Migliori Film Di Fantascienza

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I 200 film di fantascienza pi importanti del '900Di ogni film vengono riportati i seguenti dati: Anno Titolo (Titolo originale) Commento personale I "giudizi critici" sono cos determinati: 1 casella: il mio voto personale 2 casella: il voto dell'Internet Movie DataBase 3 casella: il voto del catalogo di Maltin 4 casella: il voto del catalogo di Farinotti 5 casella: il voto del catalogo di Morandini 6 casella: il voto del catalogo di Mereghetti Inoltre, uno sfondo color bronzo evidenzia i film con un punteggio complessivo superiore a 40/60; uno sfondo argentato quelli con un punteggio maggiore di 45/60; uno sfondo dorato quelli il cui punteggio supera i 50/60. Regista Giudizi critici

1926 Metropolis

Lang

7 8

10 10

7

8

Primo film di fantascienza veramente importante, girato con mezzi enormi nonostante la Germania, nel 1926, non fosse certo un paese ricco, Metropolis ha reso celebre in tutto il mondo il regista Fritz Lang e le sue idee visionarie, ottimamente supportate da immani scenografie e da una trama fortemente utopistica: ci non toglie che, visto oggi, il film appaia datato, e pur mantenendo una potenza narrativa che a volte sconfina nell'epica, rimanga imprigionato dalle sue stesse utopie. La trama, infatti, risente fortemente del clima politico della Germania dell'epoca, molto vicina a diventare un paese socialista, ma nello stesso tempo percorsa dalle prime avvisaglie del nazismo: cos la storia ruota intorno a una futura lotta di classe tra un padrone (Alfred Abel) che pensa unicamente a sfruttare i suoi operai, e questi ultimi, dapprima incoraggiati da una giovane ragazza (Brigitte Helm), e poi sobillati da un androide suo sosia, costruito incautamente da uno scienziato pazzo (Rudolph Klein-Rogge) per seminare discordia; per fortuna il finale non drammatico, anzi, risulta quasi zuccheroso: l'androide viene distrutto, il figlio del malvagio padrone (Gustav Froelich) sposa la ragazza, il padre diventa improvvisamente buono, e tutti vivono felici e contenti. Alla fine, si ha come l'impressione di avere assistito a una favola in chiave moderna, pi che ad un film di fantascienza: e se vero che Metropolis, come tutte le favole, conserva intatto il suo fascino anche a distanza di decenni, pure non sembra pi in grado di trasmettere allo spettatore smaliziato dei nostri tempi quel senso del fantastico che lo aveva reso un capolavoro. Gli uomini non saranno cambiati, ma si sono fatti pi furbi: e il cinema di fantascienza ha preso strade molto diverse da quelle immaginate da Fritz Lang. 1931 Frankenstein Whale 7 8 9 9 8 10

Cosa racconti la storia del barone Frankenstein, e del mostro da lui creato, lo sanno tutti, oggi: in realt quella che si ripete in innumerevoli film solo una versione semplificata, e pi orrorifica, del famoso romanzo di Mary Shelley; ma anche quella che tutti conoscono e a cui tutti fanno riferimento. Cos lo spettatore, in questo primo, celebre film sul mostro pi famoso della storia del cinema, vede il

barone Frankenstein (Colin Clive) intento a lavorare, con un assistente, su una macchina in grado di creare la vita sfruttando l'energia dei fulmini; e per evitare ogni dubbio sulle proprie capacit, il barone, invece di provare a resuscitare un cadavere, "assembla" un corpo ex-novo, e in una notte buia e tempestosa riesce nel suo progetto. Invano la fidanzata e un paio di amici, preoccupati per la sua assenza (si infatti ritirato in montagna, in una casa isolata, per poter lavorare in pace), cercano di dissuaderlo: anzi, si fanno convincere, anche se malvolentieri, ad aiutarlo. Ma subito la creatura a cui il barone ha dato vita (Boris Karloff), e il cui cervello, per un errore, quello di un minorato mentale, e non quello di un genio, si rivela incapace di ragionare e finisce per fuggire dalla cantina in cui rinchiuso: inseguito dagli abitanti del vicino villaggio uccide una bambina, pur senza rendersene conto, e alla fine, intrappolato in un vecchio mulino, viene bruciato dalla folla inferocita. Il barone se la cava con molte ammaccature, e trover consolazione fra le braccia della fidanzata. E' inutile negare che, visto a distanza di molti anni, Frankenstein fa paura fino a un certo punto: la storia troppo nota per sorprendere, e per di pi risulta evidente quanto, all'epoca, gli americani non avessero una grande esperienza di film dell'orrore (o di fantascienza), per di pi sonori, a differenza degli europei: Frankenstein ha il ritmo di un film muto, i fondali di cartapesta, e una trama piena di ingenuit e di passaggi a vuoto (la figura dell'assistente, per esempio, pi ridicola che sinistra). Eppure, anche se la paura ormai svanita, il fascino rimane, e la suggestione di certe scene, cos come i primi piani di Boris Karloff, ancora fortissima. Non basta per un vero capolavoro; ma basta per una leggenda. 1932 Il dottor Jekyll Commento 1933 King Kong Schoedsack 7 8 10 9 9 10 Mamoulian 7 8 9 8 10

Dice una leggenda che King Kong sia stato l'ultimo film in cui il famoso regista Erich Von Stroheim abbia messo il suo genio, prima di venire definitivamente bandito da Hollywood: e se pensiamo che il film, in fondo, altro non che una storia d'amore "maledetta" e senza speranza, ma non priva di sfumature romantiche, la leggenda potrebbe anche essere vera. Storia d'amore fra chi? Fra un'attrice (Fay Wray), che si reca a girare un film in un'isola lontana, dove viene rapita dagli indigeni, e un gigantesco gorilla, che vive in una parte dell'isola abitata da ogni genere di animali strani e pericolosi (soprattutto mostri preistorici), e al quale gli indigeni hanno offerto la ragazza. Strapparla dalle mani del gorilla sar molto problematico per i suoi compagni, che riescono anche a catturare il gigantesco animale e a portarlo a New York: idea non felicissima, perch questi riuscir a liberarsi, a rapire nuovamente la ragazza, e a portarla con s sull'Empire State Building, dal quale precipiter, alla fine, dopo essere stato mitragliato dagli aerei. Ma non prima di avere deposto la ragazza al sicuro. Film al confine tra fantastico e fantascienza, King Kong passato alla storia, pi che per una trama ricca di ingenuit e degli effetti speciali francamente discutibili (si pensi soltanto alle dimensioni del gorilla, che variano di molto nel corso del film), proprio per la singolare passione, non priva di un certo erotismo, che il "mostro" nutre per la "bella": peccato che, a differenza di quanto spesso accade nelle favole di argomento analogo ("La bella e la bestia" su tutte), la "bella" non ne voglia sapere, e il film tenda continuamente a trasformarsi in una pi comune storia di mostri, tutti cattivi, e tutti da distruggere. Eppure, nonostante tutto, lo sviluppo della storia non banale, e molte sequenze sono particolarmente suggestive (mitico il finale, in cui il gorilla, in cima al grattacielo pi famoso del mondo, circondato dagli aerei): il remake del 1976, girato con ben altri mezzi e ben altri (scarsi) risultati, ne sar la prova migliore. 1933 L'uomo invisibile (The invisible man) Whale 8 7 9 9 7 8

Forse questo il miglior film di fantascienza di prima della guerra: anche se la sua fama un po' inferiore a quella di film celebrati e imitati come Metropolis o King Kong, la scelta di trarre un film dal celebre romanzo di Wells L'uomo invisibile, e senza alterarne troppo la trama, colpisce decisamente nel segno.

La quale trama abbastanza nota: uno scienziato scopre la formula per diventare invisibile, la sperimenta con successo su s stesso, ma col passare del tempo diventa sempre pi malvagio e assetato di potere; poich l'invisibilit irreversibile, e in fin dei conti non neanche cos comoda (anche se per un po' gli permette di sfuggire alla polizia), la sua avventura non pu che finire tragicamente. Non c' dubbio che, tra l'idea dell'invisibilit, senz'altro una delle pi originali di tutta la fantascienza, e gli effetti speciali, veramente impressionanti per l'epoca, questo film sia tra quelli che pi si fanno ricordare; l'ottima resa del romanzo di Wells, gi di per s molto agile e privo di fronzoli, ben si accorda con i ritmi concitati dei film di allora, che si traducevano spesso in trame esigue e non prive di incoerenze. L'ultimo tocco, infine, viene dalla singolare interpretazione del grande attore francese Claude Rains che, pur sacrificato nella parte dell'uomo invisibile, riesce comunque a dare il meglio di s: paradossalmente, sar proprio questo il suo film pi famoso! 1935 La moglie di Frankenstein (The bride of Frankenstein) Commento 1936 Nel 2000 guerra o pace? (Things to come) Commento 1939 Dr. Cyclops Schoedsack 7 5 7 9 6 7 C. Menzies 6 8 7 7 6 Whale 7 10 7 9 9

Cosa nasconde l'ambiguo dr. Torkel (Albert Dekker) , nel suo laboratorio in mezzo alla jungla peruviana? I colleghi che ha invitato a collaborare con lui, e che nutrono qualche dubbio, scoprono ben presto che lo scienziato ha trovato il modo di rimpicciolire gli esseri viventi: tuttavia, sopraffatto dall'ambizione, Torkel vorrebbe utilizzare la sua invenzione per scopi non proprio nobili, e i suoi colleghi, che si oppongono ai suoi progetti, vengono ridotti a dimensioni minuscole e lasciati in balia dei suoi animali; molti dei quali, ovviamente, non si dimostrano amichevoli. Ma alla fine gli scienziati, nonostante le loro dimensioni, riescono a organizzarsi e, sfruttando l'unico punto debole di quello che ai loro occhi diventato un essere gigantesco (dr. Cyclops, appunto), vale a dire la sua pessima vista, hanno la meglio su di lui: Torkel, privato degli occhiali, precipita in un pozzo, e le sue vittime, col tempo, riacquistano le normali dimensioni: l'invenzione dello scienziato, per fortuna, aveva solo un effetto temporaneo. Quello che stupisce, in questo film, la bont degli effetti speciali: le scene in cui si vedono i minuscoli scienziati, in presenza del loro gigantesco collega, sono davvero impressionanti. Ma naturalmente il film offre anche qualcos'altro: l'idea di base molto originale, e la trama non manca di tensione, nonostante l'inverosimiglianza della storia, e una certa tendenza a non prendersi troppo sul serio (infatti un leggero umorismo, di tanto in tanto, stempera la drammaticit della situazione). N il protagonista viene caratterizzato a dovere: nonostante sembri il solito scienziato pazzo, non chiaro, infatti, se lo sia fin dall'inizio o se si lasci prendere la mano dai suoi esperimenti. Purtroppo queste incertezze non erano inconsuete, all'epoca, quando la fantascienza non era ancora un genere ben definito: se non altro, questo un film che appassiona, e che si fa perdonare qualunque cosa! 1941 Il dottor Jekyll e mister Hyde Commento 1950 Uomini sulla Luna (Destination Moon) Commento 1951 La cosa da un altro mondo (The thing from another world) Nyby 8 7 9 7 7 9 Pal 6 7 7 5 Fleming 7 8 9 6 7

