30
Scuola di Politica – Lezione VI Conservatorismo,Liberalismo e Teocrazia « Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo. » (Immanuel Kant)

Scuola di politica – lezione vi

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Scuola di politica – lezione vi

Scuola di Politica – Lezione VI

Conservatorismo,Liberalismo e Teocrazia

« Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo. » (Immanuel Kant)

Page 2: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo – Principi fondamentali

In polemica con la Rivoluzione francese, i conservatori avversano i progetti utopistici di società perfette e i mutamenti troppo radicali, credono nella libertà individuale e nel mercato, sono severi in tema di ordine e legalità e nutrono un particolare rispetto per la tradizione, la famiglia e la religione.

Page 3: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo – Gli antesignani e i teorici della restaurazione

Questa visione della storia come espressione della volontà divina ebbe,già prima della Restaurazione, come suoi principali teorici:

l'anglo-irlandese Edmund Burke L’Italiano Joseph de Maistre I francesi :

François-René de Chateaubriand Louis de Bonald

Page 4: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo – Edmund Burke

« Fare una rivoluzione significa sovvertire l'antico ordinamento del proprio paese; e non si può ricorrere a ragioni comuni per giustificare un così violento procedimento. […] Passando dai principî che hanno creato e cementato questa costituzione all'Assemblea Nazionale, che deve apparire e agire come potere sovrano, vediamo qui un organismo costituito con ogni possibile potere e senza alcuna possibilità di controllo esterno. Vediamo un organismo senza leggi fondamentali, senza massime stabilite, senza norme di procedura rispettate, che niente può vincolare a un sistema qualsiasi. [...] Se questa mostruosa costituzione continuerà a vivere, la Francia sarà interamente governata da bande di agitatori, da società cittadine composte da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti che comporranno un'ignobile oligarchia, fondata sulla distruzione della Corona, della Chiesa, della nobiltà e del popolo. Qui finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di diritti dell'uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia tutti saranno assorbiti, soffocati e perduti per sempre. »(Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia)

Page 5: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo - François-René de Chateaubriand

Chateaubriand immaginò il progetto di una epopea cristiana, in cui sarebbero stati presenti il paganesimo ormai agonizzante e la religione nascente

Page 6: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo - Louis-Gabriel-Ambroise de Bonald A suo parere la società trova origine dal potere, che deriva da Dio e si incarna nel sovrano; la monarchia è la forma migliore di governo perché la più naturale, come è dimostrato dalla storia. La società preesiste all'individuo poiché lo

costituisce e ne conserva l'esistenza, ed è composta da tre distinte "persone sociali": potere, ministro, soggetto, che assumono nomi diversi secondo le funzioni della società ( padre, madre, figli nella società domestica; Dio, sacerdoti, fedeli nella società religiosa; re, nobili o funzionarî, popolo nella società pubblica) .

Page 7: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo – Joseph de Maistre La rivoluzione è il peccato (sociale) in

quanto distruzione dell’ordine naturale - e, dunque, legittimo - voluto da Dio. In lui torna inoltre sia il concetto di centralità della Chiesa cattolica che l'unione del potere temporale e politico nelle sole mani del pontefice, inteso come vertice della piramide sociale e civile oltre che arbitro internazionale di ogni conflitto, in quanto ritenuto al di sopra di ogni particolarismo nazionale.

De Maistre condivide poi l'analisi di Burke sulla falsa pretesa della maggioranza di prevalere sulla minoranza, mentre invece «dovunque il piccolissimo numero ha sempre condotto il grande» e per questo è diritto legittimo dell'aristocrazia l'assumere la guida del Paese.

Page 8: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo liberale

Il conservatorismo liberale è una variante che combina la preoccupazione per tradizione, rispetto per l'autorità e valori religiosi con idee liberali, specialmente in campo economico .

Di solito il conservatorismo liberale è l'area politica dove si collocano i conservatori dei Paesi dove le idee economiche liberali sono considerate conservatrici.

Esiste anche una tendenza del liberalismo, il liberalismo conservatore, che tende ad essere strettamente collegata con l'idea economica di liberismo e che quindi si colloca su un versante conservatore all'interno del movimento liberale.

in alcuni Paesi i movimenti liberal-conservatori sono molto più grandi delle loro controparti liberali, e perciò i termini "liberali" e "conservatori" possono diventare sinonimi (come in Australia) o possono essere ridefiniti (come negli Stati Uniti, dove i conservatori utilizzano il termine conservative mentre il termine liberal è generalmente utilizzato per riferirsi a un movimento progressista che in Europa sarebbe definito liberale sociale).

