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ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.2, dicembre 2010 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni/joram gabbio Indice: Con arte pag. 2 L’arte non sul Porporato pag. 2 5 anni verso il mondo pag. 3 Consapevoli è un’arte pag.4 Teatro marionette pag.4 Ancora sulle gite ...pag. 5/6 Le stelle music.nascenti pag.6 I fiori del male pag. 8 L’arte dello scrivere pag. 8 Il corpo delle donne pag.9 Il social Network pag.9 Artisti di strada pag.10 Presepio napoletano pag. 11 Amnesty Porporato pag. 12 Artisti & campioni pag. 13 Ex-7 in condotta pag.14 Splash pag.15 Enigma pag. 16 Mamma mia / Gli Abba pag.17 Bianca come il latte… pag.18 Ricordo di Alberto Barbero pg.19 Pinerolo Indialogo pag.20 La classifica campestre pag.21 Buon Natale e Buone Feste Elena Curati 5B Spp

Onda d'urto dicembre2010 · C’è chi è un artista a copiare, e chi, purtroppo, si comporta senza arte né parte. Figli d’arte sfruttano ... insegnato circa 25 anni nelle scuole

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ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.2, dicembre 2010

www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni/joram gabbio

Indice: Con arte pag. 2 L’arte non sul Porporato pag. 2 5 anni verso il mondo pag. 3

Consapevoli è un’arte pag.4 Teatro marionette pag.4 Ancora sulle gite ...pag. 5/6 Le stelle music.nascenti pag.6 I fiori del male pag. 8

L’arte dello scrivere pag. 8 Il corpo delle donne pag.9 Il social Network pag.9 Artisti di strada pag.10 Presepio napoletano pag. 11

Amnesty Porporato pag. 12 Artisti & campioni pag. 13 Ex-7 in condotta pag.14 Splash pag.15 Enigma pag. 16

Mamma mia / Gli Abba pag.17 Bianca come il latte… pag.18 Ricordo di Alberto Barbero pg.19 Pinerolo Indialogo pag.20 La classifica campestre pag.21

Buon Natale e

Buone Feste

Elena Curati 5B Spp

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Con arte L’arte dello scrivere. L’arte pittorica, quella scultorea, l’architettura. L’arte della moda e, perché no, l’arte del presepio. E poi la musica, l’arte del teatro, l’arte oratoria. Qualcuno, ahimé, parlò persino dell’arte della guerra. C’è chi è un artista a copiare, e chi, purtroppo, si comporta senza arte né parte. Figli d’arte sfruttano raccomandazioni, e c’è chi si sceglie un nome d’arte. In questo numero abbiamo viaggiato nel mondo dell’arte: abbiamo scoperto che l’arte bisogna capirla e apprezzarla; non tutto è artistico, ma tutto ciò che è spontaneo e profondo può essere arte. Ai lettori di Onda d’urto, Preside, studenti e insegnanti, operatori scolastici e assistenti tecnici uno spumeggiante au-gurio di feste liete, e di un 2011 a regola d’arte. JG

Ah… che bello l’amore, che bello essere innamorati, così bello che lo si vorrebbe gridare al mondo, affinché tutti possano essere partecipi del-la nostra gioia. Quando ci si innamora si vuole che lo sappia tutto il mondo… ma proprio i muri del Porporato devono essere usati per propaganda romantica? Credo sia sotto gli occhi di tutti l’amoroso scem-pio che alcuni poeti moderni si sono sentiti in do-vere di trascrivere sui muri della nostra adorata scuoletta, e anche palesi credo siano le risposte di cinici senza cuore che non sono riusciti a trattener-si dal manifestare (sempre sui muri esterni del Porporato) la loro incredulità riguardo ai profondi sentimenti dei moderni Petrarca. Forse solo a me è venuta spontanea la seguente domanda: “ma con tutti i posti possibili, proprio i muri del Porpy?” Le moderne tecnologie ci regalano sms, mms, mails, social networks e non so cosa altro, e giusto su un muro dovete giurarvi amore eterno? Per giunta vorrei complimentarmi con gli odier-ni Romeo che manifestano i propri sentimenti sui muri dell’edificio più amato dai ragazzi, ovvero la scuola, che generalmente tutti guardiamo con un

amore tale che può essere esemplificato solo da un incendio doloso! E se per forza volete che la vostra donna-angelo veda tutte le mattine il vostro amore, piuttosto, perché non le mandate qualche dolce volantino di tvttb o surrogati, oppure perché non comprate un merlo indiano che le dica tutte le mattine che la amate, perché non riempirle l’ipod della vostra sensuale vocina che ripete frasi d’amore, o ancora meglio, perché non affittate una principessa Di-sney che le canti qualcosa alle 6.30 quando deve prendere il pullman? Perché con tutti i modi romantici, bizzarri, tene-ri, carini e coccolosi di manifestare il vostro struggente amore proprio i muri della mia scuola dovete utilizzare? E se proprio un alieno cannibale vi ha dato un ultimatum del tipo ”scrivi una frase melensa e in-sopportabile sui muri del Porporato oppure ti man-gio durante l’intervallo tra la quarta e la quinta ora”, in quella estrema situazione, potreste almeno scrivere una frase d’amore importante, bella, di quelle che ti tolgono il fiato e non l’appetito?

Lara 2b cl

Va bene l’arte…ma non sul Porporato!!

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Arte. Quando si sente questa paro-la molti pensano a grandi opere

custodite nei più famosi musei del mondo e ad artisti dalle vite tormentate. Nessuno so-

spetta, però, che in ogni casa si nasconde un'artista. I protagonisti di questo articolo sono, infatti, tutte le persone che si dedicano con passione a quello che ad un osservatore esterno, può sembrare un semplice hobby, ma che spesso porta alla nascita di piccoli capolavori. L' elenco di questi creatori di arte “fai da te” è composto da uomini e donne di tutte le età che dedicano parte del loro tempo a “creare” qualcosa con passione, indipendentemente dal fatto che questo la-voro possa avere un riscontro economico. Che dire delle numerose nonne che si destreggiano tra gomitoli e filati vari, dai quali creano sciarpe, ma-glioni e coperte, e delle casalinghe e donne in carriera che liberano il loro senso artistico tra pennelli, ceramiche découpage e perline colorate da cui nasco-no gli oggetti più svariati e inedite creazioni di bigiotteria. Anche tra i signori si nascondono artisti di talento non indifferente: come non nominare abili falegnami moderni, che trasformano semplici pezzi di legno in pregiati manufatti. Per non parlare dell'estrema cura e pazienza da cui prendono forma riproduzioni in miniatura di casette tipiche e di monumenti famosi.

Meritano una citazione tra questi artisti anonimi anche coloro che si dedicano all'antica arte del teatro, dando vita a compagnie di paese, fotografi per passio-ne, che poco hanno da invidiare ai colleghi più famo-si, cantanti e musicisti, che si ritrovano in cori e bande che permettono loro di soddisfare la propria passione. Anche tra i più piccoli scorre il “sacro fuoco dell'arte”: un esempio per tutti gli attacchi d'arte pro-posti nella famosa trasmissione “Art Attack”, che insegna ai bambini come creare, con poco, un piccolo capolavoro. Visto che in ognuno di noi si nasconde un potenziale artista, non ci resta, quindi, che dare spazio alla nostra creatività e lasciarci coinvolgere dall'amore per l'arte, in qualsiasi forma essa si esprima.

Francy 4 AL

Quando l’hobby diventa arte

Lettera di congedo di una futura maturanda

Cinque anni verso l’immensità del mondo

15 settembre 2006. Tra le pagine del mio diario leggo: “ […] ho appena cominciato il liceo e ho già paura”. Sfoglio le pagine con un sorriso di nostalgia, pensando a quanto tempo è passato. Ar-rivo così al terzo anno e leggo, con un sorrisetto superiore, di donna che ormai la sa lunga: “[…] gli insegnanti cercano di spaventarci ( con succes- so )”. Giro ancora e leggo nomi di persone con cui non parlo più, vedo lacrime antiche impresse sulla carta, scorgo l’energia della vita che scorreva diret-tamente dalla mia mano al foglio. Viaggio veloce, forse rattristata da qualche spiacevole ricordo; così giungo a una pagina piuttosto recente, datata il 16 settembre 2010. “ Sono davvero all’ultimo anno, ma mi sento ancora una primina”. Ripenso a quella sensazione: stavo lì, in piedi di fronte all’ingresso, nel mio ultimo primo giorno di scuola e mi sentivo vuota. Avevo la sensazione di essermi lasciata sfuggire qualcosa e ho continuato a sforzarmi di ricordare anche in classe. Mentre i professori attaccavano con la cantilena “quest’anno avete l’esame” (un motivetto che scandisce le nostre giornate), io facevo il quadro della situazione: ho diciotto anni e sono all’ultimo anno; non sono più la bambina che si nascondeva nell’armadio per non andare a scuola, né la ragazzina spaesata delle medie. Pensavo e non riuscivo ad allontanarmi dall’immagine di me stessa il primo giorno di liceo: tremavo e a volte tremo an-cora; non osavo parlare e spesso mi capita di scegliere di tacere; avevo grandi speranze e il mio animo da sognatrice è ancora pienamente attivo. Ma devo pur essere cambiata. E me ne accorgo rileggendo il mio diario: col tempo il mio bisogno di lui è aumentato, come sono aumentate le mie riflessioni, che pian piano si allontanano da me e spingono fuori, verso il mondo. Forse cinque anni di liceo mi hanno fatto capire che non esisto solo io, che è bello e importante aiutare e sacrificarsi; ma soprattutto mi hanno fatto provare la gioia di sentirsi, per cinque ore al giorno, non un corpo con un’anima, un corpo legato alla sofferenza della vita e all’immagine che tutti hanno di esso, bensì un’anima con un corpo, uno spirito che non ha limiti e che vive del profumo dei libri e delle risate dei suoi compagni. Per questo, ringrazio innanzitutto gli insegnanti che ci hanno indicato la rotta, ma soprattutto i compagni di questo viaggio verso l’immensità del mondo. Auguro a me e a loro di giungere a porti felici, senza dimenticare la patria che abbiamo lasciato e le avventure affrontate insieme per questo mare. Giulia Centrone 3 B Cl

