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settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa anno IV ‐ n°3

Settemiglia - anno IV, n°3

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Giornale della Parrocchia San Francesco di Paola - Scafati (Sa) Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola

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settemigliada Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno

Dioces i d i Nola – Parrocch ia San Francesco d i Paola – Scafat i – Sa

anno IV ‐ n°3

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GRAZIESanto

Padre!

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3settemiglia | Feb - Mar 2014

settemiglia

Fin dagli albori della civiltà l'uomoha modificato l'ambiente, cercandodi sfruttare al meglio i doni delCreato.«La donna saggia costruisce la suacasa, quella stolta la demolisce con leproprie mani» (Pr 14,1). Questaantica massima della Scrittura valeper la casa come per il creato, chepossiamo custodire e purtroppoanche demolire.

Dipende da noi, dalla nostra sapien-za scegliere la strada giusta.Bisogna attivarsi per riscoprire laverità della natura in quanto crea-zione che rimanda ad un Creatore eche il Creatore stesso ha affidatoall’uomo in qualità di custode. Proprio questo è l’invito che PapaFrancesco, fin dai primi giorni delsuo pontificato, ha rivolto a tutti.

MESE FEBBRAIO - MARZO 2014

Supplemento a IN DIALOGOMensile della Chiesa di Nola

Aut.ne Trib. di Napolin. 3393 del 7/03/1985

Direttore ResponsabileMARCO IASEVOLI

Coordinatore RedazioneDON GIUSEPPE DE LUCA

RedazioneVINCENZO FIORENZA

PASQUALE VELLECA

ENZO VITIELLO

ALFONSO QUARTUCCI

ELENA FIORENZA

VINCENZO DONNARUMMA

RubricheROSA MATARAZZO

FRANCO CIPRIANO

FRANCESCO QUAGLIOZZI

VignetteROSARIA SCOTTO

E‐Mail ed [email protected]

Per leggere e scaricare lepubblicazioni precedenti:

www.settemiglia.it

StampaArti Grafiche Bruno

grazie a Coppola Spa

In questo numero

CREATOdi Luisa Iaccarinopag. 4

CREATOdi Rosa Matarazzopag. 5

TERRITORIOdi Ciro Coticelli pag. 6-7

CREATOdi Enzo Fiorenzapag. 8-9

TERRITORIOdi Carmine Ferrara pag. 10-11

TRAMEAFRICANEdi Imma Alvinopag. 12-13

ARTEdi Franco Ciprianopag. 14-15-16-17-18

SPORTdi F. Quagliozzipag. 19

FEDEdi Pasquale Violantepag. 20-21-22-23

LIBRIdi Elena Fiorenzapag. 25

FILMdi Tonia Vitiellopag. 26

COPERTINAdi Rosaria Scotto

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settemiglia | Feb - Mar 20144

di LUISA IACCARINO

La meravigliapuò salvareil mondo“Ma come non ti accorgi diquanto il mondo siameraviglioso?”

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nelgiardino di Eden, perché lo coltivasse e locustodisse” (Gen 2,15)

Dio ci ha affidato una missione:coltivare e custodire il creato.Coltivare è rendere fecondo, è

moltiplicare il Bene e non solo i “beni”e custodire non è essere investiti delruolo di “vice-dei”, padroni dellacreazione in modo da sfruttare e nonfar fruttare ciò che ci è stato donato. Custodia è il sinonimo più bello diresponsabilità. Custodire è un verbodelicato e a me, personalmente, richia-ma l’immagine della mamma che ve-glia sul sonno del figlio. Custodire indica lo “stare accanto” conattenzione e con amore, indica pro-tezione e preoccupazione per qualcunoo qualcosa che per noi è importante.“ecco l'opera del Signore:una meraviglia ai nostri occhi”.(salmo 118,23)Ma prima ancora di sentirci responsa-bili, c’è bisogno di provare meraviglia.L’homo distractus, che tutti ci rappre-senta, è affetto dalla malattia dell’abi-tudine, non riesce a scoprire la vitanella sua verità, varietà e ricchezza per-ché è sempre impegnato in altro.

Alla ricerca del godimento immediato,semplicemente riducendo ogni espe-rienza ad uno sperimentare, egli scrivela sua biografia spenta dimenticandosidi ricercare il senso di tutto quello chepuò scoprire dentro e fuori di lui.Lo stupore è vitale, è un sentirsi toccatinel profondo da un evento d’amoreche si presenta come bellezza cheincanta e chiede d’essere chiamata pernome.Prima dell’agire, infatti, c’è ilriconoscimento, il prendere consape-volezza di ciò che ci è intorno.Stupirsi dell’esistere di ogni creatura esaper riconoscere in ogni esistenza lapresenza e l’opera del Creatore nonpuò lasciarci indifferenti: troppo spes-so il pellegrino cede il posto al turistaal quale interessa più scattare unafotografia che prendersi il tempo per lacontemplazione.Scoprire il mondo come un donod’amore di cui siamo insieme parte edestinatari, ci invita ad esserne grati e arispondere a quest’Amore con amore,a questo dono con altri doni, a porgerel’orecchio tanto alle parole quanto alsilenzio, ascoltare il bisogno e rispon-dere al grido di dolore e di aiuto che sialza dalle nostre terre con l’amorosa epartecipata cura di chi sa d’avere tra lemani qualcosa di prezioso che chiedeessere rispettato nella sua dignità.

“Impara a darepiù di quello che

prendi e lasciasempre più di

quello che c'era...ricca è la terra

di chi l'avràamata...”

dal film d’animazionedella DreamWorks

GIUSEPPE IL RE DEI SOGNI

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5settemiglia | Feb - Mar 2014

Non è sempre facile capire il sig-nificato di "prendersi cura" diqualcuno.

Siamo così tanto presi da noi stessi chespesso ci passa di mente che siamo almondo non per fare in modo diapparire in meglio agli altri, ma peressere effettivamente di sostegno a chici sta accanto, per far sì che il nostrocuore crei dei legami forti, solidi eavvolgenti con il cuore dell'altra per-sona, per far sentire la nostra presenza,la nostra vicinanza anche quando nonci siamo, per evitare che qualcuno sipossa sentire solo, abbandonato da unasocietà frenetica che guarda esclusiva-mente al suolo ma non prova aguardarsi intorno, a scoprire gliimmensi doni che ci sono stati fatti: lacapacità di sorridere, di profonderetenerezza, tranquillità, una voce, dellebraccia per stringere al petto chi nonce la fa. Insomma, chi non vorrebbelasciare un segno, un ricordo, lungo il

cammino che ha percorso? E come losi potrebbe fare se non regalando unaparte del nostro tutto alle persone cheincontriamo?E allora, per me, questo vuol dire "sal-vaguardare il creato": posare le armi,per qualche volta abbandonare lo spec-chio ed imparare a conoscere davverociò che ci portiamo nell'anima e quel-lo che traspare dagli occhi degli altri;raccogliere dei fiori per regalarli a chiamiamo o a chi potrebbe esserne felice;piantarne degli altri per veder ger-mogliare i colori, per notare come ilsole, l'acqua e tutta la natura concor-rono alla nascita delle cose belle chesono i fiori, sono le stelle, il mare, imonti, gli animali, ma soprattuttotutti noi. E proprio tra di noi si devecreare e se qualcosa non dovesseandare, magari ricostruire. Noi pos-siamo (forse dobbiamo!) farlo. Perchéil creato è nostro. Il creato siamo noi.

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Il creato siamo noi ...diamoci al mondo!

