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MARTEDÌ 27 APRILE 2010 29 IL PENSIERO ALLA PROVA L’inattualità del pensiero di Simone Weil È dedicato a "Simone Weil testimone mistica della storia" il nuovo numero della rivista "Testimonianze". Il volume monotematico è curato da Lodovico Grassi, che contribuisce con l’intervento "Simone Weil: parrhesia di una mistica", e dal direttore Severino Saccardi, che firma lo scritto "Simone Weil: ’inattualità’ di un pensiero volto al futuro". Altri interventi sono affidati a Giancarlo Gaeta, Gabriella Fiori, Attilio Danese, Luciana Floris, Mariolina Graziosi, Roberto Mancini, Tommaso Greco, Daniela Belliti, Bruno Di Porto, Domenico Canciani e Giulia Paola Di Nicola. Poesia e psiche, un premio nel nome di Alda Merini «Con questo premio renderemo omaggio alla più grande poetessa del Novecento, che ha saputo cantare l’amore, il disagio mentale, la cristianità, la condizione femminile e la povertà, come non ha fatto mai nessun altro poeta in precedenza». Lo ha detto l’editore Vincenzo Ursini, presidente dell’associazione Accademia dei Bronzi di Catanzaro, presentando la prima edizione del premio Alda Merini di poesia promosso dal sodalizio culturale catanzarese. Il riconoscimento mira a dar voce a tutti gli autori inediti italiani e stranieri, ma anche ai pazienti e agli operatori dei centri di salute mentale che hanno individuato nella scrittura un qualificante momento di aggregazione e di riscatto per uscire dal tunnel della depressione e del disagio psichico. Il premio è suddiviso in due sezioni, una partecipazione libera e una riservato a coloro che ruotano intorno ai centri diurni dei Csm o reparti di psichiatria d’Italia. DI LUIGI DELL ’AGLIO l divorzio tra scienza e discipline umanistiche è avvenuto meno di due secoli fa, innescato in Europa dal- la filosofia positivista dell’Otto- cento. Ma per venticinque secoli, cioè a partire dal VI secolo avanti Cristo – quando nasce, nella Gre- cia classica, la cultura europea – scienza e umanesimo, sbocciati si- multaneamente, avevano cammi- nato uniti e in perfetta simbiosi». Il filosofo Evandro Agazzi ha sca- vato nel passato, e ha scoperto che la separazione tra scienza e "studia humanitatis" si può far risalire ad- dirittura a Immanuel Kant. Ma nel senso che, secondo l’autore della Critica della ragion pura, le scien- ze debbono occuparsi del mondo della natura mentre il mondo del- l’uomo va riservato alla filosofia e alle altre discipline umanistiche. Il positivismo si appropria della tesi kantiana, la enfatizza, e decreta che anche la filosofia e le altre for- me di conoscenza umanistica deb- bono rientrare nella giurisdizione della scienza. Cioè questa avreb- be il diritto di interpretare con il metodo sperimentale – rileva A- gazzi – anche «questioni come il senso della vita, il destino ultimo dell’uomo, la dignità della perso- na, la libertà e il senso morale». Ec- co lo scientismo, che attribuisce alla scienza un potere assoluto, os- sia la capacità, anzi il diritto, di «ri- solvere tutti i problemi umani». La cultura umanistica può finire in soffitta. A questo punto i filosofi reagiscono. Gli idealisti Benedetto Croce e Giovanni Gentile procla- mano la superiorità degli studi u- manistici su quelli scientifici. La divisione diventa contrapposizio- ne e, a cavallo fra il XX e XXI seco- lo, si inasprisce. Evandro Agazzi, uno dei più autorevoli filosofi ita- liani, pensatore che gode di gran- de prestigio internazionale, è at- tualmente professore emerito di Filosofia teoretica presso l’Univer- sità di Genova e insegna a Città del Messico. Qui l’Università Autono- ma Metropolitana gli ha creato u- na cattedra per chiara fama. Agaz- zi viene invitato in tutto il mondo a tenere conferenze, soprattutto sul rapporto scienza-fede. Professore, perché Kant divise due campi discplinari che erano ri- masti uniti per tanti