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Dossier realizzato da Barometro per conto del Centro di Ricerca Nazionale sulla Povertà Infantile
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Centro di Ricerca
Nazionale sulla
Povertà Infantile
Luigi Ricci - Direttore Barometro
Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La situazione italiana ed europea
Il contesto italiano…
L’attenzione crescente verso il benessere pubblico e l’impegno collettivo a livello globale hanno generato un nuovo interesse nei confronti degli studi
sulla mortalità infantile che, a loro volta, hanno funzionato come base per migliorare gli sforzi tesi a ridurre i decessi dei bambini al di sotto di 5
anni.
La mortalità infantile nel nostro Paese è pari a una media di 4,4 bambini su mille nati, in linea con la media europea, a fronte di una
mortalità di 62 su mille nati nei Paesi in via di sviluppo.
Il tasso di mortalità nel primo anno di vita continua a ridursi (4,7‰ nel 2002, lievemente superiore alla media UE di 4,2‰), sia pure a ritmo
inferiore che in passato.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La situazione italiana ed europea
… e quella europea
Se consideriamo i dati riferiti al 2003, pubblicati nel: NUOVO RAPPORTO UNICEF:
“LA CONDIZIONE DELL’INFANZIA NEL MONDO 2005 - INFANZIA A RISCHIO”,
relativi a 15 Paesi dell’Unione Europea, i quozienti di mortalità infantile più alti si
registrano in Irlanda e Regno Unito (6,0 ‰);
mentre il tasso più basso in Svezia (3,0 ‰).
Se invece consideriamo i dati relativi ai Paesi dell’Unione Europea allargata a 25
membri, i valori più alti dei quozienti di mortalità infantile si hanno in Lettonia (12 ‰) e
in Lituania (11 ‰); quelli più bassi in Slovenia e nella Repubblica Ceca (4 ‰).
Se esaminiamo i paesi “extra-europei” i quozienti di mortalità più elevati si registrano in
Turchia (39 ‰) e in Moldavia (32 ‰);
quelli più bassi in Islanda e in Norvegia (4 ‰).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (1)
Disuguaglianze territoriali
Persiste in Italia un’accentuata disuguaglianza territoriale tra Nord e Sud che continua a
connotare la mortalità infantile con un forte svantaggio per il Sud. Nascono più bambini nel
meridione ma, in questa parte dell’Italia, anche la mortalità neonatale è più elevata:
nascere oggi in Sicilia significa avere un rischio 3-5 volte più alto di morte, in Sicilia
la mortalità è del 6,2‰, mentre in Veneto e in Trentino è del 2,4‰.
Uno studio, condotto da Maurizio Bonati e Rita Campi del Laboratorio per la salute
materno-infantile dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, rivela come
al Sud la mortalità a un mese di vita sia quadrupla rispetto al Nord.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (2)
I problemi del Sud
Il divario sociale ancora oggi divide in due la penisola: se si considerasse il Sud d’Italia
come una nazione europea, sarebbe quella con il più elevato tasso di povertà.
Secondo gli specialisti del Mario Negri, la salute, le condizioni sociali e la scolarità dei
bambini del Sud sono peggiori di quelle dei loro coetanei che vivono nel Nord.
La mortalità neonatale s’impenna, complici il minor numero di servizi e una ridotta qualità
generale dell’assistenza.
Sin dalla nascita i bambini del Sud hanno una minor probabilità di accedere agli asili nido,
hanno un rischio maggiore di abbandono scolastico, più probabilità di vivere in famiglie in
difficoltà (basso livello educativo, povero, con lavoro precario) e se necessitano di
assistenza ospedaliera specialistica, sono costretti a emigrare verso le strutture del
Centro-Nord.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (3)
Interventi preventivi
Per quanto riguarda la mobilità ospedaliera, infatti, le regioni del Sud d’Italia si
caratterizzano per il più alto indice di fuga, mentre il più alto indice di attrazione in
Liguria e Lazio potrebbe essere spiegato dalla presenza, in queste regioni, di due
ospedali ad alta specializzazione, ossia l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova
e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Per quanto si riferisce agli interventi di prevenzione, i bambini del Sud sono svantaggiati:
se si considerano le coperture vaccinali, solo il 54,9% dei bambini calabresi al
compimento dei due anni è vaccinato, contro l’89,6% dei bambini toscani*.
