11
ATLANTE DELLE GUERRE E DEI CONFLITTI DEL MONDO Quarta edizione

Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Annuario aggiornato e completo dei confitti in atto sul pianeta. L'intento dell'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo IV Edizione è quello di spiegare le ragioni di tutte le guerre in corso, capire perchè si combatte e chi sono gli attori.

Citation preview

Page 1: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

ATLANTEDELLE GUERREE DEI CONFLITTIDEL MONDOQuarta edizione

Page 2: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

ATLANTEDELLE GUERRE E DEI CONFLITTIDEL MONDO

Associazione 46° Parallelo

Quarta edizioneDedicata a Malala Yousafzai

Page 3: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

2

ATLANTE DELLE GUERRE E DEI CONFLITTI DEL MONDOQUARTA EDIZIONE

Direttore ResponsabileRaffaele Crocco

Capo RedattoreFederica Ramacci

In redazioneBeatrice Taddei SaltiniDaniele Bellesi

Hanno collaboratoPaolo AffatatoAndrea BaranesBarbara BastianelliGiulia BondiFabio BucciarelliPietro CavallaroFrancesco CavalliLuigi CortellessaAngelo d’Andrea Angela de RubeisAngelo FerrariMarina FortiFederico FossiEmanuele GiordanaFlora GraiffDiego Ibarra SanchezRosella IdeoAdel JabbarStefano LibertiEnzo ManginiFederica MiglioLuisa MorgantiniEnzo NucciIlaria PedraliAlessandro PiccioliAlessandro RoccaStefano RossiniOrnella SangiovanniLuciano ScalettariRenato Kizito SesanaPino ScacciaAlessandro TurciRoberto ZichittellaEditingMarika TamaniniAnna Cinzia Dellagiacoma

RedazioneAssociazione 46° ParalleloVia Piazze 34 - [email protected]

www.atlanteguerre.it

Foto di copertina©Diego Ibarra Sánchezwww.diegoibarra.com

associazione culturale

Testata registrata pressoil Tribunale di Trento n° 1389RSdel 10 luglio 2009

Tutti i diritti di copyright sono riservati

ISSN: 2037-3279ISBN-13: 978-8866810186

Finito di stampare nel dicembre 2012Grafiche Garattoni - Rimini

Progetto grafico ed impaginazioneDaniele Bellesi

Progetto grafico della copertinaDaniele Bellesi

Un ringraziamento speciale a:Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Giovanni Puglisi, Presidente Commis-sione Nazionale Italiana per l’Unesco

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International

Si ringrazia Flora Graiff, creatrice de “Il mondo di Kako”, per aver voluto partecipare al progetto

Page 4: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

3

AlgeriaCiad

Costa d’AvorioGuinea Bissau

LiberiaLibiaMali

NigeriaRepubblica Centrafricana

Repubblica Democratica del CongoSahara Occidentale

SomaliaSudan

Sud SudanUganda

ColombiaHaiti

AfghanistanCina/Tibet

FilippineIndia

IraqKashmir

KirghizistanPakistan

ThailandiaTimor Est

TurchiaYemen

Israele/PalestinaLibano

Siria

CeceniaCipro

GeorgiaKosovo

48525660646872768084889296

100104

112116

124128132136140144148152156160164168

178182186

194198202206

Indice569

10111415171921232527293133373941434546

108109110

120121122

172175176

191192

210

211213215218222223225227231234239241245246247

Editoriale Raffaele CroccoSaluti AmministratoriIntroduzione Barbara BastianelliIntroduzione Flavio MongelliIntroduzione Riccardo NouryIstruzioni per l’uso Raffaele CroccoLa situazione Raffaele CroccoIl mondo in movimento/1 Laura BoldriniBeni a rischio/1 Giovanni PuglisiBanche e guerra Andrea BaranesInformazione e guerra Enzo NucciVittime di guerra/1 Luisa MorgantiniGeografia della guerra Rosella IdeoEvoluzione dei conflitti Enzo NucciLand grabbing Stefano LibertiVittime di guerra/2 Renato Kizito SesanaSPECIALE LA PIRATERIALa pirateria/1 Alessandro RoccaLa pirateria/2 Enzo ManginiLa pirateria/3 Luciano ScalettariAfricaLibertà e giustizia sono il sogno africano Amnesty International