secoli? «Gli eccezionali progressi conse- guiti dalla scienza naturale, fon- data da Galileo e Newton , indus- sero il filosofo di Königsberg a ve- dere nella scienza il paradigma del "sapere" in senso generale. Ma Kant non sottrasse minimamente alla filosofia le questioni fonda- mentali dell’uomo, come la mora- lità, la libertà, il senso della vita e il destino ultimo. Le considerava "razionalmente giustificabili" an- che se non conoscenza scientifica I « in senso proprio». Cioè riconobbe il diritto delle scienze umane di avere uno spa- zio insopprimibile? «Certo. E si pensi che, a ben guar- dare, le moderne scienze umane erano nate con almeno un secolo di anticipo sulle scienze naturali. Il decollo avviene con quel feno- meno storico che nei manuali vie- ne definito "umanesimo": si ri- scoprono i classici antichi e non solo le opere di letterati, storici e giuristi; anche i testi scientifici ri- cevono un trattamento rigoroso sul piano filologico». Ma quali sono le ragioni oggetti- ve dello scontro attuale? Si vuole affermare il principio che tutto ciò che non può essere dimostrato scientificamente non ha diritto di esistere? «Tra cultura scientifica e cultura u- manistica si è giunti a questa lot- ta perché sono scattate tre condi- zioni principali. La specializzazio- ne, il tecnicismo dei linguaggi e so- prattutto il riduzionismo. Una di- sciplina pretende di possedere i principi e i metodi per spiegare i fatti studiati dalle altre discipline. Le scienze della natura, ma anche l’economia o la psicoanalisi, pre- tendono di "interpretare tutto". In questo modo si dilata arbitraria- mente l’aspirazione di ogni disci- plina a spiegare, mediante i pro- pri mezzi, il maggior numero pos- sibile di questioni. Così la scienza finisce per ignorare i propri limiti oggettivi». Perciò, per lo scientismo, le disci- pline umanistiche sono superate. E non è invece superato il mate- rialismo di quegli scienziati i qua- li si rifanno, in pratica, ai pensa- tori pre-socratici che considera- vano l’uomo una "cosa fra le co- se" e furono smentiti da Socrate e Platone? «Si assiste a una sorta di regresso. I primi filosofi greci (poi detti "fi- sici") sostenevano che tutto è ma- teria e manifestazione di proprietà materiali. E anche l’uomo è mate- ria. Socrate e Platone sconfissero questa ideologia. Portarono alla lu- ce l’essenziale differenza specifi- ca tra l’uomo e la natura fisica: lo spirito, cioè l’intelligenza, la co- scienza morale, la capacità di crea- re il mondo della civiltà e della sto- ria, insomma le forme e i valori della cultura umanistica». Dietro lo scientismo e l’insistenza con cui si vuole ridurre lo spazio del sapere umanistico c’è dunque quella che lei ha chiamato "me- tafisica materialista"? «Con ciò non intendo sottovaluta- re le dimensioni naturalistiche del- l’essere umano: fisiche, chimiche, fisiologiche, genetiche, neuro-fi- siologiche e così via. È innegabile la ricchezza dei contributi che ven- gono dalle scienze della natura e che permettono una migliore co- noscenza del mondo umano. Si vuole soltanto rilevare che non è corretto ignorare le altre dimen- sioni dell’uomo. E le discipline u- manistiche indagano e coltivano proprio queste dimensioni». L’attacco al sapere umanistico si deve insomma alla mentalità ma- terialistica che dilaga nelle nostre società? «In parte, sì. Ma c’è anche un’altra ragione: ormai quasi tutto viene valutato in base a un criterio pu- ramente utilitaristico e "pragma- tico". Si è persa la consapevolezza che le cose che veramente valgo- no sono quelle che "non servono a nulla", in quanto valgono di per sé, e meritano che ci si ponga al lo- ro servizio. L’utilitarismo fa perde- re la stessa "dimensione umani- stica" della scienza, che è una for- ma eccellente di "ricerca della ve- rità". È quindi ovvio che le cono- scenze di tipo umanistico siano considerate una presenza ingom- brante