Louis Althusser - Umanesimo e Stalinismo

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Avvertenza

(.)trcsto libro contiene un articolo e fia Nota clc porta la data del giagno 1912' L'atticolo, Rispostd a John Leuis, comin due nul)irso, tradotto da Grahame Lock, r,,cri de1la rivista teotica e politica del Par> nell'ottobte e novembre 1972' prima : perch, qualche mese (nci nLrmeri di gennaio e febbraio '72), la stcssa rivista aveva pubblicato un lungo articolo ctitico di John Lewis (filosofo comunirjta inglese noto per i suoi intetventi su questioni politico-ideologiche), col titolo: TheCase Althasser.

ptesente testo de11a Risposta a lohn Letois r:iprende la versione inglese dell'articolo: vi l.o uppottuto alcune cortezioni, aggiunto qualche paragtafo di chiarimento e delle Osseraa11

zioni.

x Ho aggiunto a questo testo una Nota ine' dita, che doveva all'inizio essere parre inte-*

Nella presente edizione italiana

stato collocato

di

il testo della Not4 quello della Risposta lN d'T') seguito a

gf{ntc (frlln nia Risposta, e che avevo invece rol)prcsxo pcr non eccedere i limiti di un arti trrlo gir\ lungo.llrrigi, 1" naggio1-973.

I.

Risposta

a John Lewis

11i di filosofia marxista, Pour Marx e Lire le Cdpital * (1965). Al cospetto di tutti i membri della fami11lia immobili, dei suoi colleghi silenziosi, il

Sono grato a della pubbli t;rzione dell'articolo di John Lews sui miei sag-

clottor John Lewis si chinato sul > '. Lungamente. E ha emesso la sua cliagnosi: l malato afietto da acuto una variet < medievale >. La prognosi infausta: i1 malato non andr lont1.O.

un onore per me: ma anche l'occasione cli spiegarmi, a dodici anni di distanza. I1 mio primo articolo, che parlava del > infatti del 1960. Siamo ne| 972. Dal 'l960 ne passata di acqua sotto i ponti della storia. Il movimento operao ha vissuto avvenimenti importanti: la prosecuzione del[Letraduzioni italiane, da

cui si citer d'ora ine

I Il titolo dell'articolo di J. Lewis Tbe Case Althxsset. Nessuna meraviglia: nella sua conclusione, John Lewis mette i puntini sulle , paragonando il marxismo.,, alla medicina. 9

sono, rispettivamente, del '67 (Editori Riuniti, Roma) '68 (Feltrinelli, Milano). (N.1.7.).1

poi, del

del popolo viet_ rlallita contro l'imperialismo pi potente; lalivoluzione culturale proletaria in Cjna (1,96669); 11 pi imponente sciopero operaio della storia (dieci milioni di scioperanti in un mese) nel maggio '68 in Francia, sciopeto che era stato 'preceduro ' e al quale si ,aggiunta , una ptofonda rivolta ideologica negli ambienti studenteschi e intellettuali piccolo_borghesi in Francia; l'occupazione della Cecoslovacchia da parte degli eserciti di altri paesi del patto di Varsavia; la guera d,Irlanda, ecc. La rivoluzioi-re culturale, il maggio '6g e I'occupazione della . Cecoslovacchia hanno avuto ripercus_ sioni politiche e ideologiche nell'intero mondocapitalistico. A distanza di tempo si pu giudicare me_ glio. Lenin diceva: il criterio deila prat.a non vefamente valido se non quando verifica.to su un di lunga durata. euando una > si protratta per dodici, dieci, o anche serte anni, si puj gudi_ crre meglio, e vedere se si aveva ragione o torto, e in che cosa: anche al mio modesto livello. F, vcrcmente un'orrirna occasione. Segnalo soltanto un dettaglio: nell'articolo

l'cr'oicar e vittoriosa resistenza

,

In Pour Marx (\965) irvcvo paflato di Stalin, del XX Congresso, e ,l.lla scissione del movimento comunista inlr'fl)xzionale. Per Lewis' a quanto sembra' Sttlin non mai esistito, il XX congresso nemrrcno, e cos la scissione del movimento conlunista internazionale, il maggio 1968; l'occupazione della Cecoslovacchia non mai avvcnuta e cos la guerra d'Irlanda' Lewis uno spirito puro, non si abbassa a patlare di po)t)craio non trova posto'

litica.

fllosofia' Quando parla di filosofia, parla di Punt e basta. Bisosna dire che cos che fanno la mag-

di10

Lervis

la

storia politica del movimento

gioran dei 'professoti di filosofia' nel1a. nosra societ borghese. Sopr:attutto non Parlano mai di politica! No, patlano di fi1oso6a' Punto e basta. Per questo Lenin li chiamava, citando Dietzgen, dello Stato borconti, shese. Che misetia! Petch, in fin dei opo Platone, tutti i grandi filosofi hanno parlato di politica, e anche tutti i grandi fi1osofi borghesi, non solo i materialisti, ma anche gli idealisti: per esempio Hegel. Non 1o dicevano: ma tutti sottintendevano, chi pi chi meno, che fate 61osofia fare politica nella teoria; e avevano anche il coraggio di {are politica a11

1.972: lnq,te non ha pi bisogno, lui, di parlare di politica. Comprenda chi pu.Sono grato a < Marxisrn today > anche perch assegna grande spazio alla filosofia. giusto. Engels, Lenin cenamente, ma anche Stalinl, e, beninteso, Gramsci e Mao l,hanno detto: la

carte scoperte, pdrlando di politica. Grazie a Dio Lewis ha cambiato questa situazione. Levis un marxista e siamo nel

(il materialismo storico), ma anche della filosofa marxista (ii l-raterialismo dialettico). Perch? Mi sia consentito di rispondere con una for_ mula di cui mi assumo i1 rischio (personale): petch Ia flosofie , in ultiwa istanza2, lotta di classe nella teoria3.de1la storia2 Mi spicgo meglio: llz Lltima ist,lnza, petch nojr mi si Iacciano clire poi cose che non voglio dite. Dico: la filosofia , in ultima istanza, lotta di classe nella teoria * c non:

lotta di classe proletaria h,t bisogno di filosafia. Ha bisogno non soltanto della scienza marxisra

Tlrtto questo , come ditebbe Lewis, petlcuamente . Engels, citato da l,t:rrin nel Che fare?, sctiveva nel 1884, neila contadini" ci sano l,rcfazione aIIa Guera dei rlc forme di lotta di classe. La forma econor,,icr, 1a fotma politca e la fotma teorica O, ,r, si pre{erisce: la stessa lotta di classe esi:rrc, clunque deve essere condotta dal ptoleta,i,,io, ,oito la direzione del suo partito, nell',:conomia, nella poiitica e ?telld teorid' Nell r,oria. i1 concenttato de11a lotta di classe si,

lr!ama 1osofia.

un rappotto .,. /\ clil{efenzx delle sclenze, la fr1oso6a inttattiene 'L|ctto con la tendenza di classe delle itlealoge che' it ultinaL.lrrza.

sono ptulche

e non appartengono alla teoria

(Ie

i(leooriche tcotiche > sarebbeto in ultima istanza cei distaccaIn ttte que" r,,,,nti ciellc ideologie pratiche ne1la teoria) ultima istanza > desigfla fo nulzionj, l'csprcssione

' (in \ir in ultima isranza >, l'aspetto principale' . " ,1.r".-it"rjon" '< anello clccsivo > eIIa detemtifilziofiet essa implica dun.'' I t,.,.,-nr" rl. r-no o J' n 'rri aqpcLli se.orJa'i srrbordi, i. .l ,d t"."i. ',' e *'dcte min rnr' ocrch'l a/rrl Co' la c e ideologie 1., rrEr r'o' cl c lotta J cla"e ne'la tco_:a

la 6losofia figura a pieno diritto , nella , teoria, neile vicinanze delle scienze, con le quali essa ina! tiene rapporti specifici: ma la Iosoa non (una) scienza.1.2

la losolia lolta di clAsse nela teoria rou, c..)aft. 3 Per orientare il lcttore che potebbe essere sconcettato da quc Non si tratta soli,,nto di .."gti"te, tra gli anelli esistenti, e gi identilcati .,l'anello clecisivo r: la catena fatta in modo taie che si

e identifr,1""'. .upotolg.r" la for_mula Pet poter ticonoscere pasto, bisogn prina care g1i altri anelli della catcna, al loro uovare < l'anello decisivo >.

1.3

Queste, si dir, sono ancora e sempre pa_ role. Ebbcne, no. Quesre parole sono p", l,rp_ punto armi per la lotta di clsse nella teoria, e poich Ia lotta di classe nella teoria una ' parte ' della lotta di classe nel suo complesso, e poich la forma pi aha della lotta delle class la lotta di classe politica, le parole della filosofia sono armi per la I:attg\ia phti.u. Lenin ha scritto che < la politica il concentrato dell'economia >. Si pottebbe scrive_ re: la filoso6a , in ultima istanzaa, il concen_ tt^to tealico della politica_ una formula 'schematica'. E sia! In tre parole dice abba_ stanza bene ci che vuol dire. Tutto ci che succede ne11a filosofia ha, n ultima istanza, non solo conseguenze politiche nella teoria, ma anche conseguenze politiche nella politica: nella lotta di classe politica. Lo dimosreremo subito. Cetto, appena cito Engels e Lenin, Lewis dir, una volta di pi, che io parlo come < l,ul_ timo campione di un,ortodoss a minacciata da gravi pericoli > 5. O.K.l Mi prover ora a difendere quella 'ortodossia', che si chiama4 Cft., a questo prcposito, la nota plecedente. < Ciro le espressioni dello sresso Lewis.

rrrrtia di Marx e di Lenin Questa ortodossia < gravi penascita, '' Ininacciata, fin dallaquelli delfda ideologia borr icoli >>? Certamente:1ltrcsc. Lewis t,r >? No!

dir che io

. Per esempio, Lewis molto tutbato, dispiaciuto, preoccupato, da buon 'umanista' qual , del fatto che < Althusset Mgonxefiti in maniera rninuziosa con lt estfel/tor5

T4

> e questo lo fa pensate non agli scolastici, che erano grandi filosofi del Medioevo, ma agli < scoliasti >>, ai commentatori dei commentatori, agli eruditi, a coloto che spaccavano in quatto i capelli filosofici, ab_ brutiti su11e citazioni... Grazie tante! Questa sottile 'psicologia' non mova posto in un dibattito tra comunisti. Non intendo sesuire Lewis su questo terfeno. Tratter Lewis da compagno, militante di un partito fratello: il Partito comunista di Gtan Bretagna. Provet a parlare un linguaggio semplice, chiaro, accessibile a tutti i nostr.i compagni. Per non rendere troppo lunga la mia risposta, afironter soio le questioni teoriche pi importanti politicamente per noi, oggi, neld.ogtztatistzzo

Itl)cr comprendere la mia risposta, occorte evill"nt"-".rtt che il lettote conosca nell'essenziale Ia critica ' radicale ' tivolta da Lewis ai miei ' saggi filosofici ', Per riassrrmerla in breve si pu dire cos' I-cwis mi rimprovera: 1. di non conoscere la la stora flosofia di Marx; 2. di non conoscere clella lormazione del pensiero di Matx' I., tr"u", mi rimoroveta di non conoscete la tcoa nd.rxxst6. nel suo dititto. Riprender dunque questi due puoti' uno clopo l'altro.

1972.

IIIPrimo punto: >. Per dimostratlo Lewis adotta un metodo senrplce. Espone /a filosofia di Matx cone la intende lui. Poi vi mette accanto Ia filosofia di Marx cos come la intende >. Basta confrontare perch la difrerenza balzi agliocchi.

i'

evidente,

di dominio pubblico.

