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Emicrania
Epidemiologia
La cefalea è un’esperienza del tutto comune e la maggior parte delle persone la
considera una ineluttabile conseguenza di alcune abitudini di vita errate, come il
troppo stress, o il troppo fumo, o la eccessiva concentrazione mentale. In effetti, il
mal di testa può configurarsi come sintomo tra i più comuni di una vasta gamma di
situazioni di diversa rilevanza clinica. Rappresenta una delle cause di visita più
frequenti presso il medico di base e il più frequente motivo di consulto neurologico.
Nel 90% dei casi la cefalea costituisce una patologia benigna e solo raramente,
quindi, rappresenta il sintomo di un processo patologico. Ciononostante la vita
sociale e lavorativa dei soggetti cefalalgici può essere molto limitata dagli attacchi e
questo si ripercuote sulla qualità di vita del paziente stesso.
L’International Headache Society ha pubblicato una classificazione delle cefalee che
costituisce attualmente il riferimento nosografico in questo settore, e distingue le
cefalee in primarie e secondarie (1). Le prime non sono espressione di alcuna causa
organica, le seconde sono correlate ad una patologia specifica potenzialmente
pericolosa per la salute o per la vita del paziente che ne è affetto.
L’emicrania è la cefalea primaria più frequente nella popolazione generale dopo la
cefalea di tipo tensivo, rappresenta la sesta causa di malattia più disabilitante al
mondo (2), ed è correlata a costi sanitari e sociali elevatissimi, in Italia ad esempio la
spesa supera i 20 miliardi di euro all’anno (3). È un’affezione frequentemente
ereditaria e insorge in genere intorno alla pubertà o nella prima età adulta. La
prevalenza dell’emicrania è circa del 18% nel sesso femminile e del 6% in quello
maschile, interessando una fascia di età compresa tra i 25 e i 55 anni, età di
maggiore produttività lavorativa dell’individuo.
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Definizione
Le forme più frequenti di emicrania sono l’emicrania senza aura e l’emicrania con
aura, la prima è la più frequente, con un rapporto rispettivamente di 5:1. I criteri
diagnostici sono rappresentati nella figura 1.
Figura 1: criteri diagnostici di Emicrania senza e con aura (1)
Meccanismi fisiopatologici
Le basi fisiopatologiche dell’emicrania sono molto complesse, in parte tuttora
incerte, tuttavia, sono state proposte diverse ipotesi a spiegazione di questo disturbo
così comune (ipotesi vascolare, biochimica perivascolare e vascolare, trigemino-
vascolare, teorie biochimiche neurali). Alla base di un attacco emicranico vi è un
evento a partenza dalla corteccia cerebrale orbito-frontale e limbica, che a sua volta
influenza l’attività del sistema noradrenergico nel tronco-encefalo, del sistema
serotoninergico e del sistema trigemino-vascolare. Ciò ha come conseguenza un
aumento del diametro dei vasi cerebrali, che può contribuire al mantenimento
dell’attivazione del sistema trigemino-vascolare, inducendo un circolo vizioso ed
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intensificando il dolore cefalico. La eziopatogenesi dell’aura emicranica è correlata
ad una depressione dell’attività elettrica corticale nota come spreading depression,
che consiste in un’onda di ipereccitazione corticale, seguita da una soppressione
dell’attività elettrica, che si muove in aree contigue alla velocità di 2-5 mm/min, il
tutto responsabile della fenomenologia clinica dell’aura.
Manifestazione clinica
L’Emicrania senz’aura è costituita da sintomi premonitori, da una fase algica, e da
una fase di recupero. I sintomi premonitori, o prodromici, sono quelli che precedono
di 2-48 ore l’attacco emicranico, e sono costituiti da sintomi eccitatori (irritabilità,
iperattività fisica, insonnia, craving per i carboidrati, euforia, diarrea, aumento della
diuresi, sbadigli, sete) o sintomi inibitori (stanchezza, difficoltà nell’espressione
verbale, inappetenza, umore depresso, difficoltà di concentrazione). La fase algica
è caratterizzata da un dolore di tipo sordo, di intensità crescente, che diviene poi di
tipo pulsante. Quando l’intensità raggiunge un valore costante, il dolore può ritornare
ad essere continuo, non pulsante. Circa il 70% delle emicranie sono unilaterali e
frequentemente interessano la regione frontale e temporale, benché possano
localizzassi anche in sede retro-orbitaria (figura 2). Il dolore può estendersi anche a
tutto il capo e ad altre aree della faccia e del collo. I sintomi di accompagnamento
sono costituiti da fotofobia (80%), fonofobia (90%), osmofobia (40%), nausea (80%),
vomito, lacrimazione, deficit motori e sensitivi (4). La fase di recupero è tanto minore
quanto più precoce è l’assunzione del trattamento sintomatico, talvolta il riposo o il
vomito alleviano i sintomi dell’attacco. I sintomi più frequenti nella fase di risoluzione
del dolore sono la spossatezza, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, alterazioni
dell’umore, alterazioni dell’appetito (5). Esistono numerosi possibili fattori scatenanti
la crisi emicranica (tabella 1), che possono variare da un soggetto emicranico
all’altro e, nell’ambito dello stesso soggetto, da un attacco all’altro.