Il custode non è unaguardia bruta. Percustodire un oggettofragile e prezioso nonserve stringerlo a sécon forza, ma pren-dersene cura e con delicata attenzionefarlo crescere perrimettere in circuitoil dono.

di ROSA MATARAZZO

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A lato particolare dellapiù antica stesura delCantico di Francesco

che si conosca: quellariportata nel Codice 338,

f.f. 33r - 34r, sec. XIII,custodito nella Biblioteca

del Sacro Convento diSan Francesco, Assisi

settemiglia | Feb - Mar 20146

Dduje ParavisePiccole divagazioni sul Creato e sull’Uomo...

di CIRO COTICELLI

“Eppure ti avevo dato l'onniscenza. Epure la chiaroveggenza. Una sola richie-sta: deve durare in eterno e deve esserecompreso in eterno. RingraziaMi che peradesso le traduzioni estere reggono, altri-menti ti declassavo. Ma come, dico io?“Laudato, laudato”... ma non hai pensatoche si potevano confondere? Si, lo so, la creatura perfetta... a miaimmagine... ma lascia stare... qua è que-tione di lessico... Francè come scrittoredivino lasci a pretendere... e mo tocca ame metterci la toppa!Maltrattano le mie creature e me leammazzano per divertimento, mi hannofatto un buco nell'atmosfera che non tidico... è facile quando non sei tu che haifatto la Creazione!!!Ci sono petroliere che inquinano... ilfuoco lo usano a sproposito per distruggereboschi e ora si sono messi a contaminare lastessa terra che da loro frutti, su cui gioca-no i loro figli. La chiamano la terra deifuochi, ma io la chiamerei la terra degliimbecilli!! Hai ragione, mi devo calma-re... ma io un'altra Terra così bella non lafaccio!!...È l'unica spiegazione... questi hannocapito “LORDATO sia, o mio Signore...”ed è colpa tua!”.

Conoscevo un vecchietto di enor-me cultura e con un cuore infi-nito che usava come incipit di

ogni suo discorso “La sai la storielladi...”. Poteva parlare della sua giovinez-za spensierata o degli orrori della guer-ra, delle sue avventure nella Roma felli-niana o dei campi di concentramento.Non importava. Lui esordiva semprecon “La sai la storiella di...”. E io sorri-devo sempre alla fine. Anche se mi par-lava della morte.

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Forse questo è il problema. Forse a forzadi raccontarci storielle, c'è chi ha persodi vista la morale alla fine del racconto. C'è chi ha imparato a imbonire e c'è unpopolo che preferisce la comodità delcomando all'impegno di una vita socia-le. C'è chi butta la cicca per terra perchè“tanto è così che si fa” e chi non prote-sta se sotterrano nel suo giardino rifiutitossici. Almeno fino a quando non nepaghiamo le conseguenze. C'è chi siribella e viene ucciso. C'è chi non fa ladifferenziata perchè “tanto chissà se poinon mischiano tutto”. C'è chi nonattraversa sulle strisce e chi non mette lacintura.C'è, insomma, chi non rispetta nulladel creato. Nemmeno se stesso. Sarebbe il caso di riportare il Canticodelle creature nelle case di ognuno dinoi. Rileggerlo come memento di ciòche siamo, di ciò che ci circonda.Che in un'ottica di Creazione non è poicosa così diversa. Rileggerlo con la con-sapevolezza che è stato scritto da unSanto, non da un visionario. GovanniFrancesco Bernardone ha compostoquella che molti definiscono la più anti-ca opera letteraria italiana dopo aver

vissuto in beatitudine, ma intensamen-te! In un'epoca priva di aerei, elettricità,internet, Francesco aveva girato inlungo e in largo l'Italia, sofferto il con-trasto familiare e combattuto la cupidi-gia; si era già scontrato con il potere,anche all'interno della Chiesa, era arri-vato in Oriente e fondato un Ordine...È dopo aver visto e vissuto tutto questo,conscio della grandezza del creato edella natura dell'uomo, che scrive ilcantico delle creature, che ringrazia ilSignore per ciò che abbiamo. Vivere il presente consapevoli di essereparte di un disegno più grande, miran-do alla santità che forse è solo la formamigliore di umanità.

“Essere santi non è un privilegio di pochi,come se qualcuno avesse avuto una grossaeredità. Tutti noi abbiamo l’eredità dipoter diventare Santi nel Battesimo. Èuna vocazione per tutti. Tutti perciòsiamo chiamati a camminare sulla viadella santità, e questa via ha un nome. Lavia che porta alla santità ha un nome, haun volto: il volto di Gesù. Lui ci insegna adiventare Santi: Gesù Cristo”(PapaFrancesco).

7settemiglia | Feb - Mar 2014

ESERCIZIO DELLA SETTIMANA:giunti in uno dei posti dasogno che la nostraterra ci regala (in riva almare, su una montagnaammirando il panora-ma...scegliete voi!), met-tiamo nelle cuffiette lanostra musica preferitae, quando ci sentiamoesaltati da ciò che abbia-mo intorno, iniziamo acontare tutti gli scempifatti dall'uomo, a portatadi sguardo. Quandosiamo abbastanza indi-gnati trasformiamo que-sto sentimento inun'azione concreta persalvare il pianeta.

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La Terra sta male! Lo hanno dettoin tanti e non c'è da meravigliarsise anche Papa Francesco è in

prima fila nell'impegno per salvaguar-dare la natura. A dire il vero la Chiesada sempre ha avuto per il creato un pro-fondo rispetto, una forma di quasivenerazione ed è comprensibile perchéper noi cristiani l'Autore di tutto ciòche ci circonda, mare, cielo, terra, crea-ture animate, è opera di Dio, segno delSuo Amore per l'uomo. Niente meravi-glia se, incontrando i diplomatici a ini-zio anno, Papa Francesco ha parlato delproblema della convivenza pacifca tra ipopoli in questi termini: «Le ferite allapace non vengono solo dalle guerre, [maanche da] qualsiasi negazione delladignità umana, a partire dalla mancanzadi cibo, dallo "scarto" di persone ritenute"inutili", come gli anziani o i bambiniabortiti, e anche dall'avido sfruttamentodelle risorse ambientali. Anche se “lanatura è a nostra disposizione”(Messaggio per la XLVII GiornataMondiale della Pace - 8 dic. 2013),troppo spesso non la rispettiamo e non laconsideriamo come un dono gratuito dicui avere cura e da mettere a servizio deifratelli, comprese le generazioni future[...] Pure in questo caso va chiamata incausa la responsabilità di ciascuno affin-ché, con spirito fraterno, si perseguanopolitiche rispettose di questa nostra Terra,che è la casa di ognuno di noi. Ricordo undetto popolare che dice: “Dio perdonasempre, noi perdoniamo a volte, la natu-ra - il creato - non perdona mai quandoviene maltrattata!”».«Abbiamo un solo Pianeta. Da qui rie-sco a vedere l’impronta dell’umanità,tra cui gli incendi delle foreste, l’inqui-

namento atmosferico e l’erosione delsuolo e delle coste». Sono le parole pro-nunciate dall’astronomo André Kuipersdurante la sua seconda missione dallaStazione Spaziale Internazionale. «Mentre ci sono pressioni insostenibilisul Pianeta – ha aggiunto – abbiamo lapossibilità di salvare la nostra “casa”,non solo per il nostro beneficio, ma,soprattutto, per le generazioni a venire». A dire il vero, la sensibilità verso i pro-blemi dell'ambiente è un dato di fatto,ma purtroppo non basta da sola agarantire la salvaguardia dell'ecosiste-ma. Il rischio di catastrofi è ancora trop-po elevato e il lavoro da fare è enorme.La questione, dunque, è quella di passa-re dalle parole ai fatti, alla realizzazione,cioè, di progetti efficaci che realmenteci aprano a prospettive di sviluppoduraturo, solidale, rispettoso dei valoriumani ed ecologicamente sostenibile. Che importa, infatti, essere ricchi se poici si ammala di tumori? Che senso hadifendere a tutti i costi un'economiaglobale e liberista, basata esclusivamen-te sui consumi di massa se poi, di fatto,da un lato provoca danni all'ambiente,dall'altro, il che è peggio, non è in gradodi mantenere le promesse di benesserediffuso e duraturo che ne decretarono, asuo tempo, l'elezione a verità assoluta?E, infine, come giustificare la conniven-za tra economia, politica e criminalitàorganizzata, fonte di speculazioni e didisastri dalle conseguenze ancora incal-colabili, considerando che a pagarne il

Nelle tradizionipagane,

il culto della natura è più importante

del rispetto dei libri sacri.

