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IL CONTROLLO DI GESTIONE DELLE PICCOLE IMPRESE. Controllo di Gestione (CdG). SISTEMA INFORMATIVO che opera attraverso: una STRUTTURA : identificazione di unita’ organizzative (Centri di responsabilità) - PowerPoint PPT Presentation
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IL CONTROLLO DI GESTIONE DELLE
PICCOLE IMPRESE
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Controllo di Gestione (CdG)
SISTEMA INFORMATIVO che opera attraverso:
una STRUTTURA: identificazione di unita’
organizzative (Centri di responsabilità)
un PROCESSO per la produzione di informazioni
storiche e prospettiche , raccolte attraverso
STRUMENTI e PROCEDURE di natura
soprattutto contabile, destinate ai MANAGER per
guidare le loro decisioni relative al
REPERIMENTO, DESTINAZIONE e UTILIZZO
delle risorse
DIMENSIONI DEL CdG:
DIMENSIONE INFORMATIVA: CdG come
supporto per dirigere e correggere gli svolgimenti
di gestione
DIMENSIONE COMPORTAMENTALE: CdG come
supporto per tenere sotto controllo i
comportamenti dei soggetti (manager) cui sono
state affidate delle risorse per raggiungere
determinati obiettivi
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APPROCCIO CONTINGENTE
Il CdG deve configurarsi in conformità con le caratteristiche identificative delle PI
PI STABILE
esclusa la presenza della dimensione comportamentale, poiché mancano i
presupposti organizzativi
importanza della dimensione informativa, che deve evolversi qualitativamente, specie se
l’impresa si confronta con un ambiente molto complesso
PI EMERGENTE
la letteratura evidenzia la necessità di far evolvere il sistema informativo parallelamente al CICLO DI VITA dell’impresa
verifiche empiriche che però smentiscono questa affermazione e sostengono l’esistenza di un CICLO DI VITA INFORMATIVO, autonomo rispetto a quello dell’impresa, in cui le informazioni si arricchiscono solo nelle fasi più critiche (start up, sviluppo accelerato, declino)
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MODELLO DI LOMBARDI STOCCHETTI
la COMPLESSITA’ GESTIONALE come variabile contingente
ARTICOLAZIONE STRUTTURALE: grado di strutturazione e formalizzazione della struttura organizzativa
DINAMICITA’ AMBIENTALE: grado di instabilità, di prevedibilità e turbolenza dell’ambiente
IPOTESI DI PARTENZA: la PI è destinata a crescere, e l’aumento della sua dimensione genera un’evoluzione del CdG, sempre più formalizzato
Aumento della complessità gestionale
Aumento dei fabbisogni informativi
Crescente strutturazione del CdG
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STADI DI EVOLUZIONE DEL CdG:
1. Raccolta di informazioni in modo informale da parte dell’imprenditore, tramite apprendimento;
2. Sviluppo della dimensione informativa del CdG;
3. Sviluppo della dimensione comportamentale del CdG.
Stadio raggiungibile solo se si verificano 2 condizioni:
disponibilità dell’imprenditore a delegare
competenze dei collaboratori e loro attitudine ad assumersi delle responsabilità
In funzione della presenza/assenza di queste condizioni si individuano 4 situazioni:
1. IMPRESA MATURA: entrambe le condizioni verificate;
2. IMPRESA SOTTOMESSA: entrambe le condizioni non verificate;
3. IMPRESA IN TENSIONE: manca la disponibilità dell’imprenditore a delegare;
4. IMPRESA IMMATURA: manca la capacità dei collaboratori di assumersi delle responsabilità.
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LIMITI DEL MODELLO DI LOMBARDI STOCCHETTI
Riguarda solo la minoranza delle PI destinate a crescere
Il modello proposto è una miniaturizzazione di quello delle GI
Eccessivo determinismo tipico dei modelli del ciclo di vita: le Pi emergenti possono assumere connotazioni organizzative e sistemi manageriali più evoluti già nelle fasi iniziali del loro ciclo di vita;
Certi aspetti distintivi della PI emblematica non sono modificabili: si esclude quindi la possibilità di sviluppare la dimensione comportamentale
Riflessioni che inducono a ritenere più appropriato
un modello in cui la VARIABILE CONTINGENTE sia
identificata con gli OBIETTIVI DELL’IMPRENDITORE
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APPROCCIO TIPOLOGICO
Applicazione dell’approccio contingente, che però si sottrae al determinismo del ciclo di vita e all’ipotesi della crescita
MODELLO DI RAY-HUTCHINSON
QUESITO: Spiegare come imprese a rapidissima
crescita (supergrowth), già quotate in borsa e con
una situazione finanziaria fragile avessero gestito
con successo il loro processo di sviluppo;
IPOTESI: Utilizzo di un CdG diverso da quello delle
imprese a crescita più contenuta;
METODOLOGIA:
Utilizzo dei risultati di una precedente ricerca
dell’università di Bath; i profili finanziari delle
supergrowth si confrontano con quelli di
imprese a minore crescita (matched);
Obiettivo di identificazione delle caratteristiche
che il CdG deve avere per sostenere le tensioni
causate dallo sviluppo
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ADOZIONE DELL’APPROCCIO TIPOLOGICO: gli obiettivi dell’imprenditore sono considerati come fondamentale variabile contingente per spiegare le differenze del CdG;
PROPRIETARIO DI PI:
OBJ = Indipendenza/Sopravvivenza
Strategie di PENETRAZIONE DEL MERCATO
IMPRENDITORE:
OBJ: Max profitti / Aumento del fatturato
Strategie di DIVERSIFICAZIONE
Ipotesi che quest’ultimo tipo di imprenditore abbia
bisogno di un CdG molto più articolato e
complesso per soddisfare le esigenze generate da
una strategia più rischiosa
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Identificazione delle VARIABILI CONTINGENTI,
influenzate dagli obiettivi dell’imprenditore, che
spiegano le differenze tra i diversi sistemi di CdG:
Struttura organizzativa
Stile di direzione
Grado di articolazione del sistema di controllo
Uso di informazioni storiche e previsive
Variabili chiave oggetto di controllo
Dimostrazione che tali variabili differenziavano
significativamente i sistemi di CdG delle imprese
supergrowth e delle matched, e tali differenze
aumentavano con il processo di sviluppo di queste
ultime
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IMPRENDITORI SUPERGROWTH:
Obiettivo di massimizzazione dei profitti e di
aumento del fatturato;
CdG molto importante per realizzare gli obiettivi;
Sviluppo della dimensione comportamentale;
Informazioni sia storiche che previsive, specie
nelle fasi più avanzate dello sviluppo.