Da quanti anni insegna educazione artistica? Eheh..oramai sono tanti anni,aspettate che faccio il conto! A parte gli scherzi, dopo gli studi al “Liceo Artistico” e all’ “Accademia delle Belle Arti”, non mi sono subito dedicata all’insegnamento, ma ho co-munque lavorato nell’ambito dell’arte. Dopodiché ho

insegnato circa 25 anni nelle scuole medie ed ora, da quasi 4 anni, sono qui al Liceo Porporato. Cos’ è che l’ha spinta ad insegnare questa mate-ria? Sicuramente, alla base c’è un profondo interesse verso questo campo educativo ma anche la voglia di far conoscere ed avvicinare i giovani al nostro im-immenso Patrimonio di oggetti d’arte (musei, città, paesaggi); un Patrimonio invidiato in gran parte del mondo, ma spesso non abbastanza conosciuto e valo-rizzato. Quali valori spera di trasmettere ai suoi allievi? A parer mio, l’educazione all’arte ha un ruolo insosti-tuibile nell’educazione dei giovani, proprio perché è una disciplina trasversale a tutte le altre che sollecita tanto la sfera cognitiva, tanto la sfera intuitiva. Ecco perché, fin dai primi anni di scuola, è importante l’educazione artistica affinché i ragazzi possano sviluppare un atteggiamento di consapevolezza nei confronti della comunicazione visiva, che è un linguaggio universale, ed, allo stesso tempo,

potenziare la sensibilità estetica per essere coscienti della ricchezza del nostro Patrimonio e saperlo tutela-re. Vorrei, quindi, creare in loro un clima di curiosità nei confronti della materia, che li possa condurre anche a ricerche personali all’infuori delle ore scola-stiche (entrare in una galleria, in un museo, osservare con più attenzione il paesaggio che ci circonda e ri-spettarlo). Secondo lei, quali aspetti affascinano maggior-mente gli studenti? Ciò che, secondo me, affascina più di ogni altra cosa i ragazzi è l’avere contatti diretti con l’ambito artistico oppure la conoscenza, in modo più appro-fondito, delle personalità dei vari artisti, attraverso, magari, anche a filmati audiovisivi. A parer suo, il tempo dedicato a materie inerenti al campo artistico, come l’educazione alla musica o, appunto, all’arte, è sufficiente per far sì che i ragazzi apprendano ed, allo stesso tempo, ne rimangano affascinati? Sarebbe egoistico dire che il tempo dedicatovi non è sufficiente, in quanto ogni insegnante è, naturalmen-te, più “affezionato” alla propria materia e, di conse-guenza, vorrebbe più tempo per essa. Sicuramente, il poco spazio settimanale per la materia è, in un certo senso, penalizzante, e dire che… ci sarebbe anche un tornaconto economico, in quanto l’arte è diventata una delle “merci” più richieste dai “consumatori” di turismo. Certo è che, con maggior tempo a disposi-zione, si potrebbero svolgere più attività pratiche o si potrebbero visionare più filmati.

by selene, VA Ginnasio

Diventare consapevoli è anche un’arte Come l’arte può educare: intervista alla Prof.ssa Mansuino

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Ai confini del teatro: le marionette

Il Festival Internazionale di Teatro di Figura, uno spettacolo che cerca di valorizzare il teatro delle marionette, e che è stato promosso dal Comune di Pinerolo, dalla Provincia di Torino e dalla Regione Piemonte è giunto quest’anno con grandi novità,alla sua decima edizione. Gli organizzatori hanno alternato,

come nelle edizioni precedenti, spettacoli basati sulla tradizione del teatro con spettacoli d’avanguardia, collegando le culture del mondo con il teatro delle marionette, il tutto nella cornice del centro storico di Pinerolo. Da tutto il mondo più di 30 compagnie, tra cui, molto importanti, Hugo & Ines, Claudio Cinelli, La Fanfara e Mikropodium. Ci sono stati, oltre agli spettacoli e ai laboratori, la Vetrina Teatro di Figura Piemonte, un centro di promozione aperto agli esperti del settore per creare relazioni tra di loro e tra organizzatori di spettacoli o di manifestazioni. E’ stato istituito un premio, Il Gianduia di Pezza, con una giuria composta dai fondatori dell’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare. Sono state premiate due compagnie: quella del teatro di figura per ragazzi e quella del teatro di figura sperimentale. Questa una piccola cronaca di uno spettacolo di marionette ai confini del teatro.

Chiara Bonino IV b g

Ancora sulle gite bloccate Eccoci, per la seconda volta, a parlar del blocco delle gite. Per quanto se ne sia parlato a lungo, questo argomento non è stato ancora sufficientemente chiarito ed, anzi, suscita ancora numerose polemiche. Abbiamo perciò cercato di raccogliere le opinioni del maggior numero di professori possibile, disposti a parlarcene: ardua impresa!! Infatti abbiamo trovato numerose difficoltà nel convincere i professori a schierarsi o anche solo ad esprimere le proprie idee in proposito. Nonostante ciò abbiamo affrontato le loro “ritrosie” e siamo riuscite ad “estorcere” qualche opinione.

Cosa pensa del blocco delle gite?

Crede che possa essere utile a far sentire la voce di voi docenti e di noi studenti?

DEL CORE - Sono favorevole a questa protesta proprio perché credo che possa sortire degli effetti. Infatti, ha già creato diversi ma- lumori negli animi degli albergatori o delle compagnie di trasporto che hanno comunicato, o stanno cercando di farlo, i loro disagi diret-tamente al Ministero o, comun- que, agli enti pubblici. NEVACHE - Personalmente, penso che le gite siano molto importanti per il piano formativo di uno studente ed è per ciò che ho sempre cer- cercato di fare del mio me-glio per farvi fare più uscite possibile. Tuttavia, viste le condizioni disastrose in cui versa al giorno d’oggi la scuola, sono convinta che fosse necessaria una protesta per riuscire a far sentire le opinioni di noi insegnanti. FILIPPUCCI - Sono favorevole alla mozione perché credo che sia una forma di “lotta sindacale” con un impatto esterno non irrilevante, soprat- tutto in ambiti come le a-genzie di trasporto e di viaggio. T.B. - Anche io ho votato favorevolmente. Credo che ormai andare ad incidere sul piano economico, come farà sicuramente questa protesta, soprattutto nei confronti delle agenzie di trasporto o di viaggio, sia l’unica maniera per far sentire la nostra voce in campo più ampio che locale. MERLO - Io sono favorevole al blocco delle gite d’istruzione di più giorni perché si coinvolgono economica-mente altri settori e la protesta può avere un eco maggiore. E questa è soprattutto una soluzione volta a dar voce alla protesta degli insegnanti contro la maggior parte dei cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo della scuola. DENANNI - Sono contrario a questa forma di protesta in quanto ritengo che non incida nella realtà. Infatti a parer mio, non mobilita sufficientemente le persone, in primo luogo gli studenti che, vedendosi privati delle gite, non sono motivati a collaborare con gli insegnanti. Dopodiché, avendo già vissuto altre esperienze, come nel 2003, penso che non abbia successo perché non tutte le scuole la metteranno in atto. GABBIO - Penso possa essere un’iniziativa forte: può essere valida per richiamare con decisione la dignità dei viaggi d’istruzione e della funzione docente; mi pare grave, però, il rischio di anteporre questioni sindacali, pur nobili, all’attenzione per i ragazzi che perdono esperienze che sono anzitutto un loro diritto e rientrano nel per-corso formativo. Perciò ne comprendo le motivazioni, ma mi rattrista un’offerta formativa più povera. Temo stiamo perdendo di vista i nostri interlocutori primi: i ragazzi. Non quelli del futuro, ma quelli che qui ed ora stu-diano al Porporato Sappiamo che il Collegio Docenti si è riunito per molte ore. Avete trovato, quindi, difficoltà nel mettervi d’accordo?

DEL CORE - Certo, ci sono state numerose difficoltà ma eravamo comunque quasi tutti indirizzati ad una forma di protesta volta, appunto, a far sentire la nostra voce. Le differenze erano sulle strategie da adottare. NEVACHE - Le difficoltà ci sono state, ma eravamo tutti d’accordo sul fatto che la scuola manca di fondi e ciò depaupera l’intero Paese e che la figura dell’insegnante ora più che mai è poco presa in considerazione. FILIPPUCCI - Il dibattito c’è stato proprio perchè le gite sono un completamento importante per costruire il piano formativo di uno studente che così viene abbassato in qualità e penalizzato. Sicuramente è una contraddi-zione dire di ricercare la qualità abbassandola, ma un provvedimento tale era necessario. T.B. - Si è discusso molto perchè scegliere di rinunciare alle gite andava contro alla vostra possibilità di fare

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nuove esperienze, e di conseguenza molti di noi avrebbero preferito evitarlo. Tuttavia ci siamo anche accorti che voi studenti avreste capito in quali gravi situazioni si trova la scuola ed avreste approvato questo provvedi-mento. MERLO - Il Collegio Docenti ha votato a maggioranza il blocco delle uscite didattiche, come ormai sapete. Come sempre ci sono state posizioni diverse ma in questo caso i toni e gli strascichi della discussione sono stati più polemici del solito e non sempre costruttivi. DENANNI – Beh, sicuramente le difficoltà ci sono state. Ma, diciamo, non ci si è messi d’accordo. E’ stato semplicemente scelto a maggioranza e la maggioranza ha votato per il blocco delle gite. Io ho mantenuto la mia posizione storica, già adottata nel 2003, che è, appunto, l’essere sfavorevole a questo tipo di protesta. GABBIO - Indubbiamente le difficoltà ci sono state. Il dibattito è segno di vivacità, ed è spesso interessante. Mi amareggio quando invece affiorano tratti polemici, nocivi per tutti.

Secondo Lei, perchè si è scelto di effettuare ugualmente alcune gite, mentre altre sono state eliminate in partenza?

