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Febbraio 2009 1 #27 POLITECNICO LANTERNA PERIODICO UNIVERSITARIO DELL’ASSOCIAZIONE STUDENTESCA “LA TERNA SINISTRORSA” FEBBRAIO 2009 “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti” (F. De Andrè)

Lanterna 27

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Il 27° numero del giornalino de La Terna Sinistrorsa, il sistema di riferimento del Politecnico di Milano!

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Febbraio 2009 1

#27

POLITECNICO LANTERNA

PERIODICO UNIVERSITARIO DELL’ASSOCIAZIONE STUDENTESCA “LA TERNA SINISTRORSA” FEBBRAIO 2009

“Per quanto voi vi crediate assoltisiete per sempre coinvolti” (F. De Andrè)

2 LANTERNA

EDITORIALE

Caro lettore,

l’argomento di questo Lanterna è il “fermento”. Troverai infatti vari arti-

coli, che toccano argomenti differenti ma che hanno in comune l’idea che qualche cosa si debba muovere. A volte il cambiamento non è facile da percepire. Siamo abituati ad ascolta-re volumi alti, assordanti; ci accorgiamo delle cose solo quando ci cadono addosso e ci col-piscono.

Non dovremmo forse ascoltare anche i ru-mori meno intensi? Molti cambiamenti sono lunghi, difficili e richiedono tante energie. Noi della Terna lo vediamo ogni giorno. Come delle formichine cerchiamo di dare del nostro, ognuno singolarmente, per portare avanti dei cambiamenti che altri hanno iniziato prima di noi, spesso oramai laureati, e che magari non saremo noi ad ultimare (speriamo!!).

E’ questo il bello di essere un gruppo, sentire ed essere parte del fermento, costruire ogni giorno il CONTINUO desiderio di movimento verso il miglioramento.

La rappresentanza studentesca ha bisogno di voi, delle vostre idee. Partecipate alla vita uni-versitaria! Venite a trovarci!! (E.A.)

IL FERMENTO

Tutte le foto di questo numero sono state scat-tate durante la manifestazione del 30 ottobre a Milano e sono di Federico Rossi

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IL FERMENTO

Il velo del tempo sta ricoprendo lenta-mente gli echi delle proteste che hanno caratterizzato l’autunno del 2008. Non è un bene, questo è certo! Ma bisogna fare

i conti con una realtà che, dopo la pausa fe-stiva, non ha lo stesso vigore, forza ed impeto dei primi tempi. Tra l’altro, dal Governo, non arrivano notizie confortanti visto che la leg-ge 133/08 è rimasta tale ed il decreto “Gelmi-ni” è passato alla camera nei primi giorni di gennaio.

La rappresentanza studentesca, è un dato di fatto, continua ad occuparsi delle vicende legate al mondo universitario anche quando gli animi si calmano e l’onda rientra nel mare da cui è nata. E nell’ultimo mese del 2008, quando già questo rientro si intravedeva, la rappresentanza studentesca milanese, riu-nita in un tavolo interuniversitario al quale si sono seduti anche docenti, ricercatori, dot-torandi, assegnisti e personale, ha prodotto una lettera inviata al Presidente della Repub-blica negli ultimi giorni di dicembre.

Questa lettera tocca alcuni degli aspetti che caratterizzano il mondo universitario, parte dalla consapevolezza che le assunzioni fatte non siano verità oggettive, e non compren-de tutte le facce del poliedro Università. Ne pubblichiamo un estratto per ogni aspetto analizzato, rimandando al sito www.ternasi-nistrorsa.it per la versione integrale.

DIRITTO ALLO STUDIO

Questo diritto è presupposto imprescindibile per la fruibilità, da parte dei meritevoli privi di mezzi, di qualunque riforma universitaria. Nel DL 180/08 vengono stanziati ulteriori 200 milioni di euro nel 2009 per finanziare i prestiti d’onore e l’edilizia universitaria. […] non si può ignorare che tali misure appaiono meramente propagandistiche nel momento in cui si riducono del 46% i fondi che resi-duano alle università dalle spese correnti […] È fondamentale garantire una borsa di stu-dio, non simbolica, a tutti gli aventi diritto e a un numero sempre maggiore di studenti meritevoli, anche mediante l’aumento della progressività delle tasse universitarie. Que-sto vale anche per i dottorandi […] Un altro strumento importante può essere quello dei prestiti d’onore, che crediamo debbano essere garantiti direttamente dallo Stato ad

Tra onda e decreti (ormai leggi) una delle mosse della rappresentanza studentesca milanese.

di Salvatore GentileResponsabile de La Terna [email protected]

LETTERA ALPRESIdENTE

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esempio sotto forma di aperture di credito da parte della Cassa Depositi e Prestiti (che ha una disponibilità di 99 miliardi di euro) e da ripagare con rate fortemente dilaziona-bili, qualora il reddito del laureato non sia sufficiente. […]

CRITERI DI FINANZIAMENTO DEGLI ATENEI

[…] Tra gli elementi di valutazione devono essere considerate la quantità e l’entità del-le borse di studio erogate, l’incidenza delle convenzioni con i servizi di trasporto loca-le, la disponibilità di alloggi per studenti in rapporto agli studenti iscritti “fuorisede”, la disponibilità e l’estensione degli orari d’apertura delle biblioteche […] Altro criterio importante deve essere la capacità delle uni-versità di inserire i propri laureati nel mondo del lavoro nei primi mesi successivi alla lau-rea e in ambiti lavorativi inerenti al percorso didattico seguito dallo studente. Finora si è invece data maggiore importanza al numero di studenti iscritti ai diversi corsi di laurea.