SCHEDE AFRICA

Inoltre EtiopiaAmericaC’è ancora Guantanamo nell’America di Obama Amnesty International

SCHEDE AMERICA

Inoltre MessicoAsiaFra integralismo e dittature Amnesty International

SCHEDE ASIA

Inoltre Birmania - Corea del Nord/Sud - IranMedio OrienteI diritti umani sono lontani Amnesty International

SCHEDE MEDIO ORIENTE

EuropaIn Europa vince la chiusura Amnesty International

SCHEDE EUROPA

Inoltre Paesi Baschi

SPECIALE SVOLTA ISLAMResta il dubbio sull’inizio del cambiamento Adel JabbarFoto reportage dalla Siria Fabio BucciarelliAltri stati coinvolti Ilaria PedraliLe missioni OnuNazioni Unite - I Caschi Blu Raffaele CroccoVittime di guerra/3 Federico FossiIl mondo in movimento/2 Giulia BondiFoto reportage dalla Colombia Diego Ibarra SanchezBeni a rischio/2 Luigi CortellessaBeni a rischio /3 Federica RamacciGruppo di lavoroGlossarioFontiRingraziamenti

Page 5: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

4

Idea e progetto

Associazione 46° ParalleloVia Piazze 34 - Trento

Edizione

Editrice AAM Terra Nuova S.r.l. Via Ponte di Mezzo, 150127 - FirenzeTel. +39 055 3215729 Fax +39 055 [email protected]

Associazione 46° ParalleloVia Piazze 34 - [email protected]

In collaborazione con

Partner

www.ilariaalpi.it

Con il contributo di

PROVINCIA DI

PESARO E URBINO

Con il patrocinio di

Con il supporto di Con la collaborazione di

Sponsor

Foto di Fabio Bucciarelli

Page 6: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

5

Un giorno, qualche anno fa, in un luogo che non ricordo, forse negli Stati Uniti, forse in Euro-pa, era stato organizzato un convegno per trovare soluzione alle troppe guerre dell’Africa. Erano stati invitati Presidenti, capi di Governo, capi Tribù e ognuno di loro aveva raccontato quello che accadeva nel proprio Paese. Ad un certo punto si era alzato un vecchio capo, di

non so quale Regione. “Anche noi – aveva detto – siamo stati impegnati per anni in una tremenda guerra contro i nostri vicini. Per un tempo interminabile noi e loro abbiamo combattuto per controlla-re l’acqua della nostra terra. Poi, un giorno, vicino ad un pozzo c’è stato un morto. Era davvero troppo: abbiamo subito smesso di combattere”.Davvero è accaduto, non è una favola. Davvero esistono nel mondo, in qualche Regione sperduta che poco conosciamo, essere umani che smettono di farsi la guerra se qualcuno muore. Potrà sembrare un sogno, invece è un segno: dentro la nostra pancia, nella nostra testa o nell’anima, se preferite, c’è l’idea che la morte in guerra di qualcuno sia ingiusta, per qualsiasi ragione.È un’idea da coltivare anche leggendo questo Atlante. Per la quarta volta, in quattro anni, mettiamo in fila ciò che accade nel Pianeta. Alcune guerre sembrano essere alla fine, dopo decenni: nei Paesi Baschi, in Colombia, in parte nelle Filippine. Altre sono arrivate a sconvolgere la vita di milioni di per-sone, costrette a fuggire, a lasciare tutto. Nel Mali l’integralismo sta distruggendo storia e cultura di un popolo in nome di un dio. In Siria il potere difende se stesso uccidendo chi dovrebbe governare.Storie che teniamo lontane. La Comunità internazionale sta mostrando – anche in questi casi, so-prattutto in Siria – la propria incapacità nel trovare soluzioni, nel portare pace. Gli interessi contrari e contrastanti delle potenze che siedono nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite impediscono interventi e rendono inevitabile l’idea del massacro.Quando non siamo distratti, scopriamo di essere addolorati e impotenti. L’unica strada possibile, allora, è continuare a raccontare quello che avviene, insistere nell’informare, pensando che ognuno, poi, possa avere una libera opinione e possa chieder conto di quello che accade. È la vecchia storia della democrazia, amici miei. Lo abbiamo dimenticato, ma a volte funziona ancora.