Una base scientifica non lontana dal polo Nord; una scoperta improvvisa, che mette tutti in agitazione;

una gigantesca ombra circolare sotto il ghiaccio: comincia cos il primo grande film di fantascienza del dopoguerra, che grazie a una trama serratissima, a una suspence gestita magistralmente, ai dialoghi brillanti e alla regia "occulta" di Howard Hawks passato con pieno merito alla storia del cinema, e non solo quello di fantascienza. Come noto, il film continua narrando il ritrovamento di un alieno in un blocco di ghiaccio: questi, nonostante l'aspetto umanoide e una certa intelligenza, pi che altro un mostro assetato di sangue (letteralmente!), e solo dopo molti tentativi viene attirato in una trappola e incenerito dalla corrente elettrica. Tuttavia, quanti appassionati avranno riconosciuto, in questa trama, il celebre romanzo breve di John Campbell "Who goes there?", considerato tra i capolavori del genere? Ben pochi: infatti, del romanzo rimangono solo le linee principali, mentre le caratteristiche dell'alieno, e l'evolversi della lotta contro di lui seguono strade differenti. Perch tutto questo? Indubbiamente, gli effetti speciali dell'epoca non consentivano di mostrare sul grande schermo creature strane e terrificanti come quella del libro; ma anche probabile che all'inizio degli anni '50 l'idea di un mostro in grado di assumere l'aspetto degli esseri umani, di nascondersi fra di loro e di mostrarsi pi furbo fosse ancora troppo sconvolgente per gli spettatori dell'epoca, abituato da sempre a film in cui buoni e cattivi (di solito indiani) fossero ben distinti: ed ecco allora un mostro pi rassicurante, feroce e astuto solo a parole, ma in realt poco diverso dagli umani che lo combattono, e di certo assai pi stupido, vista la facilit con cui cade nella trappola mortale. E cos gli spettatori, ancora per qualche anno, potranno dormire sonni tranquilli: poi ci penseranno Il pianeta proibito e L'invasione degli ultracorpi a spazzare via gli ultimi tab. Ma prima che qualcuno abbia il coraggio di tornare sul romanzo di Campbell, di anni ne passeranno pi di trenta. 1951 Quando i mondi si scontrano (When worlds collide) Commento 1951 Ultimatum alla Terra (The day the Earth stood still) Wise 8 8 10 9 7 8 Mat 6 8 5 4 6

Un disco volante atterra in un parco, a Washington: ne esce un alieno, peraltro del tutto simile a un essere umano, accompagnato da un gigantesco robot. Dopo un'accoglienza non proprio amichevole, l'alieno annuncia di voler tenere un discorso alla presenza di tutti i governanti del pianeta; ma poich questi non vogliono mettersi d'accordo, ripiega su un congresso di scienziati e, dopo varie peripezie, pu finalmente annunciare al mondo che i suoi simili "ci tengono d'occhio". Perci guai ad esportare anche nello spazio la nostra aggressivit: ce ne farebbero pentire. Ci detto, riparte, non prima di avere salutato i pochi esseri umani che hanno cercato di aiutarlo. Insomma, un'idea molto semplice, quasi elementare, e una trama lineare, senza fronzoli: anche gli effetti speciali non sono molti, n eccezionali. Eppure, Ultimatum alla Terra riesce, proprio grazie alla sua semplicit quasi cristallina, a ricavarsi un posto tra i capolavori della fantascienza. Sembrerebbe, a prima vista, che questo sia dovuto alla grande novit, per l'epoca, di un alieno buono, e simile a noi in tutto e per tutto; ma pur vero che anche questo film, come i suoi contemporanei, figlio della paranoia tipica degli anni '50: anche se l'alieno non il solito mostro assetato di sangue, i suoi ammonimenti, per quanto bonari, sono comunque minacciosi; "loro" ci spiano, ci controllano, e, se volessero, per noi sarebbero guai seri. In realt il vero obiettivo del film quello di mostrarci un alieno assolutamente uguale a noi (lo scavato Michael Rennie ne d un'ottima interpretazione), ma nello stesso tempo pi saggio e cosciente di quello che sta facendo; ed ecco che, per contrasto, l'umanit appare finalmente per quello che veramente: non un manipolo di eroi pronti ad immolarsi per salvare il mondo dal mostro di turno, ma un mucchio di gente egoista, cinica e spesso anche stupida. Visto in quest'ottica, il film assume tutt'altro significato, ed esce dai ristretti ambiti della fantascienza per trasmettere valori universali e di forte impatto emotivo; e pur nel pessimismo di fondo lascia intravedere una luce in fondo al tunnel: infatti qualcuno riesce, fra gli uomini, a mostrarsi amico dell'alieno, a comprenderlo, ad aiutarlo. E si tratta di un bambino, di una donna, di un vecchio: proprio coloro che, nella nostra societ, contano meno o vengono spesso emarginati. Non certo un caso che questo film sia stato diretto da uno dei registi pi impegnati di Hollywood: il

grande Robert Wise! 1953 Destinazione Terra (It came from outer space) Arnold 7 6 8 7 7 7

Con questo film fa il suo esordio in campo fantascientifico Jack Arnold, regista che, pur non avendo mai diretto un autentico capolavoro, senza dubbio il migliore, tra i molti che, nei mitici anni '50, realizzarono decine di B-movies: film a basso costo, e senza grandi pretese. Comunque, Destinazione Terra un film piuttosto buono, anche perch il primo a mostrare degli alieni in grado di assumere forma umana: ed su questo tema, piuttosto che sulla consueta lotta contro di loro, che si sviluppa la trama. Questi alieni, d'altra parte, non pretendono di sterminare il genere umano: finiti sulla Terra per un guasto al loro veicolo, iniziano a rapire le persone che incontrano, e a sostituirsi a loro, al solo scopo di non farsi scoprire, e poter cos completare le riparazioni necessarie a ripartire; ma quando, nonostante le loro precauzioni, vengono scoperti dal protagonista (Richard Carlson), uno scrittore che non si lascia ingannare dall'aspetto esteriore di quelli che sembrano i suoi amici, la situazione si complica: mentre la polizia si prepara ad assaltare la caverna in cui gli alieni si nascondono, rischiando un massacro, il protagonista, preoccupato perch anche la sua fidanzata stata rapita, cerca disperatamente un compromesso. Alla fine, con un po' di fortuna, gli alieni riescono a ripartire, mentre tutti quelli che erano stati rapiti vengono liberati: ancora una volta la Terra salva, anche se, tutto sommato, il pericolo corso stato pi apparente che reale. Una buona idea, e una trama discretamente sviluppata, ma niente di pi: questo Destinazione Terra. Siamo lontani dalla tensione che si raggiungeva ne La cosa da un altro mondo, e siamo pure lontani dalla profondit di film come Ultimatum alla Terra: ma pretendere di pi da un B-movie, tutto sommato, sarebbe eccessivo. Anzi, per essere un film girato in economia, questo offre molto di pi di quello che ci si poteva aspettare! 1953 La guerra dei mondi (War of the worlds) Haskin 6 7 9 7 6 6

Pensare che un tempo questo film era considerato un "kolossal": girato a colori, e con effetti speciali, per l'epoca, fantasmagorici, mostrava un'invasione aliena su larga scala, basandosi su quello che, allora, era uno dei pi noti romanzi di fantascienza: La guerra dei mondi di Herbert George Wells. Da allora molta acqua passata sotto i ponti, e molte cose, in questo film, fanno sorridere, a partire dalla trama, che racconta dell'arrivo dei marziani a bordo di enormi astronavi, e dei loro attacchi contro le citt terrestri, nonostante una difesa disperata da parte degli umani e qualche inutile tentativo di comunicare con loro. Quando tutto sembra perduto, il banale virus del raffreddore mette le cose a posto, e i marziani (creature verdi e con i tentacoli, che nel film si vedono pochissimo) muoiono tutti in pochi istanti. Tutto come nel romanzo di Wells, insomma: ma quello che nel libro era reso con un ritmo magistrale e un rigore scientifico tipico dello scrittore inglese, nel film si banalizza e si riduce a una serie di scene che dovrebbero spaventare lo spettatore. Allora ci riuscivano, oggi non pi. Eppure, nonostante tutto, chi vada a vedere, oggi, quella specie di remake che Independence day (e che un vero "kolossal"), si render conto che si pu fare molto, molto peggio. La guerra dei mondi, almeno, ogni tanto trasmetteva qualche emozione autentica. Il suo remake, solo risate involontarie. 1953 Gli invasori spaziali (Invaders from Mars) C. Menzies 6 6 8 7 6 7

Questo film inizia alla grande: un ragazzino (Jimmy Hunt) vede atterrare un disco volante non lontano da casa, e avverte i genitori, che si recano a controllare; ma quando questi tornano, appaiono cambiati, pi freddi, e non vogliono pi ascoltarlo. Quasi un anticipo de L'invasione degli ultracorpi, insomma, e per di pi girato con grandi mezzi, per l'epoca (si pensava addirittura di realizzarlo in 3D). Purtroppo, dopo il buon inizio, la trama si banalizza; scoperto che i genitori sono controllati a distanza dagli alieni (tramite un apparecchio impiantato sulla nuca), il ragazzino trova finalmente altri aiuti, e alla fine il disco volante (nascosto in una caverna sotto il deserto) viene fatto saltare in aria: l'umanit, ancora una volta, salva.

Nonostante uno svolgimento lento, ricco di ingenuit (troppe), e degli effetti speciali non all'altezza delle aspettative, il film non da disprezzare, e l'ambientazione ai margini del deserto, dove minacciose distese di sabbia nascondono la base degli alieni, suscita qualche inquietudine. Il guaio che questo film viene ricordato, pi che altro, per la scena finale in cui si vede finalmente come fatto l'alieno che tira le fila di tutta la storia: una testa parlante in una boccia di vetro ... e l'inquietudine di cui sopra svanisce con una risata. 1953 Il risveglio del dinosauro (The beast from 20000 fathoms) Louri Commento 1954 Assalto alla Terra (Them!) Douglas 7 7 9 7 7 8 6 6 5 6 6

Primo, e miglior film di una lunga serie basata sui pericoli rappresentati da animali (soprattutto insetti) diventati giganteschi, Assalto alla Terra inizia come un giallo: una bambina, in stato di choc, vaga nel deserto; due poliziotti trovano i suoi genitori, morti, poco lontano: chi o cosa sia stato non e' chiaro, ma ben presto "qualcosa" che fa uno strano rumore uccide uno dei due, rimasto incautamente solo; altri morti seguono, sempre nel pi fitto mistero, finch una coppia di scienziati (Edmund Gwenn e Joan Weldon) non ne scopre la causa: formiche gigantesche, la cui mutazione stata causata dalle radiazioni atomiche. Dopo molte ricerche (volano e si riproducono in fretta), le formiche vengono finalmente scovate e uccise, non senza aver fatto altre vittime. Quanto reggerebbe, oggi, un film del genere? Questo proprio il suo limite: non c' dubbio, infatti, che nel 1954 fosse realmente difficile capire, dagli indizi lasciati qua e l, che genere di creature fossero quelle che avevano causato la morte di tante persone, per di pi bene armate; e l'ignoranza degli agenti, che non sanno in quale branca scientifica siano competenti i due "mirmicologi" venuti ad indagare, era anche la stessa dello spettatore medio. Ma oggi? Dopo innumerevoli film pieni di creature pi o meno cresciute, terrestri o aliene, dopo che gli effetti speciali sono riusciti a mostrarci ogni genere di mostro, dopo che l'uomo si abituato all'energia atomica e non crede pi come prima alla pericolosit delle radiazioni? Oggi la suspence della prima parte del film mostrerebbe un po' la corda, e l'apparizione improvvisa della prima formica gigante non spaventerebbe pi di tanto lo spettatore. Pure, Assalto alla terra rimane un buon film; la scelta di centrare la trama sullo studio delle formiche giganti, e su come trovarle e distruggerle, piuttosto che sui combattimenti o sulle scene dei massacri, come accadrebbe oggi, si rivela azzeccata: lungi dall'annoiare lo spettatore, lo avvince in una tensione che non tutti i film degli anni '50 possono vantare. Una buona prova degli interpreti, peraltro sconosciuti (per James Arness, che qui un agente dell'FBI, era stato la "cosa" 3 anni prima), fa il resto. 1954 Godzilla (Gojira) Honda 6 6 7 7 5 7

