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in grado di unire il fronte moderato. E infine con Giorgia Meloni che tace ma coltiva il sogno di finire come la terza godente tra i due inconciliabili litiganti. Qualcuno, però, dovrebbe spie- gare agli esponenti del centrodestra ciò che i divorziati del centrosinistra sembrano aver scoperto già da tempo. L’epoca del maggioritario non c’è più. Al momento la legge elettorale uscita fuori dalle forbici della Consulta è segnata dal più puro proporzionalismo. E l’aria che tira in Parlamento non sembra affatto di- retta verso la riesumazione del mag- gioritario della Seconda Repubblica. Accapigliarsi sul nome del candidato premier in assenza... Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 1 Marzo 2017 Fondato nel 1847 - anno XXii n. 41 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà BRESSAN A PAGINA 5 Yehya Sinwar: preoccupa il nuovo capo di Hamas ESTERI MELLINI A PAGINA 3 Ora i giornali demonizzano il Parlamento PRIMO PIANO A PAGINA 4 Direttiva Bolkestein: contro chi protestare ECONOMIA Testamentobiologico, l’indifferenza del Parlamento Più che la resistenza dei cattolici ad impedire l’approvazione di una legge per la libertà di morire in dignità è stata l’ignavia di deputati e senatori della Repubblica verso questioni di natura etica e morale che non hanno ricadute elettorali PRIMO PIANO Parte da Catania la protesta contro la cassa forense SCHIAVONE a pagina 3 ottenere dalla Corte europea il via li- bera alla ricandidatura. Con Matteo Salvini che stoppa il Cavaliere affer- mando che il posto è suo. Con Ber- lusconi che per bloccare il leader della Lega avanza la candidatura del leghista Luca Zaia e di qualsiasi altro esponente leghista o del centrodestra assistere a una scissione - ne abbiamo viste (e fatte) tante - nella quale le sue vere ragioni fossero così latitanti, così colpevolmente assenti... H a Non era mai successo che a Milano, un giorno dopo l’altro, arrivassero un ex Presidente del Consiglio e uno in carica. Forse ai tempi di Bettino Craxi presidente, ma almeno lui era meneghino doc, con tanto di residenza. Non era nep- pure successo, se la memoria non mi inganna, che il direttore e conduttore di un telegiornale, Enrico Mentana, l’altra sera dichiarasse in diretta, “papale papale”, di non voler asso- lutamente dare la parola (sul caso del povero dj Fabo) a nessun poli- tico: “Non meritano spazio”. E, in- fine, non ci era mai capitato di Il dibattito irrealistico del centrodestra R enziani e scissionisti del Partito Democratico sono troppo impe- gnati ad insultarsi reciprocamente per discutere della questione di chi potrebbe essere il candidato premier della sinistra disunita in occasione delle future elezioni politiche. Ma non c’è solo il livore da fresco divor- zio a provocare questa indifferenza per la scelta di chi dovrebbe guidare un futuro governo espresso da tutta la sinistra. C’è anche una buona dose di realismo politico. Quello che sul fronte opposto del centrodestra sem- bra mancare del tutto. Qui si discute soprattutto di chi debba essere il can- didato premier dello schieramento moderato. Con Silvio Berlusconi che si ripropone dicendosi certo di poter di ARTURO DIACONALE di PAOLO PILLITTERI Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 La politica nel vuoto riempito dalla televisione

Il dibattito irrealistico del centrodestra · Il dibattito irrealistico del centrodestra Renziani e scissionisti del Partito ... modello ambrosiano che funziona, a quello roman-raggiano-grillino

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Page 1: Il dibattito irrealistico del centrodestra · Il dibattito irrealistico del centrodestra Renziani e scissionisti del Partito ... modello ambrosiano che funziona, a quello roman-raggiano-grillino

in grado di unire il fronte moderato.E infine con Giorgia Meloni che tacema coltiva il sogno di finire come laterza godente tra i due inconciliabililitiganti.

Qualcuno, però, dovrebbe spie-gare agli esponenti del centrodestraciò che i divorziati del centrosinistrasembrano aver scoperto già datempo. L’epoca del maggioritarionon c’è più. Al momento la leggeelettorale uscita fuori dalle forbicidella Consulta è segnata dal più puroproporzionalismo. E l’aria che tira inParlamento non sembra affatto di-retta verso la riesumazione del mag-gioritario della Seconda Repubblica.Accapigliarsi sul nome del candidatopremier in assenza...

