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VFV 6 2010

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VFV Tecnica Antincendio e Protezione Civile - organo ufficiale dell'Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari. Edizione di Novembre/Dicembre 2010

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Anno XXIV- no 6 Novembre/Dicembre 2010

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano

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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALEDELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCOVOLONTARI (F.W.V.F.A.)

Direttore ResponsabileAntonio Ascanio MANGANOSegreteria EditorialeP.I. Fabio MARANGONI

Comitato di DirezioneCav di Gran Croce Gino GRONCHI(Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.)Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO,Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI,Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, RolandoFAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI,Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI,Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO(Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)

Inviato di RedazioneFrancesco MAZZILLI

Impaginazione e GraficaSATECO [email protected]

Editore incaricato, ufficio abbonamentiSede centraleSicurezza Aziendale s.r.l.Via Palmieri, 47 - 20141 Milanotel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261Agenzie per lʼItaliaCEAT tel. 02/89.500.256CENTRO DIFFUSIONI TECNICHE tel. 02 204.79.80

Stampa:Reggiani spaBrezzo di Bedero (Va) Tel. 0332/549533Abbonamenti:Gratuita a Comandi eDistaccamenti dei VV.F.Sostenitori € 70,00Benemerito da € 70,00 in suUna copia € 8,00Arretrati € 10,50

LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontariè estranea alla gestione economica della rivista. Gliarticoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticoli-sta e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione.La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e cor-rezioni di quegli articoli che a sua discrezione riterràopportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzioneanche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pub-blicati, Il personale addetto alla raccolta di abbona-menti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

Garanzia di riservatezza per gli abbonatiLʼEditore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti dagli abbonati e la possibilita di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazione, scriven-do a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 -20141 Milano.Le informazioni costudite nellʼarchivio elettronicodellʼEditore saranno utilizzate al solo scopo di invia-re la rivista o comunicazioni concernenti lʼabbona-mento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali).Pubblicità Inferiore al 70%Aut. Trib. Milano n. 855/89

2EDITORIALE

3EDITORIALE [A LATO]

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12SOLIDARIETÀ, AIUTIAMOLI A VIVERE

15CHERNOBYL 25 ANNI DOPO

1821LA LEGGE CHE EQUIPARA “VOLONTARI E PERMANENTI”

Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano

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RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONENAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

6NO V E M B R E/DI C E M B R E 2010

76VV.F.V. NEL FERRARESE, LA REALTÀ DI COPPARO

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FOTO DI COPERTINADI EMANUELE COLCIAGO (8° CORSO VVFV COMANDO PROVINCIALE DI MILANO)

APRIRÀ LA PRIMA CASERMA VV.F.V. DEL CREMONESE

IL MODELLO VVF VALDOSTANO A 10 ANNI DALLA COSTITUZIONE

CORPO VALDOSTANO ESERCITAZIONE E NUOVO POLISOCCORSO

VIII CORSO PER VV.F.V. DEL COMANDO PROVINCIALE DI MILANO

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28POMPIERISTICA: DANNI ALLA TELA DEL TIZIANO

3236LʼINTERVENTO AL DES ALPES DI MADONNA DI CAMPIGLIO

24LUNOTTI FINESTRINI PARABREZZA

PERSONALE VOLONTARIO: INSEGNAMENTO ALLA GUIDA

4044IL CAPO INTERVENTO (ROS)

LʼINTERVENTO AL RIFUGIO VALTELLINA DELLʼAPRICA

IL CdS BOCCIA IL NUOVO REGOLAMENTO DEL C.N.VV.F.

CHI COMANDA IN MONTAGNA E IN GROTTA?

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Cari associati e colleghi,un altro anno è passato e se per

certi versi possiamo ritenerci soddisfatti dei risultatiraggiunti, per altri aspetti dobbiamo dichiarare chenulla o poco si è mosso; sappiamo bene, che per unasocietà in continua evoluzione (nel bene o nel male)l’immobilità è deleteria. Ma veniamo con ordine.

Importante è stata l’approvazione della legge 4novembre 2010, n. 183 che finalmente sana una dispa-rità di trattamento fra personale permanente e volon-tario in materia previdenziale e assistenziale a seguitodi incidente nell’ambito del servizio di soccorso o diistituto. Il coinvolgimento di forze politiche bipartisanè stato fondamentale per ottenere questo primo risul-tato a sostegno dei colleghi (e loro famiglie) sfortunati.

Una piccola soddisfazione ce la siamo tolta anche con la considerazione delConsiglio di Stato alle nostre osservazioni, riguardanti direttamente il personalevolontario, sull’approvando Regolamento di Servizio del personale del Corpo nazio-nale dei vigili del fuoco. Essere presi subito in considerazione dal supremo organo diconsulenza giuridico-amministrativa del Presidente della Repubblica e non essereascoltati dal nostro datore di lavoro (Dipartimento dei vigili del Fuoco) lascia chia-ramente intendere qual è l’attuale nostro grado di frustrazione.

Un altro piccolo successo, a prescindere da come poi andrà a finire, è l’esse-re stati ascoltati a Bruxelles da uno dei responsabili del Parlamento Europeo per ilsettore della Protezione Civile per i problemi che gravano sui vigili del fuoco volon-tari italiani.

Questa indifferenza dilagante in “casa nostra” è poco giustificata dalleristrettezze economiche cui il Corpo nazionale, come tutti noi, è sottoposto, perché inquesto periodo i distaccamenti volontari non chiedono soldi o finanziamenti masoprattutto una migliore organizzazione che un’impresa privata avrebbe meno diffi-coltà ad offrire perché questa deve affrontare la concorrenza di un mercato, pena lasparizione a favore di operatori più efficienti.

Chissà se le ultime promesse del Dipartimento avranno a breve un seguitoanche se, visti i precedenti, occorre essere molto cauti.

Un augurio di un prospero anno 2011 a tutti voi e famiglie.

Gino Gronchi

www.anvvfv.org

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Cari lettori/pompieri,spero abbiate trascorso delle feste serene e

che gli interventi abbiano lasciato un po’ di spazio da dedicarealle vostre famiglie (augurio che formulo anche a me medesimo).

L’incendio alla Basilica della Salute a Venezia, in laguna (conconseguente annacquamento del Davide e Golia del Tiziano), èstato l’occasione per affrontare il tema dei sistemi di spegnimen-to a schiuma compressa, quasi per nulla utilizzati nel CorpoNazionale.Schiume di questo tipo sono state utilizzate invece nelle operazio-ni di spegnimento dell’incendio all’Hotel Des Alpes di Madonnadi Campiglio, avvenuto esattamente tre anni fa. Il comandantedei locali VVF volontari, Franco Luconi Bisti, ci relazionerà sulsistema di comando e controllo messo in atto in quell’occasione.A proposito di “Comando”, i pompieri Svizzeri Claudio e Walter ci daranno alcune dritte sulleresponsabilità del Capo Intervento (da noi il R.O.S.).

Ancora in merito a tecniche d’intervento in tema d’incendi in montagna, vi racconteremo lanotte di fuoco dei vigili del fuoco volontari dell’Aprica, impegnati nel “rocambolesco” incendioche ha distrutto il rifugio Valtellina del CAI.

Sempre in merito a tecniche d’intervento, abbiamo affrontato cristalli, finestrini e parabrezza;come spaccarli, segarli e rimuoverli in sicurezza (per noi e per gli occupanti delle auto).

Il Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco ha compiutodieci anni ed i volontari di Copparo, nel Ferrarese,soltanto sei, ma se la stanno cavando entrambi benis-simo.

Sono passati già 25 anni dalla drammatica esplosionedel reattore nucleare di Cernobyl, il collega livorneseDavide Livocci (giornalista e pompiere) ha visitato pernoi quei luoghi e ci racconterà le sue sensazioni, la suaincredulità e le sue riflessioni.

Vi auguro una buona lettura ed un 2011 da vivere a testa alta.Ascanio

[email protected]

PS: Nel 2007 i pompieri di Campiglio – nell’incendio al Des Alpes - dovettero attendere l’auto-scala distrettuale di Tione (certo nel mentre non stettero con le mani in mano). In questi giorni(mentre io vi scrivo da questo precario cestello) la Provincia Autonoma di Trento li ha dotati diuna scala aerea Metz su telaio MAN 4x4, un vero gioiello. Incendi come quello del 31 dicembrefaranno meno paura.

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https: / / twitter.com/pompieri

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Seguiti da istruttori professionali e da ufficiali e capi squa-dra volontari, gli aspiranti vigili sono stati indottrinati sudiversi argomenti: lezioni teoriche, quelle sulla chimica

della combustione, ma anche addestramento ginnico (che hamesso a dura prova le buone forchette) e tanta pratica.Montaggio e salita delle scale, lavori in quota, manovre dʼin-cendio ai piani alti e uso di utensili oleodinamici per “lʼestrica-zione” di feriti intrappolati tra le lamiere di unʼautomobile.Da tutta la provincia milanese partecipavano unasessantina di pompieri in erba ma alla fine delpercorso sono giunti soltanto due terzi; in ventihanno chiesto di non venir assegnati aidistaccamenti volontari “preferendo”lʼimpiego presso le sedi permanenticol famoso sistema dei “richiami”(un modo per poi dichiararsiprecari ed aderire a comi-tati per chiedere lʼas-

sunzione di ruolo?).Alcuni potenziali Grisù sʼerano persi dʼanimo già

durante la “prova vertigini” che prevedeva di passeggiare eaccovacciarsi sul davanzale di una finestra, al terzo piano delcastello di manovra della caserma centrale di Via Messina.

Una delle prove più selettive quella che prevedeva dicamminare accovacciati in uno stretto cunicolo cosparso di

fango e saturo di fumo, con tanto di pesante autorespiratoresulle spalle. Ma i volontari delle caserme di provincia -

in alcune la tradizione pompieristica si tra-manda ormai da un secolo e mezzo-

hanno superato brillantementeanche le prove più difficili.

Immancabili poi inodi, lʼuso delle moto-

seghe e delle moto-pompe e addirit-

tura tecniche

VIII Corso per Vigili Volontaridel Comando Provinciale di MilanoSono entrati in servizio 23 nuovi vigili del fuoco volontari nelle caserme della ProvinciaMilanese. I neopompieri hanno seguito un severo corso di formazione -spalmato nei finesettimana nell’arco di sessanta giorni- tenutosi presso il comando provinciale milanese.

di Antonio Ascanio Manganofoto Emanuele Colciago

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di “auto protezione” e soccorso in acqua.

I 23 ragazzi (ma cʼè pure qualcuno sulla quarantina) sono uffi-cialmente operativi e impiegabili nei servizi di soccorso tecni-co urgente anche se il loro inserimento nelle squadre ordinarieavverrà in maniera graduale. Da premiare non solo buonavolontà e tenacia ma anche una dose smisurata di pazienza.Alcuni vigili, infatti, risultavano iscritti da quasi cinque anni manon potevano saltare sul camion proprio perché al quartiergenerale dei pompieri erano particolarmente restii ad organiz-zare un corso specifico per volontari. Tra lʼaltro, ahinoi, i volon-tari “puri” (quelli dei distaccamenti che solitamente svolgonoun altro lavoro) non hanno alcuna precedenza rispetto a colo-ro che invece si iscrivono per lʼinflazionato “servizio disconti-nuo” che poi lavorano nelle sedi cittadine impiegati special-mente in servizi di supporto (telefoni, cucina, pulizia, commis-sioni).

I distaccamenti volontari rimpinguati di uomini sono tutti i diecidella provincia ed a Garbagnate e Inveruno sono entrate inservizio anche due “femminucce”, si chiamano Giuliana eLaura. Nessuno sconto per la ventitreenne Lauretta e per lacompagna più grandicella, hanno seguito lʼidentico percorsodei colleghi maschietti e pare che -grazie a determinazione eallenamento- siano riuscite anche a “bagnare il naso” di qual-che ercolino di Città.

In senso orario dall’alto:tecniche di autoprotezione in acqua;Giuliana pronta per l'innesto del "primo pezzo";Lauretta ancora la scala a ganci;Giuliana affatticata;come spengo un'autovettura in fiammegiù nel cunicolo "affumicato";come chiudere una bombola di GPL in fiamme.

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Di questo passo per costituire le 296 sedi oggetto delprogramma occorreranno circa 42 anni. Nel frattempogli abitanti (ignari) di circa 2.000 Comuni con oltre

1.000 abitanti, per un totale di 11 milioni di persone, non rie-scono ancora a ricevere un soccorso dai Vigili del Fuoco entro20 minuti e -in casi estremi- i tempi dʼattesa si allungano sinoa due ore.

Nel contesto di questo progetto: “Italia in 20 minuti”,nacque la proposta di istituire nella Provincia di Ferrara duedistaccamenti di Vigili del Fuoco Volontari. Vennero individua-te le municipalità di Bondeno e Copparo.

Le crescenti esigenze in termini di sicurezza e prote-zione dagli eventi calamitosi ordinari ed eccezionali, lʼincre-mento del fabbisogno di sicurezza derivante anche dal pro-gresso tecnologico, la rilevanza strategica del volontariatoadeguatamente formato e coordinato, la necessità di interve-nire con sempre maggiore rapidità in caso di bisogno, furono iprincipali motivi alla base di questa iniziativa.

I Comuni di Bondeno e Copparo risultavano i puntipiù indicati per rendere più efficace il servizio di soccorso tec-nico urgente. Grazie ad una disponibile amministrazionecomunale e ad una consistente risposta da parte della popola-zione nacque un primo gruppo di una decina di volontari che,una volta frequentato il corso di formazione iniziale, diventa-rono operativi e nel giugno 2004 inaugurarono ilDistaccamento dei vigili del fuoco volontari di Copparo.

Nel 2005 grazie ad un 3° corso indetto dal ComandoProvinciale VVF di Ferrara, si aggiunse unʼaltra decina divolontari che portò la reperibilità del distaccamento ad un H12nei giorni feriali e H24 nei giorni festivi. Altri due corsi portaro-no al distaccamento nuovi vigili, che contribuirono ad averemaggiore risposta.

Dal 2004 al 2008 il distaccamento di Copparo è cresciuto(uomini, mezzi ed interventi....) passando da una decina divolontari ad oltre 30, e da un centinaio di interventi del 2004 adoltre 300 nel 2008, e allʼarrivo di nuovi mezzi ed attrezzature.

VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI NEL FERRARESE

LA REALTÀ DI COPPARO

Nel 2003 il governo Berlusconipromovette lʼiniziativa “SoccorsoItalia in 20 minuti” che consistevanella necessità di coprire il piùcapillarmente possibile la “periferianazionale” in caso di richiesta disoccorso tecnico. Allora furonoidentificate le cittadine ideali perlʼapertura entro 5 anni di circa 300nuovi Distaccamenti di vigili delfuoco volontari in modo da portare,con costi realmente contenuti, ilsoccorso tecnico urgente a tutta lapopolazione entro venti minuti dallarichiesta di soccorso. Purtroppo le“lentezze di mutamento culturale”da parte di alcuni Comandantiprovinciali abbinate a resistenzedi natura corporativa allʼinterno delCorpo nazionale, fecero in modoche solo il 12 % del programmavenisse attuato.E questo a prescindere dal colorepolitico del Governo in carica.

I NUMERI

• Operativi dal 2004 con una media di 300 interventi allʼanno;• Organizzano frequentemente manifestazioni di Pompieropoli

per i bambini e collaborano con lʼUnicef per la raccolta fondi;• Si apprestano a fondare la ONLUS (AAPC-Associazione

Amici-pompieri –Copparo);• la prossima primavera inaugureranno la nuova sede nella

quale già operano e stanno ultimando i lavori di rifinitura,(vi hanno traslocato la scorsa estate).