Perch questo film sia diventato leggendario un vero mistero: pur essendo di produzione giapponese, non si discosta dai consueti B-movies dell'epoca, molti dei quali mostravano creature gigantesche e minacciose mettere in pericolo l'umanit, o almeno qualche pacifico villaggio. In questo caso il mostro, risvegliato dai soliti esperimenti nucleari, e capace addirittura di sputare fuoco come un drago, minaccia la citt di Tokyo: e dopo che le armi si sono dimostrate inefficaci, sono gli scienziati a trovare il modo per distruggerlo. Per poi sacrificarsi a loro volta, convinti, evidentemente, che questa sia l'unica strada per evitare, in futuro, la nascita di altre spaventose creature. Ma invece della scienza, stato il cinema a crearne delle altre, soprattutto in Giappone, dove l'enorme successo di Godzilla ha moltiplicato i mostri giganteschi, buoni, cattivi, alati, anfibi, e tutti rigorosamente di cartapesta, in un epoca in cui gli effetti speciali erano poca cosa ma il pubblico si divertiva lo stesso: il dubbio che, in fondo, il successo del film derivi solo dal fatto che il mostro, per la prima volta, ha un nome preciso, pi che fondato. E' stata questa trovata, semplice ma efficace, che ha permesso, con ogni probabilit, che intorno al nome "Godzilla" si creasse una vera leggenda, ben al di l dei meriti del film. Il quale, in realt, non niente di speciale. Ma una leggenda non si giudica!

1954

Il mostro della laguna nera (The creature from the black lagoon)

Arnold

7

6

8

5

7

7

A met strada tra la fantascienza e l'horror, Il mostro della laguna nera, ormai diventato un cult-movie, in pratica (col suo seguito La vendetta del mostro) un remake di King Kong: e, ci che davvero stupefacente, riesce a uguagliare il livello di quest'ultimo pur sviluppando l'idea originale in modo abbastanza differente. Merito, probabilmente, della modestia di Jack Arnold, che non si mai considerato un grande regista, e non ha cercato il capolavoro in ognuno dei suoi film, dei quali questo, indubbiamente, il pi riuscito. Siamo in Amazzonia, e una spedizione scientifica si imbatte in un essere met uomo e met pesce che, chiaramente attratto dall'unico elemento femminile del gruppo (Julia Adams), riesce dapprima a bloccare il battello degli scienziati all'interno di una laguna, e poi a rapire la donna: dopo un lungo inseguimento, i suoi compagni riusciranno a liberarla, e infine a uccidere la misteriosa creatura. Apparentemente, niente di nuovo sotto il sole: ma Arnold, dimostrando un fiuto non comune, riprende da King Kong l'idea che il mostro sia meno cattivo di quanto sembri e anzi sia animato da sentimenti decisamente umani; come rimanere indifferenti, d'altra parte, di fronte a una fanciulla che nuota seminuda in un fiume (scena rimasta giustamente famosa, col mostro che nuota sotto la donna senza che lei se ne avveda)? Sono queste piccole trovate che hanno reso famosi alcuni degli innumerevoli B-movie degli anni '50: e anche se non ha mai realizzato un vero capolavoro, stato Jack Arnold l'uomo che pi di ogni altro le ha sapute sfruttare. 1954 20000 leghe sotto i mari (20000 leagues under the sea) Commento 1955 Cittadino dello spazio (This island Earth) Newman 6 5 8 7 7 7 Fleischer 7 10 7 7 7

Uno scienziato (Rex Reason) costruisce, per mezzo di un progetto ricevuto per posta, una misteriosa apparecchiatura: una volta terminata, scopre che si tratta di una specie di una radio in grado di metterlo in comunicazione con un extraterrestre; questi, un umanoide dalla fronte alta e dai capelli bianchissimi (Jeff Morrow) lo prega di aiutare il suo popolo, ridotto allo stremo dalla guerra contro gli abitanti di un pianeta vicino, a sopravvivere. Lo scienziato, insieme con due colleghi, accetta, e cerca di inventare una nuova forma di energia, lavorando dapprima sulla Terra e quindi su Metaluna, il pianeta dell'extraterrestre: ma ormai troppo tardi, e Metaluna viene distrutto da un ultimo attacco dei suoi nemici. Solo grazie al sacrificio dell'extraterrestre, ormai diventato loro amico, gli scienziati riescono a salvarsi e a tornare sulla Terra: all'ultimo istante, ovviamente. In questo film tutto incerto, a partire dal giudizio dei critici: gli effetti speciali, la trama, i personaggi, eternamente sospesi tra diverse scelte; gli alieni non sanno bene che fare n per vincere la guerra, n per convincere i terrestri ad aiutarli; questi, invece, sono incerti tra la collaborazione e la fuga. Tutti i protagonisti, comunque, non assomigliano affatto a quelli proposti dai film di fantascienza fino ad allora; gli alieni, che non sono mostri assetati di sangue, e neanche benefattori dell'umanit, sono solo delle persone non troppo dissimili da noi (a partire dall'aspetto), e con problemi analoghi ai nostri; gli scienziati non sembrano certo degli eroi ansiosi di salvare il genere umano o di sacrificarsi per la causa: poco interessati al mondo di Metaluna e al conflitto che lo sta distruggendo, pensano solo a tirarsi fuori dai guai. Tanto basta, pur in presenza di una trama che fa acqua da tutte le parti, per riconoscere in questo film almeno la voglia di realizzare qualcosa di veramente innovativo; e anche se il tentativo lascia molto a desiderare, l'importante, dopo anni di film sempre uguali, che la strada sia aperta. I capolavori verranno presto. 1955 La conquista dello spazio (Conquest of space) Commento Haskin 5 7 5 5

1955 Il mostro del pianeta perduto (The day the world ended) Commento 1955 Tarantola (Tarantula) Commento 1955 La vendetta del mostro (Revenge of the creature)

Corman

5 6

7

5

6

Arnold

5 8

7

6

7

Arnold

6

4

6

5

5

7

Non contenti di essersi liberati del primo mostro, alla fine de Il mostro della laguna nera, alcuni scienziati tornano nella laguna per catturarne un altro, ci riescono, e lo portano in Florida per esporlo in un acquario: ma quando due di loro (gli sconosciuti John Agar e Lori Nelson) si innamorano, il mostro, che come gi nel primo film ha un debole per il sesso femminile, scappa dall'acquario, rapisce la donna, uccide un po' di persone, e finalmente, crivellato di pallottole, sparisce nell'oceano. La cosa pi interessante di questo film che, se lo consideriamo tutt'uno col precedente, diventa in sostanza un remake di King Kong: ma ci che allora veniva narrato in un solo film, con ben altra efficacia narrativa, qui si dilunga eccessivamente, seguendo strade note e che non ottengono pi gli effetti sperati; la storia d'amore tra un mostro e la bella di turno, per esempio, tema ormai sfruttato fino all'inverosimile, non commuove pi di tanto lo spettatore: e se nel primo film, almeno, non mancavano momenti di autentica tensione, e il ritmo rimaneva sempre serrato, in questo seguito quasi tutto scontato e prevedibile, e solo la mano esperta di Jack Arnold tiene in piedi una pellicola che altrimenti avrebbe finito per sconfinare nel ridicolo. E nell'oblio. 1956 L'astronave atomica del dottor Quatermass (The Quatermass Guest 8 6 8 Xperiment) 7 6 7

L'ennesimo B-movie, col solito mostro assetato di sangue a minacciare il mondo? A prima vista sembrerebbe proprio di s, nonostante il film, stavolta, non sia di produzione americana ( inglese): tuttavia, a uno sguardo pi attento, ci si rende subito conto di come la storia abbia non una, ma parecchie marce in pi. Una suspence degna di Hitchcock? Un mostro particolarmente spaventoso? Un eroe incredibilmente carismatico? Forse tutte queste cose insieme, o forse nessuna, a parte una trama curata come un orologio svizzero e che, a mano a mano che si avvicina alla fine, cattura sempre di pi l'attenzione dello spettatore. L'inizio gi carico di un'atmosfera sinistra: in una notte buia (anche se non tempestosa) un razzo, lanciato nello spazio giorni prima dal professor Bernard Quatermass (Brian Donlevy), rientra sulla Terra, atterrando nei pressi di una fattoria inglese; ma, dei tre uomini a bordo, solo uno (Richard Wordsworth) ancora vivo, e per di pi sotto choc: i suoi compagni sono scomparsi nel nulla. L'uomo, raccolto da Quatermass, non si riprende pi, e dopo essere fuggito dalla clinica in cui era stato ricoverato si trasforma a poco a poco in un mostro spaventoso. Il tragico finale inevitabile: dopo aver fatto molte vittime il mostro viene finalmente localizzato all'interno dell'abbazia di Westminster, e Quatermass, grazie a una potente scarica elettrica (cos potente da richiedere tutta l'energia di Londra), pone fine alla sua esistenza. Molte trovate, in questo film, sono interessanti, anche se mancano idee veramente originali: l'alieno che, invece di mostrarsi fin dall'inizio, si impadronisce di un uomo, trasformandolo in qualcosa di orrendo, una delle migliori, e verr ripresa spesso, in futuro; come ottima, anche se imposta dalla mancanza di effetti speciali adeguati, la scelta di non mostrare chiaramente la trasformazione del protagonista. Ma soprattutto interessante la figura del professor Quatermass, raro esempio di eroe cinico e quasi brutale, che dall'alto della sua scienza non si fa mai travolgere dai sentimenti, e ha sempre le idee chiare sulle scelte da compiere, per quanto difficili e disumane possano essere. Un personaggio decisamente fuori degli schemi, insomma: e, proprio per questo, un personaggio che non si dimentica facilmente. Come l'intero film, del resto.

