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PR O FESSI O NE VETERINARIA MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE N on c’è dubbio che in questo momento, BSE a parte, il cosiddetto pet corner sia tra gli argomenti più “sentiti” dai medici veterinari italiani e, al di là delle singole po- sizioni, la possibilità di cedere ai clienti prodotti per uso veterinario rappresenta un’importante con- quista per la categoria. Il pet cor- ner scaturisce dalla modifica del- l’articolo 52 del nostro codice deontologico, una iniziativa forte- mente voluta dall’ANMVI che è stata tra i promotori di questa in- novativa proposta. Tuttavia, la possibilità di vendere direttamente al cliente presso l’ambulatorio: mangimi, parafar- maco, antiparassitari ed altri pro- dotti per animali, pone ad ogni ve- terinario problemi di carattere deontologico, etico, legale, fisca- le ed amministrativo che meritano un opportuno approfondimento. C’è infatti chi è convinto che non sia etico o deontologicamente corretto mischiare l’attività profes- sionale con quella commerciale, chi invece vorrebbe applicare al- l’attività veterinaria le regole del cosiddetto “libero mercato”, prin- cipi questi che però appartengo- no alla cultura liberista più esa- sperata. Altri, invece, sono convinti che la categoria dei medici veterinari dovrebbe operare con metodi e logiche aziendali, superando quindi un certo tipo di mentalità un po’ retriva ancora largamente diffusa anche in altre categorie professionali. Dal momento però che sul piano fi- scale, l’attività libero professionale veterinaria è di fatto già considera- ta alla stregua di un’attività com- merciale, (siamo gli unici profes- sionisti in campo medico ad esse- re assoggettati all’IVA), l’introduzio- ne del pet corner non dovrebbe cambiare di molto l’attuale situa- zione, semmai, sarebbe auspica- bile la non applicazione dell’IVA sulla prestazione professionale, a l’ufficio legale del Ministero della Sa- nità, è finalmente ufficializzata la possibilità, anche per il medico ve- terinario italiano, della cessione ai clienti di prodotti destinati alla salute ed al benessere dei nostri pazienti. Come sempre, anche in questa oc- casione, si è aperto un dibattito al- l’interno della categoria tra chi è contrario a questa nuova opportu- nità e chi invece la vede favorevol- mente. I primi sono coloro che sostengono che il medico veterinario non deve avere nessuna commistione con tut- to ciò che va al di là dell’atto medico in senso stretto. I secondi hanno una visione diversa della professione intesa, oltre che come atto medico, anche come ser- vizio ai propri clienti affinché siano facilitati nella cura dei loro animali. In tutta Europa il medico veterinario, oltre che alla cura, provvede anche Con l’approvazione della modifica dell’art. 52 del Codice Deon- tologico da parte del- alla dispensazione ed alla vendita vera e propria di farmaci, diete, pa- rafarmaco, accessori per la cura de- gli animali, etc… mantenendo una professionalità ed una dignità che non è minimamente messa in di- scussione. Inoltre, come mi riferivano alcuni Colleghi francesi ed inglesi, i pro- venti derivanti dalla dispensazione aumentano notevolmente la redditi- vità dell’attività professionale fino a rappresentare circa il quaranta per cento del fatturato globale delle strutture veterinarie e permettendo anche un maggior investimento nel- l’attività prettamente sanitaria sia in termini di attrezzature che di perso- nale. È giusto, quindi, che anche il medi- co veterinario italiano possa trarre dall’armonizzazione europea non solo gli aspetti penalizzanti come l’I- VA, ma anche quelli vantaggiosi, co- me appunto la possibilità del pet corner. Ritengo che sia ora di cambiare at- teggiamento mentale e scrollarsi di dosso il retaggio del passato che considerava la professione sanitaria alla stregua di un’Arte per cui: “non era dignitoso chiedere un compen- so per una prestazione d’ingegno” come sosteneva ancora alcuni anni or sono un Collega anziano. La gestione professionale di un pet corner, domani con l’aggiunta an- che del farmaco, potrà rappresenta- re una buona opportunità in termini di servizio alla clientela e di incre- mento della nostra attività professio- nale e dei nostri ricavi. Starà solo a noi gestire le cose con professionalità e competenza. 000 EDIZIONI SCIVAC - Anno 10, numero 11, mensile, novembre 2000 Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Concessionaria esclusiva per la pubblicità EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona Tra entusiasmo (i più) e qualche perplessità, le reazioni della categoria Pet corner: una conquista europeizzante Finalmente anche in Italia consentita ai veterinari la vendita di prodotti commerciali Il Veterinario e la dispensazione l’editoriale Carlo Scotti (in questo numero:) 1 15 21 Dalla Prima Pagina: Pet corner: una conquista europeizzante di Fabrizio Pancini ANMVI Informa: Cani pericolosi: stralciati tutti gli articoli sugli elenchi di razza a cura della redazione In Rete: Virus informatici: occorre riconoscerne i sintomi di Fabrizio Pancini 10 18 22 Attualità: Pet corner: precisazioni commerciali e merceologiche di Giovanni Stassi Rubrica Legale: Animali esotici “irregolari” di M.T. Semeraro L’Opinione: I farmaci ad uso ospedaliero di Oscar Grazioli 12 19 27 Attualità: La nicchia dei prodotti alimentari biologici di Giancarlo Belluzzi Rubrica Fiscale: Liquidazione auto- matica dichiarazioni redditi e IVA 1999 di Giovanni Stassi Attualità: FSA: aggiornamento sulla Centrale di Lettura di Aldo Vezzoni 14 20 29 L’Approfondimento: 336: il farmaco, il veterinario e l’allevatore di Mino Tolasi Bioetica: Bioetica e rapporto uomo-cane di Roberto Marchesini Dalle Aziende: Covel: un progetto per l’Italia Servizio Publiredazionale Il diritto all’anonimato S pesso riceviamo lettere con preghiera di pubblicazione non firma- te; in qualche caso, lo scrivente si firma con le sole iniziali o con nomi di fantasia, oppure chiede non venga riportato il suo nome sulla rivista. Le motivazioni personali che spingono chi scrive a non qualificarsi - nei nostri confronti o dei Colleghi - possono essere varie, ma quando lo scrivente ritiene che quanto scritto (es. critiche, rivendicazioni, denun- cie) lo esponga a conseguenze e reazioni imprevedibili e dannose la pubblicazione anonima trova una valida giustificazione e costituisce una forma di tutela. Naturalmente, la redazione valuta sempre con mol- ta attenzione questo tipo di lettere e pubblica soltanto quelle che non contengono elementi offensivi e che trattano comunque argomenti si- gnificativi e di interesse generale per tutti. Qualche collega ha criticato la nostra disponibilità a pubblicare lettere anonime o firmate con sigle o nomi non identificativi dello scrivente so- stenendo che chi prende posizione pubblicamente deve anche avere il coraggio delle proprie azioni e quindi firmarsi con nome e cognome. Per quanto condiviso e adottato dalla redazione, questo principio non tiene però conto di risvolti concreti e di pesanti conseguenze che pos- sono ricadere sui firmatari che denunciano certe situazioni o criticano autorità o altri colleghi. Ad esempio: uno studente potrebbe firmare una lettera contro la gestione di un istituto universitario? E la stessa cosa po- trebbe farla il giovane laureato che sta collaborando gratuitamente nel- l’ambulatorio di un collega affermato? È evidente che se questi interventi fossero inutilmente offensivi o forte- mente personali non verrebbero ammessi alla pubblicazione, ma se si trattasse di situazioni di interesse generale, potrebbero rappresentare un’occasione di confronto e di discussione all’interno della categoria; in tal caso sarebbe giusto pubblicarle, anche in forma anonima, per sug- gerire una riflessione e dare modo a tutti di esprimersi in merito. Rite- niamo che questo sia giusto per far crescere culturalmente e profes- sionalmente tutto il settore veterinario, accettando, se necessario, qual- che autocritica. 112 di Fabrizio Pancini Angelo Franceschini MEDICAL SUPPLIES VIA CA’ RICCHI N. 15 40068 SAN LAZZARO DI SAVENA - BO ARREDAMENTO - ANESTESIA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI LABORATORIO - ORTOPEDIA STRUMENTARIO - STERILIZZAZIONE CONSUMO ESCLUSIVE NAZIONALI (sett. VETERINARIO): AESCULAP - BEAR - CADISCOPE - CITIEFFE - EVSCO (Fecalyzer) WELCH ALLYN RIVENDITORI AUTORIZZATI: ACEM rx - KODAK - TYCO PREVENTIVI GRATUITI - LEASING e FINANZIAMENTI DIRETTI PER ORDINI o INFORMAZIONI Tel. 0516270333 - Fax 0516270290 - E-mail: [email protected] ARREDAMENTO - ANESTESIA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI LABORATORIO - ORTOPEDIA STRUMENTARIO - STERILIZZAZIONE CONSUMO Da questo numero la nuova rubrica: “L’OPINIONE” pagina 22

Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

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Professione Veterinaria è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore

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Page 1: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA

MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

N on c’è dubbio che inquesto momento, BSEa parte, il cosiddetto

pet corner sia tra gli argomentipiù “sentiti” dai medici veterinariitaliani e, al di là delle singole po-sizioni, la possibilità di cedere aiclienti prodotti per uso veterinariorappresenta un’importante con-quista per la categoria. Il pet cor-ner scaturisce dalla modifica del-l’articolo 52 del nostro codicedeontologico, una iniziativa forte-mente voluta dall’ANMVI che èstata tra i promotori di questa in-novativa proposta.Tuttavia, la possibilità di venderedirettamente al cliente pressol’ambulatorio: mangimi, parafar-maco, antiparassitari ed altri pro-dotti per animali, pone ad ogni ve-terinario problemi di caratteredeontologico, etico, legale, fisca-le ed amministrativo che meritanoun opportuno approfondimento. C’è infatti chi è convinto che nonsia etico o deontologicamentecorretto mischiare l’attività profes-sionale con quella commerciale,chi invece vorrebbe applicare al-l’attività veterinaria le regole delcosiddetto “libero mercato”, prin-cipi questi che però appartengo-no alla cultura liberista più esa-sperata. Altri, invece, sono convinti che lacategoria dei medici veterinaridovrebbe operare con metodi elogiche aziendali, superandoquindi un certo tipo di mentalitàun po’ retriva ancora largamentediffusa anche in altre categorieprofessionali.Dal momento però che sul piano fi-scale, l’attività libero professionaleveterinaria è di fatto già considera-ta alla stregua di un’attività com-merciale, (siamo gli unici profes-sionisti in campo medico ad esse-re assoggettati all’IVA), l’introduzio-ne del pet corner non dovrebbecambiare di molto l’attuale situa-zione, semmai, sarebbe auspica-bile la non applicazione dell’IVAsulla prestazione professionale, a

l’ufficio legale del Ministero della Sa-nità, è finalmente ufficializzata lapossibilità, anche per il medico ve-terinario italiano, della cessione aiclienti di prodotti destinati alla saluteed al benessere dei nostri pazienti.Come sempre, anche in questa oc-casione, si è aperto un dibattito al-l’interno della categoria tra chi ècontrario a questa nuova opportu-nità e chi invece la vede favorevol-mente.I primi sono coloro che sostengonoche il medico veterinario non deveavere nessuna commistione con tut-to ciò che va al di là dell’atto medicoin senso stretto.I secondi hanno una visione diversadella professione intesa, oltre checome atto medico, anche come ser-vizio ai propri clienti affinché sianofacilitati nella cura dei loro animali.In tutta Europa il medico veterinario,oltre che alla cura, provvede anche

Con l’approvazionedella modifica dell’art.52 del Codice Deon-tologico da parte del-

alla dispensazione ed alla venditavera e propria di farmaci, diete, pa-rafarmaco, accessori per la cura de-gli animali, etc… mantenendo unaprofessionalità ed una dignità chenon è minimamente messa in di-scussione.Inoltre, come mi riferivano alcuniColleghi francesi ed inglesi, i pro-venti derivanti dalla dispensazioneaumentano notevolmente la redditi-vità dell’attività professionale fino arappresentare circa il quaranta percento del fatturato globale dellestrutture veterinarie e permettendoanche un maggior investimento nel-l’attività prettamente sanitaria sia intermini di attrezzature che di perso-nale.È giusto, quindi, che anche il medi-co veterinario italiano possa trarredall’armonizzazione europea nonsolo gli aspetti penalizzanti come l’I-VA, ma anche quelli vantaggiosi, co-me appunto la possibilità del petcorner.Ritengo che sia ora di cambiare at-teggiamento mentale e scrollarsi didosso il retaggio del passato checonsiderava la professione sanitariaalla stregua di un’Arte per cui: “nonera dignitoso chiedere un compen-so per una prestazione d’ingegno”come sosteneva ancora alcuni annior sono un Collega anziano.La gestione professionale di un petcorner, domani con l’aggiunta an-che del farmaco, potrà rappresenta-re una buona opportunità in terminidi servizio alla clientela e di incre-mento della nostra attività professio-nale e dei nostri ricavi.Starà solo a noi gestire le cose conprofessionalità e competenza.

000 EDIZIONI SCIVAC - Anno 10, numero 11, mensile, novembre 2000

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Tra entusiasmo (i più) e qualche perplessità, le reazioni della categoria

Pet corner: una conquistaeuropeizzanteFinalmente anche in Italia consentita ai veterinari la vendita di prodotti commerciali

Il Veterinario e ladispensazione‘‘ l’editoriale

Carlo Scotti

(in questo numero:)

1 15 21Dalla Prima Pagina:Pet corner: una conquistaeuropeizzantedi Fabrizio Pancini

ANMVI Informa:Cani pericolosi:stralciati tutti gli articolisugli elenchi di razzaa cura della redazione

In Rete:Virus informatici:occorre riconoscernei sintomidi Fabrizio Pancini

10 18 22Attualità:Pet corner: precisazionicommerciali emerceologichedi Giovanni Stassi

Rubrica Legale:Animali esotici“irregolari”di M.T. Semeraro

L’Opinione:I farmaci ad usoospedalierodi Oscar Grazioli

12 19 27Attualità:La nicchia dei prodottialimentari biologicidi Giancarlo Belluzzi

Rubrica Fiscale:Liquidazione auto-matica dichiarazioniredditi e IVA 1999di Giovanni Stassi

Attualità:FSA: aggiornamentosulla Centrale diLetturadi Aldo Vezzoni

14 20 29L’Approfondimento:336: il farmaco, il veterinario el’allevatoredi Mino Tolasi

Bioetica:Bioetica e rapportouomo-canedi Roberto Marchesini

Dalle Aziende:Covel: un progetto perl’Italia Servizio Publiredazionale

Il diritto all’anonimato

S pesso riceviamo lettere con preghiera di pubblicazione non firma-te; in qualche caso, lo scrivente si firma con le sole iniziali o con

nomi di fantasia, oppure chiede non venga riportato il suo nome sullarivista.Le motivazioni personali che spingono chi scrive a non qualificarsi - neinostri confronti o dei Colleghi - possono essere varie, ma quando loscrivente ritiene che quanto scritto (es. critiche, rivendicazioni, denun-cie) lo esponga a conseguenze e reazioni imprevedibili e dannose lapubblicazione anonima trova una valida giustificazione e costituisceuna forma di tutela. Naturalmente, la redazione valuta sempre con mol-ta attenzione questo tipo di lettere e pubblica soltanto quelle che noncontengono elementi offensivi e che trattano comunque argomenti si-gnificativi e di interesse generale per tutti. Qualche collega ha criticato la nostra disponibilità a pubblicare lettereanonime o firmate con sigle o nomi non identificativi dello scrivente so-stenendo che chi prende posizione pubblicamente deve anche avere ilcoraggio delle proprie azioni e quindi firmarsi con nome e cognome.Per quanto condiviso e adottato dalla redazione, questo principio nontiene però conto di risvolti concreti e di pesanti conseguenze che pos-sono ricadere sui firmatari che denunciano certe situazioni o criticanoautorità o altri colleghi. Ad esempio: uno studente potrebbe firmare unalettera contro la gestione di un istituto universitario? E la stessa cosa po-trebbe farla il giovane laureato che sta collaborando gratuitamente nel-l’ambulatorio di un collega affermato?È evidente che se questi interventi fossero inutilmente offensivi o forte-mente personali non verrebbero ammessi alla pubblicazione, ma se sitrattasse di situazioni di interesse generale, potrebbero rappresentareun’occasione di confronto e di discussione all’interno della categoria; intal caso sarebbe giusto pubblicarle, anche in forma anonima, per sug-gerire una riflessione e dare modo a tutti di esprimersi in merito. Rite-niamo che questo sia giusto per far crescere culturalmente e profes-sionalmente tutto il settore veterinario, accettando, se necessario, qual-che autocritica.

112di Fabrizio Pancini

Angelo FranceschiniMEDICAL SUPPLIES

VIA CA’ RICCHI N. 1540068 SAN LAZZARO DI SAVENA - BO

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Da questonumero la nuovarubrica:

“L’OPINIONE”pagina 22

Page 2: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

vantaggio esclusivo dell’attività divendita dei prodotti veterinari sullaquale tale imposta continuerebbead essere applicata.Infine, proprio perché il pet cornerrappresenta nel nostro Paese unaassoluta novità, la sua introduzio-ne, a partire dal prossimo anno,aprirà sicuramente nuovi scenariche coinvolgeranno certi equilibritra categorie professionali (inrealtà già fin troppo instabili), in-dustria e tra gli stessi veterinari,soprattutto liberi professionisti.Tutto questo sistema però, dovràessere armonizzato in modo omo-geneo in tutta Europa, in manieratale che la veterinaria possa esse-re considerata veramente euro-peizzante per tutti coloro che lapraticano.Alla luce di quanto detto finora, ilnostro giro d’orizzonte doveva ne-cessariamente coinvolgere i pro-tagonisti al centro del sistema,quelli cioè che producono le ma-terie prime oggetto del contende-re (leggi industrie) e coloro che ledevono gestire e cedere ai clientiproprietari degli animali. Dalle risposte dei protagonisti so-no certo scaturirà qualche nuovoulteriore elemento di riflessioneper tutti.

Aldo Vezzoni Segretario FNOVI

In qualità di Segretario FNOVI,ritieni importante la modificadell’articolo 52?Quando l’ANMVI ha sollecitato laFNOVI a modificare l’articolo 52per dare la possibilità al veterina-rio di poter aprire un pet corner,ma soprattutto di poter gestire informa più diretta il farmaco veteri-nario, possibilità che dovrebbeavverarsi al più presto, la FNOVIha aderito prontamente a questaesigenza espressa da tanti colle-ghi apportando al Codice Deonto-logico le opportune variazioni.Queste sono state poi approvatedal Ministero ed oggi, quindi, ogniveterinario potrebbe allargare lapropria attività inserendo un petcorner all’interno del proprio am-bulatorio come servizio aggiunti-vo per i propri clienti. Al di là degliaspetti organizzativi e fiscali, laFNOVI dovrà dare precise indica-zioni per quanto riguarda gliaspetti deontologici; in sostanzala preoccupazione è che l’ambu-latorio non venga trasformato inun negozio, ma che la parte com-merciale sia complementare e ri-spettosa della primaria attivitàscientifica e professionale. Adesempio, non credo che saràpossibile mettere espositori diprodotti in sala d’aspetto, ma po-trebbero essere presenti campio-ni degli stessi nella sala di visitaper permettere al veterinario diavere sotto mano i riferimenti ne-cessari da consigliare e da pro-porre di volta in volta al cliente.

Qualche collega si domanda sesia etico mischiare il professio-nale col commerciale, altri ac-costano la professione del vete-

rinario con quella del farmaci-sta, che di fatto vende ai clientiun po’ di tutto. Come valuti taliconsiderazioni contrapposte?In tutta Europa i veterinari da annigestiscono, non solo il farmacoma anche una vasta gamma diprodotti inerenti alla salute dell’a-nimale. Questo fatto non ha certotolto a loro l’immagine di profes-sionalità specifica della loro atti-vità primaria, anzi, all’estero il ve-terinario è una figura certamentemolto più rispettata e consideratache nel nostro paese. Il pet cor-ner, soprattutto se si riuscirà adabbinarlo alla gestione del farma-co potrà essere al contrario unmomento di servizio molto impor-tante per il cliente e d’altra partepotrà essere, se gestito bene, unafonte economica da investire inaggiornamento, professionalità eattrezzature per l’ambulatorio.

Con l’avvio delpet corner,quali scenarisi potrannoaprire in Italiaper il mondodella veterina-ria?Ritengo che inItalia ci sia unnumero di am-bulatori netta-mente superio-re alle esigenzedel mercato. Seconsider iamoaltri paesi chehanno una po-polazione dianimali da com-pagnia similealla nostra il no-stro numero èdoppio rispettoal loro. Sonoconvinto che lapossibilità digestire il petcorner e il far-maco richie-dendo comunque un minimo diorganizzazione spingerà molti ve-terinari ad associarsi, soprattuttonei grossi centri creando strutturepiù adeguate alle nuove esigen-ze, in grado di offrire una più va-sta gamma di prestazioni veteri-narie specializzate e di gestire almeglio l’opportunità che il pet cor-ner sta aprendo sia come servizioper i clienti sia come possibilitàaggiuntiva di reddito.

Carlo Pizzirani Presidente Ordine MediciVeterinari di Firenze

In qualità di autorevole rappre-sentante di un Ordine provincia-le, come giudichi la modificadell’articolo 52 del CodiceDeontologico che consentirà aiveterinari, a partire dal prossi-mo anno, la vendita diretta alcliente di prodotti e mangimiper uso veterinario?La modifica all’articolo 52 del Co-dice Deontologico che in questiultimi tempi sta facendo fibrillare il

mondo della veterinaria apre in-dubbiamente nuove prospettivenell’attività delle strutture veterina-rie con evidenti benefici economi-ci. La cosa che ritengo più impor-tante è che i Medici Veterinari ri-mangano tali e cioè non diventino,come si dice a Firenze, “botte-gai”. Mi auguro quindi che gli stu-di, gli ambulatori, le cliniche vete-rinarie non si trasformino in nego-zi e che i Medici Veterinari si limi-tino a vendere direttamente soloquello che fino ad oggi consiglia-vano ai propri clienti di acquistarealtrove senza farsi forviare da vi-sioni di facili guadagni.

Dal punto di vista deontologico,da una parte c’è qualche colle-ga che si domanda se sia eticomischiare il professionale colcommerciale, dall’altra parte, al-tri accostano la professione delveterinario con quella del far-

macista, che di fatto vende aiclienti un po’ di tutto. Come va-luti tali considerazioni contrap-poste?Fare considerazioni “etiche” sul-l’opportunità della vendita oppureno lo ritengo un argomento estre-mamente complesso e lo dimo-stra il fatto che ci sono due schie-ramenti di pensiero che sono innetto contrasto. Vorrei soltanto farnotare che le nostre attività liberoprofessionali sono già considera-te fiscalmente delle attività com-merciali, lo dimostra il fatto chenoi veterinari siamo gli unici pro-fessionisti nel campo medico adessere assoggettati all’IVA, percui ritengo che sarebbe più giustodire: toglieteci l’IVA, riconsiderate-ci dei Medici con l’emme maiu-scola e noi non avremo velleitàcommerciali, oppure non impedi-teci di fornire ai nostri clienti unservizio completo con anche lacessione di prodotti e mangimi secontinuate a considerarci allastregua delle imprese.

Sei a conoscenza di quali pro-

blematiche esistano per il ve-terinario in merito all’avviodell’attività di pet corner equali procedure debba esple-tare per iniziare tale esercizio?Come tutti noi medici penso dinon essere un grande espertodi problemi burocratici però,per quanto riguarda l’avvio diun pet corner, le problematicheda affrontare non sono poi cosìcomplesse. Penso che ci sianodelle differenze “geografiche”nel senso che le regole posso-no leggermente cambiare dacomune a comune, comunque,a grandi linee, dirò ciò che ènecessario per il comune di Fi-renze: fondamentale la destina-zione d’uso del fondo nel qualesi svolge l’attività che ovvia-mente deve essere ad usocommerciale; è necessariaun’autocertificazione/domandaal comune, nella quale vanno ri-

portati anche imq che si vuo-le destinare al-la vendita (aFirenze si pa-ga un bolletti-no di conces-sione inferiorealle 100.000 li-re), ed è ne-cessaria an-che un’ammi-nistrazione se-parata conl’obbligo di unregistratore dicassa. Sicura-mente ho dettoqualche ine-sattezza peròchiunque vo-glia comincia-re con un petcorner dovràfarne doman-da alle autoritàche, in quelcaso, sapran-no essere piùchiare di me.

Vorrei concludere la mia rispo-sta con una semplice conside-razione: perché il pet cornernon viene considerato uno deitanti aspetti di un’attività veteri-naria destinati a soddisfare leesigenze del paziente e del re-lativo proprietario e quindi per-ché non autorizzare anche co-loro che svolgono l’attività instrutture con destinazione d’u-so a uffici o studi professionali?

Con l’avvio del pet corner,quali scenari si potranno apri-re in Italia per il mondo dellaveterinaria?Il mio più forte desiderio ed au-gurio per tutti i Medici Veterinariitaliani è che il pet corner aprauna prospettiva molto più impor-tante e molto più legata alla no-stra attività professionale qual èla gestione del farmaco veteri-nario. Che non si fraintenda lavendita con la dispensazione,concetti molto diversi tra loro, ilprimo è un beneficio del farma-cista e tale deve rimanere, il se-condo è la naturale conclusione

di una visita del Medico Veteri-nario. Spero che presto noi Me-dici Veterinari italiani smettiamodi guardare con invidia i colleghieuropei per i quali la direttivacomunitaria fu interpretata edapplicata in modo non penaliz-zante e che finalmente l’Europasia un tutt’uno anche per la ve-terinaria.

Alessandro LombardiPresidente Ordine MediciVeterinari della Provincia diTorino

In qualità di autorevole rappre-sentante di un Ordine provin-ciale, come giudichi la modifi-ca dell’articolo 52 del CodiceDeontologico che consentiràai veterinari, a partire dal pros-simo anno, la vendita diretta alcliente di prodotti e mangimiper uso veterinario?La modifica dell’art. 52 del Codi-ce Deontologico può rappresen-tare una opportunità economicanon irrilevante per la Categoria.Certamente il nulla osta deonto-logico non elimina tutti i risvoltidi tipo fiscale e civilistico checomporta l’apertura di una atti-vità commerciale. Anche il “Te-sto Unico delle Leggi Sanitarie”- che consente ai soli farmacisti,tra i sanitari, la vendita del far-maco - può rappresentare unserio ostacolo per la realizzazio-ne del progetto.

