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6 dicembre

Rassegna 6 dicembre

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rassegna 6 dicembre

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6 dicembre

pagina 6 Domenica 5 dicembre 2010

Sindaco di Torino,

guerra tra i democratici:

Fassino verso il “no”

D opo il “no” di Francesco Profumopotrebbe arrivare anche quello diPiero Fassino, a candidarsi sindaco di

Torino per il centrosinistra. L’indiscrezione, checircola nel capoluogo piemontese, è un timore perDiego Novelli, sindaco per due mandati, dal 1975 al1985. “Di fronte alla triste bagarre esplosaall’interno del Partito democratico – ha dichiarato

Novelli – non è da escludere che Fassino ritiri la suadisponibilità, lasciando che si scannino tra di loro igiovanotti della nouvelle vague del centrosinistratorinese. Nel frattempo il centrodestra se la ride!”.“Il buonsenso – spiega Novelli – suggerirebbe difare quadrato attorno al nome di Fassino,nell’interesse del partito. Invece, a quanto parel’unico interesse che dimostrano di avere i suoi

oppositori interni non ha alcun carattere di culturapolitica, ma soltanto l’ambizione personale. Forsenon hanno valutato la portata della posta ingioco”. Il sindaco in carica, Sergio Chiamparino,ritiene che sia più importante il programma che inomi: “Fare prevalere il confronto sulle visionidella città è la vera strada per decidere se fare o nole primarie, fare una coalizione o un’altra”.

UNITI NELLA LISTAIl “terzo polo” vola nei sondaggi, il Pd non vuole ri-perdere:si lavora sul cartello elettorale. No di vendoliani e Di Pietro

SCENARI

DRAGHI O MONTI? Le pagelledei due cavalli di razza anti-B.

Angela Napoli (Fli)È un’ipotesi aperta

“F uturo e Libertà si aspetta an-cora un atto di responsabilità

da parte del presidente del Consi-glio. Se le dimissioni di Silvio Berlu-sconi non ci saranno, come mi sem-bra dalle dichiarazioni degli ultimigiorni, noi non ci precludiamo nulla.Innanzitutto di cercare una soluzio-ne con un governo allargato, sebbe-ne i comportamenti del premier nonaiutano a vedere in lui il leader. Ma ildiscorso è ancora aperto. In alterna-tiva vedrei come soluzione di re-sponsabilità un governo di unità na-zionale con tutte le forze che sonodisposte a discuterne. Secondo noiandare alle elezioni in questo mo-mento è sbagliato per il paese, che èin seria difficoltà. Ma nel caso fossel’unica soluzione praticabile, noinon escludiamo nessuna ipotesi,nemmeno una lista civica naziona-le”.

Giuseppe Fioroni (Pd)Si può fare, per vincere

“N oi ci siamo costituiti per dareuna risposta alla società italia-

na. O siamo in grado di fare la nostraproposta ed interloquire con tutti op-pure non vincia moi. Prima di tutto, pe-rò, dobbiamo votare la sfiducia a Berlu-sconi. In politica in questi ultimi tempiabbiamo realizzato due cose: abbiamoperso le elezioni e poi le primarie. Do-podiché, fare un governo di unità nazio-nale. E nel caso si arrivasse ad elezionicon questa legge elettorale, ci pensere-mo. Noi siamo il primo partito di op-posizione. E dobbiamo costruire unacoalizione intorno a un programma. Madobbiamo credere nella pluralità dellevoci perchè un partito che vuole gover-nare solo se stesso è un partito chiuso.In questa fase, però, non voglio fare ilgioco della ruota, e dire se scelgo l’Udco se scelgo Sel. In questo momento l’i-potesi di una lista civica nazionale è an-cora lontana.

Roberto Rao (Udc)Al voto? Con tre coalizioni

“P er l’Udc in caso di crisi si apronotre scenari: il primo è un governo

con la stessa impostazione di quello attua-le, e lo stesso baricentro, che trovi inun’apertura alle opposizioni la condizio-ne per andare avanti. Affinché si verifichiquesta ipotesi ci dev’essere un passo in-dietro di Berlusconi, perché a noi un allar-gamento modello “aggiungi un posto a ta-vo l a ” non ci interessa. Il secondo è unesecutivo di responsabilità nazionale masolo se trovasse un’ampia maggioranza.Perché non vorremmo passare da una si-tuazione di ingovernabilità a un’altra simi-le e rischiare di essere prigionieri del Tu-rigliatto di turno. Se invece si andasse alleurne vedo più probabile la competizionetra 3 poli perché il Partito democratico inquesto momento mi sembra più attento alfenomeno articolato e non omogeneoche si sta verificando alla sua sinistra piut-tosto che al centro. Comunque noi sarem-mo pronti a discutere un’ampia alleanza”.

