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Indice: Editoriale pag. 2 I° giorno di scuola pag. 2 Le verifiche “tarate” pag. 3 Intervista doppia pag. 4 /5 Dallo statuto. pag. 6 Effetto Pigmalione pag. 7 Emergenze energetiche pag. 8 Wintricks/Motivazione pag. 9 Un campione tra noi pag.10 “Tu, mio” pag.11 Lo sapevate che Re Artù p.11 Supplemento d’anima pag.12 Adesso ti racconto pag.13 Controsplash pag.14 Splash pag.15 Jack-o’-lantern pag.16 Studenti “molto felici” pag.17 Quiz di cultura pag.17 101 cose da non fare.. pag.18 Non basta un’ala… pag.20 Compiti in classe pag.21 Lettere alla redazione pag. 21 Super Vto pag.22 ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno VI,n.1, ottobre 2003 http://web.tiscali.it/liceoporporato/onda/onda_d'urto.htm — ins.resp. a.denanni

Onda d'urto Ottobre 2003

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N.1Giornale degli studenti del Liceo Porporato

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Page 1: Onda d'urto Ottobre 2003

Indice: Editoriale pag. 2 I° giorno di scuola pag. 2 Le verifiche “tarate” pag. 3

Intervista doppia pag. 4 /5 Dallo statuto. pag. 6

Effetto Pigmalione pag. 7 Emergenze energetiche pag. 8 Wintricks/Motivazione pag. 9

Un campione tra noi pag.10 “Tu, mio” pag.11 Lo sapevate che Re Artù p.11 Supplemento d’anima pag.12 Adesso ti racconto pag.13

Controsplash pag.14 Splash pag.15 Jack-o’-lantern pag.16 Studenti “molto felici” pag.17 Quiz di cultura pag.17

101 cose da non fare.. pag.18 Non basta un’ala… pag.20 Compiti in classe pag.21 Lettere alla redazione pag. 21 Super Vto pag.22

ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno VI,n.1, ottobre 2003 http://web.tiscali.it/liceoporporato/onda/onda_d'urto.htm — ins.resp. a.denanni

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La Redazione

Il primo giorno di scuola Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi inscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s'accalcava tanta gente che il bidello e la guar-dia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta. Vicino alla porta, mi sentii toccare una spalla: era il mio maestro della seconda, sempre allegro, coi suoi capelli rossi arruffati, che mi disse: - Dunque, Enrico, siamo separati per sempre? - Io lo sapevo bene; eppure mi fecero pena quelle parole. Entrammo a stento. Signore, signori, donne del popolo, operai, ufficiali, nonne, serve, tutti coi ragazzi per una mano e i libretti di promozione nell'altra, empivan la stanza d'entrata e le scale, fa-cendo un ronzio che pareva d'entrare in un teatro. Lo rividi con piacere quel grande camerone a terreno, con le porte delle sette classi, dove passai per tre anni quasi tutti i giorni. C'era folla, le maestre andavano e venivano. La mia maestra della prima superiore mi salutò di sulla porta della classe e mi disse: - Enrico, tu vai al piano di sopra, quest'anno; non ti vedrò nemmen più passare! - e mi guardò con tristezza. Il Direttore aveva intorno delle donne tutte affannate perché non c'era più posto per i loro figliuoli, e mi parve ch'egli avesse la barba un poco più bianca che l'anno passato. Trovai dei ragazzi cresciuti, ingrassati. Al pian terreno, dove s'eran già fatte le ripartizioni, c'erano dei bambini delle prime inferiori che non volevano entrare nella classe e s'impuntavano come somarelli, bisognava che li tirassero dentro a forza; e alcuni scappa-vano dai banchi; altri, al veder andar via i parenti, si mettevano a piangere, e questi dovevan tornare indietro a consolarli o a ripigliarseli, e le maestre si disperavano. Il mio piccolo fratello fu messo nella classe della maestra Delcati; io dal mae-stro Perboni, su al primo piano. Alle dieci eravamo tutti in classe: cinquantaquattro: appena quindici o sedici dei miei com-pagni della seconda, fra i quali Derossi, quello che ha sempre il primo premio. Mi parve così piccola e triste la scuola pen-sando ai boschi, alle montagne dove passai l'estate! Anche ripensavo al mio maestro di seconda, così buono, che rideva sempre con noi, e piccolo, che pareva un nostro compagno, e mi rincresceva di non vederlo più là, coi suoi capelli rossi arruffati. Il nostro maestro è alto, senza barba coi capelli grigi e lunghi, e ha una ruga diritta sulla fronte; ha la voce gros-sa, e ci guarda tutti fisso, l'un dopo l'altro, come per leggerci dentro; e non ride mai. Io dicevo tra me: - Ecco il primo giorno. Ancora nove mesi. Quanti lavori, quanti esami mensili, quante fatiche! - Avevo proprio bisogno di trovar mia ma-dre all'uscita e corsi a baciarle la mano. Essa mi disse: - Coraggio Enrico! Studieremo insieme. - E tornai a casa contento. Ma non ho più il mio maestro, con quel sorriso buono e allegro, e non mi par più bella come prima la scuola.

Cuore, Edmondo De Amicis

Studenti e prof! Il nuovo anno scolastico ha preso l’abbrivio e speriamo stia procedendo senza troppi incidenti di percorso. Chi è nuovo al Porporato, do-po un mese, può già iniziare a tirare qualche minima somma e l’augurio per tutti è: fate bene e impegnatevi. In questo primo numero dell’anno affrontiamo un discorso che pare abbia un peso non indifferente all’interno della scuola, specialmente al di qua della barricata, vale a dire tra noi studenti. C’e’ il timore fondato che molti di noi non siano valutati e giudicati per quello che valgo-no, ma per quello che mostrano o per il nome che portano. Ce lo fa notare Valentina di V A/L, la quale espone con coraggio le idee comuni a molti studenti. Affrontiamo l’argomento con serietà e desideria-mo che il dibattito intrapreso su queste pagine abbia un seguito nelle classi, tra insegnanti e studenti, per chiarirsi, per vedere se è possibile una valutazione oggettiva: insomma, per una autocoscienza re-ciproca. Siamo convinti che il dialogo è il centro di qualsiasi azione educativa, di una scuola che vuole dirsi laica e democratica. Un primo stimolo al dibattito è l’intervista doppia che vede impegnati in una ‘sfida’ a suon di paroloni il prof. Balbo e un suo allievo, Stefano di V B/L, i quali espongono il proprio punto di vista su tale questione (di qua e di là della barricata); ma non intendiamo qui togliere il piacere della scoperta. Alcune novità in questo numero: oltre ai pilastri portanti di ‘Onda’, si aggiunge una nuova rubrica che ritrae gli studenti con gli occhi degli insegnanti (Controsplash). Non mancano strafalcioni e battutone

dei prof, ne’ tantomeno un ottimo formulario per evitare figure barbine: provare per credere! Continuano le av-venture di SuperVto (come possiamo farne a meno?!?) e, volendo affrontare qualcosa di più serio, ci sono un rin-graziamento per una carissima persona che ci ha lasciati circa un mese fa e una proposta di alcuni studenti per far qualcosa di ancor più concreto in Bangladesh dove già adottiamo più di 50 bambini (ne parliamo nel prossimo N.). Intendiamo rinnovare gli auguri a tutti, a coloro i quali hanno appena iniziato e a quelli che si preparano a con-cludere dignitosamente. Buon lavoro e buon prosegui-mento con ‘Onda’!

Editoriale

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Lo statuto degli studenti è chiaro. Se l’alunno “A” tiene un pessimo comportamento in classe, sempre, senza distinzioni di professori e materie, ciò non toglie che, lo stesso alunno “A”, possa avere la media del nove pieno. Questo concetto dovrebbe essere chiaro a tutti, ed ai professori più che mai. Ma a questo punto dubito che qualsiasi studente non si sia mai posto una domanda che, forse, è na-turale: perché, in alcune materie, non si riesce ad ottenere alcun miglioramento nonostante gli sfor-zi? Perché alcuni insegnanti non premiano mai il tuo impegno, anche quando è più che evidente? Io stessa non nego di aver pensato più volte che alcune mie compagne ottengano votazioni elevate solo perché la pensano come il prof., solo perché non fiatano in classe... o solo perché possiedono un nome che è una garanzia. Non lo si può negare, alcuni professori sono infallibili in questo: valutano il tuo nome, non il tuo lavoro. Certo, questo non vale per tutti i docenti. Chiaramente i casi sono limitati, ma quando si presentano, non c’è niente da fare: l’alunno “A” avrà sempre e per sempre il suo cinque in pagella, solo perché, magari, in un giorno qualunque, ha fatto un’osservazione sbagliata ad un professore qualsiasi. E non serve parlare, discutere, cercare di capire cos’è che si sbaglia. Alcuni insegnanti ti inquadrano così, come “quello - che – ha – cinque – di – media – perché – non – studia – e – mai – studierà”. E noi cerchiamo di migliorare, di studiare di più : per un misero sei, a volte, facciamo i salti di gioia, perché per noi è già un traguardo e comunque sappiamo che tanto non possiamo pretendere di più.

Ma ecco che scatta l’accusa: l’alunno “A” non si impegna, puntando ad una va-lutazione che sia appena sufficiente. Ed ecco come, magica-

mente, la colpa è di nuovo nostra. E allora, niente da fare. Si può solo sperare che, agli scrutini finali, il tuo caro prof. provi un improvviso mo-to di simpatia nei tuoi confronti e ti conceda almeno una sufficienza scarsa.

