Upload
others
View
3
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
maggio 2020 approdo 1
Anno iv Specale covid-19
2 approdo maggio 2020
3
6
8
10
12
14
16
18
editoriale quanto ci costano i tagli alla sanità
Scienza e tecnologia esplorando il coronavirus
Scienza e tecnologia curve logistiche: l’andamento matematico di un contagio
intervista l’importanza di donare il sangue
riflessione perché sarà utile ricordare la quarantena?
Film e serie tv il giro del mondo in 5 film
scuola immaginando la dad
attualità il ponte della rinascita
La redazione monica lasAgni, valerio tribuzi, marta moretti, abel montefalchi, giulia bastanzio, laura casini
Copertina lorenzo giomi
Impaginazione nik cinigiani, sofia d’ignazio
Direttore alessandro gori
viceDirettore leonardo campigli
Docenti coordinatrici prof.ssa cristina minucci, prof.ssa antonella orsucci
maggio 2020 approdo 3
A bbiamo iniziato il mese di marzo con qualche
decina di casi di Covid-19, lo abbiamo chiuso
con oltre 100.000 casi confermati (più tutto il
sottobosco dei casi non confermati). Che dire: siamo in
una piega della Storia, quella con la “S” maiuscola. Sarà
difficile dimenticarsene, sia per la gravità di quanto sta
accadendo che per l’esser stati costretti a guardare in
faccia la realtà: i tagli alla spesa pubblica, e in particolare
alla sanità, hanno sortito i loro effetti sulla pelle delle
vittime.
In Ue la spesa media per la sanità pubblica è di 2.880
euro per abitante: l’Italia ne spende 2.253 per abitante.
Per fare un confronto, i Paesi virtuosi ne spendono
5.206 (Svezia - pari all’11% del Pil), 4.459 (Germania -
pari all’11,3% del Pil) e 3.883 (Francia - pari all’11,3%
del Pil). In media si investe il 9,9% del Pil nel settore
sanitario: l’Italia è di nuovo sotto la media, con la per-
centuale dell’8,8%. In questo numero tuttavia si conside-
ra anche la spesa sanitaria privata: analizzando esclusiva-
mente quella pubblica, si nota come si sia passati dal 7%
del Pil del 2001 al 6,6% del 2019.
Quindi abbiamo investito via via meno soldi? No.
Guardiamo la situazione anno per anno: nel 2002 la spe-
sa sanitaria corrispondeva a 75,7 miliardi di euro, nel a
114,5 miliardi, con un tasso di crescita maggiore fra il
2002 e il 2008. Poi, la crisi. Dal 2008 in poi la cifra ha
continuato a salire, ma più lentamente di prima, circa
dello 0,9% annuo - mentre l’inflazione saliva dell’1,07%
annuo. Cosa vuol dire? Che i soldi spesi sono stati ogni
anno sempre di più rispetto a quelli investiti l’anno pre-
cedente (eccetto per il 2013, dove si è registrata una leg-
gera ricaduta), ma il potere d’acquisto di questo denaro è
diminuito. L’inflazione è infatti un parametro economico
che determina “quanto vale la moneta”: ciò significa che
il valore dei soldi può fluttuare. 100 euro di oggi non
comprano tanti beni quanto 100 euro di dieci anni fa,
quindi valgono meno: pur aumentando in valore assolu-
to, gli investimenti non sono cresciuti abbastanza da
contrastare la perdita di potere d’acquisto dell’euro, con
risultato finale la perdita economica del settore sanitario.
Per farla breve: non abbiamo tolto fondi alla sanità, ab-
biamo lasciato che lo facesse l’inflazione.
Non è finita qui: in Italia la sanità pubblica è di compe-
tenza quasi interamente regionale, per quanto riguarda
l’organizzazione locale; ciò ha generato una profondissi-
ma disparità tra i servizi sanitari delle regioni del Nord e
quelli delle regioni del Sud. Secondo un’indagine svolta
sulle prestazioni del 2018, e riportata da Il Sole 24 Ore e
Repubblica, in cima alla classifica dei servizi sanitari per
regione c’è il Veneto, con 222/225 punti. A seguire Emi-
lia Romagna (221/225) e Toscana (220/225); in fondo la
Calabria (162/225), con un miglioramento rispetto alla
valutazione del 2017 (136/225) ma ancora troppo lonta-
na dal livello delle prime classificate.
Il numero di posti letto, sia assoluto che per abitante, è
in calo costante da inizio secolo: se nel 1998 erano circa
311.000 (5,8 per mille abitanti), nel 2007 sono calati a
225.000 (4,3 per mille abitanti) e nel 2017 sono scesi a
191.000 (3,6 per mille abitanti). Inoltre già nei rapporti
del 1998 (reperibili sul sito del Ministero della Salute) si
sottolineava il trend decrescente di posti letto e istituti
ospedalieri rispetto agli anni precedenti: nota divenuta
costante nell’ultimo ventennio. Infatti, analizzando i
numeri sulla quantità di ospedali sul suolo nazionale, si
nota un calo (nel pubblico e nel privato) dai 1.197 del
2007 ai (circa) 1.000 del 2017 - decrescita iniziata quasi
25 anni fa e che tiene conto sia delle strutture in disuso
che di quelle accorpate a ospedali più grandi.
Qualche dato positivo c’è: negli ultimi anni è sì calato il
numero di strutture sanitarie disponibili, ma molte sono
state integrate andando a creare ospedali forniti di molti
reparti; inoltre i progressi della scienza hanno permesso
in molti casi cure (anche palliative) domiciliari, senza
necessità di strutture ospedaliere. Infine la rete di assi-
stenza sociale (dal volontariato alle case di cura) si è am-
piamente rafforzata, dando alla sanità pubblica un nuovo
modus operandi più dinamico.