VALUTAZIONE DELLA DIDATTICA

Crediamo che l’Uni-versità debba perse-guire l’obiettivo di un continuo miglio-ramento dell’offerta formativa. Per fare ciò occorre intraprendere un percorso virtuoso in grado di individuare, analizzare e correggere le criticità dei sin-goli insegnamenti e, contemporaneamente, di evidenziare e promuovere il merito dei docenti. Un simile percorso si deve basare su un efficace e composito sistema di va-lutazione […] Tale valutazione dovrà tener conto dell’opinione espressa dagli studenti in appositi questionari, da formulare in ma-niera più specifica rispetto agli attuali - an-che attraverso il lavoro e la supervisione di commissioni miste (studenti-professori) da istituire nei diversi corsi di laurea - e i cui ri-sultati siano resi pubblici. […]

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AGENZIA DI VALUTAZIONE

Riteniamo fonda-mentale che il no-stro sistema uni-versitario si doti di una agenzia di valutazione ester-na e indipendente dal Ministero, senza dimenticare ciò che di positivo è emer-so dalle esperienze con il CNVSU e il CIVR. Una ristruttu-razione dell’ANVUR […] E’ importante che una quota sem-pre maggiore del FFO sia distribuita non secondo la spe-sa storica ma se-guendo la formula del CNVSU, pronta già dal 2005 (con il consenso di tutti gli attori coinvolti), ma rimasta lettera morta, probabil-

mente perché presuppone un aumento del-le risorse destinate al sistema e non un loro taglio scriteriato (cfr. Libro verde sulla spesa pubblica, 2007). […]

GOVERNANCE

L’autonomia ha riversato sugli atenei re-sponsabilità che non avevano mai avuto, attribuendo importanti compiti gestionali a cariche che un tempo erano sostanzialmente onorifiche (come quella di Rettore). Ritenia-mo che qualsiasi riforma non potrà avere successo se non si metteranno gli atenei nel-le condizioni di applicarla in modo efficiente. […] Crediamo nella importanza di una più

chiara ripartizione di competenze: un Senato accademico che lavori da organo di controllo mantenendo una composizione democrati-ca; un Consiglio d’amministrazione che fun-zioni da organo esecutivo, presieduto da un Rettore con maggiori poteri sia di indirizzo che nella scelta dei componenti. […] Siamo inoltre convinti che la riforma degli organi di governo dei nostri atenei richieda oltre a uno sforzo legislativo un cambiamento culturale che riesca a far prevalere nuovi indirizzi stra-tegici sulle attuali logiche corporative.

In attesa di una risposta diretta da parte del Presidente della Repubblica Napolitano, co-loro che hanno lavorato a questo progetto, sono rimasti piacevolmente sorpresi dalla parole conferite dallo stesso durante il tradi-zionale messaggio di fine anno. Ne riportia-mo anche in questo caso un estratto.

“[…] Ho, nel corso di quest’anno, levato più volte la mia voce per sollecitare attenzione verso le esigenze del sistema formativo, del mondo della ricerca, e delle Università che ne rappresentano un presidio fondamenta-le. E’ indispensabile, per il nostro futuro, un forte impegno in questa direzione, operan-do le scelte di razionalizzazione e di riforma che s’impongono sia per ottenere risultati di qualità sia per impiegare in modo produtti-vo le risorse pubbliche. A ciò deve tendere un confronto aperto e costruttivo, al quale può venire un valido apporto anche dalle rappre-sentanze studentesche, come ho avuto modo di constatare in diverse città universitarie, da Roma a Milano a Padova. Facciamo della crisi un’occasione perché l’Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio cultu-rale e del nostro capitale umano […]” <

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IL FERMENTO

È capitato anche a me di vivere più o meno direttamente il movimento dell’Onda. Un po’ in seconda linea come mi si addice nelle situazioni che

non mi sono molto chiare. Ho partecipato a riunioni e assemblee di vario genere. Docen-ti, ricercatori, studenti, cantierini, umanisti, comunisti leninisti e rappresentanti.

Tutti alla disperata ricerca di un fronte co-mune nella protesta. Un fronte comune per unire le forze.

Tutti concordi nel NO ai tagli, si è trovata dif-ficoltà ad andare oltre nella discussione. Il fronte comune s’infrangeva e capitolava in un naufragio quando si cercava di guardare oltre. Quando si tentava di parlare di obiet-tivi comuni. Alla fine si evitava persino di af-frontare l’argomento per evitare di spaccare il fronte (non) comune.

Chi teorizza che l’istruzione universitaria sia un diritto e un bene di massa; chi vuole un ritorno alla meritocrazia. Ecco. L’ho detta, anzi l’ho scritta. Sono pronta al linciaggio. Trucidatemi su un muro bianco per aver pro-nunciato tale ingiuria. (Sempre che riusciate a prendermi.)

Ho visto gente inveire contro i sindacati, con-tro i partiti e persino contro le rappresentan-ze studentesche.

Ho visto rappresentanti del CNSU partecipa-re alle assemblee in incognito per vergogna e per paura di presentarsi per quello che erano. Ho sentito commenti entusiasti sull’irrap-presentabilità del movimento. Tutti insieme nello stesso calderone senza simboli e senza bandiere. Con la paura di allontanare, altri-menti, le persone comuni.

Riflessioni disordinate sulla fine della mareggiata. Che si sia calmato davvero il vento o si sia ritirata

l’acqua preparando lo tsunami.

di Giovanna [email protected]

LA RISACCAdEL MARE

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Per cercare di coinvolgere tutti, alla fine però i contenuti son venuti meno. Gli obiettivi comuni non sono stati individuati. Ciò che è mancato è stata una banale e forse sot-tovalutata piccola cosa: la mancanza di un principio di base. Comune. Forte. Un modello di università basato su pochi principi fonda-mentali: meritocrazia, diritto allo studio e trasparenza.

Non so come sia stato il Sessantotto. Non m’interessa. Trovo fuori luogo e improprio

chi forzatamente cer-ca un parallelo tra due epoche distinte, nate da eventi e momenti storici differenti.

La mia impressione è che quest’Onda così grande abbia inglo-bato tutte le perso-ne che sono “contro” qualcosa. Contro il go-verno, contro il potere, contro le ingiustizie, contro l’inflazione, contro i brufoli e le doppie punte, contro qualcuno... ma non fa una critica sul siste-ma. I rettori, i docenti, sanno benissimo che i tagli in qualche modo sono giustificati dalla cattiva gestione di al-cuni atenei; alcuni di loro abbassando la te-sta chiedono una trat-tativa per avere uno sconto della pena.