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 1 Marzo 2017Fondato nel 1847 - anno XXii n. 41 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

BRESSAN A PAGINA 5

Yehya Sinwar:

preoccupa il nuovo

capo di Hamas

ESTERI

MELLINI A PAGINA 3

Ora i giornali

demonizzano il Parlamento

PRIMO PIANO

A PAGINA 4

Direttiva Bolkestein:

contro chi protestare

ECONOMIA

Testamentobiologico, l’indifferenza del ParlamentoPiù che la resistenza dei cattolici ad impedire l’approvazione di una legge per la libertà di morire in dignità è statal’ignavia di deputati e senatori della Repubblica verso questioni di natura etica e morale che non hanno ricadute elettorali

PRIMO PIANO

Parte da Catania la protesta

contro la cassa forense

SCHIAVONE

a pagina 3

ottenere dalla Corte europea il via li-bera alla ricandidatura. Con MatteoSalvini che stoppa il Cavaliere affer-mando che il posto è suo. Con Ber-lusconi che per bloccare il leaderdella Lega avanza la candidatura delleghista Luca Zaia e di qualsiasi altroesponente leghista o del centrodestra

assistere a una scissione - ne abbiamoviste (e fatte) tante - nella quale le suevere ragioni fossero così latitanti,così colpevolmente assenti...

Ha Non era mai successo che aMilano, un giorno dopo l’altro,

arrivassero un ex Presidente delConsiglio e uno in carica. Forse aitempi di Bettino Craxi presidente,ma almeno lui era meneghino doc,con tanto di residenza. Non era nep-pure successo, se la memoria non miinganna, che il direttore e conduttoredi un telegiornale, Enrico Mentana,l’altra sera dichiarasse in diretta,“papale papale”, di non voler asso-lutamente dare la parola (sul casodel povero dj Fabo) a nessun poli-tico: “Non meritano spazio”. E, in-fine, non ci era mai capitato di

Il dibattito irrealistico del centrodestra

Renziani e scissionisti del PartitoDemocratico sono troppo impe-

gnati ad insultarsi reciprocamenteper discutere della questione di chipotrebbe essere il candidato premierdella sinistra disunita in occasionedelle future elezioni politiche. Manon c’è solo il livore da fresco divor-zio a provocare questa indifferenzaper la scelta di chi dovrebbe guidareun futuro governo espresso da tuttala sinistra. C’è anche una buona dosedi realismo politico. Quello che sulfronte opposto del centrodestra sem-bra mancare del tutto. Qui si discutesoprattutto di chi debba essere il can-didato premier dello schieramentomoderato. Con Silvio Berlusconi chesi ripropone dicendosi certo di poter

di ARTURO DIACONALE

di PAOLO PILLITTERI

Continua a pagina 2Continua a pagina 2

La politica nel vuotoriempito dalla televisione

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2 L’OPINIONE delle Libertà mercoledì 1 marzo 2017Politica

le isole con capilista solo di Forza Italia.Più che al premier, allora, i singoli partiti

dell’ex Pdl pensino alle rispettive identità cul-turali e programmatiche. E alla possibilità didare vita a una confederazione plurale in cuidi comune ci sia solo la volontà di presentarsiagli elettori come l’alternativa alla sinistra deidivorziati e al grillismo dei dilettanti inade-guati.

ARTURO DIACONALE

...come in questa. E ha ben detto Diaconale aproposito, appunto, di strana scissione e di biz-zarra ricongiunzione come se la patente con-traddizione sia stata e continui ad essere deltutto ininfluente nei ragionamenti dei divorziatipiddini.

Le tre cose suddette sono distanti l’una dal-l’altra e pure diverse, ma sono tutte e tre condi-zionate da un’unica ratio: la potente epreponderante forza della macchina mediaticatelevisiva, in misura tale da costringere MatteoRenzi e Paolo Gentiloni a rincorrersi a Milano,solo apparentemente per incontrare il sindacoo pranzare con gli immigrati, in realtà per mo-strarsi, farsi vedere e finire nelle televisioni con-trapponendo (tele)visivamente, appunto, ilmodello ambrosiano che funziona, a quelloroman-raggiano-grillino che non funziona, mache è anch’esso sempre in tivù. Sì, è vero, ma,direte voi, che male c’è? Il male c’è, e forse nondel tutto nelle visite presidenziali ed ex, perchénon sembrava rivolta al solo caso del suicidioassistito (purtroppo in Svizzera e non nel suo enostro Paese) di Fabo, la drastica decisione diMentana nel suo “Tg La7” di un secco no allaparola dei politici in quella edizione perché:“Non meritano spazio”. Ben detto Enrico, econdividiamo anche l’aspetto politico dellascelta che in un’informazione “lasettiana”orientata a sinistra - per dir così - recupera ilsenso più autentico della parola, rinfacciando a

segue dalla prima

...di una legge elettorale con premio di mag-gioranza per le coalizioni appare del tutto ir-realistico. Può servire ad alimentare lapolemica tra le singole forze politiche, ma pro-duce soltanto una inutile perdita di tempo. Per-ché con il proporzionale, magari non più puro,ogni partito dovrà preoccuparsi di scegliere illeader più capace di rappresentare al Paese lapropria identità e specificità. Del futuro Presi-dente del Consiglio (non più premier) se neparlerà dopo il voto. Sulla base della coalizionedi maggioranza che potrà nascere dall’accordotra i partiti.