Page 9: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo nazionale Il conservatorismo nazionale o nazional-conservatorismo

è una variante che combina ad esso elementi di nazionalismo. Se i partiti conservatori fanno sovente della patria e dell'identità nazionale due temi importanti, quelli nazional-conservatori mettono questi concetti al centro della loro azione politica. Per questo, se i liberal-conservatori sono da considerarsi la "sinistra" del movimento conservatore, i nazional-conservatori ne sono la "destra“.

I nazional-conservatori non sono in genere entusiasti sostenitori del mercato, così da essere, sul piano dei rapporti con l'esterno, più inclini al protezionismo e, su quello interno, ad un forte intervento dello Stato in economia, volto a favorire la coesione sociale

Page 10: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo tradizionalista

Il Conservatorismo tradizionalista, conosciuto anche come "conservatorismo classico", "Tradizionalismo" o "Torismo", descrive una filosofia politica situdel Conservatorismo che sottolinea la necessità - filosofica, etica e pratica - dei principi della Legge naturale e dell'ordine morale trascendente, della tradizione, dell'unità organica e gerarchica, della vita rurale, del classicismo e della cultura elevata, e della Fedeltà. Alcuni tradizionalisti hanno abbracciato i termini di "Reazione" e di "Controrivoluzione", riferendosi alla decadenza della società provocata dall'Illuminismo. Poiché i conservatori tradizionalisti hanno una visione gerarchica della società essi difendono la struttura politica di tipo monarchico come l'assetto sociale più naturale e benefico. Il Tradizionalismo - sebbene non si incarni in un preciso modello politico - è esistito dacché è cominciata la civiltà; la sua espressione contemporanea, tuttavia, si sviluppò nel XVIII secolo, soprattutto in risposta alla Guerra civile inglese e alla Rivoluzione Francese.

Page 11: Scuola di politica – lezione vi

Conservatorismo Sociale

Il conservatorismo sociale è quella corrente del conservatorismo americano che si occupa prevalentemente delle tematiche etico-sociali, opponendosi strenuamente all'aborto, all'eutanasia e al matrimonio gay, e proponendo politiche generose nei confronti della famiglia, considerata cellula fondamentale della società.

Page 12: Scuola di politica – lezione vi

Teoconservatorismo

Con il termine teocon (theocon) ci si riferisce solitamente ad appartenenti a branche del mondo cristiano che sono schierati su posizioni considerate conservatrici, o che uniscono un'ideologia politicamente conservatrice con la difesa di alcuni temi sociali a forte impronta religiosa..

Page 13: Scuola di politica – lezione vi

Neoconservatorismo

Il neoconservatorismo è una corrente che si occupa prevalentemente di politica estera. Di origine liberal, i neoconservatori sono più aperti nel campo dei temi etici rispetto ad altre correnti conservatrici e non si oppongono più di tanto ai principi del big government e propongono solo limitate restrizioni alla spesa sociale. Dal punto di vista della politica estera, il movimento sostiene l'utilizzo della forza militare, se necessario in maniera unilaterale, per sostituire regimi dittatoriali con democrazie. Questa visione è contraria all'internazionalismo, al realismo e all'isolazionismo.

Page 14: Scuola di politica – lezione vi

Paleoconservatorismo

Il paleoconservatorismo è quella corrente legata all'originale tradizione politica conservatrice, priva di ogni tratto liberale. I paleoconservatori, oltre a sostenere posizioni di stampo conservatore sociale, sono favorevoli all'isolazionismo e al protezionismo, sono diffidenti rispetto al mercato e si oppongono strenuamente all'immigrazione, sia illegale che legale, in ragione del cosiddetto nativism.

Page 15: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo

Le matrici filosofiche del liberalismo sono:

il giusnaturalismo, il contrattualismo l'illuminismo nella sua accezione

individualistica e razionalistica

Page 16: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo - Storia

Dall'inizio del XIX secolo, liberale cominciò a divenire equivalente di "favorevole al riconoscimento delle libertà individuali e politiche". La prima citazione in lingua inglese con questo significato risale al 1801. In senso moderno si ritiene che il termine liberalismo sia stato usato per la prima volta nel 1812 in Spagna nel parlamento regionale (Cortes) di Cadice. Le radici del liberalismo sono tuttavia molto più antiche. Possono essere trovate nelle dottrine giusnaturalistiche di John Locke, nelle teorie dei filosofi scozzesi David Hume e Adam Smith e nell'illuminismo francese

Page 17: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo - John LockeNello Stato di natura tutti sono uguali ed esercitano i propri

diritti di natura (libertà, uguaglianza, proprietà e vita); egli ritiene che lo Stato di natura non sia una condizione di continua belligeranza ma di convivenza pacifica, in cui l'esercizio dei diritti naturali è solo parziale poiché è limitato dal diritto punitivo esercitato discrezionalmente da ogni individuo. Perciò, nell'atto dell'istituire lo Stato civile, gli uomini non cedono al corpo politico alcun diritto, ma lo rendono tutore dei diritti di natura, delegando al Parlamento il potere di emanare leggi positive che regolino l'esercizio della forza a difesa d'ognuno. Le funzioni fondamentali dello Stato liberale sono: la tutela della libertà, l'uguaglianza, la vita la proprietà dell'individuo.