A oggi non si intravedono specifici programmi di salute pubblica volti a promuovere,
monitorare e migliorare le condizioni complessive dei bambini italiani e in particolare di
quelli che vivono nelle regioni meridionali.
*Fonte: Istituto di ricerca Mario Negri, Milano
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
In Italia nel 2001 la speranza di vita alla nascita era di 76,7 anni per gli uomini e a 82,9
anni per le donne.
La Campania presenta valori significativamente inferiori alla media per speranza di vita
alla nascita, (-1,4 anni per i maschi, -1,5 per le femmine). La seconda regione nella
graduatoria dei gap, la Sicilia, è nettamente distanziata dalla Campania per la
componente maschile, mentre la tallona per quella femminile (-0,6 anni per i maschi, -1,4
per le femmine).
I valori più elevati per speranza di vita alla nascita si registrano nelle Marche (+ 1,3 anni
per i maschi, + 1,1 per le femmine).
La mortalità infantile è più elevata in Sicilia (6,3 per mille nel primo anno di vita), Liguria
(6,1, valore determinato forse dalla struttura demografica – più anziana) e Puglia (5,8).
(fonte CRNPI).
Il divario tra Nord e Sud (4)
Speranza di vita e mortalità
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (5)
Rapporto dell’IRCS
La mortalità infantile nelle regioni del Sud Italia e' quindi quasi doppia rispetto a quelle
del Nord. Questo è quanto emerge dal rapporto “La salute del bambino in Italia:
problemi e priorità” , realizzato dall' IRCS Pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, dal
quale si desume che nel Nord Italia solo il 2,5‰ dei neonati muore tra il primo e il 28°
giorno di vita; la percentuale nel Centro Italia e' al 2,9‰ e raggiunge il 4,3‰ nelle
regioni del Sud.
Un dato inquietante che mette in risalto le disuguaglianze che sopravvivono non solo tra
l'Italia settentrionale e quella meridionale, ma fra il Sud Italia e il resto dell' Europa.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (6)
Alcuni dati
3,32,5 2,9
4,3
1,1
11
1,3
0
2
4
6
8
Italia Nord Centro Sud
x 1
000 n
ati
viv
i
Neonatale Post-neonatale
Fonte: Rapporto, realizzato dall' IRCS Pediatrico Burlo Garofolo di Trieste
Il grafico che segue mostra il tasso di mortalità infantile in Italia nel 2001, per area
geografica e suddiviso nelle sue due principali componenti (mortalità neonatale:
dalla nascita al 28° giorno di vita; post-neonatale: dal 29° giorno di vita alla fine del
primo anno).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Il divario tra Nord e Sud (7)
Ulteriori confronti
Questi dati indicano che nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo
anno di vita, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento e mostrano come le regioni
del Sud Italia evidenzino livelli di mortalità perinatale e neonatale tra i più alti di tutta
l'Unione Europea, compresi i Paesi di recente annessione:
- Slovenia,
- Ungheria,
- Repubbliche Ceca,
- Slovacchia.