1956 Nel 2000 non sorge il sole (1984)

Anderson

6

7

8

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5

6

Pochi anni dopo l'uscita del famoso romanzo di George Orwell 1984, il regista inglese Michael Anderson tenta di adattarlo per il grande schermo: ma la natura del libro troppo particolare, e il tentativo si risolve fatalmente in un mezzo insuccesso. La trama, come molti sanno, descrive una societ futura (il romanzo fu scritto nel 1948), oppressa da una spaventosa dittatura: tutto proibito, anche amare qualcuno, anche parlare nella propria lingua, e ogni momento della propria esistenza organizzato dal "partito", guidato dall'onnipresente e onnisciente "grande fratello". Un piccolo funzionario sfida questo stato di cose semplicemente amando una collega: ma i due verranno scoperti, arrestati, torturati e costretti a rinnegare il loro amore. Ci che rende interessante il romanzo non la vicenda narrata, quasi del tutto assente (nessuno cerca veramente di scalfire la dittatura, e tutti accettano la situazione senza porsi troppe domande), ma la descrizione, nuda e cruda, di come l'uomo possa raggiungere vette di tale crudelt da sconfinare nel surreale (l'invenzione della neolingua, ideata per sopprimere le parole che definiscono concetti "eretici", come la libert, una delle trovate pi famose): purtroppo un film, per quanto lento e meditato, ha bisogno di un minimo di azione, di una trama che si sviluppi partendo da un principio e arrivando a una conclusione; e 1984 quanto di pi lontano si possa immaginare da queste esigenze. Rimane l'idea, ovviamente notevole, del resto adattata con fedelt nonostante un finale un po' diverso (ma non nella sostanza), e la discreta prova di Edmond O' Brien e Jan Sterling nel ruolo dei due sfortunati protagonisti. Qualcosa di meglio, ma non troppo, offrir allo spettatore il remake girato, guarda caso, nel 1984. 1956 L'invasione degli ultracorpi (Invasion of the body snatchers) Siegel 9 7 9 9 9 10

L'idea alla base di questo film straordinario, senza dubbio tra i capolavori del cinema di fantascienza, non sembra cos originale, almeno a prima vista: gi ne Gli invasori spaziali si erano visti degli alieni in grado di modificare il comportamento degli esseri umani, o addirittura in grado di assumerne l'aspetto, come in Destinazione Terra. Ma in entrambi i film la "trasformazione" era comunque reversibile, e gli alieni rimanevano qualcosa di ben distinto, qualcosa che poteva essere identificato e combattuto; ne L'invasione degli ultracorpi, invece, i misteriosi baccelli venuti da chiss dove distruggono definitivamente la personalit dei loro ospiti, sostituendosi a loro a tutti gli effetti: situazione carica di un orrore che mai, prima di questo film, era stato cos profondo e coinvolgente. All'inizio, invece dell'orrore, c' solo una leggera inquietudine: perch mai alcuni abitanti di Santa Mira, un tranquillo paese della California, sono convinti che i loro parenti siano degli impostori? I sosia, o presunti tali, non sembrano affatto differenti, e il dottor Miles Binnell (Kevin McCarthy), inizialmente non d peso alle segnalazioni; ma a mano a mano che queste aumentano, anche i suoi dubbi crescono, finch, una sera, la scoperta di un corpo ancora "in sviluppo" in casa di un suo amico chiarisce il mistero: degli strani baccelli, forse venuti dallo spazio, si vanno trasformando in corpi umani, fino ad assumere l'aspetto delle persone pi vicine, la cui personalit viene assorbita durante il sonno; gli "originali" non si svegliano pi (che fine faccia il loro corpo non si sa), e le "copie" ne prendono il posto, anche se alla lunga vengono tradite dalla mancanza di ogni emozione; ben presto diventa evidente che le "copie" stanno diffondendo i baccelli in tutto il paese, e anche nelle citt vicine, e per Miles e i suoi amici non resta che la fuga, nella speranza di non addormentarsi: ma troppo tardi, e solamente Miles riuscir a raggiungere l'autostrada, dove peraltro nessuno gli dar retta, nonostante le sue disperate invocazioni d'aiuto. Come noto, la produzione impose un lieto fine: e Don Siegel dovette aggiungere un epilogo (peraltro costruito assai bene) in cui Miles racconta la sua storia ad alcuni poliziotti, riuscendo a farsi credere proprio all'ultimo minuto, e solo grazie al casuale ritrovamento di un camion carico dei terribili baccelli. Ma, indipendentemente dal finale, L'invasione degli ultracorpi ha fatto epoca: non vi dubbio, infatti, che l'idea di un "mostro" che arrivi durante il sonno, mentre la vittima indifesa, sia assolutamente geniale, data la sua capacit di far presa sulle paure ancestrali dello spettatore; e l'abilit con cui l'idea viene sviluppata, in un crescendo di suspence, dapprima, e di orrore, in seguito, rasenta la perfezione:

forse questo film, in campo fantascientifico, non sar il migliore in assoluto (anche se qualcuno ne convinto): ma oltre ad essere certamente il pi raffinato, uno dei pochissimi che, una volta visti, non si possono pi dimenticare. 1956 Il pianeta proibito (Forbidden planet) M. Wilcox 9 7 9 7 8 8

Un pianeta lontano e desolato, e un'astronave che vi si avvicina, alla ricerca dei superstiti di una precedente spedizione: l'inizio di questo celebre film non sembra avere niente di speciale. Ma poi, qualcuno manda un messaggio radio all'astronave, invitando l'equipaggio a non atterrare: un superstite che, a quanto pare, non gradisce le visite. Tuttavia, deciso a vederci chiaro, il comandante (un giovane Leslie Nielsen) ignora l'avvertimento e, poco dopo essere sbarcato, incontra l'uomo che ha inviato il messaggio, l'ambiguo dottor Morbius (Walter Pidgeon), che, in compagnia della figlia (Anne Francis) e di un robot tuttofare, passa il suo tempo studiando i giganteschi macchinari lasciati dai Krell, gli antichi abitanti del pianeta; ma quando tra la ragazza e il comandante nasce un idillio, la situazione precipita: un mostro gigantesco e invisibile, che nessuna arma sembra poter fermare, uccide a pi riprese alcuni uomini dell'equipaggio. Alla fine, la tragica scoperta: il mostro altro non che una proiezione del subconscio di Morbius, materializzata dai macchinari dei Krell, il cui vero scopo era ignoto allo scienziato; quando finalmente si rende conto della verit, Morbius si uccide e innesca un meccanismo che fa esplodere il pianeta: i suoi indesiderati ospiti, con sua figlia, si allontanano appena in tempo. Si dice che questo film debba la sua fama al fatto di essere una versione cinematografica de La Tempesta; ma questa pi che altro una leggenda che si tramanda di critico in critico, senza alcun fondamento: basta leggere l'opera di Shakespeare per convincersene. La fama de Il pianeta proibito si deve invece a poche, geniali idee, talmente innovative da non essere pi state riprese, negli anni successivi: troppo inquietante, evidentemente, doveva essere l'idea di un mostro prodotto dal nostro subconscio, e troppo angosciante quella di un mostro invisibile; ci che non si vede sempre pi spaventoso di ci che si vede chiaramente, come troppo spesso si tende a dimenticare: si pensi soltanto alla celebre scena in cui il mostro si avvicina all'astronave, invisibile tranne che per le impronte che si formano nella sabbia. A parte queste idee, non ci sono, in questo film, altre trovate geniali, tranne, forse, quella di servirsi delle famose leggi della robotica per quanto riguarda il robot tuttofare al servizio di Morbius, e che, proprio per questo motivo, diventer uno dei comprimari pi famosi di tutta la storia del cinema (e non solo di fantascienza). Non sono eccezionali n gli effetti speciali, n le scenografie, che fanno sembrare di cartapesta il desolato pianeta; e anche i personaggi non si discostano dai soliti stereotipi (lo scienziato pazzo, l'eroe coraggioso ma ignorante, la biondina che se ne innamora). Ma l'unico, vero protagonista del film il mostro: perfetto in tutto, poich non si vede e, soprattutto, indimenticabile. Tanto basta per fare di questo film il capolavoro assoluto degli anni '50! 1957 A 30 milioni di km dalla Terra (20 million miles to Earth) Juran Commento 1957 La meteora infernale (The monolith monsters) Sherwood 6 6 6 5 6 8 5 6

Che fare quando i mezzi sono pochi, e gli effetti speciali ne risentono? O si hanno delle buone idee, o si sconfina nel ridicolo, come accadeva spesso negli anni '50: ma per fortuna La meteora infernale appartiene alla prima categoria. La buona idea di questo film sta nel ricorrere a un mostro del tutto diverso da quelli visti fino ad allora: niente esseri gelatinosi con o senza tentacoli, niente piante voraci, niente marziani bellicosi; ma delle semplici rocce scure di origine meteoritica. Semplici, ma capaci al solo contatto di calcificare un essere umano, con conseguenze letali. Il bello di questo film sta nel fatto che nessuno si aspetta, meno che mai lo spettatore, che il pericolo venga da semplici sassi: e per la maggior parte del tempo la trama sembra pi quella di un giallo che quella di un film di fantascienza; alla fine, la duplice scoperta: le rocce crescono, e diventano mortali, solo se vengono bagnate (attenzione quando piove!); ma se l'acqua salata si dissolvono. Alla fine l'ingegno

dell'uomo, ancora una volta, avr la meglio su questi mostri un po' particolari. Nonostante l'ottima idea, il film risente un po' troppo della mancanza di mezzi: la sceneggiatura non certo di prim'ordine (molto inferiore, per esempio, a quella di Assalto alla Terra, che ha una trama non dissimile), e gli attori sono degli illustri sconosciuti che resteranno tali. Ma a distanza di molti anni sono pochi i film dell'epoca che si ricordano abbastanza bene: e La meteora infernale uno di questi. 1957 Il mostro che sfid il mondo (The monster that challenged the world) Laven 6 7 5

Commento 1957 Il mostruoso uomo delle nevi (The abominable snowman) Guest 6 6 7 7 5 3

Alcuni scienziati, guidati addirittura da Peter Cushing, grande specialista dei film dell'orrore, si trovano in Tibet per alcune ricerche: inevitabilmente si imbattono nello Yeti, e altrettanto inevitabilmente ne sono vittime; i pi cinici di loro, che avevano pensato di catturarlo per poterlo esibire come fenomeno da baraccone, fanno una brutta fine; quelli dall'animo pi nobile scampano a burroni e tempeste di neve e accettano con pi filosofia l'esistenza della misteriosa creatura, che oltretutto non si dimostrata affatto malvagia. In un certo senso, questo film va controcorrente, presentandoci un "mostro" che tale non (e che anche per questo non viene mai fatto vedere) e che non ha intenzioni ostili; ma al di l della trovata iniziale c' ben poco, purtroppo: una trama discreta, ma con molte incertezze e qualche momento di noia, ambientata in luoghi fascinosi ma monotoni; un "mostro" che non solo si vede poco, ma del quale non si sa nulla (diversamente da quanto accadeva in La cosa da un altro mondo, ad esempio); un finale inconcludente, che cerca di essere moralistico ma si limita a tradire le aspettative dello spettatore. Insomma, un film appena passabile: anche se, bisogna ammetterlo, lo Yeti ha sempre avuto un certo fascino. E per un piccolo gruppo di appassionati (il film molto controverso) questo basta e avanza. 1957 Radiazioni BX distruzione uomo (The incredible shrinking man) Arnold 7 8 7 8 10

Commento 1957 I vampiri dello spazio (Quatermass 2) Guest 7 6 8 7 7

Se nel primo film della serie il cinico, ma intelligente dottor Quatermass aveva dovuto combattere contro un mostro che era stato, un tempo, un suo astronauta, stavolta i problemi, almeno in apparenza, sono pi semplici: i mostri, arrivati sulla Terra con una pioggia di meteoriti, sono soltanto delle piccole escrescenze, e non sembrano particolarmente minacciosi. Ma ben presto Quatermass (sempre Brian Donlevy) si rende conto che il pericolo pi insidioso di quanto sembri: per quanto piccoli, i mostri controllano la volont delle persone con cui sono venuti in contatto, e che ora, protette da un muro di omert, stanno allevando creature ben pi spaventose in una base nelle vicinanze di Londra. Per fortuna Quatermass riesce a penetrarvi e, aiutato da alcuni operai ancora immuni dal "contagio", fa esplodere le cupole che racchiudono le creature: a questo punto anche le persone controllate dai mostri si "risvegliano", e l'umanit, ancora una volta, pu tirare un sospiro di sollievo. Per essere un seguito, I vampiri dello spazio indubbiamente un buon film: nonostante uno spunto abbastanza banale, e una trama che non raggiunge la stessa tensione dell'episodio precedente, la vicenda, complessa ed elaborata, non priva di fascino o di colpi di scena; e non si pu negare che la vecchia idea dei mostri che controllano la volont degli esseri umani, i quali diventano a loro volta il nemico da combattere, mantenga sempre la sua validit. Certo, se nel primo film quella di far vedere il mostro il meno possibile si era rivelata una scelta vincente, non si pu dire la stessa cosa di questo seguito, in cui sarebbe stato opportuno non limitarsi a mostrare delle vaghe ombre che si agitano in lontananza, e che dovrebbero essere le spaventose creature da distruggere; tuttavia, considerando che il terzo film della

serie, in cui gli effetti speciali non mancheranno, far rimpiangere non poco i primi due, meglio accontentarsi! 1958 Dalla Terra alla Luna (From the Earth to the Moon) Haskin 6 6 7 7 4 3

