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N° 2, 2015 PERSEO PERIODICO DEL CLUB ANDROMEDA PERSEO DI BELLINZONA

Perseo 2.2015

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Periodico del Club Andromedaperseo di Bellinzona

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N° 2, 2015

PERSEO

PERIODICO DEL CLUB ANDROMEDA PERSEO DI BELLINZONA

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Rubriche:

Curiosità 4

Approfondimenti, Riflessioni e Poesie 5

Recarubrica 11

Foto album di Maoisa 18

Cos’è la felicità di Ines 33

La pagina sportiva 38

L’angolo della risata 39

Cinema e dintorni 36

Jazz e dintorni 35

Esseri umani di Teresa 40

EDITORIALE “Non mollare”

“Tengo duro”

Di solito la telefonata di Renatone al CD. Termi-nava così Con questo scambio di battute e di sostegno. Già ci manca.

A qualcuno mancheranno le telefonate del cruci-verba e dei rebus. E se non chiamava, qualcosa non quadrava. E spesso le telefonate dei suoi interlocutori s’in-trecciavano alla ricerca di Renato per sapere co-me stava. Non importa il ruolo che i diversi “attori sociali” ricoprivano e ricoprono. Quello che contava e conta e l’interesse all’altro in uno spirito di solidarietà e sostegno. Una rete. Sì, una rete di sostegno sociale. Fili che s’intrecciano a sostegno della storia delle persone.

Già, la storia. Cantava Francesco De Gregori

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.

Ciao Renatone. Buon viaggio.

La storia siamo noi,

siamo noi queste onde nel mare,

questo rumore che rompe il silenzio,

questo silenzio così duro da masticare.

E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stes-

sa maniera".

Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso den-

tro casa quando viene la sera.

Però la storia non si ferma davvero davanti a un porto-

ne,

la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà

torto e dà ragione. (…)

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Ricordando Renatone

Il 2015 è stato un anno fatale per molti. Si è portato via Edo Martinelli, “Il Scior Maestro” e anche Renato Ghilardi, che ha percorso un pezzo di storia del Club Andromeda-Perseo. E’ stato protagonista delle vacanze all’isola d’Elba con Sandro e Giovanna. Molti anni fa ha partecipato a “Castelli in aria”. Ha partecipato per molti anni alla cena del giovedì sera e ad alcune edizioni delle Feste Campestri.

Era capo tipografo quando si usava ancora il piombo.

I suoi interessi spaziavano in tutto il cantone. Ha animato il nostro Centro Diurno con le sue numerosissime telefonate . Chiedeva i ri-sultati dei cruciverba all’amico Flavio. Ci mancheranno le sue telefonate quotidiane, anche se talvolta aveva un parlare un po’ co-lorito e spinto.

Enrica

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Abbassare le ali. Smettere la superbia e assumere un atteggia-mento più modesto e remissivo.

Acchiappare farfalle. Fare cose inutili.

Andar per rane. Divagare, perdere il filo di un discorso.

Andare a Roma e non vedere il Papa. Trascurare cose im-portanti.

Avere lo scilinguagnolo sciolto. Parlare molto e in fretta; ave-re la parola pronta, la risposta facile.

CURIOSITÀ

“MODI

DI

DIRE”

By Maury

PERSEO

Entrare da un orecchio e uscire dall'al-

tro. Essere una cosa che non turba, non coin-

volge.

Essere come il diavolo e l'acqua san-

ta. Non sopportarsi, non andare assolutamen-

te d'accordo.

Essere come il prezzemolo. Intrufolarsi

dappertutto. Essere sempre presente.

Essere in ballo. Essere coinvolto in qualcosa

di sgradevole; essere messo in forse.

Essere l'uovo di Colombo. Essere una so-

luzione semplice ma a cui nessuno aveva pen-

sato.

Non aver peli sulla lingua. Esprimersi con

franchezza anche a costo di esser giudicato

polemico e scortese.

Mandare a carte quarantotto. Mandare in aria

un affare; scombinare progetti, piani, che erano già

concordati.

Mangiare la foglia. Capire la situazione. Capire il

senso riposto di un discorso, avvedersi che le cose

non stanno come sembrava. Rendersi conto di una

truffa, di un raggiro, di un tranello. intuire le inten-

zioni subdole di qualcuno.

Mettere il lupo nell'ovile. Non riconoscere un

nemico; essere terribilmente ingenui, fiduciosi o

stupidi.

Porre qualcuno in una situazione di cui può indi-

scriminatamente abusare a proprio vantaggio.

Dare un colpo al cerchio e uno alla bot-

te. Distribuire opportunamente lodi o biasimi,

ragioni o torti, in modo di non dispiacere a nessu-

no; portare avanti due affari curandoli alternativa-

mente. Cercare di destreggiarsi senza scontentare

nessuno. Non prendere posizione netta.

Distinguere, separare il grano dal lo-

glio. Fare distinzione tra buono e cattivo. Separa-

re il bene dal male, il buono dal cattivo.

Dormire (o riposare) sugli allori. Stare inope-

roso all'ombra dei meriti acquistati o accontentan-

dosi delle glorie passate.

Entrarci, starci come il cavolo a meren-

da. Essere una cosa inopportuna, fuori luogo. Si

dice in riferimento a cosa assolutamente estranea

a un discorso, a una situazione.

