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“El que busca la verdad corre el riesgo de encontrarla.” Isabel Allende Primavera 2014 #45 LANTERNA Periodico dell’associazione studentesca “La Terna Sinistrorsa”

Lanterna #45

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POLITECNICO

“El que busca la verdad corre el riesgo de encontrarla.”

Isabel Allende

Primavera 2014#45LANTERNAPeriodico dell’associazione studentesca “La Terna Sinistrorsa”

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INDICE

Missione: Europadi Fabrizio Colombelli

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Twitch Plays Pokémondi Federico Bortot

10 cose che ti mancheranno del Nord Europadi Mariagloria Posani

Enigmi a cura di Bruno Pizziol e Matteo Romeo

Valparaísodi Giulia Di Gregorio

#naovaitercopadi Mik Cuccu

Che cos’è il CUG? di Alba Bernini

PoLifea cura di Andrea Sposari

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“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi cre-ativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”.

Con queste parole Robert Schuman, l’allora ministro degli affari esteri del governo francese, ispirato dal collega Jean Monnet, il 9 maggio 1950 ini-ziava il celebre discorso con cui pro-poneva la creazione di una comunità europea del carbone e dell’acciaio: l’anno seguente, esattamente il 18 aprile 1951, Belgio, Francia, Germa-nia Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi siglarono il Trattato di Parigi e istituirono la CECA. La “Di-chiarazione Schuman” fu la prima tappa di quel processo di integrazio-ne europea che mira a costruire un’u-nione economica e politica tra diversi stati del vecchio continente e che ha portato, tra le varie cose, alla nascita dell’Unione Europea (Trattato di Ma-

astricht, febbraio 1992), il cui parla-mento saremo chiamati a rinnovare tramite le elezioni del 22-25 maggio.

Oggi, purtroppo, quel processo di in-tegrazione iniziato più di 60 anni fa, sta vivendo una fase di stallo e rischia addirittura di essere compromesso. L’intellettuale francese Bernard-Hen-ri Levy si è spinto oltre, dichiarando nel suo manifesto “Europa o caos” che l’Europa, intesa come sogno e progetto di unione politico-economi-ca, non è semplicemente in crisi, ma sta proprio morendo.

Da qualche anno a questa parte, in effetti, le istituzioni europee non go-dono di buona reputazione e diver-si sondaggi condotti in molti paesi dell’Unione sono concordi nel mo-strare una progressiva perdita di con-senso e di fiducia nei confronti delle stesse.

EDITORIALEMISSIONE:EUROPA

di Fabrizio Colombelli

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Un recente studio effettuato dal Par-lamento europeo ha messo in luce come la partecipazione al voto del Parlamento di Strasburgo nei paesi membri sia calata in media, dal 1979 al 2009, di circa 19 punti percentuali; ancora più preoccupante il dato rela-tivo all’ultima tornata elettorale del 2009 che fissa il tasso di astensioni-smo al 70% fra i giovani tra i 18 e i 24 anni, e al 66% fra le persone che si dichiarano appartenenti alla fascia di popolazione dal reddito medio-bas-so. Cause principali dell’astensione sono la scarsa conoscenza dell’Unio-ne europea e del funzionamento del Parlamento di Strasburgo, il man-cato interesse per gli affari europei e la mancanza di dibattito pubblico in campagna elettorale. Un dato che non sorprende più di tanto poiché di-stricarsi nel marasma delle istituzioni europee risulta un’impresa ardua an-che per i più attenti e informati. Basti pensare che oltre all’UE esistono sva-riate istituzioni sovranazionali indi-pendenti come il Consiglio d’Europa e la Corte europea dei diritti dell’uo-mo che niente hanno a che vedere con il Consiglio europeo e con la Corte di giustizia dell’Unione europea. Quanti saprebbero delinearne le differenze e dire quali funzioni svolgono? Non dovrebbe quindi stupire che un citta-dino non si senta invogliato a votare per qualcosa di cui non comprende chiaramente il senso e l’utilità.