La storia ben nota: tre uomini, in una capsula sparata da un gigantesco cannone, riescono a raggiungere la Luna, a girarci intorno, e a ritornare sani e salvi sulla Terra. Il tutto nell'ottocento magicamente raccontato da Jules Verne. Purtroppo, se un viaggio verso la Luna era fantascienza a quell'epoca, oggi non lo pi: e credo che gi nel 1958 ci fosse qualche problema a rendere appassionante un film centrato su quest'argomento. Ci non toglie che il romanzo di Verne risulti godibile ancora oggi: questo dovuto all'impronta "tecnologica" che lo scrittore francese ha saputo dargli, riempiendolo di dettagli tecnici senza per questo annoiare il lettore, e riuscendo cos a renderlo assolutamente credibile e realistico, e a mantenerlo tale anche dopo molti anni. Ma gli autori del film, evidentemente, hanno temuto (forse a ragione) che non fosse opportuno puntare su questo aspetto; e hanno cos privilegiato il lato avventuroso della narrazione e i complessi rapporti fra i protagonisti, finendo per aggiungervi una storia d'amore inesistente e, dulcis in fundo, cambiando (e non di poco) il finale. Ne esce fuori un film ancora passabile, ma fiacco e privo di vero interesse: un film che si regge a stento, e unicamente, sull'idea di Verne, senza riuscire a brillare di luce propria. Peccato per gli interpreti, fra cui gli ottimi Joseph Cotten e George Sanders, che avrebbero senz'altro meritato di comparire in un film migliore. 1958 L'esperimento del dottor K (The fly) Neumann 8 6 8 7 7 8

Perch una donna dovrebbe avere ucciso il marito, pur essendo ancora innamorata di lui? E per di pi schiacciandogli la testa sotto una pressa? Con questo inquietante interrogativo comincia L'esperimento del dr. K, ultimo capolavoro dei mitici anni '50, che si regge non tanto sull'idea di partenza (un uomo trasformato in mostro), gi utilizzata in altri film, quanto nell'abilit con cui la vicenda, pi simile a un giallo che a un horror fantascientifico, viene portata avanti. E, come in tutti i gialli, lo spettatore scopre a poco a poco che cosa successo; la donna (Patricia Owens), minacciata di arresto dall'ispettore che indaga sul caso, e incoraggiata dal cognato (Vincent Price) a raccontare tutto, ricostruisce l'accaduto: il marito (David Hedison), uno scienziato ricco e famoso, stava sperimentando una forma di teletrasporto quando, nel corso di una prova su s stesso, una mosca era entrata con lui nella cabina di trasmissione: da allora era rimasto chiuso nel suo laboratorio, supplicandola di ritrovare l'insetto (riconoscibile dalla testa bianca) per poter ripetere l'esperimento; ma i tentativi di catturare la mosca erano falliti, e alla fine la donna aveva scoperto la verit: il marito era diventato un mostro, met uomo e met insetto; un mostro che aveva preferito farsi schiacciare da una pressa piuttosto che continuare a vivere in quelle condizioni. Naturalmente, la donna non viene creduta e, anzi, sta per essere portata in manicomio, quando il cognato trova casualmente in giardino la famosa mosca, e la indica all'ispettore: inquadrata in primo piano, in quella che forse la scena pi agghiacciante di tutta la storia del cinema, l'insetto mostra chiaramente una testa umana, e, intrappolato in una ragnatela, grida disperatamente aiuto all'avvicinarsi di un ragno. Sconvolto, l'ispettore la uccide e libera la donna: lieto fine, ma non troppo. Straordinario sotto molti punti di vista, L'esperimento del dr. K poteva diventare il miglior film di fantascienza di tutti i tempi, se solo la suspence avesse retto fino in fondo: cosa si nasconda sotto il cappuccio che copre la testa dello scienziato, infatti, potr essere un mistero per la moglie, ma non certo per lo spettatore smaliziato, e per di pi messo sulla buona strada da numerosi indizi. Inoltre, un attore del calibro di Vincent Price appare assurdamente sprecato in un ruolo secondario, quando, da protagonista, avrebbe dato ben altro risalto al film. Eppure, nonostante tutto, la scena finale, da sola, basta e avanza per far passare in secondo piano tutte le debolezze della trama: e mentre queste si dimenticano facilmente, lo stesso non si pu dire di tutto il resto: basta vedere il film una volta sola per non scordarselo pi.

1958 I figli dello spazio (The space children) Commento 1958

Arnold

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6

5

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7

Ho sposato un mostro venuto dallo spazio (I married a monster from outer space)

Fowler 6 6 7 5 5 6

Nonostante il titolo non sembri lasciare dubbi, la protagonista di questo film (Gloria Talbott) non ha affatto strani gusti in fatto di uomini: solo che al marito (Tom Tryon) si sostituito, all'insaputa di tutti, un alieno che ne ha assunto le sembianze, e che si trova sulla Terra per aprire la strada ai suoi simili, in fuga dal loro mondo distrutto dalle radiazioni atomiche (evidentemente i terrestri non sono i soli ad avere certi problemi). Tuttavia, come gi ne L'invasione degli ultracorpi, il comportamento del sosia desta qualche sospetto nella sposina che, a forza di pedinamenti, scopre l'orribile verit, oltre a un disco volante ben nascosto e sorvegliato da altri sosia: eliminati (non senza fatica) questi ultimi, gli uomini a cui gli alieni si erano sostituiti vengono finalmente trovati e liberati. Quello che aveva preso il posto del marito della protagonista, e che gi accarezzava l'idea di una nuova vita accanto a lei, si lascia morire, mentre le astronavi aliene, gi in prossimit della Terra, se ne vanno. Non solo l'idea dell'invasione aliena trita e ritrita, ma anche quella del "mostro" che prende il posto di un essere umano non pi una novit: eppure qualcosa, in questo film, riesce a piazzarlo qualche gradino sopra la media delle produzioni analoghe di quel periodo. Forse la suspence, davvero ben calibrata, che si avverte in tutta la vicenda; o forse il triste destino degli alieni, che in fondo non sono cattivi, e desiderano solo integrarsi fra gli esseri umani. Comunque un buon film, e sicuramente uno degli ultimi B-movies degli anni '50 degno di nota. Se non l'ultimo in assoluto. 1959 Caltiki, il mostro immortale Freda 6 5 6 5 6 6

Un B-movie come tanti altri? Forse; solo che nessuno direbbe, dopo averlo visto la prima volta, che si tratta di un film di produzione italiana, diretto da Riccardo Freda (e probabilmente completato da Mario Bava): e per di pi un film migliore di tanti suoi omologhi americani, non privo di suspence, di trovate intelligenti e ricco di effetti speciali semplici ma non per questo ridicoli. Via di mezzo tra The blob e il primo Quatermass, la trama narra del solito mostro gelatinoso e informe che emerge da un lago in Messico, dove un gruppo di archeologi ha avuto la malaugurata idea di condurre delle ricerche subacquee; come se non bastasse, i superstiti pensano bene di portarsi dietro un pezzetto di mostro, rimasto attaccato al braccio di uno di loro: se ne pentiranno ben presto ... Niente di veramente speciale, insomma; ma questi B-movies viaggiano sempre (con pochissime eccezioni) a un passo dal ridicolo: basta poco, una recitazione approssimativa, un effetto speciale malriuscito, e il confine superato. Caltiki se ne tiene sempre distante, e scusate se poco. 1959 La fine del mondo (The world, the flesh and the devil) Commento 1959 L'ultima spiaggia (On the beach) Kramer 7 8 10 7 5 6 MacDougall 7 7 5 6 7

Alla fine degli anni '50 il pubblico comincia a stufarsi dei mostri assetati di sangue, e la fantascienza cerca nuovi temi, pi maturi e inclini a far riflettere lo spettatore: come ne La fine del mondo, uscito quasi contemporaneamente, L'ultima spiaggia ci mostra quello che rimane dell'umanit dopo una guerra nucleare; ma se nel primo film i superstiti erano pochissimi, in questo un intero continente (l'Australia) si salvato, anche se nessuno potr sopravvivere a lungo: le radiazioni, infatti, continuano a diffondersi, e anche gli ultimi sopravvissuti moriranno presto. Dopo che un sottomarino si spinto fino a New York, nella vana speranza di trovare qualcun altro ancora in vita, il destino, inevitabilmente, ha la meglio: uno dopo l'altro, i superstiti si uccidono, e il film termina con la visione delle strade di Sidney deserte per

sempre e spazzate dal vento radioattivo. Struggente e malinconico, L'ultima spiaggia si differenzia nettamente dagli altri film sullo stesso tema, ed considerato un vero capolavoro da molti appassionati: se di solito, infatti, il mondo che viene presentato popolato da pochi superstiti, in lotta fra di loro, qui nessuno destinato a scampare al disastro, e gli ultimi sopravvissuti, giustamente, non si combattono a vicenda, ma aspettano la fine nel ricordo del passato e delle occasioni perdute. Poca fantascienza, ma molta introspezione, ben sorretta da un cast formidabile (Gregory Peck, Ava Gardner, Fred Astaire, Anthony Perkins tra gli altri): insieme il limite, e il maggior pregio di questo film, che, indubbiamente, tra i pochi a poter essere apprezzato anche dai non appassionati. E che, altrettanto indubbiamente, riuscir a farsi ricordare ancora per molto tempo. 1959 La vendetta del dottor K (Return of the fly) Bernds 6 5 7 7 6

Cosa succeda al malcapitato che decida di sperimentare il teletrasporto, ormai lo sanno tutti: inutile quindi, in questo seguito del primo La mosca, lasciare lo spettatore col fiato sospeso in attesa di vedere il risultato dell'incauto esperimento; il quale, peraltro, andrebbe anche a buon fine: ma stavolta la mosca di turno viene introdotta apposta nella cabina fatale! Autore di tanta malvagit un amico (o presunto tale) dello scienziato, che ha deciso di rivendersi i piani del teletrasporto, e che non trova altro sistema per sbarazzarsi del suo socio. Ma gli andr male: lo scienziato (l'ignoto Brett Halsey), figlio dello sventurato inventore del primo film, stavolta riesce, con l'aiuto dello zio (di nuovo, Vincent Price), a tornare umano. Dopo essersi vendicato, per, ... Nell'insieme, un film accettabile, nonostante una trama spesso scontata e non priva di banalit; ovviamente, mancano la suspence e il senso di terrore che emanavano dal primo film: lo spettatore sa tutto, vede tutto, e non si spaventa pi di tanto. Per di pi gli effetti speciali sono appena sufficienti, e la vista dell'uomo-mosca, con la sua testa enorme e un po' troppo finta, non convince pienamente. Ma l'idea di fondo, per quanto riciclata, rimane ottima: e la presenza di Vincent Price, per quanto sprecato nel suo ruolo (cos come nel film precedente), basta da sola a nobilitare una pellicola altrimenti destinata a un probabile oblio. 1959 Viaggio al centro della Terra (Journey to the center of the Earth) Levin 6 6 8 7 7 5

