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1 PROGRAMMA ELETTORALE DI GIANNI ZANOLIN E DELLA LISTA IL PONTE Pordenone elezioni amministrative 2011

Pordenone Elezioni amministrative 15 / 16 maggio 2011

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Programma elettorale di Gianni Zanolin e della lista Il Ponte

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PROGRAMMA ELETTORALE DI GIANNI ZANOLINE DELLA LISTA IL PONTE

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Committente responsabile: Loris Pasut - Via Campagna 5 - 33170 Pordenone - Stampa: Grafoteca Group Srl - Photo: Michela Cecchin

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Presentazione

Questo programma per le elezioni amministrative 2011 del Comune di Pordenone nasce da sei seminari tematici, che si sono svolti da dicembre 2010 a marzo 2011, un seminario conclusivo durato un giorno intero a marzo nella Bastia del Castello di Torre, un lavoro di scrittura che ha coinvolto oltre cinquanta persone, un confronto su Facebook al quale hanno partecipato con le loro opinioni centinaia di persone.E non è finita: se nei prossimi giorni nel confronto che avremo con la città dovessero emergere proposte coerenti con l’impostazione generale di questo programma, le accoglieremo.Dunque il documento che avete fra le mani è ancora passibile di miglioramenti e lascia spazio al contributo di tutti i cittadini.Nel contempo segna un punto di non ritorno, definisce con chiarezza orietamenti culturali, programmatici ed amministrativi.Fissa impegni precisi con i cittadini, che ci assumiamo e dai quali non intendiamo retrocedere.Noi speriamo che questo grande lavoro di approfondimento venga colto dai cittadini di Pordenone anche come un dono che viene loro fatto, per consentire una migliore comprensione della città in cui tutti viviamo.

Buona lettura.

Gianni Zanoline la lista “il Ponte”

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Pordenone

Pordenone è una città ai vertici dello sviluppo economico, sociale e culturale in Europa. Non mancano contraddizioni, in questo quadro positivo, come la crisi delle famiglie, la solitudine delle persone anziane, la difficoltà di molti e dei giovani soprattutto a trovare e costruire lavoro. È evidente una crisi della politica e perciò della capacità dei vecchi modi di far politica di continuare a rappresentare i cittadini.Grazie anche al buon lavoro di questi ultimi 10 anni di amministrazione comunale, ai quali Gianni Zanolin, con molte persone che oggi sono ne “il Ponte”, ha contribuito in modo determinante, esistono però molti punti di forza dai quali partire per costruire il futuro.È incredibile la velocità con cui evolve il mondo. Noi siamo una città da sempre aperta al futuro, con cittadini che non hanno avuto difficoltà a spostarsi, con le loro capacità di lavorare e l’intuizione di quel che sarebbe servito produrre per la gente anche in paesi lontani. Oggi si richiede una ancor maggiore capacità di capire il futuro e di adattarsi rapidamente ed in continuazione.La città ha fatto un salto di qualità culturale e dunque può capire meglio e prima di altri le trasformazioni sociali ed il futuro come verrà; abbiamo in città molte persone provenienti da altri paesi e continenti e dobbiamo far leva su di loro per guardare e capire il mondo, intuire quali saranno le soluzioni ai problemi del pianeta, lavorare per risolverli e restare ai vertici dello sviluppo mondiale.Cambia il pianeta e cambierà anche la struttura economica che l’ha sorretto fino ad ora. Cambierà perciò anche la nostra economia cittadina e provinciale. Servirà più ricerca, più sensibilità umana e culturale, tecnologie sostenibili e trasferibili facilmente alle aree oggi deboli. Servirà insomma molta intelligenza, molta cultura, molta conoscenza, molta capacità di comunicare, una forte caratterizzazione positiva del nostro territorio con la sua città. Dobbiamo evitare barriere e divisioni, perché le soluzioni più innovative ed in grado di cambiare positivamente il pianeta hanno ed avranno sempre più la caratteristica di dare risposte complessive ai problemi, non ad una singola questione. Servirà dunque molta creatività.Guardiamo con fiducia a questo passaggio. Non è il primo che la città si trova ad affrontare, ve ne sono stati altri di molto impegnativi, come quando tramontò l’industria tessile e si affermò quella metalmeccanica. La città ce la farà anche questa volta.

Nuove risorse umane, materiali, finanziariePer affrontare questo passaggio abbiamo bisogno di risorse umane, materiali e finanziarie.Abbiamo ottimi giovani, un sistema scolastico positivo e che va ulteriormente rafforzato, una tradizione di professionalità seria e riconosciuta che va proseguita.Abbiamo un apparato produttivo e tecnologico molto avanzato ed imprenditori che in molti casi hanno mostrato genialità ed inventiva, come dimostra l’alto numero di brevetti della nostra provincia pur in assenza di un ateneo.Ma abbiamo bisogno anche di un sostegno pubblico a questo sistema.

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Siamo in una Regione autonoma, che dispone di molte risorse, ma non per Pordenone.Ogni anno subiamo una gravissima ingiustizia nella distribuzione delle risorse nella parte corrente del bilancio regionale. Se la distribuzione avvenisse sulla base dei cittadini residenti in ogni territorio, alla nostra provincia ed alla città dovrebbero arrivare ogni anno quasi 160 milioni di euro in più. Questa iniquità nella distribuzione delle risorse ha molte cause, ma di certo noi non possiamo più sopportarla. L’esistenza stessa della Regione è messa in seria crisi da questa iniquità, che nega ai cittadini pari opportunità di sviluppo ed accesso ai servizi.Dobbiamo ottenere dalla Regione una seria perequazione nella distribuzione delle risorse. La città deve presentarsi autonoma e forte nel confronto con la Regione. Non potrà farlo se verrà condizionata dal sistema dei partiti, i quali traggono dall’iniquità molta della loro forza elettorale.

Ottocento anni di autonomia cittadinaL’autonomia di Pordenone ha oltre ottocento anni di storia. È a partire dall’autonomia cittadina che si è sviluppata la nostra democrazia. Dunque l’autonomia della città è non solo indispensabile, ma anche una grande risorsa.Autonomia non è però autosufficienza. Siamo convinti che Pordenone ha la necessità di accordarsi con le altre città ed i paesi della nostra provincia. Con Cordenons e Porcia, in primo luogo, dopo la positiva esperienza dell’Ambito sociale in cui i tre comuni, con Roveredo e San Quirino, hanno mostrato di saper lavorare bene assieme.Si possono fare buoni accordi con gli altri comuni se distribuiamo equamente opportunità e doveri.Solo così faremo rete nel territorio.In nessun campo Pordenone può affrontare e risolvere da sola i propri problemi. L’autosufficienza politica e sociale non esiste. L’autonomia invece può condurci a soluzioni condivise.

Serve una grande ripresa di vita democraticaVi sono evidenti limiti nella vita democratica della città. La crisi dei partiti è sotto gli occhi di tutti e non deriva solo da fattori nazionali. I partiti pordenonesi hanno avuto sempre una grande difficoltà a selezionare una classe dirigente cittadina che contasse in Regione e la cambiasse, causa una storica subalternità ad altre città ed ad altri territori che pesavano molto di più nelle organizzazioni politiche. Ora questa subalternità si manifesta anche per una scarsa capacità di incidenza sulla realtà cittadina, data anche l’incapacità di uscire dai rigidi schemi dei partiti e dalle forme ormai incomprensibili delle loro politiche, come risulta evidente in città sia per il Popolo delle Libertà che per il Partito Democratico.Le liste civiche da dieci anni hanno assunto un ruolo decisivo in città, ma oggi si ripresenta forte il rischio che siano fagocitate dentro il sistema dei partiti. Quanto meno i partiti sono rappresentativi e divengono solo macchine di potere, tanto più minacciano l’autonomia dei soggetti sociali, e tendono a ricondurli al loro sistema di consenso in crisi.L’autonomia di Pordenone non è insomma solo condizione per lo sviluppo del sistema

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democratico in città, ma anche dell’autonomia dei soggetti sociali: delle associazioni culturali, sportive e ricreative, dei sindacati, delle aziende, dei raggruppamenti spontanei delle persone.Serve una grande ripresa di vita democratica in città. Bisogna ripartire dalla comunità locale e dalla partecipazione alla sua vita, come premessa per riprendere la democrazia ed il suo dispiegarsi a vari livelli: in un mondo sempre più globalizzato, col sorgere di poteri sempre più lontani dalla gente (le aggregazioni di Stati, i grandi centri finanziari, …), la democrazia, il “governo del popolo”, si esprime quasi esclusivamente nel governo locale, nella partecipazione alla vita della propria comunità, nel determinare le scelte sulla vivibilità dei luoghi in cui stiamo e che amiamo.

Il dialogo fra le religioni ed il loro riconoscimento reciprocoAbbiamo lavorato moltissimo, in questi ultimi 10 anni, a favorire il dialogo fra le reli-gioni che sono maggiormente presenti nel nostro territorio oggi. Questo dialogo ha consentito a Pordenone di educare, convivere ed impedire che le inevitabili tensioni sociali si trasformassero in scontro etnico-religioso. Gli immigrati hanno portato una grande ricchezza e varietà di fedi e di culti, che consideriamo una risorsa per tutta la comunità cittadina. Abbiamo operato per riconoscerle tutte e per dare a tutti l’opportunità di esprimersi liberamente e responsabilmente, affermando il diritto per tutti ad avere un luogo di culto, come garantisce la Costituzione della Repubblica. Le condizioni che abbiamo posto per dialogare sono: a) il rispetto delle leggi italiane; b) il rispetto della libertà religiosa di tutti; c) il riconoscimento della piena parità fra uomini e donne e dei diritti fondamentali delle donne e delle bambine.Proseguiremo su questa strada, nella convinzione che questo tema è decisivo per la vita democratica della città.

Un “ponte” per unire la cittàLa candidatura di Gianni Zanolin a Sindaco e la nascita della Lista civica “il Ponte” sono espressione di una volontà di rinascita democratica e della necessità di costruire nuovi spazi di partecipazione. Nel contempo desiderano essere strumenti per l’unità della città, una unità non fittizia, non imposta, ma ricercata e costruita ogni giorno: siamo convinti che la città può crescere senza lasciare nessuno indietro, aprendosi al futuro e non chiudendosi, comprendendo le proprie contraddizioni per superarle. Il senso stesso del Ponte è superare le divisioni fisiche della città (di qua e di là del Non-cello e fra i quartieri), quelle fra vecchi e nuovi pordenonesi, fra generazioni e generi, fra religioni. Vogliamo costruire una città che si conosce, si confronta, dialoga, mette in circolo buone pratiche, idee ed esperienze proprie e degli altri.Il ruolo del Comune e della sua amministrazione è proprio quello di essere “ponte”, fattore di relazioni non per un banale scambio informativo, ma per consentire alla gente di esprimere le proprie necessità e volontà e per condurla a progettare solu-zioni condivise, a realizzarle.Una delle ovvie condizioni perché questo accada è la trasparenza dell’amministra-zione comunale e l’accessibilità garantita a tutti alle informazioni ed ai servizi.

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L’autogoverno della città ha il suo centro nel Consiglio comunale, cuore dell’auto-nomia e della democrazia cittadina. Pensare a valorizzare il Consiglio del Comune capoluogo, significa costruire una positiva relazione fra maggioranza e minoranze, un riconoscimento reciproco dell’indispensabilità dell’una e delle altre. Significa con-segnare alle minoranze strumenti di controllo e valutazione che possano renderle ascoltate, autorevoli, influenti. Gianni Zanolin è stato consigliere di minoranza per molto più tempo di quanto non sia stato assessore, rivendicando il ruolo delle mino-ranze nell’indirizzo politico della città. Sarà coerente da Sindaco.I Consiglieri comunali devono avere mezzi efficaci di conoscenza. L’autorevolezza del Consiglio non si fonda sulla maestosità e storicità dell’aula in cui si riunisce, ma sull’importanza per modi e contenuti del dibattito che in esso si svolge. Il Consiglio potrebbe riunirsi anche nei quartieri, in forme e modi da stabilire nel regolamento delle adunanze de Consiglio. I suoi lavori possono essere non solo registrati e visibili sulle TV locali e sulle streaming TV, ma anche vissuti grazie a Facebook e twitter con-tinuamente interattivi.Ciò che però conta davvero è che il Comune in ogni settore “progetti assieme” alle reti di cittadini ed alle associazioni. È inutile chiedere un parere una volta che il pro-cedimento amministrativo è giunto alla fine del suo percorso o istituire “consulte” che danno “buoni consigli”. Quel che è certo per il futuro è che le istituzioni saranno sempre meno autosufficienti e che le risorse sociali saranno via via più grandi di quel-le istituzionali, sia per le competenze che per le disponibilità materiali e finanziarie. Dunque “progettare assieme”, rispettando il ruolo di garanzia del Comune, sarà la condizione per affrontare e risolvere problemi nel futuro, posto che certamente nes-suno accetterà di essere semplice esecutore di progetti altrui.Per noi partecipare significa fare assieme. Ma si fa solo dopo aver ben progettato quel che si deve fare, non a caso, non fuori da quadri generali condivisi. Solo così la partecipazione ci fa evolvere tutti e restituisce ai cittadini molte delle deleghe che nel corso degli anni sono state date alle istituzioni. Se si restituiscono poteri e ca-pacità operative ai cittadini, si può seriamente affrontare il tema della riduzione del carico fiscale locale.Avremo bisogno di molta creatività per non scadere nell’arida ripetitività di model-li passati. Quella unità della città di cui vogliamo farci garanti non sarà un attestarsi sullo stato delle cose presenti per tutelarle. Al contrario sarà la condizione per ri-conoscere la creatività, legittimare le proposte di tutti e porre argine alla paura del cambiamento ed alla continua richiesta di mantenere gli equilibri esistenti, non di costruire il futuro.Bisogna riprendere un senso ed un lavoro di comunità. Dare un carattere educativo ai processi di governo della città, rivendicarlo e per questa via sviluppare capitale sociale comunitario, vale a dire far nascere ed accompagnare nello sviluppo nuove comunità territoriali che, a partire da soluzioni progettate assieme ai loro problemi e dentro un quadro di compatibilità cittadine condivise da tutti, possano contare su cittadini so-lidali, disponibili, colti, capaci sempre più di risolvere i problemi delle loro comunità senza chiedere interventi esterni, ma anzi valorizzando le proprie capacità sociali.Questi processi apriranno spazi a nuovi mercati locali di merci e servizi, ci sarà la pos-

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sibilità per molti, specie giovani, di trovare lavoro e reddito dentro a questi processi di progettazione condivisa.Noi individuiamo una opportunità per le Circoscrizioni: essere un luogo in cui è pos-sibile per le reti sociali trovare aiuto ed assistenza alla progettazione condivisa. Ma per farlo serve un nuovo regolamento ed un cambio di indirizzo politico.Partecipare e fare insieme: con questi obiettivi, la rete associativa territoriale può esse-re fattore stabile di socialità, lotta alla solitudine, educazione e compattezza sociale.

Le politiche dello sviluppo sostenibile

Creare un ambiente favorevole e stimolanteÈ necessario determinare condizioni favorevoli alla nascita ed allo sviluppo di nuove imprese.I tempi burocratici per registrare e avviare una nuova impresa vanno ridotti ancora. Vanno sviluppate la propensione culturale al rischio d’impresa e la capacità di intuire quali servizi e prodotti saranno richiesti in futuro in tutto il mondo.Sosterremo tutte le azioni volte ad innalzare professionalità e creatività.Il Comune sarà motore di una spesa pubblica innovativa: acquisteremo prodotti nuo-vi e stimoleremo le nostre imprese a sperimentare novità.Lo sviluppo delle attività culturali sarà volto a farci conoscere meglio il mondo per offrire nuove opportunità di crescita qualificata al nostro sistema produttivo.Sosterremo il Polo Tecnologico e tutte le attività di ricerca, mettendo in moto tutto quanto è consentito all’ente Comune. In particolare siamo interessati ai collegamenti fra ricerca e creazione di nuove imprese, per le quali possiamo prevedere soluzioni vantaggiose di insediamento.Sappiamo bene che per lo sviluppo di nuove imprese ed il rafforzamento di quel-le esistenti contano diversi fattori che il Comune non riesce ad influenzare, quali le politiche industriali nazionali e regionali, decisamente deludenti. Oggi ad esempio, mentre sono in corso trattative per la cessione, è chiaro che è stato gravissimo aver rifiutato l’ingresso di Friulia in Savio, mentre la Regione gettava milioni di euro in una Fadalti già fallita. Il Comune farà il possibile per stimolare Regione e Governo a com-piere scelte corrette per il nostro territorio.Infine sarà decisivo il sistema di dotazioni infrastrutturali del territorio. Bisogna favo-rire con coraggio lo sviluppo della modalità ferroviaria per il trasporto delle merci. Bisogna anche promuovere il collegamento su rotaia della città e del territorio con Portogruaro, potenziando ed adeguando la linea Casarsa-San Vito-Portogruaro, in vi-sta della sempre maggior importanza della direttrice ferroviaria Venezia-Trieste, che è parte del Corridoio V europeo.