DEL CORE – Perché in alcune circostanze erano già stati presi degli accordi dalla scuola, la cui “violazione” avrebbe comportato problemi dal punto di vista burocratico. Tengo a sottolineare, perciò, che non c’è stato nessun tipo di distinzione fra classe e classe. NEVACHE - Sono state tenute la maggior parte delle gite già previste o approvate prima di questa discussione. D’ altra parte, abbiamo anche scelto di mantenere quelle gite la cui durata non sarebbe stata superiore alle ore scolastiche. FILIPPUCCI – Si sono tenute le gite già prefissate prima di questa mozione, e,cioè, lo scambio con il Casertano già in atto dall’anno scorso; la gita di accoglienza per le classi prime; la gita al CERN di Ginevra. T.B - Si è optato per la cancellazione delle gite in orario extra-scolastico che non sarebbero state retribuite. In ogni caso non si è adottata nessuna forma di distinzione. MERLO - Per quanto mi risulta, le uniche eccezioni sono l’uscita al lago del Laux delle classi prime perché era imminente (due giorni dopo la votazione del Collegio Docenti) e la visita ai laboratori di ricerca del CERN di Ginevra, poiché la prenotazione è stata fatta un anno fa e il suo annullamento avrebbe precluso l’accesso ai laboratori anche per i prossimi anni. Personalmente, avrei salvaguardato le uscite di un’intera giornata e conservato gli scambi con l’estero del Liceo Linguistico perché non sono viaggi d’ istruzione ma parte integrante dei programmi d’insegnamento delle lingue straniere. DENANNI – Si è permesso alla classi di effettuare quelle gite che erano state già programmate prima di questa mozione. Ruolo decisivo ha avuto anche il CERN di Ginevra, la cui sospensione avrebbe provocato “ripercussioni” negli anni successivi. GABBIO - Perché rinunciare a queste significava annullare una programmazione avvenuta da mesi, con conse-guenze che si sarebbero ripercosse non solo sul nostro Istituto, ma anche su altri. Personalmente ritengo grave aver rinunciato al “Treno della Memoria”. È un’esperienza che travalica ogni riflessione sull’economia. Un viaggio che non può stare sullo stesso piano di altri: farlo perdere ad una classe mi sembra un atto che lede la dignità professionale ben più che qualunque mancato compenso. S’è detto che abolendo tutte le gite il Porporato non rinuncia solo a quelle di serie B, ma dimostra coerenza. Capisco la logica, ma non la condivido: a un certo punto, la missione dell’insegnante se ne infischia di molte rivendicazioni in nome del bene dei ra-gazzi. Non trattiamo pneumatici, ma persone. by Lucrezia e Selene, VA Ginnasio

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Musica ed arte sono due concetti che van-vanno di pari passo, la prima è la massima espressione della seconda, la seconda un universo in cui è compresa la prima. Il loro legame talvolta sembra sottile, quasi inesi-stente, ma c’è. Entrambe motivi di vita (e di morte ) esse sono l’espressione più pro-fonda della nostra interiorità. Rimanendo in tema, penso che tutti voi sappiate che qui, nel Porporato, stanno nascendo numerose band che forse in un futuro non così lonta-no potrebbero raggiungere le strade del successo. Le “stelle nascenti”del Porporato sono molte e per questo mi scuso con tutti coloro che non ho compreso nell’articolo: infatti, ho deciso di con-centrarmi esclusivamente sui musicisti della mia classe. Ho intervistato cinque persone, ma ho deciso di mettere solo alcuni estratti delle loro interviste. 1. Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando dico la parola musica? “Quando penso alla musica mi viene in mente la libertà di pensiero e di parola; solo tramite la musica ci si può esprimere senza impedimenti e si può esternare la dura realtà del mondo in cui viviamo” Stefano Bozzolasco, chitarrista. “Sinceramente la prima cosa che mi viene in mente pensando alla musica è la chitarra, l’unica donna della tua vita che non ti deluderà mai.” Amedeo Saluzzo, chi-tarrista. 2. Che ruolo ha la musica nella tua vita? Che cosa rap-presenta per te? “La musica è l’unica cosa che non ti abbandona mai, che non ti tradisce. Non per essere melodrammatico, ma devo dire che, in certi casi, essa è l’unica cosa per cui vale davvero la pena di andare avanti… e l’unica che ti aiuta a farlo”. Davide Palmieri, batterista. “La musica è fondamentale nella mia vita. Oltre a darmi la carica per affrontare ogni problema, mi fa anche vivere emozioni uniche”. Alessandro Giorello, batterista. 3. Com’è nata la tua band? Che cosa ha spinto te e gli altri componenti a crearla? “L’idea della creazione di una band è scaturita l’anno scorso, durante il concerto di fine anno. Ci è venuta l’ispirazione e abbiamo deciso di portare avanti il no-stro sogno di suonare in questo modo”. Stefano Bozzolasco. “La nostra band è nata pochi mesi fa e, tra membri che sono partiti e altri che hanno preso il loro posto, ora ci sembra di aver trovato una composizione stabile. L’idea di formare una band risale agli anni delle medie, era (ed è ancora oggi) un modo per distinguersi dalla massa e dalla crisi dei valori che coinvolge un numero sempre maggiore di adolescenti”, Amedeo Saluzzo. 4. A quali band o musicisti t’ispiri? “Personalmente m’ispiro ai grandi gruppi rock del pas-

sato (citandone due: Led Zeppelin e Queen), nonostante ascolti i più disparati generi musicali, perché penso che la loro musica sia unica e senza tempo. Inoltre come batterista non posso che ammirare e cercare d’imitare due batteristi come John Bonham e Roger Taylor”. Alessandro Giorello. “Io purtroppo ho poca gente a cui ispirarmi. C’era un pianista famoso, qual-che anno fa… un certo Mozart…(ride)”. Davide Celli. 5. I vostri progetti per il futuro: la musica

ne farà parte? “Sinceramente non è nei miei piani. In realtà non ho piani; ma certo, se ci fosse l’opportunità, perché no?” Davide Celli. “Beh, non è facile dirlo…ma sicuramente le mie spe-ranze è questa!”. Davide Palmieri. C’è ben poco da aggiungere poiché, come diceva Kurt Cobain, “Le parole non sono importanti come l’energia che sprigiona dalla musica”, quindi concludo con la spe-ranza che queste interviste vi siano state d’ispirazione.

Lucrezia Simondi, VA ginnasio

L’arte di far musica

Anche al Porporato nascono delle stelle...

Detti & Massime A volte basta un attimo per scordare una vita ma a volte non basta una vita per scordare un attimo. (Jim Morrison) A volte e' meglio tacere e sembrare stupidi che aprir boc-ca e togliere ogni dubbio! (Oscar Wilde) Fino a quando il colore della pelle non sarà considerato come il colore degli occhi noi continueremo a lottare. (Ernesto Che Guevara) Nessuno muore oggi per una terribile verità: ci sono trop-pi antidoti ad essa. (Friedrich Nietzsche) Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine. (Ernest Hemingway) Non si potrebbe così bene intendere una cosa e renderla propria quando la si impara da un altro, come quando la si scopre da sé. (René Descartes) La morte si sconta vivendo. (Giuseppe Ungaretti) Se la musica è il nutrimento dell'amore, continuate a suo-nare. (William Shakespear) Il cammino si fa da soli: in due è una scampagnata. (Fabio Volo) Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i dra-ghi, quello lo sanno già... Si insegna ai bambini che i dra-ghi si possono sconfiggere. Ed è quello che fanno scrittori come Saviano. Non dicono che la mafia c'è, ma dicono che la mafia può essere sconfitta. (Roberto Beni-gni) Chi più si ama meno può amare. (Giacomo Leopardi)

I Fiori del male e Simple Life Dalle uccisioni all’uso di droga nascono due artisti di fama mondiale e di influenza evidente nelle

produzioni a loro successive. Sono il pittore e il poeta maledetti, che si dividono il palco degli artisti dal-la storia “bizzarra”, che non include solo la formazione in un’ordinata università, ma anche fughe preci-pitose, nascondigli, diseredazioni e alcolismo, a volte ai limiti, altre volte nell’illegalità pura. Eppure so-no nomi noti per un talento assolutamente innovativo, che ha fatto rinascere la pittura e la poesia. Innegabile è il talento di Caravaggio nel trarre “Amore vincitore” (1601- 1602), come è im-possibile non riconoscere la bravura di Baudelaire nel farsi voce dei bohemiens, gli artisti ottocenteschi privati del legame con la società e del riconosci- mento in essa. Ciononostante, la loro vicenda biografica incuriosisce troppo per essere ignorata ed è anche importante per la produzione artistica che ha ispirato. Sorge dunque un dubbio, che per rimanere tra le pagine della storia sia necessario, oltre al talento, una certa dose di scandali, che attirano la superficiale curiosità del pubblico. Ed è forse vero il contrario? Si è forse fatto un film su Canova o Calvino? Le loro doti erano evidenti, ma la loro biografia può al massimo oc- cupare una pagina di testo e non un lungometraggio di due ore o un libro di trecento pagine. Certo si vorrebbe che fosse così, che il talento avesse da sé la capacità di affermare l’artista, ma come si può dire ciò quando oggigiorno i vip arrestati sono sulla bocca di tutti, mentre il loro “talento” è sconosciuto? Caso tipico è la “povera” Paris Hilton, uscita in lacrime dal carcere con una poco estetica tuta arancione (e le lacrime non erano piante per la situazione, ma più probabilmen-te per es- sersi mostrata ai paparazzi senza trucco); o ancora l’arrogante Coro-na, che dal suo arresto ha ricavato una linea di abbigliamento. L’unica certez-za, o meglio consolazione, è che tali personaggi, privi di moralità e di

qualsiasi capacità, mai occuperanno musei o libri scolastici. Sempre spe-rando che nessuno di loro venga eletto presidente della repubblica. Giulia Centrone

Sopra i diciotto

L’arte dello scrivere

Scribo ergo sum Questa frase non è un attentato a Cartesio, è solo una verità: verba volant, scripta manent, ciò che è solo detto vola via, solo ciò che è scritto resta. La scrittura ha dato i natali alla storia, ha dato all’uomo un’identità: solo grazie alla scrittura l’uomo possiede una sto-ria. È merito della scrittura se l’uomo si ricorda ancora come pensare. Questo forse potrà sembrare strano se detto da una giovane discepola di Socrate, che riteneva lo scrivere causa dell’assopimento del futuro, ma senza gli scritti del suo allievo Platone, noi del padre della filosofia dell’uomo non avremmo nulla, forse solo il nome. Se oggi noi sappiamo ancora pensare è gra- zie a quell’ignoto uomo che attribuì a un se-gno una parola, che attribuì a un cuneo un significato, che ci donò il futuro. Chissà dove saremmo senza la dolce, riden- te Saffo, senza i carmina di Catullo, senza quelle canzoni dei trovatori, senza l’enciclopedia degli illuministi, senza Amleto e Otello, senza Zeno e la sua coscienza, senza i libri e le poesie. Quale forma d’arte è più diffusa? Chi di noi non ha mai letto un libro, qualsiasi esso sia, chi di noi non ha mai scritto, anche solo l’elenco della spesa? L’uomo in fondo è diventato tale quando ha cominciato a scrivere, lasciando ai posteri la sua esistenza. La scrittura è dunque un’arte, che bruciò al rogo alcuni suoi adepti, affinché le fiamme illuminassero le epoche più buie. Un libro è una ricchezza inestimabile, un pezzo di storia che possiamo trovare al supermercato. Alcuni si potranno chiedere: cosa c’è di artistico in scritti senza lode, senza trama, senza personaggi o senza eroi? Co-sa c’è di artistico nel requiem della letteratura? Una ragazza che senza scrivere non vive risponde sinceramente: finchè qualcuno in quei libri, che forse anche io dete-sto, troverà la sua strada, quei libri saranno Arte, saranno tutto ciò di cui un’era al tramonto ha bisogno per avere anco-ra luce. Questo è la scrittura: una bussola mentale che non punta a nord, ma che punta verso noi stessi e ci indica chi siamo, che ci ricorda il nostro io in ogni vuoto di memoria, che ci ricorda cosa è un Uomo, e tutta la sua storia.