Valentina, 5A - L

A scuola, come in famiglia e in qualunque altra struttura sociale, è importante per l’individuo sentirsi accet-tato o come dicono gli psicologi della comunicazione “confermato”. Durante una transazione comunicativa ci si può infatti sentire confermati o rifiutati. La conferma è gratifi-cante: al di là dei contenuti, noi spesso comunichiamo proprio per ottenere conferme, ossia per ricevere sim-patia, per verificare se esiste solidarietà. E’ questo uno dei principi su cui si basa la vita associata: ognuno desidera che gli altri lo confermino per quello che è o che può diventare. Il rifiuto è l’altra possibilità, ma il rifiuto può essere di due tipi. Il primo tipo di rifiuto è accettabile anche se doloroso; si tratta di un discorso esplicito che spesso ha una giustificazione in fatti che possono essere di-scussi, perciò, a volte, può anche servire alla maturazione di chi ne è fatto oggetto.(…) C’è invece un secon-do tipo di rifiuto che dà smarrimento perché produce una forma di distacco tra gli interlocutori. In questo ca-so non sono soltanto gli atteggiamenti del soggetto ad essere contestati o la “definizione” che egli dà di sé; ma si nega la realtà della persona come emittente del messaggio (disconferma): non gli si comunica “hai tor-to”, ma “non esisti” (non sei autentico, non vali nulla). Ferraris, Psicologia, Zanichelli

Sulle verifiche si è sempre discusso molto, sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, che ne so-no le “vittime”. Su questo argomento un po’ spi-noso apriamo un dibattito tra insegnanti e stu-denti , anche forte se necessario. Aspettiamo l’opinione delle due parti.

LE VERIFICHE “TARATE”

DIBATTITO

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Dallo "Statuto delle studentesse e degli studenti” Art. 1

(Vita della comunità scolastica)

1. La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica. 2. La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantag-gio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia fatta a New York il 20 novembre 1989 e con i principi generali dell'ordinamento italiano. 3. La comunità scolastica, interagendo con la più ampia comunità civile e sociale di cui è parte, fonda il suo progetto e la sua azione educativa sulla qualità delle relazioni insegnante-studente, contribuisce allo sviluppo della personalità dei giovani, ANCHE AT-TRAVERSO L'EDUCAZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA E ALLA VALORIZZAZIONE DELL'IDENTITÀ DI GENERE, del loro senso di responsabilità e della loro autonomia individuale e persegue il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali ade-guati all'evoluzione delle conoscenze e all'inserimento nella vita attiva. 4. La vita della comunità scolastica si basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compongono, quale che sia la loro età e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e cultu-rale.

Art. 2 (Diritti)

1. Lo studente ha diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi, anche attraverso l'orienta-mento, l'identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità delle idee. La scuola persegue la continuità dell'apprendimento e valorizza le inclinazioni personali degli studenti, anche attraverso un'adeguata informazione, la possibilità di formulare richieste, di sviluppare temi liberamente scelti e di realizzare iniziative autonome. 2. La comunità scolastica promuove la solidarietà tra i suoi componenti e tutela il diritto dello studente alla riservatezza. 3. Lo studente ha diritto di essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola. 4. Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le moda-lità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di au-tovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento. 5. Nei casi in cui una decisione influisca in modo rilevante sull'organizzazione della scuola gli studenti della scuola secondaria supe-riore, anche su loro richiesta, possono essere chiamati ad esprimere la loro opinione mediante una consultazione. Analogamente ne-gli stessi casi e con le stesse modalità possono essere consultati gli studenti della scuola media o i loro genitori. 6. Gli studenti hanno diritto alla libertà di apprendimento ed esercitano autonomamente il diritto di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative offerte dalla scuola. Le attività didattiche curricolari e le attività aggiuntive facolta-tive sono organizzate secondo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti. 7. Gli studenti stranieri hanno diritto al rispetto della vita culturale e religiosa della comunità alla quale appartengono. La scuola pro-muove e favorisce iniziative volte all'accoglienza e alla tutela della loro lingua e cultura e alla realizzazione di attività interculturali. 8. La scuola si impegna a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare: a) un ambiente favorevole alla crescita integrale della persona e un servizio educativo-didattico di qualità; b) offerte formative aggiuntive e integrative, anche mediante il sostegno di iniziative liberamente assunte dagli studenti e dalle loro associazioni; c) iniziative concrete per il recupero di situazioni di ritardo e di svantaggio nonché per la prevenzione e il recu-pero della dispersione scolastica; d) la salubrità e la sicurezza degli ambienti, che debbono essere adeguati a tutti gli studenti, anche con handicap; e) la disponibilità di un'adeguata strumentazione tecnologica; f) servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica. 9. La scuola garantisce e disciplina nel proprio regolamento l'esercizio del diritto di riunione e di assemblea degli studenti, a livello di classe, di corso e di istituto. 10. I regolamenti delle singole istituzioni garantiscono e disciplinano l'esercizio del diritto di associazione all'interno della scuola secondaria superiore, del diritto degli studenti singoli e associati a svolgere iniziative all'interno della scuola, nonché l'utilizzo di lo-cali da parte degli studenti e delle associazioni di cui fanno parte. I regolamenti delle scuole favoriscono inoltre la continuità del le-game con gli ex studenti e con le loro associazioni.

Art. 3 (Doveri)

1. Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente i corsi e ad assolvere assiduamente agli impegni di studio. 2. Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi. 3. Nell'esercizio dei loro diritti e nell'adempimento dei loro doveri gli studenti sono tenuti a mantenere un comportamento corretto e coerente con i principi di cui all'art.1. 4. Gli studenti sono tenuti ad osservare le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti. 5. Gli studenti sono tenuti a utilizzare correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici e a comportarsi nella vita scolastica in modo da non arrecare danni al patrimonio della scuola. 6. Gli studenti condividono la responsabilità di rendere accogliente l'ambiente scolastico e averne cura come importante fattore di qualità della vita della scuola.

DIBATTITO

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L' "effetto Pigmalione" a scuola

Spesso chi discrimina provoca in coloro che vengono discriminati comportamenti che giustificano la discriminazione. Il pregiudizio può agire, infatti, come una sorta di aspet-tativa o di attesa. Supponiamo che voi vi attendiate che i membri di un determinato grup-po siano "incapaci di badare a se stessi". Attendendovi questo comportamento sarete indotti ad avere atteggiamenti protettivi o materni verso queste persone. Ciò favorirà una dipendenza di co-storo da voi. Questo tipo di at- tese che producono gli effetti che le confermano sono state defini-te predizioni au- toavverantesi e le si osserva a volte nell'ambito della classe. Così, un insegnante che fin dall'inizio sia convinto che gli alunni sono incapaci di lavorare in modo produttivo o di risolvere determinati problemi ri-schia di promuovere quegli stessi comportamenti di resa e di impotenza che si aspetta da loro. N a t u r a l - mente non tutte le attese sono negative, come pure gli ef-fetti. Due ri- cercatori, R.Rosenthal e P.Jacobson, sottoposero a un test di inte l l igenza degli alunni delle elementari alla ripresa della scuola. Benché si trattasse di uno dei soliti test, essi fecero credere agli insegnanti che attraverso quella prova sarebbe stato possibile prevedere con certezza lo sviluppo intellettivo dei bambini nei mesi successivi. Successivamente consegnarono agli insegnanti una lista dei bambini che durante l'anno avrebbero avuto uno sviluppo intellettivo rapido. In realtà i bambini la cui intel-ligenza avrebbe dovuto sbocciare nei mesi successivi erano stati scelti a caso e rappresentavano il 20% dei bambini della scuola. In questo modo i due ricercatori avevano creato delle aspettative positive nei confronti di un gruppo di scolari in ogni classe. Scopo dell'esperimento era verificare se le at-tese che essi avevano creato negli insegnanti avrebbero indotto questi ultimi ad assumere atteggiamenti diversi nei confronti dei due gruppi di alunni op- pure no. A distanza di quattro mesi i ricercatori incominciarono a verificare gli effet-ti delle attese degli insegnanti e trovarono che il gruppetto dei bambini indicati aveva già un rendimento superiore agli altri. La diffe-renza tra i due gruppi continuò ad aumentare e divenne impressionante alla fine dell’anno scolastico. I bambini da cui gli inse- gnanti si aspettavano di più erano i più preparati e ottenevano i voti più alti. I bambini su cui non erano state create delle attese positi- ve erano valutati come meno curio- si, meno interessati, meno allegri e con minore pos-sibilità di successo in futuro. Insomma gli inse- gnanti avevano veramente prodotto ciò che si attendevano: parecchi alunni era- no migliorati non perché più intelligenti o più dotati di altri, ma sem-plicemente perché l'insegnante si aspettava che essi migliorassero. Questo fenomeno, cioè il produrre negli altri ciò che si attende da loro, è chiamato effet-to Pigmalione. L'espressione deriva dalla leggenda dello scultore greco Pigmalione. Egli realizzò una statua di tale bellezza che se ne innamorò e la statua divenne viva. Secondo Rosenthal ci sono quattro fonti di influenza sociale che operano sulla classe e che possono discriminare un alunno dall'altro. In primo luogo, gli insegnanti creano un

clima emotivo manifestando del calore e della considerazione a certi alunni, ma non ad altri. Sorridono, assentono, mantengono con loro un maggiore contatto

visivo. In secondo luogo, molti insegnanti non fornisco-no lo stesso quantitativo di informazioni a tutti gli

alunni, ma cercano di insegnare di più agli scolari che preferiscono. In terzo luogo, non sempre gli

insegnanti danno a tutti gli alunni la stessa pos-sibilità di estrinsecare ciò che hanno appreso. I fa-voriti hanno maggiori opportunità di parlare, o di rispon-

dere a delle domande difficili, e con loro l’insegnante ha più pazien-za. Infine, per quanto riguarda la correzione dei compiti, gli insegnanti possono fornire un diverso tipo di retroazione: gli alunni preferiti ricevono delle correzioni più precise e più costanti.

(in Ferraris, Psicologia, Zanichelli.)

DIBATTITO

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Abbiamo intervistato per questa seconda edizione di “Saranno iene” uno studente e un prof. relativamente alla tematica che ha impegnato le prime pagine di questo numero di “Onda”: i giudizi “condizionati” degli insegnanti.

Credi che il problema esposto da Valentina esista davvero nel mondo della scuola?

Il problema esiste: tutto sta nel sapersene fregare . Penso di sì, ma non nella forma e nelle proporzioni che mi paio-no emergere dalla lettera.

Credi che si tratti di favoritismo intenzionale oppure di un giudizio condizionato da idee preconcette o legate a giudizi passati, quindi

di una “taratura”?