Che negli anni '50, a Hollywood, Jules Verne andasse molto di moda, si era capito da tempo: ma si era anche capito che in America, dove il cinema prima di tutto spettacolo, un suo libro non sar mai adattato fedelmente per il grande schermo. Viaggio al centro della Terra narra, come noto, di una spedizione scientifica che cerca di raggiungere il centro del pianeta partendo dal cratere di un vulcano spento in Islanda; dopo molte peripezie i protagonisti saranno spinti fuori da un'eruzione, per ritrovarsi in cima a un altro vulcano: lo Stromboli, in Sicilia. Ma, come gi era accaduto con altri libri, e specialmente con Dalla Terra alla Luna, nel film viene meno lo spirito caratteristico del romanzo, vale a dire la trattazione scientifica e molto particolareggiata della vicenda, che ancora oggi la rende attuale (anche se non sempre credibile); viceversa gli aspetti spettacolari sono esaltati al massimo, anche pi di quanto aveva fatto Verne: viene aggiunta la solita storia d'amore tra i protagonisti (James Mason e Arlene Dahl), e c' perfino chi si mette a cantare (Pat Boone), rendendo il film pi simile a un cartone animato della Walt Disney che a un'avventura mozzafiato come sarebbe dovuta essere. Eppure, la genialit di Verne, e la sua potenza narrativa sono cos incredibili, che nonostante tutto qualcosa del romanzo si riflette nel film, e questo risulta, anche se involontariamente, piuttosto interessante e ricco di spunti notevoli: fenomeno insolito, ma non cos infrequente. Almeno allora: oggi vedere un film che offra pi di quanto pretenda, specialmente in campo fantascientifico, tristemente impossibile. 1960 L'uomo che visse nel futuro (The time machine) Pal 8 7 8 7 7

Degli innumerevoli film di fantascienza tratti da famosi romanzi, L'uomo che visse nel futuro probabilmente il pi fedele in assoluto: tanto basta per farne un ottimo film, dato che il libro da cui tratto , senza alcun dubbio, tra le opere migliori di Herbert George Wells. Peccato che la trama non ruoti intorno al tema del viaggio nel tempo, come il titolo originale lascerebbe intendere: l'argomento principale invece la descrizione dell'umanit in un lontanissimo futuro, poich l'obiettivo del protagonista (Rod Taylor), che sperimenta una macchina del tempo che si costruito da solo, e alla quale i suoi amici non credono, non tanto andare alla ricerca di paradossi, quanto scoprire se davvero, un giorno, l'uomo riuscir a superare i molti problemi che lo affliggono: grande sar la sua delusione nello scoprire quanto diversa, invece, sar la realt&agrave. Alcuni uomini, infatti, rifugiatisi nel sottosuolo per sfuggire alle solite radiazioni atomiche, sono diventati simili a bestie feroci, e si nutrono dei superstiti rimasti in superficie, i quali vivono in completa apatia e in attesa del loro destino: il protagonista, schieratosi in difesa di questi ultimi, riuscir a farli ribellare, e alla fine rimarr con loro per costruire nuovamente una societ civile. Che Wells avesse del futuro una visione molto utopistica era ben noto, anche se forse non al grande pubblico; ma di certo lo spettatore di oggi, abituato a visioni apocalittiche e sempre pessimistiche di ci che aspetta l'umanit, potrebbe stupirsi dell'ottimismo di fondo dello scrittore inglese; ma questi era vissuto in un'epoca di grandi scoperte e di grandi mutamenti, anche in campo sociale, e non cos strano che il suo eroe, invece di limitarsi a combattere contro qualche mostro, dia il meglio di s aiutando i suoi simili in difficolt. E per quanto il film, probabilmente, non sia tra i capolavori del genere, segna comunque uno dei momenti chiave del cinema di fantascienza: protagonisti dei film non sono pi i mostri da combattere, ma gli stessi uomini, con tutti i loro problemi, evidentemente pi interessanti e pi ricchi di spunti di quanti ne offrissero i soliti alieni. Scelta felice, che ci regaler capolavori indimenticabili: ma non irreversibile, purtroppo. 1960 Il villaggio dei dannati (Village of the damned) Rilla 8 7 8 7 6 7

L'inizio di questo film tra i pi straordinari che si si siano mai visti nel cinema di fantascienza: senza alcuna spiegazione, senza motivo apparente, uno schermo invisibile cala su un piccolo villaggio inglese, e tutti coloro che si trovano al suo interno, o cercano di penetrarvi, compresi i piloti degli aerei, si addormentano di colpo. Cos come venuto, lo schermo scompare: e ben presto tutte le donne del villaggio scoprono di essere incinte; dopo una gravidanza insolitamente breve nascono dodici bambini, tutti biondi, quasi uguali fra di loro, e soprattutto dotati del potere di leggere i pensieri altrui e di costringere gli adulti a ubbidire alla loro volont. E questa, purtroppo, si rivela ben presto malvagia: i bambini (evidentemente degli alieni) crescono molto pi in fretta del normale, sviluppano una grande intelligenza, ma non socializzano con nessuno e, anzi, non esitano a provocare degli incidenti, anche mortali, a chiunque dia loro fastidio o gli manifesti ostilit. Alla lunga la situazione precipita, i morti aumentano, e alla fine il padre di uno di loro (un ottimo George Sanders), per evitare la distruzione dell'intero villaggio con armi a lunga gittata (come capitato ad altre colonie analoghe, a quanto viene raccontato), si sacrifica portando personalmente una bomba tra i bambini, e resistendo fino al momento dell'esplosione ai loro tentativi di leggergli nella mente. Pur soffrendo di una certa staticit (la trama alterna momenti di altissima tensione a lunghe e un po' prolisse discussioni sui bambini) il film tocca spesso livelli eccezionali: soprattutto l'inizio, come gi scritto, e la fine, sono straordinari. E tutto questo senza altro effetto speciale che quello di rendere pi chiari gli occhi dei bambini durante le manifestazioni dei loro poteri: ma una volta il cinema, specialmente quello europeo, si faceva con le idee, e i soldi risparmiati non erano certo a scapito della sceneggiatura. Una volta, naturalmente. 1961 Il giorno dopo la fine del mondo (Panic in year zero) Commento Milland 6 7 5 5 7

1961 Hallucination (The damned) Commento 1962 ... e la Terra prese fuoco (The day the earth caught fire)

Losey

7

7

5

7

7

Guest

6 7

8

5

6

Pochi effetti speciali per un film che, come tanti altri all'inizio degli anni '60, cerca strade nuove, inserirendosi comunque in un filone allora molto in voga: quello della catastrofe improvvisa che riduce l'umanit a un deserto, o quasi. Pur non essendo il migliore, nel suo genere, il film di Guest affronta il tema da un punto di vista diverso dal solito: la catastrofe non ancora avvenuta, ma non inaspettata; infatti le solite esplosioni nucleari deviano la Terra dalla sua orbita, dirigendola verso il Sole, e la trama narra di come la notizia, dopo un'inchiesta giornalistica che accerta la verit, venga accolta dalla popolazione, e di cosa facciano gli scienziati per scongiurare la fine, mentre ogni giorno il calore aumenta, i fiumi si prosciugano, e le speranze sembrano svanire. Un curioso finale ci mostra i giornalisti protagonisti della vicenda (Edward Judd e Janet Munro) mentre aspettano di sapere se altre quattro esplosioni nucleari sono riuscite a rimettere la Terra nella sua orbita: nel dubbio, sono state preparate due edizioni differenti del giornale, dai titoli diametralmente opposti; ma il film termina a questo punto e quale titolo debba rivelarsi quello giusto lasciato all'immaginazione dello spettatore. Forse il film, tutto sommato, un po' lento; ma l'idea possiede un suo fascino, e non si pu certo dire che Val Guest, regista dei migliori Quatermass, non abbia saputo sfruttarla. Tanto vero che oggi avrebbero fatto infinitamente di peggio: basti pensare a Deep impact o ad Armageddon. 1963 Il giorno dei trifidi (The day of the triffids) Sekely 6 6 7 7 5 5

Tanto era buono il romanzo di John Wyndham da cui tratto Il giorno dei trifidi, quanto deludente il film: eppure la trama fedele al libro, molto pi di quanto accada di solito. Dov' il problema, allora? Il romanzo, in realt, non descrive un mondo assediato da creature mostruose, ma narra splendidamente la fine della civilt, in seguito all'accecamento improvviso di tutti gli uomini dopo una pioggia di meteore: i trifidi, enormi piante carnivore sfuggite al controllo dopo la catastrofe, sono solo uno dei numerosi problemi che i pochi superstiti devono affrontare, e certo non il pi grave. Il film, invece, ricade nel solito clich che vede una o pi creture mostruose mettere in pericolo l'umanit, e, pur senza allontanarsi troppo dalla trama del romanzo, mette i trifidi al centro della narrazione, che si banalizza e perde quella sua carica angosciante che ne aveva fatto un capolavoro: un finale troppo ottimista peggiora ulteriormente le cose. Pure, l'idea di base talmente buona e cos ben sviluppata che qualcosa, nel film, rimane: il ritmo e la tensione sono sempre a un buon livello, e se non fosse per un cast di perfetti sconosciuti (regista compreso), questa pellicola sarebbe forse ricordata tra le migliori degli anni '60. Periodo povero di buoni film, anche se alla fine ha prodotto i suoi capolavori. 1963 La stirpe dei dannati (Children of the damned) Commento 1963 L'uomo dagli occhi a raggi X (X - the man with x-ray eyes) Corman 6 5 7 7 5 7 Leader 5 7 7 6 7

L'idea di Roger Corman, regista specializzato nel genere horror, e che passa temporaneamente alla fantascienza, piuttosto originale: uno scienziato (il tormentato Ray Milland) inventa delle gocce in grado di potenziare la vista e, dopo averle sperimentate su s stesso, comincia a vedere attraverso gli oggetti; ma questi nuovi poteri non gli danno la felicit, anzi: lo riducono a un fenomeno da baraccone, ricercato dalla

polizia, evitato dalle persone normali, e per di pi in preda a continui dolori. Inevitabile il drammatico finale: lo scienziato finir per strapparsi quegli occhi causa di tante sofferenze. L'originalit dell'idea sta nel mostrarci la lenta trasformazione, soprattutto psicologica, del protagonista, invece di indugiare sugli aspetti fantascientifici della sua scoperta: qualcosa di analogo, insomma, a quanto si era visto trent'anni prima ne L'uomo invisibile. Ma stavolta il risultato non lo stesso: la trama procede per scossoni improvvisi, senza appassionare troppo lo spettatore, e questa tecnica, certo pi adatta ai film dell'orrore a cui Corman torner ben presto, si rivela inadeguata al genere fantascientifico. Se non fosse per la presenza di Milland, il film sarebbe pressoch dimenticato, oggi. 1964 Base Luna chiama Terra (First men in the Moon) Commento 1964 S.O.S. naufragio nello spazio (Robinson Crusoe on Mars) Haskin 6 6 7 7 Juran 5 8 7 6