Paulo Coelho

di VINCENZO FIORENZA

Uomo e Creato,un’unica natura

“Dio perdona sempre, noi perdoniamo a volte,

la natura non perdona mai!”

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Dice un antico e saggio proverbio popo-lare, nato dall'esperienza dell'umiltàdella gente povera e indifesa: “Una nocenel sacco non fa rumore”. Se ciò è vero, ecco una proposta: adotta-re un'associazione, un movimento, ungruppo e sostenerlo nel suo impegnoconcreto per dare una mano a mantene-re... “viva la natura”. Allora non ci sarà più una sola noce nelsacco, ma un'intera piantagione.La missione del WWF è costruire unmondo in cui l’uomo possa vivere inarmonia con la natura. Per garantire unfuturo sostenibile al nostro pianeta, ènecessario ridurre il nostro peso sullerisorse naturali, alleggerire la nostra“impronta” sull'ambiente. L'impegnodel WWF è volto a tracciare un cambia-mento di rotta verso la sostenibilità.Italia Nostra nasce per dare sostanzaall’articolo 9 della Costituzione, in cui sidice che la Repubblica tutela il patrimo-nio storico, artistico e naturale dellaNazione. Legambiente è un’associazione di citta-dini a diffusione nazionale e internazio-nale che opera per la tutela e la valoriz-zazione della natura e dell’ambiente,delle risorse naturali, della salute collet-tiva, delle specie animali e vegetali, delpatrimonio storico, artistico e culturale,

del territorio e del paesaggio.La LIPU è un’associazione per la conser-vazione della natura, la tutela della bio-diversità, la promozione della culturaecologica in Italia. Gli uccelli sono ilsimbolo, l’orizzonte della Lipu; rappre-sentano la bellissima speranza di unmondo migliore.Il FAI - Fondo Ambiente Italiano, dal 1975lavora per tutelare il patrimonio d’arte,natura e paesaggio del nostro Paese. Greenpeace esiste perché la nostra fragi-le terra ha bisogno di qualcuno che ladifenda.Il Movimento degli Scouts ha nel suoDNA l'amore profondo, viscerale, sin-cero per la natura in ogni sua manifesta-zione e ne fa il suo habitat di elezione.

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“La giustizia e la salvaguardiadel creato non possono cheessere frutto dell'impegno soli-dale di tutti nelperseguire il bene comune”

Giovanni Paolo II

pegno sono soprattutto le popolazioniche le subiscono, cioè le persone fatte dicarne ed ossa, di sentimenti, di affetti,di capacità di pensare e, ma forse nonpiù, di sperare in futuro migliore? Io credo che se vogliamo veramente faredel nostro Pianeta la casa di tutti, nonc'è tempo da perdere. La cosa piùimmediata e concreta da fare potrebbeessere quella di valutare con maggioreserietà gli studi fin qui condotti suidanni ambientali e far conoscere imodelli già realizzati e funzionanti di

sviluppo sostenibile incentivandone ladiffusione, soprattutto pensando allagrave crisi in cui ci siamo impantanati.Infine, avviare un credibile progetto dieducazione all'ecologia, al rispetto dellanatura, nella convinzione che il rappor-to dell'uomo con l'ambiente in cui eglivive è un tutt'uno inscindibile e che unavita diversa, anche se possibile, certa-mente non sarebbe più una vita“umana”, almeno così come è nata dalcuore di Dio.

settemiglia | Feb - Mar 2014

“La Natura hastrane leggi, malei, almeno lerispetta”

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Un'associazione per amica

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L’associazione Amici del Sarnonasce per promuovere, nell’interobacino idrografico interessato dal

fiume, il risanamento, la tutela e la pro-tezione dell’ambiente, dei beni culturaliche vi insistono, oltre che la valorizza-zione del corso d’acqua, dei suoi affluen-ti e di tutto il comprensorio che gliappartiene.Si avvale della collaborazione degli entilocali e pubblici operanti sul territorio,di quella dei cittadini e delle associazio-ni locali e nazionali.Mediante l’attuazione di strategiemiranti a supportare l’opera di bonificadel Sarno avviata dalle istituzioni, maanche la realizzazione di specifiche pro-gettualità, finalizzate a rendere possibileil ripristino dell’ecosistema ed il recupe-ro della qualità della vita e della salute,si prefigge lo studio, la ricerca, il dibat-tito, l’informazione, la formazione, l'ag-giornamento culturale, l'organizzazionedi incontri, manifestazioni, convegni eattività che possano favorire il raggiun-

gimento degli obiettivi che si propone.In tal senso si rivolge alla sensibilità edalla creatività dei singoli e dei gruppisociali, affinché, aderendo o sostenendoliberamente, in qualsiasi forma e manie-ra, la crescita di questo progetto, possa-no compiere un percorso di ricerca ed’impegno civile, attraverso la difesadella vita per la propria e per le futuregenerazioni.Amici del Sarno onlus è sorta con l’in-tento di promuovere il processo di“Agenda 21 locale”, annoverando tra isuoi soci fondatori la Provincia diSalerno, l’Autorità di Bacino del FiumeSarno, l’Ente Parco Regionale del BacinoIdrografico del Fiume Sarno, novecomuni del territorio fluviale, l’IstitutoSviluppo Sostenibile Italia, presiedutodal Sen. Edo Ronchi, il Patto dell’AgroSpA, Marevivo nazionale, Legambienteregionale, il Centro Italiano per laRiqualificazione Fluviale ed altri enti edassociazioni nazionali e locali.Oggi Amici del Sarno è diventata una

Nella primaveradel 2012 abbiamopotuto rivivere un

avvenimento cheormai sembrava

resistere solo nelle memorie dialcuni anziani:

le acque del fiume Sarno quasi

limpide

settemiglia | Feb - Mar 201410

Associazione Amici del SarnoUn progetto a salvaguardia della vita

di CARMINE FERRARA

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onlus e pur non avendo tra i suoi soci leistituzioni, mantiene uno stretto rap-porto con le stesse.Nel corso di quasi dieci anni sono staterealizzate numerosissime iniziative volteall’applicazione dello strumento di“Agenda 21 locale”, uno strumentodell’O.N.U. utile per definire una pro-cedura trasparente e partecipata nel ter-ritorio del Sarno, ai fini del raggiungi-mento di obiettivi di bonifica e riquali-ficazione ambientale, nell’ottica di unosviluppo sostenibile condiviso e coordi-nato tra tutti gli attori che operano sulterritorio.Tra le iniziative più significative realiz-zate indichiamo tre edizioni della “Festadel Sarno”, una tre giorni di convegni,mostre e promozione di prodotti tipici,le “Giornate di Valorizzazione delTerritorio”, dense di iniziative di marke-ting territoriale, vari workshop per lapromozione della conoscenza e delrispetto del Sarno, una mostra itineran-

te sul Sarno intitolata “Sarno, fiumedella storia, fiume dei desideri”.Attualmente Amici del Sarno sta colla-borando con il Laboratorio diEndocrinologia Comparata (ECLab)certificato UNI EN ISO 9001: 2000 -Dipartimento delle Scienze Biologiche,Università degli Studi di Napoli“Federico II”, diretto dalla Prof.ssaGiulia Guerriero, dell’UniversitàFederico II. Argomento della ricerca è“Lo sviluppo e la validazione di organi-smi bioindicatori per il monitoraggioambientale del fiume Sarno”.Nell’ambito del Progetto “Più Europa”,Amici del Sarno ha presentato, a Scafati,un progetto inerente la realizzazione diun servizio di navigazione con battelliniad energia fotovoltaica e la realizzazionedi un Ecomuseo del Sarno, con annessauna stazione sperimentale per la ricercasulla rinaturazione ed il ripopolamentodel nostro fiume.