Eseruplifi-

cdzione di Lewis: la rivoluzione. l'uomo che fa 1a rivoluzione.

L'uomo fa 1a storia rifacendo la storia gi att, " trascendendo " pet mezzo de11a " negazione della negazione "' la storia gi fatta >.

2. Tesi n.

2

n un Corso di llosrtfa

Giustificazione di J. Lewis: poich l'uomo che fa la storia, per fate la storia, l'uomo deve trasformare la stotia che egli stesso h gi fatta (dal momento che l'uomo che fa la stofia); trasfotmare ci che si fatto, significa < ffascenderlo >, cio negare ci che esiste, e poich ci che esiste la stoda che I'uomo ha fatto, equivale a negare la storia gi negata. Fare la stotia , dunque, ) Ecco le tre tesi che riassumono 1a fi1osofia di Matx, nel pensiero di J. Lewis: Tcsi n. 1 E I'uomo chc fa la sroria. Tesi n. 2 L'uomo fa la storia tascendendo la stotia. Tesi n. 3 I-'uomo non conosce che quello che {a.7 < vcro ci che stato fatto. > Marx cita Vico in un tlgo del Caitale, Editoti Riuniti, Roma 1964, vol. I, p. 414, notd 89) a proposito della storia della tecnologia.

'l'utto questo molto semplice. Tutti 'capis(ullo' Ie parole: uomo, fare' storia. conoscelc. C' soltanto una parola un po' complicata, rrna parola da 'losofi': la >, r) >. Ma, se lo vocosa J. Lewis non potrebbe forse dire la rrn po' pi semplicemente? Invece di dire: l'uomo fa 1a stotia trascendendola per mezzo ,lclla >, porebbe rlire: l'uomo fa la storia trasfotmandola, ecc' Non satebbe {orse Pi semplice? Ciononostante una piccola dificolt rimane' Quando J. Lervis dice che l'uomo che >, allora ci si accorge che c'era un ptoblen-.a delicato 1 dove tutto sembrava semplice, una cetta oscuit 1 dove tutto semlcsse,>>

oscuto? La piccola parola: >)' lare (rella tesi < l'uomo che fa la storia Cosa pu voler dite infatti questa piccola parcla'. fare? quando si tratta della storia, be' ninteso! Perch quando si dice < ho fatto una

brava chiaro. Cosa c'eta

di

20

{\'21,n,,

,f.

v,..,..

-..1,

oppure > o quando un falegnarne dice , ecc. tutti crrpiscono subito cosa vuol dire: farc. I1 senso della parola cambia secondo le espressioni, ma in ogni esprcssione si pu spiegare che cosa v:uol dfte fare. Ad esempio, quando un falegnarne ., fa >> un tavolo, r'uol dire che lo fabbrica. Mc, lare \a storia? Cosa pu voler dire? Quanto a1 falegname, 1o conosciamo, ma I'uonto che fa la stofia, chi ? Lo conoscete voi questa , nel caso della storia, vuol dire > (negazione della negazione), cio trasformare la matetia prima delIa storia esistente superandola. Bene. Ma anche il falegname che > un tavolo ha dinanzi a s una .< materia prima esistente >: il legno. E trasforma il legno in tavolo. Ma J. Ler.vis non direbbe ma che i1 falegname il legno per > un tavolo. E avrebbe ragione. Perch se 1o dicesse, il primo falegname che capita, e tutti i falegnami e tutti i lavoratori del mondo lo manderebbeto a quel paese, lui e la sua

:

J. Lewis impiega la > solo per la storia. Perch? Nel1'articolo, J. Lewis non 1o spiega. A mio awiso Lewis ci tiene alla sua > per la ragione seguente: perch la della storia, gi storia. Per 1 falegname, la materia prima il legno. Ma il falegname che il tavolo, non dir mai di essere stato lui che ha < fatto > i1 legno, lrerch sa fin toppo bene che il legno < 1o produce la natura >: perch un albeto si possa tagliare in assi, bisogna prima che sia cresciuto nelle foreste, da qualche parte nel paese, o a migliain di chilometri sotto I'equetore. Ora, per Lewis, I'uomo che ha gi latto la storia con la quale fa \a stotial Nella storia, l'uomo produce dlrnque tutto: non solo il risultato, il prodotto del suo n lavoro >> (1a stotia), ma, in precedenza la maferia prima che trasforrna (la storia) in storia. Aristotele diceva che l'uomo un animale a due zampe, ragionevole, parlante e politico. Franklin, citato da Matx (nel Capitale), diceva che I'uomo un . J. Lewis filosofo di altra levatuta. J. Lewis pensa che I'uomo non soltanto un , ma un animale cteatore di storia, nel senso forte,za >.

'))

2)

dal momento che a tutto: la materia prima (1a storia), gli stumenti di ptoduzione (J. Lewis tace su questo punto! e non unaltrimenti sarebbe obbligato a patlate del1a lotta delle classi, e il suo > non statebbe pi in piedi), e naturalmente iI prodotto finale: la stotia. Avete mai visto al mondo un essete dotato di un simile potete? S: esiste nella tradizione del1a cultura umana. Dlo. Solo Dio < fa > la materia con la quale < fa o il mondo. Ma vi una dif{erenza molto impottante: il Dio di Lewis non sta fuoti del mondo, I'uomo-dio creatore del1a storia non afiatto fuoti della stoi|:. dentro. Questo complica infinitamente Ie cosel Ed appunto petch il piccolo dio umano onnipotente di J. Lewis, e cio 1'< uomo >>, dentro la storia (>, come diceva Sartte), che J. Lewis gli atttibuisce non un potere di cteazione assoluto (quando si crea tutto, relativamente facile: non vi alcun problema!), bens qualcosa di ancora pi stupefacente: il potere di , la possibilit di aegare-superare all'infinito verso I'alto la storia colrtingente den*o la quale egli vive, iI poterecaso,

di trascendete la storia pet mezzo delTa libertuntanat .

L'ometto J. Lewis un piccolo dio laico, che , come tutti, cio come tutti gli esseri viventi, >, ma dotato del prodigioso potere di libert di tirar fuori la testa dall'acqua ogni momento e d mutare il < livello >> dell'acqua. Un piccolo dio satttiano sempre > nella storia, dotato del potete inaudto di > ogni situazione e di dominare tutte le , tutti i problemi, di risolvere tutte le dificolt della ,toriu, di andare vetso i giorni futuri che " cantano la tivoluzione umana e socialista: l'uomo per sua essenza tn animale riaolu' zionario in quanto tn animale libero. Scusateci, lettori non-fi1osofi' Noialtri, filosofi, conosciamo bene questa vecchia musica ldealista. Noialtti, filosofi comunisti, sappiamo che questa musica filosofica ha sempte al'uto degli efietti politici.8 Iceoro la storia filosofica personale di J kvis Ma non rischio molto A scommettere chc egi ha dovuto avere un de-

bole per J. P. Satre La < filosofia marxista > di J L tassomiglia, tanto da venir tratti in inganno, ad una copia del_I'esistenzialismo sartriano, leggermente hegelianizzata, senza dubbio al 6ne dr farla accettare da lettori comunisti'

24

ptimi che hanno parlato di >

I

della > per costruire la loro teologia frlosofica o religiosa, e quesr teologia era allora 1a filosofia ufficiale dello Stato schiavista. Pi tardi, nel Medioevo, i teologi agostiniani e tomisti ripresero la categoria della > in quei sistemi filosofici che setvivano gli intetessi della Chiesa e dello Stato feudale (1a Chiesa: appararo dello Stato, e ideologico di Stato n. 1 dello Stato ^pp^rato feudale). necessario commentare? Molto pi tardi, con l'awento al potere della borghesia, la ha ricevuto, nella fi1osofia hegeliana, una nuova funzione:. eta sempre la stessa categoria, ma ne1la tela di lno del1a >, serviva questa volta Io Stato botghese. Era, molto semplicemente iI notze filosofico della libert borghese. Era rivoluzionatia, allon, rispetto ai sistemi filosofici della > feudale: ma era borghese al cento per cento, e tale resta. In seguito, per non citare che lui (poich, dopo di lui. la o trascendenza,, aurorit:rria o zt)

cscatologica fiorisce, al giotno d'oggi, ptesso una gran quantit di teologi, alcuni reazionari, ma altri assai ptogressisti, in Germania, Olanda, America latina, passando per la Spagna), Jean-Paul Sartre ha ripreso la cosa, nella sua teora dell'< uomo in situazionc '>: versione piccolo-borghese de11a libert botghese. 11 botghese non ha pi 1o stesso bisogno di credere n pu pi {ar credere, negli anni 1940-1970, che la libert onnipotente. lvla f intellettuale piccolo-borghese s! Tanto pi esalta il potere dellt saa .libert (< rrascendenza )>, >) quar-rto pi essa viene schiacciata e cancellata dallo sviluppo dell'imperialisnro. Un piccolo borghese isolato p.u anche protestate: non succede nulla. Quando masse di piccolo-borghesi si ribellano, pu succedere molto di pir: ma gli efietti de1la loro ribcllione si misurano, si congiungono o cozzano contto le condizioni oggettive della lotta del1e classi. La libert piccolo-borghese a que-

sto punto incontra Ia necessit. Lewis, a sua vo1ta, riprende 1a vecchia canzone nel 1972, nella tivista dei Partito comunista britannico. Vortei, se mi consentito, rassicr-rratlo: non grida l Egli non il solo, in una compagnia comunista abba27

stanza numerosa. Lo sanno tutti. Ma perch dei comunisti intonano apertamente, dopo gli anni '60, questa filosofia della [bert piccoloborshese dichiarandola marxista? Lo vedremo.

IVMa innanzitutto voglio, a mia volta, ptocedere anch'io come J. Levris. Metter Ie tesidella filosofia matxista-leninista a fianco delle tesi della ..< frlosofia matxista > di Lewis. E tutti potranno confrontate e giudicare, Riprender nell'otdine le tesi di J. Lewis' Cosl le cose saranno pi chiare, Faccio un grande favore a Lewis riptendendo I'otdine delle sue tesi: petch quest'ordine idealista. Ma mi posso permettere di fargli questoomaggio.

Per comptendere ci che segue, stabiliamo una convenzione: per ogni tesi (1, 2, 3), io copoi mincer col ricordare la tesi di J. Lewis -Uset passer alla tesi del marxismo-leninsmo. per il marxismo-leninismo la sigla: M.L.

l.