Inoltredefinisce una giustificazione etica della rivoluzione, il diritto di resistenza che ciascun individuo può e deve esercitare quando lo Stato agisce in contrasto con la volontà popolare od in contraddizione con i principi costituzionali.

Page 18: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo e Illuminismo Montesquieu (1689-1755) nella sua opera

“Lo Spirito delle Leggi” fissa un punto fondamentale della dottrina politica liberale: la separazione dei poteri (potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario) come garanzia contro l'arbitrio del potere statale.

Immanuel Kant esprime il suo credo liberale parlando di "libertà, uguaglianza e indipendenza" come dei principi che devono reggere uno Stato civile.

Page 19: Scuola di politica – lezione vi

Illuministi non liberali

Voltaire non è interessato alla questione della rappresentanza politica e della divisione dei poteri: per lui l'ideale resta quello di un dispotismo illuminato retto da un re-filosofo saggio e tollerante.

Rousseau rifiuta la democrazia rappresentativa preferendo la democrazia diretta. La sua concezione della volontà generale alla quale i cittadini devono sottomettersi non prevede la tutela delle minoranze.

Page 20: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo - Stato di diritto e costituzionalismo Per John Locke, David Hume, Adam Smith e Immanuel

Kant le caratteristiche che le leggi devono avere per poter essere rispettose della libertà sono: l'essere norme generali applicabili a tutti, in un numero

indefinito di circostanze future; l'essere norme atte a circoscrivere la sfera protetta

dell'azione individuale, assumendo con ciò il carattere di divieti piuttosto che di prescrizioni;

l'essere norme inseparabili dall'istituto della proprietà individuale.

Si sviluppa la consuetudine di fissare in un documento solenne questi diritti: le Carte dei diritti dei nuovi Stati americani indipendenti e i primi emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti d'America sono gli antenati degli elenchi di diritti previsti dalle Costituzioni ottocentesche e da quelle attuali.

Page 21: Scuola di politica – lezione vi

Stato liberale e Stato democratico

Lo Stato liberale classico è lo Stato minimo, le cui funzioni sono limitate a compiti di difesa e ordine pubblico. Per lo più il diritto di voto era ristretto a coloro che hanno un certo livello di reddito (suffragio censitario) e che sapevano leggere e scrivere.

La costituzione dello Stato liberale è tipicamente breve e flessibile.

Lo Stato liberale si trasforma in alcuni paesi (Inghilterra) in Stato democratico attraverso un processo graduale. In altri paesi (Francia) la resistenza delle classi dominanti porta a scontri violenti (moti del '48, repressione della Comune di Parigi)

Page 22: Scuola di politica – lezione vi

Critiche ottocentesche - Bakunin

"la libertà politica senza eguaglianza economica è un inganno, una frode, una bugia: e i lavoratori non vogliono bugie"

Page 23: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo - Definizione

Ciò che contraddistingue il liberalismo politico è la fede nell'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico/sociale. In quest'ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne può derivare, di volta in volta, il rifiuto dell'assolutismo monarchico, del clericalismo, del totalitarismo e in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo in nome di fini esterni a esso.

Il risvolto del liberalismo in materia religiosa è la Laicità e la separazione tra Stato e Chiesa.

La dottrina liberale è da intendersi laica in quanto chiede allo Stato di non interferire nelle scelte specificamente morali, queste infatti sono attribuite al libero arbitrio del singolo individuo.

Page 24: Scuola di politica – lezione vi

Separazione tra liberalismo e liberismo – John Stuart Mill John Stuart Mill riteneva che esiste

una distinzione tra le due dottrine e considerò le proprie posizioni liberiste non il frutto di una posizione di principio ma della convinzione pragmatica che quel sistema economico fosse più efficiente e produttivo. Se tuttavia ciò fosse stato nell'interesse degli individui che compongono la società, lo Stato avrebbe avuto ogni diritto di intervenire nell'economia.