Linda Lanzillotta (Api)Aspettiamo parte del Pd

“I n caso di crisi noi faremo di tuttoper non andare alle elezioni. Spin-

geremo per un governo autorevole ecompetente, che non significa necessa-riamente tecnico, e che segni una di-scontinuità con quello attuale, che nonha le caratteristiche per rendere com-petitiva l’Italia nel panorama internazio-nale. Cercheremo di mettere un puntoe andare a capo, trattando anche conuna parte del Pdl. Se invece ci sarannole elezioni, proveremo a capire cosa si-gnifica una lista civica: se è l’ipotesi cheMontezemolo si unisca al terzo poloper renderlo più forte è un’ottima so-luzione, anche perché sarebbe moltocompetitivo. Tra l’altro non credo aun’ipotesi che tenga insieme tutti, daFli a Vendola, perché non sono d’accor-do col creare una nuova Unione. Piut-tosto, se il Pd, o una parte di esso, vorràallearsi con noi, allora la strada può es-sere percorribile”.

Antonio Di Pietro (Idv)Niente ammucchiate

“P rima di tutto dobbiamo sfi-duciare questo governo: è la

priorità assoluta. E lo possiamo faresolamente votando insieme in aulacon tutti quelli che hanno fatto op-posizione. Dopodiché l’Idv è dispo-sta a partecipare a un governo ditransizione con una nuova maggio-ranza, che faccia una nuova leggeelettorale nell’interesse del paese.Per le prossime elezioni l’Italia deivalori si muoverà all’interno di unsistema bipolare. Noi non possiamopartecipare a un eventuale Terzopolo. E comunque non ci sarà maiuna lista civica nazionale, una sortadi coalizione unica. Noi ci presen-teremo insieme ad altri partiti, masecondo una logica bipolare. E dal-l’altra parte ci dovrà essere una de-stra, magari diversa da quella diadesso, ma che sarà comunque unad e s t ra .

Claudio Fava (Sel)Sono solo tattiche

“I l problema non è mandare a casaSilvio Berlusconi, ma proporre

un’alternativa. Per questo non sononeanche pensabili coalizioni uniche:pensare che ci possa essere un cartelloelettorale comune è un’ingenuità. Pen-siamo, per esempio, al caso della rifor-ma Gelmini sull’Università: i finianihanno votato a favore, l’opposizionecontro. Questa legislatura è conclusa,adesso bisogna guardare oltre. Le coa-lizioni devono avere un elemento di af-finità, un progetto di governo del pae-se. Noi di Sinistra ecologia e libertà nonsaremo mai disponibili a una lista civicanazionale unica. Ci dobbiamo porre ilproblema del governo del paese, nonsolo quello di un programma elettorale.L’elemento della coerenza della politicadeve prevalere sulle ragioni di tattica.

(pareri raccoltida Wanda Marra

e Caterina Perniconi)

di Caterina Perniconi

E lezioni o governo tecnico? Se il 14 dicembre si aprirà lacrisi, gli scenari possibili sono tre: un Berlusconi bis, unesecutivo di unità nazionale o le urne. Nella terza ipotesic’è chi, come Luca Cordero di Montezemolo, ha proposto

una lista civica di unità nazionale, per raggruppare le forze mo-derate e battere Silvio Berlusconi. La soluzione, secondo An-tonio Valente, della Lorien Consulting non è ancora stata recepitadagli elettori, che però si esprimono in maniera molto forte(40%) contro i ribaltoni. Meglio le elezioni, quindi, di un go-verno non espresso dai cittadini. Coloro che chiedono un ese-cutivo alternativo sono invece il 30%, gli altri restano ancoraindecisi. In particolare, se si andasse al voto, il peso specificodei partiti sarebbe molto diverso da quello che rappresentanooggi: innanzitutto si è rotto l’equilibrio all’interno del centro-destra. Se il rapporto tra Lega e Pdl oggi è di un voto a quattro,per Valente con elezioni potrebbe diventare di uno a due, colCarroccio al 13% e il partito di Berlusconi al 26. Non va meglioall’opposizione, dove il Partito democratico è in stabile discesae si attesterebbe al 24%, con Sel tra il 6,5 e il 7% e l’Idv in leggeraflessione, intorno al 6%, che perde qualche voto in favore deifuturisti. Ecco appunto il terzo polo: una coalizione di centro,che tiene insieme Fli, Udc e Api potrebbe arrivare al 20%. I trepartiti, separatamente, raccoglierebbero rispettivamente il 6,5,il 6,2 e l’1,5%. Ma insieme rappresentano un’attrattiva moltoforte verso gli indecisi. Sarà quindi il terzo polo a decidere ilfuturo dell’Italia, in caso di elezioni. Perché l’attuale legge elet-torale costringe al bipolarismo per ottenere il premio di mag-gioranza alla Camera. I centristi, quindi, non possono vincerema possono decidere chi far vincere. Gli uomini da corteggiaresi chiamano Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e France-sco Rutelli. O magari saranno loro a fare il filo all’ala moderatadel Pd, per farcela da soli. È l’ipotesi di un “cartello elettorale”largo, l’unico che con il Porcellum potrebbe scalfire il premier.Nel partito di Pier Luigi Bersani, infatti, in molti sono tentati dacanto delle sirene provenienti dal centro, mentre il segretariocerca di ricucire l’alleanza a sinistra. Per Vendola e Di Pietro, delresto, una lista civica è un’esperienza impraticabile.