Tesi n.7

J.L.: >

che

la stor:ia?

le masse che < fanno la storia >? In una societ divisa in classi: sono le masse slru//ate, cio lc clcssi, strrti e crtegorie socali sfruttati, raggruppati attorno alla classe sociale sfruttata capace di. unificarli e metterli in movimento contto le classi dominanti, che detengono il potere dello Stato. La classe sfruttata (( cpace di... >> non sempre la classe pi sfflitt^fa, o Io > sociale pi miser:abile. Cos, ncll'Antichit non sono stati gli schiavi, salvo in qualche pcriodo (Spartaco), che hanno > la storia nel senso fotte, sociale e politico, del termine, ma piuttosto le classi pi s{ruttate tra quelle cli uomini < 1i bcri (a Roma > urbana o agrarta,,')

"

Cos, sotto il capitalismo, ci che Marx ha chiamato comprende gli uomini pi miserabili, i > ". Ma attorno a1 proletariato (la classe sfruttata nella produzione capitalista) che si unificano le masse che , nella {attispecie la rivoluzione che esploder ne11'< anello pi debole > della catena imperialista mondiale. Alla tesi di J. Leuis ( I'uorno che la la storia), i1 M.L. ha sempre opposto 1a tesi: sono le masse che fanno la storia. E nella societ capitalstica /e masse non sono al{atto dell'< aristocrazia intellettuale > o degli ideologi del fascist.ro, ma l'insieme delle classi, stt^ti, categorie sociali sfruttati uniti intorno alla classe sfruttata nella grande produzione,la sola capacc cli unirle e di guidarefanno questo lavoro che la classe dcgli schiavi non abbia, malgrado tutto, silcnziosamente, pi profondamente . Il passaggio dalla schiavit della piccoa borghesia

Pcl noi, chc lottiamo soito h dittrtura rlclla horsj,esir, > chc frr la storjn un mistcro. Ma questo nristercr i\(\/a un scnso quanclo lt botghcsia ri',,oluzion;u ia lottav:r< 'rronro

contro la fcudalit che la clominar,r. -41lora plochnrarc comc fcccro granci umansti borghcsi chL: l'ttoaa chc fa ll stoiiir, erir lott:re tltl ptnto li r,it,t ltlld totq.h5id, rLlo ^\lo$ lurionria, coltro la tcsi rciliosa rlell:r idcologia {rurlalc: i)ro chc fr a stori:r. Nfe noi siamo piLi.rrroti: . il nunlo . 11 l"{.L. risponde: < Sono /e mdsse >>. Mn fin quando si resta fermi a queste proposizioni, si ha f impressione che il M.L. dia cefto Llna risposta difierente, ma ad' uno stesso proble ma. Il medesimo problema pu essere posto in questi termini: c/:l che la la stotia? 11 ptoblema presuppone dunque che la stotia sia il risultato dell'azione (fate) di un soggetto (chi?). Per J. Lewis, questo soggetto < I'uomo >>. Pet il M.L., questo soggetto sono lemasse.

il

S e no. Quando abbiamo dato un bteve sag32

gio della denizione di masse, quando abbiamo girato attorno a questo concetto, ci siamo accorti che la questione era abbastanza complicat i efietti, le masse sono suaate classi, strati e categorie sociali raggruppati in un insieme nel contenuto complesso e in nooimento (le posizioni dei diversi classi e strati, e delle frazioni di classi alf intetno delle classi, catzzbiano nel corso di uno stesso processo storico o rivoluzionario). Si tratta nei nostri paesi di decine di milioni di uomini, in Cina di centi naia di milioni di uomini! Per limitarci a questo semplice argomento: si pu ancota considerate di aver a che fate con un identificabile per mezzo dell'unit della sua < personalit >>? A confronto del > di J. Lewis 1a I'usn6 >>, semplice e nudo - canna da pesca o come un figucome una bella rino che si Dossono tenere nella mano o indicare col dito il ( soggetto ,>/nzasse pone - d'identit e d'identificaziodei grossi problemi ne. Un soggetto anche un essere di cui si pu dire < lui! >. Del >f nasse, come fare per dire < lui > ? Per l'appunto la tesi del Manilesto (la lotta delle classi il motote della storia) sposta la dornanda'. ci mette di fronte al oroblema

-

e al principio della sua corretta impostazione, e petci della sua soLuzione. Sono le masse che o fanno >> la storia, ma >. Questo chiato. Ma nella proposizione: > non esiste pi il problema del o fare >> la storia. Non esiste pi il problema de1 < fate >>, cio non esiste pi l p.oLl"." del soggetto della storia: chi fa la storia? 11 M.L. ci tisponde in tutt'alro modo: la lotta tielle classi (movo concetto) che l/ che rnotare (nuovo concetto) della storia sposta, fa avanzate, > la stotia: e compie le rivoluzioni. Questa tesi ha una gtandissima importanza: perch pone al prirno posto Ia lotta delleclassi.

zione rivoluzionaria dei rappotti sociali. Erano dunque le masse che venivano messe al primo posto. Ne1la tesi del Manifesto, ci che viene messo al primo posto, non sono pi solamente le classi sfruttate ecc., ma

la lotta delle

classi.

Nella tesi precedente: ,. sono le masse che fanno la stoiia >, veniva messo l'accento 1. sulle classi sfruttate unificate attorno a1la classe, ecc. e 2' sulla loro capacit di trasforma-

Questa tesi si rivela subito decisiva per il marxsmo-leninismo. Essa traccia infatti una linea di demarcazione radicale ffa rivoluzionati e rifotmisti. Cercher di semplificare 1a cosa al massimo senza tradire l'essenziale Pet i rilonnisti (anche se si dichiatano marxisti), non la lotta de11e classi che occupa il primo posto: sono le classi. Prendiamo un esempio semplice, e supponiamo che non esistano che due classi. Per i1 rifotmista, le classi csisrono prina della lotta di classc, un po' come due squadre di rugby esistono, cirscuna dal1a sua parte, prima del1a pattita. Ogni classe esiste nel suo proprio campo, vive nelle sue peculiari condizioni di esistenza: una classe pu anche sfruttare l'altra, ma questo non costituisce ancota la lotta del1e class. Un giorno, le due classi si inconttano, si afirontano, e solo allora comincia 1a lotta di classe. Esse si scontrano, la battaglla diventa aspra e finalmente 1a classe sfruttata ha il sopravvento sul-

)4

)5

.{l

oppure soccombe l'altra: la rivoluzione nella lotta: la controtivoluzione. Si rivolti la cosa come si vuole, vi si ttover sempre presente 1o stesso concetto: le classi esistevano prima della lotta delle classi, indipendenternente dalla lotta delle classi e la lotta delle classi sopraggiunge soltanto in un secondo t'. momento Per riuoluzionari, al contrario, non si pos12 Per chiarire, bisogna ricondurrc questa ( posizione > ri' formista alle sue origini borghesi. Nella lettera a Veydemeyer, del 5 n,atzo 1852, Marx scriveva: , bisogna che Ia societ si4 diaisa in classi: questa divisione non si opera a cose atte, lo sfruttamento di una classe da parte dell'ahta, cio la lotta delle classi, che costituisce 1a dioisione in classi. Lo sfrrttamento gi lotta di classe. Bisogna dunque partire dalla lotta delle classi per capire la divisione in classi, per comprendere l'esistenza e la na:ra delle classi. Bisogna dunque nzettere la. lotta delle classi al primo posto. Ma allora, necessatio subordinare la tesi 1 (sono le masse che fanno la stoi4) alla tesi 2 (la lotta de11e classi il motore della storia). Ci vuol dire che la capacit tivoluzionaria delle masse si misura in funzione della lotta delle classi. Ma allora non pi suficiente analizzare c1 che accade nel campo delle classi sf ruttate : bisogna anche, contemporaneamente, considerare ci che accade nel campo avvesa-

rio, dalla parte degli sfruttatori. Meglio, si deve superare la visione de1 campo di rugby,cio delle due classi che si sconrano, per analizzare c1 che awiene e delle classi sfruttate e delle loto antasoniste: e cio la lotta delle37

classi.

36

classi. Ptirnaro assoluto della lotta delle classi (Marx, Lenin). Mai dimenticare la lotta delle classi (Mao). Ma attenzione alf idealismo! La lotta delle classi non si svolge mai sospesa ne11'atia, n su un campo da rugby convenzionale: essa ancoat^ a1 modo di produzione, e cio di sfruttamento, peculiare di una societ di classi. Bisogna analizzare la rnaterialit del1a lotta delle classi: la sa esislenzd materiale. Questa materialit , in ultima istanza, 1'unit dei rap-

porti di ptoduzione e delle forze ptoduttive sotto i rpporti di produzione cli un modo diproduzione dato, in una fornazione sociale storica concteta. Questa matetialit la < base > (Basls: 1[arx) della lotta de11e classi, e nello stesso tempo 1a sua esistenza materiale, perch ne1la produzione che ha luogo 1o sfluttamento, nelle condizioni matetiali dello sfrurtamento che si fonda l'antagonismo di classe, la lotta delle classi. Questa ptofonda verit stata espressa da1 N{.L. nelia {amosa tesi de11a lotta di classe al livello delle infrastrutture, de11a , de11o sfruttarnento di e ne11a tesi del radicamento di tutte classe - della lotta delle classi nella lotta di le forme classe economica. Solo a questa condizione, la38

tesi ri'roluzionaria del prirnato della lotta de11e classi diviene materialista. Chiatito questo, i1 probiema del >.>>

13 Ho proposto questa categoria in uno studio: ,4,[r/r el Lnine deudnt tlegel (fr:bbraio 1963), pubbcato in appenrlice a Lxine et Ia philosopbie, Maspero, Paris 1912 (tr. it di l\{. {adonia, Jacabook, Miano 1973). Per uteriori detagli,

vedere

- lroct,ta se za Sog\e!!a

pi avanti (pp. 123 ss.) Osseruazioni su und t7 l-inc/\ '

categae:

39

Alcuni si indignetanno del fatto che io osiparlate del feticismo dell'>1 senza dubbio coloto che traggono dal capitolo di Marx sul > due conclusioni idealistiche necessariamente complementari: Ia condanna de1la > 'n e I'esaltazione ella persona (ma la coppia concettuale persona/cosa a1la base d tutta f ideologia borghese! I rapporti sociali non sono mai, salvo che per il dititto e l'ideologia giuridica bor' ghese, dei ( rapporti tta persone >!). Tuttavia 1o stesso meccanismo della illusione sociale che entta in gioco, quando si titiene che un rapporto sociale la qualit naturale, attributo naturale di una sostanza o di tn soggetto. Lo stesso accade per il valofe: questo rapporto sociale >) nelf ideologia borghese, come la qualit naturale, l'attributo naturale della merce o del denato. Lo stesso accade pet la lotta del1e classi: questo rapporto sociale , nell'ideologia borghese, come 1a clualit naturale, l'attributo naturale dell'< uomo > (libert, trascendenza). In ambedue i casi il rapporto sociale >: la14

merce o 1'oro hanno vaIorc per natura,I'> libeto e fa la storia per noturt. Se l'< uomo > di J. Lewis scomPate, ci non l'uo1 dire che scompaiono gli uomini reali' Pi sempiicemente essi sono, per il M.L., tutt'alma cosa che delle copie, moitiplicate all'infinito, dell'immagine borghese originaria dell', soggetto libero per natura. Fac-

agli awertimenti di ciamo bene ^tenzioneanalitico non parte dal' Matx: , e perch 1o sresso partire dall'uomo, alttimenti detto punto di pattenza assoluto (cio da una >) appattiene a1la filosofia botghese. Questo concetto de11' da cui bisogna > come da un punto di pattenza assoluto il fondamento di tutta f ideologia borghese, nonch l'anima della stessa grande economia It politica classica. soltanto una parola

il

posto che

4L

LJ

delf ideologia borghese: il M.L. non pu par tire da11' agli uomini reali. Questi uomini sono allora il punto d'arriuo i un'anaTisi che parte dai rapporti sociali del modo di produzione esistente, dai rapporti di classe, e dalla lotta delie classi. Questi uomini sono tutt'altra cosa da11'> delf ideologia borghese. < La societ non composta d.i ind.iaidui >>, dice Marx. Efiettivamente: la societ non una >, un' di individui; essa costituita dal sistema dei rapporti sociali ento cui vivono, lavotano e lottano i str.oi individui. Effettivamente: 1a societ non composta di individui in generale, qualunque, che sarebbero altrettante copie de11'; perch ogni societ ha i suoi individui, storicamente e socialmente determi^ nati. L'individuo-schiavo non f individuoscrvo n I'individuo-proletario. e cos per I'individuo che appartiene alla classe dominante corrispondente. Nello stesso senso, ancheor'crrpn

c la funzione che esercita nelf ideologia e nella 6loso6a

lr'rlrl:cs' chc gli confetiscono un lenlo determinato.

una classe non d'individui qualunque; ogoi classe ha I laol individui, modellati, put nel1e loto individualit diverse, dalle loto condizioni di vita, di lavoro, di sfmtdai rapporti de1la lotta tamento e di lotta - massa, gli uomini reali de11e classi. Nella loro sono ci che 1e condizioni di classe ne fanno. Queste condizioni non dipendono dal1a < natura >> borghese dell'uomo: la libert. A1 conmario le loro libert, le fotme e i limiti di queste libett, la loro volont di lotta, dipendono da queste condizioni. Se il ptoblema de11'> scompare, ci non vuol dite che scompare il ptoblema dell'azione politica. AI con' trario! La critica del feticismo borghese dell'> 1e conferisce tutta la sua centralit, subordinandola aIle condizioni de1la lotta di classe, che non una lotta individuale, ma diviene una lotta di massa orgdnizzdta pet la conquista e la trasformazione rivoluzionaria del potere di Stato e dei rapporti sociali. Questo non r,rro1 dire che la questione del patito rltvoluzionario sparisca: petch senza di questo la conquista del potere di Stato da parte delle masse sfruttate, guidate da1 proletariato, impossibile. Ma questo vuol dire che il , cio della libett del1'>, ma da altre condizioni: dal1o stato della lotta di classe, dallo stato del movimento operaio, dall'ideologia del movimento operaio (piccolo-borghese o proletaria), e dal suo rapporto con la teoria marxista, dal1a sua linea di massa e dalla sua pratica politica di massa.

che esiste; che il principio di ogni esistenza 1 n2ateli(tlit: e che ogni esistenza oggettiua, cio > alla che Ia conosce, e indipendente da essa.

