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SCUOLA DI POLITICA Lezione I: Idea di Stato e Idea di Nazione Relatore: ing. Dario de Siena "Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione“ (art.3 Dichiarazione dei diritti dell’uomo – 1789)

Scuola di politica

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SCUOLA DI POLITICA

Lezione I: Idea di Stato e Idea di Nazione

Relatore: ing. Dario de Siena

"Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione“ (art.3 Dichiarazione dei diritti dell’uomo – 1789)

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IDEA DI STATO Lo Stato è un ordinamento giuridico-politico che, a

fini generali, esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio legale.

Con la parola Stato si intendono due concetti distinti:

Stato-comunità: popolo, stanziato su un territorio

definito, che è organizzato attorno ad un potere

centrale (comunemente chiamato "Stato-nazione")

Stato-apparato (o Stato-organizzazione): potere centrale

sovrano, stabile nel tempo ed impersonale (poiché esiste

indipendentemente dalle singole persone che lo fanno funzionare),

può essere organizzato in differenti modi, detiene il monopolio della

forza e impone il rispetto di determinate norme nell'ambito di un

territorio ben definito.

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STATO SOVRANOdal latino superanus (colui che sta al di

sopra), è quello Stato che superiore ad ogni altro soggetto presente entro i suoi confini.

Per essere tale deve essere "indipendente" nei rapporti con gli altri stati;

per tale ragione lo Stato è indipendente e sovrano; sovrano al suo interno, indipendente nei confronti degli altri.

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STATO ORIGINARIOLo Stato si definisce originario se i suoi

poteri derivano solo da sé stesso e non per investitura. Con ciò si sostiene che esso non è subordinato ad altri soggetti e quindi è indipendente in un ambito definito. Esso si organizza e si gerarchizza per il miglior esercizio del potere.

Solitamente uno Stato è regolato da una Costituzione, o da uno Statuto, e da un ordinamento giuridico che definiscono i limiti dello Stato e dei suoi

cittadini.

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STATO DI DIRITTOLa moderna concezione di Stato vuole lo

Stato garante del diritto e delle libertà dell'uomo e per questo detto Stato di diritto. Nello Stato di Diritto ogni singolo cittadino è uguale di fronte allo Stato ed ha gli stessi diritti, senza privilegi. Attraverso le leggi lo Stato democratico istituisce norme che tendono ad equilibrare eventuali posizioni di privilegio o di disagio al fine di ristabilire l'eguaglianza dei cittadini. Le norme inoltre regolano la convivenza in modo da renderla pacifica, nel rispetto della libertà dei singoli.

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DEFINIZIONI NELLA STORIA

Idea di Stato

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THOMAS HOBBES (1588 – 1679)

«Lo Stato rappresenta l'istanza unitaria e sovrana di neutralizzazione dei conflitti sociali e religiosi attraverso l'esercizio di una summa potestas, espressa attraverso la forma astratta e universale della legge che si legittima in base al mandato di autorizzazione degli individui, in cui si realizza il meccanismo della rappresentanza politica; i cittadini si trovano infatti in quella fase pre-politica che è definita come stato di natura ed il sovrano svolge un ruolo "rappresentativo" unificando in sé la "moltitudine dispersa"»

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MAX WEBER (1864 – 1920)

Secondo Max Weber si intende per Stato «un'impresa

istituzionale di carattere politico in cui l’apparato amministrativo

avanza con successo una pretesa di monopolio della

coercizione della forza legittima in vista dell’attuazione degli

ordinamenti».

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CHARLES TILLY (1929 – 2008)

«Un’organizzazione che controlla la popolazione occupante un determinato territorio costituisce uno Stato se e in quanto:1. si differenzia rispetto ad altre

organizzazioni che operino sul medesimo territorio;

2. è autonoma; 3. è centralizzata; 4. le sue parti componenti sono

formalmente coordinate le une con le altre».