È vero che nel centrodestra qualcuno pensaall’ipotesi di una lista unitaria. Ma la propostapuò essere realizzata solo su base locale ed inoccasione delle amministrative. A livello na-zionale l’idea è irrealizzabile. A meno di nonprevedere una lista per il Nord destinata adeleggere solo leghisti, una per Roma per gliesponenti di Fratelli d’Italia e una per il Sud e

chi la dovrebbe prati-care, tutti in pratica,Beppe Grillo compreso,di non sapere e di nonvolerlo fare.

In realtà sia la mortedi Fabo che il divorzionel Partito Democraticohanno evidenziato ciòche è ormai un datoquotidiano della Polisall’italiana, tutti com-presi beninteso, la suasiderale lontananza daitemi più veri del mo-mento, la sua abissaledistanza dalle reali e co-munque complesse esi-genze del Paese, il suovoltafaccia a proposte erisposte riformiste aiproblemi. Soprattutto il suo vuoto rispetto aicontenuti più veri del complessivo, e complesso,discorso politico e della sua dialettica. La scis-sione ne è un emblema fra i più significativi epure deprimenti, giacché al leggendario popolodella sinistra, e non solo, interessa assai pocoche il regista ne sia stato Renzi o MassimoD’Alema, come vanno sbandierando i due coni rispettivi supporti e “compagnon de route”,ma quali ne siano stati e siano i motivi profondie reali, le spinte ideali, i temi ideologici soprat-tutto in riferimento all’Italia presente e futura.Ecco perché il ricorso sistematico alla tv, ai talk-show, alle dichiarazioni, alle comparsate e alleapparizioni “day by day”. Ed è infatti la tivùche riempie questo vuoto, quella stessa televi-sione che la “gauche” rimproverava a SilvioBerlusconi come strumento essenziale se nonunico, usato dal “suo” padrone per fare, vin-cendo, politica. Almeno il Cavaliere la usò perriempire il drammatico vuoto politico e parti-tico creato dal “manipulitismo”, cavalcato pro-prio da quella sinistra che adesso deve ricorrerealla televisione per riempire il suo, di vuoto.Complimenti!

PAOLO PILLITTERI

Il dibattito irrealistico del centrodestra

La politica nel vuoto riempito dalla televisione

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del Comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

AMICI DE L’OPINIONE soc. coop.Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi

di cui alla legge n. 250/1990

e successive modifiche e integrazioni.

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Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

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Mi ha colpito particolarmentee gravemente mi ha allar-

mato, il titolo che taluni giornalihanno dato alla conclusione dellaangosciosa vicenda di Dj Fabo.“Parlamento sotto accusa”. Un ti-tolo simile non lo avevo maivisto. Prendetela come vi pare, maquesto è l’affiorare di una ance-strale, cupa, ottusa insofferenzaper le libere Istituzioni.La colpa, il dileggio, la maledi-

zione di quest’Uomo che ha de-ciso di andarsene per sfuggire aduna vita di tortura e di oscurità,sono lanciate, rinfacciate non aiParlamentari, a quei Deputati eSenatori che su una così delicatae terribile questione non hannosaputo scegliere, esitano (e spe-riamo riflettano) ancora. In altritempi abbiamo inteso aggredirequesta o quella parte politica perleggi fatte o non fatte. Oggi si ag-gredisce l’Istituzione. E l’Istitu-zione simbolo della libertà delPopolo. L’”antipolitica”, comeabbiamo sempre sostenuto, ha edha sempre avuto nei Parlamenti isuoi bersagli.Ma oggi, dopo le catastrofiche

esperienze totalitarie, l’antiparla-mentarismo è un fantasma cheevoca quegli anni e quelle vi-cende. Non è esagerato ciò chedico. Questo, che potrebbe sem-brare uno scivolone di direttori digiornali di fronte ad un episodiotanto commovente e carico di an-gosciose implicazioni, è, invece,un’altra manifestazione di un ora-mai continuo attacco alle Istitu-zioni Parlamentari. Ed alla nostralibertà. Dai al Parlamento! E si