Una positiva identità territoriale come garanzia di qualitàPordenone deve essere nella mente degli italiani e di tutti una città eccellente. Il no-stro “marchio” sarà essere una città bella, sana, riciclona, autonoma energeticamente,

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culturalmente molto attiva, al servizio dell’innovazione e del miglioramento nel mondo.Nel contempo tutti debbono sapere che siamo fieri del nostro passato, che è la base per costruire il futuro.Faremo molto di più per valorizzare e far conoscere la città e le sue attività: farci co-noscere è un servizio vero e proprio dato a Pordenone.

Scuole sicure, belle, attrezzate, partecipate, sostenute da tutta la cittàPresteremo una grande attenzione alle scuole di cui il Comune è titolare e respon-sabile: i nidi, le scuole dell’infanzia, le scuole primarie, le scuole medie. Nei 5 anni di governo approveremo un vero e proprio piano di investimenti per la scuola, con particolare attenzione alle primarie. Non possiamo peraltro dimenticare l’urgenza di porre mano alla costruzione di una nuova scuola media a Torre.Vogliamo scuole che possano essere raggiunte da tutti gli studenti, piccoli e grandi, a piedi o in bicicletta. Attorno alle scuole va disegnata una zona protetta dal traffico, che le valorizzi e protegga. Creeremo ulteriori punti di raccolta dai quali, in sicurezza e con la collaborazione e la partecipazione attiva dei genitori, si possano raggiunge-re in autonomia scuole, impianti sportivi e percorsi attrezzati, per la loro completa formazione psico-fisica.Le scuole debbono servire non solo ad istruire, ma essere un punto di riferimento culturale per la comunità nella quale sono inserite. La scuola deve essere vissuta dal-la comunità in un arco temporale che va ben oltre l’orario scolastico. I tagli dello Stato alla scuola pubblica non possono lasciarci indifferenti. Interverre-mo ancora a sostegno della scuola pubblica, che è un fondamentale strumento edu-cativo e formativo per la popolazione.In tutte le scuole, pubbliche e private, siamo pronti a sostenere progetti di innova-zione didattica e sociale ed a rinnovare i finanziamenti una volta constatati i risultati ottenuti. È nostra intenzione concordare con le scuole materne private un patto triennale, basato sul sostegno ai progetti didattici ed educativi di queste scuole. Il Comune rivestirà un ruolo attivo nell’aiutare le strutture a raggiungere gli obiettivi concordati.Incoraggeremo ogni esperienza di maggior coinvolgimento dei genitori nella vita della scuola, compreso il volontario impiego nella manutenzione ordinaria delle scuole, come già avviene normalmente in molti paesi del nord Europa e come abbia-mo sperimentato con successo anche a Pordenone.Vogliamo che le scuole siano sicure, belle, attrezzate, fortemente partecipate, cuo-re dei loro quartieri. Vogliamo che i bambini ed i ragazzi sappiano, frequentando la scuola, che tutta la città investe su di loro e tiene tantissimo al loro futuro.Faremo crescere nelle nostre scuole il gusto per la creatività.Incoraggeremo nelle bambine e nei bambini, nelle ragazze e nei ragazzi la propen-sione a fare cose per gli altri: educheremo alla solidarietà ed al volontariato.Il Consiglio comunale dei ragazzi è stato in questi anni una esperienza formidabile, che svilupperemo ancora.Pur non essendo di competenza comunale, sosterremo un coinvolgimento delle

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scuole superiori nelle attività culturali e sociali della città. Presteremo grande atten-zione alle scuole professionali, incoraggiandole ad essere protagoniste dei progetti nazionali e regionali che possono qualificarle ulteriormente.L’Università a Pordenone va sostenuta e sviluppata, è stata fino a ora una buona esperienza che ha consentito a molti ragazzi di studiare senza spese eccessive. Raf-forzeremo il rapporto con tutti gli atenei, regionali e no, disponibili.

La produzione di energia sarà un grande fattore di sviluppoSull’esempio di molte città tedesche, raggiungeremo l’autonomia energetica della città. Pordenone produrrà tutta l’energia per usi civili di cui ha bisogno.Approveremo nel primo anno di mandato un vero e proprio Piano energetico per il Comune e per la città.Faremo un grande investimento per risparmio e produzione da fonti rinnovabili e determineremo condizioni economiche e finanziarie vantaggiose per i cittadini per partecipare a questo investimento.Punteremo sull’energia solare e sull’uso di biomasse di produzione locale.Potranno crearsi condizioni per nuove aziende e lavoro per i giovani.

Telecomunicazioni: fibra ottica, wi-fi libero e servizi comunali sul webDobbiamo poter parlare e digitare in tempo reale col mondo intero, con la potenza necessaria ed a costi bassissimi.Bisogna incoraggiare i privati a portare fibra ottica in tutta la città, utilizzando le reti sotterranee comunali.In cambio chiederemo l’espansione del sistema di WiFi libero outdoor a tutta la città.Il Comune di Pordenone è già molto avanti nella digitalizzazione dei propri servizi e nella possibilità per i cittadini di ottenere certificazioni via internet. Bisogna espan-dere questa esperienza dall’anagrafe a tutti i settori, superando ovunque l’uso della carta nel rapporto con il Comune.Un passo avanti va fatto per introdurre i sistemi open source e sostituire i program-mi copyright del Comune. L’open source è una grande risorsa a disposizione della collettività ed è l’esempio del successo della collaborazione partecipata e dal basso. L’intera rete si basa oggi su software open source: chi può dire che non è affidabile? Nel nostro Comune esistono gruppi e associazioni che già lavorano e partecipano a progetti centrati su questi software: il Comune ne favorirà la stabilizzazione, coinvol-gendoli in questo passaggio e stimolandoli a nuove imprenditorialità.Vanno stimolati i giovani a creare nuovi servizi sul web, a partire da quelli di informa-zione sulle attività che si svolgono in Pordenone e nella provincia.

All’industria non possiamo rinunciareL’ulteriore grave crisi di Electrolux ed i tagli annunciati alla fabbrica di Porcia, con le conseguenze molto gravi sul sistema di forniture esteso in tutta la provincia, ci fanno capire che non possiamo rinunciare all’industria per il futuro della città, perché l’in-dustria per Pordenone è ricerca, innovazione e lavoro.

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Electrolux non è ancora il passato della città e noi non vogliamo vedere la fine dell’in-dustria degli elettrodomestici in città. Ma serve una svolta, sia industriale che com-merciale, per la quale però non si vedono ancora progetti chiari, che noi chiediamo con forza e determinazione.In queste condizioni, i licenziamenti a Porcia e Susegana sono solo un episodio di una catena che non può che portare alla fine delle attività produttive in queste due storiche fabbriche. È una logica che penalizza i territori, dopo che per anni proprio da queste fabbriche Electrolux ha tratto utili elevatissimi.In città e nei dintorni esistono tante imprese straordinarie: il Comune di Pordenone aprirà con queste eccellenze un dialogo per capire come costruire una strategia non contingente per favorirle.

Una nuova agricolturaPordenone ha un territorio molto piccolo, gli spazi agricoli sono molto limitati. Siamo soprattutto un mercato finale per l’agricoltura della nostra provincia. Noi siamo as-solutamente schierati con chi vuole un’agricoltura di qualità, che elimini veleni dalla terra e dalle piante, che superi gli allevamenti intensivi e ci dia prodotti locali, sani e genuini. Hanno presso corpo recentemente esperienze di distribuzione di prodot-ti orticoli, e non solo, di produzione locale. Riteniamo utile favorire la promozione di un progetto perché tutti i produttori agricoli cittadini e del territorio circostan-te possano alimentare sempre di più le iniziative “chilometri zero” per valorizzare le produzioni biologiche, genuine e locali, senza organismi geneticamente modificati e andando oltre la vecchia agricoltura estensiva. Nelle mense del comune vogliamo questo tipo di prodotti. Se ci sono agricoltori di Pordenone, già operativi o potenziali, che hanno voglia di accettare queste sfide, noi siamo pronti ad aiutarli.

Cultura è anche lavoroLe attività culturali non sono “svago”. Sono il sale della crescita anche economica della città. In questi anni molte persone hanno trovato lavoro nel settore della produzione e diffusione culturale. Bisogna ulteriormente sviluppare queste opportunità, perché quello della produzione e della fruizione culturale è anche un grande mercato che crea ricchezza e lavoro per i giovani.

Commercio, la scommessa è la cittàLa nostra amministrazione comunale non autorizzerà nuovi centri commerciali nella periferia cittadina. Ce ne sono già troppi in provincia ed in regione, hanno una con-cezione sbagliata e sono sorpassati come modello.Se altri comuni lo desiderano, li realizzino pure. Auspichiamo comunque una con-certazione.La priorità per noi deve essere la valorizzazione del tessuto residenziale e l’utilizzo degli spazi esistenti. Serve anche sviluppare una propensione a nuovi consumi di qualità, che attirino potenziali acquirenti verso Pordenone. Se rinomati gruppi com-merciali, con marchi attrattivi, dovessero chiedere di insediarsi nella zona centrale della città, all’interno di una procedura che consenta la discussione sulle modalità e

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la relazione col mondo del commercio già insediato in centro città, noi guarderemo con favore e aiuteremo tali intendimenti.Favoriremo il mantenimento del piccolo commercio di quartiere, elemento non solo di servizio economico, ma anche di socialità difficilmente sostituibile con altri sistemi.Pensiamo che anche il bronx possa essere riutilizzato, almeno in parte, per finalità commerciali di qualità.

Il turismo inizia a concedere opportunità a PordenoneLa città ora è bella e merita una visita. Anche il territorio provinciale, con le nostre piccole città e le montagne, è molto bello. Si possono creare opportunità di visita, raccogliendo informazioni anche dalla navigazione nel portale www.pordenonew-ithlove.it, voluto dall’unione industriali di Pordenone.Molte manifestazioni culturali richiamano persone dal resto d’Italia e dall’estero. Al-cune manifestazioni fieristiche sono fortemente attrattive. Abbiamo il vantaggio di essere vicini a Venezia e di poterla raggiungere in treno con facilità.Consolidare la struttura alberghiera della città ed aprire buoni “bed & breakfast” fami-liari è possibile ed auspicabile.

La Fiera da rinnovare, aprire ai privati, proteggereLa Fiera di Pordenone deve completare un percorso, abbandonare cioè le vecchie manifestazioni generiche e dedicarsi solo alle rassegne specializzate, di nicchia o che riscontrano un grande favore di pubblico. Nel contempo deve maggiormente vita-lizzare un ambiente fieristico che essendo sostanzialmente prossimo al centro città dovrebbe offrire ogni settimana motivi di incontro e di visita.La trasformazione in Società per Azioni del vecchio Ente è stato un fatto positivo, ma serve ormai un diverso rapporto con gli operatori privati, soprattutto gli organiz-zatori professionali di eventi fieristici, cui non ci si può limitare ad offrire l’affitto dei padiglioni. A privati qualificati va offerto di diventare azionisti della Fiera o di società di gestione collegate.La prospettiva della creazione di una nuova ed unitaria società delle Fiere del Friuli Venezia Giulia, che torna in auge di tanto in tanto nel dibattito politico, va assunta con prudenza: troppe volte Pordenone è rimasta con le pive nel sacco, per non avver-tire il pericolo che altri ci spoglino del core business della nostra Fiera.

I giovani ed il lavoroIl cuore delle politiche verso i giovani è il sostegno alla scuola ed alla formazione, allo sport, alle produzioni e fruizioni culturali che maggiormente li attirano.I giovani vanno anche aiutati a scegliere bene i loro studi, puntando a soluzioni mag-giormente ancorate alla domanda del mercato del lavoro ed evitando scorciatoie aperte dal conseguire titoli di studio di poco valore e di “facile” conseguimento. Va condotto un serio lavoro di informazione in questa direzione, ribadendo comunque il valore fondamentale rappresentato dal lavoro manuale.Il Comune può accollarsi il sostegno a favore di percorsi di studio universitari virtuo-si, da svolgersi anche all’estero, magari sollecitando istituti di credito a concedere

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le necessarie risorse, con l’impegno dei giovani aiutati a restituire il beneficio con l’ancorare il proprio lavoro a Pordenone per un certo numero di anni, aprendo se del caso una nuova giovane impresa.Vanno aiutate le iniziative imprenditoriali attuate dai giovani, creando all’interno dell’Informagiovani un servizio specifico che ne accompagni la fase di creazione.Il Comune creerà un Fondo di Garanzia con le banche locali per sostenere le imprese messe in piedi da giovani.Cercheremo adeguati spazi sociali e per nuove iniziative commerciali ed artigianali e li affideremo ai ragazzi che presenteranno i migliori progetti d’impresa. Una zona della città in cui esistano negozi sfitti sarà destinata ai giovani stilisti di moda.

Una committenza pubblica per favorire innovazioneIl Comune deve essere stimolo alle novità anche nella sua spesa. Dobbiamo manife-stare in ogni dotazione di servizi e tecnologie una forte propensione all’innovazione.Il Comune deve essere il protagonista in città nella produzione di energia e nel rispar-mio energetico.Gli acquisti e le manutenzioni devono svolgersi sempre con grande trasparenza, per consentire ad ogni impresa di partecipare alla pari, per avere un sistema di concor-renza sano.I rapporti del Comune col sistema del credito sono cruciali e debbono essere tesi a favorire il sistema locale delle imprese nell’accesso alla provvista finanziaria.Promuoveremo, favoriremo e sosterremo la partecipazione a progetti realizzati con finanziamenti europei.

Condizioni per l’intensità del lavoroI punti più alti dello sviluppo industriale europeo (microelettronica in Scandinavia, meccanica in Germania, aviospaziale nel sud della Francia) sono caratterizzati dalla presenza di sistemi di welfare che consentono ai lavoratori di non doversi preoc-cupare dell’assistenza a bambini, parenti, anziani e delle loro condizioni di salute, perché esistono sistemi sanitari d’avanguardia. Un sistema di welfare di comunità provvede a questi compiti ed aiuta in modo straordinario le famiglie, consentendo ai lavoratori di impegnarsi nel lavoro con una efficienza difficilmente raggiungibile nelle realtà nelle quali sono le famiglie ad accollarsi tali incombenze.Noi ci impegniamo a dotare la città e l’Ambito sociale urbano di tutti quei servizi che possono portarci ai primeggiare in Europa, perciò nel mondo.

Le politiche del territorio

Un nuovo Piano Regolatore GeneraleLa nostra visione strategica è che la città debba essere al servizio del territorio pro-vinciale, stimolo allo sviluppo sostenibile, luogo della formazione, dello scambio, della promozione sociale e culturale.

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Per questa città serve un governo dei processi di trasformazione.In primo luogo dobbiamo fissare quali limiti vogliamo porre allo sviluppo. Determi-niamo un anello di verde (chiamato “periurbano”) attorno alla città e rispettiamolo, in modo che delinei la forma stessa della città. Teniamo conto che il territorio del nostro comune è piccolo e che non possiamo permetterci di “mangiare” tutto il verde che c’è attorno alla città.Poi precisiamo le funzioni urbane e facciamolo in accordo in primo luogo con Corde-nons e Porcia, in modo da delineare un sistema condiviso di vantaggi e di pesi, inver-tendo processi di concentrazione urbana e valorizzando tutto il tessuto fortemente abitato ed utilizzato che da Porcia lambisce ormai le grave ed i magredi.Raggiunto questo accordo, daremo il via al processo di definizione del nuovo Piano Regolatore Generale, che ovviamente stabilirà linee di sviluppo e ristrutturazione della città in connessione con gli altri comuni e si proporrà anche come autorevole riferimento nel rapporto con la pianificazione territoriale regionale. Deve essere un processo fortemente partecipato, tutti i cittadini debbono sentire di poter intervenire a dire la loro. Ma anche aziende e associazioni, gruppi anche informali, portatori espliciti di interessi leciti dovranno essere protagonisti di questo percorso di elaborazione. Partiremo definendo nel Consiglio comunale le linee guida sia della discussione che dei contenuti del nuovo Piano. Avremo tre elementi forti:a) vogliamo preservare e riconquistare aree verdi: nel tessuto urbano; attorno alla

città costruita (il periurbano); a scala territoriale.b) vogliamo che gli spazi pubblici della città, le sue strade e le sue piazze siano pen-

sati e gestiti come luoghi di vita e di incontro per la comunità ed i cittadini, che debbono riconoscerli come propri.

c) metteremo limiti alla cementificazione del territorio, favorendo il recupero e la nuova edificazione dove si è costruito, soprattutto fra il 1960 ed il 1990. Favorire-mo progetti che prevedano soluzioni per la socialità delle persone, con funzioni e servizi comuni e spazi privati contenuti per favorire giovani ed anziani. Scoragge-remo i vecchi modelli dell’abitazione grande ed isolata, costosa ed insicura. Favo-riremo la riedificazione con forti contenuti ecologici ed energetici.

