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Teodosio / AmbrogioSeminario Patrologia fondamentale IV sec
Emmanuel LewisSebastien Mukurizehe
Benjamín Nava
Istituto Patristico Augustinianum
7 Gennaio 2009
Contenuto
Il rapporto tra Ambrogio e gli imperatori1
De Callinico2
La strage di Tessalonica e la penitenza di Teodosio
3
Ambrogio e gli imperatori
Valentiniano (364-375) e Valente (364-378
Graziano (375-383)
Valentiniano II (375-392)
Massimo usurpatore (383-394)
AmbrogioAmbrogio
Teodosio (11 Gen., 347 - 395)
La personalità di Teodosio
(11 Gen., 347 – 395)
Ambrogio e Teodosio
La personalità d’Ambogio (337? – 397)
Il rapporto
“ha paragonato il vescovo a un usuraio che presta una somma di denaro ai suoi fedeli per ricavarne il più grande reddito possibile”
Epistola 51
Ambrogio invitò l’imperatore a fare penitenza prima di tornare ai sacramenti:
Consiglio, prego, esorto, ammonisco, perché mi addolora che tu che eri un esempio di pietà senza pari, che avevi raggiunto il vertice della clemenza, che non tolleravi che i singoli colpevoli fossero esposti al pericolo – non sia addolorato per la morte di tanti innocenti. Anche se ho combattuto con grande successo, il culmine delle tue opere fu sempre il sentimento religioso.
Il testimonio di Teodoreto
Quando poi, il tempo invitava ad offrire doni alla sacra mensa, si alzò con pari lacrime ed entrò nel tempio. Offerti i doni, si fermò, come era solito, dentro, presso il cancelli. Ma di nuovo il grande Ambrogio non tacque e mostrò la differenza dei luoghi. Prima gli chiese se avesse bisogno di qualcosa; avendo quello risposto che aspettava di partecipare ai divini misteri, con l’aiuto del protodiacono, gli disse: “O imperatore, l’interno è accessibile per i soli sacerdoti, per tutti gli altri è inaccessibile. Esci dunque e unisciti agli altri della folla. La porpora, infatti fa re, non sacerdoti” (Teod. HE V, 17)
Il giudizio di Drobner
“Nè Ambrogio nè Teodosio valutarono quest’atto dal punto di vista politico ma come un atto di disciplina interno alla chiesa che non veniva a modificare i rapporti ufficiali, nè tantomeno come un primo segno della sovraordinazione della chiesa allo stato; era solo un intervento specifico dell’attività pastorale”.
C A L L I N I C O
Ubi?
Callinico è una piccola città della provincia d’Osroène, posta presso Eufrate. Oggi, porta il nome d’Ar-Raqqah in Siria. E una roccaforte, un po’ lontano dal confine tra l’impero romano e la Persia. È una città d'importanza militare e commerciale considerevole.
Quando? A dicembre 388 (Cf. Ep. 40 e 41; Vita Ambrosii 22-23)
Quid?Un'insurrezione religiosa- Una sinagoga ebrea bruciata dai cristiani- Una cappella dei Valentiniani bruciata dai monaci alla Festa dei Maccabbei ( 1 agosto)- Teodosio ordinò che il vescovo di Callinico doveva ricostruire la sinagoga alla sua propria spesa.
DiagramUn cristiano può contribuire alla
costruzione o alla ricostruzione di una sinagoga?
Domanda - guida
La risposta d’Ambrogio, oratore-teologo
“…non si addice ad un imperatore negare la libertà di parola né ad un vescovo tacere ciò che pensa. In voi imperatori non c'è dote tanto gradita al popolo e tanto amabile quanto apprezzare la libertà anche in coloro che vi sono soggetti secondo la disciplina militare… Anche in un vescovo non c'è nulla di così rischiosa davanti a Dio e di così vergognoso davanti agli uomini quanto il non proclamare apertamente il proprio pensiero…”
“…non si addice ad un imperatore negare la libertà di parola né ad un vescovo tacere ciò che pensa. In voi imperatori non c'è dote tanto gradita al popolo e tanto amabile quanto apprezzare la libertà anche in coloro che vi sono soggetti secondo la disciplina militare… Anche in un vescovo non c'è nulla di così rischiosa davanti a Dio e di così vergognoso davanti agli uomini quanto il non proclamare apertamente il proprio pensiero…”
La sentenza, sebbene severa, era giusta; e si aspettava che Ambrogio, che era stato un magistrato ed apprezzava l'importanza di mettere fine alle infrazioni, le avrebbe dato la sua approvazione. Sfortunatamente lui pensò appropriato prendere una linea diversa.