scatena l’imbecillità del cosid-detto populismo. Matteo Renziaveva varato una “riforma costi-tuzionale” tale da marginalizzare,subordinare, ridicolizzare il Par-lamento (non solo il Senato).Il mondo politico, i giornali e,

di conseguenza, tanta gente, ven-gono quotidianamente aizzaticontro le Istituzioni Parlamen-tari. Del Parlamento, del sistemaper eleggerlo si richiede che cor-

risponda alla “governabilità”che, poi, sarebbe l’obbedienza aiGoverni. I parlamentari sonopresentati al pubblico come“mangiapane a tradimento”. Ipeggiori parlamentari che abbiaavuto l’Italia si esibiscono in unarichiesta di “togliere i vitalizi” (nescriverò nei prossimi giorni) agliex deputati e senatori. Però nes-suno si preoccupa di esigere che leleggi, prime fra tutte quelle elet-

torali siano tali da dare il migliorrilievo alla qualità delle personeda eleggere (la questione dellepreferenze!).Certo, in una questione che

coinvolge e sconvolge le co-scienze, come l’eutanasia, in cui,poi, un po’ tutti ammettono chenon si può decidere, orientarsi,votare secondo “ordini di par-tito”, occorrerebbero altri Parla-mentari, altre menti, altri spiriti

che quelli dei deputati e senatoriche i pentastellati rappresentanoad immagine di se stessi. E allorastudiamo come ottenerne di mi-gliori!Attenzione amici. Questo giuo-

care col dileggio dei comici e degliimbecilli contro il Parlamento èpericoloso. Anzi è il segno di unacatastrofe che investe la democra-zia già in atto. Non scherziamocol fuoco.

3l’oPinione delle libertàPrimo Piano

di MauRo Mellini

mercoledì 1 marzo 2017

Ora i giornali demonizzano il Parlamento

Oltre 20mila firme raccolteperché gli amministratori del

fondo delle pensioni degli avvo-cati si decurtino emolumenti egettoni. Che nel bilancio dellaCassa forense pesano per quasitre milioni di euro. La clamorosaprotesta parte da Cataniae Napoli, ma si sta propa-gando rapidamente intutta Italia. D’altronde chele casse previdenziali dellecategorie dei professionistinon se la passino più tantobene, con questi chiari diluna, è cosa che i giornali-sti sanno benissimo, vistoche la telenovela sulcaso Inpgi è tuttora incorso ed è stata all’or-dine del giorno l’annoscorso quando ci furono leelezioni per il rinnovoquadriennale degli organidirigenti. E se il presidentedella Cassa forense Nun-zio Luciano può contaresu un compenso annuolordo di 72mila euro, cuisi aggiungono i gettoniper le riunioni del Cda(a botte di 413 eurol’uno), l’attuale presiden-tessa dell’Inpgi, MarinaMacelloni, si è “acconten-tata” di soli 235mila euroannui, contro i 315miladel suo predecessore An-drea Camporese, tuttorasotto processo per truffaallo stesso istituto che pre-siedeva. Anche se, va

detto, le possibilità che venga as-solto sono altissime.Il problema con gli avvocati sta

però nel fatto che, al contrario deigiornalisti, a fronte di erogazioniminime da circa 900 euro a tri-mestre per tutti (cui si aggiunge il2 per cento su ogni parcella piùun conguaglio di fine anno calco-

lato sul volume degli affari), perla maggior parte di loro le pen-sioni non supereranno gli 800euro al mese. Inoltre si va in pen-sione a settant’anni suonati. E bi-sogna anche avere un volume diaffari medio. Sennò scatta diret-tamente la pensione sociale.Per questo motivo, anche gli

emolumenti per i consiglieri sem-brano roba da fantascienza: oggiun volume di affari, anche se untempo modesti, da 72mila eurolordi l’anno non sono garantitipiù per nessuno. Dalle tabelledella Cassa forense, per la verità,i compensi per l’organico dell’at-tuale Cda non sembrano esage-

rati, soprattutto rispetto al ruoloe alle responsabilità che ne conse-guono. Se però all’emolumento siaggiungono tutti gli extra, si ar-riva appunto a una cifra di quasitre milioni di euro (2.749.392,per l’esattezza).Agit-prop di questa battaglia

che qualcuno potrebbe anche de-finire “neo populista”, mache qualcun altro consi-dera “legittima e sacro-santa”, visti i tempi checorrono, è l’avvocato Sal-vatore Lucignano di Na-poli, segretario di “Nuovaavvocatura democratica”e anche colui che ha con-segnato le 20mila firme diprotesta all’attuale presi-dente della Cassa forensein un incontro tenutosi loscorso 24 febbraio aRoma. L’iniziativa partivadall’avvocato GoffredoD’Antona di Catania. Mal’interlocuzione con Lu-ciano, attuale presidentedella Cassa forense, èstata definita improdut-tiva.Adesso i “rivoltosi” mi-

nacciano di passare alla“fase B” della protesta:non pagare tutti e quanti i20mila delle firme raccoltealmeno una rata del con-tributo minimo obbligato-rio. Pari a circa 900 eurotrimestrali. “Basterebbe amettere in crisi la cassa”,sostengono i simpatizzantidi questa quasi inauditaprotesta.