• Sono operativi 28 vigili volontari di cui 12 con patente 3 grado,5 addetti allʼTPSS (tecniche di primo soccorso sanitario), dueaddetti allʼATP (auto protezione in ambiente acquatico);

• intervengono in prima istanza in 6 Comuni, distano circa 20Km dalla sede centrale del Comando di Ferrarra ed altri ventida una sede permanente;

• collaborano assiduamente con i colleghi del DistaccamentoVolontari di Bondeno coi quali sono in ottima sintonia edorganizzano manifestazioni congiunte;

• i mezzi: APS 190, un polisoccorso, un Land Rover Defendercon modulo ESK per incendi boschivi, un carrello con

motopompe fango e Varisco, una campagnola trainante unpiccolo gommone .

Il capo distaccamento è attualmente Alessandro Zanella.

A CURA DELLA REDAZIONE

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Piadena è una municipalità della Provincia di Cremonache conta tremilaseicento abitanti e che si trova a circa35 chilometri dal capoluogo Cremona, sede del

Comando Provinciale dei vigili del fuoco. Lʼunico distaccamen-to di detto comando è quello “permanente” di Crema che distaperò da Piadena circa 70 chilometri quindi non adatto ad inter-venire in “secondo impiego” nel paese sito sulla sponda destradellʼOglio. Gli altri presidi del 115 più “vicini” sono quelli diMantova (35 Km), Parma (40 km) e Brescia che dista cin-quanta chilometri da Piadena.

I promotori dellʼiniziativa hanno preso contatti con lʼANVVFV evisiteranno uno o più presidi volontari al fine di informarsi sucome andare ad organizzare la nuova casermetta piadenese.

Il nuovo “avamposto di soccorso” servirà anche a garantiretempi di risposta migliori nei comuni contigui con Piadena chesono: Calvatone, Casteldidone, Drizzona, San Giovanni inCroce, Solarolo Rainerio, Tornata e Voltido. Ma Piadena confi-na anche con Canneto sullʼOglio e Rivarolo che, pur essendovicinissimi, appartengono alla provincia di Mantova.

Il Comandante Provinciale di Cremona (Ingegner Toldo) sʼèdetto soddisfatto dellʼiniziativa che mira a garantire tempi disoccorso più rapidi sulla provincia cremonese e ha invitato ivertici dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari acontattare le autorità locali al fine di presentare lʼattività e daresostegno al progetto.

APRIRÀ LA PRIMA CASERMAVVF VOLONTARI DEL CREMONESE

Il Comune di Piadena èstato individuato qualesede per lʼapertura di undistaccamento di vigilidel fuoco volontari ed ilComandante ProvincialeRoberto Toldo sembraessere particolarmentefavorevole allʼiniziativa.

A CURA DELLA REDAZIONE

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R I C O R R E N Z E

Adare il via ai lavori il convegno internazionale daltitolo “I Vigili del Fuoco. La Doppia sfida del territo-rio e delle competenze”, che sʼè tenuto nel salone

delle manifestazioni di Palazzo Regionale durante lʼinteragiornata di sabato. Ad introdurre e dirigere il convegno ilPresidente della Regione Augusto Rollandin. Un momen-to per confrontare le diverse realtà organizzative dei servi-zi antincendio di Italia, Spagna, Francia e Svizzera con ilmodello valdostano; analizzando in particolare le proble-matiche relative alla formazione del personale tecnico-operativo.

“Quello che come Regione mettiamo incampo per i Vigili del fuoco è un investi-mento anche ingente dal punto di vista

economico, ma crediamo si tratti di un investimento dovutoper la sicurezza di tutta la comunità ed è condiviso da tuttele forze politiche”-ha affermato Augusto Rollandin, gover-natore della Regione Valle dʼAosta che ha poi ricordato:ʻʼGrazie alla nuova legge regionale che ha riunito ulterior-mente le due componenti dei vigili del fuoco, quella profes-sionista e quella volontaria, la Valle dʼAosta può contare supiù di 1800 persone in grado di fare fronte a qualsiasi emer-genza sul territorio 24 ore sul 24 per 365 giorni allʼannoʼʻ.

Sono intervenuti anche: il comandante del CorpoPermanente VVF di Bolzano, il direttore della ScuolaNazionale di Protezione Civile di Madrid, lʼispettore can-tonale del Service du feu du Valais (Svizzera).David Sáinz Jiménez -direttore dellʼAgenzia NavarradʼEmergenza- ha illustrato lʼorganizzazione dei servizi di

soccorso nelle realtà locali, regionali ed autonome dellaSpagna. Un organismo unico (Navarra EmergencyAgency) che integra la gestione delle emergenze degliorganismi di sicurezza e pronto soccorso indipendente-mente dalle amministrazioni di provenienza.

Il Capo del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco (Ministerodegli Interni), Alfio Pini ha invece citato lʼimminente

riorganizzazione sul territorio

IL MODELLO VVFVALDOSTANO A 10 ANNI

DALLA SUA COSTITUZIONENel terzo fine settimana di settembre si sono tenutiad Aosta i festeggiamenti per il 10° anniversariodel Corpo valdostano dei vigili del fuoco.A CURA DELLA REDAZIONE, FOTO ANDREA CAPPELLO

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R I C O R R E N Z E

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dellʼintero corpo dei vigili del fuoco, con un progressivodecentramento. Rivolgendosi ai ʻʼfratelli/cugini della ValledʼAostaʼʻ, Pini ha messo in luce il rapporto di grande colla-borazione. ʻʼNoi mettiamo a vostra disposizione le struttureformative e in cambio abbiamo da parte vostra grandedisponibilità e la forza dei numeriʼʻ (riferendosi forse allʼulti-mo impiego dei VVF valdostani -permanenti e volontari- sulterremoto che ha colpito la Provincia dellʼAquila. Evento nelquale, paradossalmente, i pompieri volontari del “suo”Corpo Nazionale non sono stati nemmeno considerati).

Sempre sabato, in Piazza Plouves, i vigili del fuoco hannoincontrato la popolazione, attraverso lʼallestimento di noveatelier, uno per ogni Comunità montana e uno per la città diAosta, dove sono stati esposti mezzi e attrezzature usatiper gli interventi. Alle ore 17.00, si sono poi svolte unadimostrazione operativa e un saggio ginnico.

I festeggiamenti sono poi proseguiti domenica 19 settem-bre, in Piazza Chanoux, dove, dalle 9.30, i vigili del fuoco,nellʼesercizio di un saggio, hanno mostrato le tecniche dʼin-tervento comunemente impiegate. In particolare, sono statieffettuati salti sul cuscino pneumatico, una dimostrazionedelle unità cinofile ed alcune manovre del nucleo SAF(Speleo Alpino Fluviale).

In piazza Chanoux sono stati esposti gli automezzi di inter-vento del Corpo valdostano e di altri Corpi. Il saggio sʼè poichiuso con lo spiegamento delle bandiere istituzionali,momento in cui è stato presentato ufficialmente il nuovosimbolo del Corpo valdostano dei vigili del fuoco, studiatoin occasione del suo 10° anniversario.

Un Corpo giovane quello valdostano dei VVF (istituito conlegge regionale n°7/1999) ma non bisogna dimenticare chela secolare tradizione di solidarietà delle piccole comunitàdi montagna si perpetua ancora oggi, allʼalba del terzo mil-lennio, grazie al personale volontario: numerosi sono infat-ti i distaccamenti che hanno già festeggiato lʼimportante tra-guardo del secolo di vita.

La presenza di 76 distaccamenti in 73 comuni dei 74 com-ponenti la REGIONE AUTONOMA VALLE DʼAOSTA, è laprova del radicamento di tale “servizio” allʼinterno di unapopolazione che da sempre ha dovuto trovare in se stessala forza per lottare e reagire alle avversità della vita e delvivere in montagna. La solidarietà era infatti la naturalebase portante dellʼimpegno richiesto agli “uomini validi” edogni comune aveva un proprio regolamento che ne defini-va lʼazione e gli ambiti dʼintervento.

Domenica, al fine di salutare in grande stile tutti gli interve-nuti, alle 11.30, al teatro Giacosa di Aosta, è stato eseguitoil Concerto dellʼOrchestra “Antica Musica del Corpo deiPompieri di Torino 1882”.Struttura operante tra i pompieri torinesi già prima del 1882e ricostituita da alcuni anni. L”Orchestra”, che caratterizzòla fine del 1800 sino alla prima metà del 1900, è attual-mente composta da 85 elementi, nelle divise tipiche deltempo e provenienti dallʼambito orchestrale del Piemonte,della Valle dʼAosta e della Liguria, ed è strutturata in dodicisezioni: flauti, oboi, fagotti, clarinetti, saxofoni, trombe,corni, tromboni, flicorni, baritoni, bassi, percussioni e tam-buri imperiali.

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In Valle dʼAosta sʼè svolta unʼesercitazione regionale che ha viste impe-gnate le diverse componenti del sistema di Protezione Civile e poi toc-cato ai vigili del fuoco volontari della Valdigne Mont-Blanc, mettersi allaprova nel contesto dellʼesercitazione annuale di Comunità Montana.A Nus (nella valle centrale della Dora Baltea) è inveceentrato in servizio un moderno furgone “polisoccorso”.

di Andrea Cappello e Luca Ghirardo *

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lla fine di settembre, il Corpovaldostano dei vigili delfuoco ha partecipato ad

unʼesercitazione regionale diProtezione civile in scala reale, nelcomune di Fénis, dove si sono svol-te azioni concrete sul territorio con ilcoinvolgimento della popolazionelocale.

Eʼ stato immaginato uno scenarioalluvionale, dove il perdurare di con-dizioni di elevata criticità idrogeolo-gica e idraulica ha causato instabi-lità del terreno, provocando frane,allagamenti e incidenti.

Tra i vari interventi effettuati dalledue componenti del CorpoValdostano dei vigili del fuoco(volontaria e professionista), nel corso dellʼesercitazio-ne, questi ultimi sono intervenuti con il “gruppo taglio”elitrasportato e proveniente da terra in un incidente stra-dale allʼinterno del vallone di Clavalité e in un bacinodella stessa valle per testare le procedure di aziona-mento delle motopompe. Altre squadre di vigili del fuocosono state impegnate il giorno dopo in una ricerca per-sona con lʼausilio delle unità cinofile.

Lʼobiettivo principale dellʼesercitazione è stato quello difar lavorare a stretto contatto le varie forze operanti nelsettore della Protezione civile.

Sabato 16 ottobre è toccato ai Vigili del fuoco volontaridella Valdigne Mont-Blanc che si sono addestrati nel-lʼambito dellʼesercitazione comunitaria che viene effet-tuata con cadenza annuale.Circa 70 vigili del fuoco volontari e tre professionisti sisono dati appuntamento a 1800 metri quota per la simu-lazione di un incendio che ha coinvolto un stalla e unbosco. I vigili del fuoco sono stati impegnati nelle operedi spegnimento, di ricerca persona in luogo confinato edi adescamento, nonché costruzione di una linea dimotopompe, per il rifornimento idrico.

Il luogo, piuttosto impervio, fuori dalle normali vie dicomunicazione e lontano dalle normali utenze idriche edelettriche è stato scelto per testare le problematichelegate ad interventi di questo tipo, che si verificano nelterritorio valdostano.

Il Distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Nusinvece, che conta 56 vigili comandati dal CapoDistaccamento Remo Carcano, ha invece inaugurato il

nuovo polisoccorso Mercedes Spinter 315 4x2 2100 150cv. allestito dallʼazienda Kofler Fahrzeugbau di Bolzanoe dotato delle seguenti principali dotazioni:

• generatore da 13 KVA monofase/trifaseazionato tramite presa di forza originaledel veicolo e linea di trasmissione conalbero cardanico;

• colonna fari da 5 mt. a rotazione elettrica condue fari da 1000 W orientabili elettricamente;

• modulo Towerlux da 1.000W;

• motopompa antincendio.

Questo moderno automezzo è andato a sostituire unvecchio furgone Alfa Romeo F20 risalente agli anni ʼ70,pezzo ormai da museo ma perfettamente ben mantenu-to dai vigili volontari.

Nella caserma di Nus, per far fronte alle richieste localidi soccorso, è anche in servizio unʼautobotte da 1.400lt.Bremach 4x4.

Lʼinaugurazione del nuovo “polisoccorso” è stata anchelʼoccasione per ringraziare i vigili CHEVRIER Ezio eVIAL Franco che per raggiunti limiti di età si godranno lameritata “pensione” dopo anni di dedizione e questo tipodi volontariato.

(*) rispettivamente responsabile dellʼufficio stampa del CorpoValdostano dei Vigili del Fuoco e capo squadra del distacca-mento dei vigili del fuoco volontari di Nus.

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La nube radioattiva che sʼinnalzò immise nellʼatmo-sfera un numero di radionuclidi 600 volte superio-re a quelli prodotti dalla bomba atomica di

Hiroshima. Tre persone morirono nellʼimmediato, altre28 nei giorni successivi e 237 furono colpite da sindro-me acuta da radiazioni. In seguito al disastro un quintodella popolazione bielorussa fu interessato dalle conse-guenze dellʼincidente, aumentarono infatti esponenzial-mente le malattie congenite, 400 bambini furono poi col-piti da cancro alla tiroide.

I componenti radioattivi più leggeri, dissolti nellanube, giunsero fino alla nostra penisola e per unperiodo venne sconsigliato il consumo di lattecrudo e di verdure a foglia larga. In Bielorussiainvece i prodotti della terra hanno continuatoa mangiarli anche se ci vorrannooltre cento

anni perché il terreno dellʼintera repubblica ritorni colti-vabile.

Negli anni la comunità internazionale sʼè mobili-tata al fine di attivare quello che viene chiamato “allon-tanamento terapeutico” per i bambini: in un mese di per-manenza allʼestero i piccoli pare riescano a perdere dal30 al 50% del cesio 137 (radioattivo) che normalmente,a casa, ingeriscono attraverso i cibi. Ma in troppi unacasa in cui tornare non lʼhanno, ventimila bambini vivo-no infatti in orfanotrofio.

AIUTIAMOLI

A VIVEREChi non è più un ragazzetto, ricorderà quella maledettaprimavera dell’ottantasei quando, a causa di carenza

d’informazioni tecniche e d’una tragica sottovalutazionedelle procedure di sicurezza -durante un esperimento

tutt’altro che nuovo- 2 tremende esplosioni distrusseroil reattore n°4 della centrale nucleare di Chernobyl.

DI A. ASCANIO MANGANO

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La finalità principale dellaFondazione Aiutiamoli a Vivere(riconosciuta di recente quale ONG-Organizzazione Non Governativa) èproprio quella dellʼospitalità deibambini, presso i comuni italiani,per periodi di trenta giorni ogni 12mesi. Sono una trentina questʼannoi bimbi ospitati dalle famiglie di undi-ci paesi di Castanese e Magentinoma ce ne sono un bel numero anchea Busto Garolfo. I bambini (7/9 anni)sono aggregati alle scuole elemen-tari del circondario e supportati dadue interpreti e due insegnantimadrelingua.

Al pomeriggio e nei week end entra-no in gioco i volontari del comitatolocale della Fondazione (ValleTicino) che organizzano per gli ospi-ti attività ricreative. IntervistiamoRoberto Ulivi, il vicepresidente, in tenuta da bagno abordo vasca delle piscine comunali di Cuggiono, mentree intento a vigilare sui ragazzini: “Sono in 34 i bambiniquestʼanno e rimarranno nelle nostre famiglie fino alprossimo 25 ottobre; qualche anno fa siamo riusciti adospitarne più di 60, tutto dipende dalla disponibilità deicittadini ai quali consiglio vivamente di provare questʼe-sperienza di solidarietà. Unʼopportunità formativa nonsolo per i bambini ma anche per coloro che li accolgononel proprio focolare”.

Prima di ripartire dopo questi 30 giorni di vacanza/studioi bimbi sono stati accompagnati dal presidente EnricoTemporiti a visitare la caserma dei vigili del fuoco volon-tari di Inveruno. Getti dʼacqua con il naspo, giri di giostrasullʼautoscala dei colleghi legnanesi, un gadget da por-tarsi a casa e una buona merenda a base di pane enutella.