Mi preoccupa che la parte rumorosa dell’Onda non si ren-da conto di questo. Mi

preoccupa che continui a gridare contro i ta-gli e non proponga un modello di Università fattibile. Senza baroni; senza concorsi truc-cati; che chieda ai docenti di lavorare di più. Se proprio è da farsi un parallelo con 40 anni fa vi accontento: nella facoltà di sociologia a Trento, nel lontano ‘68 erano gli studenti a portare i libri ai docenti; a chiedere di aprire gli orizzonti di quella didattica forse troppo accademica. Chiedevano anche di insegna-re meglio; e non di bloccare la didattica per scioperare. <

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POLITECNICO

Il Politecnico si distingue in 2 macroaree: ricerca e didattica. I dipartimenti si occu-pano della ricerca, le facoltà di occupa-no di didattica. Il Senato accademico è

l’organo politico del Politecnico. Presieduto dal Rettore, approva i regolamenti didattici (dopo che hanno attraversato tutti gli altri gradi di approvazione), dà tutte le indicazio-ni di carattere generale e di orientamento politico del Politecnico.

Per fare un esempio, si parla di ammissione alla Laurea magistrale, il Senato accademi-co decide se è opportuno farla o meno ma rimanda ad altri l’applicazione. Il Senato accademico è affiancato da un organo che è l’OCD (Organismo di Coordinamento della Didattica). Istituito ai tempi in cui le 2 uniche facoltà del Politecnico diventarono 9, avrebbe l’obiettivo di coordinare il lavoro delle facol-tà. In realtà è un organo enorme in cui non si decide niente. L’OCD ha però una giunta (un

organo ristretto eletto all’interno dell’OCD) che ha potere deliberativo. La giunta OCD è un organo strategico che decide nei fatti le strategie riguardanti la didattica dentro il Politecnico. Il più delle volte, in giunta OCD si decide e il Senato accademico si limita a rati-ficare. Tra gli organi centrali è probabilmente quello più influente.

Allo stesso livello gerarchico del Senato acca-demico c’è il Consiglio di amministrazione. Lì si parla di soldi, tasse e quant’altro. C’è una commissione interna specifica per le tasse universitarie. Scendendo di un gradino, ci sono i Consigli di facoltà.

Mentre gli organi centrali sono composti tut-ti da persone elette, nei Consigli di facoltà i professori sono membri di diritto. Le facoltà sono le dirette responsabili delle decisioni “locali”, applicano le decisioni del Senato accademico e decidono in autonomia per le tematiche di loro competenza. In definitiva, a loro tocca formulare i regolamenti didat-tici, decidere sul come fare le ammissioni alla Laurea magistrale e sui criteri da adot-tare, assegnare gli incarichi didattici (chi fa

Facciamo luce su questoorganismo complesso

di Marco Zanzi

LA STRUTTURAdEL POLITECNICO

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quale corso), pubblicare i programmi degli esami, eccetera. Ogni Consiglio di facoltà ha una giunta, di grande importanza perchè i Consigli di facoltà spesso sono composti da tantissimi docenti. Immediatamente sotto ai Consigli di facoltà ci sono i Consigli di corso di studio (o di laurea).

Questi organismi non hanno competenze immediate, in quanto tutte le re-sponsabilità “locali” sono delle facoltà, tuttavia i Consigli di facoltà possono delegare dei compiti propri al Con-siglio di corso di studio più

competente. Nei fat-ti, si occupano di for-mulare i regolamenti didattici e di aggiu-stare tutta una serie di problematiche che si presentano nella diretta interfaccia con gli studenti (tipo, rico-noscimento degli esami sostenuti all’estero, compilazione del piano di studi, ...).

Poi ci sono gli Osservatori della didattica. Ce n’è uno per ciascun Consiglio di facoltà e si occupano della verifica della qualità del-la didattica. Analizzano gli andamenti dei questionari di valutazione della didattica, discutono degli esiti degli stessi, arrivano ad

una conclusione e la portano in Consiglio di facoltà.

Per ultimo, il Senato accademico integrato. Si riunisce a distanza di anni, ma quando si ri-unisce è importante. Il compito di questo or-gano è di riformare lo statuto. Tutti i rappre-sentanti degli studenti ad esclusione degli eletti esclusivamente nei Consiglio di corso di studi fanno parte di diritto del Consiglio

degli studenti. E’ un organo enorme che ha come competenze fondamentali l’elezio-

ne del suo presidente e vicepre-sidente, i rappresen-tanti degli s t u d e n t i nel Senato accademi-co integra-to oltre ad un paio di altre no-mine asso-lutamente secondarie.

Ogni anno dà un pa-rere sulle proposte di

tasse universitarie per l’anno suc-cessivo. Può mandare un messag-gio ufficiale al Senato accademico,

vi si può discutere di qualsiasi cosa. Essendo troppo grosso, su proposta passata della Terna Sinistrorsa esiste una Giunta del consiglio degli studenti. Il Presidente può essere molto importante. Parla all’inaugu-razione dell’anno accademico ed è invitato a tutta una serie di incontri con le istituzioni, oltre ad avere un rapporto privilegiato con l’amministrazione del Politecnico. <

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POLITECNICO

In vista delle modifiche allo statuto.Intervista a Pier Carlo Palermodi denis [email protected]

RIFORMARE IL POLITECNICO

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In un contesto di dibattito sulla riforma del sistema universitario italiano, si sta svolgendo all’interno del Politecnico un percorso che porterà ad una modifica del

suo statuto. Lo statuto è il più importante regolamento all’interno dell’università, una sorta di “costituzione”che indica i principi che regolano l’ateneo, demandandone inve-ce l’attuazione ad altri regolamenti. In concreto una riforma dello statuto porterà

a rimettere in discussione la composizione degli organi decisionali, l’organizzazione del-le strutture in cui si svolge didattica e ricerca, con esiti non solo tecnici, ma anche a rilevan-za culturale, interessando anche le discipline che al Politecnico vengono insegnate.