Parte da Catania la protesta contro la cassa forensedi Rocco Schiavone

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Gli ambulanti protestano controla direttiva Bolkestein, così

fanno i titolari di concessioni bal-neari. Quali sono le ragioni di que-sta protesta? La Bolkestein è unadelle “leggi” più importanti del-l’Unione europea: è quella che ha, nelconcreto, riconosciuto la libera cir-colazione dei servizi e il diritto deicittadini di stabilirsi in un altro Statomembro per aprirvi una attività. Ègrazie alla Bolkestein se quando ab-biamo bisogno di un permesso diqualsiasi tipo da parte della Pubblicaamministrazione è sufficiente, almassimo, una comunicazione, o senon sono più necessarie le licenze peraprire un negozio, o se la prestazionedi un professionista può essere eser-citata in qualsiasi paese dell’Unione.Questi tre primi esempi rendonochiaro quanto profondamente la di-rettiva abbia inciso sulla nostra quo-tidianità.

La direttiva impone di conside-rare lo spazio pubblico sul qualevendono per quello che è: uno spa-

zio pubblico, non una proprietàprivata, e come tale dato in “pre-stito” agli ambulanti, in conces-

sione appunto, per un tempo defi-nito, scaduto il quale l’ente pub-blico “proprietario” deve affidarela successiva concessione a chi pre-senta l’offerta migliore, in una pro-cedura di gara pubblica. Ciò nonesclude che a vincere la gara possaessere il vecchio concessionario, manon esclude nemmeno che possa es-sere un nuovo soggetto che abbiapresentato un’offerta migliore. Mi-gliore non necessariamente nelsenso di più ricca (ovvero con un ca-none più alto) ma anche nel senso dipiù adeguata, e quindi considerandoanche, a seconda di quanto prevedail bando, la professionalità e l’espe-rienza del venditore che si candidaad occupare quello spazio. Formal-mente non c’è nulla di nuovo sottoil sole: ma nella sostanza per laprima volta queste regole trovanoapplicazione (senza, come potrebbela libertà di stabilimento restare

altro che lettera morta?).La rabbia degli ambulanti è la

rabbia di tutti quei titolari di conces-sioni che dovevano sapere di avereun titolo provvisorio, la concessioneappunto, ma che sono stati trattatiimpropriamente, nel corso deglianni, come titolari, di fatto, di dirittidi proprietà. Dietro alla loro rabbia,in tutto simile a quella dei concessio-nari degli stabilimenti balneari, c’èuno Stato ipocrita. Uno Stato che hasempre ribadito, formalmente, cheesiste una proprietà privata per ibeni ordinari e una proprietà pub-blica per beni di interesse superiore(le spiagge, le piazze, i mercati rio-nali), ma che tuttavia ha trattato iconcessionari di spazi pubblici comeproprietari privati, un po’ per nonperdere il loro consenso un po’ perpresentare loro il conto di eventualimigliorie. In buona sostanza, lo Statoaveva promesso loro di non mettere

mai in discussione i loro titoli. Cosìmolti hanno considerato l’acquistodi una licenza alla stregua di quellodi un immobile.

La Bolkestein non ha colpa. Chiprotesta dovrebbe farlo contro unoStato che, per anni, l’ha blandito epreso in giro.

4 L’OPINIONE delle Libertà Economia

a cura dell’ISTITUTO BRUNO LEONI

mercoledì 1 marzo 2017

Direttiva Bolkestein: contro chi protestare

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Radicale, carismatico, estremista,militante e intransigente: questi

sono solo alcuni degli aggettivi uti-lizzati dai media per descrivereYehya Sinwar, nuovo leader diHamas nella Striscia di Gaza. Sinwar,55enne palestinese, inizia la sua mi-litanza fra i ranghi della FratellanzaMusulmana e si distingue, già primadella formazione ufficiale di Hamasnel 1987, per la creazione del gruppoarmato “Brigate del martire ʿIzz al-Dīn al-Qassām” per poi impegnarsiin un’opera di “puni-zione morale” contro ipalestinesi consideraticolpevoli di collaborarecon il nemico sionista.