Come giudicare questi numeri?
Non sta a noi dare una valutazione di tipo etico, quello
Di alessandro gori
editoriale
maggio 2020 AppRodo 3
Quanto ci costano i tagli alla sanità
4 approdo maggio 2020 4 approdo maggio 2020
che possiamo fare è riflettere su tali dati oggettivi e pen-
sare a quali strategie lo Stato dovrebbe adottare per for-
nire un’assistenza sanitaria efficiente, uniforme e valida.
Del resto la sanità pubblica nel nostro Paese è al 12° po-
sto nel mondo, secondo una ricerca pubblicata su The
Lancelet. Il parametro di riferimento si chiama Healthcare
Access and Quality Index, che tiene conto dei tassi di mor-
talità delle malattie prese in considerazione in 195 Paesi,
e che tra le altre cose ha evidenziato la scarsa qualità
della sanità esclusivamente privata degli Stati Uniti: il
colosso economico in questa classifica è accanto a Esto-
nia e Montenegro.
In definitiva: se oggi il nostro Sistema Sanitario arranca,
facciamoci due domande. E quando ricominceremo la
vita normale, ricordiamoci degli errori passati: investia-
mo nella qualità e nell’efficienza della sanità pubblica,
valorizziamo medici e volontari che in questi giorni stan-
no sacrificando tempo, forze (e in alcuni casi anche la
vita) per mantenere in piedi il sistema; ricordiamoci della
disoccupazione in ambito medico, degli specializzandi
costretti a turni massacranti non retribuiti, del numero
chiuso alla facoltà di medicina, degli stipendi irrisori per
ricercatori e neolaureati.
Ricordiamocene.
maggio 2020 approdo 5
maggio 2020 AppRodo 5
6 approdo maggio 2020 6 approdo maggio 2020
G ennaio 2020, Wuhan, Cina. Si inizia a sentir
parlare di un microrganismo patogeno, coro-
navirus, che in breve tempo si diffonde a livel-
lo globale: l’Organizzazione Mondiale della Sanità descri-
ve la situazione come una pandemia.
L’agente biologico in questione non rappresenta una
novità: è lo stesso che ha provocato l’epidemia di Sars
negli anni 2002-2003 e di Mers nel 2015.
Sappiamo che il virus è caratteristico del mondo animale,
in particolare dei pipistrelli e che ha subito un salto di
specie, un processo naturale attraverso il quale il patoge-
no, evolvendosi, ha sviluppato la capacità di infettare
l’organismo umano. Si è ipotizzato che il coronavirus
dei pipistrelli abbia contagiato un “animale interme-
dio” (probabilmente un serpente o un animale simile al
formichiere, il pangolino), nel quale è mutato per diven-
tare in grado di attaccare la specie umana.
Le modalità di trasmissione del virus sono ancora ogget-
to di studio, ma è evidente che da questo punto di vista
c’è una differenza sostanziale rispetto alle epidemie pre-
cedenti; sebbene Sars, Mers e COVID-19 siano state
causate da virus che provengono dalla stessa famiglia, la
malattia del momento sembra trasmettersi con una velo-
cità ed una facilità nettamente maggiore rispetto alle
precedenti. Sono state fatte molte ricerche al riguardo,
che individuano alcune differenze nella struttura dello
specifico coronavirus.
Prima di concentrarsi sugli esiti di tali ricerche, è fonda-
mentale conoscere le caratteristiche generali dei virus.
Sono esseri viventi non costituiti da cellule, il che li diffe-
renzia dai batteri. È comune pensare che batteri e virus,
in quanto entrambi agenti patogeni, si assomiglino molto
o facciano parte della stessa famiglia, ma è un’opinione
del tutto scorretta. Innanzitutto i batteri sono noti a tutti
noi come microrganismi che provocano malattie, ma
solo una minima parte di essi è nociva per l’uomo; inol-
tre appartengono alla categoria dei procarioti, organismi
unicellulari.
I virus, spesso definiti “oggetti biologici”, hanno un dia-
metro che varia dai 10 ai 300 nm. Sono costituiti da un
unico tipo di acido nucleico, DNA o RNA, contenente
le informazioni genetiche relative alla sintesi degli ele-
menti costitutivi. Non sono in grado di riprodursi auto-
nomamente e devono infettare una specifica cellula ospi-
te (animale, vegetale, batterica, a seconda del tipo di vi-
rus) di cui sfruttano gli enzimi, catalizzatori di processi
biologici.
Con la nuova tecnica della criomicroscopia elettronica è
stato possibile osservare la conformazione specifica del
SarsCoV2 e ricostruire la struttura tridimensionale delle
Esplorando il coronavirus Di monica lasagni
maggio 2020 approdo 7
maggio 2020 AppRodo 7
molecole e delle proteine che lo compongono. Ha dia-
metro di circa 100-150 nm e presenta diverse caratteristi-
che microscopiche che facilitano il legame tra la particel-
la virale e la cellula ospite. Lo strato più esterno presenta
numerose punte formate dalla glicoproteina S, che con-
feriscono alla superficie esterna la caratteristica forma
della corona (da qui il nome coronavirus). Sono presenti
vari tipi di proteine: quelle di membrana, le HE, che ope-
rano nella fase di rilascio del virus all’interno della cellula
ospite, le E, che aiutano le glicoproteine S ad attaccarsi
alla membrana della cellula bersaglio. Il genoma si pre-
senta sotto forma di RNA a singolo filamento e con
polarità positiva.