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L’esperienza con i cani

Guidava Nicola G. che era un conversatore davvero forte. Da quat-tro/cinque anni Nicola, con svariati cani (4) tra cui Golia che è morta nel 2015. Poi Zoe, Bea e Ginger. Quest’ultima si è vista la più ubbidiente ed addestrata; si è rive-lata la migliore. Nicola ci conduce prima con un furgone bianco, poi con uno nero, comodo

e confortevole. In tanti siamo andati. Una delle prime donne era Nicoletta Gianini, mamma di Nicola. Eravamo andati nei pressi di Lumino, sotto un cavalcavia dell’autostrada. Mi ricor-do che Loris di Chiggiogna aveva l’auricolare con la musica, sempre in cerca, come tutti, di avventure positive. Il cane Bea era la meno ubbidiente e la più distratta. Tante volte andava-mo vicino Preonzo, nonché pianure della val Malvaglia. La Zoe era la più bella e gioiosa del-le tre. Venivano Franca, Remo, Maurizio, Loris, Nicoletta, ovvio Nicola, Franco, Daniele, Teo (che chiamavo Teocoli), Teresa, Roberto e Curzio. Tutti e 4 i cani erano da riporto, perché nascondevamo un batuffolo in una fodera , distante, dove lo nascondevamo a circa 200-300 metri. Poi l’anno scorso, eravamo in 10 circa, Nicola ci diceva che dovevamo raccogliere 10 pigne di abete ognuno. Infine in un mucchio di 120 pigne ed era un gioco un po’ difficile da raccontare. Questa esperienza mi ha dato molto e anche gli altri. Erano umori e sentimenti indefinibili. In un certo sito sembrava di andare in barca talmente ruvida la strada, a buchi. Guardie e ladri: le guardie dovevano l’anno scorso cercare i ladri nascosti in un luogo dove solo la Ginger per prima ci trovava. Il luogo era nei pressi dell’autostrada. Io e la Natascha parlavamo dell’effetto domino perché se nell’autostrada qualcuno “ha una panne” tutti die-tro vanno a cozzare scontrando l’una con l’altra. Io, Curzio, Natascha parlavamo della pri-gionia del fumo davvero tremenda. Io solo grazie ad un grande carattere ho smesso 25 anni fa.

N.B. In un cavalcavia in quel luogo c’era sul muro una scritta : un funghetto disperato.

Samuele F.

PERSEO APPROFONDIMENTI, RIFLESSIONI, POESIE

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IL COMMISSARIO SCALI PERSEO

AVVENTURA IN SIRIA

Il commissario Scali era stato mandato dall’Interpol nella cittadina siriana di Aleppo, per in-

filtrarsi nella banda dei trafficanti di profughi provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan.

Arrivato in città prese subito contatto con un suo amico, anche lui ispettore dell’Interpol,

che lo mise in contatto con il capo supremo dei passatori Kahled Hosseini, il quale gli disse

di trovarsi all’indomani presso l’hotel Aziz, da dove sarebbe partito il viaggio in direzione

della Turchia e poi da lì verso l’isola di Lesbos.

L’indomani, alle 3.00 di mattina, Scali si recò all’appuntamento e salì su un vecchio camion

militare russo che lo portò in direzione della Turchia.

Dopo aver attraversato il confine fra la Siria e la Turchia, il viaggio proseguì fino alla cittadi-

na d’Istanbul. Arrivato ad Istanbul Scali prese alloggio insieme a diverse centinaia di migran-

ti in un piccolo albergo del quartiere di Kunkapi. I passatori trattavano malissimo i poveri

migranti siriani ed afgani, in quanto non veniva loro distribuito nessun tipo di cibo ne di be-

vanda. Chi si rivoltava veniva preso e picchiato a sangue. Alla sera arrivò il connection man,

uomo di riferimento per l’incasso della tariffa di passaggio verso l’Europa. Le persone dove-

vano a questo losco personaggio la cifra di $ 2.000 (per il viaggio in barca). L’uomo che si

occupava di quest’incasso aveva una percentuale ed il resto era consegnato alla fine del

viaggio all’organizzatore turco detto anche Kaçakçi. Il giorno dopo, avvenuto il pagamento,

le persone furono trasferite ad Izmir, nel quartiere di Basmane, pieno di piccoli alberghetti.

Passata la notte lì di mattino molto presto, Scali ed i migranti siriani ed afgani, furono stivati

su un peschereccio, battente bandiera turca, per concludere il loro viaggio nell’isola di Le-

sbos. Mentre erano in mare, però la guardia costiera greca, intercettò il peschereccio che fu

rispedito in Turchia. Molti dei migranti si gettarono in mare per sfuggire al rientro nel porto

di partenza e morirono affogati. Scali e gli scafisti vennero arrestati e portati nelle prigioni

greche. Dopo un colloquio con il capo della polizia locale, il tenente Mesorakis, fu rilasciato,

mentre gli scaffisti rimasero in gattabuia per il resto della loro vita.

Curzio

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Scampagnata nella natura a Sant Antonino

Sabato 2 maggio 2015 io, Romina, Franco, Curzio, Julien e Marina ci siamo immersi nel

verde della fattoria “La Colombera”, visitando capretti, capre, maiali, mucche, gatti, cani,

ecc.

A mezzogiorno abbiamo potuto gustare i prodotti lavorati, salametti, formaggi, latte, yo-

gurt, la deliziosa polenta con capretto e gelati artigianali.

Abbiamo visto famigliole con i loro bimbi che si divertivano con biciclettine, “troller”, am-

mirati dai tanti animali presenti.

Abbiamo seguito un percorso ecologico, tra stradine di campagna.

Mentre nell’andata abbiamo usufruito del bus che ci ha fatto camminare attraverso la sta-

zione e allora nel ritorno abbiamo preso il treno, con un percorso più breve.

Enrica

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Alimentazione si intende l’atto del mangiare, con nutrizione l’insieme di atti necessari per scomporre un alimento.

Quando ingeriamo cibo , introduciamo il carburante che consente al nostro corpo di svolgere tutti i processi che ci

mantengono in vita e molto di più: da dove se non dal cibo, traiamo le energie per camminare, allenarci, pensare,

lavorare, leggere, studiare, riflettere, meditare, correre, saltare, cucinare, meditare, ballare? Alimentarsi, insomma è

semplicissimo basta dare una risposta ad uno stimolo della fame. La nutrizione, invece, ha a che fare con la qualità di

questa risposta: si riferisce invece ai processi biologici che consentono lo sviluppo e l’integrità del nostro organi-

smo, in relazione alla biodisponibilità di energia, nutrienti e composti fitochimici presenti in un alimento. Nutrirsi

adeguatamente significa mettere a disposizione del nostro corpo i mattoni di migliore qualità.