Chi si occupa di queste decisioni è il “Senato accademico integrato”, un organo che inte-gra il Senato accademico, ed è convocato per discutere specificamente di riforma dello statuto. Al suo interno siedono anche in tut-to sei studenti, eletti alle scorse elezioni stu-dentesche di giugno.

Il processo di riforma è iniziato ufficialmente lo scorso ottobre e dovrebbe terminare entro poco più di un anno, mentre sono già state prese in considerazione proposte provenien-ti da varie componenti dell’ateneo. Per capire meglio di cosa si tratta e per capire alcune delle motivazioni che spingono a questo pro-cesso e a quali modelli si aspira, abbiamo in-tervistato un preside di facoltà direttamente coinvolto nella stesura delle proposte. Pier Carlo Palermo, Preside della Facoltà di archi-tettura e società (sede Leonardo), fattosi pro-motore di alcune proposte e membro della commissione che si occupa della stesura del-la proposta di riforma.

Per che motivo ci troviamo oggi ad una ri-forma di statuto e del sistema di governance dell’ateneo?

Innanzitutto parlare di “governance” è ri-duttivo, non è solo il sistema delle decisioni che si va a riformare, ma anche l’articolazio-ne delle strutture di cui l’ateneo è composto ed il rapporto tra esse, con implicazioni an-che culturali. Per rispondere alla domanda, oggi il Politecnico eredita sostanzialmente la struttura impostata dal precedente Retto-re De Maio, rimasta invariata per più di un decennio. La riforma attuata in quel periodo ha portato all’assetto odierno basato su un

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elevato numero di facoltà e dipartimenti, con il passaggio da due grandi facoltà, ar-chitettura e ingegneria, alle nove di oggi, sei di ingegneria e tre di area architettura. Cre-do sia giusto parlare di frammentazione, in quanto appare spesso inadeguata la capaci-tà di coordinamento anche tra realtà tema-tiche affini. Pertanto condivido l’intenzione del Rettore Giulio Ballio e del Senato di intra-prendere un percorso di riforma dopo anni di sperimentazioni e riflessioni.

In un documento lei scrive che esistono ra-gioni di tipo culturale che spingono ad una riforma interna, può spiegare in cosa consi-stono?

Vede, noi ci troviamo in un’università poli-tecnica, dove convivono diverse tradizioni disciplinari, l’Ingegneria, l’Architettura, il Design.

Queste discipline non devono diventare iso-le non comunicanti, dove anche le strutture che appartengono alla stessa area tematica comunicano poco tra loro.

Di fatto, io credo che non disponiamo attual-mente dei luoghi istituzionali più idonei per affrontare a fondo i problemi di coordina-mento o integrazione della didattica e della ricerca, in quanto l’OCD (l’organismo di coor-dinamento della didattica, n.d.r.) o il Collegio dei direttori sono strutture funzionali che dovrebbero trattare complessivamente tutti i problemi dell’ateneo. A mio avviso, sarebbe più utile impostare i lavori istruttori in am-biti tematici più limitati e significativi, pur senza mettere a rischio la coerenza dell’in-sieme.

Non dovrebbero essere sottovalutate nep-pure le differenze culturali tra alcune tradi-zioni. La ricerca nelle aree dell’Architettura e dell’Ingegneria assume finalità e forme in parte differenti, sarebbe un errore utilizza-

re un criterio di valutazione unico per tut-to l’ateneo. La valutazione della ricerca ad architettura ad esempio non può non tener conto dei concorsi e dei progetti che hanno ottenuto riconoscimenti pubblici e della pro-duzione di saggi e libri, mentre il criterio in-gegneristico del numero di pubblicazioni su riviste risulta meno significativo.

Ecco, queste differenze sostanziali non han-no trovato sempre una attenzione adeguata negli organi di ateneo, forse anche perché le diverse aree culturali non sono adeguata-mente rappresentate secondo le attuali re-gole statutarie.

Può spiegare in una visione, la riforma che vorrebbe?

Considero fondamentali alcuni punti. Prima di tutto sarebbe opportuno evitare ogni ri-schio di “bicameralismo” tra Senato accade-mico e Consiglio di amministrazione, ma an-

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che tra Senato e Collegio dei di-rettori di dipar-timento, dove spesso vengono discussi gli stes-si temi con inu-tili ripetizioni. In sintesi, serve un unico organo di sintesi, che non può che essere il Senato acca-demico, che do-vrebbe rappre-sentare tutte le componenti, pur senza raggiun-gere un numero troppo elevato di membri. In secondo luogo ritengo che in

un certo numero di situazioni sia possibile superare l’attuale distinzione tra facoltà e dipartimenti, per tendere a una migliore in-tegrazione tra le funzioni di ricerca e di alta formazione.

Questo mi sembra possibile ogni qual volta un dipartimento tematico e multidiscipli-nare sostiene un progetto didattico di chia-ra rilevanza politecnica, ed esiste un’ampia sovrapposizione tra il collegio della facoltà e quello del dipartimento. In questo caso, il concetto di “scuola” potrebbe essere perti-nente. Mi sembra peraltro necessario che dipartimenti strettamente disciplinari con-tinuino a svolgere le loro funzioni di ricerca, offrendo servizi didattici a una varietà di scuole o facoltà. Così come sono necessarie facoltà per gestire progetti formativi trasver-sali, che attraversano le strutture di ricerca di dipartimenti diversi. Sarebbe utile poi concepire macro-aree di coordinamento per gruppi di strutture affini (siano dipartimen-

ti, facoltà o scuole) .

Un progetto rilevante e discusso è quello del-la trasformazione di facoltà e dipartimenti in “scuole”, può spiegare meglio in che cosa consiste di preciso?

Sulla base di quanto ho già osservato, la “scuola” non dovrebbe essere intesa come una innovazione inedita e tanto meno come un modello da imporre immediatamente a tutto l’ateneo. Si tratterebbe soltanto di dare una forma istituzionale più adeguata allo stato delle arti, per strutture complesse per le quali già esistono ampie sovrapposizioni tra funzioni di didattica e di ricerca.