Sembra che la notevole capacità di trasmissione sia dovu-
ta alla presenza della glicoproteina S sulla superficie del
virus, che interagisce coi recettori umani, in particolare
con l’ACE2, enzima di conversione dell’angiotensina 2,
che potrebbe rappresentare un potenziale bersaglio per il
vaccino: limitando o bloccando l’azione dei recettori è
più difficile che il virus riesca ad entrare nella cellula
ospite.
È stato inoltre osservato che sulla glicoproteina S sono
presenti dei siti di attivazione di furina, un enzima della
cellula ospite presente in molti tessuti umani, tra cui
quelli dei polmoni. Con questo si spiegherebbe l’impatto
che i virus ha nell’apparato respiratorio. Possibili terapie
future potrebbero concentrarsi sull’impiego di molecole
capaci di bloccare l’enzima in questione.
La glicoproteina S è oggi oggetto di studi scientifici e
sembra che sia proprio questo componente a determina-
re la specificità del virus. Inoltre si è osservato che non ci
sono siti di attivazione della furina nei virus che hanno
provocato Sars e Mers. Li Hua, biologo strutturale
dell’Università di Scienze Huazhong a Wuhan, afferma
che i siti di attivazione sono tipici dei virus a rapida dif-
fusione come quelli influenzali e sottolinea che la presen-
za di tali siti proprio nel coronavirus non sia casuale.
Ulteriori indagini evidenziano l’abbondante presenza di
acido sialico nel virus, sfruttato nel processo in cui avvie-
ne il legame con la cellula ospite. L’impiego dell’acido
sialico rappresenta un’altra somiglianza tra il coronavirus
e i virus influenzali, nei quali tale composto organico
funge da recettore di membrana.
Purtroppo finora sono state formulate solamente ipotesi
riguardo la natura e la trasmissione del virus, per arrivare
a delle certezze concrete e, di conseguenza, a delle cure
efficaci, dovrà passare ancora del tempo, quando final-
mente ulteriori esperimenti e studi confermeranno la
validità degli esiti delle ricerche.
8 approdo maggio 2020
S i è sentito tanto parlare di “picco” del contagio in
questi giorni, annunciato per “la prossima settima-
na” e inevitabilmente procrastinato man mano
che il tempo passava. Ma cosa rappresenta veramente, o
meglio, matematicamente?
Se dovessimo realizzare un grafico sui numeri di contagi
da Covid-19 in Italia, verrebbe fuori una curva che a
molti ricorderà un esponenziale, un nostro caro compa-
gno a scuola. Per chi avesse avuto la (s)fortuna di non
averlo mai incontrato, lo spiegheremo molto velocemen-
te: una curva esponenziale cresce in modo diverso da
una crescita lineare (la famosa retta) aumentando la pen-
denza ogni giorno, facendo sì che l’incremento sia più
rapido man mano che il tempo passa: ossia, col trascor-
rere dei giorni (che sono la nostra variabile discreta
sull’asse delle x) il numero di nuovi casi sia di volta in
volta più grande.
Ma la domanda è: come si fa a sapere che un'epidemia
venga descritta proprio da questa curva? Beh, chiara-
mente trattandosi di matematica si tratta di un modello,
ma qui vengono in nostro aiuto i dati: si può notare
(prendendo come esempio l'Italia) che i primi giorni i
casi riscontrati aumentavano lentamente, passando dai
322 del 25 febbraio ai 400 del 26 e ai 650 del 27. Insom-
ma, una crescita di meno di +500 casi al giorno. Eppure,
appena un mese dopo, i casi passano da 74386 del 25
marzo a 80539 del 26. In questo caso la crescita è di
+6153 casi al giorno, si nota decisamente la differenza.
Questo avviene poiché l’incremento di casi giornaliero è
proporzionale al numero di casi totali del giorno prece-
dente, e dunque è subito chiaro che avere un aumento di
infezioni con 400 casi è sicuramente inferiore ad averne
75000.
Introduciamo ora un concetto matematico fondamenta-
le: la derivata. Una derivata è una curva che, invece che
esprimere il numero di casi totali andando avanti nel
tempo (chiamiamo questa funzione f(x)), esprime la
“velocità di incremento” della f(x), detta primitiva. Per
farla breve: la nostra derivata sottrarrà al numero di casi
del giorno (X) il numero di casi del giorno precedente (X
-1) e dividerà per il tempo trascorso (un giorno). Al pun-
to (X), quindi, sarà associato sulle y il valore ottenuto
dalla sottrazione. Se andiamo a guardare la nostra amica
Curve logistiche: l’andamento matematico di un contagio
Di alessandro gori e leonardo campigli
8 approdo maggio 2020
maggio 2020 approdo 9
maggio 2020 AppRodo 9
esponenziale ci accorgiamo di una cosa: continua a cre-
scere all'infinito - e soprattutto, sempre più rapidamente:
anche la sua derivata cresce con un andamento esponen-
ziale simile. Vuol dire che il contagio non si fermerà mai,
e ogni giorno avremo sempre più contagiati all’infinito?
No, non è possibile che avvenga questo nella realtà: pri-
mo perché gli abitanti della Terra sono un numero finito,
e secondo perché troveremo un metodo per “appiattire”
la curva. Che significa? Semplicemente, dobbiamo inver-
tirne la pendenza, per far sì che i numeri di nuovi casi
inizino a salire piano piano più lentamente, fino a cessare
del tutto. Tradotto in termini matematici, dobbiamo
invertire la pendenza della derivata. Per far ciò dobbia-
mo diminuire la probabilità d'infezione (sì, c'è in gioco
anche la probabilità), ovvero adattare misure di conteni-
mento, come la nostra cara quarantena, l'isolamento dei
contagiati e norme igieniche aumentate.