“AIUTIAMOLI A VIVERE” – da Fondazione a ONG

Una Organizzazione Non Governativa (ONG) è unaorganizzazione che è indipendente dai governi e dalleloro politiche. Generalmente, anche se non sempre, sitratta di organizzazioni non aventi fini di lucro, che otten-gono almeno una parte significativa dei loro introiti da

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fonti private, per lo più donazioni. Nel mondo anglosas-sone vengono spesso identificate con le sigle PVO -Private Voluntary Organizations, preferita a NGO- NonGovernmental Oranization.

Lʼespressione organizzazione non governativaè stata menzionata per la prima volta nellʼambito delleNazioni Unite: lʼarticolo 71 della Carta costituzionaledellʼONU prevede infatti la possibilità che il ConsiglioEconomico e Sociale possa consultare “organizzazioninon governative interessate alle questioni che rientra-no nella sua competenza”.

Le ONG esistono per una miriade di scopi, tipi-camente per portare avanti le istanze politico-sociali deipropri membri, spesso trascurate dai governi. Alcuniesempi sono: il miglioramento dellʼambiente, incoraggia-mento dellʼosservazione dei diritti umani, lʼincrementodel benessere per le fasce di popolazione meno bene-stanti, o per rappresentare unʼagenda corporativa, ma cisono tantissime organizzazioni e i loro scopi copronounʼampia gamma di posizioni politiche e filosofiche.Tipicamente fanno parte del movimento ecologista,pacifista laburista o dei popoli indigeni, e non sono affi-liate formalmente ad alcun partito politico o punto divista che non siano i diritti umani o la pace o lʼecologia

o la tolleranza. Alcune ONG sono coperture di gruppipolitici o religiosi ma queste hanno minor credibilità glo-bale.

Le ONG impiegano metodi diversi tra loro.Alcune agiscono principalmente come gruppi di pressio-ne politica, altre conducono programmi che aiutano illoro scopo (ad esempio: una ONG preoccupata di alle-viare la povertà che fornisce aiuti alimentari ai bisogno-si).

Le relazioni tra finanza, governi e ONG posso-no essere abbastanza complesse e talvolta antagoniste,particolarmente nel caso di ONG che si oppongono adalcune attività governative o finanziarie.

Un settore specifico delle ONG sono le ONG dicooperazione allo sviluppo.

Queste sono le libere associazioni, create daprivati cittadini che, per motivazioni di carattere ideale oreligioso, intendono impegnarsi a titolo privato e diretto,per dare un contributo alla soluzione dei problemi delsottosviluppo, principalmente quelli del “sud del mondo”.

Queste non avendo fonti di finanziamento istitu-zionali, ed essendo per statuto senza finalità di lucro, inragione della filosofia umanitaria e sociale che le anima,realizzano le loro attività grazie a finanziamenti esterni;si basano comunque anche sullʼapporto di lavoro volon-tario, gratuito o semigratuito, offerto da membri e sim-patizzanti.

I due caratteri essenziali per definire unʼorganiz-zazione non governativa di cooperazione allo sviluppo,sono quindi costituiti dal carattere privato, non governa-tivo dellʼassociazione, e da quello dellʼassenza di profit-to nellʼattività.

Caratteristica di queste organizzazioni è unaforte spinta ideale, finalizzata allʼobiettivo di contribuireallo sviluppo globale dei paesi socialmente ed economi-camente più arretrati.

Da questʼanno, con il Decreto del Ministerodegli Affari Esteri del 07/06/2010 n° 128/001539/1, laFondazione “Aiutiamoli a Vivere” è ORGANIZZA-ZIONE NON GOVERNATIVA.

I Comitati e i membri del ConsigliodʼAmministrazione hanno creduto in questo proces-so di trasformazione che li ha visti tutti protagonisti diunʼazione di concreta solidarietà verso i bambini bie-lorussi accolti in soggiorni solidaristici ma con la cer-tezza che quello “spontaneismo” si stava trasfor-mando in “consapevolezza” che il “Modello” costrui-to per le popolazioni infantili bielorusse poteva esse-re utilizzato in ogni parte di mondo dove cʼè bisogno

di “concreta solidarietà”.

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La quantità di materiale radioattivo rilasciata dallʼinciden-te fu massiccia; una nube tossica contaminò pesante-mente Ucraina, Bielorussia e parte della Russia e

sospinta dalle correnti atmosferiche, giunse a interessaregran parte dellʼEuropa.

La zona che fu maggiormente esposta alle radiazioni fuquella compresa entro un raggio di 30 km dalla cen-trale, chiamata “zona di esclusione” e ancora oggiinterdetta e presidiata militarmente; nelle ore compre-se fra lʼesplosione e lʼevacuazione dellʼarea, in cuivivevano circa 135.000 persone 48.000 delle qualinella vicinissima città di Prypjat, la popolazione fuesposta a una dose elevatissima di radiazioni che pro-vocò danni alla salute ingentissimi e ancora oggi incal-colabili.

A causare lʼincidente fu un esperimento che aveva,paradossalmente, lo scopo di verificare il funziona-

mento in sicurezza del reattore in con-dizioni di momentaneo black-out;

nel corso di questa simulazione simischiarono fatalmente violazio-

ni delle procedure operative esvariati errori umani, a cui

vanno aggiunti una seriedi difetti

CHERNOBY L25 ANN I DOPO

di Davide Livocci e Kateryna Kelbus *

Erano da poco passate le 1 della nottedel 26 aprile 1986 quando il reattorenumero 4 della centrale nuclearedi Chernobyl esplose, VladimirPravik era il Caposquadra delprimo gruppo di Vigili del Fuocoarrivato sul luogo del disastrocon il comando di spegnere unincendio causato da unsemplice corto circuito.Pravik morì il 9 maggio 1986,13 giorni dopo lʼesplosionee come lui morirono moltecentinaia di Vigili del Fuocoin azione in quei giorni.

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nella struttura stessa del reattore, che raggiunse nel giro dipochi secondi condizioni di estrema instabilità provocando dueviolente esplosioni. Lʼedificio fu scoperchiato e allʼesterno siscagliarono tonnellate di materiale altamente radioattivo cheincendiarono i fabbricati adiacenti emanando polveri e vaporitossici.Diverse ombre permangono sugli atteggiamenti tenuti dalgoverno sovietico che diede ufficialmente la notizia solo duegiorni dopo quando la comunità scientifica europea aveva giàsollevato lʼallarme per lʼimprovvisa registrazione di livelli diradioattività sospetti nellʼaria. A questo si unisce anche lʼinsuf-ficiente informazione sulla reale pericolosità di ciò che stavaper affrontare gran parte del personale accorso immediata-mente sul luogo senza adeguate misure di protezione.Parliamo prima dei vigili del fuoco e dei militari accorsi a spe-gnere i focolai e poi dei cosiddetti “liquidatori”, circa 650.000uomini che, dal 1986 al 1990 lavorarono, in condizioni spessodisumane, per bonificare e contenere ciò che restava del reat-tore nel “sarcofago” in cui ancora oggi è racchiuso.

Il viaggioVisitando i Paesi di quello che fu lʼimpero sovietico a oltreventʼanni anni dalla sua caduta si incontrano contrasti impres-sionanti, grandi città allʼavanguardia, sviluppate e consumisti-che che si contrappongono a periferie e campagne povere e

desolate, ricchezza e povertà che si allontanano sempre piùlʼuna dallʼaltra. Eʼ questa la prima impressione che si ha quan-do dal luccichio delle cupole dorate delle chiese della splendi-da Kiev, capitale ucraina che conta oltre 3 milioni di abitanti, sipercorrono le strade verso nord in direzione Bielorussialasciandosi a destra il confine Russo per raggiungere la zonadi Chernobyl. Si esce da Kiev percorrendo una grande auto-strada ma appena superata lʼabitazione del presidenteJanukovic ci si trova su una strada mal curata e stretta, le casesi trasformano da ville a piccole, se pur dignitose, casette e lanatura incontaminata pian piano si sostituisce agli abitati. Siincontrano sempre meno auto man mano che si sale versonord e percorsi poco più di 100km si arriva al primo posto mili-tare di controllo per attraversare il quale occorre uno specificopermesso scritto, è lʼingresso della cosiddetta “zona di aliena-zione” che si estende per un perimetro di circa 30km dalla cen-trale nucleare.

Una volta entrati si percorre ancora qualche chilometro e siarriva nella città di Chernobyl dove si incontra ancora qualcheauto e qualche persona indaffarata in attività di vario genere,qui vivono ancora alcune centinaia di persone, cʼè un piccolomuseo a perfino alcuni market, da qui in poi sarà una guidaautorizzata ad accompagnarci, ancora 12 km ci separano daireattori. Nel percorso si effettuano varie tappe, la prima din-

AGLI EROI, PROFESSIONISTI A QUELLI CHE HANNOPROTETTO IL MONDO DAL DISASTRO NUCLEARE

NEL 20° ANNIVERSSARIO DELLA COSTRUZIONE DEL RIFUGIO30/11/2006

L’EX ZONA COMMERCIALE LA RUOTA PANORAMICA ORMAI ARRUGINITA

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nanzi allʼattuale caserma dei vigili del fuoco dominata da unmonumento che ricorda i molti colleghi caduti nei giorni cheseguirono il disastro, poi si possono vedere automezzi civili emilitari abbandonati allʼindomani dellʼincidente e cumuli di terràche nascondono edifici abbattuti e sotterrati per contenere laradioattività, il profondo silenzio è interrotto soltanto dal cicali-no del contatore Geiger che la guida porta con se e che ognivolta che viene avvicinato a terra o su un automezzo abban-donato segnala la presenza di radiazioni ancora piuttosto forti.Superato a bordo dellʼauto un secondo controllo posto a 10 kmdalla centrale proseguiamo per alcuni minuti e di fianco a noicompare una mastodontica struttura circondata da enormi gru,sono i reattori 5 e 6, la cui costruzione fu abbandonata allʼin-domani dellʼincidente, di fronte a noi invece, a qualche centi-naio di metri di distanza, i reattori 1, 2, 3 e 4. Da una ciminie-ra in lontananza esce ancora del fumo probabilmente prove-niente da impianti di raffreddamento ancora attivi, molti infattinon sanno che allʼindomani dellʼincidente avvenuto al reattorenumero 4 i restanti reattori continuarono a funzionare perparecchi anni, lʼultimo ad essere spento definitivamente èstato il numero 3 solo alla fine del 2000. Si arriva fino ad unospiazzo a poche decine di metri dal sarcofago dove un monu-mento ricorda la tragedia, qui il contatore Geiger suona spon-taneamente ricordandoci che il sarcofago è destinato a rima-nere ancora radioattivo per molte migliaia di anni, la pericolo-sità del suo contenuto è impressionante: 190 tonnellate di ura-nio e una tonnellata del pericolosissimo plutonio fuse assiemein un cumulo radioattivo che per la sua forma prende il nomedi “piede dʼelefante”. La struttura protettiva attuale ha però unadurata limitata e dovrà essere sostituita nel breve periodo; a talproposito lʼUcraina ha chiesto lʼaiuto di altre nazioni ed è statoaffidato lʼincarico ad una società francese, ma i problemi nonmancano, sembra che i fondi disponibili non siano sufficienti acompletare lʼopera che dovrebbe contenere per almeno altri100 anni la massa radioattiva, tanto che si temono nuoveminacce per la popolazione martoriata dellʼarea.

Il viaggio non è finito, la parte più impressionante deve ancoravenire, ripartiamo e percorsi circa 4 chilometri ci troviamo alleporte di Prypjat, la cosiddetta città fantasma. Fondata nel 1970contava 48.000 abitanti soddisfatti della qualità della loro vita;nel 1986 infatti questo era un luogo moderno, verde e confor-tevole in cui viveva il personale che operava nellʼindotto dellacentrale e non solo. Per entrare si passa un altro avampostomilitare, le strade sono invase dalla vegetazione e tutto ciò checi circonda è deserto, il silenzio è assordante. Decine di palaz-zi altissimi in inconfondibile stile sovietico ci circondano comeenormi fantasmi. La sicurezza non è certo la prima preoccu-pazione della nostra guida, ci viene permesso di entrare allʼin-terno di molti edifici, un hotel, una biblioteca i cui volumi sonoancora sparsi sul pavimento, il teatro cittadino dove le gigan-tografie dei leader comunisti sono ancora lì in bella vista. Unpassaggio poi in quello che un tempo era il parco giochi, trauna ruota panoramica arrugginita e gli autoscontro si rileva aterra la massima concentrazione di radioattività della zona,toccare il suolo equivarrebbe più o meno ad effettuare unaradiografia, meglio lasciar perdere. Entriamo poi nel comples-so scolastico, quaderni e libri ancora sui banchi, qualche bam-bola e perfino i resti delle maschere antigas, impossibile nonpensare al destino di tanti di quei bimbi. Ci accompagnano a

vedere ciò che resta della piscina e lʼinterno di alcune abita-zioni, tutte le porte sono aperte e nei corridoi risuona lʼeco. Suitetti degli edifici più alti della città svettano in maniera impo-nente falce e martello ricordandoci chi era al potere allʼepocadel disastro; potere che con omissioni e superficialità ha con-tribuito a rendere questa tragedia immane.Prima di uscire dalla città la guida attira la nostra attenzionesul ponte che stiamo attraversando: “qui la notte dellʼincidentesi radunarono moltissimi cittadini per osservare lʼincendio dellacentrale sottoponendosi ignari ad una potente doccia radioat-tiva, ben pochi di loro sono oggi tra noi”.

Allʼuscita della zona di rispetto veniamo nuovamente sottopo-sti ad un controllo, questa volta attraverso dei Geiger chemisurano la radioattività di ognuno di noi, la speranza è che siaccenda la luce verde altrimenti toccherà lasciare i vestiti edeffettuare una doccia decontaminante, stessa sorte a tutti glioggetti a allʼautovettura che ci ha accompagnati, per fortunasiamo tutti “puliti” e possiamo rientrare a Kiev con unʼimmagi-ne molto più chiara di ciò che ancora oggi rappresenta questaimmane tragedia.

RiflessioniI numeri delle vittime di questo disastro dimostrano la confu-sione e lʼincertezza ancora oggi dilaganti, le autorità russe par-larono allʼepoca di poche decine di vittime, lʼAIEA (AgenziaInternazionale dellʼEnergia Atomica) nel 2005 stimava pocopiù di 4.000 vittime a seguito di tumori dovuti allʼincidente men-tre Greenpeace è arrivato a sostenere che le vittime dirette edindirette supereranno i 6 milioni a 70 anni dallʼevento. Gli studisullʼincidenza delle malattie neoplastiche nei paesi più colpitidal disastro, con particolare riferimento al terribile problemaalla ghiandola tiroidea che nei Paesi più colpiti dal disastro sipresenta in percentuali altamente superiori alla media, lascia-no però poco spazio alle interpretazioni, la misura della trage-dia è chiara in un messaggio di alcuni anni fa dellʼex segreta-rio dellʼONU Kofi Annan che ha affermato che 9 milioni di adul-ti e più di 2 milioni di bambini soffrono delle conseguenze diChernobyl.

Alla vigilia della costruzione in Italia di centrali nucleari qualcheriflessione è dʼobbligo, il risultato del referendum del 1987 cheha sancito lʼabbandono del nucleare da parte dellʼItalia ha unasua logica, gli italiani seppero interpretare meglio di altri lapericolosità di questa tecnologia che allʼepoca era ancorapiena di imperfezioni.

