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_____________________________________________________________________________________________ ASSOCIAZIONE VALDISIEVE - LOC. SELVAPIANA, 45 - 50068 RUFINA (FI) – Codice fiscale 94135290487 Tel. 055 8369848 Fax 055 8316840 - e-mail: [email protected] 1 Rufina, 15 luglio 2008 Presenta: Analisi sulla Gestione dei Rifiuti, sulla situazione della Val di Sieve, l’inceneritore, le alternative e proposte in merito.

Gestione dei rifiuti in valdisieve

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Rufina, 15 luglio 2008

Presenta:

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Analisi sulla Gestione dei Rifiuti, sulla situazione della Val di Sieve, l’inceneritore, le alternative e proposte in merito.

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INDICE Premessa 3 Gestione Rifiuti 3 Sviluppo sostenibile 3 Definizione Rifiuto 4 Gli obbiettivi gerarchici 5 Gli ATO 5 Le intese ambientali 6 Il Ciclo chiuso 7 L’impianto progettato 8 Le critiche al progetto 9 Localizzazione dell’impianto 10 Fattori preferenziali, penalizzanti, escludenti, 11 Perchè si parla di ampliamento 12 Informazione ai cittadini 14 L’analisi delle alternative 14 BAT e MTD 15 La raccolta differenziata 16 Conclusioni 17 Allegato 1: Filiera chiusa per la gestione dei rifiuti solidi-urbani http://xoomer.alice.it/assovaldisieve/ALLEGATO%201%20-%20Proposta%20Associazione.pdf Allegato 2: Bibliografia essenziale sui danni alla salute umana dell’inceneritore dei rifiuti http://xoomer.alice.it/assovaldisieve/ALLEGATO%202%20-%20Bibliografia.pdf

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Agli amministratori e consiglieri, attuali e futuri, della Val di Sieve

Premessa.

Il documento che vi andiamo a presentare è frutto di un intenso lavoro di ricerca e di studio fatto dall’Associazione Valdisieve sulla gestione dei rifiuti e sui documenti relativi al progetto presentato da AER S.p.a., sia per quanto riguarda la Valutazione di Impatto Ambientale – VIA - che la Autorizzazione Integrata Ambientale - AIA. Il tema è estremamente attuale: si parla di come gestire le tonnellate di rifiuti che vengono prodotti giornalmente dai cittadini e dalle attività artigianali, commerciali e industriali. Mai, come in questo momento, il problema dei rifiuti è quotidianamente sui giornali e in televisione, grazie anche alla cosiddetta “ emergenza campana”, se la si vuole continuare a chiamare “emergenza”, visto che dura da 15 anni, che ha aperto gli occhi a molti anche se con posizioni diverse. La nostra riflessione nasce soprattutto dal fatto che dobbiamo prendere una decisione importante per il nostro territorio, che lo interesserà e lo toccherà profondamente per almeno altri 30 anni. E questa responsabilità toccherà proprio a tutti noi. A Voi che già rappresentate o che vi apprestate a rappresentare le istituzioni e a noi cittadini che abbiamo il diritto/dovere di collaborare e di partecipare attivamente. Il documento non affronta solo le problematiche relative al “ Nuovo Inceneritore di Rufina”, sulle quali vi preghiamo di riflettere, ma cerca di avere una visione più generale del problema per arrivare ad una corretta gestione dei rifiuti che tenga conto principalmente della salute dei cittadini. Gestione dei Rifiuti

La gestione dei rifiuti è un tema molto complesso che merita un’attenta analisi e non può prescindere da un ambito di sviluppo sostenibile:

Definizione di Sviluppo sostenibile • Sviluppo che assicura il soddisfacimento della qualità della vita mantenendosi entro la capacità di

carico degli ecosistemi che la sostengono (UNC, UNEP, WWF, 1991); • “… miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di

supporto, dai quali essa dipende” (World Conservation Union, U.N. Environment Program and World Wild Fund for Nature, 1991)

• Sviluppo che soddisfa i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri (WCED, 1987; UNCED, 1992).

Gli aspetti da considerare nella gestione dei rifiuti sono molteplici, che vanno dalla creazione di prodotti di uso quotidiano, al loro smaltimento con le relative problematiche ambientali, passando dall’inquinamento sotto varie forme, al bilancio energetico, al bilancio economico, all’occupazione, ecc.

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Definizione di rifiuto1: Rientrano sotto la definizione di rifiuti tutte quelle sostanze o oggetti che risultano di scarto o avanzo alle più svariate attività umane. Il riferimento normativo di settore in Italia è rappresentato dalla la parte IV Testo Unico Ambientale (DL n° 152 del 3 aprile 2006, "Nuove norme in materia ambientale" dall'art. 177 all'art 266.). I rifiuti sono classificati: Sulla base della provenienza, in: 1. Rifiuti Urbani (o rifiuti solidi urbani, RSU): quelli gestiti dal servizio pubblico in regime di privativa. Le tipologie sono individuate all'art. 7 del Dlgs 22/97 e s.m.i: - i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; - i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g) del Dlgs 22/97; - i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; - i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree

private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;

- i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; - i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), e) ed e). 2. Rifiuti Speciali. Sono rifiuti speciali tutti quelli diversi dai rifiuti urbani. Possono essere solidi o liquidi. Sono quelli che si originano dai cicli produttivi o da attività di servizio. I rifiuti speciali sono individuati dall'art. 7 del Dlgs 22/97 e s.m.i: - i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; - i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo; - i rifiuti da lavorazioni industriali; - i rifiuti da lavorazioni artigianali; - i rifiuti da attività commerciali; - i rifiuti da attività di servizio; - i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; - i rifiuti derivanti da attività sanitarie; - i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; - i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; l-bis) il combustibile derivato da rifiuti qualora non rivesta le caratteristiche qualitative individuate da norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale. Sulla base della pericolosità, in: Rifiuti (urbani o speciali) non pericolosi. Rifiuti (urbani o speciali) pericolosi. Prima del 01/02/2002, erano pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell'elenco di cui all'allegato D del Dlgs 22/97. Dopo il 01/01/2002 sono pericolosi i rifiuti indicati nella Decisione 2000/532/CE così come modificata ed integrata dalle Decisioni 2001/118/CE, 2001/119/CE e 2001/573/CE e recepiti nella direttiva DM Ambiente e Tutela del Territorio del 09/04/2002. I rifiuti, inoltre, sono identificati mediante codici CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti). Il Catalogo Europeo dei Rifiuti è un elenco standardizzato di tipologie di rifiuti, organizzato prevalentemente sulla base del loro processo di formazione. Ogni tipologia è identifica mediante codici a 6 cifre, delle quali le prime 2 indicano la macrotipologia (CER2). Lo scopo è quello di identificare in maniera il più univoca possibile i rifiuti in ambito comunitario al fine di consentire statistiche attendibili a supporto delle politiche ambientali in materia di rifiuti, per il monitoraggio della loro corretta attuazione negli Stati Membri e la valutazione dell'efficacia delle azioni previste ed attuate nel perseguimento degli obbiettivi di riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti, del loro riciclo e recupero e del loro corretto smaltimento definitivo (funzioni ex ante ed ex post).