“Chi oserà dirti la verità, se il vescovo non osasse farlo?Ti conosco pio, clemente, mite e
sereno; so che ti stanno a cuore la fede e il timor di Dio; ma spesso ci sono cose che ci
ingannano. Alcuni hanno zelo per Dio, ma non secondo una giusta conoscenza. Ritengo
dunque che sia da evitare che questo difetto si insinui anche in anime fedeli. Conosco la tua devozione verso Dio, la tua bontà verso gli
uomini; ti sono obbligato per i benefici della tua ripetuta indulgenza. E per questo temo di più e sono maggiormente preoccupato che anche tu mi condanni, poi, col tuo giudizio, perché per la
mia dissimulazione o adulazione non hai evitato un errore. Se io vedessi che si
commette una colpa contro di me, non dovrei tacere; sta scritto infatti: Se il tuo fratello
commetterà una colpa contro di te, ammoniscilo dapprima, poi richiamalo alla presenza di due o tre testimoni; se non ti ascolterà, dillo all'assemblea. Non parlerò, dunque, per la causa di Dio? Consideriamo
quali siano i miei timori” (ep. 40, 1-5)
“Sei coinvolto nel rischio del mio silenzio, trai giovamento dal bene che deriva dalla mia franchezza.
Dunque, non m’intrometto inopportunamente in affari che
non mi riguardano, non m’ingerisco in faccende altrui, ma mi attengo ai miei doveri,
obbedisco ai comandi del nostro Dio. E faccio questo anzitutto per amore verso di te, per renderti un
servizio, per il desiderio di assicurare la tua salvezza. Se ciò, o non mi viene concesso o mi viene impedito, io parlo in ogni caso per
timore di offender Dio… se la colpa del mio silenzio e della mia
dissimulazione pesa su di me senza liberarti, preferisco che tu mi
giudichi importuno piuttosto che inutile o indegno..”
La risposta d’Ambrogio, oratore-teologo
“E questo, imperatore, ciò che ho chiesto anch’io:che cioè punissi piuttosto me stesso e, se
lo consideravi un delitto, che lo attribuissi piuttosto a me. Perché disponi un giudizio contro
gli assenti? Hai qui il colpevole, hai qui chi confessa la propria colpa. Proclamo di essere stato io a bruciare la sinagoga, di avere dato almeno l’incarico, perché non esistesse un
luogo dove Cristo fosse negato. Se a titolo di obiezione mi si chiedesse perché non l’ho
incendiata qui, risponderei che ha già cominciato a bruciare per opera del giudizio
divino e che, di conseguenza, il mio intervento non è più necessario. E se vuole la verità, io
non ho avuto troppa fretta, perché non pensavo che una simile azione dovesse essere punita. Perché avrei dovuto fare un gesto che, non essendo punito,non avrebbe avuto la sua
ricompensa? Fatti di questo genere offendono la riservatezza,ma procurano la grazia, perché
impediscono che si offenda il sommo Dio.” (Ep. 40, 8).
Costruire un luogo dell'adorazione per i nemici di Cristo era equivalente all'apostasia. Perciò, se il vescovo rispettasse l'ordine, lui sarebbe un apostata; se lui rifiutò di rispettare e soffrì della sanzione penale di disubbidienza, lui sarebbe un martire. Indubbiamente il vescovo si allieterebbe in una sentenza di martirio; Ambrogio stesso prenderebbe volentieri il suo posto. Lui si assumerebbe la responsabilità per l'azione del vescovo.