Il DirettoreRaffaele Crocco

Mi hanno raccontato una storia.Conoscere la guerra, per smettere di farla

Editoriale

Lorenzo Taliani - Fzero Photographers

Page 7: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

96

Alto Commissariato delle NazioniUnite per i RifugiatiUnited Nations High Commissionerfor Refugees

RIFUGIATI ORIGINATI DAL SUDAN

RIFUGIATI 500.014

PRINCIPALI PAESI CHE ACCOLGONO QUESTI RIFUGIATI

I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2011 uscito nel giugno 2012 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese.Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.

CIAD 298.311

SUD SUDAN 76.845

ETIOPIA 45.286

SFOLLATI PRESENTI NEL SUDAN

2.422.520

RIFUGIATI ACCOLTI NEL SUDAN

RIFUGIATI 139.415

PRINCIPALI PAESI DA CUI ARRIVANO QUESTI RIFUGIATI

ERITREA 100.464

CIAD 31.871

Page 8: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

97

Il 2012 si apre con una dura diatriba fra Nord e Sud Sudan per la questione dei diritti di pedag-gio che il Sud deve pagare al Nord per usarne gli oleodotti. Il Governo di Juba sceglie la linea dura: interrompe la produzione di greggio, pri-vando il Governo di Khartoum di un ingente in-troito (ma anche se stesso, dato che il 98% del-le entrate dello Stato dipendono dal petrolio).Seguono mesi di trattative e accordi subito di-sattesi: gli scontri armati al confine continuano. Nel maggio 2012 Khartoum ritira le sue truppe da Abyei (ricca di greggio, controllata dal Nord ma reclamata dal Sud). Decisione che consente di riaprire il tavolo di trattative fra i due Paesi.Intanto, però, la situazione economica del Pa-ese precipita: il crollo delle entrate dovuto al blocco di produzione decretato da Juba provoca una progressiva impennata dei prezzi e dell’in-flazione. Il Governo sudanese, per fronteggiare la crisi, emana drastiche misure di austerità, fra le quali i tagli ai sussidi sul carburante e su alcuni beni di prima necessità. La popolazione reagisce scendendo ripetutamente in piazza. Sul versante bellico, il Paese si trova in una si-tuazione difficile: è l’unico Stato al mondo ad avere quattro fronti di guerra interna: il Darfur, il Blue Nile, il Sud Kordofan e Abyei. Verso la fine di luglio 2012 si riaccende il conflitto in Darfur. L’esercito di Khartoum si scontra con i ribelli del Jem (Movimento per la giustizia e l’eguaglianza) e proclama di aver ucciso una cinquantina dei suoi miliziani. Scontri e sca-ramucce continuano nei mesi successivi, nel solo mese di ottobre 2012, tre diversi agguati uccidono cinque caschi blu di Unamid, la mis-sione ibrida Onu-Unione Africana dispiegata nella Regione Occidentale del Sudan. Intanto, peggiora la situazione nel Blue Nile e nel Sud Kordofan: centinaia di migliaia di profughi fug-gono in Sud Sudan dove si viene a creare – spe-cie nell’immenso campo rifugiati di Yida – una grave emergenza umanitaria.Finalmente, l’8 agosto, Khartoum e Juba rag-giungono un primo accordo sulla questione dell’utilizzo degli oleodotti. E il 27 settembre 2012 il Parlamento di Khartoum (in contempo-ranea con quello di Juba) ratifica l’accordo rag-

Situazione attualee ultimi sviluppi

L’Unione Africana vuole il referendum

Il Consiglio Pace e sicurezza dell’Unione Africana (Ua) garantirà

il proprio sostegno perché si giunga allo svolgimento del referendum sullo status di Abyei, la Regione petrolifera contesa al confine tra Nord e Sud Sudan. L’organismo

dell’Ua l’ha annunciato nel novembre 2012, concedendo sei settimane ai due Paesi per indicarne le modalità

di svolgimento. La questione di Abyei era rimasta irrisolta anche

nell’ambito dei diversi accordi sottoscritti dai due Presidenti – Omar

el Bashir per il Sudan e Salva Kiir per il Sud Sudan – firmati alla fine di

settembre del 2012.Il Consiglio ha annunciato che, in caso di mancato accordo, il

referendum verrebbe organizzato sotto gli auspici dell’Onu nell’ottobre

2013. La consultazione avverrebbe fra i residenti nella Regione,

escludendo la comunità nomade dei Misseriya, che invece il Governo di

Khartoum vorrebbe includere fra i partecipanti. I Misseriya sarebbero

favorevoli a rimanere col Sudan, i residenti di Abyei, invece, sarebbero

in maggioranza pro Sud Sudan.