1 www.arpat.toscana.it/rifiuti/index.html

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L'elevato volume di rifiuti prodotti richiede una loro rigorosa gestione (cioè, la

raccolta, il trasporto, il trattamento, il recupero e lo smaltimento definitivo) per annullare o almeno contenere gli impatti ambientali e sanitari.

Gli obiettivi gerarchici Per tale motivo le attuali politiche ambientali comunitarie, nazionali e regionali prevedono obiettivi ed azioni mirate a modificare gli attuali modelli di produzione, consumo e smaltimento. La legislazione italiana (Dlgs 22/97) e quella regionale (LR 25/98) prevedono infatti che la gestione dei rifiuti sia basata sui seguenti obiettivi gerarchici:

• Prevenzione della produzione dei rifiuti (urbani ed industriali) e della loro pericolosità; • Riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti • Riciclaggio dei rifiuti; • Recupero di materia dai rifiuti; • Recupero di energia dai rifiuti; • Smaltimento finale dei rifiuti in condizioni di sicurezza per l'uomo e l'ambiente.

La normativa prevede altresì che i rifiuti vengano trattati in impianti il più vicino possibile al luogo di produzione (principio di prossimità) allo scopo di ridurre gli impatti ambientali dei trasporti (e di facilitare il monitoraggio dei sopraindicati obiettivi). Per i rifiuti urbani il rispetto del principio di prossimità è un obbligo. I rifiuti urbani devono essere smaltiti nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) ove sono prodotti garantendo comunque il rispetto degli obiettivi gerarchici di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti, riciclo, recupero di materia ed energia, smaltimento. Definizione di ATO: L’ATO è l’Ambito Territoriale Ottimale introdotto dall'art. 23 del Dlgs 22/97 come un'area geografica ove, superando la frammentazione della gestione di più soggetti, viene garantita una gestione unitaria dei rifiuti (raccolta, trattamento e smaltimento) organizzando la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità (art. 23, comma 1, L.R. 25/98 e s.m.i.. Gli ATO normalmente coincidono con il territorio provinciale, fatte salve diverse disposizioni regionali (che devono comunque tener conto dei principi sopraindicati); in Toscana sono individuati dall'art. 24, comma 1, della L.R. 25/98 e s.m.i.. Con la L.R. n.61/07 gli ATO vengono accorpati in 3 gruppi per area geografica interprovinciali che dovranno approvare ed aggiornare il piano industriale, affidare il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed individuare un solo gestore affidatario.

Nuovi ATO 2007 ex ATO PROVINCIA ATO 1 Massa Carrara ATO 2 Lucca ATO 3 Pisa Toscana COSTA

ATO 4 Livorno ATO 5 Pistoia e Circondario Empolese ATO 6 Firenze Toscana CENTRO ATO 10 Prato ATO 7 Arezzo ATO 8 Siena Toscana SUD ATO 9 Grosseto

Per i rifiuti speciali non esiste l'obbligo tassativo di smaltimento all'interno dell'ATO ma il

principio di prossimità costituisce comunque un obiettivo da perseguire.

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Gli obiettivi generali delle politiche ambientali in materia di rifiuti (ma soprattutto le azioni per prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti e la loro pericolosità, per sostenere il riciclo ed il recupero di materia ed energia, per ridurre i rifiuti avviati a smaltimento definitivo e per garantire una gestione unitaria basata su criteri di efficacia, efficienza ed economicità), sono contenuti nei piani di gestione dei rifiuti regionali e provinciali, emanati ai sensi dell'art. 22 del Dlgs 22/97 e s.m.i.

Le intese ambientali

La normativa nazionale e regionale prevede, come strumenti per il raggiungimento degli obiettivi generali, anche la stipula di Accordi di programma con i soggetti interessati.

In Toscana, dopo le opportune fasi di concertazione, sono state stipulate delle "Intese ambientali", (scaricabili dal sito web della Regione Toscana), per favorire l'utilizzazione di materiali raccolti in forma differenziata2:

1. Produzione di compost di qualità e promozione di un mercato dell'impiego a fini

agronomici; 2. Promozione del recupero e riciclaggio dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione; 3. Interventi di riduzione e promozione del riciclaggio degli imballaggi in plastica; 4. Interventi a favore della prevenzione ed avvio al riciclaggio dei beni durevoli dismessi; 5. Interventi di riduzione e promozione del riciclaggio dei rifiuti di imballaggio cellulosici,

in vetro e legno.

Per favorire il mercato dei prodotti realizzati con materiali derivanti dalle operazioni di riciclaggio dei rifiuti - condizione importante per dare attuazione agli obiettivi strategici della normativa sui rifiuti - è stato emanato il DM Ambiente e Tutela del Territorio n.180 del 05/08/03 che detta norme affinché gli enti pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno. Per ciò che concerne invece I piani provinciali di gestione dei rifiuti urbani, questi sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana (BURT)

Al fine di rendere più efficace ed economica la gestione dei rifiuti era prevista la possibilità di fare accordi tra gli ATO in modo da renderli autosufficienti.