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CONCETTO DI STATO MODERNO E CONCETTO DI ORGANIZZAZIONE

Lo Stato moderno è una forma di organizzazione del potere affermatasi storicamente in Europa agli inizi del XIII, XIV secolo. I tratti dello Stato moderno sono:

sovranità: Concentrazione di tutti i rapporti politici in un'unica istanza indipendente e sovrana su un determinato territorio;

spersonalizzazione del comando politico.

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Lo Stato moderno è il processo storico di accentramento del potere a partire da quella dispersione territoriale dei differenti centri di potere indipendenti che rappresentavano le signorie dell'Europa medievale.

Questo processo si sviluppa a supporto della Borghesia per le sue esigenze di sicurezza moderna.

Una delle dinamiche fondamentali che portarono alla formazione dei moderni stati è certamente quella delle «guerre civili di religione» prodotte dalla perdita di universalità della repubblica cristiana medievale, operata dalla riforma protestante.

DINAMICHE CHE PORTANO ALLA VISIONE DI UN CONCETTO DI STATO

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RISULTATO Il risultato è la visione tecnica e mondana

del potere del principe, che si serve di un apparato amministrativo: per l'esercizio concreto del potere secondo procedure sempre più precise.

Questa concezione del potere, come sintesi politica di tutti i rapporti sociali rappresenta la garanzia di sicurezza della pace interna tra i sudditi, sempre più svincolata dalla religione (processo di secolarizzazione).

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LO STATO MODERNO (XV – XVII)Lo Stato moderno si afferma in Europa tra il XV e il XVII

secolo. Si forma mediante un accentramento del potere e della territorialità.

Scompaiono le frammentazioni feudali in favore di un potere centrale, e anche la Chiesa viene subordinata allo Stato.

Avviene una concentrazione del potere su uno specifico territorio.

Lo Stato acquisisce il monopolio legittimo dell'uso della forza, tramite la burocrazia e la polizia; la forza è necessaria per mantenere l'ordine interno e difendere la comunità da attacchi esterni.

Infine lo Stato moderno si basa sull'impersonalità del comando politico: la legittimazione proviene da regole, da un'obbedienza dettata dal riconoscimento da parte dei soggetti della legittimità del potere esercitato.

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DALLO STATO ASSOLUTO ALLO STATO SOCIALE Per la nascita dello Stato moderno fu fondamentale

l’affermarsi di un’economia monetaria: i salari erano più alti e non più in natura, come nel sistema feudale. Nasce una burocrazia legata allo Stato. Attraverso la tassazione, lo Stato può mantenere la sua burocrazia. La prima forma di Stato è lo

Stato assoluto. Nasce dai conflitti militari. L'esigenza della guerra porta al

prelievo fiscale per pagare le spese belliche, porta alla crescita dell’amministrazione statale per lo sforzo bellico, porta all'accumulo di debiti per cui è necessario aumentare l’intervento statale nell’economia. Tuttavia al termine del conflitto è necessario assicurare ai cittadini dei diritti che erano stati loro promessi per ottenere consenso. Di qui si passa dunque, per sviluppi successivi, allo

Stato democratico, poiché il bisogno di legittimazione del potere centrale

necessita lo sviluppo di un consenso trasformando i sudditi in cittadini. L'ulteriore evoluzione vede lo Stato Democratico diventare.

Stato sociale, che interviene come attore nella vita economica del paese

programmando lo sviluppo industriale ed economico.

Stato assoluto

Stato democratic

o

Stato sociale

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ASPETTI ECONOMICI In quanto promotore di servizi pubblici lo

Stato moderno sociale ha necessità di far quadrare il proprio bilancio attraverso la contabilità nazionale ovvero attraverso manovre economiche o leggi finanziarie per definire l'agire dello Stato per le entrate che compensino le uscite (spesa pubblica), ad esempio attraverso un adeguato ricorso alla tassazione sui contribuenti definito a sua volta dalla politica fiscale, limitando così il deficit pubblico e conseguente debito.

