presbiopia si usano le stesse lenti che si usano per l’ipermetropia, positive (convergenti) segno +. Si antepongono davanti agli occhi lenti positive adeguate alle distanze operazionali visive della adeguate alle distanze operazionali visive della persona ed alla capacità accomodative ancora presenti negli occhi (vedi l’arte della correzione delle ametropie). Allo stadio incipiente la correzione sarà minima. In età avanzata, la lente correttiva in occhi emmetropi, non supera di solito +3/+3.50 dt.

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La correzione della presbiopia in occhi emmetropi

• Per la correzione della presbiopia si usano le stesse lenti che si usano per l’ipermetropia, positive (convergenti) segno +.

• Si antepongono davanti agli occhi lenti positive adeguate alle distanze operazionali visive della adeguate alle distanze operazionali visive della persona ed alla capacità accomodative ancora presenti negli occhi (vedi l’arte della correzione delle ametropie).

• Allo stadio incipiente la correzione sarà minima. In età avanzata, la lente correttiva in occhi emmetropi, non supera di solito +3/+3.50 dt.

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Come si indica la lente correttiva per la presbiopia.

• 1 Indicando che si tratta di una correzione per focalizzare esclusivamente a distanze ravvicinate con la dicitura “per vicino”.

• 2 Con sf. Seguito dal potere della lente • 2 Con sf. Seguito dal potere della lente (sempre positiva) che corregge la presbiopia.

• Es: per vicino:o.d. (occhio destro) sf. +2o.s. (occhio sinistro) sf. +2

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La presbiopia può essere associata alle ametropie già viste

• Se vi sono ametropie sferiche o astigmatiche, prima si correggono queste da lontano e poi si passa a correggere da vicino la presbiopia.vicino la presbiopia.

• La lente sferica che corregge la presbiopia si somma algebricamente alla miopia o all’ipermetropia presenti.

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La presbiopia associata alla miopia

• In caso di miopia non corretta essa ritarderà i suoi effetti grazie al punto prossimo più vicino (vedi punto prossimo nella miopia).

• Se la presbiopia non supera la miopia la persona non corretta continuerà a focalizzare da vicino “sfruttando la miopia”. Es. miopia +2 dt presbiopia -1 dt = +1 dt.

• In questo caso c’è un residuo miopico di +1dt e la persona non corretta continuerà a vedere bene da vicino.

• Una miopia non corretta di oltre 3 dt. non risentirà mai degli effetti • Una miopia non corretta di oltre 3 dt. non risentirà mai degli effetti della presbiopia (il P.R. è a 0.33m più vicino della distanza di lettura).

• Se la presbiopia supera la miopia la persona non corretta vedrà sfocato da vicino ma necessiterà di una correzione minore rispetto ad un emmetrope, pari alla differenza tra miopia e presbiopia. Es. miopia +1dt. presbiopia -2.50 dt = -1.50 dt

• In questo caso c’è una presbiopia residua di -1.50 dt. e la persona non corretta necessita di una correzione (sia pur ridotta) di + 1.50 dt.

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La presbiopia associata all’ipermetropia

• In caso di ipermetropia non corretta c’è un’anticipazione degli effetti della presbiopia a causa del punto prossimo più lontano (vedi punto prossimo nell’ipermetropia) poiché i due disturbi si sommano.

• Es. ipermetropia -2 dt. Presbiopia -1 dt = -3 dt

• E la persona non corretta necessiterà di una correzione (maggiore rispetto all’età) di +3 dt.

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Presbiopia con astigmatismo

• L’astigmatismo si presenta sia da lontano che da vicino.

• Per correggere la presbiopia si aggiunge la lente sferica correttiva di quest’ultima alla sfera già presente. Se la sfera della correzione astigmatica è zero, al valore di sf. Si aggiunge direttamente quello presente. Se la sfera della correzione astigmatica è zero, al valore di sf. Si aggiunge direttamente quello della sfera che corregge la presbiopia.

• Esempio 1: sf. -3 cil. -1.75 ax 15° presbiopia sf.+ 1.50 = sf. -1.50 cil. -1.75 ax 15° = lente per vicino.

• Esempio 2: sf. 0 cil. -3 ax 180 presbiopia sf. +2 = sf. +2 cil. -3 ax 180 = lente per vicino.