Questi Paesi mostrano indicatori migliori delle regioni meridionali italiane, pur in
presenza di livelli socioeconomici meno favorevoli.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGI O 2005
Patologie sociali infantili:
Obesità (1)
Un’altra tematica, legata al disagio infantile, di grande interesse è il problema del
sovrappeso e dell’obesità, diretta responsabile di problemi di tipo respiratorio
(affaticabilità, apnea notturna), dolori articolari, dovuti al carico meccanico,
mobilità ridotta, disturbi dell'apparato digerente, disturbi di carattere
psicologico, e quindi, soprattutto nei paesi più ricchi, ulteriore causa di mortalità
infantile. Solo recentemente è stato adottato un criterio internazionalmente condiviso
per la loro definizione ed è quello elaborato dall’International Obesity Task Force e
basato sui centili, per età e per sesso, del body mass index.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Patologie sociali infantili:
Obesità (2)
Secondo l’indagine effettuata dalla Società Italiana per lo Studio dell’Obesità
Infantile, il 25% dei bambini italiani in età scolare sono in sovrappeso, esiste un trend in
aumento e, tendenzialmente, le regioni del sud presentano una prevalenza rispetto a
quelle del nord In Italia, secondo i dati pubblicati dall’ISS e dall’ISTAT, sono circa il 4%
dei bambini a essere obesi e il 20 % in sovrappeso.
Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni e i maschi rispetto alle
femmine.
Questi dati sono i primi risultati dell’Indagine Multiscopo del 2000, svolta dall’ISTAT,
per riportare lo stato dell’arte del sovrappeso e dell’obesità infantile nel nostro Paese.
La regione con più alto numero di bambini obesi è la Campania (36,0%) mentre il
numero più basso è in Valle d’Aosta (14,3 %).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Patologie sociali infantili:
Obesità (3)
Il problema dell’obesità infantile peggiora scendendo dal nord al sud del Paese.
Riguardo ai fattori di rischio, per la fascia d’età compresa tra i 6 e i 17 anni, sono
stati presi in considerazione la familiarità (sia nella sua componente genetica che
in quella ambientale), l’alimentazione, la sedentarietà come stile di vita e, infine,
lo status socio–economico e, in particolare, il livello di istruzione della madre e il
giudizio sulle risorse economiche della famiglia.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Patologie sociali infantili:
Obesità (4)
Si definisce in sovrappeso quel bambino che supera del 10 – 20% il suo peso
ideale e obeso quello che oltrepassa il 20%. L’elaborazione dei dati
dell’International Obesity Task Force, sui bambini e adolescenti con eccesso di
peso, nell’anno 2003, evidenzia come un terzo dei bambini italiani tra i 6 e 9 anni è
obeso.
Classi di età Maschi Obesi
Femmine Obese
6- 9 35% 34%
10 - 13 31% 20%
14 - 17 17% 11%
Totale 27% 21%
Fonte: Elaborazione CRNPI su dati International Obesity Task Force
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Ulteriori cause di mortalità
Raffronti
Infine il Rapporto rileva alcuni indicatori che permettono di confrontare la
situazione sanitaria dell'infanzia in Italia e in Europa (a 15 membri): dal
raffronto emerge che l'Italia si trova in posizione più favorevole per quanto
riguarda il numero di gravidanze in adolescenti e il suicidio, mentre evidenzia
dati peggiori alla media europea sul fronte della mortalità neonatale,
dell'obesità e dell'incidenza del morbillo.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo
La situazione internazionale
Le differenze tra il Nord e il Sud purtroppo non si fermano all’Italia.
Tra Nord e Sud del Mondo aumentano le disparità, infatti la distanza che li separa,
misurata con parametri economici, si è, nel corso degli anni, ulteriormente accresciuta.
Sono oggi centinaia di milioni i bambini, le bambine e gli adolescenti in tutto il Mondo,
nei paesi ricchi e in quelli poveri, che vivono in condizioni di marginalità, pericolo e
sfruttamento.
Privi di istruzione, prigionieri in una spirale di povertà, sfruttati economicamente e
talvolta anche sessualmente, questi bambini vedono compromessi i loro diritti
fondamentali, la loro salute e, soprattutto, la loro stessa prospettiva di vita.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo (2)
Presupposti alla nascita
Sono impressionanti i numeri che descrivono le condizioni in cui i bambini vengono
al Mondo, oggi, nel Ventunesimo secolo.
