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BAT-PAPER 1 Giulia Zappa, Arti Visive Contemporanee Batman: the Movie (1966) Il personaggio dei fumetti “Batman” nasce nel 1939 dalla mano del disegnatore Bob Kane, il quale, visto il successo che in quel periodo stava avendo “Superman”, e visto il desiderio comune degli editori di vedere in azione altri supereroi, disegnò per la prima volta “the Bat-Man”, un eroe vestito di rosso con una piccola maschera sugli occhi e le ali da pipistrello. Grazie agli accorgimenti e ai consigli di Bill Finger (scrittore delle prime storie) l’uomo pipistrello fece la sua prima comparsa con la celebre tuta color grigio-blu e mantello nel volume “Detective Comics #27”. Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale la popolarità dei fumetti con i supereroi come protagonisti ebbe un forte declino, ma “Batman” (e “Superman” con lui) fu uno dei pochi che continuò ad essere pubblicato ed a suscitare interesse. Fù con la pubblicazione nel 1954 del libro “Seduction of the innocent” di Fredric Wertham che l’uomo pipistrello subì pesanti critiche: la tesi di Wertham era che il fumetto istigava i giovani alla violenza, oltre che sottolineare la relazione ambigua tra Batman e il “wonder boy“ Robin. Questo, e l’istituzione del Comics Code Authority nello stesso anno, costrinse il cavaliere oscuro a diventare un po’ più ‘solare’: alla fine degli anni 50 le avventure di Batman si spostarono più sul filone fantascientifico, i toni divennero più leggeri e vennero introdotti nuovi personaggi (Batwoman in primis). E’ qui che entra in scena la famosa serie tv, seguita da un film, con protagonisti Adam West e Burt Ward. A causa di un crollo nelle vendite del fumetto nel 1964, vennero effettuati cambiamenti radicali soprattuto nei personaggi, e un ritorno delle storie al genere poliziesco. Nello stesso periodo la 20th Century Fox diede il compito al produttore William Dozier di creare una serie televisiva sull’uomo pipistrello.

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BAT-PAPER 1

Giulia Zappa, Arti Visive Contemporanee

Batman: the Movie (1966)

Il personaggio dei fumetti “Batman” nasce nel 1939 dalla mano del disegnatore Bob

Kane, il quale, visto il successo che in quel periodo stava avendo “Superman”, e visto

il desiderio comune degli editori di vedere in azione altri supereroi, disegnò per la

prima volta “the Bat-Man”, un eroe vestito di rosso con una piccola maschera sugli

occhi e le ali da pipistrello.

Grazie agli accorgimenti e ai consigli di Bill Finger (scrittore delle prime storie) l’uomo

pipistrello fece la sua prima comparsa con la celebre tuta color grigio-blu e mantello

nel volume “Detective Comics #27”.

Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale la popolarità dei fumetti

con i supereroi come protagonisti ebbe un forte declino, ma “Batman” (e “Superman”

con lui) fu uno dei pochi che continuò ad essere pubblicato ed a suscitare interesse.

Fù con la pubblicazione nel 1954 del libro “Seduction of the innocent” di Fredric

Wertham che l’uomo pipistrello subì pesanti critiche: la tesi di Wertham era che il

fumetto istigava i giovani alla violenza, oltre che sottolineare la relazione ambigua tra

Batman e il “wonder boy“ Robin.

Questo, e l’istituzione del Comics Code Authority nello stesso anno, costrinse il

cavaliere oscuro a diventare un po’ più ‘solare’: alla fine degli anni 50 le avventure di

Batman si spostarono più sul filone fantascientifico, i toni divennero più leggeri e

vennero introdotti nuovi personaggi (Batwoman in primis).

E’ qui che entra in scena la famosa serie tv, seguita da un film, con protagonisti Adam

West e Burt Ward. A causa di un crollo nelle vendite del fumetto nel 1964, vennero

effettuati cambiamenti radicali soprattuto nei personaggi, e un ritorno delle storie al

genere poliziesco. Nello stesso periodo la 20th Century Fox diede il compito al

produttore William Dozier di creare una serie televisiva sull’uomo pipistrello.

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Dozier, non essendo un lettore di fumetti, solo dopo una breve ricerca decise di dare

alla serie un taglio comico, ironicamente nello stesso momento in cui il fumetto ritornò

a tinte più scure.

Il film uscì nelle sale cinematografiche a cavallo fra la prima e la seconda serie

televisiva, ed è a tutti gli effetti il primo lungometraggio sul personaggio di Batman.

La trama vede gli arcinemici del Dynamic Duo (Catwoman, il Joker, Riddler e il

Pinguino) unire le proprie forze per tentare di conquistare non Gotham City (“ne

basterebbero due”), non la nazione (“fossero stati tre”), ma, “visto che sono tutti e

quattro”, il mondo intero.

Per farlo, i quattro villains rapiscono il commodoro Schmidlapp, inventore di un

apparecchio che disidrata le persone fino a farle diventare polvere colorata, così da

poter polverizzare il congresso delle nazioni unite.

A livello superficiale e visivo, il film non sembra distaccarsi dal fumetto: i personaggi e

i loro costumi sono pressoché identici (con un ridimensionamento delle orecchie di

Batman per permettere delle inquadrature più ravvicinate), e vi sono pure quei suoni

onomatopeici tipici delle scene di lotta dei fumetti. E’ ovvio, però, che le tutine in

spantex, le acrobazie di Robin, le pose feline di Catwoman o ancora di più la serie di

‘splash’ ‘bonk’ e ‘plop’, fanno un po’ più bella figura sulla carta stampata che sul

grande schermo, dove risultano forzate e artificiose, oltre che assolutamente esilaranti.

Quello che si nota subito mancare è la caratterizzazione di Batman/Bruce Wayne: non

viene spiegata la nascita dell’eroe (la morte dei genitori) o da dove venga Robin/Dick

Grayson. Il tutto viene risolto velocemente dal narratore nella prima scena del film.

On a peaceful afternoon motor ride, millionaire Bruce Wayne and his youthful ward Dick

Grayson have been summoned back to Wayne Manor […] Bruce and Dick, with characteristic

speed and resolve, descend promptly into The Batcave, and then, as they have done many

times before, as BATMAN AND ROBIN, courageous warriors against crime, they are off once

again to the rescue!

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Non c’è quindi un’analisi profonda del personaggio, infatti quel che appare è un eroe

stereotipato, anche se di solidi principi morali (“They may be drinkers, Robin, but

they’re still human being”).

Si deve però ricordare che il film, prima di tutto, era un surrogato della serie televisiva;

esso serviva, infatti, a far conoscere la serie anche oltreoceano, sebbene non abbia

avuto proprio l’effetto desiderato. Infine, bisogna ricordare lo stile con cui è stato

realizzato, il “comedy camp”, che prevede la comicità attraverso l’esasperazione, la

consapevole teatralità e artificiosità, gli stereotipi e il nonsense.

Guardando il film sotto questa prospettiva risulta più facile apprezzare anche gli astrusi

indovinelli di Riddler (e le esilaranti risposte di Robin), i baffetti bianchi dipinti del

Joker e la scena ormai entrata nella “leggenda”: “Some days, you just can't get rid of a

bomb”.

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