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Figura 2: sede più frequente del dolore emicranico
Fattori psicologici Fattori ormonali
Emozioni Mestruazione
Stress Ovulazione
Rilassamento dopo periodo stressante
Contraccettivi
Modificazioni dell’umore Farmaci
Fattori ambientali Nitroglicerina
Clima Reserpina
Altitudine Fenfluramina
Esposizione al sole o luce intensa Estrogeni
Rumori Altri fattori
Odori intensi Insonnia
Fattori alimentari Eccesso di sonno
Alcol Ipoglicemia
Cibi e bevande contenenti nitrati (insaccati, peperoni), glutammato (carni o zuppe in scatola, sughi preconfezionati, patatine, condimenti per insalate e spezie), tiramina (formaggi stagionati, fegato, patè, yogurt, fichi, banane), feniletilamina (cioccolata); aceto, agrumi, thè, caffè, aspartame
Fatica fisica
Iperpiressia
Ritardare o non consumare un pasto
Tabella 1: possibili fattori scatenanti l’attacco emicranico (6)
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L’Emicrania con aura insorge frequentemente subito dopo il risveglio, ma può
comparire in qualsiasi momento della giornata. Il paziente accusa una fase di aura
comprendente sintomi neurologici focali, legati a sofferenze della corteccia cerebrale
o del troncoencefalo, che danno inizio o si accompagnano alla fase dolorosa. L’aura
si sviluppa gradualmente nell’arco di 5-20 minuti, dura di solito meno di un’ora e
precede il dolore di 10-20 minuti. Si manifesta con disturbi prevalentemente di tipo
visivo, quali visione di linee a zig-zag (spettri di fortificazione), spesso tremolanti
(87%), generalmente bianche (47%) o colorate (33%), o aree luminose scintillanti.
Le immagini si muovono nel campo visivo per diversi minuti, lasciando talvolta degli
scotomi residui, indicando l’origine dalla corteccia visiva. Alcuni pazienti segnalano
una visione confusa, offuscata, come se stessero guardando attraverso un vetro
spesso e fumoso o attraverso un caleidoscopio. Segni neurologici focali, meno
comuni, sono costituiti da formicolio agli arti e al volto, difficoltà nell’espressione
verbale e nella comprensione, vertigini, o ipostenia al volto e agli arti, mono o
bilaterali (figura 3). All’aura segue poi la fase algica analoga a quella dell’emicrania
senz’aura (6).
Figura 3: aura emicranica visiva
Un’altra forma di emicrania, più rara dell’emicrania senza e con aura, tuttavia
gravata da importante disabilità lavorativa, familiare e sociale, con correlati costi per
il paziente e sociali molto rilevanti, è l’Emicrania cronica, caratterizzata da crisi di
emicrania e cefalea di tipo tensivo presenti per più di 15 giorni al mese da più di tre
mesi, molto frequentemente associata ad un elevata assunzione di analgesici.
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Terapia
La messa a punto di una strategia terapeutica dell’emicrania deve essere preceduta
dalla registrazione, su un apposito diario, della frequenza e delle caratteristiche degli
attacchi per almeno due mesi.
Il trattamento farmacologico prevede una terapia dell’attacco e una terapia di
profilassi (7).
La sola terapia dell’attacco è indicata se una cefalea disabilitante è presente per
meno di 4 giorni al mese (8). Il farmaco più appropriato deve essere assunto al
minor dosaggio utile a raggiungere la completa risoluzione della crisi, e il più
precocemente possibile per garantirne il massimo di efficacia. È consigliabile
assumere formulazioni contenenti un unico principio attivo. Farmaci di prima scelta
sono gli Agonisti 5HT1B/1D (triptani), efficaci sul dolore, sui sintomi di
accompagnamento (nausea, vomito, fono-fotofobia) e sulla disabilità correlata
all’attacco, ben tollerati e raramente associati a effetti collaterali. Possono essere
utilizzati per le crisi di intensità lieve-moderata anche gli analgesici semplici o di
combinazione e gli antiinfiammatori non steroidei, associati o meno ad antiemetici in
caso di eventuale presenza di nausea. Di uso assai raro, limitato agli ultimi livelli di
raccomandazione, sono gli Ergotamicini, per i potenziali effetti collaterali.
Per la terapia di profilassi è oggi disponibile un gran numero di farmaci che vanno
assunti quotidianamente per un periodo qualche mese. L’opportunità di iniziare o
meno questo tipo di trattamento dipende strettamente dalla frequenza delle crisi e
dall’efficacia della terapia sintomatica. La presenza di almeno 2-3 attacchi al mese
con almeno 5 gg di invalidità al mese suggerisce un approccio di tipo preventivo. Vi
è di solito una latenza di circa due-tre settimane perché l'effetto di questi tipi di
farmaci inizino a manifestarsi.