La risposta d’Ambrogio, oratore-teologo
La risposta d’Ambrogio, oratore-teologo
“Ammettiamo pure che nessuno imponga al vescovo quest’obbligo (di presentarsi in giudizio); ho pregato infatti la tua Clemenza e, sebbene non abbia ancora letto che essa sia stato revocato, tuttavia ammettiamo che ciò sia avvenuto. Ma che dovremmo dire, se altri -più paurosi- per timore della morte offrissero di ricostruire la sinagoga con i loro averi, o il conte -non appena informato di questo precedente- di sua iniziativa ordinasse di ricostruirla a spesa dei cristiani? Avrai, imperatore, un conte che tradisce la propria fede e affiderai i vessilli vittoriosi -cioè il labaro consacrato dal nome di Cristo- a un individuo capace di ricostruire la sinagoga che ignora Cristo? Ordina che introduca il labaro nella sinagoga: vediamo se non si oppongono. (Ep. 40,9). Dunque, il luogo che ospita l’incredulità giudaica sarà stato ricostruito con le spoglie della chiesa, e il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli? Leggiamo che anticamente furono innalzati templi agli idoli con la preda dei Cimbri, con le spoglie degli altri nemici. Questa iscrizione porranno i Giudei sul frontone della loro sinagoga: “Tempio dell’empietà costruito col bottino dei cristiani” (ep. 40, 10).
“Ammettiamo pure che nessuno imponga al vescovo quest’obbligo (di presentarsi in giudizio); ho pregato infatti la tua Clemenza e, sebbene non abbia ancora letto che essa sia stato revocato, tuttavia ammettiamo che ciò sia avvenuto. Ma che dovremmo dire, se altri -più paurosi- per timore della morte offrissero di ricostruire la sinagoga con i loro averi, o il conte -non appena informato di questo precedente- di sua iniziativa ordinasse di ricostruirla a spesa dei cristiani? Avrai, imperatore, un conte che tradisce la propria fede e affiderai i vessilli vittoriosi -cioè il labaro consacrato dal nome di Cristo- a un individuo capace di ricostruire la sinagoga che ignora Cristo? Ordina che introduca il labaro nella sinagoga: vediamo se non si oppongono. (Ep. 40,9). Dunque, il luogo che ospita l’incredulità giudaica sarà stato ricostruito con le spoglie della chiesa, e il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli? Leggiamo che anticamente furono innalzati templi agli idoli con la preda dei Cimbri, con le spoglie degli altri nemici. Questa iscrizione porranno i Giudei sul frontone della loro sinagoga: “Tempio dell’empietà costruito col bottino dei cristiani” (ep. 40, 10).
Anche se il Vescovo di Callinico fosse scusato personalmente, ancora sarebbe mostruoso se una sinagoga ebrea fosse ripristinata alla spesa dell'impero Cristiano o dei cittadini cristiani di Callinico:
Anche se il Vescovo di Callinico fosse scusato personalmente, ancora sarebbe mostruoso se una sinagoga ebrea fosse ripristinata alla spesa dell'impero Cristiano o dei cittadini cristiani di Callinico:
La gerarchia delle leggi
All'idea che l'ordine pubblico deve essere mantenuto e la distruzione colpevole d’edifici
pubblici punita, Ambrogio rispose: “Ma, imperatore, ti preoccupa il problema dell’ordine
pubblico. Che cosa è, dunque, più importante: il pretesto dell’ordine pubblico o la causa della religione? La repressione
deve cedere di fronte alla devozione”(Cedat oportet censura devotioni) ( Ep 40,11).