Per quanto ci concerne, nel sistema integrato di smaltimento dei rifiuti tra i Comuni del Valdarno Fiorentino, della Valdisieve, dei Comuni del Valdarno Aretino e Castiglion Fibocchi venne sottoscritto un protocollo d’Intesa in collaborazione delle relative aziende di igiene urbana quali CSA S.p.A. con sede in Terranova Bracciolini ed AER S.p.A. con sede in Pontassieve.

I comuni interessati sono i seguenti: Per l’ex ATO6:

Dicomano,Figline Val d’Arno, Incisa, Londa, Pelago, Pontassieve, Reggello, Rignano Sull’Arno, Rufina, San Godenzo

Per l’ex ATO7: Castiglion Fibocchi, Terranova Bracciolini, Montevarchi

Con l’entrata in vigore della L.R. 61/07 che accorpa gli ATO, si deve sottolineare come ex-

ATO 6 e ex-ATO7 non sono confluiti nello stesso ATO accorpato e questo rende necessaria ed inevitabile una revisione dell’accordo stesso. 2 www.rete.toscana.it/sett/pta/rifiuti/smaltimento_e_raccolta_differenziata/intese/index.htm

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Il ciclo chiuso

Comunque, lasciando da parte gli accordi tra ATO, extra ATO o nuove aree di riferimento, quando si parla di gestione dei rifiuti è ormai assodato che esiste un’unica soluzione a questa problematica, cioè quella di trovare una metodologia che rappresenti un “ciclo chiuso” che può essere applicata in più modi e con varie tecnologie, nella quale si considera tutta la “vita” del prodotto industriale che nasce come un prodotto di necessità quotidiana e che durante un arco temporale variabile viene definito rifiuto per poi essere successivamente smaltito o riutilizzato.

Il ciclo chiuso per la gestione dei rifiuti non può prescindere oltre che da una visione tecnica

anche da una visione strategico politica dell’argomento, proprio perché questo può essere applicato con una vasta gamma di metodologie e tecnologie; ovvero, sta alle amministrazioni pubbliche decidere come trattare quello che viene definito rifiuto in funzione di una visione del territorio a lungo termine.

E’ inoltre evidente che l’istallazione su un territorio di un qualsiasi tipo di impianto di trattamento rifiuti rappresenti un costo per la comunità da vari punti di vista come ad esempio quello ambientale, sanitario, paesaggistico ed economico visto che vincola il territorio per diverse decine di anni.

Altrettanto evidente è che lo smaltimento definitivo dei rifiuti, industriali o domestici, rappresenta una perdita di risorse preziose, che potrebbero essere recuperate e riciclate contribuendo così a ridurre la richiesta di materie prime vergini, la cui lavorazione per la trasformazione in beni, costituisce a sua volta fonte di produzione dei rifiuti, producendo un bilancio energetico complessivo deficitario.

PRODOTTO

CONSUMO

SELEZIONE

RITIRO

SEPARAZIONE

LAVORAZIONE

CONFEZIONAMENTO

CICLO CHIUSO SEQUENZA LINEARE

PRODOTTO

CONSUMO

SMALTIMENTO

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In particolare per quanto riguarda tutti gli impianti di termodistruzione, anche con recupero

energetico, il bilancio energetico complessivo risulta negativo in quanto il costo (in termini energetici) per produrre le materie prime vergini è maggiore dell’energia che si ottiene dalla distruzione di materiali che invece possono essere riciclati. L’impianto progettato

Negli ultimi due, tre anni è emerso con forza il problema della gestione dei rifiuti solidi urbani per l’intera Regione Toscana ed entrando nel merito della Valdisieve, più precisamene in loc. Selvapiana nel cuore del Chianti Rufina, è stato presentato un progetto, la cui procedura autorizzativa è tutt’ora in corso, per la costruzione di un nuovo inceneritore. Tale impianto, per il quale è prevista una durata di vita di trent’anni3, dovrebbe bruciare la frazione secca non recuperabile dei rifiuti urbani prodotti nell’area comprendente il Valdarno Fiorentino, il Valdarno Aretino a cavallo delle province di Firenze e Arezzo ed una quantità, non ben definita, di “tal quale” proveniente dalla Val di Sieve.

Il “tal quale” è il rifiuto non suddiviso per tipologia di materiale ed è quello che viene gettato nei cassonetti dell’indifferenziato.

Mancando un controllo sulla sua composizione, oltre a bruciare materiali che potrebbero essere recuperati, c’è il grave rischio che nella camera di combustione possano finire anche materiali estremamente inquinanti e pericolosi contaminando la restante parte della frazione secca non recuperabile.

Tale impianto ha una potenzialità prevista compresa fra le 66.000 e le 70.650 tonnellate all’anno, corrispondente ad una potenzialità termica massima di 25.423.000 Kcal/h. (ritenuto il massimo potenziamento possibile date le caratteristiche fortemente limitanti di collocazione dell’impianto nelle immediate vicinanze al fiume Sieve4). Tali potenzialità risultano paradossalmente in contrasto con le prescrizioni di carattere vincolante del Piano Regionale e Provinciale di gestione dei rifiuti che, per impianti di questo tipo, prevedono una taglia minima di 100.000 tonnellate all’anno corrispondenti ad una potenzialità termica superiore a 35.000.000 Kcal/h.

La struttura edilizia dell’impianto, prevista dalle ultime integrazioni al progetto, raggiunge, nei

punti di massimo ingombro fuori terra, la larghezza di m 40,00, la lunghezza di m 110,00 e l’altezza di m 34,20, con il camino per l’espulsione dei fumi alto m 62,00. Per dare un’idea delle dimensioni previste, si ricorda che l’edificio dell’attuale inceneritore è in pianta un quadrato di circa m 18 di lato, alto m 20 e camino di 50 m. Inoltre le dimensioni di progetto sono aumentate rispetto a quelle inizialmente previste per creare una struttura metallica di sostegno per le essenze vegetali che andranno a ricoprire completamente l’esterno dell’impianto. Il paradosso è che per dare a questa opera ciclopica un adeguato inserimento nel contesto paesaggistico l’unica soluzione trovata è stata quella di coprirlo con piante rampicanti.