Lara 2B Cl

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Avete mai guardato con attenzione i programmi televisivi, serali e non? Scommetto che avete notato la parata di seni, sederi, cosce e corpi femminili, anche quando la situazione non lo richiede proprio per nulla. Ma noi donne siamo solo que-sto? Noi donne siamo solo quelle? Lorella Zanardo ci pensava

da tanto, quando decise di creare un video a tale proposito, un insieme di spezzoni di programmi d’intrattenimento da lei commentati che denunciasse il degrado di una televisione che dogmatizza la presenza femminile come secondaria, nuda, d’accompagna-mento. Il video salpò sulle onde della rete, navigò per tutto il mondo, fino ad attraccare brevemente sulle spiagge dell’Auditorium Baralis, dove è stato accolto da un at-tonito stupore, da un’indignazione generale, e non solo femminile: parecchie voci tendenti al baritonale si so-no infatti distinte nel manifestare il proprio sdegno nei

confronti di un tale affronto alla figura femminile. Aggiungerei che anche quella ma-schile non fa una gran bella figura nella televisione. Noi donne sembriamo tutte mute stampelle con le gambe di otto metri e il cervello di un mandarino, i ra-gazzi sembrano tutti dei sessuomani maleducati e irri-spettosi. Dubito che qualcuno si ritrovi in questa descrizione. Eppure pare esistere solo questa, e non solo in televi-sione, qualcuno ha mai provato a leggere i cartelloni pubblicitari? Cosa si deve fare dunque? Cosa possiamo fare? Io non voglio essere rappre-sentata solo da modelle mute e nude. Io vorrei che le donne acquistassero la dignità per cui tante ragazze hanno lottato, e dubito che anche solo le suffragette lo abbiano fatto con addosso il costumino sadomaso della Gatta Nera.

Il corpo delle donne

The Social Network: tra frustrazione e sete di successo

The Social Network è il film, nato dalla collaborazione tra Da-vid Fincher (regista di Fight Club e Seven) e Aaron Sorkin, che descrive la nascita di Facebook e del fenomeno sociale che ne è derivato. Non è un film “leggero”, ma analizza con una certa profondità il processo che va dalla nascita di Facebook al suo diventare un impero. Infatti molte recensioni lo definiscono come un film “universale”, in quanto appunto descrive la nascita di que-sto impero mediatico: è in effetti una storia di mancanza di scru-poli, di prepotenza, che però non mira al conseguimento di denaro ma a quello di uno status sociale. È un film in grado di mantenerti in suspance fino alla fine, che si sviluppa esclusivamente in ambientazioni interne e quasi privo di un narratore, con dialoghi rapidissimi e incisivi. Racconta in-sieme una storia universale e una particolare: quella di Mark Zuckerberg, che cogliendo le debolezze dell’uomo moderno (le sue stesse debolezze) riesce a diventare miliardario. Il regista ha voluto dare l’idea della frustrazione di quest’uomo (e ci è riuscito grazie alla brillante interpretazione di Jesse Eisenberg) che vedendosi escluso dall’elitè di Harvard e dalla vita sociale, crea Facebook con l’intento di riscattarsi e di dimostrare al mondo il suo valore. È l’immagine di un uomo nuovo, quasi frutto della modernità, per il quale lo spettatore prova al contempo attrazione e repulsione. Ed è difficile comprendere perché milioni di persone abbiano deciso di affidare i propri dati personali all’ideatore di questa rete di socializzazione che non prova alcun interesse per gli altri e cerca sol-tanto il riscatto personale. Credo che sia un film tremendamente interessate e utile, con una distribuzione brillante, perciò vi consiglio di vederlo.

Cristina Hordoan, III A Classico

Sopra i diciotto

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Possiamo definire artisti di strada coloro che si esibiscono in luoghi pubblici (piazze, marciapiedi,…). Quest’arte può essere sviluppata in vari modi: attraverso skate, fingendosi statue o pittori, pagliacci o creando palloncini per i più piccoli. Talvolta queste persone non trovando lavoro si guadagnano da vivere facendo ciò che riescono. La Francia, Cuba, il Brasile, ecc… hanno anche altre forme d’arte: l’esibizionismo del ballo! Il ballo, fin dai tempi degli schiavi deportati, si è sviluppato per strada come forma di festeggiamento e trasmissione di generazione in generazione delle loro culture. I vari comuni dell’Italia possono decidere se proibire o no l’esibizionismo di strada. Ad un ricordo di mia ma-dre, Biagio Antonacci, nel 1993, stava per essere caccia-to dai carabinieri dalla stazione centrale di Milano per un’esibizione anonima. Ma un addetto dell’area rivelò la vera identità. L’artista regalò il ricavato ad un venditore di mimose. Altri artisti di strada diffusi sono i Madonnari, ovvero artisti che si spostano in occasione di sagre per eseguire i loro disegni con gessi sui marciapiedi.

Esempi di mimi sono le statue viventi. Questo mestiere, se così si può definire, ha le somi-glianze di vere statue fatte in oro o bronzo. Sono mimi anche i pagliacci o clown, ad-detti a far divertire il pubblico, vestiti in mo-do buffo! Quest’arte, diventata abbastanza rara, non è da sottova-lutare, per-ché ha me-ravigliose doti!

Michela 1 C L

Archeologia Come abbiamo appreso dai notiziari in questi giorni c’è stato un crollo in uno dei siti archeologici italiani più importanti: a Pompei. Le cause riconducibili a questo fat-to sono state le forti piogge e soprattutto la mancanza d’interventi strutturali dovuti alla carenza di fondi stanziati per queste opere. Nonostante si possa discutere se non ci sia-siano davvero i fondi o se essi spariscano nei meandri della pubblica amministrazio-ne, si può ricorrere ad una metafora già utilizzata per sottolineare la centralità della cultura nella vita dell’uomo e dei beni culturali nella vita di un paese come l’Italia: la “cultura”, ultimamente, viene considerata come il dessert in un banchetto; quando mancano i fondi, non si rinuncia al primo o al secondo, ma al “dolce”. La cultura e i be-ni culturali devono invece essere considera-ti come “proteine nobili”, di cui non possia-mo fare a meno. Cicerone diceva: “ La sto-ria è per l’umanità ciò che la memoria è per il singolo individuo ”. Essa ci aiuta a non ripetere gli errori del passato ed a costruire un futuro migliore. Parlando più sul piano materiale, in Italia si trova il 70% del patrimonio storico/artistico. Esso, se sfruttato bene, potrebbe aiutare il rilancio dell’economia nazionale, basti pensare ai grandi investimenti messi in atto in questo settore da alti paesi europei pur meno ricchi di tesori artistico/culturali. In conclusione, comunque, tutti, a partire da noi giovani, possiamo dare il nostro contributo, a cominciare da un maggiore rispetto dei beni della nostra città. Villosio Matteo 4CG

Croce rossa: pensaci! Tutti pensano che la Croce Rossa si occupi soltanto di sirene e lampeg-gianti, di soccorso e feriti… …pochi sanno che invece, oltre al 118, l’Associazione svolge molte for-me di volontariato. I giovani dewlla Croce Rossa, ragazzi dai 14 ai 26 anni, sono quelli che forse vi sarà capitato di vedere con divise tutte rosse sparsi qua e là tra banchetti e feste in piazza!! Cosa fanno?!?!? La componente giovanile divide le sue attività in diversi settori per l’aiuto alla collettività vulnerabile: -attività per i giovani, dove si organizza e si partecipa ad eventi educativi su tematiche interessanti e coinvolgenti in cui ci si confronta tra coetanei grandi e piccoli, attraverso giochi e attività…. perche tra giovani ci si capisce meglio! -servizio socio assistenziale, volto agli anziani. - clown terapie per chi vuole regalare sorrisi a chi ne ha bisogno! -educazione alla pace -campagne di sensibilizzazione sull’educazione sessuale, alimentare e stradale -servizi di assistenza durante eventi sportivi, concerti e non solo…. Nella nostra scuola ci sono, sparsi tra le classi, volontari a cui potete rivolgervi direttamente per farvi raccontare le loro esperienze e perchè no.. magari scoprire che il mondo Croce Rossa potrebbe anche interessar-vi!

“educare per partecipare, partecipare per agire, agire per migliorare” …perchè infondo basta mettersi in gioco!! Per entrare a far parte di questo “mondo” è necessario seguire un corso…A Torre Pellice inizierà a fine gennaio… Se siete interessati affrettatevi, potete contattare : Sara Gazzera 5bspp, Valentina Boaglio 5cs.

Comitato Croce Rossa Italiana Torre Pellice – Gruppo Giovani Locale-

Artisti di strada

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Presepe napoletano La nostra Nazione è ricca di tradizioni che la identificano in tutto il mondo; una di queste è il presepe, che ogni anno ri-unisce le famiglie in un riquadro natalizio alla “mulino bi-anco”. L’origine del presepe (dal latino praesepe, cioè mangiatoia), in particolare quello di Napoli, risale al 1025 dalla chiesa di “S. Maria del Presepe“. Nel corso del Seicento, momento di grandi rinnovamenti per questa forma artistica, furono introdotte le figure dei nani, dei ciabattini e di tutti gli umili. E’ proprio in questo secolo che la scenografia si riempie di dettagli quotidiani, quali le taverne o le piccole bot-teghe, dove erano esposte le merci quali la carne o i cesti di frutta. Nel Settecento sotto Carlo III di Borbone si incominciò a creare dei veri e propri impianti scenografici per committenze non solo religiose, ma anche laiche. Questo periodo fu denominato “l’età d’oro”, pro-prio per la minuziosa ricerca del dettaglio da parte dei nobili. In quegli anni, quando si incominciò ad attuare una rivalutazione del concetto storico di “bello”, J. W. Goethe effettuò un viaggio nella nostra nazione (da cui l’omonima opera) osservando, tra l’altro, il presepe napoletano:

“ Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe [...]; Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente ves-titi per la festa [...]. Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s'incornicia il Vesuvio coi suoi din-torni.” Fin dall’antichità il materiale utilizzato era la terra cotta per i corpi, piccole sfere di cristallo per gli oc-

chi e piccoli pezzi di tessuto, come quello che si usava per confezionare gli abiti delle famiglie dei casati nobiliari, a volte persino intrecciati d’oro. Grazie a Michele Perrone, nel 1640, i manichini poterono as-sumere pose maggiormente plastiche, grazie ad un’anima di fil di ferro e stoppa. Questa forma d’arte si è man mano evoluta e, purtroppo, è stata anch’essa colpita dal consumismo, così che si è passati dall’arte religiosa al profano. Infatti, nel nostro secolo, è uso ormai comune inserire annual-

mente nuovi personaggi, tra cui sportivi, attori e uomini dello scenario politico. Allora, possiamo notare in “passerella” tutti i Presidenti della Repubblica Italiana e relativi ministri, tra cui la Gelmini munita di pallottoliere per ricordare il suo ruolo di garante (…) dell’istruzione pubblica o la Brambilla, con minigonna e calze auto-reggenti, che non hanno però nulla a che fare con il suo dicastero. Questi personaggi si affiancano a quelli tradizionali, ad esempio i re magi, la sacra famiglia, l’oste, la monaca e la zingara, creando un quadro completo della nostra società. Ogni anno, agli inizi di novembre, Napoli inizia ad adoperarsi per la costruzione di questi presepi, cre-andone sempre di nuovi. Infatti sono già state realizzate delle miniature dentro cozze, rose essiccate e persino lenticchie e teste di spillo (questo è la rappresentazione più piccola al mondo). Per chi fosse interessato ad imparare questa tecnica, internet è ricco di siti utili ed interessanti. E’ ne-cessario, però, munirsi di pazienza e costanza, poiché è un lavoro minuziosissimo e ciò, secondo il Prof. Giuseppe Gaeta, poteva essere fatto da un popolo, non sempre così profondo, solo grazie alla fede.