11settemiglia | Feb - Mar 2014

In questa pagina e quellaa lato, foto scattate daMASSIMILIANO CLAUSI

ritraenti il fiume Sarno.

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PER INFORMAZIONI

inviate una e-mail [email protected]

Page 12: Settemiglia - anno IV, n°3

settemiglia | Feb - Mar 201412

Vogliamo aiutarele persone che

vivono in con-dizioni disagiate,

sostenerle lungo lavia del riscatto

sociale ed economi-co, offrendo loro la

possibilità diriprendere in

mano il propriodestino.

Pasquale Coppola

di IMMA ALVINO

Essere donna in Africa è difficile,molto spesso, vuol dire ancoraessere sola, gravata da tanti com-

piti e responsabilità, senza il minimoriconoscimento all’interno della orga-nizzazione sociale.Ma le donne africane sono forti e ognigiorno, attraverso un lavoro silenzioso,resistono al peso schiacciante delle dif-ficoltà. Il loro agire non passa attraverso rivo-luzioni o manifestazioni in nome deidiritti delle donne. La loro azioneinizia dall’assumersi tutto il peso dellapropria condizione, dall’accettarlo eviverlo ogni giorno, senza rifiutarlo.

In Kenya, le donne di Machaka e diKiirua , villaggi situati nella regione delMeru, iniziano da piccolissime a lavo-

rare e a badare ai fratellini più piccoli.Crescono con sogni molto semplici,sposarsi ed avere una funzione religiosacon canti e musiche, che secondo latradizione durano un’intera giornata. Tutte loro hanno ben chiara la lorocondizione, mentre desidererebberodividere i compiti con gli uomini evorrebbero maggiore attenzione neiloro riguardi.

E invece la considerazione nei con-fronti della donna è ancora moltoscarsa, su di lei grava il peso di unruolo sociale che nessuno le riconosce,di un’identità sessuale inesistente, èmolto spesso vittima di abusi ed è l’u-nico riferimento e fonte di sostenta-mento per i propri figli. Eppure, ognigiorno, trova la forza ed il coraggio di

In Africa la forza è rosa Mani silenziose ed invisibili che plasmano il continente africano

La redazione diSettemiglia e la comunità

parrocchiale si stringeintorno al caro Pasquale,

benefattore di questa rivi-sta, e alla sua famiglia inoccasione della dipartita

del caro papà “don Gaetano”.

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13settemiglia | Feb - Mar 2014

Il nostro compito èquello di creare lecondizioni per unosviluppo sostenibilesenza fermarciall’assistenzialismo,che seppur neces-sario, non creaautonomia.

Pasquale Coppola

ricominciare, pronta e determinata adassolvere i propri compiti. E’ costrettaa spostarsi per lavorare nei campi,recuperare legna e acqua che caricasulla schiena e porta a casa a fine gior-nata, piegata in due dal peso.Noi della Onlus Trame Africane(www.trameafricane.org) abbiamoaperto nuovi orizzonti alle donne diMachaka e Kiirua, attivando corsi dieducazione sanitaria, di formazioneprofessionale e lavoro.

Trame Africane ha istituito per ledonne una scuola di mestieri, doveimparano taglio, cucito e lavoro amaglia, e alla fine del corso ricevonouna macchina per cucire ed iniziare alavorare. Ha inoltre creato un asilodove le mamme possono lasciare i figlifino al pomeriggio, certe che sarannoben nutriti ed accuditi mentre lavora-no nei campi.

Inoltre ha dato vita ad un laboratoriodove poter imparare a realizzare ogget-ti in perline, e, successivamente, lavo-rare e vendere questi prodotti perricavarne un guadagno e ancora lacostruzione di alcune abitazioni per legiovani vedove ed altri interventi.

La strada da fare insieme a loro è anco-ra tanta, ma è iniziata. Le donne sono

pronte ad accogliere con intraprenden-za e volontà tutto quello che viene pro-posto. Trame Africane si impegna a conti-nuare a fornire gli strumenti per ren-dere concrete le possibilità di unmiglioramento della condizione delladonna, e soprattutto per non deludereloro, le donne di Machaka e Kiirua,che hanno iniziato a sperare e a credereche qualcosa possa davvero cambiare.

ASSOCIAZIONE ONLUS

TRAME AFRICANE

Tel +39 081 863 3370Fax +39 081 863 5579Contatti @[email protected]

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settemiglia | Feb - Mar 201414

di FRANCO CIPRIANO

La Natura

dell’ArteLe forme del tempo nelle sculture di Angelo Casciello,Il libro delle paludi nelle foto di Nicola Perfetto.

La Natura esiste – “ha senso” - per-ché la vediamo e vedendola lapensiamo, pensandola la nominia-

mo (ma possiamo anche vederla pensan-dola e non avendola mai veramentevista). Vuol dire che il nostro vedere ègià linguaggio, il quale è pensiero inmovimento. E che questo non è creatoda noi ma ci precede (siamo parlati dallinguaggio), pensiamo nel linguaggioche ci determina individualmente e rela-zionalmente, poiché è memoria, con-venzione, regola, invenzione. Se il pen-sare è dato nel linguaggio allora vuoldire che il rapporto con la Natura e ilMondo per l’uomo è sempre mediatodal senso della nostra nominazione dellecose, pur anche quando siamo soli, ere-miti nel deserto o in remota foresta. Lanatura è in quanto artificialmente avver-tita nel linguaggio, res in verba. Se marie alberi, montagne e fiumi, pietre e fiorianimali e aria esistono lo sono in quanto

visti dall’uomo (si può sostenere che lanatura c’è anche se non lo sappiamo einfatti c’è, vero, ma non “esiste”). Senon ci fosse l’umano cosciente e autoco-sciente della natura nulla sarebbe dicibi-le. L’umano è misura delle cose, si dice.E lo è in quanto è agente del loro appa-rire (in quanto nominate) e anche delloro non apparire (in quanto assentiall’uomo). È lo spirito che manifesta ilsenso della natura, la quale diventa spi-rituale, cioè entra nel tempo e nello spa-zio del nostro stesso esistere come rifles-sione del mondo. Nella manifestazionesensibile dello spirito v’è la naturalitàdelle materie espressive: la voce, la vista,l’udito, l’olfatto. Vuol dire che la naturaè esperienza della conoscenza umana eche la sua degradazione è umana comepuò esserlo la sua conservazione. L’arte ècustodia dell’umanissimo ascolto deldivino della natura e al contempo salva-guardia del suo mistero.

NICOLA PERFETTO,Senza titolo,

2013

ANGELO CASCIELLO,La foresta pietrificata,

1985

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15settemiglia | Feb - Mar 2014

L’incontro tra arte e natura è su diversedimensioni. Fare con arte è dunque ela-borare la materia naturale come linguag-gio. Nessun’arte è solo natura o forma opensiero. Saremmo nella “natura sponta-nea”, nel vuoto formalismo o nella meraastrazione teorica. L’arte invece è even-to, “tempo della forma”. È la singolaritàche si oggettivizza nel tempo, creandoda natura altra natura. Mentre il trasmutare della natura è cicli-camente spontaneo, il divenire dell’arteè una modificazione persistente del lin-guaggio e del senso medesimo dellanatura artistica. Nell’evento della sua singolarità espres-siva come apertura dell’essenziale, l’arte

ha salvaguardato il creato, rivelandonella “natura delle cose” il loro altrove,la loro dimensione indicibile. Che èanche nel loro perdersi e ritrovarsi.Natura che risorge uguale eppur diffe-rente; arte che in ogni “crisi” rinnova leproprie forme fino allo stremo del suosenso, e oltre. Nella pittura e nella fotografia l’ambiva-lenza della natura creante si manifestacome ambivalenza di luce e materia. Laloro varianza nell’espressione declina lesingolarità e dunque le pluralità del lin-guaggio. Nella fotografia (analogica edigitale) la natura fisico-chimico-otticao elettronica determina la fenomenolo-gia dell’apparire. La luce è la radice del-