L’Associazione Valdisieve” - associazione apartitica nata con la finalità di tutelare l'ambiente, il paesaggio, la salute, i beni culturali, il corretto assetto urbanistico, la qualità della vita e preservare i luoghi da ogni forma di inquinamento, nell'ambito territoriale dei Comuni della Valdisieve e limitrofi - ha raccolto il diffuso malumore creatosi nella cittadinanza per la scarsa informazione fornita sull’argomento. Tenendo in considerazione le opinioni di tutti i soggetti interessati, si è documentata, studiato la materia, partecipato e promosso convegni, ascoltato relatori ed ha prodotto una specifica documentazione sul tema. 3 pag, 61, punto 3.5. del SIA (Studio di Impatto Ambientale) “sintesi non tecnica” SINTESI-NON-TECNICA.pdf e Cap. 3, pag. 19, punto 3.5.7. (3.05 Impatti sul suolo.pdf) 4 pag. 23, Relazione AIA e Piano Provinciale approvato con DCR 88/98, cap. 8, pag. 66 Capitolo 08

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Il nostro obiettivo è stato, ed è tutt’oggi, quello di essere una liaison tra la persone e le

amministrazioni locali per promuovere iniziative per la valorizzazione e la difesa del nostro territorio e per fare informazione e proposte su vari argomenti. Essendo l’Associazione Valdisieve un’associazione ambientalista, buona parte delle nostre energie sono state spese per seguire l’iter procedurale del nuovo impianto di “termovalorizzazione” “I Cipressi”, fare proposte alternative ed evidenziare quelle che a noi sono parse come incongruenze su questo tipo di scelta per il trattamento della frazione ultima del rifiuto. Le critiche al progetto

La nostra prima critica è andata al concetto di filiera proposta per la gestione dei rifiuti avallata per la nostra zona in quanto non è applicata come un ciclo chiuso ma come una sequenza lineare. Quest’ultimo tipo di filiera, nella quale nasce intrinsecamente il bisogno dell’uso di termodistruttori e discariche, rappresenta uno schema vecchio, fallimentare, figlio di uno sviluppo non sostenibile in quanto si sprecano grandi quantità di risorse preziose e di energia.

Il fatto di avere a monte, come ad esempio accade nella nostra zona, delle pratiche di

differenziazione e riciclo, riproduce solamente una sorta di sistema ibrido nel quale il problema si focalizza soprattutto a valle, sul dimensionamento degli impianti, a seconda di quanto siano applicate efficacemente le pratiche di separazione, riciclo e riuso.

A noi pare assurdo continuare a pensare che la terra sia una fonte inesauribile di materie

prime vergini. Dobbiamo evitare di produrre materiali per usarli e poi distruggerli, quando potremmo benissimo riciclarli e riusarli evitando di doverli riprodurre ex nuovo, inquinando e sfruttando inutilmente le risorse del pianeta.

Invece, la costruzione di un termodistruttore di rifiuti vincola ad avere una quantità

costante di rifiuti in ingresso, necessità che contrasta con l’obiettivo di produrne meno e di sviluppare il più possibile la raccolta differenziata.

Queste le motivazioni per cui l’Associazione Valdisieve, confortata dalle molte esperienze positive sparse per il mondo ed in Italia, propone una filiera chiusa senza l’ausilio di impianti per il trattamento della frazione ultima del rifiuto, illustrata in dettaglio nell’ Allegato 1 (http://xoomer.alice.it/assovaldisieve/ALLEGATO%201%20-%20Proposta%20Associazione.pdf ) , basandosi su cinque punti : Riduzione alla fonte, Riciclaggio, recupero e riuso, Raccolta differenziata porta a porta, Strategia Rifiuti zero, Tanta Informazione seguendo quello che per noi rappresenta una sorta di principio di responsabilità delle proprie scelte in un contesto di sviluppo sostenibile e con la collaborazione attiva della cittadinanza. Aspetto sanitario

L’aspetto sanitario è un punto particolarmente importante, in modo specifico per gli impianti di termodistruzione. Migliaia di medici in Europa, il Consiglio Nazionale degli Ordini dei Medici Francese, i Medici Irlandesi, la Federazione degli Ordini dell’ Emilia Romagna, e associazioni di medici come l’ISDE, si sono attivati per chiedere una moratoria sulla loro costruzione.

Il 02 Aprile 2008 sono stati resi noti i risultati definitivi della ricerca, l’ultima di una lunghissima

serie, condotta da La Veille Sanitarie in Francia5 nelle popolazioni residenti in prossimità di impianti di incenerimento. In tale studio è stata tenuta sottocontrollo una popolazione di circa 2,5 milioni di persone residente in prossimità di 16 inceneritori di rifiuti urbani attivi tra il 1972 ed il 1990. Tale ricerca ha considerato l’esposizione a diossine valutate in diversi percentili, trovando un aumento

5 http://www.chiaianodiscarica.it/doc/Studio%20Invs-Traduzione.pdf

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del rischio coerente col crescere dell’esposizione; in particolare nelle aree più esposte l’aumento del rischio è: sarcomi + 22%, linfomi non Hodgkin + 12% in entrambi i sessi + 18% nelle femmine, cancro al fegato +16%, tutti i cancri nelle donne +6% ed ancora, incremento del rischio di incidenza per mieloma multiplo in entrambi e sessi +16% e per i maschi addirittura + 23%. Oltretutto, a detta degli autori, il picco non è ancora stato raggiunto.

Questo scenario, ormai scientificamente provato, rafforza ancor di più le nostre motivazioni

sul trovare sistemi alternativi all’incenerimento per la risoluzione di un problema di non trascurabile entità.

E' per questo che per quanto riguarda l'impianto in progetto a Rufina abbiamo richiesto,

purtroppo senza alcun successo, che venisse fatta la VIS, la Valutazione di Impatto Sanitario.