In unʼottica di “ritorno al nucleare” nella nostre penisola, occor-rerà una attenta individuazione di siti idonei e investendo moltonella sicurezza degli impianti. Il principale beneficio per lacomunità, oltre ad un calo dei costi energetici, potrebbe esse-re lʼabbattimento delle emissioni in atmosfera dovute alleattuali centrali a carbone, olio combustibile e petrolio, nondovrà però essere interrotto il percorso obbligato verso leenergie rinnovabili che rappresentano il vero ed unico futurodel Pianeta.

* Davide Livocci - Vigile Volontario distaccamento Collesalvetti (LI) egiornalista pubblicista con il supporto di Kateryna Kelbus giornalistadellʼemittente nazionale ucraina “Channell 5”

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Con adunanza del 25 ottobre 2010 il Consiglio di Stato siè espresso sul parere richiesto dal MinisterodellʼInterno, Ufficio affari legislativi e relazioni parla-

mentari, sullʼemanando schema di decreto del Presidentedella Repubblica recante “Regolamento di servizio del Corponazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dellʼarticolo 140 deldecreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217“.

Di seguito un estratto dal testo contenente osservazioni e sug-gerimenti promossi dal Consiglio di Stato sui quali il MinisterodellʼInterno è chiamato a fornire maggiori dettagli:

5. LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari,con nota 18 ottobre 2010, indirizzata anche al Ministero del-lʼinterno, ha mosso, a sua volta, taluni rilievi critici, con specifi-co riferimento allʼart. 14, commi 1 bis (recte: 2) e 5 (recte: 6)del regolamento, i quali stabiliscono la sovraordinazione delpersonale permanente a quello volontario, indipendentementedalla qualifica rivestita.

Anche in ordine a tali rilievi la Sezione ritiene necessarioacquisire chiarimenti da parte dellʼAmministrazione, tenutoconto che gli stessi pongono questioni meritevoli di approfon-dimento alla luce sia dellʼambito di operatività del presenteregolamento di servizio – che è autorizzato a disciplinare ilsolo personale con rapporto di pubblico impiego – sia delladisciplina del personale volontario, recata dallʼart. 21 deldecreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, n. 76(mantenuta espressamente in vigore fino allʼesercizio deldiverso potere regolamentare previsto dallʼart. 8 del d.lgs. n.139 del 2006), il quale prevede che, ai fini gerarchici, il perso-nale permanente è sovraordinato solo al personale volontariodi pari grado.

Lʼintero documento è visionabile sul sito internet del Consigliodi Stato, al seguente indirizzo:

http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%20C/2010/

201004258/Provvedimenti/201004831_26.XML

Il citato schema di Regolamento –pur dovendo regolamentareil solo personale permanente- includeva alcuni articoli riguar-danti il personale volontario che riportano elementi di contrad-dizione nei confronti di leggi e decreti in vigore da anni e maiabrogati.

Considerata lʼintransigenza del Dipartimento nel voler esclu-dere la scrivente Associazione non solo nelle attività propositi-ve ma anche nelle informazioni sullo stato di avanzamento deilavori di redazione di detto Regolamento, si decideva di per-correre altre strade per persuadere lʼAmministrazione a rive-dere i punti controversi evidenziati nellʼart. 14.

Di seguito si riportano i principali interventi scritti:

Nel periodo luglio 2008 - febbraio 2010 sono state inviatein tempi diversi al Sottosegretario Nitto Palma, al CapoDipartimento Tronca e ai Capi del Corpo nazionale VVFGambardella e Pini quattro lettere di “sensibilizzazione”.

Nella seduta del 16 marzo 2010 alla Camera dei Deputati veni-va presentata unʼinterpellanza parlamentare da parte deideputati on. Caparini, Grimoldi e Gidoni.

Il 26 marzo 2010 veniva inviata una lettera al MinistrodellʼInterno, al Capo Dipartimento e al Capo del Corpo nazio-nale VVF.

Il 18 ottobre 2010 veniva inviato al Ministero dellʼInterno e p.c.al Consiglio di Stato una lettera contenente una memoria sulleincongruenze presenti nellʼemanando Regolamento di servi-zio.

Il Consiglio di Stato boccia il nuovoregolamento di servizio del C.N.VV.F

DI FABIO MARANGONI

(Segretario Generale dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari)

Dalla “giustizia amministrativa” (al contrario dei nostri “datori di lavoro”) sono stati valutatii suggerimenti espressi dallʼANVVFV con lettera raccomandata inviata il 18 Ottobre scorso.

PALAZZO SPADA

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Il 04 novembre 2010 è stata finalmente firmata lalegge 4 novembre 2010, n. 183 e pubblicata sullaGazzetta Ufficiale N. 262 del 09 novembre 2010.

La legge allʼart. 27, comma 7 dispone che:

Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesidalla data di entrata in vigore della presente legge, unoo più decreti legislativi allo scopo di armonizzare, coneffetto a decorrere dal 1° gennaio 2012, il sistema ditutela previdenziale e assistenziale applicato al perso-nale permanente in servizio nel Corpo nazionale deivigili del fuoco e al personale volontario presso ilmedesimo Corpo nazionale, sulla base dei seguentiprincìpi e criteri direttivi:

a) equiparare la pensione ai superstiti riconosciu-ta ai familiari dei vigili del fuoco volontari decedutiper causa di servizio al trattamento economico spet-tante ai familiari superstiti dei vigili del fuoco in serviziopermanente anche nelle ipotesi in cui i vigili del fuocovolontari siano deceduti espletando attività addestrati-ve od operative diverse da quelle connesse al soccor-so;

b) equiparare il trattamento economico concessoai vigili del fuoco volontari a quello riconosciuto aivigili del fuoco in servizio permanente in caso di infor-tunio gravemente invalidante o di malattia contratta percausa di servizio, includendo anche il periodo di adde-stramento iniziale reso dagli aspiranti vigili del fuoco atitolo.

La succitata legge è entreta in vigore il 24/11/2010.

Firmata la legge che equipara“volontari e permanenti” in casod’incidente in servizio o istruzione

A CURA DELLA REDAZIONE

Con questo provvedimento è stata finalmente sanata una delle disparità ditrattamento fra personale permanente e volontario in materia previdenziale e

assistenziale in caso di incidente nellʼambito del servizio di soccorso o di istituto.

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IlCorpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico(CNSAS) nasce quale costola del Club AlpinoItaliano (CAI) il 12 dicembre del 1954; fin dalla

nascita il Corpo collabora attivamente (e forse senzascrezi) col Corpo di Soccorso Alpino della Guardia diFinanza.

La Legge 21 marzo 2001, n°74 “Disposizioni per favorirelʼattività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino espeleologico” ribadisce che detto Corpo provvede in par-ticolare al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e alrecupero dei caduti nel territorio montano, nellʼambienteipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale.Restano ferme le competenze e le attività svolte da altreamministrazioni o organizzazioni operanti allo stessofine; nel caso di intervento di squadre appartenenti adiverse organizzazioni, la funzione di coordinamentoè assunta dal responsabile del CNSAS.

Allʼindomani dellʼentrata in vigore della legge 74/2001 sicreò un poʼ di scompiglio sul piano istituzionale perché,ad una prima lettura, sembrava spettassero al CNSAS -nelle operazioni di soccorso e di recupero dei caduti nelterritorio montano, nellʼambiente ipogeo (sotterraneo) enelle zone impervie - poteri di coordinamento anche neiconfronti delle Amministrazioni Pubbliche.

Persino Fabio Tossut, “direttore vice dirigente” dei VVF,

in un articolo su “obiettivo sicurezza” (Rivista Ufficiale delCNVVF), nellʼultimo numero del 2007 pare avvalorarequesta tesi. Il dirigente/articolista sostiene che – nono-stante una legge e un decreto legislativo assegnino aicomandanti provinciali dei VVF la diretta responsabilitàdellʼorganizzazione dei servizi antincendi e dei soccorsitecnici in genere– la normativa trasferisce la funzionedi coordinamento delle operazioni di soccorso dalcomandante provinciale dei VVF al responsabile delCNSAS solamente nelle zone impervie e nellʼambi-ente ipogeo.

Ma una prima risposta lʼaveva già data il Consiglio diStato molto prima, nel 2002 (interpellato dal MininternoDip. VVF). Il C.d.S. aveva messo un poʼ dʼordine esclu-dendo la competenza esclusiva o prevalente del CNSASin materia di soccorso alpino e speleologico ma non tra-sferendo le competenze al Corpo Nazionale dei Vigili delFuoco, anzi mettendo i due “Corpi” sullo stesso piano.

Il Consiglio di Stato infatti ritenne che il CNSAS, al qualeè attribuito comunque il coordinamento delle altre orga-nizzazioni che non costituiscono strutture del servizionazionale della protezione civile dovrà attenersi, perquanto riguarda il coordinamento con le altre strut-ture nazionali, alle indicazioni per il raggiungimentodelle finalità di coordinamento operativo che saran-no dettate dal dipartimento della protezione civile e

È una vecchia diatriba quellasul coordinamento dei soccor-si in territorio montano, nel-lʼambiente ipogeo (sotterra-neo) e nelle zone impervie delterritorio nazionale. Dal oltrecinquantʼanni del soccorso sene occupa il CNSAS ma ilCorpo Nazionale VVF (statale)– specialmente dallʼistituzionedei nuclei SAF – non accettadʼessere “surclassato” daunʼorganizzazione di volonta-riato. Sulla materia si sonosusseguite circolari, lineeguida e note di chiarimento; ese bastasse un poʼ dʼumiltà?

CHI COMANDA IN MONTAGNA E IN GROTTA?DI ANTONIO ASCANIO MANGANO

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che saranno riprese dalle autorità preposte per legge allagestione dellʼemergenza. Allo stesso modo dovràregolarsi il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Talesistema, estremamente complesso, risponde ad unalogica che consente di valorizzare, nei diversi interventi,le specificità professionali delle diverse strutture operati-ve nazionali del servizio della protezione civile. È evi-dente che il pericolo sotteso ad un sistema del genere èche nellʼemergenza non si individui tempestivamente unpunto di riferimento per lʼagire immediato; ma si tratta diun pericolo più teorico che pratico ove il Dipartimentodella protezione civile dia indirizzi preventivi chiari e con-divisi dalle diverse amministrazioni. Pericolo più teoricoche pratico anche in quanto il coordinamento dellʼe-mergenza è attribuito ex lege ai prefetti e ai sindaci anorma degli articoli 14 e 15 della legge 225/1992.

Detta legge recita infatti:

Il prefetto assume la direzione unitaria dei servizi diemergenza da attivare a livello provinciale, coordinando-li con gli interventi dei sindaci dei Comuni interessati;

Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Alverificarsi dellʼemergenza nellʼambito del territorio comu-nale, il sindaco assume la direzione e il coordina-mento dei servizi di soccorso e di assistenza allepopolazioni colpite e provvede agli interventi necessaridandone immediata comunicazione al prefetto e al presi-dente della giunta regionale.

Spetterà pertanto al Prefetto o al Sindaco – argomentanel suo “parere” il Consiglio di Stato”, in caso di emer-genza, indicare quale struttura del servizio della prote-zione civile debba coordinare sul campo gli interventi.Non esiste infatti nessuna disposizione di legge chedi per sé attribuisca ad una delle strutture direttopotere di coordinamento delle altre, né si può ritene-re che tale potere discenda di per sé dallʼapparte-nenza allʼamministrazione statale posto che la leggeistitutiva del servizio nazionale pone tutte le struttu-re sullo stesso piano.

Il 5 agosto 2010 lʼUfficio del Commissario Straordinariodel Governo per le Persone Scomparse, presso ilMinistero dellʼInterno ha emanato delle linee guida perfavorire la ricerca di individui spariti ed il “problema” delcoordinamento sʼè riproposto. Infatti il documento preve-de, nel caso di ricerca in zona non antropizzata (cioènon raggiungibile attraverso le normali vie di comunica-zione), la competenza del CNSAS ad intervenire e acoordinare le diverse Organizzazioni/Enti e Associazionidi volontariato, ivi compresa la individuazione del ritrovologistico ove far confluire le forze mobilitate, in stretto

collegamento con la Prefettura competente, sentito ilSindaco del Comune interessato, richiederà, eventual-mente, il coinvolgimento di ulteriori forze da far concor-rere alle operazioni di ricerca.

Tutti i dubbi sono comunque stati fugati con un docu-mento dello stesso “Commissario Straordinario” che il 5ottobre u.s. ha risposto alla richiesta di chiarimenti. Indetta circolare chiarificatrice, il commissario Pentarimanda al parere del Consiglio di Stato il quale si pro-nunciò appunto nel 2002 escludendo lʼintenzione dellegislatore di conferire al CNSAS il coordinamento dellestrutture nazionali componenti il Servizio di protezionecivile. Ciò non significa che la competenza del coordina-mento sia passata in automatico al CNVVF anzi tuttʼaltro.

Resta da capire quali siano le altre organizzazioni chenon costituiscono strutture del servizio nazionaledella protezione civile che il Corpo Nazionale SoccorsoAlpino e Speleologico potrebbe/dovrebbe coordinare dalmomento che lʼArticolo 6 della legge 225/1992 recita:

Componenti del Servizio nazionaledella protezione civile:

1. Allʼattuazione delle attività di protezione civileprovvedono, secondo i rispettivi ordinamenti e le rispetti-ve competenze, le amministrazioni dello Stato, le regio-ni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi con-corrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricercascientifica con finalità di protezione civile, nonchè ognialtra istituzione ed organizzazione anche privata. A talfine le strutture nazionali e locali di protezione civile pos-sono stipulare convenzioni con soggetti pubblici e priva-ti.

2. Concorrono, altresì, allʼattività di protezione civi-le i cittadini ed i gruppi associati di volontariato civile,nonchè gli ordini ed i collegi professionali.

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L U N O T T IF I N E S T R I N IP A R A B R E Z Z AS p a c c a r e i c r i s t a l l i d i u n ’ a u t om o b i l e p u ò s em b r a r e u n a d e l l e a t t i v i t àp i ù s em p l i c i d e l v i g i l e d e l f u o c o m a d a q u e s t ’ o p e r a d i s t r u t t i v a r i s c h i a m os p e s s o d i f a r c i p r e n d e r e l a m a n o e d i m e n t i c h i a m o c h e a l l ’ i n t e r n o d e l l ea u t om o b i l i c i s o n o f e r i t i i n c a r c e r a t i / i n c a s t r a t i ( * ) p e r i q u a l i o g n i c o l p o os c o s s o n e p o s s o n o t r a s f o r m a r s i i n u n ’ u l t e r i o r e t r a um a o d i n u n o c h o c k .

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Gli interventi sui parabrezza osui cristalli esigono alcuneprecauzioni volte a proteg-

gere sia i soccorritori che la vittimaintrappolata nellʼautovettura. Il vigiledel fuoco dovrà fare particolar atten-zione ai vetri frantumati in modo chequestʼultimi non finiscano addossoai feriti da estrarre. Dal canto suo, ilpompiere, dovrà indossare DPI(dispositivi di protezione individualicompleti) compresa visiera (occhialiprotettivi) e guanti.

1° I cristalliQuesti sono installati sulle fiancatelaterali del veicolo (portiere e vetrifissi) e nella parte posteriore (lunot-to). In quasi tutte le vetture, ormai,gli alzacristalli sono elettrici; se laportiera è deformata potrebbe nonessere possibile far discendere ivetri.Questi vetri sono realizzati in cristallo temperato e non“a strati” a differenza dei parabrezza che sono general-mente in vetro laminato, ovvero formato da due lastre divetro e da uno strato di plastica intermedio. I cristallitemperati hanno la peculiarità di frantumarsi in piccolipezzetti di vetro che possono ferire superficialmente lacute ma sono molto pericolosi per gli occhi. I soccorrito-ri dovranno quindi proteggere il viso e le mani delle vitti-me prima di spaccare

un vetro odeseguire una manovra che potrebbe far “saltare” un cri-stallo (ovviamente non bisognerà coprire la bocca e ilnaso del ferito). In alcuni veicoli moderni (es. alcunimodelli di Mercedes e Renault), anche i vetri laterali edil lunotto sono realizzati con vetri laminati; così facendo

si riduce al minimo la possibilità di proiezione di pas-seggeri al di fuori del veicolo o traumi agli arti in caso discontri o ribaltamenti.