Gianfranco Fini (FOTO ANSA)

I numeri Gli ultimi dati della “Lorien Consulting”: il fattore “terzo polo” attira più voti della somma diFli-Udc e Api. La Lega ormai vale un terzo dei voti del centrodestra

C hi tra Mario Draghi e Mario Monti è più adattocome candidato premier dell’eventuale listone

antiberlusconiano di centro-centro-centro-sinistra?Vediamo la loro pagella nelle quattro materie chiavein vista di una partita elettorale.Disponibilità. Alle elezioni di primavera Monti,presidente dell’Università Bocconi di Milano, avreb-be 68 anni contro i 63 del governatore della Bancad’Italia. Entrambi nettamente più giovani di SilvioBerlusconi (74). Ma Monti, che nel 2004 avrebbevolentieri continuato a fare il commissario europeoalla Concorrenza, sembra più voglioso di politica.Draghi conosce meglio la macchina dello Stato ed èpiù forte nella difesa dagli attacchi della specula-zione internazionale, ma sembra più tentato dallapresidenza della Banca centrale europea (il franceseJean Claude Trichet scade il prossimo settembre).Antiberlusconismo. Draghi è più forte. Monti fuscelto come commissario a Bruxelles da Berlusconinel ‘94, e confermato da D’Alema nel 2009. Draghi

nel 2001, quando Berlusconi vinse le elezioni, lasciòdopo 10 anni la direzione generale del Tesoro e feceil cervello in fuga alla banca Goldman Sachs. E oggi èin lite perenne con Tremonti.Voto cattolico. Draghi nettamente favorito. Ap-pena tre giorni fa ha rievocato con tenerezza, inun’intervista alla radio vaticana, gli anni al Massimo,il liceo dei gesuiti, dove imparò di avere “un compitoche poi il futuro, la fede, la ragione, la cultura, ciavrebbero rivelato”. Monti è piattamente laico.Voto di sinistra. Qui prevale Monti. Draghi ha al-cuni difetti: è “l’uomo del Britannia che ha fatto lepr ivatizzazioni”, è un banchiere ed è consideratotroppo amico della grande finanza internazionale.Monti, allievo del premio Nobel James Tobin (quellodella Tobin Tax icona della sinistra), come commis-sario Antitrust a Bruxelles ha ingaggiato epiche bat-taglie contro potentati economici come la Microsoftdi Bill Gates.

g. me.

pagina 2

di Leo Sisti

H o cominciato a occupar-mi dei file di Wikileaks loscorso agosto. Tutto dasolo, in grande segretez-

za, per alcuni mesi. Poi, in otto-bre, il gruppo di lavoro sul da-tabase è cresciuto, soprattuttoper motivi tecnici: bisognavacapire come gestire quella mes-se di dati. Tra i nostri corrispon-denti esteri e altro personale,esperti di software e Internet,siamo arrivati a quota trenta”.David Leigh è il capo dei serviziinvestigativi del G u a rd i a n , il quo-tidiano inglese che dal 28 no-vembre centellina insieme conaltri 4 media i micidiali rapportiresi pubblici da Assange. Nel-l’intervista a Il Fatto Leigh rac-conta i retroscena di una rivolu-zionaria operazione giornalisti-ca basata su carte provenientida un sito che sta mettendo asoqquadro l’establishment del-le diplomazie mondiali.

“TUTTO È PARTITO da uncollega del G u a rd i a n , Nick Da-vies, che ha incontrato Assange aBruxelles in primavera e ha conlui negoziato un accordo. Juliangli ha consegnato i primi duedossier su Afghanistan e Iraq. Liabbiamo analizzati e poi pubbli-cati insieme al New York Times e altedesco Der Spiegel. Dopo, è stata