A lato:ANTONIO PARADISO, Voli di pietra, 1996

EDUARDO CHILLIDA, Wind Comb, San Sebastiàn, Spagna

NICOLA PERFETTO,Senza titolo, 2013

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settemiglia | Feb - Mar 201416

di FRANCO CIPRIANO

l’immagine nella fotografia, la materia ènell’origine “naturale” della pittura. L’arte ha rappresentato il paesaggio dellanatura come “luogo dell’anima”, convisioni ora “naturalistiche” ora simboli-che ora di pura espressione iconico-materica, con visioni panteistiche omondane, nelle sue manifestazioni ori-ginarie o nelle sue forme antropizzate.Lo sfondo della Monna Lisa, è paesag-gio non come mera quinta scenica madi autonoma espressività; dal Giorgionedella Tempesta, al Botticelli dellaPrimavera, il paesaggio, pur funzione“ambientale”, mostra i caratteri d’indi-pendenza ma anche di oggetto trasfigu-rato del linguaggio, fino al mostruosoumano-vegetale delle metamorfosiestreme di Arcimboldo e ai paesaggi,simbolici e descrittivi insieme, diHokusai.La natura dell’arte salvaguardia la natu-ra del Mondo. Le materie dell’arte,metaforica o reale, è stata sempre natu-rale, in questo l’arte ha salvato nelle sueforme e immagini il senso del creato, neha attraversato il tempo e lo spazio resti-tuendone sempre, in ogni stile, la pro-fondità materica, simbolica, facendosempre degli elementi della natura lamemoria del sacro mistero del Mondo,la sua “soprannaturalità”. Nelle espres-sioni dell’arte moderna e contempora-nea, da Van Gogh in poi, la natura èstata coinvolta nelle visioni della crisidel soggetto. Al punto che la sua singo-larità nell’arte è divenuta, nella ricercacontemporanea, l’innovazione espressi-va del suo stato di crisi.

Da Turner, a Cezanne al Monet delleninfee, alle animalità del colore in FranzMarc, le forme originare del creato -acqua, vento, cielo, nuvole, montagne,alberi, fiori – sono la materia del lin-guaggio pittorico. La natura divieneforma dello spirito, tra espansioned’anima e forma del pensiero la pitturacerca l’essenza della natura come ricercadella propria. Salvaguardia dell’incom-mensurabile e della finitudine sono ilportato spirituale dell’arte “naturalisti-ca”. Che non è il “naturalismo” artisticoil quale ripete la natura perché la ritieneunica grembo della visione e della pro-duzione artistica. Il naturalismo è unparziale aspetto dell’arte “naturalistica”la quale comprende esiti anche contrad-dittori del senso di natura. Dal Baroccoin poi con le berniniane, arboree ramifi-cazioni e conturbanti, corporee espan-

A latoCHRISTO JAVACHEFF,

impacchettamento sullaCosta australiana,

Sydney

MARIO MERZ, Igloo Ticino, 1990

HOKUSAI HOKUSAI,una pittura

(1760-1849)

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17settemiglia | Feb - Mar 2014

sioni di gesti e pieghe, via nel tempofino agli inserimenti di forme prelevatedal loro contesto “naturale”, anche lascultura, fino agli interventi di Land arte alle pratiche delle installazioni “pove-re”, ha materializzato l’idea naturalistica.Dalla forma allo spazio, gli artisti hannointrecciato la loro opera con gli elemen-ti della natura, inscrivendo segni nellaterra o prelevandone materie e fenome-ni per installazioni espositive (pietre,terreno, alberi, luce, vento…), intera-gendo con la terrestrità con molteplici“modificazioni”, di gesto, di materia, diconcetto e/o naturalistico-simboliche.Da Smithson a Richard Long fino aJames Turrell e Christo interventi diforte intensità concettuale e visivahanno segnato la natura dell’arte con-temporanea. La scultura è andata oltrese stessa, uscendo dalla forma per dive-nire evento nello spazio e dello spazio.Nelle opere di Pino Pascali, Mario Merze Antonio Paradiso gli elementi natura-li sono rielaborati in finti ready made(Pascali) o in connessioni materico-con-cettuali tra archetipi spaziali come lacupola dell’igloo e i monoliti incisi. Latradizione della scultura ha la potenza dicostruire forme come echi plastici delleforze della natura, strutture di terrestrevisionarietà che respirano lo spazio, locoinvolgono, lo penetrano e ne sonoattraversate, come nell’altissima intensi-tà delle opere di Chillida. Sull’orizzonte di “arte e natura” si stagliaanche l’opera di Angelo Casciello.Scultore scafatese che intende la naturacome spazio di memoria della terra e deisuoi segni, con cui da tempo evolve ilsuo accorato e progressivo dialogo. Agliinizi, con instabili equilibri di pali ligneiusati nelle coltivazioni contadine, poicon la combinazione di segno e formeha declinato un immaginario di echeg-giamento antropologico, attraversato dariflessi frammentari di contaminazionidel moderno. Poi, sviluppando i suoisegni in esclusiva formulazione sculto-

ria, ora con incastri di metalli, pietre,terrecotte e legni, in seguito con l’uso dilamiere flesse come grandi fogliami ecortecce di un organismo chiuso/aperto,e barre di ferro curvate come rami.Immagini “in memoria” dell’origine ter-restre del creato. Come la tensione dell’operare diCasciello è sul confine tra struttura e

A latoANGELO CASCIELLO, Un fiore per Puglianiello,1999

NICOLA PERFETTO,Senza titolo, 2013

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di FRANCO CIPRIANO

immagine della scultura così nelle foto-grafie di Nicola Perfetto, che abita nellabellissima Capua, per lo sguardo che“dialoga” col silenzio del paesaggio, lanatura è libro dei segni, soglia tra paginadi enigma alfabetico e traccia di “archi-tettura naturale”: paradossi in cui lanatura, nelle visioni dell’artista, si espo-ne nel modo più intensamente generati-vo. Nelle paludi fotografate da Perfetto(di cui è eco involontario un raro dise-gno di Van Gogh) l’immagine si rivelanelle metamorfosi strutturali della phy-sis, che sono spontanee organizzazionidi un processo circolare in cui tra fine e

inizio non v’è differenza. Ogni fine è giàinizio di altro evento, “ciò da cui imma-nentemente sorge quel che sorge”. s

settemiglia | Feb - Mar 201418

VINCENT VAN GOGH,Palude, 1881

ANGELO CASCIELLO,Equilibrio, 1979

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Messner difende la sacralità della montagna in cinquesiti museali lungo l’arco alpino (CastelFirmiano, Castel Juval,Solda, Forte MonteRite, Castello diBrunico). Nella prossima estateaprirà il sesto a Plande Corones.