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CONCEZIONE CATTOLICA DELLO STATO Per la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, lasciati ai

cittadini la responsabilità ed il compito di determinare, a seconda delle mutevoli esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed istituzionale dello Stato, questo deve rispondere, sempre e comunque, ad alcuni requisiti:

1. Favorire la convivenza civile;2. Garantire la giustizia;3. Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e

non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri;

4. Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali;

5. Rispettare la libertà religiosa ed i diritti della Chiesa.

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CONCEZIONE COMUNISTA DELLO STATO Per la teoria marxista lo Stato è destinato a scomparire al

completamento del passaggio al nuovo modo di produzione. Intanto, lo Stato è un'organizzazione che non degenera garantendo i privilegi di pochi e, per la sua natura, non può perseguire il bene comune. Lo Stato, cioè, è, per il comunismo, sempre classista e si fonda, per sua natura, sulla costrizione e l’esercizio della forza. Diceva Lenin: «Lo Stato è il prodotto e la manifestazione dell'antagonismo inconciliabile delle classi...»

Per Engels inoltre: «Lo Stato è, per principio, lo stato della classe più potente, della classe economicamente e politicamente dominante...»

Da ciò deriva, secondo il comunismo, la necessità inevitabile di annientare e conquistare lo Stato borghese con la violenza (sempre Lenin affermava: «Lo Stato borghese non muore, ma è annientato dal proletariato nel corso della rivoluzione...») e la necessità della dittatura del proletariato e di uno Stato ancora più forte per annientare la borghesia («...tra la società capitalistica e la società comunista, si pone il periodo rivoluzionario di trasformazione dalla prima nella seconda, cui corrisponde un periodo di transizione nel quale lo Stato non potrebbe essere altro se non la dittatura rivoluzionaria del proletariato» secondo Karl Marx).

Circa la natura del nuovo Stato proletario, socialista, ecco cosa ha scritto Lenin: ...«In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo Stato di questo periodo deve essere uno Stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia).

Friedrich Engels (1838 -1895)

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LA DOTTRINA FASCISTA DELLO STATO (DA ANTONIO ALIOTTA – ECONOMIA POLITICA E ORDINAMENTO CORPORATIVO – NAPOLI 1936)

Per il Fascismo lo Stato non deve subordinarsi agl’individui, ma gli individui devono vivere ed agire per lo Stato e nello Stato. Questo ha per se un valore ed una dignità che deve essere affermata e difesa di fronte agli altri Stati. Il fascismo vuole l’instaurazione di un Governo forte che affermi la potenza della Nazione italiana all’estero e all’interno. Quindi rafforzando il potere centrale e i suoi organi, la disciplina e l’autorità dello Stato.

“Nell’attuale momento storico italiano”, ha scritto Mussolini, “Il potere esecutivo non è più considerato dipendente dal legislativo come uno strumento privo di valore proprio: la degradazione del Governo alla mera funzione esecutiva,………,è definitivamente scomparsa dal Diritto Pubblico Fascista … Fu un errore del liberalismo il ritenere che l’unico possessore del diritto di rappresentanza dello Stato, cioè della sovranità, fosse la massa degli elettori, il collegio elettorale, nelle sue varie forme di costituzione. La sovranità dello Stato veniva così frazionata e polverizzata, e la pretesa sovranità reale di Rousseau, irrealizzabile per la mancata unanimità di concorso dei cittadini elettori, andò a finire nella sovranità dei capi partito e anche dei gregari localmente influenti dei vari partiti, i quali presero il posto delle vecchie baronie feudali accampate contro lo Stato con la pretesa assurda di essere svincolate da ogni soggezione al Governo dello Stato. Il Foscolo aveva detto che per rifare l’Italia bisognava disfare le sette. La necessità storica italiana ha voluto che per rifare lo Stato si dovessero disfare le baronie medievali dei partiti. Questo compito fu assunto e risolto dal Fascismo, ed in questo momento della vita storica nazionale, il Governo Fascista rappresenta proprio la personalità dello Stato costituito dalla preminenza degli interessi generali sui particolari interessi di categorie o di classi economiche” (B. Mussolini – Gerarchia 1928 – n°8)