la volta dei cablogrammi delleambasciate Usa nel mondo mes-si a disposizione di G u a rd i a n , N ewYork Times e del tedesco Der Spie-ge l . Julian ci ha chiesto di inclu-dere nel pacchetto anche LeMonde ed El Pais, esclusi in pre-cedenza. Tutti però dovevamouscire contemporaneamente”.Ma è stato lo stesso G u a rd i a n a gi-rare il database al New York Times,che Assange voleva in un primotempo tagliar fuori, irritato da unarticolo al vetriolo scritto su dilui da John Burns, responsabiledell’ufficio londinese del giorna-le Usa. Irritato, Julian, nei con-fronti di chi aveva ricevuto daWikileaks 75 mila documentisull’Afghanistan e 400 mila sul-l’Iraq. Insomma, irriconoscentiquelli del New York Times, che, se-condo Assange, hanno un diret-tore attento alla “re a l p o l i t i k ” e aifatti che “descrivono l’e s e rc i t oamericano in modo negativo”.Assange è stato forse pagato? Da-vid Leigh, autore di saggi e scooppluripremiati, lo nega: “Niente”.Nemmeno un euro.Pochi lo sanno, ma il database da1,6 gigabyte, che contiene oltre250 mila cablogrammi in una mi-nuscola pen drive, non è statosoltanto appannaggio del Guar -dian. “Una copia, identica”, spie-ga David Leigh, “è stata ottenutaanche da Heather Brooke, autri-ce di un libro sul Freedom of in-

fo r m a t i o n ’. L’ha avuta tramite suoicontatti. Siamo rimasti sorpresi,ma le abbiamo chiesto di unirsi alG u a rd i a n ”.

OGGI ASSANGE è braccatodall’Interpol, inseguito da un or-dine d’arresto spiccato dalla ma-gistratura svedese per un pre-

sunto stupro subìto da due don-ne (“Erano consenzienti”, si è di-feso lui). Ma non smette di farsivivo, soprattutto via “S ky p e ”,che, come è noto, non consenteintercettazioni. Usa mille meto-di per non farsi rintracciare.Cambia spesso cellulare e sche-de telefoniche. In pochi giorniha rilasciato due interviste, unaal settimanale Time, l’altra, ieri,rispondendo a domande poste

dai lettori del G u a rd i a n . Si senteminacciato. E ha annunciato:“L’archivio del cablegate è statosistemato, assieme ad altro ma-teriale significativo dagli Usa eda altri paesi, presso 100 milapersone in forma criptata. Se cisuccede qualcosa, le parti chiaveverranno diffuse immediata-mente. Quell’archivio è nellemani di numerose organizzazio-ni giornalistiche. La storia vince-rà. Il mondo sarà elevato a un li-vello migliore. Noi sopravvivre-mo? Dipende da voi”. Un mes-saggio chiarissimo, preoccupan-te.Una delle questioni poste ad As-sange riguarda l’“inter vento” sunomi e situazioni riportate nei fi-le di Wikileaks. Con quale crite-rio? Eccolo: “L’‘o s c u ra m e n t o ’ èopera di giornalisti che sviluppa-no quelle storie, sono loro a co-noscerle. Le correzioni vengonopoi riviste da almeno un altrogiornalista o direttore”. DavidLeigh aggiunge: “Abbiamo de-

pennato nomi di individui chepotessero essere oggetto di ritor-sioni. A esempio, cose riguar-danti Russia, Cina o Gheddafi”.

UNA NOTIZIA che ha mera-vigliato i giornalisti del G u a rd i a nè quella su Silvio Berlusconi che,come si legge in un dispacciodell’ambasciata Usa a Roma,avrebbe delle “percentuali sui

profitti realizzati nel gasdottoGazprom ed Eni” ( d i ch i a ra z i o n egià smentita ufficialmente dallostesso Berlusconi). Una notiziacuriosa, perché il premier è ric-chissimo: che bisogno avrebbedi altri soldi? Commenta Leigh:“Non so quanto ci sia di vero inquel cablo. Ma c’è gente a cuipiace tanto il denaro e lo amasempre di più”.

Assange, la quiete

prima della tempesta:

sito e Twitter tacciono

POTERI E BUGIE

Il mitragliaPutin e Berlusconi nella conferenza

stampa del 18 aprile 2008 quandoil premier italiano mimò una raffica

contro una giornalista (FOTO ANSA)

Il cerchio attorno ad Assange si starebbe stringendo sempre più,mentre il gruppo che dirige Wikileaks si troverebbe a Londra,

sparpagliato in diversi appartamenti, riducendo quasi al minimo icontatti con il sito e comunicando sempre più raramente attraversoi messaggi su Twitter. Eppure il 39enne australiano (della cui sortesi dicono preoccupati la madre e il figlio ventenne Daniel, che non

vede il padre dal 2007) ha smentito le voci secondo le quali starebbetrattando la resta e l’arresto da parte della polizia britannica.