Spaccare un cristallo è spesso il modo più rapidoper sbloccare una portiera e permettere lʼingresso diun primo soccorritore, in questo caso:• Scegliere un vetro vicino al quale non vi siano

occupanti;• Se non è possibile fare altrimenti, “nastrare”

(se è possibile farlo rapidamente) il cristallo contre o quattro strisce adesive (se piove non saràpossibile) e se la vittima è cosciente chiederle dichiudere gli occhi;

• Spaccare il vetro con un apposito “punteruolo”(o attrezzo similare), puntando sullʼangoloinferiore vicino al pistoncino della sicura;

• Se possibile, staccare a mano i frammenti divetro dallʼinterno verso lʼesterno dellʼauto.

2° Il parabrezzaDal 1984 tutti i parabrezza delle automobili sono di tipocon vetro laminato: un foglio di plastica vinilica è inter-posto tra due fogli di vetro. In caso dʼincidente il vetro sifenderà intorno al punto dʼimpatto ma il foglio di plasticainterno manterrà appiccicati i frammenti di vetro; saràancora garantita la visibilità attraverso il vetro. Molto difrequente ormai, il lato interno del parabrezza è a suavolta ricoperto dʼuna pellicola in plastica antilacerante.Tutti i soccorritori dovrebbero sapere che il parabrezzanon è frantumabile con i comuni attrezzi usabili invecesui cristalli laterali e che, in alcuni casi, persino i vetri

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laterali potrebbero essere di tipo laminato.

3° Sistema di fissaggio del parabrezzaI parabrezza delle automobili moderne sono oramai tuttidi tipo “incollato”alla carrozzeria a mezzo dʼun giunto inmastice adesivo in resina termoindurente. Nelle vetturedʼepoca ed in quelle di vecchia concezione possiamotrovare ancora dei parabrezza fissati a pressionemediante lʼuso di sole guarnizioni in gomma e, a volte,ricoperti da una cornice dʼalluminio o acciaio inox.

4° Rimozione di un parabrezzaEssendo sempre più difficile imbattersi in cristalli di vec-chio tipo, tratteremo i soli parabrezza di tipo “incollato”.(è possibile tuttavia rimuovere i vecchi parabrezzadistaccando dapprima la guarnizione esterna-aiutandosicon un coltello da giardiniere ad esempio-per poi forza-re il cristallo con un cacciavite e spingere il vetro dallʼin-terno).

Esistono diversi sistemi per lʼasportazione dei “para-brezza moderni”:uno degli attrezzi più semplici ed economici è il seghet-to manuale Glasmaster, un utensile leggero (1,5 Kg) eautonomo che permette di asportare parabrezza lami-nati e incollati (brevettato da Wehr Engneering USA).

Holmatro commercializza un utensile di taglio per para-brezza: il meccanismo a rotazione manuale fa schizza-re pochissimi frammenti di vetro e trattiene al suo inter-no le “briciole” segate.

Libervit, Lukas e Bemaex producono dei “sega para-brezza” pneumatici da collegare alle comuni bomboledʼaria compressa che utilizziamo per gli autorespiratori oi cuscini vetter.

Esistono inoltre seghetti alternativi elettrici o a batteriache montano apposita lama per il taglio dei parabrezza,tuttavia lʼattrezzo manuale resta il più pratico e veloceda usare.

Anche nelle bozze di POS (Procedure OperativeStandard) emanante dal CNVVF nel 1998 si facevagià riferimento ai parabrezza di tipo incollato:

Asportazione del cristallo anteriorePraticare un taglio nei montanti anteriori allʼaltezza dellabase e dellʼattaccatura del tetto.Per le vetture con i cristalli fissati con colle siliconiche,lʼasportazione può avvenire solo mediante il taglio utiliz-zando attrezzi speciali (combinazione valentina)

(*)PAZIENTE INCASTRATO Si intende un paziente trattenutoallʼinterno del veicolo da arti o altri segmenti anatomici inca-strati tra le strutture del mezzo.PAZIENTE INCARCERATO Si intende un paziente bloccatoallʼinterno del veicolo per lʼimpossibilità di essere raggiunto(Esempio: portiere bloccate, veicolo deformato o in posizionenon raggiungibile).

Fonti:-“La desincarceration dansle cadre des operations de socours routier”Raymond Fusilier edito da France Selection;-Linee guida compilazione della scheda MSB (SsUEm 118 Milano);

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L’evento, che è stato sostenuto dalla AECI(LʼAgenzia spagnola per la cooperazione allosviluppo internazionale) ha riunito istituzioni,

professionisti e specialisti provenienti da 37 Paesi diver-si. Tra i temi affrontati la protezione della popolazione,dei beni e dellʼambiente da pericoli derivanti da disastri,con un approccio trasversale alla riduzione del rischio.Sono quindi stati proposti programmi e progetti multila-terali di cooperazione su questi aspetti.

Per lʼoccasione è stato messo a punto un programmaglobale scientifico per lʼanalisi delle varie tipologie dirischio, delle vulnerabilità e dei pericoli ad esse associa-ti, in unʼottica di riduzione del rischio e prevenzione dellecatastrofi. Il convegno è stata anche unʼopportunità perpaesi e istituzioni per presentare i risultati conseguitinella realizzazione degli obiettivi e dei traguardi fissatidalla Conferenza Mondiale sulla riduzione dei disastri(World Conference on Disaster Reduction) tenutasi aHyogo, in Giappone nel 2005, volta a programmare ildecennio successivo.

Nel corso dei vari laboratori sono stati esposti alcuniprogetti realizzati a Cuba con il sostegno della AECI chefanno parte degli accordi esistenti tra il sistema cubanodi protezione civile e lʼONU. Tra questi il “Safe Hospital”e la realizzazione di sistemi dʼallertamento nelle provin-ce orientali di Santiago di Cuba e Houlguìn in collabora-zione col centro allerta meteo dellʼistituto diMeteorologia di Cuba e dei Caraibi. Progetti realizzatisotto lʼegida del UNDP, il programma delle Nazioni Uniteper lo sviluppo.

Il nostro rappresentante, Paolo Volpi, nel corso del suointervento, ha illustrato la struttura del sistema di prote-zione civile in Italia con particolare riferimento allʼestin-zione degli incendi e al soccorso tecnico urgente.

“Storicamente i volontari dei vigili del fuoco, una voltacomunali, sono la componente più vicina alle popolazio-ni in quanto vivono con esse e pertanto la maggiore sen-sibilità esercitata contribuisce a rendere la società in cuiviviamo più attenta e quindi più sicura.” -ha detto Volpinella sua relazione molto apprezzata dai presenti- e hapoi fatto un confronto tra la realtà pompieristica italianae quella europea- “In Italia si vive una contraddizioneclamorosa rispetto ai Paesi Europei, infatti il numero deivolontari è nettamente inferiore a quello delle altrenazioni, basti sapere che nella mia penisola ci sono solo6mila pompieri volontari e la vicina Germania ne contaquasi un milione e 200mila.”Volpi ha snocciolato le cifre dei paesi europei, dati cheindicano la consistenza numerica dei vigili del Fuocovolontari, tutto questo dovuto alla cultura del rischio, allavolontà politica e amministrativa e ad una normativaadeguata che permette di contare su una forza semprepronta e disponibile per intervenire.

In conclusione del suo intervento Volpi ha invitato lenazioni interessate ad uno scambio dʼesperienze nelsettore operativo al fine di apprendere le rispettive meto-dologie dʼintervento ma anche conoscere le attrezzatu-re, i dispositivi di protezione individuale e tutte quelleprecauzioni messe in atto per sicurezza degli stessi soc-corritori.

Si sono svolti a LʼAvana,Cuba, lʼottavo congressointernazionale sulle catastrofie la quarta conferenzainternazionale dei vigili delfuoco. A rappresentare lanostra AssociazioneNazionale è stato delegatolʼUfficiale Volontario PaoloVolpi, operativo nellʼaretino,già consigliere nazionalereferente per la Toscana.

P O R U N M U N D O M À S S E G U R OOrganizzato dallo Stato Maggiore della Difesa Civile di Cuba,

“Per un mondo più sicuro”, sʼè tenuto al palazzo delle conferenze de LʼAvana.

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Questa volta le fiamme provenivano dalla sacre-stia del seminario della Basilica di Santa Mariadella Salute e, in un primo momento quantome-

no, sʼè temuto il peggio.

Grazie anche ad un tempestivo allarme ricevuto daicustodi, i VVF veneziani, coordinati dal funzionario diguardia e dallo stesso Comandante Provinciale, sonoriusciti ad aver ragione delle fiamme e hanno evitato chela basilica andasse distrutta.

Nel corso delle operazioni di spegnimento dellʼincendio,le cui cause sono ancora da accertare, sono state dan-neggiate diverse opere presenti allʼinterno della sacre-stia. In particolare, ad aver subito i danni maggiori è latela ʻDavide e Goliaʼ del Tiziano. Lʼopera è rimasta dan-neggiata, non dalle fiamme ma dallʼacqua delle pompeazionate dai vigili del fuoco penetrata nei piani sotto-

stanti e, per ordine della sovrinten-denza, è stata subito distaccata dalsoffitto cui era appesa.

Il ʻDavide e Goliaʼ di Tiziano ʻʼnon hasubito danni irreparabili dal punto divista della ʻpresentazioneʼ né perquanto riguarda lo stato dei colori. Ilrestauro non dovrebbe essere pro-blematicoʼʻ, ha assicurato il sovrin-tendente per i Beni artistici statali,Vittorio Sgarbi, precisando che letele di Tiziano ʻcolpiteʼ dai getti dʼac-qua che hanno spento lʼincendioʻʼsono tre: ʻAbele e Cainoʼ, ʻAbramoe Isaccoʼ e ʻDavide e Goliaʼʻʼ.

ʻʼLe prime due tele - spiega -sono state solamente sfiorate dalgetto e dovrebbero aver subitodanni solo al telaio, mentre - prose-gue Sgarbi - lʼaltra è stata investitada unʼondata potente e continuae lì il telaio è stato sicuramentedanneggiatoʻʼ.

Lo stesso Sgarbi, pur preoccupatoper la sorte delle opere dallʼinesti-mabile valore, dimostra serenitàperché questa volta (al contrario diquanto si fece per La Fenice) i pom-pieri hanno usato acqua dolce pro-veniente da una rete idrica antin-cendi di recente costruzione mentrenel ʼ96 attinsero acqua salata dallalaguna stessa.

DANNI ALLA TELA DEL TIZIANO

DOVUTI ALL’ACQUA DEI POMPIERI!MA ERA PROPRIO NECESSARIA?Ennesimo spettacolare incendio in laguna a Venezia e ad

essere colpito è sempre un edificio storico. A tanti veneziani,nella notte del 30 agosto, deve esser tornato alla mente ildevastante incendio che distrusse il Teatro La Fenice nelgennaio del 1996; già 150 anni prima il teatro era andato

interamente in fumo per poi venir ricostruito da zero.

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La salsedine avrebbe creato danni ben maggiori esiamo dʼaccordo ma perché, invece, sul territorio italia-no (escluse le Province Autonome) non sʼè ancora pen-sato -se non in via del tutto sperimentale- allʼutilizzo dischiume estinguenti più o meno asciutte, “montate” conlʼausilio dellʼaria compressa?

Negli interventi di spegnimento, è una regola base deiVVF, i danni provocati dallʼacqua estinguente nondovrebbero mai superare quelli provocati dal fuocostesso ma spesso i pompieri preferiscono non lesinarenellʼuso delle lance e può capitare di rovinare intere abi-tazioni pur di spegnere freneticamente pochi metri qua-dri di tetto incendiato ad esempio.

Non si vuole ovviamente mettere in dubbio la bontàdella manovra messa in atto dalle squadre del ComandoVeneziano perché, ne siamo convinti, se non avesseroagito come invece hanno fatto, la basilica sarebbeanche potuta bruciare del tutto.

Eʼ onesto intellettualmente, invece, ammettere che esi-stono nuovi metodi di spegnimento alternativi, spessopersino più efficaci e decisamente meno invasivi. Giustoper non voler privilegiare un produttore rispetto ad unaltro, parleremo solo del sistema, senza voler necessa-riamente pubblicizzare lʼuno o lʼaltro prodotto.

Si tratta di schiume filmogene, prodotte da appositi“miscelatori” che, a differenza dei “premescolatori” tradi-zionali (i quali, comʼè noto, sfruttano il solo effettoVenturi per mischiare il liquido schiumogeno con lʼacquain pressione), utilizzano un compressore dʼaria cheserve a far “gonfiare” la speciale schiuma, prima dellʼim-missione nelle tradizionali manichette.Un “sistema schiuma ad aria compressa” è composto dauna pompa centrifuga tradizionale (quella delle APSsolitamente) abbinata ad un meccanismo dʼiniezione adaria compressa che genera schiuma. Lo stesso com-pressore produce energia che serve a spingere la schiu-ma estinguente più lontano di quanto farebbe la pompatradizionale ad acqua.

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Un sistema di questo tipo comprende: una pompa cen-trifuga, una sorgente dʼacqua, un bidone di schiumoge-no concentrato, un compressore dʼaria. Inoltre sononecessari un sistema dʼiniezione di schiuma con propor-zionatore, una camera di miscelazione ed un sistemaelettronico di controllo che serve a garantire il giusto mixdi schiumogeno, aria ed acqua.

La schiuma ottenuta da detti sistemi, oltre a ridurre lacapacità del combustibile di cercarsi una fonte dʼossige-no, aderisce a soffitti e pareti rendendoli pressoché inat-taccabili dal fuoco, inoltre aiuta a ridurre rapidamente ilcalore riducendo quasi a zero la produzione di vaporeacqueo bollente.

Sistemi come quello descritto possono essere montatisia sui mezzi antincendio tradizionali (autopompe) sia sumezzi leggeri quali furgoni polisoccorso e pick-up: suquesti ultimi il compressore viene spesso sostituito dauna bombola di gas propellente (azoto o CO2).Uno dei vantaggi di questa apparecchiatura è che la

produzione della “schiuma” avvienedirettamente allʼinterno del sistemaper giungere alle tubazioni già for-mata e molto molto leggera.Lʼapparecchio produce prevalente-mente una schiuma asciutta ma èpossibile, in alcuni sistemi, regolar-ne il grado dʼumidità per ottenere unestinguente più o meno bagnato indipiù o meno pesante. Occorronospecifici liquidi schiumogeni e nonpossono essere utilizzati quelli tradi-zionali a base organica. Solitamentedalle apparecchiature di questo tipoè possibile selezionare almeno duetipi di liquidi estinguenti: per incendidi classe A (solidi infiammabili)oppure di classe B (idrocarburi).

Nell’incendio dell’Hotel Des Alpes di Madonna diCampiglio (pubblicato su questo numero a pagg. 36/39)fu utilizzato un sistema di spegnimento a “schiu-ma compressa” dato che tre dei Corpi intervenutine erano dotati. (in totale operarono 135 vigili del fuocovolontari, provenienti dai corpi di tutta la Valle Rendena).

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Un altro dei vantaggi dellʼutilizzo di dette “schiume com-presse” è dato dal notevole “risparmio” dʼacqua; nonsempre infatti sono disponibili risorse idriche adeguatenelle vicinanze dellʼincendio ed occorre formare lunghecondotte oppure fare la spola con le autobotti.