).

t est n. del pensieto, iI lavoro della sperimentazione scientifica, dalle scienze de11a natura fino alla scienza della storia. il cui laboratorio la lotta de1le classi. Al clrilalelic! lvlarr e Lenin hanno insistito sul valore di questa attivit. Essi hanno anche, in varie occasioni, detto e ripetuto che certi filosofiidealisr i ( ad esempio Hegel ) avevano capito me-

tenza,

Pet J. Lewis 1'> non conosce che ci che < fa >>. Per il matetialismo dialettico, filosofia del M.L., non si pu conoscete che ci che . Ia tesi materialistica fondamentale: ., il primato de]l'essere sul pensiero,,. Questa tesi , di volta in volta, tesi di esistenza, tesi di materialit e tesi di obiettivit. Essa afierma che non si pu conoscere che ci44

g1io, bench sotto {orme >, questa ( attivit >, che non alcuni fiIosofi m erialisti non dialettici. Da ci si perviene alla or' mulazione dialettica delle tesi della losofia marxista. Ma, ed in questo che esse sono lontane da J. Lewis, il M.L. ha setnple subofdinato le tesi dialettiche aI pmato delle tesi materialistiche. Cosl la celebre tesi del primato della pratica sulla teoria: essa non ha senso se non subordinata a1la tesi del primato dell'essete sul pensiero. Senza di ci essa cade nel 45

soggettivismo, nel pragmatismo, ne1lo storicismo. Grazie alla pratica (di cui la pratica scientifica 1a forma pi elaborata) si pu conoscere ci che : primato della pratica slrlla teoria. Ma dentro Ia ptatica non si conosce mai che ci pensiero. che : primato dell'esserc "ul . Per 1a natura non vi dovrebbe essere alcun problema: chi pu pretendere che 1' abbia < fatto > la natura che egli stesso conosce! Soltanto g1i dealisti, e in pi una tazza di idealisti deliranti, che attrbuissero all'uomo l'onnipotenza di Do. Ma anche g1i idealisti non sono tanto sciocchi. Ma a storia? Sappianro che le tesi " I'uomo che fa la storia >> non ha alcun senso, e cinonostante una traccia dell'illusione cui d luogo permane nelf idea che la storia sarcbbe pi lacile da conoscere della natura perch tutto di essa sarebbe . f idea di G. B. Vico. Su questo punto la posizione del M.L. categorica: la storia dificile da conoscete quanto la nat:uta, anzi, forse pi difficile ancora. Perch? Petch 1e non hanno con la storia 10 sfesso apporto Platicodiretto che hanno con la natura (nel lavoro per46

1a produzione), perch esse sono sempre -teparate alla storia a causa della illusione di conoscerle prodotta da1 fatto che ogni classe dominante ofire loro > spiegazione del1a storia: sotto la forma de1la sua ideologia, che dominante, che serve i suoi interessi di classe, certenta la sua unit, e mantiene 1e masse sotto il suo sfruttamento. Guatdate il Medioevo: 1a Chiesa atttavetso

suoi ideologi, oflriva a tutti i fedeli, cio a tutt g1i sfruttati, ma anche aj feudatari e a se stessa, una spiegazione molto semplice e chiara della storia: la storia fatta da Dio ed obbedisce a1le leggi, cio ai fini, clella Prowi dcnra. Unr., spjegeziorre.' di Inassa. Guatdate il secolo XVIII in Francia: la situazione difierente, la borghesia non ancora a1 potere, essa ctitica e rivoluzionaria. Ebbene essa ofire a tutti gli uomini (senza distinzione di classe! ai borghesi e ai loto alleati, ma anche alle masse che sfrutta) una spiegazione della storia: 1a storia mossa dalla Ragione, ed essa obbedisce a1le leggi, cio ai fini, della Verit, della Ragione e de11a Libert. Una < spiegazione >> di massa. Se la storia dificile da conoscere scientificamente, perch tra la storia teale e le masse

i

47

:ur'a sepat^zione: tma ideologia di classe della stoa, una filosofia di classe della storia a71a quale le masse di uomini credono > perch questa ideologia inculcata loro dal1a classe dominante o in ascesa e perch serve a1l'unificazione di questa classe e 1e garantisce le condizioni dello sfruttamenro. Cos la borghesia stessa gi ne1 XVIII secolo una classe sfrut-

vi sempre una banera,

ci che , anche se ci che cambia, sotto l'efietto de1la dialettica materiale della lotta delle classil ancl're se ci che non conosciuto che a condizione di essere traslorsce che

mato.

tatrrce.

Ma bisogna andare oltre. Abbiamo notato che la tesi del M.L. on > sce che ci che > infatti che la storia della sparito. Bisogna direproduzione >> del1e conoscenze , proprio come la storia, anch'ess un processo senzl. soggetto, e che le conoscenze scientifiche nascono (ne11a scopetta di un individuo, di uno studioso ecc.) come 1 risultato storico di un processo dialettico, senza Soggetto n Fine, Cosl la scienza marxista: essa nata nella > di Marx, ma come il risultato di un processo dialettico in cui si sono combinate, sullo sfondo del1e lotte di classe borghese e pto. Ma nella stora come nella natura, I'uomo non conosce che ci che , e non ci che . Il fatto che sia necessario un enorme lavoro scientifico e una gigantesca mole di lotta pratica per giungere a conoscere ci che , non cambia niente al fondo alle cose. Non si cono48

l Ho scritto: , per not complicare le cose. Ma si potebbe obbiettare che l'uso dell'impersonale porta ancora la traccia dclla primitiva esistenza di un soggetto < personale >: l'uomo. [Si tenga presente che la particella impersonale francese < on > di chiata derivazione da un antico < hommer>, poi cliso. (N.l.T.)l Pet la prese cisione, bisognerebbe scrivere: .

49

1

Ieratia, la filosofia tedesca, l'economia politica inglese e i1 socialismo {r'ancese. I comunisti 1osanno.

lvTutte queste tesi fi1osofiche, queste posizioni filosofiche (tesi: posizioni) provocano degli efletti nelle prariche sociali: e tta esse. nella pratica politica e ne1la pratica scientifica.Ma necessatio genenlizzate'. non sono soltanto le tesi filosofiche che abbiamo appena ricordate a provocare. quesd efietti, ma ttttte le tesi filosofiche. Perche, se esiste un concetto abbastanza comune, anche presso i marxisti, quello de1la filosofia come pura contemplazione, pura speculazion e d i s n t e r e s s a t a. Ot a, queslo concetto corrente la rappresentazione intetessata che I'idealismo d di se medesimo. una mistificazione dell'idealismo, necessatia alf idealismo, quella di rappresentare 1a filosofia come pufamente speculativa, come puro svelamento dell'Essere, dell'Origine e del Senso. Anche i fllosofi speculativi, anche 1e losofie che si accontentano di > sono attive e pratiche: hanno come fine (dssimulato) di intervenire su11a tealt, sulf insieme delle pratiche sociali, sui loto campi e sulla loro < geratchia >, non foss'altro che per mitizzatle, consactarle o piegarle, allo sco-

G1i scienziati, in genere, non 1o sanno. Ma se i comunisti 1o vogliono, e ne sanno abbastenza dj storia dellc scicnzc, possono aiutare gli scienziat (compresi quelli che si occupano delle scienze della natura, compresi i matematici) a capitlo. Perch tutte 1e conoscenze scientifiche, in tutti i campi, sono il tisultato di un processo senza Soggetto n Fine. Tesi rude, dificile da capire, senza dubbio, ma che pu fornire delle > di una certa importanza, non solo pet il lavoro scientifico, ma anche per la lotta politca.

preseruare o riformare contro le rivoluzioni sociali, politiche, ideologiche o i contraccolp ideologci de11e grandi scopette scientifiche. Le filosofie < speculative >> hanno politicamente interesse a fat credere di essete disinteressate o semplcemente >, e non realmente prariche e politiche: pel raggiungere i propri fini pratici all'ombra del potere costituito che esse sostengono con i loro argomenti. Che qllesta stfategia sia e deliberata, o , questo importa poco: sappiamo che non la coscienza 1 motore della storia, neppure in filosofia. Ricordate la definizione che ho proposto per 1a 61osofia. Essa si pu dunque estendere ad ogni fi1osofia: la filosofia , in ultima istanza, lotta di classe nella teora. Se 1a filosofia lotta di classe nella teoria, se essa dipende in ultima istanza dalla politica, essa ha, come filosofia, degli efietti politici: nella ptatica politica, nel modo di condurre . I'analisi concreta della situazione concreta \), di definite la linea di massa, e le ptatiche di massa. Ma essa lotta di classe nella teoa, ha degli efietti teorici: ne1le scienze e anche nelle ideologie. Se essa lotta di classe nella teoria,52

po di

ha degli efietti sulla unit di teoria e pratica: sul modo di concepirla e i rcalizzarla' Beninteso, essa ha, proprio per questo, degli efietti, non soltanto nella ptatica politica e scientifica, ma anche in tutte le pratiche socialitt, si tratti della (Mao), dell'atte, ecc. 'u. Non voglio andare oltte. Mi limiter a dire semplicemente: come lotta di classe nella teoria, la filosofia ha due efietti principali: nellal? J. Lewis ha ragione di criticarmi su questo punto: la filosofa non soltanto la politica e le scienze, ma tutte 1e pratiche sociali.

13 Come si esetcitano questi efietti? La questione molto impottante. Diciamo solamente questor 1. La 61osofia

il Sapere assoluto, essa non n la Scienza delle Scieflzc, n la Scienza delle pratiche- Questo signifrca: essa non detiene la verit assoluta, n su alcuna scienza n su alcuna pratica. In particolare essa non detiene n la Verit assoluta n il potete sulla pratica politica ll marxismo afnon {erma

2. Ma la losofia non cionondimeno, < la setva della po litica ), come in altri tempi la filosofia era : a causa della sua collocazione nella teoria, e dellasua. J. La losofia ha come portdessa

i

plo_

blemi reali delle ptatiche sociali. Poichscienza,

non

(una)

il

rapporto della losofa con qresti problemi non

un fappotto lectlico d'apflicLzione. La losofia non fornisce delle formule da (( applicare > a dei problemi: 1a filosofia non si applica. La filosofia agisce in modo tutto diverso. Diciamo: modificando l^ posiziofte dei problemi, modi6cando il rapparto tr^ le pratiche e il loro oggetto. Non enuncio che

il

principio, che richiederebbe lunghe dimosaazioni.