Dal punto di vista deontologi-co, da una parte c’è qualchecollega che si domanda se siaetico mischiare il professiona-le col commerciale, dall’altraparte, altri accostano la pro-fessione del veterinario conquella del farmacista, che difatto vende ai clienti un po’ ditutto. Come valuti tali conside-razioni contrapposte?Credo che, al di là delle leggiche regolamentano la nostraprofessione, l’obbligo di mante-nere una netta distinzione tral’attività commerciale e quellaprofessionale sia primariamen-te un dovere per tutti i profes-sionisti e in special modo per iSanitari. Non è assolutamenteaccettabile, a mio avviso, chemotivazioni economiche possa-no limitare la nostra autonomianell’esercizio di una attività sa-nitaria.

Con l’avvio del pet corner,quali scenari si potranno apri-re in Italia per il mondo dellaveterinaria?Le perplessità che ho sollevatoin precedenza non limitano ilmio giudizio in massima partefavorevole all’apertura dei “petcorner”.Noi siamo parte di un sistemaeconomico europeo che con-sente in molti Stati tali attività.Il precluderla ai veterinari italianipotrebbe comportare il rischioche altri, forti del proprio diritto,occupino importanti spazi dimercato nel nostro Paese.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 3D A L L A P R I M A P A G I N A ➥

Page 3: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

Piero Brovazzo DVM, Medico Veterinariolibero professionista, Padova

Secondo te, la possibilità divendere presso l’ambulatoriodirettamente al cliente (pet cor-ner): mangimi, parafarmaco edaltri prodotti per animali, è det-tata più dalla necessità di gua-dagno che non da motivazionidi ordine più strettamente pro-

fessionale, come ad esempio, lapossibilità di offrire al cliente unservizio più completo e mirato?No.

Per alcuni colleghi, la categoriadei veterinari dovrebbe muover-si con metodi e logiche azienda-li.Tuttavia, dato che il cosiddetto“core business” del veterinario èdi fare clinica, per taluni sarebbepiù opportuno interrogarsi sulperché esista, nella maggior par-

te degli ambulatori, una contra-zione negli incassi, piuttosto cheaprire una nuova attività di ven-dita al solo scopo di compensa-re i mancati guadagni o le perdi-te economiche? Quale è la tuaopinione in merito? Concordo, meglio vendere farma-ci per la qualificazione professio-nale ed il servizio offerto ai clienti.

Al di là degli opportuni chiari-menti che dovranno essere pre-

cisati da parte degli organi com-petenti sugli aspetti ammini-strativi e legali del pet corner, ri-tieni siano troppo complicate etalvolta inutili procedure come:la comunicazione all’ufficio atti-vità produttive del comune; lapresentazione alla Camera diCommercio della domanda diiscrizione al REC; la richiesta diestensione della partita iva al-l’apposito ufficio; ecc., che il ve-terinario deve intraprendere per

avviare tale attività? Cosa pro-poni in alternativa a questo pro-posito?Sono le solite assurdità burocrati-che.

Stefano Candotti Medico Veterinario libero professionista, Pordenone

Secondo te, la possibilità divendere presso l’ambulatoriodirettamente al cliente (pet cor-ner): mangimi, parafarmaco edaltri prodotti per animali, è det-tata più dalla necessità di gua-dagno che non da motivazionidi ordine più strettamente pro-fessionale, come ad esempio, lapossibilità di offrire al cliente unservizio più completo e mirato?Il pet corner può essere una op-zione interessante, non tanto per ilguadagno in più (che mi pare nonpossa comunque superare il 30%del fatturato della struttura profes-sionale), quanto perché nel pros-simo futuro saranno decisivi an-che alcuni servizi in più che nelcentro veterinario possono esseredati al cliente (negli USA è già co-sì).Quindi deve essere un’oppor-tunità che chi vuole deve avere lapossibilità di adottare. Sicuramen-te le spinte alla realizzazione delpet corner sono quindi di ordineeconomico.Vedo male la vendita diretta delparafarmaco da parte del profes-sionista: andrà sicuramente a di-scapito del tempo da dedicare al-le visite e questo non deve succe-dere.Sarei più favorevole alla realizza-zione del pet corner “adiacente/confinante” alla clinica o alla strut-tura, ma dato in gestione a qual-cuno che, per una percentualesull’incasso, faccia solo il rivendi-tore. Il veterinario deve fare il me-dico, non il commerciante.

Per alcuni colleghi, la categoriadei veterinari dovrebbe muover-si con metodi e logiche azienda-li.Tuttavia, dato che il cosiddetto“core business” del veterinario èdi fare clinica, per taluni sarebbepiù opportuno interrogarsi sulperché esista, nella maggior par-te degli ambulatori, una contra-zione negli incassi, piuttosto cheaprire una nuova attività di ven-dita al solo scopo di compensa-re i mancati guadagni o le perdi-te economiche? Quale è la tuaopinione in merito?Sono d’accordo con chi sostieneche il pet corner, comunque lo sivoglia affrontare, non può essereun “salvavita” nei confronti di unaattività medico-professionale ge-stita fiscalmente in modo ballerinoo peggio con i bilanci in rosso.Chiunque l’affronti in questo modorischia delle atroci disillusioni,perché la capacità/incapacità ge-stionale dell’aspetto professionalesi rifletterebbe inesorabilmenteanche su quello commerciale. Pri-ma di aprire un pet corner (in qua-lunque modo sia gestito), credosia meglio fare una visitina dalproprio commercialista e farsi un

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bell’esame di coscienza, profes-sionalmente parlando.

Al di là degli opportuni chiari-menti che dovranno essere pre-cisati da parte degli organi com-petenti sugli aspetti ammini-strativi e legali del pet corner, ri-tieni siano troppo complicate etalvolta inutili procedure come:la comunicazione all’ufficio atti-vità produttive del comune; lapresentazione alla Camera diCommercio della domanda diiscrizione al REC; la richiesta diestensione della partita iva al-l’apposito ufficio; ecc., che il ve-terinario deve intraprendere peravviare tale attività? Cosa pro-poni in alternativa a questo pro-posito?Stiamo parlando di un’attivitàcommerciale pura. Come tale èdunque soggetta alle stesse re-gole delle altre attività commer-ciali e la cosa va accettata e ba-sta. Forse queste sono regole ingenerale un po’ troppo pesanti einfarcite di inutili aspetti burocrati-ci, ma questo vale per tutte le atti-vità commerciali e comunque èun argomento troppo vasto e ciporterebbe troppo lontano.Chi vuole aprire un pet corner sache apre un’attività commercialecollaterale, con i dovuti fastidi. È anche per questo che sostengol’apertura indiretta del pet corner,cioè la messa a disposizione deilocali adatti ad una terza personache gestisca il pet corner senza ilcoinvolgimento diretto (nella ven-dita al cliente) del professionista.In prospettiva non vedo altre stra-de percorribili.

Tommaso FurlanelloMedico Veterinariolibero professionista, Padova

Qual è l’importanza del pet cor-ner per il medico veterinario?Il pet corner rappresenta un’im-portante opzione per le struttureveterinarie, sia per gli ambulatoriche per le cliniche. Per le struttu-re più piccole il reddito da essoderivante, anche se non rilevante,potrebbe essere sufficiente a so-stenere il costo economico di unaddetto, che potrebbe anchesvolgere le mansioni di segreta-rio-telefonista, etc., con grandebeneficio per la struttura. Per le strutture di più grandi di-mensioni, in cui presumibilmenteè già presente un addetto allacontabilità e/o alla segreteria, evi-dente sarebbe il beneficio econo-mico, in quanto si tratterebbe diun nuovo reddito.Infine il soggetto veterinario di-venta un interlocutore economicopiù attivo per le Aziende con cuiinterloquisce. Acquisendo cosìquel peso commerciale che gli èdovuto.

Come vedi il pet-corner in rela-zione alla deontologia?Non vediamo alcun contrasto traquesto tipo di attività e la praticaveterinaria. In Nord America e in

altri Paesi europei la vendita di ali-menti, parafarmaci e farmaci è at-tività quotidiana e rappresenta siaun’importante fonte di reddito cheun ottimo servizio per la clientela,molto apprezzato perché la strut-tura veterinaria è così il punto diriferimento globale per la vita delpet, sia nel benessere che nellamalattia. Non troviamo alcun con-trasto con il prestigio del veterina-rio e il suo ruolo sociale. Per espe-rienza siamo certi che la grandis-

sima parte della nostra clientelaapprezzerà molto la comodità diacquisto di alimenti, prodotti anti-parassitari e (speriamo) farmacida personale di nostra fiducia. Lanostra figura professionale diven-ta garanzia di qualità e fonte disuggerimenti.

E la gestione del farmaco?Come già detto in precedenza, lavendita diretta del farmaco rap-presenta la logica evoluzione del

pet-corner. È noto che la distribu-zione di farmaci veterinari da par-te delle farmacie è carentissima ecostringe a volte a prescrizioninon ottimali, di farmaci di usoumano. Peggio ancora, nostre ri-cettazioni sono a volte sciagurata-mente modificate, per adattarle aprodotti disponibili al momentonegli scaffali della farmacia. La gestione diretta del farmacoconsente una supervisione totaledella terapia medica e contempo-

raneamente una comodità estre-ma per la clientela, che con un’u-nica prestazione vede risolta ogniproblematica pratica.

Ferruccio Marello Medico Veterinariolibero professionista, Cuneo

Secondo te, la possibilità divendere presso l’ambulatoriodirettamente al cliente (pet cor-

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ner): mangimi, parafarmaco edaltri prodotti per animali, è det-tata più dalla necessità di gua-dagno che non dà motivazionidi ordine più strettamente pro-fessionale, come ad esempio, lapossibilità di offrire al cliente unservizio più completo e mirato?Indubbiamente, la valutazione de-gli alti margini di ricarico applicatidagli attuali esercenti e il deside-rio di spostare almeno una partedi questo giro d’affari nel fatturatodegli ambulatori rappresentano ilvero motore che spinge l’interes-se verso il pet corner. Ragionarein termini di pura e semplice logi-ca economica non rappresentaassolutamente un male di per sé,ma se invece si vuole ragionarepartendo veramente dal desideriodi offrire un servizio più completoe mirato allora qualunque iniziati-va dovrebbe nascere laddove ilservizio di base preesistente è giàabbastanza funzionale ed effi-ciente, situazione che purtropponella nostra categoria è ancoramolto di là da venire.

Per alcuni colleghi, la categoriadei veterinari dovrebbe muover-si con metodi e logiche azienda-li.Tuttavia, dato che il cosiddetto“core business” del veterinarioè di fare clinica, per taluni sa-rebbe più opportuno interrogar-si sul perché esista, nella mag-gior parte degli ambulatori, unacontrazione negli incassi, piut-tosto che aprire una nuova atti-vità di vendita al solo scopo dicompensare i mancati guadagnio le perdite economiche? Qualeè la tua opinione in merito?Le metodiche aziendali dovreb-bero essere assolutamente presea modello e sicuramente nessunaazienda in cui vi sia un calo signi-ficativo del fatturato derivante dalproprio core business attiverebbemai un’attività commerciale paral-lela finalizzata a tamponare leperdite di quella principale, poi-ché ciò significherebbe votarsi al-l’autodistruzione.In campo veterinario i cali di fattu-rato derivanti da una riduzione delcore business sono purtroppouna realtà ed è in questa direzio-ne che devono essere rivolti glisforzi necessari per comprenderele cause ed attivare azioni corret-tive adeguate.Purtroppo nulla è stato fatto per fo-calizzare obiettivi e metodi di in-cremento della qualità dei servizierogati al Cliente, eccettuato tutto ildiscorso sulla definizione dellestrutture veterinarie, che però hadato qualche indicazione fine a séstessa sul “contenitore”, che ha la-sciato il tempo che ha trovato poi-ché non ha preso qualitativamentein considerazione il “contenuto”.

Al di là degli opportuni chiari-menti che dovranno essere pre-cisati da parte degli organi com-petenti sugli aspetti ammini-strativi e legali del pet corner, ri-tieni siano troppo complicate etalvolta inutili procedure come:la comunicazione all’ufficio atti-vità produttive del comune; la

presentazione alla Camera diCommercio della domanda diiscrizione al REC; la richiesta diestensione della partita iva al-l’apposito ufficio; ecc., che il ve-terinario deve intraprendere peravviare tale attività? Cosa pro-poni in alternativa a questo pro-posito?Purtroppo, come spesso accadenella nostra categoria, si tende avedere solo il bello di una certa si-tuazione e non gli inconvenientiad essa eventualmente collegati.Tutti i Colleghi che si sono lasciatiun po’ abbagliare dai presunti fa-cili aumenti di incasso dovrannofatalmente fare i conti con tutta laparte amministrativa e soprattuttofiscale collegata con la vendita enormata da una serie di Leggi eRegolamenti, che mi pare pocoprobabile possano essere modifi-cati a nostro uso e consumo.Indubbiamente le attività ammini-strative, burocratiche e fiscali sa-ranno numerose e non sempre fa-cili, ma francamente non sapreisuggerire nulla in alternativa, nonfosse altro per il fatto che tutti i ne-gozi già funzionanti nel compartosoggiaciono a precise normativee l’ambulatorio (per quanto riguar-da la parte relativa alla vendita)verrebbe ad equipararsi ad unqualunque pet-shop.Particolare attenzione mi permet-terei di suggerire per le problema-tiche fiscali, in quanto mi pare ra-gionevole prevedere che le visitedella GdF alle nostre strutture au-menteranno notevolmente, contutte le conseguenze da ciò deri-vanti.

Massimo Raviola Medico Veterinario libero professionista, Torino

Secondo te, la possibilità divendere presso l’ambulatoriodirettamente al cliente (pet cor-ner): mangimi, parafarmaco edaltri prodotti per animali, è det-tata più dalla necessità di gua-dagno che non da motivazionidi ordine più strettamente pro-fessionale, come ad esempio, lapossibilità di offrire al cliente unservizio più completo e mirato?Sono molte le argomentazioni ingrado di dissuadere dall’idea, pe-raltro falsa, di intraprendere un’ini-ziativa di questo tipo al puro sco-po di risollevare le sorti economi-che della propria struttura veteri-naria: a parte la norma secondocui le entrate del p.c. non posso-no essere superiori al 30% del fat-turato della attività professionisti-ca, che elimina già in partenza lasperanza di rilanciare il volume diaffari di un ambulatorio in diffi-coltà economica (il 30% di poco,è ancora meno...), sono convintoche il p.c. debba essere finalmen-te l’occasione, per il vet. l.p., diutilizzare le sue conoscenzescientifiche e professionali percominciare ad offrire al pubblicoun servizio articolato. Non lo sipuò pensare come “un’aggiunta”alle prassi classiche di interventoambulatoriale, perché non si col-

loca in una logica professionale diquel tipo, e pertanto, così realiz-zato, non darebbe in ogni casonessun o ben pochi ritorni econo-mici. È inserito piuttosto all’internodi un percorso di cambiamento,che prevede diversi interventi, eche segna l’inizio di una nuovaprofessione veterinaria, non più li-mitata allo stretto ambito sanita-rio/clinico, ma in grado finalmentedi appropriarsi e gestire quell’e-norme campo che è il “benessereanimale”, in senso lato, di nostrapertinenza e competenza, che nelrecente passato è stato delegatoa tutta una serie di figure al di fuo-ri della nostra professione. Nondimentichiamo che il vet., in quan-to esperto della vita animale, an-che dal punto di vista giuridicodovrebbe essere sempre la prin-cipale figura di riferimento ogni-qualvolta ci si occupi, o preoccu-pi, di salute, igiene, alimentazioneed educazione (problemi compor-tamentali) degli animali domestici.

Per alcuni colleghi, la categoriadei veterinari dovrebbe muover-si con metodi e logiche azienda-li.Tuttavia, dato che il cosiddetto“core business” del veterinario èdi fare clinica, per taluni sarebbepiù opportuno interrogarsi sulperché esista, nella maggior par-te degli ambulatori, una contra-zione negli incassi, piuttosto cheaprire una nuova attività di ven-dita al solo scopo di compensa-re i mancati guadagni o le perdi-te economiche? Quale è la tuaopinione in merito?La diminuzione delle entrate o lespese di gestione eccessive dellamaggior parte degli ambulatorinon fanno che confermare l’ur-gente necessità per la nostra ca-tegoria di cambiare radicalmentee urgentemente il metodo di ge-stione della nostra professione esoprattutto delle nostre attivitàche, piaccia o meno, sono intrin-secamente già commerciali, vistoche non lavoriamo al riparo di en-ti pubblici ma sul libero mercatograzie alla nostra competenza. Ènecessario rendersi conto checon il progresso cambiano lerealtà e quindi le necessità dell’u-tenza, e di conseguenza devonocambiare i servizi rivolti a soddi-sfare l’insorgenza di questi nuovibisogni, e noi nel nostro segmen-to di interesse del mercato nonpossiamo tirarci indietro da questimutamenti, se non vogliamo cor-rere il rischio di essere tagliati fuo-ri definitivamente, perdendo mor-dente sulla realtà. Ripeto: il pet-corner non può e non deve asso-lutamente essere visto come l’an-cora di salvezza cui aggrapparsiper salvare le sorti del nostro “am-bulatorietto”, ma piuttosto unospunto (e nulla più) per partirecon una radicale modifica di tuttol’apparato nazionale della sanitàche riguarda il benessere deglianimali da compagnia. Le cono-scenze medico-scientifiche sonoalla base dell’attività veterinaria,ma essere veterinario oggi è benpiù che esercitare le proprie ca-pacità diagnostiche, chirurgiche

e cliniche in generale: limitarsi aquesto, che può anche essereconsiderato il core-business, è ri-duttivo nei confronti del nostroprofilo professionale e, di fatto, hacondotto ad eliminare la messa inpratica di molte delle nostre com-petenze. Essere liberi professioni-sti significa oggi essere imprendi-tori, imprenditori di sé stessi. Si-gnifica avere capacità e cono-scenze legate al proprio ambitoprofessionale, alle quali unireperò preparazione circa i modi ele logiche di funzionamento delleimprese e degli imprenditori. Dob-biamo allora sviluppare compe-tenze e formazione nell’ambito or-ganizzativo (management emarketing), inerenti la qualità delservizio e dunque la qualità dellarelazione: i nostri clienti non sonogli animali, sono i loro proprietari.Offrire un servizio di qualità signi-fica offrire un ventaglio di servizi,lezione che persino le aziende sa-nitarie, proprio perché “aziende”,stanno recependo ed attuando,pur rimanendo l’olimpo della sa-nità per antonomasia. Rimaneresul mercato significa capire cosavuole il cliente, significa diventareesperti delle relazioni umane…Forse questo ultimo punto può in-timidire o gettare nello sconforto ilveterinario, e magari far pensareche tutto ciò sia fuori tema rispet-to al p.c.: in realtà è una sfida chenoi veterinari dobbiamo assoluta-mente cogliere, ma che si trovanoa fronteggiare tutti coloro cheoperano in organizzazioni di ser-vizio come le nostre, sfida che ri-guarda la modalità globale di la-vorare.

Al di là degli opportuni chiari-menti che dovranno essere pre-cisati da parte degli organi com-petenti sugli aspetti ammini-strativi e legali del pet corner, ri-tieni siano troppo complicate etalvolta inutili procedure come:la comunicazione all’ufficio atti-vità produttive del comune; lapresentazione alla Camera diCommercio della domanda diiscrizione al REC; la richiesta diestensione della partita iva al-l’apposito ufficio; ecc., che il ve-terinario deve intraprendere peravviare tale attività? Cosa pro-poni in alternativa a questo pro-posito?In Italia esistono delle leggi benprecise che regolamentano tuttal’attività commerciale, e questache ci accingiamo a praticare èun’attività collocata a tutti gli effet-ti in quel settore. Non vedo quindiperché dovremmo sottrarci a dellenorme a cui devono sottostare tut-ti coloro che vogliono intraprende-re iniziative di questa natura; miaspetterei piuttosto da parte degliOrdini professionali un aiuto un po’più concreto agli iscritti che per laprima volta si trovano ad affronta-re degli argomenti decisamenteestranei alla loro esperienza.Un’ultima considerazione va fattaa proposito del codice deontolo-gico, che viene spesso chiamatoin causa nelle discussioni riguar-danti il p.c.: dobbiamo ricordarci

che un qualunque codice di nor-me e leggi per essere realmentevalido deve essere soprattutto“attuabile”, ovvero legato il piùpossibile al tempo in cui deve es-sere applicato, in quanto deputa-to a regolamentare e disciplinareil quotidiano vivere: credo che siafondamentale l’esistenza di unaraccolta di regole comportamen-tali a cui un professionista debbaattenersi in qualunque momentodella sua vita professionale, madobbiamo accettare che per ri-manere “viva” e dunque utile, de-ve sapersi modificare onde nonrendersi anacronistica, soprattut-to nei confronti di innovazioni chevanno nella direzione di un am-pliamento delle competenze.Penso, per esempio, a come l’e-splosione di Internet (a prescin-dere dal suo uso) e la rivoluzioneculturale planetaria conseguente,abbiano d’un colpo reso sorpas-sate leggi ed abitudini solo pochianni fa assolutamente moderni.

Paolo Satta Medico Veterinariolibero professionista, Varese

Secondo te, la possibilità divendere presso l’ambulatoriodirettamente al cliente (pet cor-ner): mangimi, parafarmaco edaltri prodotti per animali, è det-tata più dalla necessità di gua-dagno che non da motivazionidi ordine più strettamente pro-fessionale, come ad esempio, lapossibilità di offrire al cliente unservizio più completo e mirato?Senz’altro tutte e due le cose in-sieme. Chi sceglie di organizzareun pet-corner nel suo ambulato-rio, non può trascurare il vantag-gio che ne riceverebbero i clienti:ai consigli che dispensiamo nor-malmente nelle nostre visite fareb-be seguito immediato la soddisfa-zione del bisogno emerso all’esa-me clinico. L’utente eviterebbe laperdita di tempo della ricerca inaltri esercizi dei prodotti consiglia-ti, ma, soprattutto, avrebbe il be-neficio della sicurezza che la no-stra indicazione viene rispettatatotalmente dal prodotto che ac-quista, aspetto che molto spessoviene trascurato dai negozianti,che non hanno la competenza pervalutare il rapporto tra diagnosi eterapia, così come dai farmacisti,che, senza voler generalizzare,credono, a volte, di potersi sosti-tuire a noi, sia prima che dopo lavisita di un animale.Ma, perché il Veterinario dovreb-be cercare un miglioramento delservizio erogato, se non per rice-verne un beneficio economico?Troppe volte dimentichiamo chela nostra è una professione, equindi che è un nostro scopo pri-mario scambiare beni con dena-ro. O forse ce ne vergogniamo.Ma in entrambi i casi è un errore.Guadagnare soldi per aver messoun cliente in condizione di risolve-re un suo problema è un nostro di-ritto, oltre che un dovere, e se unVeterinario ha la possibilità di ef-fettuare un servizio gradito dai

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suoi clienti è giusto che ne ricevaun controvalore senza alcun sen-so di colpa.Parlare di “motivazioni di ordinestrettamente professionale” senzache queste abbiano una implica-zione economica è una contraddi-zione.

Per alcuni colleghi, la categoriadei veterinari dovrebbe muover-si con metodi e logiche azienda-li.Tuttavia, dato che il cosiddetto“core business” del veterinario èdi fare clinica, per taluni sarebbepiù opportuno interrogarsi sulperché esista, nella maggior par-te degli ambulatori, una contra-zione negli incassi, piuttosto cheaprire una nuova attività di ven-dita al solo scopo di compensa-re i mancati guadagni o le perdi-te economiche? Quale è la tuaopinione in merito?Anche in questo caso bisognadar ragione, almeno in parte, adentrambe le posizioni. Questosuggerisce che il problema Pet-corner, come credo anche altrecose che ci riguardano, vada af-frontato cercando un punto comu-ne che tenga conto di tutti i fattorie le esigenze che ci costituisco-no, nel momento in cui ci poniamodi fronte alle nostre problematichelavorative. In questo caso dobbia-mo ricordarci sia che siamo medi-ci, sia che dobbiamo far tornare iconti di un’attività, che se non sipuò definire aziendale, ha comun-que delle caratteristiche di rischiodi capitale e di impiego di risorseumane, che richiedono l’applica-zione di metodi di tipo imprendito-riale, sia che lo vogliamo sia chenon lo vogliamo, sia che aderiamoall’idea del pet-corner, sia chenon lo facciamo. È, quindi, con logica imprendito-riale che si deve valutare l’oppor-tunità di sfruttare i nuovi spazi direddito che il pet-corner offre e lapossibilità di migliorare ulterior-mente i servizi da noi offerti, an-che reinvestendo i capitali guada-gnati. Credo sia necessario insi-stere sulla opportunità di affinarele nostre doti di imprenditori, per-ché mi sembra che queste sianonecessarie alla nostra vita profes-sionale tanto quanto le conoscen-ze scientifiche ma, a loro differen-za, più trascurate e sottovalutate.Sono d’accordo, anche, con chidifende la nostra natura di medici:sarebbe una violenza contro noistessi trasformarci in semplicivenditori di scatolette. Non pos-siamo accettare di perdere i nostrirequisiti originari. Ma, a ben guar-dare, non si tratta di questo. Il pet-corner non può essere un negoziocon ogni tipo indistinto di articoliper animali. L’oggetto della vendi-ta deve chiaramente avere un le-game con il nostro lavoro. Cedereal cliente dei prodotti che hannoattinenza con la salute del suoanimale non è in contrasto con lanostra professionalità, così comenon lo è consigliarli o prescriverli.Vorrei far notare che la differenzatra un normale negozio e il pet-corner non sta tanto nella scato-letta che viene venduta, ma dalla

preparazione e dalla competenzadi chi opera la scelta di offrire unprodotto al posto di un altro.L’attività del pet-corner se è lega-ta, quindi, alla salvaguardia dellasalute dell’animale, può rientrarenelle nostre prerogative.Se, poi, con la vendita di mangimidietetici e parafarmaci (e perchénon di farmaci, che sono ancorpiù coerenti col nostro lavoro?) siverificasse anche un migliora-mento delle condizioni economi-

che del Veterinario, non potrei cheesserne contento.Dobbiamo eliminare, una voltaper tutte, il problema della pre-sunta incompatibilità della profes-sionalità con la ricerca di guada-gni. Noi, come tutti i professionistidel mondo, se soddisfiamo le esi-genze dei nostri clienti dobbiamoaverne dei vantaggi economici e,se possibile, consistenti.Un punto molto importante tocca-to nella domanda che mi hai rivol-

to, che richiederebbe maggiorspazio per risponderti, è sulla ne-cessità di interrogarsi sui motividella scarsità di incassi di buonaparte delle strutture veterinarie.Posso solo dire che sono d’accor-do che l’eventualità di aprire deipet-corner non debba assoluta-mente rappresentare una soluzio-ne posta per risolvere problemi,che vanno affrontati in modo benpiù profondo e determinato diret-tamente all’origine e che sono la

sola causa reale dell’inadegua-tezza dei guadagni medi della no-stra categoria.Anche perché il pet-corner puòessere un buon affare solo se col-locato in una struttura ben funzio-nante, se questa è mal organizza-ta, ha pochi clienti e poco affezio-nati il pet-corner non potrà dare ledovute soddisfazioni. Ma dovrem-mo iniziare un lungo discorso…

Al di là degli opportuni chiari-

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menti che dovranno essere pre-cisati da parte degli organi com-petenti sugli aspetti ammini-strativi e legali del pet corner, ri-tieni siano troppo complicate etalvolta inutili procedure come:la comunicazione all’ufficio atti-vità produttive del comune; lapresentazione alla Camera diCommercio della domanda diiscrizione al REC; la richiesta diestensione della partita iva al-l’apposito ufficio; ecc., che il ve-

terinario deve intraprendere peravviare tale attività? Cosa pro-poni in alternativa a questo pro-posito?Senza dubbio, i vincoli burocraticicon cui già facciamo i conti quoti-dianamente sono molti.Vedrei con favore il maggior gra-do di semplificazione possibile.In particolare: se la comunicazio-ne al comune e l’estensione dellapartita IVA non mi sembrano com-portare oneri gravi, vedo meno fa-

vorevolmente l’iscrizione al REC.Senza trascurare che, per tutte leragioni già dette, se vogliamo di-fendere il concetto del prosegui-mento delle terapie con la conse-gna al cliente dei prodotti adatti,dobbiamo anche sostenere chenon ci sono importanti modifichedel nostro status professionale:siamo e restiamo Medici Veterina-ri, anche quando cediamo deiprodotti, in quanto utili per la curadella salute animale.