Un “sistema tipo” riesce a produrre ca. 8000 litri di schiu-ma usando solamente mille litri dʼacqua e soli tre litri diliquido schiumogeno; il compressore, in questo caso,inietterà ben 7.000 litri di sola aria. Rapportando questinumeri alla nostra realtà (CNVVF), con una sola APS(Auto Pompa Serbatoio) di piccole dimensioni, aventeserbatoio idrico da 2.000 litri, riusciremmo a produrre-nellʼimmediato e senza lʼuso di una risorsa idrica ester-na-ben 16.000 litri di “prodotto estinguente”, lʼequivalen-te in acqua di più di due ABP (Auto Botte Pompa).

Le bolle di schiuma evaporano durante lʼassorbimen-to di calore senza che vi sia una perdita di agenteestinguente.

Il 90 % dellʼacqua di spegnimento viene perduta.

Lʼalta capacità legante della schiuma porta ad unacapacità estinguente dellʼ80 % ca.

Efficienza estinguente del solo 10 % utilizzandoacqua a pressione normale.

La bassa tensione superficiale della schiuma specifi-ca, permette la penetrazione dellʼestinguente nelcombustibile evitando la riaccensione di questʼultimo.

Lʼelevata tensione superficiale dellʼacqua, non per-mette una efficace penetrazione nel combustibile.

Danni da H2O non potranno ovviamente essere evi-tati e grandi quantitativi di acqua contaminata verran-no dispersi nellʼambiente.

Nessun danno dʼacqua si verificherà utilizzando lasola schiuma per lo spegnimento.

SISTEMA A SCHIUMA COMPRESSA SISTEMA TRADIZIONALE CON ACQUA

SISTEMI DI SPEGNIMENTO A CONFRONTO

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8.6 Personale Volontario: insegnamento teorico ed esercitazioni di guida(Sostituisce la Nota IFP prot. n. 5163/4507 del 23/6/1995)

Per le difficoltà di apertura di Distaccamenti Volontari, legate alla mancanza di personale munito di Patente di guida VF diCategoria adeguata, anche allo scopo di favorire la diffusione sul territorio nazionale di tali presidi, al personale Volontario dicui trattasi, lʼinsegnamento teorico e le esercitazioni di guida, formanti programma di specifico corso per il conseguimento dellePatenti di 2^ e 3^ Categoria, possono essere impartiti direttamente da personale appartenente al Distaccamento stesso o adaltro Distaccamento Volontario, purché abbia Qualifica minima di Capo Squadra e sia in possesso di Patente di guida VF noninferiore alla 3^ Categoria da almeno dieci anni.

La frequenza dei partecipanti ai corsi di cui sopra dovrà essere attestata da dichiarazione sottoscritta dal CapodistaccamentoVolontario e dallʼautista Istruttore.

IN T E RV E N T I E RE P L I C H E

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TESTO UNICO DELLE NORME INTERNE CHE DISCIPLINANO LE PATENTI TERRESTRI.Nello scorso numero (VFV n° 5/2010) avevamo scritto – facendo affidamento su un documento emanato dalDipartimento VVF, Soccorso Pubblico e difesa civile a dicembre 2009 - che capi squadra volontari, in possesso daalmeno 5 anni di patente di terza categoria, potessero “impartire insegnamento teorico ed esercitazioni di guida”.

Il testo di detto documento – con circolare n° 3 del 1 giugno 2010 - ha in realtà subito delle modifiche e la“anzianità di patente” (di personale con grado minimo di CSV), necessaria per poter impartire lezioni guida, è stataaumentata a 10 anni.

Il “Testo Unico patenti terrestri” non prevede – almeno sino ad ora – alcun corso di formazione per “abilita-re” detti qualificati volontari allʼinsegnamento teorico e alle esercitazioni di guida.

Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

8.4 Istruttori di Guida VF Patenti Terrestri(Sostituisce lʼArt. 5.3 della Circolare IFP prot. n. 6847/4507 del 25/7/1994)

Il titolo di Istruttore viene rilasciato al personale VV.F. con Qualifica non inferiore a Capo Squadra, in possesso, da almeno cin-que anni, di Patente VF non inferiore alla 3^ Categoria, ovvero della 4^ Categoria per il rilascio della Patente equivalente, e cheabbia seguito apposito corso teorico-pratico con superamento degli esami finali.

Gli Istruttori saranno nominati con apposito attestato, a firma del Dirigente dellʼArea Coordinamento e Sviluppo della Formazionedella Direzione Centrale per la Formazione.

Lʼistruttore deve a tutti gli effetti vigilare sulla marcia del veicolo, intervenendo tempestivamente ed efficacemente in caso dinecessità.

8.5 Docenti delle Materie Teoriche(Sostituisce lʼArt. 5.4 della Circolare IFP prot. n. 6847/4507 del 25/7/1994)Le docenze nelle materie teoriche dei corsi di cui al punto 8.3 saranno effettuate da Dirigenti, Funzionari e Formatori di provataesperienza professionale nella materia, ovvero, ove si renda necessario, da esperti esterni di provata capacità negli specificiargomenti.

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F.T.A.V. Giuseppe Parrinello

C/O Distaccamento Volontario VV.F. Maletto

Viale A: Moro 73/D – 95035 Maletto (CT)

AL SIG. COMANDANTE PROVINCIALE VV.F.

C A T A N I A

e, p.c. AL SIG. CONSEGNATARIO

Oggetto: Richiesta Il distintivo metallico di riconoscimento. Reitera.

Il Decreto del Ministero degli Interni del 22/10/2007 prescrive la consegna del distintivo in ogget-to a tutto il personale operativo del Corpo Nazionale VV.F.

In data 06/08/2009, lo scrivente aveva avanzato una prima istanza tendente allʼottenimento diquanto citato in oggetto, ricevendo, nonostante lʼassenso del Consegnatario, la negazione del perso-nale del magazzino con la giustificazione che detto ausilio non spetta al personale volontario.

Nellʼosservare, con la presente, una errata auto-attribuzione del potere decisionale su specificiargomenti da parte di meri esecutori, si reitera la richiesta direttamente al Sig. Comandante, precisan-do che la norma non esclude la consegna del distintivo al personale volontario, specificando, comeunico requisito lʼappartenenza al ruolo operativo del Corpo.A tal fine, esclusivamente per facilitare la lettura della presente richiesta, si allegano gli stralci norma-tivi di riferimento inerente la fornitura dei distintivi in esame nonché sui compiti e quindi lenecessitàoperative (del tutto analoghe al personale permanente).

Estratti normativi:Ministero dell'Interno - Decreto 22 ottobre 2007Approvazione dei nuovi distintivi di qualifica e dei distintivi metallici di riconoscimento per il personale dei ruolidei Vigili del fuoco, dei capi squadra e dei capi reparto del Corpo nazionale dei vigili del fuocoOmissis…

Art. 3.

1. Il distintivo metallico di riconoscimento per tutto il personale operativo del Corpo nazionale dei vigi-li del fuoco, da utilizzare in occasione dello svolgimento del servizio di istituto in abito civile, è determinato nellafoggia e nelle caratteristiche riportate nell'allegato C, che costituisce parte integrante e sostanziale del presentedecreto.

Si rimane in attesa di cortese riscontro nei termini previsti dalla legge 241/90 e L.R. 10/91.Si allega tessera di riconoscimento e nota del 06/08/2009.

Deferenti saluti.F.T.A.V. Giuseppe Parrinello

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L’INTERVENTO AL DES ALPESDI MADONNA DI CAMPIGLIOMadonna di Campiglio dispone di circa 30.000 postiletto, 5.000 dei quali nei molti alberghi presenti nellalocalità, un numero considerevole che la rende unatra le più importanti località dell’arco alpino Italiano.

DI FRANCO LUCONI BISTI *

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La data del 31 dicembre corri-sponde quasi sicuramente algiorno ove si registra il tutto

esaurito, e così era ovviamenteanche nel 2007. Erano circa le 11 e35 di una giornata illuminata da unfreddo sole invernale, quando le sire-ne dei vigili del fuoco annunciaronoquello che sarebbe diventato il giornopiù lungo della storia dei pompierilocali e non solo. Una colonna difumo si alzava dal lato nord del salo-ne Hofer, la costruzione storica adia-cente allʼhotel Des Alpes, il primoalbergo di Campiglio ristrutturato afine anni 80, ultimo ricordo della pre-senza della principessa Sissi e dellesue villeggiature in paese. Bruciava ilsuo tetto di “scandole” di legno di pic-cola pezzatura e minimo spessorema soprattutto segnate dal tempo,copertura del salone delle festedecorato in stile liberty alpino con alsuo interno il quadro della Madonnadi Campiglio e i volti della Sissi e di Francesco Giuseppedipinti del pittore Hofer e simbolo della località e del suonome.Sui balconi adiacenti alcuni membri del personale cerca-vano disperatamente di spegnere le fiamme che si leva-vano già alte, con scarsi risultati. Il 31 dicembre a quellʼo-ra il consumo idrico è considerevole per il lavoro deglialberghi e dei ristoranti; senza contare le utenze private, iparrucchieri, le estetiste e centri benessere, tutti intenti aipreparativi per la festa più mondana dellʼanno, questo sitraduceva in una pressione quasi inesistente nellʼacque-dotto ben visibile nei getti delle manichette incapaci dicontrastare il fuoco. Predisponemmo quindi una mandatadi soccorso utilizzando una motopompa che pescava dalvicino fiume Sarca garantendo il rifornimento delle APS,

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mentre nel frattempo si apriva un acquedotto di soccorso.Lʼincendio di una struttura alberghiera è tra i più comples-si da gestire soprattutto in un frangente cosi particolare.La catena di comando e controllo si rivelò complicata emolto fu deciso in brevissime riunioni tra i vari comandan-ti saliti a Campiglio da molte località. Lo scenario di inter-vento variava con rapidità e le decisioni di conseguenzaerano da prendere settore per settore. Oltre alle difficoltàoperative, si aggiungevano anche quelle ingombranti,delle presenze di alcuni giocatori di serie A, del fratello diLuca Cordero di Montezemolo e del fratello di GuidoBertolaso e di qualche magnate russo che scatenarono Tve giornalisti, ma questo non era rilevante per le operazio-ni di spegnimento, pur dovendo riconoscere lʼinsistenzaanche in momenti cosi delicati della ricerca di notizie. Unaserie di situazioni difficili si stava preparando a metterci adura prova. Innanzitutto la presunta mancanza di un ospi-te dellʼhotel, fortunatamente rintracciato sulle piste pocolontane ci diede la possibilità di limitare le operazioni disalvataggio. Devo dire che la perfetta esecuzione del pro-tocollo di evacuazione degli ospiti e del personale nono-stante la paura attanagliasse tutti i presenti, fu molto posi-tiva, la lucidità in questi casi è fondamentale. Molto più dif-ficile si profilava lʼintervento di spegnimento, la mancanzadi unʼ autoscala ci impediva di intervenire rapidamente edirettamente in quanto la superficie del tetto era coperta dineve e quindi estremamente pericolosa, rendendo rischio-sissima la presenza dei pompieri sulla copertura senza leadeguate sicurezze. Era impossibile salire sul tetto e pra-ticare gli squarci necessari a interrompere il tetto e di con-seguenza la continuità del combustibile. Inoltre la nevestessa, al contrario di ciò che si possa pensare, rappre-sentava una barriera allʼazione delle lance e degli estin-guenti. Malgrado tutto ci si preparava al peggio predi-sponendo il personale e i mezzi per una forte azione di

attacco, ma questa in seguito nongenerò i frutti sperati.Allʼinterno del salone creammo laprotezione del dipinto originaledellʼ800 dedicato alla Madonna diCampiglio, posto esattamente sottola zona primariamente interessatadalle fiamme, monitorandolo costan-temente con lʼuso delle termocameree utilizzando getti molto leggeri enebulizzati per non compromettere lasua integrità. Il dipinto a olio si rivelòsolido e resistente malgrado la suagrande superficie circa 21 MQ e lasua età. La temperatura non sali maial disopra degli 80 gradi e questo difatto, impedì allo stesso di procuraredelle ustioni alla tela.Una piccola nota di colore, nellaparte più a destra della tela è rappre-sentato lʼarcangelo Gabriele, quel

giorno fece il suo “battesimo del fuoco” un giovane pom-piere volontario di nome Gabriele che del tutto casual-mente fu messo a salvaguardia di quel pezzo di dipinto.Le coincidenze …!Nel frattempo lʼarrivo della prima autoscala del distrettodistaccata a Tione circa 30 km da Campiglio, in un giornodifficile salì in circa 35 minuti di percorrenza, accompa-gnata dalla APS dotata di CAFS, poi in un secondo temposi susseguirono gli arrivi dellʼautoscala di Malè e quelladel corpo permanente di Trento. Predisponendo azioni diprotezioni degli edifici limitrofi ponemmo sui tetti adiacen-ti delle mandate di raffreddamento. I nostri alberghi cari-chi di norme antincendio non hanno tra queste la delimi-tazione dello spazio per lʼautoscala, soluzione utilissimaper la migliore mobilità della stessa autoscala, cosa que-sta che in molti altri paesi viene applicata soprattutto adalberghi di grandi dimensioni. Ma la natura del tetto delsalone e la sua grande superficie mostrarono in fretta illoro carico dʼincendio che si stava facendo strada tra i duespessori lignei rendendo vano ogni tentativo di attaccarlosia dallʼesterno che dallʼinterno. Fui quindi costretto, miomalgrado, a ordinare lʼabbandono delle operazioni di spe-gnimento del tetto, ormai compromesso, per dirigere glisforzi sullʼalbergo minacciato dallʼavanzare dellʼincendio.In circa 25 minuti il tetto andò completamente distrutto,mentre il rogo si stava trasferendo sulla parte sovrastanteil salone a causa del grande calore radiante, più di 430gradi nel punto più caldo, con una velocità che sembravainarrestabile. Se lo stesso avesse proseguito la sua avan-zata si sarebbe creato un rogo capace di distruggere lʼin-tero centro del paese, data la numerosa presenza di casedalle coperture in legno attigue tra di loro e non potemmoquindi escludere che questo non accadesse, alzando dimolto le aspettative di tutti nel cercare di spegnere rapi-damente quel fuoco. Lʼala delle suite, la più alta, coperta

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a sua volta di scandole di legno poste quasi in verticalerispetto al sottostante incendio si avvolse di fiamme inpochi minuti. Mentre i lancisti della autoscala di Tionecoprivano di schiuma la parte non ancora interessata ral-lentando e successivamente fermando quello che sem-brava fosse un “inarrestabile mostro” come lo definì ungiornalista in un articolo del giorno seguente. La scelta diquellʼestinguente si rivelò perfetta.La schiuma fece il suo ottimo lavoro andando a inibire lefiamme sin dentro le più piccole fessure del legno e tenu-to conto della grande superficie di quel combustibile anco-ra disponibile dimostrando di essere una soluzione idealeper un incendio di queste proporzioni e di questa tipologia.Le grandi quantità di acqua gettate su quel genere disuperficie incendiata si mostrarono di efficacia molto infe-riore rispetto alle percentuali di schiuma utilizzata.Lo spettacolo era sicuramente degno dei migliori film e unnumerosissimo pubblico di vacanzieri assisteva attenta-mente a tutto quel lavoro, allʼincessante impegno deipompieri. Molti gli spezzoni di filmati fatti con telefonini etelecamere finirono ovviamente su YouTube. Dopo loscongiurato il pericolo di disastro passammo rapidamentead una fase di minuto spegnimento che ci vide impiegatifino quasi alla mezzanotte di quello storico fine dʼanno.Cercando con la termocamera le ultime braci tra le tegolebruciate e ormai congelate dal freddo notturno portammoa termine lʼintervento. Sfiniti nel più vero senso della paro-la le decine di vigili del fuoco e i loro mezzi i Corpi diCarisolo, Pinzolo,Spiazzo, Pelugo, Tione, Dimaro , Malè edel corpo permanete di Trento rientrarono nelle loro sedi.Lasciando pronte per ogni eventuale ripartenza un auto-scala e una APS per le ormai fumanti ceneri del tetto edellʼala delle suite.La tela della Madonna di Campiglio fu con delicatezza eperizia recuperata sotto gli occhi attenti dei sovrainten-denti alle belle arti provinciali e oggi, restaurata, fa bellamostra di sé nello luogo la dove fu collocata a fine 800.Nei giorni seguenti si susseguirono le perizie per scoprirele cause di questo incendio tanto spettacolare quantoincruento, individuate non senza difficoltà in un problemaelettrico, affrontato con grande difficoltà ambientale macon il cuore enorme di quei pompieri che in quellʼavveni-mento non registrano un solo infortunio.Lʼutilizzo della tecnologia con le 3 termocamere le schiu-me del CAFS si sono fuse con la disponibilità e lʼabnega-zione dei pompieri. Non posso non ricordare gli ospitirimasti protagonisti anche loro di quellʼevento ancoradisposti a festeggiare, ci attribuirono un lunghissimoapplauso quando entrammo nel bar funzionate della hall,provammo un emozione tanto forte quanto indimenticabi-le, eravamo vicino alla mezzanotte alla fin di quel difficilegiorno. In molti quella sera non vollero abbandonare lʼal-bergo e questo fu un segno molto positivo per noi, aveva-mo salvato lʼalbergo la tela e molto probabilmente granparte del paese.La leggenda vuole che ogni pompiere abbia il suo BIG

ONE il suo grande incendio da domare, credo che in quelgiorno del 31 dicembre del 2007 in molti lo abbiamo vis-suto insieme ai turisti e agli abitanti di Madonna diCampiglio.Rimembrando quei momenti che fanno parte dei ricordianche di tanti altri, non posso dimenticare che oltre allagrande abnegazione di un ottantina di pompieri, vi era unagrande diposizione di mezzi, 3 autoscale 7 APS, un carroaria 4 ambulanze e svariati fuoristrada e un elicottero delnucleo di Trento, questi hanno reso possibile lo spegni-mento di quello che sembrava un inarrestabile incendio, inaltre zone del nostro paese questo numero di mezzi nonsarebbe stato facilmente disponibile e questo quasi sicu-ramente avrebbe potuto portare a inevitabili conseguen-ze.La nostra storia di volontari aggiunge questʼ avvenimentoai tanti che ci hanno visto protagonisti, un grande incen-dio, uno di quelli che credevi esistessero solo nei raccon-ti.