“Sei mesi per lo scoopche cambia il mondo”IL RACCONTO DEL CRONISTA DEL GUARDIAN

CHE DIRIGE IL TEAM “WIKILEAKS”

Superlavoro per la Clinton“Ancora 252mila documenti”

I l segretario di Stato Hillary Clinton ha dettoche sarà impegnata ancora “per settimane”

nel tentativo di tranquillizzare i leader mondiali:“Vi sono ancora 252.000 di queste cose (i docu-menti, ndr), e non appena diventano pubblichedovrò parlare con capi di Stato e di governo”.

La vendetta di Gheddafi“Bidoni nucleari”

U n disastro nucleare sulle coste libicheper “dare una lezione all’Onu” che non

concesse a Gheddafi di piazzare la sua tenda aNew York: 7 contenitori metallici contenentiuranio arricchito vennero lasciati nel 2009nei pressi della centrale nucleare di Tajoura.

La paranoia dei ToriesSaremo sempre filo-americani

I Conservatori britannici, David Cameron in-cluso, definiti dai diplomatici statunitensi

“filo-americani fino alla paranoia”. Prima delleelezioni di maggio, esponenti dei Tories promi-sero che avrebbero guidato un esecutivo “fi -lo-americano” e acquistato più armi dagli Usa.

BLOB WIKILEAKS L’altra faccia del potere

Sarkozy inseguiva il coniglio...

Mesi di trattativee di preparazioneper spulciare(e sistemare)i documenti. L’exhacker non volevail NY Times

U na raccolta dei dispaccipiù curiosi della prima

ondata del “CableGate”.

Sarkozy cacciatore

NEL 2006 l’ambasciatore Usa aParigi, Craig Stapleton, fa visita al-l’allora ministro dell’Interno Nico-las Sarkozy. Dopo aver ricevuto ildiplomatico, il figlio del futuro pre-sidente, Louis (9 anni) entra nel-l’ufficio con un piccolo cane ai suoipiedi e un coniglio tra le braccia.Per stringere la mano dell’amba -sciatore – scrive Stapleton – Louisappoggia a terra il coniglio. Al cheil cane ha cominciato a inseguirlo eSarkozy ha iniziato a correre die-tro al cane, che a sua volta non de-mordeva nel tentativo di acchiap-pare l’animaletto. Pare che Louisabbia riso tutto il tempo.

Il premier ballerino

IL PRIMO MINISTRO ka -zaco, Karim Masimov, è un infa-ticabile ballerino e frequentatoredi night-club. E ne va orgoglioso.Ma, essendo marito fedele, prefe-risce andare in discoteca con lamoglie (e la scorta) e pure con gliamici. Che, dalle serate, però“escono stanchissimi”, come scri-ve un diplomatico americano,mentre “Masimov va avanti perore sulla pista”.

Il fiuto di Morales

A L L’INIZIO DEL 2009 il mi-nistro della Difesa brasiliano, Nel-son Jobim, riferì a Washington cheil presidente della Bolivia, Evo Mo-rales, soffriva di un grave tumoreal setto nasale”. L’allora amba-

sciatore Usa a Brasilia, Clifford So-bel, riferisce di una conversazioneavuta con Jobim dopo un incontro,il 15 gennaio a La Paz, tra Moralese Lula. L’allora presidente brasilia-no aveva offerto al suo omologoboliviano esami e trattamenti inun ospedale di São Paulo. Moralessi sottopose poi a un intervento dirinoplastica, ufficialmente peruna sinusite acuta che gli provo-cava forti mal di testa. Il governoboliviano ha sempre smentito il tu-more .

Cavalli e avvocati

IL RE SAUDITA Abdullahpropose agli americani di inserirein ogni prigioniero di Guantana-mo, accettato da altri paesi, unchip elettronico per seguirne i mo-vimenti, come avviene in Arabia

Saudita per i falchi o per i cavalli.Un alto funzionario della CasaBianca bocciò la proposta conrammarico, sottolineando al so-vrano che “i cavalli non hanno bra-vi avvocati”.

Karzai irresponsabile

PER LA DIPLOMAZIAUsain Afghanistan, il presidente Ha-mid Karzai è un “incapace tota-le”. Karl Eikenberry, in un cablo-gramma del 2009 scrive a Wa-shington: “La sua inettitudine nelgestire anche i più rudimentaliprincipi riguardanti la costruzionedi uno Stato e la sua profonda in-sicurezza personale, combinatecon la sua incapacità ad ammet-tere qualsiasi errore, rendono va-no ogni nostro sforzo di conside-rarlo un partner responsabile”.

Il presidente beone

IL PRESIDENTE di Haiti, Re-nè Preval, “è un forte bevitore espesso frequenta night-club congli amici”. Si legge in un rapportodell’ambasciata Usa a Portau-Prince dell’estate 2009. E il suocomportamento stravagante hacreato voci su possibili “effetti ne-gativi del suo cancro alla prosta-ta”.