LE PROTEINE NON SONO TUTTE UGUALI

Le proteine sono uno dei tre macronutrienti (insieme a carboidrati e grassi) e sono fondamentali per fornire ener-

gia e materiale di crescita e rigenerazione al nostro organismo. Sono composte da 20 aminoacidi, dei quali 8 essen-

ziali; l’essere umano non li produce e dunque deve assumerli attraverso l’alimentazione. La caccia agli aminoacidi

essenziali ci porta dritti verso la carne e il pesce che li contengono tutti e 8 in buona quantità. Gli alimenti vegetali

invece li presentano ma non tutti assieme. D’altra parte è più che indicato in tutte le diete sostitutive spesso e vo-

lentieri le proteine animali con qulle vegetali. I nutrizionisti sono concordi nell’affermare che è importante assumere

proteine, ma non sono per forza provenienti dalla carne. Le proteine animali sono si ricche di aminoacidi essenziali,

ma si trovano generalmente in alimenti che contengono anche grassi saturi e colesterolo, il che rende preferibili le

seconde, quelle vegetali, contenute nei legumi e nella frutta secca. Inoltre, le proteine vegetali creano meno pro-

dotti di scarto durante il loro metabolismo, e di conseguenza causano un minor affaticamento a livello renale. Que-

sti alimenti, se combinati con altri altrettanto ricchi di proteine vegetali complementari come, ad esempio, i cereali,

sono in grado di coprire il fabbisogno proteico giornaliero.

I CECI

Ricchi di magnesio e folati, i ceci sono in grado di ridurre l’omocisteina, un aminoacido che se presente in quantità eccessiva nel sangue – aumenta la possibilità di infarto e ictus. Abbassano i livelli di colesterolo LDL (quello cattivo) e, grazie agli Omega 3, che contengono in quantità, collaborano alla prevenzione degli stati di depressione e dimi-nuiscono i trigliceridi, favorendo un ritmo cardiaco regolare ed evitando l’insorgere di aritmie. Il binomio pasta e ceci (ma anche pasta e fagioli) contiene tutti e 8 gli aminoacidi essenziali, che il nostro corpo non produce e dei quali ha bisogno.

CUCINIAMOCI

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Gnocchetti di Ceci alla crema di peperoni

Gnocchetti:

250 gr di fari-

na di ceci

250 gr di fari-

na integrale

450 ml di ac-

qua

1 Cucchiaio di

sale

Crema:

1 peperone rosso

1 peperone giallo

500 gr di carote

4 cucchiai di olio EVO (extra vergine di oliva)

Poco sale

Grana padano grattugiato a piacere

Peperoncini grattugiati a piacere

Bollire in pentola 450 ml acqua con poco sale , versare le farine miscelate tra loro e me-

scolare per bene con un cucchiaio di legna. Rovesciate il composto su un tagliere legger-

mente infarinato. Lavorare l’impasto fino a che diventi morbido. Se necessario aggiungere

farina. Formare dei rotolini da tagliare in pezzi da 1 cm circa. Metterli in acqua calda con

poca sale per 5 minuti. Scolate e condite con la crema di peperoni preparata come segue;

Lessate le carote , pelate e tagliate a pezzi e frullateli insieme ai peperoni quindi tagliate a listarelle. Aggiungere olio EVO e aggiustare di sale.

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Le origini della FESTA della MAMMA

Una mamma molto festeggiata nell’antichità era RHEA, sposa di CRONO e madre degli dei greci.

A causa di una profezia, CRONO temeva di essere un giorno spodestato da suo figlio.

Per impedire alla profezia di avverarsi, ingoiava tutti i figli che RHEA partoriva.

Questi non morivano, perché gli dei sono immortali, ma rimanevano imprigionati nelle fauci di CRO-

NO.

Disperata e incinta RHEA decise di nascondersi in una caverna del monte IDA nell’isola di CRETA ,

dove dette alla luce in gran segreto ZEUS .

Quando tornò da CRONO gli portò un fagottino contenente una pietra, che CRONO ingoiò pensan-

do fosse suo figlio!

I Greci dedicavano a RHEA un giorno di festeggiamenti ogni anno.

Il culto di RHEA si diffuse anche in Asia minore e tra i Romani, che la chiamarono CIBELE .

CIBELE era ritenuta la madre di GIOVE, GIUNONE, NETTUNO, CERERE

E PLUTONE.

Era la personificazione della Madre Terra, protettrice della vegetazione e dell’agricoltura .

Come tutte le feste pagane, esse si fusero con le celebrazioni cristiane

e MARIA , madre di GESU’, divenne presto un importante oggetto di culto

La sostituzione del culto di CIBELE con il culto della Madonna, sembra sia avvenuto fin dalla nascita

della chiesa cristiana e non a caso oggi il mese dedicato a MARIA é proprio il mese di maggio.

In INGHILTERRA fin dal 1600 si festeggia il “Mothering Sunday” o domenica della mamma la quarta

domenica di Quaresima:

è una data che cambia ogni anno, ma cade sempre in marzo.

Le origini del MOTHERING SUNDAY sono legate al fatto che a quell’epoca molti appartenenti alle clas-

si più povere lavoravano come servitori per le famiglie ricche e nobili.

Spesso essi vivevano nelle case dei loro padroni: durante il MOTHRING

SUNDAY avevano un giorno libero per tornare a casa e passare un po’ di tempo con le loro madri.

Spesso si preparava un dolce speciale, chiamato MOTHERING CAKE.