Oltre che dalla disaffezione e dall’a-stensionismo, il progetto di un’Eu-ropa unita è minacciato da un altro problema ancor più grave, ossia il

proliferare e il successo elettorale di movimenti e partiti cosiddetti “eu-roscettici” quali il Front National francese, il PVV olandese, il Vlaams Belang belga, il movimento Jobbik ungherese, l’UKIP inglese e i nostra-ni Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Questi sono solo alcuni degli esempi più noti ma simili esperienze hanno cominciato a farsi strada anche in Germania e nei paesi scandinavi e al-cuni analisti stimano che, sommando insieme i seggi potenziali, l’antieu-ropeismo transnazionale potrebbe pesare per un terzo del nuovo Parla-mento europeo.

Del resto la storia insegna che in un contesto di crisi, quando la popola-zione si impoverisce, le opportunità lavorative scarseggiano e le istituzio-ni sembrano latitare, trovano terreno fertile proposte politiche radicali che si pongono in netto contrasto con il potere politico dominante. Le crisi, infatti, generano incertezza e questi nuovi soggetti politici, semplificando demagogicamente la realtà economi-co-sociale, si offrono portatori di cer-tezze e difensori dei bisogni insoddi-sfatti dei cittadini.Lo schema è semplice e prevede l’in-dividuazione di un capro espiato-rio additato come causa primaria di qualsiasi male (l’euro, la BCE, gli im-migrati, …); dei valori universali, so-litamente densi di carica emotiva, su cui far leva per riscuotere consenso (patria, nazione, religione, …); infine, delle soluzioni tanto semplici e im-mediate quanto inefficaci per supera-re qualsivoglia difficoltà contingente

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(uscita dall’euro e dall’UE, ripristino dei dazi doganali, ...). Non a caso tutti i partiti e movimenti citati sono acco-munati da istanze nazionaliste, regio-naliste e di contenimento dell’immi-grazione che spesso si tramutano in atteggiamenti di intolleranza, se non di manifesta xenofobia.

Il quadro politico attuale rispecchia perfettamente questa condizione, tant’è che nel dibattito mediatico spesso si parla di Europa in termini negativi e dispregiativi: troika, poteri forti, banche, austerità, rigore, diktat sono tra i termini che vanno per la maggiore in abbinamento con la pa-rola Europa.

Si tratta tuttavia di un film già visto, di schemi già applicati che hanno portato solo danni, ultimo fra tutti la seconda guerra mondiale.Fu proprio per evitare il ripetersi di catastrofi simili che i padri fondatori dell’integrazione europea inventaro-no una delle proposte politiche più innovative, ardite e lungimiranti del secolo e che ancora fatica a concretiz-zarsi.

Ecco che allora ritorniamo alla frase di apertura e al vero motivo che spin-se gli stati europei a ideare un modello di sviluppo e di organizzazione diver-so, che ridisegnasse concettualmente, allargandoli, i confini dei singoli pa-esi, al fine di trovare nuove forme di interazione e rapporto che creassero pace e stabilità nel continente.“Per secoli francesi, italiani, tede-schi, spagnoli e inglesi si sono spa-

rati a vista. Siamo in pace da meno di 70 anni e nessuno si ricorda più di questo capolavoro: che pensare a un conflitto Spagna-Francia, o Italia-Germania, oggi suscita ilarità”.In poche e semplici parole Umberto Eco riesce a spiegare perfettamente come non sia per nulla banale il fatto che da quasi 70 anni si riesca a man-tenere la pace in un territorio che per secoli è stato ininterrottamente tea-tro di guerre e battaglie. Non è banale perché la guerra non è un concetto appartenente al passato remoto ma è un qualcosa di vivo. La guerra non è in via di estinzione, ma è storia re-cente, contemporanea e futura e per rendersene conto basterebbe fare un giro nei Balcani, in Egitto, in Libia, in Medio Oriente, in Iraq, in Afghani-stan, in Ucraina, in Mali e si potrebbe continuare ancora a lungo.

Per sconfiggere astensionismo ed euroscetticismo bisogna quindi agi-re su diversi fronti. In primo luogo è prioritario ricomporre la frattura tra cittadini e istituzioni, migliorando la comunicazione e coinvolgendo mag-giormente la cittadinanza nella poli-tica europea. Il sistema scolastico e il sistema mediatico possono giocare un ruolo importantissimo in tal senso: il primo prevedendo spazi adeguati all’insegnamento della storia dell’in-tegrazione e delle istituzioni europee, il secondo stimolando maggiormen-te il dibattito e l’approfondimento di tematiche inerenti l’Europa. Senza un’opinione pubblica informata, va da sé, l’Europa non può esistere.In secondo luogo è necessario risco-