nell’insegnamento scola- stico perché sottraggono tempo e attenzione agli studenti. Questi debbono dedicarsi soltanto alle di- scipline che veramente "servono". Ma così i giovani non incontrano le materie che fanno maturare la personalità dell’allievo e affinano il suo spirito critico, il suo senso della responsabilità, la sua capa- cità di valutazione e di giudizio di fronte alle situazioni della vita, la sua attitudine a compiere scelte li- bere e consapevoli». Le "discipline che servono" sono quelle richieste dal mercato del lavoro... «Ma ridurre a questo la formazio- ne scolastica significa aver di- menticato che nessun essere u- mano è semplice manodopera. Dietro una tale politica premono massicci interessi economici, ed è un fatto che venga perseguita da i- stituzioni come la Banca mondia- le e l’Ocse, in contrasto con gli o- biettivi dell’Unesco. Certo questa mentalità prevale anche perché si sono appannati ideali e valori, per- fino in Europa che pure ha una cul- tura "con memoria", formatasi nell’antichità classica e nel Me- dioevo cristiano». CHI È Un teoretico a cavallo tra scienza e fede Emerito di Filosofia teoretica all’Università di Genova, Evandro Agazzi (nella foto) divide la sua attività accademica fra l’Italia e il Messico. La sua formazione è filosofico-scientifica, con studi alla Cattolica e alla Statale di Milano e perfezionamento presso le università di Oxford e Munster. Per gli oltre settanta volumi e le centinaia di articoli ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio "Cortina- Ulisse". È stato membro del Comitato nazionale di bioetica e presidente della Società filosofica italiana. Ha diretto il centro studi sulla Filosofia contemporanea del Cnr e tiene conferenze in America e in Europa sui rapporti tra scienza e fede. (L.D.A.) APPUNTAMENTI MILANO, LEGGEREZZA... Questo pomeriggio a Milano, alle 18 presso la libreria Mursia di via Galvani, 24, sarà presentato il libro di Paolo Lagazzi "Forme delle leggerezza. Avventure tra i libri e il mondo" (Mursia). All’incontro interverranno insieme all’autore Giancarlo Pontiggia e Guido Oldani. ...E SOTTOSUOLO Nell’ambito del ciclo "Giustizia e letteratura", organizzato dal centro studi Federico Stella, oggi alle 16.30 nell’aula gemelli dell’Università Cattolica di Milano (largo Gemelli, 1) si terrà l’incontro "Dostoevskij e i trasgressori della legge. ’Memorie del sottosuolo’ e ’Delitto e castigo’". Interverranno Gabrio Forti, Adriano Dell’Asta, Piepaolo Astorina e Alessandro Provera. La cultura? Divorata dai «tecnici» «Una certa visione materialistica sta fagocitando l’autonomia della dimensione spirituale perché ogni disciplina fisica, come anche l’economia o la psicoanalisi, pretende di "interpretare tutto". Così si finisce per ignorare i limiti oggettivi di ogni scienza» In un’antica incisione, la versione tradizionale della scoperta della teoria sulla gravità da parte di Isaac Newton, ispirato, mentre stava riposando sotto un albero, dalla vista della caduta di una mela (Fototeca) umanesimo & scienza/1 Il filosofo Agazzi: «Per i Greci l’indagine sulla natura e quella sullo spirito erano tutt’uno: a dividerle è stato il positivismo ottocentesco. E adesso lo scientismo pretende di spiegare qualsiasi cosa in termini puramente fisici» ella prima metà del III secolo il cristianesimo aveva raggiunto i Kushan, ai confini tra la Persia e l’India, come attesta il Liber legum regionum della scuola di Bardesane, la cui stesura definitiva sembra risalire a poco dopo la morte del maestro (222 d.C.), ma che riflette il suo insegnamento, di età severiana. Per l’età costantiniana, Eusebio attesta la presenza di miriadi di cristiani in India. In questo periodo sembrano essere rifioriti i contatti marittimi tra l’India e l’Occidente, anche per la stabilità della valuta; accanto a contatti commerciali devono annoverarsene altri di natura sia diplomatica