A nostro parere è utile valutare con maggiore attenzione il rischio sanitario derivante dagli inceneritori, evidenziato nelle ricerche mediche recenti prodotte da vari studiosi. Sull’argomento abbiamo già raccolto una bibliografia di oltre cento titoli ( Allegato 2-http://xoomer.alice.it/assovaldisieve/ALLEGATO%202%20-%20Bibliografia.pdf ). Localizzazione dell’impianto

Quando si decide di costruire un impianto in una zona è bene sempre effettuare un analisi costi-benefici in riferimento alla localizzazione presa in esame. Per questo la Regione elenca i fattori preferenziali, che incrementano o danno benefici, quelli penalizzanti che incrementano i costi, e dei fattori escludenti che ne scartano la possibile esecuzione. Fattori preferenziali, penalizzanti ed escludenti per la costruzione di nuovi impianti. Tratti dal Piano Regionale - punto 5.1 pag 54 – (e poi quello Provinciale),: �“Costituiscono fattori preferenziali per la valutazione”: - viabilità d'accesso esistente o facilmente realizzabile, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati; -baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti.; - presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave. - dotazione di infrastrutture; - possibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei rifiuti.” �“Costituiscono fattori penalizzanti per la valutazione”: - �Aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi della L. 3267/23; - �Aree sismiche inserite nella classe 1 della D.C.R.T. 94/85; - Aree in frana o soggette a movimenti gravitativi; - Aree che ricadono negli ambiti fluviali “A2” e “B” di cui alla DCRT 230/94; - �Siti con habitat naturali e aree significative per la presenza di specie animali o vegetali proposti per l'inserimento nella rete europea Natura 2000, secondo le direttive Comunitarie 92/43 e 79/409; - �Aree soggette a rischio di inondazione; - Zone di particolare interesse ambientale di cui alla L.431/85, sottoposte a tutela ai sensi della legge 29 giugno 1939 n.1497, riferite a:

La costruzione di un qualsivoglia impianto

non può essere decontestualizzata dalla localizzazione e da una

Valutazione di Impatto Sanitario ante operam

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- fiumi, torrenti e corsi d'acqua e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna (lettera c); - territori coperti da foreste e da boschi ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, fatto salvo quanto previsto dalla L.R.73/96, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento ai sensi dell'art.54 del R.D. 30 dicembre 1923 n.3267 (lettera g); - aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici (lettera h); - zone umide incluse nell'elenco di cui al D.P.R. n.448/76 (lettera i); - zone di interesse archeologico (lettera m); - �Interferenza con i livelli di qualità delle risorse idriche superficiali e sotterranee; - Bellezze panoramiche individuate ai sensi del punto 4) dell'art.1 della L.1497/39. - Aree protette perimetrate quali categorie a) di cui alla DCR n.296/88 almeno fino a quando non sarà definitivamente approvato il Piano Territoriale di Coordinamento provinciale, che, per la parte relativa ai sistemi paesaggistici ed ambientali, sostituirà integralmente il disposto della DCRT 296/88. - ��Impossibilità di realizzare soluzioni idonee di viabilità per evitare l’interferenza del traffico derivato dal conferimento dei rifiuti agli impianti di smaltimento con i centri abitati. �”Costituiscono fattori escludenti per la valutazione”: - Aree a quota superiore a 600 m s.l.m.; - �Aree carsiche comprensive di grotte e doline ai sensi della L.R. 20/84; - Aree collocate nelle fasce di rispetto da punti di approvvigionamento idrico a scopo potabile (200 m o altra dimensione superiore definita in base a valutazioni delle caratteristiche idrogeologiche del sito), ai sensi del DPR 236/88; - �Zone di particolare interesse ambientale di cui alla L.431/85, sottoposte a tutela ai sensi della legge 29 giugno 1939 n.1497, riferite a: - territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare (lettera a); - territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sui laghi (lettera b); - �Aree che ricadono negli ambiti fluviali “A1” di cui alla DCRT 230/94; - Aree destinate al contenimento delle piene individuate dai Piani di bacino di cui alla L. 183/89; - �Parchi e riserve naturali, nazionali, regionali e provinciali nonchè aree naturali protette di interesse locale, istituite ai sensi della L.R. 49/95 in attuazione della L. 394/91; - �Aree protette perimetrate quali categorie b), c) e d) di cui alla DCRT 296/88 (Piano paesistico regionale e disciplina relativa al sistema regionale delle aree protette L.R. 52/82)*; - Aree con presenza di immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, individuati ai sensi dei commi 1, 2, 3 dell’art.1 della L. 1497/39; - Aree con presenza di immobili e/o con presenza di cose di interesse paleontologico, che rivestono notevole interesse artistico, storico, archeologico, ai sensi dell’art. 1 lett. a) della L. 1089/39; - Aree individuate come invarianti strutturali a valenza ambientale definiti dagli atti di pianificazione di cui alla L.R. 5/95; - Aree entro la fascia di rispetto da strade, autostrade, gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, beni militari, aeroporti; - �Aree costiere di cui alla L.R. 74/82 e DCRT 47/90 e comunque in zona di dune mobili, consolidate e sedimenti di duna.

Chi conosce l’area su cui dovrebbe essere realizzato il nuovo inceneritore, facilmente individua molteplici fattori penalizzanti ed escludenti.

Ma allora com’è che il progetto sta andando avanti? Il nostro timore è che stia passando una

linea di pensiero contorta che in estrema sintesi sostiene che “l'analisi costi-benefici per Rufina non conta in quanto lì c'era già un impianto e quindi se andava bene prima (quando questo tipo di analisi non si faceva) va bene anche adesso”.

Un approccio serio, rispettoso dell’ambiente, dei cittadini e della normativa, implicherebbe il ribaltamento della domanda: Se l'inceneritore non ci fosse stato, quella zona sarebbe adatta a ospitare un nuovo impianto? secondo noi no, visti i fattori penalizzanti e, sopratutto, quelli escludenti. E qui entra in gioco l'ampliamento...

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Perchè si parla di ampliamento

La possibilità di costruire un impianto con delle potenzialità in contrasto con il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti6, viene giustificata dal fatto che il previsto “termovalorizzatore” è considerato come un ampliamento dell’impianto attuale invece che un nuovo impianto.