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Come si indica la lente correttiva della presbiopia associata ad ametropie

• 1° come aggiunta positiva, detta “addizione”, alla sfera da lontano (lasciando se c’è invariata la correzione dell’astigmatismo), essa andrà sommata algebricamente con questa e si indica con add.Esempio 1: da lontano sf. 0 cil. -1 ax 90° add. +0.75 Esempio 2:da lontano sf. -1 cil. -2 ax 35 add. +1.50In questi casi, per avere la lente definitiva da vicino si dovrà fare la somma algebrica tra la sfera da lontano e la correzione della presbiopia. presbiopia.

• 2° indicando la correzione definitiva per vicino effettuando preventivamente la somma algebrica tra la sfera da lontano e la correzione della presbiopia.

• Esempio 1: da lontano sf. -1 lente correttiva per la presbiopia +2 scriverò direttamente sf. +1 per vicino.

• Esempio 2: da lontano sf. -3 cil. -2 ax 95° lente correttiva per la presbiopia +3 scriverò direttamente sf. 0 cil. -2 ax 95 per vicino.

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La presbiopia con le ametropie corrette

• In caso di ametropia corretta la presbiopia produrrà gli stessi effetti che in una persona emmetrope.

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Schema della ricetta

• la ricetta della prescrizione delle lenti, è divisa in dati per l’occhio destro e dati per l’occhio sinistro.

• Essi sono indicati come se gli occhi corretti fossero di fronte a noi sicché, a sinistra si indicano i dati del destro ed a destra quelli del fossero di fronte a noi sicché, a sinistra si indicano i dati del destro ed a destra quelli del sinistro.

• Sono riportati i due angoli piatti per l’orientamento dell’asse del cilindro in caso di astigmatismo.

• Sono indicate le caselle per la sf. cil. e ax.

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Schema ricetta tipo• Lo zero dell’angolo piatto per indicare l’asse dell’occhio

destro è posto sempre a destra.• Lo zero per l’occhio sinistro può essere posto sia a

sinistra nel sistema detto internazionale (poco usato) sia

a destra (come per il destro) detto sistema T.A.B.O.

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L’immagina retinica

• Negli occhi l’immagine che si forma sul piano retinico risulta reale, ridotta, capovolta ed invertita (alto, basso, destra, sinistra).sinistra).

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Grandezza dell’immagine retinica

È possibile determinare la dimensione dell’ immagine retinica in una condizione di:

• un occhio emmetrope. • Ametrope non corretto.• Ametrope non corretto.• Ametrope corretto con lenti oftalmiche o con

lenti a contatto.• Differenza delle dimensioni delle immagini

retiniche, (aniseiconia) in caso di differenza di ametropia tra i due occhi (anisometropia).

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Calcolo approssimato dell’immagine in un occhio schematico di Gulstrand

• Considerando i due triangoli simili ABC E A’B’C sia: • ho: l’altezza del’oggetto. • hi: l’altezza dell’ immagine• do: la distanza dell’oggetto dall’apice + la distanza apice punto

medio tra i punti nodali circa 0.007m (BD + DC).• di: la distanza retina punto medio tra i punti nodali circa 17mm.• di: la distanza retina punto medio tra i punti nodali circa 17mm.• DC: le distanza apice corneale punto medio tra i punti nodali.

A

BC

A’

B’ho

do

αdi

Punti nodali

hi

D

D

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Grandezza dell’immagine retinica approssimata data la distanza e la

dimensione dell’oggetto

• Per triangoli simili:• hi : ho = di : do quindi:• hi = - ho·di/do• Esempio • Esempio • ho = 2m• BD = 3m• do = BD + 0.007m = 3.007m• di =0.017m• hi = - 2 · 0.017/3.007 = -0.011m

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grandezza dell’ immagine retinica in un occhio schematico di Gulstrand conoscendo l’angolo

incidente al punto nodale. • hi = tanα · di dove tanα. = ho/do• Esempio:• ho = 1.4m• do = 20m• tanα = 1,4m / 20m = 0,07 = (4°)• Per un angolo di 4° l’immagine retinica è• Per un angolo di 4° l’immagine retinica è• hi = tangα · di = 0.07 · 0.017 = -0.00119 m. (segno meno perché

capovolta).

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Grandezza dell’immagine retinica approssimata in un occhio ridotto

emmetrope di Emsley dato l’angolo incidente al punto principale.

• Nell’occhio ridotto di Emsley il punto principale, coincide con l’apice della cornea.coincide con l’apice della cornea.