sia religiosa. Secondo Eusebio le celebrazioni di Costantino giungevano fino all’India e secondo Rufino al tempo di Costantino fu evangelizzata l’India Ulterior, situata tra l’India Citerior e la Partia (poi Persia) «ma molto più all’interno» dall’Occidente (la missione di Panteno era avvenuta nell’India Citerior). Dopo quella di Panteno, ancora da Alessandria partiva una missione cristiana per l’India nella prima metà del IV secolo, attestata da Rufino, Socrate e Gelasio di Cizico, che indicano anche i nomi dei missionari: Meropio, Frumenzio e Edesio. Questa missione, o meglio la sua seconda parte, appare più istituzionalizzata rispetto a quella di Panteno. Il responsabile indicato dalle fonti è il vescovo della città, sant’Atanasio, campione dell’anti-arianesimo. Egli controllava anche il Didaskaleion di Alessandria, la scuola in cui aveva insegnato Origene, e a capo della quale Atanasio istituì Didimo il Cieco, un fedele seguace di Origene. Atanasio inviò in India Frumenzio, che organizzò anche la Chiesa locale. Le incertezze relative a questa missione indiana non riguardano il ruolo del vescovo nel promuoverla, ma la sua destinazione. Spesso gli studiosi interpretano "India", in riferimento a questa missione, nel senso di "Etiopia", che in effetti è uno dei significati rivestiti dal termine "India" nell’antichità (con le tre specificazioni di Citerior, Ulterior, e Interior, talora non senza confusioni). Ci sono tuttavia indizi che suggeriscono che la missione alessandrina promossa da Atanasio si sia rivolta all’India vera e propria, come quella alessandrina di Panteno più di un secolo prima. Di Meropio, filosofo di Tiro, è infatti detto che intendeva visitare l’India come aveva fatto il suo collega Metrodoro poco tempo prima. Ora, il viaggio di Metrodoro, come quello di Plotino, era stato precisamente in India, non in Etiopia. Infatti Metrodoro, filosofo di età costantiniana, si recò non in Etiopia o ad Axum, ma in India, poiché al ritorno verso occidente fu derubato dai Persiani, il cui sovrano era Shahpur. È chiaro che per incontrare i Persiani nel viaggio di rientro doveva essere andato in India, non in Etiopia. La Persia è associata all’India propriamente detta anche in un’altra notizia di età costantiniana. Al primo concilio ecumenico, quello di Nicea (325), un vescovo partecipante aveva il titolo di "vescovo della Persia" e ricevette il compito di notificare le decisioni di Nicea alla Persia e alla "Grande India". Per l’aggettivo "grande" e per l’associazione con la Persia confinante, non può trattarsi di Etiopia o Axum nemmeno qui, ma dell’India vera e propria. Altre missioni, queste sicuramente rivolte all’India propriamente detta, sono attestate per l’età post-costantiniana, a cui si aggiungono anche indicazioni relative all’organizzazione ecclesiastica dei territori indiani. Ricordo solo come nel 345 settantadue famiglie della Chiesa siro- orientale emigrarono in India, nel Malabar, insieme ad alcuni membri del loro clero. Si stabilirono a Muziris. Altre notizie poi continuano a susseguirsi fino all’arrivo dei portoghesi nel Quattro e Cinquecento. N La filosofa francese Simone Weil di Ilaria Ramelli Colombario IV secolo, il viaggio in India dei missionari cristiani "Scienze della natura" e "scienze dello spirito": sono i due grandi ambiti nei quali si organizza il sapere umano, almeno a partire dall’Ottocento. La coesistenza, però, è stata tutt’altro che pacifica, e negli ultimi anni si è acceso doppio un campanello d’allarme: da una parte si sottolinea la tendenza scientista a fagocitare nell’ambito delle scienze naturali ogni ambito del reale, inclusi quelli morali o addirittura spirituali; dall’altro, nella formazione degli scienziati naturali la componente umanistica, una volta fondamentale, ha uno spazio sempre più ridotto. Iniziamo oggi una serie di interviste per fare il punto sulla questione.