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prire i valori fondativi del progetto di unità europea attorno ai quali co-struire solide basi per l’Europa del fu-turo. Per allontanare lo spettro della devastazione, negli anni ‘50 le parole d’ordine erano cooperazione, unione, integrazione; oggi sono sovranità na-zionale e autonomia, ma il ritorno ai particolarismi dei singoli stati e alle valute nazionali non è la strada giu-sta da intraprendere. Al contrario, c’è bisogno di una risposta collettiva, di obiettivi condivisi verso cui tende-re, in poche parole, di più Europa: un’Europa che, è fuori di dubbio, do-vrà essere ben diversa da quella at-tuale, certamente più forte e con una giurisdizione maggiore negli affari nazionali.

Senza Unione i singoli stati membri andranno inesorabilmente incontro a un destino di irrilevanza politica ed economica, schiacciati dalle potenze asiatiche ed africane che emergeran-no prepotentemente nei prossimi de-cenni.

Costituzione europea, unione banca-ria e esercito europeo sono solo al-cune delle misure che si potrebbero adottare per cambiare in meglio l’Eu-ropa, per le quali è tuttavia indispen-sabile una grande legittimità politica.

La mia speranza è che il progetto di integrazione europea esca rafforzato dal verdetto delle urne ma se così non dovesse accadere non si legga il risul-tato come una sconfitta, bensì come una sfida: all’uscita di questo numero del Lanterna gli esiti delle votazioni

saranno già noti e starà a tutti noi cit-tadini europei valutare la situazione e decidere non se, ma in che direzione focalizzare i nostri sforzi e il nostro impegno civico.

Noi studenti, probabilmente più di al-tri, possiamo contribuire in maniera determinante a rilanciare e legittima-re quel progetto politico di Unione eu-ropea, non da soli però: insieme agli amici di infanzia che ora studiano o lavorano a Berlino o a Londra; insie-me ai fratelli che han seguito in patria le fidanzate conosciute durante la tesi o il dottorato; insieme ai compagni di corso scandinavi, spagnoli, tedeschi o francesi conosciuti in erasmus; in-somma, insieme a tutti i conoscenti, amici e parenti che hanno deciso di vivere la propria quotidianità parlan-do un’altra lingua, in un’altra terra.

09/05/2014

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“Ciao! Allora oggi vieni con noi?”“No, oggi non posso: ho la riunione del CUG!”“Ah ok! ...No aspetta, ma CHE COS’È IL CUG?!”

...Diciamo che ogni volta che nomino il CUG la scena è più o meno sempre la stessa. Per questo ho deciso di scrivere due righe per spiegare che cos’è e di cosa si occupa!

CUG sta per Comitato Unico di Garanzia ed è l’organo dedito a prevenire, mo-nitorare ed affrontare situazioni in cui si verificano discriminazioni di genere, orientamento sessuale, età, origine etnica, ...insomma, tutti i fattori di rischio che possono essere presi in considerazione. L’altro obiettivo del Comitato è rendere l’ambiente di lavoro/studio il più funzionale e il più confortevole pos-sibile e, in quest’ottica, si sono portate avanti iniziative come ad esempio l’a-pertura di asili per i figli dei dipendenti del Poli.

Inoltre, presso la sede del CUG, all’interno del Campus Leonardo, dal 2010 è presente la Consigliera di Fiducia, l’avvocato Tatiana Biagioni, che fornisce non solo una tutela legale, ma anche un’assistenza e una consulenza in caso di molestie o di mobbing (un insieme di atteggiamenti ripetuti nel tempo, sia da parte di superiori, sia da parte di colleghi, che prendono di mira un individuo all’interno di un ambiente ostile con l’obiettivo di emarginarlo e di umiliarlo). Da quest’anno, in via sperimentale, è stato aperto anche agli studenti lo Spor-tello di Consulenza al Ruolo e al Disagio Lavorativo che, a differenza di Spazio-Ascolto (il servizio del Poli che offre un aiuto e un sostegno psicologico per mi-gliorare il rendimento accademico e l’organizzazione del carico di studio e per gestire l’ansia), offre un servizio a supporto della persona in caso di situazioni di disagio legate a discriminazioni e a difficoltà nei rapporti interpersonali.