Francesca Serravalle, 5B L

SUPPLEMENTO D’ANIMA Il gruppo di Amnesty International del Porporato Amnesty di Pinerolo Con l’ingiallirsi delle foglie e l’arrivo dei primi freddi, è ricominciata al Porporato la raccolta firme per Amnesty International. Noi, membri del Gruppo Giovani, possiamo ritenerci soddisfatti. I primi due appelli han-no prodotto circa 1600 firme (844 per l’appello della Colombia, 754 per quello dei bambini rom). Un grazie dunque a voi studenti e agli insegnanti che hanno sacrificato dieci minuti della loro lezione per per-metterci di presentare il nostro lavoro. Forse non agiamo invano. Nello stilare una sorta di bilancio, è impossibile per noi non fare qualche riflessio- ne. Innanzitutto vi sarete chiesti la ragione del proporvi due mozioni che nulla hanno in comune tra di loro se non il denunciare particolari violazioni dei diritti umani. Il motivo è semplice. Abbiamo sen-sentito la necessità di privilegiare, per ora, quelli che sono gli appelli “urgenti” e che dunque dovrebbero avere una certa priorità sugli altri. L’appello ri-guardante il disa- gio che vivono i bambini rom in Slovacchia può inoltre ricollegarsi con la scelta del nostro gruppo di appoggiare una campagna a favore delle popolazioni rom, nata, in primo luogo, per contrastare il cosiddetto “Piano Nomadi”, promulgato dal governo italiano. “Piano Nomadi”. Un’espressione che riemerge, fluttuando pigramente, dagli angoli più oscuri della nostra mente. “Piano Nomadi”. Riaffiora dalla memoria, come in un flashback, l’immagine di qualche telegiornale primaverile. “Piano Nomadi”. Ecco! Roma, campi rom, trasferimenti. Ma perché ripescare dal proverbiale dimenticatoio una no-tizia che risale a mesi fa? Non è forse tutto concluso? Purtroppo no. La discriminazione verso quella che è una delle minoranze meno tutelate, è un problema attualissimo e non solo in Italia e in Slovacchia. Cominciamo col dare una bella ripassatina al “Piano Nomadi”. Questo prevede che entro la fine dell’anno circa 600 rom, residenti da tempo a Roma e in buona parte cittadini italiani o nati in Italia, siano trasferiti dai loro attuali e precari alloggi, in “villaggi” che dovrebbero assicurare migliori condizioni di vita. Tutto bene, se non fosse che il ter- termine “trasferimento” può considerarsi di dub-

bia interpretazione. La distruzione da parte di mostruose macchine metalliche di abitazioni ed effetti personali, la perdita del lavoro, l’interruzione della frequenza scolastica e delle amicizie per i bambini, la rottura di fami- glie e comunità, l’allontanamento, all’alba, da Roma e dagli occhi della gente sono definizioni che non possono certo essere riunite sotto il termine

“trasferimento”. Piuttosto “sgombero forzato”. E, perché no, “violazione di diritti umani”. Diritti umani che anche una minoranza tanto disprezzata come quella dei rom possiede, diritti umani che interessano quelli che noi chiamiamo gruppi nomadi, ma che tanto nomadi non sono. Ma, d’altro canto, pochi ricordano che accanto agli ebrei deportati nei campi di concentramento c’erano anche gli “zingari”, pochi si soffermano a pensare che è stata una continua e ininterrotta diaspora a far guadagnare loro il soprannome di nomadi. E ancora alzi la mano chi conosce l’affascinate cultura di que-sto popolo. Società prevalentemente patriarcale, quella dei rom può vantare una cultura fondata in gran parte sulla comunicazio-ne tra famiglie. Gli uomini spesso dedicano alcuni momenti della giornata al ritrovo e al parlare. Semplicemente par-lare, anche se c’è poco da dire. Parlare per poter mantenere vivi i rapporti, per evitare che le relazioni si avvizziscano e scompaiano nel silenzio. E ancora, nelle famiglie rom, che possono contare centinaia di individui, sono il rispetto e la fratellanza a farla da padroni. Inutile nascondersi dietro ad un dito. Inutile indossare una maschera fatta di buonismo. L’integrazione tra noi e i rom è assai complessa. Forse impossibile. Ma perché non provare a guardare con occhi nuovi un popolo che è tanto misterioso quanto affascinante. La nostra società, sempre più fondata sul silenzio e, non neghiamolo, sull’egocentrismo, potrebbe almeno rispettare una società basata sul dialogo. Tutto ciò, naturalmente, non giustifica la delinquenza. Se un rom ruba, è giusto che sia punito secondo la legge del paese in cui vive. Ma mai fare di tutta l’erba un fascio. E nascondere il problema lontano dagli occhi che amano definirsi civili, o rinchiuderlo in scuole speciali, non ci pare la giusta soluzione. Speria- mo di non essere i soli a pensarlo.

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Artisti e campioni tra noi Perché hai scelto il calcio come sport? Soprattutto perché andavo spesso a vedere le partite di mio cugino, giocava anche lui a calcio e dato che ero così appassionata ho deciso di provare a praticare questo sport: continuo ancora adesso, e mi piace

soprattutto perché ti permette di fare nuove conoscenze. Come è visto il calcio femminile in Italia? Sicuramente non è così seguito come lo è quello ma-schile, e in Italia di sicuro non lo è come in altri paesi. In particolare, negli Stati Uniti è seguito quanto da noi lo è il calcio maschile, ed è anche molto più incoraggia-to. Raccontaci la tua carriera calcistica Ho iniziato giocando nel Roletto, in cui sono stata per sette anni, poi ho fatto un anno nel San Secondo e at-tualmente sono da due anni nel Torino. Sono stata convocata nella nazionale under 17 l’anno scorso, con cui ho partecipato agli Europei, e quest’anno con l’under 19 parteciperò agli Europei di giugno. Com’è l’ambiente del calcio femminile? Ci sono molti pregiudizi riguardo il calcio femminile, ma credo che prima di giudicare si dovrebbe conoscere,

perché personalmente lo trovo un ambiente molto bello. Concili bene il calcio con la scuola? A partire dall’anno scorso ho dovuto organizzarmi molto bene, perché gli allenamenti da due sono diventati quattro alla settimana, in ogni caso però riesco a conciliarli bene. Cosa bisogna fare per iniziare questo sport? Per prima cosa bisogna avere molta determinazione, e soprattutto per le ragazze deve essere uno sport di cui si è appassionati fin da piccoli. Infatti, se non si inizia da piccoli è difficile iniziare anche fisicamente, perché il corpo non è abbastanza allenato. A chi bisogna rivolgersi per iniziare a praticare que-sto sport? In Piemonte c’è una delle scuole più importanti d’Italia, l’Individual Football Coaching, che è una scuola di per-fezionamento tecnico individuale a Collegno, ma ci so-no altre scuole in tutta Italia. Anche per le ragazze, ini-ziare ad allenarsi in scuole maschili può essere un buon punto di partenza, e ci si può anche rivolgere al Torino o alla Juventus.

Lorenzo Giraudo e Stefano Gualtiero, 1 A Cl

Cecilia Salvai, 4A Linguistico, calcio femminile

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Tra gli artisti questo mese abbiamo Stefania Del Sette, la simpaticissima cantante della III B Cl. Per prima cosa, come hai iniziato a cantare? Ho iniziato in terza media: già da piccola a-vevo questa passione, anche perché mia zia

ha sempre praticato il canto lirico e spesso andavo a sentirla a teatro, ma iniziare a cantare troppo presto ri-schia solo di fare danni quando si cambia la voce, e dun-que ho deciso di aspettare fino a quell’età. Che tipo di canto pratichi? Quanto tempo ti occupa questa disciplina? Non pratico canto lirico, ma canto leggero, Frequento la scuola di atre e spettacolo Musicanta a Pinerolo una volta alla settimana, ma il canto richiede un esercizio costante a casa ogni giorno per non perdere l’allenamento, e in passato ho dovuto frequentare anche dei corsi di solfeggio e ritmica. Quanto è importante la musica nella tua vita? Molto, perché è una cosa che ti accompagna in ogni mo-mento. Anche quando non sto cantando o ascoltando musica, è una cosa che accompagna tutta la mia giorna-ta, e mi aiuta anche a mantenere la concentrazione. Inol-tre, cantare è di sicuro il modo migliore che ho per sfo-garmi ed esprimermi.

Pensi che la musica sia importante per la formazione di un individuo? Assolutamente sì, perché sviluppa delle capacità che le altre discipline non allenano. E aiuta ad avere un’attenzione diversa per degli aspetti che in genere non si colgono pienamente solo attraverso l’ascolto: soprat-tutto, confrontarsi con un linguaggio così diverso aiuta molto a sviluppare la mente. Vedi la musica come una possibile carriera nel futuro? Mi piacerebbe dopo il liceo iniziare il conservatorio, ma è ancora solamente un’idea, soprattutto perché so che non sarà una strada facile soprattutto a causa della gran-de “concorrenza” che si trova in questo campo: purtroppo, ormai nel canto sono talmente tanti i praticanti che non sempre si emerge in base al talento, ma in alcuni casi è questione di fortuna. Cosa dovrebbe fare chi volesse iniziare a cantare? Servono talenti particolari? No, ma bisogna avere tanta passione: cominciare e poi smettere non serve a molto, e ad un certo punto lo sfor-zo diventa troppo grande se non c’è una forte volontà di portare a termine questo percorso. Per iniziare, a Pinero-lo ci sono degli istituti, come ad esempio la scuola Musicanta (in via Montebello), a cui ci si può rivolgere.