Gli anni '60 sono stati, per quanto riguarda il cinema di fantascienza, un periodo di transizione: nessun capolavoro, anche a causa dei pochi mezzi a disposizione, ma una gran voglia di cercare strade nuove, di abbandonare i mostri che, con pochissime eccezioni, erano stati i protagonisti degli anni '50. Nascono cos film come S.O.S. naufragio nello spazio, ricchi di ingenuit e talvolta anche di noia, ma, tutto sommato, dignitosi. Il film in questione narra l'odissea di un astronauta (lo sconosciuto Paul Mantee) che, naufragato su Marte, riesce a sopravvivere organizzandosi come Robinson Crusoe, e viene recuperato dopo molte vicende altamente improbabili (compreso l'incontro con un indigeno, battezzato, guarda caso, Venerd): non dimentichiamo, infatti, che gi allora si sapeva benissimo che su Marte non c'era abbastanza ossigeno, n acqua, n cibo per sopravvivere. Ma, gi allora, molti film di fantascienza contavano sull'ignoranza degli spettatori per costruire storie assurde ma ricche di momenti avventurosi. Tuttavia, stavolta le cose non vanno per il verso giusto: l'avventura c', indubbiamente, ma la storia di Robinson Crusoe, anche se riveduta e corretta, non certo il massimo in fatto di azione o di suspence; per di pi, il ritmo lento, e le molte incertezze della sceneggiatura rischiano di affossare completamente questo film che, probabilmente, aveva ben altre ambizioni. Ma queste, da sole, non bastano, e a volte non bastano nemmeno le idee: la capacit di costruirci sopra delle trame avvincenti la chiave per realizzare un capolavoro. E questo film solo uno dei tanti, e certo non il peggiore, di quelli che ci hanno provato. Invano. 1965 Agente Lemmy Caution missione Alphaville (Alphaville) Godard 6 6 6 7 7 7

Come girare un film di fantascienza ambientato su un altro pianeta senza avere effetti speciali a disposizione? La soluzione scelta dal geniale regista francese Jean-Luc Godard, allora all'apice della sua creativit, semplice e bizzarra insieme: si "fa finta". E cos, quando il protagonista dice "mi sto allontanando dal pianeta", lo spettatore lo vede, in realt, alla guida della sua automobile lungo i viali periferici di Parigi; al posto della tuta spaziale indossa un trench da investigatore privato, e cos via. L'effetto risultante stranissimo, forse pi della trama stessa, che vede il famoso agente segreto Lemmy Caution, alla ricerca di uno scienziato scomparso, arrivare su Alphaville, un mondo governato da un computer che ha ridotto in schiavit (mentale) tutti gli abitanti: solo dopo lunghe indagini il nostro eroe (interpretato come sempre dal grintoso Eddie Constantine) riuscir a trovarlo e, ovviamente, a distruggerlo. E mentre l'agente segreto lascia il pianeta, gli abitanti di Alphaville escono lentamente dal loro stato di semincoscienza: per loro comincia una nuova vita. Film a tratti affascinante, con dialoghi spesso superbi, e basato su idee estremamente originali ( il primo film in cui si vede un computer intelligente), Alphaville per molto discontinuo, e la trama, non abbastanza curata, si perde spesso in divagazioni surreali del tutto fini a s stesse. Godard non certo un maestro del cinema fantascientifico, e probabilmente pi interessato agli aspetti simbolici della vicenda (quasi una ripresa di 1984) che non alla sua coerenza. Il risultato, in conclusione, abbastanza buono: ma anche l'occasione perduta enorme.

1965 La decima vittima

Petri

6 7

8

7

7

5

Tra gli sport preferiti nella Roma del futuro c' quello di darsi la caccia reciprocamente: pi vittime si fanno, pi si diventa ricchi e famosi; le cacce vengono riprese in diretta TV, come se fossero dei telequiz alla moda, e nessuno sembra preoccuparsi pi di tanto: meglio per tutti che la violenza sia diventata semilegale e controllata, in fondo. Ma stavolta qualcosina non va per il dovuto: una famosa cacciatrice (Ursula Andress) finisce per innamorarsi della sua decima vittima (Marcello Mastroianni), e i due, dopo avere ingannato il pubblico, partono insieme per lidi lontani. Un'idea geniale? Indubbiamente, anche se non farina del sacco del regista Elio Petri, bens di quello del grande scrittore Robert Sheckley: ma il regista, ben pi noto per i suoi film di denuncia sociale, si trovato evidentemente a suo agio nel trattare un soggetto cos particolare: ottimi attori e un'ottima scenografia, in assenza di effetti speciali, danno sostanza a una trama robusta, anche se l'ambientazione romana non sembra proprio quella ideale; n guasta l'ironia di fondo del film, ironia quasi sempre presente anche nei racconti di Sheckley. Quello che invece non funziona il finale: la logica conclusione di una vicenda cos "estrema" non poteva che essere drammatica, come Sheckley aveva saggiamente intuito; Petri, invece, decide inesplicabilmente di far trionfare l'amore fra i due protagonisti, rovinando quanto di buono si era visto nel corso del film, e quello che poteva diventare un piccolo capolavoro (specialmente in un periodo poverissimo di buoni film di fantascienza) si riduce ad una stramba variante delle commedie all'italiana. Viene quasi il dubbio che i Bava e i Margheriti sapessero fare di meglio! 1965 Esperimento I.S.: il mondo si frantuma (Crack in the world) Marton 6 5 7 7 6

Che gli esperimenti scientifici potessero combinare dei disastri era un fatto noto, almeno nell'ambito dei film di fantascienza: ma di solito era solo lo scienziato di turno e, al massimo, i suoi amici, a trovarsi nei guai. In questo film, invece, l'intero pianeta a rischiare una brutta fine per l'incauto esperimento di un geologo (Dana Andrews), che spera di trovare una nuova fonte di energia nel magma sotterraneo: un'esplosione, infatti, apre nella crosta terrestre una spaccatura che si estende in modo incontrollabile, e bisogner crearne una seconda, nel posto e nel momento giusto, per rimediare al disastro. Ci nonostante, una parte della Terra finisce per staccarsi e formare una seconda Luna, e la possibilit che l'umanit non sopravviva alla catastrofe rimane alta. Di certo, chi non sopravvive proprio lo scienziato, che a causa di precedenti esperimenti ha contratto un tumore, e a cui non resta che dire addio alla moglie. Ambizioso e ricco di effetti speciali, Esperimento I.S. poteva diventare un buon film; ma un eccesso di moralismo sui pericoli della scienza, e alcune divagazioni inutili (per esempio, si parla troppo dei problemi sentimentali dello scienziato e di sua moglie) rendono la trama un po' noiosa e priva di vero interesse, nonostante l'impegno del regista e qualche sequenza decisamente spettacolare: ma da soli, i mezzi e l'impegno non bastano; ci vuole qualcos'altro, qualcosa che questo film, come tanti altri negli anni '60, non possiede. 1965 Terrore nello spazio Commento 1965 Viaggio allucinante (Fantastic voyage) Fleischer 7 6 9 7 7 8 Bava 6 7 7 5 7

Gravemente ferito in un incidente d'auto, un famoso scienziato entra in coma: per salvarlo bisognerebbe rimuovere un ematoma dal suo cervello, ma l'intervento ha scarse possibilit di successo ... a meno che non venga sperimentata seduta stante l'invenzione a cui lui stesso stava lavorando: un sistema per miniaturizzare gli esseri viventi. Detto fatto: un'equipe di medici, a bordo di un sottomarino, viene ridotta a dimensioni microscopiche e iniettata non troppo lontano dall'ematoma; ma ai numerosi pericoli della

missione si aggiungono diversi errori di rotta e persino la presenza a bordo di un traditore (al servizio di una potenza straniera), ed solo all'ultimo momento che i protagonisti dell'incredibile avventura riescono a salvare la vita del collega, dopo aver rischiato la loro: la miniaturizzazione, infatti, dura solo un'ora, dopo di che si riprendono le normali dimensioni, con conseguenze facilmente immaginabili. Alla sua uscita, questo film fu salutato come un grande capolavoro, in parte a causa degli effetti speciali, sbalorditivi per l'epoca, e oltretutto molto particolari (l'interno di un corpo umano non era mai stato mostrato), in parte per l'originalit della storia, tratta da un romanzo di Isaac Asimov; e in parte anche per l'esordio di un'attrice che avrebbe fatto furore negli anni seguenti: Raquel Welch, nelle parti di una procace infermiera. Ma molti anni dopo la sua uscita Viaggio allucinante non gode pi dello stesso favore: gli effetti speciali mirabolanti sono ormai all'ordine del giorno, mentre quelli del film ricordano pi i deliri psichedelici degli anni '60 che l'anatomia umana; la storia mostra molti punti deboli, e Raquel Welch, ormai passata di moda, finita nel dimenticatoio insieme con molte sue colleghe. Ci non toglie che Viaggio allucinante sia probabilmente il miglior film di fantascienza degli anni '60, almeno fino all'arrivo dei grandi capolavori che hanno chiuso quel decennio, e che, tutto sommato, gli devono pi di quanto sembri: ancora oggi, la trama particolarmente avvincente, e l'idea di partenza, realmente innovativa, danno a questo film un fascino particolare: e anche se, in seguito, il tema del viaggio all'interno del corpo umano stato ripreso con risultati pi che dignitosi (basti pensare a Salto nel buio), lo spettatore non ha pi ritrovato le stesse emozioni. Forse, i critici dell'epoca non avevano tutti i torti! 1966 Fahreneit 451 (Fahreneit 451) Truffaut 7 7 8 9 6 7

Per adattare al grande schermo il celebre romanzo di Ray Bradbury Fahreneit 451 scende in campo addirittura il grande regista francese Franois Truffaut; il risultato, come c'era ada aspettarsi, notevole, per quanto il libro, dai ritmi lenti e misurati, non sia certo il pi adatto alla trasposizione cinematografica Oskar Werner, tra gli attori preferiti di Truffaut, impersona Montag, il "pompiere" incaricato non tanto di spegnere incendi, quanto di appiccare il fuoco ai libri, di qualsiasi cosa parlino: leggere, infatti, severamente proibito, nell'orribile societ futura descritta da Bradbury, e in cui la televisione, per di pi interattiva, regna sovrana. Ma alla fine Montag comprender quanto sia assurdo il suo incarico, e passer dall'altra parte della barricata, unendosi alla "resistenza": un gruppo di persone che, invece di intraprendere azioni violente per cambiare lo stato delle cose, passa il suo tempo imparando a memoria quei libri che si vorrebbero bandire, per conservarli e tramandarli fino al giorno in cui leggere sar di nuovo permesso. Un capolavoro? No, un buon film, con degli ottimi attori (fra cui anche Julie Christie): nel panorama non esaltante degli anni '60, tra molti film incerti sulla strada da prendere, e in attesa del capolavoro che avrebbe risollevato le sorti del genere, Fahreneit 451 comunque un punto fermo, e un magnifico esempio di come la fantascienza possa abbandonare lo spettacolo e l'azione offrendo in cambio riflessioni non banali. Ma per un vero capolavoro bisogner aspettare che Kubrick finisca di lavorare a 2001: ancora due anni, e la fantascienza ritrover, finalmente, la strada smarrita. 1967 Anno 2118 progetto X (Project X) Castle 7 5 7 5 5