Le acque, la nostra grande ricchezzaGli ultimi 10 anni ci hanno posto di fronte all’importanza vitale per Pordenone del-la questione acque: per l’inquinamento delle acque di falda a causa dei fertilizzanti usati in agricoltura e per l’inquinamento di molti corsi d’acqua superficiali; per due gravi esondazioni del sistema Meduna-Noncello; infine per un innalzamento deciso del livello delle falde dopo due decenni di abbassamento, causati anche da un uso eccessivo e senza criterio dell’acqua. L’abbassamento delle falde ha spinto sprovve-duti e speculatori a costruire senza precauzioni anche dove si sapeva che nei decenni precedenti le acque affioravano, come talvolta testimoniato anche dai toponimi.Oggi sappiamo che il sistema delle acque è una grande risorsa, da cui non possiamo prescindere, ma anche un bene che deve essere oggetto di cura e vigilanza, perché non può essere consentito ad alcuno di operare senza conoscerne le caratteristiche

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e senza prevedere le conseguenze per sè e per gli altri delle azioni che singoli e co-munità intraprendono sulle acque.In particolare non è pensabile che in tutta la pianura si continui a costruire negli alvei storici dei fiumi e nel contempo si pretenda che in montagna o a ridosso delle mon-tagne si costruiscano sempre nuove dighe per contenere le acque e ridurre i danni dovuti invece all’insensatezza umana ed all’insipienza amministrativa di chi consente costruzioni dove l’acqua è storicamente sempre arrivata o dove è destinata ad arriva-re perché non ha più zone di espansione dopo la costruzione di argini.Serve un patto fra montagna e pianura sull’uso delle acque, che non comporti nuo-ve dighe nelle montagne pordenonesi. Zanolin ed il Ponte chiedono che prioritaria-mente venga razionalizzato il sistema delle dighe: soprattutto quelle in quota nel bacino idrico del Meduna possono essere collegate fra loro e dotate di nuovi scarichi e consentire un più efficace contenimento delle piene. Prima si fanno questi lavori in quota, se ne verifica l’efficacia, solo dopo si discute se realizzare o meno un nuovo sbarramento a Colle d’Arba. Tutto il territorio montano deve essere oggetto di continua manutenzione, non ab-bandonato, altrimenti ogni pioggia comporterà che una valanga d’acqua, con estre-ma velocità e violenza, si precipiti verso la pianura. Ma per avere una buona manutenzione del territorio montano, bisogna che que-sto sia abitato, non abbandonato come sempre più succede. Questo abbandono è l’effetto di politiche scriteriate, che non hanno investito nulla positivamente né in servizi (sanitari e sociali, scolastici, di trasporto) né in sviluppo, perché quando la pia-nura aveva trend elevatissimi di crescita non si è compiuto nessun vero sforzo per portare lavoro dalla pedemontana fino alle zone più interne. Eppure alcune zone della vicina provincia di Belluno hanno mostrato che questo processo si poteva e si doveva avviare.Oggi serve il patto fra pianura e montagna anche per offrire opportunità alla monta-gna e fare in modo che il territorio montano ottenga investimenti e sia mantenuto.Noi vogliamo, per tutta la gente della provincia di Pordenone e per la città, acqua pu-lita e buona. La vogliamo preservare e tutelare. La vogliamo pubblica, com’è negli usi civici di queste terre da centinaia di anni senza interruzione, perché la nostra gente ha sempre considerato l’acqua un bene comune, anzi: il principale bene comune. Esiste a Pordenone da sempre una grave ed importante questione, l’inadeguatezza della rete fognaria. Le nostre fognature raccolgono sia le acque nere che quelle bian-che senza tenerle separate. Tutti i liquami convergono poi al depuratore della Burida, dove però a causa del loro carattere misto non possono essere trattati con l’efficacia necessaria. Succede così che dal depuratore spesso si riversano nel Noncello acque non completamente trattate che minacciano l’ecosistema naturale del fiume. Sepa-rare le acque “chiare” da quelle “scure” è un obiettivo primario per la salute del nostro ambiente, verso il quale indirizzare tutte le risorse che derivano dai canoni fognari che i cittadini pagano. Sarà necessario uno studio e un progetto e poi ci vorranno molti anni di lavoro.Il Comune di Pordenone si impegnerà a favorire la costituzione di un unico ente di proprietà completamente pubblica, con l’intenzione di eliminare gli attuali costi ge-

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nerali duplicati, che aggreghi tutti i comuni dell’ambito ottimale di Pordenone a cui affidare la gestione delle reti fognarie e degli acquedotti.La rete dell’acquedotto a Pordenone è oggi buona ed efficace e non crea problemi. I prelievi dell’acqua dal terreno avvengono ad una notevole profondità e garantisco-no la qualità. Il reticolo delle acque superficiali della città è bellissimo, fatto di rogge, laghetti e di un fiume di risorgiva unico nel suo genere come il Noncello. A partire dagli inizi del secolo scorso i pordenonesi hanno gravemente alterato questo eco-sistema, con un impoverimento naturale e paesaggistico riprovevole. Molte rogge sono state trasformate in fognature e poco dopo stoltamente ricoperte di cemento. Ancora oggi, dove le rogge sono visibili è facile constatare che i vecchi sistemi di “troppopieno” le inondano periodicamente di liquame o di residuati chimici, distrug-gendone così la flora e la fauna. È inoltre scoraggiante dover constatare come troppi pordenonesi gettino i rifiuti nelle rogge.Il Ponte proporrà la creazione di un corpo di guardie volontarie che si prendano cura del sistema delle acque superficiali in città, assieme al Comune. Dobbiamo riportare alla luce una serie di rogge che oggi sono tombinate rinaturalizzandole. Pordenone aveva una magnifica quinta di città che dal Ponte delle Monache giungeva fino al Ca-stello e poi a vicolo dei Molini. Si tratta delle attuali Piazzetta Pescheria e via Roma. Noi proponiamo di riportare in luce la roggia, fatto che ci consentirà di scoprire gli scarichi abusivi che ancora persistono e di separare nettamente il percorso delle acque dai sot-terranei dei condomini, evitando così i gravi danni arrecati dalle ultime alluvioni.Sarà solo il primo dei progetti di riproposizione dell’immagine antica della città.Vogliamo anche valorizzare il percorso della roggia San Carlo dal Laghetto fino alla confluenza nel Noncello, vogliamo che l’asta della roggia abbia un percorso pedo-nale e ciclabile che consenta un lungo attraversamento nord sud fino al Parco San Valentino. Noi desideriamo trasformare il reticolo di rogge, laghetti e fiume in una occasione di comunicazione pedonale e ciclabile nel verde, fisicamente separata da-gli spazi dedicati alle automobili che consenta di andare dal centro di Pordenone fino a Cordenons e a Porcia.Contemporaneamente vogliamo tutelare e valorizzare fino in fondo i caratteri di na-turalità che rendono il Noncello ed il sistema di rogge e laghetti così unici e preziosi nella loro funzione di “portare la natura in città” e di connettersi con il sistema di corridoi ecologici e degli ambiti naturali del territorio. Ciò richiede anche la promo-zione di forme di frequentazione che sappiano utilizzare consapevolmente questa specifica opportunità.

L’aria da ripulirePer decenni non ci siamo accorti che stavamo respirando un’aria sempre meno pura. Oggi l’aumento delle affezioni alle vie respiratorie, soprattutto nei bambini, ci fa ca-pire che bisogna cambiare. I fattori d’inquinamento della nostra aria sono molteplici, ma è evidente che sono soprattutto gli impianti di riscaldamento durante l’inverno ad emettere polveri sottili. Sono le nostre vecchie case, con i loro impianti tecnologi-camente superati a richiedere un consumo elevatissimo di gas. È sull’isolamento del-le nostre case e sull’efficienza degli impianti che bisogna intervenire rapidamente.

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Il traffico automobilistico è sicuramente responsabile di una parte consistente dell’in-quinamento. La chiusura della città al traffico si è rivelata in molte occasioni ineffi-cace. Queste chiusure, se davvero necessarie, vanno calendarizzate durante l’anno, d’accordo con i commercianti, in modo tale che possano programmare le attività e ridurre al minimo i danni.Queste politiche vanno condivise senza dubbio con gli altri comuni, perché è evi-dente che non esistono barriere né per evitare che arrivi a Pordenone l’aria sporca prodotta da altri né per impedire che arrivi ad altri la nostra aria inquinata.

Proteggere animali e pianteIn questi dieci anni Pordenone ha compiuto passi importanti nella comprensione del valore che gli animali hanno per gli esseri umani e per l’ambiente. L’approvazio-ne da parte del Consiglio Comunale del Regolamento per la Tutela degli Animali è stato un passo in avanti molto significativo. Al Regolamento sono seguite: l’apertura di numerose aree verdi ai cani, in alcune delle quali è possibile lasciarli liberi per la sgambatura; il riconoscimento e la tutela delle colonie feline nel territorio cittadino, la nomina dei responsabili volontari di ogni colonia, l’investimento per la sterilizza-zione di molte decine di gatti.Nel contempo abbiamo fatto un’azione decisa per scoraggiare l’abbandono di ani-mali. La percentuale di cani microchippati a Pordenone è elevatissima e il comune riesce a restituire ai proprietari gli animali che fuggono o si smarriscono. Nel canile municipale abbiamo fatto un’azione di schedatura di tutti i cani, per favorirne il più possibile l’adozione.Il passo successivo per le colonie feline sarà tabellare i luoghi di insediamento, per se-gnalare la loro presenza e far conoscere le norme regionali che ne regolano la vita.Sono da poco iniziati i lavori di costruzione del primo lotto di un ricovero temporaneo per accogliere i gatti abbandonati e infortunati. Ci impegniamo a completare l’opera.Una questione particolare è quella degli avvelenamenti degli animali, che la legge definisce un crimine che ci impegniamo a reprimere con determinazione.Nei prossimi anni, oltre a mantenere questa attenzione dovremmo impegnarci a fa-vore della fauna selvatica presente in città, che è molto numerosa, merita di essere conosciuta, specialmente dai bambini e di essere oggetto di rispetto e fattore di gio-ia per i pordenonesi.Proteggere la fauna selvatica significa mantenere alcuni dei biotopi fondamentali del nostro territorio, a cominciare dal Noncello e dagli ambienti ad esso collegati. L’ambiente prativo del parco del Seminario va preservato e bisogna mettere fine all’inutile piantumazione di alberi, che non lo arricchiscono affatto. Anche altri par-chi cittadini devono mantenere le loro caratteristiche storiche che consentono alla fauna selvatica sia un insediamento stabile che l’accoglienza dei migratori. Per capi-re l’importanza di queste grandi aree verdi basta dire che un’accurata ricerca sulle specie di uccelli selvatici presenti nel parco del seminario, ne ha rilevate oltre 150. Questa è una grande ricchezza che va preservata.Non disturbare la fauna selvatica, consentirne la riproduzione, è possibile se gli es-seri umani nei parchi e nelle zone verdi assumono comportamenti responsabili. Nel

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parco del Seminario, ad esempio, lasciare liberi i cani anche al di fuori delle aree di sgambatura recintate significa creare un pericolo costante per gli animali selvatici. Eppure molte persone che si definiscono amanti dei cani e della natura non danno alcun valore a questa mancata precauzione.Per tutti i possessori/conduttori di cani ed i cani stessi verranno individuate nuove aree dove insediare zone attrezzate per la sgambatura. Esistono nel territorio comunale molti alberi storici di grande pregio, sia nei giardini pubblici che in quelli privati. Questi alberi vanno censiti, per ognuno va stilata una scheda che ne descriva le condizioni di salute e va approvata una norma di salva-guardia specifica. Quindici anni fa il servizio verde pubblico di Gea, risorsa qualificata da preservare come preziosa ricchezza comunale, aveva redatto un volume sul pa-trimonio arboreo di Pordenone, traccia ora da aggiornare e da completare nel senso auspicato.Ci impegniamo nei prossimi anni a formare due agenti della polizia municipale spe-cificatamente sulla tutela degli animali e dell’ambiente, sui regolamenti comunali e sulle leggi che disciplinano la tutela. Chiederemo ai due agenti specializzati un impe-gno deciso in questa direzione.Ancora oggi in città molti esercizi pubblici ed alberghi non accettano animali d’affe-zione al loro interno. Eppure girando l’Europa vediamo che la possibilità di ospitare soprattutto cani negli alberghi e nei pubblici esercizi è un fattore di attrazione. In questi anni l’affermarsi dell’idea che gli animali sono esseri senzienti, l’inquina-mento prodotto dagli allevamenti intensivi, l’eccessivo dispendio di risorse natura-li direttamente connesso agli allevamenti oltre ai numerosi aspetti salutistici legati ad una dieta povera o del tutto priva di derivati animali, ha indotto molti porde-nonesi a scegliere un regime alimentare vegetariano/vegano. Già oggi nelle mense scolastiche si possono ottenere menù vegetariani. Prevediamo nel prossimo futuro un’espansione e qualificazione di questa esperienza, prevedendo ad esempio una giornata alla settimana in cui verrà proposto nelle mense un menù integralmente vegetariano.

I trasporti di persone e di cose: il Piano Urbano della MobilitàBisogna affrontare il tema della mobilità di persone e cose in Pordenone in una di-mensione che non può essere solo cittadina. Per la città transitano ogni giorno mi-gliaia di persone coi loro mezzi, provenienti soprattutto dai comuni limitrofi. Per que-sto motivo non risolveremo mai l’intasamento delle strade, l’inquinamento dell’aria, la pericolosità dei transiti senza un accordo perlomeno con Cordenons e Porcia.Scopo dell’accordo deve essere una elaborazione comune e l’approvazione condivi-sa di un Piano Urbano della Mobilità, da elaborare con il più ampio coinvolgimento dei cittadini.Ogni intervento sulla mobilità deve essere parte di questo Piano. In questo campo delicato è sempre meglio non prendere provvedimenti isolati o per tamponare situa-zioni contingenti.Noi esprimiamo alcuni principi che dovrebbero orientare il piano e poi le scelte con-crete.

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Noi proponiamo:- un abbassamento generale della velocità di circolazione dei veicoli in tutta la città,

perché desideriamo ci sia più sicurezza per tutti, ma soprattutto per i bambini e gli anziani. In alcune zone esistono gravi problemi di scurezza e vivibilità a causa del-la velocità delle auto e delle moto. Ad esempio in via Cappuccini l’abbassamento della velocità è una urgenza.

• la fine del ring, che oggi rende difficile, per eccesso di rumore ed inquinamento, la vita di quanti risiedono in alcune zone, come viale Marconi, viale Dante, via XXX aprile, via Oberdan. Il ring, per l’intensità del traffico, rende ora difficili i rapporti fra la città che sta dentro e quella che sta oltre l’anello. Bisogna pensare che il centro della città non va attraversato, ma raggiunto. Dopo aver parcheggiato si rientrerà dalla stessa direzione da cui si è giunti.

• ilripristinodelrapportostoricodellacittàcolNoncello,oggiimpeditodalvelocis-simo traffico sulla Rivierasca, che rende pericoloso attraversarla a piedi. Bisogna pedonalizzarla e trasformarla in una delle passeggiate preferite dei pordenonesi, dotandola di attrezzature, come dei gazebo estivi, e vivacizzandola di manifesta-zioni, come un mercatino domenicale permanente dei prodotti biologici;

• l’ampliamentodeipercorsiedellezonepedonali.Vapostaparticolareeperiodicacura ai marciapiedi, troppo spesso trascurati;

• chelepisteciclabilidiventinounapartefondamentaledelPianoUrbanodellaMo-bilità. Debbono essere connesse fra di loro, dotate di una specifica loro segnala-zione (per gli stop, per segnalare pericoli, ostacoli o altro), separate nettamente dal traffico veicolare e tali da consentire spostamenti di media e lunga distanza. Deve essere possibile, ad esempio, congiungere il centro di Cordenons e quello di Porcia con piste ciclabili e percorsi pedonali che corrano protetti lungo il Noncello, attraversando il Parco del Seminario e la zona archeologica di Torre. Le nostre piste dovrebbero poi connettersi con quelle di dimensione provinciale. Le esperienze di bike sharing sono state positive e si possono ampliare, offrendo anche piccole biciclette per bambini.

• l’adozionediunrazionalesistemadiconsegnadellemerciainegoziincentrocittà:non è possibile che centinaia di furgoni e camion facciano le consegne di pacchi e pacchetti, quando ne basterebbero pochissimi che operino per molte ditte.

Infine per quel che ci riguarda la società controllata GSM, che oggi gestisce la sosta in città, deve diventare un soggetto autonomo, capace di progettare e fornire idee al comune. Deve essere insomma non semplice “realizzatore” di scelte fatte in altre sedi, ma una fonte di conoscenze e saperi ed un gestore non solo della sosta, ma della mobilità urbana. Vogliamo farla crescere.