R a t z i n ge r - Wo j t y l a

IL PATRIARCA RUSSO Ki -rill, nel 2008 ha confidenzialmen-

te detto di preferire Papa Benedet-to XVI rispetto al suo predecesso-re Giovanni Paolo II. Kirill, preoc-cupato come sempre per l’ecces -siva enfasi sull'individuo in Occi-dente, vede Ratzinger più prontoa reagire a questa “der iva”.

Il dittatore flaccido

PER I DIPLOMATICI Usa ildittatore della Corea delNord, Kim Jong-il, è “un vec-chio tizio flaccido che ha sof-ferto di traumi fisici e psico-logici in seguito al suo ic-tus”.

LECCA LECCA

Piero Ostellinoe l’auto-premio

PIERO OSTELLINO ha vinto il premio Mario Pannunzio,intitolato al grande giornalista fondatore de “Il Mondo”. Ilpremio però è totalmente screditato, da quando il suopresidente, Pierfranco Quaglieni, dovette confessare di avermolestato telefonicamente una signora con varie oscenità epagare un’oblazione per chiudere il relativo processo. Così,per carità di patria, l’assegnazione del poco ambitoriconoscimento è passata sotto silenzio. Ne ha parlato un sologiornalista, sul “C o rr i e re ” di ieri: dopo aver citato Tocqueville,Cavour, Marx, Gramsci e Togliatti, l’articolista tiene a precisaredi appartenere alla “generazione di liberali cresciuti (anche)alla lettura del Mondo”. Poi, a tradimento, conclude: “È questo,per me, il senso del Premio Pannunzio del quale il Centro chene porta il nome ha voluto onorarmi – nel corso di una bellaserata al Cambio, il ristorante caro a Cavour, davanti all’exParlamento subalpino – martedì scorso”. Sorpresona! L’a u t o redell’articolo sul Premio Pannunzio a Ostellino, è Ostellino.

Domenica 5 dicembre 2010

di Giampiero GramagliaB r u xe l l e s

Q uando l’importante è fa-re affari, o stringere al-leanze, non importaquale sia il partner, può

capitare di dovere chiudereun occhio, e magari anchedue, e pure tapparsi il naso eturarsi le orecchie. Lo fa l’I-talia di Mr B. con la Russia, epure con il Kazakhstan, la Bie-lorussia, la Libia. E lo fannomolti altri Paesi, anche gli Sta-ti Uniti: un po’ di cinismo, o di“re a l i s m o ”, sulla democraziae sul rispetto dei diritti del-l’uomo barattato con elemen-ti di sicurezza o di interessenazionale.

A L L’I TA L I A può capitare difarlo in modo più plateale dialtri: i silenzi e le connivenzedel governo Berlusconi, adesempio, sulla repressione inCecenia così come sugli atten-tati alla libertà di stampa sonomagari funzione dell’amiciziapersonale tra Silvio e l’uomoforte russo, Vladimir Putin, matrovano un corrispettivo neigrossi affari russi di molteaziende italiane. E, qualchevolta, il prezzo da pagare nonè neppure né troppo elevatoné troppo imbarazzante: bastaoffrire una pensione estiva allafamiglia Putin (che se poi è Vil-la Certosa, la residenza delpremier in Sardegna, che malec’è?). Certo, il pulpito ameri-

cano non è proprio il più au-torevole, per giocare alla travee alla pagliuzza nell’o c ch i o ,proprio e del vicino, dopo cheper anni l’A m m i n i s t ra z i o n estatunitense ha avallato, sottol’insegna della lotta al terrori-smo, tutto quello che Moscafaceva nel nome della lotta alterrorismo (adesso, però, ilministro Frattini s’è accortoche Bush e il suo vice DickCheney sbagliavano, mentre –aggiunge – c’è “piena sinto-nia” verso la Russia con l’Am-

ministrazione Obama). Ma icablo delle ambasciate degliUsa a Roma e a Mosca, pub-blicati nel flusso delle rivela-zioni di Wikileaks, snocciola-no indicazioni inquietanti.Uno, datato 20 maggio 2009,afferma che “la relazione per-sonale tra Berlusconi e Putin èun elemento chiave delle re-lazioni Italia-Russia” e ricorda,appunto, le vacanze della fa-migliola russa in Costa Smeral-da. Ma quel documento va aldi là dell’aneddotica persona-

le e afferma: “Sebbene il go-verno italiano abbia compresole manchevolezze del governorusso, non può permettersi diessere troppo duro nelle suecr itiche”, perché “l ' i n t e rd i -pendenza economica ha unp re z z o ”. Il cablo cita un fun-zionario dell’ambasciata d’Ita-lia a Mosca, Lorenzo Fanara,che spiega come le relazionieconomiche bilaterali siano“forti abbastanza da influenza-re la posizione politica dell’I-talia verso la Russia”, che “èsemplicemente un partnereconomico troppo importan-te per noi: i leader, i politici egli uomini d’affari italiani sa-ranno sempre attenti nel trat-tare con la Russia dal momen-to che l’Italia vi esporta ognianno beni del valore di oltre10 miliardi di euro, per lo piùprodotti da piccole e medie in-dustr ie”.