Adottando queste misure non invertiremo la prima cur-
va, che continuerà sempre a crescere fino ad appiattirsi
su un valore massimo (perché chi è contagiato non può
non-essere stato contagiato) che sarà il totale dei casi
italiani di Covid-19; piuttosto, invertiremo la curva deri-
vata, ossia rallenteremo il contagio sempre di più finché:
f(X+1) - f(X) < f(X) - f(X-1)
ossia quando il numero di nuovi casi di domani rispetto
a oggi sarà minore di quelli di oggi rispetto a ieri.
È questo il picco di cui si parla tanto, che in matematica
si chiama “punto di flesso” se stiamo parlando della fun-
zione primitiva o “punto di massimo” se della funzione
derivata.
Per rendersene conto, bisogna studiare i dati dei contagi
giornalieri: se il numero di nuovi casi oggi è maggiore di
quello di ieri, probabilmente siamo ancora nel punto
della curva “in salita”; in caso contrario, è possibile (ma
non sicuro, attenzione) che siamo entrati nella fase di
decrescita, e che quindi piano piano inizieranno a dimi-
nuire gradualmente. Chiaramente i dati sono soggetti a
variabilità di tipo ambientale, e non scordiamoci che ci
stiamo muovendo su un grafico a variabile discreta
(conosciamo nuovi dati giorno per giorno, non in ogni
istante) quindi le curve che otteniamo sono approssima-
zioni.
La curva più probabile per descrivere a livello matemati-
co un contagio è la curva logistica, una funzione che nel
primo periodo assomiglia molto a un’esponenziale, poi
raggiunge il punto di flesso e in seguito tende ad appiat-
tirsi su un asintoto: è impensabile uscire dall’emergenza
in poco tempo, e passando da incrementi giornalieri
dell’ordine delle migliaia a zero in poche ore. Tutto sta
nel decelerare sempre di più il processo di contagio, ral-
lentandolo fino agli incrementi prossimi allo zero - ma ci
vorrà tempo, e soprattutto non possiamo permetterci di
abbandonare le norme restrittive al primo segnale positi-
vo: sarebbe come ritornare all’inizio della curva.
10 approdo maggio 2020
L a seguente intervista è stata rilasciata per infor-
mare i giovani sul mondo della donazione san-
guigna, dalla Dr.ssa Francesca Pagliai, Responsa-
bile Medicina Trasfusionale, Azienda Ospedaliero Uni-
versitaria Careggi, Firenze.
Quanto è importante la donazione del sangue a li-
vello medico?
La donazione del sangue è di fondamentale importanza
per garantire il supporto trasfusionale in tutte le condi-
zioni di carenza o aumentata necessità di emocompo-
nenti quali globuli rossi concentrati (nelle anemie acute o
croniche), concentrati piastrinici (nelle piastrinopenie
acute o croniche) e plasma fresco congelato (nelle caren-
ze di fattori della coagulazione). Dal sangue intero dona-
to si ottengono infatti una sacca di globuli rossi concen-
trati, una sacca di plasma che viene poi congelato ed
utilizzato al bisogno ed una sacca di buffy-coat (strato
leucocitario) che insieme ad altre 4 o 5 unità va a costi-
tuire un concentrato di piastrine da buffy-coat. Esistono
poi le donazioni da aferesi, in cui il donatore viene colle-
gato ad un separatore cellulare che consente appunto di
ottenere singoli emocomponenti, quali plasma da aferesi,
piastrine da aferesi e globuli rossi concentrati da aferesi.
Il sangue non viene prodotto in Laboratorio per cui è
essenziale che venga donato per essere disponibile in
tutte le condizioni cliniche di carenza o aumentata neces-
sità e per il supporto agli interventi chirurgici che pur-
troppo possono sempre prevedere un rischio di sangui-
namento. Citando il Centro Nazionale Sangue: "Le atti-
vità sanitarie di donazione e raccolta del sangue e degli
emocomponenti sono livelli essenziali di assistenza (art.
5, legge 219/2005) che garantiscono la continuità del
supporto trasfusionale a oltre 1.800 pazienti al giorno sul
territorio nazionale".
Quanto ne ha risentito il centro trasfusioni con l'ar-
rivo del Covid-19?
Inizialmente a seguito del dilagare dell'emergenza per
l'epidemia da COVID-19 i Centri Trasfusionali hanno
subito un calo delle donazioni, in quanto i donatori non
avevano la chiara percezione della possibilità di recarsi
comunque nei Servizi per le donazioni. Il Centro Nazio-
nale Sangue, organismo che coordi-
na le attività trasfusionali a livello
nazionale, ha tuttavia subito diffuso
note ed appelli ribadendo che:
a) la donazione del sangue risulta
sicura per il donatore (vedi punto 3)
e per chi riceve il sangue
b) la donazione risulta un valido
motivo per spostarsi da casa e sono
state diffuse le note di autocertifica-
zione con le quali poter attestare
appunto di recarsi in un centro alo
scopo di donare.
Attualmente la risposta dei donatori
è stata ottima e gli emocomponenti
abbondano a livello regionale.
Qual è il livello di sicurezza per i
donatori, soprattutto in questo
periodo delicato?