• L’immagine retinica h’, è in relazione all’angolo incidente sull’asse ottico sul punto nodale che viene posto anch’esso sull’apice corneale.

• L’unico indice di refrazione equivalente è 1.3333

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Grandezza dell’immagine retinica approssimata in un occhio ridotto

emmetrope di Emsley dato l’angolo incidente al punto principale

• w :angolo incidente al punto principale• w’ : angolo rifratto

• h’ : dimensione dell’immagine retinica• h’ : dimensione dell’immagine retinica

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Calcolo dell’immagine retinica dato l’angolo incidente

• Agli angoli incidente e rifratto, applichiamo la legge di Snell:

• n · sen w = n’ · sen w’• Ma per angoli molto piccoli si possono • Ma per angoli molto piccoli si possono

considerare gli angoli stessi (l’angolo è quasi uguale al seno). Quindi si può dire:

• n · w = n’ · w’

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Calcolo dell’immagine retinica dato l’angolo incidente in un occhio ridotto standard emmetrope

• w’ = nw/n’ dove n/n’ = 3/4 (rapporto equivalente a 1/1.3333) quindi:• w’ = 3/4 · w.• tan w’ = - h’/k’o (segno – immagine capovolta)da cui:• h’ = - k’o · tan w’ ma:• w’ = 3/4 · w sostituendo:• h’ = - k’o · 3/4 tan w. (formula calcolo immagine)• k’o = - 0,02222 m sostituendo:• k’o = - 0,02222 m sostituendo:• h’ = - 0,02222 · 3/4 tan w.• h’ = - 0.01665 . tan w grandezza immagine retinica conoscendo w.

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Dimensione dell’immagine retinica nella miopia assiale

• Nella miopia l’immagine cade prima della retina.

• Di un radiatore puntiforme monocromatico posto all’infinito sull’asse ottico, sulla posto all’infinito sull’asse ottico, sulla retina si proietta un disco di sfocamento del quale è possibile calcolare in diametro.

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Dimensione del diametro dell’ immagine retinica nella miopia assiale, di un radiatore puntiforme

posto all’infinito sull’asse ottico.• p : piano pupillare.• a b : punti estremi di incidenza sul piano pupillare (diametro pupilla).• g : diametro pupillare.• a’ b’ = punti estremi del disco di sfocatura.• j : diametro dell’ immagine sfocata, (diametro del disco di sfocatura), • B’: posizione del fuoco del sistema.• B’: posizione del fuoco del sistema.• k’ : lunghezza assiale dell’occhio.• l’ : distanza del fuoco del sistema dal piano pupillare.

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Dimensione dell’immagine retinica in miopia assiale

• I triangoli formati da a b B’ e da B’a’b’ sono simili quindi possiamo affermare che:

• J / g = (k’-l’) / l’ da cui:• J = g · (k’ – l’)/l’ dimensione dell’immagine • J = g · (k’ – l’)/l’ dimensione dell’immagine

retinica = diametro del disco di sfocatura.

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Dimensione dell’immagine retinica nell’ipermetropia assiale.

• In condizioni di totale disaccomodazione, nell’ipermetropia l’immagine cade dietro la retina.

• di un radiatore puntiforme monocromatico, • di un radiatore puntiforme monocromatico, posto sull’asse ottico, sulla retina si proietta un disco di sfocamento di cui è possibile calcolarne il diametro.

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Dimensione del diametro dell’immagine retinica di un radiatore puntiforme posto all’infinito sull’asse

ottico, nell’ ipermetropia assiale.• P : piano pupillare.• a b : punti estremi di incidenza sul piano pupillare.• g : diametro pupillare. • a’ b’ : punti estremi del diametro del disco di sfocatura. • J : diametro dell’ immagine sfocata (diametro disco di sfocatura).• B’ : posizione del fuoco del sistema• K’ : lunghezza asse dell’occhio• l’ : distanza del fuoco del sistema dal piano pupillare.

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Dimensione dell’ immagine retinica nella ipermetropia assiale

• I triangoli formati da a b B’ ed a’ b’ B’ sono simili quindi possiamo affermare che:

• J / g = (l’-k’) / l’ da cui:• J = g · (l’-k’) / l’ diametro del disco di sfocatura = • J = g · (l’-k’) / l’ diametro del disco di sfocatura =

dimensione immagine retinica.