Ogni anno più di 51 mila donne muoiono per complicazioni legate alla gravidanza,
11 milioni di bambini non arrivano ai 5 anni e il 38% di questi muore nel primo mese
di vita: il periodo neonatale*.
La prima settimana di vita è quella più a rischio, per non parlare della vita fetale:
sono 4 milioni le gravidanze giunte al sesto mese che non arrivano a termine.
Nell'usanza diffusa in molti Paesi di non dare il nome a un bambino fino al
compimento della prima o anche della sesta settimana di vita si legge un senso di
inquietudine e di fatalità che noi abbiamo ormai dimenticato.
Fonte: Lancet Neonatal Survival Steering Team
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Le cause (1)
Secondo le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in tutto il Mondo il
73% delle morti nei bambini al di sotto dei 5 anni sono attribuibili a sole sei cause:
infezioni respiratorie (19%), diarrea (18%, in cui sono comprese il 17% delle morti dei
bambini tra 1 e 59 mesi e il 3% delle morti neonatali), malaria (8%), polmonite e sepsi
neonatale (10%), nascita prima del termine (10%) e asfissia alla nascita (8%).
Le quattro categorie di malattie trasmissibili sono responsabili di oltre la metà delle morti
infantili (54%).
La sepsi e la polmonite nei neonati e le infezioni respiratorie nei bambini più grandi,
costituiscono il 29% di tutte le morti.
Inoltre la denutrizione è una delle cause e concause di morte nel 53% dei bambini fino
a 5 anni avendo, infatti, una notevole incidenza nelle cause di morte per diarrea (61%),
malaria (57%), polmonite (52%) e morbillo (45%).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Le cause (2)
Il grafico successivo mostra le principali cause di morte nei
neonati e nei bambini ≤ 5 anni (media annuale 2002-2003).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo :
Le cause (3)
Il 42% delle morti nei bambini sotto i 5 anni di vita avviene nel continente
africano e il 29% nella regione del sud-est asiatico.
I paesi con i più alti tassi di mortalità infantile sotto il 5° anno di vita si trovano in
Africa: Sierra Leone (316 morti su mille nati), Niger (265 su mille), Angola (260),
Liberia (235), Mali (231), Somalia (225).
Le morti direttamente attribuibili alla malaria riguardano quasi esclusivamente l’Africa
(94%) e rappresentano il 18% di tutte le morti di bambini sotto i 5 anni in questo
continente.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo :
Le cause (4)
Benché in alcuni Paesi, dell’area mediterranea orientale, ci sia una elevata prevalenza
di malaria, l’87% delle morti per malaria sono collocate in due soli paesi africani:
la Somalia e il Sudan.
Le morti per malaria riguardano anche altre regioni ma non appaiono nel grafico
successivo perché rappresentano meno dell’1% delle morti infantili in quelle zone.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Le cause (5) Fig : numero di morti tra i bambini ≤ 5 anni e distribuzione delle cause di decesso, divise tra le 6
regioni Oms (media annuale 2002-2003).
La grandezza dei diagrammi a torta rappresenta il numero dei decessi nella regione.
Afr=Africa; Amr=Americhe; Emr=Mediterraneo orientale; Eur=Europa; Sear=Sud-est asiatico;
Wpr=Pacifico occidentale.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Le cause (6)
Il morbillo è responsabile del 5% delle morti dei bambini sotto ai 5 anni in Africa,
continente particolarmente colpito anche dal virus dell’ Hiv/Aids.
Le morti neonatali rappresentano il 43-47% delle morti infantili in tutte i paesi con
l’esclusione dell’Africa, dove la percentuale (26%) risulta appiattita dall’elevato
numero di morti post neonatali, imputabili in primo luogo alla malaria.