MARTEDÌ umanesimo & scienza/1 La cultura? APPUNTAMENTIdisf.org/files/dellaglio-umanesimo-e-scienza-agazzi.pdf · nuovo numero della rivista "Testimonianze". ... del Novecento, che

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MARTEDÌ27 APRILE 201029

IL PENSIEROALLA PROVA

L’inattualità del pensiero di Simone WeilÈ dedicato a "Simone Weiltestimone mistica della storia" ilnuovo numero della rivista"Testimonianze". Il volumemonotematico è curato daLodovico Grassi, che contribuiscecon l’intervento "Simone Weil:parrhesia di una mistica", e daldirettore Severino Saccardi, chefirma lo scritto "Simone Weil:’inattualità’ di un pensiero volto alfuturo". Altri interventi sonoaffidati a Giancarlo Gaeta,Gabriella Fiori, Attilio Danese,Luciana Floris, Mariolina Graziosi, Roberto Mancini, Tommaso Greco, Daniela Belliti, Bruno Di Porto, Domenico Canciani e Giulia Paola Di Nicola.

Poesia e psiche,un premio nel nome di Alda Merini

«Con questo premio renderemoomaggio alla più grande poetessadel Novecento, che ha saputocantare l’amore, il disagio mentale,la cristianità, la condizionefemminile e la povertà, come nonha fatto mai nessun altro poeta inprecedenza». Lo ha detto l’editoreVincenzo Ursini, presidentedell’associazione Accademia deiBronzi di Catanzaro, presentandola prima edizione del premio AldaMerini di poesia promosso dalsodalizio culturale catanzarese. Ilriconoscimento mira a dar voce atutti gli autori inediti italiani estranieri, ma anche ai pazienti eagli operatori dei centri di salutementale che hanno individuatonella scrittura un qualificantemomento di aggregazione e diriscatto per uscire dal tunnel delladepressione e del disagio psichico.Il premio è suddiviso in duesezioni, una partecipazione liberae una riservato a coloro cheruotano intorno ai centri diurni deiCsm o reparti di psichiatria d’Italia.

DI LUIGI DELL’AGLIO

l divorzio tra scienza ediscipline umanistiche èavvenuto meno di due

secoli fa, innescato in Europa dal-la filosofia positivista dell’Otto-cento. Ma per venticinque secoli,cioè a partire dal VI secolo avantiCristo – quando nasce, nella Gre-cia classica, la cultura europea –scienza e umanesimo, sbocciati si-multaneamente, avevano cammi-nato uniti e in perfetta simbiosi».Il filosofo Evandro Agazzi ha sca-vato nel passato, e ha scoperto chela separazione tra scienza e "studiahumanitatis" si può far risalire ad-dirittura a Immanuel Kant. Ma nelsenso che, secondo l’autore dellaCritica della ragion pura, le scien-ze debbono occuparsi del mondodella natura mentre il mondo del-l’uomo va riservato alla filosofia ealle altre discipline umanistiche. Ilpositivismo si appropria della tesikantiana, la enfatizza, e decretache anche la filosofia e le altre for-me di conoscenza umanistica deb-bono rientrare nella giurisdizionedella scienza. Cioè questa avreb-be il diritto di interpretare con ilmetodo sperimentale – rileva A-gazzi – anche «questioni come ilsenso della vita, il destino ultimodell’uomo, la dignità della perso-na, la libertà e il senso morale». Ec-co lo scientismo, che attribuiscealla scienza un potere assoluto, os-sia la capacità, anzi il diritto, di «ri-solvere tutti i problemi umani». Lacultura umanistica può finire insoffitta. A questo punto i filosofireagiscono. Gli idealisti BenedettoCroce e Giovanni Gentile procla-mano la superiorità degli studi u-manistici su quelli scientifici. Ladivisione diventa contrapposizio-ne e, a cavallo fra il XX e XXI seco-lo, si inasprisce. Evandro Agazzi,uno dei più autorevoli filosofi ita-liani, pensatore che gode di gran-de prestigio internazionale, è at-tualmente professore emerito diFilosofia teoretica presso l’Univer-sità di Genova e insegna a Città delMessico. Qui l’Università Autono-ma Metropolitana gli ha creato u-na cattedra per chiara fama. Agaz-zi viene invitato in tutto il mondoa tenere conferenze, soprattuttosul rapporto scienza-fede.Professore, perché Kant divise duecampi discplinari che erano ri-masti uniti per tanti secoli?«Gli eccezionali progressi conse-guiti dalla scienza naturale, fon-data da Galileo e Newton , indus-sero il filosofo di Königsberg a ve-dere nella scienza il paradigma del"sapere" in senso generale. MaKant non sottrasse minimamentealla filosofia le questioni fonda-mentali dell’uomo, come la mora-lità, la libertà, il senso della vita eil destino ultimo. Le considerava"razionalmente giustificabili" an-che se non conoscenza scientifica