Dal 2013 per la prima volta sono entrati a far parte del CUG anche un rappre-sentante degli studenti (che sarei io) e uno dei dottorandi (il dr. Antonio Devi-to). Abbiamo cercato di capire come intervenire nel modo più utile per tutta la comunità politecnica, anche perché finora le attività del comitato sono andate incontro soprattutto ai bisogni dei docenti e del personale tecnico/amministra-tivo. Per questo sarebbe interessante avere una vostra opinione sui servizi che

CHE COS’È IL CUG?di Alba Bernini

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secondo voi mancano all’interno del Poli e che potrebbero essere introdotti.

A breve sarà anche organizzato un concorso rivolto agli studenti per disegnare il logo del CUG. Stay tuned! :)

Foto di Elena Tecce

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Brasile, terra di contrasti.Tutti si preparano per l'evento calci-stico dell'anno.Fra poco più di un mese tutti gli occhi e le telecamere del mondo saranno puntati su questo paese, e l'attesa di squadre, tifosi e sponsor comincia ad

essere palpabile. Gadget, promozioni e pubblicità parlano tutte della Copa, e il giallo, il verde e il blu brasiliani si spiaccicano su qualsiasi grafica. Durante il mio intercambio Extra-UE a Curitiba, ho passato la settimana di Pasqua a Rio de Janeiro, il luogo sim-bolo di queste emozioni contrastanti. Scorci bellissimi, dove la natura pe-netra la città e inebria con viste stu-pende come quella del Corcovado e il suo trenino, le fotografatissime scale di Lapa, le emozionanti spiagge e lo-cali di Ipanema e Copacabana, Praia Vermelha, l'architettura coloniale del centro storico, la samba alla Pedra do Sal, i locali alternativi di Botafogo, i colori, gli odori. Basta abituarsi all’ac-coglienza un po' stranita verso noi gringos, che sappiamo solo andare lì per qualche giorno, condividere sel-fie, comprare tutto quanto possibile e in ogni dove per poi ripartire dall'ae-roporto Santos Dumont, con una bel-lissima vista di tutta la città all’alba.I carioca lo sanno bene, e offrono qualsiasi opportunità per consumare. Ciò che non si può comprare, per ora, è il tramonto mozzafiato dall'Arpoa-dor, da condividere con turisti di tutte le lingue, in silenzio, e illuminati solo

#NAOVAITERCOPAdi Mik Cuccu

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dagli schermi dei propri smartphone. E' come se buona parte del mondo intero in quel momento fosse lì, se non direttamente, attraverso i post di quelli che sono veramente lì, con la bocca aperta. Tutto questo e molto altro è ciò che Rio può offrire, sempre a condizione che tu rimanga nel super controllato recinto dei gringo, dove tutto è pa-tinato, perfetto, proprio come te lo aspettavi. Ma bisogna essere veramente insen-sibili per non accorgersi di tutto il re-sto. Di fianco ai condomini di lusso da mi-lioni di dollari, proprio lì accanto alla tua caipirinha o al tuo mate gelado, dietro l'angolo del tuo fast food etnico preferito, c'è tutto un altro mondo che vive Rio ogni giorno da una prospetti-va diversa. Un mondo inascoltato che sta cercando di farsi sentire. L'hashtag #naovaitercopa è il simbo-lo di questa protesta. Pare che siano stati fatti tagli econo-mici in molti settori, compreso quello della salute, per finalizzare i lavori di costruzione per la Copa do Mundo, poiché sono venuti a costare più del previsto (una storia che conosciamo bene anche noi).Nel contempo, il 30% della popola-zione brasiliana, secondo dati ONU, vive in condizioni precarie, in quelle che tutto il mondo chiama favelas. I gringo conoscono questo termine