La donazione di sangue è attual-
mente sicura in quanto in tutti i Ser-
10 approdo maggio 2020
L’importanza
di donare il sangue Intervista a Francesca Pagliai Di leonardo campigli
maggio 2020 approdo 11
maggio 2020 AppRodo 11
vizi Trasfusionali gli operatori sono dotati di presidi di
protezione individuale (guanti e mascherina); il donatore
all'ingresso viene sottoposto a triage con controllo della
temperatura, che deve essere inferiore a 37,5°C, e breve
anamnesi: in particolare gli viene chiesto se ha avuto
febbre o sintomi respiratori (mal di gola, tosse, raffred-
dore) nei 14 giorni precedenti alla donazione. Se il dona-
tore si è spostato negli ultimi 14 giorni dal proprio domi-
cilio verso stati esteri o su tutto il territorio italiano deve
osservare una quarantena obbligatoria di 14 giorni prima
di poter donare; inoltre se pensa di aver avuto contatti
con persone affette da COVID-19 deve aspettare 14
giorni dal contatto. Inoltre tutti i Servizi Trasfusionali
hanno predisposto le sale di attesa e la sala donazione in
modo da mantenere la distanza di sicurezza di almeno 1
metro. Infine, il donatore viene invitato a comunicare
sempre al Servizio Trasfusionale l'insorgenza eventuale
di febbre o sintomi respiratori o contatti a rischio nei 14
giorni successivi alla donazione.
Dal punto di vista della sicurezza per il paziente, non è
ad oggi documentato nessun caso di trasmissione dell'in-
fezione da COVID-19 con la trasfusione.
Qual è la fascia d'età con il maggior numero di do-
nazioni?
La fascia di età con il maggior numero di donatori è
quella tra 46 e 55 anni.
Cosa possiamo fare noi giovani, nel nostro piccolo,
per aiutare?
I maggiorenni possono diventare donatori, prenotando
la donazione differita presso i Trasfusionali; si tratta di
una prima visita in cui viene valutata l'idoneità del candi-
dato donatore e vengono fatti gli esami di screening
(emocromo, gruppo sanguigno e sierologia per le princi-
pali malattie infettive trasmissibili con il sangue, ovvero
epatite B,C HIV e sifilide). Se idoneo il donatore si pre-
senta poi per la prima donazione e inizia il suo percorso.
I maschi possono donare il sangue massimo 4 volte l'an-
no, le femmine 2 volte l'anno. Si possono poi donare
plasma o plasma e piastrine da aferesi.
maggio 2020 AppRodo 11
12 approdo maggio 2020
L e prime cose a cui associamo la parola
“Quarantena” sono l’epidemia di Covid-19, la
reclusione nelle nostre abitazioni e le immagini
delle città più famose del mondo avvolte in un silenzio
surreale e con le strade vuote che passano regolarmente
sui telegiornali.
In generale si pensa a questo momento storico come ad
un periodo di stasi, di immobilità, una sospensione bru-
sca e fastidiosa dal naturale corso della nostra vita.
Eppure, non è solo questo.
Un’altra parola a cui dobbiamo associare il termine
“Quarantena” è “cambiamento”.
Tante cose sono cambiate in questi mesi, soprattutto in
modo negativo, direte voi. Basti pensare alle restrizioni,
al tracollo della crescita economica in tutti i settori, ai
sacrifici di medici e di gran parte dei lavoratori e, non
dimentichiamocene, ai morti, che sono stati tanti e che
sono scomparsi lontani dalle braccia dei loro parenti e
amici.
Tuttavia questo periodo non deve essere dimenticato,
non si deve voltare pagina per poi continuare facendo
finta che niente sia successo.
Il mondo si è fermato, quale migliore occasione di que-
sta per individuare, capire e correggere gli errori che ci
hanno condotto qui? Perché non ricordare le cose belle
che sono nate da questa crisi?
“Cose belle?” ripetete voi, storcendo il naso.
Eh sì, cose belle, cose che sarebbe meglio conservare,
anche quando questa crisi finirà.
Parlo, per esempio, della nuova visione che l’opinione
pubblica ha maturato ora nei riguardi dei medici, in se-
guito all’emergenza sanitaria e del crollo della concezione
del mondo Occidentale come un “mondo a sé stante”,
indifferente ai mali del mondo perché ritenuti lontani da
noi.
I media, i social, personaggi di spicco e politici hanno
manifestato la loro gratitudine nei confronti dei medici,
elogiati con termini come “eroi” e “angeli della batta-
glia”, ma alcuni dimenticano come questi venivano trat-
tati prima della pandemia, aggrediti nei locali di pronto
soccorso e sprovvisti dell’appoggio economico dei go-
verni dell’ultimo ventennio, che invece di potenziare la
sanità, in previsione dell’ulteriore invecchiamento della
nostra popolazione e dell’inflazione, hanno mantenuto
stabili le spese (tagliando quindi i 37 miliardi di euro
destinati ad essere investiti nella spesa sanitaria), pensan-
do di poter risparmiare per rendere la sanità più
“efficiente”.
Perché dunque non dovremmo ripartire cercando di
potenziare il più possibile questo settore che, in questo
momento, e certamente negli anni prossimi a venire, si è
rivelato così indispensabile?
Ora che la irrazionale idea della superiorità e della invio-
labilità delle società degli Stati occidentali è crollata defi-
nitivamente, ora che ci siamo finalmente resi conto di
essere tutti sulla stessa barca, non dobbiamo ricadere più
nella stessa trappola mentale.
Perché sarà utile ricordare la Quarantena?
Di valerio tribuzi
maggio 2020 approdo 13
maggio 2020 AppRodo 13
Non bisogna solo pensare a se stessi, cosa comunque
fondamentale, ma dobbiamo anche pensare ai problemi
degli altri, perché quei problemi potrebbero diventare un
giorno anche i nostri.