PERCHÉ BISOGNA r ico-noscere che l’acquiescenzaitaliana è ben pagata: inter-scambio a parte, basta pensareall’affare da 16 miliardi dellarete di gasdotti SouthStream edell’intreccio d’interessi ener-getici e finanziari che ci stan-no dietro, con una società sviz-zera costituita da Eni e Gaz-prom, gigante energetico rus-so. Per difendere Sou-thStream, l’Italia si mette con-tro l’America e l’Europa, chetengono, invece, al progettoNabucco: il primo “esalta” la

LE ACCUSE INTERNAZIONALI

MOSCA AI TEMPI DEL NUOVO ZAR: CHI SI OPPONE È PERDUTO

dipendenzaener geticabalcanica edeuropea dal-la Russia, ilsecondo con-tribuisce a di-ver sificare,andando a pe-scare l’energ ianelle repubbli-che post-sovie-tiche dell’Asia Centrale (percarità, dal punto di vista delchiudere un occhio sul rispet-to dei valori non è che fare af-fari laggiù sia meglio che farliin Russia). SouthStream è ilpezzo grosso della complicitàaffaristica fra Italia e Russia.Ma c’è altro: venerdì, ad esem-pio, il Vertice di Soci s’è con-cluso con la firma di sette in-tese che spaziano dalla difesaall’energia – Eni, ma pure Enel– dalla banche alle pmi alle po-

ste (un accordo quadro). E, sulfronte militare, Mosca autoriz-za il transito ferroviario di armie truppe italiane, oltre che dimateriale logistico, verso l’Af-ghanistan – domanda: ma nonè meglio spedircelo in aereo? –ed è interessata a produrre injoint venture 2500 Lince. I vei-coli blindati usati, appunto, inAfghanistan.

POTERI E BUGIE

Informazione in CinaDirigenti comunisti contro Google

D iero l’attacco a Google in Cina ci sarebbe-ro due alti dirigenti del P partito comuni-

sta cinese. Uno dei due, dopo aver scoperto ar-ticoli critici digitando il proprio nome, intimòinoltre alle società cinesi di telecomunicazionidi non fare affare con Google.

Amicizie pericolosePutin? È sempre a Villa Certosa

“L a famiglia di Putin passa lunghi periodi aVilla Certosa, nella casa di Berlusconi, in

Sar degna”. Si legge in un dispaccio del 20 mag-gio 2009 dall’ambasciata americana a Mosca incui si sottolinea come il forte legame personaletra i due influenzi la politica estera di Roma.

Stemmi rivelatoriRussia e sicurezza, le passioni del premier

I giacconi di B. raccontano i suoi rapporti privilegiati e l’inclinazione per i servizi di sicu-rezza: il vezzo d’indossare giubbotti con stemmi (l'aquila imperiale bicefala e quello che

parrebbe della Polizia di Stato) racchiudono l’anno berlusconiano: il primo è del gennaio2010 davanti a Palazzo Grazioli (ma è stato usato anche in uno dei tanti incontri con Putin), ilsecondo è di questa settimana, nella località di vacanze di Soci con i “soci” Medvedev e Putin.

di Alessandro OppesMadr id

Q uando la situazione è di assoluta emergenza,non basta un gesto per restituire spazio alla

speranza, per risollevare le quotazioni democra-tiche di un paese. Il presidente russo DmitrijMedvedev ha deciso nelle scorse settimane lanomina di Mikhail Fedotov, presidente dell’U-nione dei giornalisti e distante dalle posizioni delCremlino, alla guida della commissione che devevigilare sul rispetto dei diritti umani. Un segnalepositivo e niente più. Mosca continua a preoc-cupare organizzazioni internazionali e ong per ilripetersi di crimini che restano impuniti. Amne-sty International non si stanca di condannare, so-prattutto nel Caucaso settentrionale, dalla Cece-nia all’Inguscezia al Dagestan, “uccisioni illegali,esecuzioni extragiudiziali, uso eccessivo dellaforza, sparizioni, tortura e detenzioni arbitrarie”da parte di gruppi armati e attentatori suicidi checolpiscono civili, funzionari del governo e agen-ti delle forze di sicurezza. Ma, nel territorio dellaFederazione Russa, sono soprattutto difensori

dei diritti umani, avvocati e giornalisti a essereminacciati, aggrediti, e uccisi per il loro impegnocontro la corruzione che dilaga nel paese.