Il trattamento di profilassi è costituito da Beta-bloccanti, Calcio-antagonisti,
Antidepressivi triciclici, SSRI, Antagonisti 5-HT2, Antiepilettici e altri principi attivi di
uso meno comune.
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Per le forme più gravi di emicrania, in particolare per l’emicrania cronica, è stata
inoltre dimostrata l’efficacia della Tossina botulinica di tipo A, somministrata
intramuscolo a livello della muscolatura pericranica, trattamento con ottimo profilo di
tollerabilità e scarsi effetti collaterali. Per le forme di emicrania cronica intrattabili,
soprattutto per quelle correlate ad una assunzione eccessiva di farmaci sintomatici
(emicrania cronica con abuso di analgesici), può essere prevista anche una
disassuefazione da farmaci, in regime ambulatoriale o di ricovero ordinario o in Day
Hospital, sino ad arrivare a trattamenti più invasivi, ad esempio la stimolazione del
nervo occipitale.
Trattamenti di profilassi non farmacologici, associati ad efficacia variabile, talora con
effetto incostante o sovrapponibile al placebo, sono il biofeedback, tecniche di
rilassamento, terapia cognitivo-comportamentale, terapia del sonno,
chiropratica/osteopatia, fisioterapia, agopuntura, elettrostimolazione trans-cutanea
(TENS), stimolazione magnetica transcranica, attività fisica, blocchi anestetici, dieta,
tecniche gnatologiche.
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Bibliografia
1. Headache Classification Committee of the International Headache Society (IHS) (2013)
The international classification of headache disorders, 3rd edition (beta version).
Cephalalgia 33(9):629–808.
2. Global Burden of Disease Study 2013 Collaborators. Global, regional, and national
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and injuries in 188 countries, 1990-2013: a systematic analysis for the Global Burden of
Disease Study 2013. Lancet. 2015;386:743-800.
3. Linde M, Gustavsson A, Stovner LJ, Steiner TJ, Barre J, Katsarava Z, Lainez JM, Lampl
C, Lante ri-Minet M, Rastenyte D, Ruiz de la Torre E, Tassorelli C, Andre C. The cost of
headache disorders in Europe: the Eurolight project. European Journal of Neurology
2012; 19: 703–e43.
4. Diamond S, Dalessio DJ. The practicing physician’s approach to headache (Diamond S,
Dalessio DJ eds.) Williams & Wilkins, Baltimore, 1992.
5. Quintela E, Castillo J, Munoz P, Pasqual J. Premonitory and resolution symptoms in
migraine: a propective study in 100 unselected patients. Cephalalgia 2006; 26(9):1051-
1060
6. Pini LA, Sarchielli P, Zanchin G. Trattato italiano delle cefalee. Centro scientifico editore,
2010.
7. Sarchielli P, Granella F, Prudenzano MP, Pini LA, Guidetti V, Bono G, Pinessi L,
Alessandri M, Antonaci F, Fanciullacci M, Ferrari A, Guazzelli M, Nappi G, Sances G,
Sandrini G, Savi L, Tassorelli C, Zanchin G. Italian guidelines for primary headaches:
2012 revised version. J Headache Pain. 2012;13 Suppl 2:S31-70.
8. Diamond ML, Wenzel RG, Nissan GR. Optimizing migraine therrapy: evidence-based
and patient-centered care. Expert Rev Neurother 2006;6:911-9.
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Centro per la Diagnosi e Terapia delle Cefalee
Ubicazione: Ospedale di Cattinara Palazzina Poliambulatori - piano terra st.46 Responsabile: Dott. Antonio Granato
Ambulatorio Cefalee:
Orari: lunedì dalle ore 15.00 alle 17.00 - giovedì dalle ore 9.45 alle 13.15
Accesso con richiesta del Medico curante e prenotazione al Centro Unico di Prenotazione CUP
Telefono: 040 - 399 4908
Ambulatorio Cefalee nell’Urgenza:
Orari: lunedì dalle ore 14.00 alle 15.00 - giovedì dalle ore 8.15 alle 9.45
Accesso con richiesta del Medico curante e prenotazione all’Ambulatorio di Neurologia - dedicato a pazienti provenienti dal Pronto Soccorso o dal Medico di Medicina Generale per cefalea cronica non responsiva
Telefono: 040 - 399 4908
Ambulatorio Cefalee - trattamento Tossina Botulinica:
Orari: ultimo giovedì del mese dalle ore 8.20 alle 13.40
Accesso dedicato a pazienti con emicrania cronica non responsiva
Telefono: 040 - 399 4908
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Edito dall’Ufficio Comunicazione su testo fornito dal dott. Antonio Granato della Struttura Complessa di Clinica Neurologica Telefono: 040 – 399 4908 Ufficio Comunicazione tel. 040 – 399 6300; 040 – 399 6301 e-mail: comunicazione@asuits.sanita.fvg.it Strada di Fiume 447 – 34 149 Trieste www.asuits.sanita.fvg.it
Revisione1 - settembre2017
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