Nell’immaginario di tutti, l’altamontagna, le nude vette roccio-se e/o le cime imbiancate hanno

sempre rappresentato l’ambiente incon-taminato per eccellenza, il paesaggio dadifendere, la cartolina perfetta che farivivere la grandezza, la meravigliositàdel creato, la distanza e la contestualevicinanza tra la terra ed il cielo, tra gliumani limiti e la grandezza dell’univer-so. E questi pensieri, ultimamente, sonostati rispolverati dalle bellissime immagi-ni provenienti dalle Olimpiadi di Sochi,svoltesi in un comprensorio russo inca-stonato tra mare e cielo d’alta montagna,lì dove si incontrano tutti gli elementinaturali, compreso il fuoco rappresenta-to dalle masse laviche stazionanti nellecamere magmatiche dei tanti vulcanidella zona caucasica. Non ci sono dubbi. La bellezza e la gran-dezza della montagna riconciliano con ilmistero del creato e con il crescente desi-derio di proteggerlo dall’aggressioneumana, dalle sue contaminazioni socio-culturali-ambientali. Ma in questo sensoci sono diversità di vedute e ne abbiamovolute rappresentare due che rendonol’idea. Il punto di vista di un alpinistaeccezionale come Reinhold Messner,

scalatore (senza l’ausilio di bomboled’ossigeno) di tutte le vette che vannooltre gli 8.000 metri, e quello di unoscrittore, anch’egli amante della monta-gna, Erri De Luca. Da una parte, l’alto-atesino che sogna l’antica montagnaincontaminata, quella in cui regni ilsilenzio, quella per pochi eletti ed esper-ti, quella a numero chiuso e per appun-tamento, quella che non deve essereassolutamente trasformata in un parcogiochi per tutti, quella che non deveessere seviziata da sprovveduti sportividella domenica, capaci di causare danniambientali notevoli, nonché morti e feri-ti. Dall’altra, quella dello scrittore napo-letano che vorrebbe che la montagna siaecumenicamente ed equamente spartitatra tutti, che vorrebbe fosse attraversatada strade ed impianti di risalita per tuttii gusti e per tutte le tasche, che vorrebbela democraticizzazione e socializzazioneassoluta di quei paesaggi idilliaci cheandrebbero maggiormente tutelati con-tro le inquietudini e le frustrazioni incerca di riscatto delle masse. E la sensa-zione è che, probabilmente, il sogno diMessner si concretizzerà solo in alcuniparchi dove la montagna sarà conservatacome Dio l'ha fatta.

di FRANCESCO QUAGLIOZZI

Il Business contaminerà la montagna Il silenzio riconciliante con la grandezza del creato è sempre piùspezzato dalla “democraticizzazione”

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Negli ultimi decenni si è svilup-pata una diffusa sensibilità perla salvaguardia della natura e

degli animali: sono infatti sempre piùnumerose le associazioni che si impe-gnano per tutelare gli ecosistemi, le spe-cie a rischio di estinzione, ma anche perpromuovere il rispetto degli animali el’abolizione di attività quali la caccia, lasperimentazione animale, i circhi congli animali, ecc… Questa sensibilità hatrovato espressione anche a livello legi-slativo, per cui oggi abbiamo leggi chepuniscono il maltrattamento o l’abban-dono di animali.Ma la fede cristiana cosa ha da direriguardo agli animali? Quale deve esserel’atteggiamento di un cristiano nei con-fronti delle altre creature di Dio?

La risposta va cercata necessariamentenella Sacra Scrittura e nel Magisterodella Chiesa, perché è solo scoprendo ilmodo in cui Dio guarda gli animali chesi può vivere nel modo giusto il rappor-to con loro.Riguardo al Magistero, va riconosciutoche non esiste ancora una posizioneesaustiva ed approfondita che definiscaquale debba essere il rapporto dell’uo-mo con la natura e gli animali. Proprioper colmare questa lacuna, papaFrancesco avrebbe iniziato a lavorare adun’enciclica dedicata ai temi dell’ecolo-gia (secondo quanto dichiarato lo scor-so 24 gennaio da padre FedericoLombardi, direttore della sala stampavaticana).Il Catechismo della Chiesa Cattolica

Fede cristiana e animali Un solo mondo per uomini e animali

di PASQUALE VIOLANTE

Gli animali sono la parte

più piccola dellaCreazione Divina,ma noi un giorno li

rivedremo nelMistero di Cristo

(Paolo VI)

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21settemiglia | Feb - Mar 2014

dedica quattro numeri, dal 2415 al2418 al rispetto dell’integrità della crea-zione. Il Catechismo afferma che “glianimali, come anche le piante e gli esse-ri inanimati, sono naturalmente desti-nati al bene comune dell’umanità. […]La signoria sugli esseri inanimati e suglialtri viventi accordata dal Creatoreall’uomo non è assoluta; esige un reli-gioso rispetto dell’integrità della crea-zione” (n. 2415). “Gli animali sonocreature di Dio. Egli li circonda dellasua provvida cura (Mt 6,26). Con laloro semplice esistenza lo benedicono egli rendono gloria. Anche gli uominidevono essere benevoli verso di loro. Cisi ricorderà con quale delicatezza i santi,come san Francesco d’Assisi o sanFilippo Neri, trattassero gli animali” (n.2416). “Dio ha consegnato gli animali acolui che egli ha creato a sua immagine.È dunque legittimo servirsi degli ani-mali per provvedere al nutrimento o perconfezionare indumenti. Possono essereaddomesticati, perché aiutino l’uomonei suoi lavori e anche a ricrearsi neglisvaghi. Le sperimentazioni mediche escientifiche sugli animali sono pratichemoralmente accettabili, se rimangonoentro limiti ragionevoli e contribuisco-no a curare o salvare vite umane” (n.2417). “È contrario alla dignità umanafar soffrire inutilmente gli animali edisporre indiscriminatamente della lorovita. È pure indegno dell’uomo spende-re per gli animali somme che andrebbe-ro destinate, prioritariamente, a solleva-re la miseria degli uomini. Si possonoamare gli animali; ma non si devono faroggetto di quell’affetto che è dovutosoltanto alle persone” (n. 2418).Riguardo invece alla Sacra Scrittura,molti brani sembrano essere ostili versogli animali e sono stati usati per giusti-ficare l’indifferenza o addirittura la vio-lenza dell’uomo verso di essi. Ciò haportato ad accusare la fede cristiana dipromuovere un esasperato antropocen-trismo, per cui l’uomo sarebbe il padro-

ne assoluto dell’universo affidatogli daDio. L’unica preoccupazione di Diosarebbe il destino dell’uomo e la sua sal-vezza, mentre gli animali non avrebberoalcun ruolo nel disegno d’amore di Dioe potrebbero quindi essere usati a piaci-mento dall’uomo. D’altra parte, nonsono pochi i testi sacri che affermano ladignità degli animali e l’attenzione diDio per loro. Citando un testo piutto-sto che un altro per piegare a favoredelle proprie idee le Scritture, si è quin-di arrivati ad avere cristiani che pensanodi poter trattare gli animali come deglioggetti ed altri cristiani che invece liidolatrano, riconoscendo loro unadignità pari se non superiore a quelladegli esseri umani.Ma perché si è giunti a giustificare undominio indiscriminato dell’uomo suglianimali?Il brano biblico ritenuto il principale“responsabile” di tale atteggiamento ècontenuto nel racconto della creazione,dove Dio, dopo aver creato l’uomo e ladonna, disse loro: “Siate fecondi e mol-tiplicatevi, riempite la terra e soggioga-tela, dominate sui pesci del mare e sugliuccelli del cielo e su ogni essere vivente

Non solo l’uomo,ma anche gli ani-mali hanno rice-vuto da Dio unalito di vita, cheproviene dal soffia-re di Dio stesso(Sal 104, 29-30)(Giovanni Paolo II,udienza generale del10.01.1990)