Non diventiamo Commercianti.Quindi, non vedo perché do-vremmo accettare oneri propridelle categorie commerciali.

Leonardo Vingiani Direttore AISA

Come giudica l’azienda la pos-sibilità da parte del medico ve-terinario di vendere presso

l’ambulatorio direttamente alcliente?Le aziende produttrici di farmaciper animali vedono con grandeinteresse uno sbocco in tal senso.La possibilità di commercializzarei prodotti direttamente attraverso iveterinari avrebbe la conseguen-za primaria di accrescere la repe-ribilità del farmaco veterinario, diammettere l’uso dei prodotti spe-cificamente studiati e testati pergli animali e, in definitiva, di dila-tare il mercato (inclusi gli ex-PMC).In ogni caso, è utile ricordare checi sono ancora dei problemi sultappeto. In particolare, è irrisolto ilproblema dell’I.V.A.: se l’impostasulle prestazioni dei medici veteri-nari è fissata al 20% e quella suifarmaci al 10%, è chiaro che unamancanza di armonizzazione po-trà creare problemi.

L’approccio delle aziende versoil veterinario sarà diverso? Leaziende modificheranno le stra-tegie di marketing?Ad entrambe le domande biso-gna rispondere affermativamente.Riguardo al primo aspetto, è ne-cessario ricordare che il veterina-rio è ora un “prescrittore” di far-maci; se la figura del veterinarioassumerà anche i connotati del“venditore” di farmaci, le aziende,oltre al tradizionale e collaudatosistema dell’informazione al medi-co veterinario (che non subirà si-curamente restrizioni qualitative equantitative), dovranno pensare anuovi strumenti per poter attuareuna strategia di partnership com-merciale con il veterinario stesso.È chiaro che le strategie tradizio-nali di marketing non verranno ri-voluzionate; ma è altrettanto chia-ro che bisognerà tener conto delnuovo profilo del veterinario, equesto influenzerà le strategiecommerciali. In questo senso, èprobabile che nel medio periodoanche gli investimenti sui nuoviprodotti saranno positivamente in-fluenzati da questa novità.

Ci sarà una migliore e più mira-ta penetrazione dei prodotti ve-terinari sul mercato?È sicuramente prevedibile. A fron-te di un canale distributivo comequello attuale, organizzato su cir-ca 16.000 farmacie che trattanoanche farmaci veterinari e alcunecentinaia di grossisti, si configu-rerà -probabilmente- un sistemadi vendita allargato anche ad al-meno 12.000 medici veterinari,con le conseguenze del caso. Ciòcomporterà un allargamento delmercato e una conseguente piùcapillare penetrazione dei farmaciveterinari.Questo effetto andrà ad impattareanche sul problema della reperi-bilità dei farmaci veterinari stessi,al momento alquanto spinoso; og-gi parecchi veterinari non prescri-vono prodotti di nicchia perchésono consapevoli delle difficoltàdel cliente a reperirli presso i ca-nali distributivi tradizionali. Leaziende, quindi, si trovano strettetra le lacune dei canali distributivi

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e le particolari esigenze del clien-te. L’aumento di questi canali e laconseguente numerosità e speci-ficità dei nuovi “punti vendita” po-tranno allora fungere da volanoanche per detti prodotti.

Carlo Ramaschi Dirigente Bayer Italia

Come giudica la sua azienda lapossibilità da parte del medicoveterinario di vendere pressol’ambulatorio direttamente alcliente: mangimi, parafarmacoed altri prodotti per animali equali scenari si prospetteranno?È una questione puramente diequiparazione europea: crediamoche sia giusto che i Veterinari ita-liani abbiano le stesse possibilitàdi fornire ai propri clienti il servizioche possono offrire negli altri pae-si i loro colleghi europei.

Alla luce di tale cambiamento,l’approccio delle aziende neiconfronti del medico veterinariosarà diverso rispetto al passa-to? E le aziende stesse modifi-cheranno le proprie strategie dimarketing in funzione di taleevoluzione?Bayer ha sempre impostato il pro-prio rapporto con i Veterinari sullacredibilità scientifica, poiché rite-niamo che i Veterinari stessi sianoprincipalmente dei Medici re-sponsabili della salute degli ani-mali dei loro clienti. È nostra in-tenzione continuare su questastrada, ampliando il range di ser-vizi offerti ai Veterinari.

Ora che gli utenti avranno l’op-portunità di acquistare prodottipresso i medici veterinari, cisarà una migliore e più miratapenetrazione degli stessi sulmercato?Ovviamente sì, anche se ritenia-mo che la distribuzione dei pro-dotti Bayer sia già capillare sulterritorio: tutte le farmacie hanno iprodotti Bayer.

Paola BadialeDolma Vet Activity Manager

Come giudica la sua azienda lapossibilità da parte del medicoveterinario di vendere pressol’ambulatorio direttamente alcliente: mangimi, parafarmacoed altri prodotti per animali equali scenari si prospetteran-no?I paesi Europei che da più di 10anni hanno autorizzato la venditapresso il veterinario sono proba-bilmente il miglior indicatore diquello che sta per verificarsi nelnostro paese. Indubbiamente ilmercato italiano ha le sue peculia-rità, per cui i tempi di maturazionesaranno legati all’attività di infor-mazione ed al livello di supportoofferto da associazioni di catego-ria ed aziende del settore. Tra inumerosi aspetti positivi legati aquesta apertura nel confronto del-la professione veterinaria emerge

l’opportunità per il medico veteri-nario di stringere un rapporto più”stretto” con il proprio cliente,avendo la garanzia che, almenoper un certo periodo questi se-guirà le indicazioni da lui forniteper assicurare il benessere e lacorretta nutrizione dell’animale(paziente).Infatti, oggi i veterinari italiani sti-mano che solo nel 60% dei casi ilcliente segua fin da subito e conuna certa continuità le indicazionifornite nel corso della visita e chenel 30% dei casi lo faccia solo al-l’inizio, per poi interrompere la te-rapia o utilizzare altri rimedi.Questo, purtroppo, va a scapitodella salute dell’animale, e rende illavoro del veterinario più difficile.

Alla luce di tale cambiamento,l’approccio delle aziende neiconfronti del medico veterinariosarà diverso rispetto al passa-to? E le aziende stesse modifi-cheranno le proprie strategie dimarketing in funzione di taleevoluzione?L’approccio nei confronti di coloroche decideranno di avviarsi versotale tipo di attività non potrà cheessere duplice. Da una parte con-tinueremo a fornire il supportotecnico-scientifico necessario alveterinario per la scelta del pro-dotto più indicato e contempora-neamente forniremo il supportocommerciale necessario al buonposizionamento ed alla venditadello stesso.

Ora che gli utenti avranno l’op-portunità di acquistare prodottipresso i medici veterinari, cisarà una migliore e più miratapenetrazione degli stessi sulmercato?

Il lavoro svolto ad oggi con il Me-dico veterinario, in termini di infor-mazione medico-scientifica, econ il trade specializzato è allabase del successo e delle cresci-te registrate in questo settore.Purtroppo non in tutte le aree geo-grafiche si è riusciti a garantireuna buona copertura del territorioe l’assortimento ottimale, il cheha, in alcuni casi, complicato il la-voro del veterinario con disagi peril consumatore. Trovare il prodottospecifico direttamente presso ilproprio veterinario curante, spe-cialmente in situazioni di partico-lare emergenza consentirà una ri-sposta più immediata ed un mi-glior follow-up del paziente daparte del veterinario, con beneficiper il proprietario che potrà assi-stere fin da subito ed al meglio ilproprio animale.

Marco Serati Vet Affairs Manager Hill’s Italia

Come giudica la sua azienda lapossibilità da parte del medicoveterinario di vendere pressol’ambulatorio direttamente alcliente: mangimi, parafarmacoed altri prodotti per animali equali scenari si prospetteranno?Sicuramente in maniera positiva:il medico veterinario avrà una ul-teriore opportunità di arricchi-mento professionale e la possibi-lità di offrire un servizio più com-pleto alla propria clientela. Que-sto sarà fondamentale per unamaggior diffusione della culturaalimentare e quindi di sviluppo ditutto il mercato, in linea conquanto avviene già da anni in al-tri paesi europei.

Alla luce di tale cambiamento,l’approccio delle aziende neiconfronti del medico veterinariosarà diverso rispetto al passa-to? E le aziende stesse modifi-cheranno le proprie strategie dimarketing in funzione di taleevoluzione?Hill’s Pet Nutrition è stata fondatapiù di 50 anni fa da un medico ve-terinario e da sempre la strategiadella nostra azienda è stata quelladi supporto alla professione zooia-trica, con il veterinario come inter-locutore preferenziale. Continuere-mo quindi a lavorare in questo sen-so, operando al suo fianco affinchéegli possa usufruire pienamentedel nostro livello tecnologico.

Ora che gli utenti avranno l’op-portunità di acquistare prodottipresso i medici veterinari, cisarà una migliore e più miratapenetrazione degli stessi sulmercato?Globalmente il mercato del petfood si amplierà parallelamentealla maggior diffusione della cul-tura alimentare, come del restopaesi quali Regno Unito e Franciahanno mostrato in questi anni.

Anna Rondolotti Marketing Manager piccolianimali, Virbac

Come giudica la sua azienda lapossibilità da parte del medicoveterinario di vendere pressol’ambulatorio direttamente alcliente: mangimi, parafarmacoed altri prodotti per animali equali scenari si prospetteranno?La nostra azienda crede chepossa essere un’opportunità in-

teressante perché, in questomodo, finalmente si potrà segui-re meglio la vendita anche dopol’informazione, cosa che fino aquesto momento è sempre statadifficile. Consideriamo quindi ilveterinario-venditore come unampliamento della catena distri-butiva.

Alla luce di tale cambiamento,l’approccio delle aziende neiconfronti del medico veterinariosarà diverso rispetto al passa-to? E le aziende stesse modifi-cheranno le proprie strategie dimarketing in funzione di taleevoluzione?L’approccio dell’azienda nei con-fronti del veterinario non cambierà:quest’ultimo infatti sarà sempre ilnostro interlocutore primario. Saràinvece il veterinario che dovrà or-ganizzarsi meglio per questo tipodi mercato. Le strategie marketingpotranno cambiare in funzione del-la richiesta del veterinario, perchépotrà gestire la vendita in base al-la comunicazione sull’utilizzatorefinale attuata dall’azienda stessa.Ovviamente ciò che cambierà inmodo sostanziale sarà l’approcciocommerciale.

Ora che gli utenti avranno l’op-portunità di acquistare prodottipresso i medici veterinari, cisarà una migliore e più miratapenetrazione degli stessi sulmercato?Si spera che in questo modopossa migliorare la reperibilitàdel prodotto veterinario che at-tualmente è poco capillare e mol-to penalizzata dal sistema distri-butivo, ma anche questo aspettosarà ampiamente gestito dal ve-terinario. ■

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/200010A T T U A L I T À

I l Comitato Centrale della Fe-derazione Nazionale degli Or-dini Veterinari Italiani

(F.N.O.V.I.) nella riunione del 13maggio 2000 ha deliberato la modi-fica dell’art. 52 del codice deontolo-gico per i Medici Veterinari inseren-do un nuovo terzo comma che te-stualmente recita: “Il Medico Veterinario può cedereai propri clienti prodotti attinentialla salute ed al benessere deglianimali in cura. Detta attività vacomunque svolta in forma direttae non può essere pubblicizzata. Èvietata l’esposizione di prodotti.” In data 6 ottobre 2000 il Ministerodella Sanità ha espresso parere fa-vorevole alla proposta di modificadel predetto art. 52 ed in pari datala F.N.O.V.I. ha comunicato ai Presi-dente degli Ordini Provinciali il testoriformulato dell’articolo 52 del Codi-ce Deontologico che pertanto entrain vigore.Il Medico Veterinario potrà quindi le-gittimamente porre in essere unaseppur limitata “attività commerciale”.Le limitazioni, che si desumono dal-la lettura del nuovo terzo commasopra riportato, sono le seguenti:a) i prodotti che si cedono devonoessere attinenti alla salute ed al be-nessere degli animali in cura;b) la cessione dei suddetti prodottipuò essere effettuata solamente neiconfronti dei clienti del Medico Ve-terinario;c) l’attività deve essere svolta in for-ma diretta (non può cioè essere de-legata ad altri soggetti);d) l’attività non può essere pubbli-cizzata;e) i prodotti non possono essereesposti.In concreto la modifica permette aiMedici Veterinari di istituire un “PetCorner” all’interno della propriastruttura veterinaria, come già vie-ne consentito in altri Paesi europei.

Adempimenti da porre in essereL’attività di vendita di prodotti peranimali da parte dell’esercente unaattività professionale, sia in formasingola che associata, presenta di-verse problematiche, sia ammini-strative che contabili che fiscali.Occorre innanzi tutto stabilire se ta-le attività è soggetta alle recenti nor-me sul commercio introdotto dalDecreto Legislativo 31 marzo 1998,n. 114, anche nel caso in cui la ven-dita di prodotti si rivolge esclusiva-mente a favore dei clienti del pro-fessionista.Da un sondaggio effettuato pressodiversi Comuni italiani è emerso l’in-dirizzo unanime dell’inquadramentodell’attività di vendita di prodotti peranimali, effettuata da medici veteri-nari esclusivamente ai propri clienti,come attività commerciale vera epropria, non essendo possibile as-similare tale forma di vendita aquella effettuata in “spacci interni”(articolo 16, D. Lgs. 114/98).

La vendita in “spacci interni” preve-de infatti esclusivamente “La vendi-ta di prodotti a favore di dipendentida enti o imprese, pubblici o priva-ti, di militari, di soci di cooperative diconsumo, di aderenti a circoli priva-ti, nonché la vendita nelle scuole enegli ospedali esclusivamente a fa-vore di coloro che hanno titolo peraccedervi.....” e nessuna delle pre-dette tipologie può essere adattataalla vendita di prodotti da parte delprofessionista ai propri clienti.L’attività di vendita di prodotti peranimali effettuata dal professionista,anche se esclusivamente ai propriclienti, è pertanto considerataun’attività commerciale a tutti glieffetti.La conseguenza di tale assunto de-termina una serie di adempimentiche qui di seguito sintetizziamo persvilupparli successivamente nelprosieguo di questa breve nota:■ comunicazione al Comune del

luogo in cui viene svolta tale atti-vità;

■ iscrizione presso il Registro delleImprese istituito presso la Came-ra di Commercio;

■ assicurazione INPS per i com-mercianti

■ adempimenti contabili e fiscali

Adempimenti presso il ComuneL’apertura di esercizi di vicinato 1

è subordinata ad una preventivacomunicazione al Comune nel cuiterritorio è ubicato l’esercizio; non èquindi più richiesta l’autorizzazionecomunale.La comunicazione dovrà essere re-datta su apposito modello predi-sposto da ciascun Comune.L’attività commerciale può iniziaresolamente dopo 30 giorni dalla da-ta di presentazione della comunica-zione al Comune.Nel caso di domanda incompleta ilComune inviterà l’interessato allaregolarizzazione. Nel caso di man-cata regolarizzazione l’attività nonpuò essere iniziata.Il Comune procederà quindi alla ve-rifica dei requisiti soggettivi morali(tramite indagine presso il casella-rio giudiziale) e professionali 2. Se laverifica dei requisiti avrà esito nega-tivo ed il soggetto ha già iniziato l’at-tività, potrà essere applicata unasanzione amministrativa da 5 a 30milioni di lire.

Adempimenti presso il Registrodelle impreseL’inizio di un’attività commercialeprevede l’obbligo di iscrizione alRegistro delle imprese tenuto pres-so la Camera di Commercio.L’iscrizione dovrà essere effettuatadopo il decorso dei 30 giorni dallacomunicazione al Comune ed entro30 giorni dall’inizio dell’attività.Ai modelli da utilizzare per l’iscrizio-ne occorrerà allegare copia dellacomunicazione al Comune riportan-te il timbro con la data apposta dal

Comune stesso all’atto del ricevi-mento.Il richiedente l’iscrizione dovrà auto-certificare il possesso dei requisitimorali.Nel caso di studio associato i requi-siti morali dovranno essere posse-duti da tutti i partecipanti.

Adempimenti presso l’INPSNella generalità dei casi per chiesercita un’attività commerciale èobbligatoria l’iscrizione presso l’IN-PS all’assicurazione per l’invalidità,la vecchiaia e i superstiti ai sensidella Legge 23 dicembre 1996, n.662.L’INPS ha chiarito in diverse occa-sioni 3 che, nel caso di svolgimentocontemporaneo di più attività auto-nome (ad esempio libero professio-nista che svolge anche attività com-merciale) assoggettabili a forme di-verse di assicurazioni obbligatorie, ilavoratori devono essere iscritti nel-l’assicurazione prevista per l’attivitàalla quale dedicano la loro opera inmaniera prevalente.Nel caso specifico del medico vete-rinario che svolge anche una attivitàcommerciale così come definita dalnuovo articolo 52 del codice deon-tologico, risulta evidente che:■ l’attività prevalente è quella del

medico veterinario;■ detta attività è soggetta ad una

forma di assicurazione obbliga-toria (ENPAV);

■ l’assicurazione obbligatoria al-l’ENPAV prevale quindi su altreforme assicurative obbligatorie(INPS).

Si conferma pertanto che il medicoveterinario dovrà essere iscritto al-l’ENPAV e non all’INPS.Sarà comunque nostra cura sotto-porre all’INPS la nuova realtà intro-dotta dalla modifica dell’articolo 52del codice deontologico al fine diottenere una conferma ufficiale diquanto affermato dallo stesso Entenelle citate circolari.

Adempimenti contabili e fiscaliComunicazioni all’Ufficio IVAL’inizio di un’attività commerciale(anche se non prevalente) congiun-tamente all’attività professionale do-vrà essere comunicata all’UfficioIVA a norma dell’articolo 35 delD.P.R. 26/10/1972 n. 633.Il modello per comunicare la varia-zione dei dati all’Ufficio IVA è quellocontraddistinto con la sigla AA9/6per i lavoratori autonomi persone fi-siche ed il modello AA7/6 per glistudi associati.Il quadro sul quale indicare la nuo-va attività esercitata è il quadro Fsezione 1 - Altre attività esercitate.Il codice di attività da indicare nelpredetto quadro “F” è il codice5248H - Commercio al dettaglio dialtri prodotti non altrove classificati.Sul “quadro H - Altre comunicazio-ni”, dello stesso modello, è oppor-tuno precisare che “si tratta di atti-

vità non prevalente diretta esclusi-vamente nei confronti dei clienti del-l’attività principale di medico veteri-nario”

ContabilitàL’art. 36 del D.P.R. 633/1972 alcomma 2 prescrive che nel caso dicontemporaneo esercizio di attivitàdi impresa e di arte o professionel’imposta si applica separatamenteper l’esercizio di impresa e per l’e-sercizio di arte o professione.La conseguenza di tale disposizio-ne è che la contabilità va anch’essatenuta separatamente e quindi an-dranno istituiti appositi registri IVAper la contabilizzazione delle ope-razioni relative all’attività commer-ciale.Per documentare fiscalmente leoperazioni di cessione di beni a ter-zi è consigliabile l’installazione di unregistratore di cassa per l’emissio-ne degli scontrini fiscali.L’operazione può comunque esse-re documentata anche con emis-sione di fattura emessa contestual-mente alla consegna dei beni ce-duti.Nel caso in cui si opti per l’emissio-ne di fattura anziché per l’emissionedello scontrino fiscale a mezzo delregistratore di cassa si fa presenteche i compensi per la cessione dibeni non andranno assoggettati néad ENPAV né a ritenuta d’acconto.Occorre prestare attenzione a nonincludere in una stessa fattura com-pensi dell’attività professionale e cor-rispettivi per la cessione dei beni.

Dichiarazioni fiscaliDichiarazione IVACome chiaramente è specificatonelle istruzioni, i contribuenti chehanno esercitato più attività per lequali hanno tenuto la contabilità se-parata devono compilare oltre alfrontespizio tanti moduli quante so-no le contabilità tenute.

Dichiarazione dei redditiI redditi professionali andranno di-chiarati utilizzando il “Quadro RE”.I redditi derivanti dall’attività com-merciale andranno dichiarati utiliz-zando il “Quadro RG” nel caso incui sia stata tenuta la contabilitàsemplificata, oppure il “Quadro RF”nel caso (improbabile) in cui sia sta-ta tenuta la contabilità ordinaria.

Pet corner: precisazioni commerciali e merceologiche

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

Precisazioni sunaturamerceologicadei prodotti peranimaliL’articolo 5 del D. Lgs. 31.03.1998,n. 114 (Riforma del commercio, me-glio nota come Riforma Bersani) in-dividua due settori merceologici:alimentare e non alimentare, senzaaltre specificazioni.Per poter comprendere meglio laportata di ciò che è compreso nel“settore alimentare” e nel “settorenon alimentare” occorre risalire allaprecedente normativa e precisa-mente alle tabelle merceologiche dicui all’allegato 5 del D.M. 4 agosto1988, n. 375 ed al D.M. 17 settem-bre 1996, n. 561 che individua lecategorie comprese nella tabellaXIV.Tutto il settore alimentare era com-preso nelle tabelle dalla I alla VIIIche qui di seguito si riportano:■ I) Prodotti alimentari freschi, con-servati, e comunque preparati oconfezionati, compresi il pane, il lat-te e derivati e le bevande, anche al-coliche; esclusi soltanto i prodottiortofrutticoli freschi, le carni freschedelle specie ittiche, le carni freschee congelate delle altre specie ani-mali, le carni di bassa macelleria ele frattaglie■ II) Carni e frattaglie di tutte le spe-cie animali: fresche conservate, ecomunque preparate e confeziona-te (comprese quelle di cui alla ta-bella V ed escluse quelle equine edi bassa macelleria); salumi; altriprodotti alimentari a base di carni-uova. ■ III) Carni e frattaglie di bassa ma-celleria ■ IV) Carni e frattaglie equine: fre-sche, conservate e comunque pre-parate e confezionate. ■ V) Prodotti ittici o carni delle spe-cie ittiche: freschi, conservati e co-munque preparati e confezionati, ivicompresi molluschi, crostacei,echinodermi e anfibi. ■ VI) Prodotti ortofrutticoli: freschi,conservati, e comunque preparati oconfezionati, altri prodotti alimentaricomunque conservati, preconfezio-nati; oli e grassi alimentari di originevegetale; uova, bevande, anche al-coliche. ■ VII) Dolciumi: freschi, conservati,e comunque preparati o confezio-nati (compresi i generi di pasticce-ria e gelateria).■ VIII) Prodotti alimentari e non ali-mentari per esercizi aventi superfi-cie di vendita superiore a 400 metriquadratiIn nessuna delle citate tabelle sonocompresi i prodotti per animali.

Le altre tabelle, dalla IX alla XIVcomprendevano altri prodotti nonrientranti nel settore alimentare:■ IX) Articoli di vestiario confezio-nati di qualunque tipo e pregio,

NOTE1Si intendono per tali i punti di vedita conle seguenti caratteristiche (art. 4, c. 1, lett.e, D. Lgs. 114/98):■ fino a 150 mq. nei comuni con popola-

zione residente inferiore a 10.000 abi-tanti;

■ fino a 250 mq. nei comuni con popola-zione residente superiore a 10.000 abi-tanti.

Le Regioni hanno comunque la facoltà diindividuare i comuni in cui si applicano ipredetti limiti indipendentemente dalla po-polazione (art. 10, c. 4, D. Lgs. 114/98).

2I requisiti professionali sono richiestiesclusivamente per l’esercizio di un’atti-vità commerciale nel settore merceologicoalimentare. I prodotti per animali rientrano nel set-tore merceologico non alimentare.