Nel 1914 gli Stati Uniti istituirono la “giornata nazionale della mamma” su proposta di

ANNA M. JARVIS (1864 – 1948). ANNA era molto legata alla madre. Quando la madre morì, la-

sciandola sola con la sorella cieca ELSINORE, ANNA cominciò a scrivere lettere a persone influenti,

come ministri, uomini d’affari e membri del Congresso perché venisse celebrata una festa nazionale de-

dicata alle madri, in modo che tutti i figli potessero dimostrare attenzione e affetto alla propria mamma

mentre questa era ancora viva.

Grazie ai suoi sforzi, la prima Festa della Mamma fu festeggiata

A GRAFTON e l’anno dopo a FILADELFIA: era il 10 maggio 1908.

PERSEO RECARUBRICA

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PERSONAGGI DI UNA VOLTA. STORIE DI GENTE DIMENTICATA

Lüiss Bindela, era uno di questi.

Unto e bisunto giungeva, di tanto in tanto, in paese.

Si distingueva per l’andatura lenta, affaticata, ma contegnosa e lo strillare i nomi della minu-

taglia da vendere.

Lo rammento perfettamente: minuscolo, smilzo, mingherlino e semplice. Aveva il viso spa-

ruto e vizzo; occhiettini irrequieti: se contrariato o schernito ti fulminavano maliziosi.

Cortese, scaltro, dall’ironia arguta e sottile era difficile da zittire.

All’angolo sinistro della bocca reggeva, come incollato, uno spento mozzicone di sigaretta.

Perciò si ingarbugliava sovente nel parlare: sciupacchiava le parole.

Aveva labbra orlate da una riga di bava e talvolta le rovinava sul mento.

Allora il BINDELA la levava in un rapido gesto con il dorso della mano.

Si ripuliva insudiciando un lembo del pastrano.

D’inverno, intirizzito, teneva le mani infilate in guanti smagliati: le dita sforavano intorpidi-

te. Al mignolo sinistro spiccava un vistoso anello.

Bizzarro e divertente vestiva estate e inverno cappotto, giacca, pantaloni e berretto da po-

stino consunti e frusti. Dove e da chi li avesse avuti non lo si seppe mai.

Senza camicia, teneva cravatte a nodo o a fiocco, slavate, sbrodolate, strette al collo anche

quando vangava l’orto e i campi.

A chi chiedeva come mai indossasse il mantello anche nel gran caldo d’estate, o perché

portasse la cravatta senza camicia, rispondeva:

_ Ma quell che tegn via ro frecc, al tegn via anca ro calde!_

Ma ra cravata la ferma ra sudo’.

Dal Taschino della giacca spuntava, timidamente, un fazzoletto scolorito e dall’orlo penco-

lava una specie di pendaglio: una medaglia consumata.

D’estate dalle maniche del trucio tabarro sbucavano mani magrissime, smunte e dalle dita

piccoline.

Grondava sudore; se lo tergeva con un fazzolettone stinto e sudicio.

Tutta la persona reclamava acqua e sapone, ma il suo passaggio spandeva nei vicoli effluvi

di violette.

Era il suo “SOIR de PARIS”.

Un pomeriggio di fine agosto, lo vedemmo salire la scalinata

Dei Tecin, da dove tutti comparivano: emigranti, ambulanti e artigiani.

Arrancava spingendo a due mani il suo biroccio da lui stesso costruito a due ruote e un

piccolo manubrio uniti a un telaio a doppia canna, al quale erano agganciate due valigie

enormi, se rapportate alla sua minuta persona: a ogni gradino rischiava di esserne travolto.

Noi ragazzi, birboni e un po’ villani, appoggiati allo steccato, aspettavamo solo la caduta.

Ogni tanto sbirciava di soppiatto e sicuramente malediva.

Già ai piedi della gradinata sostò un attimo, poi iniziò a strillare:

_ Stringhe, bindei, coton e lana……!_

Qualcuno chiuse a chiave la porta di casa, altri lo attesero.

Salì ancora qualche gradino, rifiato’ e torno’ a gridare:

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_ Gucc, gugin, spill, reff, boton: de tutt….!_

Raggiunta la piazzetta della casa comunale si fermò.

Indugiò qualche istante, riasciugò il sudore e staccò le valigie dal trabiccolo posandole sul

muretto.

Erano valigione di cuoio sciupate, con macchie, sfregi e munite di maniglie robuste per so-

stenere il gran peso.

Prossime allo sfascio, due sozze cinghie le tenevano chiuse.

All’interno erano divise in tanti scomparti dove, in modo ordinato, trovavano posto le sue

minuterie.

Da una di esse estrasse un rotolo d’elastico. Ne svolse una piccola parte,

la rigirò piò volte attorno alla vita e tirandone un capo esclamò ad alta voce:

_ Lastegh, lastighin, lastigon, lastigorum…..!

E intanto lo tendeva ripetutamente con forza per allungarlo sempre più;

poi all’improvviso lo lasciava: dimostrava la buona qualità.

Ma quel giorno l’elastico si strappò!!!.

Corrucciato fece sparire tutto, rinchiudendo le valigie. Infastidito dalle nostre risate e

sberleffi, mortificato, ma sempre composto, se ne andò.

Raggiunse contrariato lo slargo davanti l’osteria Centrale dove l’aspettavano le giovanette

e alcune comari.