Molti sono stati gli esempi solidarietà durante la quaran-
tena, sia tra singoli cittadini sia tra Stati diversi, ma quan-
do potremo tornare per le strade, nella nostra vita di tutti
i giorni, continueremo a essere così altruisti?
È sbagliato dire “quando tutto tornerà come prima”,
perché niente tornerà come prima dell’epidemia.
La differenza tra ricchi e poveri continuerà a dilatarsi
sempre di più, dovremo affrontare una delle più grandi
crisi economiche della storia (secondo il capo del Fondo
monetario internazionale Kristalina Georgieva parla di
una crisi che potrebbe essere più grave di quella del
2008), il tasso di disoccupazione giovanile si alzerà e ci
ritroveremo in una situazione da dopoguerra.
In uno scenario del genere, è inutile dire che tutto l’al-
truismo, le pacche sulle spalle, i discorsi motivazionali, la
genuina collaborazione tra i paesi del mondo, tutto
quanto svanirà nel nulla, lasciando solo egoismo, divisio-
ne e competizione, che non sono mai segni di buon au-
spicio, specie se pensiamo alla già difficile situazione in
cui si trova l’Unione Europea, che si ritroverà ancora più
debole e fragile di prima.
Molti su internet hanno interpretato questo momento di
immobilità, dove tutto è sospeso e incerto, come un’oc-
casione per cambiare le cose.
“Il mondo si è fermato, ma non è detto che prima stesse
andando nella direzione giusta”.
Sì, questo è innegabile, ma la quarantena non è un mira-
colo.
Non diventeremo tutti buoni dal nulla e le cose non si
sistemeranno da sole.
Ci sarà ancora la povertà, ci saranno ancora le guerre,
esisteranno ancora le dittature (alcune di queste sono
nate proprio durante l’epidemia), esisteranno ancora
luoghi in cui ci sono persone che non sono tutelate dai
diritti che tutti conosciamo e dovremo affrontare le gravi
problematiche ambientali.
Serve lo sforzo di tutti quanti noi, dato che anche la no-
stra azione, per quanto piccola (come restare a casa),
possa fare qualcosa di importante e significativo, ma
serve anche lo sforzo di politici che pensano e si preoc-
cupano finalmente al futuro del mondo, e non alle
“future elezioni”.
Se vogliamo andare nella direzione giusta occorre utiliz-
zare la memoria, occorre ricordare cosa sono stati questi
mesi sia nel male che nel bene e dovremo essere ancora
più attivi nella vita politica e sociale.
In questa crisi abbiamo riscoperto il ruolo nella nostra
società, abbiamo riscoperto che l’azione di ognuno di
noi ha delle conseguenze sul mondo e sugli altri, e che
sarebbe terribilmente sbagliato pensare solo a noi stessi.
Cerchiamo di non dimenticarlo, altrimenti sarà la fine.
E la prossima volta non servirà un’epidemia a piegare
l’umanità.
maggio 2020 AppRodo 13
14 approdo maggio 2020
14 approdo maggio 2020
Q uest’oggi vi vorrei proporre cinque film, nel mio
piccolo cercherò di scegliere pellicole che vi fa-
ranno uscire dalle mura domestiche. Alla fine noi
guardiamo i film per poter uscire da un mondo e entrare
in un altro che sia verosimile oppure completamente
fantasioso e in questo periodo ci serve più che mai.
Ho scelto queste storie sperando in questo intento .
Notting Hill, film ambientato a Londra proprio nella via
da cui prende il nome. I due protagonisti di questa com-
media di gran livello, sono coinvolti in una storia che
intreccia la vita di un proprietario di una piccola libreria,
interpretato da Hugh Grant, con una famosa attrice im-
personata da Julia Roberts.
Questo film alterna parti più leggere e comiche con ri-
flessioni sulla vita quotidiana delle persone, l’amicizia, lo
scontrarsi di due mondi completamente diversi.
Per il genere action ho scelto Skyfall che tutti molto pro-
babilmente conoscerete, storia che non si riduce al solito
film di spionaggio di James Bond ma eleva il film ad una
storia elaborata, incentrata soprattutto sui rapporti uma-
ni. Non il solito cliché del supereroe o la solita spia spie-
tata e arida di sentimenti, ma mette in rilievo la storia
d’amicizia professionale fra M (interpretata perfettamen-
te da Judi Dench) e il miglior Bond (interpretato magi-
stralmente da Daniel Craig). Come tutti i film di spionag-
gio potete fare il giro del mondo in un’ora e mezza.
Andando avanti nella mia scelta di film ho pensato a
“Mangia Prega Ama” un film ambientato in molteplici
luoghi, dalle spiagge di Bali alle città italiane come Roma.
Un film tratto dal bestseller con il medesimo titolo, pro-
tagonista anche qui la pluripremiata Julia Roberts e lo
straordinario Javier Bardem.
E’ una commedia romantica con delle frasi iconiche co-
me “alcune volte perdere il tuo equilibro per amore è
necessario per vivere una vita equilibrata”. Un film che
fa riflessioni molto belle sull’ amore e come accettarsi, fa
provare in prima persona il dolore di una separazione e
Il giro del mondo
in cinque film di abel montefalchi
maggio 2020 approdo 15
maggio 2020 AppRodo 15
quanta forza di volontà serva per far durare un rapporto.
Film consigliatissimo!