3Circolare n. 25 del 7 febbraio 1997, Dire-zione Centrale contributi.Circolare n. 70 del 30 marzo 1999, Dire-zione Centrale Entrate contributive.Aggiornamento al 15 gennaio 1999 - Assi-curazione INPS per i commercianti.

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 11A T T U A L I T À

compresi quelli di maglieria esternae di camiceria; accessori di abbi-gliamento di qualunque tipo e pre-gio esclusi quelli costituiti da ogget-ti preziosi: biancheria intima di qua-lunque tipo e pregio; calzature e ar-ticoli in pelle e cuoio di qualunquetipo e pregio. ■ X) Prodotti tessili di qualunque ti-po e pregio, compresi quelli perl’arredamento della casa. ■ XI) Oggetti preziosi ■ XII) Mobili; articoli casalinghi;elettrodomestici; apparecchi radioe televisivi ed altri apparecchi per laregistrazione e la riproduzione so-nora e visiva e materiale accesso-rio; materiale elettrico. ■ XIII) Libri ed altre pubblicazionirealizzate con procedimenti tipo-grafici o di altro genere, audiovisivicompresi. ■ XIV) Altri prodotti (tutti i prodot-ti non rientranti nelle categorieprecedenti).Con le circolari ministeriali n. 3404del 13.11.1996 e 3405 del10.12.1996 venivano precisati i be-ni rientranti nella categoria XIV:■ Prodotti per la persona. Accesso-ri di abbigliamento: biancheria inti-ma; articoli di puericoltura: articoliper bambini e per l’infanzia; articolidi bigiotteria: borse, valigie, articolida viaggio non in pelle e relativi ac-cessori; articoli di pellicceria; artico-li di profumeria e per la cura e l’igie-ne della persona: articoli igienico-sanitari; prodotti di erboristeria; arti-coli di merceria; articoli per fumato-ri; accessori per calzature; articolifunebri.■ Prodotti per la casa. Articoli perl’arredamento e l’ornamento dellacasa (mobili esclusi): articoli inbambou, vimini e paglia; articoli perl’igiene e la pulizia (esclusi gli arti-coli per la cura e l’igiene della per-sona): colori e vernici e articoli ditappezzerie e da rivestimento; arti-coli in plastica e gomma; utensile-ria; coltelleria; fiori e piante; articoliper il giardino; articoli per cerimo-nia: articoli di cancelleria e cartole-ria; cordari e altri articoli per confe-zioni e imballaggi.■ Prodotti per lo sport e il tempo li-bero. Articoli sportivi: articoli da ma-re o da spiaggia; articoli di nautica(imbarcazioni e motori marini com-presi); roulottes; articoli da cam-peggio; animali vivi e articoli per illoro allevamento; giocattoli e mo-dellismo; articoli per l’hobbistica o ilbricolage; articoli per intrattenimen-to e svago; articoli per premiazioni;timbri e targhe.■ Prodotti culturali, d’arte e da col-lezione. Giornali e riviste; articoli estrumenti musicali; articoli per bellearti; opere di pittura di scultura e digrafica; cose antiche o articoli diantiquariato; articoli di numismaticae filatelia; minerali e altri prodotti dacollezione del regno animale e ve-getale; articoli religiosi; articoli ricor-do (compresi articoli di maglieriaesterna o di camiceria con raffigu-razioni di monumenti o di reperti ar-cheologici ed edifici caratteristicidel luogo).■ Prodotti per l’edilizia. Materiali dacostruzione e altri articoli per l’edili-zia; pavimenti e rivestimenti; marmi;porte e infissi; legnami; colori e ver-

nici; carta da parati; articoli idroter-mosanitari; accessori da bagno; ar-ticoli di vetreria; articoli per sistemidi sicurezza destinati alla tutela del-la inviolabilità della persona e dellaproprietà; articoli per sistemi di si-curezza destinati alla protezionedelle persone e dei beni dagli in-cendi e da altre cause di infortunio;articoli di ferramenta; prefabbricati;piscine; stufe e camini. ■ Prodotti di meccanica strumenta-

le, macchinari e attrezzature. Auto,moto, cicli e relativi ricambi e ac-cessori; macchine, attrezzature earticoli tecnici per l’agricoltura;macchine attrezzature e articoli tec-nici per il commercio; macchine at-trezzature e articoli tecnici per l’in-dustria e l’artigianato; prodotti perl’agricoltura e la zootecnia; articolidi ottica e relativi accessori com-presi quelli di ottica oftalmica (inclu-si i cosmetici e gli altri prodotti utiliz-

zati da chi porta lenti a contatto); ar-ticoli di cinefoto ottica e geodesia ofotoottica o cinefoto; articoli di elet-tronica; componenti ed elaboratorielettronici e relativi accessori audio-visivi; articoli per telecomunicazioni;attrezzature e articoli tecnici per l’uf-ficio comprese macchine da scrive-re e da calcolo; macchine da cuci-re; bilance e misuratori fiscali; arti-coli di orologeria.■ Prodotti vari. Tutti i prodotti non

rientranti nelle categorie della tabel-la XIV su elencati.Il Ministero quindi nelle precedenticlassificazioni aveva compreso iprodotti per l’allevamento degli ani-mali nella tabella XIV che non faparte del settore alimentare.Il Comune di Torino, da me interpel-lato, ha confermato la classificazio-ne nel settore non alimentare deiprodotti per l’allevamento degli ani-mali. ■

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/200012

L a pubblicazione del re-cente decreto sulle mo-dalità di applicazione del

regolamento CE 1804/99, sullaproduzione di alimenti biologici,fornisce interessanti spunti di ri-flessione.L’addetto ai lavori, sia esso unagricoltore piuttosto che un tecni-co o un sanitario dell’amministra-zione pubblica preposto ai con-trolli, si pone almeno tre doman-de, vale a dire:1. Perché un tale interesse per

questo settore?2. Quali e quante sono le regole

da applicare?3. Chi è interessato a queste

produzioni, ma, soprattutto,che interesse può avere que-sta produzione per la nostraagricoltura?

L’interesse del legislatore per ilsettoreLa CEE iniziò nel 1991 a legifera-re in ordine alle produzioni biolo-giche ma solo l’anno scorsoemanò precise disposizioni perprodurre ed etichettare corretta-mente i prodotti di questa agricol-tura.Probabilmente la prima stesuracoincise col timido interesse del-l’opinione pubblica verso un ritor-no ai cibi naturali, ipotetici depo-sitari di antichi sapori o di una ge-nuina qualità ormai relegata ai ri-cordi d’infanzia.Col passare degli anni, invece,l’interesse è aumentato e gli scaf-fali dei negozi si sono gradual-mente riempiti di questi prodotti;sulla loro genuinità, tuttavia, qual-cuno ha sempre nutrito qualchedubbio. Fin d’allora, però, i parlamentari diBruxelles si sono mossi sulla scor-ta di alcune considerazioni:• I cittadini dell’unione europea

hanno dimostrato un interessecrescente verso il rispetto del-l’ambiente e la coltura dei suoli

• Il consumatore ha manifestato

un crescente gradimento perquesto comparto produttivo

• Questo interesse è scaturito dalgraduale aumento del tenore divita di gran parte dei cittadinidella CEE

• Il consumatore ha spostato lasua attenzione dalla quantità al-la qualità dei prodotti a disposi-zione

• L’interesse mostrato dal consu-matore verso le produzioni bio-logiche è andato gradualmenteaumentando poiché:

• È dall’inizio degli anni ’90che il fenomeno del morbodella mucca pazza in Inghil-terra ha assunto aspetti ve-ramente preoccupanti, spe-cie in quest’ultimo triennio

• Negli anni successivi altriscandali alimentari, come ladiossina nelle carni suine o iPCB nel latte, venivano por-tati alla ribalta nelle crona-che dei giornali

Sulla base di queste premesse, ilparlamento d’Europa emanò il pri-mo regolamento, stabilendo che: • L’allevamento biologico costi-

tuisce un elemento fondamen-tale nell’equilibrio ambientale:un esempio significativo è lacura degli animali e la loro ali-mentazione al pascolo, rispet-tosa dell’ambiente, favorentela pratica della rotazione degli

appezzamenti agricoli, appor-tatrice immediata di sostanzeorganiche al terreno e, in defi-nitiva, volano di mantenimentodel ciclo di vita delle aziendeagricole

• La zootecnia biologica pro-muove la biodiversità dellerazze e non ammette l’utilizzodella manipolazione genetica.Inoltre non viene praticato losfruttamento intensivo dell’ani-male e non si creano le condi-zioni cosiddette stressogeneper le malattie, curate preferi-bilmente con medicinaliomeopatici.

• Il consumatore deve conoscerel’etichettatura di questi prodottie dev’essere garantito sulla rin-tracciabilità di questa derrataalimentare. Per questo motivo èstato predisposto un logo ton-do, a ruota dentata, con coloriverde, blu e bianco, che, ripor-tato sull’etichetta, permetta diidentificare il prodotto sulloscaffale del negozio.

Quali sono le regole daapplicareI prodotti che appartengono aquesta sfera produttiva sono lecarni, il latte, il miele e le uova.Partendo dal presupposto che ilcircuito del biologico si basa sutre fattori, il prodotto, la terra el’ambiente, il legislatore ha imme-diatamente stabilito i criteri delrapporto tra gli animali allevati, laqualità della loro razione alimen-tare, la superficie destinata allecoltivazioni ed al pascolo, il caricodi bestiame per unità di superficiee lo smaltimento delle loro deie-zioni.Per questi motivi le regole princi-pali riguardano la provenienza deisoggetti, l’utilizzo dei foraggiaziendali, le cure per le malattie ola profilassi, la gestione dellamandria, lo sfruttamento del terre-no e la tracciabilità dei prodottibiologici rispetto agli altri prove-nienti dall’allevamento tradiziona-le o industriale.• La provenienza degli animaliPreferibilmente i soggetti devono

provenire dalla medesima azien-da, privilegiando la linea geneticadiretta; tuttavia è ammesso l’ap-provvigionamento di capi fuori dalproprio allevamento purché limita-to alla stessa zona geografica.Questo principio è dettato dallavolontà di perpetuare il legame trala razza allevata ed il territorio d’o-rigine; in quest’ottica si persegue,secondo il legislatore, la persi-stenza di razze autoctone, l’am-bientamento degli animali, il be-nessere psicofisico dei soggetti e,in definitiva, si combatte l’insor-genza di malattie.• Utilizzo dei foraggiL’alimentazione dev’essere rigo-rosamente naturale, basata es-senzialmente sul foraggio, conl’aggiunta limitata di mangimi o diadditivi industriali, utilizzando i ve-getali coltivati in azienda; perquanto riguarda la deroga a quel-li provenienti da aziende esterne,il prodotto acquistato fuori dallacascina dev’essere certificatoesente da organismi genetica-mente modificati.• TerapiaMentre è permessa la profilassiobbligatoria del bestiame, la pre-venzione delle malattie deve ba-sarsi su questi principi:• Il fattore ambientale è determi-

nante nella scelta della razzada allevare

• I criteri di allevamento devonostimolare la resistenza immu-nitaria verso le malattie

• L’alimentazione è basata suforaggi genuini, abbinata aduno stile di allevamento sanoe ricco di movimento per l’ani-male

• Da evitare il sovraffollamentoin stalla o sui pascoli, per faci-litare gli animali a muoversiagevolmente ed alimentarsi avolontà

• In caso di malattie, è consentitol’utilizzo di prodotti fitoterapiciod omeopatici; solo in derogapossono essere utilizzati anchealtri medicamenti, ma soltantosotto la stretta sorveglianza diun medico veterinario

• È vietato qualsiasi stimolatoredi crescita, ad eccezione de-gli ormoni utilizzati per specifi-ci trattamenti della fertilità

• Tutti i farmaci devono esseresomministrati secondo le re-gole prestabilite e dev’essereconservata tutta la documen-tazione di qualsiasi tratta-mento

• I tempi di sospensione previstidai medicinali usati devonoessere raddoppiati

• Se un animale viene sottopo-sto a più di due cicli di terapiaviene escluso dal circuito delbiologico

La nicchia dei prodotti alimentaribiologici: un’alternativa di mercatoo una semplice illusione?

di Giancarlo Belluzzi

Responsabile Veterinario ASLCremona

Come si vede, la normativa delbiologico è molto severa e non la-scia alcuno spazio all’utilizzo indi-scriminato dei farmaci o a prati-che sanitarie particolarmentespinte.• Gestione della mandriaGli animali devono essere allevatisecondo criteri naturali: è consen-tita, tuttavia, la fecondazione arti-ficiale ma è vietata quella in vitro emen che meno il trapianto em-brionale; alla stessa stregua èpermessa solo la castrazione de-gli animali in giovane età e soltan-to allo scopo di mantenere la qua-lità del prodotto ma sono vietati al-tri interventi cruenti, quali il tagliodel becco o l’infissione degli oc-chiali al pollame. Anche la stabu-lazione a posta fissa è permessasolo in deroga e riguarda esclusi-vamente alcuni animali, per ragio-ni di benessere o di sicurezza;quest’ultima è concessa a piccoleaziende che s’impegnino, comun-que, ad un adeguato periodo dipascolo stagionale.Per evitare o ridurre al minimo lostress del soggetto, il bestiamedeve avere a disposizione lo spa-zio sufficiente per muoversi.• Aree di pascolo, condizioni divita degli animali e sfruttamentodei suoliQuesto allevamento, come ribadi-sce il legislatore comunitario,dev’essere radicato al terreno del-l’azienda ma non deve superareun carico di bestiame eccessivo.Per il calcolo di questo carico siutilizza il quantitativo di deiezioniche è possibile spargere sul terre-no dell’azienda; a tale proposito illegislatore ha previsto che il para-metro da utilizzare è 170 kg diazoto, che rappresentano il quan-titativo massimo di azoto prove-niente dal letame e dal liquameche ogni anno si può spargere perogni ettaro di superficie coltivata.La normativa impone che le con-dizioni di stabulazione degli ani-mali devono rispondere alle loroesigenze biologiche ed etologi-che. In estrema sintesi, ai sog-getti allevati devono essere ga-rantite agevoli condizioni di ali-mentazione, abbeveramento, il-luminazione, isolamento, riscal-damento ed aerazione delle stal-le o dei ricoveri, mentre i pascoli,gli spazi liberi o i parchetti devo-no consentire un sufficiente ripa-ro alle intemperie.In funzione di questi principi, l’al-levatore deve:• Valutare correttamente la den-

sità del bestiame in relazione alpascolo utilizzato. In questocaso il criterio da seguire devegarantire comfort e benesserein relazione alla specie, allarazza, all’età degli animali,

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 13

consentendo loro di muoversiliberamente, sdraiarsi, e faretutti i movimenti naturali qualisgranchirsi o battere le ali.

• I fabbricati, i recinti, le attrezza-ture e gli utensili utilizzati devo-no essere regolarmente puliti edisinfettati in modo da evitarecontaminazioni e perpetuare latrasmissione delle malattie

• Almeno la metà dei pavimentinon dev’essere fessurato, gri-gliato o graticciato; inoltre sonoprevisti precisi rapporti tra nu-mero di animali allevati e su-perficie dei ricoveri o dei par-chi esterni.

Alla fine di questo capitolo, poi, ilregolamento dedica un paragrafoper ogni specie allevata. Mentreper i mammiferi vengono dettatetutte le indicazioni per i ricoveri e lestalle, per il pollame il legislatore siè preoccupato quasi ossessiva-mente di indicare precisi criteri nu-merici per ogni ricovero o superfi-cie utile per unità di produzione.• Tracciabilità del prodotto biologicoLa tracciabilità è un elemento fon-damentale del circuito biologico econsente a chiunque di rintraccia-re agevolmente il prodotto in mez-zo agli altri; per questo il legislato-re ha voluto ribadire fermamente ilconcetto corredando il decreto diun corposo allegato dedicato in-tegralmente a questo capitolo.Il principio ricorrente stabilisceche, sia da un punto di vista do-cumentale che da quello relativoalla manipolazione della materiaprima, il prodotto biologicodev’essere correttamente identifi-cato e non deve venire mai a con-tatto con quello tradizionale.È in questa logica che, per diffe-renziare meglio l’immagine deiprodotti di questa filiera rispettoalle produzioni convenzionali, èstato predisposto anche un appo-sito logo di riconoscimento.

L’interesse per la produzionebiologicaAttualmente le aziende zootecni-che che aderiscono a questocomparto sono poco più di cin-quecento in tutt’Italia; un numeroirrisorio rispetto al nostro tradizio-nale tessuto produttivo dell’agroa-limentare.Queste strutture sono prevalente-mente situate al centro nord, nellezone montane o collinari, mentreal sud è soprattutto la Basilicatache coglie il primato di presenze;quasi tutte però sono legate arealtà economiche incentrate sulturismo locale o sull’agriturismo.Questo fatto testimonia già il bas-so livello raggiunto dalla produ-zione lorda vendibile di questestrutture; fa eccezione il settoredelle uova, ove si registrano pre-senze consistenti di imprese ditutto rispetto.

ConclusioniAttualmente è il Trentino Alto Adi-ge la regione che conta il maggiornumero di aziende produttrici dicarni biologiche, mentre in Vene-to, seguito da Liguria e Basilicata,prevalgono aziende lattiero ca-searie.

Va comunque posto l’accento sul-la difficoltà nello sviluppo di que-sto settore tuttora marginale, co-me si diceva, dovuto a due fattorideterminanti: la tracciabilità dellaproduzione ed i parametri di alle-vamento previsti dalla CEE.Il primo, rappresentato dalla trac-ciabilità, costituisce un criterio didifficile rispetto quando l’impresaassume dimensioni non familiari edil prodotto viene manipolato da piùtrasformatori in stabilimenti diversi.

Il secondo, relativo ai parametri diallevamento previsti dal regola-mento comunitario, mette già og-gi in crisi le aziende per le dimen-sioni che devono rispettare in or-dine ai ricoveri, i pascoli o i par-chetti per il pollame, creandoqualche difficoltà che aumente-ranno per le complicazioni neglianni a venire quando termineran-no le attuali deroghe.Un esempio attuale è quello cheriguarda la produzione di uova, il

mercato biologico attualmente piùconsistente: alcune imprese delsettore, già ben strutturate e co-nosciute sul mercato, si chiedonocome faranno a reperire le uovada aziende che dovranno allevarele galline con parametri ambienta-li difficilmente raggiungibili.In conclusione possiamo afferma-re che, se da un lato solo l’agri-coltura marginale guarda con in-teresse questa nicchia produttiva,dall’altro questa normativa viene

vista con molta diffidenza se noncon sfiducia dagli allevatori di me-die o grandi dimensioni imprendi-toriali, già proiettati sui grandi nu-meri e sulle cosiddette economiedi scala.L’unico spiraglio di crescita pro-viene dall’attuale burrasca che sista abbattendo sul mondo dellecarni; la sola alternativa a questadisgrazia è riposta, forse, nelladiffusione più ampia della zootec-nia biologica! ■

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L ’uscita della circolareesplicativa della legge336, porta una ulteriore

rivoluzione nella già tanto tribolatagestione del farmaco veterinario.Sicuramente nasceranno discus-sioni e polemiche, ma è innegabi-le l’avvento di una serie di oppor-tunità nuove per la classe veteri-naria. La Comunità Europea pro-segue nella politica di regolamen-tazione e restrizione dell’uso deipresidi farmaceutici nell’alleva-mento e lo Stato Italiano si ade-gua, prima con l’emanazione deidecreti 118 e 119, poi con quelladel 336 appunto. La situazioneitaliana è particolare: gli allevatorisono abituati da sempre ad usareed abusare dei farmaci in com-pleta libertà, ed un esubero di ve-terinari disoccupati o sottoccupa-

ti, porta ad un comportamento“disinvolto” quando si tratta di ri-cettare. Si prefigura certamente un appe-santimento delle procedure buro-cratiche a livello aziendale, concomplicazioni sicuramente noio-se nella normale pratica profes-sionale, ma il veterinario diventafinalmente il cardine nella deci-sione su scelta e modalità disomministrazione dei farmaci.Specialmente nei grossi alleva-menti questo fatto porterà a deicontrasti con tutti quei personag-gi che si sono arrogati nel tempoil diritto di decidere su questo ar-gomento, riducendo il veterinarioad un male necessario nel pro-cesso di commercializzazione econsegna dei medicinali. La categoria è chiamata ad una

prova di maturità e di unità, per-ché la gestione di questo pas-saggio, implica una unità di in-tenti tra mondo libero-professio-nale e veterinari ufficiali. I primidevono dare prova di grande co-scienza professionale, per nonsostituirsi semplicemente alle fi-gure a cui ho prima accennato,ereditando i loro meccanismimentali, scovando metodi perevadere le regole con il solo finedi un facile guadagno. Sicura-mente nasceranno situazioni diforte contrasto con il rischio dellaperdita del cliente, ma questeeccezioni non devono sviarcidalla affermazione della nostraprofessione e professionalità. Inquesta ottica mi auguro agiscanoi colleghi incaricati dell’ispezionee controllo presso gli allevamen-

ti. Penso si debba abbandonareall’inizio il fiscalismo e la rigiditàdi comportamento, perché l’alle-vatore va educato pian piano aquesta nuova, nuova per l’Italia,situazione, per poi essere più in-transigenti in un secondo mo-mento, soprattutto con chi nonvuole capire il cambiamento.Spero che tutto non si risolva inun bisticcio tra queste due com-ponenti la classe veterinaria conripicche degli uni nei confrontidegli altri, vorrebbe dire non avercapito niente e quindi perdere untreno importante.L’utente finale del nostro lavoro èil consumatore, il quale esige ga-ranzie di sanità, prima che di qua-lità, degli alimenti di origine ani-male, ed è a lui che dobbiamopensare quando ci accingiamo

336: il farmaco, il veterinario e l’allevatoredi Mino Tolasi

Medico Veterinario, libero professionista, Brescia

ad usare un qualsiasi presidio far-macologico. D’altra parte abbia-mo l’esigenza di tutelare il benes-sere e la salute degli animali checi sono stati affidati. L’equilibriotra queste due esigenze è il pernosul quale si deve basare la nostraprofessionalità. Questo è un con-cetto dibattuto in tutto il mondo,ed a tale proposito la AmericanAssociation of Bovine Practitio-ners, ha istituito una commissionedi studio che quest’anno ha pub-blicato le linee guida sull’uso pru-dente degli antimicrobici. Questo documento, che di segui-to riporto, sembra uscito in con-temporanea alla circolare appli-cativa, quasi fossero due diversemanifestazioni di una volontà co-mune: la limitazione dell’uso de-gli antimicrobici. ■

L a produzione di prodotti di origine animale sani e in-tegri, è un obiettivo primario per i membri del-l’AABP. Per raggiungere questo, l’AABP raccomanda

una preventiva salvaguardia del sistema immunitario, attra-verso l’uso di vaccini, antiparassitari, riduzione dello stresse una corretta alimentazione. L’AABP riconosce che le pra-tiche manageriali adottate correttamente e tempestivamen-te possono ridurre l’incidenza delle malattie e, di conse-guenza, la necessità di antimicrobici; d’altronde, gli antimi-crobici rimangono uno strumento necessario nella lotta allemalattie infettive negli allevamenti dediti sia alla produzionedi carne che di latte. Al fine di diminuire la sofferenza ed ildolore negli animali, per proteggere la redditività degli alle-vatori sia di bovini da carne che da latte, per assicurare unaproduzione di cibo continua, e per minimizzare la diffusionedi batteri zoonosici nell’ambiente e, potenzialmente nellacatena alimentare, si incoraggia l’uso prudente degli anti-microbici. Di seguito sono elencate le linee guida per unuso terapeutico prudente degli antimicrobici negli alleva-menti dediti sia alla produzione di carne che di latte.

1. La responsabilità primaria del veterinario nei confrontidel cliente, è quella di aiutarlo a delineare il mangement,immunizzazione, strutture e programmi alimentari cheportino ad una riduzione dell’incidenza delle malattie eriducano la necessità dell’uso di antimicrobici.

2. Gli antimicrobici dovrebbero essere usati solo all’internodi una corretta relazione veterinario-cliente-paziente;questo sottintende sia la ricettazione che la dispensadel farmaco.

3. I veterinari dovrebbero selezionare ed usare propria-mente i farmaci antimicrobici a. I veterinari dovrebbero partecipare ai programmi di

aggiornamento professionale che trattino di terapiee comparsa e/o sviluppo di antimicrobicoresistenza

b. I veterinari dovrebbero avere una forte evidenza cli-nica della natura dei patogeni causa della malattia,basata su segni clinici, anamnesi, esami necrosco-pici, dati di laboratorio e passate esperienze.

c. L’antimicrobico scelto dovrebbe essere appropriatoal microrganismo da colpire e dovrebbe essere

somministrato con il dosaggio e la via più efficaciper ottenere livelli efficienti nell’organo da raggiun-gere.

d. Le scelte del prodotto ed i regimi di somministrazio-ne dovrebbero basarsi sulle prove di laboratorio, di-sponibilità dei foglietti illustrativi, dati addizionali diletteratura e considerazioni sulla farmacocinetica efarmacodinamica del farmaco.

e. Gli antimicrobici dovrebbero essere usati con aspet-tative predefinite, come riduzione della febbre, ritor-no del latte mastitico a normale, o riduzione della dif-fusione, contagio e ricorrenza della malattia.

f. La monitorizzazione periodica della sensibilità deipatogeni di allevamento e la risposta terapeutica,specialmente nelle terapie di routine come gli anti-biotici intramammari nell’asciutta, al fine di verificarecambiamenti nella sensibilità microbica e per valuta-re la selezione antimicrobica.

g. L’uso di prodotti con il più stretto spettro di attività econ conosciuta efficacia in vivo contro il patogenocausa della malattia.

h. Gli antimicrobici dovrebbero essere usati ad un do-saggio appropriato al caso da trattare per un perio-do ragionevolmente più corto possibile, p.e. la tera-pia dovrebbe essere smessa qualora risulti evidenteche il sistema immunitario possa risolvere la malat-tia, ridurre la diffusione del patogeno e minimizzarela comparsa di casi clinici o la comparsa di portato-ri sani.

i. Gli antimicrobici di minore importanza in medicinaumana dovrebbero essere quelli di prima scelta ri-spetto ai farmaci di nuova generazione della stessaclasse usati correntemente in umana qualora si pos-sa allo stesso modo proteggere la salute animale.

j. Gli antimicrobici con indicazione specifica per il trat-tamento della malattia diagnosticata, dovrebberoessere usati di preferenza, l’indicazione, la via disomministrazione, la frequenza e la durata del tratta-mento, dovrebbero essere seguite il più possibile.

k. L’uso improprio degli antimicrobici, dovrebbe essereadottato solo con le raccomandazioni contenute nelregolamento AMDUCA (American Medicinal DrugUse Clarification Act) (Legge di chiarimento sull’usodei farmaci)

l. Dovrebbero essere evitate le miscele di formule an-timicrobiche. Se appropriata, la terapia locale è pre-feribile alla sistemica.

m. Il trattamento dei casi cronici o di quelli con pochepossibilità di guarigione, dovrebbero essere evitati. Icasi cronici dovrebbero essere eliminati o isolati dal-la mandria.

n. La combinazione di terapie antimicrobiche dovreb-be essere scoraggiata a meno che sia noto che que-sta aumenti l’efficacia o sopprima la comparsa di re-sistenza dell’organismo da combattere.

o. L’uso profilattico o metafilattico degli antimicrobicidovrebbe basarsi sulla valutazione di un gruppo, uncaso o una unità produttiva, piuttosto che come unapratica standard.

p. L’integrità del farmaco dovrebbe essere garantitacon appropriate manipolazione, conservazione e ri-spetto dei tempi di scadenza.