L’ACCURATO LAVORO di monitoraggio diReporters sans Frontières, la principale organiz-zazione internazionale per la difesa della libertà distampa, non lascia dubbi. Nell’ultima, recentissi-ma classifica mondiale sul rispetto dei diritti del-l’informazione, la Russia si colloca al 153° posto,su un totale di 175 paesi. Nella lista, aggiornataannualmente, dei cosiddetti “predatori della li-bertà di stampa”, compare stabilmente il nome diPutin, considerato un pericolo per la sicurezzadei giornalisti, tanto oggi che ricopre il ruolo dipremier come negli 8 anni in cui fu Presidente.“Continua a proiettare l’ombra della sua influenzasul Cremlino”, dice Rsf, ricordando che a lui sideve la rigida politica di controllo dei mezzi dicomunicazione. Ai nac hi, la giovane guardia pa-triottica creata dal Cremlino nel 2005, si attribui-scono autentiche operazioni di caccia all’uomo,che Putin alimenta garantendo un clima di asso-luta impunità. Ma anche un altro personaggio

chiave nella strategia del potererusso si è guadagnato un postonella lista dei “predator i”: è il pre-sidente ceceno Ramzan Kadyrov,indicato da Rsf come “il cane daguardia di Putin” nella repubblicadel Caucaso. “I critici della poli-tica di questo Eroe della Russia, decorato nel 2004proprio da Putin”, ricorda l’Ong con sede a Parigi,“si espongono alle peggiori rappresaglie”. È quelche accadde alla giornalista Anna Politkovskaya eall’attivista per i diritti umani Natalia Estemirova,impegnate in una dura denuncia della gestionedella “questione cecena”. La prima venne assas-sinata a Mosca nell’ottobre 2006, la seconda inCecenia a luglio 2009. Due casi ancora irrisolti.

TRA TUTTI I CAPITOLI dell’emergenza di-ritti umani in Russia, il principale motivo di preoc-cupazione per l’opinione pubblica internaziona-le continua a essere l’ondata di violenza senza finecontro i giornalisti. È di appena un mese fa il bru-tale pestaggio di Oleg Kashin, reporter del quo-tidiano Kommer sant, finito in coma dopo essere

stato colpito con 40 sprangate. La sua colpa: avercriticato il progetto di abbattere la foresta diKhimki, a nord di Mosca, per costruire un’auto -strada per San Pietroburgo. Un tema talmente de-licato che ha già fatto parecchie vittime nel mon-do dell’informazione, ma non solo. Nel novembre2008, il redattore capo della Khimkinskaja Pravda,Mikhail Beketov, venne selvaggiamente malme-nato dopo aver denunciato gli interessi del sin-daco nella realizzazione del progetto: da alloranon si è più ripreso, è stato operato otto volte, haperso quattro dita. Due mesi più tardi, a Mosca, ètoccato al suo avvocato, Stanislav Markelov, spe-cialista di diritti dell’uomo, e alla giornalista dellaNovaja Gazeta Anastassja Baburova: uccisi in pienocentro a Mosca per essersi opposti a quell’auto -s t ra d a .

L’ENERGIAdi “fat t o r i n o ” Frat t i n iI l ministro degli Esteri Franco Frattini – dopo gli impietosi

commenti dei diplomatici americani rivelati da Wikileaks(dai quali s’intuisce che ha molto più peso politico l’ad diEni, Paolo Scaroni, che il titolare della Farnesina) – corre airipari. Lo fa partecipando alla trasmissione In mezz’o ra di Lu-cia Annunziata. E assicura: sulla politica energetica “nessu -no può decidere a nome dell’Italia” e il dossier energeticoitaliano è caratterizzato da una “trasparenza riconosciuta an-che dagli Usa”. Secondo Frattini non c’è nessun intrigo conla Russia, come ventilato dai file “illegali” di Wikileaks. Ilministro, in collegamento dal Bahrein, ha detto che “l’Italiaha un interesse nazionale nella sicurezza e nell’indipenden -za energetica”, che “la nostra strada è la differenziazione”,che passa “dalla Russia, dalla Libia, dall’Algeria e dai Paesi delGolfo: queste fonti di approvvigionamento formano il pianodi sicurezza nazionale”. Reagisce l’Italia dei valori ricordan-do l’epiteto con cui gli americani hanno apostrofato Frattini:“L’Italia non merita un presidente del Consiglio che è il por-tavoce di Putin, né un ministro degli Esteri definito daglistessi diplomatici Usa ‘un fattorino del premier’”.

IL PREZZO DEGLI AFFARISu diritti umani, informazione e politica

l’Italia non disturba il manovratore russo

Il cablogramma dell’ambasciata Usa aMosca datato 20 maggio 2009.

A sinistra, la centrale energetica di SanPietroburgo gestita dall’Enel (FOTO ANSA)