IMPRENDITORI MATCHED:
Obiettivo di indipendenza/sopravvivenza;
CdG meno importante per realizzare gli obiettivi;
Manca la dimensione comportamentale;
Prevalgono informazioni storiche (l’obiettivo di
stabilità fa sì che l’impresa si accontenti di
raggiungere gli stessi risultati trascorsi).
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APPROCCIO SITUAZIONALE
Il CdG deve tener conto della singolarità delle variabili interne e ambientali di ciascuna impresa, in modo da rispettarne gli specifici fabbisogni informativi
Le differenze tra i CdG delle singole imprese non possono essere spiegati solo dagli OBIETTIVI STRATEGICI perseguiti
A parità di OBIETTIVI STRATEGICI, tra le imprese possono esistere differenze significative ai fini della configurazione del CdG
Alternativa CRESCERE / NON CRESCERE
Non consente di considerare i diversi fabbisogni informativi di imprese che, pur non crescendo per dilatazione, attuano STRATEGIE DI CRESCITA PER LINEE ESTERNE
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Necessità di tener conto dei bisogni informativi che
derivano dalla particolare natura del PROCESSO DI
FORMAZIONE DELLE STRATEGIE
Assenza della PIANIFICAZIONE STRATEGICA FORMALE
Le strategie si formano attraverso la GESTIONE DELLE FUNZIONI
Il CdG deve tenere sotto controllo in termini monetari i processi di acquisizione e utilizzazione delle risorse con cui si attua l’attività gestionale
CONTABILITA’ PREVENTIVE E CONSUNTIVE
Possono essere utili per verificare ex-ante la fattibilità delle strategie ed ex-post per controllarne e correggerne lo svolgimento e i risultati
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Ruolo chiave delle COMPETENZE DISTINTIVE nella
formazione delle STRATEGIE COMPETITIVE delle PI
Opportunità di sviluppare sistemi di CdG
MODULARI, focalizzati sulle aree funzionali in
cui risiedono le competenze distintive di ogni
singola PI
LIMITI derivanti dalla rinuncia ai vantaggi associati
ad un SISTEMA INTEGRALE E INTEGRATO
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RISULTATI VERIFICHE EMPIRICHE
Criticità del capitale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle PI
Difficoltà delle PI a predeterminare gli effetti finanziari delle scelte strategiche effettuate
Evidenze empiriche in USA e UK:
I problemi finanziari sono quelli più sentiti dalle PI,
tuttavia sono poco utilizzati gli strumenti informativi
finalizzati al controllo del capitale
MOTIVO = ECCESSIVA COMPLESSITA’
Si suggerisce l’impiego di sistemi più semplici, focalizzati su poche variabili chiave (Es. Flussi di cassa)
Criticità per le PI di sistemi di CdG focalizzati sul CAPITALE (CONTABILITA’ FINANZIARIE)
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RICERCA SU CAMPIONI DI PI DI VARIE PROVINCE ITALIANE
CONTABILITA’ GENERALE E BILANCIO
la maggioranza delle PI ha la Co.Ge, anche se si
avvale di consulenti esterni per utilizzare, a fini
gestionali e fiscali, dei suoi risultati (situazione
opposta nelle PI australiane);
diffuso impiego del bilancio a scopi gestionali.
CONTROLLO DEL CAPITALE CIRCOLANTE
sistemi focalizzati soprattutto sul controllo della liquidità;
raro impiego di tecniche di controllo delle scorte e dei crediti;
utilizzo del credito di fornitura senza riflettere sulle sue implicazioni finanziarie;
gestione non oculata dei periodi di incasso e di pagamento
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Scarsa propensione alla redazione di piani
formali;
Maggiore diffusione delle tecniche di budgeting,
specie all’aumentare delle dimensioni e presso le
imprese a minore successo, preoccupate
soprattutto della liquidità;
Contabilità dei costi diffusa presso le imprese
americane, ma meno diffusa la break even
analysis;
Attenzione al calcolo del costo di prodotto
presso le imprese italiane, dove prevale la
tendenza a calcolare i costi in forma
extracontabile;
Scarsa presenza di centri a responsabilità.
PIANIFICAZIONE, BUDGETING, CO.IND.