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IDEA DI NAZIONENonostante la sua importanza la nazione

rimane un oggetto estremamente complesso: “un'idea chiara in apparenza, ma facile a essere gravemente fraintesa" come scrisse Ernest Renan (1823 -1892).

Le ragioni di questa complessità meritano di essere indicate fin dal principio. In questa prospettiva risultano decisive tre differenti classi di problemi:

1. l'estrema varietà dei fattori che possono di volta in volta determinare le strutture concrete delle nazioni e delle forme della coscienza nazionale;

2. i mutamenti che vengono a prodursi nella storia di tali strutture tra il XVIII e il XIX secolo;

3. il rapporto che lega la nazione all'”idea di nazione”.

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NAZIONI ETNICHE, NAZIONI CULTURALI, NAZIONI POLITICHENelle riflessioni di carattere più generale sul tema

della nazione ricorrono con una certa frequenza due argomenti strettamente correlati.

1. La fisionomia delle nazioni viene di regola determinata dall'interazione di fattori eterogenei quali la razza, l'etnia, il territorio, la lingua, le tradizioni, la cultura, un'eredità di memorie condivise, un sistema di istituzioni politiche comuni.

2. Ogni singola nazione costituisce sempre il prodotto di circostanze uniche e irripetibili, di uno sviluppo storico specifico in cui i diversi elementi sopra indicati - o solo alcuni di essi - operano in modi e con esiti di volta in volta differenti.

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DEFINIZIONI STORICHE

Idea di nazione

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EMMANUEL JOSEPH SIEYÈS (1748-1836)la nazione è "un corpo di

associati che vivono sotto una legge comune, rappresentati dalla stessa legislatura"

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JOHN STUART MILL (1806 -1873)a proposito delle "fonti del sentimento

nazionale": "Qualche volta tale sentimento è l'effetto di identità di razza e di spirito; sovente comunità di linguaggio e di religione contribuiscono a farlo nascere. I limiti geografici sono pure una delle sue fonti; ma la sorgente più viva è l'identità del progresso politico, il possesso di una storia nazionale e di conseguenza di una comunità di ricordi” .

La storia delle singole nazionalità e delle singole forme del sentimento nazionale dimostra tuttavia che "nessuna di queste circostanze è indispensabile o sufficiente per se stessa in senso assoluto"

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FRIEDRICH MEINECKE (1862 -1954)"Le Nazioni sono grandi e possenti comunità di

vita sorte attraverso un lungo processo storico e sottoposte a movimenti e mutamenti ininterrotti; e perciò appunto c'è nella natura della Nazione qualche cosa di fluido. Sedi comuni, comune discendenza o, più esattamente, [...] uguale o simile mescolanza di sangue, lingua comune, vita spirituale comune, lega o federazione di parecchi Stati d'ugual natura: tutte queste possono essere caratteristiche importanti, essenziali, d'una Nazione; ma con ciò non è detto che una Nazione, per esser tale, debba possederle tutte insieme".

Alla radice delle molteplici forme storiche dell'esistenza nazionale vi è sempre "un intimo nocciolo naturale nato dalla consanguineità" su cui vengono poi a svilupparsi "quella peculiare, profonda comunanza spirituale, quella più o meno chiara coscienza di essa, che elevano le varie stirpi riunite a dignità di Nazione".