Sperimentiamo nuovi trasporti pubbliciAbbiamo autobus troppo radi, dai percorsi intricati e perciò lenti anche per fare pic-coli tragitti. La gente li usa pochissimo e se ne lamenta.Bisogna affiancare trasporti pubblici su richiesta al sistema delle linee dei bus. Le tecnologie esistono e bisogna spingere l’ATAP ad investire in questa direzione: una parte dei mezzi possono muoversi rivedendo continuamente il percorso in maniera

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da fornire collegamenti con attese minime e con tempi di percorrenza ottimali e sen-za cambi. Le fermate diventerebbero dei punti “intelligenti” di chiamata attraverso sistemi innovativi o anche con il contatto con un operatore, per non escludere le persone non abituate alle innovazioni tecnologiche. Il costo del biglietto è quello normale dell’autobus. Ovviamente sperimentare trasporti su richiesta non esime dal migliorare le linee attuali e rendere più razionale il percorso della linea Rossa, ripor-tandola ad essere uno strumento rapido di raccordo. Il alcune città d’Europa è stato creato e funziona il servizio di “car sharing”. Si tratta di auto pubbliche, perlopiù piccole ed elettriche, che le persone con la patente ed i do-cumenti in regola possono guidare e riportare in uno dei punti di parcheggio, che in generale sono nella prima periferia e permettono di entrare anche nelle zone vietate. A Pordenone abbiamo tentato primi timidi esperimenti ed è il caso di proseguire.Abbiamo sperimentato in questi anni trasporti solidali in campo sociale, rivolti soprat-tutto agli anziani. Ma l’esperienza può essere molto ampliata. Ad esempio nella città di Trento alcune centinaia di automobilisti si sono dichiarati disponibili a raccogliere sulla loro auto persone che volessero un passaggio. Dopo aver verificato che non avessero precedenti penali, gli automobilisti hanno fatto un breve corso di formazione ed è sta-to dato loro un contrassegno col quale evidenziare l’auto. Contemporaneamente si è chiesto ai cittadini di manifestare la disponibilità a chiedere e ad accettare il passaggio. Anche in questo caso, dopo aver verificato l’assenza di precedenti penali, ai cittadini passeggeri è stato proposto un brevissimo corso di formazione, al termine del quale è stato loro consegnato un contrassegno uguale a quello che gli automobilisti espongo-no sull’auto. Se camminando per Trento, o davanti ad un qualsiasi negozio o servizio, un cittadino tiene esposto quel contrassegno, vuol dire che cerca un passaggio. Se pas-sa un automobilista col contrassegno, può fermarsi e chiedere la destinazione verso la quale il pedone intende andare. Se i tragitti almeno in parte coincidono, il passaggio è certo. Funziona! Possiamo tentare anche a Pordenone.Infine nell’ultimo anno, un accordo fra Comune e ATAP ha consentito di dimezzare il costo dell’abbonamento per gli autobus urbani per le persone over 65. Si tratta di consolidare e far conoscere queste agevolazioni.

Raccolta differenziata dei rifiuti al 100%: rifiuti zero Pordenone ha fatto un grande sforzo per la raccolta differenziata dei rifiuti. Oggi sia-mo sopra il 75%, comunque siamo una delle città italiane in cui si suddivide e ricicla di più. Anche il resto della provincia è molto avanti. Raggiungere il 100% di raccolta differenziata è possibile, non è affatto una utopia. Servono educazione, impegno ed investimenti: ce la possiamo benissimo fare. Riflettiamo un attimo sull’educazione: le scuole di ogni ordine e grado hanno fatto un bellissimo lavoro. Spesso sono stati i bambini ad insegnare ai genitori come differenziare, cosa va su un sacchetto e cosa in un altro. Bisogna riprendere questa educazione ogni anno, non si fa affatto una volta per tutte, deve diventare permanente. La raccolta differenziata va introdotta non solo nelle scuole ed in Università, ma anche nei centri sportivi e culturali, nei ci-nema, nelle parrocchie e nei luoghi di culto, nei luoghi di lavoro, al mercato, in modo da educare il cittadino in ogni aspetto, in ogni momento della vita quotidiana.

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Per raggiungere il 100% bisogna passare progressivamente alla raccolta “porta a por-ta” di tutto, secondo calendari settimanali ben precisi. La raccolta porta a porta, ri-spetto a quella dei cassonetti stradali, permette maggiori percentuali di raccolta dif-ferenziata con migliore qualità e anche un maggior risparmio/recupero-energetico di materiali che altrimenti andrebbero gettati e/o bruciati. La raccolta porta a porta, dove viene fatta bene, ha spinto i cittadini ad una riduzione dei propri rifiuti (tra il -10% e il -20% di rifiuti prodotti). Si possono ridurre i rifiuti non solo non acquistan-do prodotti inutilmente sovra-imballati, ma anche acquistando prodotti alla spina, utilizzando dell’acqua filtrata del rubinetto, col compostaggio domestico dei rifiuti vegetali, utilizzando pannolini lavabili ed in mille altri modi.Effetto non secondario del passaggio alla raccolta porta a porta sarà la sparizione totale dei raccoglitori e dei cassonetti dalle strade, con un netto miglioramento del paesaggio cittadino. Tra l’altro la raccolta “porta a porta” è un primo passo per pas-sare dall’attuale Tassa sui rifiuti ad una Tariffa, che ci consenta di pagare non per le metrature che abitiamo ed usiamo, ma per quanti rifiuti davvero produciamo: in so-stanza una famiglia più ricicla e meno paga. C’è da sperare che il Parlamento approvi finalmente un provvedimento che consenta di procedere in tale direzione.Bisogna annullare anche i motivi per i quali molti rifiuti vengono prodotti. I rifiuti sono un difetto di progettazione, in natura non esistono: sono la cartina al tornaso-le di un sistema economico e sociale difettoso. Tutto dovrebbe essere prodotto per essere riutilizzato. Se non è così, vuol dire cha la qualità del prodotto è bassa e che ci sono errori di pro-gettazione. Questa è una indicazione precisa per il nostro sviluppo industriale futuro: tutto dovrà essere progettato per non produrre rifiuti non riciclabili integralmente e su questo bisogna investire molto in ricerca. Sono soprattutto i mille inutili imballi e rivestimenti dei prodotti che comperiamo a generare rifiuti. Recentemente il Comune di Venezia ha stipulato un accordo con alcuni dei maggiori gruppi commerciali presenti sul territorio per eliminare questi sprechi e ridurre la quantità di rifiuti. Anche a Pordenone possiamo fare accordi con imprese e grande distribuzione per ricreare virtuosi sistemi di vuoto a rendere. Fa-remo inoltre pressing sui competenti livelli istituzionali superiori affinché si tassi il doppio e triplo imballaggio. Inoltre favoriremo l’apertura dei “Negozi del riciclo” dove i cittadini possono consegnare bottiglie di plastica e vetro, lattine, carta ricevendo in cambio buoni spendibili.Infine, sarà necessario realizzare almeno un’altro “punto di conferimento” per i rifiuti ingombranti e speciali, nella zona nord della città e riprendere in mano un urgente e non più rinviabile progetto di ristrutturazione della sede operativa del servizio eco-logico, sede consunta e obsoleta dopo trent’anni di funzionamento.È bene essere chiari coi cittadini: il motivo per cui si vuole “spingere” la differenziata fino al 100% è la salute dei cittadini: noi vogliamo riciclarli i rifiuti, e non bruciarli o sotterrarli, perché non vogliamo respirare schifezze o bere acqua di falde inquinate. Noi non vogliamo cassonetti e contenitori per strada perché vogliamo una città bella e pulita. Vogliamo un trattamento differenziato dei rifiuti perché se ne ricavano ma-terie prime riutilizzabili, concimi naturali, energia. Se da tutto questo deriverà anche

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un risparmio economico per i cittadini, tanto meglio. Ma quel che hanno capito nel nord Europa e che dobbiamo capire ora anche noi è che non possiamo continuare a consumare male e fregarcene di quel che succede dopo, perché quel “dopo” può durare migliaia di anni, inquinare per sempre una falda, una località.Riciclare tutto è possibile e non ci farà portare alcunché all’inceneritore. Zanolin ed “il Ponte” si impegnano a non far portare rifiuti della città in alcun inceneritore. L’ince-nerimento non si sostiene da solo dal punto di vista economico: se privato dei sussidi pubblici (cioè soldi delle tasse pagate dai cittadini) non regge economicamente e comunque è il metodo più costoso di smaltimento. Il Consorzio nazionale imbal-laggi (Conai) ha recentemente reso noto uno studio sui posti di lavoro che in questo campo si creano se si sceglie la raccolta differenziata porta a porta o l’incenerimento. A parità di quantità trattate e di costi il rapporto è 15 posti di lavoro creati con la dif-ferenziata contro 1 che si creerebbe con discariche ed inceneritori.

La delicata questione del trattamento dei rifiutiUna volta raccolti, i rifiuti trasportati dalla GEA debbono, in osservanza alla norma-tiva, essere ceduti ad una società che ne accerta il grado di purezza e li tratta per renderli riutilizzabili. Quanto più alta è la purezza dei rifiuti consegnati, tanto meno servirà lavorarli e tanto più avranno valore. Se sono purissimi riescono a dare un ren-dimento a chi effettua la raccolta, altrimenti la loro ulteriore differenziazione diventa un costo. Anche perchè quel che non è differenziato finisce in discarica (la “Cossana” di Maniago). Portare i rifiuti indifferenziati in discarica costa oggi davvero molto, ma sempre meno di quel che attraverso la GEA il Comune paga per consegnare i rifiuti a SNUA. I Comuni sono obbligati dalle norme a conferire i rifiuti a società (come la SNUA) che li trattano e non possono più portarli in discarica direttamente. Insomma a SNUA conviene che i nostri rifiuti non siano puri, perché prende da GEA più di quel che paga alla discarica. L’incredibile è che nell’impianto di Aviano di SNUA si usano tecnologie vecchie, che non consentono un vero controllo sulla purezza dei rifiuti conferiti da ogni comune ed i comuni non sono nemmeno autorizzati a compiere verifiche senza preavviso. Chi accoglie il differenziato dai comuni (SNUA) e chi ne tratta i residui in discarica a Maniago (Friul Julia Appalti) hanno interessi coincidenti e SNUA tra l’altro può conferire ad un prezzo “politico” non praticato ad altri.È evidente insomma che: a) GEA ed il Comune hanno tutto l’interesse a passare ad un metodo di raccolta (il porta a porta generalizzato senza cassonetti per strada) che aumenti la purezza del rifiuto differenziato; b) GEA e Comune hanno interessi molto diversi da SNUA.Il problema è che SNUA è controllata (cosa singolare) dall’ATAP, la società provinciale dei trasporti, di cui il Comune di Pordenone è il maggiore azionista. Questo strano in-treccio ha avuto forse senso per una fase iniziale, per garantire che la SNUA non fosse venduta a soggetti che potevano trasformare la provincia di Pordenone in terra di conquista per rifiuti prodotti altrove. Ma ora il Comune deve scegliere dove stare ed evitare che intrecci ed interessi impediscano di raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Meglio dunque rendere chiaro e trasparente tutto il processo e abbandonare la partecipazione in SNUA attraverso ATAP.

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Una grande passione ed attenzione per la Protezione civileIn questi anni la Protezione civile cittadina, coi suoi collegamenti provinciali e regio-nali, ha fatto grandi passi in avanti. Continueremo ad aiutarla perché la consideriamo fondamentale in molte delle operazioni di salvaguardia e promozione del territorio che abbiamo descritto.Di straordinaria importanza per questi compiti di protezione territoriale è anche l’As-sociazione Nazionale Alpini, che ci impegniamo a sostenere anche in futuro, in tutte le sue articolazioni.Coinvolgeremo i gruppi autonomi di Protezione civile presenti sul territorio, in base alle loro specializzazioni, in maniera tale da aumentare l’efficacia dell’intervento complessivo di protezione civile.

Politiche per le persone, le famiglie e le comunità

Reti sociali e novità istituzionaliLa domanda di aiuto delle persone e delle famiglie è in continuo aumento in città. Si esprime soprattutto nella povertà di alcune fasce di popolazione, nella disabilità del-le persone, nella solitudine degli anziani, nella condizione di cronicità nella malattia in cui versano molte persone e che coinvolge le loro famiglie.A fronte di questa domanda d’aiuto stanno il Comune che agisce tramite l’Ambito sociale urbano 6.5, i servizi territoriali dell’Azienda sanitaria n. 6 e le reti sociali.I questi anni si è fatto un grande lavoro per tenere assieme istituzioni, cooperazione sociale e volontariato, creando sempre continui momenti di confronto e le modalità condivise per lavorare assieme.Nel frattempo una grande novità istituzionale è intervenuta: Pordenone ha concordato con Porcia, Cordenons, San Quirino e Roveredo in Piano la gestione comune dei servizi sociali, in modo da conseguire una concreta uniformità di trattamento dei cittadini.Partita in via sperimentale da molti anni, cinque anni or sono l’Ambito sociale ha assunto la delega dei cinque comuni all’intervento sociale. Il Comune di Pordenone gestisce dunque, per tutti, l’intervento sociale per una comunità ed su un territo-rio in cui vivono 100.000 persone: questa è ormai diventata prassi e si è dimostrata efficace. La Regione riconosce come interlocutore delle proprie politiche sociali in questo territorio non più i comuni ma l’Ambito, che viene governato dall’Assemblea dei sindaci interessati.Zanolin ha gestito in questi anni questo non semplice passaggio, dimostrando che i 5 comuni possono collaborare e fidarsi l’uno dell’altro. Negli anni che verranno sarà necessario completare il passaggio all’Ambito anche dei servizi che sono rimasti di titolarità comunale, come le case di riposo.Per quanto si possa investire molto sul sociale, non sarà mai abbastanza: la domanda di aiuto sarà sempre superiore alla capacità delle istituzioni di prestare aiuto. Abbia-mo peraltro davanti a noi molti esempi che ci convincono che quando l’intervento istituzionale si estende troppo, nel tempo crea dipendenza nella popolazione, men-

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tre per essere efficace e mutare non marginalmente ma anzi radicalmente le condi-zioni di una persona o di una famiglia, per aiutarli a diventare autonomi e capaci di riuscire con le proprie forze, deve essere breve ed efficace.Per questo l’intervento di aiuto sociale deve avere due caratteristiche: deve essere educativo, nel senso che deve insegnare i soggetti a fare bene, più che intervenire in prima persona in via sostitutiva; deve cedere competenze ed opportunità al ter-ritorio, promuovendo responsabilità di aiuto nelle comunità locali e favorendone la crescita culturale ed umana.

Le risorse finanziarieNella classifica della spesa pro-capite per il sociale, il Comune di Pordenone è quar-to fra i capoluoghi di provincia in Italia: spendiamo perciò già molto. Ma la buona notizia è che questo del sociale è per ora l’unico settore di spesa regionale in cui si sia riusciti a determinare un criterio di distribuzione delle risorse diverso dalla pura riproposizione della spesa storica. Secondo i nuovi criteri, già quest’anno all’Ambito sociale urbano 6.5 arriveranno 680.000 euro in più rispetto agli anni scorsi.

Le risorse umaneAbbiamo molte intelligenze attive sul territorio urbano in campo sociale e sociosa-nitario: stanno nelle istituzioni ed hanno bisogno di essere di poco ampliate; molte sono nel volontariato e nella cooperazione sociale e non vivono affatto una fase fa-cile. Purtroppo i modelli di vita sociale prevalenti non parlano di solidarietà ed aiuto. Molti cittadini non vogliono saperne, fatto salvo di sentirsi in diritto di pretendere interventi quando ne hanno bisogno. Bisogna assumere altri modelli e stili di vita, supportando in ogni modo questo cambiamento culturale.

L’associazionismo e la cooperazione socialeLa rete delle associazioni del volontariato sociosanitario è una grande ricchezza della città, positiva in tutti i suoi snodi, dalla grandissima Via di Natale alle più piccine. Noi ci impegniamo a difendere e sviluppare questo sistema di associazioni, premiando in particolare tutte quelle che lavorano in rete fra loro e con le istituzioni. Molte asso-ciazioni di volontariato vivono sull’impegno di un gruppo ristretto di persone, a volte in prima linea da troppi anni. Bisogna promuovere una nuova leva di volontariato in città, in tutti i campi. Partiremo dalle scuole, chiamando i giovani a confrontarsi con giornate di formazione e lavoro volontario.Promuoveremo il ruolo innovativo e propositivo delle associazioni, proponendo mo-delli integrati di sinergie di lavoro fa enti pubblici ed associazionismo.La cooperazione sociale è una grande ricchezza della città. Abbiamo tante piccole cooperative sociali ed alcune di notevoli dimensioni. Nel rispetto delle leggi, noi in-tendiamo tutelare questo tessuto di cooperative, che rispettano i loro soci lavoratori, i contratti di lavoro, le persone che aiutano. Siamo contrari all’infiltrazione nel nostro territorio di grandi cooperative falsamente sociali, veri e propri “appaltifici”, che se vengono da noi è perché vogliono solo lucrare sul servizio che debbono rendere alle persone.