53

politica e

ne11e scienze,

nella pratica politica

e nel1a pratica scientifica. Questo 1o sanno tutti i comunist, perch il M.L. non ha mai smesso

di ripeterlo e di dimostrarlo.Ebbene, diamone schematicamente la opponendo le tesi di J. Lewis alle tes de1 M.L. Questo ci permettet di rappresentarci un po' meglio cone la fi1osofia. Tesi di T. Lewis: .. I'r'omo che [a la .ro-

stesso non ne ricava nu11a che possa illumirfci sui meccanismi della lotta di classe. iVi si dir che egli non ne l-la avuto il tempo in Lrlr atticolo. Sia pute. El:bene, tivolgiamoci allota a1 suo maestro inconfessato, Jean-Paul Sartre, verso il filosofo della < libert umana >, de11'uomo-che-siptcietta-verso-1'avvenire (la uascendenza di J. Lervis), deil'uomo-insituazione che < supera >> la sua condizione per rr.ezzo della Iibert di ( plogeirrsi ,'. Questo filosofo (che metita l'eiogio che Marx indirizzava a trlousseau: di non aver mai voluto entrare i1 compromesso col potere costituito) ha scritto due opere consiclerevoli, L'Essere e il, Nulia (1,939) e \a Critica della ragione dia

tia . Tesi del M.L.: < Sono le masse che fanno la storia, la lotta di classe il motore de11a storia >>. Vediamone dunque gli eflet r i.>>

L

Ef etti scientifici

Quando si sostiene, nel L972,1a tesi idealisti ca: aristotelica! Essi lottavano co1].tro 1e scopcrte di Galileo e volevano far ritornare la

- Siamo costretti, ria?

conoscenza del1a natuta al suo stato aristotelico prescientifico. Ora non vi sono pi < fisici >> aristotelici, ma quella lotta continua ancora: pe esempio, vi sono degli < psicologi > antifreudiani; cos vi sono dei fi-losofi della storia antimarxisti, che fanno come se Marx non fosse mai esistito, o non avesse mai fondato una scienza. Possono essere petsonalmente degli spititi onesti, possono anche, come Sartre, voler > al marxismo e alla psicanalisi. Non si tratta delle loto intenzioni, si tratta degli efetti rca1i del1a loro filosofia su queste scienze. 11 tisultato lo stesso: bench < pensi >> dopo Marx e Freud, Sartre , paradossalmente, a ben vedere, fllosoficamente parlando un ideologo prem rxisl^ e prefueudia'

sviluppare 1e scoperte scientifiche di Matx e Freud, s'incammina brillantemente per strade che sviano la ricerca marxista, pi di quanto non la servano. In tal modo la filosofia su11e scienze: al limite, o Ie aiuta a produrre de11e conoscenze scientifiche nuove, o tenta di distoglierle da11a realt per ripottare l'umanit a uno stadio in cui l'una o l'altta scienza non esisteva afiatto. La filosofia dunque interviene sulle scienze sia in senso progressista sia in

na. Invece

di

aiutare

a

56

Itraddittoria '0. La posta in gioco cvidente. Non basta dire che da1la tesi di J. I-eu.is non si ricava nul1a per 1a conoscenza scientifica del1a storia. Non basta neppure afiermare che qr,resta tesicostituiscesenso retfogfado. A1 limite: cio teittlenz:alnze te pelch ogni filosofia semprc con:rionari. Essa 1i disatma perch li priva di un'arrna insostituibilc: 1a conoscenza oggettiva delle condzioni, dei meccanismi e delle forme della

lotta di classe.Se si considerano ora 1e tesi del M.L.: < Sono le masse che fanno la storia o, o 1a lotta delle classi il motore de1la storia >, il contrasto

un

>

(Bachelatd). Si deve dire che essa produce, o pu produrre, elletti nefasti per la conoscenza scientifica, efietti drretrati, poich in luogo di consentrci di comprendere a pieno, trcl lc)72, che sirrno in posscsso di un prndi goso deposito di conoscenze scientifiche, quelle che Marx ci ha fornte, e di svilupparle'?l, essa riparre filosoficamenre da zero, e ci riporra ai bei tempi di Descartes o d Kant e di Fchte, di Hegel e di Feuerbach, prima della scoperta di Marx, prima cio de1la . Questa tesi idealistica imbroglia le carte, svia i filosofi, i ricercatori, i militanti rivclu20

? rc, nor\ foss'altro perch ogni 1losoto deve, per

Nessun filosofo idealista, n metcrialista assolutementeoccu

pare Ie sue proprie posizioni di classc teoriche, inuestile qclle dcl sur awersario principale. In ogni flosofia bisogn ricon>

nstc >,

?: Cfr- E. Balibar, La lecifcatiott , agosto 1972.

dtl < Manifeste cottrtttt-

0

6l

difierentemente, ai capitalisti, ai piccolo-borghesi, e ai ptoletari, dal momento che sono tutti . Non vero. Essa serve a doloro che hanno interesse a che si parli del1'> e flon delle masse, de11' che essi > la >, che, , i borghesi tacciono sul potere della >r o per meglio dire snil'importanza decisiva delle condizioni naturali, tnateriali de1 lavoto umano. E perch i borghesi tacciono su queste condizioni naturali materiali de1 lavoto? Semplicemente perch sono proprio essi che ne detenl1ono l possessr.t. I borghesi non sono degli sciocchi.>>

Quando si dice ai ptoletari < sono gli uomini che fanno la storia >>, non c' bisogno di essere un grande studioso per capire che a pi o meno lunga scadenza il fine di disorientarli o disatmarli. Si fa loro credere che essi sono onnipotenti come >, mentte li si disarma come proletari di fronte alla vera onnipotenza, quella della borghesia che detiene le condizioni materiali (i mezzi cli produzone) e politiche (1o Stato) che dominano la storia. Quando si canta loro la canzone umanista, 1i si sva dalla lotta di classe, si impedisce loro di esercitare i1 solo potete di cui dispongono: quello della organizzazionc in clarsc. e della organizzazione di classe, i sindacati e il Partito, per condune la loro lotta di classe nutonomdtnenle.

di Marx. Marx cntcava gi aliora la fotdei J. Lewis socialisti dell'epoca, che s( trova nel Progrrmma di unit tra il Partito socialdemocrrtico tedesco ed il partito di l-assalle: non capisce niente della storia d.ella lormazione del pensiero di Marx. A quesro punro devo lare una autocririca, e dare ragione a J. Lewis su un punto preciso e importante. Nei miei primi saggi, ho efiettivamente lasciato jnlendere che dopo la .. rotrura epistemologica > del 1845 (dopo la scopeta per mezzo de1la quale Marx fonda la scienza della storia), alcune categorie filosofiche come quella Ai alienazione e di negazione della negazione scompaiono. J. Lewis mi risponde che questo non vero. E ha ragione. Questi concetti si ritrovano ( direttamente o indirettamente) nella Ideologia tedesca, nei Grundrisse (due testi non pubblicati da Matx) e anche, ma pi raramente (1'alienazone) e molto pi raramente (Ia negazione della negazione: una volta esplictamente) ne1 C apit al e. J. Lewis avrebbe non poche difficolt a trovare questi concetti ne1 Manilesto, nella Misea della filosofia, n Laaoro salariato e65

In

quel tempo chiamato

il

, owero

< socialismo tcdesco >.

64

Capitale, in Per la uitica dell'ecortonia politica, in Ia Critica d.el progrtwma di Gotha, -Wagner per non ctare che nelle Glosse a - ne testi politic i soli testi di Marx, perch e beninteso n Lesl puo sempfe cercare - si pu sempre cerGramsc e Mao,cate!

ogni modo, fotmalmente, J. Lewrs ha tagione. Bisogna dunque tispondergli, anche se egli ha tagione solo a condizione di lascare da parte quei testi che g1i darebbero tofro. Ecco la mia risposta..Nta,1n

non esisteva prima d 1ui: 1a scienza della storia. Per questo eglri avanza un certo numero di concetti nuovi, che si precisano e si ordinano a poco a poco n un sistema teotico, dei concetti che non si ttovano prima nelle sue opere giovanili umaniste: modo di produzione, forze produttive, rapporti cli produzione, infrastruttura-sovrasttuttura, ideologie, ecc. Nessuno punegarlo.

Se J. Lervis dubita ancora della realt di qllesta > o piuttosto, giacch la > non ne che l'efTetto, i qtesta irruziottc di urr scienze nuova in un universo ancora < ideologico > o ptescientifico, confronti pure i due giudizi di Marx su Feuelbach e suProudhon. Feuetbach

in considetazione f insieme del1'opeta di Marx, non vi alcun dubbio che esista una > o un a partire dal 1845. Matx stesso 1o dice. Ma non si deve credere a nessuno sulla parola, neppute a Marx, Bisogna verificate nelle cose. Ora tutta l'opera di Marx 1o dimostra. Nel 1845, Marx cornincid a gette le fondamenta di una scienza cheSe sl prende2 Si pu citare, certamente, la dfesa dell'uso della negazione dclla negazione condorta d^ Ergels nel|Antidh/ing clrc si ttova in Che cosa satto gli Anici del popolo di Ler\it. Mr una di{esa assai < particolare >: antihegeliana.

1.

portato alle stelle nei Manoscritti del '44 cclme il filosofo che l-ra compiutosffaordinatie scoperte, e che ha fornito il fondanrento e i1 ptincipio ella Critica dell'ecanomia political Ota, un anno pi tardi, ne11e Tesl e nell'Icleologia teclesca, Feuetbach criticato senza alcu! riguardo. Viene messo fuori causa. Proudhon viene portato a1le stelle nella .lacra Fawiglia (fine de1 1844) come colui che tt. Poi, ho incominciato a > le cose. In un corso di filosofia della scienza de| 79G7, poi in Lnine et la philosophie (febbraio 1968)30 E anche nell'edizione di Lirc le Capnle, Petire collection Vaspcro. 1068. t. | {,fr. rraJ. ir. cir. . ll Tutte le correzioni che io ho apportato a questa formula (per esempio: < Teoria della ptatica teorica nella sua dillerenza con Ie altte pratlche >, , , ecc.) in Pour Mdrx e Lirc le Capital, non tocccvano il nocciolo

3. Ma questo non basta. Ed ecco la mia autocritica. Se non sono stato aitento aI latto che segnala J. Lervis, e cio alla presenza di queste cate3oric filosofiche tl,tpo la ( rorrrrra epistemologica >>, per una ragionc teorica di fondo: perch ho identificato Ia (: scicnti/ica) e la rivoluzione f/osofict di Marx. Pi precisamenie, ho pensaro la rr,oluzione filosofica cli Nlarx come ider.rticar'ottura epister.nologica >. Ho, dunque , pensato la filosofia cone la scienza, e ho, di consegllenzar scfitto che nel 18,1) Mar-x operrr\.a una doppitt < fortura r> scienrifica e filo.

alla

(lir\,rrli i qcsra rJdicolaggine da

dell'crrore.

70

7l

ho avanzato alre proposizioni: 1. la filosofianon (una) scienza; 2. essa non ha oggetto, nel scnso in cui una scienza ha un oggetto; 3, la fifosofia non ha storia (nel senso in cui una scienza ha una storia); 4. la filosofia la politca nella teoria. Ora dico, con pi precisione: la filosofia , in ultima ista;nza, Iott di classe nella teoria. Conseguenze per il nostro discorso.

Ne1 caso di alre scienze, manchiamo i1 pi de1le volte di studi e di dimosttazioni, ma nel caso di l"{arx, si pu dire che tutto awiene >: rivoluzione filosofica e /.< tottura epistemologica >. Ma la rivoluziorre filosoGca chc richiede la < rottura ' epistemologica.