Tra di noi vigili volontari di Madonna di Campiglio, vi èanche Don Mario Bravin il nostro parroco, il quale avvici-nandosi lʼora della messa mi avvisò del suo allontana-mento per ovvi motivi.Mi permisi di suggerirgli di rendere noto ai presenti che latela della Madonna era salva, e da allora ancora oggi mipar di sentire lʼapplauso dentro la chiesa…Il giorno dopo una nevicata sembrò volesse cancellare isegni di quel devastante incendio destinato a segnare lastoria di questa località, il salone è lʼhotel oggi sono tornatial loro splendore e accolgono come cento anni fa gli ospi-ti e le loro vacanze.

* Comandante Corpo Vigili del FuocoVolontari Madonna di Campiglio TN

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L’INTERVENTO AL RIFUGIOVALTELLINA DELL’APRICADistrutto da un rogo il rifugio “Valtellina” considerato ilgioiello del Club Alpino Italiano. È accaduto di notte efortunatamente nessun escursionista s’era fermato apernottare; le fiamme hanno infatti devastato il tetto etutto il primo piano dell’edificio adibito a dormitorio.

A CURA DELLA REDAZIONE

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Èaccaduto nella notte fra domenica 10 ottobre e illunedì successivo quando il fabbricato situato a1900 metri di quota al Palabione è stato avvolto

dalle fiamme «partite - fanno sapere dal comando diSondrio dei Vigili del fuoco - allʼinterno del locale cucina,probabilmente dalla canna fumaria. Lʼorigine dellʼincen-dio è in corso di accertamento, ma escludiamo allo statoattuale ogni ipotesi di dolo».

Il tutto è partito nella serata di domenica quando alcunepersone che abitano nella contrada alta di Aprica, ilDosso, hanno notato dei bagliori rossi sulla montagnadel Palabione e hanno avuto il sospetto che ci fosse unincendio boschivo.Mai si sarebbe pensato che potesse essere coinvolto ilrifugio. Difatti alle 20,30 sono stati allertati i Vigili delfuoco di Aprica e nella chiamata inizialmente si alludevaad un incendio sulle piste da sci. Quando i volontari diAprica hanno capito che lʼincendio stava interessandonon il bosco ma il rifugio della Caregia, hanno subito

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mobilitato i colleghi di Sondrio e Tirano che sono arriva-ti con i mezzi opportuni: i Vigili di Tirano con il moduloper incendio boschivo, quelli di Sondrio con un analogomezzo di maggior capacità.

I volontari di Aprica hanno invece in dotazione una APS(Auto Pompa Serbatoio) di piccole dimensioni, un OM7913. Un mezzo vecchio ormai di trentʼanni e decisa-mente inadatto alle strade di montagna ed in particolarmodo ad i percorsi in fuoristrada. In realtà, grazie allaOnlus “Associazione Pompieri dʼAprica”, il distaccamen-to sʼè si dotato di un pick-up 4X4 ma questʼultimo erapurtroppo in officina esterna del Comando da un paio dimesi per riparazioni.

I pompieri aprichesi, al suono delle selettive sui loroSwissphone, non si sono persi dʼanimo e hanno carica-to tutto il materiale necessario su alcuni fuoristrada pri-vati per poi arrampicarsi lungo le piste da sci (per fortu-na ancora non innevate). Nelle operazioni di primoattacco allʼincendio-anche se questʼultimo era ormaigeneralizzato-hanno partecipato anche i VAB (VolontariAntincendio Boschivo) con un automezzo a quattroruote motrici dotato di modulo di spegnimento.

Le squadre - circa una ventina le persone impegnatenelle operazioni di spegnimento in alta quota - hannolavorato ininterrottamente tutta la notte e, a metà matti-na di lunedì, ancora sette persone erano sul posto per lamessa in sicurezza e la bonifica dellʼedificio.

Il probabile punto dʼinnesco dellʼincendio è la cannafumaria della caldaia a legna e gasolio, da dove le fiam-me si sono propagate con facilità nella struttura che erarivestita completamente di legno. Al primo piano, dove vierano 25 posti letto per gli ospiti, non è rimasto più nien-te a parte qualche parete in carton gesso, la situazioneal piano terra è migliore ma lʼacqua ha inzuppato muri epavimenti in legno.

È stato un intervento molto difficile e lungo -raccontaThomas Muti, il capo dei pompieri aprichesi- giunti sulposto si è capita subito la gravità della situazione, abbia-mo provveduto immediatamente al collegamento delletubazioni dellʼacqua dellʼimpianto dʼinnevamento dellepista da sci in modo tale da avere un rifornimento idricocostante.

Si procedeva quindi alle opere di spegnimento partendodalla messa in sicurezza delle bombole del gas sotto-stanti il rifugio e successivamente passando alla struttu-ra.Vista lʼintensità delle fiamme, le operazioni sono andateper le lunghe, prima di riuscire ad accedere al piano

superiore, quello delle camere, si è dovuto a spegnerele fiamme dallʼesterno, gettando acqua dalle finestre;quando le fiamme e soprattutto il fumo lo hanno per-messo si è proceduto ad entrare nei locali soprastanticon gli autoprotettori ed effettuare lʼopera di bonifica dal-lʼinterno.

Causa lʼimpossibilità di accedere alle fiamme dallʼalto,ovvero spegnere il legname del tetto togliendo la coper-tura, le operazioni di spegnimento dellʼassito e della tra-vatura è stata fatta con molta difficoltà dallʼinterno; ilmanto di copertura era infatti composto da lamiera, per-tanto è stato impossibile in quelle condizioni creare unvarco nel tetto ed estinguere le fiamme spigionate tralʼassito e il manto in lamiera.

Solo nella mattinata, con la luce e la situazione comple-tamente sotto controllo, si è potuto “scoperchiare” il tettoe ultimare lo spegnimento delle ultime braci. Sul postocirca alle 10.00 di mattina è arrivato il cambio con il per-sonale permanente di Sondrio e i volontari di Grosotto eTirano.In mattinata le squadre di supporto hanno provvedutoalla rimozione del manto di copertura in lamiera e allaverifica della struttura.Purtoppo, nonostante gli sforzi, si è riusciti solamente acontenere lʼincendio affinchè non si propagasse agli altripiani dellʼedificio.

Il distaccamento dei VVF volontari di Apricarinasce dopo 30 anni di inattività nel dicembre2006, effettua mediamente 35 interventi allʼanno, ècomposto da 16 volontari e copre il servizio h24365 giorni/anno.

Ha in dotazione unʼAPS OM79/13 del 1982fornita dal Comando Provinciale e un pickup L200acquistato dai volontari e allestito come polisoc-corso con una cellula scarrabile.

Oltre al territorio comunale serve anche lafrazione Carona nella sponda orobica del comunedi Teglio, le località Pian di Gembro in comune diVilla di Tirano e la località Trivigno in comune diTirano. Vengono effettuati spesso interventi inprovincia di Brescia nella frazione di S.Pietro diCorteno Golgi.

Normalmente la popolazione è di circa1600 abitanti che diventano 25/30mila in stagioneestiva ed invernale. Attualmente il capo distacca-mento è Thomas Muti .

Lʼintervento di soccorso più cursioso?Un bimbo rimasto con la manina incastrata in uncalcio balilla (non voleva mollare la presa sulla

pallina).

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Anita Gronchi (3 dicembre 1960 - 23 giugno 2010)

Anita, sorella del Presidente Nazionale Gino Gronchi, grande ed

instancabile collaboratrice dell’Associazione da circa 25 anni, da

qualche mese era sofferente di una grave malattia che purtroppo

l’ha stroncata.

Non è mai stata un pompiere ma grande è stato il

suo contributo silenzioso per lo sviluppo del

nostro volontariato.

Non ho avuto il piacere di stringere la mano

ad Anita ma abbiamo avuto cortesi scambi di

e-mail (adorava le emoticons animate!) ed

educatissimi colloqui telefonici. Seguiva gli

spostamenti del fratello maggiore Gino e mi

faceva avere puntualmente le rassegne stampa;

un anno prima di lasciarci mi scrisse così:

Le assicuro Ascanio che fare il giro delle caserme del Trentino

è una bella esperienza .... anche per chi pompiere non è!!! (e noti

che per me i pompieri sono “lavoro”).

Si vedono posti bellissimi, che sono certa entusiasmeranno anche

la sua Claudia!!

Aveva ragione Cara Anita, grazie di tutto.

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IL CAPO INTERVENTODecidere sul da farsi e assumersi la responsabilità dellʼoperazione:è questo il destino del ROS (Responsabile Operazioni di Soccorso).In pochi minuti deve prendere decisioni di grande importanza dallequali spesso dipendono delle vite umane o valori materiali preziosi.

Con la collaborazione di: 118 swissfire.ch - “Giornale dei pompieri svizzeri”

DI CLAUDIO MIGNOT E WALTER BRUDERER

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È il ROS, il perno, la fonte di informazioni, lʼinterlocutoree il coordinatore. Abilitato a decidere e a dare delleistruzioni, tocca a lui dirigere lʼintervento: una grande

responsabilità! Una decisione presa può rapidamente averedelle conseguenze importanti e non solamente per quantoconcerne le cose. Spesso in effetti ci sono in gioco delle viteumane. È quindi essenziale essere coscienti delle responsabi-lità che si hanno.

Conservare il sangue freddoEssere capo intervento significa anche saper conservare ilsangue freddo e mantenere la calma anche in situazioni parti-colarmente confuse. La fretta è cattiva consigliera nel caso incui, per esempio, una persona che si trova intrappolata dalfumo minaccia di saltar giù dalla finestra e nessuna autoscalaè ancora disponibile, oppure quando si viene svegliati dalricercapersone nel bel mezzo della notte con il messaggio«Incendio di appartamento, Via dei Fiori 115, allarme livello 1».In tali situazioni la scarica di adrenalina e il nervosismo sonoinevitabili anche per i capi intervento che hanno molta espe-rienza. Può persino capitare di aver paura o di dubitare delleproprie competenze. È importante ripetersi: «Calmati e ripren-di il controllo di te stesso!» Il capo intervento è un essereumano. È quindi umano chiedersi «Sono abbastanza in formaper dirigere un intervento?». Non possiamo essere ogni gior-no al massimo della nostra forma! È quindi importante ripeter-si che lʼintervento inizia con lʼallarme, soprattutto per quantoconcerne appunto il capo intervento.

Prepararsi e guadagnare tempoCominciare a riflettere senza perdere tempo: di chegenere di allarme si tratta? Ho capito bene il messag-gio? Lʼho interpretato correttamente? Ho informazionisufficienti? Se non è il caso bisogna pro-curarsene. Se esistono piani dʼin-tervento, consultarli prima dellapartenza se questo è possibi-le. Questa soluzione offrenumerosi vantaggi: acasa, o sul luogo dilavoro, il capo inter-vento può studiaresenza essere disturba-to, è in un luogocalmo, al riparo dalleintemperie e con unabuona luce. Valedavvero la penaaccordarsi qualcheistante! Il capo inter-vento più rapido non ènecessariamente il migliore.Secondo il tipo di evento, il capo intervento chedecide di studiare i piani dʼintervento una volta arri-vato sul luogo del sinistro si troverà magari in una situa-zione in cui non potrà farlo del tutto. Giunto sul luogo delsinistro, rischia in effetti di trovarsi di fronte a una folla di per-sone, gesticolanti e agitate, che abitano nellʼedificio in fiam-me. Oppure, prima ancora di aver potuto prendere cono-scenza e valutare la situazione, la sua attenzione sarà acca-

parrata da una squadra che, con uno zelo eccessivo, sarà giàoccupata a mettere in azione una condotta di primo interventosenza ancora averne ricevuto lʼordine. E questo prima ancorache il capo intervento sappia qualcosa in merito allʼoggetto del-lʼintervento. In tali situazioni un capo intervento preparato gua-dagnerà certamente del tempo.

I propri mezzi sono sufficienti?Cʼè anche da porsi domande assolutamente banali come: socome arrivare sul luogo del sinistro? Soprattutto in estate è

importante ricordarsi che ci si trova in piena stagione di lavoristradali. Eventuali cantieri non sono problematici unicamentein grandi città come Lugano o Locarno. Le deviazioni o leeventuali colonne possono allungare sensibilmente il tempo diarrivo sul posto. Chiedersi ancora: i miei propri mezzi sono suf-ficienti? Durante il periodo delle vacanze bisogna pensare che

una parte dellʼeffettivo del corpo pompieri è assen-te. Potrebbe quindi essere necessario chie-

dere lʼaiuto di un centro di soccorso o di uncorpo pompieri vicino. In tali casi, le

misure da prendere vengono deter-minate sia da un gruppo di statomaggiore o di comando, sia dallacentrale dʼallarme che opera sullabase di piani dʼallarme prestabiliti.

Generosità paganteLa regola generale concernente i mezzida allarmare allʼinizio di un intervento è

semplice: meglio troppo che troppopoco! Chiunque rimprovera a uncapo intervento, alla fine dellʼinter-

vento, di aver allarmato trop-pi mezzi, non ha capi-

to la tattica di inter-vento. Secondo ilcaso può anche

essere necessarioallarmare delle organiz-

zazioni partner, quali laSsUem o la Polizia. Perquanto concerne i propri

mezzi il capo intervento sapràse sono sufficienti solamente

quando conoscerà il numero dipersone che sono effettivamente

entrate in servizio.

Il capo intervento con le scarpe daginnasticaLa centrale dʻallarme indica il numero di per-

sone che hanno ricevuto dellʼallarme, ma

RESTARE LONTANI DALLE

FACCIATE IN FIAMME!