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ADOLF HITLER (1889 – 1945)"la nazione, o più

precisamente la razza, non consiste nella lingua, ma soltanto nel sangue"

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NAZIONI DEGLI ANTICHI E NAZIONI

DEI MODERNI

Idea di nazione

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NAZIONE DEGLI ANTICHI

Identificazioni deboli, intermittenti e di regola limitate ai ceti colti e/o politicamente attivi.

da un punto di vista politico o furono del tutto inerti o esercitarono una qualche funzione ma solo come “nazioni aristocratiche”

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NAZIONE DEI MODERNI (MEINECKE)Nazioni popolari, in grado cioè di generare identità forti e tendenzialmente esclusive in un pubblico di massa dai caratteri sempre più omogenei. Le nazioni dei moderni, in ragione del loro carattere popolare e della fortuna teorica e pratica delle dottrine democratiche, furono nel nazioni sovrane o potenzialmente tali, che iniziarono a intrattenere rapporti la sfera della politica e dello Stato nei due significati definiti dai principî dell'autogoverno popolare e dell'autodeterminazione nazionale.In quanto nazioni popolari e sovrane e in virtù della definizione di una compiuta idea di nazione le nazioni dei moderni furono nazioni coscienti, dotate cioè di una “volontà di essere nazione”

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VARIATO ( …- 139 A.C) E LA LUSITANIA

Il suo successo iniziò quando riuscì, con pochi uomini, a prendere prigioniero il pretore Gaio

Vetilio, impresa che gli diede la fiducia del suo popolo che lo scelse come capo della rivolta. Da allora raccolse una serie di successi sgominando ogni pretore che Roma gli mandò contro, fino al

143 a.c., data in cui riuscì a strappare gran parte del territorio lusitano a Roma.

La reppubblica gli mandò quindi contro il proconsole Quinto Paolo Serviliano che dopo una serie di successi contro gli hispanici, cadde nella trappola tesagli dal capo dei ribelli lusitani durante un assedio. In cambio della salvezza del

generale romano e del suo esercito, Viriato chiese e ottenne dal senato romano il

riconoscimento dell'indipendenza dallo Stato romano delle regioni da lui occupate in quegli

anni.Rappresenta il primo caso

storicamente attestato di una rivolta nazionale

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VERCINGETORIGE (80 A.C. – 46 A.C.) E LA GALLIA

Nel 1866 Napoleone III fece realizzare, ad Aime Millet, una statua di Vercingetorige alta sette metri; fu eretta sul sito presunto di Alesia. Sul piedistallo si può leggere: « La Gaule unie Formant une seule nation Animée d'un même esprit Peut défier l'Univers. » (Vercingetorige ai Galli in assemblea - Cesare. De Bello Gallico, vii, 29.)

La Terza Repubblica strumentalizzò Vercingetorige insistendo sul suo ruolo eroico di resistente all'invasore. Questa propaganda era destinata ad esaltare il sentimento di rivincita dopo la sconfitta nella guerra contro la Germania, appena unificata nella Prussia. L'immagine del patriota gallico contro l'invasore è magnificata dai manuali scolastici: « La Gallia fu conquistata dai Romani, malgrado la valida difesa del Gallo Vercingetorige che è il primo eroe della nostra storia. »(Ernest Lavisse. Histoire de France, cours moyen, 1884.)

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ARMINIO (17 A.C. – 21 D.C.) E LA NAZIONE GERMANICA

Arminio ,cittadino romano, riscuoteva la piena fiducia di Varo, che lo promosse suo consigliere militare.Nel 9, a capo di Cherusci, Marsi, Catti e Bructeri, Arminio annientò l’esercito di Varo (20.000 uomini) nella battaglia di Teutoburgo nei pressi di Kailkriese.Arminio condusse le tre legioni romane sotto la sua stessa guida dentro la trappola che egli stesso aveva preparato. Il comando tattico della battaglia viene esercitato per i due schieramenti dallo stesso comandante.A Teutoburgo i legionari romani non furono neppure schierati in assetto di combattimento ma, contro tutte le regole, furono fatti proseguire dentro un territorio ostile in semplice assetto di marcia ed affardellati.