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Dimensioni delle immagini retiniche nelle ametropie assiali non corrette • Maggiore sarà la discrepanza tra

lunghezza assiale e potere rifrattivo dell’occhio, maggiore sarà la dimensione dell’immagine retinica sfocata.dell’immagine retinica sfocata.

• Le dimensioni delle immagini retiniche nelle ametropie assiali non corrette sono direttamente proporzionali all’ametropia.

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I calcoli delle immagini retiniche nelle ametropie

• Essi dimostrano che le dimensioni delle immagini retiniche non corrette nelle ametropie refrattive, non cambiano (???).

• Ma quando un’ametropia è assiale o refrattiva?• Nella realtà si osservano macro cornee (raggi di • Nella realtà si osservano macro cornee (raggi di

curvatura grandi, scarso potere) associate a miopie e micro cornee associate (raggi di curvatura piccoli, alto potere) ad ipermetropia.

• Lo studio precedente sulle immagini retiniche ha valenza più didattica che pratica.

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approfondimenti

• Pag. 6 dalla lll° in poi sino • Pag 14 saal ll°

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Ingrandimento delle lenti

• Cosa accade quando correggiamo una ametropia con lenti oftalmiche?

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La lente positiva fa vedere più grande

• La lente positiva fa vedere più grande.• Lo stesso fenomeno è osservabile da chi guarda il portatore (si

vedono gli occhi ingranditi).• L’ingrandimento è dovuto in minima parte allo spessore della lente,

(nel menisco positivo è maggiore al centro e minore al bordo), ed in maggior parte, in modo direttamente proporzionale, al potere della lente lente

• La lente positiva si comporta come un condensatore di energia luminosa aumentando la quantità di luce che entra nell’occhio.

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La lente positiva viene usata in optometria per aumentare la

performance visiva

• Le lenti positive vengono utilizzate nella visione da vicino in particolari condizioni di disequilibrio visivo, anche in assenza di ipermetropia e di presbiopia, per migliorare li comfort visivo e ridurre lo stress visivo prossimale.comfort visivo e ridurre lo stress visivo prossimale.

• L’aumento di energia luminosa che entra nell’occhio e il miglioramento della visione periferica che ne deriva, sembrano essere i motivi per cui, l’uso delle lenti positive prescritte tramite sofisticate procedure optometriche, può spesso ridurre l’astenopia e la progressione della miopia.

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La lente negativa fa vedere più piccolo

• La lente negativa fa vedere più piccolo.• Lo stesso fenomeno è osservabile da chi guarda il portatore (si

vedono gli occhi rimpiccioliti).• La riduzione delle immagini è dovuto in minima parte allo spessore

(nel menisco negativo minore al centro e maggiore al bordo) ed in maggior parte, in modo inversamente proporzionale, al potere della lente.

• La lente negativa produce una riduzione della radiazione ottica che investe la retina ed una riduzione della visione periferica.

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La riduzione della correzione della miopia è un espediente spesso usato

per la riduzione della progressione miopica

• In optometria comportamentale, al contrario della scuola optometrica tradizionale, si ritiene che in molti casi l’eccesso di lente negativa (ipercorrezione negativa) favorisca l’incremento stesso della miopia.favorisca l’incremento stesso della miopia.

• Per cui, attraverso sofisticate procedure optometriche, è possibile stabilire, nei casi in cui è richiesto, quanta riduzione di correzione negativa (residuo di positivo) è il caso di adottare.

• Una ulteriore sottocorrezione di negativo, nei casi in cui è richiesto, può essere utile da vicino per ridurre lo stress visivo prossimale.

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Potere della lente correttiva e distanza apice corneale-lente

• Come già detto la correzione sferica delle ametropie consiste nel far coincidere il fuoco immagine della lente con il punto remoto dell’occhio ametrope.

• Le lente però non è posta a contatto sull’occhio ma ad una certa distanza detta apice cornelale-lente.

• Se la lente (e quindi l’ametropia) è di bassa entità (inferiore a 3.75dt./4dt.) o lo spostamento è minimo, variando un po’ la distanza apice corneale-lente l’effetto (inferiore a 3.75dt./4dt.) o lo spostamento è minimo, variando un po’ la distanza apice corneale-lente l’effetto correttivo rimane pressoché invariato.

• Se la lente (e quindi l’ametropia) è elevata (oltre le 4dt.) variando anche di poco la distanza apice corneale-lente l’effetto correttivo cambia consistentemente.