Ma per altre realtà, sarebbe necessario, a mio avviso, confermare i modelli attuali. Senza di-menticare che l’obiettivo della semplificazio-ne del quadro istituzionale potrà svolgere un ruolo rilevante per il buon funzionamento e la migliore visibilità dell’ateneo. Il quadro istituzionale attuale prevede un sistema as-sai complicato di relazioni tra facoltà, dipar-timenti, poli e strutture centrali. La nostra visibilità all’esterno non è favorita dall’alto numero di strutture attualmente esistenti.

Ogni processo di cambiamento porta dietro delle inerzie e delle opposizioni? Ne esisto-no in questo caso e come superarle secondo lei?

Ogni processo di cambiamento suscita legit-time reazioni. In questo caso, per ora, sono emerse solo alcune preoccupazioni prelimi-nari, che probabilmente risentono della pe-culiarità dei punti di vista e forse riflettono qualche interesse o timore immediato. Alcu-ne obiezioni dipendono probabilmente dal-la pluralità delle visioni culturali, perché il mondo Politecnico è certamente complesso e vario. Non dubito però della capacità della istituzione di dare vita a un confronto vivo e a una sintesi efficace e lungimirante. <

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UNIVERSITA’

... era sempre stata qua ma solo ora l’abbiamo trova-ta, la ricetta per valoriz-zare il talento e rendere il

paese più giusto, e perché no, anche più ricco. Corre voce che se il merito venisse veramen-te riconosciuto potremmo eliminare i vincoli che ci legano al nepotismo, ai rapporti di po-tere e alle baronie, gestire meglio le risorse e far tornare i bilanci in verde. Insomma, una vera manna.

Ma cosa sia veramente il merito e come si ri-esca a definirlo nessuno l’ha ancora spiegato. In compenso si è aperta una gara nazionale a colpi di scoperte sensazionali dell’ultimo mi-nuto e riconoscimenti tra i vari atenei, come se tutti i ricercatori, in preda all’ansia da pre-stazione avessero assunto un pastiglione di viagra.

Scopriamo così che il Polito è la sesta univer-

LA MAGICAMEdICINA

..Per non essere privilegio di pochi, il merito deve essere innescato da una società in cui a tutti viene data la possibilità di

godere dei beni primari...

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sità d’Europa, che l’Università di Ca-gliari ha ben 2 ricer-catori nel team del Cern di Ginevra e che a Pavia, la molecola anti aids l’ha scoper-ta un team di preca-ri... nessuno sembra però soffermarsi sulla dimensione del riconoscimento so-ciale, ovvero di come ai ragazzi sardi sia data la possibilità di sopravvivere sen-za doversi arruola-re nell’esercito, di come Torino cresca anche senza la Fiat o di come Pavia deb-ba molto del proprio

benessere al fortissimo rapporto studenti/residenti, senza dover forzatamente ricorre-re a scoperte strabilianti.

Tuttavia resta da stabilire cosa sia vero meri-to, innanzitutto perché non è possibile defi-nire con rigore il differente peso tra capacità personali e condizioni sociali.

Per non essere privilegio di pochi, il merito deve essere innescato da una società in cui a tutti viene data la possibilità di godere dei beni primari, uguaglianza di trattamento e di opportunità.

Poi ci si imbatte nella questione etica, di chi elabora il sistema di valutazione, di come viene fatto funzionare e chi vi è sottoposto.I principali sistemi che si stanno studiando tendono a valutare didattica e ricerca dei no-stri docenti; ma a noi studenti cosa interessa veramente? Ricevere una didattica di qualità, avere professori dotti e capaci di insegnare e un percorso di studi non ripetitivo o saperli capaci di ricerche riconosciute internazio-nalmente?

Se vogliamo davvero parità di formazione e uguaglianza di trattamento dobbiamo richiedere che il merito di un professore di-penda dalla capacità di trasmettere le pro-prie conoscenze, quanto approfondisce la materia e come ci coinvolge, quindi dalla qualità del proprio insegnamento.

Tutto il resto va comunque valutato, ma sepa-ratamente, con un altro sistema e ripartendo da zero. La qualità si raggiunge attraverso di-verse forme di merito, non certo mischiando tutto in un calderone da strega. Le magie la-sciamole all’università di Hogwarts e ai fan di Harry Potter. <

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FERMENTO E TECNOLOGIE

Un giorno, Tremonti si svegliò e dis-se: “Ho fatto un sogno!”. Illumi-nato dall’esperienza, raccontò la sua idea alla Gelmini che di tutta

risposta disse “Tagliamo i fondi universitari” e insieme concepirono il D.M. 133.

Questo è una parodia di quello che stava e che sta succedendo nel nostro stivale.Con questa proposta che da poco tempo si è trasformata in legge, si danneggia l’Univer-sità e tutto quello che è collegato ad essa.Con l’arrivo della 133 si prevede un futuro op-primente per l’Università, tagli indiscrimina-ti a tutti gli atenei, non si guarda l’effettiva efficienza dei poli universitari, si taglia a raso terra, mettendo in difficoltà quegli atenei che hanno i conti in regola e che progredisco-no nella ricerca e nell’insegnamento:

ONQQLn8uSFM (INTERVISTA PROFESSORE UNI VERONA).

Le assunzioni dei ricercatori sono ridotte all’osso, si elimina il turn over, di conseguen-za, il ricercatore disoccupato, viste le po-che occasioni di occupazione, è costretto a “fuggire” all’estero per riuscire a trovare un lavoro e se pensiamo che questo fenomeno di “fuga”, esiste già da tempo e che la stessa Unione europea ha dichiarato che l’Italia è uno dei paesi europei con i più bassi inve-stimenti nella ricerca mi viene da piangere. Rimaniamo indietro nei confronti degli altri paesi, aspirando a innovazioni tecnologiche e ai benefici che altri paesi hanno già svilup-pato, magari grazie ha uno dei nostri ricerca-tori, oltre il danno anche la beffa:

M4M6be7JQT4 (RICERCATORE INFORMATICO PISA);_forHB0mp8Y (DOTTORANDO SOCIOLOGIA NAPOLI).