perché, se vogliono, possono parte-cipare al "Tour Alemão" per scattare in sicurezza una foto in mezzo a case precarie e occhi straniti: anche i pro-blemi della città possono essere sfrut-tati in chiave turistica. Basta perdersi un attimo come gli in-genui, tra Santa Teresa e il Corcova-do, per sentire gli abitanti del posto avvisarti di non proseguire da solo perché è perigoso, e poi assistere alla lotta tra un ragazzino e una ragazza che vuole tenersi la sua borsa.E quando sei lì ad abbronzarti sulla spiaggia, e due bambini di non più di 6 anni passano a venderti le gomme da masticare, capisci che questo po-sto è dannatamente assurdo. Poi arriva l'ultimo giorno di vacanza. Solito giro di selfie turistici qua e là, temaki ad Ipanema, ed appuntamen-to con gli amici un po' più tardi per l'ultimo saluto a Copacabana.Proprio quella notte una mia amica mi invita a non muovermi da Botafo-go, perché a Copacabanasta succedendo il "disastro".Succede che quando tiri un elastico prima o poi si spezza.Succede che una manifestazione de-gli abitanti di Pavão-Pavãozinho si tramuta in uno scontro armato con la polizia.Succede che alcuni ragazzi vengono uccisi, e se non fosse morto un balle-rino della Globo (la rete nazionale), nessuno si sarebbe accorto di nul-la. Qui la gente dice che queste cose succedono spesso, proprio come noi potremmo non scandalizzarci più

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dell'ultima indagine sul politichetto di turno. Questo articolo non vuole essere una mera critica, né è mia intenzione fare l'opinionista - non ho glistrumenti né la conoscenza approfon-dita necessari - ma, caro gringo come me, concedimi per lo meno il lusso di informarti in merito all'altro lato di questo mondiale. L'hashtag #naovaitercopa è un buon punto di partenza, prova a interpreta-re il portoghese dei post, cerca gli ar-ticoli in italiano, guarda i video e con-dividili, insomma, lava via un po' di quella patina di "turbo/divertimen-to/tropicale" che è stata stesa sopra i problemi di questo paese, solo per aprire un po' di più il tuo portafoglio. Io non direi di boicottare il mondiale, vieni a sbatterci la faccia, vieni a pro-vare con i tuoi occhi e le tue orecchie il

buono e il cattivo tempo. Vieni a per-cepire con la tua sensibilità di uomo che questa protesta è una cosa lecita, spontanea, che è quanto di più vicino a una bassa provocazione possa esi-stere, per una persona che qui è nata e vive, e non viene solo a sfruttarne le bellezze per una settimana.Quando passerai di qui con i tuoi occhiali luccicosi, sciarpe e magliet-te tricolore, ricordati di guardare in alto, verso i "muri", perché è lì, dietro i riflessi del tuo bicchiere gelado, che ti accorgerai dei contrasti di questo paese. Un abbraccio grande come il mondo. 06/05/2014 #douglasrafael#therewillnotbeworldcup #fifagohome#sinaotiverdireitosnaovaitercopa

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15 aprile 2014

Sono a Valparaíso da due mesi in scambio per un semestre e ho già as-sistito a un terremoto, a un allarme tsunami e a un incendio. Il grande in-cendio a Valparaíso, una tragedia di portata internazionale, poiché la città é patrimonio dell’UNESCO.

Ieri abbiamo portato acqua e abbiamo aiutato la gente a ripulire dalle mace-rie quel posto che era la loro casa. È stato terribilmente intenso. Un sacco di giovani stanno portando aiuto e si lavora ancora per spegnere definitiva-mente i fuochi. La forma ad anfiteatro sul mare, le case in legno vicine e le colline ricche di vegetazione hanno fatto sì che l’incendio si propagasse in fretta. Ma la conformazione di Valpa-raíso e le sue case colorate, sono an-che ciò che la rendono magica.

Non esiste un’altra Valparaíso in tutto il Sud America e, in generale, nel mondo.

Non ero mai stata in Sud America e nemmeno ho girato il mondo intero, so solo che é impossibile non inna-morarsi di questa città coloratissi-ma, ricca di murales, eterogenea sia dal punto di vista architettonico che sociale. È un porto, è sporca e pie-na di cani randagi, che quando esco scendendo le escaleras (le scale), mi tengono compagnia finché non rag-giungo gli amici pronti per carretare (fare festa, in particolare si tratta di bere più che di ballare, in ogni caso musica raeggeton). Sono un popolo di bevitori e artisti, parlano velocissimo. È stato davvero difficile capirli all’ini-zio: inventano nuove parole nel corso della conversazione, mangiano tutte (e dico tutte!) le “s”, dicono “cachai?”

VALPARAÍSOdi Giulia Di Gregorio

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come “capito?”, “po” come l’italiano “cioè” e tra amici si chiamano ami-chevolmente “weon” (parola non più amichevole se detta fra sconosciuti, che preferisco non tradurre). Per di più il cileno non ha doppi sensi, bensì tripli o quadrupli.