Per definizione, l’insegnante etichetta lo studente in pochi istanti: l’abbigliamento, la voce, l’eloquenza del-lo studente influenzano il suo giudizio in maniera pres-soché indelebile. Sociologi e psicologi affermano che si tratti di un retaggio dei nostri antenati i quali avevano necessità d’individuare nell’estraneo se questi fosse pericoloso o meno; d’altronde ognuno nel quotidiano è portato a distinguere gli sconosciuti e a “ incasellarli “ solo dall’aspetto esteriore.La prima impressione è fon-damentale.

La domanda è mal posta, soprattutto nella seconda parte. Quali potrebbero essere le “idee preconcette”? Quali i giudizi “passati”? Non mi pare poi che il termine taratura possegga tale accezione negativa. Se capisco bene, la distinzione va fatta tra il dolo (l’intenzione di favorire) e l’involontarietà ( il favoriti-smo dovuto a cause non intenzionali): io non credo al dolo del docente, posso ammettere che, a volte, un giudizio possa essere fuorviato, ma l’esperienza e l’onestà del prof. sono in grado di porvi rimedio.

Sei mai stato coinvolto in un episodio di questo genere? Come ti sei comportato o come ti comporteresti se ti capitasse?

In tutta sincerità, non saprei rispondere. Alcuni dicono che taluni insegnanti nutrono simpatia nei miei confron-ti. Per contro sono convinto di non piacere a tal altri per il mio modo di fare. Ma ripeto, tutto sta nel non curarse-ne più di tanto.

Cinque anni fa all’inizio della carriera una mia classe venne a chiedere conto di alcune valutazioni che sembravano “viziate” da favoritismi. Subito mi arrabbiai molto, perché avevo chiara-mente spiegato che qualsiasi problema ci fosse stato a proposi-to della mia persona doveva essere trattato in classe. Riflettei sul fatto che tale atteggiamento poteva rivelare un disagio degli allievi e ne discussi con l’intera classe, la quale riconobbe di essersi sbagliata ed ammise che un dialogo PRE-VENTIVO sarebbe stato più efficace di una lamentela a poste-riori. Da quel momento non mi è più capitato

Di queste cose si parla spesso tra studenti, ma poche volte si denunciano effetti-vamente al prof. interessato: perché questo non avviene sempre?

SARANNO IENE? INTERVISTA DOPPIA

Diciamo che ciò non avviene perché non esiste un rap-porto PROF-STUDENTE all’infuori dell’ “IO-SPIEGO-E-TI-INTERROGO” e “TU-STUDI-POI-PASSI”...

I motivi possono essere vari: scarsa fiducia, timore di ritorsio-ni..Voglio però precisare che la mia esperienza in questo Li-ceo mi insegna che nessun docente qui è un “cerbero” e che si può parlare con tutti, rispettosamente ma apertamente.

Cosa scegli tra il sicurissimo metodo “non vedo, non sento, non parlo” e il rischioso “faccio presente il problema”?

L’Italia è una repubblica fondata sull’omertà. In questo caso ognuno pensi a se stesso. Che cosa serve poi andare dal prof. a frignare? Non siamo all’asilo, anche se parlare è sempre la soluzione migliore...

Il metodo delle tre scimmiette mi sembra - nel-la scuola attuale - francamente indecoroso. La mia risposta è ovvia.

I giudizi “tarati”, nel nostro istituto, rappresentano un caso sporadico o sono epi-sodi diffusi: quanto? Poco, molto, tantissimo.

Domanda poco chiara... A mia conoscenza giudizi fondati su qualche impressione pre-liminare a cui venga dato eccessivo peso sono estremamente limitati di numero.

DIBATTITO

STUDENTE (Stefano Druetta 5 b L) INSEGNANTE (Andrea Balbo)

Page 7: Onda d'urto Ottobre 2003

Intervista Doppia

Inutile chiedere un’ opinione sui giudizi “condizionati”… ma da alunno, se tu in prima persona ne avessi biso-gno (per qualcuno infatti è un’arma di sopravvivenza!), saresti così forte da rifiutare un favoritismo?

STUDENTE INSEGNANTE

Altra domanda poco chiara ... Propongo solo un esempio relativo ad una mia classe. Lo scorso anno ho attribuito ad una mia allieva, in un compito di autori e letteratura latina a fine anno, il voto di 5/10. Se avessi ragionato secondo la media avrei dovuto abbassare la valutazione complessiva. Si noti che la studentessa aveva sempre ottenuto valutazioni molto alte, dal 7 al 10. Ho rite-nuto opportuno considerare tale evento come un incidente di percorso senza tenerne conto nella valutazione finale. Se questo è un favoritismo, la ragazza non l’ha rifiutato. A me sembra solo un atto di buon senso.

Cos’è che spinge i prof. a dare un giudizio condizionato? Dai una percentuale a questi esempi: cattiveria, superficialità, severità e buona fede.

Direi che cattiveria, superficialità, severità e buona fede non c’entrano. E’ la scarsa competenza dell’insegnante stesso che ci mette nei casini. Fateci caso, solo con gli insegnanti che non sono all’altezza di tale definizione si hanno questi proble-mi perché, cari studenti e prof., non basta una parola su un pezzo di carta o un concorso vinto per essere ciò che si fa. Sono dure considerazioni, realistiche in ogni caso e Onda è un ottimo mezzo per far pensare

I giudizi erronei sono attribuibili da chiunque: li causano disattenzione, scarsa conoscenza dell’allievo a inizio anno, inesperienza da parte dei più giovani (me compreso), buona fede (che di solito va a vantaggio dell’allievo). Escluderei cattiveria e superficialità. Spezzo una lancia molto grande a favore della severità: esser severi non significa tiranneggia-re, ma educare al rigore, alla disciplina e alla precisione

Un nome, una garanzia: cosa pensi dell’effetto Pigmalione?

Qualcuno qui dentro ha stretti legami di sangue con qualche eccellente personaggio? Per il resto si vedano le risposte date in precedenza...

Può anche darsi che si verifichi:credo però che sia l’eccezione e non la regola .

BOTTA ( Prof.Balbo ) L’asserzione di partenza della lettera di Valentina è una forzatura ed è paradossale ( penso volu-tamente). L’art. 4 comma 3 dello Statuto dice: ”Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto”, ma esso deve essere letto insieme all’art. 3 comma 2 (“Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d’istituto, dei docenti, del personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto,anche for-male, che richiedono per se stessi”). Mi pare che il caso delineato da Valentina neghi in sé tale norma. Inoltre, mi sembra anche un modo per darsi la zappa sui piedi in maniera contraddittoria: com’è possibile, “con un pessimo comportamento in classe”, vale a dire essendo disattenti, maleducati e irrispettosi, raggiungere la preparazione necessaria per ottenere una buona valutazione? Direbbe Valentina: perché poi nei compiti si conseguono buoni risultati. Qui casca la pera: bisogna distinguere tra la MISURAZIONE ( i voti e le “medie”, per intenderci ) e la VALUTAZIONE, che presuppone la rifles-sione sui miglioramenti o peggioramenti della persona e sugli sforzi che ha compiuto per raggiungere determinati risultati.

BOTTA & RISPOSTA

RISPOSTA (Ylenia 5 AL) Quello che Valentina e comunque tutti noi ragazzi intendia-mo è che molto spesso non si riesce a discutere con gli insegnanti. Secondo me, durante una lezione non si deve semplicemente far sì con la testa, come un automa, ad ogni cosa che l’insegnante dice, si può invece discutere su un certo argomento, senza per questo smettere di portare rispetto all’insegnante. Un’altra cosa che ci terrei a dire è che alcuni insegnanti, credo che non sia un mistero per nessuno, per quanto una persona faccia un bel compito, le daranno sempre 5/6 o 6/7! E non importa il comportamento del ragazzo/a in classe: il voto dipende solo dal nome! P.S. Per me gli insegnanti devono valutare solo ed esclusivamente i compiti o le interrogazio-ni e non la persona.

Pubblichiamo le prime risposte all’intervento di Valentina: ne aspettiamo altre!!!!

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Ecco finalmente l’autunno! La gente è contenta che sia finito (?) il tanto odiato “gran caldo” di quest’estate, quando tutti attendevano con ansia le previsioni del tempo, in cui, i meteorologi, confusi, assumevano un’espressione a metà fra l’allegro e il depresso annunciando il “bel tempo” dell’indomani. Notizia che Occupa-va regolarmente la prima pagina di tutti i telegiornali, in cui inviati “speciali” insistevano a rincorrere per le stra-de lavoratori e turisti italiani assillandoli con la classica domanda: “fa caldo? Quale rimedio contro il caldo?” E quale miglior provvedimento di un condizionatore, e/o un ventilatore elettrico, o , più semplice, una gita in macchina fuori città o un gelato appena tolto dal freezer, una bibita gelata, piscine… Tutte attività per cui non si indugia a consumare energia quanta se ne dispone. Assieme alle fabbriche, alle combustioni e a migliaia di altre attività umane, produttrici di anidride carbonica, una delle cause,probabilmente principali delle alte temperature (effetto serra) che solo quest’estate si sono rese così evidenti.

Si calcola che negli ultimi 20 anni l’anidride carbonica sia aumentata del 25%; entro il 2020 l’aumento sarà del 60%; le temperature pas-seranno da 1,5°C a 5,8°C; il livel-lo dei mai si alzerà di 14– 80 cm; crescerà il rischio di alluvioni e di periodi di siccità. La domanda mondiale di energia

continua a salire del 2% l’anno, mentre quella di elettricità dovrebbe raddoppiare entro il 2020. L’Italia (60 milioni di abitanti) immette ogni anno nell’aria tonnellate di gas dannosi e l’Europa (5% della popolazione mondiale) è responsabile del 25% delle emissioni di gas serra. Inoltre le foreste, che assorbono parte dell’anidride carbonica prodotta, sono sulla via della distruzione.