Inoltre, gli atenei rischiano di diventare cor-porazioni, perché senza fondi pubblici l’uni-co modo per sopravvivere è trovando i fon-di privati, che non si lascerebbero scappare l’occasione. Saremo galline dalle uova d’oro, pronte per essere spennate.In questa situazione di pericolo, dove non c’è nessuna proposta di sviluppo, lo studente, il ricercatore, il dottorando e gli stessi profes-sori hanno deciso di intervenire, hanno pro-testato.

I link ai video delle proteste universitarie

su Youtube

di Lorenzo [email protected]

LA PROTESTA IN RETE

Per vedere i video su Youtube anteporre http://it.youtube.com/watch?v= al codice indicato

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Si sono organizzati e hanno detto NO al D.M. 133, hanno lottato pacificamente per difen-dere i propri diritti e per cercare soluzioni migliori per la gestione dell’università.

5T9qUA7sjM0 (APOCALISSE NELLA SCUOLA).

Non si sono limitati a occupare qualche edifi-cio o a fare delle marce di protesta sulle stra-de italiane, si sono dati da fare e hanno mes-so in piedi concerti, teatri, lezioni all’aperto: LgUiQY_it1E (ASSEMBLEA BOVISA ALL’APERTO);_tZWRExBYr0 (LEZIONE ALL’APERTO BRERA);68lvduzIfW8 (CONCERTO SAPIENZA A ROMA Tg3);6YLY_5dyBVg (TEATRO CREATIVO FIRENZE).

Tutti noi, siamo scesi in campo per farci sentire, dovevamo farci sentire, utilizzando internet siamo riusciti a far dilagare la no-stra voce, la nostra protesta nelle case degli italiani.

Le persone andando in rete, potevano facil-mente constatare che la quasi totalità della popolazione universitaria non considerava giuste le scelte della Gelmini, lo si vedeva in ogni forum, ogni sito di comunicazione come Facebook, Youtube, Splinder, qualsiasi mezzo di comunicazione all’interno della rete:

smfEcLMFDdc (ANNO ZERO-CHIUSURA DI FACEBOOK).

In questo caso Internet ha svolto un ruolo importante, gli abitanti dell’Università ar-mati di telefonino, videocamera e anche di fantasia , hanno ripreso le iniziative create in ogni angolo di Italia:

eUz47q-XGrU (PROTESTA IN ITALIA).

Hanno usato la creatività così tanto rinoma-ta di noi italiani, realizzando video ironici, divertenti, per descrivere l’oscenità delle pro-poste del governo attuale, hanno espresso la loro opinione:

Q9AQkRGAcZM (ADOTTA UNO STUDENTE);

xqBwhv4pUiA&feature=related (TG UNIVER-SITARIO).Hanno riempito il web di testimonianze di-rette di quello che volevano esprimere,hanno creato informazione:

-6fzWtWpEhA (LA TERNA SINISTRORSA IN A2 POLI).

Purtroppo ci sono stati episodi poco edifican-ti, anche loro documentati con cura come è giusto che sia, pochi ma ci sono stati:

ZqVr1l9fOdA (DIRETTA MALTESE ROMA);uPL3VKjDDF4 (OCCUPAZIONE CADORNA).

Non sono stati immessi su Internet solo do-cumenti auto prodotti dai diretti interessa-ti ma sono stati pubblicati in rete spezzoni di importanti trasmissioni a distribuzione nazionale, a significato che lo sforzo è stato premiato:

gL7NaiImHo8 (IENE FACOLTA’ DI CHIMICA).

Concludendo, ho visto pochi studenti che si sono schierati per non protestare, per continuare come nulla fosse, ci sono stati atti di violenza inutili ma, la maggior par-te degli studenti italiani si è schierata con-tro il D.M.133 in modo pacifico e costruttivo, partecipando in diversi modi alla protesta, hanno collaborato insieme, per difendere i propri diritti nello studio, insieme al diritto di lavorare per i ricercatori e la salvaguardia dell’Università per i professori. <

Per vedere i video su Youtube anteporre http://it.youtube.com/watch?v= al codice indicato

18 LANTERNA

MONDO

La nostra indignazione fa parte della soluzione

di Elena Argolini e Ibrahim ‘abd an-Nur [email protected] - [email protected]

Palestina libera

La progressiva riduzione dei territori palestinesi

Febbraio 2009 19

Gli atroci accadimenti nella Striscia di Gaza ci obbligano, purtroppo, a riprendere ed approfondire un argomento già trattato in prece-

denza su queste pagine, e cioè la questione palestinese.

Per cercare di capire meglio la situazione del Vicino Medio Oriente dobbiamo innanzi tut-to ricordare che:

• Nel 1948 con la “risoluzione 194” il Consiglio di Sicurezza dell’ ONU sancì la formazione dello Stato ebraico di Israele su un territorio di origini arabo/musulmane, storicamente sotto il controllo inglese per ragioni politiche ed economiche.

• Il popolo Palestinese è a tutt’oggi costretto in condizioni di povertà e di sottosviluppo sociale e culturale, e non può godere di una rappresentanza politica riconosciuta come Stato a livello internazionale.

• Hamas (lett. “Fervore”), attualmente l’or-ganizzazione politica più influente in Pale-stina, nacque come risposta alle esigenze del popolo Palestinese e come espressione del suo legittimo diritto all’autodifesa dalle vio-lenze dell’occupazione israeliana – benché, è chiaro, la tutela di questo diritto attraverso tattiche di violenza terroristica, non possa essere giustificato in alcun modo, né sul pia-no morale né su quello materiale della lotta politica.

La risoluzione ONU del 1967 stabilì dei confini precisi tra lo stato di Israele ed il costituente stato di Palestina. A tutt’oggi questa risolu-zione viene del tutto ignorata e svilita.

Lo stato di Israele ha lungamente proceduto all’indebita acquisizione di territori ed alla costruzione illegale di colonie ed insedia-menti in territori Palestinesi; all’espropria-zione , incarcerazione ed espulsione di civili Palestinesi, ed alla sistematica diffusione di check-points militari al di fuori dei propri confini nazionali, e nei pressi delle maggiori città della Palestina araba.