La maggior parte fu uccisa senza potersi difendere, i germani si lasciarono andare ad atrocità, e si parlò di torture e mutilazioni perpetrate sui legionari catturati.Varo si suicidò e i romani non tentarono più di conquistare le terre al di là del Reno, che segnò per secoli il confine tra l’impero e i barbari. Dopo questa vittoria, Arminio tentò inutilmente di creare un'alleanza permanente dei popoli germanici con cui far fronte alla vendetta romana.Lo sconcerto che provocò il tradimento di un cittadino romano con molti privilegi per difendere una cultura considerata come primitiva ed inferiore fece desistere dalla romanizzazione della Germania . Non si comprese come ciò che i romani consideravano una emancipazione culturale potesse essere subita come una tirannia.

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GIOVANNA D’ARCO (1412-1431) E LA FRANCIA

Giovanna d’Arco, a torto o a ragione, è considerata come l’artefice dell’unità territoriale francese avendo portato alla rivolta dei francesi contro gli inglesi, eredi dei feudi normanni.Rappresenta la mutazione dello stato legato al diritto ereditario (transnazionale) in quello legato all’unità territoriale.

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NAZIONI CULTURALI E NAZIONI TERRITORIALI

Le Nazioni Culturali sono quelle che pur avendo una

caratteristica etnico culturale comune non sono uno stato

unico

Le Nazioni Territoriali sono quelle nelle quali un territorio raggruppa

popolazioni coese dal punto di vista storico culturale

"nazioni fondate prevalentemente sopra un qualche possesso culturale conquistato con comune sforzo e nazioni che si fondano innanzitutto sulla virtù unificatrice d'una storia politica e d'una legislazione comuni".(Meinecke)

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NAZIONALISMI

Idea di nazione

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GIUSEPPE MAZZINI (1805 – 1872)

"la Patria è prima di ogni altra cosa la coscienza della patria" e senza una tale coscienza gli Italiani sarebbero "turba senza nome, non Nazione; gente, non popolo".

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PASQUALE STANISLAO MANCINI (1817 – 1888)

la comunanza di territorio, di origine e di lingua può "costituire compiutamente una Nazionalità" soltanto se a essa si lega una matura "coscienza della Nazionalità", che rappresenta "il Penso dunque esisto de' filosofi applicato alle Nazionalità".

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ERNEST RENAN (1823 -1892)

“La nazione lungi dal fondarsi sul principio 'zoologico' della razza, sulla lingua, sulla religione, su una comunanza di interessi o sulla 'geografia', altro non sarebbe che "un plebiscito di tutti i giorni", il "desiderio di vivere insieme" basato sul "comune possesso di una ricca eredità di ricordi" e sulla "volontà di continuare a far valere l'eredità ricevuta indivisa".

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WALTER BAGEHOT (1826 – 1877)

“Le nazioni sono antiche come la storia”

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WALTER B. PILLSBURY (1872 – 1960)

"la nazionalità è uno stato spirituale" e che "l'unico modo di decidere se un individuo appartiene a una nazione piuttosto che a un'altra è di domandarglielo".

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HANS KOHN (1891 – 1971)

"la nazionalità è formata dalla decisione di formare una nazionalità". "nei tempi moderni è stata la potenza di un'idea, non il richiamo del sangue, che ha costituito e plasmato le nazionalità"; secondo lui fu il nazionalismo - in quanto ideologia dello Stato nazionale - a farsi storicamente portatore di una tale idea.