E’ chiaro che se l’impianto in progetto fosse considerato come un nuovo impianto la

legge ne vieterebbe la costruzione in quanto sono vari i fattori che ne inficiano la costruzione:

• E’ in un area di conca naturale per cui le emissioni degli inquinanti verrano spinte verso i vicini centri abitati Stentatolo, Masseto, S.Francesco, Rufina, Pontassieve;

• Sarà visibile da tutti i punti rilevati circostanti; • E’ a monte dell’acquedotto comunale di Pontassieve e in prossimità di altri punti di

derivazione e pozzi ad uso domestico e di altri usi7; • L’area e’ completamente compresa nella fascia di rispetto del fiume Sieve corrispondente a

150 metri dalle rispettive sponde8; • E’ all’interno della fascia di rispetto della Strada Statale 679; • In area sottoposta a Tutela Paesaggistica ed Ambientale del territorio aperto, abitati minori

ed edifici sparsi10; • E’ in “area di pertinenza fluviale”, stralcio n. 54 degli elaborati cartografici per la

“Riduzione del Rischio Idraulico” <carta di pertinenza fluviale dell’Arno e dei suoi affluenti>11;.

• E’ in “Area Golenale” . Carta degli interventi strutturali per la riduzione del Rischio Idraulico12;

• E’ in area interessata “da inondazioni ricorrenti”. Carta guida della aree allagate13; • E’ interamente in Pericolosità Idraulica Molto Elevata (P.I.4) e Elevata ( P.I.3) e media

(P.I.2). “Piano di Stralcio: Assetto Idrogeologico”, stralcio n. 238 – livello di dettaglio14; • E’ interamente su un’area a “ Vulnerabilità Elevata degli acquiferi all’inquinamento”15; • Il Fiume Sieve è in “Ambito AB”16 ; • La zona è in “area sensibile”, art. 3 delle Norme di Attuazione del PTCP17, che è, dallo

stesso, considerata Invariante Strutturale18. • E’ in un territorio con produzioni agricole di particolare qualita' e tipicità - come da all’Art.21

del D.Lgs. 228/2001 - e soggetta a tutela, tanto chè tali aree sono definite non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti

6 approvato con atto del Consiglio Regionale n.14 del 7 aprile 1998 ftp://ftp.regione.toscana.it/pub/pubdoc/rifiutip.doc 7 dal SIT della Provincia di Firenze http://sitweb.provincia.fi.it/website/pozzi_p/ 8 D. Lgs. n. 42, del 22 gennaio 2004, art. 142 e D. Lgs. n. 157 del 24 marzo 2006, art. 12 9 http://sitweb.provincia.fi.it/website/z_risp/viewer.htm 10 art. 7 delle Norme di Attuazione del PTCP, http://sitweb.provincia.fi.it/website/PTC_1/viewer.htm 11 http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=97 stralcio n° 54 12 http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=97 stralcio n° 54 13 http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=97 stralcio n° 54 14 http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=50 15 PTCP Provincia di Firenze http://www.provincia.fi.it/sit/cartogr.htm - grado di vulnerabilità degli acquiferi dall’inquinamento 16 Piano strutturale del Comune di Pontassieve , pag. 36/37 della Relazione Geologica punto 3.0. http://www.comune.pontassieve.fi.it/p_territoriale/2006/atti/elaborati_piano.htm 17 http://sitweb.provincia.fi.it/website/PTC_1/viewer.htm 18 http://www.provincia.fi.it/ptcp/PTCP/Stlind.htm

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VEDUTA DI INSIEME

Distanze (aeree). Stentatoio 750 m. - S.Francesco- Pontassieve 1750/3000 m. Masseto 1400 - Rufina 2900 m.

(via fiume) 2930 m dalla presa dell’acquedotto di Pontassieve

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Sintetizzando si fa passare per ampliamento un aumento dei volumi pari al 1300%, della potenzialità del 580% ed addirittura si prevede la demolizione del vecchio impianto per la ricostruzione di uno nuovo.

Inoltre anche alcuni fattori preferenziali sono disattesi; per esempio la viabilità e il problema dei costi per realizzarla non concedono la possibilità di collegarsi alla linea ferroviaria, come invece era auspicabile19 o la baricentricità del sito viene trascurata visto che i rifiuti dalla Valdisieve dovranno andare verso l’impianto di selezione a Terranuova Bracciolini, tornare indietro per essere bruciati per poi ripartire sottoforma di ceneri per la discarica di Figline Valdarno, venendo meno al principio di prossimità ed al nuovo assetto geografico dei macro-ATO. Informazione ai cittadini

Un altro tema che a noi sta molto a cuore è l’informazione alla cittadinanza, la quale a nostro parere, è stata completamente disattesa. Infatti, seppur sia stato seguito da parte delle autorità competenti tutto l’iter minimo indicato dalla legislazione, occorre sottolineare però, una volontà minima nel favorire la partecipazione e la discussione pubblica dei cittadini alle scelte di merito.

Per questo motivo e vista l’importanza della decisione da prendere sul territorio,

l’Associazione Valdisieve in poche settimane ha raccolto più di 1.500 firme per richiedere un’inchiesta pubblica. Questa è una forma di informazione e partecipazione del cittadino prevista dalle normative in materia di VIA. La legge regionale Toscana 79/1998 contempla l'inchiesta pubblica all'art. 15.

Nonostante lo sforzo profuso purtroppo tale richiesta è stata rigettata dalla Provincia.

Citando l’Assessore all’ambiente in riferimento alle osservazioni presentate alla VIA questo afferma: “Il parere dell’ufficio è di scegliere di non disporre dell’inchiesta pubblica perché comporterebbe l'impiego di tempo e di risorse senza che sia presumibile l'aggiunta di novità significative”. Tempo e risorse sono state prontamente impiegate di contro per una “iniziativa di comunicazione pubblica senza precedenti”, o meglio, “una gigantesca campagna di comunicazione che metta a tacere gli pseudoscienzati del niente, che alimentano la paura in modo irrazionale”20, come definite dal Presidente della Provincia; di fatto una campagna pubblicitaria svoltasi in Provincia di Firenze e internet, rivelatasi favorevole proprio alla realizzazione dei cosiddetti termovalorizzatori. In questo valzer delle mezze verità non vogliamo ignorare invece uno dei pochi momenti di dialogo con i cittadini riunito in comitati e associazioni, che si è avuto con un forum a tema voluto dalla giunta comunale di Rufina, e dal quale sono poi nate azioni virtuose quali la presa visione di esperienze di raccolte differenziate spinte (es. Priula, Capannori, ecc.) e la partenza della raccolta porta a porta sperimentale nella zona dei Piani in Rufina (esperienza molto positiva dato che stando ai dati forniti da AER, in soli 6 mesi si è raggiunta una raccolta differenziata superiore all’80%). Una sperimentazione che dovrebbe estendersi a macchia d’olio, ma che stenta invece a decollare come dovrebbe. L’analisi delle alternative