Passando dall’America abbiamo un catalogo enorme di
film ma quello che a mio parere non potete perdere è
“Will Hunting, genio ribelle” un film ambientato a Bo-
ston ma girato in gran parte a Toronto. Una storia che
racconta la vita di un ragazzo del ceto basso (intrepretato
da Matt Damon) che vive una vita semplice, ha un grup-
po di amici con cui ha passato gran parte della sua vita.
Ci viene presentato come un ragazzo attaccabrighe e
molto indisciplinato ma dotato di un’intelligenza straor-
dinaria. Nel corso della storia si scopre che ha una perso-
nalità con molteplici nodi che vengono sciolti grazie
all’amicizia con lo psicologo Sean McGuire, interpretato
magistralmente da Robin Williams, e all’innamoramento
con Skylar. E’ un film che porta a riflettere su tanti
aspetti, sul proprio scopo nel mondo, sui rapporti im-
portanti che ci accompagnano in questo viaggio chiama-
to vita.
E’ il mio film preferito e quindi ve lo consiglio calda-
mente!
Come ultimo film vi consiglio “Il favoloso mondo di
Amélie” è una pellicola ambientata a Parigi con immagini
da cartolina e piani sequenza che vi faranno fare un vero
e proprio giro della città. Ma l’intento del lungometrag-
gio non è quello di far fare un giro turistico, tutt’ altro!
L’obbiettivo è trovare la poesia intorno a noi. Attraverso
gli occhi di una ragazza scrutiamo con lei i personaggi
che gli gravitano intorno per scoprirne le loro storie
“normali” fatte spesso di piccoli eroi e grandi perdenti.
Lo scorrere della vita condita da piccoli piaceri quotidia-
ni e manie grottesche, ci regalano uno sguardo poetico
ed ironico su noi stessi. Un mix che unito alla colonna
sonora lo rendono un film unico nel suo genere perché è
un “genere” di per sé. Anche l’amore non è visto in mo-
do sdolcinato ma come un qualcosa da rincorrere, spen-
sierato e delicato ma esaltante… come un giro in vespa.
Film consigliato per chi vuole vedere la vita quotidiana
sotto una nuova luce.
maggio 2020 AppRodo 15
16 approdo maggio 2020 16 approdo maggio 2020
maggio 2020 approdo 17
E se cinque mesi fa fossi venuta da te e ti
avessi chiesto cosa fosse la didattica a
distanza (DaD)?
Sì, probabilmente saresti riuscito a darmi
una definizione del tipo “è un modo di fare scuola a
distanza, non essere presenti in classe ma comunque
continuare a seguire le lezioni”. Ed effettivamente è
proprio questo, ma se ti avessi chiesto di immaginare
cosa realmente significasse tutto ciò, mi avresti saputo
rispondere?
Sei in corridoio, davanti alla tua classe, la ricreazione sta
per finire e devi rientrare per seguire la lezione. Mentre ti
stai incamminando però ne approfitti per scambiare due
parole con un tuo compagno, poi entri, ti siedi e inizi a
ripassare perché all’ora dopo la prof. interroga ma, come
al solito, ti perdi in chiacchiere con il tuo vicino di
banco. Ad un certo punto chiudi gli occhi, tutto si ferma,
come in una foto e d’improvviso ciò che ti sta intorno
scompare. Ti trovi a casa, guardi l’ora, ti ricordi che fra
cinque minuti inizia la video lezione di italiano quindi ti
siedi alla scrivania, accendi il computer, apri il libro, fai
per rileggere gli appunti che hai preso a fianco del testo
mentre studiavi ma smetti subito. Non hai più quell’ansia
della possibile interrogazione. Sì, forse la professoressa ti
chiamerà per rispondere a qualche domanda e metterà
pure il voto ma tutto ciò non è paragonabile con
un’interrogazione vera e propria alla cattedra. Non ti sai
neanche spiegare il perché, ma sai che non è la stessa
cosa. Però oggi la prof non vuole fare le domande sugli
argomenti trattati la scorsa volta ma ha intenzione di
spiegare ed invece di tirare quel sospiro di sollievo che
avresti tirato qualche mese fa in seguito ad una notizia
così bella, te ne stai seduto sulla sedia, magari un po’
“stravaccato” sulla scrivania perché tanto non ti vede
nessuno. Forse prendi appunti ma anche quello perde di
significato perché tanto tieni la videocamera spenta e
nessuno sa cosa stai facendo. Sei presente senza esserci.
Ormai sei un rettangolino nero con un pallino colorato
con sopra l’iniziale del tuo cognome sul display degli altri
compagni. Cerchi di seguire la professoressa che parla
dall’altra parte dello schermo ma è inevitabile distrarsi e
controllare il telefono. L’ora non passa più e non puoi
nemmeno scambiare un’occhiata, un sorriso o fare una
faccia annoiata al tuo amico che si sta annoiando quanto
te. Finalmente la lezione finisce, forse ti dispiace anche
perché tornerai ad essere solo ed in silenzio nella tua
stanza. Ma no, no che non ti dispiace, chissà quante
volte quado eri a scuola hai sognato di essere a casa ed
avere la possibilità di buttarti sul letto. Ed ora lo puoi
fare. Però è da due mesi che lo fai, non fai altro che
seguire quelle specie di lezioni, studiare, giocare alla play,
fare videochiamare con gli amici, ascoltare musica,
dedicarti a quelle poche passioni che si possono fare in
casa. “E se ora sperassi nel contrario? E se mi fossi reso
conto che ora come ora l’unica cosa che vorrei è sentire
la campanella che annuncia la fine di quella noiosissima
lezione e che quindi ci sono quei cinque minuti al
cambio dell’ora disponibili per finire un discorso
cominciato a ricreazione?”. Ti stai proprio rendendo
conto che la scuola senza compagni di classe non è
scuola. Troppi pensieri. Aspetta. Ma io sto solo
immaginando. Sto solo immaginando un qualcosa che
non esiste. Sì. Me lo ha chiesto quella ragazza con i
capelli corti che mi ha fermato in corridoio prima che
entrassi in classe chiedendomi cosa secondo me fosse la
DaD. Per fortuna. Tutto ciò è solo frutto della mia
immaginazione, E se fosse la realtà? Che tristezza...