in senso proprio».Cioè riconobbe il diritto dellescienze umane di avere uno spa-zio insopprimibile?«Certo. E si pensi che, a ben guar-dare, le moderne scienze umaneerano nate con almeno un secolodi anticipo sulle scienze naturali.Il decollo avviene con quel feno-meno storico che nei manuali vie-ne definito "umanesimo": si ri-scoprono i classici antichi e nonsolo le opere di letterati, storici egiuristi; anche i testi scientifici ri-cevono un trattamento rigorososul piano filologico».Ma quali sono le ragioni oggetti-ve dello scontro attuale? Si vuoleaffermare il principio che tutto ciòche non può essere dimostratoscientificamente non ha diritto diesistere?«Tra cultura scientifica e cultura u-manistica si è giunti a questa lot-ta perché sono scattate tre condi-zioni principali. La specializzazio-ne, il tecnicismo dei linguaggi e so-prattutto il riduzionismo. Una di-sciplina pretende di possedere iprincipi e i metodi per spiegare ifatti studiati dalle altre discipline.Le scienze della natura, ma anchel’economia o la psicoanalisi, pre-

tendono di "interpretare tutto". Inquesto modo si dilata arbitraria-mente l’aspirazione di ogni disci-plina a spiegare, mediante i pro-pri mezzi, il maggior numero pos-sibile di questioni. Così la scienzafinisce per ignorare i propri limitioggettivi».Perciò, per lo scientismo, le disci-pline umanistiche sono superate.

E non è invece superato il mate-rialismo di quegli scienziati i qua-li si rifanno, in pratica, ai pensa-tori pre-socratici che considera-vano l’uomo una "cosa fra le co-se" e furono smentiti da Socrate ePlatone?«Si assiste a una sorta di regresso.I primi filosofi greci (poi detti "fi-sici") sostenevano che tutto è ma-

teria e manifestazione di proprietàmateriali. E anche l’uomo è mate-ria. Socrate e Platone sconfisseroquesta ideologia. Portarono alla lu-ce l’essenziale differenza specifi-ca tra l’uomo e la natura fisica: lospirito, cioè l’intelligenza, la co-scienza morale, la capacità di crea-re il mondo della civiltà e della sto-ria, insomma le forme e i valoridella cultura umanistica».Dietro lo scientismo e l’insistenzacon cui si vuole ridurre lo spaziodel sapere umanistico c’è dunquequella che lei ha chiamato "me-tafisica materialista"?«Con ciò non intendo sottovaluta-re le dimensioni naturalistiche del-l’essere umano: fisiche, chimiche,fisiologiche, genetiche, neuro-fi-siologiche e così via. È innegabilela ricchezza dei contributi che ven-gono dalle scienze della natura eche permettono una migliore co-noscenza del mondo umano. Sivuole soltanto rilevare che non ècorretto ignorare le altre dimen-sioni dell’uomo. E le discipline u-manistiche indagano e coltivanoproprio queste dimensioni».L’attacco al sapere umanistico sideve insomma alla mentalità ma-terialistica che dilaga nelle nostresocietà?«In parte, sì. Ma c’è anche un’altraragione: ormai quasi tutto vienevalutato in base a un criterio pu-ramente utilitaristico e "pragma-tico". Si è persa la consapevolezzache le cose che veramente valgo-no sono quelle che "non servonoa nulla", in quanto valgono di persé, e meritano che ci si ponga al lo-ro servizio. L’utilitarismo fa perde-re la stessa "dimensione umani-stica" della scienza, che è una for-ma eccellente di "ricerca della ve-rità". È quindi ovvio che le cono-scenze di tipo umanistico sianoconsiderate una presenza ingom-brante nell’insegnamento scola-stico perché sottraggono tempo eattenzione agli studenti. Questidebbono dedicarsi soltanto alle di-scipline che veramente "servono".Ma così i giovani non incontranole materie che fanno maturare lapersonalità dell’allievo e affinanoil suo spirito critico, il suo sensodella responsabilità, la sua capa-cità di valutazione e di giudizio difronte alle situazioni della vita, lasua attitudine a compiere scelte li-bere e consapevoli».Le "discipline che servono" sonoquelle richieste dal mercato dellavoro...«Ma ridurre a questo la formazio-ne scolastica significa aver di-menticato che nessun essere u-mano è semplice manodopera.Dietro una tale politica premonomassicci interessi economici, ed èun fatto che venga perseguita da i-stituzioni come la Banca mondia-le e l’Ocse, in contrasto con gli o-biettivi dell’Unesco. Certo questamentalità prevale anche perché sisono appannati ideali e valori, per-fino in Europa che pure ha una cul-tura "con memoria", formatasinell’antichità classica e nel Me-dioevo cristiano».