Gli effetti che provocherebbe il surriscaldamento del nostro pianeta non sono indifferenti: • Distruzione di un terzo degli habitat del mondo

entro il 2100(zone artiche, foreste tropicali) e incremento di precipitazioni e inondazioni; ciò si ripercuoterebbe sugli equilibri sociali e si vedrebbe l’estinzione di molte specie, tra cui l’orso polare e i tetraonidi (galli, pernici, fagia-ni)

• Innalzamento del livello del mare, per lo scio-glimento dei ghiacciai ed espansione termica, conseguente sommersione di estese aree co-stiere, con le città che vi sorgono (Venezia, New York, Londra, Shanghai), e si rileverà la perdita di acqua potabile a causa di infiltrazio-ni saline.

• Già dall’anno scorso in Italia si accennava una possibile futura netta divisione climatica tra nord (aumento di precipitazioni, alluvioni e dissesti sempre più frequenti) e sud (avviato alla desertificazione).

Si stanno cercando soluzioni: Novembre 2001: Protocollo di Kyoto, prevede una riduzione mondiale delle emissioni di gas responsabili dei cambiamenti climatici del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2012. Questo richiederebbe una riduzione delle emissioni del 60-80%. Uno scienziato americano, Craig Venter, sta cercando di creare, con l’ingegneria genetica, una nuova specie di batteri cambiando le loro funzioni metaboliche al punto di trasformarli in depuratori biologici di anidride carbo-nica da usare nelle centrali energetiche. Essi trasformerebbero la CO2 in idrogeno.

Ma al momento sarebbe solo necessario abbandonare il mito della crescita quantitativa ed indifferenziata della produzione tanto cara ala nostro sistema, per cui necessaria una co-stante ed affannata ricerca di sempre nuova, abbondante ed economica energia. Inoltre la riduzione del consumo di energia e di CO2 deve partire dalle nostre case!

Per ulteriori informazioni e per “pesare” le nostre scelte sull’ambiente si possono visi-tare i siti: www.bancadelclima.it www.focus.it/impronta

Francesca 3AL

EMERGENZE ENERGETICHE

SPORTporato NEWS

- CAMPESTRE : 5/11 dalle 9.10 ( classi I,II,III ) - dalle 11 ( classi IV, V ); - TORNEO DI PALLAVOLO : periodo Ottobre/fine Marzo . Le classi vin-centi rappresenteranno il Liceo alle fasi Pinerolesi . - NUOTO LIBERO -speciale scuola -: LUN/VEN h 13/15 costo 2.10 € - NUOTO CON ISTRUTTORE E ACQUAGYM : LUN/VEN h 14.10/15 -costi : ISTRUTTORE: 10 lezioni 25€ ACQUAGYM : 10 lezioni 30€

E NON DIMENTICATE TUTTE LE ALTRE ATTIVITA’ POMERIDIANE!!!

Page 9: Onda d'urto Ottobre 2003

LA MOTIVAZIONE - UNA MARCIA IN PIÙ! Tutti noi quando desideriamo ardentemente una cosa, mettiamo in atto una serie di mec-canismi rivolti ad ottenere quel fine. Vorremmo arrivare alla meta il più presto possibi-le, ma sappiamo che più la cosa è insperata, più dovremo concentrare le nostre forze, senza arrenderci di fronte agli ostacoli che troveremo sulla nostra strada. Questa voglia di andare avanti, questa energia che ci fa sperare, questa molla che ci sprona si chiama "motivazione". La motivazione quindi è la spinta che anima e sostiene un'azione o un comportamento, per soddisfare un bisogno. Si distinguono due tipi di motivazione: interna ed esterna. La prima scaturisce dai valori e dagli interessi della persona. Nasce da un desiderio di costruire qualcosa per se stesso, è un modo per confrontare le aspirazioni con le capacità; è una sfida a misurarsi, ad autorealizzarsi. La seconda è promossa da stimoli esterni ed è data dalla pressione di compiacere gli altri, dal bisogno di avere successo, serve a dimostrare agli altri il pro-

prio valore per ricevere lodi e approvazioni. E' data quindi da una smania di competere con gli altri. Nell'ambito scolastico in molti casi le scarse prestazioni degli alunni sono da attribuire più a problemi motivazionali che a fattori direttamente connessi a deficit cognitivi specifici. Vediamo quali comportamenti sono spesso associati ad una buona motivazione ad apprendere. Esiste un generale accordo sul fatto che gli studenti motivati a scuola sono quelli che durante la lezione stanno attenti e dimostrano interesse per le attività, alzano spesso la mano per intervenire, chiedono aiuto quando ne hanno bisogno, sono tenaci nei tentativi di risolvere i loro problemi, svol-gono le consegne più di quanto sia strettamente richiesto per avere la sufficienza. Molti alunni con difficoltà sembrano essere disinteressati o non motivati ad apprendere: alcuni mostrano un senso d'impotenza o si impegnano poco, altri sembrano motivati, ma sono così preoccupati delle loro prestazioni che evitano esperienze nuove perché rischiose e temono il fallimento. I deficit motivazionali hanno ovvie ed importanti conseguenze sui processi scolastici; in particolare, la capacità di perseverare nello studio nono-stante le difficoltà ed i momenti di stallo, può essere un fattore determinante del successo di una persona a scuola prima e nella vita poi. Perciò, lo sviluppo della motivazione ad apprendere negli alunni è un obiettivo primario che richiede interventi mirati ed è il risultato tra le caratteristiche dello studente ed i metodi didattici applicati.

Elena Petrobelli, psicopedagogista

WINTRICKS - Trucchi di Windows

SPAM: cosa ho fatto per meritarlo?

Lo SPAM è tutta la posta di carattere commer-ciale che arriva nella nostra casella e-mail, sen-za che sia stata avnzata in nessun modo alcuna richiesta. In pratica lo SPAM è l'equivalente elettronico dei volantini pubblicitari che ogni giorno riem-piono la nostra cassetta della posta, con l'unica differenza che per poter leggere questo tipo di pubblicità dobbiamo scaricarla a nostre spese. Lo SPAM è pertanto un tipo di corrispondenza particolarmente fastidiosa e sgradita. L'unico modo veramente efficace per evitare lo SPAM è di non rendere pubblico il proprio indi-rizzo email. Questo perché gli SPAMMERS, cioè le persone che ricorrono a questa pratica, ricer-cano indirizzi email per arricchire il proprio database prendendoli da pagine web, ne-wsgroup, mailing list, chat, forum e discussione ecc. Per questa ragione abbiamo deciso di non dar corso alla richiesta di alcuni studenti di creare un data-base di indirizzi e-mail di studenti del Porporato nelle pagine web del nostro sito. Lo faremo solo attraverso una rubrica su “Onda d’urto”

A.D.

Come difendersi dalla posta spam

I modi per difendersi dagli spammer sono molteplici. Alcuni riguardano la prevenzione, legata ad alcuni comportamenti sulla Rete, altri sono legati ai cosiddetti programmi anti spam o filtri. La lotta alla spam può essere con-dotta a vari livelli. Il bene più prezioso per uno spammer sono gli indirizzi di email. Nel proprio piccolo ogni utente può adottare piccoli accorgimenti per mascherare e rendere difficile il reperimento degli indirizzi email. 1. Non diffondere il proprio indirizzo con leggerezza. E´ bene sapere sem-

pre a chi si sta dando la propria email. Questo accorgimento va adotta-to specialmente quando ci si iscrive ai servizi di determinati siti.

2. Quando si invia una mail a molti destinatari è bene mascherare gli altri indirizzi alla vista di ogni singolo ricevente. Tutti i programmi di po-sta elettronica più diffusi offrono questa possibilità. La visibilità degli indirizzi multipli dipende dalla casella in cui questi indirizzi vengono inseriti. Sotto la casella Cc (che serve a spedire il messaggio a un gruppo di indirizzi "scoperti", ovvero dove ogni utente può vedere anche tutti gli altri indirizzi) ne esiste un´altra: in Eudora e in Netsca-pe Communicator si chiama Bcc, in Microsoft Outlook in lingua ita-liana Ccn. Inserendo gli indirizzi di posta elettronica in questa casella, ogni destinatario potrà vedere solo il proprio indirizzo.

3. Non diffondere i cosiddetti "virus alerts" (i messaggi che mettono in guardia contro un nuovo virus). Da un lato questi possono rivelarsi degli ottimi sistemi per raccogliere indirizzi, dall´altro non è tramite questi messaggi che si fermano le epidemie di virus su Internet. Inol-tre i "virus alerts" sono di fatto dei messaggi di spam.

4. Mascherare sempre il proprio indirizzo quando si partecipa a un gruppo di discussione (Newsgroup). Una delle fonti principali di indirizzi e-mail per gli spammer sono proprio i Newsgroup. Esistono infatti dei programmi chiamati "bot" che automaticamente scaricano dai gruppi di discussione tutti gli indirizzi disponibili.

5. Se si è vittime della spam si possono utilizzare dei programmi di filtrag-gio automatici.

6. Non rispondere mai a un messaggio di spam con toni offensivi. Il risul-tato poterebbe essere una "mail bomb" (bomba postale) ovvero il reca-pito di migliaia di messaggi alla propria casella o una flame war ovve-ro una guerra di messaggi di insulti. In entrambi i casi il risultato è che la casella email risulterà inutilizzabile.