La gente é sincera e burlona, pronta ad aiutarti, ma anche a prendersi gio-co di te con uno humour cinico che ha portato i cileni ad essere soprannomi-nati “gli inglesi del Sud America”.Il cielo qui, e ancora di più al Sud, in Patagonia, dove siamo stati settimana scorsa, sembra più profondo rispetto al cielo che ho sempre guardato in Europa. Di giorno é di un blu inde-scrivibile, di notte è pieno di stelle che sembrano tanto vicine da poterle toccare. Un altro colore che mi ha col-

pito molto qui è stato l’oceano “verde acqua” di Isla Negra, che ho potuto ammirare quando siamo andati a vi-sitare la casa del poeta Pablo Neruda, seppellito lì dopo essere stato ripor-tato a casa sua dopo la morte di Pino-chet. Per quanto riguarda la Patago-nia, nessuna macchina fotografica è riuscita a rendere i colori e i giochi di luce che ho potuto ammirare al parco di Torres del Paine.

Due settimane fa, la “clase” di spagno-lo si è interrotta per un sit-in violento fuori dall’università. Siamo scappati perché la facoltà stava chiudendo e uscendo dall’aula si vedeva nel cielo del fumo, per strada fuoco e ragazzi che raccoglievano pietre. Scappando con il “Micro” (pulmino), abbiamo incrociato tre camionette militari,

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che avrebbero poi risposto con acqua e lacrimogeni alla protesta. Di tutti gli studenti e amici che ho conosciuto (e alla facoltà di Diseño della Univer-sidad de Valparaíso ci si conosce un po’ tutti) nessuno ha mai preso parte parte alle rivolte violente, anche se percepisco del malcontento generale rispetto alle rette elevate.

Insomma, qui è sempre un’avventu-ra, non ci annoiamo mai e soprattutto le grandi emozioni ci stanno forman-do più di qualunque lezione all’uni-versità.

Vado a dormire ora, da voi in Italia è l’alba, anche se io preferisco i tramon-ti, quindi vi lascio con questo verso di Pablo Neruda:“Ho visto dalla mia finestrala festa del tramonto sui monti lonta-ni.A volte, come una monetami si accendeva un pezzo di sole tra le mani.” Nos vemos! Instagram: giulialogoTumblr: http://cieloaperto.tumblr.com/

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10 COSE CHE TI MANCHERANNO DEL NORD EUROPAdi Mariagloria Posani

L’Erasmus nel freddo nord della Germania, come tutte le esperienze, arriva presto alla fine.Impacchetti di nuovo tutte le tue cose - irrimediabilmente e misteriosamente triplicate in pochi mesi, e assolutamente intrasportabili - saluti i compagni di università, di viaggio e di serate-cliché, restituisci le chiavi del tuo quinto sudatissimo appartamento in città, e sei pronta per partire di nuovo. Impacchettare, spedire, metro, treno, aeroporto, check-in, liquidi, valigie, cos’ho dimenticato, partenza atterraggio Milano (che poi è Bergamo, che poi è Orio). Tornare a casa è sempre bello, è una cosa speciale, ti dà quella sensazione di familiarità e stabilità. In ovale ritroverai finalmente 28 gradi all’ombra insieme ai quali dimenticare la tesi fino al 22 luglio, ma ricorda sempre che ci saranno (almeno)

Troverai “10 cose che ti mancheranno dell’Italia” sulla nostra pagina Facebook, oppure fissando al lungo e con concentrazione questo QRCode!

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Le carrellate di bambiniLetteralmente. Papà in bici con porta-pupo, mamme che sembrano marsupiali e, soprattutto, babysitter che portano in giro carrelli stile Ikea con 8 piccoli nordici. Provate a re-stare indifferenti, provate.

La puntualitàQuando hai perso l’ultimo tram per un decimo di secondo perché è pas-sato esattamente alle 00.58... Pensa alla 92 e fai un bel respiro.

La carneUno pure se è vegetariano lo deve apprezzare, il fatto che in Sassonia hanno almeno 25 parole per definire ogni tipo di cottura di salsiccia. E che le trovi tutte.

Vivere a 30 m da una forestaC’è sempre parco Sempione! Se ti piace il ghiaino. Magari ci trovi pure un acero. Un pino nano. Una mimo-sa? Un cespuglio? Vabbè dai.