. impossibile ridune Ia filosofia a scienza, la rivoluzione filosofica di Marx alla1

.

ha richiesto necessariamente Ia (< rotlura episiemologica > di Marx come una delle condizion della sua possibilit. Certo, si pu sostenete con degli argomenti seri che per tutta una parte, la filosofia , come lra detto Hegel, e, come io ho preso in Lnine ct la philosophle, sempre sulla scienza, o sulle scienze. Ma, da un altro punto di vista, che qui essenziale, bisogna dire il contrario, e sostenere la tesi che nella stotia del pensiero di Marx la rivoluzione filosofica ha necessariamente richesto la scoperta scientifica c Ic ha dato la sua forma: quella di rna scienza riuolnzionaria.

2. La rivoluzione filosofica di Marx

Conctetamente questo vuole dite: i1 giovane Marx, nato in Renania da una famiglia della huo;'e borghesia, cntra nella vita attva come redattore capo di un giornale della botghesia renana liberale. Siamo ne1 1841. Questo giovane intellettuale conoscet, r-rel giro di tre o

quattro anni, un'evoluzione ^pidissima,senso

i71

politico. Passer da1 liberalismo borghese radicale ( 1841-42) al comur-rismo piccolo-borghese (18,13-44), fino al comlnisrno proetario (1844-45). Questi fatti sono incontestabili' Ora, noi possiamo osservale che questa evoluzione politica si compie quasi esattamente in parallelo con una evoluzione filosofica. Dunque,

in filosofia, e contemporaneamente,

i1 gio-

vane 4arx passa da un neo-hegelismo soggettivo

(di tipo

kantano-fichtiano ) ad un umanesimo teorico (Feuetbach), prima di riutarlo per passare a una fi1osofia non pi esclusivamente rivolta alla >:

'/2

una filoscfia inedita, materialista-rivoluzionaria.

confrontano I'evoluzione poltica e I'evoluzone filosofica del giovane Marx, si rileva 1. che la sua evoluzione filosofica richiesta con necessit dalla sua evoluzione politica, e 2. cl're la sla scoperta scientifica (la ) richiesta con necessit da1la sua evoluzione filosofica.

Se

si

Praticamente questo vuol dire: proprio perch il giovane Marx ha < regolato i conti con la sua coscienza fiL:so6ca anteriore > (184j), cio ha abbandonato Ie sue posizioni teoriche di classe borghesi liberali e piccolo-borghesi ri voluzionarie, per adottare (questo awenne soltanto in linea di principio ne1 momento in cui rnolrva i vecchi ormeggi ) nuove posizioni teo riche di classe, rivoluzionarie-proletarie, egli pu gettare le basi della teoria scientifica de1la stotia come storia della lotta delle classi. In linca di principio: perch ci vol1e del tempo per riconoscere e accertare quesre nuove posizion tcoriche di classe. Ci volle del tempo, e una Iotta incessante per contenere la pressone della filosoGa borghese.

sibile rendere conto della soprawivenza saltuaria di categorie come que11a c1i alienazione e di negazione della negazione. Dico bene: sopravvivenza saltuaria. Perch oltte che del1a loro scomparsa tendenziale nell'opeta di Marx considetata nel suo insieme, bisogna anche rendete conto di un fenomeno strano: la loto eliminazione in certe opere e la loro ricomparsa rrl teriorc. Pcr escmpio. le duc categorie in questione sono assenti ne1 Manilesto e nella Miseria della fitosofia (p,l,1$Iicate da Marx nel 1847); esse sono come dissimulate in Per la critica dell' econoraia politica (p:|,Iicato da Matx nel 1859); ma net Gntndrisse' quaderno di note di Marx degli anni 1857-58 (non pubblicate da Marx), si parla spesso dell'alienazione. Si apprende da una lettera ad Engels che Marx aveva >, riletto la Grande Logica di Hegel nel i858 e ne era rimasto afiascinato. Ne1 Captale, nel 1867, si pa a anco(a di alienazione, ma molto meno; del1a negazione della negazione una sola vol32 ta, ecc,32 Bisogna essete prudenti con le categorie frloso6che P/eJe sepatutamentei perch ci che decide della ioro < natura > non jl loro nome, ma piuttosto la loro funzione nel dispo_ sitivo teorico in cui esse entlaflo in gloco Una categoria idea-

-1. A partire da questo punto, deve essere pos-

/4

15

Come che sia, e senza anticipare nulla sugli studi che bisogner condurre per comprendete

a pieno la dalettica contraddittora della formazione di Marx e della elaborazione della sua opera, r'esfa questo fatto: la scienza marxjsta della storia non ha mai, secondo 1o schema razionalista classico, progredito in maniera lineare, senza problemi n conflitti interni, e senza interventi dall'esterno, a partire dal < punto di non-ritorno > de11a < rottura epistemologica >>. Vj stato certo un >, mrl pet non tornare indietro, bisogna vanzate, In molti casi bisogna rispondere con la frase di tr4arx: < Dipende >. Vi sono pertanto dei casi limite: cos non vedo per niente cosa ci si possa attendete di positivo dalla categoria di negazione della negaziana, che polta con s un carico idealistico ineliminabile. Al conttario, la categotia di aienazione, pu rendcre, mi sembra, del set tizi ptoouisori,lista o materialista?

ma ad una doppia condizione soltanto: 1. ( staccarla > da ogni filosofia della < reificazione > (o del feticismo, o dell,au" toggcttivaz ione) che soltanto una variante anttopoligca del-

lrra clre gtan parre dei testi dei Grandrtse e de]. Captale vnoo in questa direzione. So anche, per, che alffi testi vanno anche in un altro senso, molto pi ambiguo.

I'idealismo e 2. pensare l'alienazione ro#o il concetto di sfruttanrcnto. A questa doppia condizione, la categoria di alienazione pu, in un ptimo tenlto (poich essa scompate nel ris'llrero cho,i orriencr d,srogl:e-e da rrna con.ozione purarnenre < quantjtativa ) cio economicista, del plus ualote: pct lnttochrr'rc all'idea che, nello sfruttamente, jl plus-Ddlo/e ixsepata bila tlallc lorne coficrete e matelidli del szto prelieuo. Mi sen_

e per avanzare, quante dificolt e quante lotte! Perch se vero che Marx dovllto passare su posizioni teoriche di classe proletarie per fondare la scienza della storia. queslo passaggio non avvenuto d'un sol colpo, n una volta pet tutte, n per sempre. Bisognava eldbor(lre queste posizioni conquistandole sopta e contro il nemico di classe. La battaglia filosofica intrapresa dunque continuata n Marx stesso, nella sua opera: essa si svolra cttorno ai princpi e con i mezzi forniti dai concetti del1a scienza ri'{olzionaria nuova, che era una delle poste in gioco. La scienza marxista non ha conquistato il suo terreno che poco a1la vo1ta, nella lotta teotica (lotta di classe nel1a teori), in rapporto ditetto e costante con la lott di classe vera e propfia. Questa lotta durata tutta la vita di Marx; continuata dopo di lui, nel movimento operaio, ove essa permane fino ai nostri giorni: una lotta senza fine' Si pu allora capire, almeno in linea di principio, la ragione del1a scomparsa e de1le riapparizioni ulteriori, anche se patziall, di certe categore nell'opeta di Marx, come altrettante soprawivenze e tentativi, avaLzate e afretfamenti, nella lunga lotta di tutto il proletariato per occupare delle posizioni teoriche di classe77

76

e costituire Ia scienza della storia.

Dicendo: , la prima, ed essa nello stesso tempo filosofica, commettevo dunque Jue errori. Perch, ne1 caso di Marx, la prima Ia rivoluzione filosofica e questa rivoluzione non - Anche la terminologia teorica una >. ha qui la sua importanza: se si pu legittimamente consefvare il tetmine > per desgnare i comincamento della scienza de11a storia, 1'efietto constatabile de1la sua irruzione nella cultura. quesro pur'ro di non-ritotno, non possibile usare 1o stesso termine per la filosofia. Nella stotia de11a filosofia, come del resto per alcune lunghe fasi della lotta di classe, non si pu parlare veramenre di punto di nonritorno. Si parler di filosoca (in senso forte nel caso di Marx). Questa esprcssione pi giusta: perch, per evocare qui ancota esperienze e risonanze della lotta di classe, sappiamo che una rivoluzione semprc esposta ad attacchi, ad arren.amenri e a ritorni, fino al rischio della controrivoluzione. In filosofia n'ulla radcalmente nuovo, da| momento che, delle tesi antiche, riprese e dislocate, soprawivono e rivivono in una filosolir nrova. Ma nulla mai stabilito definitiua'/

mente: vi sono selnpre degli andirivieni e delle tendenze antagonistichc, dei .In questo senso mi stato possibile riprendere, piegandolo a1 mio discotso, il concetto espresso da Marx nella Ideologia tedesca: < la filosofia non ha storia >. Ptaticamente, infatti, basta che, a seconda de11o stato del1a lotta di classe, f ideologia botghese si faccia pi pressante, ed ecco che l'ideo79

li

Iogia borghese peneta nel marxismo stesso. La lottn di classe nella teoria non sohanto pa-

sua esistenza, Marx avrebbe pensato sempre la nzed,esima cosa, senza alcuna rivoluzione, n

role: una realt, una temibile realt. Senza di essa non si pu comprqhdere n la drammatica stotia della formazine del pensiero di Marx, n le < gravi minacce >> che pesano anche oggi, nel 1972, su1la difesa da un certo numero comunisti. La dramrnatica storia di Marx e del suo pensiero si ridurrebbe, quasi, se si dovesse cre_ dere a J. Lewis, a una tranquilla carriera universitaria! Un tale a nome Marx sarebbe com_ parso sulla scena lerteraria e filosofica; de1 tutto na[rralmente, avrebbe incorninciato a parlare di politica ne1 lv[anifesto, poi a parlare di economia nel Capitale, a fondare e a dirigere la Prima Internazionale, a mettere in guardia contro I'insutrezione parigina, poi, nello spazio di due mesi, a prendere risolutamente parte pef Ia Comune di Parigi, a battersi contro g1i anarchici e i proudhoniani, ecc. Tutto questo senza I'ornbra di un problema, di un dramma, al di fLrori d tutti gli assalti della lotta, di tutte le rninacce e gli interrogativi, di tutti i tormenti tlclla ricerca della < verit > nella battaglia stcssa. Da buon intellettuale borghese, chiuso ncl suo pensiero come nella comodit dellati{)

tottura >>: che .. I'uomo fa 1a storia >>, attta' verso la >, ecc' Io credo di poterlo dire: necessario non avete alcuna esperienza o rifiutare ogni esperienza de1la lotta cle11e classi in genetale, e, pi particolarmente, della lotta de11e classi nella teoria, e anche della semplice ricerca scientifica per dire una simile sciocchezza e pet ofiendete cos la vita e le sofierenze di Marx, e di tutti i comunisti (ed anche di tr,rtti g1i studiosi che trouano qualcosa). Ora, non solamente Marx ha > qualcosa (e a quali costi, e di quale importanzal), ma Marx stato un dirigentc del movimento opelaio per trentacinque anni, ha sempre nella lotta, non ha pensato e non ha > che nella lotta del movimento operaio e sltrazerso di essl. Tutta la storia del movimento operaio segnata a crisi, da drammi e da lotte interminabili. Non ho bisogno di ticordare qui le sue lotte e i suoi drammi politici. Ma per quanto concerne solamente la filosofia, bisogna tuttavia ricordare le grandi lotte di Engels e Lenin contro la penetrazione della filosofia borghese nel marxismo e nei partiti operai: lotta contro la> di Marx ( minacciata da grav peri coli > (cito J. Lewis). S, Lenin si dichiarava fiero di essere attaccato come >, < fabiani ingles > e > alla testal (cito Lenin). S, Lenin si dichiarava fiero di difendere la vecchia > minacciata, quella di Marx. S, egli pensava che essa corresse >: il tiformismo e i1 revsonismo. Alcuni comunisti, ogg pensano e agiscono nello stesso modo. Non sono certo molto nu>>

VIIDobbiamo rispondere ancora a due domande 1. Perch dei comunisti come J. Lewis (e sono abbastanza numerosi) possono, nel 1972 sviluppare apertamente, in riviste comunlste, una filosofia che essi dichiatano marxista, e che semplicemente una viante della fllosofia idealista botghese? 2. Perch i filosofi comunisti che tentano di difendere la 61osofia di A4arx sono pochi? ?er rispondere a queste due domande che sono una sola, bisogna, non dispiaccia a J' Lewis, fare un po' di storia politica. Ne avevo indicato in Pour Marx alcuni princpi. Ma J. Lewis non ha tenuto conto delle pagine politiche di Pour Marx. J. Lewis uno spirito Puro. Ho tuttavia c ^ffe:\zz fo con chiarezza gli articoli raccolti in Pour Matx come interventi filosofici in una congiuntura politica e ideologica dominata dal XX Congresso e dalla del Movimento comuttistr internazionale ". Se ho potuto intervenire in quel modo,rr C{r. la Ptefazione a Pou Matx.

rnetosi,

l]

cosl. Vedramo petche.