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che striscia sulla terra” (Gen 1,28).L’uomo avrebbe dunque ricevuto daDio il compito di soggiogare la terra edi dominare sugli animali. È vero chel’uomo riceve da Dio il mandato di abi-tare la terra, ma riempirla non significacalpestarla. Come infatti scrisseGiovanni Paolo II, “il dominio accorda-to dal Creatore all’uomo non è un pote-re assoluto, né si può parlare di libertàdi «usare e abusare», o di disporre dellecose come meglio aggrada. La limitazio-ne imposta dallo stesso Creatore fin dalprincipio, ed espressa simbolicamentecon la proibizione di «mangiare il frut-to dell’albero» (Gen 2,16), mostra consufficiente chiarezza che, nei confrontidella natura visibile, siamo sottomessi aleggi non solo biologiche, ma anchemorali, che non si possono impune-mente trasgredire” (enciclica Sollicitudorei socialis, n. 34). Anche il biblistaEnzo Bianchi ha osservato che “soggio-gare” è la traduzione di kavash, cheindica possedere in un rapporto amoro-so. Dio chiede all’uomo di possedere laterra, ma questo possesso va esercitatocon amore, conservando la bontà e labellezza di quanto Egli ha creato. Sipotrebbe forse pensare un Creatore feli-ce se la più eccelsa delle sue creatureopprime le altre sue creature, da Luiriconosciute come “cosa buona” (Gen1,25)?Per quanto riguarda invece il verbo“dominare”, esso è la traduzione delverbo radah, che significa reggere, gui-dare, pascolare, azione tipica del re o delpastore, che ha cura dei suoi sudditi odelle sue pecore. Insomma, Dio non dàall’uomo alcun potere oppressivo, arbi-trario, o di sfruttamento della terra edegli animali, ma gli chiede invece diesserne amorevole custode. È quanto ciha chiesto di fare anche papa Francesconella sua omelia di inizio pontificato del19 marzo 2013: “ogni uomo devecustodire l’intero creato, come ci vienedetto nel Libro della Genesi e come ci

ha mostrato san Francesco d’Assisi,avendo rispetto per ogni creatura di Dioe per l’ambiente in cui viviamo”.E proprio perché custodisca la bontàdella creazione, all’uomo inizialmentenon è concesso di cibarsi di animali, masolo di piante erbacee: “Ecco, io vi doogni erba che produce seme e ogni albe-ro fruttifero che produce seme: sarannoil vostro cibo” (Gen 1,29). “In princi-pio, cioè nell’intenzione di Dio, all’uo-mo è proposta una dieta vegetariana,sicché egli non deve uccidere gli anima-li per nutrirsi. Nella volontà creatrice diDio il cosmo vive di un rapporto basa-to sull’assoluto rispetto della vita” (EnzoBianchi). Ed infatti anche gli animalisono vegetariani: “A tutte le bestie selva-tiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tuttigli esseri che strisciano sulla terra neiquali vi è alito di vita, io do in cibo ognierba verde” (Gen 1,30). Nella prospetti-va iniziale di Dio era contemplata unavisione completamente armonica dellacreazione, dove non esisteva violenza. Ilpeccato originale procura una fratturache separa l’uomo da Dio e da tutta l’ar-monia che questo legame d’amoredeterminava: il male e la violenza fannoil loro ingresso nel mondo. A subirne leconseguenze non sarà solo l’uomo mal’intero creato. E così dopo l’uscita di

Signore, ti preghi-amo per tutte lecreature, anchequelle che non

sono intelligenti,perché esse hanno

una loro missione,sebbene noi siamo

incapaci diriconoscerla.

E supplichiamo latua grandetenerezza,

perché tu haipromesso di salvare

insieme l’uomo egli animali (Sal

36,7) e hai concessoa tutti il tuo

amore infinito.(preghiera di san Basilio)

di PASQUALE VIOLANTE

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23settemiglia | Feb - Mar 2014

Noè dall’arca, Dio concede all’uomo dicibarsi degli animali: “Ogni essere chestriscia e ha vita vi servirà di cibo: vi dotutto questo, come già le verdi erbe”(Gen 9,3). Ma “il poter mangiare carneda parte dell’uomo deve essere coltocome concessione transeunte, sempre ecomunque contrassegnata dall’avverti-mento di non mangiare il sangue (Gen9,4): ciò indica che l’uomo non èpadrone della vita animale” (EnzoBianchi).Il mondo voluto da Dio all’inizio èquello annunciato da Isaia per la finedei tempi, quando “il lupo dimoreràinsieme con l’agnello, il vitello e il leon-cello pascoleranno insieme e un piccolofanciullo li guiderà. Il leone si ciberà dipaglia, come il bue” (Is 11, 6-7). Infatti Dio ha stabilito la sua alleanzaeterna non solo con gli uomini, ma contutti gli esseri viventi: “Dio disse a Noèe ai suoi figli: io stabilisco la mia allean-za con voi e con i vostri discendentidopo di voi, con ogni essere vivente cheè con voi, con tutti gli animali dellaterra. […] L’arco sarà sulle nubi, e io loguarderò per ricordare l’alleanza eternatra Dio e ogni essere che vive in ognicarne che è sulla terra” (Gen 9,8-10,16).Sono numerosi i brani biblici chemostrano come gli animali hanno unaloro particolare relazione con Dio, chesi preoccupa anche del loro nutrimento:“guardate gli uccelli del cielo: non semi-

nano e non mietono, né raccolgono neigranai; eppure il Padre vostro celeste linutre” (Mt 6,26). Gli animali comuni-cano con Dio in un modo incompren-sibile per l’uomo (Nm 22,21-35, Gn 2,1 Re 17,1-6), partecipando alla sualode: “Benedite, animali tutti, selvaggi edomestici, il Signore, lodatelo ed esalta-telo nei secoli” (Dn 3,81).Anche “la sorte degli uomini e quelladelle bestie è la stessa: come muoionoqueste, così muoiono quelli; c’è un solosoffio vitale per tutti. […] Chi sa se ilsoffio vitale dell’uomo sale in alto, men-tre quello della bestia scende in basso,nella terra?” (Qo 3,19,21).Dio infatti vuole la salvezza di tutto etutti, perciò san Paolo afferma che“anche la stessa creazione sarà liberatadalla schiavitù della corruzione perentrare nella libertà della gloria dei figlidi Dio” (Rm 8,21). Gli animali nonsono esclusi dal desiderio di salvezza diDio, sono amati da Lui, per cui anche icristiani sono chiamati ad amare tutte lecreature, anticipando sulla terra la con-dizione finale del Regno, quando Diosarà tutto in tutti (1 Cor 15,28) e l’ar-monia iniziale della creazione sarà ripri-stinata.Davvero possiamo dire con il salmista:“il tuo amore è più esteso del cielo […]tu sei salvezza per l’uomo e gli animali,Signore” (Sal 36,6-7).

Amate gli animali,amate le piante,amate tutte le cose. Se amerai tutte lecose, tu scopriraiin esse il misterodivino. Amate gli animali,Dio ha dato loroun principio dipensiero e unagioia senza inquie-tudine. Non li turbate, non li tormentate, non togliete loro lagioia, non andatecontro l’intenzione di Dio.Uomo, non tiesaltare al di sopradegli animali.

(Fëdor Dostoevskij)

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settemiglia | Feb - Mar 201424

L’amore per la verità che diventatestimonianza: è questo il filoconduttore del libro “Vangelo

dalla terra dei fuochi” di don MaurizioPatriciello, il prete anticamorra che dal-l’ètà di 29 anni è in trincea a difesa delsuo territorio e del suo popolo e che haraccolto la sua esperienza in quella terratra il casertano e il napoletano devastatadalla camorra e dai rifiuti tossici.

“Questo libro nasce come raccolta di edi-toriali sul tema del Sud in generale e sullamia terra a cui bisogna sempre dare voce”.Don Maurizio punta il dito sulle isti-tuzioni, le accusa di trascurare i giovanidi queste terre, di essere indifferenti albisogno e ai diritti, di lasciarli senzalavoro, in balia della camorra, della"radice perversa" che, in assenza delloStato, si trasforma in una irresistibilecalamita per i più giovani. Sino alprevedibile reclutamento criminalecome unica prospettiva e, infine, alla

galera come unico futuro.Il sacerdote usa l’arma del dialogo pertutelare la dignità della persone, offesadall’arroganza della criminalità e dallaumiliazione di quella parte della classepolitica e industriale collusa e che è scesaa patti con la camorra.

“L'immondizia dei napoletani – affermaPatriciello – ce l'ho pure io dietro la par-rocchia di Caivano. Quello che servecapire ora è la verità, sapere se oltre airifiuti casalinghi ci sono quelli pericolosiprovenienti anche da altre parti d'Italia”.

Vangelo dalla terra dei fuochi, è il con-tributo di un prete anticamorra che satoccare le coscienze, anche quelle laiche.È Il racconto di un parroco di frontierache non ha paura e che, con la sua tes-timonianza, apre per tutti, anche per inon credenti, la porta della speranza.