CHI È

Un teoretico a cavallo tra scienza e fedeEmerito di Filosofia teoretica all’Università di Genova, EvandroAgazzi (nella foto) divide la sua attività accademica fra l’Italia eil Messico. La sua formazione è filosofico-scientifica, con studi

alla Cattolica e alla Statale di Milano eperfezionamento presso le università diOxford e Munster. Per gli oltre settantavolumi e le centinaia di articoli ha ricevutonumerosi riconoscimenti nazionali einternazionali, tra cui il premio "Cortina-Ulisse". È stato membro del Comitatonazionale di bioetica e presidente dellaSocietà filosofica italiana. Ha diretto il centrostudi sulla Filosofia contemporanea del Cnre tiene conferenze in America e in Europasui rapporti tra scienza e fede. (L.D.A.)

APPUNTAMENTI

MILANO, LEGGEREZZA...◆ Questo pomeriggio a Milano,alle 18 presso la libreria Mursia divia Galvani, 24, sarà presentato illibro di Paolo Lagazzi "Formedelle leggerezza. Avventure tra ilibri e il mondo" (Mursia).All’incontro interverrannoinsieme all’autore GiancarloPontiggia e Guido Oldani.

...E SOTTOSUOLO◆ Nell’ambito del ciclo "Giustiziae letteratura", organizzato dalcentro studi Federico Stella, oggialle 16.30 nell’aula gemellidell’Università Cattolica diMilano (largo Gemelli, 1) si terràl’incontro "Dostoevskij e itrasgressori della legge.’Memorie del sottosuolo’ e ’Delitto e castigo’". Interverranno Gabrio Forti, Adriano Dell’Asta, Piepaolo Astorina e Alessandro Provera.

La cultura? Divorata

dai «tecnici»

«Una certa visione materialistica sta fagocitando l’autonomiadella dimensione spirituale perché ogni disciplina fisica, come anche l’economia o la psicoanalisi, pretende di"interpretare tutto". Così si finisce per ignorare i limiti oggettivi di ogni scienza»

In un’antica incisione,

la versione tradizionale

della scoperta

della teoria sulla gravità

da parte di Isaac

Newton, ispirato,mentre

stava riposando

sotto un albero,dalla vista

della cadutadi una mela (Fototeca)

umanesimo & scienza/1Il filosofo Agazzi: «Per i Grecil’indagine sulla natura e quellasullo spirito erano tutt’uno:a dividerle è stato il positivismoottocentesco. E adesso lo scientismo pretende di spiegare qualsiasi cosa in termini puramente fisici»

ella prima metàdel III secolo ilcristianesimo

aveva raggiunto iKushan, ai confini tra laPersia e l’India, comeattesta il Liber legumregionum della scuola diBardesane, la cui stesuradefinitiva sembrarisalire a poco dopo lamorte del maestro (222d.C.), ma che riflette ilsuo insegnamento, dietà severiana. Per l’etàcostantiniana, Eusebioattesta la presenza dimiriadi di cristiani inIndia. In questo periodo

sembrano essere rifioritii contatti marittimi tral’India e l’Occidente,anche per la stabilitàdella valuta; accanto acontatti commercialidevono annoverarsenealtri di natura siadiplomatica siareligiosa. SecondoEusebio le celebrazionidi Costantinogiungevano finoall’India e secondoRufino al tempo diCostantino fuevangelizzata l’IndiaUlterior, situata tral’India Citerior e la