Da www.Tin.it

INDIRIZZI MAIL STUDENTI DEL PORPORATO Marco Benigno 3c S [email protected] Alberta Vicino 4b G [email protected] Roberta Ghignone 3a Spp [email protected] Mattia Casabona 4b G [email protected] Lorenzo Rasetto 4b G [email protected]

(chi vuol inserire in questo indirizzario la propria e-mail la segnali alla redazione)

Page 10: Onda d'urto Ottobre 2003

Bene, iniziamo… Come ti chiami e che classe frequenti? Sono Annalisa Gentilucci e frequento la 1ª linguistico. Che sport pratichi e da quanti anni? Tiro con l’arco da circa sei anni. Chi te ne ha parlato? È stato mio fratello, lui tirava già con l’arco e mi ha convinta a provare. Cosa ti ha spinta a scegliere questa disciplina così poco co-mune? Proprio il fatto che è uno sport insolito. Mi affascinava e divertiva l’idea di fare qualcosa di diverso. Quanto tempo vi dedichi? Circa otto ore settimanali. In più ci sono le gare che general-mente si svolgono di sabato e domenica. Ma ti rimane tempo per altro?! Quanti sacrifici comporta? In effetti tanti! È uno sport agonistico che mi impegna per molte ore. A volte bisogna rinunciare alle uscite con gli amici o ad altri divertimenti. Comunque, con un po’ di organizzazione, si tro-va il tempo per tutto. Allora, cosa si prova ad essere arrivata seconda ai campionati italiani? È un traguardo importante che non pensavo di raggiungere! Trovarsi sul podio è una grande e-mozione! Cosa consigli a chi vorrebbe praticare il tiro con l’arco? Bisogna avere delle qualità

particolari? Può praticarlo chiunque, ovviamente con impegno ed allenamento. Ci vuole anche molta concentrazione per posi-zionare il mirino. A differenza di quello che si pensa, la mira è una delle cose meno importanti. L’unica cosa che conta è il movimento delle braccia e della schiena. Pensi ad un futuro in questo sport? Eh, mi piacerebbe. Impegnarmi ed arri-vare sul gradino più alto del podio sa-rebbe una grande soddisfazione!

Sara 1B L

un campione fra noi...” Nuovamente alla ricerca di giovani campioni che condividono con noi i banchi di scuola, questa volta abbiamo intervistato Annalisa, tiratrice con l’arco

Page 11: Onda d'urto Ottobre 2003

“Tu, Mio” Anche voi rientrate in quella categoria di ragazzi e ragazze che amano leggere, ma che non ne trovano mai il tempo? Se la risposta è affermativa, questo è il libro che fa per voi: si intitola “Tu, mio” di Erri De Luca. Certo, come autore non è dei più famosi ma è davvero molto bravo. E’ un libro corto (meno di duecento pagine) che si legge in fretta, ma al-lo stesso tempo molto profondo. “Tu, mio” è la storia di un adolescente, che in un’estate del dopo guerra, sull’isola del Monte Epomeo, impara a crescere e a diventare adulto. Con lui cresceranno anche la sua passione per la pesca (il mare infatti è molto importante in questo libro) e la sua voglia di sapere, di conoscere i motivi di quella guerra entrata di forza nella sua vita. Lo aiuteranno a capire Caia, una ragazza ebrea più grande di lui, che ha vissuto direttamente la guerra come vittima, e Nicola , un pescatore, che la guerra l’ha dovuta fare andando con-tro tutti i suoi principi morali. In questa estate scoprirà le atrocità della guerra e le dolcezze dell’amore, un amore un po’ stra-no, quasi magico che prova per Caia. In un turbinio di sensazioni di un corpo che matura, di emozioni mai provate, di ricordi e rac-conti di guerra, tra un‘uscita in barca per pescare e una serata in spiaggia con Caia, questo ra-gazzo diventa adulto. Non solo per le prove superate in mare, la cotta per una ragazza più grande o per la prima bar-ba in faccia, ma per un nuovo desiderio: la voglia di vendetta. Voglia di vendicarsi di tutto il male fatto da quella guerra, che finalmente ha imparato a cono-scere grazie a chi l’ha vissuta. Questo è un libro che può piacere un po’ a tutti: i ragazzi potranno ritrovarsi nel personaggio e magari ameranno di più le parti di pesca, alle ragazze invece piacerà forse di più la “storia” complicata tra il protagonista e Caia.

Giulia 4°a/Ginnasio

LETTURE

… e le sue leggende hanno fatto di nuovo par-lare sé? Il mitico guerriero citato in numerose battaglie britanniche ha dato un’altra prova della sua reale esistenza. Infatti, oltre al ritrovamento di due corpi a Glastonbury, che furono successivamente at-tribuiti al monarca e alla sua consorte p e r v i a d i un’iscrizione ritro-vata vicino ai due corpi (che diceva: “Qui, nell’isola di Avalon, giace l’inclito Re Artù con la sua seconda moglie.” La quale

permise anche di identificare Glastonbury co-me la leggendaria isola di Avalon), poco tem-po fa ci è giunta la notizia di un nuovo ritrova-mento, non più a Glastonbury, bensì a Tinta-gel, in Cornovaglia, luogo associato ipotetica-mente alla nascita del sovrano; e, appunto, questo ritrovamento sembrerebbe confermare quest’ipotesi, grazie ad un’altra iscrizione. Si tratta di una tegola sulla quale ci sarebbe scrit-to: “Re un tempo e per sempre”, che allude anche all’antica credenza per cui, l’eroe mai morto , ma provvisoriamente scomparso. Ma ora rimane ancora un dubbio, alla luce di tutti questi rinvenimenti viene spontaneo da chie-derci, Re Artù, Ginevra, Avalon, Tintagel… è possibile considerarli ancora solo una leggen-da? Romina 2° C L

Lo sapevate che RE ARTÙ...

Page 12: Onda d'urto Ottobre 2003

SUPPLEMENTO D’ANIMA Dibattito sulla spiritualità (by Irene)

I HAVE A DREAM "Oggi vi dico amici, che, anche se dobbiamo ancora affrontare le difficoltà presenti e future, io ho un sogno. E' un sogno che affonda pro-fondamente le sue radici nel sogno americano. Io sogno un giorno in cui le nazioni si sveglie-ranno e vivranno pienamente l'autentico signifi-cato della frase :"In verità vi dico: tutti gli uo-mini sono uguali". Io sogno un giorno in cui sulle colline di terra rossa della Georgia i figli degli ex schiavi ed i figli degli ex padroni potranno sedersi insieme alla tavola della fratellanza. Io sogno un giorno in cui anche lo stato del Mississipi, uno Sato che brucia nel fuoco del-l'ingiustizia, nell'inferno dell'oppressione, sarà trasformato in un'oasi di libertà e giustizia. Io sogno un giorno in cui i miei quattro bambi-ni potranno vivere in una nazione dove non sa-ranno giudicati in base al colore della loro pelle ma solo per la qualità del loro carattere. Oggi io ho un sogno. Sogno un giorno in cui l'Alabama con i suoi razzisti pieni di livore, con il suo governatore dalle cui labbra sgorgano pa-role di ostilità e di disprezzo, bene, sogno un giorno in cui l'Alabama diventerà un luogo in cui le ragazze ed i ragazzi di colore possano da-re la loro mano ai loro coetanei bianchi, come fratelli e sorelle. Oggi io ho un sogno. Sogno un giorno in cui ogni valle potrà elevarsi ed ogni collina ed ogni montagna annullarsi, un giorno in cui ciò che è scabro diventerà liscio e ciò che è piegato drit-to, un giorno in cui la gloria del Signore sarà rivelata e tutte le creature potranno contemplar-la. Questa è la nostra speranza. Questa è la convin-zione che io porto con me ritornando nel Sud. Con questa fede noi saremo capaci di rilanciare la pietra della speranza oltre le vette della di-sperazione. Con questa fede potremo trasforma-re la dissonante cacofonia della nostra nazione in una meravigliosa sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo capaci di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare in carcere insieme, di lottare insieme per la li-bertà sapendo che un giorno noi saremo liberi. Martin Luther KING, Washington, 28 agosto 1963

Martin Luther King (1929 - 1968)

Biografia e tappe principali della sua vita

• Pastore battista e uomo politico, principale sostenitore e guida della protesta non violenta dei neri d’America contro la segregazione razziale.

• Nel 1947, ordinato pastore, comincia la sua sfida alla se-gregazione in Alabama;

• nel 1955 guida il boicottaggio dei mezzi pubblici di Mon-tgomery, protestando per l’arresto di Rosa Parks;

• in carcere • intensifica la sua campagna per i diritti civili (iscrizione dei

neri nelle liste elettorali, abolizione della segregazione raz-ziale, migliorare la qualità dell’istruzione)

• nel 1963 si ha la marcia a Birmingham (Alabama); • in carcere • si reca in India per conoscere l’ambiente, la cultura e il

messaggio del Mahatma Gandhi ed approfondire il "satyagraha" : il principio della persuasione nonviolenta

• 29 agosto 1963 a Washington avviene la grande marcia pacifista - 250.000 persone - conclusa con il celebre di-scorso: “I have a dream…” "…Sogno che sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi padroni possano sedere insieme al tavolo della fratellanza"

• in carcere e minacciato; le bombe e le ritorsioni del Ku Klux Klan;

• sostegno e aiuto del Presidente Kennedy; • nel 1964 approvazione del Civil Rights Bill (abolizione

della segregazione nei servizi pubblici e nelle scuole); • nel 1964 a Oslo riceve il premio Nobel per la pace; • nel 1965 è a Los Angeles dove si oppone alle frangie più

violente del suo movimento; • il 4 aprile del 1968 viene assassinato a Memphis, nel Ten-