Assistiamo oggi alla prosecuzione di quella politica aggressiva e guerrafondaia in nome dell’antiterrorismo, nata con la guerra “pre-ventiva” dell’America di Bush ai talebani, ma che di fatto ha calpestato la Dichiarazione universale dei diritti umani, e ha creato un pericoloso precedente per attaccare impu-nemente la “presunzione di colpa”, in nome della lotta al terrore e a favore della libertà, forte del silenzio e consenso mondiale dopo i tragici avvenimenti dell’11 settembre.

Il massacro perpetrato dalle forze dello Stato di Israele nella Striscia di Gaza, a partire da-gli ultimi giorni dello scorso dicembre, rap-presenta l’ultima e più efferata espressione di un sanguinoso assedio, di cui i Paesi euro-pei e gli USA sono i primi responsabili.

In quanto cittadini Italiani, volenti o nolenti, condividiamo a pieno tale responsabilità: è nostro preciso dovere prendere una posizio-ne chiara rispetto alla strage di Gaza. I valori di giustizia e libertà di cui la nostra Costi-tuzione è la prima espressione ed il miglior portavoce, ci obbligano a rompere il silenzio circa le disumane condizioni di vita della po-polazione palestinese, e ad invocare il rispet-to della sua dignità a fronte della brutale occupazione israeliana. <

Palestina libera

20 LANTERNA

ATTUALITA’

Era il 1981 quando Enrico Berlinguer, dalle colonne de la Repubblica, usa-va il termine “questione morale” per identificare tutti quei comportamen-

ti con cui ormai la politica era entrata nelle istituzioni e nell’economia, condizionandole per gli interessi della propria parte e non per l’interesse generale.

Quasi 30 anni dopo questo termine è torna-to ad investire il principale partito di centro-sinistra, che contiene molti eredi del partito che fu di Berlinguer, a causa di una serie di inchieste che hanno visto coinvolti i propri amministratori. Ora, dice la destra, il PD non potrà più dire di avere una presunta “supe-riorità morale” perchè anche suoi esponenti sono caduti nella trappola giudiziaria.

Chi è di sinistra è stato un po’ rintronato da queste notizie. Ci si è divisi tra i giustizialisti più puri, che hanno chiesto l’immediato al-

lontanamento anche di chi fosse solo inda-gato, e i garantisti, che chiedono di aspettare l’ultimo grado di giudizio dei magistrati pri-ma di giudicare un politico.

La verità, ovviamente, starà nel mezzo. Ma non vogliamo dare ricette o proporre solu-zioni, vogliamo solo esprimere il rammarico per quello che accade, alcune constatazioni e una speranza per il futuro.

Il rammarico ci vede arrabbiati. Siamo arrab-biati per due motivi. Primo, perchè sicura-mente in questa campagna stampa si fa di tutta l’erba un fascio, mentre le situazioni di Napoli, Abruzzo, e altrove sono MOLTO di-verse. Si pubblicano tutte le intercettazioni e si suggeriscono per esse interpretazioni tal-volta forzate. Siamo arrabbiati perchè il PD e la sinistra in generale hanno una schiera di ottimi amministratori che sono i “primi lob-bisti dei cittadini” e non certo degli interes-si personali. E che rischiano di pagare colpe non loro e avere un’immagine infangata.

Siamo però ancora più arrabbiati per un se-condo motivo. Siamo ancora più arrabbiati

A rimetterci saremo noi, sia come cittadini qualunque sia come giovani“proprietari” del futuro.

di Carlo [email protected]

Una questione morale

Febbraio 2009 21

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con tutti quei dirigenti politici che, parten-do da qualche presupposto di “diversità”, sentendosi dalla parte moralmente “giusta”, identificando nella causa della loro elezione e del loro successo il bene comune, si adope-rano in qualsiasi modo per procurarsi mez-zi che li portino al successo. E nel procurarsi questi mezzi accettano compromessi con imprenditori che cercano terreni da edifica-re, appalti da vincere, aziende da comprare; e che in cambio forniscono voti, ma soprattut-to “contributi”, finanziamenti e posti di lavo-ro, che a loro volta forniscono “fidelizzazioni” e pacchetti di voti.

Non vogliamo vivere illudendoci che la politica dovrebbe essere totalmen-te inattaccata da qualsiasi forma di favore, scambio o “cordata”. Sappia-mo che quelli che a volte sembrano “scambi” e pressioni non sono altro che modi per portare avanti un pro-getto in cui si crede e da cui non si avranno tornaconti personali se non la gloria. Sappiamo anche bene che però non tutti fanno politica per pas-sione. Ma crediamo ci sia un limite oltre il quale l’insieme di magagne non sia più fisiologico ed intacchi il normale funzionamento del mercato e della democrazia: quando viene co-stantemente favorito l’imprenditore che “conosce” di più, il messaggio sarà quello di non pensare all’inno-vazione e alla ricerca, ma alle cene e ai club esclusivi. Quando per favorire dei contributi alla propria corrente si intaccano beni pubblici o paesag-gistici si fa un danno perenne ad un territorio. E tanto altro ancora.

Siamo particolarmente arrabbiati con chi è entrato in un meccanismo tale che non gli permette neanche più di comprendere di trovarsi nel torto. A rimetterci saremo noi, sia come cittadini qualunque sia come giovani“proprietari” del futuro. L’auspicio, allora, è che questo polve-rone serva a far aumentare il controllo sociale sulla politica. L’auspicio è che l’informazione più aperta e accessibile renda la cittadinan-za sempre più informata e i politici sempre più attenti alle loro azioni. E che quando la classe politica sarà composta da gente della nostra generazione l’Italia sia più bella, giu-sta e aperta a tutti. <

Una questione morale

22 LANTERNA

ATTUALITA’

L’ultimo di una serie di scandali che riguardano l’università viene da Messina: un concorso per un solo posto, un unico partecipante, il

figlio del professore. L’ennesimo scandalo dell’Università che Perotti, autore del libro “L’Università truccata”, definisce come uno degli esempi di carrozzone della pubblica amministrazione, fatta di sprechi e di scarsa qualità della ricerca e della didattica. E as-sieme all’università di Messina, spuntano i bilanci in rosso di tanti Atenei, una crescita esponenziale delle sedi universitarie e dei corsi di laurea. […].