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La storia del Castello di Trevano. Pagine di storia LUGANESE. Al barone russo PAVEL von DERWIES, diventato ricchissimo alla corte dello zar AL-LESSANDRO II con la costruzione della rete ferroviaria russa, si deve l’edificazione del CASTELLO. Iniziata nel 1870 con il favoloso budget di 12 milioni di franchi di allora, realizzò in 7 – 8 anni una delle più splendide residenze del tempo. Immaginatevi di far sparire gli edifici della SUPSI e di vedere sorgere dove oggi c’é il piaz-zale, questo magnifico palazzo. Il Castello, costruito in stile francese, era composto di un corpo centrale, di due ali e un grande atrio in stile pompeiano che misurava 250 mq ( il più grande in Svizzera). Il pavimento era formato da mosaici e 62 colonne di marmo di CARRARA che stavano tra il pianterreno e il primo piano, al quale si accedeva attraverso un maestoso doppio scalone di marmo dominato dallo “Spartacus” di VINCENZO VELA. Tra le colonne del primo piano, lungo la galleria che permetteva l’ac-cesso alle stanze e alle sale, 300 colonnine di cristallo di BOEMIA. Il tetto al di sopra dell’atrio era una cupola di cristallo. L’ala sinistra del palazzo era occupata per intero dal Teatro, le cui pareti erano addobbate con arazzi del XVI sec. Nel teatro venivano rappresentate opere e pie’ces teatrali. Sull’angolo dalla parte del teatro c’era la sala da concerto con un organo. La cappella era collocata nella parte sinistra del corpo centrale, la parte privata del castello. Si parla di un interno tutto rivestito di preziosi arazzi e contenente gioielli e arredi di ine-

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stimabile valore. Le sale erano denominate come si usava nelle regge: biblioteca, sala da pran-zo, sala da biliardo, salone d’onore, salone imperatrice EUGENIA, sala egiziana……L’arredamento era curato nei minimi dettagli e proveniva in parte dalla reggia francese, ed erano stati proprietà delle Tuileries, del re Enrico IV di Navarra, di Caterina dei Medici e di altri personaggi e case dell’epoca storica. Il barone alimentava a gas i 400 lampioni parigini che illuminavano il parco di 120.000mq. Siccome questa tecnologia non era ancora molto diffusa, si costruì una centrale privata, di cui vi é arrivato lo scheletro dell’edificio principale che la ospitava, con la sua ciminiera e ai lati due grandi vasche circolari un tempo coperte da altrettante campane di metallo. E’ la terza stazione di questa multi. Il parco conteneva piante rare da tutto il mondo, un edificio ispirato alle terme romane, con CALDARIUM, SUDARIUM e grande vasca, un grande acquario sotterraneo con sette vasche rappresentan-ti un’idea romantica dei sette mari, una grande serra riscaldata contenente le ninfee più grandi del mondo, un tempietto dedicato alla musica, la finto – medievale Torre di Vera ( seconda stazione della cache) e sul lato sud del palazzo un magnifico belvedere che domi-nava la città di LUGANO. Von Derwies non ebbe molto tempo per godersi il suo bel CASTELLO, in quanto morì in circostanze poco chiare nel 1881, il giorno dopo che anche sua figlia però, lei per il tetano contratto dopo una caduta da cavallo. Furono però anni molto intensi e ricchi, che videro ospiti del barone a Trevano lo Zar Allessandro III, la regina Vittoria d’Inghilterra, la regina Elisabetta d’Austria e l’imperatrice Eugenia di Francia. Con la sua morte si disperse l’orchestra privata che aveva portato con se’ dalla Russia – tra musicisti e attori erano circa 100 gli artisti che operavano al castello. Tramontò cosi improvvisamente la vita mondana, sul Castello scese la notte e il teatro vuo-to rimase a testimoniare il sonno delle Muse o il ricordo della visita di GOUNOD, per la rappresentazione del suo Faust. Tra le bellezze del parco, oltre al curatissimo quanto ahimè funesto maneggio, figuravano pure due laghetti: uno con un’isoletta dove ora c’é l’entrata della galleria Vedeggio – Cas-sarate, l’altro, più grande , offriva delle barchette per dei romantici momenti a due e occu-pava la porzione di terreno comprendente l’attuale specchio d’acqua e la zona dei bersagli dello stand di tiro, dove si trova la quarta stazione della cache. Erede del Castello, il figlio Sergey non si mosse mai dalla Russia per abitarlo. Lo vendette nel 1889 ad un altro dignitario russo, il Luogotenente Generale di Stato Maggiore Aleksandr Heinz, che morì senza esserselo goduto neanche lui. Poi la proprietà passò ai capriaschesi Domenico Quadri e Antonio Mari, che se disfarono dopo breve tempo cedendola nel 1900 al professore, musicista, imprenditore e finanziere franco – americano Louis Lombard. Con l’arrivo di Lombard per Trevano si apri’ una nuova epoca di splendore, il teatro e la sala da concerti tornarono ad accogliere ospiti dalle toilette raffinate e musicisti di valore. L’orchestra formata da trenta elementi fatti ve-nire appositamente dalla Scala di Milano e il ricavato dei concerti andava in beneficienza. La crisi successiva alla prima guerra mondiale e la morte di Louis Lombard Avvenuta nel 1927, portarono pero’ ad una nuova chiusura dei cancelli affacciati sul grande viale che porta al Castello.