Riapro gli occhi. Mi è sembrato come vivere un brutto
sogno, quasi un incubo ma ero come costretto a viverlo,
non avevo scelta. Vabbè faccio finta che non sia
successo nulla per non destare sospetti nei miei
compagni che mi stanno guardando in modo strano.
Meglio fare il disinvolto. Tolgo il tappo alla penna, apro
il quaderno ed inizio a prendere appunti che settimana
prossima la professoressa interroga… altro che
domandine in videochiamata!
maggio 2020 AppRodo 17
18 approdo maggio 2020
Il ponte della rinascita Di laura casini
A ccadde a Genova nella mattinata di un
piovoso martedì estivo, più precisamente il
14 agosto 2018: il viadotto noto come
Ponte Morandi, che costituiva il tratto finale
dell’autostrada italiana A10, crollò parzialmente
trascinando con sè la vita di 43 persone e distruggendo
tutte le abitazioni situate sotto e direttamente nei pressi.
La città della Lanterna, attraversata a metà dal viadotto
autostradale, da quel giorno ha sopportato a stento
l’impatto del traffico cittadino, aumentato a dismisura a
seguito del crollo.
Immagini terrorizzanti e sconcertanti si sono diffuse in
rete e alla televisione: i filmati, resi pubblici da coloro
che furono spettatori della tragedia, ci hanno mostrato
la struttura che si sgretolava come una costruzione di
mattoncini Lego; tutta l’Italia è rimasta con il fiato
sospeso per molti giorni, aspettando notizie e
aggiornamenti riguardo quel ponte che sembrava così
indistruttibile e che invece si era rivelato così fragile. Chi
di noi non ha visto almeno una volta l’immagine del
camion BASCO verde e blu fermo in corrispondenza del
punto di rottura del ponte, rabbrividendo alla sola idea di
mettersi nei panni del povero autista? Le cause del crollo
sono tuttora un mistero: c’è chi parla di cedimento dei
tiranti del ponte; chi invece sostiene che a rompersi sia
stato uno strallo collegato ad un impalco a cassone, che
di conseguenza ne abbia provocato il collasso
innescando un meccanismo a catena.
Le inchieste sono ancora aperte, ma l’Italia non si è
fermata procedendo invece nella ricostruzione, anche
per l’autorevole contributo dell’Archistar Renzo Piano
che ha progettato la nuova struttura, con tempi
inaspettati. Sembra una contraddizione: in un momento
in cui il Paese è vittima del Covid-19 e le nostre vite
procedono monotone all’interno delle nostre case e
lontane dalla quotidianità, abbiamo potuto assistere ad
uno spettacolo affascinante che ha permesso ad ognuno
di noi di sentirsi orgoglioso e fiero di essere italiano.
Parliamo di un momento in cui un po’ di sano
patriottismo è necessario; ci troviamo di fronte ad
un’Italia in ginocchio e ad un’economia in bilico, tra un
debito pubblico che imperterrito continua a lievitare e
milioni di lavoratori che rischiano la disoccupazione.
Siamo davanti ad un Paese cristallizzato, con strade in
cui non si circola e città completamente svuotate.
Eppure, a Genova, nonostante tutte le problematiche
relative al contagio da virus, migliaia di operai hanno
lavorato duramente, per mesi, alla realizzazione del
progetto.E soprattutto grazie agli operai impegnati nel
cantiere l’ultima trave, lunga 44 metri, si è andata a
posizionare nello spazio vuoto, completando così il
nuovo ponte, che unisce finalmente i due lati della Val
Polcevera.
Dobbiamo celebrare questo evento come il simbolo
della resistenza italiana di fronte al mostro
chiamato Covid-19. Mai prima d’ora un’opera
maggio 2020 approdo 19
infrastrutturale delle dimensioni del nuovo ponte di
Genova era stata costruita in un tempo record di 620
giorni. Un risultato che ci riempie di gioia e di fiducia.
Questo esito è la prova che il nostro Paese sta
combattendo con tutte le forze. Siamo ancora molto
lontani dal giorno in cui tutto tornerà alla normalità, nel
quale potremo riabbracciarci, sorridere insieme e tornare
a vivere serenamente in compagnia delle persone a cui
vogliano bene. Ma quello che abbiamo potuto ammirare
ci dà speranza, ci mostra un barlume di luce, ci fa capire
che il Sole tornerà a splendere sopra di noi e che tutto
questo avrà fine.
Consoliamoci seduti davanti alla tv delle nostre case
ammirando il tricolore che splende e illumina il profilo
del ponte terminato; il viadotto sarà inaugurato a luglio
2020, a meno di due anni di distanza dalla tragedia del
Ponte Morandi.
Cantiamo insieme l’inno tricolore e crediamo, di fronte a
queste immagini, in una “Italia che sa rialzarsi”.
“ANDRA’TUTTO BENE”
maggio 2020 approdo 19
20 approdo maggio 2020
Approdo Liceo scientifico e linguistico
niccolò rodolico firenze
Contattaci a:
@approdo_ilgiornalino