La calma la mattinaSui mezzi di trasporto ci si può sen-tire pensare, e le persone fanno que-sta cosa stranissima per non correre come dei matti: si svegliano prima. È per questo che sembra di avere tutto il tempo del mondo andando in uni-versità, anche se poi arrivi in ritardo di mezz’ora in perfetto stile italiano.

La metro in superficieTrovatemi un motivo per cui il tram e la metro non dovrebbero essere lo stesso mezzo, che scende e sale in-sieme ai binari. Niente?

L’informalitàCredo che con tutta l’ansia e il tempo risparmiati nel decidere tra il Lei e il tu - per poi risolvere con “Salve” - i tedeschi ci abbiano ricostruito la na-zione. E poi si siano detti “Ciao”.

La stanza singola di 10 metri quadriOk, il sovraffollamento nelle città è un problema. Ok, gli studenti a inizio anno non sanno mai dove andare. Ok, se solo scoprissero le stanze dop-pie, ci sarebbe il doppio dello spazio per tutti. Ma nella stanza media con parquet e vetrata dello studente uni-versitario, a Milano ci abiterebbero in 3 più cucina.

Potersi fidareIn un paese dove anche nella capita-le il postino ha le chiavi del palazzo e lascia la tua posta al vicino, e dove le porte degli appartamenti si chiu-dono solo per le vacanze, si respira un’aria diversa dalla M1 mani in ta-sca e zaino cucito addosso. Tutto qui.

Il tempo liberoOra, non so se sia solo una mia im-pressione, ma lavorare dalle 9 alle 17 mangiando un panino a pranzo e avere tutto il resto del giorno per vivere non è poi una scelta così ter-ribile. Per non parlare del “Ok, belle bozze, ci vediamo tra due settimane” in cui consiste la lezione media in fa-coltà.

Non c’è posto al mondo come casa, vero?

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Uno dei fenomeni più diffusi degli ultimi tempi in ambito videoludico è lo streaming: tramite un apposito program-ma che cattura le immagini sul nostro schermo e che le ca-rica su internet in tempo reale, è possibile condividere le proprie sessioni di gioco con un bacino di utenti potenzial-mente incredibile.

La piattaforma più utilizzata a questo scopo è Twitch: basta registrare un account e in pochi passi si può andare online senza troppi sforzi. Chiunque potrà poi assistere alle nostre performance, magari durante una killstreak su Call of Duty o mentre abbattiamo il boss di turno su Dark Souls.La differenza tra Twitch e un più comune gameplay su Youtube, ovvero video preregistrati, è la trasmissione in tempo reale e la conseguente possibilità di interazione tra spettatore e giocatore: gli utenti possono infatti scrivere in una apposita chat per commentare tra di loro o per parlare direttamente con lo streamer. Molto successo riscontrano i tornei e i campionati degli e-sports, gli sport elettronici, tra cui i più seguiti sono League of Legends, Dota 2 e Starcraft

TWITCH PLAYS POKÉMONdi Federico Bortot

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2. Ma cosa c'entra tutto questo con i Pokémon? C'entra che "Qui stamo a fa’ la rivoluzione".

Un utente, chiamatosi twitchplayspokemon, ha iniziato un'attività interessante: ha infatti cominciato a trasmet-tere una partita al comunissimo Pokémon Red, che prati-camente chiunque di noi ha giocato in tempi più o meno recenti; fino a qui niente di innovativo dato che, invece di vedere AK-47 o mostri giganti, si assisteva al massacro del solito Pigliamosche o al titanico combattimento contro la Lega Pokémon.