• In pratica se rilevo con l’occhiale di prova una consistente correzione con una certa distanza apice corneale-lente e poi pongo sull’occhiale definitivo la lente ad una distanza diversa o applico una lente a contatto, devo relativizzare la correzione alla nuova distanza.

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Potere delle lenti e loro distanze focali

• Ricordate che: • maggiore è la distanza focale, minore è il

potere della lente.• E viceversa:• E viceversa:• Minore è la distanza focale maggiore è il

potere della lente.• In altre parole il potere delle lenti è

inversamente proporzionale alla loro distanza focale.

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Come cambia il potere di una lente negativa al variare della distanza

apice corneale-lente • Come già detto la lente negativa che corregge la

miopia ha il fuoco immagine (virtuale) sul punto remoto che giace sull’asse ottico davanti all’occhio.

• Quindi dovendo porre una lente correttiva più • Quindi dovendo porre una lente correttiva più vicino o più lontano all’occhio, fermo restando il fuoco oggetto coincidente col punto remoto, allontanandomi dall’apice corneale la distanza focale si ridurrà (il potere della lente aumenta) avvicinandomi la distanza focale aumenterà (il potere della lente si riduce).

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Calcolo della lente negativa equivalente al variare della distanza apice corneale-lente

• d (espressa in m.) = spostamento da effettuare alla lente (differenza tra la distanza di misurazione e nuova distanza).

• φ = potere lente correttiva rilevata (considerare il suo valore assoluto)

• 1/φ = Lunghezza focale lente rilevata.• φ’ = potere della lente equivalente posta alla nuova distanza. • se mi allontano dall’apice: • 1° opzione applico la formula: φ’ = φ/1- φd• 1° opzione applico la formula: φ’ = φ/1- φd• 2° opzione. Siccome la lente si avvicina al P.R., alla focale della

lente 1/φ, sottraggo d. Il risultato è la nuova distanza focale. Facendo il reciproco della nuova distanza focale ottengo φ’.

• Quindi allontanandosi dall’ apice corneale (lente n egativa) φ’>φ.

• Se mi avvicino all’apice: • 1° opzione applico la formula: φ’ = φ/1+ φd.• 2° opzione. Siccome la lente si allontana dal P.R., alla focale della

lente 1/φ aggiungo d. il risultato è la nuova distanza focale. Facendo il reciproco della nuova distanza focale ottengo φ’.

• Quindi avvicinandosi all’apice corneale (lente nega tiva) φ’<φ.

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Esempio di variazione della lente negativa equivalente al variare

della distanza apice cornelale-lente• Lente rilevata durante il controllo optometrico con

l’occhiale di prova o col forottero = -15 dt.• Distanza di rilevamento con occhiale di prova = 0, 010m• La misura della distanza dove verrà la lente sulla

montature dell’occhiale definitivo = 0,015mmontature dell’occhiale definitivo = 0,015m• Quindi lo spostamento è di 0.005m in allontanamento

dall’apice corneale-lente (la distanza focale va ridotta).• 1° opzione φ’ = φ/1–φd = 15/1–15x0.005 ; = 15/1-0.075

= 15/0.925 = 16,21 si arrotonda a – 16,25dt. il potere è aumentato (segno meno perché miope)

• 2° opzione 1/φ = 1/15 = 0.66666. 0.66666 – 0.005 = 0.06166. 1/0.061666 = 16.21 si arrotonda a -16.25dt.

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Come cambia il potere di una lente positiva al variare della distanza

apice corneale-lente• Come già detto la lente positiva che corregge

l’ipermetropia ha il fuoco immagine sul punto remoto che giace sull’asse ottico dietro la retina.

• Quindi dovendo porre una lente correttiva più • Quindi dovendo porre una lente correttiva più vicino o più lontano dall’occhio, fermo restando il fuoco immagine coincidente col punto remoto, allontanandomi dall’apice corneale la distanza focale aumenterà (il potere della lente si riduce), avvicinandomi la distanza focale si ridurrà (il potere della lente aumenta).

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Calcolo della lente positiva equivalente al variare della distanza apice corneale-lente

• d (espresso in metri) = spostamento da effettuare alla lente (differenza tra la distanza di misurazione e nuova distanza).

• φ = potere della lente correttiva rilevata (considerare il suo valore assoluto).