8J

I pr:oprio in seguito al XX Congresso. Lrfatti, prima del XX Congressoj non era assolutamente possibile per un filosofo comunista, txnto meno in Ftancia, pubblicare dei re-

sti filosofici (un po') vicilri alla politica,f.' di Stalin (rrlcuni dei quali e quanti! si sono dirrostLati crimini veri e propri) -stata condotta :rr.r1.le 6211on; esterni al marxismo. EI

Le classi sozo /inaste e i1drrtt na dutante l'epoca della dittatuta dc ptoletatiato Sono rimaste lc classi, ma nell'epoca della dirtatura del proletariato il carattere di ogzl classe mrtato e sono mutati anche i rapporti reciproci fra 1e classi' Durante I'epoca della dittatura del proletariato la lotta di classc non scompare, ma assume semplicemente altre forme >ptuletdrato' \Econamia e politica nell'epoca della dttatuta del95-6).

n Opere, rol. 30, Editoi Riuniti, Roma 1970' pp 88 e

85

di mettete le in {apporto con 1. 1o Stato, p iI partito, e 2. i rapporti di classe e la lotta di classe, il XX Congresso le ha posto in relazione con... , cio con un concetto di cui ho etto, in PourIr-rvcce

A[arx, che era > nella teoria marxista, e di cui si pu ben clire ota che petfettamente > altrove: ne1la losofia e nelf ideologia psico-sociologistica bor ghesi. Quando si pongono cos uficialnente i fi< intellcttuali comunisti nell'< orbita > delf ideologia e della filosofia borghesi, per < criticare > gli < errori >> di un regime di cui essi (anche loto) avevano profondamente solTerto, non bisogna n.rcravigliarsi che g1i stessi fiiosofi e intellettuali comunisti pefcofrano in maniera aiTatto natutale 1a srada de1la filosofia borghese, poich se la ritrovano spalancata davanti! Non bisogna metavigliatsi che essi cosruiscano la Ioro piccola filosofia mauista borghese dei Diritti dell'Uorrro, che esalta l'Uomo e i suoi Dilitti, tra i qnali iI ptimo la liltert e il cui (()n trario I'alienazione. Naturalmente, ci si sctvc de11e opere giovanili di Marx, che sono l pcr questo, e avanti verso l'umanesimo in>>

losofi comunisti

e gli alri

1'umanesimo < integratutte le sue formel le > a1la Garaudy, l'umanesimo tout court alla J. Lewis, l'umanesimo >, l'umanesimo > di certuni, e perch no, ultimo in ordine di tempo, l'umanesimo , in cui le masse ceche hanno espresso, anche se in forma talvolta confusa, le loro proteste e le loro aspirazioni di classe e nazionali. Sarebbe politicaIne'e grtvr contondere questo movmcnto nazonale di massa con 1e elucubrazioni umanistiche de nostti filosofi occidentali, anche comunisti (o di un qualche fiiosofo dell'Est). Vi erano numerosi intellettuali nel movimento nazionale di massa ceco, ma ne11a sostanza non>>

fr

87

si trattava di un : era un movimento popolate. Ci che il lropolo ceco voleva, eta il socialsmo nella indipendenza nazionale, e non l'umanesimo: voleva

r:n socialismo i\ c:ui uolto (e non 1 colpo: norl in questione i1 corpo nella {ormula) non fosse sfigurato da pratiche indegne di s (il po-

volta, e per ragioni direttamente politiche: sono grato a >, rivista del Partito comunista di Gran Btetagna, che accetta d pubblicare la mia risposta.Parigi, 4 luglio 1972.

polo ceco: popolo di alta cultuta politca) e del socialismo. 11 movimento nazionale di massa de1 popolo ceco, anche se stato ridotto alsilenzio (la resistenza continua nel silenzio) merita il rispetto e il sostegno di tutto i comunisti. Esattamente come le filosofie , tanto quello < autentico >> quanto quello < scientifico >, degli intellettuali occidentali (a

loro agio

ne11e loro cattedte o altrove) metitano Ia critica di rutti icomunisti. tcco petch si rjtrovano nei partiti comunisti occidentali (e non solo occidentali) dei J. Lewis. Ed ecco perch essi sono molto numelosi. Ecco perch in quegli stessi partiti si trovano dei fi1osofi comunisti che vanno conffo unr cetta corrente. Ed ecco perch questi sono lxrco mrmerosi. id ccco, infine, perch io dico ancora una

88

I[, Nota

su

>

...Neppure per un istante si afiacciata in J. Lewis l'dea che >1 che in < ulima isf^za >> la posta in gioco, lontana, ma assai vicina delJre tesi filosof.che, costituita da problemi o dibattiti politici che concetnono la storia reale, e che ogni testo filosofico (compreso i1 suo), , < in ultima ist^nz >>, tnche un intervenro politico nella congiuntura teorica e, a motivo di uno dei suoi efietti, oggi I principale, ancbe tn intetvento teotico nella congiuntura politica. Nemmeno per un istante gli balena I'idea di porsi delle domande sulla congiuntura politica nella quale sono stati

miei testi (e il suo), e in vista di quali < efietti > teorico-politici sono stati porscritti

i

tati a termine e pubblicati; nel quadro di quale dibattito teorico e di quali conflitti politici queg1i interventi sono stati condotti, e quali risonanze nanno avuto.

J. Lewis non tenuto a conoscere dettagliatamente la storia politica e fi1osofica francese, la battaglia delle idee, anche irrilevanti, anche errate, all'interno del Partito comunista fran-

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turti, comunisti, abbiamo una storia in comune; una lunga, dura, esaltante e dolorosa storia comune, que11a che dipese per una latga parte dalla III Intetnazionale, dominata, dopo g1i anni 30, dalla < linea > e dalla direzione politica di Stalin. Tutti noi comunisti abbiamo in comune i Fronti popolari. la guera di Spagna, 1a guerra e 1a resistenza antifascista, 1a Rivoluzione 6ing5g ma anche Ia di Lyssenko, che - soltanto era un'deologia, e alcune formule e parole d'ordine dichiarate < scientifiche >>, che altro non erano che < ideologiche >>, ma servvano di copertura a pratiche tutt'afiatro particolaril. Noi comunisti abbiamo tutti in comune la < critica del culto della personalit >> intrapresa da Kruscv nel XX Congresso e i1 travaglio de11a scissione del movimento comunista inrernazion,rle. Noi comunisti abbiamo turri in comuneL Solo qualche esmpio tanto per restae sll prao teolico. L'cvolnzionsmo economicistico di Matctiallstno dialettica e trttl.litlliyilo stotico di Sfalin. L'occultamento de1 ruolo storico rli 'l'rocrij e di altti nella rivoluzione bolscevica (Stoa del I'(:.lhl). L^ tesi dell'aggravarsi della lotta dele classi nella soriirr socialista. La formula: < Tutto dipende dai qua-

ccse dopo 7a gaena, Ma fa Io stesso! Noi

e tra

11 L96O

e

11

196j.

la Rivoluzione cuiturale cinese, quale che

sia

, Iu tcsi dclla < pauperizzazione assoluta r>, ecc. ().f

nosno giudizio in proposito, e cos il Maggio francese 1968. Drammatiche vicende, insomma, da cui si potrebbe fare anche totalmente astrazione, 1ael 7972, per < pailare di filosofia > tra comunisti... Ma non satebbe setio. Perch, infine, bisogner pure che un giorno si tenti e accetti di chiamare le cose con il Iorc norue, e per far questo, di ricercare diligentemente, da marxisti, anche se si deve precisarlo nel corso del lavoro, 11 nonze, clo iI concetto che quelle cose si metitano, afinch la nostra storia medesima ci divenga comprensibile. Non diversamente della storia di Marx. infatti. non diversamente della storia tragica e gloriosa dei primi vent'anni del secolo, la nostra storia non un fiume placido, che scorre tra due sponde sicure e tracciate in precedenza. Per non risalire alle origini, per parlare soltanto di un passato prossimo di cui non solo il ricotdo, ma I'ombra copre ancora il nostfo pesente, non si pu negare che abbiamo vissuto, durante questi trent'anni, di cui ancora ci ossessionano 1e prove, l'eroismo e i drammi, sorto il dominio di una politica ispirata e seglart^ da una linea e da pratiche che, in mancanz^ di altri concetti, dobbiamo designare

il

g5

col Lln nome proprio: . E dovLcnlro essetne usciti, in modo de1 tutto naturale, con la morte di Stalin, e pe la virttaun.aturgica (e per le conseguenze) d'una semplice patola: < i1 culto della personalit >, pronunciata ne1 XX Congresso del Pc dell'Unss conre .. I'ultima paro.la ,, (in turri sensi pos-

i

sibili) su11a faccenda? Ho scritto negli anni '60, in un testo filosofico che J. Lewis ha sotto gli occhi, che il concetto di < culto della personalit >> era un >, che esso non aveva alcun valore conoscitivo, che non spiegava nulla, e ci lasciava al buio. Era abbastanza chiaro: e resta chiaro. : bisogna quanto meno riconoscerlo. Cos come stato avanzato e ttllizzato, teoticamente e politicamente, il concetto di < culto dclla personalit )> non ea un semplice nome di cosa: non si contentava di designare dei {atti (gli < abusi >, 1e >). Esso avanzava ne1lo stesso tempo -- da1 momento che g1i venivano apertamente rrttribrrite delle pretese teolicbe (esplicati- concetto veniva afidato il comvc): a questo lrito cli rcnder conto della dei fatti')

cos, dunque, che stato utilzzato politicamente. Ora. questo pseudo-concetto. pronunciato con 1a solennit drammatica che sappiamo, denunciava certamente de11e pratiche: >, >, e in certi casi >. Non spiegava nulla de11e loro condizioni, delle loro cause, in breve di ci che 1 detetminava dalI'interno, e dunque delle loro forme'. Ma per di pir, poch pretendeua di spiegare ci che in efietti non spiegava af{atto, questo pseudoconcetto non poteva che sviare quelli che avrebbe dovuto illuminare. Si deve essere ancora pi espliciti? La riduzione dei gravi avvcnimenri di trenr'anni di storia sovictica e comunista a questa pseudo-spiegazione de1 < culto )>, non era, n poteva essere l'errote o ilche designava.2 Per il marxismo, la spcgazione di ttti i fenomeni, , in ultima istanza, interna: Ia ( conttaddizjone > fitel a che < motrice>, Le citcostanze esterne agiscono: ma per il tramite del del1a contraddizione interna, che esse surdeterminano. Perch questa precisazione? Perch certi comunisti, trovando la < spiegazione > per mezzo del di respiro troppo corto, immaginarono di aggiungervi tn sapple-

mento, che non potcva che risultare esterno: parlatono ad esempio dell'accerchiamento capitalistico, la realt del quale nessuno pu negare- 11 marxismo non ama I'aggiunta di supplementi: qr-rando ce n' troppo bisogno si rischia di non aver cflcrraro corrcrtamerle la ca,xc nterna,