nessee

L’amore è il potere più duro che vi sia al mondo” M.L.King

Page 13: Onda d'urto Ottobre 2003

ADESSO TI RACCONTO…

IL MIO VIAGGIO NELLE FILIPPINE

" Quest'estate ho avuto la possibilità di vivere un'esperienza molto bella e so-prattutto molto toccante. Sono stata, grazie a due cari amici, nelle Filippine, nell’isola di Cebu, dove c’è una missione umanitaria gestita da Regina, una donna filippina. Ormai da cinque anni tra alcuni paesi Piemontesi (Luserna S. Giovanni, Pinerolo, Barge, S.Front) e l'i-sola di Cebù ci sono dei contatti e non solo: alcune persone hanno deciso di aderire alla Scholar ship programme, un’iniziativa ideata da Regina per seguire i bambini poveri e meno fortunati, le loro famiglie attraverso l'adozione a distanza, senza la quale non potrebbero andare a scuola e quindi migliorare le loro prospettive di vita. Prima di questo viaggio nelle Filippine, quando mi parlavano di "povertà" potevo soltanto immaginare quello che significa questa parola; quando ho visto a tu per tu dei bambini mal nutriti, costretti a lavora-re, e intere famiglie costrette a vivere in baracche abusive… beh l'ho capito veramente. Molte volte camminavo per le strade piene di gente e mi sentivo inutile, impotente, ma quando vedevo che con un mio sorriso loro erano felici per un giorno intero come se avessero mangiato, allora tutta la mia tristezza svaniva e capivo quanto fosse importante per loro anche solo uno sguardo, una parola. È stato bello vivere tra loro, impari molte cose che ti restano dentro e che magari prima non conoscevi bene, come per esempio "la condivisione". Noi che abbiamo tutto non sappiamo dividerlo con nessuno, mentre loro, con mille problemi, sono i pri-mi a farlo. È gente dignitosa, che non chiede mai nulla, anzi più tu cerchi di dare a loro e più loro cercano di ricambiare, con stupendi risultati. Questo in generale. Ora voglio parlarvi dei bambini "sponsorizzati", cioè adottati a distanza. Sono bambini, che hanno alle spalle molte storie tri-sti, ma nonostante tutto hanno ancora voglia, come tutti gli altri, di vive-re… e il sapere che, anche se lontano, qualcuno li aiuta, li rende con-tenti. Pur vivendo con le loro famiglie e avendo cioè un papà ed una mamma, per loro gli "sponsor" sono altri "papà" e altre "mamme"!!! Ognuno di loro, tramite lettere e fotografie, comunica con la famiglia-sponsor per far sì che tra chi aiuta e chi viene aiutato ci sia un contat-to… Questa è stata la mia meravigliosa esperienza, nella quale ho avuto modo di conoscere i due bambini che adotto. Vi auguro di poter, un giorno, vivere dei momenti così belli per capire che i poveri in certe circostanze, siamo noi…" Ecco quello che la nostra "autrice" ci ha raccontato, speriamo vi abbia fatto riflettere e vi abbia interessato… anche se la vicenda in se' e al-quanto "disastrosa"… Tutti noi, siamo invitati a fare un piccolo gesto per migliorarla, basta volerlo… Giorgia & Alessandra 5°A gin.

Questa rubrica è stata ideata per far conoscere esperienze serie e meno serie di studenti del Porporato (e non solo). Apriamo con il racconto di Anna Gazzera, dellla 5° A Ginnasio/Classico.

Chi ha qualcosa da raccontare (di serio, meno serio, comico, tragico, insomma un po’ di tutto…) si metta in contatto con la redazione

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Contro splash

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splash

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Jack-o’-lantern I mostri sepolti si svegliano, i licantropi ululano, le streghe inforcano le loro scope e sfrecciano nel cielo, dalle foreste di querce escono gli gnomi e dal ventre della terra scaturiscono i demoni abissali.. tutto questo è…

Tutti almeno una volta ci saremo chiesti chi è Jack-o’-lantern o da dove deriva la tradizione dell’intagliare le zucche.

Ebbene La tradizione di Jack-o’-lantern deriva probabilmente dal folklore irlandese. Narra la leggenda che un uomo di no-me Jack, noto baro e malfattore, ingannò Satana sfidandolo nella notte di tutti i santi a scalare un albero sulla cui cortec-cia incise una croce intrappolandolo tra i rami. Jack fece un patto col diavolo: se non lo avesse più indotto in tentazione lo avrebbe fatto scendere dall'albero. Alla morte di Jack, continua la leggenda, gli fu impedito di entrare in paradiso a causa della cattiva condotta avuta in vita, ma gli fu negato l'ingresso anche all'inferno perché aveva ingannato il diavolo. Allora Satana gli porse un piccolo tizzone d'inferno per illuminare la via nella tremenda tenebra che lo attorniava. Per far durare più a lungo la fiamma Jack scavò un grosso cavolo rapa e ve la pose all'interno.Gli irlandesi usavano in origine i cavoli ra-pa ma quando nel 1840 arrivarono negli USA scoprirono che le rape americane erano piccole, ma anche che le zucche era-no più grosse e più facili da scavare dei cavoli rapa. Ecco perché tutt'oggi Jack-o’-lantern è una zucca intagliata al cui in-terno è posata una lanterna. C’è anche da dire che Halloween non sarebbe lo stesso senza i sorrisi un po' cattivi delle zucche illuminate.

Ecco qui di seguito i consigli per intagliare al meglio la zucca!!

Innanzitutto cominciare disegnando su un foglio il volto che si vuole creare. Poi scegliere una bella zucca, senza imperfe-zioni, così è più facile intagliarla!! È fondamentale utilizzare alcuni strumenti di base: come uno scalpello a V, con cui si

tracciano le linee sul volto della zucca e un coltello da cucina ben affilato ma non troppo flessibile che invece si adopera per intagliare i tratti del volto. In seguito scaviamo un buco sul fondo della zucca per metterci la candela o un'altra fonte di luce. E infine otteniamo una bella riproduzione di Jack-o’-lantern !!! La cosa più importante è non avere paura: Se si rovina la zucca, la si usa per fare una bella torta e si ricomincia da capo! A proposito di torte.. eccovi la ricetta di un goloso dolce di Halloween!

Dolce di mais e zucca

Ingredienti 400 gr. di zucca gialla dolce lessata, 100 gr. farina gialla e 150 farina bianca di mais, 4 uova, 100 gr. Di zucchero, 80 gr

burro, 1 dl. di liquore all'arancia, 1 fialetta di vaniglia, 1 cucchiaio di lievito in polvere zucchero a velo, sale

Preparazione Tagliate la zucca dopo averla lessata a dadi e frullatela. Fondete il burro e lasciatelo intiepidire.

Incorporatelo alla zucca insieme allo zucchero alle uova e aggiungete un pizzico di sale, la vaniglia e la farina gialla, la fa-rina bianca, il lievito e il liquore.

Mescolate bene tutto.Imburrate una grande teglia da forno con i bordi alti e spolverate il fondo con la farina gialla. Versate il composto e cocete a 170° per circa 40 minuti.

Sfornate il dolce, lasciate raffreddare e polverizzatelo

… per saperne di più: www.hallowueen.it Romina & Milly II° c/l

Attese serie e meno serie di alcuni studenti “molto felici...”

È purtroppo iniziato un nuovo anno scolastico: gli studenti, “davvero felici”, mi hanno raccontato - non chiedetevi il per-ché - cosa si aspettano per questo “ simpaticissimo, nonché pieno di gioia” anno di istruzione scolastica (a meno che la Moratti non se ne inventi una nuova…) Giulia vuole fare un corso di botanica, Sara vuole vincere Sanremo (e non sta scherzando n.d.a.). Stefano invece ha affermato di volersi diplomare decentemente, di prendere la patente (non si sa dove n.d.a, n.d.s…). Cri-stina ha detto che vuole fare un corso di equitazione, Giorgia ha deciso di frequentare un corso di teatro perché sogna di fare l’attrice (potete vedere il suo primo film in onda su Telecupole alle 23.15 di Sabato 25 ottobre), Sara vuole divertirsi ma allo stesso tempo impegnarsi a scuola (in modo accettabile n.d.r), Eleonora vuole diventare una scrittrice (si spera af-fermata n.d.a.). Federica desidera ottenere il massimo dei voti all’esame, Elena ha scelto il liceo Linguistico per imparare le lingue (sagace, vero? n.d.a.) e fare tanti viaggi e Alessandro si augura di conquistare Francesca. Conclusioni: questo articolo utile e intelligente è servito come allenamento per i neuroni di tutti noi che, annoiandosi da soli, hanno deciso di riunirsi e sfidarsi in una gara che avrebbe proclamato il “Neurone meno Usato 2003”, titolo ambito da pochi ma vinto da molti.

by Lùc@, V Z Gin (scoprite l’autore!)

Umorismo e dintorni

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Quiz di cultura generale. Da http://www.babyleen.it/quiz cultura generale.htm

GASTRONOMIA: Quale tra i seguenti funghi metteresti sulla tua pizza?

Amanita Phalloides Russula Emetica Hypoloma Fasciculare Boletus Satanas Boletus Edulis Nessuno di questi: sono tutti velenosi MUSICA: Le opere seguenti sono state scritte da W.A. Mozart; tutte tranne una, che appartiene invece a G.Verdi. Di quale opera si tratta?

Don Giovanni Il Flauto Magico Giovanna D'Arco Le Nozze di Figaro Così Fan Tutte Clemenza di Tito DIRITTO: l' art. 56 della Costituzione Italiana stabilisce che "Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto":

40 anni 25 anni La maggiore età 50 anni SCIENZE NATURALI: A quale classe di animali appartiene il Tritone?

Ai pesci Agli anfibi Ai rettili Agli uccelli SPORT: Ai mondiali di Spagna '82 la nazionale Italiana esordì contro:

Il Camerun, pareggiando 1 a 1 L' Argentina, vincendo 3 a 1 L' URSS, perdendo 2 a 0 La Polonia, pareggiando 0 a 0 L' Inghilterra, vincendo 2 a 1 ITALIANO: Che cos'è la sinossi?

Una malattia cardiovascolare Il nome di una città dell' antica Grecia Un ballo praticato in Nuova Guinea Un riassunto Un piatto tipico Sardo Un termine giuridico, sinonimo di abrogazione GEOGRAFIA: Sul Monte Rushmore Memorial (Black Hills, Montagne Rocciose) tra il 1927 e il 1941 furono scolpite le teste di quattro presidenti degli USA. Quale tra i seguenti presidenti americani non compare nella scultura?

Jefferson Roosvelt Truman Lincoln Washington CURIOSITA': Secondo il "Guinnes dei Primati" il cognome più diffuso del mondo, con oltre 100 milioni di "esemplari" è: Smith Chang Neil Rossi Tung

Le soluzioni del “quiz di cultura” a p.21

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101 COSE DA NON FARE IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA (e magari anche durante gli altri giorni dell'anno :-)

1. Presentarvi in classe con il costume da bagno e ciabatte, e pretendere che la nuova bidella vi spalmi la crema solare protezione 12 sulla schiena.

2. Incazzarvi per aver dimenticato il doposole a casa.

3. Chiamare ostinatamente e ripetutamente “ signor Bagnino” il professore.

4. Chiamare ostinatamente “Bagnino” il bidello facendo finta di annegare nella tazza del water nella pausa tra un'ora e l'altra.