L’elezione – dai detta-gli non del tutto chiari –di Sinwar (ormai prontoa prendere il posto diIsmail Haniyeh), giungeal termine di un lungoconflitto interno adHamas. Sono infatti duele correnti che all’internodel gruppo si sono scon-trate: una più “mode-rata”, rappresentata daIsmail Haniyeh e KhaledMeshaal, vicina al Qatare restia ad un conflittoarmato con Israele, eun’altra vicina all’Iran,più radicale e più inclinead un conflitto apertocon Israele. Il loro leaderMoḥammed Ḍayf, permolto tempo accreditatocome possibile futurocapo di Hamas, vieneconsiderato da molti pa-lestinesi una leggenda vi-vente: le sue precariecondizioni di salute, do-vute secondo alcuni re-portage anche ai diversiattacchi scagliati contro

di lui dalle forze israeliane, hannoconsentito a Sinwar di avere il via li-bera per la sua elezione. Il nuovoleader di Hamas, liberato nel 2011dagli israeliani in seguito ad un ac-cordo di scambio di prigionieri,

viene considerato erede naturale diḌayf e l’unico in grado di colmare ilvuoto di potere attualmente presentenella gerarchia del braccio militaredel gruppo.

Alcuni analisti si sono affrettati a

bollare la sua elezione come unmero passaggio di consegne all’in-terno del microcosmo di Hamas.Nonostante ciò, sono molte le pre-messe per le quali questa elezionepotrebbe essere considerata come un

punto di svolta, certamente non po-sitivo, nel mondo delle relazioni in-ternazionali.

In primo luogo, vi sono fondatitimori circa un possibile avvicina-mento di Sinwar al Califfato isla-mico. Il nuovo leader, infatti, non hamai nascosto la sua ammirazioneper l’Iran e, in particolare, per unacollaborazione con l’Isis nel Sinai.Kobi Michael, ricercatore al Israel’sInstitute for National Security Stu-dies, ha evidenziato, infatti, come lavittoria del 55enne palestinese testi-moni la vittoria dell’ala estremista di

Hamas e l’inizio di unafase destabilizzante perl’intera regione.

Anche le relazionitra la Palestina e Israelepotrebbero essere pe-santemente influenzatedal nuovo corso. ConFatah ormai all’angolo,la nuova leadership diGaza pare pronta, orapiù che mai, all’ennesimoround di scontro conIsraele. Le Idf (IsraelDefense Forces) hannocombattuto dal 2008tre guerre contro Hamase gruppi affiliati e, negliultimi mesi, stanno co-stantemente informandoil mondo intero della co-struzione di tunnel sot-terranei e postazionimissilistiche da partedel gruppo, incurantedel cessate il fuoco fir-mato nel 2014. L’ele-zione di Sinwar a capodi Hamas ha trasfor-mato l’ipotesi di unoscontro armato in unaquestione di tempo:non ci si chiede più seci sarà, ma quando.

(*) Fondazione De Gasperi

5l’oPinione delle libertàmercoledì 1 marzo 2017

Sinwar: il nuovo capo di Hamas che preoccupa l’Occidente

di niCola Bressan (*)

Esteri

Chi è il nemico? È da più di 15anni che ce lo chiediamo e que-

sto interrogativo di fondo ancorarimbalza ovunque. Le risposte che ri-corrono spesso sono: malfattori,estremisti violenti, terroristi, musul-mani e islamisti.

Un esempio di come non rispon-dere a questa domanda è offertodalla decisione dell’AmministrazioneObama di organizzare nel 2010 ungruppo di lavoro per contrastarel’estremismo violento (Cve) i cui par-tecipanti hanno sfornato chicche deltipo: “Il jihad come guerra santa èun’invenzione europea”, “il ritornodel califfato è ‘inevitabile’”, “la Sha-ria (la legge islamica) è fraintesa” e“il terrorismo islamico è una con-traddizione in termini (...) perché ilterrorismo non è islamico per defini-zione”. Risultato? Il gruppo ha ela-borato una propaganda utile alnemico (senza nome).

Al contrario, Donald Trump, nel-l’agosto 2016, durante la sua cam-pagna presidenziale, ha tenuto undiscorso incisivo su come, una voltadiventato presidente, egli avrebbe“reso l’America di nuovo sicura”. Esi è impegnato affinché “uno dei(suoi) primi atti da presidente saràquello di stabilire una commissionesull’Islam radicale”. Da notare cheTrump ha detto Islam radicale, e nonha usato un eufemismo come estre-mismo violento.