Il prete della “terra dei fuochi”Don Maurizio Patriciello combatte il degrado stando vicino alla sua gente raccogliendo in un libro le sue denunce

di REDAZIONE

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IL VANGELO

DELLA TERRA DEI FUOCHI

di don Maurizio Patriciello2013, 176 p., brossura

Edizioni Imprimatur

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25settemiglia | Feb - Mar 2014

di ELENA FIORENZA

Ormai siamo abitanti del mondo.La nostra casa è ovunque.Possiamo vivere lontanissimi gli

uni dagli altri pur rimanendo in contat-to e, al tempo stesso, nella vicinanzasentirci terribilmente soli. “Non c’è niente di più bello di casa pro-pria” ed è per questo che le dedichiamotempo, desideri, la curiamo rendendolaaccogliente e confortevole, in qualchemodo le dedichiamo la vita, poiché adessa rimarremo sempre, profondamentee inscindibilmente legati, a ricordarel’utero che ci ha protetti e fatti crescereper poi renderci pronti, almeno biologi-camente, ad affrontare il mondo. Noi,infinitamente piccoli, accolti dall’infini-tamente grande.“In principio Dio creò il Cielo e laTerra”, chiunque conosce queste parole,le ha sentite e in qualche modo, volenteo nolente, le ha fatte proprie alzando losguardo verso l’immensità o volgendolointorno a sé per contemplare una mera-viglia sconfinata.Ma oggi cosa vedono le nostre pupille?Cosa c’è dove l’uomo impera? Bisognaper forza andar lontano, fuori dallasocietà, scavalcare inferriate e cartelli perritornare all’origine?Madre matrigna, così era chiamata laNatura leopardiana o noi Figli ingrati?Nel 2006 è stato edito da Mondatori unromanzo che ha creato scandalo, scalpo-re, che ha fatto molto rumore (e non pernulla). Un vaticinio che oggi, dopo 8anni, vediamo concretizzarsi sempre dipiù quando sentiamo parlare di “Terradei fuochi” o di “Discariche a cielo aper-to”. Roberto Saviano, come Cassandra,aveva denunciato tutto questo inGomorra; Matteo Garrone lo ha vestito

con immagini, musiche, volti, impeden-do anche ai più pigri di girare la testa epoter dire “Non lo sapevo”. Saviano hadenunciato – e continua tutt’ora a farlo– un Sistema che ha radici profonde emani forti, che è votato alla distruzionee al profitto, lontano da qualsiasi etica emorale universalmente condivisibile.Non tutti possiamo avere questo corag-gio e questa determinazione ma è nostrocompito essere cittadini consapevoli e“saporiti”. Perché noi siamo il “sale dellaterra e la luce del mondo” e a questocompito non possiamo e non dobbiamosottrarci, significherebbe decidere diabbandonare a sé stessa la casa che ciaccoglie sempre, comunque e a prescin-dere da tutto.

“Una cosa è certa: io, come molti altri,continueremo a raccontare. Userò la paro-la come un modo per condividere, peraggiustare il mondo, per capire. Sononato, caro Presidente, in una terra mera-vigliosa e purtroppo devastata, la cui bel-lezza però continua a darmi forza persognare la possibilità di una Italia diver-sa. Una Italia che può cambiare solo se ilsud può cambiare. Lo giuro Presidente,anche a nome degli italiani che considera-no i propri morti tutti coloro che sonocaduti combattendo le organizzazioni cri-minali, che non ci sarà giorno in cui tace-remo. Questo lo prometto. A voce alta.”

Robeto Saviano, Repubblica, 17 aprile 2010.

GOMORRA

di Roberto Saviano2006, 331 p., brossuraEdizioni Mondadori

SOS CibeleQuando la Natura chiama, l’uomo risponde?

“Sogno il mio Paese infine dignitoso,con un fiume con i pesci vivi aun’ora dalla casa[…]”

Lucio Battisti

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settemiglia | Feb - Mar 201426

UNA SCOMODA VERITÀ

di Davis Guggenheimdocumentario

Anno 2006Durata 94 min

di TONIA VITIELLO

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Il Pianeta sta andando verso la distru-zione, e i responsabili siamo noi. Idati e i segnali parlano chiaro.

Grosso modo dalla seconda metà delsecolo scorso la popolazione mondiale èquasi triplicata, e la conseguente massic-cia emissione di anidride carbonica(dovuta soprattutto all'utilizzo degliidrocarburi) ha inspessito l'atmosferacausando il surriscaldamento del piane-ta perchè, in tal modo, essa trattienemaggiormente i raggi infrarossi solari.È "l'effetto serra", con tutti i disastri chene conseguono, in un concatenamentoaccelerato. A evidenziare questo feno-meno sono le due aree soprannominate"sentinella": i due poli, che negli negliultimi 40 anni hanno perso il 40% delloro spessore.

Insieme all'Europa, i principali colpevolidel surriscaldamento sono gli Stati Uniti.Il problema è che l'American PetroleumInstitute, principale organizzazione pro-fessionale statunitense nel campo dell'in-gegneria petrolchimica e chimica, ha l'in-carico di occuparsi delle politicheambientali. Non potendo però lavorarecontro i propri interessi, questi colossidell'oro nero screditano i risultati scienti-fici allarmanti.

La condizione del pianeta e i rischi checorre a causa dei gas serra è la scomodaverità che Al Gore, ex candidato allapresidenza USA nel 2000, si è impegna-to a diffondere di persona attraverso untour che si è esteso ai quattro angolidella terra. Conscio di andare incontroallo scetticismo delle persone, ma fortedelle sue ricerche nel campo e di ven-t’anni di esperienza, Gore espone unaserie di dati scientifici inattaccabili:tabulati, previsioni sul nostro prossimofuturo e risposte alla domanda su comeaffrontare il riscaldamento globale delpianeta.

Il ritratto è sconfortante e, per questo,scomodo; scomodo per i governi che almomento fanno finta di non sentire, dinon vedere e sapere, scomodo per lepersone che pensano non ci siano limitiallo sviluppo.Davis Guggenheim (regista di serie TVcome E.R.) elabora un film/documenta-rio partendo da questi incontri.“Una scomoda verità” non è un film davedere sgranocchiando popcorn, è uncine-notiziario realistico agghiacciante,è una di quelle opere che vanno visteperché riguarda il futuro di tutti, nessu-no escluso.

Una scomoda veritàLa condizione del pianeta ed irischi dei gas serra

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27settemiglia | Feb - Mar 2014

Filastrocca bella e pura:Viva, viva la natura!

C’è una vita intorno a meChe più bella non ce n’è;è una festa contagiosache la Terra fa gioiosa.

Cani, gatti ed uccellinitutt’insieme, che carini,corron lieti a perdifiatos’un fiorito e verde prato.

Farfalline svolazzanti,anatrelle strombazzanti,mille bimbi tutti in tondoin un grande girotondo.

Quanta gioia che qui c’èe il motivo sai qual è?Mari, fiumi, laghi e pozzi,son puliti, non più zozzi.

Sulle spiagge nonna Nunzianon ci trova più immondizia.e se va sulla montagnafinalmente, è una cuccagna.

Non c’è più l’inquinamento,e pulito è pure il vento;la mia Terra s’è salvatae la pace è ritrovata.

Filastrocca bella e puradice “Grazie” la natura.

Enzo Fiorenza... così, per gioco.

FILASTROCCA BELLA E PURAVIVA, VIVA LA NATURA!

Carissimi lettori, questospazio è dedicato aivostri scritti.Non preoccupatevi senon li vedrete subitoinseriti perchè li con-serveremo e, statenecerti, li faremo uscireappena possibile.La redazione,comunque, li leggeràsempre e ne farà tesoroconservandoli nel proprio archivio.Attenti però, se gli interventi sarannoanonimi non verrannopubblicati. Grazie dellavostra attenzione e ...preziosa collaborazione.la redazione

di SCELTO TRA VOI

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Page 28: Settemiglia - anno IV, n°3

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