I risultati delle ulteriori analisi sulle cause di morte nei bambini sotto ai 5 anni d’età
mostrano una distribuzione pesantemente sbilanciata verso l’Africa.
Il 94% delle morti infantili globali per malaria, l’89% di quelle per Hiv/Aids, il 46%
delle morti per polmoniti e il 40% delle morti per diarrea. E infine la povertà, che
minaccia la vita dei bambini e si esprime in una moltitudine di forme privandoli dei
loro diritti: istruzione, alimentazione, salute e quindi sopravvivenza.
Oltre un miliardo di bambini non dispone di nessuno dei beni e servizi necessari per
sopravvivere, crescere e svilupparsi.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Obiettivi (1)
Ridurre la mortalità infantile e quella legata alla gravidanza e al parto: è stato questo
l'obiettivo della Giornata Mondiale della Salute 2005, promossa dall'Organizzazione
Mondiale della Salute il 7 aprile 2005. Lo slogan della giornata è stato "mother and
child health: make every mother and child count" – "fai contare ogni madre e ogni
bambino". Secondo i dati forniti dall'OMS sono quasi 11 milioni i bambini che muoiono
ogni anno, il 40% nel primo mese di vita. Le complicazioni legate alla gravidanza, nei
paesi in via di sviluppo, sono tra le principali cause di morte delle donne tra i 15 e i 49
anni. Ogni anno muoiono più di 500.000 madri per cause correlate alla gravidanza e
10.6 milioni di bambini, il che significa 50 madri e 450 neonati all'ora; la maggior parte
nei paesi in via di sviluppo e per cause facilmente evitabili (ad esempio emorragie
nell'immediato post parto per le madri, disidratazione da dissenteria per i neonati).
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Obiettivi (2)
Esistono misure efficaci e non dispendiose per evitare gran parte di queste morti: 4
compresse di misoprostolo (un farmaco che per essere conservato non ha bisogno di
particolari attenzioni) costano 1 euro e sono in grado di salvare la vita di una madre
dall'emorragia del post-parto; 25 centesimi di euro di soluzione reidratante salvano un
bambino dalla disidratazione da dissenteria. Nello stabilire i traguardi da raggiungere la
comunità internazionale si è impegnata a ridurre la mortalità materna di 3/4 e la
mortalità infantile di 2/3 entro il 2015.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile nel Mondo:
Confronti (1)
Nonostante gli straordinari progressi compiuti nel XX secolo in campo tecnologico,
più di 3000 bambini al giorno muoiono per cause in gran misura prevenibili:
150 milioni di bambini, un terzo dei bambini del mondo, soffrono di malnutrizione;
solo nell’Asia meridionale ogni anno nascono 11 milioni di bambini sottopeso
(<2,5 Kg) e solo la metà dei neonati sono alimentati con latte materno per un
periodo sufficiente.
Più di 10 bambini al di sotto dei 5 anni muoiono ogni anno per cause prevenibili.
Circa 30 milioni di bambini continuano a non essere vaccinati.. Quasi 900 milioni di
persone non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali.
Il tasso di mortalità materna è rimasto invariato dal ‘900.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2 005
Numero di decessi di bambini sotto i 5 anni d’età
‰
Africa Sub-sahariana 42,5
Asia Meridionale 39,9
Asia Orientale e Pacifico 15,4
Stati Arabi 8,1
America Latina e Caraibi 2,2
Europa e CSI 3,6
Fonte: elaborazione Progetto Sviluppo su dati UNDP
La mortalità infantile nel Mondo:
Confronti (2)
Stati Arabi
6%
Asia Meridionale
34%
Africa Sub-
sahariana
41%
Asia Orientale e
Pacif ico
13%
America Latina e
Caraibi
4%
Europa e CSI
2%
Distribuzione regionale dei decessi di bambini sotto i cinque anni di età
Totale 10,8 milioni nel 2000
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile:
Cause correlate
Nei Paesi dove vi è una bassa istruzione più del 15% dei bambini non raggiunge il
quinto anno di vita.