Lorenzo Giraudo e Stefano Gualtiero, I A Cl

Stefania Del Sette, 3 B Classico, cantante

Ex 7 in condotta 7 in condotta!

Ecco la nuova lista di note e giustificazioni di questi primi due mesi di scuola!

Ne vedremo delle belle!

“L’alunno Cantarutti inserisce della carta in una lattina dandogli fuoco sprigionando fumo e odore di brucia-to.” “La classe dopo ripetuti richiami continua a simulare un inesistente terremoto battendo i piedi sul pavimento.” “L’alunno M. persevera nel dirigere e nell’allestire cori dall’andamento RAP (i compagni lo seguono impedendo la prosecuzione della lezione)” “D.G. spezza matite con il naso” “C.P. colpisce la compagna A.R con una testata” “Desidero comunicare che durante l’ora del compito in classe vostro fi-glio è rimasto coi glutei fuori dai pantaloni” “L’alunno A.L. sostiene di essere stato assente perché : dovevo andare a caccia di vampi-ri con il nonno. Chiedo incontro con genitori e nonno.”

Segue a pag. 15

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Giustificzioni “Giustifico il ritardo di oggi. Motivazione: partita di 48H a SoftAir, seguirà rapporto della missione” “Giustifico il ritardo di oggi. Motivazione: un cerbiatto mi ha falciato in motorino. Seguirà certifica-to medico

Assenza 30 maggio per motivo sportivo: salto del compito

“Giustifico l’entrata in ritardo per problemi con la cerniera lampo” “L’alunno B.B. giustifica l’ assenza per: tempesta di sabbia sahariana (ci tengo a precisare che siamo in Italia)” “L’alunno I.S. giustifica l’assenza per: bloccato nel mondo dei pokemon.” “L’alunno M.L. giustifica l’assenza per riunione pre-sidenziale portandomi anche un presunto autografo del presidente Obama” “L’alunno F.V. così giustifica l’assenza dell’8/12/08: ero ubriaco e non capivo quale delle due fosse la scuola”

Sono ormai cinque anni che vi proponiamo per l’ultimo giorno prima delle va-canze di Natale la Giornata dell'Abbraccio Libero, o "Free Hug". Quest’anno era-vamo un po’ indecisi se riproporla: si sa anche le tradizioni più belle si usurano. Da una rapida consultazione tuttavia il parere è risultato unanime: la Giornata dell’Abbraccio si deve fare!!!! Per i primini che ancora non la conoscono ecco un breve riassunto. Si tratta di

un'iniziativa nata alcuni anni fa dall'idea di un ragazzo australiano, Juan Mann, che an-noiato dalla monotonia della vita quotidiana decise di rallegrare con un abbraccio la vita di chiunque incontrasse. Su questo spirito, è nata a livello mondiale la Giornata dell'Abbraccio Libero, accolta con entusiasmo da milioni di persone. Anche noi studenti del Porporato, pieni d'affetto e di allegria, abbiamo pensato 5 anni fa di organiz-zare una mini Giornata dell'Abbraccio Libero nel nostro Liceo. Ed essendo stata una bella esperienza, capace di sciogliere addirittura il cuore di arcigni professori, continuiamo a riproporla. Il giorno dell’evento sarà mercoledì 22 dicembre 2010, ovvero l'ultimo giorno di scuola prima della vacanze di Natale. Preparatevi quindi a ricevere e donare abbracci: il vostro gesto sarà sicuramente apprezzato! Alcuni (speriamo in tanti) avranno un cartellino da attaccare alla maglia per incitare al "Free Hug". Partecipate numerosi!!!

Mercoledì 22 dicembre Giornata dell’Abbraccio Libero

Ultimo giorno di scuola prima di Natale: abbracciamoci!

Mirjam, 5BL

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Ipse Dixit Prof. Del Core: “Dai ragazzi, noi scherziamo, ma quando si scherza bisogna essere seri...”

Prof. Massel: "Se ci fosse un contatto con gli alieni, sarebbero le regioni a prendere le decisioni in materia" Alunna: "E quindi nel nostro caso sarebbe Cota". Prof. Massel: "Beh, tra verdi si capiscono meglio!"

Allieva, dopo un po’ di problemi nel legge-re una frase in latino esclama: “Oddio!” e il prof. Gabbio:“Puoi chiamarmi professore”

Prof. Priolo: “ Eh ma voi ragazzi… siete stati creati dal buon Dio durante il coffee break”

Prof. Priotti: “E’ inutile che facciate gli occhi cucciolottosi… Intanto con me non attacca!” Prof. .… “C’è la variabile causale che ge-nera chiasso qua dentro… Basta!Adesso chiamo qualcuno di superiore… Non la pre-side...ma la mia mamma!”

Ex 7 in condotta / 2

“Desidero comunicare che durante l’ora del compito in classe vostro figlio è rimasto coi glutei fuori dai pantaloni” “Gli alunni alla parola MACEDONIA si alzano e fanno un giro su se stessi” L’alunno A.S. viene chiamato per il recupero dell’interrogazione di storia visto l’esito della precedente. L’alunno declina la mia offerta dicendo di esser fiero del suo 4 e chiede con insistenza se ne può avere un altro per confermargli la media.” L’alunno O.T. arrotola come fosse un megafono il libro di geografia e lo utilizza per urlare fuori dalla finestra.” “Al mio arrivo in classe, trovo la maggior parte degli alunni, capitanati dal solito F. L., in pantaloncini, intenti a provare schemi di football americano gettandosi chi sui banchi, chi sulla cattedra e chi sull’ a-lunno S.P. provocandone l’ira e il pianto. Il tutto è coronato da urla disumane, versi di animale ed esclamazioni poco consone all’ am-biente scolastico. Chiedo l’intervento del signor Preside.” L’alunno M.C. nel fulcro della lezione di scienze mette in mostra la sua grande abilità per il baseball, lanciando dall’ultima fila una scar-pa da ginnastica in testa al compagno in prima fila urlando: ‘Strike!’” L’alunno S.D. della 3^B aggredisce il compagno M.L. seppellendolo sotto banchi e sedie “La classe ingaggia una guerra con i cancellini durante il cambio dell’ora precedente alla lezione di educazione fisica. Al mio arrivo tutta la classe si dichiara colpevole per espiare la colpa dei singoli. Richiedo l’intervento del preside. “ L’alunno L.T. rimane in bagno per mezz’ora. Al suo ritorno sostiene di aver aiutato un alunno di quinta che si era perso” “L’alunno G.P. messaggia con mia figlia in classe e chiede al sottoscritto se è libera questo pomeriggio.” L’alunno F.R. si nasconde nell’armadietto di classe facendo spaventare la sottoscritta e poi sostenendo che si era nascosto lì perchè un serial killer gli dava la caccia. Chiedo seri provvedimenti.” “L’alunno A.L. sostiene di essere stato assente perché: ‘Dovevo an-dare a caccia di vampiri con il nonno. Chiedo incontro con genitori e nonno’”.

“Humour Art”

Enigma Quiz e test di cultura divertenti 1. Dove è nato Picasso?

A) Madrid B) Malaga C) Barcellona

2. Come si chiamava l’italiano che nel 1911 rubò la Gioconda nel tentativo di farla tornare in Italia?

A) Vincenzo Perugina B) Matteo Milano C) Giovanni Roma

3. Chi è il regista di Shining? A) Reiner B) Kubrik C) Hitchock

4. Quante volte è possibile sottrarre il numero 2 dal 24

A) 10 B) 11 C) 12

5. Quale paese è entrato nell’UE nell’86? A) Danimarca B) Malta C) Grecia

6. Cosa rappresenta la lupa nel primo canto della Commedia?

A) Superbia

B) Avarizia C) Lussuria

7. Quanti bicchieri erano presenti sul Titanic?

A) 1000000 B) 100000000000000 C) se vabbè XD

8. Qual è l’unico volatile che riesce a volare all’indietro?

A) Colibrì B) Picchio C) Rondine

9. Chi ha scritto il celebre libro Dracula? A) Fenoglio B) Stoker C) Machiavelli

10. Quando è nato Marylin Manson?

A) 5 gennaio 67 B) 5 gennaio 74 C) 5 gennaio 69

Beatrice Bianco, 3C Soc

Rispos

te: 1b

-2a-3

b-4c

-5c-6

b-7c

-8a-9

b-10

c.

Ciao a tutti! Spero stiate tutti bene, sebbene comincino già a circolare i primi malanni, ma cosa più importante, si avvicina il Natale! In questo numero del giornalino, i brani saranno tutti contro tutto e tutti: brani contro la guerra, contro lo sfruttamento e addirittura contro le star hollywoodiane. Ecco i brani: Rammstein - Amerika Papa Roach - Hollywood Whore Rise against - Prayer of the refugee Rise against - Hero of War

Rise against - Give it all Guns ‘n’ roses - Knockin’ on heaven’s door U2 - Sunday Bloody Sunday

Cranberries - Zombie John Lennon - Working Class Hero Per apprendere mag-giormente il significato di ogni brano, vi consiglio di guardare anche il video di cia-scun brano. Ciao ragazzi! Aaron Matarazzo 2Cl

PORPORATO MUSIC Rubrica musicale By Aaron

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Credo che tutti conoscano questo musical del 2008 che ha spopolato, a dir poco. Basti dire che a oggi è il musical con i maggiori incas-si della storia del cinema. È il film di produzione in-glese che ha più sbancato ai botteghini ed è al numero cinquanta dei film che hanno portato più introiti alle case di produzione. Il film è la trasposizione del fortunato musical di Catherine Johnson creato sulle canzoni del notissimo gruppo svedese. La trama si articola nell’ilare ri-cerca da parte della ventenne So-phie (Amanda Seyfried) di suo padre, che lei vorrebbe l’accompagnasse all’altare il giorno delle sue nozze col giovane Sky (Dominic Cooper). La ricerca si basa sul diario che la madre (Meryl Streep) tenne l’estate in cui rimase incinta. I probabili padri sono però tre, e nessuno è in grado di capire chi dovrà accompagnare la ragazzina verso il suo futuro sposo. Malgrado la trama spensierata, il cast fa molto riflettere: a parte i tre sopraccitat e temo che non esi-stano vocaboli sufficienti a descrivere la Streep in que-sto ruolo, la pellicola può vantarsi di nomi come Pier-ce Brosnan, Colin Firth, Stellan Skarsgård, Julie Wal-ters e Christine Baranski, oltre ai camei di Björn Ulva-eus e Benny Andersson, rispettivamente il biondo e il

bruno degli Abba. Una cosa lascerà sorpresi gli amanti di cinema: tra i tanti attori che hanno partecipato alle riprese solo la Steep e la Baranski avevano già cantato prima, difatti proprio a questo riguardo Colin Firth in un’intervista disse di rammaricarsi di non essere John Travolta e di

non riuscire a ballare e a can-tare contemporaneamente in maniera molto coordinata (tranquillo, a noi sei piaciu-to!!)! Magistrali a mio parere gli attori nel rendere vive can-canzoni talvolta erroneamen-te attribuite al passato, e stra-bilianti le doti canore della Streep anche in canzoni difficili a livello vocale e in-terpretativo come the winner takes it all, e grandi lodi

anche alla Seyfried che le sta dietro alla grandissima!! Onestamente miei adorati fan non ho più parole per descrivere quello che è un futuro classico, posso solo lasciare a voi i commenti e idolatrare questo film che ha la sacrosanta capacità di farmi ridere anche dopo un bel due di greco (funziona, fidatevi!!!!!!). Non posso dire altro che…. Honey honey…. PS. E vogliamo parlare dei salti che non fa la Streep sul letto durante dancing queen?? Lara 2BCl