giunto ad Addis Abeba. Le intese riguardano la gestione del petrolio, i confini, la creazione di una fascia demilitarizzata lungo la frontiera e il reciproco riconoscimento dei diritti di cittadi-nanza (ma resta irrisolto lo status amministrati-vo della Regione petrolifera di Abyei).

Generalità

Nome completo: Repubblica del Sudan

Bandiera

Lingue principali: Arabo, i diversi gruppi

etnici parlano oltre 400

lingue locali, inglese

Capitale: Khartoum

Popolazione: 34.500.000

Area: 1.886.068 Kmq

Religioni: Musulmani (60%,

predominanti fra arabi

e nuba, nelle regioni del

Centro-Nord), cattolici

(15,5%), arabi cristiani

(1%), aderenti a religio-

ni tradizionali (23,5%)

Moneta: Sterlina sudanese

Principali

esportazioni:

Petrolio e prodotti

petroliferi, cotone,

sesamo, arachidi,

gomma arabica,

zucchero, bestiame

PIL pro capite: Us 2.700

SUDAN

UNHCR/W. Stone

Page 9: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

98

Quadro generaleLa storia tardo coloniale e post-coloniale del Paese africano è stata sempre caratterizzata da conflitti, tensioni e violenze nelle diverse regio-ni del Paese. Una sequela ininterrotta di guerre civili che ne hanno segnato tutta la storia, tanto che si può affermare che il grande Paese africa-no non ha mai avuto periodi significativi di pace e stabilità.Dagli anni ‘50 è stato un continuo susseguirsi di colpi di Stato e di giunte militari. Anche l’at-tuale Presidente, Omar Hassan El Bashir, che guida il Paese dal 1989, è salito al potere con un golpe.Altrettanto costanti nel tempo sono state le tensioni e gli scontri armati fra il Nord del Paese, arabo e islamizzato, e il Sud, africano e cristiano-animista. Solo con la secessione delle Regioni Meridionali e la nascita della Repubblica del Sud Sudan, avvenuta il 9 luglio 2011, questo interminabile conflitto si è chiu-so, aprendone tuttavia altri, nei territori contesi degli Stati di Abyei, del Sud Kordofan, del Nilo Azzurro, ossia quegli Stati della federazione ai quali il Governo di Khartoum non ha consentito di scegliere attraverso l’autodeterminazione se rimanere con il Nord o passare nel nuovo Stato della Repubblica del Sud Sudan.La fase bellica più lunga e cruenta è stata si-curamente la guerra combattuta fra il 1983 e il 2003: i gruppi ribelli (guidati dalla più importan-te delle fazioni, l’Spla-Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese) si sono battuti per otte-nere l’indipendenza dal Nord. Quello che non hanno ottenuto le armi, poi, l’ha fatto il petro-lio: il bisogno crescente di greggio ha portato la comunità internazionale (Stati Uniti e Cina in testa) a moltiplicare le pressioni per il raggiun-gimento della pace, anche perché la maggior parte dei giacimenti si trovavano nella zona di confine fra il Nord e il Sud del Paese (e ora, con la divisione in due seguita alla secessione, l’85% dei giacimenti è rimasto nel territorio del nuovo Stato, nel Sudan Meridionale).La fine del conflitto sudanese, fortemente vo-luta dai Paesi industrializzati e ottenuta con gli

Per cosa si combatte

Quel che resta del petrolio Centoventimila barili al giorno. È ciò che resta della produzione petrolifera sudanese dopo la secessione del Sud. Nel 2012, questa è stata la produzione del Paese africano secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). All’inizio dell’anno l’obiet-tivo era stato fissato in 180mila barili/giorno, ma pare che problemi tecnici e la presenza di giacimenti “maturi” abbiano portato a una produzione di greggio ridotta. Sempre secondo l’Fmi, la separa-zione dal Sud Sudan (luglio 2011) ha dimezzato le entrate fiscali del Governo di Khartoum, ma ritiene tuttavia che future esplorazioni e la ripresa dell’attività di giacimenti esistenti potrebbero far crescere la produzione petrolifera già nel 2013, fino a raggiungere i 240mila barili/giorno nel 2020.