Se non si garantisce che ogni bambina e ogni bambino possano esercitare il proprio
diritto all’istruzione di base, non abbiamo alcuna speranza di ridurre povertà, mortalità
infantile, HIV/AIDS e altre malattie.
Nella vita quotidiana, l’essere istruiti o meno rappresenta una discriminante enorme,
infatti le zone che maggiormente soffrono della carenza di istruzione sono quelle
dell'Africa subsahariana (l'83% delle bambine non va a scuola) e dell'Asia meridionale e
orientale, che rappresentano le zone caratterizzate dai maggiori tassi di mortalità.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile:
Gli impegni
Dinanzi ad una situazione così drammatica, l'Assemblea delle Nazioni Unite ha
riaffermato con vigore l'impegno a promuovere e difendere i diritti di ogni
bambino, del Sud e del Nord del mondo.
La riduzione della mortalità infantile è uno degli obiettivi della politica sanitaria
internazionale.
Si stima che circa 10 milioni di persone nate nel 1997 moriranno prima di aver
compiuto cinque anni: un livello inaccettabile, anche se più che dimezzato rispetto ai
21 milioni di morti che hanno falcidiato la generazione del 1955. In gran parte questi
decessi potrebbero essere evitati: li si potrebbe diminuire drasticamente in molti Paesi
con appropriate politiche sanitarie e pochi mezzi.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La mortalità infantile
Le strategie
La strategia per dimezzarla comprende le seguenti misure: la lotta agli agenti
patogeni, la dissenteria, le affezioni respiratorie acute, la mortalità neonatale; una
politica di vaccinazioni su ampia scala, una sempre maggiore attenzione alla qualità
dell’alimentazione, una politica di diminuzione delle nascite e di sorveglianza, a livello
sanitario, delle gravidanze, infine il mantenimento di condizioni igieniche accettabili
nell’ambiente circostante.
Molto si può fare, senza dover compiere imprese impossibili e, soprattutto, senza
attendere ancora.
La salute delle madri e dei bambini è la reale e vera salute della società.
Occorre, quindi, sviluppare una strategia per assistere i Paesi in via di sviluppo nel
tentativo di ridurre la mortalità infantile di due terzi entro il 2015: i programmi già
avviati non hanno ottenuto nell'insieme i risultati sperati.
I problemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo rappresentano, quindi, la nostra
grande sfida.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La Cina (1)
Un Paese diviso
Un cenno a parte deve essere fatto per quanto riguarda il ruolo di primo piano assunto
nel panorama economico mondiale dalla Cina e dalla sua città più rappresentativa,
Shanghai, che da più parti viene spesso definita la New York del nuovo millennio.
La Cina è fondamentalmente divisa in due parti: quella orientale, costiera fortemente
industrializzata con livelli di reddito elevati, verso cui si dirigono gli investimenti stranieri e
quella occidentale, prevalentemente agricola, con livelli di reddito più basso.
La situazione di disparità si riflette negli alti tassi di mortalità materna e infantile che vi si
registrano.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La Cina (2)
La salute infantile
Nel 2001 la mortalità infantile nelle zone rurali era al 33,8‰: 2,5 volte quella urbana
che era il 13,6‰. La mortalità sotto i 5 anni era il 40,4‰ nelle zone rurali contro il
16,3‰ della città.
La mortalità infantile è in calo ma con un tasso di discesa molto lento in questi ultimi
anni. Dal 50‰ negli anni ‘90 al 36,4‰ nel ‘95 per poi rallentare nel 2002,
attestandosi al 29,9‰.
La situazione delle salute dei bambini è molto differente fra zone rurali e urbane.