“Exempla” per convincere: un topus retorico
“Non hai sentito, imperatore, che, avendo Giuliano ordinato di ricostruire il tempio di Gerusalemme, coloro che attendevano alle operazioni di pulizia furono arsi dal fuoco divino? Non temi che capiti ancora così? Tanto meno avresti dovuto dare quest’ordine, visto che l’aveva dato Giuliano (ep. 40,12)
“Che cosa era più giusto: credere che si dovesse punire l’incendio di edifici in qualche parte del luogo fortificato di Callinico oppure di quelli della città di Roma, sempre che ciò fosse opportuno?” ( ep. 40,13)
“Tanto sdegno non ha, dunque, un motivo proporzionato per adottare misure così severe contro una popolazione per l’incendio di un edificio; tanto meno, proporzionato, perché è stata incendiata una sinagoga: perfidiae (incredulità) locus, impietatis domus, amentiae receptaculum, condannato da Dio stesso… E tu non pregare per questo popolo e non chiedere misericordia per loro e non insistere presso di me per loro, perché non ti esaudirò. O non vedi che cosa fanno costoro nelle città di Giuda? Dio proibisce che lo si preghi per quelli che tu vuoi vendicare (ep. 40, 14)
“Exempla” per convincere: un topus retorico
“…se io dovessi invocare in questa causa il diritto delle genti, direi quante basiliche della Chiesa i Giudei hanno incendiato al tempo dell’impero di Giuliano. Due a Damasco, di cui una è stata a malapena risistemata, ma a spese della Chiesa, non della Sinagoga, mentre l’altra basilica è un intrico d’informi rovine. Furono incendiate le basiliche a Gaza, ad Ascalona, a Berito, e in quasi tutte quelle regioni, e nessuno ne chiese vendetta. Fu incendiata dai pagani e dai Giudei, una basilica che da sola superava tutte le altre. La chiesa non ebbe soddisfazione; l’avrà la Sinagoga?” (ep. 40,15).
Il tempietto dei Valentiniani
“Si adotteranno misure repressive anche per l’incendio del tempietto dei Valentiniani? Che cos’è, infatti, se non è un tempietto quello in cui i pagani si radunano?...I monaci ne incendiarono il piccolo santuario costruito in qualche modo in un villaggio di campagna” (ep. 40, 16).
Ambrogio disprezza la testimonianza dei Giudei
“A quali calunnie non si lascerebbero andare quelli che con false testimonianze calunniarono persino Cristo?”( ep. 40, 19).
Persuasione
- “Concederai ai Giudei questo trionfo sulla chiesa di Dio? Questo trofeo sul popolo di Cristo? Questa soddisfazione, imperatore, agli increduli? Questo vanto alla sinagoga, questo lutto alla Chiesa? Il popolo giudeo… aggiungerà alle altre questa festività per indicare di avere riportato un trionfo sul popolo di Cristo (Ep. 40, 20). E sebbene essi affermino di non essere soggetti alle leggi romane, al punto di ritenerle causa di colpa, ora -per così dire- pensano di dovere essere vendicati dalle leggi romane. Dove erano queste leggi quando essi davano alle fiamme i tetti delle venerate nostre basiliche? Se Giuliano non vendicò la Chiesa perché era un apostata, tu, imperatore, vendicherai l’offesa recata alla Sinagoga perché sei cristiano?” (ep. 40,21).
- Che cosa ti dirà Cristo dopo questi avvenimenti? “Io ti ho fatto trionfare sul tuo nemico, e tu concedi ai miei nemici il trionfo sul mio popolo!”(Ep. 40,22).
Dolcezza dopo il colpo
“Queste considerazioni, imperatore, io ho raccolto in questo mio discorso per l’amore e la deferenza che ho per te. Sono in debito, infatti, verso tuoi benefici, con i quali, a mia richiesta, hai liberato moltissimi dall’esilio, dal carcere, dalla pena di morte, così che per la tua salvezza devo preferire persino di non temere d’offendere l’animo tuo… per non perdere in un istante il favore di ciascun vescovo ottenuto in tanti anni. E tuttavia non voglio scongiurare la perdita del favore di cui godo, ma il pericolo della tua salvezza.” (ep. 40,25).
Ambrogio tocca lo scopo
“Non mutare nulla in quella lettera, l’abbia tu o non l’abbia spedita; fanne redigere un’altra che sia piena di fede e di pietà. Tu sei libero di correggere
quanto hai deciso, io non sono libero di dissimulare” (Ep. 40,31).