Il Governo sudanese non può permettersi di perdere altre aree del suo territorio, con la se-cessione del Sud, ha dovuto rinunciare all’85% delle riserve di greggio e a buona parte della produzione agricola, che proveniva dalle fertili Regioni Meridionali, passate sotto il controllo di Juba.Il Paese, di fatto, è a rischio di disgregazione: ben quattro Stati della federazione sono abitate da una popolazione che in maggioranza rifiuta il potere di Khartoum. Nel Darfur non c’è alcuna evoluzione che faccia pensare a una soluzione della difficile situazione che perdura dal 2003 (nonostante la ripresa delle trattative fra Go-verno e ribelli verso la fine di novembre 2012 in Qatar), e che non riesplode con la stessa vio-lenza dei primi anni di guerra civile solo per la

presenza della missione Onu. L’altra cruciale ragione dei combattimenti – che riguarda invece gli Stati del Nord a ridosso del confine col nuovo Paese secessionista – è il pe-trolio. Quel 15% dei giacimenti rimasti in mano al Governo di Omar Hassan El Bashir si trovano nelle Regioni di Abyei, del Sud Kordofan e del Nilo Azzurro, tre aree dove storicamente il mo-vimento ribelle aveva massicciamente appog-giato l’Spla (l’Esercito di Liberazione del Sud Sudan) nella lunga guerra contro il Nord. Nelle tre Regioni si chiede il referendum per l’auto-determinazione, che finora il Governo sudanese non ha mai voluto concedere. Nel caso di Abyei, peraltro, la consultazione era stata prevista già negli accordi di pace del 2005, ma Khartoum fi-nora ne ha impedito la realizzazione.

Accordi generali di pace del 2005, ha portato in breve tempo allo sviluppo delle infrastruttu-re per l’industria estrattiva e all’assegnazione di molte concessioni petrolifere (in gran parte accaparrate dalla Cina), tanto che alla vigilia della divisione dei due Stati il petrolio costitui-va l’80% delle esportazioni del Paese. Ma con la nascita della Repubblica del Sud Sudan sono sorti nuovi problemi: il grosso dei giacimenti è rimasto nel Sud, ma le infrastrutture sono rima-ste al Nord.Inoltre, fra i due Stati si sono dovuti ridiscutere il sistema delle divisioni delle royalties e gli ac-cordi per l’utilizzo da parte del Sud Sudan degli oleodotti che attraversano le Regioni del Nord. Problemi, questi ultimi, che hanno provocato la gran parte delle tensioni e degli scontri armati lungo la frontiera nel corso del 2012, fino all’ac-cordo siglato ad Addis Abeba in ottobre.Sul piano internazionale, il Governo sudanese ha da molti anni rapporti non facili con l’Euro-pa e con la gran parte dei Paesi industrializzati occidentali. Con gli Stati Uniti, le relazioni sono state a lungo molto tese, specie dopo il 2001, quando l’intelligence americana appurò che Osama bin Laden era stato protetto a Khartoum per lunghi periodi. Tensioni che erano sfociate in aperta ostilità nei primi anni della guerra ci-