Gli Abba Salve miei amati discepoli, vi sono mancata? Ovvio, anche io mi manco quando non ci sono! Sapete quale è il gruppo non anglosassone che ha più venduto nei paesi anglofoni? E quello che ha venduto più vinili nella storia? Volete l’aiuto da casa? GLI ABBA!!!!!!!!!!!!!!!! Scommetto che non sapete che il fantasioso nome è in realtà l’anagramma delle iniziali dei componenti del gruppo: Björn

Ulvaeus (il biondo), Benny Andersson (il bruno), Agnetha Fältskog (la bionda) e Anni-Frid Lyngstad (la bruna), quest’ultima è general-

mente detta solo Frida. Lo sapevate che all’epoca del successo erano sposati a due a due per co-

lore? E che si sono sciolti proprio a causa dei divorzi delle coppie? Meno male che ci sono io che vi dico tutto!!

Vi dirò allora che il gruppo si unì all’inizio degli anni settanta, in principio erano solo i due uomini che assoldarono l’allora reginetta del pop Agnetha come voce solista e la norvegese Frida, di cui Benny subito si innamorò, co-me supporto. Già nel 1974 il gruppo vinse l’Eurofestival con Waterloo, nel 1976 il singo-lo Fernando raggiunse il primo posto in ben 13 paesi. Le cose da allora decollarono, fino al 1979, quando la coppia bionda decise di divorziare,

seguita poi nell’81 dalla bruna, anche se il divorzio di questi ultimi non fu pacifico come quello dei primi. Queste fratture e i diversi progetti per il futuro portarono la band all’abbagheddon. L’ultimo singolo della band risale però al 1993 ed è contenuto nel vinile AbbaGold. La band scandinava durò quindi circa un decennio, in cui sorprese per le doti musicali dei membri del gruppo (Frida ad e-sempio è una cantante d’opera) e per il cosiddetto AbbaSound, studiato dal tecnico Michael Tretow. Dagli anni 80 la band non suona più insieme, tanto che nel 2000 rifiutò di fare un solo tour, malgrado il compenso fosse di 10 miliardi di dollari (io per la metà lo farei anche a piedi il tour). Questa è la breve storia di una band epocale, che sfiorò relativamente l’Italia, ma che partecipò non poco allo sviluppo della musica nell’ultimo secolo. Lara 2BCl

Mamma mia!

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L’ autore di questo l i b r o è u n sognatore, come il professor Sognatore di Leo. Crede nei sogni, nei ragazzi, nei sogni dei ragaz-ragazzi. La Storia è fatta di sogni di grandi uomini e grandi donne, esat-tamente come le storie di ognuno di noi sono fatte dei nostri sogni da realizzare: è quello che il Sognatore insegna a Leo, ov-vero che bisogna scoprire i propri sogni, prima di tut-to, e poi cercare di realizzarli.

Secondo Leo il suo sogno è Beatrice, che è bianca come il latte (e il bianco fa paura perché è sconosciuto, vuoto) ma è anche rossa come il sangue (i suoi capelli, che so-no la cosa più bella del mondo). In Beatrice c’è il sogno di Leo, ma c’è anche una con-traddizione: come può essere bianca e rossa insieme? Come può essere l’Amore e, allo stesso tempo, fargli

capire che l’Amore non è lei? Beatrice è tutto, Beatrice è completa. Quando Leo conosce Beatrice di persona, lei sta moren-do, la leucemia (tutto quel sangue bianco…) la indeboli-sce sempre di più, ma Leo vuole salvarla. La rabbia con-tro il mondo, contro Dio, contro i genitori, gli amici che non capiscono… Solo Silvia capisce, la migliore amica, sempre disponibile, la ragazza a cui chiedere tutto. E’ così che spesso l’Amore non è una tempesta, ma un porto dove sai che sarai sempre al sicuro. Grazie a Beatrice, Leo capisce che non ha senso vivere così passivamente come lui ha sempre vissuto: scuola- casa- amici- musica- calcio, ci sono cose molto più importanti per le quali vale la pena di stare al mondo. E Beatrice sta perdendo la possibilità di vivere e realizzare i suoi sogni. Questo libro permette di identificarsi nei personaggi, dà risposte a domande alle quali raramente troviamo soluzione al momento giusto, perché non tutti abbiamo qualcuno che insegni come fa il Sognatore. Dunque, le risposte le possiamo trovare da noi, certo, ma questo libro aiuta senza dubbio a riflettere. Inoltre, è scritto con una passione che non si può far finta di non notare: c’è, esiste, qualcuno che crede che siamo in grado di rendere il mondo un po’ migliore di così grazie alla volontà di realizzare ciò che sogniamo.

E questo è il blog del Sognatore, per chi volesse continuare su questa linea di pensiero… www.profsuepuntozero.it

Elisa Garis, 1A CL

Bianca come il latte, rossa come il sangue

La moda. Che cos’è in realtà la moda? E’ la su-blime capacità di unire stile e sobrietà o, più semplicemente, un dono innato. La moda, come l’arte, ha subito numerosi cam-biamenti nel corso della storia e, anche al giorno d’oggi, è in continuo mutamento ed evoluzione. Negli anni, si sono succeduti diversi generi, da quelli sfarzosi ed eleganti a quelli essenziali e moderati . Nonostante lo scorrere del tempo, molti miti dello stile sono rimasti nelle menti e nei cuori di coloro i quali vivono l’epoca moderna. Coco Chanel è considerata l’icona di maggior tenden-za per eleganza e semplicità. “Al mattino, vestitevi, guardatevi allo specchio e toglietene un pezzo”. Cosi diceva sempre la mitica Coco, che riuscì a rivoluzionare il concetto di femmi-nilità ed a imporsi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del XX secolo. Altri modelli d’eleganza sono stati e tuttora sono Sofia Loren , Audrei Hepbur, Lady Diana e

Jacqueline Kennedy. Attualmente la moda è considerata un aspetto frivolo della vita ed è in gran parte condizionata dalla televisione che ci stimola a valorizzare troppo il nostro aspetto esteriore. Molti artisti moderni vengono seguiti ed imitati dai giovani che si identificano in questi talentuosi ragazzi. Personalmente, credo che il vero stile che dovremmo imitare sia solo e sol-tanto il nostro. Ognuno di noi è unico e dovreb-be imparare ad apprezzarsi per quello che è. Troppo spesso ci dimentichiamo della nostra importanza a causa di piccole imperfezioni che abbiamo. Ebbene sì, siamo esseri umani e come tali abbiamo pregi e difetti. Sono proprio loro che ci differenziano dal resto dell’umanità e che ci caratterizzano. Non dobbiamo dimenticare che la vera essenza di noi stessi è racchiusa den-tro di noi. Nel nostro cuore e nella nostra mente. E comunque la bellezza è in ciascuno di noi, l’importante è trovare il proprio look!

Beatrice 4C G.

È solo questione di stile

La moda passa, lo stile resta…

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Pubblichiamo le parole con le quali il prof. Mauro U-ghetto, a nome degli amici, ha ricordato Alberto Bar-Barbero durante il suo funerale. Il prof. Alberto Barbe-ro, già sindaco di Pinerolo, è stato per molti anni insegnante al Magistrale Rayneri e poi al Porporato; si è impegnato molto nel sociale e nel politico. Ha scritto Alberto nella sua lettera di commiato dalla vita pubblica :”…un unico filo conduttore mi ha guidato nell’espletamento di funzioni che richiedevano responsabilità diverse, nello scorrere degli anni e delle stagioni politiche: ho sempre concepito e vissuto la politica e l’insegnamento come servizio per il bene collettivo, a partire dai più deboli; servizio che andava ricercato e perseguito al di là degli stessi schieramenti politici…”. Sono parole sobrie, chiare, definitive. Sono parole che condensano una vita. E’ il suo testamento, la sua eredità. E’ infatti sempre rimasto ancorato a quella esortazione di un Anonimo che recita così : “Si può essere pessimisti riguardo ai tempi e alle circostanze, riguardo alle sorti di un paese o di una classe, ma non si può essere pessimisti riguardo all’Uomo”. So che “ alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il silenzio”. E’ per questo che non voglio fare un discorso commemorativo, per evitare ritualità formali e accenti retorici lontanissimi dalla sensibilità e dalla cultura di Alberto. Voglio però dire alcune cose perché se le merita e vanno ricordate in questa occasione che è anche un incontro speciale con i suoi amici e le sue amiche. E’ stato un gran camminatore. Ha percorso instancabile strade di città e sentieri di montagna, librerie e biblioteche, aule e corridoi, enti ed istituzioni. In questo suo andare da passista ha incontrato persone, ha traversato molti destini, ambienti e cambiamenti sfidando appartenenze e incrinando sicurezze di comodo. Nello zaino ha portato una tenace voglia di conoscenza sostenuta da una intelligenza aperta alla storia e alle storie. La meta era sempre la stessa: essere più vicini e più fraterni al mondo inquieto e ferito, costruire una società più giusta perché nel rivendicare la dignità di uomini liberi si arriva a toccare la nuda verità della vita. Ha scritto Luigi Pintor: “Più di tutto contano le cose quotidiane che articolano la vita e le danno continuità. Sono cose innumerevoli che incalzano sempre più velocemente col consumarsi degli anni, dei mesi , dei giorni. Mettere ordine, progettare, distrarre, frequentare persone, luoghi e stagioni, e poi accompagnare e sorreggere quando le forze sono venute meno e il corpo si ripiega su se stesso. Non c’è in una intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi”. E’ stato un buon sindaco, competente e impegnato con dedizione disinteressata in una attività nella quale ha messo “cuore, testa e tempo”. Ha vissuto il suo essere sindaco non come un’onorificenza ma come una camminata in più, per scoprire facce e situazioni della città inaspettate, per essere in cordata con altri e condividere insieme la fatica di gestire i problemi comuni e la bellezza di tentare di risolverli. Si possono fare di quel decennio tanti bilanci da

prospettive diverse ma al di là di ogni considerazione emerge con nettezza un valore, oggi un po’ fuori conio, assunto come guida di condotta: l’onestà. L’onestà come dirittura morale e rigore etico soprattutto per chi svolge mansioni pubbliche nella prospettiva del servizio da rendere al bene collettivo, l’onestà come caratteristica intellettuale che apre al confronto e ad un dialogo sempre ricercato perché tutti, uomini e donne, di fedi e provenienze diverse,

siano accolti e possano esprimere paritariamente i loro diritti di cittadinanza. Con questa laica impostazione impregnata di gratuità nei suoi mandati amministrativi ha onorato il lascito ideale di una Repubblica e di una Costituzione nate dalla Resistenza. E’ stato per molti e molte di noi un amico, “fedele alle amicizie”. Con naturale riserbo ci ha fatto compagnia nello scorrere degli anni e “dei nostri giorni in fuga”, coltivando le comuni sintonie di fondo senza mai arrendersi al cinismo della storia o dare per perduta la speranza delle nostre vite. E anche quando affiorava qualche stanchezza o la disillusione rendeva più affannoso il cammino, la sua sollecitudine , discreta, invitava a ricominciare, a riannodare la trama sfilacciata. Io credo che continuere-mo in qualche modo e da qualche parte ad incontrar-ci, a parlarci e a discutere.