L’obiettivo di questa commis-sione, egli ha asserito, “sarà quello diidentificare e spiegare al pubblicoamericano le convinzioni principali eil credo dell’Islam radicale, per iden-

tificare i segnali di radicalizzazione emettere a nudo i network nella no-stra società che sostengono la radi-calizzazione”. La commissione“includerà anche voci riformatricidella comunità musulmana” conl’obiettivo di “mettere a punto nuoveprocedure per le forze dell’ordine, gliinvestigatori federali e gli addetti alcontrollo dell’immigrazione”.

Il 2 febbraio, l’agenzia Reutersha riportato che, in linea con la di-chiarazione del mese di agosto,l’Amministrazione Trump “desiderariorganizzare e rinominare” le attivitàdel vecchio Cve di Obama concen-trandosi esclusivamente sull’islamismo.Emblematico di questo cambiamentoè il fatto che l’espressione “contra-

stare l’estremismo violento” sarà so-stituita da “contrastare l’estremismoislamico radicale” (o un’espressionesimile).

Per sfruttare al meglio questa op-portunità storica, il Middle EastForum ha elaborato un piano detta-gliato per una commissione dellaCasa Bianca sull’Islam radicale. Quidi seguito una sintesi di come a no-stro avviso la commissione dovrebbeoperare e dell’impatto che dovrebbeavere.

Struttura. Per ottenere risultatipositivi, tutti i suoi membri devonoessere scelti dal presidente. Sonotroppe le commissioni con pro-grammi e ideologie contrastanti, chesfornano rapporti auto-contraddit-

tori considerati insoddi-sfacenti dall’Ammini-strazione e per questoscartati. Inoltre, traendoinsegnamento dalle lottedella commissione Tower,i cui poteri erano irrisori,e dal precedente costi-tuito dalla commissione[nominata per indagaresull’incidente nucleare) diThree Mile Island, che di-sponeva di poteri suffi-cienti, la commissionedovrà essere investita delpotere di richiedere docu-menti come prova, esigeretestimonianze e conce-dere l’immunità.

Personale. La commis-sione dovrebbe essere co-stituita da esperti sullaviolenza politica e l’Islamradicale, così come dafunzionari pubblici, rap-presentanti delle forze

dell’ordine, dell’esercito, dell’intelli-gence e diplomatici, esperti di tecno-logia, riformatori musulmani (comerichiesto dal presidente) e vittimedell’Islam radicale. Essa dovrebbeanche avere contatti con coloro cheavranno il compito di attuare le sueraccomandazioni: i segretari di Stato,della Difesa e della Sicurezza interna,il ministro della Giustizia e il diret-tore della Cia.

Mandato. L’Amministrazionedovrà concentrarsi sull’impegno diTrump volto a spiegare le convin-zioni fondamentali degli islamisti(vale a dire, la piena e rigorosa ap-plicazione della Sharia), mostrare leloro reti e sviluppare nuove proce-dure per le forze dell’ordine. Inoltre,

si dovrebbe cercare di sapere da dovegli islamisti ottengono le loro risorsee come bloccarle; capire come fare anegare loro l’accesso a Internet; pro-porre cambiamenti alle proceduresull’immigrazione e valutare in chemodo il politicamente corretto impe-disce una valutazione onesta del-l’Islam radicale.

Attuazione. Perché il suo operatosia rilevante, la commissione devecoordinarsi con le agenzie federaliper raccogliere dati ed elaborareraccomandazioni, ordini esecutivi eprogetti di legge, fornire documentiprobanti, formulare richieste diproposte, redigere note rivolte alleamministrazioni locali e statali, pro-porre il personale ed elaborare bi-lanci. Infine, la commissione deveessere pronta al fatto che i suoi rap-porti possano essere utilizzati comeprove nei procedimenti penali, comeè successo più volte in passato (adesempio, le commissioni Warren, Ro-gers e Tower).

L’obiettivo principale della com-missione della Casa Bianca sull’Islamradicale deve essere quello di con-sentire al popolo americano di capirela natura del nemico, come essopossa essere sconfitto e in che modoconseguire questo obiettivo. Forsequesto è il punto di partenza di unprocesso tanto a lungo procrastinatovolto a vincere una guerra che duraormai da troppo tempo. Gli StatiUniti hanno tutti i vantaggi econo-mici e militari; gli mancano solo unapolitica e una strategia, che la nuovaAmministrazione, grazie a un’eccel-lente commissione, può finalmentefornire.