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Noi proponiamo di trasformare l’attuale “Osservatorio anziani”, pensato 12 anni or sono in un’altra situazione sociale, in un “Osservatorio del sociale”, al quale invitare tutte le organizzazioni sociali e del volontariato sociosanitario. Una sorta di “cabina di regia” che consenta analisi, dialogo e progettazione condivisa.

Nuove forme di socialità da favorire: GAS e orti socialiUna novità positiva di questi anni in campo sociale è l’associarsi delle persone anche per modificare stili di vita, ad esempio nel settore del consumo. Il Comune promuove e sostiene ogni iniziativa che favorisca il consumo critico e a Km0. Nel nostro territorio i GAS - Gruppi di Acquisto Solidale, oltre  a favorire la socialità e la sostenibilità, possono diventare strumenti che incidono nel tessuto economico e sociale, favorendo l’agricoltura locale, il consumo e il mangiare sano ed intelligen-te. Sono elementi di educazione sociale che si vanno affermando e che cresceranno d’importanza.Un clamoroso successo ha avuto l’iniziativa degli orti sociali. Oltre 150 famiglie han-no avuto a disposizione un orto su terreno pubblico. È possibile ampliare ulterior-mente il numero degli orti. Le politiche della sicurezzaLa sicurezza della propria integrità fisica e psichica è un tema che ci riguarda singo-larmente e tutti assieme. L’intangibilità della nostra integrità è un bene prezioso, una tranquillità ed una libertà che soprattutto i soggetti più deboli sanno bene quanto valga.Il Comune deve aiutare i cittadini a salvaguardare questo bene prezioso, da ogni insi-dia. Da quelle che sono in fondo piccole ma più avvertite (lo scippo, il furto nelle auto e nelle case), a quelle più pericolose, che comportano la violenza fisica e psicologica, che non è detto siano connesse con rapine e furti, creando grande disagio sociale. Infine ci sono le minacce vere e di fondo al nostro ordinamento sociale, che spesso non vengono avvertite: la presenza della grande criminalità organizzata, legata al traffico degli stupefacenti ed al riciclaggio del denaro. Quest’ultima è una minaccia grandissima che sta davanti a noi e che richiederà un atteggiamento improntato a particolare prudenza e attenzione nei prossimi anni.Per far fronte a questi problemi negli ultimi anni abbiamo messo in atto un raffor-zamento della Polizia municipale, per la quale ora bisogna elaborare un progetto di formazione e dotazione di mezzi ed uomini che consenta un ulteriore e deciso salto di qualità. Abbiamo installato in città diverse decine di telecamere ed altre ne verran-no, per rendere sempre più difficile pensare di non essere individuati se si commette un reato. Abbiamo illuminato punti della città che prima erano bui.Abbiamo richiesto più mezzi e personale per la Polizia di Stato e per i Carabinieri, ma una cosa è la demagogia di cui si fa uso nelle campagne elettorali e nell’azione di go-verno, altri sono i fatti concreti: non c’è stata alcuna maggiore presenza dello Stato.Per fortuna questa è una città in cui i reati gravi contro le persone e contro il patrimo-nio sono limitati e la macchina della Giustizia ha dei tempi assolutamente accettabili per emettere un verdetto, specie se rapportati con quelli medi italiani.

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Un lavoro straordinario per la sicurezza dei cittadini è stato fatto in questi anni dai Servizi sociali, intervenendo in soccorso di centinaia di giovani in accordo col Tribu-nale dei Minori e sottraendoli spesso ad un destino di marginalità, facili prede per bande criminali.Rafforzamento della polizia municipale, coordinamento delle forze di polizia, svilup-po dell’attività dei servizi sociali, educazione alla sicurezza saranno i pilastri della nostra azione in questo campo.

I bambini e gli adolescenti: le vittimeIl ritorno al territorio è stato uno degli assi portanti degli ultimi due anni di lavoro del Servizio sociale di Ambito nel campo dei minori.Abbiamo sempre più fenomeni di bambine e bambini abbandonati, privati di affet-to e cure, in gravi difficoltà nelle relazioni sociali e soprattutto con la scuola.Siamo intervenuti negli anni soprattutto scegliendo la via, relativamente semplice, dell’inserimento di queste ragazze e ragazzi in comunità residenziali, a volte anche lontane da Pordenone. Ora stiamo sollecitando una sempre maggiore presa in carico da parte del territorio, promuovendo doposcuola e luoghi della permanenza diurna e talvolta, se neces-sario, anche notturna fuori dalla famiglia ma dentro la città ed in relazione con la famiglia d’origine, verso la quale cerchiamo, accertatane l’esistenza, di promuovere relazioni di cura.In questo campo, faremo tutto il possibile per promuovere l’affido temporaneo e condiviso delle bambine e dei bambini, che restano in contatto con la famiglia di origine. Promuovere l’iscrizione di sempre nuove famiglie responsabili nell’elenco di quelle che sono disponibili ad essere affidatarie di bambini è molto importante e sarà un impegno prioritario.Abbiamo in questi ultimi mesi, in collaborazione col Comune di Aviano e l’Ambito sociale del sacilese, avviato con successo anche l’esperienza di una casa in cui ven-gono accolti giovani adolescenti in gravissima difficoltà.Bisogna ulteriormente rafforzare la rete di coop sociali, associazioni di volontariato, oratori e chiese che si occupano di questa fascia d’età. Bisogna rafforzare la dotazio-ne di risorse umane a disposizione dell’ambito per intervenire in questo specifico, perché i casi aumentano sempre e le richieste di intervento che giungono agli uffici da parte del Tribunale dei Minori sono continue. Dobbiamo aiutare in ogni modo la crescita delle capacità genitoriali e della respon-sabilità.

Adolescenti Sono evidenti alcuni fenomeni specifici fra gli adolescenti: una diffusa estraneità ri-spetto al contesto sociale, una difficoltà forte e comprensibile ad avere relazioni con le istituzioni, un abuso evidente di sostanze da cui possono diventare dipendenti. Rafforzeremo ancora dialogo con le ragazze e coi ragazzi e con le reti sociali ed istitu-zionali che operano sulle dipendenze (il Dipartimento delle dipendenze dell’Azien-da sanitaria, il Servizio di Alcologia, i Ragazzi della Panchina, l’associazione Giulia, gli

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ACAT, alcuni gruppi parrocchiali,…), soprattutto per affrontare la piaga dell’abuso di alcool e sostanze, che rischia di segnare molti giovani per sempre.Prevediamo una ripresa del lavoro di strada e nei luoghi dell’aggregazione informa-le degli adolescenti, per dialogare alla pari e prevenire. Abbiamo condotto ottime esperienze in passato, possiamo ripeterle.Abbiamo approfittato molto in questi anni del Deposito Giordani e di altri spazi in città per dare una possibilità a tanti ragazzi in difficoltà. Daremo ulteriore impulso in futuro a sviluppare questo aspetto della vita del Deposito.

Madri e bambiniAumentano anche i casi di madri che subiscono violenze ed abusi in ambito famiglia-re e sono costrette a cercare rifugio in strutture protette assieme ai loro figli. Oggi in città esistono due strutture di questo tipo e noi ci impegniamo a sostenerle, tramite delle convenzioni con l’Ambito, poiché sono indispensabili entrambe.

Le donne pagano questa crisi duramenteLa maggioranza dei “casi sociali” seguiti dal servizio sociale in Pordenone sono donne e sono in continuo aumento da quando la crisi economica colpisce duramente.Sono casi di vera e propria povertà, causati dalla rottura di un legame famigliare che scarica sulle donne l’intera responsabilità dei figli, senza che queste abbiano redditi autonomi per farcela e troppo spesso senza che gli ex-mariti o compagni osservino gli impegni al mantenimento dei figli minori. Di frequente inoltre si somma la perdita della casa, vista l’impossibilità di pagare il mutuo che si era contratto in un’altra situa-zione famigliare. Infine, negli ultimi mesi in particolare, i casi di prolungata disoccu-pazione e di mancanza quasi totale di reddito costringono molte donne a rientrare nelle famiglie di origine (cosa che viene vissuta come una sconfitta personale) o a so-stituirsi alle badanti nella cura delle persone di famiglia, ma costrette dalla necessità, non per libera scelta. Tutto porta a diminuire l’autonomia delle donne ed a compro-mettere seriamente il contributo determinante che potrebbero offrire alla società, con grave danno per l’intero corpo sociale.Sono necessarie novità nell’intervento sociale.Bisogna organizzare una vera e propria “leva formativa” delle donne, che le metta in condizione di ripresentarsi nel mercato del lavoro con la propria ricchezza di sa-peri non formali ed aggiornate professionalmente. In secondo luogo vanno offerte maggiori opportunità, anche più semplici degli asili nido tradizionali, alle donne che hanno perso il lavoro o debbono frequentare fasi formative, per accudire a ore i loro figli: abbiamo in corso un esperimento positivo in via Pontinia e vogliamo farne degli altri. Infine bisogna realizzare delle strutture che consentano a donne sole o a gio-vani coppie di avere spazi privati relativamente piccoli e servizi in comune (cucina, lavanderie, depositi, spazi di socializzazione, lettura, studio), in modo da minimizzare i costi dell’abitazione. Il sostegno temporaneo al reddito deve servire a rimettere le donne nelle condizioni di respirare e riorganizzare la loro vita.Infine ci impegniamo a proseguire il sostegno, avviato negli ultimi 10 anni, di proget-ti contro la tratta e lo sfruttamento delle donne.

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NidiAbbiamo fatto grossi passi in avanti per quanto riguarda i nidi. Nell’impossibilità di aprire nuove strutture comunali, abbiamo fatto tutto il possibile per agevolare la na-scita di nidi privati. Abbiamo definito assieme alle cooperative sociali gli standard qualitativi dei nidi e li abbiamo accreditati. Abbiamo dato aiuti alle famiglie che non trovavano posto nei nidi pubblici o che, in base all’introduzione del principio di scelta, comunque preferivano quelli privati, in modo che alla fine pagassero la stessa cifra dei nidi pubblici. Ogni anno il Comune investe quasi 600.000 euro per i nidi e per gli aiuti alle famiglie che hanno bambini in tali strutture e questo impegno sarà ampliato.La relazione fra nidi pubblici e privati è oggi ottima: si fa formazione assieme, si di-scutono assieme problemi e prospettive. Questo processo deve continuare. Offrire-mo ulteriori occasioni alle cooperative sociali per aprire nuovi nidi.Le linee di accreditamento affidano, ai genitori dei bambini, la verifica della coerenza fra la qualità del servizio promessa e quella reale, mentre al Comune è riservato il compito di aiutare le cooperative a raggiungere gli standard previsti. Questo model-lo funziona e descrive un virtuoso rapporto famiglie-servizi-comune che rappresen-ta esempio positivo da allagare a tante altre situazioni.

Servizi ai genitoriIl Comune riceve domande di giovani coppie che desiderano confrontarsi con altri giovani genitori per imparare ad affrontare questioni pratiche e psicologiche, traen-do lezione dalle esperienze positive. È a questo scopo che l’Ambito sociale urbano ha istituito “La casa dei bambini”, un servizio di aiuto ai genitori che comprende il Centro gioco “Girasole”, aperto mattino e pomeriggio; lo Spazio gioco “Le Nuvole”, che nei pomeriggi di mercoledì e venerdì è dedicato alla prima socializzazione di bambini della fascia 18-36 mesi; lo Sportello “Informagenitori” è aperto tutti i giorni tranne martedì. Questi servizi hanno sede in Torre, presso l’asilo nido “l’Aquilone”. Investire-mo ancora su questi servizi che forniscono un aiuto concreto favorendo la crescita delle capacità genitoriali.

Servizi alla disabilitàQuella per le persone disabili è la quota maggiore della spesa sociale del Comune di Pordenone. Si articola in provvedimenti per l’aiuto scolastico, domestico ed alla socializzazione; il trasporto scolastico; l’inserimento lavorativo; i centri diurni e lavo-rativi; le comunità residenziali; lo sviluppo dell’autonomia possibile delle persone, anche con sovvenzioni alla trasformazione delle case; il sostegno alla vita indipen-dente; aiuti al pagamento delle badanti; provvedimenti per le persone gravi e gra-vissime. I centri diurni e residenziali, tutti i servizi di accompagnamento ed educazione hanno bisogno di una attenzione continua e di un’opera di aggiornamento e motivazione del personale, che ne garantiscano la qualità. Inoltre è evidente la necessità di soste-nere le famiglie. Abbiamo cercato, in questi anni, di orientare la crescita di nuovi servizi nella dire-zione di un inserimento nella città, evitando ogni ghettizzazione. Le famiglie e le

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associazioni hanno fatto uno straordinario lavoro, basti pensare alle “Case al Sole” o al lavoro della Fondazione Bambini e Autismo.Nel complesso la città offre buoni servizi; in molti casi innovativi. Ma la crescita delle risorse messe a disposizione è inferiore rispetto alla crescita della domanda di aiuto. Il rischio di riservare ottimi trattamenti a pochi e di tener fuori dalla porta quelli che hanno la sfortuna di arrivare tardi, esiste. Bisogna invece assicurare a tutti gli aventi diritto eguali opportunità. Occorre, assie-me a famiglie, associazioni, cooperative e Azienda sanitaria 6, fare un grande sforzo per razionalizzare la rete dei servizi al fine di immettere al loro interno quante più persone possibile.

L’inserimento lavorativoQuesta nostra città, negli anni ’80, è stata una delle più attive nell’offrire opportuni-tà di inserimento lavorativo alle persone disabili, soprattutto psichiche. Oggi questa spinta si è attenuata. Noi ci impegniamo a vincolare una percentuale del 10% nelle forniture di servizi al Comune a cooperative sociali di tipo B che concordino con il Servizio sociale dell’Ambito urbano l’inserimento al lavoro di persone disabili e pro-venienti dalla fascia della marginalità sociale ed a trovare il modo per garantirci che i fornitori di beni e servizi al Comune siano scelti fra quanti rispettano le leggi sull’in-serimento obbligatorio delle persone disabili.

Malattia mentale: percorsi positiviAbbiamo fortemente sostenuto in questi ultimi due anni percorsi di autonomia delle persone con gravi malattie mentali. Ne hanno fruito più di 100 soggetti, grazie a resi-denze sociali gestite dall’AITSAM. Ora questa esperienza si confronta con un riesame del territorio, delle sue storie, in un progetto chiamato Genius Loci che, assieme ad un secondo progetto sul riconoscimento precoce della malattia mentale ed ad un altro ancora su inserimenti lavorativi di nuova concezione, chiediamo alla Regione, attraverso l’Azienda sanitaria 6, di finanziare.

I “Dopo di noi”Molte famiglie si pongono seriamente la questione del “dopo di noi”, vale a dire di quale destino sia riservato ai loro figli una volta che i genitori non ci siano più. Si capisce che bisogna operare ora per trovare le soluzioni giuste e pronte tempesti-vamente. Il Comune deve favorire il riuso e la trasformazione del patrimonio edilizio per creare piccole comunità residenziali ben inserite nel tessuto urbano, evitando oneri per questo tipo di realizzazioni. Le famiglie possono associarsi per contribuire a creare queste comunità, com’è stato per le “Case al Sole”, concordando il progetto con il Comune e le reti sociali di aiuto.

Nuove gravi questioni: disturbi cognitivi, autismo, lesioni cerebraliNel campo della disabilità, abbiamo davanti a noi alcune nuove e gravi questioni.• Aumentailnumerodeibambiniedeiragazzidislessiciocondisturbicognitivi,che

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hanno bisogno di un rapido riconoscimento della loro condizione, di un aiuto spe-cifico, di un sostegno alla vita sociale. Serve sviluppare ulteriormente una fattiva collaborazione fra il Servizio sociale dei comuni, le famiglie, la scuola ed il Servizio di neuropsichiatria infantile dell’Azienda sanitaria 6.

• Aumentailnumerodeibambiniautisticiedellepersonecuivienediagnosticatoautismo. C’è in essere l’attività coordinata delle istituzioni (Ambito, Consultorio e Neuropsichiatria) e della Fondazione Bambini ed Autismo, che è oggi la migliore entità no-profit italiana in questo settore. Il Comune ha messo a disposizione della Fondazione un terreno in via Roggiuzzole per realizzare il progetto “Vivi la Città”: in alcuni edifici saranno ospitati una serie di servizi flessibili per l’ospitalità diurna e notturna, in collegamento con la vicina “Officina dell’Arte” organizzata dalla Fon-dazione; cucina e mensa per quanti frequentano i laboratori; un centro riabilitativo ed un “centro respiro” per i fine settimana o per una settimana intera. Ci impegnia-mo a seguire e sostenere questo progetto;

• gravitraumilascianomoltepersoneincondizionineurologicheprecarie.Questepersone hanno bisogno di aiuto continuo e di strutture loro dedicate. Oggi alcune vivono nello loro case sostenute dai genitori, fino a che è loro possibile. Altri vivono in strutture non specializzate e scarsamente attrezzate, come le case di riposo. Pro-poniamo la trasformazione di parte del primo piano del Centro Anziani di Torre in un piccolo spazio progettato per queste persone, con camere ampie, che consenta ad un parente o un badante di dormire vicino alla persona in coma, con servizi personali come un piccolo angolo cucina, ovviamente un bagno per chi assiste la persona, un angolo con tavolo alcune sedie, impianti per ascoltare musica e la tele-visione. Casa Serena garantirebbe assistenza infermieristica e medica, servizi come la cucina la lavanderia. Alcuni appartamentini così concepiti darebbero molte sicu-rezze alle famiglie delle persone in coma. Gli altri resterebbero a disposizione degli attuali ospiti.