• 1/φ = lunghezza focale lente rilevata. • φ’ = potere della lente equivalente posta alla nuova distanza.• Se mi allontano dall’apice:• 1°opzione: φ’ = φ/1+φd• 1°opzione: φ’ = φ/1+φd• 2° opzione: siccome la lente si allontana dall’P.R. alla distanza

focale 1/φ aggiungo d. il risultato è la nuova distanza focale. Facendo il reciproco della nuova distanza focale ottengo φ’.

• Quindi allontanandosi dall’apice corneale (lente po sitiva) φ’<φ.• Se mi avvicino all’apice: • 1° opzione: φ’ = φ/1–φd.• 2° opzione: siccome la lente si avvicina al P.R. alla distanza focale

1/φ sottraggo d. il risultato è la nuova distanza focale. Facendo il reciproco della nuova distanza focale ottengo φ’.

• Quindi avvicinandosi all’apice corneale (lente posi tiva) φ’>φ.

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Esempio di variazione della lente positiva equivalente al variare della

distanza apice corneale-lente• Distanza della lente rilevata durante il controllo

optometrico con l’occhiale di prova o il forottero = 0.012m

• Potere della lente rilevata +6dt. • Calcolare la lente a contatto equivalente.• Lo spostamento è uguale alla distanza apice corneale-

lente in avvicinamento (la distanza focale va ridotta) = 0.012m.

• 1° opzione: φ’ = φ/1- φd = 6/1 – 6x0.012 = 6/ 1-0.072= 6 / 0.928 = 6.46 si arrotonda a +6.50dt. Il potere è aumentato (segno + perché ipermetrope).

• 2° opzione: 1/φ = 1/6 = 0.166666. 0.166666 – 0.012 = 0.15466. 1/0.15466 = 6.46. si arrotonda a + 6.50.

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Effetto dell’anteposizione di lenti sferiche davanti ad occhi emmetropi o corretti effetto

s.i.l.o. e s.o.l.i.• Anteponendo davanti ad un occhio emmetrope o

corretto delle lenti negative o positive anche di medio potere ad una distanza di circa 25 cm, facendo osservare un soggetto vicino, con lenti negative si osserverà un rimpicciolimento del negative si osserverà un rimpicciolimento del soggetto e con lenti positive un ingrandimento del soggetto. Per una valutazione su base esperienziale, un’immagine piccola si associa ad un soggetto lontano (la nave all’orizzonte appare piccola) ed un immagine grande si associa ad un soggetto vicino (la stessa nave osservata da vicino appare enorme).

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Cos’è l’effetto s.i.l.o. e s.o.l.i.• In realtà, per l’effetto ottico indotto, le lenti

negative, oltre a rimpicciolire sposteranno l’immagine più vicina e le positive, oltre ad ingrandire, sposteranno l’immagine più lontano. lontano.

• s.i.l.o. sta per smoller in larger out (piccolo vicino grande lontano, effetto reale prodotto dalle lenti + e -)

• s.o.l.i. sta per smoller out larger in (piccolo lontano grande vicino, sensazione visiva valutata su base esperienziale)

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Utilizzo dell’effetto s.i.l.o. e s.o.l.i. nel training visivo

• Nel training visivo optometrico (procedure di allenamento visivo atte a migliorare l’efficienza e la percezione visiva) si usa l’efficienza e la percezione visiva) si usa far fare esercizi anteponendo lenti – e + davanti ad uno o entrambi gli occhi (a circa 25 cm di distanza) per far si che la persona percepisca l’effetto s.i.l.o.

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Effetto S.I.L.O. e S.O.L.I.• Normalmente appena si antepongono le lenti la persona

dirà di vedere le immagini con lenti – piccole e lontane e con lenti + grandi e vicine (effetto s.o.l.i.), perchè elabora su base esperienziale non facendo una valutazione effettiva del fenomeno visivo in atto che invece è s.i.l.o.

• L’esercizio consiste proprio nell’innescare il processo s.i.l.o. che è ciò che accade realmente nello spazio s.i.l.o. che è ciò che accade realmente nello spazio visivo percepito nella lente.

• L’insorgenza nella persona della sensazione s.i.l.o. sta a significare che si sta valutando la reale condizione visiva indotta dalla lente e non un’elaborazione solo su base esperienziale.

• L’innescarsi della sensazione s.i.l.o. dimostra che l’individuo, in quell’esercizio ha imparato a fidarsi di ciò che i suoi occhi percepiscono realmente.

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Metodi di valutazione del visus

• La capacità di percepire i dettagli del soggetto osservato, si chiama visus o acuità visiva.