“Ora, imperatore, ti prego di ascoltarmi non con disprezzo, mentre esprimo i miei timori sia per te sia per me: sono infatti le parole di un santo: Perché sono
nato per vedere lo strazio del mio popolo? Per incorrere nell’offesa di Dio? Io, almeno, ho fatto ciò che si poteva fare con maggior riguardo, perché di
preferenza tu mi ascoltassi nella reggia, per evitare che, in caso di necessità, tu mi dovessi ascoltare in chiesa” (Ep. 40,33.).
• Teodosio era già venuto alla conclusione che la sua sentenza era stata troppo aspra e non era bene preparata. La sua nuova decisione -di cui
Ambrogio, quando lui scrisse la sua lettera, sembra avere sentito qualcosa- era che il Vescovo di Callinico non dovrebbe essere costretto a ricostruire la sinagoga lui, ma che questo dovrebbe essere fatto alla spesa dello Stato
o della città; poi, le cose preziose tolte via dalla sinagoga dovrebbero essere ripristinate e gli autori dell'oltraggio puniti. Comunque, il
compromesso non era accettabile per Ambrogio. Lui stette ostinatamente al suo parere che nessuna riparazione dovrebbe essere fatta agli ebrei, sia dai
Cristiani individuali sia dalla comunità cristiana e che nessuna punizione dovrebbe essere inflitta ai ribelli cristiani.
Ambrogio si rivolge direttamente all’imperatore in chiesa
"Dunque, imperatore, per non limitarmi ormai soltanto a parlare di te, ma per rivolgermi a te direttamente, poiché comprendi con quanta severità il Signore sia solito citare al suo tribunale, sappi che, quanto più glorioso sei diventato, tanto più devi prestare ossequio al tuo Creatore.” ( ep. 41,26).
- Teodosio: Hai parlato chiaramente di noi. - Ambrogio: Ho trattato un argomento che riguardasse la tua utilità.- Teodosio: In realtà la mia decisione di fare restaurare la sinagoga dal vescovo era piuttosto severa, ma è stata modificata. I monaci commettono molti misfatti (Ep. 41,27).- Ambrogio: Fa' che io possa offrire il sacrificio per te senza preoccupazioni, rasserena l'animo mio (Fac me securum pro te offerre, absolue animum meum).Mentre egli prendeva posto, senza fare però aperte promesse, ed io rimanevo in piedi, disse che avrebbe modificato le sue decisioni. Allora io cominciai ad insistere perché annullasse ogni inchiesta, perché con quella scusa il conte non tormentasse i cristiani con qualche vessazione. Promise che così sarebbe avvenuto. Gli dico: “Mi fido della tua parola» e ripeto una seconda volta: “Mi fido della tua parola”. “Fidati”, rispose. Così salii sull'altare, mentre non vi sarei salito, se non mi avesse fatto una precisa promessa. E in verità fu così grande la riconoscenza con la quale offrii il sacrificio, che anch'io mi resi conto che esso era stato più accetto al nostro Dio e che non ci era mancata l'assistenza divina. Tutto, dunque, è accaduto come desideravo (Omnia itaque gesta sunt ex sententia): Ep 41,28.
+ Come mai il passo indietro da parte dell’l’Imperatore?
- Motivo religioso? Convinto dalle belle parole d’Ambrogio?
- Per necessità politica! Non osò correre il rischio di provocare l'ostilità di quel prelato formidabile che aveva il potere (come era stato provato nel conflitto con
Valentiniano) di suscitargli l' opposizione di tutta la popolazione cattolica.
Conclusione
In breve, l'imperatore si ritirò, di malavoglia e risentitamente per evitare quello che pressoché sarebbe stato certamente una crisi politica e molto pericolosa. Ritirandosi, egli comunque creò un precedente sfortunato. L'impunità concessa ai ribelli di Callinico incoraggiò naturalmente ambo contemporanei e più tardi fanatici cristiani a perpetrare le atrocità simili, particolarmente contro gli ebrei. I persecutori di queste infelici persone, da questo tempo in poi e attraverso il medioevo potrebbero chiedere l'immunità da punizione dal fatto che tali atti della violenza erano stati condonati da Teodosio.