4. I veterinari dovrebbero sforzarsi di assicurare un usocorretto dei farmaci in stalla.

a. Le quantità di farmaco ricettate o dispensate do-vrebbero essere appropriate alla dimensione dellamandria ed al bisogno effettivo in modo da evitareinutili scorte.

b. Il veterinario dovrebbe educare il personale d’azien-da che usa l’antimicrobico su indicazioni, dosaggi,tempi di sospensione, vie di somministrazione, pre-cauzioni sul sito di iniezione, conservazione, mani-polazione, registrazione e diagnosi accurata dellemalattie più comuni. Il veterinario dovrebbe assicu-rarsi che le etichette siano sufficienti ad informare ilpersonale d’azienda sul corretto uso degli antimicro-bici.

c. I veterinari dovrebbero essere incoraggiati a fornireindicazioni scritte ai clienti dove possibile per detta-re condizioni e istruzioni per l’uso degli antimicrobicinegli allevamenti.

Presentato dal comitato per la resistenza batterica e l’usoterapeutico prudente degli antimicrobici. Approvato nelMarzo 1999.

AMERICAN ASSOCIATION OF BOVINE PRACTITIONERPO Box 1755 Rome, Georgia 30162-1755 Phone 706 232-2220 Fax 706 232-2232 Email [email protected]

LINEE GUIDA PER UN USO PRUDENTE DEI FARMACI

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 15A T T U A L I T À

S ei articoli in tutto disci-plinano il divieto di im-piego di animali nei

combattimenti. Stralciati gli artico-li 4, 6, 8, 10, 11, 12. Il testo licen-ziato dalla Camera non prevedepiù l’introduzione di un “elenco dirazze canine ritenute pericolosein ragione della loro aggressivitànei confronti delle persone e deglianimali”, come nella sua stesuraoriginaria.In questo modo, il Parlamento haaccolto le istanze (comuni ad unvasto schieramento di opposizio-ne al precedente disegno di leg-ge, dall’ANMVI alla FNOVI, dallaSCIVAC alla SISCA) che vedeva-no negli elenchi delle razze unadeviazione dal vero problema cheè quello della responsabilizzazio-ne del proprietario, indipendente-mente dal tipo di cane posseduto. Tuttavia il testo approvato dallaCamera, come sottolineato da Al-do Vezzoni e Roberto Marchesininei commenti qui riportati, pre-senta ancora qualche motivo di ri-flessione per ciò che riguarda l’ar-ticolo 3 che tratta degli Obblighidei Medici Veterinari: “1. I Mediciveterinari che nell’esercizio dellaprofessione hanno curato o visita-to animali per lesioni che possonoessere ragionevolmente riferibili aicombattimenti o alle competizionidi cui all’art. 1, comma 2 inoltranosegnalazione all’autorità giudizia-ria. 2. Salvo che il fatto costituiscareato il medico veterinario cheomette o ritarda di effettuare la se-gnalazione di cui al comma 1 èpunito con la sanzione ammini-strativa da lire 500 mila a lire 2 mi-lioni”.

P er arginare l’allarme BSEche sta duramente col-pendo il mercato della

carne in Italia il Ministro Veronesiha introdotto test per tutti i capibovini di 24 mesi di età, a partiredal gennaio 2001 e ha disposto ilcompletamento dell’anagrafe bo-vina per anticipare già al prossi-mo anno l’obbligo di dichiararenelle etichette il luogo d’originedegli animali. Infine, è stata stan-ziata una copertura dei costi (cir-ca 140 miliardi) per lo smaltimen-to delle parti a rischio BSE e del-le carcasse morte in azienda. In-tanto il Consiglio dei Ministri del-l’Agricoltura ha messo al bandole farine animali.Al di là degli aspetti economicidel problema, per quanto riguar-da le implicazioni sanitarie, l’As-sociazione Nazionale dei MediciVeterinari ha reso nota la propria

posizione attraverso numerosicomunicati stampa di cui ripor-tiamo in sintesi i contenuti princi-pali.

BSE: FINO A QUANDO NONCORREREMO RISCHI?L’A.N.M.V.I. - Associazione Na-zionale Medici Veterinari Italianiche riunisce più di 9.500 veteri-nari – date le preoccupazioni deisettori zootecnico e agro-alimen-tare per il rinnovato allarme-BSE,esprime la propria posizione sul-l’attuale situazione sanitaria nelnostro Paese. • Oggi in Italia la BSE può esse-re ritenuta sotto controllo, tuttaviasi rende necessaria una più at-tenta attività di sorveglianza eprevenzione da parte della vete-rinaria pubblica. Negli ultimi me-si infatti la zootecnia italiana èstata colpita da drammaticheemergenze sanitarie (influenzaaviare, lingua blu negli ovini, pe-ste suina, brucellosi negli alleva-menti di bufale) ed è oggi ancoraesposta al rischio BSE, con con-seguenti preoccupazioni alimen-tari per i consumatori. Malgradoil ritardo di alcuni interventi econtrolli pubblici forse insuffi-cienti in alcune zone del Paese,

come rilevato anche dalle stesseautorità, - la Sanità Pubblica puòcomunque dare garanzie di sicu-rezza alimentare ai consumatori.• L’ANMVI esprime quindi vivapreoccupazione per l’interpreta-zione che viene data al nuovoContratto dei Dipendenti del SSNper ciò che attiene la possibilitàdi svolgere attività libero profes-sionale. L’esercizio della liberaprofessione potrebbe infatti pre-giudicare i suddetti adempimentiistituzionali e le necessarie ga-ranzie di sicurezza alimentare: inmancanza di una rigida regola-mentazione si potrebbe determi-nare un evidente conflitto di inte-ressi qualora il veterinario dipen-dente esercitasse anche privata-mente in allevamenti o in centri diproduzione e controllo delle car-ni. La norma contrattuale tesa aregolamentare la libera profes-sione medica è stata ritenutaestensibile alla veterinaria pub-blica e applicata senza tenereconto delle specifiche indicazionicontenute nello stesso Contratto- riguardanti il Dipartimento diPrevenzione nel quale sono inse-riti i veterinari, né si è tenuto con-to delle specifiche competenzeistituzionali della veterinaria pub-blica esclusivamente riconduci-bili a compiti di prevenzione econtrollo sanitario. • Un ruolo importante nella salva-guardia della salute e del benes-sere animale è svolto dai veteri-nari liberi professionisti che lavo-rando giornalmente in alleva-mento sono in grado di garantirela qualità degli alimenti d’origineanimale prodotti in Italia, forman-do una rete capillare di sorve-glianza epidemiologica. Si auspi-ca pertanto il sollecito riconosci-mento istituzionale della figuradel Veterinario in Azienda di Pro-duzione Agro-Alimentare, in gra-do di porsi nei confronti del SSNcome essenziale riferimento uffi-ciale di fiducia ed interlocutoreesperto cui riferirsi.• L’introduzione del test al macel-lo, che oggi a distanza di un an-no viene finalmente reso obbli-gatorio, era già stata suggeritanel 1999, in occasione del con-gresso internazionale della SI-VAR (Società Italiana Veterinariper Animali da Reddito – Federa-ta ANMVI) da relatori di varia pro-venienza europea. Dal Congres-so erano infatti emerse preoccu-pazioni per la situazione italianae richieste di monitoraggi più ap-profonditi.

COMUNICATO STAMPA DEL 17-11-2000

BSE: IMPOSSIBILE FARE I TEST Le difficoltà del Servizio di SanitàPubblica ad effettuare i test anti-BSE su tutti bovini di età superio-re ai 18 mesi avviati alla macella-zione compromettono le garanziesanitarie sulle carni al consumo.Infatti, le centinaia di migliaia dicapi da sottoporre ai controlli ri-chiedono una struttura operativatale da non potersi realizzare intempi brevi.Proponiamo pertanto che oltre aitest, che pur intensificati dovran-no limitarsi a esemplari scelti acampione, venga disposto il rila-scio di un certificato di garanziasanitaria a cura del veterinario li-bero professionista responsabiledell’allevamento; questi infatti,avendo seguito la crescita dei ca-pi destinati al mattatoio, può ac-certare l’assenza di rischi di con-taminazione da BSE.L’ANMVI auspica che la suddettaproposta possa essere tempesti-vamente considerata dai Ministericompetenti e adottata mediantecircolare ministeriale.

COMUNICATO STAMPA DEL 20-11-2000

MUCCA PAZZA E ANIMALI DACOMPAGNIA: NESSUN CASO DICONTAGIO IN ITALIAI proprietari di cani e gatti in Italiapossono stare tranquilli: le carniitaliane sono sicure grazie ai con-

A . N . M . V . I . I N F O R M A

Il 30 novembre la Camera ha approvato il Ddl 6583.

Cani pericolosi: stralciati tutti gli articoli sugli elenchi di razzaSuccesso in Parlamento delle istanze della Categoria Veterinaria

Le misure adottate: test, anagrafe bovina,etichette e smaltimento carcasse

BSE: per il MinSanla parola d’ordine è PrevenzioneL’emergenza oggetto di una tavola rotondaANMVI/SIVAR

La Camera ha complessiva-mente fatto un buon lavoro.Hanno però lasciato l’articoloche riguarda l’obbligo per il ve-terinario di denunciare tutti i ca-si sospetti di lesioni da combat-timenti tra cani all’autorità giudi-ziaria, aumentandone anche lasanzione. Il che può diventareun problema per noi. ComeFNOVI avevamo richiesto di to-glierlo in quanto la materia eragià normata dal regolamento dipolizia veterinaria per la profi-lassi antirabbica, con la denun-cia alla ASL, la quale poi, nelsuo accertamento, avrebbeavuto la possibilità di accertarele circostanze dell’accaduto.Ora deve passare al Senato,dove proveremo a vedere se siriesce a fare qualcosa.

Aldo VezzoniSegretario FNOVI

Esprimo grande soddisfazione dopo tutto il lavoro e l’impegno con cuici siamo adoperati per evitare che venissero inserite nel testo finale del-la legge le liste di proscrizione. È un successo per un vasto gruppo dilavoro che si è battuto con determinazione e coerenza. Il principio del-le liste non era conforme alle conoscenze di etologia e ai più elemen-tari dettami della bioetica veterinaria e per questo abbiamo espressosenza esitazione un parere totalmente negativo. Anche quando altricercavano di trovare una mediazione noi siamo sempre stati coerenti eci siamo rifiutati di accettare compromessi. È importante fare tesoro diquesta esperienza per il futuro: non dobbiamo temere di opporci aprovvedimenti normativi che la nostra Categoria ritiene sbagliati. La de-terminazione del nostro lavoro e la ricerca di possibili convergenze an-che con le associazioni animaliste ci hanno permesso di far passareuna linea di coerenza.Il testo è senza dubbio perfezionabile: l’articolo 3 non è conforme aquanto sono chiamati i medici veterinari, è troppo sbrigativo e non tie-ne conto di tanti aspetti, anche clinici. È invece buono l’articolo 5 cherilancia il ruolo dell’etologo e dello zooantropologo, nonché l’importan-za di progetti educativi di etologia applicata e bioetica animale.

Roberto MarchesiniSISCA

Smaltimento di materiale

specifico a rischio

I l 26 giugno 2000 la Commis-sione Europea ha ratificato

la propria decisione (numero2000-418) che disciplina l’im-piego di materiale a rischio perquanto concerne le encefalopa-tie spongiformi trasmissibili emodifica la decisione 94/474/CE.La decisione “si applica allaproduzione e all’immissione sulmercato di prodotti di origineanimale provenienti da animalidelle specie bovina, ovina e ca-prina o contenenti materialeproveniente da tali specie (art1. Campo di Applicazione)”; de-scrive inoltre il materiale specifi-co a rischio e ne disciplina la ri-mozione e la distruzione.

La decisione è stata adottatadal nostro Paese il 29 settembrescorso. Il testo integrale è repe-ribile a www.sanita.it/alimvet/at-tualita/encspon.htm

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trolli veterinari negli allevamenti enegli stabilimenti di macellazionee lavorazione delle carni. I carni-vori domestici infatti vengono ali-mentati con parti di animali desti-nate al consumo umano e quindigarantite. Le parti a rischio invece(cervella, midollo spinale, milza dibovino) non vengono destinate néal consumo né alla fabbricazionedi farine di carne, ma vengono di-strutte.Allo stato attuale della ricerca

A T T U A L I T À

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200016

scientifica, i rischi di contagio neicani sono inesistenti, infatti nonsono mai stati segnalati casi rap-portabili alla BSE bovina, mentreuna variante della malattia puòcolpire i gatti. Al riguardo, esisto-no segnalazioni di contagio in In-ghilterra, in Francia e in altri pae-si europei dove si sono verificaticasi di BSE bovina. Tuttavia, an-che nel Regno Unito, il paese piùcolpito, dopo l’introduzione dellanuova normativa che proibisce

l’utilizzo delle parti a rischio, i ca-si di morte imputabile ad encefa-lopatia spongiforme felina dal1994 sono via via diminuiti fino ascomparire negli ultimi anni.Nel nostro Paese, invece, non èstato mai segnalato alcun caso.Il Presidente della SIANA (SocietàItaliana di Alimentazione e Nutri-zione Animale) ha aggiunto: “LaBSE è insorta a causa della som-ministrazione di farine di carne adanimali erbivori che non ne hanno

alcuna necessità. Al contrario, icarnivori, ed in particolare i gattidevono assolutamente assumerecarne; se ne fossero privati an-drebbero incontro a gravissimiproblemi. C’è da augurarsi chel’eccessiva attenzione per unamalattia al momento non eviden-ziata in Italia non faccia perderedi vista malattie ben più comuniche possono minacciare la salutedei carnivori domestici”.

COMUNICATO STAMPA DEL 22-11-2000

Terapia deldolore estupefacenti“La necessità di un controllo deldolore severo è un imperativoumano, morale ed etico in tutte lemalattie indipendentemente dalfatto che esse siano dovute a tu-more o ad altra patologia. È quin-di un dovere della CommissioneUnica del Farmaco e di tutte leforze politiche rappresentate inParlamento rispondere nel piùbreve tempo possibile, con unprovvedimento di legge adegua-to, alla richiesta di porre fine allemolte e inutili sofferenze dovutesia alle barriere poste dalla leggeattualmente in vigore alla prescri-zione di oppioidi maggiori a sco-po terapeutico, sia alla mancanzadi una adeguata formazione ditutto il personale sanitario che la-vora al fianco della sofferenza”

Ad affermarlo sono i rappresen-tanti delle associazioni dei medi-ci, dei farmacisti, dei veterinari,degli specialisti del settore, degliinfermieri, dei malati e delle asso-ciazioni del volontariato, firmataridi questo documento indirizzatoal ministero della Sanità ed allaCuf.

“I principi ispiratori di qualsiasipolitica di controllo sugli oppiodidevono essere guidati dal princi-pio dell’equilibrio tra norme re-strittive, volte al controllo degliabusi, e garanzie che non vi sia-no impedimenti alla disponibilitàe alla prescrizione di questi far-maci per il controllo del dolore se-vero dovuto alla malattia. Tesi, tral’altro, sottoscritta e ribadita in tut-ti i documenti dell’InternationalNarcotic Control Board di cui an-che l’Italia fa parte, e riaffermataancora dall’OMS nelle sue lineeguida pubblicate di recente. Perquesto le Associazioni chiedonoquindi che la risposta alla soffe-renza dei malati, attesa da troppotempo in questo paese, vengadata al più presto in modo unani-me dalla Commissione in sede le-gislativa e successivamente intempi brevi dai due rami del Par-lamento. Le rappresentanze dei

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Sul prossimo numero un reso-conto della tavola rotonda: gliinterventi e le principali consi-derazioni emerse da questo in-contro.

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medici, dei veterinari e dei farma-cisti firmatarie di questo docu-mento vogliono affermare il lorointento a vigilare affinché non siafatta alcuna strumentalizzazione,né alcuna mistificazione degli in-tenti squisitamente terapeuticidella proposta di legge in discus-sione. Tale proposta poggia susolide basi scientifiche e non puòin alcun modo essere ostentatacome un’iniziativa volta a facilita-re l’uso non terapeutico dei far-maci stupefacenti; i provvedimen-ti previsti sono ispirati alle lineeguida dell’OMS e consentono al-l’Italia di allinearsi agli altri Paesieuropei. Provvedimenti analoghi

sono in essere da molti anni neglialtri Paesi europei. Di recente, nel1993, sono stati adottati anchedalla Francia, e tutti i dati regi-strano un deciso miglioramentodella qualità della terapia del do-lore senza alcun aumento dell’usonon terapeutico di queste sostan-ze è evidente quindi che i firmata-ri del documento si sentono in do-vere di tutelare, richiamandosi alloro magistero professionale, imalati e la loro sofferenza e infor-meranno prontamente l’opinionepubblica di qualsiasi manovravolta a mistificare o a snaturare lebasi e gli obiettivi di questa pro-posta di legge.

• Società Italiana di MedicinaGenerale SIMG

• Federazione Italiana Medici diMedicina Generale

• Centro Studi e Ricerche in Me-dicina Generale

• Società Italiana Cure PalliativeSICP

• WHO Collaborating Center forCancer Control and PalliativeCare Italiano

• Istituto Europeo di Oncologia• Associazione Italiana Oncologi

Medici • Istituto Mario Negri• Istituto Tumori di Milano• Istituto oncologico di Aviano; • Istituto oncologico di Maddalena

• Società Italiana di Anestesia,Rianimazione e Terapia Intensiva

• Società Italiana Clinici del Dolore• Associazione Italiana Studi sul

Dolore• Associazione Italiana Donne

Medico• Federazione Nazionale Ordini

dei Medici e degli OdontoiatriFNOMMCEO

• Federazione Ordini FarmacistiItaliani FOFI

• Società Italiana di FarmaciaOspedaliera SIFO

• Federfarma• Assofarm• Federazione Nazionale Ordini

dei Veterinari Italiani FNOVI

• Associazione Nazionale MediciVeterinari Italiani ANMVI

• Società Culturale Italiana Vete-rinari per Animali da Compa-gnia SCIVAC

• Fondazione Salute AnimaleFSA

• Federazione Nazionale Collegidegli Infermieri Professionali

• Assistenti Sanitari e Vigilatricid’infanzia

• Lega Italiana per la Lotta controi Tumori

• Federazione cure palliative (32Onlus per le cure palliative)

• Tribunale del malato• Istituto per la ricerca e la cura

del cancro di Candiolo ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 17A . N . M . V . I . I N F O R M A

Coordinamento Regionale ANMVI

Aseguito del parere favorevole espresso dal Consiglio NazionaleANMVI durante la seduta ordinaria del 4/11/2000, sono stati

nominati i quattro Coordinatori Regionali dell’ANMVI. Il loro ruolo saràdi fungere da collettore delle istanze politico-professionali locali per lequali l’ANMVI possa o debba adottare iniziative e strategie, a livello fe-derativo, in collaborazione con i delegati di zona delle Associazioni Fe-derate.

NORD EST STEFANO CANDOTTIVeneto PordenoneFriuli Venezia GiuliaTrentino Alto AdigeEmilia Romagna

NORD OVEST MARINA PERRIPiemonte MilanoValle d’AostaLombardiaLiguria

CENTRO GIOVANNI PETROCCIAToscana, Umbria RomaLazioMarcheAbruzzoSardegna

SUD SERGIO SPIRITOCampania FoggiaMolisePugliaCalabriaBasilicataSicilia

A . N . M . V . I . I N B R E V E

Finanziaria 2000:IVA e detraibilità

L a richiesta di ridurre l’aliquo-ta IVA al 10% è approdata

in Parlamento. Durante il dibattitosulla Finanziaria è stato infatti pre-sentato un emendamento sotto-scritto da parlamentari di schiera-menti diversi. A tutti i capigruppodella Camera l’ANMVI aveva in-viato una nota per ribadire le ra-gioni della Categoria. Nel testo silegge: “Pur senza ambire ad unaequiparazione fiscale con le pre-stazioni sanitarie dei medici, noto-riamente esentate dall’imposta, laCategoria Veterinaria ritiene op-portuno invitare nuovamente leistituzioni a valutare una riduzionedi aliquota in considerazione an-che dei numerosi risvolti socialidel rapporto uomo- animale (i.e.medicina preventiva per malattieanimali trasmissibili all’uomo, af-fettività, pet therapy, didattica,

ecc…) e conseguentemente dellacrescente richiesta di cure sanita-rie da parte dei proprietari. Un’ali-quota attestata al 10%, a nostroavviso, rappresenterebbe un con-creto segnale d’attenzione delParlamento alle mutate esigenzedella società civile con riferimentoalle molteplici relazioni zooantro-pologiche e alle loro implicazionisociali”.Per la prima volta la questione èstata formalmente discussa aMontecitorio in corso di dibattitoper una legge finanziaria. Ci au-guriamo che vi siano sviluppi fa-vorevoli.È stato intanto approvato il prov-vedimento contenuto nel Collega-to Fiscale alla legge Finanziariasulla detraibilità (IRPEF 19%) del-le spese sostenute per prestazio-ni veterinarie in favore degli ani-mali da compagnia. La massimadetrazione possibile sarà di lire95.000 (Professione Veterinaria7/2000)

SolidarietàANMVI aicolleghialluvionati

I l Consiglio Direttivo dell’ANMVIha stanziato la somma di lire

10.000.000 da devolvere in favoredei Colleghi che hanno subitodanni per l’alluvione che ha prin-cipalmente interessato le regioniValle d’Aosta, Piemonte e Liguria. Ha inoltre aperto una sottoscrizio-ne che ha dato vita ad una gara disolidarietà, tutt’ora in corso, che afine novembre ha portato contri-buti per lire 9.200.000. Aggiorna-menti al riguardo vengono fornitiin [email protected], unitamenteai ringraziamenti individuali verso

i Colleghi che hanno testimoniatola loro generosa solidarietà. Invitiamo i Colleghi eventualmen-te interessati dall’alluvione a se-gnalare il proprio caso al loro di-retto referente regionale e provin-ciale (SOVEP, ALIVELP e ConsigliRegionali SCIVAC/SIVAR/SIVE) oalla sede dell’ANMVI.Ricordiamo infine gli estremi dellasottoscrizione:Bonifico Bancario appoggiato sul-la Cassa di Risparmio di Parma ePiacenza - Agenzia 3, Cremonaconto corrente 30180174 intesta-to ad ANMVI - ABI 06230 CAB11402. Causale: Solidarietà aiColleghi alluvionati. Tutti i Colleghi saranno informati inmerito alla destinazione del rica-vato. ■

L’ANVU entranell’ANMVI

I l 4 novembre u.s l’Associa-zione Nazionale Veterinari

Unire -ANVU- presieduta dalCollega Giuseppe Cascio èformalmente entrata a far partedella nostra Federazione eprenderà attivamente parte ailavori del Consiglio NazionaleANMVI, portando il contributoe il punto di vista professionaledel proprio specifico compartoveterinario. Le Associazioni ProfessionaliFederate all’ANMVI salgonoquindi a 13.

AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀFatturazioni, rimborsiLara Camisa 0372-403505 [email protected] Migliavacca 0372-403536 [email protected]

ASSISTENZA TECNICAAudiovisivi e assistenza tecnica per iniziative a CremonaAthos Ansoldi 0372-403517

MAGAZZINOEvasione ordini e spedizioniEnrico Soldi 0372-403518 [email protected]

MARKETING E PUBBLICITÀFrancesca Manfredi 0372-403538 [email protected]

ORDINI Ordini libri, videocassette, materiale di supporto, disponibilità testi -Biblioteca e videoteca, ricerche bibliograficheFrancesca Chiari 0372-403507 [email protected] Soldi 0372-403518 [email protected]

RECEPTIONSara Cazzaniga 0372-460440

RIVISTE EUROPEE EJCAP/FECAVA European Journal of Companion Animal Practice,Journal of Veterinary CardiologyPaola Orioli 0372-403539 [email protected]

CONGRESSIInformazioni ai soci su attività congressuali in genereLudovica Bellingeri 0372-403502 [email protected] e iscrizioni per i corsi organizzati in sede e fuori sedeCatia Arisi 0372-403506 [email protected] REGIONALIOrganizzazione e informazioni sulle iniziative SCIVAC regionaliFrancesca Manfredi 0372-403538 [email protected] DI STUDIOIscrizioni, calendario delle iniziative e programmazione delle giornateCatia Arisi 0372-403506 [email protected] ANNUALI SCIVACNuove iscrizioni e rinnovi, aggiornamento indirizzario sociSabina Pizzamiglio 0372-403537 [email protected] Professione VeterinariaSabina Pizzamiglio 0372-403537 [email protected] IppologiaLudovica Bellingeri 0372-403502 [email protected] Large Animals Review, Veterinaria, Quaderni di Dermatologia,Sisca Observer, Medicina FelinaPaola Orioli 0372-403539 [email protected] COMMISSIONE SCIENTIFICAProgrammazione scientifica corsi, seminari, congressi e contatti con i relatoriLudovica Bellingeri 0372-403502 [email protected] PRESIDENZA e CONSIGLIO DIRETTIVOCatia Arisi 0372-403506 [email protected] logistica, rapporti con la sede congressuale, iscrizioni alseminarioCatia Arisi 0372-403506 [email protected]À SPECIALISTICHESegreteria organizzativa SIANA, SIDEV, SINVET, SISCA, SIMEF, SIMESC,SOVICatia Arisi 0372-403506 [email protected] ESPOSITIVIGestione spazi espositivi per Seminari, Gruppi di Studio, Societàspecialistiche, Corsi organizzati in sede a Cremona e fuori sedeFrancesca Manfredi 0372-403538 [email protected]

Sabina Pizzamiglio 0372-403537 [email protected]

Catia Arisi 0372-403506 [email protected]

Paola Orioli 0372-403539 [email protected]

Ludovica Bellingeri 0372-403502 [email protected]

F.S.A. Sara Cazzaniga 0372-403511 [email protected]

A.N.M.V.I.