Un’altra cosa che a noi risulta del tutto incomprensibile nel progetto è la scelta obbligata di un sistema di termodistruzione. E’ previsto, dalla direttiva 96/61/CE sulla base di principi e specifiche Linee guida Ministeriali del 13/6/2005, di definire l’analisi delle alternative, ovvero,

19 Integrazioni VIA agosto 2007 - collegamento ferroviario.pdf 20 http://met.provincia.fi.it/comunicati/comunicato.asp?id=23557

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valutare le Migliori Tecniche Disponibili tra le Alternative Strategiche ed in particolare

verificare l’attuabilità dei medesimi obiettivi considerando esperienze in atto a livello sia locale che internazionale. Le alternative e Migliori Tecniche Disponibili (MTD) o Best Available Tecnique (BAT) Nel rapporto conclusivo della Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A.21 di aprile 2007 si fa un elenco degli impianti di smaltimento, che rappresenta lo spettro delle Migliori Tecniche Disponibili ad oggi esistenti: 1 Pretrattamento e Sequestrazione

Trattamento in impianti TMB – Trattamento Meccanico Biologico - ed invio del residuo inertizzato a discarica controllata

2. Pirolisi e gassificazione pirolitica

Pirolisi veloce Pirolisi lenta Pirogassificazione

3. Incenerimento e gassificazione ossidativa Incenerimento e gassificazione ossidativa di bassa temperatura (< 850°C)

- Smoldering (fumigazione/”dissociatore molecolare”) - Ossigassificazione a letto fluido

Incenerimento e gassificazione ossidativa di media temperatura (>850 °C) - Combustione a griglia - Combustione a letto fluido - Co-combustione in impianto a carbone - Co-combustione in cementificio - Combustione e ossi-gassificazione in tamburo rotante - Ossigassificazione a letto fluido

Incenerimento e gassificazione ossidativa di alta temperatura (> 1500 °C) - Oxi-combustione - HiTAC- - Sistemi al plasma

Ammesso e non concesso che si debbano comunque scegliere delle tipologie di impianto a valle di uno schema di gestione di rifiuti lineare, a noi appare estremamente superficiale la scelta del termodistruttore in progetto, e la scarsa casistica di alternative presa in considerazione limitata ad un solo tipo di impianto di incenerimento.

Dal nostro lavoro, risulta evidente come l’inceneritore passi per essere come migliore soluzione non perché effettivamente lo è, ma perché a monte non è stata fatta l’Analisi delle Alternative che contemplasse le BAT esistenti.

Questo è un altro elemento che deriva dal far passare come ampliamento la costruzione del nuovo inceneritore. Anche in questo caso, come per la localizzazione, un approccio serio e rispettoso dell’ambiente, dei cittadini e della normativa, implicherebbe il ribaltamento della domanda: Se l'inceneritore non ci fosse stato, il termodistruttore a incenerimento, sarebbe stata la tecnologia migliore ed idonea in relazione al sito prescelto?

Secondo noi no, visti i limiti legati a questo tipo di combustione che immette in atmosfera inquinanti, per le limitazioni morfologiche, geografiche ed ambientali dovute alla localizzazione, oltre ai numerosi limiti tipici di una “vecchia generazione” di tipologia di impianti.

21 Rapporto conclusivo della commissione per le migliori tecnologie di gestione e smaltimento dei rifiuti (.pdf) dal sito “ Borsa Rifiuti”: http://borsarifiuti.com/detailNews.phpsc?doc=/GARWER/DOCS/newsIT/13C-2DA-2D7

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La scelta di realizzare il cosiddetto termovalorizzatore invece di adottare forme di gestione e

impianti più virtuosi ed efficienti, come fatto per il teleriscaldamento a cippato a Pomino o impianti “Minihydro” (volti a favore del risparmio energetico), darebbe inoltre una brusca sterzata all’indirizzo in atto e che ha portato il Comune di Rufina a ricevere il premio 2008 “Toscana efficiente” per il porta a porta effettuato nella zona dei Piani. La raccolta differenziata:

La cosa inspiegabile è come mai, prima di costruire un qualsiasi impianto che provocherà comunque un impatto sul territorio, non si è cercato di utilizzare sistemi molto meno impattanti.

Ci stiamo riferendo alla raccolta differenziata spinta .

Già il Decreto Ronchi imponeva il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

Scadenza temporale Obiettivo minimo di raccolta differenziata

03 Marzo 1999 15 % 03 Marzo 2001 25 % 03 Marzo 2003 35 %

In base alle modifiche riportate nell’articolo 30 bis della Legge Regionale n°25 del 1998 gli

obiettivi hanno subito uno slittamento temporale che prevedeva il raggiungimento del 35% della raccolta differenziata entro il 31 Dicembre 2004.

L’ articolo 205 “misure per incrementare la raccolta differenziata” del D.Lgs 152/06 dispone che “in ogni Ambito Territoriale Ottimale (ATO) deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti”:

Scadenza temporale Obiettivo minimo di raccolta differenziata

31 Dicembre 2006 35 % 31 Dicembre 2008 45 % 31 Dicembre 2012 65 %

Nella nostra zona, salvo il quartiere dei Piani di Rufina e qualche piccola realtà in cui ci si

limita alla raccolta della carta, in quanto molto redditizia e necessaria per aumentare la percentuale di raccolta differenziata generale, è ancora in vigore il classico sistema di raccolta stradale fondato sulla presenza di cassonetti dedicati, il quale, citando il rapporto conclusivo della Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A., non consente di gestire e verificare ne’ l’aspetto quantitativo ne’ quello qualitativo del materiale conferito. Al contrario, il sistema di raccolta domiciliare ottimizzato si e’ dimostrato particolarmente efficace a colmare entrambe queste lacune.