• In passato si pose la necessità di trovare e codificare metodi di misurazione della capacità codificare metodi di misurazione della capacità visiva.

• Si può definire l’acuità visiva come la capacità visiva di discriminare particolari che sottendono all’apice dell’occhio angoli molto piccoli.

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Angolo visivo• Il soggetto AB sottende un angolo α all’apice dell’occhio che viene

definito angolo visivo.• Esso dipende dalla relazione tra la dimensione del soggetto e dalla

sua distanza dall’occhio.• Esso è inversamente proporzionale alla distanza e direttamente

proporzionale alla dimensione.• Se un occhio riesce a percepire particolari che sottendono angoli

molto piccoli vuol dire che ha un buon visus. molto piccoli vuol dire che ha un buon visus.

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Calcolo approssimativo dell’angolo visivo conoscendo la dimensione del soggetto e la sua distanza dall’apice

dell’occhio.

• AB = dimensione soggetto.• d = distanza soggetto dall’occhio.• α = angolo visivo.• tanα = AB/d• Es. AB = 1cm d = 57cm.• Tanα = 1/57 = 0.0175 = 1°• Tanα = 1/57 = 0.0175 = 1°• 1 cm a 57 cm sottende un angolo visivo di 1°

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L’acuità visiva ed i coni foveolari

• Nella foveola centralis i coni sono di dimensioni maggiori ed ognuno di essi è collegato ad una sola bipolare ed a una sola gangliare (rapporto uno a uno).

• La luce si incanala all’interno del cono e raggiungendo il pigmento fotosensibile, scatena l’impulso nervoso. Esso segue in questo modo un’autostrada privata che mantiene lo stimolo diretto cellula-cellula sino alle aree visive superiori espandendosi poi nel cervello.

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Misurare la capacità di vedere

• Misurare la capacità di discriminare i particolari è una delle necessità legate alla valutazione dell’efficienza visiva.

• Le capacità percettive si possono distinguere in varie sotto categorie e per misurarle si dispone varie sotto categorie e per misurarle si dispone di diversi strumenti.

• Essi sono gli ottotipi (termine che deriva dal fatto che dovrebbero essere di otto tipi) e gli strumenti che rilevano la soglia dello stimolo luminoso.

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Minimo percettibile o acutezza di visibilità

• Affinché uno stimolo possa essere percepito occorre che questo sottenda un angolo pari a circa la dimensione di un cono foveolare, (15-20 secondi d’arco). Se ciò non accade non c’è percezione.

• Il modo più semplice per valutarla è di mostrare un punto nero su sfondo bianco di dimensioni crescenti ed individuare il punto più piccolo che viene percepito. nero su sfondo bianco di dimensioni crescenti ed individuare il punto più piccolo che viene percepito.

• La capacità di percepire stimoli con angoli molto piccoli manifesta una buona acutezza visiva.

• Questa è un’abilità che anche in condizioni di normalità visiva, può subire grosse differenze tra gli individui.

• Un calo dell’acutezza visiva può essere attribuibile anche a patologie.

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Angolo minimo di risoluzione• È l’angolo più piccolo sotteso tra due punti affinché essi possano

essere visti separati. • Secondo l’ipotesi di Von Helmholtz per percepire distinti due punti di

uguale luminanza occorre che essi stimolino due coni foveolari in modo che tra essi un terzo non sia attivato dallo stimolo. Questa condizione determina un angolo visivo detto angolo di minima risoluzione.

• Considerando che un cono foveolare sottende un angolo visivo di 20” (secondi d’arco) secondo questa ipotesi l’angolo minimo di 20” (secondi d’arco) secondo questa ipotesi l’angolo minimo di risoluzione dovrebbe essere di 1 (cono attivo) + 1 (cono inattivo) +1 (cono attivo) = 20” (per ogni cono) x 3 = 60” =1’.

• Ma non è così; tanto più che il raggio incidente non può essere così selettivo verso il singolo fotorecettore.

• Nella pratica clinica si osserva che la capacità di risoluzione può essere raggiunta anche con angoli inferiori a 60” anche di 35” 50” d’arco).

• Una spiegazione plausibile di ciò può essere l’attività svolta dalle cellule orizzontali e dai micro movimenti dell’occhio che determinano la composizione del cosiddetto mosaico retinico.

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Metodi per la misurazione del minimo angolo di risoluzione

• La valutazione dell’angolo di minima risoluzione può essere effettuata con le cosiddette griglie o reticoli.