Le associazioni che si occupano di malattie neurologiche hanno un’attività di forma-zione permanente dedicata ai famigliari che si svolge in Casa Serena. Continueremo ad aiutare queste iniziative.

La “Casa dei Risvegli”Il più ambizioso dei progetti del mondo del volontariato nel settore della disabilità è però la “Casa dei Risvegli” proposta dalla associazione “Amici di Ale”. Si tratta di una struttura immaginata per servire perlomeno Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige, che servirà a tentare il risveglio delle persone cadute in coma neurologico dopo un gra-ve trauma, utilizzando tutti i mezzi di stimolazione. L’esempio di successo è quello dell’omonima struttura che opera in Bologna. La struttura deve lavorare in stretto collegamento con la neurologia ospedaliera e perciò è stata individuata un’area per la sua costruzione vicina al nuovo ospedale.Per realizzare la “Casa dei Risvegli” sarà necessario un accordo con la Regione e la partecipazione di tutta la città sia per la realizzazione che per sostenerne dopo la gestione.Ci impegniamo ad aiutare in ogni modo possibile l’iniziativa.

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Il disagio degli adultiLa crisi ha affiancato alle persone diventate marginali per necessità, costrizione e talvolta scelta, anche persone che vivevano in condizioni umili ma non di povertà e altre che oggi non intravedono prospettive per il loro futuro.C’è poco tempo a disposizione per evitare la loro marginalizzazione definitiva. Abbia-mo bisogno di una grande leva formativa, che consenta a tali soggetti di ripresentar-si nel mercato del lavoro con nuove competenze.Nel frattempo bisogna aiutare le famiglie in difficoltà, soprattutto quelle in cui vi sono figli piccoli. Ma deve prevalere sempre la logica del contratto sociale: il Comune può aiutare per un breve periodo (da sei mesi ad un anno, al massimo) ma a condi-zione che le persone aiutate compiano con efficacia un percorso concordato che le conduca a cambiare le cose che non vanno della loro vita. Altrimenti gli aiuti sono sprecati.Nel campo dell’aiuto alle persone in difficoltà, alcune misure fin qui adottate sono molto importanti:- la distribuzione di borse spesa da parte delle parrocchie cattoliche, della Società San Vincenzo de Paoli, della Chiesa Evangelica Battista, della Croce Rossa e di altre organizzazioni è ormai una misura strutturale delle politiche sociali. In gran parte si tratta di strumenti concordati col Comune e concessi periodicamente in aiuto alle famiglie. Consolideremo l’esperienza, anche con corsi all’educazione alimentare so-prattutto per le persone immigrate;- la scelta di trasformare misure di sussidio economico in borse lavoro è stata un suc-cesso, col quale abbiamo evitato di far pesare psicologicamente su molte persone l’aiuto del Comune, aiuto che invece viene dato in base ad un impegno prestato a favore della comunità cittadina. Ci impegniamo a svilupparle ancora;- anche le altre misure per il lavoro (lavori socialmente utili e voucher) sebbene per un numero minore di persone hanno dato risultasti positivi e vanno ripetute;- aumenteremo le somme a disposizione per i contributi alle famiglie per pagare gli affitti onerosi:Infine un’attenzione particolare merita il sostegno a quanti si impegnano nella lotta contro le dipendenze da alcool, fumo e gioco che sono molto diffuse fra gli adulti e creano danni sociali e fisici enormi. Non c’è caso di marginalità sociale a Pordenone che non sia anche un caso grave di alcolismo. Ci impegniamo a sostenere le reti degli ACAT e degli AA che operano nel territorio comunale.

Una struttura per uscire dalla marginalitàQuando le persone con problemi psichiatrici non gravi, senza fissa dimora, ex tossi-codipendenti, ex alcolisti e tutti coloro che le vicissitudini hanno portato ai margini della società e, se ce l’hanno, espulsi o autoesclusi dalla famiglia, si rendono dispo-nibili a tentare un cambiamento nella loro vita, il Comune li invia nelle strutture di “Casa Betania” di Udine o più raramente di Tolmezzo. Proponiamo di realizzare, in ac-cordo con un ente privato non lucrativo e che sia disposto ad investire, una struttura simile anche a Pordenone: un luogo in cui, per un periodo massimo di un anno, sia fatto un lavoro prettamente educativo alla vita sociale, siano previsti reinserimenti

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lavorativi o borse di lavoro, frequenza di gruppi di volontariato, condivisione dei la-vori interni alla casa e dove le regole siano quelle del buon vivere civile. Eviteremmo così ricoveri impropri nelle RSA o in Casa Serena

Gli anziani e la solitudineGli anziani sono una parte forte della nostra società. Se si confrontano i loro redditi medi con quelli dei giovani in età da lavoro, si vede che, nella grande parte dei casi, a Pordenone, sono in condizioni di grande decoro. Molti anziani contribuiscono anco-ra in forma decisiva al reddito dei figli adulti. Si sono conquistati questa condizione lavorando duramente, con grandi sacrifici. Oggi l’85% degli anziani di Pordenone possiede la casa in cui abita. Questo è un fatto certamente positivo, perché dà loro maggiore indipendenza economica, ma anche con risvolti negativi, perché spesso li consegna, in case ormai spesso inadatte, ad una progressiva solitudine rotta solo da qualche sporadica telefonata e da poco altro. Ma di certo il posto migliore in cui un anziano può vivere è nella propria casa e con la propria famiglia. Altre soluzioni, come il ricovero nelle case di riposo, sono dolorose e a cui ricorrere solo in caso di estrema difficoltà.Molti anziani pordenonesi sono in salute e vivono a lungo. Per queste persone il vero problema è spesso aiutare i loro figli ed i nipoti, partecipare attivamente alla vita sociale, sentirsi vive. Per loro sono necessari luoghi in cui ritrovarsi per chiacchierare, giocare e ballare; organizzare conferenze e corsi di aggiornamento culturale; curare la salute fisica attraverso il movimento; poter entrare a prezzi vantaggiosi a spettaco-li ed ottenere alle migliori condizioni servizi, Il servizio “Carta d’argento” del Comune già oggi da risposte a molte di queste esigenze e molti operatori privati organizzano occasioni d’incontro, molte associazioni intervengono per alleviare la solitudine. Si tratta di attività da incoraggiare, anche recuperando nuovi spazi.

La cronicitàMa l’età avanzata è frequentemente caratterizzata anche dalla presenza di malattie croniche, dalla debolezza, dalla necessità d’aiuto, dal ricorso a farmaci ed all’aiuto medico. Ovviamente si tratta spesso di percorsi di vita obbligati, senza alternative. Il proble-ma è come aiutare questi anziani a sopportare con dignità tali situazioni.

L’assistenza domiciliareOggi nelle attività di aiuto sociale alle persone con malattie croniche (pulizie per-sonali e della casa, preparazione dei pasti, controllo dell’assunzione di farmaci pre-scritti…) sono impegnate soprattutto le donne legate da stretta parentela con la persona ammalata, che debbono badare anche alla loro famiglia e talvolta, se ce l’hanno, al loro lavoro: il risultato è l’insorgenza di condizione di stress in cui vivono molte donne che non può essere sopportata a lungo.Esiste un Servizio di Assistenza Domiciliare comunale (SAD). Funziona molto bene, ha degli ottimi operatori, molto professionali. Che però sono insufficienti rispetto alla domanda di aiuto sociale a domicilio che la gente esprime. Oggi è un servizio

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gratuito a Pordenone, mentre è oneroso, con tariffe variabili, in molti comuni. Sicco-me i comuni non possono assumere altro personale, l’unica alternativa è estendere il servizio in collaborazione con enti privati non lucrativi. Noi proponiamo di par-tire dalla Carta dei Servizi del SAD per definire le condizioni di accreditamento dei soggetti privati e di fornire poi alle famiglie che useranno quei servizi un aiuto che consenta loro di contenere la spesa sostenuta per fruire dell’assistenza. Il servizio pubblico terrà per se i casi più complessi e gravi, in particolare le demenze trattate a domicilio, e svolgerà una funzione di supporto formativo, sempre necessario.In questi anni si è diffuso significativamente il fenomeno delle badanti. Il Comune distribuisce aiuti parziali alle famiglie a basso reddito che hanno una badante.Ambito, Azienda sanitaria ed Agenzia regionale del lavoro hanno già organizzato corsi per badanti. Prevediamo di attivarne ancora, rivolti anche ai familiari degli an-ziani e ammalati, al fine di una più efficace gestione a favore degli assistiti, con l’o-biettivo di renderli edotti sui potenziali servizi e sugli aiuti economici che possono essere richiesti al Comune ed ad altri eventuali enti.

Le demenze e l’aiuto domiciliareÈ chiaro che i casi più gravi da affidare agli operatori pubblici del SAD sono i casi di demenza e della demenza di Alzheimer in particolare. Poiché il carattere del SAD non è quello della presa in carico definitiva di una persona, è evidente che si tratta di usare gli operatori pubblici come istruttori di parenti, amici, badanti impegnati in questo difficilissimo compito e di sostenerli di tanto in tanto, anche su richiesta, quando le condizioni cambiano. Sarà necessaria una fase formativa degli operatori del SAD, da farsi assieme alle associazioni del volontariato ed alle coop sociali che verranno accreditate e che operano in questo specifico campo.

Un nuovo Nucleo AlzheimerIl nucleo Alzheimer di Casa Serena è stato per anni una esperienza di avanguardia ed è tuttora l’unico nucleo specializzato nella malattia presente nelle case di riposo della provincia. Ma è evidente che la sua struttura edilizia lo rende molto limitato. Non rende possibile, ad esempio, il camminare notturno degli ammalati, che in uno spazio protetto e ben definito, senza ostacoli, deve essere loro consentito. Non ha un giardino d’inverno, utilissimo per queste persone. Lo stesso giardino estivo non da piene garanzie sulla sicurezza delle persone che non possono essere mai lasciate sole a passeggiare. Anche la struttura interna ha un carattere ospedaliero, con le ca-mere che si affacciano su un corridoio.Dobbiamo fare un nuovo nucleo e proponiamo di realizzarlo al piano terra del Cen-tro Anziani di Torre, che andrà ristrutturato ed ampliato, coinvolgendo una parte del giardino. Il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria 6 si trasferirà nella Cit-tadella della Salute.

Casa SerenaIn questi anni Casa Serena è diventata per tutti la casa di riposo di riferimento non solo della città, ma di tutta la provincia. Se ciò è avvenuto è grazie alla grande aper-

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tura alla partecipazione che abbiamo perseguito negli anni. Ogni giorno oltre 100 persone operano in Casa Serena come volontari. La Casa è stata divisa in nuclei, il personale della cooperativa che fornisce servizi di assistenza è stato stabilizzato e qualificato, l’assistenza infermieristica progressivamente migliorata, la direzione sa-nitaria e generale della casa qualificata, le attività di animazione rivolte agli anziani arricchite. Noi ci impegniamo per il futuro a mantenere questi standard qualitativi ed a migliorarli in sintonia coi famigliari dei residenti nella casa, col personale, coi volontari e tutti i portatori d’interesse.Ma il problema strutturale di Casa Serena rimane: è troppo grande, ha una concezio-ne antica, ospedaliera, è dispersiva. Solo poche camere hanno un bagno riservato ed è difficile immaginare che la struttura regga a lungo negli anni, salvo che non si facciano ingenti lavori di ristrutturazione. Da tempo il Comune ha a disposizione tre progetti di Case di Riposo che potrebbero, se realizzati, sostituire in maniera ottima-le Casa Serena. Continueremo a chiedere alla Regione di finanziarli.

Il Centro Anziani di TorreÈ diventato in questi anni una struttura con molte vocazioni a servizio del quartiere. Contiene l’utilissimo Centro prelievi dell’Ospedale, alcuni servizi del Dipartimento di Prevenzione della Azienda 6, molte sedi associative, sale riunioni, una serie di appar-tamenti per persone anziane. Proponiamo che, dopo lo spostamento nella Cittadel-la della Salute, al posto del Dipartimento delle dipendenze, previa ristrutturazione, vada un “nucleo Alzheimer” e che alcuni degli appartamenti siano ristrutturati per essere dedicati a persone in stato neurovegetativo.

L’Umberto ILa storica casa di riposo del Centro città è proprietà di un’Azienda per i Servizi alla Persona, un ente il cui consiglio d amministrazione è designato per 4/5 dal Comune e per 1/5 dalla Provincia. Si stanno completando lunghi lavori di ristrutturazione ed il miglioramento della vita nella struttura si percepisce. Il Comune seguirà ed aiuterà la Casa, mettendola in rete anche con le altre case di riposo operanti sul territorio dell’ambito.

Casa ColveraÈ l’esperimento migliore e di maggior successo che nel campo della residenza per gli anziani si sia fatto a Pordenone. Una struttura fortemente legata al territorio, ben inserita nelle sue dinamiche, che consente autonomie importanti a quanti vi risie-dono, con una forte partecipazione del volontariato. Anziani, famiglie, operatori e quartiere sono contenti del risultato. Se ne possono realizzare altre di queste case in città. La prima proponiamo che sia allestita ristrutturando la proprietà comunale limitrofa al lago San Carlo.

Politiche per l’immigrazioneAbbiamo alle spalle dieci anni di impetuosa immigrazione a Pordenone. Abbiamo retto bene la sfida, non vi sono stati grandi scontri sociali in città, nonostante la pre-

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senza di oltre ottomila immigrati regolari. Tutte le questioni sociali che abbiamo visto in precedenza, nessuna esclusa, toccano gli immigrati e noi ci rifiutiamo di affrontar-le nella logica di “tanto agli italiani, tanto agli immigrati”. Sono questioni che tagliano trasversalmente la società e riguardano tutta la città.Abbiamo vissuto in passato momenti assai difficili, che però godevano di una fase di crescita economica della città, di abbondanza di lavoro per tutti.Abbiamo riscontrato molti problemi di comprensione delle nostre leggi e delle con-suetudini. Volevamo evitare che potesse prendere piede la creazione di ghetti ma anzi abbiamo cercato di favorire l’insediamento degli immigrati nella forma più omo-genea possibile sul territorio cittadino. Abbiamo dovuto e dobbiamo affrontare la questione dell’inserimento scolastico dei bambini e dei ragazzi provenienti da paesi molto distanti e ci siamo avvalsi dei facilitatori scolastici. Avevamo la necessità di relazionarsi con le comunità immigrate e ci siamo affidati ai leader religiosi per av-viare un dialogo civile. Avevamo ed abbiamo problemi coi i minori immigrati, che sono spesso soggetti ad abbandoni a causa della debolezza, o assenza, delle reti famigliari, ma grazie ai doposcuola (ed a quello del Don Bosco in particolare) ed alle società sportive abbiamo percorso un notevole cammino. Ma oggi davanti a noi c’è lo spettro di una lunga disoccupazione che potrà colpire molti immigrati, i più deboli culturalmente, i meno disposti ad accumulare nuove conoscenze per ripresentarsi sul mercato del lavoro con rinnovate chanches di trovare lavoro. Il timore è che si ge-neri una sacca di marginalità senza sbocco. Abbiamo bisogno di formazione di base, linguistica in primo luogo, e civile, in modo da mettere tutti in grado di comprendere bene la condizione in cui vivono e quel che potrà succedere. Occorre comunque guardare avanti: servono borse di studio per le ragazze immigra-te, perché se non sviluppiamo positivamente il loro ruolo avremo sempre una diffe-renza di fondo fra italiani ed immigrati. Bisogna evitare ogni stupida discriminazio-ne, perché è vero che gli immigrati debbono diventare italiani e che noi dobbiamo restare italiani, ma questo è un processo, se è vero che a 150 anni dall’Unità d’Italia nemmeno noi sappiamo quanto gli italiani si riconoscano tutti nella loro Patria. Dob-biamo accettare diritti e doveri per noi, per essere credibili nel pretenderne il rispetto da parte degli altri.Dobbiamo pensare ad affrontare difficili problemi di convivenza, come si manife-stano oggi nelle case ATER di Vallenoncello, non solo in termini di repressione di fe-nomeni sociali. Certo, servono i pattugliamenti, ma serve anche educare, spiegare, far capire anche i doveri che derivano dall’avere un alloggio, far capire che non solo esistono leggi e regolamenti, ma anche le nostre abitudini e pretenderne un rispetto convinto. In quella situazione serve l’inserimento di un lavoro di mediazione civica fatto da operatori con esperienza, che vada a dirimere le matasse dei rapporti difficili ed intricati fra vicini tanto diversi, che poi generano il malessere di un quartiere.Dobbiamo smettere di pensare che l’immigrazione sia un fenomeno transitorio. Sen-za immigrati molti servizi essenziali entrerebbero in crisi, non fermeremmo la crisi demografica italiana, molte scuole si svuoterebbero, altre perderebbero alcuni fra gli allievi migliori, tante imprese chiuderebbero.Tutto questo non significa “tollerare”. Anzi, non tolleriamo di non sapere da dove ven-

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gano i soldi con cui i cinesi si comperano negozi a Pordenone e possiamo benissimo supporre che siano frutto di attività illegali compiute chissà dove. Non accettiamo che vi siano bande di persone immigrate, spesso miste con nostri connazionali, che gestiscono per conto della ‘ndrangheta lo spaccio della cocaina. Non accetteremo mai che vi siano zone senza legge, che i negozianti non si sentano protetti, che le famiglie abbiano paura. Ma questo clima si sconfigge col rispetto della legge e con-siderando gli immigrati “persone”. Come noi.