Riguardo ad Ambrogio, l'episodio è poco al suo credito. Che lui agì coscienziosamente, in quello che lui concepì essere gli interessi della Chiesa, non è disputato. Non c'è nessuna ragione di supporre che lui fu animato da alcuna passione personale per la dominazione o da alcun desiderio di dimostrare che l'autorità del prete era superiore a quello del sovrano. Ma lo zelo non equilibrato che l'incitò ad avanzare fuori della sua provincia, ed infliggere un'umiliazione immeritata ad un monarca che stava facendo suo meglio per assicurare la manutenzione d’ordine pubblico e l'osservanza delle leggi, è nello stesso tempo deplorevole e sorprendendo. ‘Ambrogio conquistò, ma lo storico della Chiesa deve deplorare profondamente la sua vittoria.’ (“Ambrose conquered, but the historian of the Church must deeply deplore his victory.” Vedi Dudden, p.379).
Conclusione
Dopo questo incidente, ci sembra essere stato una freddezza nelle relazioni tra Teodosio ed Ambrogio. Per l'imperatore, era forse il motivo di rimuoversi dalla vicinanza dell'altezzoso Vescovo, quando, nell'estate dell'anno 389, fece un soggiorno prolungato a Roma.
Ambrogio, da parte sua, accettò senza protestare la decisione di escludersi dalla conoscenza interna d’affari imperiali, e per un tempo cessò di apparire alla corte. Tale era la situazione quando il secondo conflitto diretto tra l'Imperatore ed il vescovo accadde. + “The priests alone, Sir, are allowed to remain within the sanctuary. Depart, therefore and stand with the rest of the laity. THE PURPLE MAKES PRINCES, NOT PRIESTS”, an archdeacon to Theodosius during the sacrifice. (Cf. Theodoret. H.E. V, 18. The anecdote is borrowed from Sozomene (H.E., vii, 25), who may have derived it from oral tradition or from an unknown source. Cf. Dudden, op.cit., p. 392).
• Domanda aperta: la faccenda di Callinico può essere considerata antigiudaica?
Ubi?
Tessalonica- Era già stata più di una volta residenza imperiale.- Era una città notevole, prospera, commerciante e popolosa.- Capitale della diocesi di Macedonia.- Era un centro strategico nell’area balcani, perciò vi erano concentrate forti unità militari, sotto la guida di BUTERICO, un comandante di alto rango, di origine germanico.
Quando? Aprile o agosto del 390
Quid? Il massacro di circa 7000 abitanti
La strage di Tessalonica
La morte di Buterico
Imprigionamento dell’auriga
L’editto di Teodosio
I giochi circensi
La strage di Tessalonica
ANTEFATTI
Includevano le corse dei cavalli
LA POPOLAZIONE protestò con veemenza,la folla si sollevò e la sedizione che provocò numerose vittime tra i soldati
Scoprì le relazioni illecite tra questi.Rifiutò di liberarlo perché potesse partecipare ad una corsa.
Tutti i rapporti omosessuali dovevano essere puniti
- Doveva partecipare un auriga- Aveva dei rapporti omosessuali
con un coppiere al servizio di Buterico
Il capo della milizia Buterico
Lapidato e trascinato lungo le vie della città
Si correva un rischio molto alto,
che i barbari potessero sfogare senza più freni la loro
ira, mettendo a ferro e fuoco i già turbolenti Balcani, perciò
Teodosio doveva reagire in modo rapido ed efficace, per
incanalare l’agitazione dei Goti.
I Tessalonicesi avevano alzato
le mani su un alto ufficiale romano e, cosa forse ancor
più grave, avevano ucciso un
capo dei Goti, che ora verosimilmente dovevano
meditare vendetta.
Importanza
La reazione di Teodosio
Poi emanò l’ordine, ascoltando anche i consigli di chi lo circondava
di procedere ad una repressione
esemplare, punire con la morte la popolazione di
Tessalonica responsabile del misfatto
In un primo momento, l’imperatore reagì evitando a sua volta il vescovo e spostando i suoi alloggi a VERONA.