Quando avrò dalla mia cella salutato gli amici e il sole e si alzerà la notte, finalmente saldato il conto, campane suonate a distesa: la porta è da tempo segnata dal sangue pronte le erbe amare e il pane azzimo: allora andremo leggeri nel vento.

David Maria Turoldo

R I C O R D O D I A L B E R T O B A R B E R O Alberto Barbero; “un grande camminatore”

Al Buniva mostra per una buona causa Quest’anno il Liceo Artistico “M.Buniva” di Pinerolo organizzerà una mostra a tema nel carcere di Torino. La domanda che viene spontanea è: perché si parla di solidarietà? In effetti a volte si può collegare la solidarietà alla beneficenza, invece io trovo che siano due modi diversi di fare del bene. La beneficenza è più nel senso materiale, infatti di solito per beneficenza si intende regalare soldi o oggetti vari; ma la solidarietà è qualcosa di più umano, regalare un sorriso a qualcuno, o ancora una speranza, secondo me può essere fatta in diversi modi, come per esempio questa mostra del Buniva. I dipinti dovranno trattare il tema di: “Passato, Presente, Futuro” riferito ai giovani, tenendo presente dei 150 anni dell’Unità d’Italia e collegato al tema del carcere (sede della mostra). Questo tema è molto difficile anche a detta dei ragazzi di IV e V dell’indirizzo di pittura del liceo artistico, che dovranno impegnarsi molto a racchiudere tutti questi temi in un solo dipin-to. Uno dei temi riguarda proprio noi ragazzi artisti compresi. Comunque sono convinta che verrà una bella mostra e soprattutto per una buona causa.

Porporato News

Pineroloindialogo.it e Serate di Laurea “Onda d’urto” non è solo il nome del giornale scolastico del Liceo Porporato, ma è anche il nome di un’associazione di volontariato denominata “Associazione Culturale Onda d’urto” onlus, fondata nel 2008 da alcuni ex allievi del Liceo, che avevano in comune proprio la frequentazione e la redazione del giornale scolastico “Onda d’urto”, dove hanno coltivato la passione dello scrivere e del fare giornalismo. Passione che attraverso l’associazione ha dato origine prima al giornale Nuvole e ora al giornale Pinerolo Indialogo, presente per ora solo in internet all’indirizzo www.pineroloindialogo.it, su facebook (http://www.facebook.com/

indialogo.apinerolo) e su Issuu (www.issuu.com/pineroloindialogo).

Qui potete trovare molti volti noti e leggere le loro rubriche. L’obiettivo è anche quello di cre-are un’occasione di dialogo alla pari con il mondo adulto (dialogo tra generazioni). Chiedete l’amicizia su facebook: vi aspettiamo!!

Un’altra iniziativa dell’Associazione Culturale Onda d’Urto è “Serate di Laurea”, che consiste nell’organizzare (gratuitamente!) per i giovani laureati del Pinerolese una serata dove possono presentare a una platea più o me-no ampia di amici e conoscenti o invitati il loro lavoro della tesi di laurea. Il tutto condito da un intermezzo musicale a loro dedicato e da un’apericena finale. L’obiettivo è di dare visibilità, riconoscimento e occasione di relazione ai giovani laureati. Finora i laureati passati per Serate di Laurea sono tre. Di cui due ex allieve del Porporato.

- Lorenzo Perassi: laurea in Archi-tettura con tesi su “Il Forte di Serre Marie” (di Fenestrelle)

Giorgia Cavalleri: laurea in Sociologia con tesi su “Modelli or-ganizzativi e cultura:adattamento della cultura aziendale in un pro-cesso di integrazione italo-tedesco”. Fanny Bounous: laurea in Ostetricia con tesi su “Posizioni materne al parto ed esiti perineali”

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Pinerolo Indialogo: Magazine di cultura e di informazione locale per il dialogo tra

generazioni.

REDATTORI e Rubriche Giulia Antonucci: "Primo Piano" Maurizio Allasia: "Arte e spettacolo " Fiammetta Bertotto: "Nuvole sopra i venti" Gabriella Bruzzone: "Personaggi" Silvio Ferrero: "Delibere comunali" ed "Eventi del mese" Beatrice Gouthier: "Giovani e lavoro” Francesca Noardo: "Arte e Architettura" Andrea Obiso: "Sport" Mario Rivoiro: "Officine della musica" Emanuele Sacchetto: "La politica" Valentina Voglino: "Sociale e Volontariato" Massimiliano Granero: “Buone News”

Per loro hanno suonato dei brani musicali:

Carlo Guassone, chitarra Tommaso Camarotto, piano

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CAMPESTRE: MOMENTO D’ANSIA O DI SVAGO? La campestre è un evento che divide l’opinione degli studenti; o la si ama o la si odia. Certo, forse il termine ODIO è esagerato, ma sicuramente non possiamo negare che non tutti gli studenti attendano con ansia questo evento. Tuttavia non è poi così terribile…. insomma si passa la maggior parte del tempo ad aspettare che la propria sezione venga chiamata al blocco di partenza e poi un semplice VIA. Ed è proprio quella breve parola che in un certo senso libera tutti noi dall'agitazione che scompare completamente quando vediamo l’arrivo. Tra di noi c’è comunque qualcuno che quando fa questa gara punta ad ottenere un qualche risultato ed arriva-re a fare la gara interscolastica. Di tutta la scuola tra queste persone abbiamo deciso di elencare i primi dieci. In fondo la campestre ha i suoi lati positivi, può essere vista come una giornata per staccare dalle solite gior-nate di scuola, perciò perché non iniziare ad apprezzarla?!

PRIMI 10 CLASSIFICATI PER CATEGORIA:

Lettere alla redazione

Mostra & Eventi Nasce una nuova rubrica intitolata “Mostra&Eventi” che raccoglierà le anticipazioni sui grandi eventi e sulle manifestazioni che suscitano attesa e

rappresentano un grosso richiamo per la Provincia. L’obiettivo per cui nasce è richiamare le attenzioni dei giovani lettori su arte e cul-

tura. Tre sono le esperienze culturali di maggior rilievo che verranno recensite nel corso di quest’anno scolastico: “Contemporary Art Torino Piemonte”, un insieme organico di Istituzioni, strutture, spazi, eventi ed attori che in sinergi-a con il Capoluogo lombardo presenta una ricca rassegna di eventi di richiamo nazionale; “Torino Film Festival”, uno dei principali Festival cinematografici italiani, nato nel 1982, che offre ancora una volta - tra scoperta e riflessione critica - uno sguardo a 360° sul cinema contemporaneo, i suoi linguaggi, i suoi autori, con par-ticolare attenzione alle cinematografie emergenti e ai giovani cineasti; “Esperienza Italiana 150°”, nove mesi di mostre ed eventi per riflettere sul processo di unificazione e di costruzione dell’identità italiana e per raccontare il meglio del nostro Paese. “Esperienza Italiana 150°” ha due cuori pulsanti in luo-ghi straordinari: le Officine Grandi Riparazioni e la Reggia di Venaria. Nelle principali sedi culturali delle città e della Regione va in scena un cartellone unico e prestigioso di eventi, dedicato all’Italia e al suo 150°: spettacoli teatrali, opere, concerti di musica classica e contemporanea, festival, rassegne cinematografiche, mostre e convegni.

Cristina Giurlero 4B SPP

RAGAZZI ALLIEVI

1°Bertalotto Fabio 1°B CL 06:38 2°Barale Andrea 1°B CL 3°Durando Federico 3°C LIN. 4°Fontana Filippo 4°A CL 5° Petretti Gabriele 5°B CL 6° Bertone Alessandro 3°B LIN. 7° Peyrot Mirko 1°A LIN. 8° Micocci Davide 2°A SOC 9°Smatoc Dimitri 1°D ES 10° Enrici Bruno 3°B SPP

RAGAZZE ALLIEVE

1°Avalle Valeria 2°C SPP 05:26 2°Dema Silvia 2°C SPP 3°Baruzzu Vittoria 1°ES 4°Damiano Laura 2°B SPP 5°Favole Annalisa 1°A SU 6°Gai Deborah 2°B SPP 7° Gabutti Martina 2°C SPP 8° Macchia Astrid 3°C SPP 9° Gravina Giorgia 2°A LIN. 10° Gerlero Virginia 2°B LIN.

RAGAZZI JUNIORES

1°Damiano Vittorio 2°A CL 06:35 2° Damiano Giorgio 2°A CL 3° Avondo Luigi 2°A CL 4°Custodero Tommaso 4°B SOC 5° Manduca Pietro 2°B CL 6° Caldo Christopher 3°A SOC 7° Spezzacatena Rocco 5°C SOC 8° Bianciotto Nicola 2°B CL 9°Gibilisco Lucio 2°B CL 10° Pronello Edoardo 2°B CL

RAGAZZE JUNIORES

1°Pagetto Tamara 4°B SPP 2° Tomei Sara 4°C LIN 3°Vecco Cristina 2°B CL 4°De Lorenzis Marta 5°A LIN. 5°Pelizzola Marta 5°C SPP 6°Chiriotti Agnese 3°B CL 7° Noardo Federica 5°B LIN. 8° Zamara Lucrezia 2B° CL 9° Salvai Cecilia 4°A LIN. 10° Bezzolato Isotta 3°A CL

Stefan

ia 4al