L’integrazione sociosanitaria e la sanità territorialeIn questi anni sanità territoriale e lavoro sociale hanno cercato e trovato le vie per collaborare. Interlocutori sono stati l’ambito sociale ed il Distretto sanitario, che ha coordinato i servizi presenti nel territorio: per i minori, il consultorio pubblico (e quel-li privati) e la neuropsichiatria infantile; per l’handicap, i servizi delegati all’Azienda 6 dai Comuni ed ancora la neuropsichiatria; per le dipendenze, il Dipartimento, il SERT ed alcologia; per gli adulti, il Servizio infermieristico domiciliare, il Dipartimento di Salute Mentale. Per la prevenzione il Comune ha offerto spazi al Dipartimento per lo screening mammografico di massa, per la prevenzione del tumore alla cervice uteri-na. Con i medici di base, in mille e mille occasioni, i servizi sociali hanno collaborato.Ma tutto questo è avvenuto ed avviene in una condizione di avvilente povertà e mancanza di risorse umane ed economiche sia del Distretto che delle strutture di-partimentali dell’Azienda sanitaria.Abbiamo dato e daremo sempre battaglia per un riequilibrio della spesa regionale in campo sanitario, che penalizza Pordenone in modo incredibile.Presenteremo progetti specifici sulla salute mentale, sulle dipendenze, sul settore materno infantile, sull’assistenza infermieristica e fisioterapica domiciliare, sull’assi-stenza domiciliare per i pazienti oncologici adulti e bambini, sull’integrazione as-sistenziale Ospedale e Territorio, sugli Hospice, sulla struttura distrettuale. Faremo battaglie per chiedere alla regione di finanziarli.C’è però un’altra avvilente emergenza: tutti i servizi sanitari territoriali non hanno una sede degna di questo nome. Ma ce l’avranno, integrati coi servizi sociali: la Cit-tadella della Salute.

La Cittadella della SaluteSorgerà nella parte più settentrionale dell’attuale ospedale, occupando tutto lo spa-zio fra il parcheggio ed il padiglione C che ospita le medicine.La ristrutturazione costerà 12 milioni di euro che sono già stati stanziati dalla Giunta regionale.Vi troveranno posto, sulla base di una attenta progettazione, condivisa coi diversi soggetti interessati, i servizi sociali di ambito, che sono oggi in via San Quirino, e quelli residuali comunali; il distretto sanitario, con la sua direzione, gli uffici ammi-nistrativi, gli sportelli per il pubblico; le equipes territoriali dei dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze; i servizi infermieristici domiciliari; il consultorio fami-gliare pubblico ed i servizi di neuropsichiatria infantile; i servizi sociosanitari relativi alla disabilità; il dipartimento per la prevenzione dell’Azienda sanitaria; la farmacia

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comunale; alcuni ambulatori specialistici del distretto in collaborazione con l’ospe-dale ed un centro prelievi, anche in vista del trasferimento dell’ospedale in Comina. Il Comune di Pordenone metterà a disposizione il Responsabile Unico del Procedi-mento dell’opera.

Il nuovo OspedaleSi è molto discusso del nuovo ospedale. Noi ribadiamo alcune cose precise:• unnuovoospedale,didimensionipernumerodipostilettosimileaquelloattuale,

è necessario;• dovràavereilruolodiospedalediriferimentoperl’areavastapordenoneseedes-

sere al centro della rete ospedaliera della provincia;• èbenechesiaedificatoinCominaechesiprevedaunmiglioramentocomplessivo

della viabilità per raccordarlo alle principali arterie di comunicazione;• l’areadell’attualeospedaledeveessereliberatadaipadiglioniA,B,Cedall’edificio

che ospita i laboratori e tutto il territorio deve diventare un grande parco verde urbano a disposizione del quartiere, che non ha una simile area;

• inCominavannovincolateaparcourbanovastezonedelterritorioedacquisitealpatrimonio comunale, in modo da garantirci per il futuro che rimangano grandi polmoni verdi e naturali in quella zona. In quelle aree potremo piantare un albero per ogni bambino che nasce, rispettando una legge che non è mai stata completa-mente applicata, anche se a dire il vero negli ultimi anni, in città, sono stati messi a dimora molti alberi.

Il nuovo carcereIl carcere dovrebbe essere un servizio che lo Stato mette a disposizione dei cittadini che hanno commesso reati per cambiare vita e, quando escono, non commetterne più.Oggi non è così, il carcere nel vecchio castello non consente nessuna formazione professionale vera. Le persone che lavorano in quel carcere stanno quasi peggio dei detenuti.Serve finalmente un nuovo carcere, dopo anni di rinvii da parte del Ministero. Siamo per edificarlo in Comina, nell’area individuata e siamo perché abbia le caratteristiche di un istituto moderno, che faccia studiare ed imparare e consenta di lavorare.Da anni aiutiamo cooperative ed associazioni che si occupano di accompagnare, una volta usciti dal carcere, gli ex-detenuti in percorsi virtuosi, di lavoro. Continueremo lungo tale strada

I cimiteri cittadiniI nostri cimiteri sono luoghi laici di pietà e ricordo. Noi li vogliamo ordinati e rispetto-si dei defunti. Ci impegniamo coi pordenonesi in questa direzione.Potenzieremo il nostro servizio di pompe funebri, per consentire ai meno abbienti di ridurre le spese in occasione della scomparsa dei loro cari. Favoriremo, per chi la desidera, la pratica della cremazione delle salme.

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Cultura della mente e del corpo

Una nuova PordenoneLa nostra è sempre stata una piccola città colta: basta guardare alla sua forma urbana antica, a corso Vittorio Emanuele, per capire che qui hanno vissuto donne e uomini con gusti raffinati e aperti al mondo, come ci racconta la facciata orientaleggian-te del nostro municipio, o il fatto che il nostro campanile trecentesco sia opera di lombardi, o che in quegli stessi anni un frate di Villanova raggiungesse la Cina per predicare, probabilmente il primo europeo a transitare per il Tibet.Che infine oggi la città goda di molti luoghi dedicati alla cultura della mente e del corpo (elementi che non sono mai separati!) e di moltissime manifestazioni ed in-contri, non può costituire sorpresa. Merito dell’amministrazione in questi ultimi dieci anni è stato realizzare nuovi luoghi (la riproposizione finalmente del Teatro Verdi, la nuova Biblioteca, la nuova Galleria d’Arte Contemporanea nelle due sezioni di Parco Galvani e di via Bertossi, il Castello di Torre, il restauro di Palazzo Badini, le Tintorie di Torre per l’Immaginario Scientifico, il Deposito Giordani, l’ampliamento del Pala-sport, la Palestra Gallini, il Palazen, il centro sportivo nell’ex Cerit, il nuovo campo di atletica e molte altre cose…) nei quali la gente può trovarsi, ascoltare, discutere in-formarsi, giocare, muoversi, trovare nuove amicizie e relazioni. Noi diciamo che tutti questi luoghi costituiscono il “capitale sociale” della città, ricchezza di tutti i cittadini.Capiamo meglio oggi, in una situazione di grave crisi economica e sociale, quanto sono necessari questi servizi. In primo luogo perché hanno creato un “mercato” e molte persone vi lavorano. In secondo luogo perché ci tengono uniti: a quei luoghi accediamo un po’ tutti per motivi diversi tutti egualmente rispettabili e validi. In ter-zo luogo perché abbiamo molte occasioni per capire il mondo, quel che succede più o meno lontano da noi e possiamo trarne ispirazione per fare cose nuove, produrre nuove merci e servizi, cambiare i nostri stili di vita e vivere meglio.Ma la disponibilità di spazi è solo la condizione necessaria per muoverci, ma non sufficiente: bisogna anche elaborare idee e ideali, trovare persone disposte a sacrifi-carsi, reperire mezzi materiali e finanziari, coinvolgere giovani sui quali investire per il futuro.

Una grande iniquità: le risorse regionaliAnche nel campo della cultura le risorse ridistribuite sul nostro territorio dalla Re-gione sono oggettivamente squilibrate rispetto ad altri territori. Occorre parlare di questo problema senza nasconderci le responsabilità dei nostri rappresentanti, che le stesse organizzazioni sportive e culturali viziano con un atteggiamento discrezio-nale. Ma non è solo un problema di risorse finanziarie: è un problema di spazio sui giornali, ad esempio, di titolarità nelle convocazioni di categoria, di divieto di acces-so o quasi ai prodotti di Pordenone negli altri territori.  Evidentemente  tra la nascita della Provincia e la fine del provincialismo serve più di mezzo secolo.La differenza fra quanto avremmo diritto ad avere sulla base di un semplice calcolo basato sulla proporzione tra il totale dei residenti in provincia ed il totale dei residen-

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ti in Friuli Venezia Giulia e quello che effettivamente viene erogato dalla Regione alla provincia di Pordenone sul totale delle risorse regionali destinate a cultura e sport, si assestava sui 6 milioni di euro in meno nel 2009. Non può continuare così, anche qui bisogna uscire dalla logica della spesa storica. Anche in questo campo non rivendi-chiamo per il territorio, chiediamo che a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia siano date le stesse opportunità di accesso.

Lavorare assieme per favorire le produzioni culturaliNei prossimi anni servirà che il Comune si impegni in un paziente lavoro di costru-zione di sistema. Per prima cosa è necessario verificare se nel tessuto associativo cul-turale e sportivo esistano, e quali siano, possibili sinergie. Serve uno studio attento, completo. Serve una politica che punti a sviluppare le sinergie possibili e le premi, penalizzando invece la mancanza di sinergie, cioè il desiderio di non lavorare assie-me, in rete, quando invece questo sia stato verificato come possibile.Serve una politica di garanzia riguardo all’assegnazione di sedi comunali o al soste-gno all’acquisto di sedi da parte di associazioni o gruppi di associazioni culturali e sportive. Bisogna dare una garanzia di lungo periodo per queste sedi e questi contri-buti, fatta salva la facoltà del comune di rescindere i contratti in caso di uso difforme o inadeguato rispetto a quanto concordato. Questa dei luoghi assegnati o acquistati dalle associazioni o dalle reti di associazioni, è una fondamentale questione di imma-gine ed anche di sostanza. Può infatti radicare nel territorio e/o consentire una capi-talizzazione dei soggetti giuridici che dia anche sicurezza alle persone che lavorano per l’associazione.La politica culturale della nostra regione e del nostro comune è stata nel bene e nel male segnata negli ultimi anni dalla edificazione o dal restauro virtuoso di strutture: teatri, spazi polivalenti, spazi di esposizione... È opportuno rivedere i criteri di acces-sibilità di questi spazi per i soggetti che localmente producono cultura e partecipa-zione sociale. Va promossa una politica di ospitalità gratuita di prove e produzioni, sicuramente costosa, ma che può essere temperata da giudizi di merito e di risultato. Forse esistono modelli da studiare, anche a Pordenone. Serve in realtà elaborare un modello di sostegno e di incoraggiamento al mercato locale: chiedendo per esempio a Scuole, Associazioni di altro genere ed anche alle grandi manifestazioni (proprio su questo punto molto in ritardo rispetto alle altre regioni italiane) di praticare anche nella cultura i famosi Chilometri Zero, soprattutto quando si ha a disposizione un valore conclamato in loco.

Le manifestazioni culturali e sportivePer quanto riguarda le manifestazioni e le iniziative culturali e sportive, per prima cosa noi proponiamo che ci sia una visibile, dichiarata, misurabile distinzione tra le iniziative che gli enti pubblici, in primis il Comune, organizzano direttamente e quel-le affidate, con trasferimento di contributi, da altri enti o associazioni. È un elemento di chiarezza non più rinviabile, per fare in modo che non nascano rapporti sbagliati fra le istituzioni, chi le governa e le associazioni.Pordenone vanta nella sua programmazione culturale e sportiva annuale alcuni

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grandi eventi. Noi non vogliamo che il grande schiacci il piccolo e non lo faccia cre-scere. Vogliamo garantire pari opportunità a tutti.Per riuscire in questo intento, va definita una strategia di sviluppo massimo per le grandi iniziative, che non dovrebbero comunque superare una soglia fisiologica nell’assegnazione di contribuzioni comunali, determinata certamente secondo crite-ri da approntare ex novo e da discutere, ma oltremodo necessaria, pena il drenaggio di risorse destinate a tutti a quasi esclusivo vantaggio dei più forti.Va meglio precisato un criterio oggettivo di accesso ai contributi pubblici per le nuo-ve realtà: ad esempio almeno tre anni di attività e una verificabile capacità organiz-zativa e di comunicazione, indipendentemente dai risultati numerici.Se, come in questi anni, si presenta un periodo di vacche magre, va definita una per-centuale di sacrificio sui contributi pubblici assolutamente uguale per tutti, grandi o piccoli che siano. Il sostegno alle attività deve passare attraverso una convenzione col Comune, che garantisca un contributo finanziario fisso per almeno tre anni. “Fis-so” significa non diminuibile, non aumentabile, naturalmente revocabile da ambo le parti secondo criteri di oggettività e di evidenza.A Pordenone si organizzano manifestazioni culturali assai importanti, molto diverse fra loro. È giusto prevedere una programmazione triennale dell’intervento comu-nale, garantire a queste manifestazioni una contribuzione definita, non valicabile. Il Comune può continuare a sostenerle anche con l’assistenza tecnica, favorendone le relazioni col mondo imprenditoriale locale.Pordenonelegge ha avuto il merito di consentire la nascita e lo sviluppo degli “Ange-li”, che aiutano e garantiscono volontariamente lo svolgimento degli incontri. È una scelta che apprezziamo molto, importante e condivisibile, perché queste manifesta-zioni sono tanto più importanti quanto più si reggono anche sul lavoro volontario di molti giovani pordenonesi.Altre manifestazioni hanno raggiunto in questi anni alti livelli.In campo sportivo ci sono diversi appuntamenti di livello sia nazionale che addirit-tura internazionale che coinvolgono molti giovani atleti, si propongono come mo-mento formativo e di incontro tra i partecipanti e i giovani locali e fanno conoscere i luoghi culturali e naturali più suggestivi della nostra città, rappresentando un fattore di valorizzazione straordinario per Pordenone. Ci impegniamo a sostenere con mi-sure triennali queste manifestazioni, con la logica esposta sopra, per consentire ad eventuali nuove iniziative in campo sportivo di affermarsi.C’è un fenomeno, quello delle marce e corse (in questo caso “non competitive”) sem-pre più diffuso e che ci impegniamo a favorire anche tracciando percorsi naturalistici nuovi, circuiti permanenti attrezzati e con indicazioni puntuali. Altre manifestazioni culturali hanno iniziato sia ad affermarsi a livello locale e regio-nale, che a ottenere risalto a livello nazionale. Le aiuteremo con finanziamenti trien-nali e certezze per le sedi. Registriamo con interesse una avvicinamento progressivo fra le manifestazioni culturali e l’università.Da alcuni anni il Comune organizza una propria manifestazione nel campo della di-vulgazione scientifica. Con l’apertura dello spazio dedicato all’Immaginario scienti-fico a Torre questa manifestazione non potrà che svilupparsi ancora. Proprio la di-

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vulgazione scientifica è, in realtà, la parte debole del panorama delle manifestazioni pordenonesi e va fortemente implementata a vantaggio delle scuole e dei giovani.