Annullamento e adempimento della sentenza
Si organizza una nuova corsa di cavalli, la gente che aveva quel biglietto
torna allo stadio e si chiudono le porte e
invece di esserci la corsa dei cavalli, abitanti
colpevoli e INNOCENTI, radunati nel circo, furono
MASSACRATI dai SOLDATI.
Solo il 18 agosto, da Verona, Teodosio, dopo aver riflettuto, inviò al prefetto del pretorio dell'Illirico e dell'Italia l'ingiunzione di sospendere l'esecuzione. Per non dare l'impressione di smentirsi, inserì il contrordine in un editto di portata generale che prevedeva la dilazione di trenta giorni tra ogni condanna capitale e la sua esecuzione.
L'editto giunse a Tessalonica troppo tardi
E C C I D I OE C C I D I O
La reazione d’Ambrogio
Ambrogio tentò di dissuadere l’imperatore affinché non facesse tale punizione:
“Nella città di Tessalonica è accaduto un fatto, di cui non si
ricorda l’uguale, che non sono riuscito ad impedire; che, anzi, prima che avvenisse, in tutte le
mie suppliche ti avevo detto che sarebbe stato di un’atrocità inaudita; e questa azione, che tu stesso – col revocare l’ordine sia pure in ritardo – hai giudicato grave, io non potevo
attenuare nella sua gravità” (6)
“Quando ne giunse la prima notizia, si era radunato un Sinodo per l’arrivo dei Vescovi della Gallia: non ci fu nessuno che non ne fosse addolorato, nessuno che ne sottovalutasse la gravità, non si
ammetteva che il tuo atto venisse assolto nella comunione di Ambrogio, anzi, si sarebbe ancora accresciuta
l’odiosità della colpa se nessuno avesse affermato che la
riconciliazione col nostro Dio sarebbe stata indispensabile” (6)
Il sinodo dei vescovi
La reazione d’Ambrogio
“Che cosa, dunque, avrei dovuto fare?....Tacere? Ma – e questa sarebbe stata la disgrazia più
grande – la coscienza sarebbe stata incatenata, la voce
soffocata. E dove andrebbe il dovere del vescovo? Se il
vescovo non parlerà a chi sbaglia, chi ha sbagliato morirà nella sua colpa, e il vescovo sarà degno di pena, perché non ha ammonito
chi sbagliava” (n.3)
Il dovere del vescovoEvitò l'imperatore: quando questi stava per tornare a Milano
“non è stato per un sentimento d’ingratitudine che io ho potuto
evitare un incontro con te, da me sempre finora vivamente
desiderato. Ma per quale motivo io abbia agito così ti spiegherò
brevemente” (n.1)
“Forse ti vergogni, imperatore, di fare quello che fece Davide, re, profeta, capostipite della famiglia di Cristo
secondo la carne?... Se infatti ascolterai seriamente questo ammonimento e dirai: Ho
peccato contro il Signore, se dirai quelle parole profetiche pronunciate
dal re: Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a lui e
piangiamo davanti al Signore che ci ha creati, si dirà anche a te: «Perché ti penti, il Signore perdonerà il tuo
peccato e non morirai»”. (8)
L’esortazione alla penitenza pubblica per la remissione del suo
peccato
L’esempio del re Davide
“Non dobbiamo meravigliarci che UN UOMO pecchi, ma è cosa che merita riprovazione se non riconosce di aver sbagliato, se non si umilia davanti a
Dio” (8)
“Ti ho scritto questo, non per turbare il tuo animo, ma perché gli esempi di
questi re ti inducano a togliere questo peccato dal tuo regno; e lo
toglierai umiliando davanti a Dio la tua anima. Sei UN UOMO e hai subito una tentazione: vincila. Il peccato non si cancella se non con le lacrime e la
penitenza”(11)
“Non ho verso di te alcun motivo per esserti ostile, ma ne ho per temere; non oso offrire il sacrificio, se tu vorrai
assistervi” (13)
“Farai la tua offerta quando riceverai il permesso di offrire il sacrificio,
quando la tua vittima sarà gradita a Dio” (15)
“Essendo infatti angustiato in quella stessa notte in cui mi preparavo a partire, mi parve in sogno che tu fossi venuto in
chiesa, ma a me non fu lecito offrire il sacrificio” (14)
La decisione del Vescovo
Chiese perdono senza vergognarsi
Confessò le sue colpe davanti al popolo
Pianse in chiesa pubblicamente il suo peccato
Depose gli ornamenti imperiali
Dopo alcune settimane di resistenza, Teodosio si sottomise:
Assolto solennementela FESTA DI NATALE
del 390
La risposta dell’Imperatore
Era in gioco la dottrina penitenziale della Chiesa
Avendo ricevuto il battesimo doveva fare penitenza sottomettendosi
alla DOTTRINA PENITENZIALE della Chiesa, perché la salvezza della sua anima era in pericolo,
le sue mani erano sporche di sangue.