Poi a guardare tutte le statistiche, si legge ad esempio che i ricercatori italiani producono più del 4.5 % […]delle pubblicazioni mon-diali. Indice che in Italia la ricerca prodotta è di qualità, e realizzata per la maggior parte dalle Università (80% del totale delle pubbli-cazioni) e che a fronte di investimenti com-plessivi in ricerca, in l’Italia inferiori dell’1% del PIL, le aziende in particolare coprono solo il 40% […]. Dal punto di vista dell’innovazio-ne manca quindi il tradursi delle attività di ricerca in brevetti da parte delle aziende. […]Accade che ad Agosto, il ministro Tremonti, all’interno del decreto per il taglio preveda alcuni tagli consistenti per il sistema uni-versitario[…]. Tre provvedimenti che hanno acceso una serie di proteste, tanto più giusti-ficate dal fatto che in Italia si investe il 28%

di Pil pro-capite per studente (6,394 euro per studente) rispetto ad una media europea del 39% […]. Proteste anche da parte dei rettori e in particolare di quelli che da anni vedono un progressivo sottofinanziamento dei pro-pri Atenei ai quali un ulteriore taglio avreb-be significato l’ennesimo ridimensionamen-to degli obiettivi e delle politiche didattiche e di ricerca. […] Quella predisposta dal Gover-no rappresenta un politica dell’accetta dove si taglia pur di fare cassa, anziché una più acuta politica del cacciavite dove si cerca di aggiustare le anomalie che pure esistono nel sistema universitario italiano.

Il dibattito che ne è derivato ha prodotto qualcosa di positivo:la gente ha iniziato ad interessarsi del “problema-sapere” e si è ini-ziato, seppur timidamente, a trovare soluzio-ni alle distorsioni che ancora ci sono: propo-ste del PD sull’università, DL 180 da parte del governo con alcune modifiche importanti su FFO, turnover limitato per le università mi-gliori, avanzamenti di carriera dei docenti e concorsi per ricercatori; […].

Queste modifiche tuttavia non rappresenta-no una riforma. Seguendo un’analogia con il funzionamento di un qualsiasi strumento tecnologico è possibile dire che con questo ultimo DL si è intervenuti sul software del sistema, ma non sull’hardware, dove i tagli consistenti all’università infatti permango-

La questione universitariavista dai Giovani Democratici

Febbraio 2009 23

no. Non si è parlato di riforma della gover-nance[…], né di valutazione considerato che i soldi previsti per la nascita dell’Agenzia di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) sono ancora bloccati. Poi c’è un aspetto importante che è la sussidiarietà della valutazione. […]Riteniamo che molto si debba ancora fare. Per dare una sferzata al sistema occorro-no scelte coraggiose, che un Governo con una forte maggioranza, e un’opposizione responsabile, potrebbe compiere. La prima che proponiamo è il ripristino di una tassa di successione sui patrimoni elevati come c’è in molti paesi occidentali, per finanziare un massiccio intervento sulle borse di studio, sull’edilizia scolastica e le residenze univer-sitarie. […].

Un intervento a favore del diritto allo studio (che non è diritto “di studiare” per tutti in tutte le università, ma diritto dei “meritevo-li privi di mezzi” di esser messi nelle giuste condizioni per arrivare ai “gradi più alti”) sarebbe particolarmente utile in Italia, un paese dalla bassissima mobilità sociale, dove contribuirebbe a fare in modo che il succes-so nello studio dei figli non sia più così tanto legato alle condizioni di partenza, ovvero al ceto sociale dei genitori. […]. Bisogna infine intervenire fortemente sulla valutazione a tutti i livelli, in modo da riallinearci a tutti quei paesi in cui esiste un’agenzia seria di

valutazione che garantisce efficienza, quali-tà e sviluppo per gli atenei, legandone anche parte dei finanziamenti. Non bisogna dimen-ticare l’importanza dell’internazionalizza-zione favorendo l’arrivo di studenti e docenti dall’estero in modo da riequilibrare la fuga dei cervelli. E poi bisogna anche intervenire con iniziative di rientro dei giovani migliori nelle regioni più disagiate del paese al fine di favorirne lo sviluppo e limitarne il deficit culturale, come ad esempio si fa in Puglia attraverso le borse di studio per la specializ-zazione post lauream ed attività formative elevate in Italia e all’Estero, che vede i giova-ni come risorsa e investimento per il futuro. Allo stesso modo si potrebbe intervenire an-che a livello universitario offrendo una borsa di studio ai migliori diplomati. <

La versione originale e completa dell’articolo è di-sponibile su PdPoli.wordpress.com

Politecnico Democratico (pdpoli.wordpress.com) è un gruppo di studenti vicini al Partito Democra-tico che nasce da alcuni membri della Terna Sini-strorsa (www.ternasinistrorsa.it), l’associazione politico-culturale di riferimento degli studenti di centrosinistra del Politecnico di Milano, nata 12 anni fa e tuttora presente con il maggior numero di rappresentanti degli studenti in tutti gli orga-ni di governo dell’università. Le principali attività della Terna Sinistrorsa sono: rappresentanza degli studenti, proposte in materia di università, attivi-tà culturali per gli studenti.

La questione universitariavista dai Giovani Democratici

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Lanterna è solo una delle tante iniziative e produzioni de “La Terna Sini-strorsa”: il gruppo dei rappresentanti degli studenti del Politecnico di Mila-no che riunisce tutti gli studenti di sinistra che vogliono vivere l’università in modo attivo e propositivo.

[email protected]. 02.2399.2639

dOVE SIAMO LEONARdO: Aule rappresentanti (vicino V.2)BOVISA-LAMASA: Aula rappresentanti accanto alla CLUPBOVISA-dURANdO: Aule rappresen-tanti vicino all’ovale

RIUNIONI Tutti i mercoledì alle 18 nell’Aula Terna in Interfacoltà a Leonardo

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REdAZIONEMichele Pizzorno, Elena Argolini,denis Gervasoni, Lorenzo Salciccia, Giovanna Borrello

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