Numeri telefonici diretti: un servizio per i nostri soci Gli uffici della sede di Palazzo Trecchi a Cremona, sede di EV srl, FSA, ANMVI, SCIVAC (e Società Speciali-stiche di Riferimento), SIVAE, SIVAR e SIVE hanno attivato dall’inizio di quest’anno linee telefoniche prefe-renziali, per dare l’opportunità ai soci di mettersi direttamente in contatto con il responsabile di ciascun uffi-cio. Ci auguriamo in questo modo di rendere un servizio più efficiente a tutti i nostri soci e alle aziende ed or-ganizzazioni con cui gli uffici sono in contatto. Vi preghiamo pertanto di voler prendere nota dei numeri te-lefonici diretti qui riportati e dei rispettivi incaricati.

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/200018

“Al veterinario che avesse in curaun animale “irregolare”, cioè im-portato illegalmente, portatore dimalattie poi trasmesse al proprie-tario (es. macaco che trasmettapolio, TBC, herpes) cosa acca-drebbe sul piano legale?”.Pare opportuno precisare che, se-

condo la legislazione statale e regio-nale vigente per animali esotici si in-tendono: “le specie di mammiferi,uccelli, pesci, rettili, anfibi e aracnidifacenti parte della fauna selvaticaesotica vivente stabilmente o tempo-raneamente in stato di naturale li-bertà nei territori dei Paesi di origine

e dei quali non esistono popolazionisul territorio nazionale”.Come risulta, inoltre, dalla L. 150/92e successive modifiche e/o integra-zioni in applicazione del regolamen-to CEE N° 3626/85, lo Stato sanzio-na penalmente colui che: “importa,asporta o riesporta, sotto qualsiasi

regime doganale, vende, esponeper la vendita, detiene per la vendi-ta, offre in vendita, trasporta ancheper conto terzi o, comunque, detieneesemplari di specie esotiche detta-gliatamente indicate dal legislatore,in violazione di quanto regolato coldecreto, del Ministro del Commercio

Animali esotici “irregolari”: conseguenze per il veterinario e per il proprietario

con l’estero D.M. 31.12.1983”.Ciò, dunque, che costituisce ogget-to di tutela penale è il commercio inogni sua forma e aspetto degli ani-mali esotici. Per entrare ora, nel me-rito, delle questioni trattate nei quesi-ti in esame, va subito premesso edevidenziato che il veterinario liberoprofessionista che cura un animale,anche nell’ipotesi in cui lo trattenga atale scopo presso il proprio ambula-torio/clinica veterinaria, non ne di-viene detentore nel significato giuri-dico di cui alla legislazione sopra ci-tata. Il veterinario libero professioni-sta che presta assistenza zooiatricaa favore di un’animale esotico non èobbligato a verificare se tale animalesia stato o meno importato e sia omeno posseduto o detenuto legal-mente nel territorio dello Stato.La posizione soggettiva del veterina-rio libero professionista è equipara-bile a quella del medico che, qualo-ra venga richiesto di prestare assi-stenza medica a favore di un deter-minato soggetto, non è obbligato averificarne la cittadinanza o la rego-larità del suo ingresso e della suapermanenza nel territorio dello Stato.Il veterinario libero professionista,dunque, non essendo tenuto ex legeall’obbligo di accertare che l’animaleesotico che ha in cura sia stato im-portato legalmente, non potrà, in ca-so di importazione illegale dello stes-so animale, essere ritenuto respon-sabile di alcunché sotto il profilo civi-le, penale e/o amministrativo.È pacifico, peraltro, che qualora ilsanitario accerti che l’animale esoti-co che ha in cura sia affetto da unamalattia trasmissibile all’uomo percui è fatto obbligo di denuncia allacompetente autorità sanitaria, dovràottemperare a tale obbligo così co-me è tenuto a fare ogni volta che ditali malattie risultino affetti animalinon esotici.

“Cosa succede al veterinario chestesse anestetizzando una tigre“irregolare”che risvegliandosi im-prevedibilmente aggredisse il pro-prietario?”.Nel trattare, specificatamente, ilquesito sub N° 2), non posso esi-mermi dal ribadire il medesimoprincipio richiamato nella prece-dente risposta che può essereriassunto affermando, nuovamen-te, che al veterinario curante nonpuò essere ascritta nessuna re-sponsabilità sotto il profilo penale,civile e/o amministrativo a causadell’irregolarità con cui l’animaleesotico è entrato nel territorio delloStato. Nella fattispecie, dunque, incui una tigre anestetizzata, risve-gliandosi, aggredisca il proprieta-rio, sarà possibile configurare incapo al veterinario curante una re-sponsabilità per danni, non con ri-ferimento all’irregolarità o menodell’importazione/commercio/pos-sesso/detenzione dell’animaleesotico, ma con riferimento all’e-ventuale imperizia con cui è statocompiuto l’atto medico veterinario.La sussistenza o meno di tale re-sponsabilità soggiace alle regole delcodice civile dettate in tema di re-sponsabilità professionale a nulla ri-levando la natura esotica dell’anima-le o l’irregolarità della sua detenzio-ne da parte del proprietario che nerichiede la cura ad opera del veteri-nario. ■

R U B R I C A L E G A L E�a cura di Maria Teresa Semeraro

Avvocato, Bologna

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I l Ministero delle Finanzesta effettuando il controlloformale e la liquidazione

automatica delle dichiarazionipresentate nel 1999 (redditi e Ivaanno 1998).L’esito del controllo viene comu-nicato al contribuente, sia in casodi regolarità che di irregolarità.Al fine di evitare la ripetizione del-le “cartelle pazze” emesse nelcorso del 1998 e 1999, l’Ammini-strazione finanziaria ha varato icosiddetti “avvisi bonari” perinformare i contribuenti di even-tuali irregolarità presenti nella di-chiarazione Unico 1999.I contribuenti destinatari di un av-viso bonario possono rivolgersi aqualsiasi Ufficio dell’Amministra-zione Finanziaria (Uffici delle En-trate, Uffici delle Imposte Diretteo Uffici IVA) a prescindere sia dalloro domicilio fiscale sia dall’im-posta oggetto di comunicazione,così come disposto dalla circola-re Ministero Finanze n. 100/E del18.5.2000.In alcuni casi, che saranno di se-guito elencati, il contribuente hala possibilità di rivolgersi anche ainuovi Centri di assistenza telefo-nica.Il numero telefonico da comporre,valido per tutto il territorio nazio-nale, è il 147800444 (a partire dal30.11.2000 le cifre “147” dovran-no essere sostituite con “848”); ilservizio è attivo dalle ore 9 alleore 17 dal lunedì al venerdì e dal-le ore 9 alle ore 13 il sabato.I Centri di assistenza telefonica(call center) possono correggeregli errori delle dichiarazioni neiseguenti tre casi:

1) errori di compilazionefacilmente riconoscibiliAd esempio:• indicazione di detrazioni per

familiari a carico nel quadro RNe mancata indicazione nell’ap-posito prospetto del codice fi-scale e del numero dei mesidei familiari a carico

• mancata indicazione delle rite-nute d’acconto subite

2) mancato riconoscimento daparte del sistema informativocentrale dei versamentieffettuatiAd esempio:• versamento, rinvenuto nella

banca dati del sistema centra-lizzato del Ministero delle Fi-nanze ma non abbinato alcontribuente, che evidenziaerrori di compilazione delladelega di pagamento (errorinell’indicazione del codice fi-scale, dell’anno di imposta odel codice tributo); in tale ipo-

tesi è possibile operare auto-maticamente la correzione ab-binando il versamento al con-tribuente; in particolare perquanto riguarda l’errore sulcodice tributo l’addetto alCentro di assistenza telefoni-ca inviterà il contribuente adinviare anche a mezzo fax larichiesta di variazione del co-dice che sarà trasmesso a cu-ra dello stesso Centro di assi-stenza telefonica alla strutturacentralizzata dell’Amministra-zione finanziaria per la gestio-ne dei versamenti.

• versamento non rinvenuto nellabanca dati del sistema centra-lizzato; in tali casi il consulentetelefonico inviterà il contribuen-te a produrre l’attestato del ver-samento ad un qualsiasi Ufficiodelle Entrate, delle Imposte Di-rette o dell’IVA.

3) errori di acquisizione deidati trasmessi in via telematicaTale fattispecie riguarda preva-lentemente i contribuenti chehanno presentato le dichiarazioniin banca o posta.Ad esempio:• nel caso in cui non risulti invia-

ta la dichiarazione annuale IVAl’operatore telefonico verificache, tra le informazioni presen-ti nel sistema informativo cen-tralizzato risultino versamentiperiodici e/o annuali IVA e/o ri-sulti barrata la casella attestan-te la compilazione della dichia-razione IVA. In tali casi, se al-meno una delle due condizioniè rispettata, la dichiarazioneIVA viene acquisita dall’opera-tore.

I contribuenti che non hanno rice-vuto alcuna comunicazione daparte dell’Amministrazione finan-ziaria in relazione alla regolarità omeno del modello UNICO 1999(redditi e IVA 1998) possono veni-re a conoscenza della propria si-tuazione fiscale attraverso le se-guenti vie:- rivolgendosi ad un qualsiasi Uf-

ficio Finanziario (Ufficio delleEntrate, Ufficio Imposte Diretteo Ufficio IVA);

- telefonando al servizio automa-tico al numero 16474 (senzaoperatore) oppure 16475 (conoperatore);

- utilizzando gli sportelli self ser-vice

- effettuando una ricerca sul sitointernet www.finanze.it, median-te inserimento del proprio codi-ce fiscale; tale servizio è dispo-nibile dalle ore 8 alle ore 18 dallunedì al venerdì e dalle ore 8 al-le ore 14 del sabato. ■

Liquidazione automatica delle dichiarazioni dei redditi ed IVApresentate nel 1999

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 19R U B R I C A F I S C A L E

Valorizzazione delle quote d’ambulatorioCome si valuta l’avviamento dell’attività professionale?

“Sono proprietario di un ambulatorio veterinario che de-ve cedere una quota ad una collega subentrante ex-no-vo. Chiediamo su quali parametri e come deve essere ef-fettuata la valorizzazione per la cessione delle quote dipertinenza”.

Dr. Nicola Ronchetti, Modena

Il quesito proposto dal collega è di grande attualità, sonomolti infatti i colleghi che dovendo cedere o trasformare insocietà la propria attività si confrontano con il problema del-la stima del loro ambulatorio.Tuttavia, stabilire dei parametri precisi per una attività pro-fessionale fortemente legata alle capacità del professionistatitolare è estremamente delicato e difficile. E questo vale pertutte le libere professioni, principalmente per un vuoto nor-mativo che non ha fissato per legge i parametri di valutazio-ne di quello che per le imprese si definisce “avviamento”. Infatti, dopo aver valutato l’immobile nel caso in cui sia diproprietà, le attrezzature considerandone l’anno di acquistoe le condizioni di uso in cui si trovano e le scorte di magaz-zino - valori abbastanza semplici da definire avendo precisiriferimenti di mercato in base ai quali le parti possono og-gettivamente accordarsi - resta da valorizzare l’aspetto piùimportante dell’attività professionale: l’avviamento. Nel setto-re professionale la personalità e la professionalità del titola-re, sia per gli aspetti scientifici che per quelli manageriali, so-no essenziali rispetto alla redditività dell’ambulatorio. Comevalutare quindi il rapporto fra il professionista e la sua clien-tela quando lo stesso è fortemente basato sulla fiducia, sul-l’esperienza e sul valore aggiunto che la professionalità e lapreparazione del singolo professionista danno a questostesso rapporto? Uno dei metodi più seguiti è più semplici da seguire in cor-so di trattativa è quello, basato sul reddito: si prende comeriferimento il reddito prodotto dall’ambulatorio negli ultimidue anni o la media del reddito annuale prodotto negli ultimitre anni moltiplicato per due. Questo è il metodo indicato davari commercialisti e fiscalisti che hanno avuto occasione diseguire trattative di cessione di attività nel nostro settore. È

però evidente, che anche questo criterio è solo indicativo edeve tenere conto di numerosi altri fattori. Per ricordarne al-cuni: la personalità e la notorietà del titolare, la posizione, latipologia della clientela, il livello di servizio praticato dall’am-bulatorio, le potenzialità di sviluppo, ecc. Diventa quindi im-portante che il collega cedente sia disposto a rimanere perun certo periodo per aiutare a mantenere il rapporto con laclientela. Potrebbe infatti capitare che il nuovo titolare, nonavendo certe caratteristiche, si trovi nella condizione di per-dere la clientela realizzando così un reddito inferiore rispettoa quello degli anni analizzati.D’altra parte, anche la posizione che in apparenza potrebbeessere ottima, si potrebbe svalutare se colleghi di ottima ca-pacità professionale aprissero un ambulatorio nelle vicinan-ze. Lo stesso ragionamento può essere fatto per ambulatoriinseriti in quartieri che stanno perdendo la loro originariaconnotazione residenziale o si stanno degradando mentre ilragionamento inverso potrebbe essere fatto per quartieri inforte sviluppo abitativo. Un altro aspetto molto importante ri-guarda la tipologia della clientela: grado di attenzione versol’animale, disponibilità a spendere per la sua salute e rego-larità dei pagamenti: un buon volume d’affari se non è abbi-nato alla certezza di incassare i crediti verso i clienti perdecompletamente di valore. Un altro elemento importante rife-rito alle potenzialità di crescita è dato dalla possibilità di svi-luppare nello stesso posto la propria struttura sulla base del-le esigenze delle richieste del mercato. Se per ampliare l’am-bulatorio si fosse costretti a cambiare zona, anche solo permotivi di rapporti col condominio o problemi di igiene am-bientale, si perderebbe completamente, o comunque ingran parte, l’avviamento della struttura acquisita.Quelli che abbiamo riportato sono semplicemente alcuniesempi di come sia estremamente complessa la valutazioneeconomica dell’avviamento che potrà essere definita soltan-to da una attenta analisi di tutti gli elementi che abbiamo cer-cato di elencare, ma soprattutto, a nostro avviso, da un con-fronto amichevole e disponibile fra le parti.

Antonio Manfredi

FORBID

Ricerca e tecnologia avanzata

Previene ed elimina il fenomeno della coprofagia

La Coprofagia è un disturbo che affligge molti animali e l’eziologia è di difficiledeterminazione.Tra le possibili cause vengono citate le carenze (vitaminiche, minerali, enzimatiche)e comportamentali a cui spesso sono soggetti i cuccioli. Altre cause possono esserel’aumento dell’appetito, l’insufficienza pancreatica, il diabete mellito. L’attualeopinione clinica concorda nel ritenere che la coprofagia sia riconducibile essenzialmen-

te ad un alterato comporta-mento dell’animale e non acarenze alimentari specifiche co-me si riteneva in passato.L’approccio terapeutico deve,quindi, tendere a modificare l’at-teggiamento comportamentale ea rendere le feci il meno pos-sibile appetibili per l’animale.

FOR-BID contiene particolariestratti di proteine vegetali cheimpartiscono un sapore estrema-mente sgradevole alle feci.

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/200020

L a recente discussionesui cani cosiddetti “po-tenzialmente pericolosi”

dimostra - se ancora ce ne fossebisogno - come il rapporto uomo-cane sia ben lontano dall’esserecompreso nella sua dimensioneautentica. In buona sostanza, larelazione con il più fedele amicodell’uomo si presenta etologica-mente e antropologicamentetutt’altro che chiara nelle sueespressioni. Cosa significa que-sto? Prima di tutto che, nonostan-te la convivenza plurimillenaria -17.000 anni secondo i reperti pa-leontologici, 120.000 anni secon-do accreditate ricerche di geneti-ca molecolare - l’uomo sembraancor oggi ignorare il profilo ele-mentare del comportamento delcane: le pulsioni innate, i periodicritici, l’interazione con l’ambien-te, i modelli e i canali di comuni-cazione con l’uomo. Da un puntodi vista antropologico non si è suf-ficientemente insistito: sul reper-torio di motivazioni e aspettativeche sostengono il rapporto con ilcane, sul catalogo di tipologie re-lazionali presenti nel tessuto so-ciale, sulle ricadute civili dellaconduzione e gestione di un canedi proprietà, sul significato intimoe condiviso, ossia psicologico esociale, di questa relazione. Eccoallora che è assai arduo fare unaricognizione etica su questo rap-porto perché già a livello descritti-vo (zooantropologico) la relazioneuomo-cane si presenta nebulosae contraddittoria. In altre parole è

difficile discettare sui “valori” cheentrano in campo nell’interazionecon il cane, se già i “fatti” che laconcretizzano sono tutt’altro cheacclarati. Tuttavia una prima valu-tazione è possibile, partendo dadue macrocategorie di rapportoche, in modo esemplare e para-digmatico, non tengono contodelle specificità del cane. Mi rife-risco a quelle persone che, antro-pocentricamente (= avere l’uomocome modello di riferimento epi-stemologico ed etico), instauranola relazione con il cane, attenti so-lo alle loro proiezioni, ovvero: 1)coloro che trattano il cane comese fosse una cosa o uno strumen-to, ossia “reificano” il cane; 2) co-loro che trattano il cane come sefosse una persona, ossia “antro-pomorfizzano” il cane. Partirò daqueste considerazioni zooantro-pologiche per provare a tracciare,successivamente, una disaminadi ordine bioetico.Ho detto che entrambe questeposizioni sono antropocentricheperché sono tutte due informatesu una proiezione dell’uomo: 1)per distanziamento e/o opposizio-ne nel caso della reificazione, 2)per analogia e/o identificazionenel caso dell’antropomorfizzazio-ne. Coloro che reificano il propriocane hanno la tendenza a: a) con-siderare il cane come un fornitoredi prestazioni e a giudicarlo a se-condo del metro della ripetibilitàperformativa e dell’affidabilità del-le performance; b) operare unaanalogia tra il concetto di marca

e/o modello e il concetto di razza,non solo per quanto riguarda ilprofilo morfologico e attitudinalema altresì per l’intero spettro dicomportamenti individuali del ca-ne; c) avere un repertorio diaspettative e di motivazioni, chesostengono la loro relazione, noninformato sul rapporto personaliz-zato e biunivoco con il cane masemplicemente in ragione dell’uti-lizzo strumentale del cane. Coloro che antropomorfizzano ilproprio cane hanno la tendenzaa: a) non tener conto delle carat-teristiche specifiche del cane e inparticolare del suo profilo etologi-co, delle categorie cognitive delcane, dei suoi moduli di comuni-cazione; b) interpretare il compor-tamento del cane attraverso chia-vi di lettura antropomorfica, frain-

tendendo i segnali che il cane in-dirizza loro (effetto specchio); c)avere un repertorio di aspettativee motivazioni indirizzate all’usosurrogatorio dell’animale (sostitui-re un partner, un amico, un figlio),talvolta morboso, mai biunivoco.Come si vede, già da un punto divista zooantropologico (descritti-vo) il rapporto uomo-cane presen-ta delle aree di criticità facilmentedisvelabili. Difatti chi reifica il pro-prio animale con molta facilità nontiene conto delle esigenze educa-tive ed esperienziali del cane, noncostruisce un rapporto franco eglobale (preferendo indirizzaretutti i suoi sforzi all’induzione e alperfezionamento della performan-ce), non accetta le differenze/pe-culiarità individuali del cane. Vice-versa, chi antropomorfizza il canenon dà soddisfazione ai bisognicomportamentali di specie, rifiutala diversità dell’animale, costrui-sce rapporti spostati (incentrati)sul proprio immaginario e sullaproiettività (cosa desidero, cosami aspetto, cosa credo), preferi-sce ascoltare le proprie morbositàpiuttosto che interpretare corretta-mente i segnali inviati dal cane. È allora evidente che anche da unpunto di vista etico (prescrittivo) ilrapporto uomo-cane sia informatoda valori profondamente differen-ti. Proviamo pertanto a tracciareuna breve riflessione etica suquesti due atteggiamenti o, me-glio, su queste due tipologie dirapporto. Il cane-cosa o il cane-strumento, sia esso uno statussymbol, una protesi operativa, unmezzo per raggiungere un parti-colare risultato, non muove atten-zioni morali: di fatto ci sentiamototalmente liberi da prescrizionietiche quando ci riferiamo a unoggetto. L’oggetto vale per la suadestinazione d’uso, i doveri cheabbiamo sono referenze di pos-sesso e sono dovute al proprieta-rio non all’oggetto in sé. La reifi-cazione pertanto annulla qualsiasivincolo morale: l’animale non èpiù un essere senziente, non sipone a noi come “paziente mora-

Bioetica e rapporto uomo-caneUna relazione da migliorare

di Roberto Marchesini

SISCA (Società Italiana diScienze ComportamentaliApplicate)

le” del nostro agire (ossia degnodi considerazione etica), cosic-ché la nostra condotta nei suoi ri-guardi non ha alcun ritorno sullaconsiderazione morale delle no-stre azioni. In altre parole possia-mo continuare a credere di con-durre una “vita buona” (moralitàallargata) senza occuparci di co-me trattiamo il cane e nello stessotempo non ci poniamo limiti (mo-ralità ristretta) alle nostre azioni alui rivolte. Allo stesso modo chi antropomor-fizza il cane non si preoccupa af-fatto dei “desiderata” del proprioanimale, non lo degna cioè diconsiderazione nell’ambito dellavalutazione di “interessi specifici”e profondamente differenti daipropri. Possiamo dire che l’antro-pomorfizzazione nega al cane ilcarattere di “alterità” ovvero diuna soggettività fondata su unprofilo che si presenta diverso epeculiare. Anche in questo casonon si reputa la diversità animaledegna di un rispetto ad hoc cheva calibrato a seconda delle effet-tive preferenze/necessità dell’ani-male. Ecco allora che il tantosbandierato amore per il cane-persona è ben lontano dall’effetti-vo rispetto dei bisogni e degli in-teressi dell’animale. Sotto il profilodell’indagine bioetica, il caso delcane-persona si presenta perciòsovrapponibile alla situazione delcane-cosa. Vi è una profonda so-miglianza tra le due questioni, no-nostante il fatto che zooantropolo-gicamente vi sia una espressionequasi antinomica nella tipologia dirapporto.Proviamo allora a collegare questeriflessioni - ovviamente genericheper quanto concerne la relazioneuomo-cane - al dibattito in corsosui cani potenzialmente pericolosi.Se, infatti, stabilire la correttezzadel binomio razza/pericolosità è unproblema di Scienze Comporta-mentali Applicate (etologia appli-cata, zooantropologia, medicinacomportamentale) e non di bioeti-ca, non vi è dubbio che la riflessio-ne di bioetica contribuisca a chiari-re le situazioni e i valori impliciti nel-la tipologia di rapporto. In buonasostanza maltrattare un cane -vo-lontariamente o involontariamente-deprivarlo degli stimoli fondamen-tali per una crescita corretta, ac-crescere in lui fobie, frustrazionietologiche, nevrosi, indurre condi-zionamenti pericolosi è sì un pro-blema di conoscenza scientifica,ma è altresì cartina di tornasole diuna specifica configurazione valo-riale. Una volta chiarito che non esi-ste sovrapposizione tra indice dipericolosità del cane e attitudine diuna particolare razza, le due ricer-che possono procedere di paripasso - anzi, sinergicamente - al fi-ne di migliorare sotto tutti i profili lanostra relazione con il cane. ■

B I O E T I C A

Page 20: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

I l virus di un computer puòessere definito come unprogramma cioè una serie

di istruzioni scritte da un pro-grammatore ed eseguibili da uncomputer, che replica se stessodurante la sua esecuzione e creaeffetti indesiderati come, peresempio, la perdita dei dati. La probabilità che il nostro com-puter venga infettato da un virusaumenta incredibilmente se navi-ghiamo su Internet o scambiamoprogrammi e file attraverso la po-sta elettronica o siamo collegati auna rete aziendale.Un virus informatico, quindi, èstato scritto per confondersi alleistruzioni di altri programmi in mo-do tale da poterli modificare; èanche in grado di replicarsi, ov-vero di copiare le istruzioni che locompongono in altri programmi;dopo la “replicazione”, il virus co-mincia a compiere l’azione percui è stato scritto, che può consi-stere, per esempio, nel distrug-gere dati e/o programmi presentisu di un supporto magnetico o,semplicemente, nel far comparirea video un messaggio.Per fortuna però, i virus non sonocapaci di un comportamento au-tonomo: tutto ciò che sono in gra-do di fare è stato puntualmenteprevisto dai programmatori che lihanno ideati e scritti. Inoltre, i vi-rus sono facilmente identificabili

ed eliminabili da programmi “anti-virus” scritti appositamente, que-sti ricercano negli altri programmipresenti sul computer la sequen-za di istruzioni che caratterizza ilvirus; ciò è però possibile solo sei virus sono noti, e cioè se è nota,almeno in parte, la sequenza diistruzioni con cui sono stati scritti:tale sequenza è diversa per ognivirus.I virus, come tutti i programmi,non possono funzionare (e quindiportare a termine l’insano compi-to loro assegnato), se non nel si-stema per cui sono stati scritti;quindi un virus codificato percomputer che usano il sistemaoperativo MS/DOS, (Windows,per capirci) non potrà “funziona-re” su computer Macintosh cheusano un diverso sistema opera-tivo e viceversa.Per fare un esempio che si adattaal nostro bagaglio culturale, i vi-rus informatici hanno mutuato illoro nome dal campo medico -biologico, per una vaga somi-glianza con alcune caratteristichedei virus veri e propri. Infatti, cosìcome questi ultimi per riprodursi,devono penetrare in una cellulaospite ed assumere il controllodei suoi processi metabolici, cosìi virus informatici devono pene-trare nel programma ospite modi-ficandolo, sia per riprodursi, sia,in seguito, per danneggiare dati

e/o programmi presenti sul nostroPC.Un dato interessante che è emer-so da una recente indagine haevidenziato che gli autori dei vi-rus informatici sono soggetti gio-vani, dall’età compresa fra i 24 edi 33 anni, ovviamente ben prepa-rati nell’informatica, di indole au-dace ed impaziente e, quasisempre, di sesso maschile.