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MAX WEBER (1864 – 1920)"come in una comunità politica l'idea di Stato è provocata da coloro che detengono la potenza, così in una 'comunità culturale' - nel senso di un gruppo di uomini ai quali, in virtù del loro carattere, sono in modo specifico accessibili determinate prestazioni considerate come 'beni culturali' - i soggetti specificamente predestinati a propagare l'idea 'nazionale' [sono] quelli che usurpano la funzione direttiva, cioè gli 'intellettuali"'

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ERNEST GELLNER (1925 -1995)

ha sostenuto che le nazioni e i nazionalismi acquistano il proprio senso specifico in relazione alla formazione e al consolidamento di una "società industriale orientata alla crescita" e che rappresentano fenomeni tipici della modernità.

"le nazioni come maniera naturale, indicata da Dio, di classificare gli uomini, come destino politico intrinseco anche se di là da venire, sono un mito; il nazionalismo, che talvolta prende le culture preesistenti e le trasforma in nazioni, talvolta inventa queste culture e spesso le annulla: questa è una realtà, nel bene e nel male, e in genere una realtà inevitabile".

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ANTHONY D. SMITH (1939 - ….)Il nazionalismo si basa sulla storia pre-esistente del "gruppo", un tipo di moda questa storia in un senso di identità comune e storia comune. Questo non vuol dire che questa storia dovrebbe essere accademicamente valida o convincente – anzi molti nazionalismi si basano su interpretazioni storicamente errate degli eventi del passato e tendono a mitizzare troppo piccole parti inesatte della loro storia.

Nazionalismo non richiede che i membri di una "nazione" siano tutti uguali, ma che sentano un intenso legame di solidarietà alla nazione e gli altri membri che la costituiscono. Un senso di nazionalismo può essere prodotto da qualunque ideologia dominante esistente in un determinato luogo. Il nazionalismo si basa sulla parentela pre-esistente, sulla religione e sui sistemi di credenze. Smith descrive i gruppi etnici che formano la base delle nazioni moderne come " etnie ".

Quando si parla di stati nazione, "Potremmo definire uno Stato “stato-nazione” se, e solo se, una singola popolazione etnica e culturale abita i suoi confini, e i confini di quello stato sono sovrapponibili con i confini di quella popolazione etnica e culturale ".

Una nazione, contemporaneamente, è "una popolazione che condivide un territorio storico, miti e memorie storiche, una Cultura pubblica, un'economia comune e comuni diritti e doveri per i suoi membri ". Etnie sono a loro volta definite come ["unità denominata di popolazione con origini comuni miti e memorie storiche, elementi di cultura condivisa, qualche legame con un territorio storico e un certo grado di solidarietà, almeno tra loro elite.” I confini di una etnia possono essere abbastanza riconoscibili anche quando non sussistono tutte le sue caratteristiche.

Page 44: Scuola di politica

ERIC J. HOBSBAWM (1917 - ….)le nazioni e le prime rudimentali forme della coscienza nazionale iniziano per molti aspetti ad apparire, se non già all'epoca dell'antico Israele e dell'antica Grecia, quantomeno nell'Europa medievale, in vari casi proprio attraverso una problematica relazione con la nascita e lo sviluppo degli Stati moderni. È innegabile, insomma, che le nazioni, le forme della coscienza nazionale e, in qualche misura, la stessa idea di nazione hanno una storia che precede la vicenda delle nazioni e degli Stati-nazione del XVIII-XIX secolo. Il punto è, però, che tra quella storia e questa vicenda si viene comunque a produrre una frattura profonda e che le nazioni che si affermano e si consolidano a partire dall'epoca della Rivoluzione francese sono qualche cosa di diverso - perlopiù di radicalmente diverso - dalle nazioni esistenti prima di allora.

Page 45: Scuola di politica

MIROSLAV HROCK (1932 - …) I PASSI VERSO IL NAZIONALISMO

I Fase: la fase dei 'risvegliatori‘

(es. Mazzini, Cattaneo, ecc,)

II Fase: la fase dell'agitazione patriottica(Pisacane, Manin, Garibaldi,

ecc.)

III Fase: consenso di massa(Dannunzio, Gentile, Mussolini,

ecc.)

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FINE DELLA PRIMA LEZIONE