Sempre dal rapporto conclusivo della Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A. si dice: “a fronte di un ovvio aumento del costo di raccolta, che però corrisponde ad un aumento occupazionale, il sistema domiciliare consente la vendita al Conai dei materiali raccolti a prezzo pieno ed un minor costo per lo smaltimento della frazione residuale. Questi plus economici sono sufficienti a compensare l’aumento del costo della raccolta”.

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Conclusioni

L’associazione Valdisieve, avendo a cuore la sua valle, i suoi prodotti , e sopratutto la salute di chi ci abita, ha valutato molto attentamente i vari aspetti del tema della gestione dei rifiuti, nel momento in cui, essendo a termine la vita utile dell’inceneritore esistente, si è resa necessaria una scelta strategica per il futuro.

Questo documento vuole essere il nostro contributo per fare informazione, chiarezza e far riflettere sulle scelte da prendere.

Quello che non accettiamo è il volere giustificare la costruzione degli inceneritori nascondendosi dietro il fantasma dell’emergenza rifiuti. Le inutili attese di anni, gli interessi illeciti e le macchinose strategie politiche hanno portato Napoli nel più profondo dei baratri minando alla base l’immagine dell’Italia e della Campania a livello internazionale provocando un incommensurabile disastro ecologico.

Secondo uno studio promosso da Comieco22 la mancata organizzazione, da parte delle amministrazioni locali campane, di un efficace sistema di raccolta differenziata ha generato costi per la collettività pari a 102 milioni di euro tra il 1999 e il 2005. Nello stesso periodo nel resto d’Italia i benefici del riciclo di carta e cartone sono stati pari a più di un miliardo di euro. “Un sistema efficiente consentirebbe di porre un freno all’annoso problema dei rifiuti in una regione sottoposta a commissariamento dal lontano 1994 e tuttora in stato di emergenza”, dichiara Carlo Montaletti, Direttore Generale del Comieco.

Il costo più pesante derivato da questa situazione è quello dello smaltimento, sopportato sia dai cittadini campani con la tariffa sia dall’intero Sistema Paese con il sostegno economico al commissariamento.

Seguendo passo passo il progetto ed informandoci sull’argomento, quello che ci lascia esterrefatti è che si sceglie di costruire un nuovo inceneritore (impropriamente definito termovalorizzatore) in una zona del tutto inidonea. Cosa ancor più grave è che le recenti scoperte scientifiche ne dimostrano l’estrema pericolosità sanitaria.

Poco importa se l’inceneritore rispetta i limiti di legge, così come li rispettano le varie industrie insalubri della zona o il traffico ecc, quello che conta è valutare se la somma di tutti questi fattori porta a un limite accettabile oppure no. Per questo è necessaria una VIS Valutazione di Impatto Sanitario ante operam, mai eseguita.

L’inceneritore inoltre non risolve neanche il problema della discarica, visto che circa il 30% dei rifiuti in ingresso deve essere portato in discarica come rifiuto speciale, aumentandone la pericolosità iniziale, oltre a comportare uno spreco di denaro pubblico visto che posticiperà il problema.

Dovessimo riassumere in una frase diremmo “L’impianto sbagliato nel posto sbagliato” perchè è:

• Un impianto basato su una tecnologia vecchia sul nascere; • sensibilmente impattante a livello sanitario, oltre che dal punto di vista

paesaggistico/ambientale; • più piccolo del minimale previsto dalle normative regionali (quindi presumibilmente anche

non sostenibile a livello economico/produttivo); • troppo grande per i limiti di localizzazione: compresso tra il fiume Sieve e la strada statale

n.67 (il piano provinciale parla infatti di ridotti ampliamenti consentibili);

22 (http://www.rifiutilab.it/dettaglio_art.asp?id=1515&menuindex=2),

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• Una nuova realizzazione fatta passare come ampliamento per evitare le tutele che gravano

sul sito e che ne escluderebbero con ogni probabilità l’ammissibilità;

La cosa inspiegabile è come mai, prima di costruire un qualsiasi impianto che provocherà comunque un impatto sul territorio, non si è cercato di utilizzare sistemi molto meno impattanti?

Oramai è assodato che il ciclo dei rifiuti deve avvenire attraverso un ciclo chiuso, in cui recupero e riuso devono essere la priorità assoluta.

Per questo sollecitiamo l’adozione di interventi che riducano la produzione dei rifiuti, una diffusione capillare della di raccolta domiciliare spinta e di sistemi di differenziazione dei rifiuti, il loro riciclo e riuso; per questo invitiamo le nostre amministrazioni ad “ampliare” il sistema di raccolta porta a porta che è il primo vero intervento per contrastare anche una eventuale “emergenza rifiuti”, dato che in soli 6 mesi si riesce a raggiungere l’80% di differenziazione con enorme riduzione del rifiuto da discarica/inceneritore. Ad essa accostare un sistema di Tariffazione Puntuale che premi il cittadino virtuoso e che rispetti lo spirito dell’art. 49 del D.Lgs 22/9723in base al quale la tariffa è composta da due quote di cui una rapportata alla quantità di rifiuti conferiti, basata sul principio di : “Chi più inquina, più paga”.

Perché prima di costruire mega impianti con inevitabili impatti non se ne verifica prima la necessità? Perché, se il costo per la comunità è lo stesso, non si decide di fare un sistema di raccolta porta a porta studiato per la nostra zona? Cosa stiamo aspettando?

In questo momento il procedimento è ancora in corso. E’ stato sospeso fino a Settembre e la Provincia ha richiesto ulteriori documenti e informazioni.

Approfittiamo di questo tempo per evitare un clamoroso autogoal a lungo termine che si

riverserà su noi cittadini e sul nostro territorio.

Il tema dei rifiuti è troppo importante per il futuro e non deve essere affrontato attraverso scorciatoie e/o deroghe che rischiano di far saltare i fondamentali passaggi

previsti dalla Comunità Europea e dalle normative nazionali e regionali, sulla riduzione dei rifiuti e delle emissioni.

Sono questi i passaggi che ci garantiscono sicurezza e qualità delle cose fatte. (evitandoci future sanzioni).

Ci rendiamo disponibili per ulteriore materiale e per un costruttivo confronto.

“ASSOCIAZIONE VALDISIEVE”

23 (per link in fondo http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/97022dl.htm)