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La famiglia torna negli Stati Uniti e con il castello vengono nuovamente abbandonate anche le strutture di servizio della proprietà: la nevera e il caseificio, la lattiera, lo chalet oggi al 27 di un rametto di via Trevano, la stalla dagli stipiti e i cornicioni in marmo di CARRARA. Nel 1934 la proprietà passò al Cantone per 200.000 franchi, in quanto creditore principale per le imposte non versate dagli eredi Lombard. I piani del Cantone volevano per TREVANO un’epoca di nuovo splendore con un anfiteatro all’aperto e un a scuola d’arte d’alto livello nello stabile, ma la guerra decretò un’altra sorte per l’intero complesso. Il Castello vide l’arrivo di profu-ghi, rifugiati e internati, diventò centro di studi, con corsi tenuti per rifugiati italiani. Per i ragazzi dei dintorni i cancelli del grande parco si aprirono come su un mondo di meraviglie e nella grande fontana si susseguirono i tuffi di giovani giunti a TREVANO , trasformandosi in colonia estiva. La fontana é a quel momento la più grande del TICINO, ornata da un NETTUNO che era stato pensato per la fontana principale della città di BORDEAUX e nei pressi della quale vi é la quinta stazione della nostra multi. Poi la seconda guerra mondiale termina; Il Castello e il parco vengono nuovamente chiusi al pubblico, parte del parco diventa tenuta agricola cantonale, un pescheto sperimentale e un vigneto nel quale si sperimenta l’adattabilità della vite del tipo “Merlot” in Ticino, sotto la direzione del “ Sciur Maestru” dell’Ora della terra, Angelo Frigerio, fin verso la fine degli anni ’50. Nel 1958 viene presa la decisione di demolirlo, presa dal Gran Consiglio per far posto alla nuova Scuola Tecnica Superiore. Nel 1961, 230 chilogrammi di esplosivo fanno saltare in aria uno dei più splendidi capitoli della storia culturale, soprattutto musicale, del nostro Cantone, lasciando le poche tracce che state vedendo. Storia per certi versi bizzarra e per altri persino inquietante: le vicende narrate non fecero che alimentare le fantasie popolari e con esse la leggenda di una cattiva stella che implacabile colpiva di sfortuna i suoi proprietari. “ Il magnifico edificio, ideato e costruito per la musica, sembra invece ospitare un fantasma che gode della sofferenza umana”. Ma non vogliamo lasciarci su note tristi, meglio rimembrare le note più belle di questa favo-la: quelle soavi fatte intonare dal romantico barone Che voleva fare di TREVANO una Bayreuth armoniosa e maestosa, degna di RICHARD WAGNER. Reca51

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Cos’è la felicità? Per il mese di ottobre 2015

1 ottobre: Felicità è un prendere e un dare!!

2 ottobre: Felicità è passare il mio tempo con degli amici e con la mia famiglia!

3 ottobre: Felicità è godere la mia vita!

4 ottobre: Felicità è avere degli amici che ci sono sempre in ogni situazione!

5 ottobre: Felicità è quando la mia famiglia e i miei amici stanno bene!! 6 ottobre: Felicità è andare per la mia strada e aver accanto i miei amici

che mi vogliono bene!!

7 ottobre: Felicità è ridere!!

8 ottobre: Felicità è ridere e scherzare con degli amici e godere la vita!!

9 ottobre: Felicità è essere sana!!

10 ottobre: Passare il tempo con gente che voglio bene!!

11 ottobre: Essere riconoscente di poter vivere in un paese senza guerra!!

12 ottobre: Felicità è stare assieme con persone a cui voglio bene e che mi fanno bene!!

13 ottobre: Felicità è vedere i momenti belli e condividerli con altri e viverli!

14 ottobre: Felicità è il momento in cui tutto sembra ideale e perfetto!!

15 ottobre: Felicità è poter essere come sono ed essere accettata proprio per quello!!

16 ottobre: Felicità è sentire la voce interiore, trovare se stessa

ed essere autentica,

17 ottobre: Felicità è una finestra aperta!! 18 ottobre: Felicità è lavorare per una meta in cui tu ti trovi bene

e sai che è quello che volevi!!

19 ottobre: Arrivare a casa e abbracciare la mamma!

20 ottobre: Felicità è mai perdere la speranza in momenti difficili!!

21 ottobre: Felicità è trovare se stessa!!

22 ottobre: Felicità è condividere momenti belli con persone a cui vuoi bene!

23 ottobre: Felicità è quando ti sembra che tutto sia contro di te e vedi che sbagli!!

24 ottobre: Felicità è quando splende il sole!!!

Auguro a tutti un buon mese di ottobre

Ines

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La solitudine

Una sera d’autunno,

Immersa nei miei pensieri,

Cercavo il tuo dolcissimo sorriso.

Mi sedetti sulla sponda destra del fiume,

e cominciai a piangere lacrime amare.

Niente, nessuno, cosa o mezzo,

potrà sostituire il grande vuoto che hai lasciato.

La tua voglia di vivere,

la tua spontaneità per il lavoro che svolgevi,

tutti ti volevano bene.

E la tua genialità, perché tutto era semplice per te.

Credo che chi ti abbia conosciuto avrà un bellissimo ricordo di te.

Di te che avevi un cuore d’oro.

Adesso che anche i tuoi nonni ti hanno raggiunto,

in cielo ora ci sono altre stelle che brillano

e che illuminano d’immenso!

Grazie amore mio, grazie per il tuo amore.

Adesso proteggi tutti noi da lassù,

ovunque ci troviamo per sempre saremo uniti!

ADDIO STE…ADDIO TESORO MIO…

Un giorno ci rivedremo,

alla fine del mio viaggio terreno,

lontani ma non divisi.

Ora che nella luce… tu vivi!

Mamma Marilita

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Storia del Jazz Molti sono gli antenati del jazz: reminiscenze della musica africana, canti e richiami di lavoro, canti religiosi spiritual delle chiese protestanti, canto blues degli afroamerica-ni, ragtime pianistico di derivazione euro-americana, musica europea per banda mili-tare e perfino echi dell'opera lirica sono i più importanti elementi che hanno contri-buito a questa fortunata e geniale sintesi artistica.

Le radici del jazz affondano nella cultura musicale africana della vita di tutti i giorni degli schiavi neri (sebbene molto contaminata dalle culture europee, soprattutto in-glesi e francesi, dominanti nel sud degli Stati Uniti). Queste persone avevano con sé una tradizione che esprimevano mentre lavoravano (i cosiddetti "field hollers" e "work song"), mentre pregavano (gli "spiritual", che negli anni trenta del XX secolo avrebbe-ro dato origine al"gospel") e durante il loro tempo libero. Già nel 1819 l'architetto Benjamin LaTrobe lasciò testimonianze scritte e disegni di feste di schiavi che si riuni-vano in Congo Square,[5] una piazza della città, per ballare e suonare usando stru-menti e musiche improvvisate.