• Esse sono l’alternanza di linee nere con spazi bianchi.• L’unità di misura delle griglie così composte sono i cicli per grado.

Un ciclo è composto da une linea nera ed uno spazio bianco.• La misura in cicli per grado indica quanti cicli entrano in un grado.• Un altro sistema sono gli anelli di Landolt. Sono cerchi con un • Un altro sistema sono gli anelli di Landolt. Sono cerchi con un

apertura posta in varie direzioni o le E di Albini, E di varie dimensioni poste in direzioni diverse.

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Acuità di allineamento o di localizzazione

• È la capacità di percepire il disallineamento tra due figure.

• Essa si esprime con l’angolo sotteso dalle due figure sul piano orizzontale. Essa è maggiore dell’angolo minimo di risoluzione. Essa è di circa 4-5 secondi d’arco.

• Possiamo annoverare in questo tipo di acuità anche la • Possiamo annoverare in questo tipo di acuità anche la capacità di percepire la verticalità della linea “tilt”.

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Capacità visiva morfoscopia o di riconoscimento

• Essa è la capacità di riconoscere simboli.• In età pre-scolare vengono utilizzati ottotipi con figure. • In età scolare gli ottotipi più usati sono quelli con lettere

o numeri.

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I vari tipi di acuità visiva

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La frazione di Snellen• Snellen giunse alla conclusione che un occhio, con buona salute retinica e

ben corretto, è in grado di percepire un soggetto complesso se esso sottende un angolo di 5 minuti d’arco (in realtà è più piccolo).

• Egli creò degli ottotipi incasellando le lettere in griglie composte da quadrati di 5x5 entro i quali inscrivere le lettere. Indipendentemente dalla loro dimensione, se poste alla distanza dove sottendono all’occhio 5 minuti d’arco, stabiliscono il valore di normalità visiva (10/10).

• La frazione di Snellen è data dalla distanza a cui viene posta la lettera per poter essere vista dal soggetto esaminato, fratto la distanza dove essa sottende un angolo di 5 minuti d’arco(1 minuto per ogni tratto della sottende un angolo di 5 minuti d’arco(1 minuto per ogni tratto della letterina).

• In realtà invece di variare la distanza, si ingrandiscono le lettere per determinare visus più bassi del normale raddoppiandole di rigo in rigo.

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Dieci decimi 10/10• Le tavole ottotipiche più usate in età scolare sono quelle per la

capacità di riconoscimento solitamente costituite da lettere.• Il sistema di definizione del visus più usato da noi è espresso in

decimi partendo dalla frazione di Snellen.• Es. distanza a cui la lettera sottende 5’ 12m distanza massima a cui

viene percepita 6m frazione di Snellen = 6/12 = 0.5 = 5/10 • Dieci righe di lettere nelle quali le lettere raddoppiano la loro

dimensione a partire dalle più piccole che sottendono un angolo di 5’ (10/10) e che raddoppiano la loro dimensione di riga in riga.5’ (10/10) e che raddoppiano la loro dimensione di riga in riga.

• In altre nazioni esistono ottotipi espressi in ventesimi o sesti.

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11/10 12/10……16/10

• Nella realtà le lettere dei 10/10 non rappresentano il limite della capacita morfoscopica, ma una qualità della visione ritenuta sufficiente per poter svolgere disinvoltamente la maggior parte delle attività visive quotidiane.

• La capacità visiva di questo tipo può spingersi anche • La capacità visiva di questo tipo può spingersi anche molto oltre i 10/10

• Per questo le letterine dei 10/10 vengono ulteriormente divise in altre e queste in altre ancora e così via sino a spingersi sino anche a 16/10 anche se a questi limiti solo pochi eletti riescono ad arrivare.

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Limiti della tabella di Snellen

• Le differenze di dimensione tra le lettere grandi sono notevoli per cui su bassi visus il salto tra un livello di difficoltà non dà una buona accuratezza di misurazione.

• Le lettere grandi sono poco affollate e questo facilita la loro interpretazione.

• Per questo sono state strutturate tavole ottotipiche con • Per questo sono state strutturate tavole ottotipiche con variazione logaritmica delle dimensioni che risultano così più graduali e con numero uguale di simboli per riga.

• Nonostante ciò, una conoscenza strumentale dell’ottotipo di Snellen da parte dell’operatore, consente una perfetta valutazione del visus.