UNHCR/L. Aström

Page 10: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

99

La questione dei Nuba Da giugno del 2011 sui Monti Nuba (Sud Kordofan) è guerra. Bombardamenti, raid aerei, incursioni dell’esercito di Khartoum si susseguono. Un’azione di repressione che presenta tragiche analogie con quanto avvenuto in Darfur nei primi anni della guerra civile. Da più parti, nella comunità internazionale, si parla esplicitamente di genocidio in atto. Si stima che almeno mezzo milione di persone abbia abbandonato i propri villaggi per cercare scampo dal conflitto fuggendo in Sud Sudan, dove vanno a ingrossare i campi dei rifugiati, accanto ai profughi provenienti dalle altre aree del Sud Kordofan e del Blue Nile. Il personale umanitario e i missionari che hanno potuto verificare sul posto la situazione, hanno riferito nel corso del 2012 di una situazione umanitaria drammatica, con i piccoli ospedali della Regione colmi di feriti, donne e bambini mutilati.Il conflitto oppone le Forze armate sudanesi all’Spla-N, ossia l’Esercito popolare del Sudan-Nord. I leader della ribellione accusano il Governo di aver mobilitato 45mila combattenti, per lo più reclutati dalle Forze di difesa popolari (organizzazioni paramilitari), per lanciare i loro attacchi. Khartoum, dal canto suo, accusa il Governo di Juba di sostenere i guerriglieri. Per la martoriata popolazione dei Nuba, alla guerra si aggiunge il dramma dell’assenza quasi totale di aiuti umanitari (e del silenzio generale dei mezzi d’informazione su quanto sta avvenendo): il Governo sudanese ha per lungo tempo negato l’accesso agli aiuti umanitari. Unione africana, Lega araba e Nazioni unite, nella primavera del 2012, avevano anche firmato un documento (“Proposta per la libertà di accesso degli aiuti umanitari”) per fare pressione su Khartoum e ottenere l’apertura di corridoi umanitari. Richiesta che ha trovato ascolto solo nel giugno 2012, ma a condizione che non venissero aperti campi profughi in territorio sudanese.

Ali Mahdi Nouri(Khartoum)

Attore, regista e musicista

sudanese, Ali Mahdi Nouri

usa da sempre l’arte come

strumento di dialogo,

dimostrando come il teatro

possa essere essenziale per

costruire processi di pace.

Direttore dell’organizzazione

“Villaggi del Fanciullo”, nel 2012

è stato premiato dall’Unesco

come “artista della Pace”

Le sue attività si svolgono quasi

sempre al fronte, dove bambini

soldato e rifugiati politici sono

costretti a vivere, spesso

senza una famiglia, in campi

d’accoglienza e centri di primo

soccorso, privati del naturale

diritto a vivere.

Oltre a essere presidente

dell’associazione impegnata

in Sudan con 2 Villaggi Sos e

altre strutture di accoglienza

per minori orfani, abbandonati

e senza famiglia sostenuti con

le adozioni a distanza, è anche

attore e direttore teatrale.

Nel 2004 ha fondato l’Al-

Buqaa, un’esperienza di teatro

itinerante attraverso le zone

in guerra del Sudan, dove ha

portato performances teatrali

basate su racconti popolari,

tradizioni e storie dell’Africa.

Lo scopo – dichiara – è di fare

dell’arte un veicolo creativo per

il dialogo e la multiculturalità,

la pace, il reinserimento e

la socializzazione per tanti

bambini cresciuti e costretti a

vivere in contesti difficili.

I PROTAGONISTI

vile del Darfur, quando il Governo statunitense aveva operato forti pressioni diplomatiche per ottenere dall’Onu che la repressione di Khar-toum sui darfuriani fosse considerata genoci-dio, decisione che avrebbe comportato l’inter-vento armato sotto l’egida delle Nazioni Unite in territorio sudanese (all’epoca ancora unito al Sud Sudan).I forti contrasti fra Washington e Khartoum si

erano attenuati nella fase precedente al refe-rendum per la secessione del Sud, e in tutta la fase seguente fino alla proclamazione dell’in-dipendenza dello Stato di Juba. Nel 2012 le tensioni fra i due Paesi sono nuovamente cre-sciute, in coincidenza con le dispute sul confi-ne fra Nord e Sud Sudan e con l’esplodere dei nuovi focolai di conflitti civili nelle Regioni Me-ridionali (Sud Kordofan, Blu Nile e Abyei) nelle quali la maggioranza della popolazione vuole l’annessione al Sud Sudan. Dal 1997 gli Stati Uniti rinnovano di anno in anno l’embargo nei confronti del regime di Khartoum.

UNHCR/ V.Tan

Page 11: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - IV Edizione

ISBN-13: 978-8866810186

€ 20,00