Partia (poi Persia) «mamolto più all’interno»dall’Occidente (lamissione di Panteno eraavvenuta nell’IndiaCiterior). Dopo quella diPanteno, ancora daAlessandria partiva unamissione cristiana perl’India nella prima metàdel IV secolo, attestatada Rufino, Socrate eGelasio di Cizico, cheindicano anche i nomidei missionari: Meropio,Frumenzio e Edesio.Questa missione, omeglio la sua secondaparte, appare piùistituzionalizzatarispetto a quella diPanteno. Il responsabile

indicato dalle fonti è ilvescovo della città,sant’Atanasio, campionedell’anti-arianesimo.Egli controllava anche ilDidaskaleion diAlessandria, la scuola incui aveva insegnatoOrigene, e a capo dellaquale Atanasio istituìDidimo il Cieco, unfedele seguace diOrigene. Atanasio inviòin India Frumenzio, cheorganizzò anche laChiesa locale. Leincertezze relative aquesta missione indiananon riguardano il ruolodel vescovo nelpromuoverla, ma la suadestinazione. Spesso gli

studiosi interpretano"India", in riferimento aquesta missione, nelsenso di "Etiopia", chein effetti è uno deisignificati rivestiti daltermine "India"nell’antichità (con le trespecificazioni diCiterior, Ulterior, eInterior, talora nonsenza confusioni). Cisono tuttavia indizi chesuggeriscono che lamissione alessandrinapromossa da Atanasio sisia rivolta all’India verae propria, come quellaalessandrina di Pantenopiù di un secolo prima.Di Meropio, filosofo diTiro, è infatti detto che

intendeva visitare l’Indiacome aveva fatto il suocollega Metrodoro pocotempo prima. Ora, ilviaggio di Metrodoro,come quello di Plotino,era stato precisamentein India, non in Etiopia.Infatti Metrodoro,filosofo di etàcostantiniana, si recònon in Etiopia o adAxum, ma in India,poiché al ritorno versooccidente fu derubatodai Persiani, il cuisovrano era Shahpur. Èchiaro che perincontrare i Persiani nelviaggio di rientro dovevaessere andato in India,non in Etiopia. La Persia

è associata all’Indiapropriamente dettaanche in un’altra notiziadi età costantiniana. Alprimo concilioecumenico, quello diNicea (325), un vescovopartecipante aveva iltitolo di "vescovo dellaPersia" e ricevette ilcompito di notificare ledecisioni di Nicea allaPersia e alla "GrandeIndia". Per l’aggettivo"grande" e perl’associazione con laPersia confinante, nonpuò trattarsi di Etiopia oAxum nemmeno qui, madell’India vera e propria.Altre missioni, questesicuramente rivolte

all’India propriamentedetta, sono attestate perl’età post-costantiniana,a cui si aggiungonoanche indicazionirelativeall’organizzazioneecclesiastica dei territoriindiani. Ricordo solocome nel 345settantadue famigliedella Chiesa siro-orientale emigrarono inIndia, nel Malabar,insieme ad alcunimembri del loro clero. Sistabilirono a Muziris.Altre notizie poicontinuano a susseguirsifino all’arrivo deiportoghesi nel Quattro eCinquecento.

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La filosofa francese Simone Weil

di Ilaria Ramelli

ColombarioIV secolo, il viaggio in India dei missionari cristiani

"Scienze della natura" e "scienze dellospirito": sono i due grandi ambiti nei quali siorganizza il sapere umano, almeno a partiredall’Ottocento. La coesistenza, però, è statatutt’altro che pacifica, e negli ultimi anni si èacceso doppio un campanello d’allarme: dauna parte si sottolinea la tendenza scientistaa fagocitare nell’ambito delle scienzenaturali ogni ambito del reale, inclusi quellimorali o addirittura spirituali; dall’altro,nella formazione degli scienziati naturali la componente umanistica, una volta fondamentale, ha uno spazio sempre più ridotto. Iniziamo oggi una serie di interviste per fare il punto sulla questione.