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entreranno davvero tutte in servizio? Sono le persone presen-ti che contano e non quelle che hanno visto o sentito lʼallarme!La comunicazione in entrambe le direzioni può rivelarsi diestrema importanza durante lʼallarme, poiché il pompiere puòindicare con diversi mezzi se sta effettivamente entrando inservizio oppure no.Unʼultima misura da prendere prima di incominciare: equipag-giarsi con la tenuta dʼintervento – intendiamo la tenuta com-pleta! Il capo intervento che si sposta sul luogo del sinistro conil casco rosso, i jeans e le scarpe da ginnastica non soltantonon tiene conto della propria sicurezza ma sarà anche difficil-mente identificabile,. Inoltre non darà unʼimpressione di pro-fessionalità. Immaginate un chirurgo che entra nella sala ope-ratoria con i pantaloncini corti e a piedi nudi…

Comandare significa anticipareIl tempo necessario per arrivare sul luogo del sinistro permet-te di continuare la preparazione personale per far fronte allʼin-tervento: si tratta di anticipare. È possibile per esempio con-trollare la comunicazione con la centrale dʼallarme e le proprieforze dʼintervento e con le eventuali organizzazioni partner. Maattenzione: questo si fa utilizzando solo i mezzi di comunica-zione che permettono di guidare in tutta sicurezza! Per quan-to concerne il telefonino questo significa avere un dispositivoviva voce. In caso di dubbio, o se è difficile trovare il luogo delsinistro, è meglio fermarsi per studiare i piani dʼintervento o lapiantina della località piuttosto che continuare a girare invano,con le luci blu accese e le sirene spiegate!

Cosa troverò al mio arrivo?Il percorso in direzione del luogo del sinistro permette inoltre diprendere coscienza di quello che aspetta il capo intervento. Cisaranno dei feriti? Magari dei morti? Facendo tali ragionamen-ti il capo intervento elabora uno scenario dal quale potràdedurre altre misure dʼurgenza. Nonostante questo, è impor-tante prestare la dovuta attenzione al traffico e adattare il pro-prio modo di guida alle condizioni del momento. Meglio rallen-tare che esporsi a rischi inutili. Il capo intervento è utile solo acondizione che arrivi sul posto!

Utilizzare tutti i sensiLʻarrivo sul luogo del sinistro segna lʼinizio della fase di con-statazione della situazione. Il capo intervento deve innanzitut-to farsi unʼidea dʼassieme della situazione. Per questo puòguardare, ascoltare, toccare ma anche sentire. Magari, daqualche parte, cʼè una fuga di gas!Le domande fondamentali che bisogna porsi in questa fasesono: cosa succede e dove? Come possiamo arrivarci? Comesono i dintorni? Ci sono pericoli particolari? Come potrebbeevolvere la situazione? Come sono le condizioni meteorologi-che? In breve: di cosa si tratta? Non è raro che il capo inter-vento trovi delle informazioni importanti a partire da dettagliapparentemente insignificanti. Una finestra decorata con dellefigurine indica per esempio che ci possono essere dei bambi-ni nellʼappartamento.

Salvare non significa evacuareSe la ricognizione indica la necessità di procedere a dei sal-vataggi, questi ultimi sono assolutamente prioritari. Ma cosasignifica concretamente «salvare»? Un esempio : un incendio

di cucina in un edificio a più piani. Poiché la porta dellʼappar-tamento in questione è aperta, la tromba delle scale è com-pletamente invasa dal fumo. In alcuni appartamenti ci sonoancora delle persone. Gli appartamenti non sono invasi dalfumo e gli occupanti sono alla finestra e gesticolano in predaallʼagitazione. È subito chiaro che una squadra di protezionedella respirazione, equipaggiata con una condotta sotto pres-sione, può spegnere il fuoco nello spazio di qualche minuto. Èpossibile avere una vista dʼassieme della situazione, di padro-neggiarla, e di rendersi conto che né la vita né lʼintegrità per-sonale degli abitanti è minacciata. In questo caso dunque nonsi parla di salvataggio ma di evacuazione. Voler dare la prioritàa questʼultima potrebbe magari richiedere lʼutilizzo di mezzisproporzionati ed esporre inutilmente al pericolo alcune perso-ne. La situazione è diversa se un occupante dellʼedificio lasciail suo appartamento non invaso dal fumo e si ritrova nella trom-ba delle scale dove perde conoscenza. In questo caso il sal-vataggio viene effettuato immediatamente poiché la vita dellapersona è in pericolo.

Quello che potrebbe accadereSuggerimento per poter continuare laricognizione il più in fretta possibile: ilprimo ufficiale disponibile vieneingaggiato come ufficiale di sal-vataggio, questo permetterà diproseguire la ricognizione perpoter avere una vista dʼassiemedel sinistro. Si arriva così allafase seguente dellʼintervento:la valutazione. Il capo inter-vento conosce adesso lasituazione sul posto e lʼe-stensione approssimativadel sinistro.Prima di poter ingaggiare isuoi mezzi deve deciderecosa deve ingaggiare edove. Per trovare larisposta a questadomanda bisogna chie-dersi: cosa succede-rebbe se non facessiniente? Come sarebbe lasituazione tra 5 o 10 minu-ti? Rispondendo a questedomande si possono dedur-re i punti strategici nei qualiintervenire, cioè quelli che sonoparticolarmente importanti per lʼevolu-zione della situazione. Ovviamentenon è tutto così semplice! Prevederelʼevoluzione di un sinistro e le eventua-li possibili situazioni che ne scaturireb-bero, richiede solide conoscenze tecni-che e grande esperienza.

Valutare e fissare le prioritàI mezzi a disposizione definiscono dei limi-ti. Quali sono concretamente le mie pos-

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sibilità? Non ha senso voler ingaggiare contemporaneamentedue autobotti se la rete di idranti riesce a malapena ad ali-mentarne una. È necessario a questo punto procedere a unavalutazione tenendo conto da una lato dellʼevoluzione dellasituazione e dei pericoli, e, dallʼaltra, dei propri mezzi e delleproprie possibilità. Il risultato di questa riflessione porta alladecisione. A questo punto il capo intervento non può mai evi-tare di fissare delle priorità. Queste ultime sono dettate dallamissione permanente dei pompieri, cioè sicurizzare, salvare,tenere, proteggere, gestire.

Gestire non sempre significa spegnereSi tratta adesso di trovare la buona tattica per gestire un sini-

stro. Ma cosa vuol dire veramente «gesti-re»? Si tratta di prendere tutte le misureche permettono di avere la situazionesotto controllo, allo scopo di ridurre almassimo il danno alle persone, agli ani-mali, ai valori materiali e allʼambiente.

Una tattica possibile è quella che con-siste a stabilizzare, questo significache il fuoco non deve sempre esse-re spento il più in fretta possibile.Prendiamo lʼesempio di un incen-dio di una vecchia baracca dilegno in una zona artigianale. Èchiaro che nessuno si trovaallʼinterno e nessun valore mate-riale importante è minacciato.Dove mettere la priorità durantelʼintervento? Il capo intervento fis-

serà le missioni e le misure daprendere in modo da non esporre isuoi uomini a pericoli inutili.Secondo il tipo di situazione puòanche essere giudizioso non ten-tare di impedire la distruzione diun oggetto se per esempio noncʼè più niente da salvare o se irischi da prendere sono spro-

porzionati. In una situazionedi questo tipo il capo interven-to deve valutare attentamen-te le possibilità che ha adisposizione.

Decideree organizzare

Per lʼelaborazione della deci-sione, il capo intervento si ponetre domande principali: cosavoglio fare? Dove devo interve-nire? Quali mezzi devo usare perrisolvere il problema? Si trova in

questo modo già in piena fase di organizzazione del luogo delsinistro.A questo punto è utile ricordarsi alcuni principi fondamentali.Unʼorganizzazione curata del luogo del sinistro lascia la libertàdʼazione. Il capo intervento lo capisce al momento in cui sitrova confrontato allʼimpossibilità di mettere in posizione unapiattaforma di salvataggio poiché tutto il posto è bloccato daiveicoli dʼintervento.Quindi i veicoli devono essere ricevuti e guidati al loro posto findallʼinizio dellʼazione. La sistemazione del primo veicolo deveessere scelta con particolare cura visto che poi lʼordine di piaz-zamento degli altri veicoli segue generalmente da se. In effet-ti, i veicoli dʼintervento si recano normalmente dove ce nʼè giàuno. Chi non pianifica in modo meticoloso e non tiene sottocontrollo la situazione, si troverà rapidamente con dei veicolidappertutto o dove non li vuole.

Attenzione al posizionamento dei veicoli!Durante la sistemazione dei veicoli bisogna restare attenti apiazzarli in modo che non blocchino mai lʼaccesso delle per-sone o degli altri veicoli sul luogo dellʼintervento e che nonsiano inoltre messi davanti agli idranti. Lo stazionamento sullearee private deve essere preso in considerazione solo in situa-zioni eccezionali. In ogni caso la via di accesso deve restarelibera per permettere la circolazione dei veicoli dʼinterventoche arrivano in seguito. Se si tratta di un vicolo cieco, lʼauto-botte resta in questo caso allʼentrata in modo da permettere ilpassaggio dellʼautoscala. È ovvio che tutti i veicoli restano aldi fuori della zona pericolosa. Tenersi quindi lontani dalle fac-ciate in fiamme. Da non dimenticare inoltre il rischio costituitodalla caduta di macerie. Quello che a prima vista può sembra-re sicuro può diventare fonte di pericolo. Durante la sistema-zione dei veicoli bisogna inoltre ricordarsi che non si tratta solodi posizionarli, ma che si dovrà estrarne degli attrezzi per gliinterventi che sono a volte molto pesanti. Lʼubicazione dei vei-coli di intervento deve dunque essere sempre scelta in mododa permettere un facile accesso per poter prendere il materia-le necessario.

Data d’ordine in funzione della missioneDopo la presa di decisione viene lʼazione. Concretamente ilcapo intervento impartisce una serie di ordini e prende le misu-re necessarie per padroneggiare lʼevento. La data dʼordine,secondo lo schema OIMDP (orientazione, intenzione, missio-ne, disposizioni particolari, posto comando) è ormai un riferi-mento. Generalmente non ci sono malintesi se ci si attienescrupolosamente. Tuttavia, gli ordini devono essere impartiti infunzione dei bisogni concreti per il compimento della missione.Il motto è sempre lo stesso: tanto quanto necessario, ma ilmeno possibile. Non è sempre necessario dunque enumerarenel dettaglio, per ogni missione attribuita, i cinque punti delladata dʼordine e perdere in questo modo del tempo prezioso.Bisogna stare attenti inoltre a dare una sola missione – quindiun ordine dʼingaggio – a ogni capo gruppo e a stabilire rapida-mente dei settori di responsabilità. Anche in questo caso biso-gna essere chiari e concisi: cosa, dove, con quali mezzi. Gliordini dʼingaggio permettono al capo intervento di mantenerepiù facilmente una vista dʼassieme sulle azioni in corso, ele-mento indispensabile per poter controllare la situazione. Ilcapo intervento deve sorvegliare gli effetti delle azioni che ha

ARRIVATI SUL LUOGO DEL SINISTRO

BISOGNA FARSI SUBITO UN’IDEAGENERALE DELLA SITUAZIONE.DOMANDA FONDAMENTALE:DI COSA SI TRATTA?

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ordinato. Se qualcosa non va come è stato indicato deve pren-dere delle misure correttive. Ma come controllare? Le informa-zioni che riceve sugli avvenimenti e sullʼevoluzione della situa-zione sono uno degli strumenti di controllo che ha a disposi-zione. Ogni ritorno dʼinformazione da parte di un capo gruppoo di un ufficiale permette al capo intervento di giudicare se lamissione è stata eseguita conformemente alla sua volontà. Èper questo che è così importante informare regolarmente ilcapo intervento.

Utilizzare delle liste di controlloIl giornale dʼintervento e gli schizzi delle situazioni sonoanchʼessi utili. Vale la stessa cosa per le liste di controllo.Quello che è uno standard nel mondo dellʼaviazione resta piut-tosto raro nel mondo dei pompieri, eppure la lista di controllo èuno strumento semplice ma estremamente efficace che si puòadattare liberamente in funzione dei propri bisogni. Le liste dicontrollo aiutano a fare le cose nellʼordine corretto e a nondimenticare nulla dʼimportante. Lʼutilizzo di una lista di control-lo non rappresenta assolutamente un segno di mancanza disicurezza o di professionalità, anzi. Se così non fosse non cisarebbero in tutto il mondo miliardi di passeggeri che prendo-no degli aerei guidati da migliaia di piloti.

CHECK-LIST PER LA DIREZIONE D’INTERVENTOSicurizzare, salvare, tenere, proteggere, gestire.

Allarme:• Messaggio capito?• Informazioni sufficienti?• Esistono piani dʼintervento?

Li ho consultati?• Il personale e i mezzi previsti bastano?• Misure dʼurgenza?

Spostamento:• Attenzione alle condizioni dellacircolazione• Controllare le comunicazioni

Arrivo/constatazione della situazione:• Fare attenzione alla sicurezza personale• Salvataggi?• Di cosa si tratta? � Importanza dellʼevento

Valutare:• Cosa accadrebbe se non facessi niente?• Mezzi supplementari

Decidere:• Cosa?• Dove?• Con cosa?• Postazione del primo veicolo

Agire:• Ordini brevi e chiari: cosa, dove, con quali mezzi• Informazioni sullʼevolvere della situazione

Controllare:• Missione compiuta?• Altre misureMisure dʼurgenza possono essere prese in qualsiasi momento!

TENUTA DEL GIORNALE D’INTERVENTOParliamo di colui che tiene il giornale.Munito di carta e di penna, prende nota, in ordine cronologico, deipunti essenziali con lʼindicazione dellʼora: quando è scattatolʼallarme? Quando il primo veicolo ha lasciato la caserma?Quando è arrivato sul luogo del sinistro? Chi ha preso qualedecisione e quando? Quando sono stati allarmati i mezzicomplementari?Prima si incomincia a tenere un giornale meglio è! Sarà più faci-le, in seguito, procedere allʼanalisi dellʼintervento.Inoltre il giornale rappresenta una fonte di sicurezza per il capointervento, specialmente nel caso in cui un intervento non si con-clude felicemente e che gli elementi riportati nel giornale mostra-

no al giudice che il capo intervento ha agito correttamente.

I VEICOLI D’INTERVENTO DEVONO ESSERE PIAZZATI IN MODO

DA LASCIARE LIBERO L’ACCESSO AI VEICOLI SUCCESSIVI

E DA LASCIARE POSTO SUFFICIENTE PER UN’EVENTUALEAUTOSCALA O UNA PIATTAFORMA DI SALVATAGGIO.

PPERER LL’’ELABORAZIONEELABORAZIONE DELLADELLA DECISIONEDECISIONE ILIL CAPOCAPO INTERVENTOINTERVENTO

DEVEDEVE SEMPRESEMPRE DEFINIREDEFINIRE DELLEDELLE PRIORITÀPRIORITÀ. L. LEE PRIORITÀPRIORITÀ SONOSONO

DETTATEDETTATE DALLADALLA MISSIONEMISSIONE PERMANENTEPERMANENTE DEIDEI POMPIERIPOMPIERI,, CIOÈCIOÈ::SICURIZZARESICURIZZARE,, SALVARESALVARE,, TENERETENERE,, PROTEGGEREPROTEGGERE,, GESTIREGESTIRE..

Nota: Nel CNVVF il ROS (Responsabile Operazioni di Soccorso) èsolitamente il CS della prima autopompa giunta in luogo. A questafigura, negli interventi più importanti (quelli dove operano diversesquadre), può subentrare un Funzionario Tecnico Antincendi. InSvizzera come in altri paesi, il capo intervento (nostro ROS), non sitrova sull'APS ma giunge sul luogo del sinistro alla guida di un'appo-sita autovettura e assume il comando delle operazioni.

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