5. Mostrare all'insegnante di religione il significato di “abbronzatura integrale”.

6. Mostrare il significato di “abbronzatura integrale” anche al preside, al vicepreside e alla volante della polizia che è venuta a prelevarvi.

7. Portare 11 sacchi di sabbia bianca in classe e rovesciarli sotto il vostro banco solo perché vi manca il mare.

8. Dire che la sabbia serve per attutire il ritorno repentino e traumatico al clima urbano.

9. Dire che le pinne e la maschera da sub potrebbero diventare un nuovo strumento didattico; ciò non farà salire i punti del vostro credito formativo, lo so, sembra strano a tutti.

10. Ostinarvi a credere che il martedì alla terza ora avrete una materia che si chiama “pesca d'altura”.

11. Cercare di irretire un/a vostra/o compagna/o di classe in un flirt estivo.

12. Cercare di irretire due vostre/i compagne/i di classe in un flirt estivo adottando bieche tecniche di seduzione in pieno stile Jerry Calà “Operazione Vacanze”.

13. Fare lo sciopero della fame e della sete e non bere più il caffè chimico delle macchinette.

14. Chiedere al bidello a che ora c'è il karaoke in cortile.

15. Arrotolarvi della carta igienica in testa e spacciarvi per lo sceicco Omar.

16. Muovervi e ragionare come uno scimpanzè sotto effetto di stupefacenti sintetici e spacciarvi per il presidente degli Stati Uniti, qualcuno potrebbe credervi.

17. Salutare tutti quelli che incrociate dicendo “hey!” oppure “uehilà!” e altre stupidaggini simili.

18. Non rispettare il professore di matematica perché “non è un vero tipo da spiaggia”.

19. Portarvi dietro la lampada abbronzante e sostituirla ai normali lampadari per creare un'atmosfera più distesa.

20. Ricreare una piscina artificiale nei bagni tappando tutti gli scarichi con la carta igienica bagnata.

21. Portare gli occhiali da sole.

22. Portare una camicia hawaiana.

23. Portare una corona di fiori al collo e sorseggiare cocktail con l'ombrellino.

24. Portare tutte e quattro queste cose e lamentarsi del cielo coperto.

25. Trascinare la tavola da surf in aula e stare ad aspettare l'onda perfetta.

26. Atterrare con l'Air Force One nel cortile della scuola, scendere, baciare il terreno e dire che i preservativi non si usano.

27. Spedire alla prof di geografia una cartolina da Rimini con su una donna nuda e una scritta gialla che dice:”Qui si cucca un casino!”.

28. Gonfiare un canotto, mettervi il salvagente e fare rafting tra i banchi.

29. Cantare a squarciagola “l'estate sta finendo” con un hokulele in mano e i baffetti di Umberto Smaila in faccia.

30. Svuotarsi in testa un barile di birra, stare assenti per tre giorni e poi portare una giustificazione per “postumi delle vacanze estive”.

31. Comprare un telefonino che fa le foto, ungersi tutti e fotografarsi spedendo messaggi idioti ai propri amici.

32. Usare il caffè chimico delle macchinette come purgante per cavalli.

33. Salire all'ultimo piano dell'edificio scolastico, durante la ricreazione, armati di una pistola ad acqua, appostarsi ad una finestra e sparare sulla folla, tornare in corti-le con una faccia tipo:”Ma cosa è successo qui?!”, additare il primo sfigato che passa e gridare a squarciagola: HO CAPITO!! Eri tu il terzo uomo a Dallas!!”.

34. Cercare di rimorchiare la professoressa di francese con la scusa della scimmia ubriaca.

35. Continuare a chiedere a tutti: ”Cos'è la scusa della scimmia ubriaca?”.

36. Cercare di rimorchiare il professore di educazione fisica con la scusa della maionese impazzita.

37. Lamentarvi se il professore di educazione fisica vi regala cinque chili di maionese.

38. Entrare in classe vestiti di nero, trascinando una bara e cantando un Requiem.

39. Far correre una mandria di cavalli imbizzarriti per i corridoi dell'istituto e gettarsi in mezzo sculettando e cantando una canzone da discoteca.

40. Rapinare i distributori automatici di merendine e allestire un mercato illegale di brioche alla marmellata e tarallucci pugliesi.

41. Coltivare una palma in classe e continuare a mangiare banane lasciando le bucce in giro.

42. Spacciarvi per il vostro clone cattivo e con questa infima scusa continuare a palpeggiare le vostre compagne.

43. Sostenere che una nuova direttiva ministeriale impone che gli alunni debbano chiamarsi tutti Jeremy, bere cognac e girare in pantofole e accappatoio per l'istituto fumando sigari cubani.

44. Mettervi un cappellino rosso in testa e dare la colpa di ogni problema a quei maledetti omini blu che vivono nel sottoscala.

45. Usare il caffè chimico delle macchinette per allungare la miscela del motorino.

46. Pitturarvi di blu e andare a vivere in un sottoscala.

47. Rubare tutti i gessi della lavagna e, una volta scoperti, dire che vi servivano per una ricerca di scienze sulla fusione a freddo.

48. Emettere sonore flatulenze durante le spiegazioni di filosofia e dare la colpa alla vostra compagna di banco.

49. Comprarvi un motorino, avvolgervi della carta igienica in testa e spacciarvi per Osama Bin Laden.

50. Denudarvi a farvi flagellare pubblicamente da due bidelli per espiare i peccati estivi.

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51. Fare falò con qualche banco, sedercisi intorno con qualche amico, tirare fuori una chitarra e cantare tutti in coro qualche canzone di Battisti.

52. Fumarvi uno spinello e rifiutarsi di studiare alcuni argomenti del programma di storia tipo le guerre mondiali, l'età giolittiana o la crisi petrolifera.

53. Parlare di se come “noi”, tipo “noi pensiamo che...”, “noi ieri non c'eravamo perché...” e poi, per questa ragione, pretendere che vi vengano consegnati tre libretti, tre pagelle, tre di tutto.

54. Usare il caffè chimico delle macchinette come solvente per vernici industriali.

55. Cercare sull'elenco telefonico il numero del prof di storia e incominciare a fare telefonate erotiche a sua moglie.

56. Andare a cena fuori con la moglie del prof di storia.

57. Andare durante le vacanza natalizie in settimana bianca sul Tonale con la moglie del prof di storia.

58. Presentare la moglie del prof di storia ai propri genitori.

59. Farvi presentare ai genitori della moglie del prof di storia.

60. Sposarvi con la ex-moglie del prof di storia e adottarne i figli.

61. Lamentarvi se venite bocciati in storia a fine anno.

62. Farvi amputare per finta un arto e dire che lo avete perso sulla “collina 17”.

63. Sudare, non pulirsi e dare la colpa del cattivo odore alla poca areazione che c'è nelle aule senz’aria condizionata.

64. Mettere un guinzaglio al bidello più vecchio e insegnargli a fare il morto, a dare la zampina e a stare su due zampe, e poi, abbandonarlo in tangenziale.

65. Usare il caffè chimico delle macchinette come stura lavandini.

66. Spiare di nascosto un professore a caso e poi ricattarlo.

67. Vestirvi di stracci e chiedere l'elemosina per potersi comprare i libri.

68. Usare i soldi dei libri per della droga a caso.

69. Infilarvi due matite nel naso e fare finta che siano moccoli.

70. Soffiarvi il naso nella gonna della vostra compagna seduta davanti e offendervi se lei dimostra anche il minimo accenno di risentimento.

71. Usare il caffè chimico delle macchinette per gli esperimenti di chimica sulla fusione a freddo, mischiandolo al gesso della lavagna e aspettando di vedere che succede.

72. Spiazzare il professore rispondendo gridando a qualsiasi sua domanda.

73. Diffondere voci infondate riguardo ad un possibile coinvolgimento del preside con gli avvenimenti dell'undici settembre.

74. Gridare che chi non vi vuole non vi merita e scappare da scuola correndo.

75. Vestirvi da tirolese, parlare con accento tedesco, chiamare tutti o Hans o Gruber, bere birra dalla mattina alla sera e ridere sonoramente dopo ogni rutto.

76. Accusare l'omino che viene a cambiare il caffè delle macchinette di riciclaggio di rifiuti tossici.

77. Proclamare ad alta voce classici latini e greci, vestito solo di toga bianca e calzari di cuoio.

78. Gridare “TOGA PARTY!!!” appena un compagno di classe incomincia a proclamare, ad alta voce, classici latini e greci, vestito solo di toga bianca e calzari di cuoio.

79. Insultare il compagno di banco che fa scena muta all'interrogazione gridando:”IO QUESTA LA SAPEVO!” e insistere per girare la ruota.

80. Gridare “100!100!100!” ogni volta che un compagno vuole girare la ruota.

81. Instaurare un giro di riciclaggio di denaro sporco in combutta con la segretaria amministrativa e un bidello zoppo.

82. Rubare la merenda ai più piccoli.

83. Farvi rubare la merenda dai più grandi.

84. Accusare l'omino che viene a cambiare il caffè delle macchinette di tentata strage.

85. Entrare nudo negli spogliatoi femminile con un preservativo tra i denti e la faccia assatanata.

86. Entrare nuda nello spogliatoio maschile imbottita di pillole anticoncezionali.

87. Usare il caffè chimico delle macchinette come insetticida.

88. Mettere in piedi un circolo di boxe negli scantinati della scuola.

89. Insistere per togliere i pidocchi al compagno davanti e convincere il compagno dietro a togliere i vostri.

90. Bere alcolici, fumare spinelli e distribuire fotografie della figlia dell'assistente di chimica in pose dubbie.

91. Fingervi zoppi solo per poter scendere con la sedia a rotelle dalla rampa per disabili.

92. Dormire sui materassi in palestra, alzarvi sorseggiare rumorosamente e farsi portare la colazione dal bidello più sottomesso.

93. Convincere il vicepreside che non siete voi ad essere nudi ma è lui che non vede i vostri vestiti.

94. Respingere le avance del vicepreside.

95. Legare una compagna di classe ancora innocente alla cattedra e organizzare una messa nera con tutto il corpo docente.