“L’imperatore era un cristiano come gli altri” e doveva essere trattato come un qualunque
altro battezzato che si fosse macchiato di gravi peccati, e così fu.
Perfino un Imperatore era soggetto alla penitenza imposta dalla Chiesa
12
Sebbene le fonti antiche
attribuiscano specificamente a Teodosio la colpa del massacro, si
deve ritenere piuttosto che la
situazione a Tessalonica fosse
ormai fuori controllo.
3
L’incidente fu molto
compromettente per l’imperatore,
che probabilmente fu preda di rimorsi sinceri, nonché del timore di
passare per un sovrano crudele.
Il detentore supremo del potere civile, in quanto battezzato, finiva per
riconoscersi umilmente figlio obbediente della Chiesa. Ambrogio non
permise mai che l'imperatore, di cui
rispettava le costituzioni, potesse considerarsi al di fuori della legge divina.
Grazie a lui, in Occidente la Chiesa rifiutò di
sottomettersi al potere monarchico, rivendicando la propria indipendenza nell'ambito spirituale.
Conclusioni
L’Imperatore- col massacro di Tessalonica aveva assunto le odiose sembianze di un tiranno davanti al suo popolo, ma aveva dato ai Goti la possibilità di saziare la loro sete di vendetta.- aveva ammesso la colpa e mostrava di nuovo il suo volto pacifico davanti al popolo, perciò l’importanza dell’umiltà come virtù cristiana dell’imperatore si stava proprio allora inculcando tra la gente.- Teodosio era riuscito in qualche misura ad accontentare le principali parti in causa, e a conquistarsi gloria perenne agli occhi della Chiesa.
Il Vescovo
- non era riuscito a dissuadere l’imperatore dal compiere un’efferatezza, ma aveva imposto il proprio diritto di chiedere clemenza all’imperatore, sottomettendolo alla penitenza.
Tutti e due riuscirono a salvare la faccia
“Volesse il Cielo, imperatore, che anche in passato tu avessi creduto a me piuttosto
che alle tue abitudini! Mentre pensavo che presto avresti perdonato, che presto avresti revocato l’ordine, come hai fatto spesso, tu sei stato prevenuto, ed io non sono riuscito ad evitare il male che non avrei creduto di
dover scongiurare. Ma ringraziamo il Signore, che vuole punire i suoi umili servi
per non abbandonarli alla loro rovina. Ciò io avrò in comune con i profeti e tu con i
santi”. (16)
Bibliografia generale
AMBROGIO, Discorsi e lettere II-III. Lettere 70-77. Introduzione,traduzione e indici di Gabriele Banterle, Città Nuova Ed., Milano-Roma 1988.CH. PIETRI, et al., Histoire du Cristianisme des origine à nos jours, II: Naissance d’une Chrétienté (250-430), Paris 1995.DUDDEN, F.H., The life and times of St. Ambrose, Clarendon Press, London 1935. HARTMUT, Leppin, Teodosio il Grande, Salerno , Roma 2008.PAOLINO, Vita di Ambrogio, Introduzione, traduzione e note a cura di Manlio Simonetti, Città Nuova Ed., Roma 2002.SAVON, H., Ambroise de Milan, Desclée, Paris 1997.
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