(r

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Ilrp.sus di un intellettuale antireligioso: eta, 1o sappiamo tutti, un atto poltico di dirigenti tesponsabili, una maniera unilaterale di porre iI

problemi non di quello che si chiama volgarmente , ma di quello, che mi pate necessafo chiamare, a meno che non ci si rifiuti di pensarc. con n conce!lo, sia pure prowisorio: la deaiazione > .3

E, per questo, un modo i non porli afatto. Pi precisamente, era (ed sempre) un modo di cercare le cause di awenimenti gravi e de1le forme in cui si manifestano, in certi dfetti de11epratiche de1la sovtastruttlit^ gitl.ridicd. (< le violazioni della legalit socialista >), ma senza mai mettere in questione, e per fatti di tale gravit e di tale dutata (fosse pute a titolo d'ipo-

stalinismo >, che stato evitato dai dirigenti sovietici, ma che era largamente diffuso presso gli ideologi borghese e i trockisti, prma di penermte negli ambienti comunisti, prcseqta, grosso modo, gli stessi , peettamete , questo, nella teoria malxista,leninista. Si potrebbe cosl parlare, in una prima lase, di deoiazioxe

spiegazione marxista, per poter porre il problema della spiegazione di qesti fatti, il meno che si pu fare avanzare

marxisti. Una cosa, sulla base di queste indicazioni, deve essere chiara: parlare di una deviazione non vuol dire spiegarla per mczzo dell'individuo che nc satebbe stata la < causa >, L'aggettivo designa cetto un uomo storicamente esistito, ma prima di tutto un ceto peoda dclla storia del mo,

vimento operaio interoazionale.

di Stato che (l'appafato recostituiscono la sovrastruttura pressivo, gli appatati ideologici, dunque i1 pattito) e soprattutto senza toccarne mai la radice: le contraddizionl nel processo per 1a costtuzione del socialismo, e nella sua linea; senza toccare cio 1e forme esistenti dei tapporti di ptoduzione, i rapporti di classe, e 1a lotta delle classi, che et^ st^ta allora dichiarata, con una fornrula che non mai slafa smentita. > in Unss. Pettanto l che bisogna cercare, per tfovafe 1e c:use interne del1e vicende a costo di scoptire dell'altro. del > - tutto non in tutto e sempre Certamente, questa tesi non marxista non - la sttutnecessario chiamare a gfudizio tutta tuta e tutta la sovrastruttura per regolare un semplice dettaglio giuridico, se si tratta di un dettaglio semplicemente giuridico. Ma 1a detesil), l'insieme degli appatati99

98

slitliliiIli > non un dettaglio! e rrr r,(.rrl)ficc clcttaglio giuridico per di pi! Cetto, rron si pu sempre e in un solo momento ficostruire ci che stato distrutto negli anni questa tesi non ma*ista; cefto) vi sono edifici politici talmente solidi e puntellati daiVril:1rr!r(. per restituitli all'aria libera: necessario a volte procedere >. Ma le precauzioni del XX Congresso! Cos come ci fu rivelata, nei termini delle dichiaruzioni uficiali, che segnalavano cen fatti, ma senza giungere, in mancanza di spiegazioni marxiste, a stabilire wa linea di demarcazione che la difierenzasse da denunce ben anterioti, quelle dell'deologia borghese pi anticomunista, e quelle della teoria trockista >; cosl come ci venne rivelata, circoscritta alle sole >, mene i comunisti dell,Unss e de mondo intero ne avevano una esperienza ben pi < approfondita >> 7^ deviazone non poteva, allimite, provocare, oltre alle utllizzaziont da parte degli anticomunisti e degli antisovierici, che due100

efietti possibili. O una critica di sinistra, che accetta di parlare di deviazione, anche se molto contraddittoria, e che si affida, al frne di definirla, alla ricerca corretta de1le sue cause storiche fondamenrali. cio, che J. Lewis mi perdoni, non 1'Uomo (o la Personalit), ma la sovrastruttura, i rappotti di produzione, clunque lo stato dei rapporti di classe e della una critica che lotta delle classi in Unss - parlare con copu allora, ma soltanto allora, gnizione di causa non solo del Diritto violato ma anche dei motivi della violazione. Oppure una critica di destra, che si aggancia e si limita a certi aspetti della sovrastruttrtta giuridica, e beninteso, pu allora invocar'e l'Uomo ed i suoi diritti, e opporre 1'Uomo alla violazione dei suoi Diritti (o p sempccmcnre ancora iconsigli operai >> alla ). Le cose stanno cos: non si sentita mai in ptatica, che una sola critca, la seconda. E la formula ullciale della ctitica del , delle < violazioni della legalit socialista >>, lungi da1 tenere a bada l'anticomunismo borghese pi violento, lungi dal tenere a distanza l'anti.> dell'antisovietismo borghese, trent'anni dopo Stalingrado ! Comunque sia, non avemmo bisogno di attendere molto per vedere che la critica uficiale del1a deviazione > per mezzo del < culto de1la personalr >, produceva, in questa congiuntura, i suoi inevitabili efietti ideologici. Dopo i1 XX Congresso, un'ondata apertamente di destra si difiuse, per non parlare che di questi, tra g1i < intellettuali >> marxisti e cornunisti, e non soltanto nei paesi capitalisti: anche in quelli socialisti. Non i1 caso, beninteso, di fare un'assimilazione sommaria tra gli intellettuali dei paesi socialisti e i marxisti occidentali a maggior ragione tra 1a protesta politica di massa del > dei nosri compagni di praga, e1.02

fla parentesi, un cefto nuin apparenza paradossali: il

< i'umanesimo integrale > di Gataudy, o di qualcun altto. Laggi non vi era la stessa possibilit di scelta delle patole (le patole non avevano 1o stesso senso), n delle vie da intraprendere. Ma qui! Si sttapp nuovamente ai socialdemocratici e ai preti (che ne avevano avuto fino a quel momento i1 monopolio, praticamente garantito) 1o slruttamento delle opere giovanili di Matx, per ricavarne una ldeologia de11'Uomo, de11a Libert, dell'Alienazione, de11a Trascendenza, ecc. senza domandarsi se il sistemd di queste nozoni era idealista o materialista, se questa ideologia era piccolo-borghese o ptoletatia.

egli dovette rompere per diventare comunlsta e fondare Ia scienza de1la storia, quella con la quale, anche oggi, noi dobbiamo ancota e sempe rokvpere, pet divenire, testare, o ridiventare marxisti. Le forme hanno potuto cambiate: ma 1 fondo permane, da 150 anni e pi, sostanzialmente 1o stesso. Questa ideologia borghese, che f ideologia dominante, e che pesa con tutte 1e sue forze su1 Movimento operaio e minaccia le sue conquiste, se esso non Ia combatte risolutamente a partire dalle sue proprie posizioni, estetne ed autonome rispetto a quella, questa ideologia borghese perch proletarie - parte, nella sua essenza pi costituita in gtan

siamo stat soli. I comunisti non sono mai so1i. Allora, contro Ie interpretazioni idealistichedidestra della teoria marxsra come come tale, perch economicista. Ma anche assolutamente vero, nello stesso tempo, che il reciproco organico, la , l'alibi e insieme il < punto d'onore > obbligato di questo economicismo 1'umanesimo o liberismo borghese, perch essi ttovano le loro basi nelle categorie del dritto borghese e delf ideologia giutidica materialmente indispensabtli al funzionamento del diritto borghese; la libert de1la persona, cio, nel principio, la li bera disponibilit di se stessi, la propriet di se stessi, della ptopria volont e del proprio cotpo (il proletatio; persona di ven108

detsi!), e dei propri beni (1a proptiet privata: dei l'unica che abolisce tutte le altre -.quella mezzi di produzione). Ecco il tereno su cui nasce 1a coppia economicismo/umanesimo: i1 modo di produzione e di sfruttamento capitalistico. Ed ecco anche il legame e il luogo preciso in cui queste due ideologie si annodano in coppia: il dititto borghese, che di volta in volta sanziona realmente i rapporti di ptoduzione capitalistici, e ofite le proptie categorie in dotazione alf ideologia liberale e umanistica, vi compresa la fi1osofia borghese.Si

dir: ma quando questa coppia ideologica

borghese penetra ne1 marxismo (Lenin), che cosa accade? Resta ne1la sostanza ci che era prima: un punto di vista borgbese, ma questa volta > in seno al mafxismo. Pet quanto sorprendente possa sembtare, tutta 1a storia del movimento operaio e le tesi t: di Lenin stesso ne fanno fede il marxismos Cfr. Matxisno e lilotttisno lOpete, cit, vol' 19); IL ial' II Internaziorrale (Opere, cit, vol 2l): La Ri'

linento della

109

( nrrtxisti clclia cattedra > che 1o riducono

r l)uir, itr cc|tc citcostanze, essere consirf('lrfti), tfrt ilto, c persino praticato da un punIrt ,lr titt,t lnrghese. Non solo da parte deirl(.rir,a

rrn tliscorso universitario di sociologia borghesc, c che alfto non sono che < funzionari delI'ideologa > dominante ma anche da parte - operaio e di loro di settori del movimento dirigenti. una questione di rapporti di forza nella Iotta delle classi, ma anche, e contemporaneamente, di collocazione di classe nella lotta delIe classi, nella < linea >>, nell'organizzazione e nelle della lotta delle classi del movimento operaio. Come dire che una fotma storica in cui la lusione tra il movimento operaio e Ia teoria marxista, che sola pu rendere > oggettiudfiente (Lenin), a segnare il passo o ad aftett^e davanti a quella che forse, per farsi capire, bisogna anche chiamare >: ma di tutt'altro tipo, quella del movimento operaio con l'ideologia borghese. Introdotta nel marxismo, la coppia econouohtzioe prcletuia vol. 28).

micismo/umanesimo cambia appena di forme' (solo anche se le diventa indispensabile in patte in oarte) cambiare terminologia' L'umanesimo resia umanesimo: con le accentuazioni socialdemocratiche non della lotta delle classi e della stra abolizione, per rnezzo dell'afirancamento della classe operaia, ma della difesa dei Diritti dell'uomo, della libert, della giustizia, o, che dir si voglia, della liberazione o della estinse' , e le disposizioni e le nor_ me, restate lettera morta, della Costituzione so_ vietica del 193 6 ). Se cos, se la deviazione non si tiduce alle sole >; se essa attiene a cause pi profonde nella storia e nella concezione della lotta de1le classi, e della collocazione di classe; e ammes_ so pure che i sovierici siano ormai preser_ vati da ogni violazione de7 diritto non ,ia_ -, mo per questo, n essi n noi, usciti dalla de_ viazione (dal momento che n Ie>>

cause, n

meccanismi, n gli efiett di questa sono stati fatti oggetto di una > nel senso leninista, cio di una analisi marxista e scientifica), pet iI miracolo della tlenuncia del > o pet la ptatica di una rettifica minuziosa che non stata illuminata da alcuna analisi' In queste condizioni, con gli elementi passati e presenti c1i cui disponiamo, compteso il silenzio ufficiale che li sanziona, si pu scommettere che la < linea >> staliniana, sbatazzara dalle < violazioni > poide1 < dititto o, dunque - pari ch economicismo e umanesimo vanno di

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