Prevenire è meglio che curareÈ impossibile affermare che un vi-rus informatico non potrà mai col-pire il nostro computer, tuttaviaoccorre agire in modo tale chequella sfortunata ipotesi possaavere poche possibilità di verifi-carsi. Ad ogni modo, in caso ciòsi avveri, si può cercare di ridurreal minimo i danni che il virus puòprocurare al nostro lavoro, se-guendo poche ma chiare regole,alcune delle quali avevamo giàaccennato in altre occasioni ecioè di: eliminare sempre le e-mail che hanno come allegato filetipo EXE, COM e VBS.Dal momento che è proprio con lemacro che si possono importarevirus, occorre impostare la cosid-detta protezione da “macro”. In-fatti, se un documento (es. Word)allegato ad una e-mail contieneuna macro, il programma ci avvi-sa: a questo punto quindi non re-sta che cliccare su “Disattiva Ma-cro”, finché non saremo certi, do-po aver fatto esaminare il docu-mento ad un antivirus aggiornato,che non contiene alcun virus.Un’altra regola preventiva fonda-mentale è quella di non installatemai sul proprio computer pro-grammi passati da amici e cono-scenti, specialmente se sono me-morizzati su floppy disk. Questoperché, anche se l’amico è inperfetta buona fede, potrebbeessere inconsapevole veicolo diinfezione informatica. Ovviamen-te, se è proprio necessario aprireil floppy in questione, occorre pri-ma far controllare il o i dischetticon un programma antivirus ag-giornato.Se riutilizzate vecchi floppy, for-mattateli sempre con la formatta-zione completa inoltre, non pre-state mai a nessuno dei floppy di-sk di dati e programmi che utiliz-zate o che potrebbero servirvi pereffettuare installazioni, semmaifatene una copia.Un misura molto importante poi èdi effettuate sempre il salvataggiodei dati (backup) con cadenza al-meno settimanale; infatti, con idati salvati ed i dischi programmiintatti, sarete in grado di ripristi-nare l’esatto contenuto del vostrocomputer. Inoltre, sarebbe buonanorma effettuate anche una copiadel settore di avviamento (bootrecord) e della tabella delle parti-

Virus informatici: occorre riconoscerne i sintomi!

di Fabrizio Pancini

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 21

I virus in retehttp://www.vmyths.com

Q uesto sito gestito a tempo pieno da un esperto americano di cy-berwars aggiorna sui virus riconosciuti e circolanti in rete, ordi-

nati alfabeticamente e descritti per grado di pericolosità. Informa inol-tre sulle leggende metropolitane che nascono attorno agli attacchiinformatici e ai cosiddetti hoaxes (scherzi). Interessante la sezione de-dicata ai risvolti sociali e politici delle cyberwars: anche Stati e Multi-nazionali si fronteggiano a colpi di virus.

I N R E T E

Sono nuovamente disponibilipresso la sede SCIVAC

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zioni (partition table) del vostrohard disk, usando magari uno deiprogrammi di utilità in commer-cio; tale copia potrebbe succes-sivamente salvarci dalla neces-sità di riformattare l’hard disk!In ogni caso, il modo più sempli-ce, anche se spesso meno eco-nomico, di combattere i virus èquello di installare (se già non èstato installato prima da chi vi havenduto il computer), un buonprogramma antivirus.In teoria, tutti i programmi di que-sto tipo che vengono prodotti dal-le aziende più note, sono in gra-do di rilevare ed eliminare dal 90al 100% dei virus in circolazioneed hanno la possibilità di poteressere aggiornati on line, cioè di-rettamente collegandosi al sitodella casa produttrice. L’aggior-namento dei programmi è fonda-mentale in quanto ogni giorno nelmondo vengono scoperti almenouna dozzina di nuovi virus.Ma come possiamo sapere se innostro computer è infettato, so-prattutto se il sistema non è pro-tetto da un antivirus?Così come potrebbe fare un buonveterinario per emettere una dia-gnosi corretta, dobbiamo saper“leggere” e quindi riconoscere “isintomi” determinati dall’attivitàdel virus. La prima e più impor-tante cosa che ci deve mettere inallarme è lo scadimento delle

prestazioni del sistema, che di-venta insolitamente più lento opuò bloccarsi del tutto.

“Virus informatici”: i pericolidella navigazione in InternetFino a qualche anno fa, si pensa-va che la navigazione su Internetnon potesse, in alcun modo, co-stituire un pericolo per la “salute”del computer; tuttavia è proprioda Internet che spesso si posso-no acquisire virus. Infatti, la diffu-sione dei macro virus di Word èda attribuirsi all’aumento dei mes-saggi di posta elettronica checontengo documenti con desi-nenza DOC.Nonostante ciò, i navigatori di In-ternet possono stare abbastanzatranquilli in quanto, se si usa unprogramma di navigazione benfatto, questo non consente ad al-cun componente ricevuto da In-ternet di eseguire autonomamen-te istruzioni sul vostro computer.Anche i famosi cookies (letteral-mente significa biscottini), nonsono un reale pericolo per il PC inquanto sono stati progettati percontenere solamente dei dati chevengono memorizzati sul nostrocomputer e poi spediti la voltasuccessiva, in modo da velociz-zare il collegamento. ■

Per approndimenti:www.microsoft.com/technet/security

Page 21: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200022L ’ O P I N I O N E

I farmaci ad uso ospedaliero(ex confezioni ospedaliere)costituiscono un incubo

per la maggior parte dei veterina-ri in tutta Italia. Credo che ogninotte qualche veterinario si sveglisudato dopo avere sognato unenorme scatolone di Revivan o di

Plander che gli casca addosso. Èrecente il disperato appello, lan-ciato sullo SCIVAC Forum telema-tico, da una collega del mezzo-giorno che aveva iniziato una te-rapia con Vincristina e non era piùin grado di proseguirla, perchénessun farmacista le procurava la

specialità. Le risposte dei colleghisono state: “Prova a S. Marino o inVaticano o in Svizzera”, oppure“Vai dal farmacista e digli che hal’obbligo di procurarti il farmaco”o ancora “Noi abbiamo risolto ilproblema attraverso il servizio ve-terinario”. Il commento finale della

collega era che, avendo appenaaperto l’ambulatorio, non se lasentiva di litigare subito con i far-macisti e che era assai pessimistasull’attivazione del suo servizioveterinario. Che il problema deifarmaci ospedalieri esista è unarealtà incontrovertibile. Visto che

I farmaci ad uso ospedalierodi Oscar Grazioli

Medico Veterinario, Reggio Emilia

molti di essi sono usati in campoanestesiologico vi posso garantireche ricevo decine di e mail o te-lefonate di colleghi sull’orlo delcollasso di nervi perché i farmaci-sti, alle loro richieste, sono colpitida una improvvisa forma di mi-driasi acuta seguita da successi-va fonazione scoordinata e confu-sa del tipo “Cosa vuole…? Vorràscherzare… Oggi non è il primoaprile … Questa è roba da medici(sic)”. Ora, prima che ci ritroviamoin cronaca lo spiacevole episodiodi un collega che ha strozzato unafarmacista con il Vycril, vorrei fareil punto della situazione e una pro-posta seria. Non esiste alcunalegge che vieta alla farmacia divendere un prodotto ospedaliero,per cui una struttura veterinaria,dotata di direzione sanitaria, do-vrebbe potere acquistare tali far-maci. Ho scritto “dovrebbe”. Inrealtà il farmacista un po’ perignoranza della normativa, un po’per sottovalutazione della catego-ria veterinaria, un po’ perché vuo-le evitare problemi burocratici, afronte di margini minimi, si trince-ra dietro un “È impossibile!” chenon ha alcuna base legale. D’al-tronde la quasi totalità delle ditteproduttrici di tali farmaci si rifiutadi rifornire direttamente i veterina-ri. Per venire al pratico, come sene esce? Una via, percorsa consuccesso in alcune province, èquella di chiedere all’Ordine deiveterinari di incontrare quello deifarmacisti e, facendo leva sul fat-to di avere un direttore sanitario ela legislazione dalla propria parte,cercare un accordo in piena ar-monia. Un’altra via è quella discrivere al servizio veterinario e aquello farmaceutico dell’AUSL(come ho fatto io personalmenteper il Carboplatino) specificandoche il tale farmaco è fondamenta-le per la sopravvivenza del tal ani-male. Queste soluzioni sono enor-memente facilitate dalla presenzadi una farmacia che rifornisceospedali e case di cura, cosasempre più rara, in quanto la pri-vatizzazione delle strutture sanita-rie induce queste ultime ad avere,come fornitori diretti, le stesseditte produttrici del farmaco. Setutto fallisce (a parte renderepubbliche le eventuali carenze omancate attivazioni di Ordini oservizi pubblici) c’è un’ultimapossibilità. Chiedere al farmaci-sta una motivazione scritta delsuo rifiuto di spedire la ricetta,per poi rivolgersi all’ANMVI contutta la documentazione e ri-chiedere assistenza legale perquanto attiene alla denuncia diun atteggiamento che viola unaprecisa norma di legge. Sonocerto che l’ANMVI non si tireràindietro, ma è necessario chenon vi manchi il coraggio dicombattere, anche a costo diinimicarvi un farmacista, ma so-prattutto a costo di imparare afarvi rispettare. ■

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Page 22: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

Colleghitruffaldini?*

Sono rimasto allibito dalla lettura deltrafiletto in prima pagina dell’ultimonumero di Professione Veterinariache riferisce di colleghi “truffaldini”.Io lavoro in una zona in cui ci sonogrossi problemi con colleghi chesotto tariffano alla grande e non rie-sco a darmi pace che non si riescaa trovare una soluzione per un pro-blema così importante, né tramitel’Ordine né tramite incontri ristretti tradi noi. Non riesco a capire come sipossa essere così stupidi da lavora-re per niente!Poi trovo quel trafiletto sul nostrogiornale e mi viene da chiedermicome è possibile che io riesca a farragionare dei colleghi che ritengostupidi quando quelli che pensavopiù “svegli” e interessati alla vita diCategoria, si fregano i ferri alle eser-citazioni dei corsi S.C.I.V.A.C. equelli degli stand ai congressi. Ladomanda è sempre la stessa: “Mache categoria di..... siamo?”

Dr. Roberto Gotter, [email protected]

Colleghi“collegati”*

Mi ha molto colpito la mail del colle-ga Roberto Gotter, che ringrazio peravercelo segnalato, che fa riferi-mento all’articolo “settimo non ruba-re” di Professione Veterinarian°9/2000. Mi ha fatto riflettere e vene consiglio la lettura. Alla fine del-l’articolo leggo: “È abbastanza tipi-co della nostra categoria cercare ditrarre il massimo dalla propria Asso-ciazione senza sentire di apparte-nervi e senza impegnarsi a sostene-re le battaglie che porta avanti nel-l’interesse di tutti. Non dimentichia-moci però che la mancanza di spiri-to associativo è un limite che abbia-mo pagato spesso e che ci ha resoimpotenti nei confronti di enti istitu-zionali e di altre categorie professio-nali ben più forti e unite della no-stra”.In questa list io ho trovato due cosevalide: • la prima è l’occasione di un aiutoconcreto per la risoluzione dei casiche ci capitano, e (da non sottova-lutare: vale per chi, come il sotto-scritto, scopre la sua ignoranza) lostimolo a studiare di più, • la seconda, che mi ha piacevol-mente sorpreso, è l’esistenza dimolti colleghi che desiderano contri-buire a creare più simpatia e unitàtra di noi. Per me le “evasioni” della

lista vanno in questa direzione e co-me tali le apprezzo. Sono piccolacosa, ma contribuiscono a cemen-tare il legame tra di noi, chi non ri-conosce questa funzione, secondome perde un’occasione per usciredall’isolamento a cui spesso ci vo-gliamo condannare da soli.Tutta la nostra scienza, senza unità,perde di valore perché diventa co-me moneta non spendibile. Buon lavoro.

Paolo Satta, med. vet. A.Ve.Mu.S., Varese

[email protected]

*contributi inviati a [email protected]

Un corsivoinopportuno

Sono un Collega di Brescia. Ho lettoil trafiletto “settimo non rubare” sulnumero 9/2000. Il punto che riferi-sce della convinzione del Ministerodelle Finanze, nella sua polemica mipare in contrasto con l’articolo afianco che mette in risalto le diffi-coltà, soprattutto dei giovani a“sbarcare il lunario”. Spero che nonlo legga nessuno dei nostri clientidato che molti colleghi lasciano il“nostro” mensile in sala d’aspetto.Vorrei sapere se è stato scritto daPancini Fabrizio o se da altri preci-samente da chi! dato che non hocapito chi ne sia l’autore. Chiara-mente non sono d’accordo né sulcontenuto né sull’opportunità dimetterlo in prima pagina.

Claudio Facchetti

Innanzitutto, colgo l’occasione perricordare ai lettori che l’argomentodel corsivo viene scelto dalla reda-

zione in base all’attualità. Il testo è divolta in volta affidato a un collabora-tore diverso e viene sempre rilettoed approvato da tutta la redazione;viene pubblicato senza autore, macome tutto ciò che appare sulla rivi-sta senza nome s’intende firmatodalla testata. L’argomento trattato nel corsivo“Settimo non rubare” era certamen-te difficile e particolarmente spino-so, ma abbiamo comunque ritenutodi doverlo affrontare. D’altra parte,Professione Veterinaria è una rivistarivolta a noi veterinari ed è nata perdiscutere fra noi temi anche più dif-ficili e impopolari per offrire a tutta laCategoria un confronto privo di re-more e un’occasione di crescitaprofessionale. Se questo significaanche fare autocritica riteniamo do-veroso farlo senza timori, nella spe-ranza di contribuire ad utili riflessio-ni. Se vogliamo che la nostra Cate-goria diventi, come speriamo e au-spichiamo, un autorevole riferimentoper le istituzioni e per la società dob-biamo avere il coraggio di affrontareapertamente tutti i nostri problemi.Professione Veterinaria è la nostra ri-vista e non va lasciata in sala d’a-spetto a disposizione del pubblico.È giusto che i problemi vengano di-scussi inter nos e apertamente e ladiscussione ovviamente deve resta-re nell’ambito della nostra Categoria.

Carlo Scotti

Non solo BSEIl pericolo BSE in Italia, il dramma diun potenziale contagio umano, lenotizie provenienti dall’estero di per-sone ricoverate in coma o malati ter-minali di encefalopatie (da verificar-ne l’esatta eziologia)... ultimamentesiamo sommersi da notizie inerenti ilproblema su qualsiasi organo di

informazione (TV, giornali, approfon-dimenti giornalistici, etc.). Non voglio entrare nel merito del-la discussione scientifica, tuttaviavorrei richiamare l’attenzione sualcuni dati che di seguito andròad esporre.Dopo l’ennesima trasmissione tele-visiva (una di quelle che purtropponon presentava un Medico Veterina-rio in collegamento!!!), che preve-deva un possibile contagio con lecarni (disinformazione), ho pensato,per pura curiosità, di verificare la si-tuazione epidemiologica di altre ma-lattie infettive (zoonosi e non) noteda vari decenni.Collegato al sito del Ministero dellaSanità ho ricercato alcune di questeinfezioni per l’anno 1998 (l’ultimo di-sponibile) trovando, non senza stu-pore, i seguenti dati nazionali perl’uomo:Leptospirosi 70 casi; Listeriosi 45casi; Trichinosi 59 casi; Tubercolosipolmonare ed extrapolmonare (for-me miste) 96 casi; Tetano 107 casi;Brucellosi 1.461 casi.Veramente impressionante, dubitoche tutti i casi elencati siano in vita.Qualcuno di noi ha forse sentito par-lare in TV o letto sui giornali di comeci si può difendere dal tetano? diquali vaccinazioni si può disporreper non contrarre la leptospirosi? dicome bisogna trattare la carne pernon contrarre la trichinosi?Da quanti anni è attivo il piano dieradicazione della brucellosi? Nel1998: 1.461 casi di brucellosi uma-na!!!Non ritengo corretta tutta l’attenzio-ne rivolta alla BSE (nessun caso inItalia!), quando l’informazione sani-taria dovrebbe essere diffusa co-stantemente per evitare tutto ciò chepuò essere evitato e non a creare ilpanico, i numeri sopra riportati par-lano da soli.

Dr. Massimo Minelli

Il Fondo e l’ENPAV

Egregio dottor Scotti,trovo la proposta del Fondoestremamente interessante e co-me iscritto SCIVAC desiderereiaderirvi. Sono però in dubbio secontinuare a restare iscritto al-l’Ordine in quanto come dipen-dente dell’industria a tempo pie-no, non svolgendo attività pro-fessionale, vorrei interrompere imiei versamenti all’ENPAV cheper me sono proprio soltanto unonere inutile che non mi daràmai alcun ritorno.Posso aderire al Fondo come so-cio SCIVAC anche se non saròpiù iscritto all’Ordine?

Luigi Faravelli

Caro Direttore,Il Regolamento di attuazione alloStatuto dell’Ente prevede all’Art.17 comma 1, la restituzione deicontributi per coloro che al com-pimento del 65° anno di età ces-sino dall’iscrizione all’Ente senzaaver maturato i requisiti assicu-rativi per il diritto a pensione.Il successivo comma 2 disponeche sulle somme da rimborsaresono dovuti gli interessi legali.L’Art. 21 comma 2 del suddettoregolamento dispone che l’iscrit-to che al compimento del 65° an-no di età non possa far valere 30anni di contribuzione possa con-

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 23

Apro la rubrica di questo nume-ro con tre commenti a “Settimonon Rubare” (Professione Vete-rinaria di settembre) scelti fraquelli arrivati in redazione inqueste settimane, che mi dannol’opportunità di fare una rifles-sione sui corsivi in generale esul significato stesso della no-stra rivista.

Carlo Scotti

L E T T E R E A L D I R E T T O R E@

Si è sempre constatato che una mente creativasopravvive a qualunque

genere e tipo di educazione Anna Freud

Page 23: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

tinuare i versamenti per il perio-do necessario al conseguimentodel diritto alla pensione di vec-chiaia.Ad ulteriore garanzia del Collegariporto l’Art. 45 dello stesso Rego-lamento, che recita testualmente:“Il trattamento di pensione è cu-mulabile con la pensione di guer-ra, con la pensione dell’IstitutoNazionale della Previdenza Socia-le e con qualsiasi altra pensione oassegno o trattamento di natura

mutualistica o previdenziale e conla pensione statale”.Ritengo pertanto di affermarecon certezza che l’asserzionedel Collega che “i versamenti al-l’ENPAV sono soltanto un onereinutile che non mi darà mai alcunritorno” è assolutamente non ve-ritiera e senza alcun fondamentogiuridico.Cordiali saluti

Alessandro LombardiPresidente Enpav

Vecchiproblemi e

nuova FNOVICaro DirettoreCome sempre, leggo con interessequanto viene scritto sulla stampa dicategoria, soprattutto lo spazio lette-re al Direttore di Professione Veteri-naria.Tu che mi conosci, ma anche per iruoli che da anni rivesto nella Veteri-

naria Nazionale, argomenti comequesti non mi lasciano indifferente.È pur vero che la nostra categoriaattraversa un momento molto diffici-le e qui elencare motivazioni e re-sponsabilità non penso sia super-fluo, dico invece che fa sempre be-ne ricordarle.Cominciamo con il numero delle fa-coltà; unico paese in Europa cheha, credo, 14 Facoltà di Veterinaria,personalmente ancora nessuno de-gli addetti ai lavori, mi ha spiegato in

funzione di quale benedetta pro-grammazione oppure, in funzione diquale benedetta necessità si dove-vano aprire tutte queste facoltà eancora, di conseguenza il numerodi laureati, secondo quale benedet-ta indagine di mercato è risultatoche sono necessari circa mille lau-reati l’anno.In più, ricordiamoci del recente de-creto legge che ha sancito e legitti-mato, la libera professione Intra-moenia dei colleghi dipendenti eproprio perché Intra, la possonosvolgere all’interno delle strutturepubbliche (non esistono, quindivanno costruite tranne i pochi am-bulatori attivati per svolgere le atti-vità previste dalla Legge 281, vale adire la sterilizzazione dei randagi,già si può intuire che saranno pro-prio queste le strutture che i nostribravi fratelli utilizzeranno per la In-tramoenia).Il tutto senza rischiare nulla: profes-sionalità, soldi propri, ecc.Tutto questo caro Direttore è il pano-rama che ci circonda e assoluta-mente, i personaggi facenti parte diquesta commedia tragica per l’altrafigura cioè il libero professionista,nel modo più assoluto vogliono chesi intacchino questi privilegi.Detto questo, giusto per ricordare,entro nello specifico dell’argomento,ciò che scaturisce dalla discussio-ne, è sempre la stessa cosa la man-canza di regole, vuoto che da annici circonda anche per altre questio-ni, regole chiare, inequivocabili e diindubbia democraticità.Direttore sono ben felice di far partedel nuovo Comitato Centrale dellaFederazione Nazionale, perché co-me tu ben sai, stiamo lavorando sudiverse problematiche nel casospecifico una apposita commissio-ne di cui faccio parte sta terminan-do i lavori.In realtà tutto si riduce ad un soloconcetto il Tariffario Nazionale chenon significa come semplicistica-mente ed in modo riduttivo, si vuoleper forza di cose fare intendere allaveterinaria da parte di qualcuno,bensì una norma dettagliata sullesingole prestazioni anche sul pro-blema del praticantato del giovanecollega, del collega che entra a farparte di uno staff, in una struttura,come dipendente oppure come col-laboratore, turni di Pronto Soccorso,turni diurni, notturni, festivi.Un lavoro minuzioso lungo e non fa-cile proprio perché la difficoltà mag-giore è stata quella di studiare tutti intariffari minimi provinciali di tutta Ita-lia, quello dei medici, in modo daavere chiaro il quadro delle realtàterritoriali.Forse questo non servirà a rassicu-rare tutti, almeno per ora, ma traqualche tempo, quando sarà assi-milato, credo che ci troveremo tuttid’accordo, è anche vero che quelliche hanno il vestito, la funzione delpartito preso, per forza di cose tro-veranno obiezioni, o le motivazionipiù disparate (devono campare pu-re loro).Sicuramente nessuno è perfetto eche tutto si può migliorare ma l’im-portante è che le cose con coraggioqualcuno le faccia.

Giovanni Petroccia, Roma

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200024

L E T T E R E A L D I R E T T O R E

Page 24: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 25A T T U A L I T À

Basic skills ofdesigning,conducting,reporting andpublishingbiomedicalresearch

Nozioni necessarie per laprogettazione, stesura, presentazione epubblicazione di un articoloscientifico

(corso senza traduzione)

Organizzatore: Gert W. NiebauerRelatori: Gail Smith (USA) e GertW. Niebauer (I)

Obiettivi e Programma preliminareCremona, Centro Studi SCIVAC26-27 Maggio 2001

L’Italia veterinaria vanta nel cam-po delle scienze applicate unaposizione di riconosciuto prestigioa livello internazionale e i nostriclinici non temono più il confrontocon i colleghi stranieri. Eppure separametriamo il valore con laquantità di pubblicazioni apparsesu riviste internazionali il valoreespresso è dei più bassi del mon-do avanzato, e in assenza di altreindicazioni, l’Italia rappresenta tri-stemente il fanalino di coda. Abbiamo pensato di offrire la pos-sibilità con un corso di due giornidi superare l’imbarazzo che inevi-tabilmente colpisce chi non è abi-tuato a scrivere articoli e non satrasferire con il rigore scientificonecessario le proprie conoscenze. Il corso è previsto per un numeromassimo di 25 partecipanti e il co-sto approssimativo sarà variabiletra le 350.000 e le 450.000 lire.

Proposed topics:1. Types of studies: clinical retro-spective, prospective; in vivo andin vitro experimental studies; sin-gle case studies.2. Designing research: asking theright questions; observational stu-dies without a hypothesis, pro-blem recognition and formulatinga hypothesis, testing a hypothe-sis, from the hypothesis to thestudy design, formulating a re-search protocol.3. Conducting research: biomedi-cal research tools, study protocol,observation, blind and doubleblind studies, insurance of objec-tivity, measuring and recordingmeasurements, reproducibility, in-clusion and exclusion criteria.4. Data analysis: statisticalmethods, significance limits, useof computer programs for stati-stics and graphics (e.g. Sigma-plot®), interpretation of data, re-porting results and formulatingconclusions, comparing resultswith those of others, bibliographicstudies.

5. Reporting and publishing bio-medical research: Forms of repor-ting – 1. Scientific meeting oral re-port (structure of report, use ofaudiovisuals, writing of abstract) –2. Scientific meeting poster ses-sion (principles of poster presen-tation) – 3. Publishing in peer-re-viewed scientific journals (choiceof journal, impact factor of journal,the peer review process, types ofreports: writing original studies,review articles, case reports, the

use of word processing program-mes and bibliographic data ba-ses in scientific writing; e.g. Refe-rence Manager®).

Poiché il corso sarà organizzatosolo al raggiungimento di un nu-mero minimo di pre-adesioni, vichiediamo di compilare il moduloe inviarlo (senza alcun impegno)all’att.ne di CATIA ARISI via fax(0372 457091) o per e-mail ([email protected]).

D A L L E A S S O C I A Z I O N I

Sono interessato (senza impegno alcuno) al Corso e vi prego di inviarmi ulte-

riori informazioni e aggiornamenti sul corso:

Nozioni necessarie per la progettazione, stesura, presentazione e pub-

blicazione di un articolo scientifico (corso senza traduzione)

26-27 Maggio 2001

Cognome.……....................................................................................................

Nome ..................................................................... ...........................................

Via ..................................................................... N° ......... CAP ..…..................

Città ......................................................................................……......................

Tel. (in orari di ufficio) .......................................................................................