In città la politica del figlio unico ha portato alla comparsa del fenomeno dell’ obesità
infantile che interessa il 27% dei bambini ed è legato ai cambiamenti delle abitudini
alimentari (fast food, junk food). In campagna, invece, la malnutrizione interessa
ancora il 25% dei bambini, che manifesta un forte deficit di vitamina A e di iodio.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La Cina (3)
L’anomalia nei dati
Le cause di morte sotto i 5 anni nel 2000 sono state: polmonite per il 20,8%;
asfissia intra-parto per il 20,7%; parto pretermine o LBW (Low Birth Weight) per
il 20,6%; malnutrizione per il 16%; cardiopatie congenite per l’8,4%; diarrea per
il 4,7% e altre cause per il 24,7%.
La mortalità sotto i 5 anni presenta in Cina una situazione anomala con un valore
più alto per le femmine al 4,1% rispetto al 3,1% nei maschi, fatto questo che ben
individua la minore attenzione che viene prestata alle bambine.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
La Cina (6)
La diagnosi prenatale
Collegata al problema della salute materna infantile è la questione della scelta del sesso
dei neonati. Il fenomeno è sempre stato presente in Cina legato al fatto che solo i figli
maschi si devono prendere cura dei genitori anziani e proseguire la linea familiare.
Con la legge del figlio unico e la possibilità di fare diagnosi di sesso tramite l'ecografia
in utero, il problema si è ingigantito: se nel 1982 c'erano 100 femmine per 108 maschi
nel 1980 il rapporto era 100 su 113, per salire nel 2000 a 100 su 116.9 e in alcune
province ha raggiunto quota 100 su 130.
Il governo ha proibito la diagnosi prenatale del sesso che tuttavia viene ancora praticata
in maniera illegale e ha messo in atto una iniziativa che si chiama “care for girls” per
favorire la scolarizzazione delle bimbe, supportando finanziariamente i genitori anziani.
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Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Conclusioni (1) Negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati importanti: oggi il rischio di morte infantile
sotto i 5 anni è dimezzato rispetto a 40 anni fa, grazie soprattutto alla maggiore diffusione di servizi sanitari e ad una migliore conoscenza delle cause.
Gli esperti ritengono che sia ancora possibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio:
Programmi di vaccinazioni e farmaci accessibili gratuitamente
Assicurare istruzione elementare universale
Eliminare la povertà estrema e la fame
Promuovere la parità tra i sessi
Diminuire la mortalità infantile
Migliorare la salute materna
Combattere l’HIV/AIDS
Assicurare la sostenibilità dell’ambiente
Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo
Tutto ciò a condizione che donatori e Paesi beneficiari potenzino il loro impegno.
36
Mortalità e patologie sociali infantili
MAGGIO 2005
Conclusioni (2)
Alcuni Paesi si stanno già dotando degli strumenti necessari a creare un ambiente
protettivo per l’infanzia, come auspicato da “Un mondo a misura di bambino”,
(documento finale della Sessione speciale sull'infanzia dell'Assemblea generale
dell'ONU, tenutasi a New York nel maggio 2002) .
I Capi di Stato e i rappresentanti dei governi di tutto il mondo hanno sottoscritto alcuni
impegni precisi:
Promuovere lo sviluppo fisico, psicologico, spirituale, sociale, emotivo, cognitivo e
culturale di ogni bambino come una questione di interesse prioritario, tanto a livello
nazionale quanto globale.
La lotta alla povertà e la riduzione delle disuguaglianze come l’obiettivo primario di ogni
sforzo volto a promuovere lo sviluppo.
Per questo e perché oggetto della globalizzazione non sia soltanto il mercato ma anche
i diritti umani, in particolare, quelli dell’infanzia, è necessario adottare e sostenere
politiche che accordino protezioni speciali alle famiglie e a tutti coloro che si occupano
della tutela dei bambini e degli adolescenti.
Molti paesi stanno già facendo la loro parte per garantire a ogni bambino il diritto
all’infanzia, molti altri devono però seguirne l’esempio.