Nel corso del XIX secolo e soprattutto nella seconda metà, le tradizioni musicali afroamericane iniziarono a trovare eco in spettacoli d'intrattenimento, attraverso varie forme di rappresentazione, delle quali forse le più famose erano i "Minstrel show" che in una cornice carica di stereotipi razziali rappresentavano personaggi tipo dell'afroamericano. Le musiche di scena di questi spettacoli erano rielaborazioni di musiche afroamericane (o presunte tali).

Molti sono gli antenati del jazz: reminiscenze della musica africana, canti e richiami di lavoro, canti religiosi spiritual delle chiese protestanti, canto blues degli afroamerica-ni, ragtime pianistico di derivazione euro-americana, musica europea per banda mili-tare e perfino echi dell'opera lirica sono i più importanti elementi che hanno contri-buito a questa fortunata e geniale sintesi artistica. Da questo substrato musicale emerse, alla fine dell'Ottocento, un canto individuale che venne chiamato blues e che ebbe una vasta diffusio-ne, anche attraverso i na-scenti canali commerciali, tra la popolazione afroame-ricana. La combinazione armonica e melodica che si trova nel blues non ha ri-scontro nella musica occi-dentale (eccetto almeno una balla-ta irlandese risalente al

1600 che ha struttura in 12 battute e giro armonico tipi-co del blues più arcaico e tradizionale) e si ritrova nel jazz fino dalle origini.

Il Jazz secondo Antonio

“Non sarebbe

la musica una

lingua

perduta, della

quale abbiamo

dimenticato il

senso e

serbato

soltanto

l'armonia? “

PERSEO JAZZ E DINTORNI PERSEO

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CINEMA E DINTORNI

Cinema!

L'unica

forma

d'arte nella

quale le opere si

muovono e lo

spettatore resta

immobile.

Quintet , 1978

Regia di Robert Altman Interpreti: Paul Newman, Vittorio Gassman, Bibi Anderson, Fernando Rei

Musica Tdi om Person

Il film è ambientato in un mondo futuro, in un paesaggio coperto di ghiaccio ed è stato girato a Quebec tra gli avanzi dell’esposizione di Montreal nel 1967. IL film non è tanto parlato ma la musica contemporanea domina tut-to. Il gioco del Quintet consiste nell’uccidere qualcuno che perde la scommessa.

Bravi gli interpreti ma dopo 119 minuti si è stanchi.

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PERSEO

Cinema!

L'unica

forma

d'arte nella

quale le opere si

muovono e lo

spettatore resta

immobile.

PERSEO

CINEMA E DINTORNI

IL grande Leboswski, USA, 1998 Regia di Joel Coen

Soggetto di Joel e Ethan Coen Interpreti: Jeff Briggers, Jhon Gudmann, Juliane Moore e Steve Bu-schemi

L’EX Hippy Leboswki viene assunto da un miliardario suo omoni-mo per portare il riscatto del rapimento della giovane moglie. Il film ha un ritmo indiavolato ed ogni scena ha un preciso ruolo nella vicenda. Girato a Los Angeles il personaggio Leboswki tra una partita a Bo-wling e altro incontra personaggi strani dove una cultura psichede-lica esiste in primo piano. Un bel film che non lascia il tempo di pensare per la stimolante av-ventura del grande Leboswki.

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Nel calcio Svizzero continua la marcia in vetta alla classifica del Basilea che è a punteggio pieno. Mentre troviamo all’ultimo posto il Lugano con il Vaduz e lo Zurigo. È’ iniziato anche il Campionato Svizzero di disco su ghiaccio di seire A, con le ticinesi Lugano e Ambrì Piotta, che su 2 partite una l’hanno vinta e una persa.

In testa c’è lo Zurigo, ancora senza punti Kloten e Lagnau.

Nel ciclismo da notare la bella vittoria del sardo Fabio Aru nel giro di Spa-gna dove ha preceduto Rodriguez e Mayka.

A Misano nelle MOTOGP si impone Marchez, ma ora Valentino Rossi ha aumentato il distacco da George Lorenzo che per sua sfortuna è caduto non conquistando punti per la classifica del mondiale.

Nel tennis, agli US Open di New York, in campo femminile, si è svolta la finale che ha dello straordinario. Infatti all’ultimo atto si sono trovate contro ben 2 tenniste italiane, cioè Flavia Pennetta e Roberta Vinci in 2 set; tra l’al-tro le 2 sono molto amiche e vengono entrambe dalla Puglia. In campo maschile si è svolta una semifinale tutta Svizzera che ha visto Ro-ger Federer battere Stan Wawrinka. Lo stesso Roger Federer ha dovuto cedere in finale contro il numero uno dell’ATP Novak Djokovic che ha vinto in 4 set. ’15 Da notare che la nostra Martina Hingis ha vinto sia nel doppio femminile che nel doppio misto. Un gran bel ritorno!

Ora vi voglio informare su uno sport che è considerato povero, ovvero lo sport delle bocce, in quanto il sottoscritto è un appassionato. Si è disputata, a Berna, una delle gare più importanti a livello Svizzero, ossia la Coppa Svizzera, che ha visto al via formazioni di 16 cantoni. Si è imposta la formazione di San Gallo che ha preceduto i fortissimi Ticine-si.

I Grigionesi hanno concluso al sesto rango.

Ora vi auguro una buona lettura e porgo sportivi saluti a tutti.

Mandingo

La pagina sportiva a cura di Mandingo

Continua la

rubrica

curata da

Mandingo

LA PAGINA SPORTIVA a cura di Mandingo

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Il Jazz secondo Antonio PERSEO PERSEO L’ANGOLO DELLA RISATA

A CURA DI Roberto E COMPANY Qual’è il colmo per uno gnomo gommista ???? Dormire sotto un copertone

Qual’è l’ultimo grido della moda ???? Quello del marito quando vede il conto da pagare.