Più servizi alle associazioni culturali e sportiveIn genere le associazioni (culturali, di volontariato o sportive) prestano scarsa attenzio-ne a comunicare le proprie iniziative. Questo è dovuto principalmente al fatto che, di solito, se ne occupano le stesse persone che lavorano per la realizzazione delle iniziati-ve e per un corretto funzionamento dell’associazione stessa. La comunicazione, quan-do non del tutto assente, viene relegata all’ultimo posto. Invece è molto importante.Proponiamo la realizzazione di un bel portale web molto potente, dedicato alle at-tività culturali e sportive della città, sempre aggiornato. Dovrebbe consentire di sa-pere tutto quel che succede (partite, incontri, conferenze, rappresentazioni teatrali, cinema, concerti, lezioni, orari apertura di sedi, biblioteche, librerie, impianti sportivi, modalità di accesso a tutto ciò…) in città in quel giorno ed in quelli successivi. Le associazioni, infatti, raramente sono brave a pubblicizzare le belle cose che fanno. Tra l’altro un simile portale potrebbe risultare più appetibile per attrarre gli sponsor. Tra l’altro se la programmazione fosse di lungo periodo, sarebbe possibile organizzare un calendario degli eventi culturali e sportivi per limitare o evitare sovrapposizione di manifestazioni di carattere simile e fare sì che ogni settimana ci sia qualche ap-puntamento valido ed interessante. Altra opportunità che il Comune potrebbe of-frire, tramite una forma di patrocinio, è la collaborazione di persone in borsa-lavoro. Negli ultimi due anni abbiamo concordato con decine di persone, spesso di ottima cultura, che anziché erogare sussidi sociali avremmo offerto loro l’opportunità di fare tre mesi di lavoro per il comune. Queste esperienze si possono estendere alle asso-ciazioni sportive, culturali e ricreative. Il Comune organizzerà un tavolo di lavoro e concertazione tra le varie società sportive, le associazioni culturali e gli operatori del turismo (alberghi, ristoranti, sale fitness, locali) per proporre pacchetti che offrano a club, società sportive, scuole ed associazioni culturali alloggio, attività sportive, ricre-ative e culturali e visite guidate. Il Centro Servizi al Volontariato, che ha sede in villa Carinzia, fornisce servizi formativi, assicurativi ed amministrativi alle associazioni, specie le più piccole. Lavoreremo perché si sviluppi ancora.

Una maggiore attenzione agli sport “minori”L’Italia è da sempre un paese che, lo sport, lo identifica prevalentemente col calcio. È una grave lacuna, un errore. Noi vogliamo prestare grande attenzione a tutti gli sport ingiustamente chiamati “minori”. Daremo certezze triennali di finanziamento alle so-cietà sportive non calcistiche, in modo che possano programmare la loro crescita. Pro-muoveremo in particolare le pratiche sportive non competitive e rivolte allo sviluppo armonioso dei bambini e degli adolescenti, alla salute degli adulti e degli anziani.

La “cultura” gestita dal Comune: musei, gallerie, bibliotecaIl Comune opera in forma diretta in campo culturale gestendo tre musei, la biblioteca e le gallerie d’arte contemporanea. Si tratta di importanti istituzioni che però non hanno l’impatto che noi vogliamo sul territorio.

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Il Museo d’arte ed il Museo di Storia Naturale registrano un numero ridotto di visi-tatori, concentrati soprattutto in occasione delle rassegne temporanee. Pochi por-denonesi sono consapevoli di che cosa sia conservato nei musei. Si tratta di due istituzioni che tendono a chiudersi, ad occuparsi più di conservazione e cataloga-zione che di didattica. Invece abbiamo bisogno di istituzioni fortemente portate ad educare, a far conoscere e crescere. Il Museo d’Arte dovrebbe essere il cuore delle at-tività artistiche pordenonesi, promuovere continuamente nuove conoscenze, essere al centro di una rete di insegnanti di storia dell’arte, proiettarsi all’esterno per essere credibile quando invita alla visita.Allo stesso modo il museo di storia naturale: c’è un fiorire di culture della natura, ani-maliste, di attenzione verso le piante e tutto ciò che è biologico in generale: perché il Museo di Storia Naturale non è il motore di tutte queste iniziative?Noi vogliamo imprimere una nuova direzione a questi due musei.Il nuovo Museo archeologico di Torre ha scelto invece una impostazione diversa e si vede: c’è molta apertura all’esterno, ovviamente agevolata anche dalla bellezza del contesto naturale in cui è inserito. L’organizzazione espositiva del museo è tutta vol-ta alla didattica della storia antica locale e questo è un elemento assai interessante. C’è una costante propensione all’interazione con le scuole. Queste sono scelte che incoraggeremo. La galleria d’arte contemporanea ha iniziato molto bene, realizzando mostre di buo-na ed ottima (Goldberg) qualità. Ovviamente non sarà facile mantenere questo livel-lo sempre, ma questo è l’auspicio. Ci impegniamo a rendere possibili sia in Parco 1 (la galleria di Parco Galvani) che in Parco 2 (via Bertossi) esposizioni di giovani artisti locali, ovviamente ben curate, evitando ogni logica per la quale quel che viene da fuori è sempre “professionale” e di qualità, quel che si produce a Pordenone è invece provinciale, dilettantesco.Ma dove evidente è il successo, lusinghiero, è la nuova biblioteca civica: per le novità del servizio, per la bellezza del luogo, per le soluzioni tecnologiche, per la disponibi-lità di spazi, per la capacità e la propensione di chi ci lavora ad aprirsi ad un pubblico il più vasto possibile.Incoraggeremo la biblioteca su questa strada.Proponiamo che la Biblioteca civica crei:a) un archivio (ovviamente anche sul web) con tutte le produzioni, anche amatoriali,

degli artisti (giovani e no) pordenonesi che operano nei vari ambiti (musica, arte, scrittura, film-making). Dovrebbe essere una sorta di “fondo creativo” a cui molti potrebbero ispirarsi;

b) un corner dedicato esclusivamente allo spettacolo e alle varie arti. Si dovrebbe creare anche un’emeroteca di carattere musicale, che oggi manca e che potrebbe essere realizzata in collaborazione con tanti appassionati ed associazioni musicali. Si possono mettere in network tutte le biblioteche private delle varie associazioni che operano in Pordenone, per essere un reale punto di riferimento per studiosi ed appassionati;

c) un archivio della fotografia ed anche un archivio storico delle foto di Pordenone digitalizzate sempre disponibile a tutti.

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Il “Verdi”Il teatro “Verdi” è gestito da un Ente autonomo a cui partecipano anche altre istitu-zioni, oltre al Comune.I pordenonesi hanno una storica passione e competenza per il teatro, con punte mol-to elevate per la lirica. Il nuovo teatro Verdi ha consentito una rinascita di interesse nel pubblico per il teatro e si sono registrate molte presenze di grande valore sul palcoscenico. Nella sua programmazione il Verdi non può che risentire della grave crisi del teatro italiano, legata sia ai finanziamenti che ad un panorama culturale ge-nerale che non fa del teatro, del suo evidente ed insopprimibile significato civile, un interesse generale, educativo e formativo per i cittadini. È una condizione assai grave e pericolosa.Però dal Verdi ci si aspetta ora anche un cambio di approccio. Bisogna cominciare a produrre teatro, costruendo un circuito di teatri italiani che promuovano e produ-cano e possano far “girare” le produzioni. Bisogna finirla di trattare con sufficienza le nostre donne ed i nostri uomini di teatro. Ve ne sono di molto capaci ed è necessario metterli nelle condizioni di fare un salto. Ovviamente serve un indirizzo concordato fra i teatri, una persona di valore che accompagni la produzione, con spirito artistico ed intelligenza anche imprenditoriale. Bisogna prendere atto che abbiamo visto e sentito al Verdi cose anche molto modeste, prodotte ad esempio nel vicino Veneto e che a Pordenone saremmo perfettamente in grado di fare meglio, con più cura e maggiore professionalità.

Nuovi investimenti per cultura e sportNel settore culturale bisogna restaurare il palazzo del Monte dei Pegni che ospitava la Biblioteca civica, per metterlo a disposizione delle scuole di musica pordenonesi, in vista della creazione di un istituto musicale cittadino. Nel settore dello sport i maggiori investimenti si concentreranno ora sui cosiddetti “sport minori”. Si segnala l’esigenza di nuove piste per l’hockey e di nuovi campi per il rugby. Anche il cricket sta crescendo ed ha bisogno di un prato per esercitarne la disciplina.

Il vecchio castello Nessuno conosce quel che nascondono i muri del vecchio castello, da tantissimi anni usato come carcere. Prima di discutere cosa fare del castello una volta liberato dal carcere, sarà necessario che studiosi ed esperti facciano una ricognizione approfon-dita su quel che rimane del vecchio castello medioevale. Poi ci renderemo conto di quel che se ne potrà fare per Pordenone. Comunque restituire alla città il suo storico castello sarà un fatto molto importante.

La piscina comunale di viale TrevisoVa risolta la questione della piscina comunale, affidata ancora dall’Amministrazione Pasini ad una società privata e da questa non sottoposta alle manutenzioni necessa-rie. La struttura deve essere totalmente sottoposta ad una manutenzione straordina-ria molto impegnativa, con una spesa molto elevata. Occorre pensare a un progetto

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finanziario di lunghissimo respiro perchè un nuovo gestore affidabile possa assu-mersi il compito di ristrutturare la piscina e di gestirla poi per un periodo sufficiente a garantire il rientro dell’investimento, favorendo al contempo, in accordo col comune, l’accesso quanto più ampio possibile di persone di tutte le fasce di età e condizioni.

Il Forum di via RosselliUna questione particolare è il Forum, il palazzetto dello sport, che va riqualificato per renderlo più moderno e funzionale, soprattutto per poter ospitare eventi di caratte-re nazionale ed internazionale che al momento sono esclusi per ragioni prettamente strutturali.La riqualificazione deve passare attraverso il ripensamento dell’ingresso con eli-minazione di tendone e scalini e differente sfruttamento degli spazi inutilizzati; la creazione di un moderno e piacevole bar interno e con possibile proiezione estiva esterna (non ce ne sono in un raggio molto esteso) dato in gestione e aperto dal pomeriggio alla sera, con creazione di angolo con divani e tv; il miglioramento e modernizzazione dell’Area Stampa ed un diverso sfruttamento della zona uffici; una convenzione con la sala pesi sottostante; la definizione di Piano Marketing ed Eventi del Forum. Ci impegniamo in questa direzione.

Un modello corretto ma che richiede verifiche In questi anni strutture sportive, nuove e vecchie rimesse a nuovo, sono state affi-date in gestione a società del settore, a volte collaborando nella ricerca di finanzia-menti. È un modello giusto di gestione a condizione che il Comune eserciti con con-tinuità la sua funzione di controllo e verifica: il caso della piscina di viale Treviso è un campanello d’allarme che segnala quali criticità si possano generare in loro assenza.

L’apparato comunale

.L’ultimo punto di questo nostro programma, ma non per questo meno importante, è dedicato alla macchina amministrativa, composta da più di 500 persone.Il Comune di Pordenone ha molti punti di eccellenza in tutti i campi, grazie non solo a progetti innovativi, metodologie e sistemi d’avanguardia, ma anche a intelligenze interne (a tutti i livelli), già motivate a lavorare al meglio per l’organizzazione comu-nale e per la città. Ci sono ovviamente anche dei punti di debolezza, da superare. Tut-ti devono sapere che lavoreremo assieme in questa direzione al fine di caratterizzare questa organizzazione per professionalità, competenza e attenzione al cittadino. Serviranno modalità di forte coinvolgimento di tutti i dipendenti, di dialogo conti-nuo, creando abitudine alla partecipazione anche da dentro l’organizzazione. Servi-rà un assessore al personale che curi, a tutti i livelli di responsabilità, la conoscenza interna del programma politico quinquennale, che diffonda la condivisione interna della programmazione a livello trasversale dei settori, in modo da ottimizzare la riu-scita dei processi che si intendono avviare e facilitare progetti e innovazioni. Servirà

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formazione continua, sia in base alle naturali necessità di aggiornamento che sulla base dei programmi da avviare. Dovrà esser curata in particolar modo una sorta di formazione interna trasversale ai settori, per favorire conoscenza reciproca sia di pro-getti e problematiche di attuazione, che di competenze, promuovendo nuovi per-corsi che vedano collaborare settori diversi per la realizzazione di progetti e attività, non solo a livello dirigenziale ma anche operativo. Sarà necessario quindi superare ogni divisione tra settori, favorendo la visione complessiva dei problemi e delle loro implicazioni.Sappiamo che i dipendenti possono creare ricchezza per il Comune: basti pensare ad una ottima gestione del patrimonio comunale e alla sua manutenzione programma-ta, ad una competente gestione di gare ed appalti, ad un continuo aggiornamento (che non si fa) dei tracciati e dello stato delle reti sotterranee comunali, per capire quanto conti un ottimo lavoro dei dipendenti per non sprecare risorse e per utilizza-re col massimo vantaggio quel che si ha.Esistono infine belle esperienze di relazione nuova fra pubblico ed uffici, che hanno messo in conto una forte innovazione tecnologica. Vogliamo un municipio sempre più trasparente ed efficiente, perciò sempre più “aperto” alla possibilità che i cittadi-ni, da casa, via internet, possano comprendere tutti i passaggi amministrativi che li riguardano e sapere esattamente a che livello sia una loro pratica o richiesta. È possi-bile farlo e lo faremo, anche in quanto sistema di valorizzare ed ottimizzare in attività più qualificanti e motivanti le risorse umane disponibili.Il grande lavoro di condivisione del programma con la struttura comunale costitu-isce non solo una valorizzazione dei dipendenti ma anche un processo vitale per il Comune tutto. Abbiamo davanti anni molto impegnativi che richiedono grande disponibilità uma-na al cambiamento: a nulla varranno gli sforzi della direzione politica se non saranno condivisi, in termini di responsabilità sociale, oltre che dai cittadini, anche dall’orga-nizzazione comunale.

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Pordenone pag. 5Nuove risorse umane, materiali, finanziarie 5Ottocento anni di autonomia cittadina 6Serve una grande ripresa di vita democratica 6 Il dialogo fra le religioni ed il loro riconoscimento reciproco 7 Un “ponte” per unire la città 7

Le politiche dello sviluppo sostenibile 9 Creare un ambiente favorevole e stimolante 9Una positiva identità territoriale come garanzia di qualità 9Scuole sicure, belle, attrezzate, partecipate, sostenute da tutta la città 10La produzione di energia sarà un grande fattore di sviluppo 11Telecomunicazioni: fibra ottica, wi-fi libero e servizi comunali sul web 11All’industria non possiamo rinunciare 11Una nuova agricoltura 12Cultura è lavoro 12Commercio, la scommessa è la città 12Il turismo inizia a concedere opportunità a Pordenone 13La Fiera da rinnovare, aprire ai privati, proteggere 13I giovani ed il lavoro 13Una committenza pubblica per favorire innovazione 14Condizioni per l’intensità del lavoro 14

Le politiche del territorio 14Un nuovo Piano Regolatore Generale 14Le acque, la nostra grande ricchezza 15L’aria da ripulire 17Proteggere piante e animali 18I trasporti di persone e cose: il Piano Urbano della Mobilità 19Sperimentiamo nuovi trasporti pubblici 20Raccolta differenziata dei rifiuti al 100%: rifiuti zero 21La delicata questione del trattamento dei rifiuti 23Una grande passione ed attenzione per la Protezione civile 24

Politiche per le persone, le famiglie e le comunità 24Reti sociali e novità istituzionali 24Le risorse finanziarie 25Le risorse umane 25L’associazionismo e la cooperazione sociale 25Nuove forme di socialità da favorire: GAS e orti sociali 28Le politiche della sicurezza 28I bambini e gli adolescenti: le vittime 29

Indice

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Adolescenti 29Madri e bambini 30Le donne pagano questa crisi duramente 30Nidi 31Servizi ai genitori 31 L’inserimento lavorativo 32Malattia mentale: percorsi positivi 32I “Dopo di noi” 32Nuove gravi questioni: disturbi cognitivi, autismo, lesioni cerebrali 32La “Casa dei Risvegli” 33Il disagio degli adulti 34Una struttura per uscire dalla marginalità 34Gli anziani e la solitudine 35La cronicità 35L’assistenza domiciliare 35Le demenze e l’aiuto domiciliare 36Un nuovo Nucleo Alzheimer 36Casa Serena 36Il Centro Anziani di Torre 37L’Umberto I 37Casa Colvera 37Politiche per l’immigrazione 37L’integrazione sociosanitaria e la sanità territoriale 39La Cittadella della Salute 39Il nuovo Ospedale 40Il nuovo carcere 40I cimiteri cittadini 40

Cultura della mente e del corpo 41Una nuova Pordenone 41Una grande iniquità: le risorse regionali 41Lavorare assieme per favorire le produzioni culturali 42Le manifestazioni culturali e sportive 42Più servizi alle associazioni culturali e sportive 44Una maggiore attenzione agli sport “minori” 44La “cultura” gestita dal Comune: musei, gallerie, biblioteca 44Il “Verdi” 46Nuovi investimenti per cultura e sport 46Il vecchio castello 46La piscina comunale di viale Treviso 46Il Forum di via Rosselli 47Un modello corretto ma che richiede verifiche 47

L’apparato comunale 47

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