Esistono (spesso) film ambiziosi, girati senza badare a spese, che si risolvono in un insuccesso di critica, e talvolta anche di pubblico; ed esistono film modesti, girati in economia, che invece (raramente) si rivelano migliori di quanto ci si aspetterebbe. Anno 2118 progetto X uno di questi ultimi. Siamo in un futuro abbastanza lontano, e le cose, al solito, non vanno bene: il mondo sempre diviso in blocchi contrapposti, anche se i cattivi, stavolta, sono i cinesi; niente di strano, quindi, che il blocco occidentale infiltri un agente in quello orientale, col compito di scoprire quali armi stia sviluppando. La missione sembra riuscire: l'agente (Christopher George), dopo aver ritrovato e liberato un collega, sta infatti tornando in patria, quando all'improvviso comunica, via radio, di avere scoperto qualcosa di terribile; ma prima di poter spiegare di cosa si tratti, subisce un misterioso incidente che gli fa perdere la memoria. Affidato alle cure di un'equipe di psicologi, viene "sondato" durante il sonno per molti giorni,

fino alla completa ricostruzione di quanto gli accaduto nel corso della missione, e fino, soprattutto, al notevole colpo di scena finale, con cui si scopre finalmente quale minaccia grava sull'Occidente, e qual era stata la causa della perdita della memoria. Pochi effetti speciali, ma ingegnosi, e soprattutto il colpo di scena finale fanno dimenticare una trama non sempre avvincente, e che spesso tradisce la mancanza di mezzi; probabilmente, un po' pi di convinzione da parte degli sceneggiatori avrebbe fatto di questo film uno dei pochi capolavori degli incerti anni '60: ma anche cos Progetto X d molti punti alla maggior parte delle pellicole di quel decennio: ennesimo esempio di come delle buone idee bastino, e avanzino. Esempio oggi dimenticato, purtroppo. 1967 L'astronave degli esseri perduti (Quatermass and the pit) W. Backer 6 7 8 7 7 8

Se il romanzo in questione effettivamente il migliore della serie sul professor Quatermass, non lo invece il film che ne stato tratto, nonostante molti appassionati pensino il contrario. Stavolta, comunque, il pericolo non viene dallo spazio: nel corso di scavi nel sottosuolo di Londra viene rinvenuta un'astronave con a bordo i cadaveri di alcuni marziani (dall'aspetto di orribili insettoni) i quali, si viene a scoprire, si recavano regolarmente sulla Terra in tempi remoti; i guai cominciano quando l'astronave emette una misteriosa radiazione che fa impazzire tutti coloro che si trovano nelle sue vicinanze, e che si abbandonano a ogni sorta di violenze: per fortuna Quatermass, prima che la situazione precipiti, trover il rimedio. L'eccellente idea, peraltro pi adatta a un romanzo che ad un film, non viene valorizzata adeguatamente dal mediocre regista Ward Backer, oltretutto privo del carismatico Brian Donlevy nel ruolo di Quatermass (qui interpretato da Andrew Keir): la tensione quasi cerebrale, che nel libro procede a forza di scoperte successive, svelando lentamente un mistero che diventa sempre pi inquietante, non ha la stessa efficacia nel film, dove tutto viene mostrato sullo schermo, e per di pi per mezzo di effetti speciali che sono poco pi di trucchi da baraccone; l'inquietudine e l'orrore che si impadronivano lentamente del lettore non riescono a prendere forma: la trama non decolla mai e lo spettatore, specialmente quello pi smaliziato dei nostri giorni, rimane insoddisfatto. Quando non deluso del tutto. 1967 Barbarella Commento 1967 Il pianeta delle scimmie (Planet of the apes) Shaffner 8 7 9 7 7 8 Vadim 5 7 7 5 6

Un'astronave nello spazio, con a bordo tre uomini e una donna, tutti ibernati tranne il comandante George Taylor (Charlton Heston): questi, prima di ibernarsi a sua volta, registra un messaggio che permette allo spettatore di capire come la missione sia destinata a raggiungere, di l a molti anni, un pianeta lontanissimo. Comincia cos uno dei capolavori del cinema di fantascienza, che d una profonda sterzata al genere dopo anni di incertezza: e che si tratti di un film diverso dal solito lo si scopre quasi subito, quando l'astronave (chiss quanto tempo dopo) precipita su un pianeta sconosciuto, ma dotato di un'atmosfera respirabile. I tre astronauti (la donna morta, forse per un guasto all'impianto d'ibernazione) cominciano l'esplorazione del pianeta, e s'imbattono ben presto in alcuni esseri umani, che sembrano regrediti a uno stadio primitivo: quel che peggio, scoprono che la zona abitata da scimmie intelligenti, il cui principale divertimento sembra essere quello di dare la caccia agli uomini. Uno dei tre ucciso, un altro gravemente ferito, mentre Taylor viene catturato, e per lui comincia un incubo: considerato un pericoloso mutante per il solo fatto di poter parlare, sta per essere vivisezionato quando due scienziati, che lo hanno preso in simpatia, lo aiutano a fuggire; dopo molte peripezie, l'astronauta scopre dapprima i resti di una civilt chiaramente umana, che sembra essere stata distrutta da una grande catastrofe, e infine si ferma di fronte a un relitto che emerge da una spiaggia: ci che rimane della Statua della Libert, che gli rivela come il misterioso pianeta sia proprio la Terra, sulla quale, evidentemente, l'astronave ricaduta dopo che le scimmie hanno preso il sopravvento sugli ultimi superstiti della razza umana.

Un finale memorabile, tra i pi belli di tutta la storia del cinema; un'idea estremamente originale, una trama ricca di tensione e di colpi di scena e, soprattutto, una straordinaria interpretazione di Charlton Heston rendono assolutamente unico questo film: e se certamente vero che le complesse truccature, necessarie per trasformare gli attori in scimmie, sono passate alla storia del cinema del fantascienza, molto di pi merita la sceneggiatura, tratta da un romanzo dello sconosciuto scrittore francese Pierre Boulle. Purtroppo, quando si tratta di fantascienza, non mai la sceneggiatura a vincere i premi: e anche questo film, vincendo l'Oscar per gli effetti speciali, non ha fatto eccezione. A tanti anni di distanza, la situazione sempre la stessa: ma i produttori, ormai consapevoli della situazione, investono solo in effetti speciali; e film come Il pianeta delle scimmie sono spariti da tempo dalla circolazione. 1967 S.O.S. i mostri uccidono ancora (Island of terror) Fisher 6 5 6 5 5 6

Peter Cushing e Edward Judd sono due scienziati che si recano su un'isola al largo della costa inglese per indagare su alcune morti misteriose: scopriranno ben presto che i responsabili sono degli altri scienziati (peraltro tra i primi ad averci lasciato la pelle) che, nel tentativo di creare nuove forme di vita da usare nella cura dei tumori, hanno invece generato dei mostri che si nutrono delle ossa degli altri esseri viventi. Una buona dose di radiazioni, dopo molti altri morti (e un braccio amputato a Peter Cushing) risolver il problema. Forse ... Ci che stupisce, in questa pellicola peraltro interessante, e dalla trama serrata e ricca di suspence, che, con film come 2001 gi in lavorazione, per non parlare di Alphaville o Viaggio allucinante, nelle sale ormai da anni, ci sia ancora spazio per il vecchio tema del mostro assetato di sangue che mette in pericolo l'umanit: e in effetti, prima di rivedere un altro film del genere, e di buon livello, bisogner aspettare fino ad Alien. I mostri uccidono ancora, forse, non sar un capolavoro, ma di sicuro il canto del cigno di un'epoca che, considerati i mezzi a disposizione, ne ha saputo produrre un numero altissimo. 1968 2001: odissea nello spazio (2001: a space odissey) Kubrick 10 8 10 10 10 10

2001: odissea nello spazio un po' lo spartiacque del cinema di fantascienza, il film che ha reso adulto il genere e lo ha fatto uscire dal ghetto in cui era sempre stato confinato. Ma se tutti concordano su questo punto, pochi si rendono conto di quale sia la vera causa: non il fatto che 2001, capolavoro di Stanley Kubrick e miglior film di fantascienza di tutti i tempi, abbia incantato il mondo intero con le sue immagini surreali e al limite del psichedelico, con il suo ritmo lentissimo, e con l'affascinante colonna sonora; ma il fatto che questo film, per la prima volta, abbia mostrato come fosse possibile realizzare degli effetti speciali cos realistici e ben curati da accrescere i pregi della trama, portandola a un livello forse superiore ai suoi stessi meriti. Dopo 2001 non avremmo pi visto, in un film di fantascienza, sfondi di cartapesta, mostri di plastica pi ridicoli che paurosi e giocattoli al posto delle astronavi: dopo 2001, insomma, si comincia a fare sul serio. Ci non toglie, naturalmente, che 2001 sia un film eccezionale, frutto dell'incontro di due geni: il primo ovviamente Stanley Kubrick, il secondo il celebre scrittore di fantascienza Arthur Clarke, che ha lavorato alla sceneggiatura, dilatando il suo racconto La sentinella e costruendo una trama intrigante e complessa, che ruota intorno alle apparizioni di un misterioso monolito nero: comparso sulla Terra in epoca remotissima, infonde l'intelligenza nelle scimmie, dando inizio alla storia dell'uomo; ritrovato sulla Luna poco prima del 2001, la causa della prima missione umana verso Giove, in direzione del quale emette segnali. Ed proprio questa missione la parte pi importante della storia, che vede cinque astronauti (tre dei quali ibernati), sotto la supervisione dell'intelligenza artificiale HAL 9000, dirigersi verso il pianeta gassoso a bordo della Discovery, astronave tanto gigantesca quanto affascinante. Ma HAL 9000, impazzito misteriosamente, uccide quattro dei cinque astronauti, finch l'ultimo superstite, il comandante David Bowman (Keir Dullea), non riesce a disattivarlo e a portare a compimento la missione, scendendo su Giove: dove, in un finale enigmatico e di difficile comprensione, incontra s stesso, invecchia, muore, e infine rinasce, lo sguardo perduto sulle meraviglie dell'universo. Dire perch una trama cos complessa e ricca di spunti mistici e filosofici abbia avuto un successo

strepitoso, difficile; conta di pi il ritmo, cos lento da riuscire quasi insopportabile, o la solennit delle immagini e della musica? E il finale, davvero cos incomprensibile o racchiude segreti cos profondi da risultare praticamente inaccessibili? L'unanime trionfo di pubblico e di critica (per una volta), ci d la risposta: 2001 un film cos straordinario da non poter essere giudicato con i parametri consueti; anzi, non pu neppure essere considerato cinema: arte allo stato puro. E Kubrick non meno grande di Michelangelo. 1968 I due mondi di Charly (Charly) Nelson 6 7 9 7 6 7

Trarre un film dal celebre romanzo di Daniel Keyes Fiori per Algernon, tutto raccontato in soggettiva, non era affatto facile: e non stupisce, infatti, che il risultato non sia quello sperato. Qual il punto di forza del libro? La perfezione con cui, pagina dopo pagina, ci viene mostrato come aumenti l'intelligenza di Charlie Gordon, un minorato mentale sottoposto ad un'operazione che dovrebbe renderlo un genio: la lentissima evoluzione delle cose che scrive nel suo diario, che passano gradualmente da poche frasi elementari e sgrammaticate a complesse dissertazioni filosofiche, e poi seguono il cammino inverso, non appena gli effetti dell'operazione (purtroppo solo temporanei) cominciano a svanire, un autentico capolavoro di stile narrativo. Ma tale stile, scarsamente adatto al linguaggio cinematografico, va perduto nel film, che semplifica eccessivamente la vicenda mostrandoci solo due degli "stati" del protagonista: dapprima quello iniziale, quando Charlie Gordon ancora stupido, e in seguito quello intermedio, quando gi diventato un geni