Non considerava la proprietà privata un diritto naturale ma, influenzato dai suoi contemporanei socialisti riteneva che essa fosse storicamente frutto di un "furto"

Page 25: Scuola di politica – lezione vi

Esempi di regimi liberisti non liberali e viceversa

regimi liberisti da un punto di vista economico ma tutt'altro che liberali da un punto di vista politico (per esempio il Cile di Augusto Pinochet) mentre alcuni movimenti (come l'eurocomunismo) hanno sostenuto una visione economica collettivistica pur schierandosi per la salvaguardia dei diritti liberali.

Page 26: Scuola di politica – lezione vi

Liberalismo e globalizzazionePer il pensiero liberale l'integrazione economica tra i diversi Stati nazionali (o globalizzazione economica) è auspicabile, perché permette di disporre di più ampie scelte. Non accetta, invece, l'integrazione politica (o globalizzazione giuridica) perché considera l'intervento dello Stato un arbitrio. Un presupposto del liberalismo, infatti, è che lo Stato quando agisce può limitare fortemente i seguenti diritti individuali: alla vita (attraverso la regolamentazione); alla libertà (col diritto positivo); e alla proprietà (attraverso la tassazione). Secondo i liberali, infatti, i diritti alla vita, alla

proprietà e alla libertà appartengono solo all'uomo

Page 27: Scuola di politica – lezione vi

Teocrazia

Nel senso più comune del termine teocrazia, in cui alcuni governanti civili coincidono con alcuni capi religiosi (per esempio l'imperatore bizantino come capo della Chiesa), le politiche governative coincidono con quelle religiose oppure sono fortemente influenzate dai principi di una religione (solitamente quella più diffusa) e il governo dichiara di comandare per volere di Dio o di un altro potere superiore, come specificato dalla religione locale

Page 28: Scuola di politica – lezione vi

Il concetto moderno di Teocrazia Il concetto di teocrazia fu coniato dallo storico Giuseppe

Flavio nel I secolo. Egli definì come teocrazia il governo tipico degli Ebrei. La definizione di Giuseppe Flavio fu ampiamente accettata fino all'età dell'Illuminismo, quando il termine cominciò a raccogliere connotazioni più universalistiche e spiccatamente negative, specialmente nelle opere di Hegel. Dopo di ciò il termine "teocrazia" venne usato soprattutto per etichettare alcune particolari forme politiche come qualcosa di "poco razionale" o "sottosviluppato".

La teocrazia è concepita in antitesi alla democrazia, che fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto nella volontà di popolo, e non nel volere di Dio (ovvero governo dei sacerdoti)

Page 29: Scuola di politica – lezione vi

Forme di Teocrazia Odierne Attualmente le nazioni che presentano aspetti teocratici sono: la Repubblica Islamica dell'Iran, dove un consiglio religioso approva le

candidature alla presidenza. L'elezione del Presidente rimane comunque a suffragio universale, e suo è il potere esecutivo, mentre il legislativo è dato dalla sharia.

la Santa Sede o Città del Vaticano. In virtù del suo particolare status diplomatico questo stato ha un seggio all'ONU come osservatore e nella stessa veste partecipa ad altre istituzioni sovranazionali ed internazionali.

Il Regno Unito, dove il sovrano tecnicamente è un governante teocratico a causa del suo titolo di Supremo Governatore della Chiesa inglese. Tuttavia il monarca mantiene soprattutto un'autorità di tipo cerimoniale, per cui la grande maggioranza degli osservatori non considerano il Regno Unito come una teocrazia. E, fatto ancor più fondamentale, in Gran Bretagna è la chiesa ad essere sottoposta allo stato e non il contrario.

La Norvegia, la cui situazione è simile a quella inglese, con un capo dello stato tecnicamente anche capo religioso.

Andorra dove il vescovo di Urgell è uno dei capi di stato, almeno a livello cerimoniale.

Israele dove l'interazione fra legge civile e legge religiosa ebraica è significativa.

Page 30: Scuola di politica – lezione vi

Teocrazie storiche

Nell'antico Egitto la teocrazia, era il "governo di un re - dio", con poteri assoluti sotto cui vivevano i sudditi, i quali, di qualunque condizione sociale fossero, erano considerati comunque un possesso del sovrano.

Fino al 1959, anche il Tibet era una teocrazia, essendo insieme alla Mongolia un sistema di tipo lamaista, in cui il Dalai Lama era sovrano assoluto e massima autorità religiosa. Tra il 1959 e il 2011, quando si è dimesso dal suo ruolo politico in favore di un successore che venga eletto dal Parlamento esule, è stato capo del Governo tibetano in esilio.

Recentemente, dal 1996 al 2001, il governo dei Talebani in Afghanistan può essere considerato una teocrazia