96. Inalare tutte le fialette del laboratorio di chimica mentre l'assistente è occupato a ritirare tutte le foto di sua figlia che riesce a trovare.

97. Dare dell'incompetente a tutti i professori e poi fuggire in sella ad un mulo.

98. Sputare sentenze su qualsiasi argomento si discuta in classe e poi dire che soffrite di personalità bipolare per giustificare le stronzate che avete appena detto.

99. Convincere il personale non docente che loro sono il proletariato del terzo millen-nio e eleggersi a paladino delle lotte sindacali, poi farsi una barca coi contributi e fuggire in Sardegna.

100. Bere il caffè chimico delle macchinette.

101. Farsi bocciare

Da www.vivoscuola.it/studenti/101.asp a cura di Lorenzo Cassulo

...

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SE... Se riesci a conservare il controllo quando tutti Attorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; se riesci ad aspettare e a non stancarti di aspettare, e, se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio, e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio; Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone, se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; …Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi a servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti; E a tener duro quando in te non resta altro, tranne la volontà che dice loro ”tieni duro!”; … Se riesci a occupare il minuto dando valore a ogni istante che passa, tua è la terra e tutto ciò che è in essa e, quel che è più, sarai un uomo, figlio mio.

Da “Poesie” Rudyard Kipling

Per volare non basta un’ala sola From: [email protected] To: [email protected] Sent: Tuesday, September 15, 2003 - 2:30 PM Subject: Per incominciare l’anno scolastico Giro alla redazione di Onda d’urto una lettera comparsa sulla rivista Famiglia Cristiana di settembre 2003: mi sembra appropriata per cominciare l’anno scolastico. Ciao Ylenia

“Cerco di scrivere il più chiaro possibile, visto che tu non com-prendi molto la mia scrittura. Ti scrivo questa lettera per augurarti, dal profondo del cuore, di trascorrere uno splendido e magnifico anno scolastico. Non sono le solite parole che si dicono ogni volta che comincia la scuola; sono un inco-raggiamento per affrontare, nel miglior dei modi, i quasi nove mesi di vita scolastica in una scuola che non ti piace. Ricordati di essere gentile con le colleghe, anche se alcune ti sono antipatiche. E ricorda che “le migliori parole sono quelle che non si dicono”. Pensa pure alla salute. Dimostrati simpatica e disponibile con gli alunni, com’è tuo solito, e vedrai che loro inizieranno subito ad apprezzarti. Conta fino a dieci prima di parlare. Ogni esperienza ha pregi e difetti: se adesso vedi soltanto il lato negativo, vuol dire che il futuro ha di certo in serbo per te momenti migliori e sicuramente più felici con le persone che lavorano con te. Poiché conosco il tuo carattere, sono sicura che tu farai amicizia immediatamente con tutto il personale della scuola. Già qualcuno, come il segretario, ti adora. Ricordati che, in fondo, siamo “angeli con un’ala sola: per volare dobbiamo stare abbracciati”. Se non avrai tempo di leggere questa lettera, se non capirai la scrittura o non farai caso al fatto che è appesa in cucina, soffermati a guardare per un attimo negli occhi il bambino a te affidato e capirai che tutto il resto è secondario. Tu sei li solo per fare quello che ti piace di più: insegnare ai bambini ad amarsi l’un l’altro. In bocca al lupo”

Anna Maria

Chi scrive è una ragazza quattordicenne, che si rivolge alla madre, insegnante di sostegno assegnata a una scuola poco gradita, per condividere la sua pena e per darle dei consigli. Che, nonostante la sua giovane età, manifestano tanta sag-gezza e maturità. Proponiamo questa lettera, all’inizio dell’anno scolastico, perché è questo lo spirito giusto per affron-tare i problemi. Siamo “angeli con una sola ala: per volare abbiamo bisogno dell’altro”.

P.S. E’ da questa e-mail che ha abbiamo tratto l’ispirazione per la copertina di Onda d’urto di ottobre 2003

Ritornerà la pace E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assur-de e inattuabili, e le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Infatti, mi è impossibile pensare che tutto sia co-struito solamente sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà no pure, partecipo al dolore di milioni di uomini… Eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà. che ritorneranno l’ordine, la pace, la serenità. Intanto continuo a sperare e a conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno forse ancora attuabili. da: “Il Diario di Anna Frank”

LETTERE ALLA REDAZIONE

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From: Dreamstorm To: [email protected] Sent: Tuesday, September 09, 2003 1:50 PM Subject: riflessione per e con gli insegnanti... Sono uno studente di questo liceo, e volevo solo lasciare una riflessione... A tutti gli insegnanti: possiamo odiarvi , sparlarvi alle spalle, ma ricordate sempre che siete gli artefici del nostro futuro, e per quanto possiamo sembrarvi irrecuperabili siamo quelli che vi daranno il cambio un giorno, quindi GUARDATE AL DI LA' delle apparenze, dei piercing e dei tatuaggi, dei ragazzi coi capelli lunghi e delle magliette scollate... noi, anche se può non piacervi, siamo il vostro e il nostro domani, e voi ci state preparando a questo. Con i migliori auguri di buon lavoro, e arrivederci a giovedì...

#Dreamstorm# (Dreams are true while they last, and do we not live in dreams?)

Compiti eccessivi 4 BL Ciao a tutti: siamo i ragazzi della 4°B/L e volevamo porre l’attenzione su un grosso problema:”i compiti”. Lo scorso anno, su 200 giorni di scuola circa, sono state fatte, o per meglio dire abbiamo svolto, 150 ve-rifiche fra orali e scritti e facendo molte volte perfino tre verifiche in un giorno. E’ quindi sprecato dire che siamo arrivati a giugno sfiniti e co-me se non bastasse ci hanno caricato di compiti delle vacanze: • Due libri di italiano • Due libri di francese • Due libri di inglese • Tre libri di tedesco ( in lingua italiana) • Un libro di tedesco ( in madrelingua ) • Un eserciziario di tedesco • 11 versioni di latino • Un libro di arte • 20 paragrafi di filosofia Quindi noi ci chiediamo: “ E le nostre vacanze?Abbiamo diritto di ripo-sarci?” Con questa lettera vogliamo esprimere le nostre opinioni e chie-dere più “clemenza” nei nostri confronti, perché le vacanze devono es-sere per tutti un momento di riposo. Chi volesse intervenire, risponda sul prossimo numero. GRAZIE 4°B/L

Amici studenti… Mi ha fatto veramente piacere leggere le vostre opinioni riguardo al mio articolo (quello sulla vita/scuola), le risposte sono state interessanti, anche se, purtroppo (probabilmente mi sono espressa male, ve l’ho detto, l’italiano non e’ il mio forte) cre-do che il concetto che ho cercato di esporre non sia stato chiaro. So benissimo quanto la vita e la scuola siano complementari e, oserei dire, quasi del tutto corrispondenti per noi studenti. La mia distinzione non era in termini vita-fuori-dalla-scuola e vita-dentro-la-scuola o in termini di orari (Stefano, ma come hai fatto a fare tutti ‘sti calcoli?). non negherei per niente al mondo quanto utile e importante sia la scuola per i nostri rapporti con gli altri, con noi stessi, per il nostro futuro, tant’è vero che io non mi sono mai sentita a mio agio in come in questo ambiente. Il nocciolo della questione riguarda l’influenza che ha il rendimento scolastico sulla nostra personalità e sul nostro modo di vivere. Troppe, veramente troppe volte sento persone intorno a me che si svalutano fino a strisciare per terra, dicendo: <<Tanto non ce la farò mai, perché sono una/o stupida/o>> o ancora peggio che fanno dei loro voti una questione di vita o di morte (e non sto esagerando…). Ho visto persone veramente intelligenti che perdono ogni motivazione a impegnarsi di fronte a queste cose, e ciò mi fa ribollire il sangue. Io ho imparato a non essere una di queste, cerco di impegnarmi quanto posso, soprattutto nelle materie che mi realizzano di più, se mi va male, ci ritento pressoché serenamente e, se infine mi accorgo di essere proprio negata, non sarà questo a rovi-narmi la vita né a buttarmi giù il morale. Sono altre le cose più importanti, a partire dal contenuto stesso di ciò che ci inse-gnano i professori (essi ci accompagnano verso il nostro futuro non nel senso che non siamo più indipendenti, ma perché ciò che insegnano, o dovrebbero insegnarci, è una parte consistente del bagaglio culturale che ci sarà utile più avanti), quello che deve aiutarci nella vita, non il voto. I risultati scolastici non devono danneggiare il nostro “io” ma neanche farci stare beatamente sugli allori se sono positivi, per-ché chissà, il barista potrebbe sempre fregarci…

PS: ebbene sì, sono riuscita a prendere 8 in filosofia proprio perché non ho studiato per l voto ma perché è una materia che mi appassiona moltissimo!

Grazie per le vostre opinioni. ☺ Manuci V CS

Soluzioni del quiz a p. 16:

! GASTRONOMIA: Boletus Edulis ! MUSICA: Giovanna D'Arco ! DIRITTO: 25 anni ! SCIENZE NATURALI: Agli anfibi ! SPORT: La Polonia, pareggiando 0 a 0 ! ITALIANO: Un riassunto ! GEOGRAFIA: Truman ! CURIOSITA': Chang

Siamo in tanti ad accompagnarlo, nel tiepido sole di un mattino di settem-bre, attraverso i vialetti che recano molti nomi. Quasi nessuno piange. La commozione però è grande; con noi ci sono alcuni suoi compagni, che come lui hanno patito il proprio inferno ter-reno in terra straniera, in Germania, non lontano da Buchenwald. Molti fazzoletti a strisce blu azzurre, molti gonfaloni segnati di nero. Siamo stati gli ultimi, Albino, che hai accompagnato nella pancia della bale-na: ne siamo orgogliosi. Ci hai dato tanto, hai voluto che sapessimo, certo non dimenticheremo. Mai. Grazie Albino, perche’ ti abbiamo co-nosciuto. I ragazzi e gli insegnanti.

Albino Moret, † 16 settembre 2003.

LETTERE ALLA REDAZIONE