Fax ...................................................... email ....................................................

DA FOTOCOPIARE PER LA TRASMISSIONE VIA FAX

Page 25: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

Cytovet 100

I l primo (e unico, che io sappiacon queste caratteristiche)

archivio in rete di citopatologiaveterinaria ha tagliato il traguardodi 100 casi clinici (oggi siamo giàa 105). Le immagini microscopi-che ammontano a 367.Desidero esprimere un pubblicoringraziamento, mio personale eda parte del Consiglio DirettivoSCIVAC, ai colleghi grazie al cui

(silente e infaticabile) lavoro i ve-terinari per piccoli animali posso-no avere accesso a costi ridottis-simi ad un enorme archivio conti-nuamente aggiornato e senza li-miti di espansibilità.

Ugo Bonfanti (Milano)Mario Caniatti (Milano)Davide De Lorenzi (Forlì)Carlo Masserdotti (Brescia)

Simili iniziative sarebbero auspi-

cabili anche per altri gruppi di la-voro per i quali le immagini sonofondamentali nelle procedure dia-gnostiche. Approfitto di questa nota per invi-tare i numerosi colleghi che giàusufruiscono di questo servizio adesprimere pubblicamente le loroopinioni su CYTOVET.

Enrico Febbo, Med. Vet.SCIVAC

Direzione Editoriale

Prontuario e monografieSCIVAC 2000In arrivo due testi monograficidi nuova compilazione.

Il Prontuario SCIVAC 2000 è anco-

ra in fase di compilazione e saràrecapitato a tutti gli iscritti in rego-la con la quota associativa SCI-VAC del 2000 nel corso del pros-simo anno.I tempi di compilazione di un’ope-ra complessa e doverosamenteaccurata come questa sono pur-troppo lunghi; tuttavia, pur nellaconsapevolezza della necessitàdi ricevere quanto prima uno stru-mento professionale di così gran-de utilità, riteniamo importantepubblicare un testo preciso e affi-dabile e dare quindi ai nostriesperti il tempo per completare larevisione delle bozze di stampa.Ci scusiamo con i nostri iscritti.

Sono invece pronte per la spedi-zione le monografie SCIVAC del2000. Questi i titoli:• Ematologia, a cura di Marco

Caldin• Medicina Felina, a cura di Tom-

maso Furlanello

I soci SCIVAC in regola con il2000 le riceveranno gratuitamen-te nel corso del mese di dicem-bre.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200026A T T U A L I T ÀD A L L E A S S O C I A Z I O N I

RISERVATO

ALLA CLASSE MEDICA

Bandita

la XXIX edizione

del Premio

Letterario

“Il graffito d’oro”

L’ASLAI - Associazione Sanita-

ri Letterati Artisti Italiani - con

sede in Brescia - presieduta

dalla Dott.ssa Maria Teresa

Cortellezzi Piazza bandisce la

XXIX edizione del Premio Let-

terario “Il graffito d’oro” che si

ispira ai graffiti preistorici della

Valle Camonica. Nel tempo ha

premiato illustri medici, odon-

toiatri, biologi, farmacisti e ve-

terinari di tutte le regioni d’Ita-

lia, essendo il Premio riservato

alla classe sanitaria.

Questa XXIX edizione si com-

pone di due sezioni: poesia e

saggistica, a tema libero.

I lavori devono pervenire alla

Segreteria dell’ASLAI, Via

Monte Suello 14 - 25128 Bre-

scia entro e non oltre il 31 di-

cembre 2000.

Per informazioni:

Segreteria ASLAI

c/o Premio Graffito d’oro,

tel. e fax 030/383098.

Page 26: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

L ’iniziativa della FSA di atti-vare una nuova Centrale di

Lettura per la displasia dell’ancae del gomito del cane, aperta allacollaborazione di tutti i medici ve-terinari interessati, sta riscuoten-do un grande successo sia tra iColleghi che tra gli allevatori ed iClub di razza.Sono già 527 i medici veterinariche hanno aderito facendo riferi-mento alla Centrale della FSA perl’invio delle radiografie da sotto-porre alla valutazione della Com-missione di Lettura.Hanno già stipulato accordi dicollaborazione con la FSA diverseSocietà Cinofile Specializzate eClub di razza:

• A.I.A.D. (Associazione ItalianaAmatori Dobermann)

• B.C.C.I. (Border Collie Club d’I-talia)

• C.A.B.B.I. (Club Amatoriale Bo-varo Bernese Italia)

• C.A.P.B. (Club Amatori PastoriBelgi)

• C.I.A.B.S. (Club Amatori BovariSvizzeri)

• C.I.B. (Circolo Italiano Bulldog)• C.I.T.T. (Club Italiano Tchiorny

Terrier)• S.A.C.C. (Società Amatori Cane

Corso)• S.I.B.B. (Società Italiana Bovaro

Bernese)• S.A.T. (Società Amatori Terrano-

va)

Sono tuttora in corso trattative conaltre Società Cinofile Specializza-te e Club di razza che ci auguria-mo possano condurre in tempibrevi ad estendere ulteriormentela collaborazione con la FSA.Su “Professione Veterinaria” verràaggiornato regolarmente il loroelenco.

Ricordo ai Colleghi che eseguo-no i controlli ufficiali della di-splasia dell’anca e del gomitosecondo il protocollo FSA cheper il momento possono sotto-porre a questi esami cani di tut-te le razze eccetto Boxer, Pasto-re Tedesco e Rottweiler; perqueste razze sono ancora incorso le trattative per un accor-do di collaborazione e di ricono-scimento.

Aggiornamento sul controllodelle cardiopatie e delleoculopatie ereditarieSulla base di accordi stipulati edi accordi ancora in corso condiversi club di razza si stannoperfezionando i protocolli per ilcontrollo anche di queste malat-tie ereditarie. Poiché le certifica-zioni emesse sotto l’egida FSAdevono poter ottenere il ricono-scimento internazionale, la FSAfa riferimento ai protocolli richie-sti in ambito europeo dai Collegedi Oftalmologia e di Medicina In-terna. Questi stabiliscono i requi-siti che devono avere i medici

veterinari esaminatori, ed in par-ticolare il curriculum di formazio-ne e di tirocinio, l’aggiornamentopermanente e le modalità di cer-tificazione, affinché le valutazionieffettuate dai singoli veterinariesaminatori abbiano tutte le ne-

cessarie garanzie di affidabilitàe scientificità. Per le oculopatie ereditarie laS.O.V.I. ha da tempo predispostoil percorso formativo e le opportu-nità di tirocinio, che coinvolge giàdiversi Colleghi; chi ne fosse inte-

ressato può rivolgersi direttamen-te alla S.O.V.I.Per le cardiopatie ereditarie, inve-ce, non sono ancora disponibili iprotocolli del College di MedicinaInterna; non appena disponibili,essi verranno pubblicati sullastampa di categoria. Al momentoattuale é in corso una ricerca co-noscitiva sulle cardiopatie eredi-tarie del boxer, iniziata da alcuni

anni, con lo scopo di verificarne lapresenza e l’incidenza; tale ricer-ca è stata commissionata diretta-mente dal Boxer Club d’Italia alDr. Claudio Bussadori che la staconducendo personalmente econ l’aiuto di suoi collaboratori, aldi fuori della FSA, anche se ci au-guriamo che essa possa essereproseguita in futuro all’interno del-le iniziative FSA.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 27

FSAFONDAZIONE SALUTE ANIMALE

CONTROLLO DELLA DISPLASIADELL’ANCA E DEL GOMITO DEL CANE

RICONOSCIUTA A LIVELLO NAZIONALE ED EUROPEO

ATTIVATA LA NUOVA CENTRALEUFFICIALE DI LETTURA

Cogli l’opportunità per:

La Centrale di Lettura FSA é aperta a tutti i mediciveterinari: partecipa anche tu al controllo

della displasia dell’anca e del gomito del cane!

esaltare il tuo ruolo di consulentequalificato per allevatori e cinofili

FSA - ENTE NON PROFIT

IN COLLABORAZIONE CON

qualificare il tuo impegno nella prevenzione delle malattie ereditarie del cane

incrementare i servizi offerti alla tua clientela

Per conoscere le modalità di adesione puoi:

• telefonare alla FSA 0372 403511

• visitare il sito internet della FSA:www.fsa-vet.org

• telefonare al numero verde Bayer 800-015121

Sanità Animale

Animal Coder ®

Il sistema di identificazione a transponder

380098101025462

Aggiornamento sulla Centrale di Lettura per la displasia dell’anca e del gomito del cane

di Aldo Vezzoni

Presidente FSA

A T T U A L I T À

Page 27: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200028A N N U N C IAAA

OFFRO/CERCO LAVORO• Cerco urgentemente un colle-

ga che sia disponibile ad aiu-tarmi nel mio ambulatorio perpiccoli animali. Per informa-zioni telefonare al Dott. NoceGiuseppe 0736/343614 oppu-re 0330/820378 email [email protected]

• Ospedale Veterinario S. Fran-cesco sito in Latina seleziona - neolaureati per tirociniopratico, periodo minimo seimesi, con possibilità di suc-cessivo inserimento nell’orga-nico- medici con circa due annidi esperienza professionale, ospecialisti, per inserimento nelproprio staff.Possibilità di alloggio in sede.Telefonare per appuntamentoal n° 0773/265073, inviarecurriculum professionale alfax n° 0773/260149.Email: [email protected]

• Medico veterinario ricerca lau-reato in Medicina Veterinariacon esperienza ambulatorialee buona conoscenza delletecniche chirurgiche, in parti-colare ortopedia, per avviareattività in associazione nellazona di Forlì. Telefonare perappuntamento al numero dicellulare 0339/5712280.

• Azienda in provincia di Bolo-gna desidera prendere con-tatti con Veterinari alimentaristiinteressati ad un accordo pro-fessionale (Tel. 051/739709).

• Medico veterinario laureatonel ’94, diplomato pranotera-pia veterinaria e omeopatiacon esperienza piccoli e gran-di animali, causa trasferimen-to cerca lavoro a Verona comeinformatore scientifico o comecollaboratore presso ambula-tori o cliniche. Dott. FrancescoRaptis: Tel. 0338 9220555.

• Primaria Società produttrice diapparecchi elettromedicali, ri-cerca Agenti/Rivenditori su tut-to il territorio Nazionale. Inviare- curriculum a Edizioni Veteri-narie - specificando: Ricerchedi personale CODICE S/2000 -Palazzo Trecchi - Via Trecchi n.20 - 26100 Cremona.

• Cercasi laureato con un seriointeresse per la medicina de-gli animali esotici per tirocinioteorico/pratico a Milano. Perulteriori informazioni ed inviocurriculum personale scriverea: dott. Vittorio Capello, vialeIsonzo 28, 2035 Milano; op-pure all’indirizzo e-mail [email protected]

• Clinica Veterinaria Zoospeda-le Flaminio srl - Roma cercaneolaureati per tirocinio teori-co-pratico con durata minimadi 4 mesi. Rivolgersi ai nume-ri 06/3333208 - 06/3336110 -Dr. Varano o sig.ra Fonti.

• Cercasi socio/a per aperturaambulatorio veterinario inprovincia di Bologna. Perinformazioni rivolgersi a Chia-ra - Tel. 051/247253 - Cell.0338/2249878.

• Medico-veterinario, laureatonel ’91, Università di Messina,buona esperienza ambulato-riale di base, offre collabora-zione presso ambulatori o cli-niche zona Mantova - Verona.Dott.ssa Elisabetta Pezzi-menti - Tel. 0965-29129.

• Cedo quota associativa am-bulatorio veterinario Milanocittà. Tel. 02-66221374 oreserali.

• Avviato ed attrezzato ambula-torio veterinario, in territorio ri-minese, si valutano propostedi socio collaboratore. Perinformazioni tel. 0368-425799.

VENDO/OFFRO• Causa trasferimento, cedo avviato ed attrez-

zato ambulatorio veterinario in ottima posi-zione, in territorio riminese. Per informazioni:telefono 0541/374274; cellulare0368/425799.

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mo per addome, vendo ancora in garanzia.Tel. 0347-5734700.

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mando e software ostetrico, cardiologico, va-scolare, oftalmologico ed internistico (eco edoppler), 15 milioni trattabili. Tel. 0347-2770880.

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Page 28: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2000 29

Dottor Helfre,Lei è spessoin Italia, cono-sce parecchiVeterinari nelnostro paese,ma noi nonsappiamo molto di Lei, ci Vuoleriassumere il Suo “percorso”professionale?Sono Medico Veterinario, proven-go da una famiglia di Veterinaripraticanti nel settore degli animalida reddito.Ho esercitato la libera professioneper 18 anni, in un paese della zo-na montuosa di Lione, Francia,nel settore degli animali da reddi-to: vacche da latte, vacche fattri-ci, suini....; e ho vissuto la cresci-ta e il progredire della medicinanel settore degli animali da com-pagnia.In questo periodo mi sono anchededicato molto allo sviluppo delGroupements Technique Vétéri-naires, sia a livello regionale chenazionale, sono stato per un lun-go periodo uno dei delegati GTVper la Regione RHONE ALPES.Il GTV è stato il motore della Pro-fessione Veterinaria che ha per-messo l’evoluzione negli alleva-menti degli animali da reddito.Nel 1976, i problemi causati dauna distribuzione anarchica delfarmaco veterinario, mi hannospinto a creare, con alcuni colle-ghi motivati (membri del GTV odel Sindacato dei Veterinari), unaSocietà Professionale di distribu-zione del Farmaco Veterinario aLione per rifornire i Veterinari Li-beri Professionisti della nostra Re-gione rhone-alpine.È così che è stata fondata CO-VELY, che ho poi diretto in qualitàdi PRESIDENTE per più di 20 an-ni.Nel 1995, COVELY si è associataad altre tre Società Professionalidi distribuzione per fondare ilGRUPPO ALCYON.In questo Gruppo ho continuato ilmio mandato per mettere a dispo-sizione di tutti i Veterinari d’Euro-pa la nostra esperienza e il nostrosavoir-faire.

Ci parli di questa Società Pro-fessionale, cosa intende?Premetto che noi pensiamo che iVeterinari Liberi Professionisti,malgrado un certo individualismolegato al loro statuto di Libero Pro-fessionista, abbiano l’interesse aunirsi ad altri per approvvigionarsimeglio, attrezzarsi e costituire unimportante peso economico;

Preciso che:la Società Professionale: • appartiene ai Veterinari: sono

loro che detengono la totalitàdel capitale sociale

• è al servizio dei Veterinari: par-tecipa alla formazione dei suoiclienti

• è gestita da Veterinari: il Consi-glio di Amministrazione è for-mato esclusivamente da Veteri-nari Liberi Professionisti

Le Società Professionali possonoessere di tipo “COOPERATIVA”(come è stata COVELY fino al na-scere di ALCYON) o di forma giu-ridica “S.A.”, Società per Azionidove l’azionariato è riservato aiVeterinari L.P.

Quali sono stati i Suoi obiettiviiniziali? Nel 1975, la legge Francese sullaFARMACIA VETERINARIA venivapromulgata, specificandone i det-tagli della “vendita all’ingrosso”.Il primo obiettivo è stato il Servizioal Veterinario.Per rifornirsi, il Veterinario dovevarivolgersi alle varie case farma-ceutiche rispettando le quantitàminime imposte e dunque soste-nere un costo importante e farsicarico di prodotti con scadenze avolte brevi, ecc...noi abbiamo proposto: 1) una vasta gamma dunque l’am-pia scelta (una Società di Distri-buzione Veterinaria dispone di tut-ti i prodotti registrati ad uso Vete-rinario) e la libertà di prescrizione2) disponibilità immediata dei pro-dotti per permettere di far frontead ogni tipo di epidemia qualun-que sia l’importanza3) immediata reperibilità di unnuovo prodotto e un’informazionepermanente sull’evoluzione tera-peutica 4) garanzia di qualità: • conservazione ottimale dei pro-

dotti• sorveglianza delle date limite di

utilizzo • conservazione in cella frigorife-

ra quando necessario• cura dell’imballaggio• rapidità di consegna (max 24

ore)5) La ricerca costante del migliorprezzo seguita da un’informazio-ne mensile sul listino, campagnepromozionali, ecc...

Il secondo obiettivo è stato quellodi sostenere e sviluppare il cana-le di distribuzione Veterinario, pre-sente tra quelli autorizzati dallalegge sulla Farmacia Veterinaria: • Veterinari Liberi Professionisti• Farmacie• Gruppi di AllevatoriIl terzo obiettivo è stato quello dirappresentare il peso economicodella nostra Professione Veterina-ria L.P. nell’ambiente economicodella Società moderna.

Come avete potuto costituire ilcapitale? Con quanti Veterinariavete iniziato?I miei colleghi ed io (il nostrogruppo era formato da una dozzi-na circa di Veterinari) dotati del“bastone del pellegrino”, abbia-mo contattato i nostri colleghi e

tramite riunioni, contatti telefonici,lettere, ecc... abbiamo spiegato edivulgato il nostro progetto.La stessa cosa è stata rivolta alleCase Farmaceutiche e alle Orga-nizzazioni Professionali: Consigliodell’Ordine, Sindacato di Catego-ria, GTV, CNVSPA.La quota per ogni socio venne fis-sata a 6000Ff per ogni Veterinario.Rapidamente abbiamo riunito160 Veterinari, costituito il Capi-tale iniziale della nostra SocietàProfessionale ed iniziato l’atti-vità, con un Consiglio di Ammmi-nistrazione formato da 12 Veteri-nari promotori.Ogni Organizzazione Professio-nale aveva un rappresentante nelConsiglio per giustificare al me-glio la nostra Società economicanelle strutture professionali.

La Società come si è sviluppa-ta?Nel corso dei primi due anni losviluppo è stato abbastanza len-to, poi, progressivamente, nume-rosi colleghi sono diventati soci, ein 10 anni COVELY è passata da160 a 1500 soci e la zona d’azio-ne si è estesa su tutta la parte ESTdella Francia.Preciso che tutti gli AmbulatoriClienti sono a loro volta SOCI.Nei primi anni COVELY contavacome soci prevalentemente deiVeterinari del settore animali dareddito, poi, in breve tempo i Ve-terinari del settore animali dacompagnia ci hanno raggiunti.Questo successo è dovuto ai nu-merosi servizi che abbiamo sapu-to sviluppare in tutti i settori dellanostra professione.Come COVELY, in altre RegioniFrancesi sono nate e si sono svi-luppate con gli stessi obiettivi al-tre sei Società Professionali di Ve-terinari, tra queste CAVEGAT, SA-VENOR e VETARVOR che oggicon COVELY fanno parte delGruppo Alcyon raggiungendo co-si 3500 soci Veterinari.Dal 1980 queste Società Profes-sionali di distribuzione iniziaronoa coprire la totalità del territorioFrancese.

È riuscito a raggiungere gliobiettivi iniziali e quali sonoquesti servizi ai quali ha accen-nato? L’obiettivo n. 1 relativo all’approvi-gionamento del Veterinario, l’e-senzione dall’obbligo di rispettaredelle quantità, la qualità e i prezzisono stati perfettamente raggiuntiin modo progressivo di pari passocon il progressivo sviluppo dellaSocietà.Rapidamente, l’attività della distri-buzione del Farmaco ad uso Ve-terinario, veniva ampliata introdu-cendo il materiale medico-chirur-gico utilizzato dal collega nellaSua clinica o comunque per eser-citare la Professione presso l’Alle-

vamento: materiale di consumo,strumenti, attrezzatura...Naturalmente offrendo un buonconsiglio al momento dell’acqui-sto, l’installazione e il servizio as-sistenza.Quando poi GLI ALIMENTI DIE-TETICI per animali da compagniafurono immessi sul mercato, im-mediatamente vennero messi adisposizione degli Studi Veterinaricon le stesse attenzioni degli altriarticoli.Abbiamo velocemente capito chei Veterinari gradivano appoggiarsiad un solo fornitore che potesseassicurargli un approvvigiona-mento globale e un “pacchetto” diservizi che lo aiutassero a svilup-pare le attività del Suo Ambulato-rio o Clinica.Lo sviluppo economico Veterina-rio è diventato in breve tempo unobiettivo importante. Il Veterinariovoleva potersi appoggiare su unpartner solido: la sua Società Pro-fessionale.Li abbiamo aiutati nella gestione,nel marketing, nella comunicazio-ne, dando loro quelle informazioniutili non trovate precedentementecon gli studi ma molto importanti.Nella pratica quotidiana, il Veteri-nario non aveva i mezzi utili perfar fronte alle esigenze del SuoCliente: etichette prezzi (non pre-visti sulle confezioni in Francia), li-stini prezzi, software di fatturazio-ne, ordini, e gestione stock, e noiglieli abbiamo forniti.È stato offerto un sistema informa-tico che gli permettesse di gestireal meglio gli acquisti, di seguirel’evoluzione del mercato, e di con-trollare la gestione generale dellasua struttura.

Ci ha parlato molto della distri-buzione del Farmaco Veterina-rio ma, in Italia, non è il Veteri-nario che lo distribuisce È vero, oggi è cosi, ma domani lalegge può evolvere e dare al Ve-terinario il diritto di dispensare ilfarmaco che egli stesso prescriveal Suo cliente.Sarà una sicurezza per il consu-matore. Il Veterinario conosce be-ne l’allevamento, è lui il solo a po-ter prescrivere il giusto trattamen-to in base alla patologia riscontra-ta e alle circostanze, a far rispet-tare i giusti tempi di sospensionee garantire la salute del consuma-tore.È una procedura molto importan-te: diagnosi, prescrizione, conse-gna seguendo la filiera del farma-co se ne assicura la tracciabilità. La dispensazione del farmaco at-traverso il Veterinario crea condi-zioni economiche favorevoli perfar sì che una rete di Veterinaricompetenti sul territorio permettala diagnosi precoce delle malat-tie, la prevenzione a beneficio fi-nale degli allevatori e dei consu-matori.

Covel: un progetto per l’ItaliaIntervista a Marc Helfre

La stessa cosa vale per i Veteri-nari specializzati nel settore deglianimali da compagnia che si as-sumono la responsabilità della sa-lute dei loro pazienti e di conse-guenza quella dei loro proprietari,per questo devono non solo poterprescrivere il farmaco ma dispen-sarlo accompagnato alle dovuteraccomandazioni di utilizzo.La dispensazione del farmaco at-traverso il Veterinario potrà esse-re fatta con rapidità ed efficienzase questi potranno appoggiarsiad una Società Professionale didistribuzione che glielo permetta.

Potrebbe riassumerci breve-mente i vantaggi che può dareuna Società Professionale a:case farmaceutiche, veterinari,consumatori, professione vete-rinaria?Le case farmaceutiche beneficia-no della possibilità di appoggiar-si ad un circuito di distribuzionemolto professionale assicurandocosì il giusto processo di utilizzodei propri prodotti.I Veterinari, tramite la loro So-cietà, possono esercitare la loroProfessione al meglio offrendo ailoro clienti un servizio globale.Il consumatore viene rassicuratoda una dispensazione affidabile etrasparente del farmaco con ilcontrollo della tracciabilità fino al-la distribuzione alimentare e, infi-ne, la Società Professionale Vete-rinaria formando un peso econo-mico molto importante contribui-sce alla PROFESSIONE VETERI-NARIA.Con la sua organizzazione per-mette ai Veterinari L.P. di control-lare una buona parte della distri-buzione del farmaco e con i ser-vizi che svilupppa, contribuisce adare un’immagine positiva e di-namica nella Professione Veteri-naria.

In Italia, come potrebbe posi-zionarsi una Società di distribu-zione?La nostra società professionaleItaliana si posizionerà innanzituttoin una prospettiva europea.La professione Veterinaria devepotersi strutturare e organizzarein un contesto di unione europeacome già fanno altri paesi mem-bri.È in questo contesto che potràassicurare la sua missione, ossiala Salute pubblica veterinaria ri-guardante sia i grandi che i pic-coli animali.COVEL ITALIA, creata da CO-VELY 10 anni or sono, e che giàlavora con questo obiettivo, saràil nucleo di partenza della costru-zione della Società ProfessionaleVeterinaria Italiana per la distribu-zione dei prodotti e dei servizi. Ilsuo sviluppo avverrà con il parte-nariato di Veterinari Liberi Profes-sionisti.

Servizio Publiredazionale

A T T U A L I T ÀN O T I Z I E D A L L E A Z I E N D E

Page 29: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200030C A L E N D A R I O A T T I V I T À

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SIVE – 7° CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA Salsomaggiore Terme - PR Per informazioni: Ludovica Bellingeri - Segreteria SIVE - tel. 0372/403502 – email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO DI CHIRURGIA CHIRURGIA GENERALEPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SISCA CORSO ZOOANTROPOLOGIA DIDATTICA Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SIVAE CAMALEONTI, NUOVI E PICCOLI MAMMIFERI DA COMPAGNIA - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE SICILIA Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

SISCA CASI CLINICIPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

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DELEGAZIONE LAZIO RIPRODUZIONE - Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO MEDICINA NON CONVEZIONALE AGGIORNAMENTI IN AGOPUNTURAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO AVANZATO EMATOLOGIAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SIDEV LEISHMANIOSIPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

42° CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA SCIVAC MilanoPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SOVI CORSO OTTICA E VISIONE - MilanoPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO ANESTESIAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE VENETO Monastier - Treviso - Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO DI CARDIOLOGIA Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC -Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO CHIRURGIAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SEMINARIO AGGIORNAMENTI IN CARDIOLOGIA - PUGLIAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE EMILIA ROMAGNA ARGOMENTI SCIOLTI DI ORTOPEDIA E CHIRURGIA - RavennaPer informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 email [email protected]

DELEGAZIONE MOLISE OFTALMOLOGIA - Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

DELEGAZIONE FRIULI VENEZIA GIULIA NEFROLOGIA - Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

DELEGAZIONE CALABRIA OSTETRICIA - Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 email [email protected]

CORSO OFTALMOLOGIAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SEMINARIO MEDICINA INTERNA - VENETOPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO CARDIOLOGIA - PRIMA PARTEPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO RADIOLOGIA TORACICAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO DIAGNOSTICA PER IMMAGINI LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NELLA DIAGNOSTICA ONCOLOGICAPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

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PROFESSIONE VETERINARIA

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È nuovamente disponibile

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“La Leishmaniosi Canina” a

cura di Stefano Pizzirani. Il

costo è di lire 35.000. I soci

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