Quando la bagni non si bagna, quando la bruci non si brucia….cos’è ???? L’OMBRA

IN UN ALBERGO Quanto costa la camera singola? Dipende dalla posizione…… Bhe io dormo sempre a pancia in giù! SFATICATI

Come mai hai sempre l’orologio fermo? Capirai……..Funziona con il movimento del braccio!LEZIONI DI CANTO

Due ragazze livornesi a bordo di una Ferrari vengono fermate in autostrada da una volante, perché anda-vano troppo piano…...allora il poliziotto dice: eh perché all’imbocco della strada c’era un cartello con scritto A19, e io rispetto i segnali!!!!!! Allora il poliziotto, ridendo, dice….ma no signorina quel cartello era solo il nome dell’autostrada, non il limite di velocità!!!! Poi però si accorge che l’amica della ragazza alla guida della ferrari sta male, e fa alla signorina: piuttosto le conviene andare in ospedale, la sua amica sembra sentirsi male. E la ragazza: si me ne sono accorta, è cosi da quando abbiamo lasciato la A333.

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ESSERI UMANI

In questi ultimi mesi, anche anni, c’è una situazione, che mi rende molto triste.

Sono i migliaia di asilanti, i quali cercano una vita migliore da noi in Europa. Questo mi fa

molto pensare. Che cosa possiamo fare noi.? Che cosa posso fare io?

Soltanto quest’anno più di 2500 persone sono annegate nel mare Mediterraneo, e poi que-

ste 71 persone che sono soffocate in un camion in Austria. Povera gente!

Anche se sono di altre religioni e culture, sono persone come te e come me.

Hanno bisogno di aiuto. In una Svizzera ricca, ci dovrebbe essere posto anche per questi

rifugiati.

Una cosa che mi fa tanto arrabbiare, sono i politici razzisti che cercano di prendere tanti

voti strumentalizzando questa crisi umanitaria,.

E purtroppo ne prenderanno. Triste!

Teresa

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ENCAUSTO

Mitizzato dai romani, divenuto una sorta di Sacro Graal per i pittori del Rinascimento, l’encausto è sem-

pre circondato da un alone misterioso. E’ la tecnica più discussa sotto il profilo tecnico, quella che portò

Leonardo da Vinci a una clamorosa sconfitta, a Firenze, al termine del dipinto parietale che raffigurava la

battaglia d’Anghiari. Leonardo aveva stemperato i pigmenti colorati nella nera cera sciolta dal fuoco; aveva

proceduto alla stesura pittorica. E, in seguito, riscaldando la parete affinchè il colore si amalgamasse per-

fettamente e potesse poi, una volta rappreso, essere lucidato vide cera e colore sciogliersi miseramente.

Per il pittore fu un episodio amarissimo. Il muro, a causa della presenza di cera, fu a tal punto impraticabi-

le da altri pittori, che venne coperto da altri mattoni e da altra malta; poi utilizzato da Vasari per i nuovi

affreschi. Come si lavora, secondo questa tecnica e perchè Leonardo aveva scelto l’encausto?

Il termine encausto deriva dal greco e significa “metto a fuoco”. Nella pittura i pigmenti – le polveri colo-

rate -possono essere normalmente stemperati in diversi medium: in acqua – tempera o acquerello -, in

acqua ed uovo – tempera ad uovo – in acqua e colla – guazzo – in olio di lino – olio – nella cera sciolta –

encausto – La tempera e l’acquerello mostrano la massima opacità, l’olio la massima brillantezza, l’encau-

sto offre una luminosità vellutata, simile a quella che si ottiene su un mobile, cosparso di cera e lucidato.

I supporti migliori per l’encausto sono quelli rigidi e compatti, come il legno, l’intonaco fine del muro, la

terracotta. Di inferiore riuscita qualitativa sono gli encausti condotti su tela o su carta, proprio perchè

hanno una maggiore assorbenza.

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Come realizzare oggi un encausto senza il minimo problema Nell’ambito delle sperimentazioni condotte da Stile arte è stato più volte affrontato il tema dell’encau-

sto, con il fine di giungere ad indicare ai pittori la procedura più semplice ed efficace per ottenere gli

stessi effetti dell’antica pittura ad encausto, sia sulla parete che su tavole. Il fine era quello di utilizzare

materiali di facilissima reperibilità e di costi limitatissimi, di portare a un livello pari a zero la possibilità

di errore e di accelerare i passaggi tecnici.

TUTTO QUESTO PER DIRE CHE PUOI PARTECIPA-

RE AL CORSO DI PITTURA ENCAUSTO AL

CENTRO DIURNO

TUTTI I LUNEDÌ DALLE 13.30 IN AVANTI ...

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Inoltre vi ricordiamo che:

È sempre animazione in piazza Giuseppe buffi (ex piazza

magoria) a Bellinzona con il mercato del libro usato ogni

primo mercoledì feriale del mese dove vari rivenditori

propongono – a prezzi accessibili per ogni borsellino – li-

bri usati e di seconda mano, fumetti, riviste, stampe, figuri-

ne, tax card e cartoline. sono benvenuti anche francobolli

e altri articoli attinenti alla carta stampata.

Noi siamo presenti con il nostro punto d’incontro e le

nostre mitiche magliette …

“La biblioteca è l’ossigeno del

cuore”

“Incazzato nero” ….

Prossimi appuntamenti

mercoledÌ 7 ottobre

mercoledì 4 novembre

mercoledì 2 dicembre

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Club

Andromeda Perseo

c/o Centro diurno OSC

Piazzale Stadio 3

6500 Bellinzona

Tel.: 091 814 51 01

Fax: 091 814 51 09

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