(*) Traduzione a cura di Angelita La Spada

di Daniel PiPes

e ChristoPher C. hull

L’iniziativa della Casa Bianca per sconfiggere l’Islam radicale

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Ammetto che avevo molta cu-riosità per il Fabio Concato in

versione jazz con il trio di PaoloDi Sabatino. La cornice è stataquella del meraviglioso TeatroFlavio Vespasiano di Rieti, una“piccola Scala” l’ha definito ilcantautore paragonandolo alregno meneghino della lirica: laperfetta acustica del teatro rea-tino ha fatto il resto, collabo-rando con Concato, Paolo DiSabatino (piano), Marco Sini-scalco (basso) e Glauco Di Saba-tino (batteria) ad offrire unprodotto di altissimo livello aglispettatori che hanno riempito inogni ordine di posto la sala.

Uno spettacolo di classe quellodi Concato: certo, sul palco “mi-nimalista” non c’erano scimmieche ballavano od ostentazione ditatuaggi, ma l’eleganza musicale

del cantautore milanese non neaveva certo bisogno. Da dietro unpaio di occhiali scuri (indossatiperché “le luci mi danno fastidioe non per vezzo”, ha tenuto a spe-cificare il cantante), Fabio Con-cato ha offerto all’attentopubblico di Rieti i pezzi miglioridel suo repertorio che hanno ca-ratterizzato i suoi quarant’anni dicarriera e che verranno raccolti -sempre con l’accompagnamentodel trio di Di Sabatino - in unalbum la cui uscita è prevista amaggio.

Da segnalare (ma il giudizio ènaturalmente soggettivo) unasplendida versione del brano“Stazione Nord”, una “Domenicabestiale” riproposta in stile “Cosasarà” del duo Dalla-De Gregori, e“Gigi”, canzone dedicata dall’ar-tista al padre e per questo motivola più amata dal cantautore mila-nese.

Esce al cinema il sequel di“God’s not dead”. Forte del

momento propizio, la DominusProduction porta in Italia ilnuovo “legal”. Si tratta di storieavvincenti a cui lavorano équipedi criminologi e detective. “God’snot dead 2” è un thriller legaleche affronta il delicato tema delladifesa del diritto alla libertà diespressione e di opinione, spin-gendo a interrogarsi sui grandivalori della vita, per arrivare achiedersi: quanto si è disposti a ri-schiare per difendere ciò in cui sicrede? Secondo quale criterio sistabilisce quali argomenti pos-sano essere affrontati pubblica-mente e quali debbano inveceessere discussi in forma esclusiva-mente privata? In cosa consistono

la libertà di espressione e di pa-rola? Fino a che punto il diritto adifendere i propri valori non in-vade la sfera di libertà altrui? Ilfilm si snoda lungo il delicatorapporto fra Stato e Chiesa, tra leregole del mondo secolare e la vo-lontà di proclamare ciò in cui sicrede: quando persino una veritàdocumentata da prove storichesembra essere messa in discus-sione, fino a quale limite si è di-sposti a rischiare per sostenere lapropria idea di fronte alla pub-blica piazza? Sequel dell’omo-nimo film di successo, “God’s notdead 2” stimola la riflessione sullibero arbitrio umano e invita ainterrogarsi sui grandi valori del-l’esistenza.

L’ambientazione si sposta dalcollege del film d’esordio all’auladi un tribunale, dove un’inse-

7l’oPinione delle libertà

di Stefania cacciani

di Gianluca Perricone

mercoledì 1 marzo 2017

Il jazz di Fabio Concato

Cultura

“God’s not dead 2”, legal thriller con sequel

gnante di liceo, Grace Wesley(Melissa Joan Hart), viene chia-mata in giudizio con l’accusa diaver fatto proselitismo in classe,rispondendo alla domanda di unastudentessa sulla figura storica diGesù Cristo. Per l’accusa, rappre-sentata da uno dei più prestigiosiavvocati americani (Ray Whise),tale accadimento dovrà servire acreare un precedente finalizzatoalla rimozione di ogni argomen-tazione di fede dai luoghi pub-

blici. La difesa, affidata a un gio-vane avvocato d’ufficio (JesseMetcalfe) con poca esperienza mamolta determinazione, riserverànumerosi colpi di scena.

Con la colonna sonora deiNewsboys, “God’s not dead 2” èun film in cui s’intrecciano storiae attualità, fede e dubbio, invi-tando adolescenti e adulti a inter-rogarsi sui temi più profondidell’esistenza. Il film è stato pre-sentato in anteprima nazionale a

Firenze lo scorso 26 febbraio alCinema Odeon di piazza degliStrozzi e poi all’Uci di Arezzo, a

Carrara e Pisa. Perché la Toscana?In tanti pensano a misteri come ilmostro e ai tanti “legal” in salsa

toscana. Sarà, ma spostarsi pervedere un thriller a Firenze hasempre un suo perché.

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