Lo streamer ha però introdotto una caratteristica unica: sviluppando un apposito programma ha reso possibile la lettura dei commenti sul proprio canale e l'utilizzo degli stessi come input in Pokémon. In poche parole, ogni vol-ta che un utente scriveva "A", il programma riconosceva tale input e riproduceva l'effetto di tale comando nel gioco, e così via per "Up", "Down", "B", "Start" e quant'altro. Il risultato? Come prevedibile, un caos innominabile. Poco dopo il lancio, infatti, per aiutare il progresso all'interno del gioco l'autore ha poi aggiunto una modalità, Democra-cy, in cui il sistema prendeva solo il comando più frequente degli ultimi 20 secondi, diminuendo di conseguenza l'im-patto degli utenti che inserivano commenti per disturbare l'avanzamento logico attraverso le palestre.Incredibilmente, alternando momenti di Democracy ad al-tri di Anarchy, gli utenti sono arrivati alla Lega Pokémon e sono addirittura riusciti a sconfiggerla, portando a ter-mine l'avventura. Ma la vera vittoria non risiede solo nel completamento del gioco, bensì in tutti i contenuti generati dal successo di quest'operazione. Innanzitutto è da sottoli-neare l'uso innovativo che è stato fatto di una piattaforma come Twitch: se di solito gli utenti sono spettatori passivi, che al più possono interagire con il giocatore con qualche battuta o con qualche domanda, in questo caso i parteci-panti sono diventati loro stessi giocatori attivi con i loro commenti.

Secondariamente, ma non di minore importanza, bisogna porre l'attenzione anche a tutta la mitologia laterale nata

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durante il progresso: ad esempio i ripetuti comandi "A" e "Select" facevano sì che nel menù si accedesse spesso all'in-ventario selezionando il Fossile Helix, divenuto quindi una sorta di dio venerato da tutti; Pidgeot, il pokèmon di livello più alto nella squadra, è stato eletto leader indiscusso e gli è stato attribuito il ruolo di "Bird Jesus"; Flareon, al con-trario, è stato soprannominato il "False Prophet", poiché generato involontariamente al posto di Vaporeon. Quindi, accanto ai canonici Team Rocket e Misty, sono nati nuo-vi personaggi con una storia e un contesto personali: tutti contenuti creati dagli utenti in seguito alle vicende di cui loro stessi sono stati i fautori.Il gioco è stato completato dopo 16 giorni, 7 ore, 45 minuti e 30 secondi, con una media di 30.000 partecipanti in con-temporanea e un picco di 100.000. Un successo incredibile e indubbiamente involontario che ancora una volta ha di-mostrato le potezialità della comunità di internet: un intero nuovo mondo con la propria storia e i propri eroi è uscito da un giochino semplice semplice come Pokémon Red. E adesso, se volete, potete continuare l'avventura con Twitch Plays Pokémon FireRed/GreenLeaf.

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POLIFEtesti e disegnia cura di Andrea Sposari

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In un remoto futuro, Matteo e Bruno, due compagni di università ai tempi del Politecnico, si ritrovano casualmente seduti uno affianco all’altro in una sala cinematografica.I due si lanciano in una lunga conversazione, ricordando con piacere le giornate in Bovisa tra sole, malto ed enigmi per il Lanterna.Ad un certo punto, come spesso accade, cominciano a parlare dei propri figli.

M: “E dimmi, che età hanno i tuoi tre figli?”B: “Mmm..diciamo che il prodotto delle loro età è pari a 36!”M: “Ho capito..e quanto vale invece la somma delle loro età?”B: “Quanto il prezzo che abbiamo dovuto pagare per entrare al cinema.”M: “...Un ultimo indizio?”B: “Giulia, la più piccola, ha i capelli rossi..”M: “Adesso è tutto chiaro!”

Quali sono le età dei tre figli?

ENIGMA_1a cura di Bruno Pizziol

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ENIGMA_2a cura di Matteo Romeo

Invia la tua soluzione (motivata!) di entrambi gli enigmi a: [email protected]

Tra tutte le soluzioni esatte estrarremo un vincitore che avrà diritto ad un premio

( [CH3CH2OH] > 10%V ). Le soluzioni saranno pubblicate a giochi fatti sulla pagina Facebook del

Lanterna.

Dopo una nomination su Facebook da parte di Matteo, Bruno è messo a dura prova.

Posto davanti a due scatole contenenti (in totale) 50 sferette di due diversi colori (25 bianche e 25 nere), dovrà estrarre una sfera nera da una scatola scelta a caso fra le due.Qualora fallisse, estraendo una sfera bianca, dovrà offrire a Matteo una bottiglia di Molinari.

Tuttavia Bruno ha completa libertà nella sistemazione delle sfere all’interno dei due contenitori: può anche decidere di metterle tutte e 50 in una sola scatola.

Come può disporre le 50 sfere nelle due scatole affinché le probabilità di estrarre una sfera nera siano massime, e costringere quindi Matteo a offrire la sambuca a un fortunato lettore del Lanterna?

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